Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 454 del 20/07/2022
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
454a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
MERCOLEDÌ 20 LUGLIO 2022
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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI,
indi del vice presidente CALDEROLI
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(*) Include gli ERRATA CORRIGE pubblicati nei Resoconti delle sedute n. 456 del 27 luglio 2022 e n. 465 del 20 settembre 2022
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Insieme per il futuro-Centro Democratico: Ipf-CD; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Uniti per la Costituzione-C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro)-Alternativa-P.C.-Ancora Italia-Progetto SMART-I.d.V.: UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV; Misto: Misto; Misto-ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!, EUROPEISTI, NOI DI CENTRO (Noi Campani)): Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC)); Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE-Coraggio Italia: Misto-MAIE-CI; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-ManifestA, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista-Sinistra europea: Misto-Man.A PaP PRc-Se.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,42).
Si dia lettura del processo verbale.
MARGIOTTA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 14 luglio.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Governo, annunzio di non accoglimento di dimissioni
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato la seguente lettera:
«Roma, 14 luglio 2022
Onorevole Presidente,
La informo che in data odierna ho rassegnato al Capo dello Stato le dimissioni del Governo da me presieduto.
Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni da me rassegnate e ha invitato il Governo a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni.
F.to Mario Draghi».
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo, riunitasi ieri, ha stabilito l'articolazione del dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio, la seduta sarà sospesa per consentire la consegna alla Camera dei deputati del testo delle comunicazioni rese al Senato.
La seduta riprenderà intorno alle ore 11 con la discussione, per la quale sono stati attribuiti ai Gruppi i seguenti tempi, tenuto conto anche di specifiche richieste, per complessive cinque ore e trenta minuti.
Seguiranno la replica del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni di voto su eventuali strumenti di indirizzo presentati.
La Conferenza dei Capigruppo sarà nuovamente convocata al termine del dibattito.
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri e conseguente discussione (ore 9,47)
Approvazione della proposta di risoluzione n. 2, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri».
Comunico che è in corso la trasmissione diretta televisiva con la RAI.
Ha facoltà di parlare il presidente del Consiglio dei ministri, professor Draghi.
DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli senatrici e senatori, giovedì scorso ho rassegnato le mie dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato questo Governo fin dalla sua nascita. Il Presidente della Repubblica ha respinto le mie dimissioni e mi ha chiesto di informare il Parlamento di quanto accaduto, una decisione che ho condiviso.
Le comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare a voi e a tutti gli italiani le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto dovuta. Lo scorso febbraio il Presidente della Repubblica mi affidò l'incarico di formare un Governo per affrontare le tre emergenze che l'Italia aveva davanti: pandemica, economica e sociale. Un Governo - furono queste le sue parole - di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica; un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili. Tutti i principali partiti, con una sola eccezione, decisero di rispondere positivamente a quell'appello. Nel discorso di insediamento che tenni in quest'Aula feci esplicitamente riferimento allo spirito repubblicano del Governo, che si sarebbe poggiato sul presupposto dell'unità nazionale. In questi mesi l'unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo Esecutivo e della sua efficacia. Ritengo che un Presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile. Questo presupposto è ancora più importante in un contesto di emergenza, in cui il Governo deve prendere decisioni che incidono profondamente sulla vita degli italiani.
L'amplissimo consenso di cui il Governo ha goduto in Parlamento ha permesso di avere quella tempestività nelle decisioni che il Presidente della Repubblica aveva richiesto.
A lungo le forze della maggioranza hanno saputo mettere da parte le divisioni e convergere con senso dello Stato e generosità verso interventi rapidi ed efficaci per il bene di tutti i cittadini.
Grazie alle misure di contenimento sanitario, alla campagna di vaccinazione, ai provvedimenti di sostegno economico a famiglie e imprese, siamo riusciti a superare la fase più acuta della pandemia e a dare slancio alla ripresa economica.
La spinta agli investimenti e la protezione dei redditi delle famiglie ci ha consentito di uscire più rapidamente di altri Paesi dalla recessione provocata dalla pandemia.
Lo scorso anno l'economia è cresciuta del 6,6 per cento; il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo è sceso di 4,5 punti percentuali. La stesura del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato a larghissima maggioranza da questo Parlamento, ha avviato un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti nella storia recente.
Le riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti, oltre alla corposa agenda di semplificazioni, sono un passo avanti essenziale per modernizzare l'Italia. A oggi tutti gli obiettivi dei primi due semestri del PNRR sono stati raggiunti. Abbiamo già ricevuto dalla Commissione europea 45,9 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno nelle prossime settimane ulteriori 21 miliardi, per un totale di quasi 67 miliardi.
Con il forte appoggio parlamentare della maggioranza e dell'opposizione, abbiamo reagito con assoluta fermezza all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. La condanna delle atrocità russe e il pieno sostegno all'Ucraina hanno mostrato come l'Italia possa e debba avere un ruolo guida all'interno dell'Unione europea e del G7. (Applausi).
Allo stesso tempo, non abbiamo mai cessato la nostra ricerca della pace; una pace che dev'essere accettabile per l'Ucraina, sostenibile, duratura. Siamo stati tra i primi a impegnarci perché Russia e Ucraina potessero lavorare insieme per evitare una catastrofe alimentare e allo stesso tempo aprire uno spiraglio negoziale. I progressi che si sono registrati la settimana scorsa in Turchia sono incoraggianti e auspichiamo possano essere consolidati.
Ci siamo mossi con grande celerità per superare l'inaccettabile dipendenza energetica dalla Russia, conseguenza di decenni di scelte miopi e pericolose. In pochi mesi abbiamo ridotto le nostre importazioni di gas russo dal 40 a meno del 25 per cento del totale e intendiamo azzerarle entro un anno e mezzo: è un risultato che sembrava impensabile, che dà tranquillità per il futuro dell'industria e alle famiglie; rafforza la nostra sicurezza nazionale, la nostra credibilità nel mondo.
Abbiamo accelerato, con semplificazioni profonde e massicci investimenti, sul fronte delle energie rinnovabili per difendere l'ambiente e aumentare la nostra indipendenza energetica e siamo intervenuti con determinazione per proteggere cittadini e imprese dalle conseguenze della crisi energetica, con particolare attenzione ai più deboli. Abbiamo stanziato 33 miliardi in poco più di un anno, quasi due punti percentuali del PIL, nonostante i nostri margini di finanza pubblica fossero ristretti.
Lo abbiamo potuto fare grazie a una ritrovata credibilità collettiva, che ha contenuto l'aumento del costo del debito anche in una fase di rialzo dei tassi di interesse. Il merito di questi risultati è stato vostro, della vostra disponibilità a mettere da parte le differenze e a lavorare per il bene del Paese, con pari dignità, nel rispetto reciproco. La vostra è stata la migliore risposta all'appello dello scorso febbraio del Presidente della Repubblica e alla richiesta di serietà, al bisogno di protezione, alle preoccupazioni per il futuro che arrivano dai cittadini. Gli italiani hanno sostenuto a loro volta questo miracolo civile e sono diventati i veri protagonisti delle politiche che, di volta in volta, mettevamo in campo. Penso al rispetto paziente delle restrizioni per frenare la pandemia e alla straordinaria partecipazione alla campagna di vaccinazione. Penso all'accoglienza spontanea offerta ai profughi ucraini, accolti nelle case e nelle scuole, con affetto e solidarietà. Penso al coinvolgimento delle comunità locali al PNRR, che lo ha reso il più grande progetto di trasformazione dal basso della storia recente. Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano. (Applausi).
L'Italia è forte quando sa essere unita. Purtroppo, con il passare dei mesi, a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini, le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo, di divisione. Le riforme del Consiglio superiore della magistratura, del catasto, delle concessioni balneari hanno mostrato un progressivo sfarinamento della maggioranza sull'agenda di modernizzazione del Paese. In politica estera abbiamo assistito a tentativi di indebolire il sostegno del Governo verso l'Ucraina, di fiaccare la nostra opposizione al disegno del presidente Putin. Le richieste di ulteriore indebitamento si sono fatte più forti, proprio quando maggiore era il bisogno di attenzione alla sostenibilità del debito. Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito e con esso la capacità di agire con efficacia, con tempestività, nell'interesse del Paese.
Come ho detto in Consiglio dei ministri, il voto di giovedì scorso ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza. Non votare la fiducia a un Governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente. Non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe ad ignorare il Parlamento. Non è possibile contenerlo, perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo. (Applausi). Non è possibile minimizzarlo, perché viene dopo mesi di strappi e ultimatum.
L'unica strada, se vogliamo ancora restare insieme, è ricostruire da capo questo patto con coraggio, altruismo e credibilità (Applausi. Commenti dal Gruppo FdI). A chiederlo sono soprattutto gli italiani.
La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni e territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti ed impossibile da ignorare. (Applausi). Ha coinvolto il terzo settore, la scuola, l'università, il mondo dell'economia, delle professioni, dell'imprenditoria e dello sport: si tratta di un sostegno immeritato, ma per il quale sono enormemente grato.
Due appelli mi hanno colpito in modo particolare: il primo è quello di circa duemila sindaci (Applausi), autorità abituate a confrontarsi quotidianamente con i problemi delle loro comunità. Il secondo è quello del personale sanitario, gli eroi della pandemia, verso cui la nostra gratitudine è immensa. (Applausi. Commenti del senatore Giarrusso).
Questa domanda di stabilità impone a noi tutti di decidere se sia possibile ricreare le condizioni con cui il Governo può davvero governare. È questo il cuore della nostra discussione di oggi, è questo il senso dell'impegno su cui dobbiamo confrontarci davanti ai cittadini.
L'Italia ha bisogno di un Governo capace di muoversi con efficacia e tempestività su almeno quattro fronti. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un'occasione unica per migliorare la nostra crescita di lungo periodo, creare opportunità per i giovani e le donne, sanare le disuguaglianze a partire da quelle tra Nord e Sud. Entro la fine di quest'anno dobbiamo raggiungere 55 obiettivi, che ci permetteranno di ricevere una nuova rata da 19 miliardi di euro. Gli obiettivi riguardano temi fondamentali, come le infrastrutture digitali, il sostegno al turismo, la creazione di alloggi universitari e borse di ricerca, la lotta al lavoro sommerso. Completare il PNRR è una questione di serietà verso i nostri cittadini e verso i partner europei. Se non mostriamo di saper spendere questi soldi con efficienza e onestà, sarà impossibile chiedere nuovi strumenti comuni di gestione delle crisi.
L'avanzamento del PNRR richiede la realizzazione di tanti investimenti che lo compongono, dalle ferrovie alla banda larga, dagli asili nido alle case di comunità. Dobbiamo impegnarci per realizzare tutti i progetti che abbiamo disegnato con il contributo decisivo delle comunità locali. Dobbiamo essere uniti contro la burocrazia inutile, quella che troppo spesso ritarda lo sviluppo del Paese, e dobbiamo assicurarci che gli enti territoriali, a partire dai Comuni, abbiano tutti gli strumenti necessari per superare eventuali problemi di attuazione. Al tempo stesso dobbiamo procedere spediti con le riforme, che insieme agli investimenti sono il cuore del PNRR.
La riforma del codice degli appalti pubblici intende assicurare la realizzazione in tempi rapidi delle opere pubbliche e il rafforzamento degli strumenti di lotta alla corruzione. Dobbiamo tenere le mafie lontane dal PNRR (Applausi). È il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. (Vivi e prolungati applausi. L'Assemblea si leva in piedi).
È il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e degli uomini e donne delle loro scorte, a trent'anni dalla loro barbara uccisione. La riforma del codice degli appalti è stata approvata ed è in corso il lavoro di predisposizione degli schemi di decreti delegati, che devono essere licenziati entro marzo del prossimo anno. La riforma della concorrenza serve a promuovere la crescita, ridurre le rendite, favorire gli investimenti e l'occupazione. Con questo spirito, abbiamo approvato norme per rimuovere gli ostacoli all'apertura dei mercati e per la tutela dei consumatori. La riforma tocca i servizi pubblici locali, inclusi i taxi e le concessioni di beni e servizi, comprese le concessioni balneari. Il disegno di legge deve essere approvato prima della pausa estiva per consentire, entro la fine dell'anno, l'ulteriore approvazione dei decreti delegati come previsto dal PNRR. Ora c'è bisogno di un sostegno convinto all'azione dell'Esecutivo, non di un sostegno a proteste non autorizzate e talvolta violente contro la maggioranza di governo. (Applausi. Commenti. Richiami del Presidente).
Per quanto riguarda la giustizia, abbiamo approvato la riforma del processo penale, del processo civile e delle procedure fallimentari, e portato in Parlamento la riforma della giustizia tributaria. Queste riforme sono essenziali per avere processi giusti e rapidi, come ci chiedono gli italiani. È una questione di libertà, democrazia e anche prosperità.
Le scadenze segnate dal PNRR sono molto precise: dobbiamo ultimare entro fine anno la procedura prevista per i decreti di attuazione della legge delega civile e penale; la legge di riforma della giustizia tributaria è in discussione al Senato e deve essere approvata entro fine anno.
Infine, l'autunno scorso il Governo ha dato il via al disegno di legge delega per la revisione del fisco. Siamo consapevoli che in Italia il fisco è complesso e spesso iniquo: per questo non abbiamo mai aumentato le tasse sui cittadini; tuttavia, per questo occorre procedere con uno sforzo di trasparenza. Intendiamo ridurre le aliquote IRPEF a partire dai redditi medio-bassi, superare l'IRAP, razionalizzare l'IVA. I primi passi sono stati compiuti con l'ultima legge di bilancio, che ha avviato la revisione dell'IRPEF e la riforma del sistema della riscossione. In Italia, l'Agenzia delle entrate-riscossione conta 1.100 miliardi di euro di crediti residui, cioè non riscossi, pari a oltre il 60 per cento del prodotto interno lordo nazionale: una cifra impressionante. (Applausi della senatrice Lonardo). Dobbiamo quindi approvare al più presto la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi.
Accanto al PNRR, c'è bisogno di una vera agenda sociale che parta dai più deboli, come i disabili e gli anziani non autosufficienti. L'aumento dei costi dell'energia e il ritorno dell'inflazione hanno causato nuove disuguaglianze che aggravano quelle prodotte dalla pandemia. Fin dall'avvio del Governo abbiamo condiviso con i sindacati e le associazioni delle imprese un metodo di lavoro che prevede incontri regolari e tavoli di lavoro. Questo metodo è già servito per gestire alcune emergenze del Paese: dalla ripresa delle attività produttive nella fase pandemica fino alla sicurezza del lavoro, su cui molto è stato fatto e molto resta ancora da fare. Oggi è essenziale proseguire in questo confronto e definire, in una prospettiva condivisa, gli interventi da realizzare nella prossima legge di bilancio. Quest'anno l'andamento della finanza pubblica è migliore delle attese e ci permette di intervenire, come abbiamo fatto finora, senza nuovi scostamenti di bilancio.
Bisogna adottare entro i primi giorni di agosto - e sottolineo entro i primi giorni di agosto - un provvedimento corposo per attenuare l'impatto su cittadini e imprese dell'aumento dei costi dell'energia e poi rafforzare il potere d'acquisto, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione. Ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dei salari più bassi, è un obiettivo di medio termine. Questo è un punto su cui concordano sindacati e imprenditori. Con la scorsa legge di bilancio, abbiamo adottato un primo e temporaneo intervento. Dobbiamo aggiungerne un altro in tempi brevi, nei limiti consentiti dalle nostre disponibilità finanziarie. Occorre anche spingere il rinnovo dei contratti collettivi: molti, tra cui quelli del commercio e dei servizi, sono scaduti da troppi anni. La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale per l'estensione e la qualità delle tutele, ma non raggiunge ancora tutti i lavoratori.
A livello europeo, è in via di approvazione definitiva una direttiva sul salario minimo ed è in questa direzione che dobbiamo muoverci, insieme alle parti sociali, assicurando livelli salariali dignitosi alle fasce di lavoratori più in sofferenza. (Applausi). Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno (Applausi) e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro. C'è bisogno di una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita (Commenti del senatore Paragone) e un impianto sostenibile ancorato al sistema contributivo.
L'Italia deve continuare a ridisegnare la sua politica energetica come ha fatto in questi mesi. Il vertice di questa settimana ad Algeri conferma la nostra assoluta determinazione a diversificare i fornitori, spingere in modo convinto sull'energia rinnovabile. Per farlo, c'è bisogno delle necessarie infrastrutture. Dobbiamo accelerare l'istallazione dei rigassificatori a Piombino e a Ravenna. Non è possibile affermare di volere la sicurezza energetica degli italiani e poi allo stesso tempo protestare contro questa infrastruttura. (Applausi). Si tratta di impianti sicuri, essenziali per il nostro fabbisogno energetico, per la tenuta del nostro tessuto produttivo. In particolare, dobbiamo ultimare l'installazione del rigassificatore di Piombino entro la prossima primavera: è una questione di sicurezza nazionale. (Applausi). Allo stesso tempo, dobbiamo portare avanti con la massima urgenza la transizione energetica verso fonti pulite: entro il 2030, dobbiamo installare circa 70 gigawatt di impianti di energia rinnovabile.
La siccità e le ondate di calore anomalo che hanno investito l'Europa nelle ultime settimane ci ricordano l'urgenza di affrontare con serietà la crisi climatica nel suo complesso. Penso anche agli interventi per migliorare la gestione delle risorse idriche, la cui manutenzione è stata spesso gravemente deficitaria. Il PNRR stanzia più di 4 miliardi per questi investimenti, a cui ho affiancato un piano acqua più urgente.
Per quanto riguarda le misure per l'efficientamento energetico e, più in generale, i bonus per l'edilizia, intendiamo affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi.
Come promesso nel mio discorso di insediamento e da voi sostenuto in quest'Aula, questo Governo si identifica pienamente nell'Unione europea, nel legame transatlantico. La nostra posizione è chiara e forte nel cuore dell'Unione europea, del G7, della NATO.
Dobbiamo continuare a sostenere l'Ucraina in ogni modo, come questo Parlamento ha impegnato il Governo a fare con una risoluzione parlamentare. (Applausi). Come mi ha ripetuto ieri al telefono il presidente Zelensky, armare l'Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi. (Applausi. Commenti).
PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Ma dai!
DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. Allo stesso tempo, occorre continuare a impegnarci per cercare soluzioni negoziali, a partire dalla crisi del grano.
Dobbiamo aumentare gli sforzi per combattere le interferenze da parte della Russia e delle altre autocrazie nella nostra politica e nella nostra società. L'Italia è un paese libero e democratico. (Commenti). Davanti a chi vuole provare a sedurci con il suo modello autoritario dobbiamo rispondere con la forza dei valori europei. (Applausi. Commenti dei senatori Giarrusso e Paragone). L'Unione europea è la nostra casa e al suo interno dobbiamo portare avanti sfide ambiziose.
Dobbiamo continuare a batterci per ottenere un tetto al prezzo del gas russo, di cui beneficeremmo tutti, e per la riforma del mercato elettrico, che può cominciare da quello domestico, anche prima di accordi europei. Queste misure sono essenziali per difendere il potere di acquisto delle famiglie e per tutelare i livelli di produzione delle imprese.
In Europa si discuterà presto anche della riforma delle regole di bilancio e di difesa comune e del superamento del principio dell'unanimità. In tutti questi campi l'Italia ha molto da dire con credibilità, spirito costruttivo e senza alcuna subalternità.
Ci sono altri impegni che l'Esecutivo vuole assumere, che riguardano ad esempio la riforma del sistema dei medici di base e la discussione per il riconoscimento di forme di autonomia differenziate. Ma tutto questo richiede un Governo che sia davvero forte e coeso e un Parlamento che lo accompagni con convinzione, nel reciproco rispetto dei ruoli.
All'Italia non serve una fiducia di facciata che svanisce davanti ai provvedimenti scomodi: serve un nuovo patto di fiducia sincero e concreto, come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il Paese. I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto? (Applausi). Siete pronti? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi e che si è poi affievolito?
Siamo oggi in quest'Aula - sono qui oggi in quest'Aula - a questo punto della discussione solo perché gli italiani lo hanno chiesto. (Commenti dei senatori De Bertoldi e La Russa).
LA RUSSA (FdI). Fateli votare!
DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. Questa risposta... (Commenti). Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me... (Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, avete cinque ore e mezzo per discutere e non sono poche.
Prego, presidente Draghi.
DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. La risposta a queste domande la dovete dare non a me, ma a tutti gli italiani. (Applausi dai Gruppi PD e IV-PSI).
PRESIDENTE. La seduta sarà ora sospesa per consentire la consegna alla Camera dei deputati del testo delle comunicazioni rese al Senato.
La seduta riprenderà alle ore 11.
(La seduta, sospesa alle ore 10,21, è ripresa alle ore 11,07).
La seduta è ripresa.
Avverto che le proposte di risoluzione dovranno essere presentate entro la conclusione della discussione.
Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritto a parlare il senatore Casini. Ne ha facoltà.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Signora Presidente, penso che basteranno anche meno dei minuti che mi sono stati assegnati per svolgere l'intervento, perché le cose non sono così complicate e confuse come sembrano, ma - come in ogni momento decisivo per il Paese - hanno una loro linearità.
Noi parlamentari siamo qua oggi per un'assunzione di responsabilità che è individuale e collettiva (Applausi). Siamo qua, colleghi, non solo in rappresentanza dei Gruppi parlamentari - io ho l'onore di rappresentare quello per le Autonomie - ma anche come singoli parlamentari.
Consentitemi una nota che non so se è comica o tragica e forse non è né così comica né così tragica. Forse qualcuno fuori da quest'Aula ha già risolto il problema dell'assunzione di responsabilità individuale e collettiva. Vedo infatti che ci sono due colleghi parlamentari che dovrebbero stare qui a rappresentare le battaglie dei loro elettori, in particolare contro un Presidente che hanno avversato sempre, che mi risulta siano in Nicaragua a dare solidarietà alla rivoluzione sandinista. (Applausi). Signora Presidente, qui siamo al comico. Ma, se l'antipolitica si riduce a questa dimensione, io non ho paura di dire "viva la vecchia politica", che in quanto a decoro e dignità certamente può dare una lezione di galateo.
Colleghi, una volta risolto il problema di Petrocelli e Dessì, vorrei parlare di quanto questa mattina ho letto su qualche giornale arrivando qui. Di solito i giornali finiscono per essere quasi più informati di noi delle crisi. C'era qualcuno che chiedeva al presidente Draghi un segnale, aspettava dal presidente Draghi un segnale. Io mi sono interrogato: come parlamentare e come senatore aspetto un segnale? Ma quale segnale, scusate. Parliamo di segnali di fumo? Stiamo giocando? Qual è il segnale che aspettiamo da Draghi?
Qui, onorevoli colleghi, non c'è alcun segnale che noi aspettiamo. Dobbiamo essere noi a rispondere alla domanda cruciale dell'intervento del Presidente del Consiglio, in particolare noi che abbiamo votato la fiducia qualche giorno fa. Noi siamo chiamati a rivotare la fiducia al Governo Draghi - diciamo - per salvare la coscienza, come una sorta di fiducia di facciata, o siamo disponibili a dire che, mancando alcuni mesi alla fine della legislatura, vogliamo che in questi mesi il Governo possa governare per rispondere ai problemi degli italiani? (Applausi). La domanda è solo e semplicemente questa.
Stiamo facendo una pantomima? Ossia diamo questa sera la fiducia al presidente Draghi e domani mattina siamo in piazza a manifestare con i tassisti, che stanno mettendo a ferro e fuoco le città, o siamo disponibili a sostenere con lealtà, anche nel Paese, il Governo che sosteniamo col nostro voto in Parlamento? Il punto è solo questo.
Il tema non è il segnale che il Presidente del Consiglio deve darci. Il problema è la politica, la cui dignità siamo chiamati a rispettare col nostro voto in Parlamento. (Applausi).
Le ragioni per cui noi siamo disponibili a votarla, Presidente, sono quelle che ora le riassumo, che sono in gran parte quelle che ha detto lei: crediamo che debba essere completato il PNRR; vogliamo mettere in sicurezza e proteggere i redditi delle famiglie che sono sotto stress da tutti i punti di vista; vogliamo completare le riforme che sono avviate; vogliamo reagire alla crisi energetica e alimentare causata dalla guerra all'Ucraina e non in Ucraina, né all'Ucraina. (Applausi).
Quello che lei ha fatto, assistito dai suoi Ministri, degli affari esteri e degli altri Dicasteri, va nella direzione giusta.
Algeria: ottimo. Quello che è successo ieri fa parte non di ordinaria amministrazione di un Governo, ma di scelta strategica dell'Italia per diversificare una dipendenza energetica che irresponsabilmente abbiamo piegato a una egemonia russa.
Il tema dei rigassificatori è fondamentale e vale per Ravenna e Piombino. Non possiamo assolutamente non corrispondere con immediatezza a un problema che si chiama emergenza nazionale. Non siamo in un'epoca di ordinarietà: siamo in un'epoca drammatica, anche per ragioni completamente indipendenti dall'Italia, ma per il contesto globale in cui stiamo vivendo.
Voglio fare un appunto a lei, Presidente del Consiglio. Lei sa che dagli amici veri ci si deve aspettare sempre quel piccolo aiuto alla verità che ciascuno di noi pensa di poter portare, e magari sbaglio. Lei è qui oggi non solo perché gliel'hanno chiesto gli italiani: lei è qui perché non c'è stato un voto di sfiducia in Parlamento. (Applausi). Anzi, nonostante la dissociazione di un Gruppo parlamentare, noi abbiamo avuto dei numeri che hanno comunque saldato quel rapporto di fiducia che lega il Governo al Parlamento. Il Parlamento, a sua volta, ha un altro nesso, che è il rapporto di fiducia che lo lega al popolo. Se noi evochiamo gli italiani, noi seguiamo la strada di chi legittimamente evoca le elezioni. Ma oggi riteniamo che sarebbe irresponsabile questa evocazione, in presenza di quelle emergenze di cui lei ha parlato e che sono state la base per creare un Governo, che non è un Governo di alleati politici. E su questo vorrei fare una considerazione.
Colleghi, mi rivolgo al PD, alla Lega, a Forza Italia, a tutti noi, per dire che dobbiamo capire che un Governo di questo tipo è un Governo di armistizio, in cui si fa fatica a trovare l'intesa ed è logico che sia così. Se fossimo infatti nelle condizioni di creare l'intesa dal mattino alla sera, vorrebbe dire che siamo completamente malati, che la nostra democrazia non funziona più. Se partiti alternativi tra di loro fossero nelle condizioni di raggiungere facilmente intese su temi divisivi come quelli di cui stiamo parlando, vorrebbe dire che non abbiamo più divisività, mentre la democrazia, se funziona, è conflittuale, naturalmente competitiva tra partiti diversi. Tuttavia, se siamo tutti consci - e noi lo siamo - che questo è un Governo di armistizio e che ci sono emergenze che non si è inventato Draghi, ma purtroppo sono determinate dalle condizioni del mondo, nel dare la fiducia dobbiamo - questo sì - fare un patto tra di noi ed evitare di proporre in questi mesi dei provvedimenti bandiera che magari sono sacrosanti, ma sono divisivi in Parlamento.
Nel 2003, come Presidente della Camera eletto da una maggioranza di centrodestra, mi dichiarai favorevole allo ius soli. È stata una mia scelta personale e politica di cui sono convintissimo. Io sono persuaso che lo ius scholae, di cui adesso si parla, sia sacrosanto, perché si tratta di unire in un comune destino di condivisione dell'italianità milioni di ragazzi che stanno a scuola con i nostri ragazzi. Tuttavia, se questo provvedimento ha un ostracismo generalizzato di una parte dell'Assemblea, è chiaro che non può diventare un ulteriore elemento divisivo, perché i rigassificatori non possono aspettare, così come la diversificazione energetica. Forse su alcuni punti siamo costretti a prendere atto della realtà. Lo dico citando il provvedimento di cui sono più convinto: tra tutti i provvedimenti di cui il PD si sta facendo alfiere, questo è quello che mi vede emotivamente, sentimentalmente e razionalmente più convinto.
Tuttavia, colleghi, abbiamo solo sei mesi, dopodiché l'evocazione degli italiani sarà naturale. È chiaro, infatti, che stiamo discutendo se questo Governo deve risolvere alcune emergenze o se siamo così avventuristi da determinare una campagna elettorale in cui tutto il mondo si chiede se gli italiani, nelle condizioni in cui si trovano, sono impazziti. Più che gli appelli sacrosanti di tutte le categorie, a me preoccupa il giudizio del mondo, che si interroga sul fatto che stiamo discutendo se andare alle elezioni due mesi prima o due mesi dopo. Tuttavia, tenendole due mesi prima, c'è anche l'impossibilità di varare la legge di bilancio, perché questa è un'ulteriore emergenza che obbligherebbe l'Italia ad andare in una sorta di provvisorietà finanziaria ed economica, coi mercati pronti a bastonarci, e non per le colpe di Draghi, che semmai è lo scudo rispetto a un tradizionale indebitamento dell'Italia che ci mette oggettivamente nelle condizioni di essere osservati speciali.
Colleghi, concludo il mio intervento, facendo solo un'ultima osservazione, che si riferisce all'Europa, al G7, alla NATO e anche alla frase, da qualcuno vista con ironia, che Zelensky ha detto al Presidente del Consiglio - come giustamente è stato riportato - ossia che l'unico modo per difenderli è che noi li armiamo. È così.
Colleghi, come ho già detto l'ultima volta, la democrazia richiede dei tempi, mentre le dittature possono aspettare tutto il tempo che vogliono. Le dittature, inoltre, confidano nelle nostre divisioni: sono ben contente che Johnson sia caduto nel Regno Unito, che Macron abbia una maggioranza difficile da trovare in Parlamento e festeggerebbero se oggi il Governo italiano cadesse. Noi dobbiamo anche dimostrare che la democrazia può avere dei momenti di difficoltà, come noi abbiamo avuto e come forse stiamo avendo con gli attuali problemi a trovare un'intesa in Parlamento.
Tuttavia, le democrazie sono più solide e più forti e meritano di essere difese. (Applausi. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Vecchis. Ne ha facoltà.
DE VECCHIS (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, i due minuti che ho a mia disposizione sono pochi per affrontare una crisi di Governo così importante e, quindi, andrò per spot su alcuni slogan governativi: con il green pass torniamo alla normalità, tranne che per i lavoratori sospesi, per l'economia, per i ristoratori, un vero ricatto ai diritti civili delle persone. Ancora: il vaccino è la salvezza, ma - secondo i dati del Ministero della salute - siamo ancora in emergenza, un fallimento totale. La UE è stabilità: siamo in guerra, una guerra che ha provocato una crisi economica ed energetica. E poi, vogliamo la pace e inviamo armi. (Applausi del senatore Martelli). Cambiando argomento: ITA (Alitalia) sarà nazionalizzata, e la stiamo svendendo alle aziende straniere.
Sono alcuni punti che dimostrano il fallimento di questa maggioranza. In più, il MoVimento 5 Stelle apre una crisi sul termovalorizzatore di Roma. Ebbene, la Raggi ha creato una discarica a cielo aperto a Roma: dovreste pagarlo voi un termovalorizzatore per pagare i danni della vostra ex sindaca.
Un appello: i tassisti non sono delinquenti, non stanno mettendo a ferro e fuoco le nostre città, ma stanno difendendo le loro famiglie. Questo è un falso. Viva i lavoratori che protestano!
Noi andremo in piazza a manifestare, anche se oggi sono convinto che cadrete. (Applausi dei senatori Giarrusso e Martelli).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Falco. Ne ha facoltà.
DE FALCO (Misto). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, Presidente del Consiglio, se si arriverà oggi a un voto, come credo - anche se non è scontato - io alla fine voterò la fiducia al Governo Draghi. Tuttavia, devo dire che negli ultimi mesi non ho mai lesinato critiche all'azione di questo Governo, che si è caratterizzato per alcune scelte particolari. Mi riferisco, ad esempio, alla questione Alitalia-ITA o anche alla scelta, che è stata pure richiamata nel discorso del Presidente del Consiglio, sull'autonomia differenziata. Sappiamo di cosa parliamo, ma non sappiamo dove andremo con quella scelta. Quella fu una scelta scellerata del 2001, di una maggioranza di sinistra.
Se andremo avanti in quella scelta, ministro Gelmini, consolidando e confermando temporaneamente - per la temporaneità che in Italia ci caratterizza - almeno vent'anni, andremo verso lo sfaldamento. Andremo verso una regionalizzazione legislativa che non consentirà più di poter dire che ogni cittadino italiano è uguale davanti alla legge, perché ci saranno tante leggi quante sono le Regioni; ci sarà tanta concentrazione di risorse nelle Regioni che hanno maggiori risorse oggi e non ci sarà più possibilità di perequazione.
Questi sono solo alcuni accenni per i quali non ho lesinato e non lesinerò mai critiche a questo Governo, presidente Draghi, e tuttavia oggi la politica - quella dei partiti di oggi - non è capace di offrire un'alternativa. Veniva detto.
Dinanzi a noi, nel caso di dimissioni confermate del Governo Draghi, abbiamo mesi di vuoto, in un periodo assolutamente critico, in una situazione che nessuno potrebbe definire normale. Ecco che allora, obtorto collo, nel caso in cui si arrivasse a un voto, io voterò per il Governo Draghi, che, però, non può sottostare ai ricatti delle varie parti politiche.
Presidente Draghi, mi è dispiaciuto sentire parlare di autonomia differenziata nel suo discorso, perché è qualcosa che stravolge le istituzioni repubblicane, ponendo a un certo punto in crisi lo stesso articolo 5 della Costituzione che - sì - parla di forme di autonomia, ma come residuali, per marcare le specificità di alcuni territori, come si è fatto con la Sicilia e con la Sardegna. Noi, invece, in questo momento stiamo dando luogo alla disuguaglianza formale davanti alla legge.
Signor Presidente del Consiglio, il fatto di non avere alternativa non le consente e non consente a nessuno di mettere in discussione le istituzioni.
Per concludere, visto che il tempo a mia disposizione sta terminando, lei ha parlato della necessità di avere una maggioranza corrispondente a quella che l'ha insediata: un'unità nazionale. Ecco, bene, è necessaria una simmetria tra il concetto di unità nazionale e l'unità della Repubblica, e non solo. La sua personale visione della maggioranza, per la quale ritiene di dover eventualmente dimettersi, se non avrà una maggioranza plebiscitaria da questo ramo del Parlamento e dalla Camera dei deputati, credo sia assolutamente legittima, ma assolutamente discutibile, delle forme istituzionali.
Signor Presidente, se lei avrà una maggioranza, quale che sia, non può dare un'interpretazione personale, assolutamente discutibile, e andare a dimettersi. Non lo può fare: deve assumere la responsabilità del Governo e andare avanti, anche se non avrà ottenuto la maggioranza che auspica.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bonino. Ne ha facoltà.
BONINO (Misto-+Eu-Az). Signor Presidente del Consiglio, quando lei è venuto la prima volta in quest'Aula per il voto di fiducia, all'inizio del suo mandato, forse ricorderà che ho detto che sarò con lei e con voi, nella buona e nella cattiva sorte. Non perché lei dovesse fare gli scongiuri, ovviamente, ma perché so un po' come vanno le cose. Tutti hanno un periodo, più o meno lungo, di luna di miele e poi cominciano i guai, specialmente in un anno pre-elettorale.
Le dico subito che mi aspetto che lei resti e, più di questo: in qualche modo penso persino che lei abbia il dovere di restare, perché il Parlamento, né di qua né di là, l'ha mai sfiduciata, anzi è il contrario. Non faccio parte dell'intergruppo "Torna a casa, Lassie!" e neanche di quell'altro "Resta con noi!". (Applausi dai Gruppi PD e IV-PSI). Voglio far parte di un megagruppo che ha condiviso e condivide le sue parole e il suo programma, anche nella sua durezza, che per me è semplicemente chiarezza. (Applausi). Quindi noi tutti, onorevoli colleghi, se approviamo, poi ci dobbiamo fare carico - tutti - di questo programma. Non dobbiamo cominciare, dopo una settimana, i tira e molla, i molla e tira, aggiunga questo o aggiunga a quell'altro: francamente abbiamo già dato! (Applausi). E lei, signor Presidente del Consiglio, ha già dato.
È vero che dal Paese è arrivata una richiesta forte, ma non confondiamo con il populismo: quindi calmi, perché questo si vede alle elezioni. (Applausi della senatrice Fedeli). Detesto gli appelli, pensi un po'. Penso comunque che da noi parlamentari, insieme a lei, deve arrivare la decisione, sapendo le responsabilità che ci assumiamo. Non facciamo finta che, passata una settimana, ci risiamo e ci ritroviamo a tarallucci e vino. Spero che questa consapevolezza ci sia, perché è troppo alta la posta in gioco per il nostro Paese, in Europa, e per gli italiani. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Richetti. Ne ha facoltà.
RICHETTI (Misto-+Eu-Az). Signor Presidente, presidente Draghi, la fermezza e la coerenza con cui ha affrontato la crisi aperta in questi giorni dal mancato voto di fiducia del MoVimento 5 Stelle ha levato il velo di ipocrisia che da troppo tempo avvolge la politica italiana, un continuo e insopportabile disallineamento tra le parole e l'azione, tra le dichiarazioni e le scelte concrete, riassumibile in una semplificazione: tutti per le riforme a parole, tutti per la conservazione nelle scelte; tutti per il cambiamento necessario, ma è sempre meglio partire dagli altri.
La rappresentazione plastica di questa incoerenza - ironia della sorte - è proprio in questi giorni: tutti i partiti a chiederle di rimanere quale unico baluardo di serietà in questo difficile momento e, mentre lei era al lavoro in Algeria per la chiusura di accordi necessari e fondamentali a garantire l'energia per il nostro Paese, a Piombino, sotto le bandiere di Sinistra Italiana, Partito Democratico, Lega, Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle erano tutti uniti a dire «no al rigassificatore». (Applausi). Lei era impegnato sulle reali necessità degli italiani, i partiti invece a bloccare ciò che è necessario per il Paese: il modo più facile per raccogliere consenso.
Del resto, questa crisi è iniziata proprio così, con l'ennesimo atto della commedia - o tragedia - populista: l'avvocato del popolo annuncia che non voteranno la fiducia sul decreto-legge aiuti e mette in relazione quel gesto con le difficoltà che arriveranno nelle case e nelle famiglie degli italiani in autunno. Si è dimenticato - o ha volutamente omesso di dire - che una crisi di Governo è il modo migliore per aggravare quelle condizioni in arrivo, già difficili di per sé.
Poi ci sono l'Ucraina e il conflitto che sta pericolosamente scivolando fuori dalla nostra attenzione e pure fuori - o fortemente ai margini - dei nostri media nella quotidianità. Lei ha garantito una posizione autorevole e di grande determinazione al nostro Paese nell'assicurare al popolo ucraino e al Governo di Kiev tutto il doveroso sostegno. Non è una coincidenza che chi ha provocato e rimestato con ambiguità nelle difficoltà di questi giorni fosse anche chi, proprio sulla fermezza della sua posizione verso il sostegno all'Ucraina e le sanzioni alla Russia, abbia costruito le più fumose e ambigue argomentazioni. (Applausi).
Vede, Presidente, L'Italia non è tutta in questa furbizia, non è tutta in questa ambiguità. Si è levato un grido in questi giorni, dalle associazioni alle imprese, dal mondo della scuola a quello dell'università, dai sindaci a tanti singoli cittadini, che dimostra che ad avere il diritto di provarci di nuovo insieme non sono i partiti, i Gruppi parlamentari o la politica in senso lato. Il diritto a provarci di nuovo insieme a vincere le difficoltà di un tempo incerto... (Il microfono si disattiva automaticamente) ...che daranno a questo Parlamento, alla prossima scadenza elettorale, una rappresentanza più aderente a questa domanda di serietà e concretezza.
Rompere questa gabbia costruita da un bipopulismo inconcludente è un dovere, ma farlo senza far pagare il conto agli italiani e alle generazioni future è una responsabilità che portiamo insieme a lei, Presidente, dal primo giorno, e continueremo a farlo al suo fianco per tutta la durata del suo Governo, con l'orgoglio di chi con populisti e sovranisti alleanze non ne ha mai fatte nemmeno per un minuto di questa legislatura e mai ne farà. (Applausi dei senatori Grimani e Masini).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ferrari. Ne ha facoltà.
FERRARI (PD). Signor Presidente, dopo aver ascoltato le comunicazioni del presidente Draghi, che ho molto apprezzato per la puntualità sui temi e la schiettezza sulla situazione, ho ancora di più l'impressione che oggi la politica rischi l'osso del collo, perché, quando in gioco ci sono credibilità collettiva e senso di unità nazionale, questo accade: la politica rischia l'osso del collo.
L'esito di questa crisi non sarà neutrale sul giudizio che gli italiani daranno della politica e delle istituzioni di questo Paese nei prossimi mesi.
Sono quindi due le facce della politica che possiamo mostrare oggi: la prima vuole rappresentare bisogni del Paese, a prescindere da ogni altra cosa; la seconda è la ricerca costante della relazione tra bisogni e soluzioni e la responsabilità nel contesto dato. In astratto, entrambe sono legittime, ma se il contesto è pandemia, PNRR, guerra in Europa, inflazione vicina al 10 per cento, stipendi ai minimi da decenni, crisi energetica e crisi idrica, allora quelle due facce della politica non sono legittimamente uguali. (Applausi dal Gruppo PD). Quattro mesi senza Governo: se ci si ferma e si sciolgono le Camere oggi, con nel mezzo una legge di bilancio da fare, sono un grave danno per il Paese. E se è così, rappresentare bisogni senza lavorare altrettanto alle soluzioni significa cavalcare le fragilità sociali, non sanarle. Noi sosteniamo questo Governo per sanare le fragilità sociali. (Applausi dal Gruppo PD).
Presidente Draghi, continuare o no dovrebbe allora essere questione molto più semplice di quanto si creda: se sono venute meno le condizioni di emergenza - e mi pare di no - o ha smarrito la sintonia con il Paese - e mi pare di no - il suo Governo si deve fermare; altrimenti, deve proseguire. Per il Partito Democratico, il suo Governo deve proseguire (Applausi dal Gruppo PD), perché nessun interesse di parte può stravolgere questo dovere. Quel patto di responsabilità nazionale di soli diciotto mesi fa lo abbiamo sottoscritto per qualcosa forse persino più alto delle nostre singole identità politiche, ovvero la consapevolezza che tutti insieme potevamo fare meglio per l'Italia in una fase così eccezionale. Siamo pronti e disponibili, signor Presidente del Consiglio, di nuovo. Mi auguro e ci auguriamo che lo siano tutti.
Potrei anche finire qui il mio intervento, ma la delicatezza della situazione ci impone di provare a cogliere qualche motivazione più profonda sul passaggio di oggi, anche per evitare - aggiungo - che qualcuno speculi sulla parola "responsabilità". La responsabilità, colleghi, non è mai fredda, ma ha sempre un'anima, se gliela si vuole dare. Durante la pandemia, abbiamo discusso a lungo di nuovi paradigmi per l'economia, per l'ambiente, per la sanità, per il lavoro. E ora abbandoniamo tutto così e lasciamo che la nostra democrazia - non tutte le democrazie, ma la nostra - subisca le grandi trasformazioni in corso nel mondo globale e si mostri impotente di fronte a nuove fratture sociali e insicurezze individuali? Pandemia e guerra in Ucraina - o all'Ucraina - hanno spinto l'Europa verso un volto più solidale e più sociale, ma, se manca la voce autorevole del presidente Draghi e se viene meno il ruolo internazionale dell'Italia, pensiamo davvero che quell'evoluzione culturale così fragile, ancorché urgente, possa continuare? Se ci fermiamo ora, altro che riforme; altro che 19 miliardi del PNRR; salta il significato di strumenti comuni e di debito comune, quindi la sostanziale sovranità dell'Italia. (Applausi).
È per questo, signor Presidente, colleghi, che i prossimi quattro mesi non sono quattro mesi qualunque; sono quattro mesi di presente e di futuro. Siamo tutti preoccupati per un autunno che potrebbe essere difficile. Noi del Partito Democratico crediamo che serva intervenire presto e con tutte le risorse possibili per sostenere salari e lavoro e per evitare nuove disuguaglianze. Come lei però ha però ampiamente articolato, signor Presidente del Consiglio, non esistono agenda sociale o questione lavoro e salari senza che l'Italia sia un Paese più moderno, senza investimenti o senza un asse solido tra sindacati e imprese. Diciamoci la verità, colleghi: solo se il Governo continua, ci saranno nuovi miliardi per interventi sociali, altrimenti no. (Applausi). Lo ripeto: altrimenti, no. Questo, cari amici di sinistra, ovunque voi siate in questo emiciclo, dovrebbe valere e vale doppio per la sinistra.
Mi avvio a concludere proprio su questo punto, signor Presidente.
Quando Enrico Berlinguer, nel 1977, risponde alla lettera di monsignor Bettazzi, non marca le distanze tra il suo popolo e quello della Democrazia Cristiana. Per rappresentarlo meglio, il suo popolo, non marca le distanze dagli altri, ma parla della comune sfida di uno Stato laico e democratico, per rappresentare tutti meglio. Questa è la cifra della sinistra: non una parte, ma tutti.
Presidente Draghi, l'Italia ha bisogno di una politica all'altezza e ha bisogno di lei. Oggi le due cose coincidono. Vada avanti. (Applausi dal Gruppo PD. Molte congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pacifico. Ne ha facoltà.
PACIFICO (Misto-MAIE-CI). Presidente, colleghi, Governo. Presidente Draghi, in questi mesi lei ha saputo affrontare, insieme al Parlamento, sfide fino a ieri inimmaginabili: l'aggressione ingiustificata e senza precedenti della Russia all'Ucraina ha esposto l'Unione europea e l'Italia in particolare più di altre aree del mondo, considerata la forte dipendenza energetica del nostro Paese dal gas russo. La missione di lunedì in Algeria è stata l'ultima tappa di un'azione diplomatica di successo che ha permesso all'Italia di riconquistare il suo naturale ruolo da protagonista nel Mediterraneo. È tempo di fare scelte strategiche e coraggiose, a partire da un grande piano energetico, come lei ha accennato nella sua relazione. Una crisi di Governo al buio potrebbe comportare una grave razionalizzazione del gas in autunno; le famiglie e le imprese si aspettano risposte concrete, non interminabili comizi e dibattiti elettorali.
La missione ad Ankara, poi, a dieci anni dall'ultimo vertice di Roma, ha visto l'impegno di tutto il Governo per sbloccare le derrate alimentari e i fertilizzanti fermi nelle città sul Mar Nero per scongiurare una crisi alimentare globale. Lei, presidente Draghi, ha saputo ripristinare il dialogo con la Turchia, essenziale nel dare slancio al processo di riconciliazione con la Libia, oltre che per costruire una gestione più coordinata dei flussi migratori, a beneficio di tutti.
L'Italia, grazie a lei, presidente Draghi, si è mossa celermente per dialogare con tutti gli attori della regione, anche con quelli che spesso non hanno buoni rapporti tra loro. Questo lavoro encomiabile, svolto in ambito internazionale per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici già nel breve termine, è sotto gli occhi di tutti e a nome di tutti gli italiani la ringrazio.
Noi di Coraggio Italia pensiamo che sia necessario continuare la legislatura fino alla naturale scadenza, ma, se le Camere dovranno essere sciolte, allora affronteremo convintamente le urne per dare al popolo sovrano la possibilità di scegliere una nuova rappresentanza parlamentare e di Governo.
L'appello dei sindaci delle più grandi città d'Italia, che lei ha evocato, a cui se ne sono aggiunti altri, quasi 2.000 nel complesso, di diversi orientamenti politici, è la prova che questo Governo può andare fiero di quanto ha realizzato fino ad oggi. Ora però, presidente Draghi, è il momento della responsabilità. La gestione e la risoluzione dei problemi dei cittadini devono essere la priorità di tutte le forze politiche e non soltanto del Presidente del Consiglio, che ha visto il suo impegno e la sua determinazione scontrarsi con l'irresponsabilità di una parte della maggioranza.
In questo particolare momento storico, caratterizzato da grandi emergenze, come siccità, pandemia, guerra e crisi economica, energetica ed alimentare, è necessario anteporre il bene sommo della collettività ai problemi interni dei partiti.
Servono azione, credibilità e serietà. Lo chiedo a lei, presidente Draghi, ma soprattutto ai miei colleghi parlamentari. Cari colleghi, nessuno ha la bacchetta magica per risolvere le sfide che preoccupano i cittadini. Dobbiamo lavorare per evitare un ulteriore aumento dei prezzi dell'energia e per formulare una legge di bilancio equa. Abbiamo meno di otto mesi per lavorare sulle sfide attuali con spirito di coesione, anche sacrificando i programmi dei singoli partiti. Il tempo è poco e ne abbiamo già perso troppo; non possiamo voltare ora le spalle ai cittadini.
Presidente Draghi, sono certa che non sarà proprio lei a farlo. Noi della componente MAIE-Coraggio Italia del Gruppo Misto saremo al suo fianco affinché possa proseguire fino al termine naturale della legislatura. È con questo spirito che ci rivolgiamo anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. (Applausi del senatore Causin).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Giarrusso. Ne ha facoltà.
GIARRUSSO (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente Draghi, nel suo discorso ha affermato, testualmente, che dobbiamo tenere le mafie lontane dal PNRR. Ma come intende tenerle lontane dal PNRR, ci domandiamo noi di Italexit? Liberando i mafiosi dall'ergastolo? Liberando i capimafia dal regime di 41-bis e consentendo loro di tessere di nuovo i loro rapporti? È così che intende tenerli lontani dal PNRR?
Presidente Draghi, lei ha fatto una scelta di campo e inserito nella sua squadra la principale responsabile della disarticolazione delle principali norme che presiedevano alla lotta alla mafia e che erano il lascito del sacrificio di Falcone e Borsellino: il 41-bis e l'ergastolo ostativo. (Applausi dei senatori De Vecchis e Martelli). È lì accanto a lei la responsabile di tutto questo: il Ministro della giustizia. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV e del senatore Paragone. Commenti dai Gruppi PD e IV-PSI). Quelle norme erano state scritte con il sangue di chi aveva dato la vita e voi le state cancellando. (Applausi del senatore Paragone. Commenti dai Gruppi PD e IV-PSI).
Lei, presidente Draghi, ha avuto il coraggio di citare la grande riforma del processo penale, come se non sapesse che pochi giorni fa i suoi amici europei l'hanno bocciata, ritenendola pericolosa. (Applausi dei senatori Paragone e Martelli). Sapete per che cosa? Per i processi per corruzione. Lo dice l'Europa. Noi, grazie a lei e al suo pessimo Ministro della giustizia, siamo diventati osservati speciali dall'Europa perché i processi per corruzione rischiano di essere cancellati dalla Cartabia. Questa è una vergogna! (Applausi dei senatori Paragone e Martelli).
Infine, presidente Draghi, mi perdoni, ma lei in quest'Aula ha mostrato di nuovo la sua vecchia e mai dimenticata faccia, ossia quella del rigore e della ferocia verso gli ultimi che non arrivano a fine mese, parlando di insostenibilità delle pensioni. (Applausi del Gruppo Misto-IpI-PVU). Io le dico, a nome degli italiani, che le pensioni insostenibili sono quelle come la sua e dei privilegiati come lei, che Italexit vuole abolire. (Applausi dai Gruppi Misto-IpI-PVU e UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Biti. Ne ha facoltà.
BITI (PD). Signor Presidente, le nostre scelte mostrano ciò che siamo molto più delle nostre capacità. Inizio con questa citazione, presidente Draghi, perché il suo intervento me l'ha richiamata alla mente.
Presidente Draghi, la ringrazio per il suo intervento e dico subito che faccio mio - vorrei poter dire facciamo nostro, con grande serietà e spirito di disciplina - il richiamo che oggi ha fatto a tutti in ordine al nostro impegno che deriva dal ruolo che abbiamo.
Lei, presidente Draghi, ci ha detto chiaramente dove siamo arrivati in questo anno e mezzo del suo Governo, quello che siamo riusciti a mettere in campo grazie al lavoro suo e dei suoi Ministri, ma grazie anche al lavoro di tutti noi: e la ringraziamo di averlo detto.
Noi abbiamo accolto con serietà e con grande spirito di responsabilità la sfida delle risorse che il PNRR ci impone di accettare, anche e soprattutto nei confronti dei nostri sindaci, che qui voglio ringraziare, primi cittadini e prime cittadine che giornalmente, nelle loro città, soprattutto nei piccoli Comuni, si mettono davvero al servizio della loro comunità. In questi due anni essi sono stati sempre in prima linea, ogni giorno, soprattutto durante la pandemia, per affrontare sfide inimmaginabili e lo hanno fatto con spirito di dedizione, spirito al quale noi dobbiamo assolutamente guardare.
Abbiamo davanti ancora tante riforme - che lei ha citato, signor Presidente - da portare fino in fondo e da compiere, per rendere davvero completo il PNRR e poterlo applicare completamente. Abbiamo infrastrutture, di tipo materiale e immateriale, che chiedono il nostro impegno e sulle quali ancora dobbiamo lavorare con spirito di abnegazione totale. E soltanto con lei alla guida, presidente Draghi, con il suo Governo e i suoi Ministri, che hanno sempre lavorato con noi, fino adesso, con questo senso di assoluta disponibilità nei confronti del Paese, possiamo andare avanti.
Lei, presidente Draghi, ci ha dato un'idea di Paese, un'idea di comunità, non soltanto per quanto riguarda l'Italia ma - aggiungo - anche la comunità internazionale. La sua presenza a quei tavoli e in Europa, soprattutto in questo momento di grave crisi internazionale, e la sua direzione precisa, insieme ai suoi Ministri, hanno dato sicuramente l'idea di un'Italia forte e decisa, che, anche sul piano internazionale, ha acquistato molta forza.
Noi siamo pronti, presidente Draghi, insieme a lei e al suo Governo, a cogliere ancora la sfida di portare avanti quello che ha definito, con grande "impatto" (mi si passi il termine), un miracolo civile. Essere parte di un miracolo civile ci impone grandissimo senso di responsabilità. Tremano quasi le braccia a pensare di farne parte in questo momento storico e di poter perciò contribuire a portarlo avanti, insieme ai cittadini e alle cittadine, che ringraziamo anche noi, come ha fatto lei, per essersi messi a disposizione e per essere stati così partecipi, soprattutto in questi due anni di pandemia.
Abbiamo il compito di sanare le disuguaglianze, come ha detto il Presidente del Consiglio. Ribadisco che abbiamo un'opportunità irripetibile in questo momento, perché, grazie alle risorse del PNRR, forse possiamo fare un passo in avanti rispetto all'attuazione dell'articolo 3 della Costituzione che, al comma 2, recita chiaramente che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, così che tutti i cittadini possano essere parimenti uguali. (Applausi).
Abbiamo questa sfida da raccogliere, presidente Draghi. L'abbiamo tutti noi, colleghe e colleghi. Faccio appello anche al nostro orgoglio: non abbiamo soltanto le grandi riforme da portare a compimento insieme al Governo. Ciascuno di noi, nelle Commissioni alle quali appartiene, si è preso in carico provvedimenti che dobbiamo portare fino in fondo.
Potrei citarne tanti, ma faccio solo riferimento ad alcuni: la riforma della giustizia, citata anche dal presidente Draghi, il salario minimo e il disegno di legge sul florovivaismo (e qui faccio appello anche ai colleghi della Commissione agricoltura). Quanti temi ciascuno di noi sta portando avanti, anche su questioni che possono sembrare forse secondarie, in questo momento, ma che non lo sono. Ciascuno di noi, colleghi e colleghe, deve avere l'ambizione, in questo momento, di dire che non abbiamo soltanto piantato bandierine, ma che crediamo nei provvedimenti che ciascuno di noi deve portare in fondo in questa legislatura.
Abbiamo un disegno di legge sulle imprese di comunità e uno sulle spese dei minori in comunità, colleghi della lega. Abbiamo un disegno di legge importante sul fine vita, del quale sono relatrice insieme ad altri colleghi; è un tema che non può essere più rimandato. Per noi, per il Partito Democratico, i diritti civili, le infrastrutture e i diritti sociali sono tutti sullo stesso piano (Applausi) e abbiamo l'ambizione, colleghi e colleghe, di dire che possiamo fare tutto insieme.
Sì, signor Presidente, siamo davanti a uno specchio che non possiamo più evitare: l'Italia intera e la comunità internazionale ci inchiodano all'immagine che noi stiamo dando e che riflettiamo. Vogliamo continuare a concorrere e aumentare, a prolungare il miracolo civile che il presidente Draghi ci ha detto che finora abbiamo concorso a portare avanti oppure vogliamo mollare? Abbiamo realizzato di avere poco tempo per farlo, quindi dobbiamo assolutamente affidarci a questo Governo e andare avanti. La concretezza che ci impone il momento è assolutamente quello che ci deve guidare ed è la concretezza che il Governo finora ha portato avanti e che il Partito Democratico intende continuare a portare avanti.
Concludo con la citazione di un santo a me molto molto caro, Sant'Ignazio di Loyola, un guerriero che nella sua veglia d'arme abbandona lo spirito battagliero per mettersi al servizio di qualcuno di più grande, ma soprattutto dei cittadini: «chi vorrà riformare il mondo cominci da se stesso». Noi siamo in questa posizione; forse, colleghi e colleghe, guardandoci allo specchio e pensando cosa possiamo cambiare di ciascuno di noi, riusciremo tutti insieme a cambiare questo Paese, insieme al Governo che chiediamo vada avanti. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Russo. Ne ha facoltà.
RUSSO (Ipf-CD). Signor Presidente, Governo, colleghi, esistono momenti precisi nella storia di un Paese in cui la classe dirigente è chiamata a rispondere non solo del presente, ma anche e soprattutto del futuro. Ci sono momenti storici, come tutti voi sapete, in cui alcune decisioni pesano prepotentemente molto più di altre. Ebbene, cari colleghi, per dirla con le parole di un noto cantautore italiano, «Qui si fa la storia», una storia che è tutta nei nostri comportamenti e nelle nostre decisioni.
Chiedo allora a me e a voi come prendere queste decisioni, da quali sentimenti farsi guidare e cosa c'è alla base delle nostre scelte. Oggi in quest'Aula ognuno può fare un calcolo personale e politico diverso. Se dovessimo pensare al solo dato elettorale, ai sondaggi e alla popolarità effimera dei like sui social, che appassionano un po' tutti in questa nostra epoca contemporanea, allora non c'è dubbio che a qualcuno potrebbe convenire "spingere per andare al voto e mandare tutto all'aria". Potrebbe essere certamente questo a guidarci nelle nostre decisioni: sondaggi, calcoli elettorali e l'opportunismo che pure esiste, come tutti sappiamo, in politica. Oggi no, però: nell'ora in cui il nostro Paese sta uscendo da una pandemia che ci ha sconvolto l'esistenza e sta affrontando gli effetti di una guerra che è più vicina di quanto possa sembrare, nell'era in cui siamo chiamati a spendere la più grande mole di investimenti a noi destinati dal dopoguerra, credo fermamente che non possiamo permetterci di ragionare in base a calcoli elettorali e ad una pancia che rischia solo di offuscare la nostra mente.
Oggi, cari colleghi, siamo chiamati a ragionare soltanto in funzione della nostra coscienza e della nostra responsabilità. Oggi non dobbiamo decidere se vogliamo essere considerati dalla storia come semplici politici o, come si direbbe in maniera dispregiativa, politicanti; oggi vogliamo provare a diventare, come direbbe sir Winston Churchill, uomini di Stato. Come infatti ebbe a dire l'uomo che frenò l'avanzata nazista nell'ora più buia, «il politico diventa uomo di Stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni». Da un lato, c'è la nostra responsabilità; dall'altro, ci sono gli appelli nazionali e internazionali delle imprese e del terzo settore che chiedono con forza la prosecuzione del Governo Draghi. A questi appelli vorrei aggiungere la voce dei cittadini che ho incontrato: i sindaci, i lavoratori, il pensionato che teme di non poter più pagare la bolletta, ma anche lo studente che vorrebbe che il processo di riforma della ricerca non venisse interrotto.
Sono cittadini che chiedono a questo Parlamento di non buttare tutto per aria.
Presidente Draghi, oggi possiamo fare la storia, dando forza a questo Esecutivo, a cui confermeremo, noi di Insieme per il futuro-Centro Democratico, la nostra fiducia. (Applausi dal Gruppo Ipf-CD. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lannutti. Ne ha facoltà.
LANNUTTI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, il 17 febbraio 2021, considerandola tra i maggiori artefici del neoliberismo, quello spettro teorizzato da Milton Friedman, applicato in Italia dal 1992 per privatizzare e svendere l'Italia, non le votai la fiducia.
Lei ha detto di recente che i risultati raggiunti sin qui dal Governo sono merito della maggioranza e degli italiani. Vediamoli, questi risultati disastrosi, seppur edulcorati dalla narrazione di media e cinegiornali "Rai Luce", a lei genuflessi, che censurano e occultano la realtà, fingendo di non vedere milioni di famiglie impoverite, piccole e medie imprese stangate, attività commerciali depauperate, costrette a scegliere se mangiare o pagare le cartelle esattoriali, strangolate dalle sanzioni boomerang e da speculazioni finanziarie sul prezzo di gas, petrolio e materie prime, nella più grande mistificazione del dopoguerra. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
I dati economici sui suoi diciassette mesi di Governo sono impietosi, più di quando, da presidente del Fondo di stabilità finanziaria (che aveva il compito di prevenire l'azzardo morale di banchieri e le crisi sistemiche), contribuì a far travolgere nel 2008 il mondo globalizzato dal crack di Lehman Brothers, in una delle più gravi recessioni della storia.
Lei era stato evocato come l'uomo della provvidenza diciassette mesi fa, dopo le consultazioni farsa del Presidente della Camera, per risolvere problemi antichi; come un Robin Hood alla rovescia, invece, nel Paese divorato da corruzione e illegalità, che punisce onesti e servitori dello Stato, premiando cricche e faccendieri, anziché i miracoli attesi, ha peggiorato gli indicatori economici, trascinando l'Italia nella stolta guerra per procura USA-NATO (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV), che ha rafforzato gli Stati Uniti, indebolito l'Europa, impoverito gli italiani.
A gennaio 2021 il debito pubblico era 2.603 miliardi di euro; gli ultimi dati di Bankitalia hanno registrato, a maggio, 2.755 miliardi, con un aumento di 149 miliardi, 9,3 miliardi al mese, 307 milioni al giorno, 12,8 milioni all'ora. Lo spread sotto i 100 punti base, invece di scendere a 50 (titolo del "Corriere della sera" del 15 febbraio 2021), nel suo miracolo alla rovescia è più che raddoppiato a 242 punti. L'inflazione, ferma allo 0,4, è arrivata all'8, con proiezioni al 10 per cento. Il cambio euro-dollaro, a 1,2158, è arrivato sotto la parità, a 0,99. La media dei tassi fissi sui mutui a tasso annuo effettivo globale (TAEG) era a 0,78, oggi è al 3,67 per cento.
«Draghi» ha scritto il "Wall Street Journal" «è stata una delle voci più forti tra i leader europei a favore delle sanzioni economiche contro Mosca e delle spedizioni di armi in Ucraina».
Il 21 giugno scorso in Senato, dopo le conferenze stampa con domande selezionate e risposte preparate, in un impeto di comicità involontaria, lei ha ribadito: «Le sanzioni alla Russia stanno funzionando». Certo, stanno funzionando sugli italiani, strozzati da bollette di luce e gas triplicate. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
Il 2 luglio un quotidiano scriveva che l'inflazione attuale si traduce, per una coppia con due figli, in una batosta di 2.667 euro su base annua.
In teoria lei, coi suoi tocchi magici, doveva salvare il Paese, ma in pratica, come dimostrato dai dati esposti, ha trascinato l'Italia nell'anticamera della bancarotta preferenziale, analogamente a Monte dei Paschi di Siena, quando, nel 2007, deliberò l'acquisto di Antonveneta al folle prezzo finale di 17 miliardi di euro, dando il colpo di grazia alla più antica banca, travolta da un crack di 65,7 miliardi. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
Dal 2006 lei, assieme ai suoi bravi di palazzo, capeggiati da Giavazzi e dai fautori della Scuola di Chicago, posseduti da un virus contagioso, analogo al Covid-19, quella dottrina totalitaria del neoliberismo dittatoriale che ha disseminato per il mondo globalizzato miseria, povertà e disperazione, ha accentuato povertà e disuguaglianze sociali.
Nel 2021, 5 milioni di occupati nel privato e giovani sotto i 34 anni avevano i livelli retributivi più bassi, inferiori a 12.000 euro, come i 4 milioni di pensionati INPS, il 40 per cento del totale. Sulla riforma delle pensioni, nonostante le promesse di aprire tre tavoli, si è perso un anno; i rinnovi contrattuali sono al palo, mentre i lavoratori vedono erodere il potere d'acquisto; era ben nota la sua contrarietà al superbonus al 110 per cento, una misura che invece ha rilanciato il settore delle costruzioni, l'occupazione e l'intera economia; la transizione ecologica, che doveva essere il vessillo del suo Governo, si è tradotta in azioni pro energia nucleare, carbone, rigassificatori, inceneritori e trivelle. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Lei, con la sua azione di Governo, nel decreto-legge fiscale n. 234 del 30 dicembre 2021 ha riesumato l'uso sciagurato delle scommesse finanziarie con i derivati, perfino per gli enti locali, che nel 2008 riuscimmo ad abrogare dopo il dissesto finanziario. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Sono gli stessi strumenti tossici che il direttore generale del Tesoro nel 1992 introdusse nel debito dello Stato, i cui contratti capestro sono costati oltre 40 miliardi di euro di solo interesse, mentre ingrassavano i bilanci di JP Morgan, Goldman Sachs e altre banche d'affari a lei care. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
Giorni fa, la decantata riforma della giustizia, contrabbandata dal ministro Cartabia come norme richieste dall'Unione europea, è stata stroncata dalla Commissione nella relazione sullo stato di diritto 2022, perché indebolisce la lotta alla corruzione e mette a rischio l'indipendenza dei giudici. È stata censurata anche la riforma del CSM, la cui norma ad excludendum ad hoc su Nino Di Matteo, uno dei magistrati più integerrimi nella lotta alle mafie, è un marchio di vergogna (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV), per non parlare dello schema di riforma del diritto tributario sotto il diretto controllo del Ministero dell'economia e delle finanze, che, oltre a consolidare la prevalenza degli interessi economici su diritto e Costituzione, come teorizzato da JP Morgan nel 2013, mette a rischio il principio giuridico della tripartizione del potere, vigente da tre secoli nelle democrazie liberali, come ammoniva Montesquieu.
Tuttavia lei, allergico a principi democratici, aduso com'è a farsi obbedir tacendo con l'alzata di sopracciglio (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV), ha trasformato l'Esecutivo nella terza Camera, umiliando il Parlamento con il record dei voti fiducia (55, oltre tre al mese).
Lei, dopo aver disposto la vendita agli stranieri dei servizi pubblici essenziali, vanificando il referendum sull'acqua pubblica, con decreto ministeriale del febbraio 2022 ha disposto la messa a gara della compagnia di bandiera ITA Airways, per poi regalare 21,3 miliardi di euro ai Benetton come premio per la tragedia del ponte Morandi (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV), dimostrandosi ancora una volta fedele esecutore della finanza internazionale.
Seguendo il presidente Biden, ha contribuito a indebolire l'Europa, mettendo il nodo scorsoio al collo dei cittadini con le sanzioni; ha rafforzato gli USA, costringendoci a pagare il loro gas più inquinante a un prezzo doppio; è stata una Caporetto per gli obbedienti soldatini europei della NATO, famigerati esportatori della democrazia nel mondo con le bombe, con l'aggravante di aver prima definito Erdogan un dittatore, salvo poi andarci a braccetto sulla pelle del popolo curdo. (Applausi). Lei viene dipinto con il salvatore della Patria, ma con la sua azione di Governo ha favorito élite e poteri forti, a danno del popolo e degli ultimi, facendo aumentare povertà, miseria e disperazione.
In conclusione, signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, diversamente dai sacerdoti del pensiero unico, che la pregano di restare, nonostante i danni e l'immane disastro provocato per diritti ed interesse del popolo italiano, col dovuto rispetto e senza acrimonia, la invito a mantenere la promessa e confermare le sue dimissioni. Cittadini e famiglie italiane, strozzate e strangolate dalle sanzioni e dal suo arbitrario agire economico, contrariamente a quanto ha poco fa affermato in quest'Aula, le saranno grati. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Bertoldi. Ne ha facoltà.
DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, cari colleghi, credo che la giornata che vivremo oggi e le decisioni che andremo a prendere potrebbero finalmente dare una svolta a questo Paese.
Mi dispiace che il Presidente del Consiglio si sia ora assentato, ma mi rivolgo ai suoi Ministri, mi rivolgo al Governo.
Faccio una riflessione, Fratelli d'Italia fa una riflessione dopo aver ascoltato le parole del Presidente del Consiglio, una riflessione molto chiara.
Il Presidente ha espresso chiaramente una contraddizione: da una parte, ha ribadito che questo era un Governo che una volta si chiamava di unità nazionale; dall'altra, ha confermato nei fatti - e lo dimostrerò - che questo è un Governo diretto e determinato dal Partito Democratico. Perché dico questo, cari colleghi? Lo dico perché il Presidente del Consiglio ha colpito chiaramente il cosiddetto centrodestra di Governo: ha fatto riferimento a temi come il catasto, la direttiva Bolkestein, i tassisti, parlandone in modo irritato, contristato; ha ignorato i sentiment che la parte di centrodestra al Governo ha portato in questi mesi. Per contro, il Presidente del Consiglio non ha fatto alcun riferimento agli elementi divisivi nel suo Governo che sono stati portati prepotentemente avanti in queste ultime settimane dal Partito Democratico. Non ho sentito una parola, presidente Draghi, sui temi della legalizzazione delle droghe, dello ius scholae. (Applausi dal Gruppo FdI). Non ho sentito una parola, e forse questi non erano temi divisivi? E allora un Governo di unità nazionale, come l'abbiamo chiamato, non può certo basarsi su un partito che viene portato in palmo di mano e su qualche forza politica, peraltro maggioritaria, che invece viene quasi irrisa nei propri comportamenti e nelle proprie istanze.
Un dato è chiaro, presidente Draghi: lei ha fatto una scelta di campo; forse, non lo so, si sta preparando a scendere in campo con il Partito Democratico, ma almeno saremo lieti di confrontarci con lei sui temi delle libertà economiche, della meritocrazia, dell'etica, sui valori cristiani che ci ispirano. Saremo lieti di confrontarci con lei e con le tesi della sinistra, ma almeno avremo chiarezza, almeno saranno gli italiani, signor Presidente, a dire da che parte vogliono stare.
Signor Presidente del Consiglio, lei ha detto che dovete restare perché ve lo chiedono gli italiani: è molto grave quanto ha affermato, Presidente, perché in democrazia non sono gli appelli di qualcuno che contano, ma come ha detto Giorgia Meloni è il voto degli italiani che va rispettato, non gli appelli di qualche area (Applausi dal Gruppo FdI). E quanto ai sindaci, voglio dire grazie a quella netta maggioranza di sindaci (oltre 6.000) che non hanno sottoscritto alcun appello, perché hanno rispettato i propri cittadini. (Applausi dal Gruppo FdI). Un sindaco rappresenta tutti i cittadini, anche quella maggioranza del Paese nettamente contraria a un Governo di questo tipo. Quindi, quali sono gli italiani, signori Ministri e signor Presidente del Consiglio, che vi chiedono di restare al Governo? Non certo la maggioranza, come non è certo la maggioranza dei sindaci italiani.
Voglio fare qualche altra considerazione.
Presidente, parliamo di responsabilità. Per qualche giorno abbiamo letto i giornali, tutta la stampa cosiddetta di regime, con i grandi giornali, le televisioni, i telegiornali, gli opinionisti col Rolex al polso che vengono a parlarci di responsabilità; ma quale responsabilità? Mi rivolgo anche con affetto e amicizia al presidente Casini: quale responsabilità? Ve lo dice Fratelli d'Italia cos'è la responsabilità.
Ricordo al mainstream che se decidiamo di andare al voto abbiamo un mese di campagna elettorale perché ad agosto le Camere sono chiuse.
Quindi avremo un mese di campagna elettorale, mentre voi preferite fare nove mesi di campagna elettorale. Voi vorreste, per la vostra "responsabilità", lasciare l'Italia in campagna elettorale per nove mesi, in cui il Partito Democratico parlerà di ius scholae, di ius soli e di legalizzazione delle droghe, il centrodestra dirà invece le proprie tesi - irriso, come l'ha irriso proprio oggi, Presidente - e l'Italia rimarrà bloccata e ferma. Oppure, signor Presidente del Consiglio, ce lo dovrebbe chiarire un po' meglio. Oggi ha fatto un elenco di emergenze: ha parlato dei problemi del Paese, che tutti conosciamo e che soprattutto, mi creda, conoscono gli italiani, i pensionati che non arrivano a fine mese, coloro che vedono le bollette raddoppiate, i lavoratori di quelle imprese che, grazie al pasticcio che avete fatto sul superbonus, sono a casa senza stipendio. Ci sono 60.000 imprese che stanno fallendo; al Ministero dello sviluppo economico (MISE) sono 170 i tavoli di crisi e gli unici risolti mi pare siano quelli veneti, risolti dalla nostra assessora Donazzan, grazie all'impegno di chi crede davvero nel lavoro e nella politica.
Dunque, signor Presidente, o lei pensa di risolvere tutti questi problemi nel mese di settembre, non essendo riusciti a risolverli in un anno e mezzo di Governo, o forse è meglio che li risolva un Governo eletto dagli italiani, dai cittadini. O forse qualcuno di voi - mi rivolgo, guarda caso, al Partito Democratico - ritiene che un Governo eletto dai cittadini non è legittimato a risolvere le emergenze del Paese? Forse ritenete che, avendo il 26 settembre un Governo finalmente espressione della maggioranza degli italiani, esso non sia legittimato a risolvere i problemi? Forse volete far credere agli italiani che il Governo, anche in quel mese nel quale non sarebbe nel pieno del suo potere, non potrebbe svolgere le attività di ordinaria amministrazione, cioè emanare i decreti che servono anche per il PNRR? Sapete benissimo che potete lavorare finché non sarà insediato il nuovo Governo.
Allora leggete la Costituzione, visto che la citate tanto, lavorate, ma date la parola agli italiani, perché dai primi di ottobre avremo un Parlamento finalmente espressione del volere del popolo e un Governo finalmente espressione di una maggioranza parlamentare coesa. La maggioranza sarà di centrodestra: ce lo conferma tutto questo ardore, tutto questo assalto che sta venendo dai poteri consolidati, quei poteri che da anni non vincono le elezioni, ma che da anni male amministrano il Paese per gli italiani e bene lo amministrano per se stessi. Qui il confronto è tra i veri responsabili, che siamo noi, tra coloro che davvero vogliono il bene del Paese, e coloro che invece vogliono il bene delle proprie poltrone e che vogliono magari arrivare a maggio per fare qualche centinaio di nomine di Stato. Questa è la discrepanza e gli italiani lo sanno: non si fanno prendere in giro dalle parole a vuoto che vengono dette. Noi siamo fieri di essere responsabili, perché per noi la responsabilità si declina dando la parola ai cittadini e agli italiani: loro e loro soltanto - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - decideranno chi dovrà sedere negli scanni e nei Ministeri nei quali ora sedete voi, a mio giudizio non rappresentando il Paese. Viva l'Italia! (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Nugnes. Ne ha facoltà.
NUGNES (Misto-Man.A Pap PRc-Se). Signor Presidente, ho a disposizione quattro minuti, ma ne dovrei avere quaranta per dire tutto quello che vorrei. Signor Presidente del Consiglio, lei giustifica la richiesta dei pieni poteri con il fatto indubbio che non è stato eletto dagli italiani. Ma la aggiorno: la nostra Costituzione lo prevede. Conte è stato l'ultimo Presidente del Consiglio non eletto prima di lei, ma abbiamo un lungo elenco: Carlo Azeglio Ciampi, Lamberto Dini, Giuliano Amato, Mario Monti, Matteo Renzi e Draghi Mario. Non per questo si sono invocati i pieni poteri, non esplicitamente almeno. Lei parla di velocità dei provvedimenti, di tempestività, ma noi leggiamo solo mancanza di dialettica parlamentare e spregio delle opposizioni.
Lei lamenta i distinguo e le divisioni, noi la sua ostinata negazione di qualunque dialettica parlamentare, come se fosse un amministratore delegato in un'azienda finanziaria. Esprimendo estremo spregio per le istituzioni costituzionali e mancanza di senso dello Stato, lei si è recato dal Presidente della Repubblica rassegnando le dimissioni dopo aver intascato due fiducie dalle due Camere in due giorni. Poi ci viene a dire che è qui perché risponde agli italiani, che le chiedono di restare, grazie al sostegno di 2.000 sindaci, 2.000 su 7.904.
Cita la necessità di riforme urgenti che ci sta infliggendo con una velocità inaudita, picconando la democrazia parlamentare. Denuncia, giustamente, la gravissima crisi economica e sociale causata dalle vostre scelte scellerate in politica estera, mentre a Trieste stanno delocalizzando altre aziende. Tra venerdì e giovedì ci saranno grandi manifestazioni su questo, altri lavoratori finiranno miserevolmente disoccupati, ma lei invoca ancora flessibilità del lavoro in uscita, mentre è ferma da ottobre la nostra legge sulle delocalizzazioni. In Campania entro fine anno ci saranno, signor Ministro degli esteri, 500.000 nuovi disoccupati; eppure il Presidente rassicura che avremo l'autonomia differenziata, di cui purtroppo conosciamo lo scellerato disegno in discussione.
Ci presenta un piano energetico che offende l'intelligenza degli italiani. Il gas dell'Algeria, guarda un po', in buona parte viene dalla Russia e rientra nelle stesse tasche, a costo nostro però; quanto ai rigassificatori e al gas di scisto, capisco che qua non tutti conoscono il procedimento, ma viene dagli USA e a costi altissimi in termini economici e in termini ambientali sul clima. Le centrali nucleari a causa dei cambiamenti climatici stanno per chiudere anche in Francia.
Parla di libertà e democrazia e sventola i valori d'Europa mentre stringe la mano di Orban, a cui l'Europa lascia campo libero sui curdi. Presidente, piuttosto che dentro la NATO, noi siamo una base NATO strategica per gli Stati Uniti, una colonia americana, e lei a questa colonia chiede poteri assoluti e sfida il Parlamento a piegarsi. Dice che sono gli italiani che glielo chiedono, mentre ribadisce la repressione del dissenso parlamentare e nelle piazze. Noi le chiediamo: cosa le hanno chiesto le piazze stracolme contro la guerra, contro le armi e contro la NATO? (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore D'Arienzo. Ne ha facoltà.
D'ARIENZO (PD). Signor Presidente, il Partito Democratico si assume la rilevanza storica di questo dibattito. Non è il solito dibattito al quale siamo abituati, non è il solito passaggio, ma è un vero e proprio spartiacque tra responsabilità e irresponsabilità.
Crediamo, nell'interesse del Paese, che il governo Draghi debba proseguire la sua azione. Ci confortano le fortissime spinte che provengono da tanti settori diversi, dalle parti sociali, dal mondo del lavoro e dall'Unione europea. Ciò ci consente di dire, oltre al fatto che non sono banalizzazioni, come qualcuno ha detto in questi giorni, di essere in piena sintonia con questa parte del Paese che chiede al Governo Draghi di proseguire la sua azione. (Applausi dal Gruppo PD). Nessuno lo ricorda: si tratta di un sostegno corposo, quantitativamente e qualitativamente, da parte del Paese.
Il presidente Draghi ha detto e ripetuto che è venuto meno il patto di fiducia alla base dell'azione di Governo. Noi pensiamo, alla luce di quello che sta accadendo nel Paese, che il Paese stesso chieda di rinnovare quel patto di fiducia verso gli italiani, verso coloro che hanno fiducia nei suoi confronti e hanno apprezzato tutto ciò che abbiamo fatto. Lei lo ha riconosciuto, dicendo che è merito anche del Parlamento quello che abbiamo ottenuto.
Sembra ovvio che un parlamentare del Partito Democratico si spenda in questa direzione. In realtà vi è una forte convinzione, che spero di riuscire ad esprimere, assolutamente non condizionata da interessi elettoralistici o altre banalità che abbiamo sentito in questi giorni.
Per quanto riguarda la posizione geopolitica, quindi la credibilità internazionale del nostro Paese, l'Alleanza atlantica sta affrontando una delle situazioni più delicate dalla seconda guerra mondiale. Ci sono forze che mettono in discussione il nostro modello di sviluppo e le nostre democrazie. Il contagio della nostra democrazia è avversato e attaccato con missili ed armi. Capisco la difficoltà di scelte dolorose, come quelle che abbiamo assunto, ma ci hanno consentito di essere dalla parte giusta della storia, e non è indifferente in tutto quello che sta accadendo. Quella credibilità internazionale ha fatto sì - lo ha riconosciuto il Presidente del Consiglio - che l'Italia abbia avuto un ruolo guida nei processi del G7 e dell'Unione Europea, e ne avrà ancora nei prossimi mesi e nei prossimi anni grazie a questi passaggi fondamentali. Il Presidente del Consiglio si è seduto con Scholz e Macron, mentre di solito Germania e Francia guidano i processi nell'Unione europea. Questo è un vero e proprio orgoglio per il nostro Paese (Applausi dal Gruppo PD): essere in quei luoghi e con forza per decidere la posizione geopolitica non solo dell'Italia, ma dell'Unione europea e dell'Alleanza atlantica.
Non mi sfugge l'unità nazionale, che è stata ed è un assoluto valore. Normalmente di fronte alle difficoltà si sta insieme, ci si tiene per mano, si affrontano i problemi quanto più possibile insieme. Ecco, penso che nel tessuto sociale italiano sia accaduto qualcosa del genere, a partire dalla pandemia, e penso che a questo forte senso di unità nazionale abbia contribuito l'azione di questo Governo di unità nazionale, di questo Parlamento e della guida del presidente Draghi. Le difficoltà sono normali, soprattutto nei momenti difficili, ma qui abbiamo dimostrato di saper mettere da parte molti interessi di parte per fare il bene del Paese. Quelle che abbiamo creato sono delle condizioni irripetibili, e lo sappiamo tutti. Lo spirito repubblicano al quale faceva riferimento il presidente Draghi, per l'unità nazionale di cui sto parlando, mai così prima d'ora è stato decisivo. E le migliori riforme si fanno quando vi è un connubio fortissimo tra il Parlamento, il Governo e il Paese, come in questo momento.
Che dire - mi avvio a concludere - dell'affidabilità economica e finanziaria del nostro Paese? Saremmo stati nelle medesime condizioni con altri Governi? Ci saremmo seduti negli stessi consessi a quel livello e con quel ruolo guida con altri Governi? Avremmo ottenuto quel grande favore del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con quell'afflato che è servito e sta servendo per noi per risollevare il Paese in questo periodo di crisi? Non credo.
Concludo con una risposta. Alla domanda del presidente Draghi se siamo disponibili a ricostruire questo patto, per le cose che ho detto (la credibilità internazionale, l'affidabilità finanziaria ed economica e l'unità nazionale), la nostra risposta non può che essere convintamente un sì. Presidente, vada davanti, troviamo le condizioni, ognuno metta da parte le proprie legittime aspirazioni, ma facciamo in modo che l'Italia possa continuare su questi tre canoni e su questi tre pilastri strategici che rendono chiaro lo spirito nazionale, l'unità nazionale e l'orgoglio che stiamo vivendo in questa fase. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Leone. Ne ha facoltà.
LEONE (Ipf-CD). Cari colleghi, oggi i cittadini ci impongono una particolare assunzione di responsabilità, che attiene ciascun singolo parlamentare, in quanto il carattere di questo periodo è quello dell'urgenza e dell'emergenza, che ha caratterizzato un po' tutta questa legislatura travagliatissima, un po' per effetto della pandemia, un po' per le caratteristiche dell'attuale legge elettorale, che ha determinato la vita dei diversi Governi che si sono succeduti in questi quattro anni, ciascuno con la sua storia e con le sue traversie, ma tutti comunque necessari alle contingenze del momento.
La pandemia ci ha trasformati tutti profondamente ed intimamente, ma soprattutto ha mutato gli scenari internazionali, con le inevitabili conseguenze anche sulla politica interna. In quella situazione, l'intenzione di far prevalere il buonsenso e di scegliere l'utile per i cittadini non è stata mai semplice e le misure adottate in tempi non sospetti hanno arginato gli effetti catastrofici che per fortuna sono stati scongiurati. Mi riferisco al reddito di cittadinanza, che giustamente il presidente Draghi dice che va migliorato e che dobbiamo migliorare. Il reddito di cittadinanza ha permesso a migliaia di nostri cittadini di sostenersi, garantendo anche una certa tenuta del PIL; anche questo un dato non trascurabile, se valutato in un'ottica macroeconomica. A tutto ciò, si è aggiunta anche la crisi ucraina, che ha cambiato le nostre abitudini quotidiane e che ci ha obbligati a riflettere sui nostri valori più profondi ed identitari, come quelli della libertà e della sicurezza. Anche questa crisi alle porte d'Europa ha avuto degli effetti economici devastanti per la nostra economia nazionale e per il benessere dei nostri cittadini.
Ebbene, anche oggi abbiamo la responsabilità di anteporre il sacrosanto bene nazionale, vale a dire quello degli italiani, a provvedere all'utilizzo oculato del PNRR, che ci fornisce un'occasione unica per la nostra transizione economica e provvedere alla legge di bilancio nel prossimo autunno, ma ancor più non offrire il fianco all'aggressione dei mercati finanziari e arginare lo spread e l'inflazione che erode la capacità reddituale dei nostri cittadini.
Presidente Draghi, nel ringraziarla auspico che questa esperienza di Governo possa continuare fino al suo termine naturale, in modo tale da mettere in atto misure e provvedimenti necessari a fronteggiare le esigenze del momento a tutela dei cittadini, che in modo spontaneo la invitano a proseguire. È vero, questo scorcio di legislatura dispone di un tempo assai ridotto, che perciò ne accresce la preziosità, ma sono tante le cose che ancora si possono fare per l'interesse comune. Grazie, Presidente, Insieme per il futuro è con i cittadini e con lei. (Applausi dal Gruppo Ipf-CD. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Abate. Ne ha facoltà.
ABATE (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Presidente Draghi, noi tutti del Gruppo parlamentare CAL siamo un Gruppo in quanto nel febbraio del 2021 non abbiamo dato la fiducia a lei come Presidente del Consiglio dei ministri e a tutto il suo Esecutivo, sostenuto da una maggioranza cosiddetta allargata, che ha risuscitato forze politiche che gli italiani, con il voto, avevano reso ininfluenti nel contesto politico della Nazione in occasione delle elezioni del 2018.
Questo Governo da lei capitanato, questa anomala e devastante maggioranza nella quale si sono disciolte e liquefatte tutte le identità politiche e le connotazioni partitiche, unitamente ad ogni principio democratico - e questo è gravissimo - ha dimostrato proprio negli ultimi risvolti ed eventi, che sono ormai sotto gli occhi di tutti sia a livello nazionale che internazionale, tutta la sua inadeguatezza politica, di quella politica sana e utile che dovrebbe agire ed agisce a servizio della Nazione e dei cittadini. Abbiamo avuto varie testimonianze che questa maggioranza si mantiene solo ed esclusivamente per tenere strette le poltrone e non perché si lavora per il bene comune, per la giustizia sociale, per la ripresa economica e per il bene della Nazione e dei cittadini.
Tutto quanto detto è evidente e sotto gli occhi di tutti. Tutto quello che è stato fatto da questo Governo nell'ultimo anno e mezzo non ha prodotto se non distruzione di tutte le conquiste ottenute negli ultimi decenni in vari settori: nell'ambiente, nella scuola, nella cultura e - ahimè - nella giustizia.
Abbiamo assistito a riforme accelerate con il pretesto che l'Europa ce lo chiedeva, ma poi bocciate dalla stessa Europa. Come è avvenuto con le cosiddette riforme Cartabia, che l'Europa ha criticato perché mettono a rischio - sottolineo: mettono a rischio - i processi per corruzione e l'indipendenza dei giudici.
Anche quelle piccole misure che con fatica sono state inserite nei provvedimenti esclusivamente governativi (visto che il Parlamento è stato esautorato a colpi di fiducia) non vengono erogate ai destinatari. Ne è l'esempio, in questi giorni, la misura U35 (una garanzia per le piccole e medie imprese dell'agricoltura e della pesca finanziata al 100 per cento dall'ISMEA), che le banche (quelle banche, presidente Draghi, che lei conosce bene) non vogliono erogare con le scuse più disparate, lasciando imprese e famiglie nella disperazione totale e in ginocchio a causa di quelle speculazioni (che lei, presidente Draghi, conosce altrettanto bene) in atto sul prezzo sia del gasolio, che delle materie prime.
Le politiche che lei e il suo Esecutivo continuerete a perseguire sono e saranno finalizzate a distruggere le piccole e medie imprese; per lei probabilmente rami secchi perché non le avete mai aiutate, come lei ha invece affermato nel suo discorso poco fa, ma che anzi sono state poste in condizioni incompatibili con la sopravvivenza loro e delle relative famiglie, che nella vita di tutti i giorni faticano a mettere insieme il pranzo con la cena. Sono quelle politiche che continueranno ad allargare le maglie per la devastazione ambientale, in nome di quella transizione ecologica che consente di ricoprire terreni vocati alla produzione di cibo con pannelli solari o - peggio ancora - di inquinarli con lo spandimento su di essi di sostanze potenzialmente inquinanti (mi riferisco al digestato) senza analisi o controlli. Infine, ma non per ultimo, mi riferisco a politiche che continueranno ad alimentare il conflitto tra Russia e Ucraina con l'invio di armi.
Presidente Draghi, faccia qui oggi un atto vero e democratico, uno dei rari nel suo percorso da Presidente del Consiglio. Riconfermi le sue dimissioni e lasci che il popolo italiano torni alle urne per poter scegliere da chi essere governato. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Garavini. Ne ha facoltà.
GARAVINI (IV-PSI). Signor Presidente Draghi, esponenti del Governo e - è soprattutto a voi che mi rivolgo oggi - onorevoli colleghi senatori, è l'ora della responsabilità.
Siamo tutti chiamati a far prevalere l'interesse del Paese e non gli interessi di parte. Ce lo hanno chiesto, in questi giorni, centinaia di migliaia di esponenti della società civile che si sono mobilitati affinché il presidente Draghi rimanga al suo posto. È questa la richiesta degli oltre 100.000 cittadini che hanno sottoscritto la nostra petizione ed è la domanda che arriva dai tanti che sono scesi in piazza a Roma, Milano, Genova e Firenze. Ce lo chiedono gli esponenti di Azione Cattolica, delle ACLI, di Libera, di Legambiente e di tante altre associazioni, come pure gli imprenditori e il mondo della cultura e dell'università. Ricordo, poi, quei 2.000 sindaci che in modo trasversale hanno promosso, a loro volta, un appello affinché questo Esecutivo prosegua il proprio mandato.
Ce lo ricordano molto bene anche le persone comuni, quei cittadini artefici del miracolo civile a cui ha fatto riferimento il Presidente e che sono alle prese con le difficoltà di tutti i giorni: il caro benzina, la corsa dei prezzi, le bollette sempre più pesanti e poi il Covid, che continua a far ammalare e mietere vittime.
Ormai, da due anni e mezzo, sempre più spesso famiglie ed imprese hanno l'acqua alla gola a causa del perdurare dell'emergenza. Ecco che non possiamo lasciare che l'Italia inciampi e tantomeno possiamo permetterci di privare il Paese di quella guida autorevole che tutti ci invidiano e che da un anno e mezzo sta lavorando bene.
Al contrario: è ora di smetterla con ricatti, altolà, lagnosi distinguo. Siamo chiamati a farci carico dei bisogni del Paese reale. L'Italia di Mario Draghi, cioè la nostra Italia, è un'Italia che ha rialzato la testa, che ha recuperato prestigio e credibilità a livello internazionale, al punto da essere presa a modello in Europa per la campagna vaccinale. Questo per tutta una serie di scelte: dalle tasse sull'extragettito alle misure a favore della ripresa economica, quella ripresa che ci aveva consentito di ricominciare a correre.
Con la presidenza Draghi l'Italia ha saputo prevedere un PNRR capace di investire al meglio le risorse europee del recovery fund. È la stessa Italia che non ha esitato ad alzare la voce per la pace, contro la Russia e contro l'illegittima aggressione dell'Ucraina. È l'Italia che ha suggerito per prima soluzioni congiunte europee contro il rialzo del costo dell'energia e delle materie prime e che solo ieri l'altro in Algeria, senza esitazioni nonostante una possibile crisi, è riuscita a portare a casa degli accordi strategici, che hanno una valenza straordinaria, non solo per l'Italia ma per l'Europa intera.
Insomma, quello guidato da Mario Draghi è un Paese tenuto in forte considerazione anche a livello internazionale; è un Paese che indica obiettivi, valori, soluzioni; un Paese capace di indicare la rotta a noi e all'Europa. Ecco perché proprio adesso, in una fase così complessa, in cui l'Italia, grazie alla leadership di Draghi, guida di fatto l'Europa dei diritti e delle libertà, non possiamo far piombare il Paese in una crisi di Governo.
Le italiane e gli italiani riconoscono e apprezzano la serietà e l'affidabilità di questo Esecutivo. Tra l'altro, sanno bene che, se malauguratamente dovesse esserci una crisi, circa 300 norme attuative del PNRR non vedrebbero la luce: dunque gli investimenti in corso di attuazione non potrebbero essere terminati e la prossima rata dei fondi europei andrebbe in fumo.
Così come andrebbero perse diverse riforme che sono ormai in dirittura d'arrivo: la riforma fiscale, quella sulla concorrenza e poi numerosi processi che sono in fase di realizzazione, quali la transizione energetica, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, lo sblocco dei cantieri per le infrastrutture. Tutti progetti che verrebbero bruscamente interrotti, con il rischio di non venire più realizzati per anni.
Insomma, il Paese ha bisogno di tutto tranne che di una crisi di Governo. Ecco perché le siamo grati, presidente Draghi, della generosità con cui si sta rendendo disponibile a proseguire il suo incarico; ed ecco il motivo per cui siamo oggi ancora più orgogliosi di appartenere a quella forza politica che nel gennaio dell'anno scorso ha creato le premesse affinché lei potesse arrivare alla guida del Paese. Noi di Italia Viva siamo convinti che oggi ci sia ancora più bisogno di lei e della sua credibilità. Presidente Draghi, sappia che può contare sul nostro massimo appoggio. (Applausi dal Gruppo IV-PSI. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mautone. Ne ha facoltà.
MAUTONE (Ipf-CD). Signor Presidente, presidente Draghi, signori membri del Governo, colleghi, sembra quasi paradossale il dibattito che si sta svolgendo oggi in quest'Aula, in un momento così difficile e delicato della nostra storia repubblicana, con una pandemia assopita, ma non completamente debellata, con una guerra ai nostri confini, che coinvolge il nostro Paese in modo globale e che rischia di creare fratture e ripercussioni gravi e durature della nostra stessa struttura sociale.
Oggi siamo qui a discutere sulla volontà del Parlamento italiano di riaffermare con forza la fiducia a lei quale nostro Presidente del Consiglio ed al Governo da lei presieduto. Il nostro Paese sta subendo un vero e proprio shock, da cui con caparbietà e impegno sta cercando di uscire. I nostri concittadini non vogliono parole, discussioni, confronti, polemiche fini a loro stesse, posizioni ondivaghe e ballerine o, peggio ancora, ricatti politici.
Al contrario essi chiedono risposte concrete ai problemi reali e quotidiani e alle difficoltà con cui vivono e convivono ogni giorno. Non si può mettere a rischio la tenuta stessa del nostro Paese semplicemente per calcoli elettorali o sotto la spinta dei sondaggi. Le priorità, signor Presidente, sono solo l'Italia e i cittadini italiani. Occorre essere leali e coerenti, serve compattezza e disponibilità di tutte le forze politiche.
Non si può abbandonare a cuor leggero un Governo di unità nazionale, nato e costruito per affrontare questa emergenza globale, senza valutare i gravissimi effetti per il nostro Paese che questa decisione unilaterale può comportare. Non sto qui a ricordare tutti gli effetti devastanti ed irrecuperabili che una crisi di governo al buio può comportare, le cui conseguenze deleterie ricadrebbero su tutti gli italiani.
Voglio solo rimarcare alcune di queste pressanti criticità che ritengo più importanti e significative: il mancato raggiungimento degli obiettivi del PNRR, l'assoluta certezza dell'impossibilità di approvare la legge di bilancio e quindi la conseguente necessità dell'esercizio provvisorio, l'estrema difficoltà ad approntare provvedimenti efficaci, capaci di contrastare la crisi energetica globale, il caro bollette, l'aumento del costo dei carburanti e, fattore da non sottovalutare, la possibilità di realizzare nuovi accordi sul gas, come l'ultimo stipulato con l'Algeria proprio in questi giorni. Si tratta di accordi che permettono e permetteranno al nostro Paese di avere una sempre maggiore indipendenza dal gas russo.
Infine voglio ricordare una conseguenza assolutamente non secondaria, signor Presidente; l'indebolimento della posizione dell'Italia ai tavoli internazionali e del suo ruolo trainante nel consesso europeo. Non occorrono populismi né sovranismi. Signor Presidente, i cittadini vogliono certezze ed un Governo con i pieni poteri, non sottoposto a continui ricatti e picconature che lo indeboliscano, un Governo capace di rispondere all'emergenza e di programmare la ripresa globale del nostro Paese. Andiamo avanti con coraggio, senso di responsabilità, fiducia e coerenza.
Signor presidente Draghi, Insieme per il Futuro c'è e sarà al suo fianco per l'Italia e gli italiani. (Applausi dal Gruppo Ipf-CD).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Granato. Ne ha facoltà.
GRANATO (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, oggi si chiude, ma forse no, la parentesi di un Governo che non si è fatto scrupolo di portare avanti un'agenda internazionale contraria a qualsiasi logica, a qualsiasi buon senso, a qualsiasi interesse pubblico, inteso come interesse della collettività, facendo passare provvedimenti di una gravità inedita dai tempi del fascismo. Abbiamo visto, sotto la copertura di una maggioranza che in buona parte si definisce progressista, portare avanti misure che hanno tolto ai cittadini la possibilità di circolare liberamente all'interno del loro Paese, hanno tolto ai lavoratori la possibilità di lavorare, hanno privato del sostentamento milioni di famiglie, pur di affermare una società del controllo fondata sulla paura. Abbiamo visto obbligare alcune categorie di lavoratori ad inocularsi farmaci sperimentali che hanno procurato decine di migliaia di morti in tutta Europa e milioni di eventi avversi. Non avevamo mai visto un Governo utilizzare le Forze dell'ordine per colpire il dissenso, pagare dei costruttori di menzogne spacciandoli per verificatori di fatti per censurare la verità.
Da quando si è insediato il governo Draghi abbiamo dimenticato di vivere in una democrazia, stiamo vivendo in uno Stato totalitario che impone la sua narrazione falsa a milioni di cittadini, reprimendo il dissenso con la violenza e l'intimidazione.
Ma la cosa che fa veramente male è che finché sono state portate avanti queste misure gravissime, la maggioranza è stata compatta nel mantenere in piedi un'architettura criminale di questo tipo, anche quando si è trattato di mandare in Ucraina armi, contravvenendo all'articolo 11 della Costituzione, rinunciando al partenariato strategico nei confronti della Federazione Russa, rinunciando alle risorse energetiche da cui sono dipendenti le nostre aziende e mettendo a rischio la sopravvivenza economica e democratica del nostro Paese. Anche in quel caso la maggioranza non si è ribellata.
Improvvisamente, finalmente, all'apparire all'orizzonte della scadenza elettorale, c'è stato un risveglio a difesa del marchio 5 Stelle. Sono stati buttati circa 5 miliardi di euro in dosi di prodotti che si sono rivelati inefficaci e di cui vengono rinnovate le date di scadenza in maniera automatica, i cosiddetti vaccini anti Covid-19. Una scienza piegata a speculazioni finanziarie, che sconfessa sé stessa, diventa il mantra su cui si organizza un'emergenza permanente, finalizzata al controllo sociale. Rispetto alla sacralità della vita umana, questa maggioranza non si è spaccata.
Diversi leader guerrafondai, che hanno sostenuto ad oltranza una politica analoga a quella di questo Governo, stanno perdendo terreno all'interno dei loro Paesi e, in un modo o in un altro, vengono depotenziati o messi da parte.
La linea senza ritorno dell'agenda 2020-2030 sta fallendo, per non dire che è già fallita. Come si può, infatti, pensare di portare avanti ad oltranza un conflitto che non ci può vedere vincitori, già perso dall'Ucraina, se non a prezzo di trasformarlo in un conflitto nucleare devastante per l'Europa e per il mondo? E rispetto a questo che farete? Chinerete il capo dicendo che ce lo chiede l'Europa (ossia la NATO)?
Oggi è senso di responsabilità mandare a casa questo Governo, soprattutto per fare fallire l'agenda criminale di cui questo Governo si fa portavoce. Ben venga quindi che i 5 Stelle abbiano generato con il non voto della settimana scorsa questa crisi. Ma adesso bisogna essere consequenziali e completare l'opera: mandare Draghi a casa e ritirare i Ministri, togliere le coperture di sistema a chi ha applicato norme incostituzionali lesive della dignità delle persone. Questo è l'epilogo che il Paese si aspetta da voi.
Schierare i barboni, duemila sindaci su ottomila, Presidenti di Regione a favore di Draghi con ridicole commendationes, quando non avete badato alle suppliche dei cittadini che avete calpestato finora, è l'esibizione ridicola di una maschera che ormai è caduta. Tutto il popolo italiano, tenuto lontano dai Palazzi da Forze dell'ordine in assetto di guerra, vuole che Draghi chiuda questa esperienza governativa, anche a costo di perdere i famosi soldi del PNRR, che non porteranno mai ristoro all'economia reale, ma costituiranno l'ennesima partita di giro per le multinazionali, che hanno programmato, grazie alla consulenza comune di McKinsey, gli investimenti previsti dalle misure di questo Piano.
Gli italiani hanno ormai capito che Draghi vuole ridurre l'Italia come ridusse la Grecia nel 2015. L'obiettivo a cui tende l'agenda 2020-2030 infatti riguarda l'aumento dell'indebitamento privato, il controllo sociale, la spesa sanitaria nelle mani delle Big Pharma, l'alleggerimento dei trattamenti previdenziali grazie all'eliminazione fisica dei soggetti fragili e anziani, sottoposti a vaccinazioni sperimentali continue ogni tre, quattro mesi.
Quello di cui si è macchiata questa maggioranza a sostegno di Draghi è aberrante. Adesso una sola cosa si può fare per espiare: chiudere definitivamente. (Applausi UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
GARNERO SANTANCHE' (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, molti dei passaggi del presidente Draghi - lo devo dire con franchezza - ci preoccupano molto e ci fanno riflettere sul nostro prossimo futuro. Quando lei dice «me l'hanno chiesto gli italiani», forse dimentica che in democrazia la volontà popolare si esprime solo con il voto, non sulle piattaforme, come ci hanno abituato i grillini, e neanche con gli appelli organizzati dal Partito Democratico.
Le devo dire che anche chi mi ha preceduta, come il senatore Casini, da cui certamente ci dividono molte posizioni, le ha ricordato la centralità del Parlamento. Ma quando, signor Presidente, lei tira in ballo i duemila sindaci (le vorrei ricordare che sono qualcosina in meno), dimentica che in Italia i sindaci sono ottomila. E cosa ci dice degli altri seimila sindaci che non hanno firmato l'appello organizzato?
Per noi, signor Presidente del Consiglio, i sindaci sono i rappresentanti delle istituzioni, non i padroni delle istituzioni. È una differenza fondamentale.
Devo anche dire che ho pensato alla sua storia, signor Presidente del Consiglio: una storia fatta di grande impegno e di certezze, la storia di un uomo con la schiena dritta, che ha sempre cercato di fare gli interessi degli italiani. Le chiedo pertanto se nella sua replica può spiegarmi cosa è cambiato in questi sei giorni, visto che una settimana fa aveva detto che se ne andava perché non c'erano più le condizioni per le quali questo Governo potesse lavorare. Cosa è cambiato in questi sei giorni? Noi non abbiamo visto alcun cambiamento. Siccome lei è un uomo che fa le cose se pensa di poterle fare, perché non credo abbia bisogno di quella poltrona per occupare il suo tempo, mi viene il dubbio che forse anche lei, signor Presidente del Consiglio, non sia un uomo libero di poter scegliere quello che deve e vuole fare. Se mi risponderà nella sua replica la ringrazierò.
In un passaggio lei ha poi detto che ci sono state proteste non autorizzate e credo che si riferisse a quelle per la direttiva Bolkestein e - aggiungo io - alle proteste dei tassisti e dei balneari. Le chiedo quindi di spiegarmi se invece gli sbarchi sono autorizzati e se è così chi li autorizza nel nostro Paese. Come mai, invece, signor Presidente del Consiglio, lei oggi non ha detto una parola sulla cittadinanza facile che il Partito Democratico vuole, sulle droghe libere, di cui si è parlato tanto in questi giorni? Forse lei ha paura di non piacere al Partito Democratico, il suo vero sostenitore.
A mio avviso tre indizi fanno una prova e oggi lei ce li ha dati tutti e tre questi indizi: il primo quando ieri mattina ha incontrato per primo il segretario del Partito Democratico Letta; il secondo, come le ho detto poc'anzi, quando nessuna bandiera del PD è stata tirata in ballo per non urtarlo; il terzo indizio è il suo discorso che era così ampio nel programma - forse ho inteso male - da farmi pensare di essere il programma per la prossima legislatura. Magari, signor Presidente del Consiglio, lei immagina una formazione come la cosiddetta coalizione Ursula per poter rimanere Presidente del Consiglio, ma la invito a essere chiaro anche su questo nella replica, perché sei mesi mi sembrano pochi per voler realizzare un programma così dettagliato.
Vi è poi un punto molto chiaro, rispetto al quale inequivocabilmente nessuno può avere inteso qualcosa di diverso. Oggi nel suo discorso lei ha detto: queste sono le mie condizioni, prendere o lasciare. Se volete che io faccia il Presidente del Consiglio, voi partiti non contate niente. Io faccio quello che voglio e vado avanti. Queste sono le condizioni. Questi sono pieni poteri; quei pieni poteri su cui la Sinistra ha fatto un dibattito infinito, mentre oggi ci ritroviamo con un Presidente del Consiglio che di fatto chiede pieni poteri.
Avviandomi alla conclusione, noi di Fratelli d'Italia, come sanno tutti, chiediamo il voto e non lo chiediamo da oggi, ma lo facevamo anche quando eravamo al 4 per cento. Non lo chiediamo solo oggi come qualcuno vuol far credere perché i sondaggi sono a vantaggio del nostro movimento politico; lo abbiamo chiesto da sempre, perché non ci piacciono le accozzaglie, né le alchimie di palazzo; non ci piace quando la scelta viene tolta agli italiani. Noi vogliamo il voto subito perché, forse diversamente da lei, abbiamo una certezza, una visione, un programma.
Riteniamo che oggi ci vorrebbe un Governo forte, con una maggioranza coesa, con un programma fatto insieme, perché bisogna affrontare il prossimo futuro senza scossoni, perché conosciamo le drammatiche questioni e i gravi problemi che affliggono gli italiani.
Le do un consiglio certamente non richiesto, Presidente. Ci aspettiamo - sarebbe cosa buona e giusta - che, nel caso lei intenda proseguire questa sua nuova vita politica, sia proprio lei, Presidente, a chiedere ora il voto.
La democrazia - questo è chiaro a tutti - può essere legittimata soltanto dal voto degli italiani; non c'è altro metodo nelle democrazie. (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nencini. Ne ha facoltà.
NENCINI (IV-PSI). Signor Presidente, signor presidente Draghi, colleghe e colleghi, membri del Governo, non c'è dubbio che il Parlamento e il Governo stanno vivendo - e gli italiani di conseguenza - una crisi insolita, figlia di una scelta decisamente dissennata.
Ci è stato spiegato, votando e non votando il decreto-legge aiuti, che la causa sarebbe stata il termovalorizzatore della Capitale: commento allargando le braccia e senza esprimere opinioni. Mi pare invece che l'inizio del problema sia l'appoggio incondizionato all'Ucraina, l'ha ricordato prima il presidente Draghi, sull'attacco russo, avendo sempre davanti sondaggi che portavano costantemente il segno meno.
Non sono affatto scandalizzato, signora Presidente, se un partito che ha una forte presenza al Governo chiede al Presidente del Consiglio di aggiornare l'agenda di lavoro; la trovo una cosa assolutamente normale, vorrei dire addirittura banale. Quel che indigna, piuttosto, è la distanza fra il modo e il merito.
Se sostieni di voler difendere gli italiani, allora voti a favore del decreto-legge aiuti e non esci dall'Aula; se esci dall'Aula e non voti la fiducia, allora ritiri i tuoi Ministri. Una lettura della Costituzione che avrebbe dato un mio vecchio maestro, il professore Cheli, e se tu avessi sostenuto questa tesi, puoi stare tranquillo che non ti avrebbe gettato il libretto dalla finestra del terzo piano della «Cesare Alfieri». Ma, soprattutto, se per metà della legislatura hai guidato il Governo, hai stretto accordi internazionali, hai sostenuto di fronte agli italiani che lo stato di emergenza è uno stato che continua, poi non puoi cambiare veste dalla mattina alla sera e d'un tratto trasformarti in Robespierre, perché perdi la credibilità residua.
Ho scritto una parte del mio intervento, signor Presidente, dopo aver ascoltato la sua relazione. Lei oggi ha presentato un programma, che possiamo definire di fine legislatura, che ruota attorno a provvedimenti di protezione della società più fragile; ha parlato di salario minimo, ha parlato di forti detrazioni fiscali per i salari dei lavoratori, ha parlato di rinnovo dei contratti in essere.
È un programma su cui chiede al Parlamento integralmente inteso - così ho capito - condivisione; anzi, meglio, chiede un nuovo patto di fiducia e si rivolge per questo all'intero emiciclo.
Provo a riassumere usando un linguaggio vecchio, e quindi inusuale: non un Governo balneare, ma un Esecutivo che completi il suo lavoro, integrando il programma varato anche in quest'Aula un anno e mezzo fa con misure atte a fronteggiare e a governare le nuove emergenze.
La domanda che dobbiamo farci e che occorre porre all'intera Assemblea, signor Presidente, è se l'emergenza sia finita oppure no. Infatti, se riteniamo l'emergenza finita, quindi conclusa la questione delle bollette che piovono sul tavolo delle famiglie italiane, la guerra contro l'Ucraina, l'inflazione, eccetera eccetera, allora, è politicamente giusto - non corretto - chiedere il ricorso a elezioni anticipate.
Ma se l'emergenza continua, come nessuno ha negato, dentro e fuori dall'Aula, allora la domanda è se siamo pronti o meno a sottoscrivere il programma che il presidente Draghi ha presentato stamattina. Noi siamo pronti a sottoscriverlo e a farlo in maniera convinta e convincente. Signor Presidente, non siamo invaghiti di un bonapartismo di ritorno. Noi siamo ancora quelli che ritengono, come lei peraltro, che la Costituzione sia ancora un macigno attorno al quale si debba ragionare, ma attorno al quale si debba costantemente lavorare. L'articolo 1 recita: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». L'articolo 94 recita: «Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere». È esattamente quello che ci apprestiamo a fare in questa Camera: votare la fiducia.
Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 13,07)
(Segue NENCINI). Un'ultima questione, signor Presidente, e ho concluso. È stato detto - l'ho ascoltato poco fa dalla collega, senatrice Garnero Santanchè - che il Parlamento è sovrano e bisogna mantenere la sua centralità. Sono perfettamente d'accordo, però delle due, l'una: leggo poco fa l'onorevole Meloni che dichiara che il Parlamento è delegittimato e ascolto, da parte del suo Gruppo, che il Parlamento è invece perfettamente legittimato a discutere e a votare la fiducia.
Concludendo, signor Presidente, penso che, in un momento di emergenza grave, tutte le forze politiche dovrebbero essere richiamate senza confini al senso di responsabilità. Avrei molte citazioni da fare, anche molto antiche, da Turati a Berlinguer, ma faccio quella più atipica, invitando a comportarsi come fece il principe degli anti-partito, Marco Pannella, nel 1992, di fronte agli omicidi di Falcone e Borsellino. Egli ritirò i remi in barca, propose lui la soluzione per la Presidenza della Repubblica e si associò ad una logica della responsabilità, che quel voto determinò, con quella elezione. Penso che questa debba essere la strada maestra da seguire: esattamente quello che alcuni partiti, nei loro interventi, hanno fatto, soprattutto in questa parte dell'emiciclo. Mi auguro, però, che questa parte divenga l'intero. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, oggi, dopo cinque giorni di thriller psicologico, serviti a far suonare l'orchestra dell' "appellismo", come è stata definita, è arrivata finalmente la giornata che dovrebbe chiarire all'Italia il suo destino politico. La prima parte delle sue comunicazioni, signor Presidente, è stata lineare, perché ha spiegato, finalmente, le ragioni delle sue dimissioni, di una scelta che ha definito sofferta e dovuta. Ha detto anche - lo cito testualmente, perché è importante - che ad un Presidente che non si è presentato al giudizio degli italiani serve una maggioranza forte: esattamente quella che lei, signor Presidente, non ha. Non possiamo quindi che essere d'accordo ed è il motivo per cui il Gruppo Fratelli d'Italia, non da oggi, ma dall'inizio di questa legislatura tormentata, che ha visto già tre Governi - con oggi direi tre Governi e mezzo - non espressione di un mandato popolare, chiede di tornare alle urne. Lo chiediamo dall'inizio di questa legislatura, per avere dagli italiani un forte mandato politico e popolare e ancor di più oggi, signor Presidente, perché lei si trova una maggioranza che è più debole e più divisa rispetto ad una settimana fa, quando ha deciso di presentare le sue dimissioni.
Oggi, in Assemblea, a questa sua maggioranza contraddittoria, che definirei la sua principale debolezza, ha chiesto - cito ancora testualmente - di «ricostruire da capo». Non si evince con quale collante lei crede, se lo crede davvero, di poter ricostruire da capo il suo Governo. Infatti, nella seconda e nella terza parte delle sue comunicazioni, lei ha avuto - mi passi l'espressione - una parola cattiva per tutti, ovvero una stoccata diretta ad ogni forza dell'attuale compagine di Governo. Certo, anche lì ci sono figli e figliastri, perché ha "menato" di più la Lega e il MoVimento 5 Stelle, mentre ha coccolato il PD.
Questa non è una novità. Certamente lei, signor Presidente, con il suo intervento e le sue comunicazioni, si è tolto alcuni sassolini dalle scarpe, però in questo modo ha anche delegittimato il suo attuale Esecutivo. Quando ha elencato - l'abbiamo ascoltata con attenzione - i punti fondamentali del programma di governo per ricostruire quello che lei, appunto, ha chiamato "patto" - quello che è saltato - ha parlato delle scadenze del PNRR, della riforma fiscale, dell'agenda sociale, del sostegno all'Ucraina e di altro ancora. Lei ha elencato tutta una serie di punti che non sono quelli che la sua attuale maggioranza in questi giorni le ha sottoposto, chiedendo anche sostanzialmente a quest'Assemblea pieni poteri. Lo sa anche lei che rispetto ad alcuni dei punti del suo programma di governo arriveranno subito i veti incrociati: penso per esempio al quarto decreto di sostegno all'Ucraina (sa a cosa mi riferisco), penso alla riforma del catasto che la Lega non condivide e potremmo continuare. Lei, Presidente, più che un programma di governo a una visione per tirare qualche mese è sembrato abbia voluto disegnare un programma elettorale con il quale potrebbe presentarsi alle elezioni e sottoporsi al giudizio degli italiani.
Vengo poi a un altro punto molto importante, perché lei ha sostenuto e sottolineato di essere rimasto molto colpito da una specie di epidemia indotta di appelli a restare che si è diffusa negli ultimi tre giorni. Li ha citati, li ha ringraziati, parlando appunto di società civile e di immeritato sostegno che le avrebbero tributato associazioni, scuola, università, mondo dell'economia, mondo del giornalismo, sindaci. Anch'io ricordo che si tratta di 2.000 sindaci su 8.000 e non mi pare di avere letto un appello dei Governatori regionali, o forse mi sarò distratta. Ha concluso dicendo, in qualche modo delegittimando lo stesso Parlamento, che lei resta perché glielo chiedono gli italiani. Ma allora perché non lo chiediamo agli italiani? Perché non chiede agli italiani quello che pensano? O forse valgono i sondaggi del termometro politico, che non dicono esattamente quello che lei c'è venuto a raccontare. Ma glielo chieda agli italiani, chiediamolo agli italiani come si fa nei sistemi democratici: si chiamano elezioni e non sono esattamente un'apocalisse. Non si tratta di letterine, ma è il modo di esprimere il consenso, il giudizio politico e il gradimento, perché - vale la pena di ricordarlo a questo punto - la sovranità appartiene al popolo, che si esprime con il voto e con le elezioni.
Lei resta, quindi, perché glielo chiederebbero gli italiani, ma lei agli italiani non lo chiede: è strano. Poi naturalmente resta - dimenticavo - perché glielo chiede l'Europa, come tutto il resto naturalmente, la stessa Europa però che quando si vota in altri Paesi (perché si vota in altri Paesi, anche prima della scadenza, se è del caso) non permette ingerenze prima del voto. Si analizzano i voti il giorno dopo; nel caso dell'Italia ci si racconta chi si deve candidare, se si deve votare o non si deve votare. Insomma, l'Europa ci vuole dire tutto e noi - cioè voi - dite anche grazie per questi consigli. Allora, Presidente, quell'Europa che le chiede di rimanere è la stessa che non vuole condividere, ad esempio, la nostra richiesta di mettere un tetto al prezzo del gas. Quindi, quando si dice "Europa" si dicono anche tante altre cose, ma andiamo avanti.
Un giornalista intelligente e fine analista politico come Antonio Padellaro, quindi al di sopra di ogni sospetto, in una recente intervista rilasciata a «Libero» ha affermato che nel successo di Giorgia Meloni e di Fratelli d'Italia (successo elettorale tra l'altro registrato nelle varie tornate che ci sono state dal 2018 ad oggi, nonché stimato nei sondaggi che farebbero di Fratelli d'Italia il primo partito) lui legge il simbolo del riscatto della democrazia parlamentare, una rivolta contro l'ipotesi di un Draghi-bis. Le suggerisco la lettura di questo articolo.
Lei non crede, quindi, Presidente che oltre alle letterine di sostegno l'Italia sia altro e sia anche un'altra? Ebbene, noi lo crediamo perché la conosciamo e la incontriamo tutti i giorni quell'Italia lì. Il problema è che quell'Italia voi l'avete presa in ostaggio, con i vostri litigi e le vostre beghe di Palazzo e vi ostinate a trascinare una legislatura solo per logiche di sopravvivenza elettorale e per qualche nomina di Stato importante. Se nella giornata di oggi, dopo tutto questo, tutto dovesse rimanere com'è, ebbene allora avete scherzato, mentre avete creato una suggestione collettiva che il voto avrebbe scatenato l'Apocalisse e non è così.
Allora, signor Presidente, premesso che - ricordiamolo - c'è sempre un Governo in carica che può sbrigare l'ordinaria amministrazione quindi non c'è bisogno di fare terrorismo psicologico, diciamo anche che voi volete scongiurare le elezioni perché avete paura del giudizio del popolo e dell'esito delle elezioni. Non si capisce come in pochi mesi potreste risolvere tutti i problemi che il "Governo dei migliori" non ha risolto e affrontato in un anno e mezzo.
Mi avvio a concludere e vorrei anche sdrammatizzare, colleghi. Abbiamo scoperto in lei una insospettabile vena ironica, presidente Draghi. Nella conferenza stampa estera, lei ha raccontato una godibile barzelletta sul trapianto di cuore, dicendo che sarebbe meglio scegliere il cuore di un banchiere anziano di ottantasei anni rispetto a un cuore giovane perché quel banchiere il cuore non l'ha mai usato (grandi risate da parte della stampa). Lei i banchieri li conosce sicuramente, quindi forse neppure scherzava; non sappiamo se fosse ironia o autoironia. Allora mi consenta una battuta e con questo concludo in quest'Aula ormai quasi spopolata, nonostante l'importanza del tema. Colleghi, voglio attirare la vostra attenzione: tutti ricorderete quel memorabile film di Scola, interpretato da Alberto Sordi e Nino Manfredi, che si intitolava così: «Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?». Il film si conclude con l'indimenticabile: «Titì, nun ce lascià», lo ricorderete tutti. Titino alla fine che ha fatto? Si è gettato dalla barca, non è tornato in Italia e ha risposto al richiamo, perché nel frattempo Titino era diventato lo stregone di quel villaggio indigeno.
Signor Presidente, colleghi, ironia a parte, Fratelli d'Italia si aspetta uno scatto di orgoglio da parte di Mario Draghi, quindi le sue dimissioni confermate, e non un Draghi bis che, se ci sarà, sarà ancora più pallido e più debole di quello iniziato a febbraio 2021. Insomma, gli scenari cambiano, ma il fatidico e non fortunatissimo «whatever it takes» di Mario Draghi resta? È un "ad ogni costo" che però non assomiglia - mi perdoni - né al coraggio né a una sana ostinazione: assomiglia molto invece all'accanimento terapeutico di tutte quelle forze politiche che hanno paura di affrontare le elezioni e che, per tenere lei a garanzia delle loro posizioni di potere, le hanno sbarrato ieri la strada al Quirinale e oggi vogliono sbarrare la strada delle elezioni e del giudizio del popolo italiano. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Quagliariello. Ne ha facoltà.
*QUAGLIARIELLO (Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC))). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, onorevoli colleghi, non ci troviamo in una legislatura ordinaria. Non soltanto perché questa legislatura ha visto tre formule governative differenti, ma soprattutto perché è stata caratterizzata da due salti nell'ignoto che la storia ci ha proposto: prima la pandemia e poi una guerra incredibile che nessuno immaginava.
Ribadisco: non è una situazione ordinaria. E, in questa situazione, l'Italia ha chiesto a uno dei suoi uomini più illustri di presiedere un Governo di unità nazionale; l'ha fatto per tempo, quando l'emergenza era l'uscita dalla pandemia, la riapertura del Paese e la ripresa.
La domanda che ci dobbiamo porre è: quell'emergenza è finita? È dietro le nostre spalle? A me sembra, signor Presidente, che quell'emergenza si sia ampliata, perché i tre problemi che avevamo davanti non sono venuti meno e, in più, si sono aggiunte la guerra, l'inflazione, la crisi economica.
Ora a questo si potrebbe anche sommare un esercizio provvisorio, che certamente non è uno scherzo. In questo senso, forse si riesce a capire per quale motivo all'estero e in altre sedi ci sia preoccupazione e incredulità rispetto a ciò che sta accadendo nel nostro Paese: nel momento in cui c'era un'emergenza sola si è fatto un Governo di unità nazionale e quando l'emergenza si amplia questo Governo viene meno?
Signor Presidente, il problema non è un conflitto tra sovranisti e globalisti, al quale personalmente non ho mai creduto, ma se queste categorie esistono veramente. Forse, infatti, dovrebbero essere i sovranisti a porsi il problema della nostra reputazione internazionale, perché i sovranisti seri tengono a questo più di ogni altra cosa. E mi consenta, signor Presidente, rispetto all'idea di una crisi in questo contesto, appare ancora più paradossale la polemica sulle cosiddette elezioni anticipate. Ovviamente non mi riferisco agli amici di Fratelli d'Italia, che hanno sostenuto questa tesi sempre e che dunque evidentemente, in un momento di questo tipo, non la possono abbandonare. Vorrei però che tutti gli altri compissero uno sforzo di memoria. Abbiamo aperto questa legislatura senza che nessuna delle proposte presentate ai cittadini avesse la possibilità di governare da sola e per questo è stato dato vita ad un Governo detto giallo-verde. Un ossimoro. Eppure, pur di evitare le elezioni anticipate, è stato fatto. Questo Governo è andato in crisi e si è creato un Governo giallo-rosso, che fino a una settimana prima sembrava una bestemmia, ancora una volta pur di evitare le elezioni anticipate.
Oggi che di elezioni anticipate - diciamolo chiaramente - non si parla più, perché che si debba andare alle elezioni è un fatto del tutto scontato, il problema è se ci si va quattro mesi prima o quattro mesi dopo, se ci si va consentendo a Draghi di concludere il suo programma oppure ci si va in una situazione oggettivamente difficile, che dovrebbe preoccupare innanzitutto chi si candida a governare nella prossima legislatura. Perché, signor Presidente, sulle macerie si governa male. Se allora questi quattro mesi in meno ci costringono all'esercizio provvisorio, ci condannano a perdere credibilità internazionale, ci portano oggettivamente delle difficoltà, non è concepibile da un punto di vista logico che le forze che hanno sostenuto fin qui questo Governo, e soprattutto quelle che in questa legislatura, a differenza di noi - perché noi non abbiamo mai voluto avere nulla a che fare con il MoVimento 5 Stelle, lo dico con rispetto, perché li consideriamo degli avversari -, con il MoVimento 5 Stelle hanno fatto matrimoni, fidanzamenti e fuitine, oggi si impuntino alla ricerca di una ritrovata purezza, proprio nel momento dell'emergenza e nel quale c'è una preoccupazione per il Paese. (Applausi).
Come diceva il senatore Casini, poi, il confronto tra le dittature e le democrazie è un vecchio tema. Si dice che le dittature, nei momenti di emergenza, si trovano in vantaggio perché possono comprimere il tempo e prendere delle decisioni più in fretta. È un tema trattato da un grande sovranista, Charles de Gaulle, in un libro dal titolo «La discorde chez l'ennemi», nel quale il Generale spiegava per quale motivo si fosse convertito alla democrazia: perché la democrazia sa riconoscere i tempi differenti, sa quando un problema può essere posto. La democrazia, ad esempio, sa quando può essere posto il problema dei tassisti o il problema dei balneari e quando invece questi problemi devono cedere di fronte a preoccupazioni più grandi di ordine nazionale e di ordine internazionale. Credo che la democrazia sia superiore ai totalitarismi e alle dittature anche perché sa quando deve ricorrere a uomini di Stato che non vengono dalla politica.
Quando questo accade (è accaduto alla Gran Bretagna, alla Francia e a tutte le grandi democrazie) bisogna essere disponibili a pagare un prezzo, perché la democrazia è saper fare scelte empiriche e approssimative mettendo da parte anche il proprio particulare a volte.
Lo dico ai colleghi della Lega: so benissimo che per noi è più facile votare la fiducia a Mario Draghi perché ci ritroviamo nelle sue parole, dalla prima all'ultima. Mi rendo perfettamente conto che c'è uno sforzo da fare. Tuttavia, se questo sforzo lo si è compiuto per diventare forza nazionale, non lo si può abbandonare nel momento decisivo, vanificando tutto. La politica, infatti, è una risorsa se sa viaggiare sulle gambe degli uomini e sa riconoscere il valore degli uomini.
C'è stato un momento della nostra storia in cui l'Italia non si sarebbe fatta senza Cavour; c'è stato un momento della nostra storia in cui l'Italia non sarebbe uscita dalla condizione di inferiorità di una resa incondizionata senza De Gasperi. Oggi abbiamo bisogno che un uomo che abbiamo chiamato a dirigere il Governo finisca il proprio lavoro. Dobbiamo farlo per la politica e perché quest'ultima venga considerata non una schifezza, come avvenuto negli ultimi anni, bensì una risorsa che sa essere utilizzata anzitutto da chi ha consacrato la propria vita alla politica e ai partiti.
Credo che questa sia un'assunzione di responsabilità che vale per tutti e anche per lei, signor Presidente. Lei oggi ce lo ha detto: è tornato indietro perché le è stato chiesto. Ma siamo in una democrazia parlamentare e ognuno deve assumersi le proprie responsabilità in questo Parlamento; non è possibile consentire ad alcuno un potere di veto.
Per quel che ci riguarda, noi siamo una forza che rappresenta il centro del centrodestra. Non siamo stati invitati ai vertici che il centrodestra ha tenuto in questi giorni. Lo dico senza alcun rammarico o rivendicazione. Ma riteniamo che oggi bisogna stare con lei e con il suo Governo (nel quale - lo diciamo noi per primi e lei lo sa bene - non siamo rappresentati e non chiediamo di esserlo) perché ci sono dei momenti in cui si deve saper compiere delle scelte senza se e senza ma.
Per questi motivi, voteremo convintamente la fiducia a lei e al suo Governo. (Applausi dal Gruppo Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC))).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Misiani. Ne ha facoltà.
MISIANI (PD). Signor Presidente, abbiamo apprezzato le parole del presidente Draghi e crediamo che il lavoro suo e del Governo che guida meriti la riconoscenza degli italiani per i risultati degli ultimi diciassette mesi.
Il Presidente del Consiglio ha spiegato in modo molto chiaro e netto le motivazioni che lo hanno portato a rassegnare le dimissioni. Questo Governo nasce non da un'alleanza politica, ma da un patto repubblicano per affrontare le emergenze pandemica, economica e sociale. Si tratta di un patto fondato su una comune assunzione di responsabilità da parte di forze diverse in una fase eccezionale della storia del Paese e di un'assunzione di responsabilità senza cancellare le differenze. In democrazia, infatti, le differenze sono il sale del confronto e la politica vive sulla dialettica tra differenti visioni, idee e proposte, senza cancellare le differenze, ma chiedendo a forze politiche diverse un impegno condiviso. Il punto è che quell'impegno condiviso si è progressivamente indebolito.
Signor Presidente, il Partito Democratico ha operato sin dall'inizio di questi giorni per ricomporre la maggioranza di unità nazionale, ricostruire quel patto di fiducia e far ripartire questo Governo. Lo abbiamo fatto interpretando e raccogliendo un'istanza che viene dalla larga maggioranza del Paese. Come ricordato dal presidente Draghi e da tanti di coloro che sono intervenuti, in questi giorni si sono moltiplicati gli appelli delle forze economiche, delle organizzazioni sindacali, del terzo settore e di oltre 2.000 sindaci.
È una spinta dal basso senza precedenti, che testimonia, da una parte, la fiducia che gli italiani hanno nei confronti del presidente Draghi e del suo Governo e dall'altra la preoccupazione per una crisi politica in una fase delicatissima dal punto di vista geopolitico, economico e sociale. La richiesta che viene dal Paese, la richiesta che viene da quegli appelli è chiara: evitare la crisi oggi; evitare la precipitazione verso le elezioni anticipate; proseguire il cammino di questo Governo.
Pesa il contesto, indubbiamente, in quelle preoccupazioni: la guerra che non ha fine, la necessità di lavorare per la pace, la crisi energetica e l'inflazione, che mettono a rischio la tenuta del sistema produttivo e che aggravano le disuguaglianze sociali, le tensioni sui mercati finanziari, per i quali la stabilità e la credibilità internazionale di un Governo sono un fattore chiave. E pesa la portata delle scelte che verrebbero bloccate da una crisi di Governo: il prossimo decreto aiuti, l'attuazione del PNRR, il patto sociale per rispondere alla crisi energetica e all'inflazione.
Il Partito Democratico ha lavorato e lavora per una ripartenza in una logica di continuità, con lo spirito repubblicano che diciassette mesi fa portò quasi tutti i partiti a dare vita a questo Governo e a questa maggioranza di unità nazionale. Signor Presidente, noi condividiamo i quattro punti che il presidente Draghi ha esplicitato in questa Aula. Condividiamo i contenuti di un nuovo patto di fiducia tra le forze di maggioranza: l'attuazione delle riforme e degli investimenti del Piano, per migliorare la crescita e sanare le disuguaglianze; l'agenda sociale, cui teniamo particolarmente come Partito Democratico, per il salario minimo, per tagliare le tasse sul lavoro, per rinnovare i contratti di lavoro scaduti, per migliorare il reddito di cittadinanza, per rispondere, signor Presidente, a milioni di famiglie che in autunno rischiano di dover scegliere tra pagare le bollette e il carrello della spesa. (Applausi).
Condividiamo la strategia energetica per affrancare l'Italia dalla dipendenza dal gas russo, accelerando la transizione ecologica e sbloccando la cessione dei crediti fiscali e dei bonus per l'efficienza energetica, e condividiamo le coordinate della politica estera: l'Europa, l'Alleanza atlantica, la difesa delle democrazie contro l'aggressione dei regimi autoritari, l'impegno per la pace in Ucraina.
Signor Presidente, in quei punti e in quella agenda di Governo ogni forza politica della maggioranza si può riconoscere. Ogni forza politica che ha sostenuto questo Governo in questi diciassette mesi può rivendicare il proprio contributo e le proprie priorità. Noi siamo pronti signor Presidente. La ripartenza di questo Governo non è scontata, ma è possibile se le forze politiche espliciteranno in quest'Aula, davanti agli italiani e davanti al Paese, la volontà di proseguire con lo stesso spirito costruttivo e lo stesso senso di responsabilità che hanno dimostrato in questi diciassette mesi e che gli italiani continuano a chiederci. La ripartenza sarà possibile se prevarrà, nelle forze politiche, la consapevolezza di ciò che oggi l'Italia chiede alla politica e alle istituzioni. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bressa. Ne ha facoltà.
BRESSA (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, la mia formazione politica è la cultura cattolico democratica. Uno dei capisaldi di questa tradizione è che l'intesa politica vale in se stessa. Non può essere mera condizione esterna dell'attuazione del programma. Così disse Aldo Moro nel 1962 a Napoli.
Nel febbraio del 2021 il Governo Draghi nasce non sulla base di una formula politica, ma sulla base di un'intesa politica, che ha come obiettivo far uscire l'Italia dalle secche della crisi economica, sociale e sanitaria che la pandemia ha provocato.
Ma esiste forse qualcosa di più politico di questo? Questo Governo nasce per un'assunzione di responsabilità di quasi tutte le forze presenti in Parlamento. La responsabilità come architrave della forma parlamentare del Governo. E non è un caso che la notizia della crisi del Governo Draghi sia stata data dai principali media del mondo ricorrendo al termine responsabilità. Responsabile, dal latino respondere, che ha la sua radice nel verbo che significa promettere. Come dice padre Francesco Occhetta, c'è un elemento che rimanda il politico alla promessa fatta, alla parola data, alla garanzia prestata. Alla garanzia prestata, è qui che dobbiamo tornare. Il rinvio alle Camere, scelto dal presidente Mattarella, non solo è costituzionalmente corretto, ma è anche giusto. In un articolo pubblicato sui «Quaderni costituzionali» datato nel tempo, ma sempre attuale, il presidente Giuliano Amato scriveva che il rafforzamento dei poteri del Presidente è tipico della transizione ed è legato alle peculiari condizioni del Parlamento privo di una maggioranza politica in grado di esprimere un indirizzo politico. Fatto questo passo, però, adesso si torna alla responsabilità parlamentare, alla responsabilità di ciascuno di noi. In gioco ci sono partite decisive per l'Italia, come è stato più volte ricordato: l'attuazione del PNRR, le politiche sociali, fiscali e industriali, la lotta all'inflazione (oggi all'8 per cento, mai così alta dal 1986), le politiche ambientali, la siccità, le politiche energetiche (il Fondo monetario internazionale afferma che prolungate interruzioni nella fornitura del gas possono portare a una perdita di PIL fino al 6 per cento), il ruolo dell'Italia per stabilizzare il price-cap di petrolio e gas.
In gioco ci sono partite decisive per l'Unione europea e la stabilità dell'ordine internazionale. Oggi lo spread è al 2,1 per cento, all'inizio dell'anno era all'1,3 per cento. Per non parlare del fatto che con il Governo Draghi l'Italia era divenuta il perno delle alleanze europee e transatlantiche. La messa in discussione della leadership italiana del fronte antiputiniano si traduce in un inaspettato regalo a Putin e a Medvedev, il cui obiettivo è destabilizzare i governi dell'Unione europea più determinati a contrastare l'aggressione russa all'Ucraina.
Queste sono solo alcune delle ragioni che ci convincono dell'importanza della continuità dell'azione del Governo del presidente Draghi e che ci convincono che il miracolo civile, cui questa mattina lei ha fatto cenno, non può essere interrotto per una scelta di pavidità o di opportunismo da parte di qualcuno di noi. Sempre Moro, nel 1968, diceva «sappiamo che le cose sono cambiate, non saranno ormai più le stesse. Vuol dire questo che stiamo per essere travolti dagli avvenimenti?». E poi continuava «Certamente no. Noi dobbiamo governare e cioè scegliere, graduare, garantire, ordinare, commisurare l'azione ai rischi che sono tuttora nella vita interna e internazionale». Avverto la distanza tra questo pensiero e l'affermazione "oggi li sfonnamo de brutto"; mi scuso per il mio improbabile romanesco, ma la citazione lo esigeva. Non dispero però. Winston Churchill in un suo memorabile intervento disse che sarebbe una grande riforma della politica se il senno potesse essere sparso tanto facilmente e rapidamente quanto la follia. Oggi abbiamo l'occasione di far prevalere il senno sulla follia politica. Presidente Draghi, lei oggi ci ha chiesto se siamo pronti a ricostruire un nuovo patto di fiducia sincero e concreto. Per quanto riguarda il Gruppo delle Autonomie la risposta è sì, non bruciamo questa occasione. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Presutto. Ne ha facoltà.
PRESUTTO (Ipf-CD). Signor Presidente, gentili colleghi e colleghe, signor Presidente del Consiglio, questa legislatura è stata segnata da due grandi crisi, quella pandemica, che dura ormai da due anni, e quella geopolitica, con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Entrambe stanno mettendo a dura prova la tenuta economica e sociale del nostro Paese, che si è fatto trovare impreparato più dei nostri principali partner europei a causa di trenta anni di ritardi causati da un sistema politico poco attento, forse distratto, e incapace di cogliere i cambiamenti in atto a livello mondiale ed i mutati bisogni dei cittadini. Tutto ciò ha determinato la necessità di correre ai ripari velocemente affinché gli equilibri economici e sociali e il funzionamento della sanità pubblica potessero reggere a queste potenti onde d'urto che hanno investito il nostro Paese senza soluzione di continuità.
Come Parlamento abbiamo lavorato ininterrottamente per dare sostegno e ristoro ai cittadini italiani, con una particolare attenzione alle fasce deboli, ai Comuni e alle imprese, che sono state più duramente colpite dalla crisi. Ci siamo inoltre impegnati per potenziare il Sistema sanitario nazionale. Poi, grazie al PNRR, abbiamo potuto avviare il programma per rendere l'Italia un Paese più moderno ed evoluto.
Presidente Draghi, lei è arrivato al Governo di questo Paese, su incarico del presidente Mattarella, per dare una risposta forte e concreta ad una crisi politica che avrebbe potuto anche compromettere il piano di contenimento della pandemia e l'attuazione del PNRR. Il presidente Mattarella ha invitato tutti i partiti politici ad un atto di responsabilità, finalizzato a sostenere un nascente Governo di unità nazionale guidato da lei. Quasi tutte le forze politiche hanno accolto questa richiesta, dando vita ad una maggioranza allargata.
Pochi mesi fa il Parlamento ha ritenuto di rivolgere lo stesso invito al presidente Mattarella, alla scadenza del suo mandato, ossia a restare nel ruolo per dare stabilità politica al Paese, in una delle fasi per noi più difficili dopo la seconda guerra mondiale, e consentire la prosecuzione del suo incarico, per portare avanti il programma stabilito e preparare l'Italia a contenere e gestire il rischio imminente della crisi che da lì a pochi mesi avrebbe coinvolto sul piano bellico Russia e Ucraina. Un conflitto nel cuore dell'Europa che, per essere meglio compreso, va inquadrato nella più ampia contrapposizione politica e commerciale in atto da tempo tra il blocco asiatico e quello occidentale per l'accaparramento delle energie e delle materie prime e che sta provocando gravi conseguenze a livello mondiale, dal punto di vista sia socio-umanitario, che alimentare ed energetico, colpendo fortemente anche l'Italia.
In questo scenario così mutevole sarà strategico e fondamentale il ruolo dell'Europa, rispetto alla quale l'Italia rappresenta un asse portante. Come pure sarà decisivo il ruolo dell'Italia nell'ambito dell'Alleanza NATO. Tutti noi siamo consapevoli di quanto sia importante per un Paese la sua politica estera, che lo rende un punto di riferimento affidabile per i propri partner. Solo un'Europa forte all'interno di un blocco occidentale forte potrà, con la diplomazia, spingere Putin a sedersi al tavolo delle trattative per fermare l'invasione dell'Ucraina e trovare una soluzione di pace. L'Italia potrà avere un ruolo determinante nel raggiungimento della pace solo se risulterà stabile politicamente e affidabile sul piano delle relazioni internazionali.
I prossimi mesi e forse i prossimi anni saranno sempre più impegnativi per il nostro Paese e per molte altre Nazioni. L'inflazione aumenterà, l'economia probabilmente rallenterà, lo spread potrebbe salire ulteriormente, le nostre politiche di approvvigionamento di materie prime e di energia dovranno essere riviste (per il gas già stiamo provvedendo) e molto altro dovrà essere fatto. Ma, su tutto, l'esecuzione del PNRR dovrà procedere senza alcuna interruzione. Le risorse finanziarie assicurateci dall'Unione europea sono di vitale importanza per le sorti del nostro Paese e neanche un euro dovrà essere sprecato o perduto.
Pur dovendo valutare con la dovuta attenzione il contesto estremamente complesso in cui ci muoviamo, dobbiamo sempre tenere in evidenza le necessità, i bisogni, le difficoltà e le esigenze dei cittadini italiani, per essere preparati ad affrontare in maniera più che adeguata gli effetti di una imminente crisi sociale ed economica. Tutto questo dovrà essere l'elemento portante di una politica nazionale lungimirante, in grado di cogliere e gestire ciò che sta accadendo a livello internazionale, coniugandolo con le esigenze dei cittadini.
Guai a cadere nel tranello della propaganda politica a fini elettorali: un atteggiamento irresponsabile, incomprensibile per i cittadini, che ha appena prodotto un ulteriore momento di crisi, pericoloso per la tenuta del Paese da un punto di vista sociale ed economico.
L'invito che rivolgo a tutti è quello di affrontare questo momento così difficile con un grande senso di maturità, concentrandoci sulla risoluzione dei problemi complessi del Paese, che richiedono soluzioni altrettanto complesse, astenendoci da sterili campagne elettorali basate solo sui sondaggi.
L'invito che faccio a lei, presidente Draghi, è di riprendere velocemente le attività politiche del Governo e di continuare a lavorare insieme al Parlamento per creare le condizioni utili ad aiutare i nostri cittadini ad affrontare e a contenere nel migliore dei modi le problematiche future che ci attendono. (Applausi).
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI (ore 13,44)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Romeo. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, ho anticipato l'intervento in modo tale da cercare di essere chiari, perché l'obiettivo dell'intervento della Lega è soprattutto quello di fare chiarezza.
Intanto partiamo dal motivo che ha portato il presidente Draghi a rassegnare le dimissioni, dopo che il MoVimento 5 Stelle di fatto ha deciso di non votare la fiducia su un provvedimento importante come il decreto-legge aiuti del 14 luglio scorso. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
È evidente che è facile dare la responsabilità solo ai 5 Stelle, che da un punto di vista politico hanno messo in evidenza il mancato voto di fiducia; tuttavia, se vogliamo essere seri, da attenti osservatori non possiamo pensare che il PD non c'entri nulla in tutto questo, visto che il termovalorizzatore è stato voluto dal sindaco Gualtieri e che il Partito Democratico non è riuscito a sminare il campo largo che voleva creare. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Inoltre, se vogliamo dirla tutta, visto che poi cercano di accusare noi del centro-destra, sicuramente la scissione del ministro Di Maio ha favorito il fatto che Conte potesse prendere le distanze dal Governo; pertanto anche chi ha gestito la regia di quell'operazione ha una responsabilità politica relativamente alla situazione in cui si trova il nostro Paese in questo momento. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Ho sentito tanti discorsi sulla responsabilità, ma mettiamo in evidenza anche l'irresponsabilità politica di certe componenti di maggioranza del Governo di unità nazionale.
L'altro punto importante da chiarire, perché è giusto che gli italiani lo sappiano, presidente Draghi, è capire se l'obiettivo è quello di salvare il Paese (lei è molto autorevole e ha tutta la stima del Gruppo della Lega), oppure se l'interesse primario diventa salvare il campo largo progressista che, come abbiamo visto, è finito per qualche errore. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Uso una battuta fatta dall'onorevole Mastella: è finito nell'inceneritore di Roma. Dobbiamo capire qual è la verità, perché se l'obiettivo è sostenere il campo largo progressista, alla fine ciò vuol dire presentarsi in Aula facendo sostanzialmente finta che non sia successo nulla, con la stessa squadra di Ministri, salvo qualche piccolo ritocco e una delega in bianco: prendere o lasciare. Noi in questo caso avremmo qualche problema, qualche perplessità, anche perché, dopo tutto quello che è accaduto, non sarebbe serio nei confronti degli italiani e neanche dei nostri elettori, perché, a differenza di molti altri, noi dobbiamo rendere conto ai nostri elettori, alla nostra base e ai nostri cittadini. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Se invece l'obiettivo è quello - e io ne sono convinto, per come l'abbiamo conosciuta in questo tempo - di salvare il Paese, noi vediamo un paio di scenari all'orizzonte. Il primo sarebbe quello di prendere atto che il MoVimento 5 Stelle non fa più parte della maggioranza del Governo di unità nazionale (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az), anche perché c'è una sorta di incompatibilità di base. Nel suo discorso, signor Presidente del Consiglio, lei ha parlato del tema del gas, delle difficoltà che incontreremo quest'autunno, della manovra di bilancio. Pensando al tema dell'energia e del gas, possiamo affrontare un'emergenza di questa natura e di questo livello con chi dall'altra parte dice no all'aumento della produzione di gas, stop alle trivelle, no ai rigassificatori? (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). È impossibile fare l'interesse del Paese con questi compagni di viaggio! Allora, appurato che il MoVimento 5 Stelle è fuori, a questo punto si prenda atto, invece, come ha detto la collega Anna Maria Bernini nel dibattito sull'ultima votazione di fiducia, quella che i 5 Stelle non hanno votato, che è nata una nuova maggioranza, quella del 14 luglio. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Prendendo allora spunto dalle sue parole, Presidente, serve ricostruire un nuovo patto. Certo, Presidente, noi ci siamo, ma significa una nuova maggioranza e che serve ricostruire un nuovo Governo: questo è ciò che intendiamo noi (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az), con obiettivi anche nuovi, anche un po' più ambiziosi, visto che non ci sono più i 5 Stelle.
Signor Presidente, lei giustamente ha messo in evidenza che il reddito di cittadinanza va migliorato. Usiamo una parola un pochettino più incisiva che va negli interessi degli italiani: va profondamente revisionato (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az), il che non significa non aiutare i bisognosi o coloro che avranno difficoltà ad accedere al mondo del lavoro; di questo siamo assolutamente consapevoli, qualcuno nei vecchi Governi l'aveva chiamato reddito di inclusione, va benissimo; però, se ci si accorge che una misura pensata per incentivare il lavoro in realtà lo disincentiva in moltissimi casi, dobbiamo avere anche il coraggio di dire che la vogliamo modificare, che la vogliamo riformare! (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Presidente, sono assolutamente favorevole alla concorrenza, siamo chiari, però dico sempre che una buona concorrenza deve essere bilanciata anche con la tutela dei posti di lavoro nel nostro Paese (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az), compatibilmente con quelli che sono gli interessi nazionali e non gli interessi delle multinazionali. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Ma non è tutto. Sul tema dell'immigrazione ho sentito le sue dichiarazioni di recente: lei giustamente ha messo in evidenza che siamo il Paese più accogliente del mondo, possiamo dircelo; abbiamo fatto tanto, abbiamo dato esempi di solidarietà, abbiamo numeri incessanti di arrivi. Poi, a un certo punto anche lei ha detto che però abbiamo raggiunto il limite. Presidente, se dice che abbiamo raggiunto il limite, bisognerà avere una discontinuità sulle politiche dell'immigrazione che fino ad ora il suo Governo ha portato avanti. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Questi sono sostanzialmente i temi. Tra l'altro, Presidente, è inutile che ce lo nascondiamo, ma l'attuale Parlamento arriverà alle elezioni - su questo la capiamo e la comprendiamo, Presidente - sostanzialmente fuori controllo. Immaginatevi, nulla cambia, arriviamo a settembre, comincia un altro tira e molla, come facciamo a fare l'interesse nazionale? Alla fine, un Governo dovrebbe almeno avere la forza politica tale da fare in modo che il Parlamento possa sostenerlo fino in fondo. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). È per questo che ci vuole un Governo nuovo, con a capo lei, Presidente, perché noi la stimiamo e perché lei è autorevole. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Perché gli italiani hanno detto che deve restare dov'è.
L'alternativa, il secondo scenario possibile, ove non si dovessero verificare le condizioni di stabilità e di forza che ho appena descritto, sarebbe quella che qualche analista ha messo in evidenza in questi giorni - c'è gente molto più esperta di me, ci sono dei precedenti, ai tempi del Governo Ciampi - ovvero che il Presidente della Repubblica, se lei si dimette, può sempre sciogliere le Camere, respingendo le sue dimissioni; lei resterebbe in carica fino all'insediamento del nuovo Governo con pieni poteri, che a lei naturalmente possono essere attribuiti senza alcun problema e completare le riforme per il PNRR che servono al Paese, fare subito una legge di bilancio che metta in sicurezza i conti nazionali e a quel punto finalmente consegnare la parola agli italiani che aspettano da tantissimo tempo. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Come vede, c'è più di una via d'uscita da questa crisi, ma naturalmente ci deve essere una grande forza di discontinuità che solo la sua autorevolezza può dare.
A questo punto, Presidente, la scelta spetta a lei. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Lezzi. Ne ha facoltà.
LEZZI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, vorrei fare una sintesi delle richieste della Lega: il presidente Draghi me lo consentirà. Sostanzialmente la Lega le ha chiesto il Ministero della Lamorgese e pretende di fare la politica dell'immigrazione con LeU e il Partito Democratico, al quale vorrebbe anche imporre la flat tax. Mi sembra che il percorso che le hanno prospettato sia più arduo di quello che è stato fatto fino adesso.
Detto questo, signor Presidente del Consiglio, le vorrei dire che non ho mai dato la fiducia al suo Governo, sin dall'inizio, perché non ho mai creduto in questi Governi dell'assembramento, tutti dentro in nome della responsabilità per il Paese, perché di fatto al Paese non si pensa. Tant'è che in questi mesi, in realtà, abbiamo assistito, più che a riforme, a delle controriforme. Quando lei parlò, all'atto del suo insediamento, ebbi quasi un moto di ottimismo, perché disse che nessuno deve restare indietro e parlò dell'ecologia, del piano green dell'Europa e della solidarietà in Europa. Ebbene, tra le prime riforme ci fu il decreto semplificazioni, in cui, con un tratto di penna - altro che inceneritore di Roma - è stato autorizzato l'incenerimento dei rifiuti nei cementifici, che non sono neppure impianti adeguati a questo scopo. In più si è cancellato anche quel principio sacrosanto, per cui opere e infrastrutture devono rispondere anche alla mitigazione climatica. Quindi è tutta "fuffa", soltanto una presa in giro.
Lei aveva promesso anche la riforma delle riforme, quella fiscale, che finalmente avrebbe dato lo slancio al Paese e avrebbe accompagnato le riforme del PNRR. La riforma fiscale è ancora al palo: quello che anche il centro-destra ha votato, pur reclamando adesso un condono, sono 12 milioni di letterine da parte dell'Agenzia delle entrate, che arriveranno a piccoli imprenditori e stanno già arrivando, per recuperare quasi 12 miliardi di euro. La maggior parte di quei 12 miliardi di euro verranno recuperati proprio dai piccoli imprenditori, perché niente si è fatto contro la grande evasione fiscale, niente si è fatto contro l'elusione fiscale e niente si è fatto contro i paradisi fiscali, che sono proprio nella stessa Europa.
Eppure avevamo l'uomo più autorevole in Europa, che è stato rimandato a casa con un rinvio: mi riferisco al rinvio sul tetto al prezzo del gas. Mentre il ministro Di Maio si spertica tra giochetti di palazzo da fare impallidire persino Renzi e va in televisione a terrorizzare gli italiani, sul fatto che tutto si bloccherebbe e arriverebbe il diluvio universale, forse anche gli alieni a smontarlo dalla seggiola che ha conquistato con ben altre intenzioni quasi cinque anni fa, in realtà l'Europa l'ha rimandato a casa e ha detto che solo in autunno forse valuteranno il price-cap. Dov'è tutta questa autorevolezza? Cosa andremmo a perdere, se perdessimo Mario Draghi?
Mi permetta, signor presidente Draghi, dall'alto della sua competenza, che è indiscussa e indiscutibile, è chiaro che ci vuole però anche un po' di umiltà. Non è tutta l'Italia a chiederle di restare (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV), sono i suoi partiti, sono i Calenda e i Renzi, che rappresentano il 2 per cento dell'Italia e che hanno portato poche centinaia di persone nelle piazze.
Eppure, prendendo spunto da questa sua affermazione, da questa sua emotività nei confronti dell'Italia che le chiede qualcosa, come mai non è stata ascoltata, la stragrande maggioranza degli italiani che le chiede e la implora di fermare l'invio di armi in Ucraina? (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Quell'Italia che le chiede di avviare un vero negoziato, perché non solo stanno aumentando i massacri in Ucraina, ma stanno aumentando pericolosamente e drammaticamente anche le tensioni sociali del nostro Paese. Poco prima, il collega Misiani ha detto che in autunno i piccoli imprenditori e le famiglie non riusciranno a pagare le bollette; già ora i piccoli imprenditori non riescono a farlo, già ora le famiglie devono scegliere se pagare una rata della bolletta o fare la spesa. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
Invece solo ora vi siete svegliati, perché una delle forze che compone la maggioranza si è decisa a portare avanti un'istanza sociale e a dire: ci vuole finalmente davvero una riforma del cuneo fiscale, che consenta ai dipendenti di avere qualcosa in più in busta paga e agli imprenditori di avere alleggerito il peso fiscale. Eppure, abbiamo il super Brunetta in questo Governo, quel Brunetta che millantava di avere 40-50 miliardi di copertura con la spending review. Garavaglia disse che aveva le coperture per fare la flat tax, ma che non le tirava fuori per paura di essere copiato. Tiratele fuori o fate questa spending review: so che è qualcosa di molto difficile, perché le prebende e le rendite di posizione sono difficili da toccare, ma un uomo con così tanta autorevolezza avrebbe potuto iniziare almeno a percorrere questa strada.
Lei, ministro Cingolani, sorride. Io invece sono molto imbarazzata quando l'ascolto, molto spesso in televisione, e va in panico davanti alle vere domande dei giornalisti. È davvero imbarazzante, fossi in lei avrei fatto già un passo indietro. Francamente glielo dico, perché molti italiani lo pensano. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
Vorrei dire un'altra cosa: questa crisi la si vuole attribuire tutta al MoVimento 5 Stelle. Io sono stata espulsa dal MoVimento 5 Stelle, non ho alcuna ragione per difenderli, mi hanno sbattuto fuori senza neanche una parola, proprio perché non diedi la fiducia a questo Governo, però io sono una persona onesta intellettualmente e riconosco che quegli scostamenti fatti in pandemia, quando tutti voi dicevate che erano insufficienti, hanno aiutato il tessuto produttivo e vi hanno regalato la crescita al 6 per cento. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV).
Adesso, già nelle previsioni per il 2023, l'Italia torna ad essere fanalino di coda. Perché non risponde su questo, presidente Draghi? Eppure la crisi è mondiale, la subiscono tutti. Come mai l'Italia torna ad essere all'ultimo posto in termini di crescita, nonostante il grande Mario Draghi? Dovreste assumervi le responsabilità di questo e dire che forse gli italiani hanno finalmente il diritto di scegliere da chi farsi governare, perché così non va bene.
Voglio ricordare poi gli attacchi al superbonus. Voi che avete prodotto ben undici modifiche, adesso dite che volete aprire un tavolo tecnico? Avete messo in ginocchio migliaia di imprese e di famiglie che avevano avviato i lavori. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Avete messo in ginocchio un intero comparto, che ha portato - anche quello - alla crescita e dopo undici modifiche non siete stati in grado di migliorarlo? Avete combinato soltanto caos su caos, ogni mese una modifica; eppure quella è la stabilità che serve all'economia, ai comparti che lavorano e hanno bisogno della stabilità e della serietà delle regole e non queste pagliacciate infinite con Draghi che accusa i promotori di questa legge di essere stati gli autori della più grande truffa della storia d'Italia, quando invece voi avete prodotto la riforma Cartabia, che ieri il procuratore Gratteri ha detto che risponde agli auspici del papello di Riina. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Solo per questo dovete andare a casa. Tutti voi fatevi un esame di coscienza, abbiate coraggio e dite no a questo Governo. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV. Commenti).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Faraone. Ne ha facoltà.
FARAONE (IV-PSI). Signor Presidente, credo che proprio prendendo ispirazione dall'intervento della senatrice Lezzi bisogna trovare le ragioni per andare avanti. (Applausi dal Gruppo IV-PSI). Credo, tra l'altro, che stiano intervenendo in quest'Aula tutti coloro che dimostrano, e hanno dimostrato in questi mesi di Governo, quanto stia più a cuore lo "sfascismo" in questo Paese, più che il rimettere in piedi la nostra Italia che si trova in una condizione di grandi difficoltà. Nessuno avrebbe auspicato una pandemia, né di dover fronteggiare una guerra nel nostro continente, ma questo è. Le forze politiche hanno il dovere di assumersi la responsabilità di fronte a questa condizione così drammatica. C'è chi invece viene qui in Parlamento a dire peste e corna di un Governo che si è assunto la responsabilità, con delle forze parlamentari che hanno deciso di non scegliere la facile strada della propaganda, ma di sostenere un Governo che ha da mettere in campo misure importanti per questo Paese.
Tra l'altro, non abbiamo abbastanza valorizzato il fatto che il Presidente il Consiglio sarebbe potuto venire in quest'Aula semplicemente a dire che andava a casa, si dimetteva dopo che una forza politica aveva smesso di dargli fiducia su un provvedimento importante come il cosiddetto decreto-legge aiuti. Oppure il Presidente del Consiglio sarebbe potuto venire qui a dirci che distribuiva prebende a tutte le forze politiche. Tutto quello che veniva richiesto, pur di andare avanti, lui lo avrebbe assecondato. (Applausi dal Gruppo IV-PSI). Queste due strade poteva percorrere il presidente Draghi. Per fortuna, ha scelto la strada giusta, cioè quella di chiedere a tutti noi di assumerci le nostre responsabilità, perché lui c'è. Il Presidente del Consiglio ha detto che, di fronte a un Parlamento che decide di andare avanti sulla strada della responsabilità, che decide di portare avanti il programma per cui questo Governo è nato, lui c'è e c'è il Governo che ha deciso di percorrere questa strada. (Applausi dal Gruppo IV-PSI). Pertanto, la responsabilità sta nelle forze politiche che hanno deciso che questo Governo nascesse, e non è responsabile l'atteggiamento di chi, fino ad ora, ha deciso di non intervenire nel Parlamento, che è il luogo dove si discute e dove si decidono le sorti di questo Governo e dell'Italia. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).
Non abbiamo sentito una parola dal MoVimento 5 Stelle: tutti i parlamentari che si erano iscritti a parlare si sono cancellati e hanno deciso di non dire cosa pensano.
Non è responsabile inoltre l'atteggiamento della Lega, signor Presidente, che dice, da un lato, che l'obiettivo di questo Governo non può essere quello di dare legittimazione al campo largo e, dall'altro lato, che questo Governo va avanti soltanto se si sfascia il campo largo, come se l'interesse degli italiani fosse il campo largo e non quello di non avere i prezzi che salgono e i costi delle bollette alle stelle. Quello che interessa agli italiani è questo, non i campi larghi, non le campagne elettorali. (Applausi dal Gruppo IV-PSI). Rispetto a questo, nel momento in cui rischiamo l'esercizio provvisorio, credo che non possiamo permetterci l'inflazione, di non portare avanti le missioni col Piano nazionale di ripresa e resilienza, di non prevedere le cose che ci siamo detti (non aumentare le tasse, gli incentivi per le imprese, il salario minimo).
Mentre servirebbe un Governo che fa tutto questo, noi che facciamo? Andiamo nelle piazze a montare l'amplificazione o i palchetti per la campagna elettorale? Quelle piazze saranno i nostri Titanic (Applausi dal Gruppo IV-PSI), perché gli italiani ci considereranno poco credibili, rispetto a un Paese che va a fondo. Mentre ci sono condizioni di difficoltà economiche noi stiamo a insultarci in campagna elettorale? Credo che una classe dirigente che trasversalmente compie una scelta di questo genere sia da trattamento sanitario obbligatorio. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).
Signor Presidente, faccio un appello a tutte le forze responsabili, lo stesso appello che hanno fatto in tanti in Italia.
Vorrei capire - lo chiedo ai colleghi di Fratelli d'Italia - perché, se i sondaggi di plastica possono essere utilizzati per trascinare un Paese alle elezioni in forza di un dato che poi verificheremo ai seggi se ci sarà, di fronte all'appello di migliaia di sindaci, alla richiesta di organizzazioni, del Paese reale, degli imprenditori, dei lavoratori, di chi stenta ad andare avanti per le difficoltà economiche della propria famiglia e della propria attività economica, un Governo non possa dire che va avanti perché risponde alle necessità del Paese. Contano più i sondaggi che gli appelli dei cittadini, di chi ci chiede senso di responsabilità. Credo che abbia fatto bene il Presidente del Consiglio a ricordare il Paese reale che ci chiede di andare avanti. Purtroppo per tanti questo Governo non è il Governo tecnico, non è il Governo dei tecnocrati, non è il Governo dei banchieri: questo è un Governo che ha dimostrato di fare politica, di fare scelte difficili senza però condurre questo Paese nell'austerity. Il Governo Draghi non si è "montizzato", con tutto il rispetto per il lavoro fatto dal presidente Monti. Questo è un Governo che ha deciso, nelle difficoltà, di non proporre lacrime e sangue agli italiani. Stiamo mandando a casa un Governo - per chi dovesse assumersi questa responsabilità - nel momento stesso in cui ci propone un'agenda di interventi sul cuneo fiscale, sul sociale, sui ceti medi, sugli imprenditori, le riforme previste nel decreto concorrenza, nella riforma della giustizia. A proposito, pulitevi la bocca quando citate Falcone e Borsellino (Applausi dal Gruppo IV-PSI), quando insultate la ministra Cartabia, che sta svolgendo il suo lavoro con grandissima dignità.
Credo sia giunto il momento che le forze politiche, analogamente a quanto ha fatto il Presidente del Consiglio, mostrino responsabilità. Lo dico ai colleghi di Forza Italia, lo dico ai colleghi della Lega: ascoltate i vostri elettori, ascoltate chi dice a tutti noi di assecondare le necessità del Paese, di non fare una cortesia a Putin e di non mettere anche l'Italia fra quei Paesi che, dopo quel conflitto, hanno perduto il loro Governo, un Governo autorevole. Chi ci sarà in questi mesi, mentre noi saremo in piazza a fare la campagna elettorale, a chiedere in Europa il tetto del prezzo del gas? Chi lo farà? (Applausi del Gruppo IV-PSI). Lo faremo noi nei nostri comizi, ma senza alcuna possibilità di riuscire a centrare i risultati.
Presidente, faccio un appello al senso di responsabilità di tutte le forze politiche per andare avanti. C'è tempo per il voto, perché il voto non si cancella, per fortuna. C'è una scadenza elettorale precisa, c'è quasi una data già fissata, ma in questi mesi non possiamo assecondare le pulsioni elettorali di certi partiti e mandare il Paese al disastro, perché rischiamo l'esercizio provvisorio e perché rischiamo di avere quelle difficoltà per cui abbiamo costruito questo Governo e che abbiamo voluto evitare negli ultimi mesi. (Applausi del Gruppo IV-PSI).
Italia Viva-PSI conferma la fiducia al presidente Draghi e fa un appello a tutte le forze politiche che fino ad ora l'hanno sostenuto per andare avanti, senza farsi trascinare nel populismo e in un'idea perversa che, più che portarci al voto e a costruire un consenso maggiore per le nostre forze politiche, porterebbe allo sfascio il nostro Paese. (Applausi del Gruppo IV-PSI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore La Russa. Ne ha facoltà.
LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, prima di rivolgermi al Presidente del Consiglio, mi rivolgo all'amico Faraone che ha appena parlato. Peccato che i due terzi del suo intervento non li abbia potuti ascoltare neanche il presidente Draghi che era uscito, immagino dopo l'intervento della Lega, dando quasi un segnale di quello che è già successo. Ho notato un po' di disperazione nel suo intervento, senatore Faraone, anzi molta disperazione. Capisco che si avvicinano lo spettro delle elezioni, la paura, il fantasma di questa democrazia.
Gli italiani che scelgono diventano la paura dei film dell'orrore per molti in quest'Aula. Quando ci sono le elezioni c'è quasi da rintanarsi in casa e mettere dei sacchi di sabbia alla finestra, cose di questo genere. (Applausi dal Gruppo FdI).
Presidente Draghi, lei è stato molto chiaro. Vorrei esordire rivolgendomi ora a lei. Qualche volta ho paura che questo sistema, dominato dalla sinistra negli aspetti della cultura, della magistratura, dell'arte e del giornalismo, sia così forte da conculcare persino la libertà del Presidente del Consiglio di decidere di dimettersi. (Applausi dal Gruppo FdI). Lei aveva deciso di dimettersi e poi l'hanno tirata per i capelli e per i piedi per farla tornare qui dopo sei giorni - un record, visto che di solito si torna dopo ventiquattr'ore - per avere il tempo di orchestrare la campagna che abbiamo visto, con 1.500 sindaci su 8.000 e 150 persone - e non di più, quindi quale popolo? - davanti il Teatro alla Scala di Milano a gridare «Titì nun ce lascià», richiamando un antico film di Nino Manfredi, come ha fatto prima la mia collega Rauti.
Lei, presidente Draghi, è stato invece corretto. Benché l'abbiano costretta a tornare qui, lei ha detto che senza il voto popolare non è più possibile avere un Governo con lei come Presidente. Ha detto che, senza il voto popolare, ha bisogno di avere un'ampia maggioranza per continuare. Parlando degli ultimi avvenimenti, ha anche aggiunto che la maggioranza si è sfarinata, si è esaurito il desiderio di stare insieme, c'è stata la fine del patto di fiducia con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle e che non è possibile minimizzare questo dato.
Sono parole sue, a cui aggiungo: è possibile minimizzare quello che già sta avvenendo in questo dibattito? Lei forse non si è accorto, perché parlava, che l'unica standing ovation durante il suo intervento, a cui ci siamo peraltro associati anche noi, è quando ha citato Falcone e Borsellino. Per il resto, non ho visto alcun applauso - e me ne compiaccio - da parte degli amici della Lega e anche, ma era scontato, del MoVimento 5 Stelle. Inoltre, non vi è stato alcun applauso - se non qualcuno isolato - da parte di Forza Italia.
Capisco che il Presidente del Consiglio sia di nuovo uscito dall'Aula perché ormai i giochi sono fatti. Non c'è quell'ampia maggioranza che il Presidente ha ritenuto necessaria per poter proseguire. (Applausi dal Gruppo FdI). L'appello del Capogruppo della Lega a un nuovo Governo - con chi? Non con il MoVimento 5 Stelle - ha correttamente rilevato le responsabilità e i contrasti duri tra il centrodestra che era al Governo e la sinistra che diceva che non fa parte del patto di Governo e quindi parliamo di droga libera e immigrazione o, peggio, non facciamo nulla per diminuire le tasse, anzi.
Il Governo non c'è più. D'altronde, c'è qualcuno - alzi il dito se c'è - che davvero crede che gli interventi che ci sono stati e che seguiranno, in cui si parla della necessità di mantenere in vita il Governo per senso di responsabilità, siano sinceri? Davvero pensiamo che Italia Viva abbia come primo obiettivo mantenere vivo il Governo per senso di responsabilità verso gli italiani? Davvero qualcuno di voi crede che il Partito Democratico non stia guardando con disperazione a elezioni vicine che non lo vedrebbero finalmente, probabilmente - decideranno gli italiani - all'opposizione? (Applausi del Gruppo FdI).
C'è qualcuno che davvero ci crede? Un italiano c'è che ci crede? Poi capisco chi all'estero ha timore, presidente Draghi. C'è una canzone di Gaber che dice: io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono. Credo sia un sentimento, non voglio dire del Presidente della Repubblica, ma di qualcuno. Noi italiani lo siamo.
È chiaro: all'estero c'è qualcuno che ha ragione di dubitare che un cambio di Governo possa essere negativo. Qual è questa ragione? Temere che un nuovo Governo non sia schierato, in maniera chiara e compatta, dalla parte dell'Occidente, dalla parte della NATO, dalla parte dell'aiuto all'Ucraina. Fratelli d'Italia, che in questo Governo non entrerà mai, se ci sarà un Governo di centrodestra, può garantire che sarà un Governo dalla parte dell'Occidente, dalla parte della NATO e dalla parte della difesa dell'Ucraina. (Applausi del Gruppo FdI).
Presidente Draghi, ma allora quali sono le ragioni per le quali noi insistiamo perché si vada a votare? Si tratta di un motivo semplice. Se anche fosse vero che interrompere la legislatura oggi crea disagio su alcune questioni, ma quando, fra alcuni mesi, terminerà questa legislatura, tutto sarà stato fatto? O anche fra sei, sette o otto mesi saranno in piedi questioni che consiglierebbero di chiedere agli stessi: ma come si fa a votare?
Allora qual è il sistema che vi piace? Un sistema in cui non si voti mai? Un sistema - ve lo dice Ignazio La Russa - col divieto di elezioni? Un sistema con un Governo nominato dal Presidente della Repubblica senza voto popolare? La situazione non sarà diversa da quella che ci sarà fra sei, sette o otto mesi. Anche fra otto mesi saranno in piedi questioni che abbisognano di un Governo.
Un'altra assicurazione, che mi spiace il presidente Draghi non ascolti: se viene sciolto il Parlamento e il Governo Draghi resta in carica per l'ordinaria amministrazione, che ha confini molto ampi, quando una larga maggioranza vuole definirla tale, Fratelli d'Italia continuerà a fare l'opposizione patriottica che ha fatto in tutti questi anni. Se bisognerà adottare provvedimenti mentre il Parlamento è sciolto - voi sapete bene che il Parlamento, sciolto, può lavorare fino all'insediamento del nuovo Parlamento e il Governo resta in carica fino alla nascita del nuovo Governo - noi saremo opposizione patriottica. Non vi è la paura di vuoti di potere in un sistema democratico. I vuoti di potere ci sono solo nei sistemi dittatoriali: morto un dittatore, c'è una crisi. In un sistema democratico non c'è. (Applausi del Gruppo FdI).
Perché noi le chiediamo di favorire che si torni a votare? Perché abbiamo noi questa esigenza? No, presidente Draghi. È di facile comprensione che, se decidete, nonostante tutto e contro l'interesse degli italiani, di proseguire, per Fratelli d'Italia c'è una tendenza continua alla crescita dei consensi. Non abbiamo alcun interesse privato a che questa esperienza di Governo continui; anzi, noi siamo convinti che il bene dell'Italia, il bene degli italiani, sia avere un Governo figlio di un programma presentato al consenso elettorale, un Governo figlio di una coalizione compatta con un progetto preciso. Siamo convinti che il bene degli italiani sia avere un Governo figlio del voto popolare. Facciamolo! (Applausi del Gruppo FdI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Errani. Ne ha facoltà.
ERRANI (Misto-LeU-Eco). Signor presidente Draghi, siamo certamente a un passaggio decisivo per il Paese, e non lo siamo per questa o quella forza politica, ma lo siamo per il Paese. In fondo questo dibattito ha disvelato che, se ci troviamo qui, le responsabilità non stanno solo da una parte e lei lo ha detto bene, Presidente. Ha anche detto che abbiamo fatto - abbiamo fatto, e lo ha detto lei - noi questa maggioranza che è nata senza alcuna formula politica, come ha detto il Presidente della Repubblica. Non è che adesso può nascere - lo dico simpaticamente al collega Romeo - il Governo della Lega. No: stiamo cercando di trovare una risposta e ciascuna forza politica si assume le sue responsabilità.
Abbiamo fatto delle cose importanti e - vorrei ricordare perché lo si è un po' dimenticato - non è che negli ultimi mesi non abbiamo avuto fibrillazioni, non abbiamo avuto difficoltà, non ci siano stati dei partiti della maggioranza che non hanno votato ad esempio l'obbligatorietà del vaccino o posizioni del Governo, come i colleghi della Lega. No: abbiamo avuto delle fibrillazioni, ma siamo sempre stati in grado di costruire insieme delle sintesi, e forse è questo il punto su cui dovevamo e potremmo lavorare.
I risultati sono stati significativi. Pensiamo al contrasto alla pandemia e alla campagna vaccinale. Lei li ha ricordati tutti. E non possiamo dimenticare che c'è una guerra in corso e che è indispensabile che l'Italia in Europa svolga la sua iniziativa - dobbiamo dirlo, Presidente - per il cessate il fuoco e la pace. Questo è un punto fondamentale della nostra azione e del ruolo dell'Europa.
C'è l'inflazione? Al di là delle posizioni politiche dei diversi partiti e degli interessi dei diversi partiti, è chiaro che l'Italia ha bisogno di un Governo.
Se però anch'io voglio guardare - come ha fatto lei - fuori da quest'Aula, alle fibrillazioni, agli scontri e alle posizioni dei diversi partiti, io credo che ci sia una ragione di fondo per cui siamo qui. Per un verso è data dal fatto che si avvicinano, bene o male, le elezioni e che alcuni partiti, al di là delle affermazioni di principio sulla responsabilità, stanno cercando il proprio posizionamento, magari in una competizione interna allo stesso centrodestra.
C'è poi una ragione molto più importante di questa, la quale ci dice che dobbiamo ridefinire l'agenda e noi, Presidente, siamo disponibili al nuovo patto che ci ha proposto. Ce lo richiedono la situazione reale del Paese e la crisi sociale e i problemi posti anche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle - seppur non ho condiviso quello che hanno fatto - sono problemi reali che lei, Presidente, giustamente in qualche modo ha colto proponendo il patto sociale con le forze economiche e sociali e il tema di affrontare la questione salariale drammatica del Paese. Negli ultimi trenta anni il potere d'acquisto dei salari è diminuito (unico Paese in Europa ad aver registrato tale dato). È questa l'agenda che dobbiamo ricostruire, in primo luogo per portare a terra il PNRR e ridefinire una prospettiva al Paese.
Adesso una parte di questo Emiciclo invoca il voto. Ma la condizione reale del Paese è molto diversa da quella di cui parlate e la capacità di rispondere a quei problemi non è certo quella, per esempio, di una tassazione con un'unica aliquota, che esulerebbe dalla Costituzione e dalla progressività, in un Paese in cui sono 109 i miliardi di evasione fiscale. È questa la discussione vera, sostanziale ed è qui che ciascuno si assume la propria responsabilità.
Credo - se non ho inteso male - che la Lega, in questo dibattito, abbia lanciato alcuni messaggi che oggettivamente, dal mio punto di vista, non sono ricevibili. Vediamo se in queste ore, in qualche villa di questa città, matura un'altra posizione. Vediamo, perché questa non è una posizione che fa bene all'Italia. Non so se farà bene alla Lega - mi interessa poco - ma certamente non fa bene all'Italia.
A proposito di elezioni, l'articolo 1 della Costituzione - e vale per tutti - recita che «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Ciò di cui c'è bisogno sono un nuovo patto e una nuova capacità, anche del Governo, di avere un rapporto diverso col Parlamento e la sua maggioranza. Ci sono stati momenti in cui la maggioranza, insieme, unitariamente, ha fatto proposte e non sempre l'ascolto è stato all'altezza del lavoro serio e importante che questo Parlamento ha fatto.
Da questo punto di vista il messaggio fondamentale è il seguente: l'Italia ha bisogno di un Governo e questo Governo ha bisogno di una maggioranza politica seria di un Governo che sia in grado di fare sintesi, di costruire un impianto vero, capace di rispondere ai problemi del Paese. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU-Eco e PD).
Per questo, signor Presidente, noi con convinzione le diciamo che ci siamo. Teniamo fortemente all'agenda sociale e vogliamo e speriamo che ciò sia possibile, perché l'Italia non può andare avanti in questo modo. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU-Eco e PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mirabelli. Ne ha facoltà.
MIRABELLI (PD). Signor presidente Draghi, ha fatto bene - credo - anche alla luce della discussione che ne è seguita, a ricordare le ragioni del suo Governo; le ragioni per cui, in una situazione difficile per il Paese e di fronte alla necessità di farlo ripartire, forze politiche molto diverse tra loro hanno scelto di accogliere l'invito del Presidente della Repubblica e di farlo nell'interesse del Paese, solo del Paese, e non per ragioni di parte. Quelle ragioni non sono finite - questo noi pensiamo - anzi, se ne sono aggiunte altre, come lei ha ricordato.
Non solo è sempre più chiaro che ci sono non solo problemi da affrontare, ma anche opportunità da cogliere per il futuro. Ha fatto bene, presidente Draghi - anche in questo caso alla luce la discussione di oggi - a rivendicare i risultati di questi mesi di Governo. Ha fatto bene a ricordare che siamo stati i primi a ripartire. Ha fatto bene a ricordare i dati sul PIL e sul debito pubblico. Ha fatto bene a ricordare i 33 miliardi messi in campo per aiutare famiglie e imprese.
E ha fatto bene non solo perché è giusto contrastare una narrazione che nega i risultati ottenuti, ma anche e soprattutto perché dovremmo essere tutti orgogliosi di averli condivisi. Sono merito di tutta la maggioranza: rivendichiamoli. Le riforme fatte sono importanti: quella fiscale, quella sulle semplificazioni, gli appalti, la giustizia. Altro che riforme contestate dall'Europa! Le riforme sulla giustizia rispondono a un bisogno di questo Paese di fare processi più rapidi e di dare più certezza ai cittadini. Abbiamo fatto cose importanti per il futuro.
Signor Presidente del Consiglio, ho apprezzato davvero molto la scelta di citare tra gli obiettivi dell'agenda la lotta alla mafia, perché credo sia importante in questo contesto ricordare che permane un serio rischio per la nostra economia e la nostra democrazia. (Applausi dal Gruppo PD).
Lei, Presidente, ci ha proposto un nuovo patto, che tiene anche conto del fatto che il quadro è cambiato: la guerra, l'inflazione e la crisi energetica ci dicono che servono più responsabilità, più coerenza con le ragioni che ci hanno portato a sostenere questo Governo, sapendo che molte delle cose che dobbiamo fare per il Paese, ma soprattutto per le persone, vanno fatte ora. L'agenda sociale che lei ha proposto, per impedire che la nuova crisi colpisca le famiglie, le impoverisca e aumenti le diseguaglianze, non può aspettare. Dobbiamo proteggere le persone e dobbiamo farlo ora, non tra tre mesi. Dobbiamo aiutare le imprese e dobbiamo farlo ora, non tra tre mesi. Serve chiarezza. Serve tagliare le tasse sul lavoro per fare in modo che il potere d'acquisto dei nostri salari non continui a ridursi. Vanno chiusi i contratti, va introdotto il salario minimo. Per fare tutto questo serve un Governo autorevole e credibile per affrontare i passaggi che - come lei, signor Presidente del Consiglio, ci ha ricordato - abbiamo di fronte in Europa: dalla revisione delle regole fino al tetto del prezzo del gas.
Inoltre, signor Presidente del Consiglio, noi la sosterremo perché vogliamo completare il PNRR e sappiamo che le riforme necessarie sono ancora diverse: il disegno di legge sulla concorrenza e la riforma del processo tributario vanno fatti; o si fanno ora o si perderà il prossimo finanziamento di 19-20 miliardi.
Siamo d'accordo, signor Presidente del Consiglio, con il patto che lei oggi ci ha proposto per fare queste cose e siamo più convinti di prima di darle la fiducia. Di fronte alla sua proposta, quindi, noi rispondiamo così, con chiarezza. E vorrei dire con chiarezza che tutti dovrebbero fare lo stesso: dire con chiarezza se si condivide o meno questa proposta. (Applausi dal Gruppo PD). Tutti dobbiamo avere la responsabilità di dire sì o no, con chiarezza e di fronte al Paese. Non è serio inventare altre strade, o porre condizioni.
Serve dire sì o no al patto che ci è stato proposto. Dobbiamo subito fare ciò che serve per il Paese.
Collega La Russa, il film dell'orrore per noi non sarebbe il voto, che è sempre una festa della democrazia, come già hanno insegnato i tanti che si sono battuti per essa. Il film dell'orrore è una politica che ancora una volta, in nome di incomprensibili interessi di parte, perde l'occasione di dare protezione e aiuto agli italiani, di fare ciò che deve fare, di aiutare gli italiani a uscire dalle difficoltà. Noi ci siamo. Noi diciamo sì. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, non so se userò tutto il tempo a mia disposizione, ma il nostro Gruppo oggi non ha parlato e, quindi, credo che, nell'esercizio della democrazia (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC), uno vale uno e uno prende il tempo di tutti. Quindi, alla fine è solo un fatto di organizzazione dei lavori, ma può darsi che parlerò meno, anche se già ho perso del tempo.
Mi rivolgo a tutto il Governo, e quindi anche al Presidente del Consiglio, che anche in questi minuti - l'ho capito da un incrocio di sguardi da esperto di Aula - assapora le fatiche della politica, perché poi ci sono la telefonata, il contatto, la mediazione. Ed è forse quella che chi ha un profilo tecnico di grande qualità deve continuare ad imparare. Non si finisce mai di imparare e gli esami non finiscono mai, neanche per i grandi competenti che hanno svolto funzioni di grande prestigio.
Le ragioni della nascita di questo Governo le ha ricordate in maniera chiara e sobria lo stesso presidente Draghi questa mattina, all'inizio del suo intervento. Voglio dire che il leader del nostro movimento Silvio Berlusconi fu tra i primi ad auspicare una soluzione di siffatta natura: la legislatura doveva andare avanti, le formule erano state provate tutte; c'era uno che faceva il Presidente del Consiglio di tutte le maggioranze; era pronto anche a farla con i cosiddetti responsabili. Poi, non gli è riuscito di fare il terzo Governo e, siccome c'era l'emergenza del Covid, in quel momento ancora più forte di oggi, c'era il Piano nazionale di ripresa e resilienza da presentare in maniera adeguata in Europa, noi per primi auspicavamo una soluzione quale quella che si realizzò. L'abbiamo sostenuta e condivisa con lealtà e sincerità, perché il Gruppo Forza Italia esprime una cultura di Governo, una cultura del fare, una scelta politica che guarda alla sostanza dei fatti, oltre che all'appartenenza, e che ha saputo anche anteporre l'interesse del Paese in momenti più difficili di questo.
Ricordo quando il Governo Berlusconi fu ingiustamente disarcionato e arrivò al Governo Monti, e per molti mesi abbiamo condiviso la responsabilità di sostenere quel Governo perché c'era un passaggio delicato della vita del Paese. Quindi, lezioni di serietà e di stabilità non ne prenderemo da nessuno, né per il passato né per il futuro. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Gli irresponsabili siedono su altri banchi di quest'Aula, perché nella storia della vita politica di questo movimento - nuovo, ma oramai non più nuovissimo - abbiamo dimostrato senso di responsabilità in tanti passaggi, e per primo il presidente Berlusconi con grande generosità: l'ampio consenso, la tempestività delle decisioni.
Oggi il presidente Draghi ha ricordato il 6,6 per cento di crescita del PIL e giustamente - ecco il presidente Draghi ritorna e lo salutiamo nuovamente - ha voluto anche dire che è "merito vostro", nel senso nostro, del Parlamento, aver sostenuto le misure che sono state adottate e che hanno portato quella crescita, che era anche un po' un rimbalzo dopo gli anni del Covid, ma che è stata comunque del 6,6 per cento. Siamo orgogliosi di aver sostenuto questa azione di Governo. Siamo anche noi orgogliosi di essere buoni italiani, presidente Draghi, e di avere fatto talune scelte, come le ultime.
Alcuni giorni fa - lo devo ricordare ancora una volta a quelli che ci ascoltano fuori da quest'Aula - abbiamo votato la fiducia a quel decreto-legge che erogava 20 miliardi di euro alle famiglie e alle imprese, ed era giusto sostenerlo. (Applausi). Dopodiché, presidente Draghi, lasci al Parlamento la possibilità di discutere su questo o su quell'articolo, su questo o su quel comma, perché alla fine il Parlamento serve per parlare, per discutere e confrontarsi. Abbiamo ampia fiducia sulle scelte che lei propone, ma riteniamo che il Paese sia una realtà complessa che va ascoltata tutta.
Presidente Draghi, lei ha accennato a discussioni sui balneari, sul catasto, sui trasporti o anche un po' più serie sull'Ucraina. Noi siamo qui - come ha detto anche lei - perché un Gruppo che faceva parte della maggioranza e del Governo - vedo il ministro D'Incà, che cito senza intento polemico, seduto lì - davanti a un decreto-legge importante, pur avendo sottoscritto il patto fondativo del Governo che lei ha richiamato, non vota la fiducia. Eppure, ha i suoi Ministri seduti a quel banco.
Oggi non parla nessuno. Noi vogliamo chiarezza. Non ci prestiamo alle sceneggiate del MoVimento 5 Stelle e dei grillini e neanche lei lo può fare. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
Quindi noi siamo qua per questo, perché sul resto, come ad esempio sulla concorrenza, abbiamo discusso giorni e giorni. Lei lo sa, il sottosegretario Garofoli lo sa, lo sanno i Ministri, il ministro Giovannini ed altri. Ci vediamo, facciamo le riunioni via Zoom e discutiamo: è la fatica della democrazia. Ho passato nelle Aule parlamentari giorni e notti, quando si mettevano meno fiducie e si votavano centinaia di emendamenti e non è morto nessuno di votazioni, di discussioni e di democrazia parlamentare. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Lei lo sa perché, allocato altrove, era parte delle istituzioni e quindi conosce la fatica della democrazia. Quindi, siamo qua per questa ragione.
È finito un patto di fiducia: lo ha detto lei. È quello che i 5 Stelle hanno rotto, non votando la fiducia al Governo e assumendo delle posizioni. Sul termovalorizzatore apro una parentesi, perché perfino il leader di quel MoVimento ha detto che sono fesserie - anche se non ha usato questa espressione - rivolto ai suoi. Quella norma sul termovalorizzatore - qui mi rivolgo ai colleghi del PD - è stata introdotta in un'emergenza rifiuti di Roma, per dare poteri a un sindaco di Roma del PD, perché il presidente della Regione, Zingaretti, del PD, non ha realizzato gli impianti per la trasformazione dei rifiuti di Roma e del Lazio. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Questo va detto con chiarezza. Signor presidente Draghi, lei è romano e sa bene che nel Lazio i rifiuti si mandano all'estero, si pagano i Paesi per poter utilizzare come materia prima energetica i rifiuti di Roma e del Lazio e i cittadini di Roma e del Lazio pagano le addizionali Irpef per finanziare tutto questo. La responsabilità, colleghi del PD, ce l'avete voi, perché Zingaretti era anche il vostro segretario mentre faceva il presidente della Regione: non viene dall'estero. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
Quindi, caro presidente Draghi, noi siamo i più seri e responsabili di tutti: lo dico al Governo, all'Assemblea e anche all'opinione pubblica.
Sulle questioni di merito farò qualche accenno, avendo un po' di tempo. Lei ha parlato poi della fine del patto di fiducia e di un nuovo patto di fiducia. Un nuovo patto di fiducia - è una citazione letterale del suo intervento - è un nuovo patto di fiducia. Non è più quello di prima e, se qualcuno si è chiamato fuori, signori Ministri, non vogliamo il nuovo patto di fiducia perché qualcuno di noi vuole il posto di qualcuno che sta seduto lì. Ci sono anche i nostri rappresentati in questo Governo che hanno lavorato alacremente. Non abbiamo esigenze di posti, ma il nuovo patto di fiducia vuol dire discontinuità (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC)con un Governo in cui ci sono i Ministri che non votano la fiducia a se stessi. Quindi, sono loro che dovrebbero prendere le carte e dire che hanno cambiato idea e fanno un'altra scelta. È legittimo in democrazia.
Signor Presidente, noi siamo qui a sentire in questi giorni le scissioni del MoVimento 5 Stelle e la diatriba sul terzo mandato dei 5 Stelle, perché il problema principale dei grillini è il terzo mandato di alcuni della nomenclatura che, arrivati con l'autobus a Montecitorio, vogliono girare con l'auto blu per tutta la vita (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Questa la verità! Il Presidente della Camera dei deputati sull'autobus l'ho visto un giorno.
Allora non possiamo stare qui per sapere se a Casalino rinnovano il contratto col Gruppo parlamentare e se i Gruppi parlamentari dopo la scissione hanno abbastanza soldi per pagare i 300.000 euro al blog di Grillo. Sono cose che leggiamo sui giornali. Dopodiché, cari colleghi grillini, sono problemi vostri. Siccome però c'è questa emergenza nel Paese, di cui tutti hanno parlato, per primo Draghi, noi per affrontare l'emergenza ci stiamo. Per fare le pagliacciate non ci possiamo stare e non ci può stare nessuno! (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
Ecco cosa vuol dire la discontinuità rispetto alle sceneggiate: vuol dire affrontare davvero le emergenze del Paese, non quelle di Casalino, non quelle del terzo mandato di qualche collega, e fare altre cose.
Dopodiché lei ci consentirà, Presidente, di farle anche presente che lei alla fine ha detto di essere qui solo perché gli italiani lo hanno chiesto a vivavoce. Molti italiani lo hanno chiesto, la gente ha paura dell'instabilità, ce ne rendiamo conto, però le posso ricordare che non solo il Parlamento chiedeva questo, ma glielo ha chiesto il primo di tutti gli italiani: il Presidente della Repubblica. Lei ha quindi ha ottemperato a una corretta procedura parlamentare e costituzionale e non perché c'era un appello, altrimenti qui facciamo il populismo snob, dopo i tanti populismi di base.
Che cosa vogliamo dire, chiarita questa esigenza di discontinuità? Oggi lei ha fatto qualche osservazione, ha parlato anche dei conguagli, ma sulla concorrenza le dico una cosa chiara, ne abbiamo discusso anche altre volte e con altri colleghi di Governo: noi siamo un movimento liberale e vogliamo la concorrenza, però se poi Amazon e Uber non pagano le tasse, noi difendiamo l'ultimo artigiano che paga le tasse ogni giorno. (Applausi).
Non lo devo spiegare a lei, presidente Draghi, che ha guidato organismi internazionali e ha una vasta esperienza. Oggi vi è il tema delle grandi piattaforme e dei potentati finanziari esentasse; qualche giorno fa abbiamo discusso di cinema in quest'Aula - non vedo il ministro Franceschini - perché oggi le sale cinematografiche e i produttori dei singoli Paesi sono travolti dalle piattaforme, che offrono tutto a poco prezzo senza pagare tasse. È un problema della democrazia economica non far distruggere l'economia, l'artigiano e il commerciante. Poi, a parità di tassazione, il progresso e la modernità faranno il loro cammino, ma non si può aggiungere alla modernità anche un'esenzione fiscale, che deriva dalla globalità delle organizzazioni. Questo è antisociale. Allora, una democrazia fiscale, se non parte da queste cose, da che cosa deve partire? Anche qui c'è concorrenza, perché noi liberali vogliamo la concorrenza a parità di regole; non che i piccoli pagano tutto e i grandi non pagano niente. (Applausi). Dovrebbe accadere esattamente il contrario.
Noi sottolineiamo alcune priorità. Lei certamente deve fare una replica e spero che tenga conto anche di noi, perché ha fatto qualche osservazione e mi pare che con il Partito Democratico sia stato abbastanza generoso. È vero che sono fuori dal tema di Governo, ma lei ha detto che questa maggioranza è nata in un momento drammatico, che non sto qui a ricordare, cui si sono aggiunti la guerra e il caro energia, quindi le emergenze sociali, economiche, sanitarie e del PNRR si sono ampliate. Lei ha detto anche che, quando si fa una maggioranza anomala ed eccezionale per un momento così tragico, ognuno deve rinunciare a qualche cosa e accantonare alcune bandiere. Faccia allora qualche osservazione anche a un Gruppo che ha posto i temi della legalizzazione delle droghe e dell'immigrazione come una priorità. (Applausi).
Questo crea difficoltà all'azione del Governo e della maggioranza. Ognuno ha diritto di portare avanti i suoi argomenti, se ha una maggioranza, ha vinto le elezioni, ha un programma e lo attua: è la democrazia. Se uno perde, deve accettare le scelte altrui e viceversa; ma in questo momento così delicato, so che non è una scelta del Governo, però si possono anche invitare i Gruppi a evitare bandiere divisive. Lei ha citato la riforma della giustizia. Vuole che allora innalziamo le nostre bandiere per dire che ci vogliono la separazione delle carriere e una vera e piena riforma del Consiglio superiore della magistratura? Vuole che facciamo questo? (Applausi).
Lei è molto attento ai grandi temi dell'economia. Sui giornali di oggi può leggere che la procura di Milano ha rinunciato a fare appello in quel processo che ha riguardato l'ENI. Non ho da difendere l'ENI, che non ha bisogno di me, ma è un grande gruppo internazionale. Lei, come ex direttore generale del Tesoro e governatore della Banca Italia, conosce meglio di me tutti questi meccanismi. È stato fatto un processo che è finito con un'assoluzione. Siamo in emergenza energetica e alcuni settori della magistratura vanno a perseguitare vanamente i giganti dell'energia. Io non voglio impunità per l'ENI, se sbaglia, ma voglio anche capire lo scandalo. Ne ho citata una per non parlare di altre vicende storiche che sarebbe troppo facile ricordare.
Presidente Draghi, avremmo potuto sventolare le nostre bandiere sulla giustizia o sul fisco, perché oggi ci saremmo attesi qualcosa di più sulla pace fiscale e sulla rottamazione delle cartelle.
Ha fatto accenni sulla delega fiscale e capisco anche le compatibilità economiche, perché sono abbastanza grande per rendermi conto che tra gli annunci, la propaganda e la realtà passa qualcosa, ma qualche accenno in più andrebbe fatto. Per noi la riforma vera della giustizia e del fisco sono priorità e, siccome siamo in emergenza, non facciamo come i colleghi del PD e di altri Gruppi: non sventoliamo bandierine per rendere più difficile la vita e l'azione del Governo. Anche questo è senso di responsabilità. Non rinunciamo perché non siamo convinti, perché comprendiamo che il momento è questo e l'Italia ne ha passati anche altri. Ciascuno ha fatto dei sacrifici; passi indietro ne devono fare tutti, presidente Draghi, lo deve dire a tutta l'Assemblea, e l'opinione pubblica forse lo capirà. Poi verrà il tempo delle elezioni: se verrà prima, ci organizzeremo prima e ognuno avrà i suoi programmi; chi ha più voti avrà il diritto democratico di attuare il suo programma, con i temperamenti necessari.
Si potrebbero dire molte altre cose. Lei prima ha parlato di alcune discussioni. Quando abbiamo difeso la vicenda del catasto, abbiamo difeso la casa: l'Italia è uno dei pochi Paesi al mondo in cui l'80 per cento delle famiglie ha investito il proprio risparmio nella casa, quindi non è una casta, non è una categoria, non è un settore. Lei ha ricevuto tutti in questi tempi: giusto ricevere Landini e i sindacati, meno giusto ricevere Uber. Parli un po' di più con i commercianti, con gli operatori del turismo, con le categorie del mondo autonomo o con le partite IVA. Partita IVA non è una parolaccia (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az), ma una condizione di chi non ha una certezza di reddito e ogni giorno deve procacciarsi sul mercato le risorse per la propria famiglia. (Applausi). Sì, le partite IVA, esistono anche quelle. Noi quindi cogliamo l'occasione per rivendicare questi temi con la saggezza e la moderazione che i tempi consentono. Altrimenti, se dobbiamo tirare fuori le bandiere, siamo anche noi sbandieratori da far impallidire quelli delle sagre popolari dei nostri bei Comuni.
Le voglio anche dire che ci sono questioni serie. Sai cosa mi ha preoccupato di più ieri? Non il rinnovo del contratto di Casalino, che capisco che agiti molto. Ieri ho visto una fotografia che avrà visto anche lei sui giornali: il presidente dell'Iran Raisi, Putin ed Erdoğan; tre potenti, piaccia o meno, che hanno petrolio e gas. La Marina turca ha 60.000 effettivi, mentre la nostra Marina ne ha 24.000. Il ministro Guerini sa queste cose e sa perché chiediamo più soldi: non per bombardare i bambini, ma per evitare di non contare nulla nel Mediterraneo come Nazione e come Europa. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az, e del senatore Casini). Noi, anche a tale proposito, non prendiamo lezioni di atlantismo. Benvenuto ministro Di Maio: dai gilet gialli alle veline della Farnesina. Noi dicevamo le cose giuste anche prima, senza leggere la velina del funzionario di turno. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Quando ieri ho visto quell'immagine, mi sono chiesto: l'Occidente dove sta? Noi abbiamo una difficoltà: Johnson si è dimesso, il presidente Biden lasciamo perdere, omissis. Sa dov'è rimasto l'Occidente? Si è spiaggiato positivamente a Pratica di Mare, dove un signore che si chiamava Berlusconi (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC)vent'anni fa metteva la NATO, l'America e i russi intorno a un tavolo a parlare. Queste emergenze, da politico, militante e legislatore, le avverto tutte, quindi mi ha preoccupato quell'immagine. Loro fanno il loro interesse. Gli iraniani sono quelli che minacciano Israele; insomma, c'è tutta una serie di problemini nel pianeta.
Ecco perché dobbiamo richiamare alla serietà. Se c'è una maggioranza che si era già espressa su quella fiducia, questa maggioranza può governare il Paese con questo Presidente del Consiglio. Non abbiamo esigenze di poltrone particolari, ma di serietà e di discontinuità sì: con chi scambia la politica e il Parlamento, che doveva aprire come una scatola di tonno, per il teatrino - loro sì - della politica, noi non possiamo condividere un percorso, ma lei, presidente Draghi, meno ancora di noi, per la sua storia e il suo prestigio, che rispettiamo. Li rispetti insieme a noi per il bene dell'Italia. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Licheri. Ne ha facoltà.
LICHERI (M5S). Presidente Draghi, voglio subito rassicurare lei e i presenti che, qualunque cosa possa accadere, non troverete mai un 5 Stelle che, sulla base di una convenienza elettorale, faccia cadere un Governo. (Applausi dal Gruppo M5S). Siamo fatti così, abbiamo sempre mantenuto una linea di responsabilità assoluta e una posizione chiara, lineare e sincera.
Chi le parla, per ironia della sorte, era Capogruppo quando lei venne la prima volta qui in Aula a chiedere la fiducia. Sappiamo che lei ha buona memoria, quindi ricorderà che mentre tutti si spellavano le mani salutando il re taumaturgo, io le dissi di non considerare mai la nostra come una fiducia incondizionata, in bianco, ma di fare attenzione, perché noi saremmo entrati nel suo Governo se avessimo potuto continuare a difendere i frutti del nostro lavoro e a garantire che le misure europee potessero restare dentro il Paese e che le ideologie politiche non travolgessero il significato sociale ed etico delle leggi che avevamo portato in Italia.
Ero presente, però, anche durante le consultazioni e so bene che questo Governo è nato con due obiettivi: superare l'acme dell'epidemia e mettere a terra il PNRR. Purtroppo, però, la realtà oggi ci consegna uno scenario diverso. Oggi INPS e Istat ci offrono un quadro terribile, cioè quello di un Paese che è sull'orlo del baratro e non possiamo non chiederle un cambio di passo; non possiamo non osservare come davanti a questa emergenza di cui lei stesso ha parlato stamattina occorrano azioni e misure concrete. Davanti a quelle 40.000 aziende che in questo momento non posso pagare gli stipendi dei dipendenti perché è stata bloccata loro la cessione dei crediti fiscali, cosa rispondiamo oggi? (Applausi dal Gruppo M5S).
Non possiamo dire oggi, come dice lei, che affronteremo il problema del superbonus con un tavolo, perché noi non siamo politici di professione, ma sappiamo che quando non si hanno le idee chiare su qualcosa si parla di aprire un tavolo per affrontare la questione. (Applausi dal Gruppo M5S). Ma quelle persone stanno aspettando di capire se per lei il problema è la cessione dei crediti fiscali. Qui stiamo cercando di capire se il superbonus lo si frena perché è una misura dei Cinque Stelle, mentre si accampa la scusa di presunte frodi dell'uno per cento o altro. (Applausi dal Gruppo M5S). Stiamo cercando di capire se i complimenti che ci ha fatto la Commissione europea sono sinceri e se è questa la strada che dobbiamo percorrere per inseguire i moltiplicatori economici, come Nomisma ha detto solo quattro giorni fa.
Ci chiediamo se lei, Presidente, sarà davvero capace di essere il garante di questo Governo di unità nazionale, sentendo le voci che ha appena sentito del Capogruppo della Lega e del Capogruppo di Forza Italia. Come farà a spiegare loro che la transizione ecologica non è uno slogan? Transizione ecologica significa nuovi modelli economici e aziendali e un futuro fatto di prosperità, perché è lì che ci sono i nuovi posti di lavoro. Non possiamo prendere a pretesto la crisi e la guerra ucraina per tornare a guardare al carbone e pensare a investimenti nei giacimenti fossili nei nostri fondali marini. Non lo possiamo fare, perché abbiamo parlato chiaro ai nostri giovani. (Applausi dal Gruppo M5S). Se qualcuno pensa che per noi la transizione ecologica sia solo un esercizio di retorica lessicale, non ha capito nulla del MoVimento 5 Stelle.
Lei lo avrebbe dovuto capire quando la norma sull'inceneritore di Roma è arrivata sul tavolo del Consiglio dei ministri e i nostri Ministri si sono alzati. Addirittura, ci ha negato l'inciso: «In linea con le principali direttive europee del settore».
Come possiamo mettere insieme un Governo di unità nazionale che deve affrontare sfide terribili? Il prossimo autunno il 20 per cento delle famiglie italiane dovrà scegliere se mangiare, pagare l'affitto o riscaldarsi, perché tutte e tre le cose non le potrà fare.
Abbiamo sentito molte dichiarazioni di intenzione da parte sua, ma siamo al 14 luglio e INPS e Istat solo l'8 luglio scorso ci hanno offerto una fotografia veramente preoccupante. L'Istat ci ha detto che il reddito di cittadinanza ha sviluppato una forza determinante nel contrasto alla povertà, salvando 500.000 famiglie. Addirittura, l'Istat ci dice che in questo momento ci sono 4 milioni di lavoratori che percepiscono meno di 12.000 euro annui. In altre parole, 4 milioni di lavoratori hanno un regolare contratto e, nonostante ciò, non riescono a superare la soglia della povertà.
Presidente Draghi, dal suo discorso abbiamo capito che non abbiamo ancora una risposta perché c'è qualcuno, completamente disancorato dalla realtà, che pensa che basti solo sollevare il livello di occupazione per risolvere la questione sociale. In questo Governo c'è qualcuno che il reddito di cittadinanza lo vorrebbe proprio togliere del tutto. (Applausi dal Gruppo M5S. Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Come si fa a rendere compatibile questa unità nazionale quando si dice che il reddito di cittadinanza è diventato la causa di tutti i mali del mercato del lavoro italiano? Non ci sono stagionali? È colpa del reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza c'è anche in Francia e in Germania, eppure in quei Paesi non ci sono problemi di stagionali. (Applausi dal Gruppo M5S). Se un giovane pretende di essere pagato dignitosamente, come sancisce la nostra Costituzione, è colpa del MoVimento 5 Stelle, che ha introdotto il reddito di cittadinanza. (Commenti del senatore Calderoli).
Noi siamo sotto attacco e non da stamattina. Quello che è stato detto stamani nei nostri confronti non è nulla rispetto a quanto abbiamo dovuto subire semplicemente perché siamo l'unica forza politica che si sta interrogando seriamente su questa crisi. (Applausi dal Gruppo M5S).
Siamo l'unica forza politica che sta interrogando e incalzando il Governo, ma non chiediamo poltrone, come ha fatto il senatore Romeo della Lega. (Applausi dal Gruppo M5S). Non chiediamo rimpasti. Chiediamo solo di poter dare risposte ai nostri cittadini, cercando di capire che cosa è destra in questo momento è che cosa è sinistra. (Commenti del senatore Calderoli). L'intervento di Italia Viva avrebbe potuto scriverlo tranquillamente Forza Italia. L'intervento della Lega lo avrebbe potuto tranquillamente scrivere Italia Viva. (Applausi dal Gruppo M5S).
Quando poniamo il problema di quale sia il punto di congiunzione tra transizione ecologica e giustizia sociale, qui ci sono forze politiche che non se lo pongono il problema, perché non riconoscono né l'una né l'altra. (Applausi).
Presidente Draghi, non le abbiamo mai fatto mancare la nostra lealtà. Siamo contenti della centralizzazione del Parlamento e di come abbiamo parlamentarizzato questa discussione, però, presidente Draghi, lei ha detto che occorrono un Governo forte e un Parlamento che lo accompagni. Attenzione, signor Presidente, perché le democrazie sono forti quando il Parlamento è forte e il Governo lo accompagna. (Applausi).
Lei ha sollevato dubbi sulla nostra lealtà atlantista, sul nostro credo europeista e sul massimo, pieno e incondizionato sostegno al popolo ucraino, ma sa bene, presidente Draghi, che, se intensifica lo scontro bellico, armando, armando e ancora armando, automaticamente affievolisce il canale diplomatico. Non basta armare l'Ucraina, quindi, per poi complimentarsi con la Russia per il suo tavolo negoziale. Da parte sua, chiediamo un'intensificazione non del conflitto bellico, ma del canale diplomatico e dei tavoli negoziali. (Applausi dal Gruppo M5S).
Signor Presidente del Consiglio, concludo chiedendole dignità. Offra dignità al documento che le abbiamo consegnato, in cui ci sono i problemi, le analisi e le soluzioni. Quella è la politica con la P maiuscola. Lì non ci sono bandierine; chi lo ha letto non può dire che ce ne siano. Lì ci sono temi sociali, sui quali le chiediamo di pronunciarsi, ma con parole altrettanto chiare, come quelle che oggi ha usato il Gruppo MoVimento 5 Stelle in Senato nei suoi confronti. (Applausi dal Gruppo M5S. Molte congratulazioni).
GALLONE (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GALLONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, a nome del Gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC, sono a chiederle una sospensione per procedere a una riunione di Gruppo prima di proseguire con i nostri lavori.
PRESIDENTE. Senatrice Gallone, quanto tempo richiede?
GALLONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, un'ora e mezza circa, ma anche due ore.
PRESIDENTE. Vi è già un accordo a tal riguardo con gli altri Gruppi?
GALLONE (FIBP-UDC). Sì, c'è un accordo con gli altri Gruppi.
CIRIANI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, lo scopo di questa sospensione è di consentire alla maggioranza di trovare un accordo per salvare quello che non si può salvare. La discussione generale è finita.
PRESIDENTE. No, senatore Ciriani, non è finita: vi è ancora un senatore iscritto a parlare.
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, in ogni caso siamo contrari a questa ulteriore dilazione dei tempi. La maggioranza ha avuto sei giorni per discutere le proprie contraddizioni e già questa è una circostanza abbastanza strana. Non servono sei giorni e mezzora. Noi chiediamo di procedere finalmente a un voto in quest'Aula, perché siamo curiosi di conoscere l'opinione del presidente Draghi e di ascoltare la sua replica. Non c'è tempo da perdere su altre questioni. (Applausi dal Gruppo FdI).
CRUCIOLI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, è stato detto che c'è un accordo con i Gruppi. Il Gruppo Uniti per la Costituzione-CAL non ne sa nulla ed è contrario alla richiesta di sospensione. Si tratta, tra l'altro, di una richiesta di un'ora e mezza. La parlamentarizzazione si è svolta, i Gruppi hanno espresso le loro opinioni nella discussione generale ed è ora importante ascoltare la replica del presidente Draghi. Le posizioni sono molto chiare e quindi ciò ci sembra un'ulteriore mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento. (Applausi). Chiediamo pertanto di dare la parola al presidente Draghi e poi di dar voce ai presidenti dei Gruppi per le dichiarazioni di voto. (Applausi).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, faccio presente che nella pianificazione che era stata predisposta nella Conferenza dei Capigruppo era stato previsto un dibattito di cinque ore e mezzo. Siamo arrivati a quattro ore esatte, quindi l'ora e mezza è presente nella pianificazione.
Visto che la maggioranza è d'accordo su questa sospensione, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 15,17, è ripresa alle ore 16,59).
È iscritto a parlare il senatore Augussori. Ne ha facoltà.
AUGUSSORI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, apprezzate le circostanze, rinuncio all'intervento.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
Avverto che sono state presentate le proposte di risoluzione n. 1, dai senatori Calderoli, Bernini, Romeo e De Poli, e n. 2, dal senatore Casini. I testi sono in distribuzione.
Ha facoltà di intervenire il Presidente del Consiglio dei ministri, professor Draghi, al quale chiedo anche di esprimere il parere sulle proposte di risoluzione presentate.
DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, senatrici e senatori, sarà una replica abbastanza breve.
Anzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto l'operato del Governo con lealtà, collaborazione e partecipazione.
Il secondo punto riguarda un'osservazione fatta dagli onorevoli senatori Casini, Garnero Santanchè, Gasparri, Licheri: si tratta di osservazioni più o meno simili, fatte da loro quattro, a proposito di alcune parole espresse da me, nel mio intervento iniziale, con cui sembro quasi mettere in discussione la natura della nostra democrazia, come se avessi detto che non è una democrazia parlamentare. La democrazia è parlamentare, è la democrazia che rispetto e nella quale mi riconosco. Vorrei, a questo punto, rileggere esattamente le cose che ho detto: «Giovedì scorso ho rassegnato le mie dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato questo Governo sin dalla sua nascita. Il Presidente della Repubblica ha respinto le mie dimissioni e mi ha chiesto di informare il Parlamento di quanto è accaduto, una decisione che ho condiviso». A questo punto esistevano due possibilità: una era semplicemente presentarmi in Aula, dichiarare e confermare le mie dimissioni, lasciare un intervento e andar via senza voto. Il sostegno che ho visto nel Paese e - rileggo - «la mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni e territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare». È questo sostegno che mi ha indotto a proporre o riproporre il patto, un patto, di coalizione e sottoporlo al vostro voto: siete voi che decidete. Quindi, niente richieste di pieni poteri. Va bene? È per questo che siamo arrivati a questo punto della discussione. Volevo rispondere a questo appunto, perché è importantissimo.
Veniamo a un terzo punto che è stato sollevato: perché il Governo non è entrato nello ius soli, nello ius scholae, nella cannabis o nel disegno di legge Zan? Voglio essere chiaro, siccome questo è stato un rimprovero rivolto al Governo nel corso di varie occasioni. Il Governo non è intervenuto perché ha deciso di non intervenire, per la sua natura di Governo fondato su un'ampia coalizione, chiamiamola di unità nazionale, nei temi di origine parlamentare.
Vengo poi ad alcune questioni specifiche, sollevate soprattutto dal senatore Licheri. Sul salario minimo ho detto quello che dovevo dire. C'è una proposta in corso di approvazione a livello della Commissione europea. Abbiamo aperto un tavolo con i sindacati, con la Confindustria, lo apriremo e continueremo le discussioni, qualunque sia la vostra decisione oggi, con le altre confederazioni datoriali. Credo si possa arrivare a una proposta di salario minimo che non veda l'imposizione, il Diktat del Governo sul contratto di lavoro.
Anche sul reddito di cittadinanza ho detto quello che dovevo dire. Il reddito di cittadinanza è una cosa buona, ma se non funziona è una cosa cattiva (Commenti).
Quanto al superbonus, sapete quello che ho sempre pensato in proposito, ma il problema non è il superbonus, sono i meccanismi di cessione che sono stati disegnati. Chi ha disegnato quei meccanismi di cessione, senza discrimine e senza discernimento, è lui (o lei, o loro) il colpevole di questa situazione, in cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti (Applausi). Ora bisogna riparare al malfatto, bisogna tirar fuori dai pasticci quelle migliaia di imprese che si trovano in difficoltà. (Applausi).
Non ho veramente molto altro da dire.
Chiedo che sia posta la questione di fiducia sulla proposta di risoluzione n. 2, presentata dal senatore Casini.
PRESIDENTE. Essendo stata posta la questione di fiducia, sospendo la seduta e indico immediatamente la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 17,06, è ripresa alle ore 17,34).
La Presidenza prende atto della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'approvazione della proposta di risoluzione n. 2.
Passiamo alla votazione.
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, colleghe e colleghi, presidente Draghi, noi apprezziamo le sue parole chiare, la visione ferma su quello che c'è ancora da fare. Tutto questo ci rassicura e chi lo interpreta come richiesta di pieni poteri non ha capito niente. Più di due italiani su tre le chiedono di non abbandonare e lo stesso fanno le organizzazioni imprenditoriali e i sindacati, per non dire degli alleati europei e degli amici ucraini. Ascoltando le sue parole, abbiamo capito che questa dimostrazione di stima e di affetto non l'abbia lasciata indifferente. Lei che è uno dei più importanti uomini di Stato degli ultimi vent'anni non può passare alla storia come colui che abbandonò la nave in mare aperto.
Tutti sappiamo che andiamo incontro a tempi molto difficili e che l'instabilità politica può solo aggravare la situazione. Sono a rischio non solo i soldi del PNRR, ma anche lo scudo anti-spread che la Banca centrale europea sta confezionando. I frugali torneranno a chiedere il perché dei tanti aiuti a un'Italia instabile e irresponsabile. In Russia hanno già brindato perché l'Europa perde uno dei più autorevoli e convinti sostenitori dell'Ucraina.
Signor Presidente, la verità è che sia l'Italia, che l'Europa hanno bisogno di lei in questo momento storico. Posso perfettamente capire che è stufo di minacce, bandierine e ultimatum, ma in un Paese dove soffiano da sempre venti anti-sistema la formula dell'unità nazionale non può essere semplice.
Colleghi, mi chiedo davvero chi si vuole prendere la responsabilità di far fallire questo Governo. Non è vero che il presidente Draghi non abbia dato segnali; in realtà ha dato un grande segnale, ossia che è disposto a ricostruire il patto di fiducia tra le forze di Governo per una nuova ripartenza. Adesso sta ad altri accogliere il suo invito e, come dice lei, dovranno rispondere delle loro scelte al Paese.
Noi autonomisti saremo dalla sua parte. (Applausi dal Gruppo Aut (SVP-PATT, UV)).
DI NICOLA (Ipf-CD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI NICOLA (Ipf-CD). Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, onorevoli senatori, abbiamo tutti ascoltato le comunicazioni del presidente Draghi con una ricostruzione puntuale delle origini e degli sviluppi di questa crisi di Governo, difficili da comprendere in quest'Aula, ma ancor di più nel Paese.
Il Governo è nato per iniziativa del Presidente della Repubblica, dopo che i partiti si erano rivelati incapaci di varare un Esecutivo a fronte degli scenari terribili che la pandemia stava aprendo nel Paese. Il presidente Mattarella fu chiaro: c'erano tre emergenze da affrontare: pandemica, economica e sociale. Da lì l'appello alle forze politiche di unirsi in un grande sforzo di solidarietà nazionale per mettere al riparo gli interessi del Paese e dei cittadini anche di fronte alla quarta emergenza sopravvenuta, quella bellica.
Da qui ha avuto origine quel patto di fiducia fondato sulla solidarietà nazionale che lei, presidente Draghi, questa mattina ha ribadito essere venuto meno a causa del mancato sostegno di quella che al tempo del varo del Governo era la principale forza politica presente in Parlamento, cioè il MoVimento 5 Stelle.
Abbiamo visto tutti quello che è successo dopo l'apertura di questa difficilissima e incomprensibile fase politica. La maggioranza è entrata in crisi con il Governo, mentre dal Paese si è levata, chiara e forte, la voce dei cittadini che reclamano invece unità e stabilità di Governo. Numerosi, come lei stesso ha detto, sono stati gli appelli apparsi sui giornali e sui media e molta la mobilitazione proveniente da ogni ambito della società civile. Tutti hanno sottolineato con lucida verità come, per mera vanità e mancanza di responsabilità di esponenti politici di alcuni partiti, si voglia far ballare al Paese una danza, ponendolo sull'orlo di un precipizio.
Il nostro Paese si è però espresso e ha risposto con chiarezza, almeno per chi è capace di ascoltare e comprendere. Lo hanno fatto le forze sociali, a cominciare dalle grandi organizzazioni sindacali, e la stessa Confindustria, così come Confcommercio, le associazioni dei medici e illustri intellettuali. A queste voci si è aggiunta quella di ben 12 associazioni, tra le quali le ACLI, l'ARCI, Azione Cattolica, Confcooperative FUCI, Gruppo Abele, Legambiente. Legacoopsociali e Libera. Tutti a chiederle, signor Presidente, come anche noi le chiediamo, di continuare il suo lavoro. Scrivono queste associazioni: «Al di là delle differenti valutazioni che vi possano essere su responsabilità ed operato degli attori in campo, riteniamo che la drammaticità del momento e le tante domande di dignità della società non abbiano bisogno di una crisi, perché ne uscirebbero ancor più compromesse. Ne pagheremmo tutti le conseguenze, soprattutto chi già è e sarà più colpito dal convergere in una tempesta perfetta di più crisi lontane dall'essere risolte, come la guerra globale, l'esodo dei rifugiati e di tanti poveri, l'inflazione e l'esplosione delle diseguaglianze, la pandemia e le devastazioni conseguenti alla crisi climatica e alle violenze sull'ambiente. Il tutto mentre nel nostro Paese crescono in modo preoccupante poteri criminali, corruzione e mafie».
A questi appelli si è poi aggiunto quello dei circa 2.000 sindaci da lei citati, di Comuni italiani di ogni dimensione e latitudine, preoccupati anch'essi, veri eroi civili alle prese con i problemi dei cittadini e, dopo la pandemia e con la guerra in corso, dediti ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell'emergenza sociale. Uno sforzo che potrebbe vanificarsi e che porterebbe a immobilismo e divisione, laddove ora servono azione, credibilità e serietà.
Come lei ha detto, presidente Draghi, se vogliamo ancora stare insieme per tutelare i cittadini, serve ricostruire il patto di fiducia che ci ha consentito nei mesi scorsi di dare risposte importanti a queste famose emergenze. Presidente Draghi, dobbiamo tener presente tutti in questa Aula che raramente si era mai vista una simile mobilitazione della società civile. Per chi c'era, forse nel 1991, con i referendum elettorali, i cittadini invocavano riforme elettorali, e suonavano anche un campanello d'allarme per quello che sarebbe successo dopo, con la classe politica sempre in ritardo, cinica, attenta ai propri interessi di parte. Arrivò così Tangentopoli e la fine della prima Repubblica.
Credo che anche quelli di oggi siano non solo un monito e una richiesta di stabilità di Governo, ma anche una sollecitazione perché i partiti cambino. Credo inoltre che lasciare inascoltato questo grido di dolore possa lasciare aperta la strada a scenari di estrema incertezza. Ci troviamo con un debito pubblico che supera il 150 per cento e un'inflazione galoppante che mette a dura prova i bilanci delle famiglie e delle imprese, come non era più avvenuto negli ultimi quarant'anni.
Ancora, la recessione è pronta a fare danni altrettanto clamorosi, e la guerra in Ucraina sta destabilizzando gli equilibri internazionali. La prospettiva è di un autunno estremamente difficile, con i rifornimenti energetici che potrebbero risultare drammaticamente insufficienti.
In questo scenario, mettersi a danzare sul ciglio di un baratro non solo dimostra tutto il cinismo di queste forze politiche e di questi politici, ma svela la reale faccia di costoro e la drammatica rottura che si rischia di consumare verso il sentimento popolare degli italiani, ormai stufi di patetici balletti che solo un gran danno possono recare al Paese.
D'altra parte, noi di Insieme per il futuro-Centro Democratico lo abbiamo detto sin da subito: se non si darà la possibilità a questo Governo di continuare il suo lavoro, a pagarne il prezzo più alto saranno proprio i cittadini. Con la crisi di Governo, voluta dal partito di Conte, gli effetti sul Paese sarebbero devastanti. Non si raggiungerebbero gli obiettivi del PNRR, come detto, necessari per ottenere entro fine anno un'altra ventina di miliardi di euro, salterebbe il salario minimo, non ci sarebbe alcun aumento di stipendio per i lavoratori che percepiscono meno di 9 euro l'ora e salterebbero tutte le altre misure che questa mattina sono state già ricordate dai miei colleghi. Questo è quello che vogliono lasciare in eredità agli italiani Giuseppe Conte e il suo partito della crisi, con la vaga illusione per di più di poter risalire nei sondaggi, incuranti di condannare il Paese al collasso economico e sociale. Questa cattiva intenzione e questa responsabilità, cari colleghi, se la potrebbero assumere anche gli altri che potrebbero essere risucchiati da questa voglia tremenda di mettere in crisi la maggioranza e il Paese.
Con lei, presidente Draghi, vogliamo continuare a tenere aperta la porta di questa nuova stagione. Vogliamo che si continui a ridare speranza e a trovare una rinnovata energia per reggere le sfide, alcune drammatiche, che sono di fronte al Paese. Noi crediamo che dal nostro impegno possa concretamente venir fuori un'altra Italia più giusta e più solidale, un Paese dove il diritto alla vita e il diritto al lavoro non appartengano più a universi indistinti e inconciliabili; un Paese dove il diritto alla salute e alla tutela dell'ambiente occupino un posto preminente nell'agenda politica. Lei ha il diritto, come è stato detto questa mattina, e il dovere di completare il lavoro avviato... (Il microfono si disattiva automaticamente).
Mi avvio alla conclusione, Presidente. Dalla responsabilità del nostro impegno condiviso un nuovo inizio è dunque possibile, come vogliono i cittadini, e credo che varie forze politiche presenti in questa Aula possano certamente favorirlo, al contrario di chi sembra aver deciso di voltare le spalle agli italiani.
Presidente, noi voteremo sì alla questione di fiducia sostenendo la risoluzione del senatore Casini. La ringraziamo per il suo lavoro. (Applausi).
CRUCIOLI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, presidente Draghi, ho ascoltato con attenzione il discorso che lei ha pronunciato questa mattina; le sue parole avevano il suono delle monete false che lei ha sparso a piene mani a partire dai motivi che lei ha ricordato per giustificare la nascita del suo Governo. A suo dire questo Governo sarebbe nato per porre rimedio a tre emergenze: quella pandemica, quella economica e quella sociale.
Potrei soffermarmi a lungo su come siano state gestite in maniera pessima queste tre emergenze, ma non è questa la sede e quindi non lo farò. Mi soffermerò invece sulla falsità di fondo riguardante i motivi da lei indicati per la nascita del suo Governo. Certo, i motivi dichiarati erano quelli di gestire l'emergenza, ma il motivo reale era quello di assicurare anche in Italia, come in tutti i Paesi satelliti degli Stati Uniti, l'ubbidienza agli ordini che sarebbero stati impartiti in previsione dello scontro con il blocco asiatico. Il suo insediamento a Palazzo Chigi va infatti collocato in un contesto molto più ampio rispetto a quello meramente nazionale.
Ricordiamo che nel 2020 le elezioni americane, con la vittoria dei democratici hanno assegnato il riavvio della politica egemonica degli Stati Uniti quale Paese cardine dell'ordine mondiale, capace di influenzare la politica di tutti i Paesi e l'abbandono della dottrina dell'America first, propugnata da Trump, e la fine del multilateralismo. Questa ripresa, comportante una politica estera aggressiva, significava presto o tardi lo scontro con i Paesi non allineati, Russia e Cina in primis, e dunque la necessità del rafforzamento della NATO e lo stretto controllo di tutti i Paesi vassalli. Per questo, a febbraio 2021, a circa un anno dall'elezione di Biden, il Governo Conte, che nel frattempo aveva aperto alla via della seta con la Cina, è stato fatto cadere ed è stato sostituito con un Governo di comodo guidato da lei, che non a caso è soprannominato l'americano, essendosi formato a Boston, avendo lavorato in istituti americani come la Goldman Sachs e avendo ricoperto ruoli apicali in organi funzionali all'ordine mondiale propugnato dagli Stati Uniti, come la Banca mondiale e il Gruppo dei 30. Questo è il vero motivo per cui lei è stato posto a capo del Governo: garantire l'esecuzione degli ordini atlantici in questa piccola provincia dell'impero e in questo periodo di scontro aperto per l'egemonia mondiale. Degli interessi dei cittadini italiani, di cui lei si è riempito la bocca stamattina, si è sempre disinteressato completamente, perché fare i nostri interessi non è il suo compito effettivo e non è in cima alle sue priorità. Il suo compito e le sue priorità, signor Presidente del Consiglio, sono garantire l'esecuzione degli ordini che le vengono impartiti, per quanto controproducenti essi siano, limitando al massimo le interferenze degli oppositori.
Da questi obiettivi deriva il disprezzo che lei ha dimostrato nei confronti di questo Parlamento, che ci è stato manifestato attraverso il continuo uso di decreti-legge e di fiducie; attraverso la forzatura sui tempi di discussione, anche di provvedimenti di rilevanza scellerata, come la controriforma della giustizia o la conversione del decreto-legge per le privatizzazioni dei servizi pubblici locali; comportamenti che hanno prodotto addirittura il sollevamento da parte dei Capigruppo della sua stessa maggioranza e del Presidente del Senato, che in data 24 giugno le ha scritto sollecitando la cessazione di modalità che asfaltavano il Parlamento e a cui non risulta essere stata data risposta.
Da questi stessi obiettivi deriva, peraltro, l'utilizzo dei media per colpire i portatori di pensieri divergenti da quello dominante. Che gli interessi da lei perseguiti non siano quelli del popolo italiano sarà sempre più chiaro man mano che gli effetti della crisi economica innescata dalla guerra, che voi non volete far finire, colpiranno le nostre economie. Voi, infatti, potrete continuare a mentire dicendo che si deve rinunciare al condizionatore per raggiungere la pace e potrete continuare a millantare i prodigi realizzati con i finanziamenti dell'ormai mitologico PNRR. Ma, se le famiglie non arriveranno a fine mese e i lavoratori perderanno il lavoro, le vostre bugie saranno vane e nessuno potrà più credervi, neanche più confidenti.
Tuttavia, la colpa più grave che vi imputiamo sta non nel tradimento e nella menzogna, ma nel fatto di essere riusciti, almeno in parte, a fiaccare lo spirito di tanti italiani, facendo credere loro che asservirsi al potere sia il modo migliore per limitare le avversità del fato. Avete indotto tanti, tanta parte del Paese e anche di questo Parlamento, a credere che abdicando alla libertà, cedendo la nostra sovranità e rinunciando al dovere di effettuare scelte libere nell'interesse del nostro popolo e nel rispetto dei popoli di tutte le altre nazioni, potremmo ottenere forse qualche piccolo tornaconto. Questa è la mentalità degli schiavi e la state inculcando negli italiani e soprattutto nelle nuove generazioni, quella secondo cui solo tranquillizzando i padroni si potranno evitare le percosse, le punizioni impartite a colpi di spread e di mercato.
Noi sappiamo perfettamente che, in caso di caduta del Governo, ci saranno ripercussioni e, tuttavia, crediamo che la nostra sovranità e la nostra libertà ben valgano la necessità di affrontare la tempesta. Non vogliamo la rassegnazione dei fiaccati e dei vinti. Vogliamo la dignità delle nostre libere scelte, a qualunque costo, consapevoli che si può arrivare agli interessi del nostro popolo, si può arrivare alle stelle, soltanto attraverso le asperità. I nostri antenati dicevano per aspera ad astra.
Per questo auspichiamo che questo Governo, subalterno e vile, termini qui e lei, signor Presidente del Consiglio, non occupi più quel ruolo da cui può fare ancora tanti danni allo spirito e agli interessi degli italiani. Tuttavia, qualora lei non dovesse andarsene oggi per un voto contrario di questo ramo del Parlamento, noi promettiamo al Paese che ci adopereremo affinché sia il popolo a cacciarla.
Lei oggi ha detto di non poter ignorare la spinta dal basso e le piazze che le chiedono di restare. Eppure, fino a oggi ha bellamente ignorato le piazze come la piazza della mia città - io vengo da Genova - che per 40 sabati di seguito era piena, chiedendole di far cessare la barbarie del green pass, di ridare dignità al lavoro, di far cessare l'invio alle armi. Eppure, lei ha sempre ignorato le piazze che adesso, invece, dice di tenere in conto per continuare nel suo lavoro di distruzione. Ma noi faremo in modo che in autunno lei non possa davvero ignorare le piazze.
Presidente, ci dia ascolto almeno una volta: si dimetta e si torni a dare la parola al popolo con libere elezioni. Noi voteremo no anche a questa richiesta di fiducia. (Applausi).
RENZI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-PSI). Signora Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, questa crisi grottesca e assurda voluta da Giuseppe Conte e dal MoVimento 5 Stelle cade in un momento incredibilmente ricco di problemi e di opportunità nel mondo.
Vladimir Putin era a Teheran a incontrare omologhi di alcuni Paesi del mondo, ripercorrendo uno speculare e analogo viaggio fatto la settimana scorsa da Biden tra Gerusalemme e Gedda.
La democrazia è in crisi, dal Regno Unito allo Sri Lanka, dagli Stati Uniti al Giappone di Abe Shinzo, e contemporaneamente l'innovazione tecnologica va avanti: il telescopio James Webb ci manda delle immagini straordinarie, la NASA dice il momento in cui si accende la luce dell'universo.
Mentre noi siamo impegnati nelle nostre vicende, partite da un termovalorizzatore, necessario per Roma, e che, prima ancora di essere realizzato, rischia di bruciare il destino di questo Governo, la guerra continua, anche se ha stancato persino i nostri giornali.
La settimana scorsa, mentre eravamo già in crisi, una bambina di nome Lisa, una bambina con un cromosoma in più, con la sindrome di Down, è stata uccisa qualche minuto dopo che sua madre aveva postato un'immagine di lei felice sui social, a dimostrare che la guerra va avanti anche quando facciamo finta di non accorgercene. Ed è una guerra che produce effetti di vario genere, anche un effetto economico: l'inflazione è ai massimi storici da anni, non soltanto in Italia o in Europa, e, come se non bastasse, le conseguenze del climate change provocano danni oggettivi. Chi ama la Versilia in queste ore vede 600 ettari andati in fumo: tutti temi veri, grandi, su cui un Parlamento dovrebbe discutere.
Tuttavia, il Parlamento è fermo su una posizione assurda e inspiegabile di chi vuole la crisi, ma non ha il coraggio di far dimettere i propri Ministri (Applausi); di chi apre le polemiche contro il Governo Draghi e non si rende conto che domani c'è una conferenza stampa, una di quelle che il presidente Draghi conosce bene: la conferenza stampa di Christine Lagarde, all'European Central Bank. Dalle parole che ella userà dipenderà larga parte della reazione non solo dei mercati finanziari, ma anche delle aziende. Tutti si aspettano l'aumento dei tassi, ma come verranno spiegate queste misure segnerà il futuro dei prossimi mesi in Europa. Lo sa bene il presidente Draghi che, con una frase, ha messo in sicurezza l'euro in un momento di difficoltà.
Diciamo sì al Governo Draghi non solo per il passato, ma perché tra settembre e dicembre si discute del Patto di stabilità in Europa. E guardate che, se non mettiamo mano al Patto di stabilità, è inutile chiedere gli sforamenti di bilancio, perché, se c'è un Paese che rischia la pelle in questo momento, è quello che ha il debito tra i più alti in Europa. Questo dibattito in Europa chi lo fa? Il Governo guidato da Draghi o un Governo dimissionario diviso in campagna elettorale?
Ieri, un finanziere - cito un esponente della finanza internazionale - che si chiama Larry Fink, il capo di uno delle principali realtà BlackRock, ha detto che ci vede preoccupati per il costo del petrolio, ma l'aumento del costo del cibo nei prossimi mesi sarà superiore all'aumento del costo del petrolio.
Non è un caso che la questione geopolitica del cibo veda la Cina, in questo momento, in prima fila, con uno sguardo lungimirante e anche pericoloso per alcuni aspetti, e veda noi con il Ministrodelle politiche agricole alimentari e forestali che non sa se dare la fiducia a se stesso, in un turbamento post-adolescenziale che priva il Governo, in questo momento, della forza necessaria ad andare avanti.
Potrei continuare: se si va verso l'austerity, le questioni del finanziamento della sanità torneranno a essere decisive. E soprattutto, se la Turchia ha un'inflazione a doppia cifra e la Russia è in tutt'altre faccende affaccendata, c'è qualcuno, in questo Paese, che ha voglia di riaprire il dossier della Libia, con tutto quello che consegue, non soltanto in termini energetici?
Per tutti questi motivi, guardando al futuro, voteremo la fiducia al presidente Draghi, consapevoli che oggi finisce il teatrino. Oggi è l'ultima puntata del vostro reality show. Decidete tutti da che parte stare, assumendovene le responsabilità fino in fondo.
Prima di arrivare a questo, signor Presidente, lasci che le diciamo grazie. Le diciamo grazie anche per il passato, per questi diciotto mesi. Grazie per aver cambiato passo sulla gestione dell'emergenza. Grazie per l'autorevolezza internazionale con cui ella ha presieduto il G20. Grazie per quella immagine di un treno per Kiev, che ci ha reso orgogliosi di essere italiani e di essere europei. (Applausi). Grazie, signor Presidente, per aver mandato in pensione un modo sbagliato di gestire l'emergenza, fatto di banchi a rotelle e ventilatori cinesi malfunzionanti (Applausi).
Oggi o si va avanti con Draghi o si va a casa e guardate che questo deve essere di comune condivisione. Vale ovviamente per chi, in questo momento, non ha avuto il coraggio di parlare chiaramente. Il Nuovo Testamento dice: «Sia il vostro parlare: "sì sì", "no no"», non siate tiepidi. C'è stato un dato di fatto: nulla sarà più come prima, da domani mattina, per le forze politiche. Lo dico partendo dalla sinistra: non so come qualcuno di voi, amici e compagni del PD, possa pensare, dopo questo disastro, voluto dai vostri colleghi del campo largo, di provare ad allearvi con il Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni. (Applausi). Per me è un mistero della fede e comunque sappiate che noi saremo da un'altra parte. Con la stessa franchezza dico alla destra, ai moderati della destra...
LA RUSSA (FdI). Stai sereno! (Ilarità).
RENZI (IV-PSI). Quello sempre, Ignazio. Ti potrei chiedere i diritti d'autore, ma non lo farò, per rispetto personale e per antico sentimento di amicizia. Guardate, colleghi, che Ignazio La Russa sia contento è comprensibile. Mi domando come possano essere contenti quelli che pensavano che la destra italiana fosse nel Partito popolare europeo (PPE); fosse quella destra capace di scommettere su un leader credibile e autorevole come Draghi. Oggi il senatore La Russa festeggia e fa bene, ma sono diciotto mesi che vota contro la fiducia. Sono i moderati del centrodestra che oggi segnano la loro scomparsa politica. (Applausi). Piaccia o non piaccia, questo è un dato di fatto.
Infine, concludendo, nulla sarà più come prima per quelli che sono venuti in Parlamento e hanno raccontato che lo avrebbero aperto come una scatoletta di tonno e sono quelli che passano alla storia parlamentare per essere i primi che aprono una crisi, sfiduciando il Governo di cui fanno parte, e non si dimettono, salvo poi dire agli altri che vogliono le poltrone. Per forza, non lasciano neanche le loro! Ma di cosa stiamo discutendo? (Ilarità. Applausi). Amici cari, qui si sta scherzando col fuoco! I prossimi sei mesi saranno complicati, saranno sei mesi in cui il costo della vita aumenterà e in cui il Paese avrà bisogno di risposte. Votando sì alla fiducia, noi guardiamo negli occhi gli italiani e diciamo due cose; la prima: quando contro tutto e contro tutti, anche in quest'Aula, abbiamo noi aperto una crisi, lasciando le poltrone e dimettendoci dagli incarichi di Ministro, e abbiamo aperto la strada al Governo Draghi, abbiamo fatto un atto che oggi più che mai, oggi più di diciotto mesi fa, ci rende orgogliosi, perché abbiamo messo al centro l'interesse del Paese e messo in secondo piano il nostro interesse di parte. (Applausi).
Ma, se oggi qualcuno ritirerà la fiducia, dopo che altri hanno aperto la crisi, deve essere chiaro che a quel popolo, che ha votato convintamente, che continua a firmare gli appelli, che continua a farsi sentire in piazza e chiede di essere rappresentato da un'idea di Europa, di riformismo, di lavoro, di innovazione e per la crescita, a quel popolo faremo di tutto per dare una casa e un tetto, che sarà una casa e un tetto contro i populisti e contro i sovranisti.
Votiamo sì alla fiducia al Governo di Mario Draghi. (Applausi).
CIRIANI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, presidente Draghi, colleghi del Senato, in questi giorni, ma anche nelle ultime ore, abbiamo ascoltato decine, forse centinaia di volte l'appello alla serietà e alla responsabilità. Ma mi domando e domando a voi: cosa c'è di meno serio e di meno responsabile del fatto di dire una cosa e poi farne un'altra; di invocare la coerenza e poi fare esattamente l'opposto; di fare della coerenza di fatto carta straccia? Cosa c'è di meno serio e responsabile dell'annunciare che si farà soltanto una maggioranza di un certo tipo e poi lavorare per fare tutt'altra cosa? Cosa c'è di meno serio dello spettacolo di una maggioranza che si è presa a schiaffoni per tutta la durata del dibattito generale e di un Senato paralizzato dalla paura del voto e del ritorno al giudizio degli italiani?
Cosa c'è di meno serio dello spettacolo che abbiamo offerto in diretta televisiva di un Senato diviso tra ambiguità, trucchetti, mezzi voti, voto sì, voto no, sospendo, faccio una risoluzione, la ritiro, eccetera? Credo davvero che abbiate superato ogni limite. Adesso davvero basta: tiriamo una riga e andiamo oltre. (Applausi).
Presidente Draghi, quello che accade glielo avevamo anticipato mesi fa, ai tempi dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. E avevamo detto e ribadito decine di volte che questa maggioranza non poteva funzionare, perché è troppo contradditoria al proprio interno; aveva delle contraddizioni esplosive che non potevano essere nascoste.
Io voglio leggere, Presidente e colleghi del Senato, alcuni degli aggettivi con cui vi siete qualificati in questi ultimi cinque giorni e sono aggettivi che noi abbiamo preso dalle agenzie, dagli articoli di stampa e dalle interviste di tutti i Gruppi della maggioranza nei confronti di tutti gli altri Gruppi della maggioranza. Allora, voi vi siete definiti: irresponsabili, inaffidabili, sciagurati, calamità naturali, incompatibili, folli, indecenti, provocatori, disonesti, ipocriti. Mi fermo qua perché ho solo dieci minuti e non posso usare tutto il tempo per elencare tutti i complimenti che vi siete fatti. Poi però, all'improvviso, siete venuti qui in Aula al Senato per spiegarci che gli irresponsabili e gli inaffidabili, assieme agli sciagurati e agli incompatibili, assieme ai folli e ai provocatori disonesti, avrebbero all'improvviso lavorato tutti insieme per il bene dell'Italia.
Quello che è accaduto, Presidente, era inevitabile, ma le voglio ricordare alcune cose molto strane e molto gravi - secondo me - che sono accadute. Tra le tante, Ministri che non votano la fiducia al Governo di cui fanno parte; Ministri che rimangono all'interno dell'Esecutivo nonostante il loro partito non voti la fiducia al Governo di cui fanno parte; manifestazioni organizzate dal PD e da altri partiti della sinistra per rivendicare non il diritto di voto, ma il non diritto a votare. (Applausi). Abbiamo visto persone che sono scese in piazza per rivendicare il diritto a non votare. Credo che non sia mai accaduto in alcun Paese del mondo libero, una scena quasi orwelliana se mi è consentito.
Vorrei anche dire che provo politicamente vergogna per quello che rimane di un movimento che doveva fare la rivoluzione e doveva abbattere la casta ed è diventato una super casta di poteri e privilegi. (Applausi). Provo vergogna per questa scialuppa di disperati, che vagano da una parte all'altra del Parlamento alla ricerca di qualcuno che prolunghi di qualche mese la loro esperienza in Senato o alla Camera, disponibili a votare qualsiasi cosa pur di mantenere il loro posto.
Presidente Draghi, questa mattina noi di Fratelli d'Italia l'abbiamo ascoltata con l'attenzione di sempre, perché abbiamo il rispetto delle istituzioni. Ma è apparso subito evidentissimo - e non serve essere un commentatore politico - che tutto il suo discorso è stato costruito per compiacere il Partito Democratico e la sinistra (Applausi); non una parola a favore del centrodestra, delle sue preoccupazioni e delle sue richieste.
Sa qual è stato il punto che mi ha più colpito? La sua ennesima - perché l'ha già detta altre volte - promessa di riformare il reddito di cittadinanza. Presidente Draghi, tra le altre cose stravaganti della sua maggioranza, ce n'è un'altra che lei sicuramente conosce: c'è un partito, non il più grande ma uno dei più rumorosi, che ha depositato in Cassazione la richiesta di un referendum per abrogare il reddito di cittadinanza, ossia una misura che ha votato una, due, tre, quattro volte; quando valeva 9 miliardi, 10 miliardi, 11 miliardi. Il reddito cittadinanza - noi ribadiamo questo concetto - è il discrimine: chi crede al reddito di cittadinanza non può credere al taglio del cuneo fiscale; chi crede al modello del reddito di cittadinanza non può credere al modello che invochiamo noi, quello della responsabilità, della sanità, dell'impresa, dell'impegno, del sacrificio. Sono due mondi che non possono stare insieme e voi invece li volete tenere insieme, solo per il potere. (Applausi).
Ancora una volta, basta con le lezioncine. Noi non mettiamo a rischio l'Italia. Noi l'Italia ce l'abbiamo nel cuore: è scritto nei nostri manifesti e nella ragione d'essere di Fratelli d'Italia. Quello che è a rischio non è l'Italia, ma un sistema di potere che il Partito Democratico ha costruito dal novembre 2011, quando hanno cacciato Berlusconi da questo Parlamento. Da allora questo sistema di potere è sempre più forte, sempre più ramificato e mette in campo tutti gli strumenti che ha, nessuno escluso, per conservare sé stesso.
Mi addolora vedere che anche nel centrodestra, in Parlamento e nelle Regioni, ci sia qualcuno che non capisce il giochino: se sei funzionale a questo sistema di potere, diventi improvvisamente intelligente, gentile, simpatico; se invece lotti per affermare un principio diverso, un'alternativa, diventi immediatamente stupido e pericoloso.
E basta poi con le fake news dei barbari alle porte. Siamo partiti composti da gente responsabile, governiamo Comuni e Regioni anche molto complesse e anche molto avanzate. La nostra serietà l'abbiamo dimostrata in politica estera - come diceva anche il collega La Russa nel suo intervento - quando ci siamo schierati al fianco dell'Italia, dell'Unione europea, della NATO e dell'Ucraina. Ci poteva costare tantissimo in termini elettorali, ma l'abbiamo fatto spontaneamente, perché è esattamente quello che crediamo sia giusto fare.
Infine, presidente Draghi, le voglio dire un'altra cosa. Non so se le interesserà, ma io davvero non credo per nulla alla sincerità dei suoi amici e dei suoi alleati. Quelli che l'hanno applaudita questa mattina, l'hanno applaudita soltanto per paura; sono gli stessi che l'hanno boicottata il giorno in cui salì al Quirinale. (Applausi). Sono persone che la elogiano in pubblico e la tradiscono in privato. Noi facciamo esattamente il contrario: siamo persone che dicono pubblicamente quello che pensano anche privatamente. Se lei riuscirà a mettere insieme i cocci di quello che rimane della sua maggioranza, non si illuda: torneranno a litigare, a fare i tranelli, a metterla in difficoltà fino alla prossima imboscata, perché loro amano giocare sulla pelle dell'Italia.
Signor Presidente, Fratelli d'Italia sicuramente, come non ha votato la prima fiducia al Governo giallo-verde (fallito), la fiducia al secondo Governo, quello giallo-rosso (fallito e lo avevamo previsto), la fiducia al terzo Governo arcobaleno (fallito anche questo), non le darà la fiducia nemmeno oggi. E lo faremo senza tatticismi, a viso aperto, con la chiarezza e la coerenza di sempre. Noi vogliamo stare lontani dai suoi falsi amici, dai suoi falsi alleati, dal falso amor di Patria, dal falso senso di responsabilità, da un Parlamento dominato dalla paura del voto che pensa soltanto a sopravvivere. Noi lavoriamo per un nuovo Governo, serio, forte e anche responsabile; sì, responsabile, perché siamo gente seria, e lo voglio ribadire. Ma questo Governo non è quello che decidono i mille sindaci del Partito Democratico, bensì è quello che decidono milioni di italiani il giorno delle elezioni. (Applausi).
DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, quando ormai un anno e mezzo fa si palesò la necessità, su appello del presidente della Repubblica Mattarella, di riuscire a costruire una maggioranza, e quindi a dare vita a un Governo senza formula politica, ma - come qualcuno l'ha chiamato - di unità nazionale, noi rispondemmo a quell'appello. Vede, presidente Draghi, per persone come noi, con la nostra storia politica, non era assolutamente né facile né semplice, ma lo facemmo - come dicemmo a lei nei vari colloqui - non genericamente per il bene del Paese, ma perché lei prospettò degli impegni programmatici molto seri e precisi, volti quindi non solo a uscire dalla pandemia e provare a rimettere in piedi il Paese, a dargli una prospettiva, ma anche ad agire su altre due questioni che - per la verità - noi ritenevamo e riteniamo assolutamente cruciali. Una di queste è quella che qualcuno ha chiamato transizione ecologica, ma io con il suo permesso, Presidente, non vorrei più chiamare così. Penso che, se il nostro Paese intende davvero imboccare una strada di ripresa seria oggi abbia bisogno - come aveva bisogno allora, ma ancor di più oggi, con la crisi della siccità, con la crisi climatica, con il crollo dei ghiacciai, con temperature mai viste - di intraprendere la strada della riconversione ecologica. Questo significa avere delle idee molto chiare sulla politica industriale.
Significa capire come rimettere in moto il Paese facendo uno sforzo enorme e, quindi, cogliere anche tutta questa grande crisi come un'opportunità, che poi è il concetto all'origine della parola crisi.
Lei ci disse poi che l'altro impegno avrebbe riguardato il tema delle disuguaglianze, per le quali il nostro Paese ha ormai un record e che con la pandemia sono cresciute ancora di più. Per noi affrontare la questione delle disuguaglianze era ed è una priorità.
Ho citato la questione sociale e la questione ecologica che per noi sono due facce della stessa medaglia. Per questo abbiamo sempre parlato di riuscire a costruire un percorso che fosse giusto, ma anche in grado di far correre il Paese sulla strada dell'innovazione, della modernità e della giustizia sociale. Queste sono le cose in cui credevamo e crediamo.
Abbiamo avuto, in questa maggioranza, momenti non semplici, anzi complicati, ma ognuno ha dato il proprio contributo. Noi abbiamo dato il nostro contributo e credo che abbiamo sempre dimostrato un grande senso di responsabilità; non abbiamo rinunciato alle nostre idee, ma da piccola ho capito che la politica è soprattutto l'arte di riuscire a trovare dei punti di incontro, delle mediazioni per cercare di fare dei passi in avanti. Ora il Paese è di fronte, ancora una volta, con la guerra, le crisi energetica e climatica sempre presenti, anche se ce ne dimentichiamo, davanti a delle grandi emergenze. E abbiamo posto a lei, Presidente, anche nell'intervento di oggi, le questioni che a noi interessano, per cui abbiamo detto che noi ci stiamo. Dobbiamo prendere di petto la crisi sociale che abbiamo di fronte a noi. E vogliamo anche, presidente Draghi, che l'Italia non pensi ancora una volta, per esempio, di costruire la ripresa economica e lo sviluppo sui salari bassi, perché noi pensiamo esattamente il contrario. Bisogna invece puntare sull'innovazione perché su questo gli altri correranno e noi rischiamo di rimanere indietro. Per questo abbiamo posto anche noi con forza, senza alcun ricatto perché pensiamo che sia giusto, la questione del salario minimo e - me lo lasci dire - come si affronta la questione della povertà.
Presidente, pensi un po' che il reddito cittadinanza l'abbiamo votato, astenendoci, quando eravamo all'opposizione. Quando c'era il Governo giallo-verde noi siamo come sempre entrati nel merito della questione e - unici da questa parte dell'Emiciclo - ci siamo assunti la responsabilità di dire: per noi va bene, crediamo che sia importante separarlo dal mercato del lavoro e allargare la platea per affrontare la povertà, e ciò in linea con l'Europa. Noi riteniamo di aver fatto bene, come è stato poi confermato durante la pandemia.
Avevamo anche dato dei suggerimenti, nel nostro piccolo, su come correggere e risolvere il problema della cessione del credito. Presidente Draghi, noi crediamo tantissimo al Parlamento e io ho fatto delle battaglie per difendere la democrazia parlamentare, come magari qualcuno qui ricorda. Ho fatto tante battaglie per difendere fino in fondo la democrazia parlamentare e lo rivendico. Nella dialettica parlamentare nessuno avrebbe mai immaginato che, con la Lega e altri partiti opposti a noi, si sarebbe riusciti a trovare dei punti di incontro. Eppure, noi ci eravamo riusciti e potevamo offrire delle soluzioni.
Presidente, mi lasci dire che siamo convinti che anche questa crisi politica che si è aperta non solo si doveva, ma si poteva anche evitare. Anche qui, sempre nel tentativo di trovare dei punti di incontro, si poteva assolutamente evitare la drammatizzazione.
Gli ultimi mesi non sono stati semplici. Noi, al contrario del senatore Renzi, non condividemmo allora l'apertura della crisi, ma non ci siamo sottratti dal dare il nostro contributo al Paese. Allo stesso modo, non ci sottraiamo adesso nonostante la situazione, che è sotto gli occhi di tutti. Altri, invece, evidentemente si sottrarranno a tutto questo. E lo facciamo con coerenza, perché pensiamo che in questo momento sia giusto dare delle risposte ai cittadini, ma non qualsiasi.
La stabilità di un Governo non è di per sé un fine, ma lo è se è in grado di dare le risposte. Noi siamo convinti che bisogna saper affrontare le emergenze. Vi do peraltro un annuncio: il costo della vita è già aumentato e forse continuerà ad aumentare. Oggi abbiamo una situazione grave di sofferenza e dobbiamo assolutamente trovare il modo di mettere in campo degli strumenti e delle misure. Per questo abbiamo detto che l'agenda sociale è per noi fondamentale. Penso all'esigenza di risolvere i salari bassi. Oggi il senatore Errani ha detto una cosa molto giusta. Noi dobbiamo stare in Europa superando tutti i gap che abbiamo. In trent'anni - e si tratta di un record europeo - i salari del nostro Paese non solo hanno perso potere d'acquisto, ma sono di fatto anche diminuiti. Questa è un'emergenza che dovrebbe riguardare tutti ed è la prima questione da affrontare, insieme all'esigenza di far correre il Paese lungo la riconversione ecologica.
Molto spesso non abbiamo lesinato critiche, ma - vedo qui il ministro Cingolani che lo sa - siamo sempre stati molto franchi e abbiamo dato sempre il nostro contributo. Quella era la strada che dovevamo continuare a seguire e - torno a ripetere - noi non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità e non lo faremo neanche questa volta.
Per questi motivi, la componente Liberi e Uguali-Ecosolidali voterà a favore della fiducia. (Applausi).
MALPEZZI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALPEZZI (PD). Signor Presidente, presidente Draghi, signori del Governo, colleghi, vi sono momenti, nella vita politica, in cui vanno ammainate le bandiere di parte e va issata quella nazionale. Oggi è uno di quei momenti e non perché stiamo provando a dirlo noi, dai banchi del Partito Democratico, ma perché ce l'hanno chiesto i cittadini italiani in questi giorni.
Lo dico con grande forza, perché ho letto gli appelli. È vero: erano tutti appelli al presidente Draghi, da tantissimi mondi, associazioni e categorie, ma erano appelli rivolti anche a noi, perché hanno chiamato direttamente in causa la politica. (Applausi). Tutti quei mondi, tutte quelle categorie, quei gruppi, con i loro appelli chiedevano al presidente Draghi di restare. Manifestavano la loro volontà di esserci in questo frangente, forse perché non si sentivano rappresentati dai loro rappresentanti in Parlamento, e proprio per questo chiamavano in causa la politica.
Non voglio fare l'elenco di tutti gli appelli. Ci sono stati i sindaci che - collega Ciriani - non sono del Partito Democratico, ma sono i sindaci con la fascia tricolore, che hanno nel cuore la volontà di fare del bene ai loro cittadini e hanno paura che tutti quei progetti del PNRR oggi finiscano nel cestino. (Applausi). Citano i sindaci, le associazioni, gli imprenditori, i sindacati, Legambiente, i medici, il Servizio sanitario nazionale, scuola e università. Quegli appelli sono stati fatti a noi.
Ora, siccome qualcuno magari non è riuscito a leggerli tutti, cito un appello tra i tanti, bellissimo: quello fatto dalle associazioni del terzo settore della società civile. Lo dico perché - secondo me - ci ha proprio chiamati in causa. Quelle associazioni chiedevano a tutte le forze politiche di trovare prontamente una composizione delle diverse posizioni, senza ignorare le differenze, riconoscendo che la democrazia è anche conflittualità non violenta e che la politica ha anche il compito di attraversare il conflitto per trovare la soluzione. (Applausi). Attraversare il conflitto, trovare la soluzione, superare lo schema di parte: non lo dice il Partito Democratico, ma ce l'hanno chiesto i cittadini.
Noi siamo forze confliggenti. Lo siamo perché apparteniamo a schieramenti diversi, perché ogni forza politica, naturalmente, porta dentro sé l'ambizione di rappresentare gli interessi di più mondi e di più categorie possibili. Da diciassette mesi, però, abbiamo provato a stare insieme in quelle diversità difficili, perché abbiamo ritenuto importantissimo dire quel sì al Presidente della Repubblica, perché sapevamo che all'Italia serviva un Governo, un Governo di unità nazionale per portare il nostro Paese fuori da una crisi drammatica.
Abbiamo provato a trovare delle soluzioni partendo da distanze che hanno reso anche quasi straordinaria quella vicinanza. È faticoso per tutti noi trovare sintesi e mediazioni nelle diversità così profonde, ma in questi mesi lo abbiamo fatto. Abbiamo scelto di mettere da parte le singole esigenze di ogni partito per pensare davvero ad altri bisogni. Guardate, sono i bisogni del nostro Paese, dettati proprio da quell'epoca straordinaria che ha visto la drammatica pandemia, che non è ancora finita, l'emergenza economica, il PNRR da realizzare, la guerra nel nostro continente e i problemi del costo della vita e dell'energia. In questi mesi abbiamo lavorato per risolvere questi problemi e mi meraviglio che negli interventi che sono stati fatti qua oggi non ci sia stato il riconoscimento da parte di molte di queste forze della maggioranza del lavoro che abbiamo fatto insieme (Applausi), della fatica e del lavoro, con provvedimenti - è vero - che non hanno la firma di nessuno, non sono nostri o vostri, ma di tutti, perché non sono nati da una sola parte. Ciascuno ha rinunciato infatti a qualcosa per un bene più grande, che era quello del Paese.
Capisco che la cosa più semplice sia quella di stare all'opposizione: è legittima e lo sottolineo. È però la strada più semplice, perché si prende il problema, si denuncia, ma non ci si mette niente per provare a risolverlo, non ci si mettono la fatica e la difficoltà di provare a risolverlo. E allora dev'essere chiaro a tutti qui che oggi chi non conferma la fiducia a questo Governo deve dire al Paese di essere disposto a rinunciare ai 13 miliardi del decreto sociale di luglio e di essere disposto a rinunciare alla terza tranche dei 22 miliardi del PNRR e ai provvedimenti urgenti da varare per contenere i costi delle bollette, per proteggere lavoratori e famiglie dall'inflazione, per sostenere le imprese in questa difficile fase di crisi, per approvare i decreti necessari a concludere le riforme che abbiamo fatto insieme, che servono per attuare il PNRR, e per varare anche una nuova manovra di bilancio.
La posta in gioco, che spero sia chiara a tutti, che in quest'Aula è davvero chiara e che noi del Partito Democratico abbiamo ben chiara, è che a pagare sarà il Paese. Serve allora assumersi la responsabilità di provare a lavorare per ricomporre questo quadro politico, perché non stiamo decidendo le nostri sorti e né le sorti elettorali che in questa sede vengono ripetute come spauracchio e minaccia. Le elezioni non sono mai una minaccia, ma, attenzione, se vengono utilizzate e sventolate in questo modo, preferendo alla sicurezza per un Paese in difficoltà la palude e il caos di quelli che potrebbero essere i prossimi mesi. (Applausi). Noi non abbiamo paura del voto, ma abbiamo paura di lasciare il Paese senza una guida nei prossimi mesi, che saranno difficilissimi.
Vengo dal mondo della scuola, insegnavo storia e italiano e c'è una poetessa che mi sta molto a cuore, Alda Merini, che diceva: «Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire». Ci sono state tante parole non curate in questi giorni e ne ho ascoltate anche alcune che hanno criticato la politica che metteva al centro la responsabilità e che provava a ricucire, descrivendola proprio come una politica timorosa di assumersi un compito e un ruolo. La politica che preferisce dire che, sì, c'è un uomo che sta governando e non vuole fare altro che mettersi dietro di lui e basta. Noi abbiamo un altro concetto di responsabilità. È la responsabilità di chi pensa che la politica debba fare i conti con il tempo che ciascuno di noi vive e in questa difficile fase storica gli italiani alla politica chiedono solo una cosa: risolvere i problemi. Non vogliono che sia la politica a creargli problemi.
Presidente, concludo il mio intervento dicendo che il Gruppo Partito Democratico voterà convintamente la fiducia. L'ultima volta che lei è stato qui io ho avuto l'occasione di dirle che la foto che ritraeva lei, il cancelliere Scholz e il presidente Macron su quel treno era potente e di sicuro finirà sui libri di storia. Oggi aggiungo che quella immagine, che racconta di un'Europa che andava a prendere per mano un altro pezzo di Europa, che lo accoglieva e dava una possibilità in più a un Paese di avere un futuro all'interno dell'Europa, aveva la voce dell'Italia, aveva la sua voce, signor Presidente del Consiglio, la sua credibilità e la sua autorevolezza. Quella voce, che ha fatto bene al nostro Paese all'interno dell'Europa, vogliamo che rimanga, perché è quella che cittadini italiani hanno dimostrato di comprendere molto bene. (Applausi).
BERNINI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentanti del Governo, colleghi, abbiamo ascoltato con profondo rispetto e doverosa e meritata attenzione le sue comunicazioni e la replica, animati fin dall'inizio - lo confesso - da un sentimento di attesa, di speranza e anche di fiducia; lo stesso sentimento che ha guidato le lunghe riflessioni tenute in questi giorni come centrodestra di Governo, perché fino alla fine il nostro presidente Silvio Berlusconi e tutti noi abbiamo cercato di dare il nostro apporto per la prosecuzione dell'azione di Governo.
Forza Italia ha avvertito sin dal primo momento la gravità dell'ora. Noi siamo quelli che per primi hanno creato le condizioni perché nascesse un Governo di unità nazionale. Il nostro presidente Berlusconi è stato il primo a sostenere, diciassette mesi fa, la necessità che la politica mettesse da parte tattiche, calcoli e interessi elettoralistici per porre al primo posto il bene comune e, come lei ha giustamente ricordato signor Presidente del Consiglio, l'uscita dalla crisi pandemica, economica e sociale.
Noi siamo quelli che hanno subito compreso che un Governo di unità nazionale non sarebbe stato un'impresa facile e soprattutto non avrebbe potuto essere il manifesto di una maggioranza politica o di un partito politico, ma la sintesi di più sensibilità, il comune denominatore nel quale, attraverso la sua guida, attraverso il mastice della sua autorevolezza, si potessero ritrovare forze politiche diverse e anche alternative tra loro.
Noi siamo quelli che, fin dai primi giorni di formazione di questo Governo, le hanno dato massima agibilità (so che lei ce lo riconosce) o, per usare le parole del presidente Berlusconi, massima autonomia in ogni sua scelta e così è stato. Siamo quelli che hanno lavorato per costruire, per migliorare, umanizzare provvedimenti che non fossero solo il risultato di calcoli ragionieristici, ma che parlassero al Paese del Paese. Siamo quelli che non hanno mai fatto mancare un contributo propositivo nelle Commissioni, in Aula, in tutte le aule parlamentari. Signor Presidente del Consiglio, ci perdoni, ma la sua nota di biasimo ci ha un po' toccato, perché quando abbiamo insistito su alcuni temi, lo abbiamo fatto con garbo, cercando sempre la mediazione, il convincimento operoso, come nel caso del no alle tasse sulla casa.
Noi siamo quelli che per 55 volte hanno rinnovato la fiducia a lei e a questo Governo, anche quando il risultato finale non ci soddisfaceva completamente, perché abbiamo sempre voluto vedere il bicchiere mezzo pieno, persino quando magari qualcun altro quel bicchiere un pochettino ce lo stava prosciugando.
Presidente, siamo quelli che, in una situazione di gravissima crisi geopolitica, con una guerra che ha cominciato a bussare alle porte dell'Europa ed è diventata vieppiù una grande calamità, hanno dato a lei e al suo Governo mandato pieno, pienissimo, perché ci rappresentasse in ogni consesso europeo e internazionale, in nome di quell'europeismo e atlantismo che lei ci ha raccontato fin dalle sue prime comunicazioni, che hanno segnato le migliori stagioni dell'Italia, grazie alla ferma convinzione e all'incisiva azione del presidente Berlusconi.
Siamo quelli che hanno creduto in questo Governo, che hanno creduto e che credono in lei. Siamo - e per noi è motivo di profondo orgoglio - la forza responsabile che in questo Governo, con compostezza, positività e lealtà, ha sacrificato tanti -davvero tanti - temi identitari, per tenere fede a un impegno preso con lei e con gli italiani (Applausi), perché il valore di una forza politica si misura anche e forse soprattutto dalla capacità di rispettare la parola data.
Saremmo andati avanti con la stessa energia e gli stessi obiettivi, signor Presidente del Consiglio, se la cronaca di questi giorni, e ancora più di queste ore, non ci avesse travolti; non siamo noi ad avere voluto la crisi, ormai non lo dobbiamo più dire, ce lo siamo raccontati in ogni modo possibile, però la crisi, questa crisi, questa sprezzatura parlamentare ci ha messo di fronte a interrogativi a cui sinceramente non avremmo pensato di dover dare una risposta, così.
Una forza politica che componeva questo Governo, come sappiamo, ha deciso di strappare su un provvedimento che non riguardava lei né il Governo né noi, ma riguardava gli italiani: 20 miliardi dedicati agli italiani, alle famiglie italiane per le bollette, agli enti locali per non aumentare le tasse, alle imprese per continuare a produrre.
Lo ha detto lei: si è frantumato il patto di fiducia che ci aveva tenuto insieme; si è incrinato quel sentimento di pacificazione che fino a un momento prima - la settimana scorsa - teneva più o meno sopito il malumore, rompendo fatalmente l'equilibrio che avevamo con convinzione, seppur con fatica, costruito insieme.
Signor Presidente del Consiglio, lei lo sa, le abbiamo proposto, così come lei ci ha detto nelle sue comunicazioni, un nuovo patto. Crediamo in un nuovo patto, crediamo nel direttore d'orchestra; non crediamo negli orchestrali stonati. (Applausi). Se ci si propone lo spartito giusto, la sinfonia può essere bellissima.
Qualcuno pensa che sia possibile riavvolgere il nastro della storia, noi non lo sappiamo. Forse è opportuno ricordare come e perché siamo arrivati a questo punto: non è un lampo a ciel sereno, non è un incidente di percorso.
Abbiamo chiesto una verifica diversi giorni fa, una verifica che non era un capriccio, ma un dato di realtà. Di fronte a una pugnalata a cuore aperto, Forza Italia ha chiesto di fare chiarezza, di discutere, di trovare le ragioni di un nuovo inizio, ancora una volta un nuovo patto, quello che lei invocava ed evocava oggi, signor Presidente del Consiglio, che però avesse nuove fondamenta, e di farlo prima, non oggi, di farlo con serietà, tra persone che avvertono il peso del momento e non come un appuntamento al buio, colleghi, in questo clima di suspense, in cui non si sa che succederà o chi voterà cosa e che crea ancora più danni di quanti non ne abbia fatti - lo ripeto - la sprezzatura della scorsa settimana.
Credo, Presidente, che andasse politicizzata la crisi, ma veramente. La fiducia di oggi forse andava costruita su altri presupposti. Noi abbiamo cercato di proporre un nuovo patto, che abbiamo enucleato in una nostra risoluzione di centrodestra di Governo, che purtroppo è caduta, per effetto della posizione della fiducia.
Presidente, nel suo intervento appassionato, critico e sicuramente sincero - non le difetta la sincerità - abbiamo percepito nei confronti del centrodestra un biasimo, che ci ha lasciati francamente perplessi. Gli sfarinamenti non li abbiamo cercati noi, Presidente, mi creda; la tela che noi tessevamo la mattina sono stati altri a disfarla, nottetempo. (Applausi). Non siamo noi gli artefici di scissioni politiche che hanno causato fratture per poi rimanere saldamente ancorati ai luoghi politici in cui si trovavano, pur non votando la fiducia al Governo di appartenenza.
Non siamo noi quelli del "senza condizioni", non siamo noi quelli degli aut aut, non siamo noi quelli delle bandierine identitarie e lo abbiamo detto: abbiamo fatto molte rinunce. Non abbiamo inquinato il clima - non noi! - proponendo temi divisivi. So che non è sua responsabilità, signor Presidente del Consiglio, né del suo Governo. Sono temi parlamentari, ma non possiamo ignorare quanto questi temi parlamentari impattino sui rapporti e sulle relazioni della maggioranza di Governo. (Richiami del Presidente). Tante cose avrei ancora da dire, signor Presidente del Consiglio, ma il tempo è giustamente breve: dieci minuti, come tutti.
Il Gruppo Forza Italia Berlusconi presidente-UDC, che mi onoro di rappresentare, ha vissuto insieme a me questi giorni e queste ore, in cui si è consumata una crisi che, lo ribadiamo per l'ennesima volta, non è stata né voluta, né causata, né provocata da Forza Italia: che sia chiaro! (Applausi). Vorrei ringraziare ciascun senatore per averci accompagnati in questo estremo lavoro di cucitura, condotto sotto la saggia guida del presidente Berlusconi. Vorrei ringraziare tutto il centrodestra di Governo: fino alla fine - signor Presidente del Consiglio, lei lo sa - noi cerchiamo uno spiraglio, abbiamo posto sul tavolo del confronto una exit strategy che ci avrebbe confortato nella nostra scelta di proseguire questo cammino comune, una soluzione di mediazione, che purtroppo non è stata ascoltata.
Con amarezza, ma con la tranquillità d'animo di chi può dire a gran voce di aver tentato fino alla fine, il Gruppo Forza Italia del Senato non parteciperà al voto sulla fiducia posta dal Governo solo sulla proposta di risoluzione del senatore Casini. (Applausi).
CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signor presidente Draghi, ci aspettavamo molto dalla sua replica e spiace che ci sia stato invece poco spazio per quell'Italia che sta fuori da quest'Aula, che ha bisogno di risposte e che le cerca dal Governo, ragione principale per la quale ci siamo messi a disposizione di questo Governo. Spiace quindi che, nella sua breve replica, non abbia trovato spazio per le partite IVA, per i commercianti, che sono rimasti chiusi per due anni, per le imprese, che ancora oggi devono affrontare un costo del lavoro troppo alto, per non parlare del costo dell'energia, dei pescatori e dell'agricoltura... (Brusio). Colleghi, vi fa fatica ascoltare le cose vere, lo sappiamo, ma questa è l'Italia vera, quella che sta fuori da quest'Aula (Applausi), che deve pensare ad affrontare i costi del carburante, quella degli studenti, che ancora oggi aspettano le linee guida per l'areazione nelle scuole, che sono costretti alla DAD. Quella dei lavoratori, signor presidente Draghi, che devono affrontare un caro vita e un caro bollette che non hanno eguali. Quella delle famiglie e anche quella dei taxisti, signor presidente Draghi, che non sono le canaglie descritte nell'intervento di questa mattina (Applausi), perché fa parte dell'onere di chi fa politica ascoltare anche il dissenso, soprattutto quando è espresso da chi lavora onestamente.
Ci spiace che non ci sia stato spazio per questo, ma ve ne sia stato per polemiche con il MoVimento 5 Stelle, anche se qui non gliene facciamo una colpa, perché è stato tirato in queste polemiche. Avremmo voluto sentir parlare di soluzioni per le cartelle esattoriali che i nostri concittadini, colpiti dalla crisi, non sono più in grado di pagare. Avremmo voluto avere parole di certezza riguardo all'immigrazione incontrollata, che continua a sbarcare sulle nostre coste. (Applausi). Magari fa fatica, anche in questo caso, il Partito Democratico a ricordare che siamo già a 34.000 sbarchi, che l'anno scorso erano 26.000 e l'anno prima 9.000, quindi con un crescendo che sembra infinito, forse proprio per l'incapacità di gestione di chi dovrebbe farlo, come il Ministro dell'interno. (Applausi).
Ci sarebbe piaciuto un pensiero per Lampedusa e per le nostre terre di frontiera, che troppo spesso si sono sentite ai margini rispetto all'azione di Governo. Ci sarebbe piaciuto sentire parole per le nostre città, che hanno le periferie e anche il loro centro abitato, purtroppo, troppo spesso preda di violenti e delinquenti, spesso stranieri, troppo spesso stranieri. (Applausi).
Ci spiace non aver sentito parole per i sindaci, non solamente quei pochi che hanno sottoscritto appelli, magari anche orientati, ma per tutti i sindaci d'Italia, quelli che devono far quadrare i conti (Applausi), ma che non riescono a farlo per i minori non accompagnati (Applausi), o quelli che devono farsi carico degli oneri sociali, senza avere una mano da parte dello Stato.
Presidente Draghi, sappiamo che i problemi sono tanti, ma certamente fa parte, ancora una volta, dell'onere di chi fa politica prendersi sulle spalle anche ciò che non piace, non solo ciò che piace. È infatti certamente vero che ci sono almeno tre interessi in gioco in questa partita: il suo interesse personale, a fronte del quale, Presidente, la ringraziamo, perché onestamente, anche alla luce di quello a cui è stato sottoposto in queste ore, le chiediamo chi gliel'ha fatto fare; vi è l'interesse della sua maggioranza e qui ci sarebbe piaciuto non avere davanti l'immagine di figli e figliastri, ma avere in lei una figura che si prendesse cura di tutta la sua maggioranza, non di un partito sì e di un altro no. Ci sarebbe piaciuto sentir parlare poi dell'interesse dell'Italia, ma magari fa fatica e dà fastidio parlare dell'interesse dell'Italia. Ne prendiamo atto.
A questo punto, bisogna anche dire "giù la maschera", perché è evidente che tutto è naufragato sulle incoerenze del MoVimento 5 Stelle, che all'interno di questa maggioranza - come avevamo già sperimentato nel primo Governo Conte - ha messo solo fibrillazioni su fibrillazioni. (Applausi). E non pensi di cavarsela a buon mercato neanche il ministro Di Maio, che ha dato l'esempio di chi ha tradito se stesso; forse non ha rinnegato i propri genitori, ma tutto quello che aveva detto negli anni di politica alle spalle l'ha rinnegato. (Applausi). Lo ha fatto uscendo dal MoVimento 5 Stelle, tradendo qualsiasi posizione politica e costituendosi una stampella al di fuori delle regole che si era dato.
Tutto dovrebbe essere fatto nell'interesse del Paese: è quell'interesse che noi abbiamo sempre seguito, perché non è l'interesse del Paese stare dietro ai cambiacasacca e questo è un Parlamento che si è troppo spesso caratterizzato per i cambi di casacca e il problema sta qua dentro, nell'instabilità di una maggioranza che non è data altro che dai cambi di casacca e dall'assenza di qualità politica in chi l'ha composta.
Noi ci siamo sempre comportati lealmente, abbiamo votato tutto quello che il Governo Draghi ha chiesto alla Lega di votare per il bene e l'interesse dell'Italia, ma non altrettanto hanno fatto le altre forze di maggioranza. Abbiamo visto che cosa è accaduto alla Camera nelle scorse settimane, quando il Partito Democratico ha sottoposto la maggioranza all'ennesima fibrillazione, mettendo all'ordine del giorno una discussione sulla cannabis e l'approvazione di disegni di legge per la cittadinanza facile. Questo non vuol dire dare stabilità alla maggioranza, questo vuol dire metterla in fibrillazione. (Applausi).
Noi, presidente Draghi, abbiamo il desiderio di ringraziare i Ministri che si sono dati da fare, i Ministri della Lega, che abbiamo messo a sua disposizione, riscontrando quella lealtà cui lei ha fatto cenno nella sua replica. Ringraziamo il ministro Giorgetti, il ministro Stefani, il ministro Garavaglia e tutti i Sottosegretari che la Lega ha messo a disposizione del suo Governo e che ha potuto conoscere nella loro competenza e lealtà. (Applausi). Probabilmente non si può dire lo stesso di Ministri come quello dell'interno, Lamorgese, o il ministro Speranza, che tutti gli italiani hanno imparato a conoscere per la loro inadeguatezza al ruolo istituzionale a cui erano stati preposti. (Applausi). La lealtà dei Ministri della Lega non è mai venuta meno in tutti i giorni del Governo, così come la lealtà della Lega.
Noi, presidente Draghi, abbiamo preso ben nota del suo richiamo alla democrazia parlamentare, ma ecco il problema: come dicevo, un Parlamento fatto da trasformisti, alimentato dalla diaspora dei 5 Stelle, non è in grado di garantire all'azione di Governo la stabilità che invece occorre ed è necessaria. Il problema non è lei, che è figura di garanzia e di stabilità, ma quella parte di maggioranza, a partire dal MoVimento 5 Stelle e dal Partito Democratico, che ha creato solo fibrillazioni durante questo percorso. (Applausi).
L'azione di questo Governo non si può reggere sull'inaffidabilità. Abbiamo ben presente, purtroppo, la figuraccia a cui l'hanno sottoposta le dichiarazioni, che abbiamo appreso dalla stampa, da parte di Conte, Grillo e De Masi, quelle brutte figure di conversazioni raccontate, una cosa sgrammaticata che non va fatta tra persone serie. Ecco, questa è la brutta immagine proiettata all'esterno e in funzione anche di questo l'abbiamo richiamata oggi: occorre che ci sia una compagine di Governo fatta da persone serie, presidente Draghi, e noi siamo qui a garantire questa serietà (Applausi), ma non si può continuare dicendo che nulla è successo e va bene così, madama la marchesa. A noi l'onere della chiarezza sui temi, sulle priorità e sul rispetto di un'azione di governo che non può essere messa in balia dello stallo.
Spiace che abbia ascoltato i cattivi consigli del Partito Democratico, imponendo la fiducia su una proposta di risoluzione che altro non dice che approvare le comunicazioni del Presidente senza null'altro aggiungere. Noi, signor Presidente, avevamo presentato una proposta di risoluzione molto completa, che dà l'idea del nostro impegno rinnovato e che diceva che la Lega è disponibile, come il centrodestra di Governo, a continuare a dare il proprio contributo per risolvere i problemi dell'Italia, con un Governo però profondamente rinnovato rispetto agli indirizzi politici e nella sua composizione. Spiace che non sia stata scelta questa risoluzione. Spiace che questo ci metta nelle condizioni di non partecipare alla votazione per la fiducia imposta sulla proposta di risoluzione, non a caso, firmata dal senatore Casini. (Applausi). Quello che serve al Paese non è stallo, bensì chiarezza. Quello che noi siamo qui a dirle, presidente Draghi è: non sia prigioniero dei ricatti del Partito Democratico e dei 5 Stelle. (Commenti).
Se occorre, si faccia un Governo nuovo, fatto dalla Lega e con chi altro vorrà dare il proprio contributo con slancio; altrimenti, si dia la parola agli italiani, perché scelgano la maggioranza che deve governare il Paese e risolvere i problemi. (Applausi).
CASTELLONE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASTELLONE (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, presidente Draghi, lei giovedì ha rassegnato le dimissioni non perché fosse venuta meno la maggioranza di unità nazionale, ma perché ha ritenuto che con la nostra non partecipazione al voto di fatto stessimo sfiduciando il Governo. In realtà, proprio quel voto di giovedì ha certificato che la maggioranza c'era ed era assoluta anche qui in Senato. Infatti, il presidente Mattarella quelle dimissioni le ha rifiutate. Oggi, presidente Draghi, lei ha confermato che quelle dimissioni fossero un atto dovuto.
È necessario allora raccontare bene ai cittadini cosa è successo in questi due mesi. Era il 2 maggio, quando in Consiglio dei ministri non abbiamo partecipato al voto sul cosiddetto decreto-legge aiuti, perché era un provvedimento insufficiente per rispondere ai bisogni di famiglie e imprese, in quanto non conteneva alcuna risposta efficace per sbloccare la cessione dei crediti del superbonus e nessuna misura di contrasto al caro prezzi e al caro energia, e perché conteneva una norma del tutto estranea, che prevedeva la costruzione di un inceneritore.
Da quel 2 maggio abbiamo lavorato, come sempre, in modo costruttivo per migliorare quel testo, ma nessuna delle nostre proposte è stata accolta, nulla. E allora quel decreto, in modo coerente, non lo abbiamo votato in Consiglio dei ministri, non lo abbiamo votato alla Camera e non lo abbiamo votato qui in Senato, ma non abbiamo votato contro, bensì non abbiamo partecipato al voto, chiedendo fino alla mattina di giovedì a tutte le forze politiche di non porre l'ennesima questione di fiducia. Va anche ricordato, Presidente, che in questi diciotto mesi diverse sono state le circostanze in cui altre forze politiche non hanno condiviso dei provvedimenti del Governo. (Applausi). La Lega non ha votato i decreti sul green pass, Italia Viva non ha votato la riforma Cartabia, più volte tutto il centrodestra ha votato contro i pareri del Governo. Se altri si astengono o votano contro, va bene; se però noi non partecipiamo a un voto, si apre una crisi. (Applausi).
Nel suo discorso, Presidente, lei ha anche ricordato la genesi di questo Governo, nato per contrastare tre emergenze (quella pandemica, quella economica e quella sociale), e ha sottolineato come un Governo di alto profilo non debba identificarsi con nessuna forza politica. Mi permetta di sottolineare, Presidente, che un Governo di alto profilo non dovrebbe nemmeno schierarsi nettamente contro una forza politica, come invece è stato fatto. (Applausi). In questi diciotto mesi, infatti, sono state smantellate tutte le nostre misure e ancora oggi in quest'Aula non c'è stato nessun cenno al Governo precedente e a quei 209 miliardi di euro che quel Governo ha ottenuto e che sono lo strumento che finalmente permetterà di ammodernare un Paese che è fermo da decenni. Anche quel 6,6 per cento di PIL del 2021 a cui lei ha fatto cenno è frutto delle misure espansive del Governo Conte II. (Applausi).
Vede, Presidente, la legittimità democratica che lei invoca per questo Esecutivo e la generosità che lei chiede alle forze di maggioranza che lo appoggiano deve anche passare per il riconoscimento dei meriti e del contributo che ciascuna forza politica ha dato in questi mesi. (Applausi). Posso dire con certezza che questa generosità e la volontà di costruire e trovare sintesi al mio Gruppo non è mai mancata. Non è mancata quando il nostro Governo, già dimissionario, ha continuato a lavorare per completare il PNRR; non è mancata quando abbiamo appoggiato la nascita di questo Esecutivo e abbiamo sostenuto il Governo mentre il centrodestra votava contro; non è mancata quando, nella legge sulla concorrenza, abbiamo appoggiato convintamente la scelta del Governo di rinnovare le concessioni balneari dopo sedici anni di immobilismo. (Applausi).
Lei sa bene, Presidente, che se abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi prefissati dal PNRR, come lei ha detto, se abbiamo trovato un accordo che permettesse di chiudere la legge delega fiscale, la riforma del codice degli appalti, la riforma della giustizia, la legge sulla concorrenza, è soprattutto grazie al supporto del MoVimento 5 Stelle. (Applausi). Il rispetto reciproco che lei invoca è proprio il centro del dibattito di oggi. Chiedere di immettere nell'agenda politica temi non più procrastinabili non può essere letto come un bisogno di distinguo, Presidente, mi permetta. In quest'Aula noi portiamo la voce dei cittadini e, se rappresentiamo le urgenze di famiglie e imprese, è perché c'è un Paese che chiede attenzione a questi problemi.
Abbiamo letto gli appelli affinché il Governo vada avanti e in realtà ci meraviglia che questo Governo in un momento così drammatico abbia messo in discussione l'andare avanti. Le assicuro però, Presidente, che gli eroi della pandemia che lei ha citato, sottoscrittori di una delle lettere a lei indirizzate, sono gli stessi che chiedono ancora che venga sbloccata l'indennità per gli infermieri, bloccata dalla legge di bilancio del 2020. (Applausi dal Gruppo M5S). Gli eroi della pandemia che lei ha citato sono gli stessi operatori del 118 ai quali in legge di bilancio il Governo non ha riconosciuto il bonus che avevamo dato agli operatori del pronto soccorso o gli stessi precari della sanità che ancora non abbiamo stabilizzato, nonostante abbiano lavorato durante il Covid. (Applausi dal Gruppo M5S).
Il suo discorso di oggi ha assimilato la volontà delle forze politiche di porre temi rilevanti a un crescente bisogno di distinguo. Inoltre, il suo legittimare la poca dialettica e lo scarso coinvolgimento del Parlamento, quasi come fosse l'unica via che un Governo ha per lavorare, e chiedere a quest'Assemblea una sorta di delega in bianco mortificano il nostro ruolo e quello della nostra democrazia parlamentare. (Applausi dal Gruppo M5S).Dire che occorre una vera agenda sociale, ma poi non parlare di precariato; dire che il salario minimo è un obiettivo di medio termine, quando i salari sono un'emergenza oggi, perché sono i più bassi d'Europa (Applausi dal Gruppo M5S);dire che il reddito di cittadinanza ha effetti negativi sul mercato del lavoro, quindi di fatto appoggiare le polemiche vergognose che insinuano che tutti i percettori di reddito siano scansafatiche, è un'offesa alla dignità non di questa forza politica, ma dei cittadini italiani. (Applausi dal Gruppo M5S).
Qualche settimana fa ho ricevuto la lettera di una giovane donna, una delle tante persone che ci scrivono per dirci come il reddito di cittadinanza abbia cambiato la loro vita. Questa giovane donna di quarantadue anni, laureata, con un dottorato di ricerca e un soggiorno all'estero, mi ha raccontato come solo grazie al reddito di cittadinanza oggi riesce a mantenere una figlia e a vivere in Italia dopo una separazione.
Presidente Draghi, le avevamo chiesto su quali basi costruire con altruismo il patto di Governo e come intendeva farsi garante delle condizioni di leale collaborazione. Le abbiamo presentato un documento che è una vera agenda politica. Oggi prendiamo atto che l'idea per cui è venuto meno il patto di fiducia, che lei ha già annunciato, in realtà è condivisa anche dalle altre forze di maggioranza che vogliono che il MoVimento 5 Stelle sia fuori da questo Governo.
Lei non ha dato risposte alle nostre domande e ha ignorato un tema imprescindibile che pure le avevamo posto. Alcune delle forze politiche hanno continuato ad attaccarci, mettendo come condizione che la nostra forza politica rimanga fuori da questa maggioranza. Sapevamo che la nostra agenda sociale e le nostre battaglie progressiste erano lo spauracchio del centrodestra e ne abbiamo avuto la conferma. (Applausi dal Gruppo M5S). Queste posizioni ci obbligano a prendere atto che il problema siamo noi. Esistono condizioni minime di leale collaborazione e rispetto, che coinvolgono la dignità di una forza politica e le sue battaglie. Noi togliamo il disturbo, Presidente, però vogliamo rassicurare i cittadini che ci saremo sempre, quando si tratterà di discutere e approvare provvedimenti utili. Continueremo le nostre battaglie qui in Parlamento per quanto ci sarà consentito, ma soprattutto nel Paese, vicino a chi soffre, a chi non ha voce, a chi non conta e a chi non ha garanzie. (Applausi dal Gruppo M5S).
Per questi motivi, non partecipiamo al voto sulla fiducia. (Applausi dal Gruppo M5S).
CIAMPOLILLO (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
CIAMPOLILLO (Misto). Signor Presidente, non voterò la fiducia al Governo Draghi perché i partiti che lo sostengono hanno contribuito, di fatto, al crollo dell'economia del Paese; perché il voto di fiducia a questo Governo è un voto delle banche e per le banche; perché, dopo aver erogato ai cittadini il bonus condizionatori, questo Governo ha chiesto a quegli stessi cittadini se preferissero i condizionatori o la pace.
Non voterò la fiducia perché, dopo aver erogato gli incentivi alle auto elettriche, questo Governo ha dichiarato che rischiamo di non avere sufficiente energia per illuminare le strade ed i locali la sera: e qui siamo al delirio.
Non voterò la fiducia perché, per questo Governo, l'unica soluzione per arrivare alla pace è l'invio continuo di armi; perché il Governo Draghi ha fatto sì che i medici non allineati fossero sospesi o addirittura radiati, sottraendo alla sanità quegli stessi fondi che oggi ricompaiono miracolosamente per le armi.
Ancora, perché questo Governo, prima ha sospeso insegnanti perfettamente sani che non hanno voluto sottostare all'obbligo di un vaccino coperto da segreto militare, e poi li ha reintegrati, ma demansionati: una vergogna! È stato imposto ai ragazzi nelle scuole l'uso delle mascherine antipolvere, mentre il Presidente del Consiglio ha potuto circolare nelle stesse scuole senza nessun bavaglio.
Non voterò la fiducia perché a Ginevra, quartier generale dell'OMS, si chiedono ancora perché in Italia sia carnevale, visto che loro le mascherine al chiuso le hanno abbandonate da tempo anche su bus e tram; perché questo Governo, da un lato, chiede il razionamento dell'acqua ai cittadini, ma dall'altro stanzia 144 milioni di euro per gli allevatori, ben consapevole che, per ogni chilo di carne nei vostri piatti, vengono consumati in media 10.000 litri di acqua.
Perché il "vairus", così definito da un Ministro, viaggia in treno, ma si ferma a Como, visto che, superato il confine, da Chiasso in poi gli stessi passeggeri sullo stesso treno possono tranquillamente proseguire senza maschere e passare una giornata al lago di Lugano. Attenzione, però: al ritorno, il "vairus" risale alla stazione Como San Giovanni ed è lì che li attende.
Non voterò la fiducia soprattutto perché: non ti vaccini, ti ammali, muori; ma se poi non ti vaccini, non ti ammali e non muori, il Governo ti multa perché sei ancora vivo. Se fosse stato italiano, avrebbero multato anche Novak Djokovic, colpevole di essere tanto vivo da aver vinto il settimo trofeo di Wimbledon.
Non voterò la fiducia al Governo Draghi perché i cittadini italiani meritano un Governo che li sostenga e li aiuti, non con un bonus da supermercato, ma con scelte di politica interna ed internazionale che permettano anche ai giovani di avere un futuro più certo, cosa che oggi sembrerebbe essere privilegio per pochi.
NUGNES (Misto-Man.A Pap PRc-Se). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
NUGNES (Misto-Man.A Pap PRc-Se). Signor Presidente,dal discorso di Draghi si evince «un agire contro gli interessi del popolo italiano e a favore delle multinazionali e della finanza in genere, la quale assorbe, ma non produce ricchezza»: Paolo Maddalena, Vice Presidente emerito della Corte costituzionale.
Non sono d'accordo, come ha detto qualche collega che la democrazia sia in crisi, perché la crisi è sempre un'opportunità, un momento di riflessione da cui si può ripartire. Temo, purtroppo, che la democrazia sia in grave pericolo di vita e che siamo alle ultime battute finali, con questo attacco al Parlamento, questo continuo ricatto sotto lo spauracchio dell'ennesima emergenza dei fondi del PNRR, delle riforme, comunque esse siano, e di quei fondi dai quali non si è riusciti a trarre la copertura per i disabili al 100 per cento che hanno perso il reddito di cittadinanza.
Adesso il sistema attacca anche con svendite e privatizzazione i diritti costituzionali come l'istruzione, la sanità e i beni comuni. Siamo proprio alle ultime picconature del pubblico. L'attacco che stiamo subendo non è altro che la morte della nostra democrazia. Ma non ho fiducia in quello che potrà accadere domani, che sia ottobre o che sia l'inizio del 2023, perché, molto probabilmente, questo Parlamento finirà nelle mani di una maggioranza di destra, ridotto nei numeri, come tutti voi avete voluto e, senza neanche una modifica della legge elettorale, come era stato previsto, potrà essere messo in mano a pochi. E quei pochi potranno, senza neanche passare per il voto popolare, modificare definitivamente la nostra Costituzione.
Cosa spero, allora? Spero che il popolo si possa unire e vedere, vedere e unire e finalmente arrivare ad un vero cambiamento. Troppe volte ci siamo stati vicini e troppe volte abbiamo fallito, ma non falliremo per sempre. (Applausi).
PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, dopo l'inciampo sul latino, Mario Draghi non ha recuperato nemmeno il senso di un'altra parola simbolica, una parola greca, hybris, tracotanza, superbia. La superbia con cui ha affrontato una crisi di governo dai tempi straordinariamente dilatati, non una road map, non un confronto con le forze che lo hanno sostenuto in Parlamento. Si è fatto forte di una specie di acclamazione popolare fatta di finte piazze osannanti, una acclamazione accompagnata dalla lettera di 2.000 sindaci che, senza nemmeno passare dai consigli comunali, hanno omaggiato il novello re. Ma il vero endorsement è arrivato da coloro che lì avevano messo Draghi; Governi di altri Paesi, finanza internazionale, ambienti terzi, insomma gli amichetti suoi. Quella hybris che lo acceca, come ha dimostrato anche adesso con l'ennesimo voto di fiducia sulla risoluzione presentata dal senatore Casini che Italexit non voterà.
La sua replica è stata sbrigativa e superba, perché quando non si sa tessere il delicato filo della dialettica parlamentare non resta che rivendicare gradi ormai sbiaditi.
E infine il merito del suo discorso odierno: ma lei davvero pensa di poter affrontare quell'elenco di urgenze in otto mesi? I casi sono due; o ha bleffato oppure si faccia vedere perché lei soffre di un delirio di onnipotenza preoccupante. Ha dichiarato di voler scrivere l'ennesima riforma delle pensioni. (Brusìo).
PRESIDENTE. Senatore Paragone, non c'è bisogno di usare questi termini. Si moderi.
PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Ancora una volta tocca ai pensionati pagare il prezzo della crisi per alzare le minime senza toccare il resto; bastava dirlo così, semplicemente. Lei però non lo ha detto perché vuole colpire i pensionati, come fece la Fornero su vostra indicazione. Le riforme con il pilota automatico, le ricorda?
A proposito lei ha incontrato Uber, ma non i tassisti; anzi di loro ha parlato come violenti agitatori di piazza. Ha parlato tre volte di balneari come urgenza in nome delle liberalizzazioni. Tre volte la parola balneare e una sola volta la parola mafia. Nel PNRR non ci sono veri filtri antimafia, se lo faccia spiegare. Ha parlato di riforma del catasto che, come hanno capito tutti, sarà un modo per tassare un po' di più la casa perché se non farete lo scostamento di bilancio, prima o poi i soldi li andrete a chiedere agli italiani, che già stanno pagando troppo per la vostra incapacità.
Quanta Grecia intravedo nel suo discorso odierno, presidente Draghi, austerità e ingiustizia sociale; questo è il suo credo. E che dire della sua subalternità ad un atlantismo che non può essere minimamente messo in discussione perché altrimenti si passa per cattivi? Io invece le dico che ogni arma in più che manderete in Ucraina è un giorno in meno investito nella ricerca della pace.
Ha detto di essere qui solo perché gli italiani lo hanno chiesto; se ci crede davvero, provi l'ebrezza delle elezioni. Ci metta la faccia almeno una volta nella sua vita. Se vuole essere un leader, lo dimostri sul campo. Il tempo dei nominati è finito, è ora di tornare al voto.
CANGINI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
CANGINI (FIBP-UDC). Signor Presidente, ciascuno di noi è vittima dell'educazione che ha ricevuto o che, in alcuni casi, non ha ricevuto. A me è stato insegnato che la politica è una cosa seria, che le istituzioni sono una cosa ancora più seria della politica (Applausi) e che quando la politica è debole, lo Stato in pericolo e la società attraversa una fase di grande difficoltà, è dovere di chi fa politica ammainare le bandiere di partito, inastare il tricolore, stringersi gli uni a fianco agli altri nell'interesse generale. Questo è ciò che ho sempre cercato di fare fino ad oggi ed è ciò che continuerò a fare, anche se mi rendo conto del fatto che viviamo in una fase infelice, in cui la demagogia si è mangiata completamente la politica. Questo non soltanto a causa delle velleità del MoVimento 5 Stelle, che crede di rifarsi una verginità piazzandosi all'opposizione, non soltanto a causa di quella parte del Partito Democratico che continua a guardare al MoVimento 5 stelle e a Giuseppe Conte come un punto di riferimento e che inserisce nella dinamica parlamentare questioni identitarie che non hanno approvato quando esistevano maggioranze di centrosinistra, pretendendo ora che vengano approvate da maggioranze di larghe intese. Questo non solo a causa dell'approccio alla politica di Matteo Salvini, che contestavo quando aveva il 30 per cento e che naturalmente continuo a contestare oggi, anche se con meno forza perché si avvia verso il 10 per cento.
L'opposizione, il partito di Giorgia Meloni, fa il suo mestiere: è normale che l'opposizione si auguri lo sfascio del Paese.
Del mio partito non parlo per una questione di stile. Penso però che abbiamo votato la fiducia al Governo Draghi per 55 volte. Ho ascoltato il discorso che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto a quest'Assemblea; l'ho sentito dire che taglierà le tasse sul lavoro, che sosterrà il potere d'acquisto delle famiglie, che riformerà il codice degli appalti, che farà nuovi rigassificatori, che modificherà il reddito di cittadinanza, che riformerà la medicina di base; ho sentito anche parlare di autonomia differenziata. Secondo me, sono cose utili al Paese oltre che largamente compatibili con una cultura di centro-destra, quindi non c'è un fatto politico nuovo. Non c'è un fatto politico che giustifichi un cambio di voto almeno da parte mia. (Applausi). Ho votato la fiducia 55 volte, la voterò una cinquantaseiesima. (Applausi).
Votazione nominale con appello
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 161 del Regolamento, indìco la votazione nominale con appello della proposta di risoluzione n. 2, presentata dal senatore Casini, sull'approvazione della quale il Governo ha posto la questione di fiducia. (Brusìo).
Ciascun senatore chiamato dal senatore Segretario dovrà esprimere il proprio voto passando innanzi al banco della Presidenza.
I senatori favorevoli alla fiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Estraggo ora a sorte il nome del senatore dal quale avrà inizio l'appello nominale.
(È estratto a sorte il nome della senatrice Gallone).
Invito il senatore Segretario a procedere all'appello, iniziando dalla senatrice Gallone.
(Il senatore segretario Margiotta fa l'appello).
Dichiaro chiusa la votazione.
Proclamo il risultato della votazione nominale con appello della proposta di risoluzione n. 2, sull'approvazione della quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
Senatori presenti | 192 |
Senatori votanti | 133 |
Maggioranza | 67 |
Favorevoli | 95 |
Contrari | 38 |
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Essendo stata approvata la proposta di risoluzione n. 2, risulta preclusa la votazione della proposta di risoluzione n. 1.
Si è così concluso il dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
Sospendo la seduta e convoco immediatamente la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 20,11, è ripresa alle ore 20,26).
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito che la giornata di domani sarà riservata ai lavori delle Commissioni sul decreto-legge infrastrutture.
L'Assemblea tornerà a riunirsi martedì 26 luglio, alle ore 16,30, con all'ordine del giorno comunicazioni del Presidente.
Abbiamo fatto cenno al decreto-legge infrastrutture perché è quello più urgente, ma è chiaro che tutte le Commissioni potranno essere riunite.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 26 luglio 2022
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 26 luglio, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 20,26).
Allegato A
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
PROPOSTE DI RISOLUZIONE N. 2, SU CUI IL GOVERNO HA POSTO LA QUESTIONE DI FIDUCIA, E N. 1
(6-00230) n. 2 (20 luglio 2022)
Approvata con voto di fiducia
Il Senato,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
le approva.
(6-00229) n. 1 (20 luglio 2022)
Calderoli, Bernini, Romeo, De Poli.
Preclusa
Il Senato,
atteso che nella seduta del Senato del 14 luglio una forza politica della maggioranza non ha partecipato alla votazione sulla questione di fiducia posta dal Governo sul decreto-legge cosiddetto Aiuti;
preso atto che il Presidente del Consiglio dei ministri ha rassegnato le dimissioni, che non sono state accolte dal Presidente della Repubblica;
considerato che il Presidente del Consiglio è stato invitato a rendere comunicazioni al Parlamento;
rilevata la necessità che tra i rappresentanti delle forze politiche facenti parte della compagine governativa siano compresi esclusivamente quelli espressione dei partiti che hanno votato a favore della fiducia nella citata seduta del Senato del 14 luglio;
ritenuta essenziale e non rinviabile una netta discontinuità nelle politiche e nella composizione dell'Esecutivo;
considerate le premesse parte integrante e vincolante della risoluzione,
è disponibile a continuare a dare il proprio contributo per risolvere i problemi dell'Italia con un Governo profondamente rinnovato rispetto agli indirizzi politici e nella propria composizione.
Allegato B
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Battistoni, Bellanova, Bini, Borgonzoni, Cattaneo, Centinaio, Cerno, De Poli, Di Marzio, Ghedini, Lorefice, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nisini, Nocerino, Petrocelli, Pichetto Fratin, Pucciarelli, Ronzulli, Sciascia, Segre e Sileri.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Ortis, Pinotti e Vattuone, per attività della 4ª Commissione permanente; Giacobbe e Marilotti, per partecipare a un incontro internazionale.
Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Accoto, Floridia, Rossomando e Vanin.
Gruppi parlamentari, variazioni nella composizione
Con lettera in data 18 luglio 2022, il senatore Fabio Di Micco ha comunicato di cessare di far parte del Gruppo Misto e di aderire al Gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle.
Il Presidente del Gruppo stesso ha accettato tale adesione.
Commissioni permanenti, presentazione di relazioni
In data 18 luglio 2022 il senatore Candura ha presentato, a nome della 4a Commissione permanente (Difesa), la relazione sulla "Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, relativa all'anno 2021", a conclusione di una procedura d'esame della materia svolta, ai sensi dell'articolo 50, comma 1, del Regolamento, nelle sedute del 20 aprile, 14, 21 e 29 giugno, 6 e 12 luglio 2022 (Doc. XVI, n. 12).
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatori Romano Iunio Valerio, Catalfo Nunzia, Matrisciano Susy, Guidolin Barbara, Romagnoli Sergio
Disposizioni in materia di armonizzazione delle indennità di amministrazione (2674)
(presentato in data 15/07/2022);
senatori Pazzaglini Giuliano, Bergesio Giorgio Maria, Arrigoni Paolo, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Bossi Simone, Alessandrini Valeria, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Borghesi Stefano, Calderoli Roberto, Campari Maurizio, Candiani Stefano, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Angelis Fausto, Doria Carlo, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Lucidi Stefano, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Montani Enrico, Ostellari Andrea, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Riccardi Alessandra, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Romeo Massimiliano, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Siri Armando, Sudano Valeria, Testor Elena, Tosato Paolo, Urraro Francesco, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano
Misure urgenti di contrasto alla carenza idrica (2675)
(presentato in data 18/07/2022);
senatori Sbrana Rosellina, Abate Rosa Silvana, Granato Bianca Laura, Giannuzzi Silvana, Angrisani Luisa, Lezzi Barbara, Lannutti Elio
Disposizioni per la costituzione del Centro Studi Innovazioni Politiche Produttive (2676)
(presentato in data 18/07/2022);
senatori Pirro Elisa, Airola Alberto, Croatti Marco, Mantovani Maria Laura, Matrisciano Susy, Montevecchi Michela, Di Girolamo Gabriella, Santangelo Vincenzo
Promozione dei servizi di psico-oncologia nella rete oncologica delle aziende ospedaliere (2677)
(presentato in data 19/07/2022);
senatori Quagliariello Gaetano, Parrini Dario
Modifica alla legge 6 luglio 2012, n. 96, in materia di disciplina della Commissione per la verifica degli statuti e il controllo dei rendiconti dei partiti politici (2678)
(presentato in data 19/07/2022).
Disegni di legge, assegnazione
In sede deliberante
7ª Commissione permanente Istruzione pubblica, beni culturali
Sen. Nencini Riccardo ed altri
Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica (2619)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 10ª (Industria, commercio, turismo), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 19/07/2022);
In sede redigente
4ª Commissione permanente Difesa
Sen. Mininno Cataldo
Modifiche alla legge 28 aprile 2022, n. 46, in materia di esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare (2615)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale)
(assegnato in data 14/07/2022);
13ª Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali
Regione Lombardia
Disposizioni per l'ampliamento delle tolleranze costruttive. Modifiche all'articolo 34-bis del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (2637)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 19/07/2022);
Commissioni 2ª e 4ª riunite
Sen. Mininno Cataldo
Modifiche al codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di provvedimenti precauzionali connessi a procedimento penale e disciplinare (2600)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio)
(assegnato in data 14/07/2022).
Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento
Il Ministro della difesa, con lettera dell'11 luglio 2022, ha trasmesso, per l'acquisizione del parere parlamentare - ai sensi dell'articolo 536, comma 3, lettera b), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 - lo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 1/2022, denominato "acquisizione nuovo satellite per le comunicazioni SICRAL3", relativo all'ammodernamento e rinnovamento di un sistema satellitare per le telecomunicazioni governative (n. 398).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 14 luglio 2022 - alla 4ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 40 giorni dall'assegnazione. La 5ª Commissione potrà formulare le proprie osservazioni alla 4ª Commissione in tempo utile rispetto al predetto termine.
Governo, trasmissione di atti e documenti
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 6-ter del decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 553, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 dicembre 1996, n. 652, la relazione - predisposta dal Ministero della giustizia - sullo stato di attuazione del programma di costruzione e adattamento di stabilimenti di sicurezza destinati a consentire il trattamento differenziato dei detenuti e sulle disponibilità del personale necessario all'utilizzazione di tali stabilimenti, riferita al primo e al secondo semestre 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 1226).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, le osservazioni formulate dalla Commissione europea riguardanti la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica del Ministero dello sviluppo economico, in ordine alla notifica 2022/0196/I, relativa al decreto del Ministro della transizione ecologica n. 114 del 16 marzo 2022, recante adozione delle linee guida sull'etichettatura degli imballaggi, ai sensi dell'articolo 219, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
La predetta documentazione è deferita alla 10a, alla 13a, e alla 14a Commissione permanente (Atto n. 1227).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, la tutela del consumatore e la normativa tecnica del Ministero dello sviluppo economico, concernente la notifica 2022/0439/I, relativa al decreto interministeriale recante la disciplina del Sistema di qualità nazionale per il benessere animale (SQNBA) istituito ai sensi dell'articolo 224-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.
La predetta documentazione è deferita alla 9a, alla 12a, e alla 14a Commissione permanente (Atto n. 1228).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, la tutela del consumatore e la normativa tecnica del Ministero dello sviluppo economico, concernente la notifica 2022/0454/I, relativa al decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali concernente la modifica degli allegati 1 - Concimi nazionali, 2 - Ammendanti, 3 - Correttivi, 7 - Tolleranze nonché della tabella 1 - Elenco dei fertilizzanti idonei all'uso in agricoltura biologica dell'allegato 13 - Registro dei fertilizzanti annessi al decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75, recante riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti.
La predetta documentazione è deferita alla 9a, alla 12a, e alla 14a Commissione permanente (Atto n. 1229).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 14 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, le osservazioni formulate dalla Commissione europea riguardanti la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica del Ministero dello sviluppo economico, in ordine alla notifica 2022/0288/I, relativa al decreto ministeriale concernente la modifica dell'allegato 1 Concimi nazionali, dell'allegato 6 Prodotti ad azione specifica, dell'allegato 7 Tolleranze, dell'allegato 8 Etichettatura ed immissione sul mercato, dell'allegato 9 Disposizioni relative al nitrato ammonico, dell'allegato 13 Registro dei fertilizzanti, dell'allegato 14 Registro dei fabbricanti di fertilizzanti, al decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75 recante "Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell'articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88.
La predetta documentazione è deferita alla 9a, alla 10a, e alla 14a Commissione permanente (Atto n. 1230).
Il Ministro della giustizia, con lettera in data 15 luglio 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, comma 5, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione - con i relativi allegati - sull'attività della Cassa Nazionale tra i Cancellieri e i Segretari Giudiziari nell'anno 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a e alla 11a Commissione permanente (Atto n. 1231).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, la relazione d'inchiesta relativa all'incidente occorso all'aeromobile Cessna 172S, marche di identificazione I-GESP, in località Sabaudia (LT), in data 4 agosto 2015.
La predetta documentazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Atto n. 1232).
Il Ministro della difesa, con lettera in data 13 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 536, comma 1, del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, il Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2022-2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Doc. CCXXXIV, n. 5).
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con lettera in data 11 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse nelle Amministrazioni e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta, nel 2021, con riferimento alle missioni e ai programmi in cui si articola il bilancio dello Stato, in attuazione dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, come modificato dall'articolo 60, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 5a e alla 9a Commissione permanente (Doc. CLXIV, n. 44).
Il Ministero dell'università e della ricerca, ha inviato - ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213 - la comunicazione concernente la nomina del professor Giovanni Betta a componente del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto nazionale di Ricerca Metrologica (INRIM) (n. 55).
Tale comunicazione è trasmessa, per competenza, alla 7a Commissione permanente.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con lettera in data 13 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 27, comma 5, della legge 7 agosto 1990, n. 241, la relazione - predisposta dalla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi - sulla trasparenza dell'attività della Pubblica amministrazione, relativa all'anno 2020.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (Doc. LXXVIII, n. 4).
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 14, 15 e 19 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:
al dottor Luigi La Rocca, nell'ambito del Ministero della cultura;
alla dottoressa Nicoletta Fusco, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della salute;
al dottor Giuseppe Parise, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;
al dottor Simone Vellucci, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 luglio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 978, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, la relazione, predisposta dal Ministero dello sviluppo economico, sullo stato di realizzazione delle procedure di accorpamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura alla data del 30 giugno 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XXVII, n. 34).
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 18 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 14, comma 10, della legge 28 novembre 2005, n. 246, la relazione sullo stato di applicazione dell'analisi di impatto della regolamentazione, relativa all'anno 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (Doc. LXXXIII, n. 5).
Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, in data 11 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 50, comma 1, della legge 23 luglio 2009, n. 99, la relazione concernente l'andamento del processo di liberalizzazione dei servizi a terra negli aeroporti civili, relativa al secondo semestre 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. LXXI-bis, n. 6).
Il Ministro dell'interno, con lettere pervenuta in data 14 luglio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 146, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, la relazione sull'attività svolta nel 2021 dalle Commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamenti di tipo mafioso.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (doc. LXXXVIII, n. 5).
Il Ministro dell'interno, con lettera in data 16 luglio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 gennaio 2018, n. 6, e dell'articolo 16 della legge 15 marzo 1991, n. 82, la relazione sulle speciali misure di protezione nei confronti dei collaboratori e dei testimoni di giustizia, sulla loro efficacia e sulle modalità generali di applicazione, riferita all'anno 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. XCI, n. 2).
Concessionaria servizi assicurativi pubblici (CONSAP) Spa, trasmissione di documenti
La società Concessionaria servizi assicurativi pubblici (CONSAP) Spa, con lettera in data 18 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1, comma 48, lettera c), della legge 27 dicembre 2013, n. 147, la prima relazione sull'attività svolta dal Fondo di garanzia per la prima casa, riferita all'anno 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. CCLXVI, n. 1).
Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento
La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla 1a Commissione permanente:
sentenza n. 173 del 25 maggio 2022, depositata il successivo 12 luglio, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 538 del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice, quando pronuncia sentenza di proscioglimento per la particolare tenuità del fatto, ai sensi dell'articolo 131-bis del codice penale, decide sulla domanda per le restituzioni e il risarcimento del danno proposta dalla parte civile, a norma degli articoli 74 e seguenti del codice di procedura penale (Doc. VII, n. 168) - alla 2a e alla 4a Commissione permanente;
sentenza n. 174 del 23 giugno 2022, depositata il successivo 12 luglio, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 168-bis, quarto comma, del codice penale, nella parte in cui non prevede che l'imputato possa essere ammesso alla sospensione del procedimento con messa alla prova nell'ipotesi in cui si proceda per reati connessi, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, letterab), del codice di procedura penale, con altri reati per i quali tale beneficio sia già stato concesso (Doc. VII, n. 169) - alla 2a Commissione permanente;
sentenza n. 175 del 23 giugno 2022, depositata il successivo 14 luglio, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 7, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 24 settembre 2015, n. 158 (Revisione del sistema sanzionatorio, in attuazione dell'articolo 8, comma 1, della legge 11 marzo 2014, n. 23) - nella parte in cui ha inserito le parole «dovute sulla base della stessa dichiarazione o» nel testo dell'art. 10-bis del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74 (Nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, a norma dell'articolo 9 della legge 25 giugno 1999, n. 205) e dello stesso articolo 10-bis del decreto legislativo n. 74 del 2000 limitatamente alle parole «dovute sulla base della stessa dichiarazione o»;
in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'articolo 7, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 158 del 2015, e dell'articolo 10-bis del decreto legislativo n. 74 del 2000 limitatamente alle parole «dovute o» contenute nella rubrica della disposizione (Doc. VII, n. 170) - alla 2a e alla 6a Commissione permanente.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 14 luglio 2022, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:
dell'Area di Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trieste - Area Science Park, per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 594);
dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (ANSV) per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 595);
del Club Alpino Italiano (C.A.I.) per l'esercizio 2019. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XV, n. 596);
dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 597);
dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 598).
Corte di cassazione, trasmissione di verbali di proclamazione di risultati di referendum
Il Presidente dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte suprema di Cassazione, con lettera in data 12 luglio 2022, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 22 e 36 della legge 25 maggio 1970, n, 352, un esemplare del verbale con il quale l'Ufficio stesso ha proceduto, in pari data, alla proclamazione dei risultati dei referendum abrogativi indetti con decreti del Presidente della Repubblica del 6 aprile 2022, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 82 del 7 aprile 2022.
Detto verbale è depositato presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli onorevoli senatori.
Consigli regionali e delle province autonome, trasmissione di voti
È pervenuto al Senato un voto della regione Piemonte in merito all'accesso al Fondo per il ristoro dei danni subìti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità del Terzo Reich.
Il predetto voto è deferito, ai sensi dell'articolo 138, comma 1, del Regolamento, alla 2a, alla 3a e alla 5a Commissione permanente (n. 87).
Assemblea parlamentare della NATO, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Segretario Generale dell'Assemblea parlamentare della NATO ha trasmesso, in data 22 giugno 2022, il testo di due risoluzioni adottate il 30 maggio 2022 dall'Assemblea parlamentare della NATO durante la sessione plenaria svoltasi a Vilnius che sono deferite, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alla 3a e alla 4a Commissione permanente:
risoluzione n. 111 - Solidarietà con l'Ucraina (Doc. XII-quater, n. 38);
risoluzione n. 96 - Far fronte alla minaccia russa (Doc. XII-quater, n. 39).
Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento
La Commissione europea ha trasmesso, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
in data 18 luglio 2022, la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui parametri di qualità e sicurezza per le sostanze di origine umana destinate all'applicazione sugli esseri umani e che abroga le direttive 2002/98/CE e 2004/23/CE (COM(2022) 338 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 14a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 18 luglio 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 12a Commissione permanente, con il parere della Commissione 14a;
in data 19 luglio 2022, la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme per la prevenzione e la lotta contro l'abuso sessuale su minori (COM(2022) 209 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 14a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 19 luglio 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 2a Commissione permanente, con il parere della Commissione 14a.
Interrogazioni
CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, LANNUTTI, GRANATO Bianca Laura - Al Ministro della cultura. - Premesso che risulta agli interroganti che all'inizio di gennaio del 2015 la "Carlo Orsi Antichità S.r.l." di Milano, o meglio la ditta di trasporti da quella incaricata, sia stata autorizzata dall'ufficio esportazione ambrosiano a trasferire in Francia un marmo funerario che dal 2019, poi, con il n. 414, è annoverato nella collezione di The Houston museum of fine arts e da quello attribuito ad Annibale Caccavello (1515-1579) (si veda la voce "Caccavello Annibale" in "Dizionario biografico Treccani"). Scolpito in marmo di Carrara, secondo la scheda identificativo-descrittiva del museo statunitense, e datato al 1550-1560, il manufatto, raffigurante un nobiluomo in armi del Viceregno di Napoli, semigiacente sul fianco destro, con il volto e il busto di tre quarti, ma le gambe rese di profilo, la mano sinistra sull'elsa della spada e la destra sotto la guancia che posa su un cuscino (176,5 per 72,4 centimetri; spessore 19,1 centimetri), è oggi allocato a Houston (Texas, USA), come riferito, nell'Audrey Jones Beck building (si veda "Tombstone, or cenotaph, of a Gentleman of the Viceroyalty of Naples" in "The MFAH Collections");
considerato che:
alla voce "Provenance" della scheda citata si legge: "Cappella privata della famiglia Lanza di Marcatobianco, ereditato da Giuseppe Ricci Parraciani Bergamini, 20° sec. [nota 1: esportato dall'Italia via Carlo Orsi Antichità SRL, Milano, 2015]; Charles Janoray, Parigi, 2015-2019; acquistato da MFAH, 2019";
colui che, teste la scheda, sarebbe l'ultimo proprietario italiano, il milanese Giuseppe G. Ricci Parraciani Bergamini (classe 1934, scomparso il 15 ottobre 2021), figlio di Ugo Bergamini, nel 1972 aveva sposato Maria Eleonora dei principi Massimo ed era stato adottato dal marchese Franco Ricci un decennio più tardi, ricevendo da Umberto II le "Regie lettere patenti" a riconoscimento del titolo;
il suo percorso personale non lascia trapelare, però, alcun rapporto certo con i Lanza di Marcatobianco (minuscola frazione di Castronuovo di Sicilia, nel palermitano, loro feudo post 1745 fino al 1849), dell'antica famiglia siciliana che, divisasi in due rami nel Seicento, pare estinta già dal 1938 nel ramo principale (Lanza Branciforte, principi di Trabia), mentre in quello dei duchi di Brolo, poi marchesi Lanza, residua tuttora. Il fatto che il marmo oggi a Houston sia privo di stemma, scolpito forse sulla cornice esterna, ma non sul coperchio (a meno che l'usura del cuscino, altra sede plausibile, non l'abbia fatto scomparire), rende arduo il tentativo di risalire all'identità del defunto e alla sede della presunta cappella dalla quale sarebbe stato rimosso in data ignota;
al riguardo, si rammenta che la cappella Lanza è per eccellenza quella nell'ala sinistra del transetto della chiesa palermitana di Santa Cita (o Zita), oggi sede della parrocchia di San Mamiliano, che fu però acquistata da Ottavio Lanza solo all'inizio del Seicento, pare, ma accolse anche spoglie e sarcofagi dei suoi avi (compreso Blasco Lanza, morto nel 1535, e la presunta Laura Lanza, baronessa di Carini), traslati nei due vani della cripta scavata appositamente al di sotto (si veda "Palermo e dintorni: 'Istantanee': La Baronessa di Carini tra realtà e leggenda" su "passeggiateitaliane.blogspot");
ad ogni buon conto, la provenienza siciliana del presunto "marmo Lanza" non sembra trovare conferma, in assenza sia di una parentela comprovata del Parracciani Ricci Bergamini o della moglie con i Lanza di Marcatobianco, sia di ogni traccia della fantomatica cappella di famiglia di quelli, e potrebbe rivelarsi un mero pretesto, anche perché, nella ricostruzione dei fatti, le ombre non mancano;
un passaggio di proprietà non registrato dal museo statunitense è infatti quello che vide la Massimo cedere la lastra nel 2013 all'antiquario romano Carlo Virgiglio, dove lo ha poi acquistato l'avvocato di Lione e collezionista di opere d'arte C. Janoray, attivo a New York fino al 1999, prima di trasferirsi a Roma, e per conto del quale ha operato la "Carlo Orsi Antichità S.r.l." (si vedano in proposito le informazioni sui siti web dedicati);
nell'occasione, la Massimo avrebbe indicato il consorte quale erede in linea materna (ci si chiede che cosa voglia dire) del manufatto "siciliano" fino ad allora allocato nella tenuta senese chiamata La Suvera, acquistata dai coniugi nel 1974 e trasformata, mediante varie società create all'uopo, in una casa-museo e albergo di lusso. L'attività (che coinvolgeva i coniugi, la figlia Elena, Enrico Dessy e Paolo Colucci), comprensiva da ultimo di compravendita di oggetti di antiquariato, è fiorita per diversi anni, prima di conoscere un declino inesorabile, causa del concordato preventivo del 2015 e del fallimento del 2018, preludio della vendita all'asta dei beni mobili superstiti (inventariati dal 2019), solo due dei quali vincolati, nonché del castello e del compendio tutto, concretizzata a fine 2021-inizio 2022;
una campagna fotografica della Soprintendenza senese degli anni '90 del XX secolo confermerebbe quanto sopra, mentre resterebbe escluso, sia che il marmo funerario appartenesse al precedente proprietario (Luchino Visconti), sia che possa avere raggiunto La Suvera prima della metà degli anni '80, mentre restano dubbie la collocazione precedente (forse Roma) e soprattutto l'origine;
valutato che la somiglianza del nobiluomo dell'asserito "marmo Lanza" con il Pedro de Toledo primo castellano del forte di Sant'Elmo, che, morto nel 1559, fu scolpito da Annibale Caccavello per la sepoltura in Sant'Erasmo, è senz'altro notevole, ma diversi particolari escludono che quel semigiacente possa essere di mano del maestro. Ancora più puntuali appaiono i confronti con altri armigeri dello stesso Caccavello o della sua bottega: Luigi Acciapaccia della chiesa napoletana di Santa Caterina a Formiello, Filippo Arcamone di Mercato Sanseverino (Salerno), don Lope de Herrera di Sessa Aurunca (Napoli). Al momento, tutti questi marmi, che tra originali di Caccavello, prodotti della sua bottega e di imitatori non raggiungono la decina, sono documentati esclusivamente in Campania, fra i territori di Napoli e Salerno (si veda R. Naldi, "Lastre tombali e serialità della memoria, tra scultura e poesia", in AA.VV., "Ricerche sull'arte a Napoli in età moderna", "Saggi e documenti 2012-2013", Artem, Napoli 2013, pp. 60-79),
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sappia spiegare perché l'ufficio esportazione di Milano, nel 2015 diretto da Emanuela Daffra (oggi a capo della Direzione regionale musei della Lombardia), abbia consentito l'esportazione di un manufatto che, per quanto non ascrivibile ad Annibale Caccavello, palesemente riveste un interesse culturale particolare per il suo pregio artistico intrinseco, ma ha anche un valore storico-relazionale in ordine all'attività dello scultore napoletano allievo di Giovanni di Nola, della sua bottega e degli imitatori della sua maniera;
che cosa intenda fare per annullare quell'atto amministrativo evidentemente sbagliato, accertare se si sia trattato o no di un errore in buona fede, e recuperare al patrimonio artistico nazionale il marmo funerario del XVI secolo, di cui nel 2015 è stata incautamente autorizzata l'esportazione;
che cosa possa riferire in merito alla catena dei passaggi di proprietà legittimi di quel marmo funerario, nonché sulla sua origine e provenienza certificate da prove oggettive, dissipando ogni dubbio al riguardo.
(3-03477)
CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, LANNUTTI, GRANATO Bianca Laura - Al Ministro della cultura. - Premesso che nel 2007, grazie agli sforzi e all'abilità della diplomazia culturale italiana (in specie dell'avvocato dello Stato Maurizio Fiorilli), supportata dalle accuratissime indagini condotte dai Carabinieri del comando tutela patrimonio culturale (TPC), è rientrato in Italia dagli Stati Uniti, restituito dal J.P. Getty museum di Los Angeles insieme ad altri importanti reperti archeologici, trafugati ed esportati illecitamente negli Stati Uniti (prima e dopo il 1973) per impreziosire le sale della celebre Getty center di Malibù, anche lo straordinario nucleo di suppellettili e arredi marmorei policromi, che si suppone provenga da una tomba principesca dell'avanzato IV sec. a.C. depredata dai cosiddetti tombaroli nell'antica Daunia, precisamente in agro di Ascoli Satriano (Foggia);
considerato che:
la narrazione che ha orientato l'attenzione degli investigatori e poi degli archeologi sul territorio di Ascoli Satriano, altrimenti difficilmente immaginabile quale scenario di rinvenimento per non avere restituito, finora, alcuna tomba a camera (men che meno della qualità che si deve ipotizzare in questo caso), sarebbe stata fatta nel 2005, confidenzialmente, dal signor Savino Berardi, già fiaccato dalla malattia che poi lo avrebbe ucciso, al maggiore Roberto Lai, insieme alla preghiera di riportare in Italia l'eccezionale sostegno di una mensa rituale (tecnicamente un trapezoforo), scolpito in forma di coppia di grifi che sbranano una cerva immobilizzata al suolo, finito anch'esso a Malibù (come riferisce nel 2020 "The Journal of cultural heritage crime);
il noto "tombarolo" di Stornella (Foggia) sarebbe stato l'autore materiale della scoperta fortuita, nel 1978, di un vasto ambiente ipogeo, attestato alla profondità di 4-5 metri dal piano di campagna, dal quale a fatica furono estratti i marmi intatti, per poi subito frantumarli in modo da poterli caricare sull'automobile e mettere al sicuro (si veda in proposito "Youtube"). I pezzi più pregiati, ovvero il citato trapezoforo e un bacile rituale, sarebbero stati venduti poco dopo e trasferiti in Svizzera presso l'antiquario romano Giacomo Medici. Da lì, con la mediazione di Robert Symes, sarebbero pervenuti al collezionista newyorkese Maurice Tempelsman, che li vendette poi al Getty museum (si veda l'articolo del 2018 su "The Journal of cultural heritage crime"). I 19 frammenti di vasi trattenuti invece da Berardi, gli furono quasi subito sequestrati durante una perquisizione domiciliare della Guardia di finanza;
a distanza di 20 anni, grazie alle centinaia di polaroid di reperti appena scavati trovate nel 1995 dai Carabinieri TPC nel deposito del Porto Franco di Ginevra che era nella disponibilità di Medici ed esaminate, a partire dal 2000, dai consulenti della Procura di Roma Maurizio Pellegrini e Daniela Rizzo su incarico del pubblico ministero Paolo G. Ferri, in alcuni scatti furono riconosciuti dal maresciallo Salvatore Morando i pezzi del trapezoforo "del Getty" (uno dei quali immortalato sopra un giornale italiano, un altro nel cofano di un'automobile) nonché il bacile rituale, tutti con lo stesso numero di serie e senza indicazioni di provenienza (ma in un documento confidenziale datato 1985, probabilmente uscito dal Getty museum stesso, si sostiene che il mediatore italiano aveva confermato all'istituto l'appartenenza dei manufatti ad una stessa tomba, situata "non lontano da Taranto"). Poco dopo, i 19 elementi rimasti in Italia venivano a loro volta recuperati da Lai e da Morando a Foggia, in un deposito della Soprintendenza dov'erano custoditi dall'epoca del sequestro, e ricomposti;
considerato inoltre che la testimonianza-confessione di Berardi raccolta da Lai e riferita in diverse interviste, pur isolata, è stata considerata attendibile e divulgata in ogni sede come certa ancor prima e a prescindere dalla verifica sul terreno delle memorie del tombarolo "pentito", al punto che oggi il trapezoforo, il bacile rituale, il cratere a calice e gli altri vasi, tutti in marmo di Afrodisia, così come le due mensole e i resti di un secondo sostegno per tavola rituale, sono esposti nella sezione archeologica del polo museale di S. Maria del Popolo in Ascoli Satriano. Intorno a questi è fiorita tutta una letteratura, una documentaristica, un'organizzazione turistica che non lasciano spazio ad alcun dubbio circa l'esistenza nel territorio che fu di Ausculum della tomba di un ignoto soggetto di altissimo rango sociale alla qual spettava quel servizio da simposio della seconda metà del IV sec. a.C. ritenuto d'importazione ellenica e ispirazione macedone;
valutato che:
dopo la breve e infruttuosa campagna d'indagine promossa nel 2018 dalla Soprintendenza ABAP competente nei pressi di un presunto tumulo di ampio diametro in contrada Giarnera Piccola, nella valle del Carapelle (l'università di Innsbruck vi scava da anni un abitato daunio di VII-II sec. a.C. e sepolture ad esso riconducibili, si veda "siti archeologici" su "ascolisatrianofg"), dove Berardi aveva condotto personalmente gli investigatori, e dopo la diffusione di voci circa il coinvolgimento del CNR per l'esecuzione di prospezioni geofisiche e di altri esami strumentali, fra giugno 2020 e novembre 2021 è stato finalmente aperto un cantiere di scavo che, nella prima fase, si è concentrato nella stessa area prossima al muro a sviluppo circolare di presunta delimitazione del tumulo citato già saggiata in precedenza, senza migliore fortuna. Interrotto lo scavo per lasciare spazio ad una cospicua indagine strumentale che pareva avere dato risultati promettenti, nella seconda fase si è passati alla verifica stratigrafica delle tracce segnalate;
i risultati non sono stati ancora pubblicati, ma informalmente è noto che i livelli antropici non intaccati dagli scassi degli scavatori clandestini (riscontrati fino a circa 3 metri dalla superficie) hanno restituito, oltre a sepolture tardoantiche, una realtà diversa e incompatibile con quanto atteso: nessuna traccia sarebbe emersa riconducibile ad una tomba a camera o ad altra cospicua struttura costruita coerente con la narrazione berardiana, così come non sarebbe stato rinvenuto alcun manufatto di natura e qualità artistica assimilabili a quelle dei marmi del presunto corredo principesco, ma solo reperti "modesti", ascrivibili ai secoli dal VI al III a.C.;
ad oggi, dunque, il grave danno arrecato dalla spoliazione della "tomba dei marmi", ovunque essa sia situata, al patrimonio archeologico italiano, quello che la Convenzione di La Valletta (ratificata con legge n. 57 del 2015) considera meritevole di tutela perché fonte della memoria comune europea e strumento di studio storico e scientifico, non è stato ancora risarcito se non in minima parte, grazie al rientro in Italia, nel 2007, di alcuni elementi dell'eccezionale corredo trafugato,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno sollecitare la Soprintendenza ABAP per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia a rendere pubblico l'esito delle prospezioni e degli scavi condotti nel 2020-2021 in contrata Giarnera Piccola alla ricerca della "tomba dei marmi", che hanno consentito di escluderne la presenza in quell'area, per riaprire il dibattito scientifico sull'ubicazione e la destinazione dell'ambiente ipogeo da cui provengono i marmi ellenistici cosiddetti di Ascoli Satriano;
se, assumendo il caso satrianese come esemplare, non voglia farsi promotore di un programma di iniziative pubbliche, in varie sedi (a cominciare proprio dalla cittadina foggiana), che permettano a studiosi e società civile di interagire e di ragionare sulla diminutio subita dalla società intera ogni volta che qualcuno si appropria dell'eredità culturale pubblica per fini privatistici, frustrando le legittime aspirazioni di tutti ad una conoscenza del passato che, se intellettualmente onesta, è strumento irrinunciabile di crescita civile, intellettuale e spirituale.
(3-03478)
CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, LANNUTTI, GRANATO Bianca Laura - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
il 23 luglio 2020, giusto due anni fa, veniva pubblicata l'interrogazione 3-01824 rivolta al Ministro in indirizzo, a prima firma della senatrice Margherita Corrado, rimasta finora senza risposta. Vi si segnalava che nella sala dedicata al Rinascimento italiano del Cleveland museum of art (CMA), in Ohio (USA), è inventariato con il n. 1180 ed esposto al pubblico un bassorilievo d'inizio Cinquecento, in terracotta policroma invetriata e smaltata, attribuito dai curatori all'artista fiorentino Benedetto Buglioni (1461-1521), prima allievo e poi concorrente dei Della Robbia. L'opera raffigura la Madonna col Bambino, seduta in trono fra i santi monaci Francesco d'Assisi e Giovanni Gualberto, fondatore della Congregazione Vallombrosana, sovrastati da tre cherubini;
gli stemmi alle estremità del podio sul quale si trovano le 4 figure, rivelatori della committenza, sono stati attribuiti ai Borgherini, ma appartengono invece ai Bellacci o "del Bellaccio", famiglia attestata a Firenze, Santa Croce e Carro. Fonti documentali li dicono legati anche al territorio di Ponte agli Stolli, frazione di Figline Valdarno (Firenze), dove la visita pastorale del vescovo Ginori del 12 maggio 1749 già ricorda il bassorilievo esposto nella cappella dell'Immacolata, eretta da Giovan Battista Menchi, nel 1717, "per sua devozione e per utilità comune";
come segnalato già nel 2020, il CMA sostiene di avere ricevuto in dono il rilievo nel 1921, a 5 anni dalla fondazione dell'istituto, dall'allora presidente Jeptha Homer Wade II (1857-1926). Nel tracciare la storia pregressa del manufatto, però, il museo risale solo fino all'antiquario e noto ricettatore Raoul Heilbronner, che lo detenne in Francia dal 1911 al 1914, quando se lo vide confiscare a causa della sua nazionalità. Venduto all'asta del 22-23 giugno 1921 alla galleria George Petit di Parigi, attraverso Jacques Seligman esso passò all'associata P.W. French & Co e da quella a J.H. Wade II. La scheda pubblicata in rete (si veda "Vergine col Bambino in trono con i Santi Francesco e Giovanni Gualberto | Museo d'Arte di Cleveland" in "clevelandart.org") tace, però, del fatto che l'opera era stata trafugata nella notte dell'11 maggio 1905 da Ponte agli Stolli, località tuttavia menzionata persino nella didascalia associata alla Madonna in trono nella sala del CMA;
quanto sopra dimostra la consapevolezza dell'origine italiana (e della provenienza furtiva) del manufatto da parte dei curatori del museo, tanto che sembra facesse parte dell'elenco dei beni richiesti quando, nel 2008, fu firmato l'accordo di cooperazione culturale a lungo termine grazie al quale sono rientrati in Italia da Cleveland, in cambio di alcuni prestiti, 14 oggetti contesi ma non il rilievo Buglioni, che il Ministero della cultura si sarebbe addirittura impegnato a non rivendicare in futuro;
considerato inoltre che:
a distanza di due anni dall'interrogazione non ancora riscontrata, una felice coincidenza ha messo contestualmente al lavoro sulle sorti del bassorilievo Buglioni più soggetti, al di qua e al di là dell'Atlantico: i giornalisti Clay Le Pard per "tv News5 Abc" e il quotidiano on line "Cleveland.com" (si veda "Was art on display in Cleveland stolen from Italy?" su "news5cleveland.com") e Glenda Venturini per "Valdarnopost" ("Al Cleveland Museum un'opera che fu trafugata da Ponte agli Stolli: senza risposta l'interrogazione in Senato che ne aveva chiesto il rientro" e "Bassorilievo di Buglioni: la storia del furto sbarca su tv e quotidiani di Cleveland"), ma anche validi studiosi, con la duplice conseguenza di acquisire molti nuovi elementi di conoscenza e, al contempo, di avere risvegliato l'attenzione di una comunità locale che non ha dimenticato il danno subito né perso la speranza di recuperare quel bene culturale considerato identitario;
merita segnalare sia "Il viaggio della Madonna. Una pregevole terracotta da Ponte agli Stolli a Cleveland", un articolo molto ben documentato di Vasco Piccioli e Vilma Domenicali in procinto di essere pubblicato, sia l'attenta ricerca portata vanti dal critico e storico dell'arte Victor Veronesi. Grazie a costoro è oggi possibile dimostrare su base documentale che gli eredi Menchi, identificati dai Carabinieri come parte lesa, ma da principio sospettati di complicità con i ladri, erano stati processati nel 1905 ed assolti, mentre nel 1906 si tenne il processo all'intera banda (con base a Pontassieve) specializzata nel trafugamento su commissione di opere robbiane e ritenuta responsabile anche della sottrazione del rilievo di Ponte agli Stolli, all'epoca creduto di Luca o di Andrea della Robbia, spedito poi in Francia forse grazie al ricettatore di Ventimiglia che collaborava con quelli o via Lugano e Parigi per altro tramite;
soprattutto, è stato possibile rintracciare le tre copie delle immagini fotografiche (già segnalate da Giancarlo Gentilini nel 1990) scattate il 30 aprile 1903 da Alcide Cioni nella cappella Menchi, anteriori perciò al furto e anche all'aggiunta della cornice fitomorfa che lo stesso CMA ha di recente rimosso, esponendo il rilievo nel formato originale: 174 per 96 per 27 centimetri. Il confronto con le fotografie eseguite quando l'opera era già uscita dall'Italia dimostrano che, al netto di certe lievi differenze imputabili solo all'altezza e alla posizione dell'apparecchio fotografico rispetto all'oggetto, non sussiste più alcun dubbio che il manufatto rubato a Ponte agli Stolli, tuttora presente nella banca dati "Leonardo" dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale con il codice n. 87708[1], sia quello che dal 1921 è nella disponibilità del museo di Cleveland;
gli alti standard etici vantati nel 2008 dal direttore Timothy Rub, firmatario dell'accordo che sancì la restituzione all'Italia di 14 beni culturali oggetto di rivendicazione (si veda "Il Cleveland Museum of Art e il MiBAC raggiungono un accordo per lo scambio di oggetti antichi e lo scambio culturale" su "Ministero della cultura"), imporrebbero ora al CMA di rinunciare volontariamente al rilievo Buglioni, se è vero che il Ministero non avrebbe più titolo ad avanzare pretese,
si chiede di sapere:
se sia vero che l'accordo del 2008 con il CMA impegna il Ministero a non rivendicare il rilievo di Benedetto Buglioni e a che titolo, in base a quali poteri, il Dicastero abbia impegnato lo Stato, così facendo, a rinunciare a perseguire un reato;
se, alla luce della documentazione aggiuntiva reperita in merito al furto del 1905 e all'illecita esportazione del manufatto sottratto alla cappella dell'Immacolata a Ponte agli Stolli, ma anche in considerazione del lodevole "risveglio" della comunità del Valdarno, il Ministro in indirizzo non intenda favorire il riattivarsi della diplomazia culturale italiana, per ottenere che il Cleveland museum of art decida da sé, pressato dall'opinione pubblica e per non mettere a rischio la propria credibilità in fatto di etica museale, a riconsegnare all'Italia l'opera d'arte contesa;
se non reputi necessario e urgente, per avviare questa e altre azioni di recupero di beni culturali credute difficili o addirittura impossibili per essere stati trafugati prima che fosse emanata la legge n. 364 del 1909, istituire ufficialmente una squadra di specialisti che, padroneggiando le legislazioni degli Stati preunitari e quella italiana precedente il 1909, sia in grado di far valere le ragioni italiane presso musei e collezionisti stranieri quando l'esportazione sia avvenuta in vigenza delle norme di "conservazione dei monumenti e degli oggetti d'antichità e d'arte" che già prima del 1909 riconoscevano come reato permanente, con previsione di confisca, l'uscita non autorizzata "dal Regno delle cose che abbiano interesse storico, archeologico o artistico", norme che troppo spesso, ad avviso degli interroganti per ignoranza o convenienza, i vertici politici e amministrativi del Ministero sembrano ignorare.
(3-03479)
CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
la pubblicazione del documentatissimo saggio dell'ingegnere Giuseppe F. Macrì intitolato "Sulle tracce di Persefone, due volte rapita", uscito per i tipi dell'editore Laruffa nel 2015, ha riaperto l'annosa controversia, mai sopita, fra i sostenitori dell'origine locrese o invece tarantina della splendida scultura in marmo pario del 480-470 a.C. esposta a Berlino fin dal 15 dicembre 1915 (appena acquistata ad un'asta svizzera dall'imperatore Guglielmo II), prima nel Pergamonmuseum ed oggi nell'Altes Museum ("Sulle tracce di Persefone Nel libro di Pino Macrì, il giallo della statua 'due volte rapita'" su "Lente Locale");
la statua raffigura una "Dea in Trono" che, perdute le mani e gli oggetti da quelle impugnati o sorretti, è stata riconosciuta dagli specialisti ora come Afrodite, ora come Persefone (più di rado Era), titolari di edifici di culto e di una profonda devozione in entrambe le città magnogreche della costa ionica, Locri Epizephyrii e Taras, da cui si suppone che la scultura possa provenire, portata alla luce nel 1905 in contrada Scannapieco nell'un caso oppure in area urbana, nel 1912, nell'altro;
considerato che:
a prescindere dal giallo circa l'origine di quel capolavoro dell'arte magnogreca (151 per 70 per 91 centimetri; 950 chili), alla cui soluzione Macrì ha dato un contributo per molti versi risolutivo, se non fosse che il cieco accanimento delle due "tifoserie" impedisce di mettere la parola fine alla querelle, la questione del recupero della scultura all'Italia fu posta alla Camera dei deputati in due atti di sindacato ispettivo ormai al tramonto del secolo scorso: 5-00151 del 2 luglio 1996 e 4-07682 del 19 febbraio 1997 del deputato Fortunato Aloi;
la risposta data dall'allora Ministro per i beni culturali e ambientali, Walter Veltroni, il 3 novembre 1997, si chiudeva, a giudizio degli interroganti, in modo assai opinabile, ovvero attribuendo un peso decisivo al tempo trascorso, per far balenare il fantasma della prescrizione, ma finanche mettendo in dubbio la fondatezza della rivendicazione, pur di respingerla definitivamente: "Si ritiene, quindi, che per le motivazioni suesposte, e per il tempo trascorso, non sia possibile intraprendere un'azione per ottenere la restituzione dell'opera, azione che verrebbe accolta con preoccupazione dalle autorità tedesche e comprometterebbe la fattiva collaborazione in atto per la restituzione all'Italia di opere in merito alle quali le nostre richieste hanno ben maggiore fondamento";
dello stesso tenore ma più circostanziata è una dichiarazione dell'archeologo Angelo Conte, già autore del saggio "La dea del sorriso. La Persefone o Afrodite dei tarantini" (Scorpione Editrice, Taranto 2011), nell'intervista resa nel 2014 ad Enzo Garofalo per il portale web "Fame di Sud": "Berlino non ci restituirà mai quella statua: primo perché fa parte delle collezioni storiche dei Musei tedeschi; secondo, perché fu acquistata per una cifra incredibilmente alta, equivalente oggi grosso modo a 150 milioni euro, da un mercante che sicuramente presentò documenti fasulli di proprietà, quindi, diciamo, un acquisto fatto all'epoca in perfetta buona fede; terzo, perché non esiste una normativa internazionale che obblighi uno Stato a restituire un bene sottratto illecitamente ad un altro Stato che ne faccia richiesta; non può valere neanche la Convenzione UNIDROIT stipulata nel 1995 fra alcuni Paesi europei, secondo cui la restituzione di un bene culturale può essere richiesta solo se la sottrazione sia avvenuta nei precedenti trent'anni. La nostra statua è entrata nei Musei tedeschi nel 1915, quindi una restituzione legalmente è fuori discussione. Fra l'altro, la Direzione del Pergamonmuseum, dove fino a due anni fa la statua era in esposizione (ora lo è all'Altes Museum), si è già chiaramente espressa sulla non restituzione, in nessun caso e per nessun motivo" ("I documenti parlano chiaro: la dea in trono custodita a Berlino proviene da Taranto");
rassegnato a doversi accontentare di una copia digitale (dopo varie richieste di prestito temporaneo dell'originale non andate a buon fine), il museo archeologico nazionale di Taranto ne ha commissionata una nel 2014 in resina ad alta densità, che espone con soddisfazione dal 2016 (si veda su "YouTube" la "Dea in trono - Museo Archeologico Nazionale di Taranto");
valutato che, a giudizio degli interroganti:
le giustificazioni addotte nel 1997 dal ministro Veltroni per frustrare le aspettative dell'interrogante e sottrarsi alla richiesta di recupero all'Italia della "Dea in Trono", definita "impossibile", erano dettate soprattutto dalle ragioni di diplomazia ammesse dall'allora Ministro, le stesse, forse, che hanno suggerito la formula del prestito a tempo indeterminato invece della restituzione per i frammenti "tedeschi" di un sarcofago da Pianabella di Ostia e di un rilievo mitraico da Tor Cervara (ma il recupero della Biccherna di Sano di Pietro, rientrata lo scorso aprile proprio dalla Germania, dov'era dall'Ottocento, nonostante la non contezza del Ministro, dimostra che è possibile ottenere successi pieni), giustificazioni che non hanno, però, sul piano tecnico-giuridico, il pregio che ci si attenderebbe da una così autorevole fonte;
se, inoltre, ai fini dell'avvio di un'azione di rivendicazione della statua, la provenienza locrese o tarantina è irrilevante, poiché la mancata comunicazione alle autorità del rinvenimento (fortuito o meno) in entrambi i casi già poneva i responsabili fuori dal perimetro della legalità, il fatto che le due date "possibili" precedano e seguano, rispettivamente, la legge n. 364 del 1909, e tuttavia la prima sia posteriore alla legge n. 185 del 1902, mai entrata in vigore, con la conseguente, perdurante proroga delle disposizioni precedentemente in essere (già sancita dalla legge n. 286 del 1871), che negavano la "estrazione" degli oggetti d'arte non autorizzata, richiede che qualsiasi valutazione sia lasciata agli specialisti di diritto, per poter escludere definitivamente la fattibilità di un'eventuale azione di recupero o invece individuare gli strumenti utili per attivarla, com'è accaduto per la Biccherna,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di sollecitare un parere sul caso della "Dea in Trono" alle strutture tecniche presenti in seno al dicastero e agli uffici di sua diretta collaborazione, compreso il comando generale dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, nella consapevolezza che solo chi abbia padronanza delle norme vigenti anteriormente all'entrata in vigore della legge n. 364 del 1909, e della loro applicazione nei tribunali dell'epoca, può valutare con cognizione di causa se gli argomenti addotti dagli assertori dell'inanità, oggi, di qualsiasi rivendicazione della scultura, inficino realmente la legittimità di un'azione di recupero o invece essa risulti tuttora praticabile e in quali termini;
se non reputi urgente, per promuovere questo e altri recuperi di beni culturali trafugati dall'Italia prima del 1909 e perciò creduti aprioristicamente "perduti", istituire un gruppo di lavoro costituito da specialisti che, con le competenze già richiamate, siano in grado di far valere le ragioni dell'Italia presso musei e collezionisti stranieri quando, come nel caso della "Dea in Trono", l'esportazione sia avvenuta in vigenza di quelle norme che già prima del 1909 riconoscevano l'uscita non autorizzata "dal Regno delle cose che abbiano interesse storico, archeologico o artistico" come reato permanente (che esclude cioè la prescrizione), con previsione di confisca del bene ovunque si trovi.
(3-03480)
MANTERO - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e per le pari opportunità e la famiglia. - Premesso che:
da quanto si apprende dai media, la compagnia aerea Ryanair ha messo in atto azioni gravemente lesive dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno condotto, negli scorsi anni, a importanti scioperi nei Paesi europei;
secondo alcune sigle sindacali italiane come FILT CGIL e UIL trasporti, in Italia i lavoratori a contratto di questa importante compagnia subiscono sistematicamente il mancato riconoscimento del diritto al congedo parentale;
secondo questi sindacati, sarebbero innumerevoli le segnalazioni provenienti dai dipendenti Ryanair che denunciano pressioni psicologiche, ricatti e indifferenza verso tale istituto, che inerisce in modo diretto la conciliazione famiglia-lavoro;
considerato che:
i lavoratori sono soggetto debole all'interno del rapporto di lavoro, soprattutto qualora abbiano figli minori di cui occuparsi non solo da un punto di vista economico ma anche educativo e affettivo, così come riconosciuto e garantito dalla normativa italiana e comunitaria;
la normativa italiana nella sua evoluzione dal 2000 al 2015 ha introdotto sempre maggiori tutele per i figli minori dei lavoratori e misure atte a favorire la conciliazione delle esigenze di cura con il lavoro, escludendo in tal senso qualsiasi forma di contrattazione di tale diritto se non ed esclusivamente rispetto ai tempi di preavviso del congedo;
la legge italiana riconosce dunque il congedo parentale quale diritto potestativo, e pertanto esercitato con il solo onere del preavviso nei confronti del datore di lavoro e dell'INPS;
patteggiare o contestare il diritto del dipendente di usufruire del congedo parentale è una violazione palese della normativa a cui finora Ryanair si è mostrata del tutto indifferente, attraverso inaccettabili e illegali barriere nei confronti dei dipendenti genitori ogniqualvolta abbiano comunicato il congedo;
sembrerebbe, da quanto riportato dai sindacati, che il modus operandi di questo vettore irlandese sia quello di negare i giorni di congedo parentale regolarmente comunicati, spesso proponendone altri in alternativa;
nel "collective labour agreement" di Ryanair (accordo aziendale che disciplina il rapporto di lavoro) all'articolo 8, "Italian socialprotection", terzo punto "parental leave", è contenuta una grave violazione del diritto del lavoro, che trasforma il congedo parentale in "granting", cioè in una concessione da parte aziendale. Dunque Ryanair applica una norma del tutto nulla e arbitraria nell'ordinamento italiano, con inevitabili contenziosi nei tribunali, su una materia molto delicata sebbene già così chiaramente normata,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti accaduti e come intendano intervenire, nell'ambito delle loro competenze, per far luce sulla situazione dell'azienda Ryanair che, con il suo comportamento sta comprimendo diritti fondamentali dei lavoratori e cittadini italiani;
se ritengano adeguate le previsioni contenute nel "collective labour agreement" di Ryanair e, in caso contrario, come intendano intervenire;
quali iniziative urgenti intendano mettere in atto, per quanto di competenza, per tutelare i lavoratori e le famiglie dei lavoratori del nostro Paese dalle aziende straniere, affinché queste rispettino le leggi italiane, senza costringere i lavoratori a ricorrere a lunghe e costose cause legali.
(3-03482)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
BINETTI Paola - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
l'articolo 3 della legge 12 marzo 1999, n. 68, recante "Norme per il diritto al lavoro dei disabili", dispone l'obbligo di assunzione di determinate percentuali di persone con disabilità, a carico di tutti i datori di lavoro pubblici e privati che abbiano un numero di dipendenti superiore a 15. Le aziende obbligate sono tenute a presentare una "dichiarazione PID (Prospetto Informativo Disabili)";
l'articolo 9 dispone che i datori di lavoro pubblici e privati obbligati sono tenuti ad inviare in via telematica agli uffici competenti un prospetto informativo dal quale risultino il numero complessivo dei lavoratori dipendenti, il numero e i nominativi dei lavoratori computabili nella quota di riserva, nonché i posti di lavoro e le mansioni disponibili per i lavoratori disabili. Il datore di lavoro non è tenuto ad inviare il prospetto se, rispetto all'ultimo prospetto inviato, non avvengono cambiamenti nella situazione occupazionale tali da modificare l'obbligo o da incidere sul computo della quota di riserva;
la stessa normativa, integrata dai successivi regolamenti, ha disciplinato l'invio telematico dei prospetti informativi, attraverso il "servizio informatico per l'invio telematico del prospetto informativo dei lavoratori con disabilità";
è noto che molti datori di lavoro, sia pubblici che privati, non adempiono con puntualità a tale obbligo e presentano, quindi, delle "scoperture";
in proposito, la IX relazione sullo stato di attuazione della legge recante norme per il diritto al lavoro dei disabili, presentata al Parlamento nel gennaio 2021 (Doc. CLXXVIII n. 1), riporta che il totale dei soggetti obbligati che hanno effettuato per il 2018 le dichiarazioni secondo normativa ammontano a 90.603 (settore privato) e 4.864 (organizzazioni pubbliche), per un totale di 501.880 posti di lavoro teoricamente riservati a persone con disabilità, ma con un numero di "scoperture" pari a 145.327 (p. 46 e seg. della relazione);
l'articolo 15 della legge n. 68 del 1999 dispone che le imprese private e gli enti pubblici economici che non adempiono agli obblighi di cui all'articolo 9 sono soggetti alla sanzione amministrativa;
dal 1° gennaio 2022 la sanzione è pari a 196,05 euro per ogni giorno di mancata assunzione del lavoratore disabile. In caso di mancato invio del prospetto informativo disabili alla scadenza (31 gennaio), a decorrere dal 1° gennaio 2022, la sanzione amministrativa sarà pari a 702,43 euro, maggiorata di 34,02 euro per ogni giorno di ulteriore ritardo;
l'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 333 del 2000 ha disposto che l'attività ispettiva in materia di assunzioni obbligatorie e l'irrogazione delle sanzioni siano esercitate dagli ispettorati territoriali del lavoro "anche su segnalazione dell'ufficio preposto al collocamento". Tali disposizioni sono state confermate e ribadite dalla direttiva n. 1/2019 della Presidenza del Consiglio dei ministri;
ai sensi dell'articolo 20 della convenzione OIL C81 dell'11 luglio 1947, l'Ispettorato nazionale del lavoro pubblica un rapporto annuale per illustrare i risultati dell'azione ispettiva svolta dall'INL l'anno precedente;
l'ultimo "Rapporto annuale delle attività di tutela e vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale", redatto dall'Ispettorato nazionale del lavoro (2020) dedica poche e sommarie righe al tema "lavoratori diversamente abili", ma riporta testualmente: "Sono state in materia accertate 327 posizioni lavorative non coperte, con illeciti prevalentemente riscontrati - in termini assoluti - nei settori della Sanità e assistenza sociale (ATECO Q - 163 posizioni), delle Attività manifatturiere (ATECO C - 77 posizioni), del Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli (ATECO G - 46 posizioni) e dei Servizi di comunicazione e informazione (ATECO J - 14 posizioni). Ad analoghi risultati conduce l'analisi del rapporto tra violazioni riscontrate e ispezioni definite con contestazione di illeciti, fatta eccezione per i settori delle Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (ATECO R) e delle Attività finanziarie e assicurative (ATECO K) dove tale rapporto è leggermente superiore a quello riscontrato nell'ambito del Commercio";
dal sito web dell'Ispettorato nazionale del lavoro non si ricavano dati ulteriori, se non occasionali, e molto rare, notizie relative a attività di controllo effettuate localmente,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga l'attività descritta parte integrante e importante della missione dell'Ispettorato nazionale del lavoro, meritevole di una particolare attenzione da parte del Governo e se sia in possesso di dati analitici e attendibili sulle ispezioni effettuate su tutto il territorio nazionale dagli ispettorati territoriali in materia di rispetto della legge n. 68 del 1999 da parte dei datori di lavoro pubblici e privati, sul numero di violazioni riscontrate, sul numero e sull'ammontare delle sanzioni irrogate e, conseguentemente, sulle somme destinate, anno per anno e regione per regione, al fondo di cui all'art. 14 della legge n. 68 del 1999.
(3-03481)
BINETTI Paola - Al Ministro della salute. - Premesso che:
la legge quadro sulle malattie rare è ancora in attesa dei decreti attuativi necessari per renderla operativa e rispondere efficacemente alle esigenze dei malati rari;
in questo modo vengono negati diversi diritti dei pazienti e la scarsa attenzione all'assistenza allergologica incide direttamente sul diritto alle cure dei pazienti, soprattutto per i pazienti affetti da allergopatie croniche, cui viene negato ciò che deve essere garantito loro dall'articolo 32 della Costituzione;
l'esofagite eosinofila (EoE) è una patologia cronica dell'esofago di tipo immuno-mediato sempre più frequente, essendo la sua prevalenza di circa di 0,5-1 caso per mille abitanti; ha andamento cronico e può colpire tanto i bambini che gli adulti con un picco tra i 40-50 anni;
la malattia è caratterizzata da una riduzione del calibro dell'esofago, con episodi acuti di ritenzione di cibo che resta "incastrato" nella parete e non riesce a progredire verso lo stomaco, né essere eliminato con il vomito;
tali episodi all'inizio sono di tipo funzionale, ma successivamente, in mancanza di cure, diventano cronici per la progressiva fibrosi della parete. Fatto che rende indispensabile la rimozione del cibo attraverso il gastroscopio e nei casi più avanzati la dilatazione meccanica per garantire il passaggio del cibo;
la terapia medica della malattia si basa su due diverse strategie: identificazione degli alimenti più pericolosi e terapia farmacologica basata su cortisonici deglutiti (fluticasone di-propionato e budesonide) e farmaci biologici tra cui il "Dupilumab", ancora non utilizzabili;
fino a pochi mesi fa l'unico farmaco utilizzabile per la EoE è stato il fluticasone dipropionato per aerosol; il farmaco, di grande efficacia clinica, deve essere deglutito a un dosaggio per l'adulto di 800-1.600 microgrammi al giorno corrispondente a 4-8 puff ed essendo utilizzabile solo off-label è a esclusivo carico del paziente;
il secondo steroide utilizzabile è la budesonide per uso orale, disponibile solo come preparazione galenica, anch'esso a diretto carico del paziente. Dal settembre 2021 è entrato in commercio un farmaco soggetto a prescrizione medica limitativa su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti, gastroenterologo e internista (delibera AIFA 7 settembre 2021);
si tratta di una limitazione che esclude tra i soggetti proscrittori lo specialista di riferimento per tale patologia: l'allergologo a cui compete l'identificazione degli alimenti responsabili della malattia;
ulteriore penalizzazione dei pazienti è il mancato riconoscimento dell'esenzione dalla compartecipazione alla spesa, in quanto l'EoE non rientra né tra le malattie croniche con esenzione del ticket e né tra quelle di tipo raro;
in questo ultimo caso l'esenzione è limitata alla gastroenterite eosinofila (RI0030), in cui gli eosinofili possono interessare diversi tratti dell'intestino (stomaco, tenue, colon) ad esclusione dell'esofago;
alcune Regioni come la Liguria, per superare tale palese ingiustizia, hanno esteso il codice di esenzione alla EoE ponendo i costi relativi ad esclusivo carico del servizio sanitario regionale. Una decisione non certo di tutte le Regioni,
si chiede di sapere come il Ministro in indirizzo intenda intervenire per un inserimento della EoE tra i LEA ed estendere anche agli allergologi la possibilità di prescrivere farmaci a carico del SSN ai pazienti affetti da EoE.
(3-03483)
VITALI - Ai Ministri dell'interno e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
da fonti di stampa si legge che il 3 giugno 2022 il treno Frecciarossa 9311 è parzialmente uscito dai binari nella galleria tra le stazioni di Prenestina e Serenissima a Roma;
le cause dell'incidente sarebbero da imputare allo svio della locomotiva posteriore del treno che, poco prima della galleria, è uscita dai binari ed è stata trascinata per alcune centinaia di metri. Il treno si è fermato quindi all'interno del tunnel, mentre la locomotiva è andata a sbattere contro l'ingresso. Per fortuna non ci sono stati feriti, né vittime, né incendi;
è noto che gli operatori dei vigili del fuoco sono arrivati dopo molti minuti, a causa dell'inaccessibilità del luogo e del fatto che nessun loro mezzo è potuto accedere agli imbocchi della galleria, costringendoli a fare una lunga strada a piedi con attrezzature di vario genere, per arrivare al convoglio deragliato. Giunti sul posto, hanno evacuato il treno, accompagnando a piedi lungo i binari i circa 250 passeggeri nella stazione più vicina, e messo in sicurezza l'area, insieme con i tecnici di Rete ferroviaria Italiana;
si apprende che il traffico ferroviario è restato per giorni sospeso e gravemente ritardato sulla linea dell'alta velocità Roma-Napoli e sulla linea Roma-Pescara e che la procura ha aperto un'indagine sull'accaduto e ha sequestrato sia il treno sia lo scambio, disponendo una consulenza tecnica, affidata ai periti che hanno definito l'ipotesi di reato quale "delitti colposi di pericolo", al momento a carico di ignoti,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano al corrente dei fatti e se ritengano opportuno munire gli operatori dei Vigili del fuoco di mezzi idonei alle procedure ed agli interventi in emergenza nelle gallerie quali quelli descritti.
(3-03484)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
DE POLI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, per le pari opportunità e la famiglia e dell'istruzione. - Premesso che:
la scuola dell'infanzia fa parte del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni ed è il primo gradino del percorso di istruzione, ha durata triennale, non è obbligatoria ed è aperta a tutte le bambine e i bambini;
la scuola dell'infanzia paritaria 3-6 anni attualmente copre il 35 per cento a livello nazionale con regioni che superano il 50 per cento (delle oltre 7.000 scuole paritarie, 1.321 circa sono gestite dai Comuni, il resto da enti no profit e qualcuna da enti profit) e da molti anni hanno aggregato servizi 0-3 (oltre 2.300, di cui 1.300 sezioni "primavera", quelle associate FISM);
il segmento scuola dell'infanzia 0-3 anni, tanto indispensabile per la crescita e lo sviluppo dei bambini, è altrettanto fondamentale per il sostegno alla natalità, alla genitorialità, al lavoro femminile: se queste realtà dovessero chiudere, 500.000 bambini non avrebbero possibilità di accedere a questo servizio, 500.000 genitori sarebbero costretti a trovare soluzioni diverse e più costose per non lasciare il proprio lavoro e 50.000 addetti (docenti educatori e personale ATA), nella quasi totalità donne, perderebbero il posto di lavoro,
si chiede di sapere se il Governo non reputi necessario prevedere misure di sostegno alle famiglie mediante contributi destinati a coprire, anche per l'intero ammontare, il costo delle rette relative alla frequenza dei servizi educativi per l'infanzia, secondo i requisiti di accreditamento previsti dalla normativa vigente, e delle scuole dell'infanzia riconoscendo, in questo modo, il prezioso "servizio pubblico" offerto, da oltre 100 anni, dalle scuole dell'infanzia paritarie no profit.
(4-07283)
DE POLI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il settore dei servizi socio-sanitari (RSA) e quello dei servizi per l'infanzia (scuole dell'infanzia e asili nido), nei quali operano soggetti sia pubblici che privati no profit, stanno pesantemente soffrendo del progressivo aumento dei costi di gestione, in particolare per quanto attiene alle fonti energetiche, con un incremento nell'anno 2022 rispetto al 2021 stimato in 6 euro al giorno per ospite per le RSA e di circa 18 euro al mese per bambino per le scuole dell'infanzia e gli asili nido;
ad oggi lo strumento tecnico che consente di recuperare l'effettivo maggior costo è il credito d'imposta, sebbene risulti però estremamente limitato, in quanto concede il recupero del maggior costo solo nella misura del 15 per cento dell'energia elettrica e del 25 per cento del gas naturale e solo relativamente al secondo trimestre 2022,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non reputi opportuno prevedere per i soggetti pubblici e privati, gestori di servizi socio-sanitari accreditati e dei servizi all'infanzia, scuole dell'infanzia paritarie e asili nido autorizzati, che le misure di sostegno sotto forma di credito d'imposta, già previste a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica, siano relative ai quattro trimestri solari dell'anno 2022 e quattro trimestri solari dell'anno 2023, allo scopo di evitare che gli aumenti dei costi energetici vengano riversati sulle rette a carico degli ospiti delle RSA e dei piccoli frequentatori degli asili nido e delle scuole per l'infanzia.
(4-07284)
PARAGONE, GIARRUSSO, DE VECCHIS - Ai Ministri per le pari opportunità e la famiglia e della salute. - Premesso che:
con decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, recante "Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici", all'art. 4, comma 1, veniva statuito che "al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni di cura e assistenza, gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell'infezione da SARS-CoV-2. La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l'esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati". L'art. 4, comma 8, prevedeva che "per il periodo di sospensione di cui al comma 9, non è dovuta la retribuzione, altro compenso o emolumento, comunque denominato";
le modificazioni apportate in sede di conversione, introducendo il riferimento all'articolo 1, comma 2, della legge 1° febbraio 2006, n. 43, riducevano, di fatto, i destinatari dell'obbligo vaccinale, escludendo, ad esempio, per ciò che attiene ai dipendenti afferenti al comparto sanità, lavoratori con il profilo professionale di "ausiliario specializzato" che, per contratto, operano a contatto diretto con i pazienti;
il decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172, recante "Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali", ha introdotto la proroga del periodo di sospensione fino al 31 dicembre 2022 e l'accertamento dell'adempimento vaccinale, per gli esercenti le professioni sanitarie, da parte degli ordini territorialmente competenti;
il decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante "Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza", ha ampliato la platea dei destinatari dell'obbligo: non più solo gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 1° febbraio 2006, n. 43, ma tutti i dipendenti delle strutture di cui all'articolo 8-ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;
allo stato attuale, il periodo massimo di estensione della sospensione dovuta per inadempimenti degli obblighi vaccinali è di 20 mesi (dal 1° aprile 2021 al 31 dicembre 2022). In detto periodo ai lavoratori non sono dovuti la retribuzione, né altro compenso o emolumento, comunque denominato;
gli ordini degli esercenti le professioni sanitarie sono subentrati alle ASL territorialmente competenti nell'adottare i provvedimenti di sospensione nei confronti degli iscritti inadempienti l'obbligo vaccinale;
stando a quanto risulta agli interroganti, ad oggi, tra gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario in servizio si distinguono le seguenti diverse categorie, in base ai criteri della vaccinazione e dei contagi: 1) vaccinati con seconda dose a cui ha fatto seguito la malattia, che possono lavorare solo per quattro mesi prima del booster; 2) vaccinati con terza dose; 3) non vaccinati per esonero; 4) non vaccinati reintegrati a seguito di procedimento giudiziario; 5) non vaccinati rientrati a seguito di malattia (tre mesi fino alle ordinanze del TAR Lombardia, ora sei mesi); 6) vaccinati provenienti dall'Ucraina non in linea con la profilassi italiana; 7) non vaccinati, senza malattia, sospesi;
dalla seguente letteratura scientifica (non unica): 1) "Systemic and mucosal IgA responses are variably induced in rensponse to Sars-Cov-2 mRNA vaccination and are associated with protection against subsequent infection" (MucosalImmunol. 2022 apr 25; 1-10) e 2) "Risk of infection, hospitalization, and death up to nine month after a second dose of Covid-19 vaccine: a retrospective total population cohort study in Sweden" (Lancet 2022; 399: 814-23), si desume che anche i vaccinati possono contagiarsi e contagiare;
stando a quanto risulta, delle categorie enunciate, fermo restando il principio di massima ormai ampiamente condiviso che il vaccinato può ammalarsi e contagiare come il non vaccinato, soprattutto alla luce delle nuove varianti che la vaccinazione non è in grado di fermare, in termini di pericolosità, sembrerebbe possibile affermare che: i lavoratori vaccinati con tre dosi sarebbero più pericolosi dei vaccinati con due dosi e non vaccinati che abbiano, però, contratto la malattia, entrambi comunque a rischio sospensione, se non completano il ciclo vaccinale; i lavoratori dei punti 3, 4, 6, 7 rappresenterebbero lo stesso pericolo, ma solo ai lavoratori dell'ultimo gruppo (completamente sani) viene negato il lavoro;
considerato altresì che:
il 28 maggio 2022, 41 professionisti infermieri, tutti afferenti all'ordine delle professioni infermieristiche di Ancona, hanno presentato ed esposto un documento al fine di avere un pacato confronto su questioni scientifiche, giuridiche e logiche anche in funzione delle ripercussioni quali-quantitative assistenziali (e altri iscritti di altri OPI stanno seguendo analoghe procedure), rimettendo alla federazione nazionale i quesiti emersi;
il TAR Lombardia con almeno 4 ordinanze (n. 736/2022, n. 771/2022, n. 776/2022 di Milano; n. 337/2022 di Brescia) ha individuato che per i professionisti sanitari mai vaccinatisi che abbiano contratto l'infezione da SARS-CoV-2 sia applicabile il termine semestrale di differimento della vaccinazione obbligatoria individuato nella circolare ministeriale n. 32884 del 21 luglio 2021 in luogo di quello trimestrale, di cui alla circolare ministeriale n. 8284 del 3 marzo 2021;
il TAR Lombardia, sezione I, con ordinanza n. 1397 del 16 giugno 2022, in merito alla sospensione della retribuzione per inadempimento vaccinale si è pronunciato nella maniera seguente: "dichiara rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 5, del decreto legge 1 aprile 2021 n. 44, convertito nella legge 28 maggio 2021 n. 76, per come modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera b), del decreto legge 26 novembre 2021 n. 172, convertito nella legge 21 gennaio 2022 n. 3, e successive modificazioni, nella parte in cui dispone che 'Per il periodo di sospensione dall'esercizio della professione sanitaria non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato', per contrasto con i principi di ragionevolezza e di proporzionalità, di cui all'articolo 3 della Costituzione, anche in riferimento alla violazione dell'articolo 2 della Costituzione";
di fatto si sta permettendo che centinaia di persone siano private dello stipendio e di qualunque altra forma di sostentamento, misura che non ha alcun precedente,
si chiede di sapere:
se il Governo intenda adottare provvedimenti volti all'immediata revoca delle sospensioni, almeno fino alla pronuncia della Corte costituzionale sulla questione dell'obbligo vaccinale, in modo da garantire una maggiore qualità e quantità assistenziale, anche in considerazione della cronica carenza di personale sanitario, ai cittadini e un sostentamento che possa garantire una esistenza libera e dignitosa ai lavoratori e alle relative famiglie;
quali siano le basi scientifiche che giustifichino le differenziazioni in premessa e se il Governo non le ritenga discriminatorie;
con quali risorse finanziare saranno coperti i ristori per danni patrimoniali e non, conseguenti a eventuali soccombenze giudiziarie degli ordini chiamati in causa dai relativi iscritti per aver impugnato i provvedimenti sospensivi.
(4-07285)
NENCINI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'intero comparto del mercato dell'editoria d'arte, secondo l'ultimo rapporto Nomisma, coinvolge 36.000 lavoratori e ha un impatto economico di 3,78 miliardi di euro;
la SIAE (Società italiana degli autori ed editori) è un ente pubblico economico a base associativa, preposto alla protezione e all'esercizio dell'intermediazione del diritto d'autore in Italia, dichiaratamente in forma di società di gestione collettiva senza scopo di lucro;
è emerso che la società avrebbe chiesto ad aziende operanti nel settore dell'editoria d'arte la corresponsione, peraltro non quantificata monetariamente, di diritti di riproduzione per opere di autori pubblicate a corredo di recensioni delle rispettive mostre;
le immagini, per le quali sono stati chiesti i diritti di riproduzione, erano state fornite alle aziende dai relativi uffici stampa con lo scopo preciso di divulgazione giornalistica;
in sede di contestazione da parte delle aziende operanti nel settore del proprio diritto di cronaca, la SIAE motivava la richiesta, sostenendo che, essendo la pubblicazione in vendita nel sito anche in modalità digitale, rimane fruibile oltre i tempi degli eventi recensiti e perderebbe pertanto i requisiti dell'attualità;
inoltre sono state inviate dalla SIAE "proposte di pagamento" ad alcuni inserzionisti della rivista per la pubblicazione di opere di artisti iscritti alla società stessa, per importi che variano da 580 a 1.800 euro per singola uscita;
sono state conteggiate "penali" già nel corso della prima richiesta ed è stata aggiunta una maggiorazione del 400 per cento per via della versione digitale;
nella stessa missiva presentata inizialmente sotto forma di "proposta", comparirebbe in calce l'intimazione perentoria di adempiere al pagamento entro una settimana dalla data di ricezione;
i toni e modi utilizzati dalla società erano, a detta delle aziende del settore, intimidatori, offensivi, comprensivi di minacce penali;
considerato che, a quanto risulta all'interrogante:
le richieste di corresponsione di diritti autore da parte della SIAE come appena descritte, non risultano essere pervenute in precedenza;
tale comportamento messo in atto dall'agenzia SIAE potrebbe pregiudicare il proseguimento delle attività di molte aziende del settore rischiando di fatto di portarle alla chiusura,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di approfondire le motivazioni e la fondatezza delle richieste poste in essere dalla società SIAE nei confronti delle aziende operanti nel settore dell'editoria d'arte.
(4-07286)
MALLEGNI - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
il 15 luglio 2022 il quotidiano "La Nazione", edizione di Lucca, ha riportato un articolo riguardante le polemiche insorte sulla chiusura estiva dell'ufficio postale del comune di Bagni di Lucca, frazione di Fornoli;
l'interrogante ha eseguito un sopralluogo nella stessa mattinata del 15 luglio presso l'ufficio postale, accompagnato dal consigliere comunale Claudio Gemignani, per un incontro con i cittadini;
giova infatti evidenziare che la chiusura per tre giorni a settimana dell'ufficio postale di Fornoli non è assolutamente una novità;
in particolare, anche quest'anno durante il periodo estivo, Poste italiane ha variato l'orario di apertura dei propri uffici postali, creando grandi code davanti agli stessi, generando rabbia e disagi tra gli abitanti, i proprietari e i gestori di attività della frazione di Fornoli, che conta una popolazione residente di 1.750 abitanti ed è isolata dal resto del territorio;
da informazioni in possesso dell'interrogante sembrerebbe che l'ufficio postale abbia programmato la chiusura per 14 giorni durante il mese di luglio e di ulteriori 14 giorni durante il mese di agosto;
l'interrogante ha reso noto che questa situazione che crea disservizi, ma che per Poste italiane risponde a logiche aziendali nazionali, comunicate al sindaco Michelini il 16 giugno scorso, non è un evento straordinario e inaspettato come la pandemia, trattandosi invece di una chiusura annunciata che si sarebbe potuta evitare;
si fa presente, inoltre, che se si fosse affrontata la problematica durante il periodo invernale o la primavera, presentando a Poste italiane una documentazione idonea a provare i danni e le problematiche che le chiusure dell'estate 2021 avevano provocato, si sarebbe evitato il problema;
in particolare, una documentazione atta a provare i danni sarebbe stata un atto di lungimiranza da parte di un'amministrazione, quella del sindaco Michelini rieletto a giugno 2022, che non ha pertanto nemmeno l'attenuante di una discontinuità nella gestione amministrativa,
si chiede di sapere:
quali siano i motivi alla base della decisione;
per quanto di competenza, quali misure siano state adottate dal Ministro in indirizzo ad oggi in relazione al caso segnalato;
quali iniziative intenda adottare al fine di evitare il protrarsi di tale situazione di disagio.
(4-07287)
SBRANA Rosellina, ANGRISANI Luisa, LA MURA Virginia - Al Ministro della salute. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
il signor G.T. è un cinquantacinquenne della provincia di Belluno che soffre di fibrosi interstiziale bronchiolocentrica, provocata probabilmente dagli anni di lavoro trascorsi in cantiere nel ruolo di operatore macchine movimento terra;
la grave patologia polmonare lo rende un candidato preferenziale al trapianto d'organo ma, entrato in lista d'attesa all'unità operativa di pneumologia dell'università di Padova, il signor T. è stato sottoposto ad una serie di accertamenti al reparto competente;
il 26 maggio 2022, secondo quanto riportato dal diretto interessato all'emittente "Byoblu", il medico curante dell'uomo è stato informato dall'équipe del trapianto polmonare di Padova che durante gli accertamenti "sono emersi dei tratti paranoici legati all'argomentazione della vaccinazione anti Covid-19" e che questa circostanza lo avrebbe reso "un soggetto non idoneo al programma di trapianto di polmone nel centro di Padova";
considerato che l'accesso degli utenti a strutture sanitarie, sociosanitarie e studi medici, pubblici o privati, per ogni finalità di prevenzione, diagnosi e cura è tra le attività consentite senza green pass così come riportato anche sul sito del Governo,
si chiede di sapere:
se, per quanto consta al Ministro in indirizzo, i fatti descritti risultino corrispondenti al vero;
se non ritenga grave che un'équipe medica giudichi "non idoneo al programma trapianto di polmone nel centro di Padova" un soggetto che soffre di una così grave patologia polmonare e che tra le motivazioni di questo giudizio si faccia riferimento a presunti "tratti paranoici legati all'argomentazione della vaccinazione anti Covid 19".
(4-07288)
BRUZZONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:
è stato compiuto un atto vandalico ai danni di un centro cinofilo di Bollate (Milano) da parte di attivisti dell'Animal liberation front (ALF), organizzazione che si definisce animalista;
ignoti si sono introdotti in modo illecito nel quagliodromo devastando tutto quello che vi era al suo interno, rompendo arredi e attrezzature e imbrattando le pareti con scritte a giudizio dell'interrogante indecenti contro i cacciatori;
si tratta soltanto dell'ultimo in ordine di tempo degli attacchi vandalici compiuti dagli estremisti dell'ALF ai danni di centri cinofili ed altre strutture di aggregazione, che rappresentano per molti cacciatori un punto di ritrovo importante dove scambiare opinioni e impegnare il tempo con attività di tipo ludico;
gli atti vandalici hanno interessato anche i luoghi di culto; le pareti della chiesa di Sant'Eusebio, sulle alture di Genova, detta "chiesetta dei cacciatori", e tutta la zona limitrofa, sono state imbrattate con scritte indecorose, ben visibili ai molti che percorrono queste strade, le quali sono fra l'altro un punto di riferimento per molti escursionisti;
in passato sono stati compiuti altri atti vandalici ai danni di altre sedi di ritrovo dei cacciatori che sono rimasti impuniti;
l'operato dell'ALF è caratterizzato dall'azione diretta nei confronti di enti, associazioni o istituzioni che, ad unica discrezione degli membri dell'organizzazione, si sono resi colpevoli di atti contrari alle posizioni etiche dell'ALF, e attua, nei loro confronti, azioni di sabotaggio ed intimidazione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti riportati e quali azioni ritenga opportuno attuare per prevenire atti vandalici simili a quelli denunciati, compiuti ai danni delle sedi di associazione e ritrovo di cacciatori, nonché dei luoghi di culto, e quali misure intenda adottare per sostenere questi luoghi, che nei comuni di piccole e medie dimensioni rappresentano un ritrovo importante soprattutto per la fascia di popolazione con età anagrafica avanzata, garantendo la sicurezza a tutti coloro che li frequentano.
(4-07289)
BERGESIO, CASOLATI Marzia, MONTANI, FERRERO Roberta, PIANASSO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
le condizioni di lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria, che operano presso i vari istituti penitenziari dislocati nel nostro Paese, sono sempre più drammatiche, a causa dei continui episodi di violenza che si registrano nei loro confronti;
in particolare, si segnala l'episodio di lunedì 11 luglio 2022, nella tarda mattinata, quando un detenuto di nazionalità straniera, ristretto presso il carcere di Cuneo, ha creato non pochi problemi derivanti dal fatto che non intendeva cambiare cella. Egli ha preteso di rimanere nella stessa stanza nonostante fosse inagibile. Dopo una lunga trattativa il detenuto non ha voluto sentire ragioni. Nella camera occupata da quest'ultimo, infatti, dopo i controlli del caso, il personale di Polizia penitenziaria ha rinvenuto un microtelefono cellulare perfettamente funzionante. A quel punto, il detenuto ha aggredito i tre agenti di servizio i quali, al termine del loro turno, sono stati costretti a recarsi presso il pronto soccorso dell'ospedale di Cuneo per le opportune cure. Solo grazie alla professionalità ed alla pazienza del personale di Polizia penitenziaria presente, che, da quanto risulta, ha dovuto subire anche invettive di ogni tipo, la situazione non è degenerata ulteriormente;
si tratta dell'ennesimo episodio di violenza a riprova del fatto che un eccessivo "buonismo" nella gestione di penitenziari problematici come quello di Cuneo possa mettere a repentaglio l'ordine e la sicurezza pubblica e l'incolumità degli agenti di Polizia penitenziaria e dei vari ruoli professionali che operano al suo interno;
accade che i poliziotti penitenziari in servizio presso il carcere di Cuneo, a fronte della gravissima carenza di organico, vengano costretti a svolgere doppi turni di servizio e si vedano revocato il riposo settimanale e accorciato il periodo di congedo, il tutto per garantire i piantonamenti in luoghi esterni di cura allo scopo di coprire le varie assenze;
a denunciare l'accaduto sono le organizzazioni sindacali di riferimento, SAPPE, OSAPP, UILPA, PP, SINAPPE, USPP, FNS, CISL, FSA, CNPP, FP e CGIL, unite nell'intento di rappresentare anche in tale sede una seria emergenza, di fronte al silenzio della direzione e dello stesso provveditore regionale, atteso che i vertici dell'amministrazione hanno ritenuto, nonostante la ferma opposizione delle organizzazioni sindacali, di aprire il padiglione detentivo giudiziario in pieno piano ferie estivo;
le stesse organizzazioni dichiarano, altresì, che quanto accaduto a Cuneo e quanto sta accadendo in varie sedi del distretto sono il risultato di una politica penitenziaria attuata in assoluto spregio delle condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, troppo spesso lasciato solo ad operare nelle sezioni detentive in assoluta ristrettezza di mezzi e di supporto e con un elevato numero di detenuti di estrema pericolosità o con riconosciuti problemi psichiatrici;
gli istituti penitenziari, oltre ad essere le strutture presso cui vengono eseguite le pene detentive, sono anche luoghi di lavoro dove opera il personale dell'amministrazione penitenziaria e pertanto a tali strutture si applicano tutte le norme e tutti gli adempimenti vigenti in tema di salute e sicurezza presso i luoghi di lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;
appare opportuno ed urgente rafforzare gli organici di Polizia penitenziaria, atteso che l'assenza di un poliziotto per motivi di salute o ferie è da sola sufficiente a mandare in emergenza le strutture, aggravando una situazione già insostenibile,
si chiede di sapere quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di tutelare e garantire la sicurezza presso i luoghi di lavoro degli agenti della Polizia penitenziaria e se abbia intenzione di valutare, in particolare, un adeguamento delle risorse umane e strumentali.
(4-07290)
DE POLI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'erogazione delle somme a saldo dell'attività svolta dei patronati (ai sensi dell'art. 13 della legge n. 152 del 2001) è ferma al 2013, ultimo anno per il quale è stato emesso il decreto direttoriale di ripartizione definitiva dei fondi;
il patronato ANMIL, costituito nel 2010, fa parte di una rete di enti dell'ANMIL (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) quali la fondazione "Sosteniamoli subito", il CAF, l'agenzia del lavoro IRFA (ente di formazione e qualificazione professionale), ANMIL Sport;
per gli anni successivi al 2013 ha ricevuto solo acconti, per lo più in percentuali decisamente lontane rispetto a quelle previste dalla legge, proprio perché conteggiati sulla base dei dati dell'ultima annualità chiusa;
per le annualità 2015 e 2016 la percentuale ricevuta in acconto risulta essere addirittura inferiore al 20 per cento, mentre per il 2014 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali era intervenuto nel corso del 2019 con una ripartizione straordinaria in attesa della chiusura delle ispezioni e della conseguente ripartizione definitiva (deliberazione dirigenziale n. 177 del 16 maggio 2019);
l'erogazione degli acconti ha sempre avuto un andamento non lineare e, nonostante il patronato ANMIL abbia avuto numeri in costante crescita, i versamenti non sono stati adeguati a tale sviluppo, anzi sono risultati talvolta inferiori a quelli dell'anno precedente;
è facilmente intuibile quanto possa essere dannosa questa mancanza di certezze circa la tempistica e l'ammontare dei rimborsi, al punto che anche un'organizzazione strutturata come l'ANMIL è costretta a vivere alla giornata e a non fare affidamento sui crediti del patronato, che continuano a crescere esponenzialmente, a fronte purtroppo di una cassa perennemente "in rosso";
l'ANMIL, quale ente promotore che ha finora sostenuto il patronato, come previsto dalla legge, attraverso pesanti esposizioni bancarie e sacrificando il proprio patrimonio, ha dovuto ricorrere al fondo di integrazione salariale (circa 650 risorse distribuite nelle 106 sedi territoriali) per non adottare soluzioni più drastiche che inciderebbero su centinaia di lavoratori e sulle loro famiglie;
gli innumerevoli incontri tenuti presso il Ministero del lavoro (l'ultimo nello scorso mese di febbraio) non hanno avuto alcun esito concreto costringendo il patronato ad adire le vie legali: il TAR Lazio per le annualità 2017 e 2018 ha accolto la richiesta e per il 2019 si attende l'esito del ricorso;
considerato che dal 1943 l'ANMIL, di cui il patronato fa parte, tutela e rappresenta le vittime di infortuni sul lavoro e malattie professionali e le loro famiglie, impegnandosi quotidianamente sia per garantire loro la massima tutela sia per favorire la diffusione di una cultura della sicurezza che possa arrestare il fenomeno infortunistico,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non reputino necessario intervenire, per quanto di competenza, per sbloccare le somme spettanti al patronato ANMIL al fine di agevolare la sua preziosa attività a sostegno delle persone più fragili con situazioni di disagio sociale ed economico, tutelare il personale che opera nelle sedi del patronato e scongiurare l'adozione di licenziamenti che metterebbero in seria difficoltà centinaia di persone.
(4-07291)
STABILE Laura - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
è noto che il settore nautico del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è ormai da sei anni in una condizione che nulla ha di normale e di conseguenza nulla in quel settore può essere gestito con modalità ordinaria;
il 50 per cento della flotta è ordinariamente fuori servizio e nei nuclei nautici talvolta manca oltre il 50 per cento del personale. Il 92 per cento del personale vigile del fuoco è inquadrato nella qualifica di vigile nautico coordinatore, a significare che di fatto in quel settore non vi sia possibilità alcuna di progredire in carriera, nemmeno per quanto riguarda l'unico passaggio effettivamente significativo, ovvero da vigile a capo squadra;
il settore ha atteso per quattro anni la selezione degli ispettori, figura questa deputata a funzioni che sono tuttora svolte dal personale più anziano;
dal 2016 al 2018 sono state impostate alcune importanti variazioni normative, ma per quanto riguarda il settore nautico e i settori specialistici in genere sembra che il dipartimento non riesca nemmeno a governare la gestione ordinaria. Più di 8 milioni di euro sono infatti fermi in attesa di essere accreditati al personale quali adeguamenti delle relative indennità;
la situazione del settore nautico dal punto di vista delle carenze di organico continua a peggiorare nonostante i pensionamenti del personale, ai quali non si è sinora posto rimedio ovvero per i quali si è provveduto inadeguatamente ad effettuare un unico corso basico per la sola specialità di "macchina" (motoristi navali);
il corso è terminato ormai da più di due settimane con soltanto 11 candidati; un numero sempre più ristretto causato non dallo scarso rendimento, ma dalle rinunce dovute alle scarse opportunità riguardo la scelta della sede di destinazione, ridotta in corso d'opera e comunque estremamente insufficiente a colmare le carenze di settore;
il fatto che al concorso interno per 40 motoristi navali del Corpo nazionale si siano presentati inizialmente 27 persone, poi scese a 22 ed infine a 11, dimostra in modo inequivocabile che non vi è incentivo alcuno ad intraprendere la carriera in questo settore,
si chiede di sapere:
quali azioni siano state intraprese per agevolare il reperimento delle risorse umane necessarie;
stante la presenza nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di personale operativo in possesso delle abilitazioni professionali nautico-marittime necessarie a svolgere le mansioni specialistiche del Corpo, se si sia provveduto ad avviare un'indagine conoscitiva per provvedere ad un eventuale passaggio diretto a domanda degli interessati, di cui il settore nautico ha forte ed urgente bisogno;
se si intenda programmare un concorso pubblico per reclutare personale nautico sia di coperta che di macchina, in questo momento assolutamente necessario per garantire il turnover;
se, alla luce dell'evidente inadeguatezza delle piante organiche stabilite dal riordino del 2015, si sia pensato di implementarle, in modo da garantire ai nuclei nautici di operare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, disponendo di equipaggi basati su una reale valutazione dei rischi, derivanti dalla conduzione e operatività tecnica sulle unità navali e dal tipo di attività di soccorso alle quali le unità navali sono predestinate;
stante la competenza esclusiva del servizio antincendio e di soccorso tecnico nel mare territoriale in capo al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, in particolar modo per quanto riguarda la tutela dell'incolumità delle persone e dell'integrità dei beni, quale sia il sistema di allertamento adottato affinché i cittadini e i professionisti del mare possano accedere in modo diretto a tale servizio e quali siano i mezzi con cui tale sistema di allertamento sia stato reso noto e pubblicizzato;
per quale motivo la Commissione nautica nazionale istituita nel 2011, formata da personale specialista proveniente dai nuclei, non sia più stata riconvocata in modo regolare nel tempo, fino a non essere più rinominata.
(4-07292)
PEROSINO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
con riferimento ai redditi di impresa, le indennità conseguite a titolo di risarcimento, anche in forma assicurativa, per la perdita o il danneggiamento di beni sono inquadrate tra i ricavi imponibili di cui all'art. 85, comma 1, lettera f), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 (TUIR);
l'indennità che l'azienda riceve a ristoro, totale o parziale, del danno subito a seguito di transazione giudiziale o assicurativo, è, infatti, finalizzata a sostituire il mancato ricavo che avrebbe procurato la cessione del bene perduto o danneggiato;
nel caso in cui, invece, le indennità siano conseguite a titolo di risarcimento, anche in forma assicurativa, di danni relativi a beni diversi da quelli oggetto dell'attività di impresa, le stesse sono qualificabili come sopravvenienze attive ai sensi dell'art. 88, comma 3, lettera a), del TUIR e quindi tali somme concorreranno a formare il reddito imponibile nell'esercizio di imposta in cui sono diventati certi ed obiettivamente determinabili le indennità spettanti;
nel caso di indennizzi per rilascio anticipato delle frequenze televisive, l'indennizzo conseguito sembrerebbe qualificabile ai fini fiscali come una sopravvenienza attiva, tassabile ai sensi dell'art. 88, comma 3, lett. a), del TUIR;
ciò detto, posto che la legge non prevede nulla con riguardo al trattamento fiscale delle indennità sostitutive di reddito, è necessario un chiarimento sulla natura di queste somme, al di là della loro qualificazione nominale "risarcimenti", che prenda in considerazione il rapporto esistente tra il loro nesso causale e il comportamento tenuto dalle emittenti destinatarie delle somme stesse,
si chiede di sapere quale sia, secondo l'interpretazione autentica del Ministro in indirizzo, il trattamento fiscale applicabile agli indennizzi per rilascio anticipato delle frequenze televisive, di cui alla decisione UE 2017/899 del 17 settembre 2017.
(4-07293)
LANNUTTI, CORRADO Margherita, GRANATO Bianca Laura, SBRANA Rosellina, ANGRISANI Luisa - Ai Ministri della transizione ecologica, per il Sud e la coesione territoriale, delle politiche agricole alimentari e forestali e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
nell'ultimo rapporto annuale dell'ISTAT si legge che "la misura in cui la siccità impatta sul paese dipende dalla vulnerabilità dei sistemi di approvvigionamento idrico, dei processi produttivi e dei modelli di consumo, oltre che dalla capacità di implementare adeguate misure di mitigazione. Le crisi idriche e le difficoltà nell'approvvigionamento di acqua risultano da un insieme di cause, di cui solo alcune ascrivibili al cambiamento climatico. Infatti, esistono rilevanti fattori di debolezza strutturale del sistema idrico italiano (distribuzione ineguale della risorsa, arretratezza delle infrastrutture, carenza di interconnessioni, eccetera) che hanno un ruolo significativo nel definire un quadro complessivo di significativa criticità. In ragione della notevole diversità climatica e orografica del paese, la siccità tende a presentarsi periodicamente in specifiche aree del territorio, non solo nel Mezzogiorno, dove le infrastrutture idriche sono spesso insufficienti e richiedono importanti investimenti per la manutenzione e il rinnovamento. Il settore agricolo è il maggiore utilizzatore di risorse idriche, seguito dagli usi civili e dalle attività manifatturiere. Di conseguenza, l'agricoltura risulta particolarmente vulnerabile agli eventi e alle condizioni di scarsità idrica (l'acqua prelevata per usi agricoli rappresenta circa il 50 per cento del totale dei prelievi di acque dolci). A livello nazionale l'acqua utilizzata per l'irrigazione proviene da Consorzi di bonifica o Enti irrigui per il 63 per cento, mentre la parte restante è prelevata direttamente dalle aziende agricole attraverso proprie opere di captazione (autoapprovvigionamento). Ciò rende difficoltoso riuscire ad avere delle misure strumentali sul reale utilizzo di acqua. Nel 2020 sono andati dispersi nelle reti dei capoluoghi di provincia 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2 per cento dell'acqua immessa in rete (37,3 per cento nel 2018), con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi". Le città di Cagliari e Palermo hanno le maggiori perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile;
con il regolamento (UE) n. 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, è stato istituito il dispositivo per la ripresa e la resilienza per complessivi 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 sotto forma di contributo a fondo perduto e 122,5 in prestiti;
con il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, è stata stabilita una "governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure". Il PNRR ha destinato 4,38 miliardi di euro per iniziare una profonda ristrutturazione del patrimonio infrastrutturale idrico e per garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque marine e interne;
in particolare, nel PNRR sono previsti quattro investimenti per la tutela del territorio e della risorsa idrica. Con l'investimento 4.1 sono stati stanziati 2 miliardi (decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili n. 517 del 16 dicembre 2021 di assegnazione e riparto delle risorse) per finanziare 25 progetti per il potenziamento, il completamento e la manutenzione straordinaria delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura idrica primaria in tutto il Paese, così da migliorare la qualità dell'acqua e garantire la continuità dell'approvvigionamento nelle importanti aree urbane e nelle grandi aree irrigue; entro settembre 2023 dovranno essere aggiudicati gli appalti pubblici per investimenti in infrastrutture idriche primarie e per la sicurezza e l'approvvigionamento idrico, mentre entro marzo 2026 dovranno essere completati gli interventi sui 25 sistemi idrici complessi vincitori della gara con l'obiettivo di ottenere un miglioramento della qualità dell'acqua, un aumento degli standard di sicurezza, l'ottimizzazione dell'approvvigionamento idrico e riduzione delle perdite. Con l'investimento 4.2 sono stati stanziati 900 milioni, ed è stata bandita dal Ministero delle infrastrutture una gara di cui 630 milioni nella finestra temporale dal 19 aprile 2022 ed entro il 19 maggio 2022 e 270 milioni di euro nella seconda finestra temporale dal 1° settembre 2022 ed entro il 31 ottobre 2022, ad essa possono partecipare quali soggetti proponenti gli enti di governo d'ambito. Nel bando è riportato che il 40 per cento delle risorse complessive, pari a 360 milioni di euro, è destinato prioritariamente alle Regioni del Mezzogiorno. Con l'investimento 4.3, 880 milioni (decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali n. 0598832 del 16 novembre 2021) di cui 520 disponibili per il finanziamento di investimenti in infrastrutture irrigue e 360 per progetti coerenti, è stato stabilito che il 60 per cento va al Centro-Nord e il 40 per cento al Sud; con esso si intende migliorare le risorse idriche a disposizione per il sistema agricolo per una migliore gestione delle risorse idriche per rendere più costante la disponibilità di acqua per l'irrigazione, aumentando la resilienza dell'agroecosistema ai cambiamenti climatici e alle ondate di siccità. Convertendo un terzo degli attuali sistemi di irrigazione verso altri sistemi che utilizzano tecnologie innovative, si prevede non solo di migliorare la gestione delle risorse idriche e ridurre le perdite, ma anche di contrastare il prelievo illegale delle acque nelle aree rurali;
è stato emanato dal Ministero delle politiche agricole un decreto (decreto n. 0598832 del 16 novembre 2021) di approvazione del piano di attuazione per l'avvio delle modalità della verifica dei progetti candidati al finanziamento; inoltre con il decreto n. 299915 del 30 giugno 2021 sono stati approvati i criteri di ammissibilità e i criteri di selezione degli interventi da selezionare all'interno della banca dati DANIA candidabili al finanziamento a valere sui fondi del PNRR e, infine, con il decreto n. 490962 del 30 settembre 2021 sono stati approvati gli elenchi dei progetti ammissibili e non ammissibili al finanziamento con fondi afferenti al PNRR; l'importo dei progetti definitivi ritenuti ammissibili a finanziamento è stato di gran lunga superiore alle risorse disponibili per 1,6 miliardi di euro, in pratica il doppio della cifra stanziata. Infine, con l'investimento 4.4 sono stati stanziati 600 milioni dove con decreto del ministro della transizione ecologica n. 145 del 17 maggio 2022 sono stati stabiliti i criteri per il riparto di risorse di cui il 40 per cento, ovvero 240 milioni, è stato attribuito come tetto massimo al Sud;
ritenuto, ad avviso degli interroganti, che:
la circolare n. 40 del 2021 del Ministro per il Sud rivolta alle amministrazioni centrali finalizzata al rispetto del vincolo di destinazione delle risorse alle Regioni del Sud non ha avuto piena attuazione;
al Sud il vincolo del 40 per cento, secondo quanto ha stabilito l'art. 2, comma 6-bis, del decreto-legge n. 77 del 2021, doveva essere almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, anche attraverso bandi, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, da destinare alle Regioni del Mezzogiorno. Bisognava quindi fare riferimento ad un tetto minimo del 40 per cento, mentre le amministrazioni centrali lo stanno utilizzando impropriamente come tetto massimo. Bisognava quindi definire un criterio di riparto oggettivo, affinché i Ministeri potessero interpretare correttamente la norma per scongiurare che al Sud venga attribuito meno del 40 per cento. Il Dipartimento per le politiche di coesione avrebbe dovuto verificare il rispetto di tale obiettivo relazionando periodicamente alla cabina di regia appositamente costituita per l'attuazione del piano,
si chiede di sapere:
poiché "almeno il 40 per cento" è diventato nei bandi 40 per cento secco, quali azioni siano state messe in atto per definire il criterio di riparto oggettivo, affinché i Ministeri interpretassero correttamente la norma, in modo da evitare che al Sud venga attribuito meno del 40 per cento, e se sia stato attivato un monitoraggio per evitare che le risorse stanziate risultino meno del 40 per cento al Sud;
quali azioni siano state messe in atto dal Ministro delle politiche agricole per combattere gli sprechi nell'uso delle risorse idriche del settore agricolo.
(4-07294)
LANNUTTI, GRANATO Bianca Laura, SBRANA Rosellina - Ai Ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dell'economia e delle finanze. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
il 7 luglio 2022, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha emanato un comunicato sul proprio sito istituzionale in cui spiega che "in seguito all'informativa sulla gestione del rapporto concessorio dell'Autostrada A24/A25, presentata dal Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge che dà efficacia immediata alla risoluzione della convenzione del 18 novembre 2009, sottoscritta tra ANAS S.p.A. e Strada dei Parchi S.p.A., disposta con decreto direttoriale approvato con decreto del MIMS e del Ministero dell'economia e delle finanze. Tale provvedimento tiene conto degli esiti della procedura per grave inadempimento, attivata a dicembre 2021 dalla Direzione generale del MIMS, in considerazione delle molteplici criticità riscontrate nella gestione dell'autostrada, compreso l'inadeguato stato di manutenzione". Come annunciato "il decreto-legge dispone l'immediato subentro di ANAS S.p.A. nella gestione dell'autostrada che, per assicurare la continuità dell'esercizio autostradale, potrà avvalersi di tutte le risorse umane e strumentali attualmente impiegate, tra cui il personale di esazione, quello impiegato direttamente nelle attività operative e le attrezzature, automezzi e macchinari necessari ad assicurare il servizio. È inoltre previsto che l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (ANSFISA) avvii un piano di ispezioni per verificare le condizioni sicurezza dell'intera infrastruttura autostradale. Per gli utenti è esclusa ogni ulteriore variazione delle tariffe, che rimangono invariate per il futuro rispetto a quelle del 2017. Il decreto-legge contempla, inoltre, misure per la regolazione dei rapporti con il concessionario decaduto in relazione all'indennizzo spettante in base alla normativa vigente, fatto salvo il diritto al risarcimento dei danni a favore del MIMS";
l'approvazione del decreto-legge ha fatto sì che già a mezzanotte l'amministratore delegato di ANAS, accompagnato dalla DIGOS, prendesse possesso della concessionaria;
cinque giorni dopo, il 12 luglio, il TAR del Lazio ha invece accolto la richiesta di sospensiva in sede cautelare di Strada dei Parchi S.p.A.. La concessionaria delle autostrade A24 e A25 aveva presentato telematicamente la sera prima un ricorso davanti al TAR in risposta alla revoca anticipata in danno, cioè per inadempienze contrattuali, della concessione in scadenza nel 2030, decisa dal Consiglio dei ministri nella riunione del 7 luglio, richiamando tra l'altro "il pericolo di default di Strade dei Parchi";
considerato che, sempre a quanto risulta, nel decreto-legge non si riportano le motivazioni che giustificano il provvedimento, ma si fa cenno solo agli "esiti della procedura per grave inadempimento, attivata a dicembre 2021 dalla Direzione generale del MIMS, in considerazione delle molteplici criticità riscontrate nella gestione dell'autostrada". Come affermato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, c'è l'obbligo di comunicare nel dettaglio i motivi del provvedimento per garantire "un livello minimo di trasparenza nelle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici ai quali si applicano le norme del diritto dell'Unione e di conseguenza il rispetto del principio della parità di trattamento, che costituisce la base di tali norme";
inoltre, Strada dei Parchi S.p.A. non ha mai ricevuto le motivazioni che hanno potato al decreto direttoriale approvato dal Ministero delle infrastrutture e dal Ministero dell'economia e delle finanze. Non solo, da notizie di stampa, pare che le controdeduzioni della società fossero ancora in esame quando è stato emanato il decreto-legge risolutivo della concessione,
si chiede di sapere:
se si ravvisino in questa vicenda delle pericolose anomalie, ovvero uno strappo al diritto che, se confermato, potrebbero diventare un iter ordinario, in quanto si è di fronte a un Ministero che adotta un provvedimento amministrativo di risoluzione di una concessione, c'è un legislatore che si sovrappone al Ministero e "traduce" il provvedimento in decreto-legge e c'è, infine, un giudice che, a seguito di un ricorso, produce l'effetto di sospendere gli effetti non solo del provvedimento, ma anche del decreto-legge, su cui può intervenire però solo la Corte costituzionale;
se, in caso in cui il decreto-legge riesca a sopravvivere anche dopo l'annullamento da parte del TAR del provvedimento amministrativo "incorporato", ciò non comporterebbe di fatto che il legislatore può fare ciò che vuole, con buona pace delle garanzie del "giusto procedimento", previste nei rapporti tra privati e pubblica amministrazione;
come si intenda procedere affinché non si generino ulteriori sovraccosti e disagi per i cittadini e le imprese di autotrasporto, messe già a dura prova dalle attuali contingenze.
(4-07295)
LUNESU Michelina - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
come noto, gli uffici postali nei piccoli comuni sono un indispensabile servizio pubblico reso all'intera comunità a sostegno della crescita e dello sviluppo dei territori;
a tal fine, Poste italiane negli anni ha garantito una continuità ed un rafforzamento dei propri presidi postali nei piccoli comuni al fine di garantire un servizio costante e certo agli utenti;
infatti, in completa discontinuità con il precedente indirizzo aziendale, Poste italiane ha confermato, nel nuovo piano industriale del 2018, il suo impegno a non chiudere più gli uffici postali nei comuni con meno di 5.000 abitanti sostenendo così la crescita e lo sviluppo dei territori, in accordo con gli enti e le pubbliche amministrazioni locali;
ebbene, a fronte di ciò, duole segnalare una situazione di difficoltà che investe il comune di Santa Teresa di Gallura, che conta, invece, più di 5.000 abitanti e che nella stagione estiva sfiora una presenza costante di circa 30.000 turisti. Ebbene, a fronte di tale positivo afflusso di turisti, da anni, durante la stagione estiva, si registra un notevole disservizio che sta causando problemi non soltanto ai turisti ma anche agli stessi residenti;
tuttavia, la mancata garanzia di un servizio all'altezza delle aspettative non va imputata alla capacità ovvero alla disponibilità del personale assegnato al singolo ufficio postale, bensì al numero esiguo di personale rispetto alla mole di lavoro che nella stagione estiva si registra per via dell'afflusso turistico rispetto al resto dell'anno;
pertanto, si palesa necessario un intervento immediato nell'ufficio postale del comune, per evitare che l'inefficienza registrata possa protrarsi ulteriormente,
si chiede di sapere quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare affinché sia assicurato e garantito un adeguato servizio postale nel comune di Santa Teresa di Gallura, al fine di risolvere definitivamente i continui disservizi, nonché i disagi all'utenza dovuti principalmente alla carenza di personale, ormai da anni lamentati.
(4-07296)
SANTANGELO, PISANI Giuseppe, CROATTI, PAVANELLI Emma, ROMANO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
l'accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Italia è regolata dal decreto legislativo n. 142 del 2015, recentemente oggetto di modifiche normative;
l'articolo 9 disciplina le misure di prima accoglienza prevedendo che lo straniero venga accolto presso centri governativi istituiti con apposito decreto del Ministro dell'interno;
il centro di prima emergenza e soccorso di Pantelleria (Trapani) è stato allestito presso l'ex caserma "Barone" dell'Esercito sull'isola e ha una capienza massima prevista di 28 posti;
a seguito dei recenti sbarchi sull'isola avvenuti tra il 13 e il 15 luglio 2022, nella struttura risultavano ospitati circa 130 migranti di nazionalità tunisina;
ad aggravare la situazione vi è il fatto che alcuni di loro sono risultati positivi al COVID-19;
la vigilanza e il mantenimento dell'ordine pubblico all'interno della struttura sono tuttora affidati a personale dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza, alcuni dei quali sono ordinariamente in servizio sull'isola con altre mansioni volte a garantire l'ordine pubblico;
considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
la situazione è diventata via via sempre più complessa a seguito degli arrivi susseguitisi a partire dal 13 luglio scorso e i trasferimenti dei migranti verso altri centri di prima accoglienza in terraferma non hanno quella tempestività necessaria a permettere la permanenza di un numero idoneo e sopportabile di persone nel centro di prima emergenza e soccorso di Pantelleria;
con delibera di Giunta municipale del Comune di Pantelleria n. 123 del 12 luglio 2021 è stata certificata l'ultimazione dei lavori dell'ampliamento del centro. Ancora oggi la struttura è parzialmente inutilizzata, considerati anche i flussi notevoli cui si assiste in questi giorni;
considerato infine che la grave situazione di sovraffollamento di questi giorni rende indispensabile un supporto operativo fornito dal Governo centrale, tramite la dislocazione di apposito personale volto a garantire la sicurezza del centro anche a fronte del possibile rischio sanitario. Personale operativo si renderebbe altresì funzionale a garantire un regolare flusso in entrata e in uscita dal centro di accoglienza, oltre a fornire maggiore sicurezza nei trasferimenti con scorta dei migranti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione emergenziale di sovraffollamento del centro di prima accoglienza di Pantelleria;
se non intenda intervenire con urgenza al fine di destinare al centro ulteriore personale operativo, anche prevedendo la destinazione di un reparto mobile della Polizia di Stato, al pari di quanto avviene per fronteggiare le situazioni emergenziali dell'hotspot di Lampedusa.
(4-07297)
SANTANGELO, LANZI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
da articoli di stampa e da testimonianze dirette, gli interroganti hanno appreso della grave condizione in cui si trova quotidianamente ad operare il pronto soccorso dell'ospedale "Sant'Antonio Abate" di Trapani;
sovente presso la struttura risulta operativo un solo medico in servizio per un turno di 12 ore, situazione che determina lunghe code e gravi disservizi nei confronti di pazienti che necessitano di cure di emergenza;
la situazione è resa ancora più insostenibile a causa del maggiore afflusso di persone nel territorio, e in particolare di turisti, italiani e stranieri, concomitante con la stagione estiva che incrementa il bacino di utenza del nosocomio trapanese. Secondo quanto noto agli interroganti, la media giornaliera di accessi è di 80 utenti e subisce un incremento nelle sempre più frequenti giornate in cui la temperatura raggiunge le soglie più elevate, con l'aumento dei malori che colpiscono soprattutto la popolazione più anziana;
da testimonianza diretta, gli interroganti hanno appreso nel dettaglio quanto avvenuto nella giornata di lunedì 18 luglio 2022 presso il pronto soccorso trapanese. L'utente racconta di essere rimasto in attesa della visita dalle ore 11 a mezzanotte inoltrata. Riferisce inoltre di avere assistito, durante la lunga attesa, ad altre persone con fratture importanti piangere per il dolore lasciate in attesa per ore prima del proprio turno, di anziani abbandonati nelle barelle e di persone in codice giallo visitate dopo oltre 10 ore, confermando la presenza di un solo medico preposto ad accogliere decine di pazienti;
i numerosi solleciti dei sindacati di categoria sono finora rimasti inascoltati, al pari delle istanze provenienti dai medici e infermieri afflitti da turni e ritmi di lavoro sempre più asfissianti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione descritta riferita al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani;
se non intenda attivarsi con urgenza al fine di porre in essere ogni iniziativa di propria competenza necessaria a garantire il fondamentale diritto all'assistenza sanitaria, emergenziale e non, dei cittadini trapanesi.
(4-07298)
VANIN Orietta, DI GIROLAMO Gabriella, CROATTI, PAVANELLI Emma, MAIORINO Alessandra - Ai Ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, della transizione ecologica, della cultura e dell'università e della ricerca. - Premesso che:
si apprende da notizie di stampa ("Corriere del Veneto" e "Gazzettino di Venezia" del 24 giugno 2022) che la commissione nazionale congiunta VAS (valutazione ambientale strategica) e VIA (valutazione di impatto ambientale) ha respinto per la terza volta la proposta di aggiornamento del piano morfologico per la laguna di Venezia, redatta da CoRiLa (soggetto incaricato dal Consorzio Venezia nuova, autorità proponente) e già approvata dal comitato tecnico di Magistratura del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche di Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia (autorità procedente) nel dicembre 2021;
secondo gli articoli citati, la "bocciatura" sarebbe dovuta al fatto che tale aggiornamento non ha ottemperato alle oltre 50 prescrizioni imposte nel 2018 dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali;
considerato che:
il parere della commissione nazionale congiunta sottolinea come nel documento si siano presi in esame gli effetti senza fornire suggerimenti applicativi per eliminare le cause dell'erosione e senza cercare un equilibrio tra le diverse attività che devono coesistere in laguna;
il piano morfologico per la laguna, la cui prima versione, ancora oggi in vigore, risale al 1993, rientra tra gli obiettivi della legge speciale per Venezia e prevede interventi di ripristino e di risanamento della laguna per far fronte sia alla perdita di sedimenti, sia al rischio di interramento dei canali navigabili. Già nel 1993 si era individuata come prioritaria la necessità di una riconfigurazione morfologica del primo tratto del canale dei petroli e di interventi su altre zone lagunari, da realizzarsi mediante soluzioni rispettose dei delicati equilibri funzionali, ambientali e biologici, e si era prospettata come essenziale una riduzione del numero, della dimensione e della velocità delle grandi navi;
considerato inoltre che, a distanza di quasi 30 anni, non solo le disposizioni del piano sono rimaste per la massima parte inattuate, ma le tre proposte di aggiornamento presentate dal Consorzio Venezia nuova (concessionario unico per le opere di salvaguardia della laguna) tramite il CoRiLa, resesi necessarie a seguito degli importanti e impattanti lavori per l'installazione del sistema Mose, anziché affrontare il problema della rimozione delle massime cause del degrado della laguna centrale sono state sempre orientate a sostenere come prioritari interventi che prevedevano l'irrigidimento e il marginamento dei canali portuali e di altre strutture lagunari con l'utilizzo di materiali inadeguati e vietati dalle norme vigenti,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative di competenza intendano intraprendere per porre in essere le opportune verifiche sulle attività svolte dal CoRiLa in ordine alla redazione del piano morfologico;
se non ritengano necessario incaricare della redazione dell'aggiornamento del piano morfologico della laguna di Venezia un ente pubblico qualificato;
se non ritengano che vi siano profili di danno erariale da segnalare alla competente procura in ordine alle risorse pubbliche erogate al CoRiLa per svolgere un'attività che poi si è rilevata inutilizzabile.
(4-07299)
Avviso di rettifica
Nel Resoconto stenografico della 453ª seduta pubblica del 14 luglio 2022, a pagina 206, sotto il titolo "Congedi e missioni", alla seconda riga del terzo paragrafo, eliminare le parole: "Di Nicola,".