Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 450 del 07/07/2022

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

450a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO (*)

GIOVEDÌ 7 LUGLIO 2022

_________________

Presidenza del vice presidente TAVERNA,

indi del vice presidente ROSSOMANDO

_________________

(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 456 del 27 luglio 2022
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)

_________________

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Insieme per il futuro-Centro Democratico: Ipf-CD; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Uniti per la Costituzione-C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro)-Alternativa-P.C.-Ancora Italia-Progetto SMART-I.d.V.: UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV; Misto: Misto; Misto-ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!, EUROPEISTI, NOI DI CENTRO (Noi Campani)): Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC)); Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-ManifestA, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista-Sinistra europea: Misto-Man.A PaP PRc-Se.

_________________

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente TAVERNA

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,31).

Si dia lettura del processo verbale.

PUGLIA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Discussione del documento:

(Doc. II, n. 12) Riforma del Regolamento del Senato a seguito della revisione costituzionale concernente la riduzione del numero dei parlamentari (Votazioni qualificate ai sensi dell'articolo 167, comma 5, del Regolamento)(ore 9,35)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento II, n. 12.

La relazione è stata stampata e distribuita.

Chiedo ai relatori, senatori Calderoli e Santangelo, se intendono intervenire per integrare la relazione scritta.

SANTANGELO, relatore. Signora Presidente, con il suo permesso, chiederei di poter dare per letta la relazione, così come concordato anche con l'altro relatore, senatore Calderoli, che oggi per questioni di salute non è presente, riservandoci sin d'ora di intervenire in maniera più dettagliata in fase di replica.

PRESIDENTE. La Presidenza accoglie la sua richiesta, senatore Santangelo.

Dichiaro aperta la discussione sul documento in esame.

È iscritto a parlare il senatore Pesco. Ne ha facoltà.

PESCO (M5S). Signora Presidente, le modifiche al Regolamento del Senato che oggi stiamo discutendo si rendono necessarie per le innovazioni costituzionali che ci sono state, in primis il taglio del numero dei parlamentari. È giusto, quindi, adeguare le forme attraverso le quali viene svolta l'attività parlamentare a questa importante modifica. Oltre a questa ce ne sono state anche altre, come, ad esempio, la diminuzione dell'età per votare per il Senato, la riduzione da tre a due dei rappresentanti delle Regioni per l'elezione del Presidente della Repubblica, nonché altre innovazioni costituzionali.

È dunque necessario modificare il Regolamento e lo si fa con alcune importanti previsioni, tra cui, ad esempio, quella che istituisce lo status del senatore che non appartiene a nessun Gruppo, che prima non esisteva; si prevede, ancora, che se un Senatore passa in un nuovo Gruppo perché viene espulso da quello di appartenenza o si dimette, non spettino nuove risorse al Gruppo che ospita il parlamentare e questa è una cosa molto importante.

Nel testo sono presenti poi altre modifiche non meno importanti, che aiuteranno sicuramente a migliorare il Regolamento del Senato e il suo funzionamento.

Voglio porre però un tema fondamentale riguardante il sindacato ispettivo, che è un'attività molto importante a livello parlamentare per fare in modo che i cittadini vengano a conoscenza di cose che accadono all'interno del Governo e all'interno della pubblica amministrazione di cui il Governo è responsabile.

Il senatore può presentare interrogazioni per conoscere l'attività del Governo, ma vi è parte di attività amministrativa che riguarda lo Stato che non è riferita al Governo, ma, da qualche anno a questa parte, alle Autorità indipendenti. Non è sancito da nessuna parte che il parlamentare possa interrogare le Autorità indipendenti e questo è strano. Spesso ci siamo visti rifiutare - giustamente - da parte del Presidente del Senato o comunque per il tramite degli uffici alcune importanti interrogazioni per far luce su fatti riguardanti le Autorità indipendenti. Tali Autorità sono regolate anche da norme europee ed è giusto che siano indipendenti dal potere politico, tuttavia vi è una situazione un po' paradossale, nel senso che i vertici delle Autorità indipendenti sono nominati dal Governo e i parlamentari non possono interrogare le Autorità sul loro operato. Vi è quindi comunque una responsabilità governativa e i parlamentari, che sono "il braccio operativo dei cittadini", non possono accedere alle informazioni.

Le Autorità indipendenti vengono da noi ascoltate in audizione, ci rispondono, ci portano documenti, però non esiste un atto formale vero e forte con il quale il parlamentare può accedere alle informazioni e avere comunque la sicurezza che tali informazioni siano effettivamente reali.

Secondo me quindi è necessario stabilire questa nuova attività, questo nuovo istituto e ho pensato che la modifica del Regolamento potesse essere l'occasione migliore per dare attuazione a questa cosa. Poi magari non basterà e serviranno delle leggi; ragioniamo insieme e proprio in sede di discussione, secondo me, potremmo parlare di questo per trovare il sistema migliore affinché il Parlamento possa interrogare le Autorità indipendenti.

Vi faccio qualche esempio su fatti su cui sarebbe necessario intervenire. Penso, ad esempio, ad ARERA e al prezzo del gas: poche settimane fa è stata approvata una nuova norma secondo la quale il prezzo del gas non può essere più riferito esclusivamente all'andamento del mercato - che, ci si è resi conto, può essere influenzato da altri fattori - ma deve essere riferito anche al prezzo effettivo della materia prima. ARERA ogni tre mesi con una delibera stabilisce per il gas il prezzo della materia prima e, guarda caso, nell'ultima di pochi giorni fa ha totalmente ignorato questa nuova norma: in questo caso sarebbe necessario intervenire.

Se ho ancora trenta secondi, faccio un esempio sulle polizze dormienti, che riguarda l'IVASS, un'altra autorità indipendente. IVASS ha fatto un lavoro straordinario per mettere in luce quante sono le polizze potenzialmente dormienti, tant'è che da quello studio dell'IVASS siamo riusciti a quantificare le risorse che sono a disposizione sul capitolo dei conti dormienti e siamo riusciti a indennizzare i risparmiatori delle banche che sono fallite. IVASS però purtroppo - ce l'ha detto in sede di Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario - non può indagare se effettivamente le assicurazioni ripagano le persone che hanno diritto a ricevere le polizze dormienti. È una cosa un po' complicata, non è semplicissima; ma sarebbe utile mettere in luce quanto le assicurazioni non restituiscono agli eredi delle polizze realmente stipulate, perché una cosa è avere una polizza stipulata e un'altra è andare a cercare gli eredi affinché questi soldi vengano restituiti. Purtroppo spesso ciò non succede; IVASS l'ha messo in luce, ma purtroppo non ha gli strumenti per sanzionare le assicurazioni. (Appalusi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Trentacoste. Ne ha facoltà.

TRENTACOSTE (Ipf-CD). Signora Presidente, vorrei per brevità concentrarmi, in ordine al documento in discussione oggi, sugli emendamenti che ho presentato al testo, i quali, sebbene diversi nella loro formulazione, sono finalizzati a richiamare all'interno del Regolamento del Senato la figura del collaboratore parlamentare, che coadiuva giornalmente noi senatori nell'esercizio delle funzioni istituzionali, ma che incredibilmente non trova ancora il dovuto riconoscimento.

Il Regolamento prevede già gli apparati di supporto all'articolo 166, che disciplina in particolare l'ordinamento degli uffici, ovvero l'amministrazione, e all'articolo 16, con un richiamo al personale dei Gruppi parlamentari, là dove si precisa che i contributi a carico del bilancio interno del Senato sono destinati per gli scopi istituzionali, nonché per il funzionamento degli organi del Gruppo e per il trattamento economico del personale dipendente. Dei collaboratori invece non v'è traccia. Eppure esistono, lavorano all'interno dei palazzi muniti di tesserino, al nostro fianco, ogni giorno.

Ritengo sia giunta l'ora di dare dignità a tale figura professionale e per questo motivo propongo innanzitutto di intervenire all'articolo 1, nel quale si parla delle prerogative e dei diritti inerenti alla funzione di senatore. Prerogative che sono legate all'esercizio delle funzioni e per le quali i senatori devono potersi avvalere di propri collaboratori, il cui rapporto di lavoro dovrà essere disciplinato da un regolamento interno adottato dal Consiglio di Presidenza. Medesime le finalità del secondo emendamento proposto, che interviene all'articolo 12, il quale - lo ricordo - disciplina le attribuzioni del Consiglio di Presidenza, al fine di precisare che spetta al medesimo Consiglio di Presidenza approvare i regolamenti per la disciplina del rapporto di lavoro tra senatori e collaboratori.

Infine, un terzo emendamento introduce un articolo aggiuntivo, il 166-bis, il quale precisa che ciascun senatore è assistito, per l'esercizio delle proprie funzioni, da uno o più collaboratori liberamente scelti tra il personale esterno all'amministrazione del Senato e che il rapporto di lavoro viene disciplinato da un regolamento del Consiglio di Presidenza, individuando le modalità del pagamento del trattamento retributivo e del versamento dei relativi oneri fiscali e previdenziali nei limiti delle risorse stanziate annualmente nel bilancio del Senato. Su questa terza proposta tengo a precisare che non si introduce alcun obbligo per i singoli senatori, ma si prevede esclusivamente che, qualora un senatore voglia assumere alle proprie dipendenze un collaboratore, può farlo liberamente, rispettando un quadro di norme che il Senato stesso è chiamato a darsi.

Colleghi, oggi abbiamo la possibilità di affermare il diritto di ciascun senatore, anche senza cariche, di potersi avvalere di personale fiduciario, competente e qualificato, quale strumento indispensabile a un esercizio pieno ed effettivo delle sue prerogative. Questo è quanto accade nei Parlamenti degli altri Paesi europei. Non garantire questo principio indebolisce la funzione e l'istituzione parlamentare nel suo complesso.

Vorrei concludere questo intervento ricordando che il Senato è già impegnato a riconoscere la figura del collaboratore parlamentare. Lo abbiamo fatto lo scorso 21 dicembre, in sede di esame di bilancio interno, quando è stato accolto l'ordine del giorno G3 (testo 2), a mia firma, che impegna il Senato a disciplinare il rapporto di lavoro tra parlamentare e collaboratore. Ricordo inoltre che durante la stessa seduta il questore De Poli ha confermato la volontà di lavorare, di concerto con la Camera dei deputati, a una soluzione per la disciplina della materia.

Personalmente mi sto impegnando per sanare questa anomalia, utilizzando tutti gli strumenti che la Costituzione ci fornisce. Ho presentato da tempo un disegno di legge sulla disciplina del rapporto di lavoro tra i membri del Parlamento e i loro collaboratori (Atto Senato 2215) e ho promosso, con l'Associazione italiana dei collaboratori parlamentari, un convegno sul tema, che si è svolto martedì scorso presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tempo delle promesse è scaduto. È il momento di mettere nero su bianco un sistema di norme. Manca poco alla conclusione della legislatura e le modifiche che stiamo apportando al Regolamento del Senato sono finalizzate ad adeguarlo al mutato quadro costituzionale.

Ridurre il numero dei parlamentari non significa, infatti, diminuire la mole di lavoro delle assemblee parlamentari: tutt'altro. È per questa ragione che dobbiamo rafforzare gli apparati di supporto e dare un giusto riconoscimento a chi collabora con noi. Ecco perché il nuovo Regolamento deve riconoscere la figura del collaboratore parlamentare e porre fine a questa anomalia tutta italiana. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Malan. Ne ha facoltà.

MALAN (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordiamo che questa riforma del Regolamento del Senato non è la prima degli ultimi tempi. Alla fine della scorsa legislatura ne è stata approvata una molto importante, che ha introdotto alcune norme per velocizzare i lavori e che, se fossero state adottate anche dall'altro ramo del Parlamento, avrebbero reso più facile alcuni aspetti dell'iter di approvazione delle leggi.

Questa riforma è dovuta principalmente alla riduzione del numero dei parlamentari, approvata con una modifica alla Costituzione, che necessitava quantomeno di adattare determinati numeri, come il numero minimo di senatori per formare un Gruppo parlamentare oppure per richiedere votazioni di un certo tipo. Questi numeri andavano evidentemente adattati alla nuova realtà. Su questo ci si è trovati tutti d'accordo, così come su alcuni interventi non necessariamente legati alla questione del numero dei senatori, ma al buon senso. Penso alla norma illustrata dal presidente Pesco, del quale ho condiviso molti degli argomenti e che ha presentato. La Commissione bilancio è sempre oberata di lavoro. Lo è per il lavoro che svolge generalmente, per la verità, ma, quando il Governo non collabora, come è accaduto ultimamente, e non fornisce le relazioni tecniche, il lavoro si ferma del tutto. La proposta, che è stata unanimemente approvata e che ora viene sottoposta naturalmente alla decisione dell'Aula, è che la Commissione bilancio non debba esprimere il parere su tutti gli emendamenti, ma solo su quelli approvati. Questo, evidentemente, riduce moltissimo il lavoro e fa in modo che questo possa essere fatto in modo ancora più puntuale e preciso.

Noi, come Gruppo Fratelli d'Italia e nello specifico il senatore Zaffini ed io, che abbiamo seguito i lavori nella Giunta per il Regolamento, non abbiamo condiviso alcuni punti di questa riforma, esterni alla questione dei numeri, che sintetizzo qui. Un aspetto è relativo ai senatori che non si iscrivono ad alcun Gruppo. Fino ad oggi, chi usciva da un Gruppo e non entrava in un altro, per sua volontà o perché nessuno lo accettava, entrava a far parte del Gruppo Misto, che ha una situazione particolare.

Con il testo che arriva in Aula, che può sempre essere modificato dagli emendamenti, si prevede che i senatori che lasciano il proprio Gruppo e che non passano ad un altro, diventano non iscritti ad alcun Gruppo. È una cosa curiosa, perché già oggi esiste l'istituto dei senatori non iscritti ad alcun Gruppo, ma è un privilegio dei senatori a vita. Lo definisco privilegio senza che ciò abbia connotati negativi. I senatori a vita infatti presentano un profilo particolare: sono ex Presidenti della Repubblica e persone nominate per altissimi meriti, come prevede la Costituzione, per cui è anche normale che possano non iscriversi ad alcun Gruppo.

L'attuale Regolamento prevede questa fattispecie come facoltà, non come obbligo. Ecco perché è palesemente un privilegio. Ora, fornire a qualunque senatore la possibilità di godere di questo privilegio noi non lo riteniamo condivisibile.

L'intenzione è quella di scoraggiare i passaggi da un Gruppo all'altro, ma non dimentichiamo che siamo in un'epoca in cui si sminuiscono i partiti, sottoposti da decenni ad accuse di ogni genere. Intendiamoci, i partiti hanno fatto molti e gravi errori, ma questo è nella dinamica delle cose: se fossero tutti perfetti, basterebbe un partito perfetto, ma grazie al cielo non c'è e dunque c'è il pluralismo. Tuttavia, il fatto di liberarsi di qualunque etichetta di partito e persino dell'etichetta di Gruppo Misto è francamente un privilegio che può andar bene per i senatori a vita, sulla cui disciplina noi avremmo voluto intervenire più ampiamente, perché non riteniamo positivo avere, come è accaduto in passato, maggioranze di Governo che si reggono sui senatori a vita nominati in modo insindacabile dal Presidente della Repubblica. Tuttavia, visto che ci sono, non troviamo positivo equiparare a essi i senatori che, o per loro volontà o perché nessun Gruppo li riceve, restano senza Gruppo; l'unico svantaggio che hanno è quello di non poter usufruire del supporto dei Gruppi.

Tuttavia, specialmente in un Senato con i numeri ridotti, dove ogni senatore vale lo 0,5 per cento dell'Assemblea, non esistono solo le strutture che può offrire il Senato; ci sono immensi interessi esterni alle Camere che non hanno alcun problema a finanziare tutte le necessità di un senatore, purché si metta al servizio di quegli interessi; credo che noi dobbiamo garantire ad ogni senatore lo stesso supporto (visto che, con o senza Gruppo, il suo voto vale quanto quello di chi è stato dal primo all'ultimo giorno nello stesso Gruppo), quantomeno per evitare che qualcuno aiuti interessi enormemente superiori come entità e spesso anche come potenza persino politica. Basti pensare a quando Klaus Schwab, un privato cittadino, fa inviti al World economic forum e leader di tutto il mondo corrono da un privato che evidentemente ha possibilità economiche illimitate attraverso lui e i suoi amici.

Dico questo per fare un esempio, ma oggi pomeriggio, durante le interrogazioni a risposta immediata, parleremo di un singolo funzionario del Governo che, con una sua piccola firma, garantisce un miliardo in regalo per ristori Covid ai poveri Benetton e ai successivi gestori delle autostrade. Questi sono i soldi veri, non i piccoli fondi che hanno i Gruppi o che possono fare da supporto a un parlamentare.

A proposito di interrogazioni, non c'è solamente la questione sollevata da un interessante emendamento di cui ha parlato prima il senatore Pesco sulla possibilità, che va sicuramente studiata, di poter interrogare in qualche modo i membri delle Autorità. Infatti, nella fattispecie, di cui ha parlato il collega, c'è un problema. Attualmente l'Autorità indipendente che regola i prezzi del gas sta facendo in modo che ci sia una "cresta" sul prezzo del gas, che è già enormemente aumentato. Basandosi solo sui prezzi spot e non sui contratti a lungo termine, che costituiscono la maggior parte della fornitura di gas, si crea una vera "cresta" a favore delle aziende distributrici e venditrici di gas. Questo è un esempio; è bene che queste Autorità siano indipendenti, ma non possono essere totalmente insindacabili e al di sopra di qualunque possibilità di informazione, di indagine, di attività ispettiva, il che non vuol dire andare sul posto, ma fare delle domande e avere delle risposte.

A tal proposito passo a un altro aspetto importante, che non è oggetto della riforma e non c'è bisogno che lo sia. Mi riferisco cioè alle interrogazioni: non ci sono solo le interrogazioni ai soggetti a cui oggi non possono essere rivolte, ma il Governo, in base al Regolamento, dovrebbe rispondere a tutte le interrogazioni entro venti giorni; la risposta a un'interrogazione però è diventata come un terno al lotto, cioè può anche succedere di ricevere una risposta, come nel caso in cui, andando a giocare tre numeri, questi vengano estratti e si vinca una determinata somma. Invece, questo sarebbe un dovere del Governo.

È particolarmente grave che non arrivino risposte su temi dove poi il Governo porta avanti delle decisioni. Infatti, finché si tratta di risposte a temi estranei all'azione del Governo in quel momento, nei nuovi provvedimenti, va bene. Quando però abbiamo un tema che viene portato avanti dal Governo ed esso non risponde su ciò che fa, è veramente gravissimo e rompe l'equilibrio che ci dovrebbe essere. Anzi, essendo noi una Repubblica parlamentare, al di sopra del Governo dovrebbe esserci il Parlamento. A volte invece siamo veramente al di sotto.

Aggiungo un altro aspetto che è prassi parlamentare, che non si trova certo nei Regolamenti che non dicono nulla al riguardo. Non molti anni fa, nella maggior parte dei casi, quando i relatori esprimevano i pareri, spiegavano anche perché erano favorevoli o contrari a un certo emendamento. Nella maggior parte dei casi, quando ce ne erano migliaia, le spiegazioni si davano a gruppi. Ebbene, ultimamente, vediamo il relatore trasformarsi troppo spesso, forse quasi sempre, nel lettore dei pareri che gli vengono forniti dal Governo, come a volte dichiara lo stesso relatore. Questo non è scritto nel Regolamento, che non lo vieta e non lo impone, ma credo che il Senato abbia il dovere di riappropriarsi della sua dignità. Come è stato detto, la riduzione del numero dei senatori non vuol dire meno lavoro e non dovrebbe voler dire minore ruolo, ma maggiore ruolo. Questo dipende però anche dalla volontà politica dei singoli gruppi e dei singoli senatori che non deve essere mortificata. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Fattori. Ne ha facoltà.

FATTORI (Misto). Signor Presidente, tengo a precisare che questo intervento è anche a nome del senatore Gregorio De Falco, oggi assente.

La riforma del Regolamento del Senato, come quella del Regolamento della Camera, è stata resa necessaria dalla riforma costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari. Si trattava quindi di una scelta tecnica, praticamente inevitabile per consentire al prossimo Parlamento una funzionalità, che invece non avrebbe potuto avere dopo il cosiddetto taglio. Si è deciso invece di intervenire anche nel merito, in particolare introducendo la categoria dei senatori senza Gruppo, una sorta di senatori paria di serie b. Non si tratterebbe infatti solo di una scelta di una possibilità concessa oggi esclusivamente ai senatori a vita o di diritto, ma anche di una vera e propria sanzione contro coloro che avessero deciso di uscire dal Gruppo nel quale si sono iscritti a inizio legislatura. Si tratta di una riforma che il segretario del PD Letta aveva sostenuto appena eletto, quando aveva parlato di 300 cambi di casacca e affermato che queste scelte avrebbero svilito l'Istituzione parlamentare con un processo alle intenzioni inaccettabile, laddove si ritiene che ogni cambiamento di Gruppo sia dovuto a motivazioni di mero potere. Certamente questo è accaduto e probabilmente Letta fa riferimento a casi concreti, come quello di Italia Viva, ma è chiaro che quando si fanno riforme contro, si crea a volte un effetto boomerang che colpisce, presto o tardi, il riformatore improvvido. Si tratta infatti di un vero populismo in giacca e cravatta che parla le lingue straniere, diverso nella forma, ma non nella sostanza da quello urlato che tanto si stigmatizza. Un populismo che ignora scientemente l'articolo 67 della Costituzione e vuole rafforzare il già soffocante controllo dei partiti, in realtà neanche dei partiti, ma di capi e capetti, sul parlamentare. I partiti attuali e i Gruppi che ne sono le espressioni parlamentari verranno blindati, guidati da dirigenti che rifiutano di ascoltare le indicazioni che provengono dal basso, dai cittadini e anche dai parlamentari, ridotti a meri dipendenti ai quali viene impedito di esprimere il loro convincimento. Lo dico da parlamentare, sospesa dal Gruppo per non aver votato gli orridi decreti sicurezza che tanto non sono piaciuti a Letta. Ecco, un domani qualcuno potrà essere espulso e capitare nella sezione dei senatori senza prerogativa alcuna magari perché vota contro l'abolizione dell'aborto oppure contro altre leggi orribili quali, ad esempio, i decreti sicurezza. Attenzione, allora, perché il prossimo Parlamento potrà non essere quello che tanto piace al segretario del PD, che ha proposto tale riforma.

Magari qualcuno potrebbe essere punito perché vota contro leggi liberticide o contro leggi che umiliano le minoranze e le donne. Peggio ancora, tra i senatori paria - ai quali si concederà tempo per parlare solo grazie alla gentile concessione del Consiglio di Presidenza - sono inseriti anche i senatori espulsi dal Gruppo, che si vedono quindi sanzionare due volte. La prima, con la cacciata, senza che sia richiesta alcuna motivazione per una decisione del genere, e non è che una foglia di fico la presunta garanzia del voto dell'assemblea del Gruppo, che sarà anch'esso ricattato: se votate per la non espulsione potreste essere espulsi anche voi! La seconda, nell'interdizione del parlamentare espulso, privato di strutture logistiche e di risorse per svolgere correttamente il proprio mandato elettorale, introducendo, quindi, dei rappresentanti della Nazione privi di voce e strumenti e con spazi di espressione ristrettissimi. Ma non basta.

Il nuovo articolo 14 dispone che queste norme valgono anche per il Gruppo Misto: un assurdo! Il Misto è un Gruppo tecnico, non politico, e non può essere in alcun modo paragonato ad altri. Non si capisce come ci possa essere espulsione dal Misto visto che questo, appunto, non ha una posizione politica definitiva: magari occorrerà accettare dei bilanci o voci di spesa che non sono gradite, altrimenti si è espulsi.

Appare inoltre minacciosa la dizione che vincola l'adesione del senatore a un Gruppo diverso da quello da cui sta uscendo - volente o nolente - all'accettazione dal parte del Presidente del Gruppo ricevente. Già oggi, infatti, l'ingresso nel nuovo Gruppo richiede l'autorizzazione del Presidente del Gruppo stesso, e non si fanno mai norme inutili. Che senso ha quindi questa dizione? Un avviso, tenendo conto del fatto che il parlamentare uscente non porterà più con sé la cosiddetta dote, e sarà quindi un peso e non una risorsa per il nuovo Gruppo, quindi non potrà aderire a un nuovo Gruppo, anche se quello vecchio magari ha votato per l'espulsione di persone con il diritto d'asilo oppure ha votato di nuovo contro il diritto all'aborto, e il parlamentare sarà condannato a non andare in alcun Gruppo.

È grave anche legare l'appartenenza ai Gruppi alla permanenza nella Giunta per il Regolamento e in quella delle elezioni e delle immunità parlamentari. Le Giunte, non a caso, portano un nome diverso da Commissione; sono certamente composte da esponenti politici, ma sono anche e soprattutto organi giurisdizionali.

La Giunta per il Regolamento è presieduta dal Presidente del Senato proprio perché intesa come organo supremo di garanzia per tutti i senatori, al di là della collocazione politica pro tempore. E la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari rappresenta oggi un principio di inamovibilità del componente che giunge addirittura a vietarne le dimissioni.

Ora si vuole passare al meccanismo che prevede la decadenza del senatore che abbia lasciato il Gruppo o che ancora ne fosse stato cacciato, con la conseguenza di mettere sotto il controllo del Gruppo politico stesso anche voti e pronunce che devono invece essere liberi da vincoli e coercizioni, ancor più di quanto non sia per le normali procedure.

Immaginate di dover dare l'autorizzazione a procedere per qualcuno ed essere sotto ricatto perché il Gruppo parlamentare ti espelle eventualmente da quella Giunta; quindi, ci sarà un potere di ricatto da parte del Gruppo parlamentare.

Democrazia punitiva, quindi, un populismo non urlato, non portato nelle piazze, ma peggio, nel Regolamento delle Camere, delicatissimo strumento di democrazia che diviene ora strumento di repressione del dissenso, subito dopo la riforma insensata che ha ridotto il numero dei parlamentari e il sempre maggiore indebolimento del Parlamento e dei parlamentari nei confronti dell'Esecutivo.

Qui faccio appello a quella forza politica che tanto si lamenta della coercizione che esercita l'Esecutivo di Draghi sugli organi parlamentari. Ecco, sarà peggio: non è detto che il prossimo Presidente del Consiglio sarà gradito, ma comanderà lui.

Una parola va detta anche per la volontà di inserire nel Regolamento la figura dei collaboratori parlamentari, la cui situazione di costante precarietà è inaccettabile. Certamente nessun parlamentare può essere vincolato a scegliere collaboratori che non godano della sua fiducia, ma è evidente che queste figure professionali che ci affiancano, che ad ogni fine legislatura si trovano senza lavoro, debbono essere riconosciute. Per questo, si è voluto inserirli espressamente nel Regolamento del Senato, per realizzare un primo fondamentale passo nel riconoscimento formale di una professione mai formalizzata dall'ordinamento parlamentare, nonostante coinvolga persone con competenze ed esperienza. Ciò rafforzerebbe gli impegni assunti nel tempo dall'istituzione con gli ordini del giorno che accompagnano l'approvazione del bilancio interno del Senato.

Purtroppo, al di là dei singoli emendamenti, è proprio la struttura della riforma del Regolamento ad essere sbagliata e volta a soffocare e a non tutelare la libertà dei singoli senatori, stigmatizzati in via preventiva e puniti qualora intendano esprimere il legittimo dissenso dal Gruppo di appartenenza e non è detto che il prossimo Parlamento sia di gradimento da parte di chi questa riforma l'ha proposta. Vi invito quindi a meditare sul fatto che a volte le riforme "contro" alla fine ci ricadono sulla testa come meteoriti. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Valente. Ne ha facoltà.

VALENTE (PD). Signor Presidente, è evidente che da tempo le istituzioni rappresentative ed il sistema di rappresentanza relativo, così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, stanno vivendo una stagione di profonda difficoltà, con ogni evidenza legata soprattutto alla capacità di rappresentare il pluralismo esistente, ma al contempo anche di governare in stagioni inedite, a tratti sicuramente imprevedibili, di sicuro non facili, e di fare entrambe le cose promuovendo un livello alto, quanto più possibile solido di trasparenza e di inclusione delle domande e dei bisogni dei cittadini.

La distanza tra popolo e istituzioni rappresentative non è un problema soltanto nostro, saremmo ovviamente degli ingenui a pensarlo. Basta rievocare, del resto, le immagini drammatiche dell'occupazione del Congresso americano per capire quanto sia critica e difficile questa fase. D'altra parte, è innegabile che dal nostro Paese noi tutti la percepiamo come un'urgenza particolare ed imminente.

Sono tanti i sintomi che tutti noi conosciamo, primo tra tutti, ovviamente, l'enorme tasso di astensionismo, confermato - ahimè, ahinoi - ancora una volta nell'ultima tornata elettorale. È una situazione che non può lasciarci indifferenti, che può e deve interrogarci e sicuramente inquietare ciascuno di noi.

Tante, come sempre, sono le cause, non ultima certamente la grande aspettativa che negli anni è cresciuta davanti a riforme istituzionali molte volte avviate e mai purtroppo andate in porto con successo.

Queste poche premesse per ricordare a me stessa perché oggi siamo qui: la domanda a cui dobbiamo dare risposta non è se sia necessario o no garantire la centralità del Parlamento (su questo credo e francamente mi auguro che ormai concordiamo tutti, lo do per acquisito), ma come possiamo farlo, quali sono gli ostacoli che dobbiamo insieme rimuovere affinché l'attività parlamentare sia o torni ad essere un'attività riconoscibile, efficiente e quindi capace di incidere realmente sulla vita e sui bisogni dei cittadini che qui siamo ovviamente tutti chiamati a rappresentare, come quell'attività sia all'altezza delle aspettative che ogni giorno, puntualmente, le vengono rivolte.

Oggi siamo qui per discutere della proposta di riforma della Giunta per il Regolamento, che io personalmente voglio ringraziare per un lavoro svolto in modo approfondito e collegiale, ringrazio il suo Presidente, i relatori, coloro che hanno preso parte al Comitato ristretto e tutti i componenti. Siamo qui innanzitutto per portare a termine quello che a noi del Partito Democratico, fin da quando si è iniziato il percorso delle riforme istituzionali in questa legislatura, è sembrato qualcosa di più di un approdo inevitabile e comunque necessario; è sembrata soprattutto un'occasione da non perdere per ridare forza e peso al ruolo e alla funzione del Parlamento.

Lo sappiamo, la riforma dei Regolamenti parlamentari è stata resa ancora più necessaria dalla riduzione del numero dei parlamentari, l'assestamento dell'organizzazione del parlamento era un passaggio inevitabile e si sarebbe potuto limitare a rendere coerenti ed omogenei gli aspetti numerici su cui quella riduzione impatterà. Questa era una possibilità, la via più facile forse, ma una scelta che ai nostri occhi sarebbe stata una scelta al ribasso, che avrebbe significato interrompere di fatto il percorso di riforma avviato con l'obiettivo di avvicinare le istituzioni - i parlamentari, in particolare - ai cittadini, per rendere più efficiente ed incisivo il lavoro legislativo e tutto il lavoro parlamentare in generale.

Per questo penso che questo testo che arriva in discussione costituisca un buon punto di partenza, innanzitutto perché si fa carico non soltanto di aggiustamenti formali, ma di problemi, di anomalie, di disfunzioni che oggi rappresentano un ostacolo reale e concreto per la vita democratica delle istituzioni e già questo non era affatto scontato solo fino a pochi mesi fa.

Questo testo rappresenta inoltre il primo passo che il Senato compie con una convergenza ampia di tante forze politiche. Credo allora che questo sia un risultato da valutare innanzitutto per quello che c'è, prima ancora che per quello che manca, come pure probabilmente sentiremo in queste ore.

È vero che gli aspetti più irragionevoli del nostro sistema bicamerale permangono e rischiano di pesare ancor di più su un Parlamento ridotto come quello della prossima legislatura. È giusto quindi considerare la situazione un campo di intervento aperto in attesa di un ulteriore intervento, su cui noi come Partito Democratico siamo e restiamo disponibili, così come sul tema del ricorso al voto di fiducia e sugli strumenti per garantire che il Parlamento torni a svolgere il ruolo centrale che il nostro sistema gli assegna.

Tuttavia dobbiamo saper riconoscere che alcune storture e disfunzioni sono state affrontate. Penso certamente al tema del transfughismo, che per noi è centrale e che non è soltanto un problema di percezione agli occhi del cittadino, ma pone il tema di mettere un freno ai giochi di scambi e convenienze che sono un fardello per la vita parlamentare e la vita democratica delle nostre istituzioni. Non si tratta affatto per noi di limitare una facoltà che la nostra Costituzione giustamente garantisce al mandato parlamentare, ma, al contrario, di riconoscere nei numeri certificati dei cambi di campo - peraltro numeri cresciuti proprio in questa legislatura, forse addirittura a dismisura e che tutti conosciamo bene - un fenomeno anomalo della vita democratica, che in nessun modo può essere considerato una fisiologia dei nostri tempi, trattandosi invece della distorsione evidente di un rapporto di delega che deve essere esercitato sempre con enorme responsabilità.

Noi pensiamo che le novità introdotte siano giuste e produrranno anche, su questo fronte, effetti positivi: il riconoscimento del senatore non iscritto, come avviene nelle esperienze del Parlamento europeo, al quale viene riconosciuto uno spazio conforme di intervento; le regole tese ad impedire la dilatazione abnorme del Gruppo misto in corso di legislatura; la decadenza dalla carica del Consiglio di Presidenza estesa ai Questori e ai componenti delle Giunte delle immunità e del Regolamento; i disincentivi economici per quanto riguarda i Gruppi, così come, sempre in un'ottica di contrasto alla mobilità parlamentare, la previsione della necessità di un numero maggiore di componenti per i Gruppi che sceglieranno di costituirsi durante il corso della legislatura.

Oltre a queste misure voglio ricordarne almeno altre due, che danno la misura del fatto che questo intervento di riforma si muove su più ambiti. Penso in particolare alla novità relativa ai pareri sugli emendamenti da parte delle Commissioni 1a e 5a in sede consultiva, che si limiteranno a emendamenti approvati, evitando così duplicazioni e rallentamento dei lavori, spesso molto lunghi, e inevitabili appesantimenti di tutto l'iter procedurale. Infine, vi è l'istituzione anche al Senato, come alla Camera, del Comitato per la legislazione, il cui Presidente resterà in carica per un anno, e che si occuperà anche delle valutazioni di impatto.

Signor Presidente, vado a concludere: penso di avere motivato le ragioni che hanno spinto il Partito Democratico ad impegnarsi in questa revisione del Regolamento. Lo ha fatto perché in questi anni, ogni volta che si è aperta in Parlamento la discussione su un intervento costituzionale, come partito non siamo mai rimasti sull'Aventino. Mai ci siamo sottratti da un impegno che ritenevamo importante per migliorare la vita democratica del Paese; sempre invece ci siamo seduti al tavolo con le altre forze, facendo valere i nostri punti di riferimento, i nostri punti fermi. Lo abbiamo fatto a proposito della riduzione dei parlamentari, proponendo le nostre ragioni a sostegno della riforma, che non sempre, con evidente franchezza, hanno coinciso con quelle delle altre forze politiche. Lo abbiamo fatto ora, credendo fermamente nella necessità di correttivi che verranno dalla riforma di questi Regolamenti.

Vogliamo ribadire anche che il Partito Democratico ha sempre messo al centro l'esigenza di rafforzare il ruolo del cittadino, la sua facoltà di decidere, di essere arbitro e protagonista del sistema democratico del nostro Paese. È un punto fondamentale per noi, quando si parla di sistema elettorale, di scelta dell'indirizzo e delle maggioranze di Governo, ma lo è anche quando si parla della vita e dell'attività parlamentare. Continuo a pensare che la rappresentanza sia un asse portante del nostro sistema politico; non è affatto una tappa transitoria della storia delle nostre democrazie, ma resta il modo migliore per tutelare la complessità delle nostre società, per garantire stabilità al sistema, far convivere potere e diritti, prerogative della maggioranza e aspettative delle minoranze. Ma se è così, allora la delega che il cittadino affida al suo rappresentante eletto non può essere esercitata senza responsabilità; non può essere né un rapporto volatile, né violabile secondo la convenienza e l'opportunità del momento.

Se questa riforma servirà - come noi crediamo - ad andare in questa direzione, non solo tutti noi avremo colto un'occasione importante per migliorare le nostre istituzioni, ma avremo anche gettato le basi per una discussione da lasciare in eredità a chi in futuro siederà su questi scranni e si troverà a dover risolvere problemi evidentemente ancora aperti. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Modena. Ne ha facoltà.

MODENA (FIBP-UDC). Signor Presidente, colleghi, intervengo per fare delle riflessioni di carattere generale. Intanto mi associo anche io al ringraziamento nei confronti di chi ha svolto questo lavoro, perché so benissimo quanto sia impegnativo lavorare sui Regolamenti. Vorrei che quanto sto per dire sia considerato un contributo e dopo chiaramente si deciderà se degno o no di nota.

Abbiamo predisposto due tipologie di emendamenti su cui vorrei concentrare l'attenzione. La prima riguarda l'accorpamento delle Commissioni: a nostro avviso, un accorpamento che preveda la difesa insieme agli affari esteri deve essere valutato, perché si basa sull'idea di concepire le politiche estere come se fossero connesse alla difesa, la quale è un tema di altro genere e di altro tipo. Per questo motivo il senatore Schifani e soprattutto la Presidente del nostro Gruppo hanno proposto un emendamento in cui si suggerisce una diversa ripartizione: gli affari esteri vanno con le politiche dell'Unione europea e la difesa rimane a parte. È un'ipotesi e naturalmente possiamo ragionarci, però invito l'Assemblea e chi poi andrà ad esaminare gli emendamenti a riflettere sulle questioni relative agli accorpamenti, con particolare attenzione a quello riguardante difesa e politica estera.

C'è una norma che mi ha colpito in modo particolare e sulla quale vorrei soffermarmi, non senza aver sottolineato che gli interventi previsti per la 5a Commissione sono sicuramente misurati: riconosco che da questo punto di vista - credo ne abbia già parlato il senatore Pesco, quindi non mi dilungo - sono un modo con cui effettivamente c'è la possibilità di rendere efficiente il sistema.

Il problema è rappresentato dall'articolo 5, che appartiene ai numerosi modi con cui si vuole disincentivare il trasferimento ad un altro Gruppo parlamentare. Sono state individuate delle modalità - chiamiamole così - di carattere politico, ma si individua anche la possibilità della revoca della misura della riduzione del contributo sia per il Gruppo del quale il senatore cessa di far parte, sia per quello di destinazione. Peggio ancora, si scrive che i conseguenti risparmi di spesa sono destinati al bilancio: il concetto è il risparmio di spesa. Comprendo che abbiamo sicuramente vissuto una stagione di grande trasformazione e credo sia anche doveroso seguire questo percorso, però dobbiamo essere chiari su un punto: o si va a modificare la norma costituzionale del vincolo di mandato oppure su questa modifica del Regolamento spererei che ci fosse un minimo di attenzione, perché si tratta di un punto molto rilevante. Tale norma, a nostro avviso, ha dei profili di incostituzionalità.

Se poi vogliamo passare dall'ambito giuridico a quello discorsivo, aggiungo che quando ho letto questa proposta ho pensato che un parlamentare viene pesato un tanto al chilo. È una modifica su cui rifletterei. Comprendo che quasi tutti i Gruppi hanno subìto variazioni, i cosiddetti cambi di casacca e quant'altro, ma qui o si difende il fatto che il parlamentare non ha vincolo di mandato oppure non lo si difende. A mio avviso oggi, con la legge elettorale che ha le liste bloccate, non difendere la libertà dal vincolo, garantita in Costituzione, è un errore. Però queste sono valutazioni politiche.

È un modo con cui, soprattutto a fronte di un Parlamento con dei numeri più ristretti, si vincolano in modo eccessivo le scelte dei parlamentari che rientrano poi in naturali evoluzioni. Pensiamo a una forza che va al Governo promettendo la luna. I cittadini scoprono poi che la luna non si può raggiungere e, quindi, i Gruppi che rappresentano quella forza politica chiaramente sobbalzano e fanno cambi. Francamente, vedo ciò non come una forma di trasformismo, ma come l'inevitabile conseguenza di alcuni temi politici che si sono portati avanti e che poi, magari, non hanno trovato una loro concreta applicazione, determinando quello che erroneamente chiamiamo trasformismo.

Capisco quando si dice che ci sono delle operazioni di palazzo e ho compreso quanto detto dalla collega Valente. Tuttavia, a mio modestissimo avviso, le operazioni di palazzo nascono perché sussistono comunque delle dinamiche di natura politica che questo Paese deve affrontare nella normale vita parlamentare.

Quello che non si può ipotizzare, al di là dei deterrenti (anch'essi al limite della Costituzione), è il concetto per cui il parlamentare è concepito come spesa. Ci troviamo in un'Assemblea attenta ad ascoltare e vediamo di capirci. Non ho trovato una sola persona che mi abbia detto: bravi, avete ridotto il numero dei parlamentari. Perché non l'ho trovata? Per la semplicissima ragione che il parlamentare è stato rappresentato come una fonte di spesa.

Fatta questa riduzione dei parlamentari (e credo che oggi si abbia più consapevolezza delle conseguenze e delle fibrillazioni che ci sono state), quantomeno smettiamola di collegare il concetto di parlamentare a spesa e addirittura ai contributi del Gruppo che - parliamoci chiaro - servono a dare la possibilità a un parlamentare di capire come funziona. (Applausi). Per me è successo così. Sono alla prima legislatura ma, pur venendo da un'esperienza in Consiglio regionale e avendo qualche infarinatura di base, voi capite che il Parlamento della Repubblica è una cosa un po' diversa.

Ce la siamo presa con il numero e adesso passiamo ai contributi. Questo significa continuare a percorrere una strada senza aver compreso gli errori commessi. Per carità, gli errori si fanno sempre quando si vogliono fare riforme costituzionali senza affidarsi in modo organico a un'Assemblea costituente. Questo lo voglio sottolineare e così apro e chiudo una parentesi. Non perseveriamo però. È stata operata la riduzione del numero e ora bisogna smetterla di equiparare il parlamentare a un costo. Non so se voi vi sentite un costo: io francamente no.

Mi sia consentito concludere con due pensieri in libertà. Ho notato che l'attuale Regolamento ha due tipi di problemi se si è in minoranza. È un Regolamento pensato come se si stesse sempre al Governo e invece no, si sta anche all'opposizione. Occorre allora fare attenzione, perché l'opposizione non può più calendarizzare alcun atto. Su questo aprirei una riflessione (ne abbiamo parlato spessissimo con il senatore Giacomo Caliendo).

In secondo luogo, non è possibile che i ricorsi per le inammissibilità diventino oggetto di trattativa sotterranea. Rimettiamo un ricorsetto. Se si deve fare il lavoro di cui parlava la collega Valente, ossia ripensare un po' tutto, guardiamo anche alle storture che sono state introdotte. A mio avviso, per rendere efficiente il Parlamento si sono eliminate delle prerogative semplici e normali che valgono, perché non si governa sempre ma si sta anche all'opposizione. Pensiamo quindi al Regolamento da entrambe le prospettive. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Dell'Olio. Ne ha facoltà.

DELL'OLIO (M5S). Signora Presidente, siamo arrivati a queste modifiche del Regolamento per necessità perché, vista la riduzione del numero dei parlamentari, abbiamo dovuto cambiare l'assetto delle Commissioni e si è colta l'occasione anche per rendere più efficiente e più efficace, se vogliamo, il percorso dell'attività parlamentare.

Bisogna però fare attenzione, perché si tratta di un compito molto importante e, se certamente va bene il lavoro fatto dalla Giunta per il Regolamento, dove ci sono persone che si sono dedicate, è tuttavia fondamentale che possano lavorarci tutti i parlamentari, anche quel 36 per cento che alla fine nella prossima legislatura non ci sarà. Soprattutto è importante ragionare su queste modifiche pensando a quanto detto poco fa anche dalla senatrice Modena, cioè al fatto che si può stare in maggioranza, ma anche all'opposizione, tenendo presente l'equilibrio fra maggioranza e opposizione o maggioranza e minoranza, come volete, nonché - aggiungo - agli equilibri e alle prerogative che derivano dalla separazione fra l'Esecutivo e il Legislativo, alle prerogative e alla tutela del Parlamento e io direi anche all'equilibrio che deve esistere fra Governo e Parlamento.

Di fatto abbiamo avuto vari problemi nel corso dell'attuale legislatura, con i tre Governi che si sono avvicendati. Ben vengano dunque tutti gli emendamenti presentati per l'Aula, che vanno oltre, perché è giusto che tutti possano dare un apporto e che tutta l'assise possa intervenire. In particolare, con i nostri emendamenti abbiamo cercato di ristabilire proprio il concetto che alle minoranze devono essere riservati degli strumenti e delle possibilità.

Prima di arrivare però a questi argomenti, voglio parlare di ciò che è importante attestare con riguardo alla Commissione bilancio, che viene intaccata da una modifica alquanto incisiva.

Mi riferisco sostanzialmente al comma 6-bis dell'articolo 40 del Regolamento - una previsione che, secondo me, sarebbe corretto modificare - in cui si viene a dire che si può affidare il mandato al relatore a riferire all'Assemblea anche senza il parere della Commissione, se lo stesso non viene espresso nell'arco di quindici giorni dalla richiesta dello stesso. A parte il fatto che l'articolo 40 è rubricato «Pareri obbligatori» e, se un parere è obbligatorio, vuol dire che non lo possiamo bypassare, questo crea un problema, un vulnus sulla Commissione bilancio che, come sapete, è un filtro da cui passa tutto. Facciamo un'ipotesi, perché il Regolamento deve essere scritto proprio per tutelare le varie situazioni che possono verificarsi nello svolgimento dell'attività parlamentare. Se, ad esempio, al Governo interesserà favorire un emendamento invece di un altro, non farà arrivare il parere nel tempo previsto. Nel Regolamento è scritto che il Presidente del Senato potrebbe anche decidere di ridurre il termine per il parere da quindici a cinque giorni - non si dice nulla al riguardo - e il provvedimento passa senza il parere, che invece dovrebbe essere obbligatorio.

Ciò pone la Commissione bilancio sotto lo schiaffo del Governo, che non va bene, perché l'equilibrio fra Governo e Parlamento deve essere mantenuto. Questa previsione dunque andrebbe espunta; come minimo andrebbe detto che i quindici giorni a disposizione dovrebbero partire dall'ultimo emendamento approvato dalla Commissione di merito. Prima il senatore Malan ha detto - ed è giusto - che daremo meno lavoro alla Commissione bilancio, facendole esaminare soltanto gli emendamenti approvati dalle Commissioni di merito e sono d'accordo. Tuttavia, se la Commissione bilancio ha quindici giorni per esprimere il parere e la Commissione di merito lavora una decina di giorni, rimangono pochi giorni per formulare il parere: come minimo allora i quindici giorni devono partire dall'ultimo emendamento passato alla Commissione bilancio, ma la norma non è costruita in questo modo.

Sempre nello stesso articolo è stato finalmente introdotto l'obbligo per il Governo di fornire entro cinque giorni la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari recati dagli emendamenti. Tuttavia, se è prevista la possibilità che il Presidente del Senato intervenga per ridurre il termine per il parere, nel caso in cui lo stesso sia stabilito al di sotto dei cinque giorni, non avremmo neanche la relazione tecnica. Si dovrebbe dunque tenere conto di questo.

Sicuramente va data una maggiore tutela non alle prerogative, ma all'equilibrio fra Governo e Parlamento.

Ci sono poi alcune modifiche riportate che riguardano correzioni sulla richiesta di verifica del numero legale. Nel nuovo Regolamento si stabilisce che un Presidente può chiedere la verifica numero legale, purché ci sia il Presidente con almeno i sette senatori che compongono il Gruppo; c'è scritto che lo possono chiedere solo i Presidenti di Gruppi di pari consistenza numerica. Ciò significa che solo i Gruppi che hanno sette parlamentari possono chiederlo. La formula dovrebbe essere "almeno di pari consistenza numerica", altrimenti un Gruppo che ha otto o nove parlamentari non può avanzare tale richiesta. Credo sia una questione di forma che deve essere sistemata.

Abbiamo chiesto di intervenire anche sulle nomine governative. Il Governo fa le nomine per i vari enti partecipati dallo Stato. Qua si interviene dicendo che il Parlamento deve audire queste persone, deve sapere chi va a ricoprire un ruolo e deve attivare un suo percorso di audizioni, secondo l'articolo 33. Credo sia una cosa opportuna. Così come è altrettanto opportuno che il Senato dia risposte ai cittadini. Noi siamo qui per conto dei cittadini; siamo il popolo, qua nel Parlamento. Ed è giusto che, quando i cittadini presentano delle petizioni, queste siano analizzate dal Parlamento, altrimenti rimangono lettera morta come in passato. Credo pertanto che sia opportuno inserire nel Regolamento l'obbligo di iniziare, entro sessanta giorni, il percorso di esame delle petizioni che arrivano in Parlamento. Anche la possibilità di presentare le petizioni in maniera elettronica potrebbe facilitare l'attività dei cittadini (anche questo emendamento è stato riportato)

Infine vorrei parlare di un'ultima questione: il linguaggio di genere. È vero che la parità tra uomini e donne non passa solo attraverso il linguaggio di genere, ma il linguaggio di genere non costa. Eppure in questa sede personalmente ho dovuto battagliare molto con gli uffici per poter iniziare dei discorsi indirizzandomi ai senatori e alle senatrici. Credo sia opportuno intervenire, perché la lingua italiana lo concepisce; non è come la lingua inglese, che predilige la forma neutra. Non si tratta di modifiche della lingua italiana, ma di applicazione corretta della lingua italiana e credo che il Parlamento debba intervenire in tal senso. Mi fa un po' sorridere, sinceramente, il fatto che molti possano considerare il linguaggio di genere come qualcosa che sia - perdonatemi - cacofonico da sentire. L'evoluzione della lingua ha permesso di arrivare a modifiche tipo da "familiare" a "famigliare", con il "gl". Quella è stata una modifica della lingua italiana; invece la declinazione di genere c'è sempre stata. Adesso sentir parlare di "avvocata" non è un problema; per me è "la Presidente" del Senato e non "il Presidente". La lingua italiana lo permette, non è un problema. Credo che si debba interviene anche in questo senso; non ha un costo, ma è opportuno farlo.

Da ultimo, abbiamo detto che questo Regolamento va corretto. Esso però è stato modificato anche andando a togliere qualcosa, perché mai utilizzato e quindi da eliminare. Credo sia un errore, perché, se non è stata utilizzata finora, potrebbe comunque esserlo in futuro. Non dobbiamo creare qualcosa di nuovo, perché c'è già; mi riferisco alla possibilità per i senatori di presentare degli emendamenti in Aula a firma di cinque senatori. Non è stata mai utilizzata, ma lo si può ancora fare. Non vedo motivazioni per cancellare una norma che è lì e che un domani, in variazione di quelli che sono gli assetti e i numeri, potrebbe essere utile. (Applausi).

PRESIDENTE. Rinvio il seguito dell'esame del documento in titolo ad altra seduta.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.

(La seduta, sospesa alle ore 10,35, è ripresa alle ore 15).

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e il Ministro della cultura.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

Il senatore Presutto ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03456 sulla partecipazione della RAI nella società RAI Way, per tre minuti.

PRESUTTO (Ipf-CD). Signor Presidente, signor Ministro, RAI Way è la società per azioni del gruppo RAI operante nel settore delle infrastrutture dei servizi di rete per broadcaster, operatori di telecomunicazioni, aziende private e pubbliche amministrazioni, e possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo RAI con il compito di gestirla e mantenerla.

L'azionariato di RAI Way SpA è composto per il 64,97 per cento da azioni detenute da RAI SpA; il decreto-legge n. 66 del 2014, recante «Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale», all'articolo 21, comma 3, stabiliva che «ai fini dell'efficientamento, della razionalizzazione e del riassetto industriale nell'ambito delle partecipazioni detenute dalla RAI SpA, la Società può procedere alla cessione sul mercato, secondo modalità trasparenti e non discriminatorie, di quote di RAI Way, garantendo la continuità del servizio erogato».

Lo scorso 19 marzo 2022 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2022 recante «Disciplina di riduzione della partecipazione di RAI SpA nella società RAI Way SpA». Esso dispone, tra le premesse (che ne costituiscono parte integrante e sostanziale), che il Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministro dello sviluppo economico, ha «ritenuto opportuno favorire i predetti piani di sviluppo di RAI SpA e RAI Way SpA attraverso un'ulteriore apertura al mercato di quest'ultima, da perseguire in particolare attraverso operazioni a contenuto industriale, conseguentemente consentendo a RAI SpA di diminuire la propria partecipazione nel capitale di RAI Way SpA nel quadro del mantenimento del controllo su un'infrastruttura strategica».

Il provvedimento ha suscitato reazioni sia da parte dei sindacati, che hanno espresso perplessità in ordine alle numerose incertezze di un'operazione che è parsa quantomeno affrettata e che rischia di privare la RAI di un asset strategico del servizio pubblico, sia tra le diverse forze politiche e in seno alla Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

In particolare, l'operazione ha integrato quella che è parsa sin da subito come un'inaccettabile scortesia istituzionale, nella misura in cui le istituzioni parlamentari competenti e vigilanti non sono state coinvolte se non nella fase immediatamente successiva alla decisione, senza avere di fatto l'opportunità di esprimere un reale indirizzo.

Si chiede di sapere quale sia lo stato di avanzamento del processo di riduzione della partecipazione di RAI SpA nella società RAI Way SpA e quali garanzie il Ministro in indirizzo ritenga di poter fornire in ordine alla salvaguardia degli asset strategici connessi al controllo delle infrastrutture di rete del servizio pubblico radiotelevisivo.

PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIORGETTI, ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, come è noto, RAI Way è la società per azioni del gruppo Rai, quotata presso la Borsa valori di Milano, che possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo della RAI e che ha il compito di gestirla e mantenerla.

È stato adottato recentemente, su proposta del Mise e MEF, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 febbraio 2022, con il quale la RAI è stata autorizzata a ridurre la propria quota di partecipazione nel capitale di RAI Way SpA fino al limite del 30 per cento del capitale.

Già in data 15 marzo 2022 sono intervenuto a proposito dell'argomento in questione davanti alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Durante l'audizione, ho espresso a chiare lettere quale fosse l'auspicio del Governo in merito al decreto con cui si è autorizzata la RAI a ridurre la propria partecipazione nella controllata RAI Way fino al limite del 30 per cento del capitale, che vede, come attore principale a livello governativo, il Ministro dell'economia e delle finanze nella sua qualità di azionista e detentore delle azioni della RAI.

Ho descritto in tale sede, cui rinvio per i dovuti approfondimenti, quale fosse lo scenario industriale. Soprattutto, ho assunto l'impegno del Governo, poi puntualmente rispettato con la pubblicazione dell'atto di indirizzo sulle linee guida per il prossimo contratto di servizio, di destinare le attività proprie del servizio ad eventuali risorse derivanti da operazioni straordinarie realizzate dalla RAI, tra cui quelle dell'eventuale cessione delle quote di RAI Way.

Si tratta di aspetto che ho rimarcato anche questa mattina, in occasione di un'ulteriore audizione presso la Commissione di vigilanza. Pertanto, ribadisco che ogni risorsa che dovesse essere ricavata dovrà essere reinvestita dalla RAI in modo da avere riflessi diretti e concreti sulla qualità del servizio pubblico.

In termini industriali ribadisco che lo Stato non deve comunque cedere l'intera partecipazione in RAI Way, ma deve rimanere azionista con una soglia comunque non inferiore al 30 per cento che, come tale, è strategica, eventualmente coinvolgendo nell'operazione Cassa depositi e prestiti, che potrebbe acquisire una quota di partecipazione.

In questo quadro la RAI ha scelto il proprio advisor per seguire il percorso di ulteriore valorizzazione di RAI Way, che prevede l'eventuale riduzione della partecipazione nella società. Non appena sarà ultimato lo studio sulle possibili opzioni industriali sarà possibile per le amministrazioni coinvolte (cioè il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero dello sviluppo economico) svolgere ulteriori valutazioni di propria competenza su un'operazione che - si ribadisce - dovrà avere respiro industriale e prevedere l'integrale investimento delle risorse nelle attività di servizio pubblico.

In conclusione, si auspica una sinergia gestionale e quindi una riduzione dei costi a vantaggio anche della RAI, ma pur sempre mantenendo il controllo dell'infrastruttura considerata strategica per il Paese, a garanzia del pluralismo dell'informazione e della cultura, nonché della terzietà e indipendenza della Rete.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Presutto, per due minuti.

PRESUTTO (Ipf-CD). Signor Presidente, desidero ringraziare il ministro Giorgetti per la puntuale risposta. Come il Ministro avrà intuito, l'attenzione per gli asset strategici del Paese è di fondamentale importanza per l'Italia anche nell'immediato. Ovviamente, oltre alla parte che riguarda la trasmissione dati della RAI, ci sono anche altri progetti in essere in questo momento, come la rete unica; l'attenzione politica è quindi concentrata sul controllo di asset che rappresentano in una prospettiva di sviluppo elementi di fondamentale importanza in una fase critica prospettica che ci sta interessando.

Il Ministro ha chiarito benissimo qual è l'aspetto dei ricavi che possono derivare da questa operazione; la preghiera che le rivolgo in rappresentanza del Gruppo a cui appartengo è prestare attenzione alla tutela della infrastruttura, affinché possa restare nelle mani di un organismo nazionale, per evitare che ci possa essere una dispersione di valore su determinati asset, come quello della comunicazione, che faranno sicuramente la differenza nell'immediato.

PRESIDENTE. La senatrice Garavini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03459 su misure per sostenere i consumatori rispetto agli aumenti dei costi dell'energia, per tre minuti.

GARAVINI (IV-PSI). Signor Presidente, vorrei esprimere al ministro Giorgetti tutta la nostra preoccupazione per il costante e spropositato aumento dei prezzi dell'energia, atteso che nel giro di un paio d'anni i costi di gas e petrolio sono più che quintuplicati e rischiano seriamente di compromettere la ripresa. A causa dell'impennata dei prezzi, infatti, sempre più aziende rischiano di perdere competitività e quote di mercato, al punto da temere ripercussioni per la loro stessa sopravvivenza. In forte sofferenza si trovano anche le famiglie che, secondo stime di Federconsumatori, a causa dei rincari energetici, si devono sobbarcare mediamente fino a 264 euro di costi aggiuntivi annui a famiglia.

Sappiamo che l'Italia ha agito in modo tempestivo per far fronte al caro bollette; il presidente Draghi è stato il primo Presidente del Consiglio a sottoporre la questione energetica anche a livello internazionale, al Consiglio europeo e in sede di G7, ed ha proposto soluzioni concrete, alcune delle quali sono state adottate, solo che il problema purtroppo permane, anzi peggiora, e rischia di mettere letteralmente in ginocchio famiglie ed imprese. Il cittadino comune se ne rende conto tutti i giorni: è sufficiente che vada a fare rifornimento. Io stessa stamattina sono passata da diversi benzinai prima di venire in Senato ed ho potuto vedere come il prezzo della benzina sia schizzato oggi addirittura a 2,30 euro al litro e quello del gas ancora più in alto. Sono aumenti di oltre un terzo del prezzo in soli quattro mesi e questo a fronte di stipendi che sono rimasti invariati, anzi sono diventati più leggeri a causa dell'aumento generalizzato del costo della vita.

Anche il tessuto economico-produttivo è in grave sofferenza: molte imprese vedono evaporare i propri margini di profitto a causa dell'esplosione dei costi e non solo imprese a forte consumo energivoro, anche quelle ad esempio del settore alberghiero o del settore agricolo, già in crisi per il problema della siccità.

Con questa interrogazione urgente, signor Ministro, vogliamo porre all'attenzione sua e del Governo la questione degli aumenti dei prezzi dell'energia, perché nonostante le misure messe in campo fino ad oggi la situazione continua ad essere preoccupante e l'evolversi delle vicende a livello internazionale rischia di peggiorare ulteriormente la situazione, dal momento che si riducono ancora i quantitativi di gas e petrolio a disposizione dell'Europa e dell'Italia.

PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIORGETTI, ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, senatrice Garavini, con l'atto in esame vengono sottoposte in particolare due distinte richieste: promuovere uno strumento europeo per aiutare gli Stati membri a ridurre l'onere delle bollette energetiche e adottare iniziative per bloccare la speculazione sui prezzi dei carburanti, proponendo anche un ulteriore taglio delle accise.

Per quanto di competenza del Ministero dello sviluppo economico (Mise), evidenzio che il tema è stato più volte affrontato a livello governativo, come dimostrano i recenti decreti-legge, nei quali sono state introdotte disposizioni quali il bonus sociale per i soggetti più deboli e le misure a sostegno delle imprese, che hanno visto un diretto coinvolgimento del Mise, che le ha fortemente volute e che continua a lavorare per implementarle, nell'ottica di assicurare alle realtà imprenditoriali l'effettiva sostenibilità dei costi e la competitività a livello internazionale.

Colgo anche l'occasione per ribadire l'intenzione di provvedere e rimediare all'introduzione del de minimis rispetto al riconoscimento del credito d'imposta alle imprese.

Proprio in quest'ultima ottica, la previsione di specifiche misure a livello europeo dirette a garantire ai singoli Stati la provvista finanziaria per misure compensative appare sicuramente una scelta auspicabile e in tal senso va stimolata. Finora, sullo specifico argomento è stata adottata una cornice comune in tema di aiuti di Stato in deroga, di cui il Governo si è già ampiamente avvalso per le misure adottate, ma resta il problema del finanziamento rimesso ai singoli Stati, con conseguenti disomogeneità in ragione delle differenti situazioni dei loro bilanci.

Sottolineo che, in ragione della necessità di modulare i possibili interventi anche sulla base delle esigenze di tenuta dei conti pubblici, il Ministero dell'economia e delle finanze potrà valutare la fattibilità di un'ulteriore riduzione delle accise sui carburanti, che rappresenta comunque solo una delle possibili misure a compensazione dell'impennata dei costi dei carburanti, sulla quale il Mise ha da tempo attivato un particolare monitoraggio e controllo mediante l'azione del Garante per la sorveglianza dei prezzi, le cui strutture e i cui poteri sono stati recentemente implementati con il decreto-legge n. 21 del 2022, avvalendosi del supporto della Guardia di finanza.

Ho avuto già modo di chiarire che dai dati finora acquisiti è emerso che l'incremento dei prezzi di benzina e gasolio è imputabile principalmente all'aumento della quotazione internazionale del prodotto raffinato e, di conseguenza, al margine di raffinazione, mentre non risulta una significativa variazione del margine di distribuzione dei carburanti, elementi che inducono a ricondurre l'innalzamento dei prezzi in misura assolutamente prevalente alla congiuntura dei mercati internazionali e alle misure restrittive inerenti alle importazioni di petrolio dalla Russia.

In particolare, dopo un mese di giugno in cui il prezzo alla pompa di benzina e gasolio era aumentato di quasi venti centesimi di euro al litro rispetto al mese precedente, nell'ultima settimana vi è stato un calo, ancorché assai lieve, dei prezzi alla pompa, causato proprio da un rientro dei margini di raffinazione. Dai dati tratti dal sistema dell'osservatorio dei prezzi dei carburanti, il prezzo medio alla pompa della benzina e del gasolio al 4 luglio risulta rispettivamente di 2,04 euro al litro e di 2,002 euro al litro.

La riconducibilità dell'innalzamento dei prezzi alle descritte cause giustifica ampiamente le richieste di misure specifiche a livello europeo, tanto in riferimento alla tematica degli approvvigionamenti sui mercati internazionali del relativo prezzo d'acquisto, quanto in relazione a specifiche misure di sostegno finanziario ai singoli Stati, mentre il costante monitoraggio sull'andamento dei prezzi a livello nazionale da parte del Mise tramite il Garante dei prezzi risulta funzionale a evitare pratiche speculative il cui contrasto e la cui repressione continuano a essere un obiettivo prioritario. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Garavini, per due minuti.

GARAVINI (IV-PSI). Signor Presidente, signor ministro Giorgetti, siamo consapevoli del lavoro svolto dal Governo, ma sappiamo anche che con i prezzi correnti l'Italia rischia di avere un'ulteriore impennata della bolletta energetica nazionale stimata tra i 6 e i 7 miliardi mensili, una cifra da far tremare i polsi, destinata ad avere conseguenze pesanti sulle tasche dei cittadini.

Per questo chiediamo che l'azione del Governo continui e non demorda, a livello nazionale, attraverso la riduzione delle accise sui costi dell'energia - e ci fa piacere che lei valuti l'ipotesi - e a livello internazionale, affinché l'Italia insista sull'adozione di un tetto massimo al prezzo del gas, a quello del petrolio e a quello dei certificati di Emission trading scheme (ETS). Nei mercati di scambio di titoli energivori si continuano a registrare allarmanti fenomeni speculativi da parte di operatori spesso puramente finanziari, non legati al settore.

Riteniamo pertanto opportuno riservare l'accesso ai mercati energetici solo a operatori commerciali fisici, nel tentativo di evitare la creazione di derivati e di altri prodotti finanziari meramente speculativi, fenomeni che altrimenti destano notevole preoccupazione. Bisogna anche insistere affinché si adottino acquisti congiunti di fonti energetiche da parte dell'Europa così da riuscire a contrattare prezzi più vantaggiosi. Riteniamo opportuno quindi che si preveda, l'istituzione di uno strumento finanziario analogo al Next generation EU perché, come si è riusciti a realizzare il recovery fund in risposta agli effetti della pandemia, allo stesso modo è necessario dotare adesso gli Stati di uno strumento simile che li metta nelle condizioni di far fronte in modo solidale alle difficoltà di famiglie e imprese.

PRESIDENTE. Il senatore Misiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03361 sul fondo indennizzi per gli immobili danneggiati dall'inquinamento dello stabilimento ex Ilva di Taranto, per tre minuti.

MISIANI (PD). Signor Presidente, circa un anno fa, grazie all'approvazione di un emendamento presentato dal deputato del Partito Democratico Ubaldo Pagano, è stato inserito e istituito nel decreto-legge n. 73 del 25 maggio 2021 un fondo, con una dotazione di 5 milioni per il 2021 e 2,5 milioni per il 2022, destinato al riconoscimento di un indennizzo per i danni subiti dagli immobili derivanti dall'esposizione prolungata all'inquinamento dello stabilimento del gruppo Ilva nella città di Taranto.

L'emendamento - diventato l'articolo 77, comma 2-bis, del decreto-legge - specifica i criteri di organizzazione del risarcimento, i limiti massimi e quant'altro, affidando a un decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il MEF, la definizione delle condizioni e delle modalità per la presentazione della richiesta per l'accesso al fondo e per la liquidazione dell'indennizzo e dando un termine, allora, di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione per l'adozione del decreto attuativo.

È passato un anno, del decreto attuativo non abbiamo avuto traccia; chiediamo quindi al ministro Giorgetti quale sia il punto della situazione per la definizione e l'adozione del decreto attuativo citato in premessa, e perché sia stato cumulato questo ritardo per un atto quantitativamente limitato - parliamo di 5 milioni per un'annualità e di 2,5 milioni per l'annualità seguente - ma molto significativo, molto importante per una comunità, come la città di Taranto e in particolare il quartiere Tamburi, che tanti danni hanno sofferto per la vicinanza allo stabilimento dell'ex Ilva.

PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIORGETTI, ministro dello sviluppo economico. Senatore Misiani, come ha ricordato, l'articolo 77 del decreto-legge n. 73 del 2001, cosiddetto sostegni-bis, ha previsto l'istituzione, tramite un emendamento parlamentare, di uno stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico di un fondo da 5 milioni di euro per il 2021 e da 2,5 milioni per il 2022 per indennizzare i proprietari di immobili esposti all'inquinamento degli stabilimenti ex Ilva a Taranto, a favore dei quali sia stato disposto il risarcimento dei danni in virtù di una sentenza definitiva.

La finalità di tale indennizzo è compensare i maggiori costi connessi alla manutenzione degli stabili per la riduzione delle possibilità di godimento nonché per il deprezzamento subito dagli stessi a causa delle emissioni inquinanti provenienti dagli stabilimenti siderurgici del gruppo Ilva.

A seguito dell'approvazione della norma, come predetto di origine non governativa, sono emerse una serie di criticità connesse non già alle finalità della disposizione, di per sé assolutamente meritevoli, ma alla delimitazione della platea dei destinatari e al meccanismo attuativo, nonché alla circostanza che tale tipo di beneficio non rientra per tipologia e oggetto tra quelli ordinariamente nella competenza del Mise, con impossibilità pertanto di utilizzare schemi collaudati.

Sono state quindi necessarie approfondite interlocuzioni tecniche per delineare un quadro selettivo coerente, idoneo a coniugare i beneficiari della norma, individuati dalla legge in coloro che hanno ottenuto una sentenza definitiva di risarcimento danni, con la limitazione delle risorse e con il ridotto arco temporale, che potrebbe escludere una serie di soggetti solo in quanto la sentenza a loro favore non è definitiva per mere ragioni di lungaggini processuali. Inoltre, la complessità della individuazione di parametri idonei a quantificare l'indennizzo per il quale la legge prevede solo il limite massimo, la necessità di ripartire le risorse tra i beneficiari anche in ragione del numero delle istanze nonché delimitare i presupposti fattuali per i quali il Ministero è tenuto a verificare gli accertamenti, in primo luogo il valore dell'immobile quale base e necessità di calcolo, hanno richiesto un supplemento di analisi anche con gli altri Dicasteri interessati.

A seguito di detta valutazione di attività, il Ministero dello sviluppo economico ha ultimato la predisposizione dello schema di decreto che è stato inoltrato al Ministero dell'economia e delle finanze per le verifiche inerenti gli aspetti finanziari e per il concerto che è previsto dalla norma. Per quanto di competenza, posso già dire che si sono privilegiati criteri di semplificazione e velocizzazione della gestione e presentazione delle domande, riducendo quanto più possibile gli adempimenti burocratici ed individuando in parametri fissi e di rapido accertamento quegli elementi quali il valore dell'immobile ed il calcolo del parametro indennitario che la legge ha rinviato al decreto ministeriale.

L'auspicio è pertanto, per la piena e rapida condivisione da parte del MEF dello schema predetto, che una volta acquisito il relativo concerto, potrà essere inoltrato agli organi di controllo e quindi poi pubblicato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Misiani, per due minuti.

MISIANI (PD). Signor Presidente, ringrazio il ministro Giorgetti per la risposta, di cui prendiamo atto e dalla quale si evince che siamo forse all'ultimo atto di una vicenda che, pur con tutte le difficoltà che il Ministro ha ricordato, si è prolungata fin troppo a lungo. Speriamo che il concerto del Ministero dell'economia arrivi rapidamente, così come gli ultimi passaggi istituzionalmente previsti, per concretizzare un indennizzo per il quale sono state stanziate le risorse. È passato un anno, le famiglie, a partire da quelle che hanno avuto una sentenza definitiva di risarcimento a loro favore, aspettano quel rimborso. Speriamo si possa rapidamente arrivare alla definizione di quanto un anno fa è stato approvato dal Parlamento.

PRESIDENTE. Il senatore Malan ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03454 sui ristori previsti per i concessionari autostradali, per tre minuti.

MALAN (FdI). Signor Presidente, per venire incontro alle aziende italiane che sono state in grandissima parte in grave difficoltà per l'emergenza Covid, per le misure fortemente limitative, a volte di chiusura totale, stabilite dal Governo, quest'ultimo e il Parlamento hanno approvato diversi provvedimenti chiamati ristori. Sinteticamente, le condizioni per avere dei ristori erano: un calo del fatturato di almeno il 33 per cento, altrimenti non si aveva nulla; un limite massimo del ristoro del 10 per cento del fatturato da ristorare se l'azienda aveva più di 4 milioni di fatturato, al di sotto di questa soglia si poteva arrivare fino al 20 per cento, ma in ogni caso l'importo non poteva superare i 150.000 euro. Ebbene, queste misure si sono rivelate ampiamente insufficienti, decine di migliaia di aziende sono fallite o hanno chiuso, perché quando si perde il 100 per cento degli incassi e molte spese restano e lo Stato ristora soltanto il 10 per cento, è chiaro che si è costretti a chiudere e a volte non si chiude dopo il fallimento proprio per evitare di inguaiare anche i creditori ed i dipendenti e almeno per non intaccare il proprio patrimonio personale. Molte aziende invece sono del tutto fallite.

Contemporaneamente, un funzionario del Ministero dei trasporti, di sua iniziativa - ma io spero che il Ministro sia a conoscenza di cose che riguardano miliardi di euro - scrive ai concessionari autostradali, che non sono stati colpiti direttamente, anche se certo indirettamente sì, perché c'erano meno persone che circolavano per le strade, ma le autostrade non sono rimaste chiuse. È quindi continuato il regime di monopolio e mentre ristoranti e bar dovevano chiudere, i cosiddetti autogrill continuavano a funzionare e per le autostrade è stato concordato con i concessionari un ristoro del 100 per cento anche senza il raggiungimento del 33 per cento di riduzione del fatturato e senza limiti massimi. È una cosa assolutamente inaccettabile. Questi soldi vengono pagati con l'ennesimo rincaro dei pedaggi autostradali che dovranno pagare anche le aziende che, ancora in mille difficoltà, riescono a tirare avanti, inclusi i titolari delle aziende che hanno dovuto chiudere. È una palese ingiustizia, una cosa ingiustificabile che si aggiunge ad un altro elemento: solo ad Autostrade per l'Italia verrà riconosciuto un miliardo di risarcimento, 452 milioni sono già stabiliti in un documento che le mostro Ministro, perché vedo che scuote la testa, e contemporaneamente questi stessi benefici riguarderanno tutti i concessionari autostradali, che pure hanno sempre incassato tutto anche quando incassavano, come in tutti gli anni precedenti, molto più di quanto il piano economico e finanziario approvato anche dal Governo prevedesse. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, professor Giovannini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIOVANNINI, ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Signor Presidente, in via generale ricordo che la rete autostradale in concessione è gestita da operatori pubblici e privati sulla base di specifici atti convenzionali. I livelli tariffari applicati sulla rete autostradale in concessione sono definiti in aderenza alle disposizioni convenzionali e le variazioni tariffarie sono rese efficaci attraverso l'adozione di appositi decreti interministeriali da parte del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e del Ministro dell'economia e delle finanze e non già mediante meri provvedimenti adottati dai dirigenti ministeriali.

In base alle previsioni di cui all'articolo 16 del decreto-legge n. 109 del 2018, il cosiddetto decreto Genova, la definizione degli adeguamenti tariffari è di competenza dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART), la quale ha introdotto un nuovo sistema tariffario improntato al principio del price cap, che assicura un livello tariffario correlato al costo del servizio. A partire dall'anno 2019, nelle more dell'adozione del nuovo sistema tariffario dell'ART, non è stato applicato alcun incremento tariffario sulla rete autostradale.

Quanto alle misure economiche dirette a mitigare gli effetti derivanti dall'emergenza sanitaria da Covid-19, si rappresenta che le stesse sono determinate in stretta aderenza alla metodologia definita e comunicata dall'ART con nota del 15 luglio 2021 e applicabile a tutte le società concessionarie. Detta metodologia, nel prevedere un ristoro esclusivamente parziale, prende a riferimento i pregiudizi economici effettivi e, pertanto, tiene conto non solo dei minori ricavi di periodo, ma anche dei minori costi sostenuti.

Per quanto concerne l'importo di 542 milioni di euro, riportato nel terzo atto aggiuntivo alla convenzione, sottoscritto in data 21 marzo 2022 e approvato con decreto interministeriale n. 72 del 23 marzo 2022, registrato dalla Corte dei conti in data 29 marzo 2022, si evidenzia che tale importo non costituisce alcun credito di detta società in quanto risulta interamente superato dalla citata nuova metodologia di calcolo definita dall'ART. Infatti, come precisato nel piano economico finanziario (allegato E, suballegato 1), gli effetti economici prodottisi durante l'intero periodo di emergenza da Covid-19 saranno quantificati dal concessionario avendo riguardo all'intero periodo d'emergenza e sulla base della metodologia definita dall'ART e valutati naturalmente da quest'ultima per quanto concerne la corretta applicazione di detta metodologia.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Malan, per due minuti.

MALAN (FdI). Signor Ministro, ho visto di tutto in questi anni per difendere gli interessi dei concessionari autostradali a scapito dei cittadini e non solo di quelli che circolano per le autostrade, perché tutti noi paghiamo i costi dei pedaggi autostradali. Infatti, chiunque compri qualcosa sa che quelle merci saranno passate quasi sempre attraverso un'autostrada.

Ebbene, finora ho visto di tutto, ma le giravolte che lei ha espresso in quest'Aula superano veramente qualunque limite. Lei ha citato l'allegato E, ma guardi che ce l'ho anch'io: in esso è scritto 542 milioni all'Aspi, Autostrade per l'Italia, per i soli mesi da marzo a giugno del 2020 e lei ha detto che il rimborso è solo parziale. Ha detto una parzialissima verità, nel senso che effettivamente - bontà sua - il Ministero ha deciso che se hanno incassato 100 di meno, ma hanno anche speso 10 di meno, il rimborso non sarà di 100 ma sarà di 90. In questo senso il rimborso è solo parziale. Ma allora le chiedo, Ministro, che senso abbia il decreto ristori, che anche lei ha votato, perché c'è anche lei in Consiglio dei ministri e non partecipa solo agli incontri con i concessionari autostradali; che senso ha stabilire dei limiti per gli altri e poi questi limiti superarli per chi è in condizioni di enorme vantaggio, ha profitti che solo nel traffico della cocaina si conseguono e sono in situazioni di monopolio? È veramente un'ingiustizia gravissima.

Migliaia di aziende sono fallite e si finanziano invece i profitti di investitori internazionali, perché Aspi ormai ha una maggioranza estera e la Cassa depositi e prestiti è in minoranza. È una cosa assolutamente ingiustificata e vergognosa. Darò tutti gli atti alla Corte dei conti e chiedo di destituire quel dirigente, che peraltro è lì da venticinque contro la legge anticorruzione, perché evidentemente agisce non secondo i dettami della difesa degli interessi pubblici, ma per difendere altri interessi. (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Vono ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03457 sugli investimenti in infrastrutture idriche, per tre minuti.

VONO (FIBP-UDC). Signor Ministro, voglio ringraziarla e, attraverso lei, ringraziare tutto il Governo per aver deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori dell'Italia settentrionale. Desidero cogliere al contempo l'occasione per informarla che molte altre Regioni del Centro Sud necessitano della medesima attenzione per la stessa grave situazione dovuta al periodo di siccità, che purtroppo persiste.

È vero che con il decreto-legge infrastrutture, il decreto n. 68, attualmente all'esame della Commissione lavori pubblici al Senato, all'articolo 2 si prevedono interventi per semplificare le procedure per l'approvazione di progetti per la costruzione, le attività di controllo e la manutenzione delle grandi dighe. Proprio il suo Ministero, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS), prevede interventi per oltre 12,3 miliardi di investimenti sulle infrastrutture idriche, con risorse a disposizione per 4,6 miliardi, che utilizzano anche i fondi del PNRR, del PON infrastrutture e del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nonché altri 7-8 milioni del Piano nazionale infrastrutture per la sicurezza nel settore idrico. Mancherebbero quindi circa 7 miliardi per completare i piani, i programmi operativi e gli interventi nelle infrastrutture idriche, così come previsto dall'allegato infrastrutture al DEF.

Inoltre, il potenziamento di queste infrastrutture idriche aiuterebbe a mitigare gli impatti negativi della carenza di acqua in agricoltura, con benefici per tale settore e per tutti gli altri collegati, ma anche per i consumatori finali dei prodotti agricoli. Ciò premesso, occorre effettuare un piano completo di interventi, tra cui il dragaggio dei laghi e sbarramenti fluviali idroelettrici che risultano interrati, la trasformazione delle cave dismesse in bacini di accumulo, le trasformazioni dei sistemi di irrigazione (a scorrimento, a pioggia e a goccia), la riduzione delle perdite d'alveo sulle principali rogge derivatorie, il contrasto del cuneo salino del bacino del Po.

In questo contesto, le chiedo se il suo Dicastero intenda sostenere la definizione, attraverso l'annunciato decreto-legge siccità, di un piano completo di interventi urgenti e modifiche normative per velocizzare gli iter di quelle infrastrutture già progettate, e superare i limiti alla capacità di spesa dei fondi ordinari da parte degli enti attuatori; un piano che dovrebbe essere accompagnato alla richiesta alla Commissione dell'Unione europea di una modifica della normativa del Next generation EU per consentire il finanziamento con il PNRR di tutte le infrastrutture idriche in modo da risolvere in modo strutturale la criticità della rete italiana. Le chiedo quale sia l'orientamento del Governo rispetto alla costruzione di duecento nuovi invasi su tutto il territorio nazionale, secondo il piano predisposto dall'Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela dei territori e acque irrigue, che ha un costo stimato di 3,5 miliardi di euro.

C'è un ultimo tema su cui desideriamo conoscere il suo orientamento, relativo a un contratto istituzionale di sviluppo sul tema della risorsa idrica che coinvolga i territori interessati per accelerare le procedure e avere i fondi a disposizione. Anche attraverso questo meccanismo si potrebbe disporre di oltre 1 miliardo di euro in procedure analoghe a quelle del PNRR, già predisposte dal Ministero del Sud del ministro Carfagna.

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, professor Giovannini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GIOVANNINI, ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Senatrice Vono, come lei ha ricordato, negli ultimi diciotto mesi il Governo ha assunto iniziative senza precedenti per rendere più robusto ed efficiente il sistema di gestione della risorsa idrica, investendo ingenti risorse a valere sul PNRR e sui fondi nazionali, e varando importanti riforme per risolvere in maniera strutturale il problema della scarsità d'acqua, tenuto conto degli effetti sul sistema idrico della crisi climatica.

Per quanto concerne la gestione delle risorse idriche e delle relative infrastrutture, il quadro ordinamentale vigente prevede l'intervento e il coinvolgimento di diversi Ministeri ed enti. Al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS) compete il finanziamento delle infrastrutture idriche primarie e di interventi volti alla riduzione delle perdite; la vigilanza sulla sicurezza e sulle operazioni di controllo di competenza dei concessionari delle grandi dighe e delle opere di derivazione; inoltre, la valutazione e l'approvazione dei progetti delle grandi dighe e opere di derivazione e adduzione, la pianificazione e programmazione degli interventi sulle infrastrutture idriche primarie.

Dall'altro lato, al Ministero della transazione ecologica competono la regolazione ambientale e la politica energetica; al Ministero delle politiche agricole e forestali la pianificazione dei fabbisogni infrastrutturali irrigui, all'ARERA la regolazione economica e infine - ma non meno importante - alle Regioni, in qualità di concedenti, compete la gestione del servizio idrico, cui si aggiungono 7 autorità di distretto dei bacini idrografici. Quindi, è una situazione obiettivamente molto complessa.

Le iniziative assunte dal nostro Ministero nel corso degli ultimi diciotto mesi -dunque ben prima della crisi attuale - che in parte lei ha ricordato, riguardano la semplificazione normativa e il miglioramento della governance per la realizzazione rapida di investimenti nelle infrastrutture idriche. Si tratta di uno degli impegni del PNRR attuato con il decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121. In tale ambito è stata prevista la redazione del Piano nazionale delle risorse idriche, assente nell'ordinamento fino a questa riforma. Questo spiega gran parte della situazione in cui ci troviamo.

Il decreto che fissa i principi per la definizione del Piano è stato predisposto dal MIMS ed è attualmente alla firma dei Ministeri concertanti. Si prevedono la ripartizione degli investimenti primari di nostra competenza, pari a circa 4,7 miliardi di euro; l'incremento a oltre 2 miliardi di euro dell'entità dei finanziamenti destinati all'attuazione del citato Piano nazionale e l'utilizzo delle risorse del Fondo progettazione opere prioritarie anche per il finanziamento dei progetti relativi alle infrastrutture idriche. Evidenzio, poi, che il nuovo Piano nazionale persegue l'obiettivo di assicurare una più completa pianificazione degli interventi, mettendo insieme tutte le varie componenti, compreso il cosiddetto Piano laghetti.

Segnalo altresì che gli interventi finanziati con risorse del PNRR e del piano complementare già beneficiano di procedure accelerate che potrebbero essere utilmente estese anche ad altre tipologie di interventi e che si sta valutando di introdurre ulteriori semplificazioni e specifiche misure di accompagnamento in favore degli enti concedenti e dei soggetti attuatori che spesso non hanno le capacità, dal punto di vista delle risorse umane, di fare le progettazioni.

Infine, ricordo che sono stati finanziati 169 progetti per infrastrutture irrigue collettive per oltre 1,2 miliardi di euro, cui si aggiungono ulteriori 440 milioni di euro previsti dall'ultima legge di bilancio.

Per ciò che concerne, senatrice Vono, il suo riferimento alla possibile sottoscrizione del contratto istituzionale di sviluppo, è imminente la costituzione di un apposito tavolo tecnico, di cui il MIMS farà parte, finalizzato proprio alla definizione del piano di investimento di oltre un miliardo di euro relativo all'intero ciclo dell'acqua, dall'adduzione e distribuzione della risorsa idrica, fino alla depurazione delle acque reflue e al riuso delle stesse.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Vono, per due minuti.

VONO (FIBP-UDC). Signor Ministro, la ringrazio per la risposta, della quale possiamo ritenerci in parte soddisfatti grazie ai chiarimenti dati in merito ai nuovi investimenti.

Tuttavia, proprio sulla base delle indicazioni emerse che lei stessa ha dato, mi preme sottolineare l'esigenza - e sembra che ci sia questa volontà - di aggiornare e implementare tempestivamente il piano di manutenzione delle stesse infrastrutture idriche, accelerando i procedimenti di valutazione dell'impatto degli eventuali escavi e impiegando la normativa di maggiore speditezza procedurale già approvata dal Governo. Questa normativa, senza pregiudicare le tutele di carattere ambientale, consente un contingentamento dei tempi funzionale alla celere realizzazione di tali interventi.

Signor Presidente, desidero infine esprimere, a nome del Gruppo Forza Italia, il cordoglio per le vittime della tragedia della Marmolada e la vicinanza alle loro famiglie. Un disastro ambientale così forte e grave ci impone di prendere atto che il cambiamento climatico non può più essere ignorato e che dobbiamo lavorare insieme per utilizzare in modo migliore e più adeguato le risorse, attuando scelte più coraggiose. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza, a nome dell'Assemblea, rinnova il sentimento di cordoglio per le vittime colpite da una così grave sciagura.

La senatrice Corrado ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03430 sui diritti fotografici di una pubblicazione sul sito archeologico di Pompei, per tre minuti.

CORRADO (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Ministro, il 3 maggio scorso il direttore del Parco archeologico di Pompei ha invitato «Scienze e Lettere», storica casa editrice specializzata in divulgazione scientifica di materie umanistiche, a esibire copia dell'autorizzazione all'uso di 12 immagini poste a corredo del pamphlet «Pompei. La catastrofe (2014-2020 d.C.)» pubblicato un paio di mesi prima. Asseriva infatti il dirigente che, ai sensi degli articoli 107 e 108 del decreto legislativo n. 42 del 2004, l'ente gestore dei diritti di riproduzione dovesse essere interpellato preventivamente per decidere se e a quale prezzo consentire la pubblicazione delle fotografie. In realtà, l'articolo 108 del codice dei beni culturali stabilisce la gratuità d'uso delle immagini dei beni pubblici per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero e promozione della conoscenza del patrimonio culturale: tutte condizioni pienamente soddisfatte da «Pompei. La catastrofe (2014-2020 d.C.)». Ciò nonostante, il botta e risposta tra il direttore del Parco archeologico e «Scienze e Lettere» continua tuttora.

Quella del super direttore Zuchtriegel, lo stesso che lei difese in quest'Aula lo scorso anno da pesanti contestazioni sul restauro del teatro ellenistico-romano di Velia, confermate poi da ANAC e dalle indagini dei carabinieri del Nucleo TPC per conto delle procure di Vallo della Lucania e Potenza, più che una super ritorsione, sembra un dispettuccio, per di più male orchestrato nei confronti di chi ha svelato il segreto di Pulcinella di una Pompei ridotta da lei e dal professor Osanna a mero scopertificio a orologeria. Alludo agli autori Helga Di Giuseppe e Marco Di Branco, entrambi archeologi di vaglia.

Quanto all'identità degli artefici di una così sgangherata vendetta, basti dire che il documentatissimo pamphlet, che senza mezzi termini definisce la gestione di Pompei nel periodo 2014-2020 una catastrofe scientifica, etica e culturale causata dalle dissennate politiche di Dario Franceschini e della sua corte dei miracoli, che fa impallidire quella del 79 d.C., ricostruisce con puntualità la fulminea carriera tutta pompeiana di Massimo Osanna il quale, chiamato poi a Roma da lei, ha liberato a Zuchtriegel la poltrona di direttore generale di Pompei.

Le chiedo, signor Ministro, con questa interrogazione - la mia 188a alla sua attenzione, contro sole 19 risposte - di chiarire se lei e Osanna foste al corrente dell'iniziativa nei confronti di «Scienze e Lettere» e chi sia e a che titolo sia stato pagato il presunto esperto esterno che avrebbe convinto Zuchtriegel a pretendere dall'editore un'autorizzazione non necessaria e il pagamento di 619,8 euro di diritti non dovuti.

Le chiedo, ancora, di promuovere un'indagine ispettiva per accertare se l'iniziativa del direttore di Pompei, causa di un gravissimo danno di immagine al cosiddetto Ministero della cultura, non abbia avuto l'assenso preventivo o addirittura l'input dell'intera catena di comando del MIC.

PRESIDENTE. Il ministro della cultura, onorevole Franceschini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

FRANCESCHINI, ministro della cultura. Signor Presidente, con riferimento alle domande poste dagli interroganti, abbiamo chiesto agli uffici di ricostruire tutta la vicenda.

Risulta che, in merito alla richiesta del pagamento dei corrispettivi connessi alla riproduzione dei beni culturali, gli uffici hanno ritenuto non ravvisabile alcun carattere eminentemente ritorsivo e intimidatorio - com'è stato indicato - da parte del direttore, che ha svolto l'attività in ossequio alla normativa vigente.

In merito al rilievo secondo cui l'articolo 108 del codice dei beni culturali giustificherebbe l'esenzione dal pagamento dei canoni dovuti alla riproduzione dei beni culturali, è stato evidenziato che la norma citata prevede tale esenzione solamente nel caso in cui le riproduzioni siano utilizzate senza scopo di lucro. Nel caso di specie, in contrario, come anche rappresentato dagli stessi interroganti, risulta che il volume è stato commercializzato e tale circostanza giustifica la richiesta del pagamento dei corrispettivi connessi alla riproduzione.

In merito al misterioso esperto esterno chiamato a svolgere una valutazione sul caso sottoposto, gli uffici hanno comunicato che il parere, richiesto proprio per garantire un giudizio terzo e imparziale e per assicurare una puntuale applicazione della normativa di settore, è stato reso a titolo gratuito e l'esperto coinvolto è il direttore dell'Istituto archeologico germanico di Roma, professor Dally.

Infine, preciso che, tenuto conto dell'autonomia speciale riconosciuta al Parco archeologico di Pompei, non è richiesta, né c'è stata alcuna autorizzazione da parte della Direzione generale musei, tantomeno del Ministro per le attività che il Parco è chiamato a intraprendere in attuazione dell'articolo 108 del codice dei beni culturali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Corrado, per due minuti.

CORRADO (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Ministro, la sua risposta numero 19 non poteva essere più deludente, ma non tutto è perduto. Le sue dimissioni sarebbero - cito dai social - quel passo doveroso che potrebbe altresì convincerci che veramente c'è speranza di redenzione per tutti, anche per lei.

È sua, infatti, la responsabilità di quest'ultimo abuso di potere del direttore di Pompei, perché, invece di rimuoverlo, lo difese - ripeto - da gravi e fondati accuse, con argomentazioni pretestuose. E di nuovo oggi ha dato a questa Assemblea spiegazioni inconsistenti, per giustificare a ogni costo, in Zuchtriegel, l'inettitudine di tutti i direttori dei musei autonomi e poter dichiarare ai media che la riforma nel complesso ha funzionato, che nei musei si va non più solo per vedere un'opera d'arte (cioè per imparare e per crescere), ma anche per vivere un'esperienza e passare una giornata; come dall'estetista, Ministro, come in crociera o a Gardaland; il biglietto ormai costa quasi uguale.

Sono quarantaquattro i palcoscenici dove gli apprendisti stregoni delle sue politiche neoliberiste esercitano l'arbitrio che lei ha concesso loro. Sanno bene che, se ammettesse un errore - e ne fanno di continuo: pensi alla gestione scandalosa della Reggia di Caserta o del MAN, dei musei di Capodimonte, Matera, Taranto - lo accollerebbe anche a se stesso, essendo tutte sue nomine fiduciarie quelle delle selezioni internazionali, come ama definirle; sue o di Massimo Osanna, comunque scelto da lei. Ovunque, ma in particolare a Pompei, lei ha imposto l'idea che fare mercato del patrimonio culturale pubblico sia valorizzazione. Così la traccia dello scritto del concorso per i nuovi dirigenti, martedì scorso, chiedeva al candidato come organizzare un evento nazionale e internazionale e come reperire le risorse dai privati: una vergogna senza precedenti, una traccia umiliante per chi studia anni da tecnico della tutela. Ma il profilo che lei cerca è quello del capocomico, anzi del guitto, e ovunque lei ha mescolato ruoli tecnici e politici. È uno scandalo anche la sua consulente imposta come esperta nel comitato tecnico-scientifico per le belle arti e votatasi poi presidente.

Se ne vada, Ministro, e speri che l'oblio cada sul suo nome e sulla sua... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. La senatrice Alessandrini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03458 sulla gestione della piattaforma ITsART, per tre minuti.

ALESSANDRINI (L-SP-PSd'Az). Signora ministro Franceschini, durante il lockdown, con teatri e cinema chiusi e senza poter partecipare a concerti o spettacoli, l'idea di istituire una piattaforma digitale che permettesse a tutti gli artisti italiani e ai musei di distribuire contenuti in streaming a pagamento era sembrata interessante. Con dispiacere, però, dobbiamo constatare che la gestione registra forti perdite, quasi 7,5 milioni di euro, di fatto dimezzando la sua liquidità, visto che l'impresa era decollata con circa 16 milioni di euro effettivi, di cui circa 6,5 milioni versati da Cassa depositi e prestiti e 10 milioni di euro dal Ministero della cultura, con il decreto rilancio.

Nel suo primo anno di vita ITsART, con 1.400 titoli di contenuti offerti, ha registrato solo 141.000 utenti; ma un numero ancora minore, una volta entrato nella piattaforma, ha acquistato qualcosa. Una delle cause di questo flop è da ravvisare principalmente nella mancanza di pubblicità: questa piattaforma non la conosce nessuno, Ministro. Inoltre gli analisti del settore avanzano altre ipotesi su questo fallimento economico: una raccolta titoli poco accattivante, ma soprattutto prezzi totalmente fuori mercato (7 euro per il tour virtuale di un museo, quando il biglietto per visitarlo di persona costa 10; documentari a 5 euro; film che si trovano disponibili in streaming gratuito ovunque, anche su Raiplay, mentre su ITsART sono a pagamento).

Le chiedo quindi, dopo il cambio del terzo amministratore delegato in meno di un anno, quale sia la strategia industriale di ITsART, chi dovrà continuare a finanziare questa piattaforma o se invece non sia piuttosto il caso di fermare l'operazione, che si è dimostrata economicamente insostenibile, a maggior ragione vista la congiuntura economica eccezionalmente negativa, tale da non giustificare un tale dispendio di risorse dei contribuenti italiani.

In ultimo, signor Ministro, visto che l'intento è quello di diffondere contenuti e prodotti realizzati dalle grandi istituzioni culturali italiane, perché, invece di ITsART, non la chiamiamo con un nome italiano? (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro della cultura, onorevole Franceschini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

FRANCESCHINI, ministro della cultura. Come l'interrogante ha ricordato, ITsART è partita sulla base non di una scelta amministrativa del sottoscritto o del Ministero, ma di una norma di legge approvata dal Parlamento, proprio partendo dall'esperienza della pandemia, quando spontaneamente gran parte delle istituzioni teatrali e musicali, non potendo svolgere la loro attività nelle sale chiuse, si è trasferita sulla rete, con un buon ritorno di pubblico e di successo, colmando quel vuoto.

È partita l'idea di avere una piattaforma che integrasse l'offerta di spettacolo dal vivo, offrendo al pubblico italiano e, con il tempo, anche al pubblico internazionale la possibilità di accedere online a contenuti culturali del Paese.

Io continuo a essere convinto che questo spazio vi sia e sia molto consistente, perché il successo della cultura italiana nel mondo è tale che un'offerta online di tutta la produzione, degli spettacoli in particolare, ma anche di musei e di altre attività online, potrebbe - a mio avviso - interessare una platea potenziale molto forte.

Sulla base di quella norma e in adempimento della stessa sono state affidate a Cassa depositi e prestiti la gestione industriale dell'operazione e anche la scelta, che ha fatto autonomamente, del partner privato, come consentiva la norma di legge. Da quel momento, com'è giusto che sia, la politica si è chiamata fuori. Non si può, infatti, pretendere contemporaneamente che la politica stia fuori dalla gestione e dalle scelte industriali e poi, quando le cose funzionano più o meno secondo i propri desideri, debba rientrare.

Così è avvenuto. Il Ministero non ha partecipato alla scelta industriale, non ha partecipato alla scelta del partner, non ha partecipato alle strategie industriali, se non dando l'indirizzo che il Parlamento ha indicato. Questa mattina, in previsione della risposta a questa interrogazione, ho incontrato l'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, che mi ha confermato che la Cassa ritiene vi sia uno spazio industriale molto forte e che vanno introdotte alcune correzioni, in particolare attraverso la collaborazione con altre istituzioni (la RAI, più volte sollecitata dal Parlamento); puntando più sugli abbonamenti che sulla vendita del singolo spettacolo; attraverso l'ampliamento della compagine societaria e soprattutto attraverso un'attività di promozione e consolidamento per dare un'immagine più innovativa, più forte e più strutturata dell'operazione.

Inoltre, io capisco che politicamente si faccia così, ma un anno, per un'operazione industriale che parte da zero, non è tempo sufficiente per fare una valutazione. Le perdite nel primo anno sono connaturate a una start up che parte. Ci vorrà del tempo e il Parlamento, giustamente, partendo questa iniziativa da una sua norma, potrà dare una valutazione, ma quando il tempo consentirà di scriverla pienamente e non in modo un po' affrettato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Alessandrini, per due minuti.

ALESSANDRINI (L-SP-PSd'Az). Signor Ministro, non mi ritengo soddisfatta della sua risposta e le spiego il motivo. È dovere della politica intervenire quando vengono spesi i soldi degli italiani, che dovrebbero essere investiti, in un momento di crisi come questo quello attuale, per dare delle risposte.

Il buongiorno si vede dal mattino. Sicuramente questa piattaforma è partita con un intento, ma è partita in ritardo, quasi a fine pandemia e non si è sicuramente rivelata all'altezza del comparto della cultura italiana, che è un'eccellenza mondiale. Ci sono state e sono emerse - come lei ha prima affermato - delle ingenuità - chiamiamole così - gestionali.

Ovviamente l'offerta non è stata competitiva e non ha contemplato neanche un accordo con RaiPlay sul costo dei film. Stiamo vedendo qual è la situazione italiana: ci saranno delle strette in autunno, con le sale cinematografiche che continuano a chiudere e che sono costrette a licenziare i propri addetti, con artisti e maestranze sottopagati. Io trovo questo inaccettabile, perché la cosa grave è che sono stati sprecati inutilmente milioni di euro dei contribuenti italiani.

Noi continueremo a vigilare, sperando vi sia una inversione di marcia. Per come è stata gestita fino adesso, le chiedo di tenere in considerazione di chiudere la piattaforma e di utilizzare i fondi per dare delle risposte e fare da volano economico per i comparti cultura e turismo, perché sappiamo che spesso hanno pochi fondi a disposizione.

PRESIDENTE. La senatrice De Lucia ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03455 sulla carenza di personale negli uffici centrali e periferici del Ministero della cultura, per tre minuti.

DE LUCIA (M5S). Signor Ministro, io premetto che lo scorso 4 luglio 2022 si è svolta, proprio davanti alla sede del Ministero della cultura oltre che in diverse piazze italiane, una manifestazione per protestare contro la situazione di sottodimensionamento cronico in cui versa il suo Dicastero a causa di una grave carenza di organico (secondo le ultime stime, si parla di 10.567 dipendenti a fronte di una dotazione teorica di circa 19.000 unità).

Ancora ricordo che la maggior parte dei luoghi della cultura italiani soffre la medesima carenza di organico, come comprova anche la lettera aperta a lei indirizzata dal Museo archeologico e d'arte della Maremma di Grosseto, nella quale si denuncia ancora una volta il problema della persistente mancanza di personale e il bisogno di intervenire celermente sul tema delle assunzioni, pena la chiusura obbligata. Su tutto il territorio è ormai diffusa l'esternalizzazione dei rapporti di lavoro e l'utilizzo di contratti di servizio detti fiduciari, che hanno come risultato il riconoscimento di retribuzioni sempre più al ribasso. Al contempo si assiste a un crescente utilizzo surrettizio del volontariato per colmare lacune di organico. Dai media si apprende che queste prassi sarebbero già in essere in importanti istituzioni museali, come il Museo egizio di Torino, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo (MAXXI) di Roma e molti altri, compresi i musei civici di Trieste che sono in agitazione dallo scorso mese di aprile. Inoltre, è in fase di approvazione definitiva la legge delega in materia di operatori dello spettacolo, che ha tra i suoi scopi anche quello di definire un sistema di welfare adeguato alle figure professionali del settore specifico, tenendo conto delle loro diverse peculiarità.

Si valuti inoltre che l'articolo 9 della nostra Carta costituzionale richiede l'impegno presente e futuro da parte di tutte le istituzioni della Repubblica per la tutela del patrimonio culturale, anche al fine di consentirne la fruibilità da parte dei cittadini e che un altro principio fondamentale, quello relativo al lavoro, di cui all'articolo 4 della Costituzione, poi rinnovato nelle previsioni di cui agli articoli 36 e 37, riconosce il diritto a una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto e condizioni di lavoro in sicurezza.

Si consideri che si rende dunque urgente un suo intervento e che, sulla scorta della citata legge delega, sarebbe coerente adeguare, ove necessario, anche il sistema di welfare dei lavoratori della cultura.

Chiediamo quindi di sapere (io e tutti i colleghi della 7a Commissione del Senato) quali misure concrete lei intenda adottare sul piano organizzativo, occupazionale e degli investimenti, al fine di dotare finalmente gli uffici centrali e periferici, comprese biblioteche e archivi, della giusta dotazione organica e quali iniziative, anche a carattere normativo, intenda promuovere per far cessare le distorsioni causate da un abuso del volontariato e delle esternalizzazioni che stanno comportando una corsa al ribasso dei salari e delle tutele.

PRESIDENTE. Il ministro della cultura, onorevole Franceschini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

FRANCESCHINI, ministro della cultura. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti pongono un tema serio, la carenza di personale, che deriva da una serie di elementi, come l'avanzata età media dei dipendenti del Ministero - e non soltanto di quello che fa capo a me - e quota 100, le cui conseguenze hanno portato a un'uscita anticipata di molte persone.

Abbiamo in corso diverse procedure che puntano a colmare questi vuoti che vorrei citarle brevemente. Dal 2017 al 2022 sono state inquadrate più di 1.500 unità di personale; in particolare dal marzo 2022, ad esito di procedura concorsuale, sono stati inquadrati nei ruoli del Ministero 289 funzionari amministrativi destinati agli uffici centrali e periferici; sono attualmente in corso di svolgimento le prove selettive finalizzate al reclutamento di 334 unità di assistente amministrativo e di 100 unità di assistente informatico; per lo svolgimento delle attività di accoglienza e vigilanza nei musei, il Ministero ha indetto una procedura di reclutamento di 500 unità di personale e ha già proceduto all'assunzione di 250 unità selezionate e si stanno ultimando le procedure volte all'inquadramento delle restanti unità di personale. Attualmente, inoltre, è in fase di conclusione il concorso pubblico per il reclutamento di ulteriori 1.052 unità di personale di assistenza e vigilanza a tempo indeterminato. Nelle more dell'adozione del piano triennale dei fabbisogni del personale, il Ministero ha avviato le procedure volte al reclutamento di 520 unità di personale, di cui 250 fra tecnici, architetti, ingegneri, paleontologi, restauratori, bibliotecari e archeologi e di 270 funzionari archivisti dello Stato. È in corso un concorso alla Scuola nazionale dell'amministrazione (SNA) per 20 dirigenti amministrativi ed è in fase di svolgimento il primo corso-concorso bandito dalla Scuola nazionale di amministrazione dei beni culturali per 50 dirigenti con professionalità tecnico-specialistica. Il Ministero sta avviando il reclutamento di 12 dirigenti amministrativi, sempre dal prossimo corso-concorso; 12 unità di personale presso l'unità di missione per l'attuazione del PNRR sono già in servizio, come le collaborazioni autorizzate dalla legge per l'attuazione del PNRR.

So perfettamente che non basta. Ritengo anche che in generale sulla pubblica amministrazione - è difficile procedere per singoli Ministeri - siano necessarie procedure di assunzione veloci nel rispetto delle norme costituzionali, che consentano però di portare nuove energie giovani e professionalità vere in un numero molto consistente. Questo renderebbe molto più facile attuare anche gli obiettivi del PNRR, con un personale giovane e digitalizzato e con le energie di chi entra nella pubblica amministrazione, anziché quelle di chi sta per uscire.

Sul welfare, come l'interrogante sa bene, sta arrivando a compimento - la prossima settimana, spero - l'approvazione della legge delega alla Camera nel testo approvato al Senato, che contiene misure innovative - finalmente! - sul tema del welfare dello spettacolo. Penso sarebbe molto utile che il Governo e il Parlamento insieme capissero e ragionassero su come estendere quelle misure anche ad altri settori della cultura che hanno bisogno di maggior protezione dal punto di vista del welfare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Airola, per due minuti.

AIROLA (M5S). Signor Ministro, è evidente che la questione è di amplissima portata e richiede quindi un piano adeguato, con una progettualità.

Nel farle una proposta, solleviamo due temi che non ha toccato, ma che sono fondamentali: in primo luogo, occorrerebbe mandare una circolare a tutti gli istituti dipendenti dal Ministero (siano siti museali, archeologici o culturali) per adeguare i salari del personale esternalizzato. Le esternalizzazioni sono sempre più diffuse e sicuramente non invogliano i giovani a intraprendere certe carriere, a causa di paghe tra i quattro e i cinque euro l'ora e addirittura, in alcuni posti, dall'obbligo di comprare anche la divisa (i dipendenti fungono da personale museale o di assistenza). Questo potrebbe essere un atto formale, ma sostanziale, per imprimere un cambiamento.

In secondo luogo, vi è l'aspetto dell'uso eccessivo del volontariato: rispettiamo tantissimo la generosità del volontario, che però non può sostituire le figure professionali - anche per la sua stessa sicurezza - sminuendo magari anche le competenze. Questo è un altro limite che ferma un giovane che vuole intraprendere una carriera nel comparto culturale, provocando un danno a tutta l'economia.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

MAIORINO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAIORINO (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, solo lo scorso 25 giugno Oslo è stata teatro di un vile e cruento attacco, a mezzo di arma da fuoco, che ha visto la morte di due persone e il ferimento di altre ventuno. Le autorità l'hanno definito un attacco di stampo terroristico: aveva come bersaglio la comunità LGBT della città di Oslo e quella norvegese.

Tanto è stato cruento e ha spaventato quell'attacco, che il pride, che si sarebbe dovuto tenere due giorni dopo, è stato cancellato, non essendo più ritenuto sicuro il suo svolgimento da parte delle autorità. Ciò nonostante, molte persone hanno marciato proprio sulla scena di quell'orribile reato, per testimoniare la loro esistenza e il loro diritto alla visibilità.

Il prossimo 9 luglio, dopodomani, si terrà il primo pride di Viterbo, che è uno di quelli diffusi, nel senso che, contrariamente a quanto si sia usato ultimamente, il pride ora si svolge in tante città, anche di provincia, e il giorno 9 toccherà a Viterbo. Ora, qualcuno - un utente dei social - ha ben pensato di suggerire di portare con sé in quella occasione un M4. Ho dovuto guardare cosa fosse su Wikipedia: si tratta di un fucile d'assalto, in grado di uccidere, con una sventagliata di pallottole, il maggior numero di persone possibile. Sui social è arrivata questa minaccia agghiacciante, sotto un post che annunciava appunto il pride di Viterbo.

Alla tetra luce di quanto accaduto solo pochi giorni fa ad Oslo, naturalmente questa minaccia assume interamente la propria consistente pericolosità. Devo ringraziare le Forze dell'ordine che, su segnalazione del comitato promotore, sono intervenute tempestivamente, identificando e fermando l'autore di quel commento.

Prego la neo insediata amministrazione Frontini di concedere il patrocinio al pride di Viterbo perché è essenziale che le istituzioni scelgano nettamente la parte da cui stare.

Il MoVimento 5 Stelle naturalmente parteciperà al pride di Viterbo, e voglio sottolineare ancora una volta come le responsabilità, purtroppo, di un tale odio e della sua incitazione ricadono anche proprio su questa Assemblea, dove ancora riecheggiano le risate e le manifestazioni sguaiate di giubilo all'affossamento di una legge che diceva una cosa molto semplice, che è stata ribadita oggi nelle motivazioni depositate dalla Cassazione: la critica politica è cosa diversa dall'incitamento all'odio (Applausi). Spero che questo lo capisca anche il noto senatore leghista, oggetto della sentenza, che ha fatto della confusione tra l'istigazione all'odio e la critica politica la sua cifra distintiva.

Invito quindi tutte le autorità, queste presenti e quelli locali, a partecipare al pride di Viterbo per manifestare la loro solidarietà alla comunità LGBT ancora oggetto di vili attacchi. (Applausi).

LANNUTTI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANNUTTI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signora Presidente, secondo l'ONU per cambiamenti climatici si intendono le variazioni a lungo termine di temperature e modelli meteorologici che, a partire dal XIX secolo, sono state originate dalle attività umane quale fattore principale imputabile alla combustione di fossili, carbone, gas e petrolio.

La comunità scientifica imputa all'attività umana la responsabilità della crisi climatica a causa dell'aumento dei gas serra immessi nell'atmosfera, la cui concentrazione ha raggiunto livelli record: anidride carbonica più 147 per cento, metano più 259, protossido d'azoto più 123, rispetto ai livelli preindustriali.

La CO­2 in atmosfera viene attualmente stimata in media in 413 parti per milione: una concentrazione che non si registrava da almeno seicentocinquantamila anni.

L'inquinamento altera aria, acqua o suolo in modo tale da riuscire a renderli dannosi per le persone e per la natura. Tra le diverse tipologie inquinanti, le sostanze chimiche immesse nell'ambiente causano gravi squilibri nell'ecosistema, danni spesso irreversibili e conseguenze negative per la salute degli esseri viventi: piante, animali, uomini e donne compresi.

La multinazionale belga Solvay, attiva in Italia dal 1912, produce un milione di tonnellate all'anno di carbonato e bicarbonato di sodio nel suo stabilimento di Rosignano, il cui processo produttivo consiste nell'utilizzo di calcare estratto dalle cave di San Carlo, nel prelievo di oltre 10 milioni di metri cubi di acqua all'anno dal fiume Cecina, nell'estrazione di salgemma per 1,6 milioni di tonnellate all'anno dalla sodiera di Volterra, Montecatini, Val di Cecina e Pomarance e nello scarico sulla costa e nel mare di oltre 250.000 tonnellate l'anno di solidi sospesi sulla riva e poi nel Mar Tirreno, con formazione della spiaggia bianca: una vera e propria discarica per rifiuti pericolosi provenienti dagli sversamenti chimici della multinazionale.

Il 7 agosto 2015 il Ministro dell'ambiente aveva rilasciato l'autorizzazione integrata per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento.

Il 20 gennaio 2022, cinque anni prima della scadenza, è stata rilasciata dal Ministro della transizione ecologica una nuova autorizzazione alla Solvay, che apporta modifiche ai permessi rispetto alla precedente. Nella nuova autorizzazione - valida fino al 2034 - le problematiche dell'attività evidenziate nella vecchia sono state rimosse o modificate. Sono stati rimossi diversi interventi che nella precedente erano invece presenti. Anomala la nomina a Ministro della transizione ecologica di Cingolani, lo stesso che undici giorni prima aveva fatto un accordo commerciale con Solvay.

Signora Presidente, ci sono tanti siti inquinati; addirittura c'è una contaminazione importante, messa all'indice, insieme allo stesso stabilimento di Solvay di Rosignano, dal relatore speciale delle Nazioni Unite sull'impatto delle sostanze tossiche sui diritti umani, Marcos Orellana.

Sollecito le risposte alle interrogazioni, soprattutto in merito alla nuova autorizzazione del 20 gennaio 2022, rilasciata dal Ministro, che possa confermare la sicurezza e la piena conformità delle operazioni di Solvay, che in realtà è stata in grado di scaricare oltre 13 milioni di tonnellate di solidi sospesi, 400 tonnellate di mercurio nel Mar Mediterraneo per più di cento anni.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 12 luglio 2022

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 12 luglio, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 16,11).

Allegato A

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO

Interrogazione sulla partecipazione della RAI nella società RAI Way

(3-03456) (06 luglio 2022)

Presutto, Di Nicola. - Al Ministro dello sviluppo economico -

                    Premesso che:

            RAI Way è la società per azioni del gruppo RAI operante nel settore delle infrastrutture dei servizi di rete per broadcaster, operatori di telecomunicazioni, aziende private e pubbliche amministrazioni, e possiede la rete di diffusione del segnale radiotelevisivo RAI con il compito di gestirla e mantenerla;

            l'azionariato di RAI Way S.p.A. è composto per il 64,97 per cento da azioni detenute da RAI S.p.A.;

            il decreto-legge n. 66 del 2014, recante "Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale", all'articolo 21, comma 3, stabiliva che "ai fini dell'efficientamento, della razionalizzazione e del riassetto industriale nell'ambito delle partecipazioni detenute dalla RAI S.p.A., la Società può procedere alla cessione sul mercato, secondo modalità trasparenti e non discriminatorie, di quote di Rai Way, garantendo la continuità del servizio erogato";

            lo scorso 19 marzo 2022 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2022 recante "Disciplina di riduzione della partecipazione di RAI S.p.a. nella società RAI Way S.p.a.",

            esso dispone, tra le premesse (che ne costituiscono parte integrante e sostanziale), che il Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministro dello sviluppo economico, ha "ritenuto opportuno favorire i predetti piani di sviluppo di RAI S.p.a. e RAI Way S.p.a. attraverso un'ulteriore apertura al mercato di quest'ultima, da perseguire in particolare attraverso operazioni a contenuto industriale, conseguentemente consentendo a RAI S.p.a. di diminuire la propria partecipazione nel capitale di RAI Way S.p.a. nel quadro del mantenimento del controllo su un'infrastruttura strategica";

            il provvedimento ha suscitato reazioni sia da parte dei sindacati, che hanno espresso perplessità in ordine alle numerose incertezze di un'operazione che è parsa quantomeno affrettata e che rischia di privare la RAI di un asset strategico del servizio pubblico, sia tra le diverse forze politiche e in seno alla Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;

            in particolare, l'operazione ha integrato quella che è parsa sin da subito come un'inaccettabile scortesia istituzionale, nella misura in cui le istituzioni parlamentari competenti e vigilanti non sono state coinvolte se non nella fase immediatamente successiva alla decisione, senza avere di fatto l'opportunità di esprimere un reale indirizzo,

            si chiede di sapere quale sia lo stato di avanzamento del processo di riduzione della partecipazione di RAI S.p.A. nella società RAI Way S.p.A. e quali garanzie il Ministro in indirizzo ritenga di poter fornire in ordine alla salvaguardia e degli asset strategici connessi al controllo delle infrastrutture di rete del servizio pubblico radiotelevisivo.

Interrogazione su misure per sostenere i consumatori rispetto agli aumenti dei costi dell'energia

(3-03459) (06 luglio 2022)

Faraone, Garavini. - Al Ministro dello sviluppo economico -

                    Premesso che:

            le forniture di gas all'Europa sono sempre più a rischio. Alla progressiva riduzione dei flussi dalla Russia, si aggiungono i problemi negli altri Paesi fornitori;

            la capacità del gasdotto Nord Stream ora è ridotta del 60 per cento, ma si sa già che tra l'11 e il 21 luglio 2022 si arriverà a un fermo totale per le manutenzioni ordinarie che ogni anno vengono effettuate nel periodo estivo;

            dopo il rallentamento delle importazioni di GNL dagli USA in seguito all'incendio del terminale di Freeport, in Norvegia è iniziato uno sciopero che ha portato, da martedì 5 luglio, alla chiusura di tre giacimenti, e se non si troverà al più presto una soluzione alla vertenza i flussi rischiano di ridursi del 56 per cento entro sabato: una perdita di 178 milioni di metri cubi al giorno, pari a oltre un decimo del fabbisogno nel vecchio continente;

            il caos politico in Libia crea ulteriori difficoltà per il settore idrocarburi e l'Algeria, oggi primo fornitore dell'Italia e nostra maggiore speranza per sostituire il gas russo, ha iniziato a ridiscutere i contratti coi clienti per spuntare maggiori profitti;

            il gas, nella sola giornata di lunedì è rincarato di oltre il 10 per cento, varcando la soglia di 160 euro per megawattora, con punte vicine a 165 euro. A seguito dello sciopero in Norvegia, il mercato ha reagito con un ulteriore strappo al rialzo dei prezzi: al TTF il combustibile ha superato quota 175 euro per megawattora, un record da quattro mesi, prima di attestarsi a 163 euro;

                    considerato che:

            un'altra emergenza che il nostro Paese sta affrontando è quella dei rincari dei prezzi dei carburanti. Secondo le più recenti rilevazioni della "Staffetta quotidiana", il diesel al self-service, per la prima volta, supera la soglia dei 2 euro al litro. Prezzi ancora più alti nel "servito": 2,132 euro al litro fino a 2,319 negli impianti in autostrada. Sulla rete autostradale la benzina raggiunge la media di 2,136 euro al litro per il self, il "servito" a 2,368;

            il gasolio a oltre 2 euro significa che, nonostante il taglio di 30,5 centesimi del Governo scattato il 22 marzo 2022, oggi il prezzo è superiore del 16,5 per cento rispetto a quando è scoppiata la guerra in Ucraina il 24 febbraio con un aggravio su base annua, considerando due pieni al mese, pari a 340 euro;

            il Governo ha adottato varie misure per contrastare tale emergenza: a settembre 2021, con il primo "decreto taglia bollette" (decreto-legge n. 130 del 2021) riduceva temporaneamente l'aliquota IVA sui consumi di gas metano per usi civili e industriali, rispetto al 10 e 22 per cento "ordinari". A seguito di successive proroghe, l'IVA al 5 per cento arriverà fino alla fine di settembre 2022, come stabilisce l'ultimo "decreto aiuti" (decreto-legge n. 50 del 2022) all'esame della Camera, che conferma anche l'alleggerimento degli oneri di sistema nelle bollette dell'energia. Il taglio sulle accise deciso nel secondo trimestre dal Governo Draghi di 30,5 centesimi di euro che intendeva proseguire la misura del primo trimestre di 0,25 centesimi sui prezzi del carburante, è stata prorogata fino al 2 agosto 2022;

            per le associazioni dei consumatori, che hanno presentato esposti sia all'Autorità garante della concorrenza e del mercato che a diverse Procure del Paese, si è di fronte a una grande speculazione;

            considerato, inoltre, che:

            SURE è uno degli strumenti adottati da Bruxelles nel corso della crisi COVID-19 e consente agli Stati membri di chiedere il sostegno finanziario della UE per contribuire al finanziamento di misure per il contrasto agli aumenti repentini e severi della spesa pubblica nazionale, a partire dal 1º febbraio 2020, connessi a regimi di riduzione dell'orario lavorativo e misure analoghe, anche per i lavoratori autonomi, o a determinate misure di carattere sanitario, in particolare sul posto di lavoro, in risposta alla crisi. La Commissione ha finanziato lo strumento tramite l'emissione di obbligazioni sociali;

            l'istituzione di SURE è un'ulteriore espressione tangibile della solidarietà dell'Unione, grazie alla quale gli Stati membri convengono di sostenersi a vicenda per il tramite dell'Unione mettendo a disposizione, in forma di prestiti a condizioni agevolate, risorse finanziarie supplementari,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario un nuovo strumento europeo, sulla falsariga del piano SURE usato per finanziare la cassa integrazione, al fine di aiutare i Paesi a ridurre l'onere delle bollette energetiche per famiglie e imprese e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere per il raggiungimento di tale obiettivo;

            quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per bloccare le speculazioni denunciate dalle associazioni dei consumatori e, più in generale, se non ritenga necessario proporre al Ministero dell'economia e delle finanze, alla luce dei rincari dei carburanti descritti, il taglio delle accise oggi fissato a 30 centesimi.

Interrogazione sul fondo indennizzi per gli immobili danneggiati dall'inquinamento dello stabilimento ex Ilva di Taranto

(3-03361) (14 giugno 2022)

Misiani, Malpezzi, Stefano, Margiotta, Fedeli, Rossomando, Alfieri, Ferrazzi, Comincini, Rojc, D'Alfonso, Verducci, Giacobbe, Cirinnà, Valente, Astorre, Marcucci, Laus, Biti, Pittella, Manca, Pinotti, Boldrini, Porta, Iori, Taricco, Collina. - Al Ministro dello sviluppo economico -

                    Premesso che:

            l'articolo 77, comma 2-bis del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante "Misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali", convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, prevede l'istituzione di un fondo con una dotazione di 5 milioni di euro per l'anno 2021 e di 2,5 milioni di euro per l'anno 2022, destinato al riconoscimento di un indennizzo, nel limite di spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2021 e di 2,5 milioni di euro per l'anno 2022, dei danni agli immobili derivanti dall'esposizione prolungata all'inquinamento provocato dagli stabilimenti siderurgici di Taranto del gruppo ILVA;

            nei successivi commi è specificato:

            al comma 2-ter, che hanno diritto al suddetto indennizzo "i proprietari di immobili siti nei quartieri della città di Taranto oggetto dell'aggressione di polveri provenienti dagli stabilimenti siderurgici del gruppo ILVA, in favore dei quali sia stata emessa sentenza definitiva di risarcimento dei danni, a carico di ILVA Spa, attualmente sottoposta ad amministrazione straordinaria, con insinuazione del credito allo stato passivo della procedura, in ragione dei maggiori costi connessi alla manutenzione degli stabili di loro proprietà ovvero per la riduzione delle possibilità di godimento dei propri immobili, nonché per il deprezzamento subìto dagli stessi a causa delle emissioni inquinanti provenienti dagli stabilimenti siderurgici del gruppo ILVA";

            al comma 2-quater, che l'indennizzo "è riconosciuto nella misura massima del 20 per cento del valore di mercato dell'immobile danneggiato al momento della domanda e comunque per un ammontare non superiore a 30.000 euro per ciascuna unità abitativa";

            al comma 2-quinquies, è demandata a un decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, la definizione delle condizioni e delle modalità per la presentazione della richiesta per l'accesso al fondo e per la liquidazione dell'indennizzo;

            il medesimo comma 2-quinquies prevede un termine di sessanta giorni, dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, per l'adozione del decreto attuativo;

            ad oggi, è passato quasi un anno dalla data di entrata in vigore della richiamata legge e il Ministero dello sviluppo economico non ha ancora adottato il demandato decreto attuativo,

            si chiede di sapere:

            se i Ministri in indirizzo intendano fornire informazioni sullo stato dell'arte della definizione del decreto attuativo citato in premessa e se intendano rendere note le tempistiche di adozione dello stesso;

            se intendano chiarire quali siano le motivazioni che hanno finora impedito l'adozione del decreto di cui in premessa e se intendano adoperarsi per accertare le responsabilità sottostanti il grave ritardo nell'adozione del suddetto decreto.

Interrogazione sui ristori previsti per i concessionari autostradali

(3-03454) (06 luglio 2022)

Malan, Ciriani. - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili -

                    Premesso che:

            dal quotidiano "La Verità" del 20, 21 e 22 aprile 2022 si apprende che, per iniziativa del dirigente della Direzione generale di vigilanza sulle concessioni autostradali del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, dottor Morisco, ai titolari di concessioni autostradali è stato assicurato che riceveranno, attraverso un ulteriore incremento dei pedaggi, il ristoro integrale della differenza tra gli incassi netti registrati a partire dal marzo 2020 rispetto ai corrispondenti mesi del 2019, l'anno più ricco di sempre in questo settore;

            solo per Autostrade per l'Italia (ASPI) l'importo è già quantificato in 542 milioni di euro per i soli mesi marzo-giugno 2020; i bilanci della società per il 2020 e il 2021 evidenziano minori ricavi per 816 e 232 milioni; il ristoro per quel biennio raggiungerà dunque il miliardo di euro, che graverà sui pedaggi, aumentando i costi delle attività economiche che usufruiscono della rete di ASPI, con conseguente aumento dei prezzi dei servizi e dei prodotti offerti, nonché delle merci trasportate, in aggiunta agli incrementi dei costi dovuti al rincaro dei carburanti; lo stesso criterio andrà applicato alle altre concessioni autostradali con analoghe conseguenze;

            tale ristoro integrale rappresenta, a parere degli interroganti, una macroscopica disparità di trattamento rispetto agli altri settori, atteso che ASPI ha subito una riduzione degli incassi rispetto al 2019 pari al 26,2 per cento nel 2020 e al 7,4 per cento nel 2021, ben sotto la soglia minima del 33 per cento prevista dal decreto "ristori" e misure connesse, dove si è posto altresì un tetto pari al 20 per cento del minore fatturato, e un limite di 150.000 euro all'importo da ristorare, come si legge con chiarezza nel sito del Ministero dell'economia e delle finanze; in breve, con le regole stabilite dalla legge, ad ASPI non spetterebbe alcun ristoro;

            ad ASPI, in contrasto con le norme generali, il dirigente del Ministero competente ha dunque già garantito una sorta di immunità rispetto all'andamento dell'economia reale, che nel 2020 ha visto scendere del 9 per cento il PIL; lo stesso regime, secondo le indicazioni del dirigente, andrà applicato a tutti i concessionari autostradali, benché, a differenza di molte attività che i provvedimenti del Governo hanno chiuso per mesi, abbiano continuato ad operare, fruendo anche di eccezioni per le loro aree di servizio rispetto alla chiusura di bar e ristoranti;

            il meccanismo indicato, peraltro, costituisce anche un'immunizzazione (a spese degli utenti, diretti e indiretti, delle autostrade) dagli effetti del rincaro dei carburanti, che inevitabilmente ridurrà il traffico; anche in questo caso la disparità con gli altri soggetti economici della nazione è stridente e ingiustificata,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo approvi l'iniziativa del dirigente ministeriale o, in caso contrario, quali provvedimenti urgenti intenda prendere per evitare un pesante aggravio di costi sugli utenti diretti e indiretti delle autostrade;

            come giustifichi il ristoro integrale dei minori incassi ai concessionari autostradali, senza la soglia minima del 33 per cento del calo del fatturato, senza il tetto del 10 per cento per le aziende che superano i 5 milioni di euro di fatturato, senza limiti al contributo, che per la sola ASPI, per i soli primi quattro mesi ammonta a 542 milioni, condizioni che la legge applica a tutti gli altri soggetti, i quali vengono costretti a finanziare direttamente tali ristori.

Interrogazione sugli investimenti in infrastrutture idriche

(3-03457) (06 luglio 2022)

Bernini, Vono, Gallone, Galliani, Giammanco, Mallegni, Mangialavori, Rizzotti, Ronzulli, Aimi, Alderisi, Barachini, Barboni, Berardi, Binetti, Boccardi, Caliendo, Caligiuri, Cangini, Cesaro, Craxi, Dal Mas, Damiani, De Bonis, De Poli, De Siano, Fazzone, Ferro, Floris, Gasparri, Ghedini, Giro, Alfredo Messina, Modena, Pagano, Papatheu, Paroli, Perosino, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Stabile, Tiraboschi, Toffanin, Vitali. - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili -

                    Premesso che:

            il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle regioni e delle province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali e precisamente delle regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto;

            lo stato di emergenza è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, stanziando 36,5 milioni di euro;

            oltre a quelle del Nord, molte altre regioni, anche del Centro-Sud, stanno subendo ingenti danni conseguenti alla mancanza di acqua dovuta al lungo periodo di siccità;

            il decreto-legge n. 68 del 2022 (detto decreto infrastrutture) all'esame dell'8a Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) del Senato, all'articolo 2 prevede interventi per semplificare le procedure per l'approvazione dei progetti, per la costruzione, le attività di controllo e la manutenzione delle grandi dighe;

            il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili prevede interventi per oltre 12,3 miliardi di euro di investimenti sulle infrastrutture idriche con risorse a disposizione per 4,6 miliardi che utilizzano anche i fondi del PNRR, del PON infrastrutture e del FSC, e altri 718 milioni del piano nazionale infrastrutture e per la sicurezza nel settore idrico, mancherebbero quindi circa 7 miliardi di euro per completare i piani, i programmi operativi e gli interventi nelle infrastrutture idriche previste dall'allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza;

            il potenziamento delle infrastrutture idriche aiuterebbe a mitigare gli impatti negativi della carenza di acqua in agricoltura, con benefici per il settore e per i settori collegati, ma anche per i consumatori finali dei prodotti agricoli;

            come noto è necessario effettuare un piano completo di interventi, superando i limiti alla capacità di spesa dei fondi da parte degli enti attuatori, tra cui: il dragaggio dei laghi e sbarramenti fluviali idroelettrici che risultano interrati; la trasformazione delle cave dismesse in bacini di accumulo; le trasformazioni dei sistemi irrigazione da scorrimento a pluvirrigazione e goccia; la riduzione delle perdite d'alveo sulle principali rogge derivatorie e il contrasto del cuneo salino del bacino del Po,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda sostenere: a) la definizione di un piano completo di interventi urgenti e di modifiche normative per rendere fruibili il più velocemente possibile le infrastrutture già progettate sul modello della legge obiettivo del Governo Berlusconi; b) la richiesta alla Commissione UE di una modifica della normativa del Next generation EU, per consentire il finanziamento con il PNRR di tutte le infrastrutture idriche necessarie a risolvere in modo strutturale le criticità della rete italiana, colmando il divario di risorse finanziarie descritto; c) la costruzione di 200 nuovi invasi su tutto il territorio nazionale, recependo le proposte progettuali in possesso dei consorzi di bonifica italiani e oggetto del "piano laghetti" predisposto dall'Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (posto che il 40 per cento delle opere da realizzare ha già una progettazione definitiva pronta); d) la definizione di un contratto istituzionale di sviluppo sul tema della risorsa idrica, che coinvolga i territori interessati al fine di accelerare le procedure e avere subito fondi a disposizione, anche per le progettazioni esecutive. Attraverso questo meccanismo, già predisposto dal Dipartimento per le politiche di coesione, la struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri guidata dal ministro Mara Carfagna, si potrebbe disporre immediatamente di oltre un miliardo di euro con procedure analoghe a quelle del PNRR.

Interrogazione sui diritti fotografici di una pubblicazione sul sito archeologico di Pompei

(3-03430) (28 giugno 2022)

Corrado, Angrisani, Granato, Lannutti. - Al Ministro della cultura -

            Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

            a seguito della pubblicazione (febbraio 2022) del pamphlet "Pompei. La catastrofe (2014-2020 d.C.)", scritto da Helga Di Giuseppe e Marco Di Branco per i tipi di Scienze e Lettere S.r.l., con tiratura inferiore a 2.000 copie e ad un prezzo contenuto, il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, il 3 maggio avrebbe inviato alla casa editrice una nota (prot. 4493-P) a sua firma e del responsabile dell'ufficio contenzioso, avvocato M. Rovito, che, ex artt. 107 e 108 del decreto legislativo n. 42 del 2004, chiedeva di esibire copia dell'autorizzazione all'uso delle immagini poste a corredo del piccolo saggio, lamentando, in qualità di ente gestore delle opere riprodotte, di non averne traccia agli atti;

            è ragionevole supporre che il tono sempre ironico e talvolta sferzante del libello dedicato alla catastrofe direttivo-gestionale subita da Pompei negli anni 2014-2020, lontano com'è dall'agiografica propaganda "di regime", ma soprattutto i contenuti, poiché gli autori ricostruiscono passo passo la carriera di Massimo Osanna in seno al Ministero della cultura, svolta tutta a Pompei (da soprintendente e poi da direttore di parco autonomo), in quegli anni, prima di approdare a Roma quale direttore generale dei musei e lasciare il posto nell'istituto vesuviano all'allievo (tedesco) di sempre, e in fine la vasta eco suscitata da "Pompei. La catastrofe (2014-2020)" tra gli addetti ai lavori, con inevitabile riverbero sull'immagine del Ministro stesso, possa avere contrariato non poco entrambi, se non tutti e tre. Al disappunto, umanamente comprensibile, sembrerebbe però avere tenuto dietro un desiderio di vendetta che parrebbe essersi estrinsecato, da parte di Zuchtriegel, in una condotta che agli interroganti appare ai limiti dell'abuso di potere e ben oltre i limiti del dignitoso;

            il carattere eminentemente ritorsivo e intimidatorio dell'iniziativa del direttore si svela quando, alla risposta esaustiva ricevuta il 6 maggio da parte di Scienze e Lettere (prot. 4773-A), egli ha replicato, il 6 giugno (prot. 6135-P), negando con argomenti che appaiono pretestuosi l'esonero dall'autorizzazione e dal pagamento dei diritti reclamato ex comma 3-bis dell'art. 108 del codice dei beni culturali e del paesaggio dalla Di Giuseppe, rappresentante legale della casa editrice oltre che co-autrice del saggio;

            assumendosi il rischio di rendersi ridicolo e di rendere ridicola l'amministrazione che pro tempore rappresenta, Zuchtriegel pretendeva, inoltre, sulla base dell'autorevolezza che attribuisce ad una "valutazione espressa da un esperto esterno", non meglio qualificato, il quale avrebbe messo nero su bianco che quel pamphlet (virgolettato) "non è una pubblicazione scientifica, poiché per molti aspetti non vengono presi in considerazione o vengono violati standard fondamentali", e che quindi l'amministrazione sarebbe legittimata a rilasciare un'autorizzazione all'uso delle dette immagini, uso da reputarsi, a giudizio del detto esperto, non scientifico, pretende, appunto, che l'editore versi 619,8 euro entro 15 giorni, cioè 51,65 euro per 12 immagini (da moltiplicare per 3 in caso di pubblicazione in più lingue), cifra calcolata "sulla scorta del tariffario vigente". Le coordinate bancarie da utilizzare per effettuare il preteso versamento risultano, peraltro, prive di indicazione dell'intestatario;

            valutato che:

            il parco archeologico di Pompei è un istituto del Ministero dotato di autonomia speciale; inquadrato fra gli uffici dirigenziali di prima fascia, è perciò sottratto ai poteri di direzione e controllo del direttore generale dei musei, il quale conserva solo quelli di indirizzo e coordinamento. Il parco, pertanto, oltre ad avvalersi dell'Avvocatura erariale, ha un proprio ufficio legale e contenzioso e si avvale anche, all'occorrenza, da quello che è dato capire dalle comunicazioni ufficiali, dei pareri di consulenti esterni;

            nonostante disponga di tante e tali professionalità, il direttore sembra ignorare che, come sottolineato dalla Di Giuseppe nella risposta del 7 giugno 2022, le immagini utilizzate nella pubblicazione "incriminata", stante il carattere scientifico della stessa (come quasi tutte le proposte di Scienze e Lettere e com'è prassi per gli autori, archeologi di fama, ancorché tale carattere scientifico non sia stato espressamente dichiarato), nessuna autorizzazione andava richiesta e nessun diritto è dovuto al parco, dal momento che il pamphlet soddisfa tutte le condizioni fissate per rientrare nelle previsioni di cui all'art. 108, commi 3 e 3-bis, a termini dei quali è stabilita la gratuità d'uso per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero e promozione della conoscenza del patrimonio culturale;

            Zuchtriegel ne esce completamente sconfitto, perché, avendo costretto la Di Giuseppe a replicare nel merito, ella ha dovuto spiegare che: "in ampie parti del libro vengono discusse le scoperte archeologiche più recenti - o spacciate come tali - effettuate a Pompei e presentate in maniera meramente propagandistica, in totale assenza di un metodo filologico, difetto che porta gli estensori delle scoperte e della loro comunicazioni a errori così marchiani da aver reso obbligatoria una doverosa e deontologica rettifica nel pamphlet a vantaggio del pubblico. Rettifica ampiamente documentata e corredata da citazioni di fonti letterarie, epigrafiche, iconografiche e bibliografiche, come conviene a una pubblicazione scientifica";

            e ancora, circa l'uso delle immagini a corredo, marcando un'imbarazzante distanza dai libri di Osanna e Zuchtriegel, Di Giuseppe precisa che esse "vengono riportate con citazioni bibliografiche, come è prassi in qualunque pubblicazione scientifica e come, invece, non è richiesto nelle pubblicazioni di mero stampo divulgativo (vd. 'Pompei il Tempo ritrovato', dove le innumerevoli immagini di Pompei vengono dichiarate appartenenti all'Autore, vd. 'Pompei. Vita quotidiana in una città dell'antica Roma', dove l'editore dichiara che essendo impossibile reperire le proprietà delle innumerevoli immagini usate, resta a disposizione per ogni richiesta). Al contrario della prassi vigente, Scienze e Lettere ha deciso di usare fonti edite e di dichiararne la provenienza, proprio perché i suoi Autori sono scienziati letterati e non ciarlatani",

            si chiede di sapere:

            se il Direttore generale dei musei fosse al corrente dell'iniziativa di Zuchtriegel;

            chi sia e a che titolo sia stato pagato l'esperto esterno autore della perizia che avrebbe contribuito a fuorviare il direttore Zuchtriegel e il responsabile dell'ufficio legale del parco archeologico di Pompei, inducendoli a pretendere da Scienze e Lettere S.r.l. un'istanza di autorizzazione e il pagamento di diritti d'uso non dovuti per immagini in rapporto alle quali trova applicazione l'art. 108 del codice dei beni culturali;

            se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario promuovere un'indagine ispettiva per accertare se solo l'irresponsabilità del direttore e di quanti (interni ed esterni) hanno assecondato la sua hybris abbia reso l'amministrazione strumento e complice di quello che potrebbe sembrare un meschino tentativo di vendetta personale, e già questo basterebbe per procurare un danno d'immagine al Ministero, oppure egli abbia agito anche per sollecitazione o con l'assenso di altre figure apicali.

Interrogazione sulla gestione della piattaforma "ITsART"

(3-03458) (06 luglio 2022)

Alessandrini, Pittoni, Lunesu, Saponara. - Al Ministro della cultura -

                    Premesso che:

            durante il lockdown, con teatri e cinema chiusi, e senza poter partecipare a concerti o spettacoli, con il decreto "rilancio" il Ministero della cultura ha deciso di istituire una piattaforma digitale che permettesse a tutti gli artisti italiani, dal piccolo museo al produttore indipendente, di distribuire contenuti in streaming a pagamento, così è nata la piattaforma "ITsART", ribattezzata come la "Netflix della cultura italiana";

            dopo il primo anno di attività della piattaforma, il bilancio del 2021 della società controllata da Cassa depositi e prestiti per il 51 per cento, e dalla piattaforma streaming privata Chili per il 49 per cento, ha manifestato una perdita di quasi 7,5 milioni di euro, di fatto dimezzando la sua liquidità, visto che l'impresa era decollata con circa 15 milioni di euro effettivi: circa 6,5 milioni di euro versati da CDP, 10 milioni di euro dal Ministero in base all'articolo 183, comma 10, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (decreto rilancio), e altri 6 milioni da Chili, società che, prima del 2020, aveva registrato 8 bilanci consecutivi in rosso, mediante la messa a disposizione della propria piattaforma digitale;

            dal bilancio emerge dunque che i costi di produzione di ITsART ammontano a 7,7 milioni di euro, e sono stati impiegati per i servizi (5 milioni), per i beni (un milione) e per il personale (900.000 euro), mentre i ricavi sono stati pari a 245.000 euro in otto mesi di attività, così divisi: 140.000 euro "diretti al consumatore per la distribuzione dei contenuti audiovisivi in streaming" e 105.000 euro "verso controparti business in modalità di 'barter transaction'". I primi sono dunque i soldi effettivamente spesi dagli utenti sul "palcoscenico della cultura italiana", i secondi sono operazioni di "cambio merce" con altre aziende;

            in base alla nota allegata al bilancio, che riporta i dati sugli utenti registrati e sui ricavi che questi utenti generano per la piattaforma, si nota che nel suo primo anno di vita ITsART con i suoi 1.400 titoli contenuti nella library ha interessato un numero troppo esiguo di utenti registrati (solo 141.000), un numero ancora minore ha, una volta entrato nella piattaforma, speso qualcosa. Considerando che gli utenti sono stimati in 200.000 in Italia e in altri Paesi la spesa media di ogni utente è pari a 70 centesimi in tutto lo scorso anno;

            gli analisti del settore avanzano ipotesi sul fallimento economico di questa operazione quali: una library di contenuti non interessante, un pricing errato (la propensione alla spesa degli utenti è del tutto focalizzata sui grandi player che a cifre mensili spesso paragonabili a quelle di un paio di contenuti di ITsART, danno accesso all'intero catalogo di pluripremiate serie televisive, film, cartoon e documentari, senza contare che molti contenuti che su ITsART si pagano sono disponibili gratis su RaiPlay), procedure di registrazione e profilazione troppo macchinose, una concorrenza fin troppo agguerrita, per cui sarebbe stata necessaria una comunicazione molto più massiccia, ma per investire in pubblicità e marketing servono risorse che non ci sono, o sono ridotte al minimo,

            si chiede di sapere, dopo il cambio del terzo amministratore delegato in meno di un anno, quale sia la strategia industriale di ITsART, chi dovrà continuare a finanziare questa piattaforma per veicolare materiale prodotto e realizzato dalle grandi istituzioni culturali italiane, o se non sia piuttosto il caso di fermare questa operazione che si è dimostrata economicamente insostenibile per tutta la serie di ragioni sopra esposte, a maggior ragione alla luce della congiuntura economica eccezionalmente negativa, tale da non giustificare un tale dispendio di risorse dei contribuenti italiani.

Interrogazione sulla carenza di personale negli uffici centrali e periferici del Ministero della cultura

(3-03455) (06 luglio 2022)

Montevecchi, De Lucia, Airola, Vanin. - Al Ministro della cultura -

                    Premesso che:

            nella giornata del 4 luglio 2022 si è svolta davanti alla sede del Ministero della cultura e in diverse piazze italiane una manifestazione per protestare contro la situazione di sottodimensionamento cronico in cui versa il Dicastero a causa di una grave carenza di organico (secondo le ultime stime si parla di 10.567 dipendenti a fronte di una dotazione teorica di circa 19.000 unità);

            la maggior parte dei luoghi della cultura italiani soffre la medesima carenza di organico, come comprova anche la lettera aperta indirizzata al ministro Franceschini dal Museo archeologico e d'arte della Maremma di Grosseto, dalla Direzione parchi archeologici di Vetulonia, Roselle e Cosa e dal Comune di Grosseto;

            in tale lettera si denuncia, ancora una volta, il problema della cronica mancanza di personale e del bisogno di intervenire celermente sul tema delle assunzioni, pena la chiusura obbligata;

            su tutto il territorio è oramai diffusa l'esternalizzazione dei rapporti di lavoro e l'utilizzo di contratti di servizi, detti "fiduciari", che hanno come risultato il riconoscimento di retribuzioni sempre più al ribasso;

            al contempo si assiste ad un crescente utilizzo surrettizio del volontariato per colmare le lacune di organico;

            dai media si apprende che queste prassi sarebbero già in essere in importanti istituzioni museali come, ad esempio, il Maxxi e palazzo Barberini a Roma, i Musei civici e il palazzo Reale di Milano; il Museo egizio e il Museo del cinema di Torino; il Museo degli innocenti a Firenze ma anche i Musei civici di Trieste, che sono in agitazione dallo scorso aprile;

            è in fase di approvazione definitiva la legge delega in materia di spettacolo che ha tra i suoi scopi quello di definire un sistema di welfare adeguato alle figure professionali di questo settore, tenendo conto delle loro peculiarità;

            valutato che:

            l'articolo 9 della nostra Carta costituzionale richiede l'impegno, presente e futuro, da parte di tutte le istituzioni della Repubblica per la tutela del patrimonio culturale, anche al fine di consentirne la fruibilità da parte dei cittadini;

            un altro principio fondamentale, quello relativo al lavoro, di cui all'articolo 4 della Costituzione, poi rinnovato nelle previsioni di cui agli articoli 36 e 37, riconosce il diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto e a condizioni di lavoro in sicurezza;

                    considerato che:

            si rende dunque urgente un intervento del Ministro in indirizzo;

            sulla scorta della citata legge delega sarebbe coerente adeguare, ove necessario, anche il sistema di welfare dei lavoratori della cultura,

            si chiede di sapere:

            quali misure concrete il Ministro in indirizzo intenda adottare sul piano organizzativo, occupazionale e degli investimenti, al fine di dotare gli uffici centrali e periferici della giusta dotazione organica;

            quali iniziative, anche a carattere normativo, intenda promuovere per far cessare le distorsioni causate da un abuso del volontariato e delle esternalizzazioni che stanno comportando una corsa al ribasso dei salari e delle tutele.

 

 

 

Allegato B

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Accoto, Auddino, Barachini, Battistoni, Bellanova, Bini, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Campagna, Candura, Cattaneo, Centinaio, Cerno, De Poli, Di Marzio, Floridia, Garruti, Ginetti, Licheri, Lunesu, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nisini, Nocerino, Pazzaglini, Pichetto Fratin, Pisani Giuseppe, Pisani Pietro, Pucciarelli, Ronzulli, Segre, Sileri e Vaccaro.

.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Rossomando, per attività di rappresentanza del Senato (dalle ore 10,45); Binetti e Vono, per attività del Senato; Aimi, Craxi e Di Micco, per attività della 3ª Commissione permanente; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Cangini e Ortis, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Augussori, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Calderoli, Catalfo, Cioffi, Di Girolamo, Di Nicola, Faggi, Fede, Fenu, Guidolin, Lupo, Montevecchi, Naturale, Nugnes, Pellegrini Marco, Pirro, Ricciardi, Romagnoli e Saccone.

Alla ripresa pomeridiana sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Binetti e Vono, per attività del Senato; Aimi, Craxi e Di Micco, per attività della 3ª Commissione permanente; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Cangini e Ortis, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Augussori, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

Alla ripresa pomeridiana sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Calderoli, Catalfo, Cioffi, Di Girolamo, Di Nicola, Faggi, Fede, Fenu, Guidolin, Lupo, Montevecchi, Naturale, Nugnes, Pellegrini Marco, Pirro, Ricciardi, Romagnoli e Saccone.

Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, variazioni nella composizione

Il Presidente del Senato, in data 6 luglio 2022, ha chiamato a far parte della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza il senatore Airola, in sostituzione della senatrice Castellone, dimissionaria.

Governo, trasmissione di atti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 1° e 13 giugno 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:

all'architetto Tiziana Maffei, estranea all'amministrazione, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della cultura;

al dottor Salvatore Gueci, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 5 luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, le relazioni d'inchiesta relative ai seguenti incidenti aerei:

incidente occorso all'aeromobile Glassflügel Mosquito, marche di identificazione I-VIUS, in località Riva Valdobbia (VC), in data 10 giugno 2017;

incidente occorso all'aeromobile Rolladen-Schneider LS 1-d, marche di identificazione D-0787, presso l'aviosuperficie "S. Apollonia", in località Castiglion Fiorentino (AR), in data 17 marzo 2019.

La predetta documentazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Atto n. 1219).

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

Proposta di decisione del Consiglio relativa allo stanziamento di fondi disimpegnati da progetti nell'ambito del 10° e dell'11° Fondo europeo di sviluppo al fine di finanziare azioni volte a far fronte alla crisi della sicurezza alimentare e allo shock economico nei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) a seguito della guerra di aggressione contro l'Ucraina da parte della Russia (COM(2022) 306 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 3a, alla 5a e alla 14a Commissione permanente;

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Il potere dei partenariati commerciali: insieme per una crescita economica verde e giusta (COM(2022) 409 definitivo), alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alla 5a, alla 13a e alla 14a Commissione permanente;

Comunicazione della Commissione che dichiara formalmente obsoleti alcuni atti del diritto dell'Unione adottati a norma della direttiva 89/130/CEE, Euratom del Consiglio, del 13 febbraio 1989, relativa all'armonizzazione della fissazione del prodotto nazionale lordo ai prezzi di mercato (COM(2022) 274 definitivo), alla 14a Commissione permanente e, per il parere, alla 5a Commissione permanente.

Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento

La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla 1a Commissione permanente:

sentenza n. 162 dell'8 giugno 2022, depositata il successivo 30 giugno, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale del combinato disposto del terzo e quarto periodo dell'art. 1, comma 41, della legge 8 agosto 1995, n. 335 (Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare), e della connessa Tabella F, nella parte in cui, in caso di cumulo tra il trattamento pensionistico ai superstiti e i redditi aggiuntivi del beneficiario, non prevede che la decurtazione effettiva della pensione non possa essere operata in misura superiore alla concorrenza dei redditi stessi (Doc. VII, n. 163) - alla 2a e alla 11a Commissione permanente;

sentenza n. 163 del 9 giugno 2022, depositata il successivo 30 giugno, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 224, comma 3, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada), nella parte in cui non prevede che, nel caso di estinzione del reato di guida sotto l'influenza dell'alcool di cui all'art. 186, comma 2, lettere b) e c), del medesimo decreto legislativo, per esito positivo della messa alla prova, il prefetto, applicando la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente, ne riduca la durata della metà (Doc. VII, n. 164) - alla 2a e alla 8a Commissione permanente;

sentenza n. 166 del 25 maggio 2022, depositata il successivo 1° luglio, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 130 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, recante "Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia (Testo A)", nella parte in cui non esclude che la riduzione della metà degli importi spettanti all'ausiliario del magistrato sia operata in caso di applicazione di previsioni tariffarie non adeguate a norma dell'art. 54 dello stesso d.P.R. n. 115 del 2002 (Doc. VII, n. 165) - alla 2a, alla 5a e alla 8a Commissione permanente;

sentenza n. 167 del 9 giugno 2022, depositata il successivo 1° luglio, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 2751-bis, numero 3), del codice civile e dell'art. 1, comma 474, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), nella parte in cui non prevedono, in favore dell'agente che svolga una prestazione di opera continuativa e coordinata, prevalentemente personale, il privilegio generale sui mobili esteso al credito di rivalsa per l'imposta sul valore aggiunto (IVA) sulle provvigioni dovute per l'ultimo anno di prestazione (Doc. VII, n. 166) - alla 2a, alla 5a, alla 6a e alla 11a Commissione permanente;

sentenza n. 169 del 9 giugno 2022, depositata il successivo 5 luglio, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, comma 261, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)", nella parte in cui ha disposto l'abrogazione dell'art. 2262, commi 2 e 3, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell'ordinamento militare) (Doc. VII, n. 167) - alla 2a, alla 4a, alla 5a e alla 8a Commissione permanente.

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento

La Commissione europea ha trasmesso, in data 5 luglio 2022, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:

la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) n. 1303/2013 e del regolamento (UE) 2021/1060 per quanto concerne un'ulteriore flessibilità per affrontare le conseguenze dell'aggressione militare da parte della Federazione russa FAST (assistenza flessibile ai territori) - CARE (COM(2022) 325 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 14a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 5 luglio 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente, con il parere delle Commissioni 3a e 14a;

la Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla concessione di un'assistenza macrofinanziaria eccezionale all'Ucraina (COM(2022) 450 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 14a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 5 luglio 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente, con il parere delle Commissioni 3a, 5a e 14a.

Interrogazioni, apposizione di nuove firme

Il senatore Turco ha aggiunto la propria firma alle interrogazioni 3-03349 e 3-03372 della senatrice Montevecchi ed altri.

La senatrice Corrado e il senatore Crucioli hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-07229 della senatrice Granato ed altri.

Mozioni

DONNO Daniela, DI NICOLA, CAMPAGNA Antonella, NOCERINO Simona Nunzia, PRESUTTO, TRENTACOSTE, MAUTONE, VACCARO - Il Senato,

premesso che:

negli ultimi anni, l'evolversi di un'economia sempre più interconnessa ha stimolato la crescita esponenziale di un mercato globalizzato, contribuendo a rendere l'Italia un Paese principalmente trasformatore, con la necessità di importare, soprattutto dall'Oriente, le materie prime da lavorare e che costituiscono una risorsa imprescindibile per le fabbriche e le aziende operanti nel Paese;

a seguito dell'avvento della pandemia da COVID-19 e dell'arresto subito dall'intero pianeta, l'approvvigionamento di materie prime è divenuto sempre più complesso, e soprattutto oneroso, e la conseguenza è quella evidente dell'aumento dei prezzi dei prodotti finiti;

ciò interessa tutti i settori merceologici, ma in maniera ancora più diretta il settore agroalimentare, poiché le conseguenze di tale rincaro colpiscono direttamente, oltre alle imprese, i cittadini italiani, trattando il più delle volte prodotti di prima necessità;

da mesi, ormai, a questa già complessa situazione, si è affiancato il dramma della guerra tra Ucraina e Russia che, oltre all'indicibile tragedia umanitaria, sta avendo strascichi commerciali ed economici sia diretti che indiretti, per la difficoltà di reperimento di alcune materie prime agricole provenienti da quei territori (per l'Italia soprattutto mais e grano tenero) o per l'incancrenirsi delle difficoltà di importazione da altri Paesi (si veda la situazione del grano duro importato dal Canada, il cui blocco commerciale ha già portato ad un rialzo massimo del prezzo del grano nel dicembre 2021);

in relazione all'approvvigionamento di grano duro secondo ISMEA l'instabilità del mercato deriva soprattutto dal vuoto d'offerta determinato dal calo della produzione mondiale, nel 2021, del 9,1 per cento rispetto al 2020 e dall'assottigliamento delle scorte globali (24,5 per cento in meno). All'origine della riduzione produttiva è stato il crollo del 59,6 per cento dei raccolti in Canada, principale esportatore mondiale, a causa dell'eccezionale siccità che ha colpito una vasta area del Paese;

relativamente al mais, i listini hanno registrato una decisa tendenza al rialzo a partire da ottobre 2020, raggiungendo il picco nelle prime tre settimane di febbraio, con valori mai rilevati nelle fasi più acute delle crisi dei prezzi tra il 2007 e il 2008;

tra gli effetti indiretti del conflitto russo-ucraino si segnala che dal 5 marzo 2022 l'Ungheria aveva deciso di bloccare le esportazioni dei cereali, con gravi conseguenze per il nostro Paese che dall'Ungheria importa grano tenero, mais e semi di girasole;

nel dettaglio tra i fornitori dell'Italia, l'Ucraina, nel 2021, ha fornito il 3 per cento delle importazioni di frumento tenero e il 13 per cento di mais, mentre la quota dell'Ungheria è, rispettivamente, del 23 e del 32 per cento;

a questa situazione si aggiunge l'aumento del costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, che ha raggiunto i 46 centesimi al litro, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto ad una larga fascia di allevatori;

ad aumentare sono anche i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare; a tal proposito, l'Ucraina ha bloccato le esportazioni di concimi e, dopo il blocco della Russia e della Bielorussia, il nostro Paese ha perso il 15 per cento delle importazioni totali di fertilizzante;

a ciò si somma una crisi energetica importante che, aggravata dalla pandemia prima e dalle conseguenze del conflitto oggi, sta evidenziando quanto sia necessario un maggiore progresso dal punto di vista energetico, sia per ciò che concerne la vera e propria produzione (come la necessità di diversificazione degli approvvigionamenti e la rimozione degli ostacoli per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili), sia per ciò che attiene all'acquisto dei componenti degli impianti, che l'Italia acquista dall'estero (Russia, Cina e altri Paesi);

considerato che:

la "pandemia energetica" sta riverberando i suoi effetti su tutto il settore agroalimentare, frenando la spinta verso il futuro, bloccando lo sviluppo e spesso paralizzando la produzione, in un'ottica in cui le spese sostenute da imprese ed aziende sono necessarie quasi esclusivamente a fronteggiare la normale produzione e non certo ad incrementarla;

le nostre imprese si trovano quindi ad affrontare esborsi cospicui per l'acquisto delle materie prime necessarie, aggravati dall'aumento del loro prezzo, del costo di produzione e dell'onerosità del loro trasporto (si veda anche il caro carburante, anch'esso inasprito dal recente cambiamento della situazione geopolitica europea) e dai costi connessi alla transizione green, energetica e digitale attualmente in atto nel sistema produttivo italiano;

tale contesto sta portando ad un notevole rialzo dei prezzi dei prodotti finiti, molti di prima necessità, e ad un lento ma inesorabile rallentamento dei consumi che, nella fase di ripresa economica post pandemica, il nostro Paese non può permettersi;

esiste il rischio di speculazione sui prezzi;

è basilare per il nostro Paese raggiungere una maggiore autonomia produttiva agricola ed agroalimentare con l'obiettivo di garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nei giorni più bui della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;

per avviare questo percorso di resilienza è necessario intervenire, in modo strutturale, su molti aspetti dell'attuale politica agricola nazionale, anche con un allentamento delle restrizioni burocratiche, così da garantire nuovi orizzonti agli agricoltori;

rilevato, infine, che è necessario garantire una sempre maggiore autonomia al nostro sistema produttivo agricolo ed alimentare, sia in funzione dell'attuale emergenza sia in modo strutturale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza per avviare un percorso concreto di rivalutazione dell'impostazione della politica agricola comune (PAC), tenendo conto dell'esigenza di orientare più efficacemente gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche, in particolare:

a) posticipare l'entrata in vigore delle misure introdotte nella PAC volte a limitare la produzione e rivedere alcuni adempimenti previsti quali gli obblighi di semina, di rotazione delle colture e altro;

b) incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali l'Unione europea non è autosufficiente (proteine vegetali, cereali e altro);

c) consentire l'utilizzo a fini produttivi delle aree ecologiche oggi non coltivabili, delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, anche se parzialmente occupati da vegetazione arbustiva spontanea;

d) introdurre un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l'incremento dei costi di produzione;

e) rimuovere il vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare;

2) ad adottare iniziative per prevedere misure di semplificazione dei pagamenti da parte di AGEA, ad esempio permettendo la possibilità di ricevere l'erogazione di aiuti, benefici e contributi finanziari a carico delle risorse pubbliche rinviando l'adempimento delle disposizioni di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies dell'articolo 78 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18;

3) a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole, ma anche dei concimi, su cui il nostro Paese negli ultimi anni ha rafforzato la dipendenza dall'estero e, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni;

4) a mettere in campo iniziative atte a prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentare, quali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato, la garanzia di una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori, l'adozione di misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi (zootecnia, florovivaismo e altro), anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro;

5) a promuovere la ricerca di nuovi mercati per l'approvvigionamento di prodotti fertilizzanti utili alla concimazione e alla lavorazione del terreno da preparare alle semine;

6) ad avviare un confronto in ambito europeo finalizzato ad affrontare la creazione di un energy recovery fund, finanziato dal debito pubblico europeo comune sul modello di quanto avvenuto per contrastare le drammatiche conseguenze di carattere economico e sociale derivanti dal diffondersi della pandemia da COVID-19;

7) a valutare la possibilità di adottare iniziative per calmierare ulteriormente il prezzo gasolio agricolo agevolato;

8) ad adottare iniziative per sviluppare e promuovere nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico, basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, consentendo la ricerca a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare.

(1-00508)

Interpellanze

ANGRISANI Luisa, ABATE Rosa Silvana, GIANNUZZI Silvana, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI, LEZZI Barbara, SBRANA Rosellina - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:

in data 2 luglio 2022 è uscito un articolo su "ilfattoquotidiano.it" intitolato "La ministra dell'Università Messa tentò di favorire 3 studenti vip quando era rettrice alla Bicocca";

nello specifico si riportano taluni episodi che sarebbero accaduti nei primi mesi dell'anno 2018, nell'ambito di un master in Diritti umani e sicurezza: secondo il giornalista, l'attuale ministro Maria Cristina Messa, all'epoca rettore dell'ateneo, si sarebbe attivata per favorire alcuni funzionari e diplomatici di Paesi latino-americani contro la volontà del comitato di coordinamento del master, prorogando la durata del corso di studi anche a danni degli altri studenti promossi, che rimanevano in attesa del conseguimento del titolo legale;

valutato che, a giudizio degli interroganti, l'attività posta in essere dal ministro Messa, ove confermata per come riportata dall'organo di stampa, getterebbe un evidente discredito sulla sua figura, nonostante le smentite dell'interessata riportate nell'articolo, anche alla luce della denuncia presentata da uno dei docenti del master al Tribunale di Milano di cui sembrerebbe essersi persa traccia,

si chiede di sapere se il Presidente del Consiglio dei ministri, in qualità di coordinatore, promotore e garante dell'attività politica del Governo non intenda chiarire la propria valutazione dei fatti riportati, evidenziando se ritenga sussistenti elementi che interferiscono con la permanenza del Ministro nel suo Ufficio.

(2-00103)

Interrogazioni

MANTOVANI Maria Laura, DE LUCIA Danila, MONTEVECCHI Michela, D'ANGELO Grazia, CASTALDI, GAUDIANO Felicia, GALLICCHIO Agnese, BOTTICI Laura, ROMANO, RICCIARDI Sabrina, CIOFFI, L'ABBATE Patty, VANIN Orietta, NATURALE Gisella, COLTORTI, LUPO Giulia, CROATTI - Al Ministro dell'istruzione. - Premesso che:

la Human rights watch, attraverso un'indagine globale sui software impiegati per la didattica a distanza (EdTech), approvati dai 49 governi dei Paesi più popolosi per l'istruzione dei bambini durante il periodo pandemico, ha lanciato un allarme che desta molta preoccupazione in merito all'utilizzo delle piattaforme digitali prodotte da aziende del settore, che avrebbero violato la privacy degli studenti, per scopi estranei alla loro istruzione;

sulla base del rapporto rilasciato nel maggio 2022, che ha condotto la sua indagine tecnica dei prodotti EdTech in un periodo compreso tra i mesi di marzo e agosto 2021, con ulteriori controlli nel novembre 2021 per verificarne i risultati, i 49 Paesi (Italia inclusa) avrebbero fatto ricorso a prodotti digitali in grado di monitorare i minori, anche fuori dalle loro classi virtuali e su internet, senza aver effettuato i doverosi e necessari controlli per garantire la privacy dei bambini e senza consenso alcuno, mettendo pertanto a rischio i diritti dei più piccoli;

pochi governi, secondo il rapporto, avrebbero verificato la sicurezza dei prodotti EdTech in merito alla tutela dei dati personali. Molti prodotti, peraltro, sarebbero stati offerti senza alcun costo finanziario, scaricando i costi reali dell'offerta di istruzione on line sui bambini, i quali sono stati esposti inconsapevolmente ad una grave e preoccupante violazione della privacy. Molte delle società internet offrono, infatti, i propri servizi a titolo gratuito. In cambio, come si evince dal report, si chiede di rinunciare ai propri dati, spesso inconsapevolmente e senza un chiaro consenso significativo;

dei 163 prodotti EdTech esaminati, 145 avrebbero monitorato o avuto la capacità di monitorare i bambini, violando la loro privacy, attraverso l'installazione di tecnologie di tracciamento e consentendo ai sofisticati algoritmi delle società AdTech (società informatiche di tecnologia pubblicitaria personalizzata) di analizzare i dati raccolti tramite le piattaforme didattiche e, quindi, di profilare gli interessi degli studenti, indirizzando e influenzando i comportamenti, le opinioni, i desideri, peraltro in un periodo particolarmente delicato come quello pandemico ad alto rischio di interferenza manipolativa. Tutto ciò ha avuto luogo in aule virtuali e ambienti educativi in cui i bambini non avrebbero potuto ragionevolmente opporsi;

in sostanza, è stato osservato che i 145 prodotti EdTech avrebbero inviato e concesso l'accesso ai dati personali dei bambini a 196 società terze, in prevalenza AdTech, portando, dunque, ad un'allarmante e amara conclusione: il numero di aziende AdTech, che ricevono dati sui bambini, sarebbe addirittura maggiore a quello delle aziende EdTech;

tali dati, secondo il rapporto, riguardano gli identificativi della persona, del device (MAC) e del telefono (IMEI), le impronte digitali, la localizzazione geografica, gli indirizzi IP. Attraverso questi identificativi risulta possibile monitorare le attività che gli utenti svolgono on line sia sulla piattaforma educativa che su altre applicazioni;

il successo dei colossi web è, infatti, alimentato dal settore della tecnologia pubblicitaria (AdTech). Le aziende AdTech, spinte dalla convinzione che gli annunci personalizzati siano più persuasivi e, quindi, più redditizi, raccolgono enormi quantità di dati degli utenti per indirizzarle, con annunci, in base ai loro presunti interessi e desideri. La filiera risulta essere la seguente: le aziende EdTech raccolgono i dati, che vengono venduti alle aziende AdTech, le quali, a loro volta, li elaborano e trasmettono i risultati degli utenti profilati alle big tech con una conseguente pubblicità mirata, e con un processo che con tutta evidenza dall'esterno non è visibile;

con riferimento all'Italia, Human rights watch, tra aprile 2020 e aprile 2021, ha anche condotto un'indagine attraverso interviste a studenti, genitori e insegnanti, inviando poi al Governo italiano i risultati dell'analisi svolta, a cui il Governo non avrebbe mai replicato;

il prodotto EdTech italiano incriminato risulta essere "WeSchool", una piattaforma prodotta da un'azienda privata, progettata per studenti e con un bacino di un milione di utenti. Questa EdTech avrebbe raccolto e redistribuito ad aziende AdTech dati identificativi che permettono di tracciare i propri utenti e potrebbe aver fornito l'accesso ai dati dei propri studenti (circa un milione) e anche l'accesso a per captare dal microfono. Sarebbero, inoltre, stati identificati in WeSchool componenti software di Google Analytics, di Huawei e di OneSignal, nonché la tecnologia Facebook Pixel per profilare gli utenti e inviare loro annunci personalizzati sui propri device, via social network "Facebook" e "Instagram". Pixel potrebbe addirittura consentire a Facebook di creare "profili ombra" su persone che non hanno mai effettuato la registrazione sui social network. Ciò, a parere degli interroganti, risulta essere molto pericoloso, in particolare per i minori, che potrebbero, in futuro, ritrovarsi un profilo collegato a quello ombra. Anche Google potrebbe avere effettuato il tracciamento degli studenti sia tramite i kit di sviluppo inclusi in WeSchool, sia, attraverso "YouTub" e "Meet" usati in ambito scolastico insieme alla piattaforma "G Suite";

considerato che:

in linea con i principi di protezione dei dati personali, le società EdTech e AdTech non dovrebbero utilizzare ed elaborare i dati dei bambini a scopo pubblicitario e per scopi estranei alla loro istruzione;

sempre un numero crescente di bambini, in futuro, sarà necessariamente dipendente dai servizi digitali anche per fini riconducibili all'istruzione: risulta doveroso ed auspicabile un intervento, anche attraverso degli audit sulla privacy delle aziende EdTech, affinché i loro dati non siano più utilizzati impropriamente,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga indispensabile dotare il Dicastero di piattaforme per la didattica digitale opportunamente finanziate, più che consentire uno scambio di dati per finanziare i servizi, nonché promuovere l'alfabetizzazione digitale anche attraverso la conoscenza e l'uso delle alternative open source per la didattica;

se, relativamente alle piattaforme per la didattica a distanza adottate dalle singole scuole, intenda predisporre delle linee guida uniformi sulla adozione di privacy policy per la gestione dei dati personali da adottare all'interno delle piattaforme, e per dotare gli istituti scolastici di modulistica semplificata utile per la richiesta di cancellazione o rettifica dei dati personali degli interessati e per la richiesta di copia dei dati personali in possesso delle aziende che forniscono il servizio;

se non ritenga di fondamentale importanza un intervento attraverso un audit sulle aziende EdTech e che tipologia di audit verrà messa in campo, d'ora in poi, al fine di scongiurare l'utilizzo improprio dei dati degli studenti;

come intenda, infine, intervenire in supporto alle scuole, agli insegnanti e ai genitori al fine di prevenire un'ulteriore raccolta di dati per scopi estranei all'istruzione dei più piccoli.

(3-03460)

DE BERTOLDI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dell'interno. - Premesso che:

secondo quanto risulta dalla stampa locale, il sindaco di Castel Condino (Trento) è stato condannato dalla Corte dei conti di Trento con una multa pari a 6.000 euro, per aver organizzato un evento svoltosi a Firenze tre anni fa, nella caserma del 78º reggimento fanteria "Lupi di Toscana" (unità militare del regio Esercito italiano e dell'Esercito italiano) per onorare l'amicizia fra le due comunità;

a giudizio della magistratura contabile, che ha censurato la decisione del sindaco della piccola comunità trentina, in quanto non avrebbe dovuto programmare la manifestazione (che prevedeva il conferimento della cittadinanza onoraria) a Firenze, ma bensì a Castel Condino, sanzionandolo di conseguenza per avvenuto danno erariale causato allo Stato, non sono state sufficienti le spiegazioni da lui fornite, secondo le quali la scelta del Comune di svolgere l'evento a Firenze suggellava un rapporto di lunga data con il Corpo dello Stato;

il sindaco Bagozzi ha evidenziato inoltre che l'avvenuta manifestazione a Firenze non rappresentava una vera e propria festa, ma un gesto amichevole per contraccambiare una visita in precedenza avvenuta a Castello per l'onorificenza ad honorem con i "Lupi della Toscana";

la vicenda, a parere dell'interrogante, desta sconcerto e perplessità in relazione alla decisione della Corte dei conti di Trento (avvenuta peraltro dopo 20 mesi dallo svolgimento dell'evento) che con ogni probabilità ha agito nell'ambito delle proprie prerogative di revisione economico-finanziaria, con ingiustificata rigidità in relazione al conferimento della cittadinanza onoraria per il reggimento fanteria, la cui manifestazione si sarebbe invece dovuta svolgere a giudizio dei magistrati contabili a Castello;

a tal fine si rileva come la stessa Corte dei conti di Trento abbia fondato la condanna del sindaco su un profilo di motivazione ad avviso dell'interrogante debole e non condivisibile, ovvero la necessità che la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria venisse celebrata in loco (Castel Condino) e non invece presso la sede dei beneficiari (Firenze);

tale aspetto appare oltremodo superficiale e meritevole di gravame e non ha peraltro considerato il titolo di riconoscimento della buona fede e della meritevolezza dell'iniziativa da parte del primo cittadino di Castel Condino,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della vicenda e quali valutazioni di propria competenza intendano esprimere;

se non ritengano opportuno avviare ulteriori verifiche, nell'ambito delle proprie rispettive competenze, al fine di stabilire se effettivamente si sia generato un danno erariale da parte del Comune di Castel Condino.

(3-03461)

TOFFANIN Roberta - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 28 aprile 2022, adottato di concerto con il Ministro dell'interno, con il Ministro della difesa e con il Ministro della transizione ecologica, concernente l'individuazione dei Comuni cui spetta il gettito dell'imposta immobiliare sulle piattaforme marine (IMPi), di cui all'art. 38 del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, individua Porto Tolle (Rovigo) come Comune a cui spetta il gettito (che sostituisce ICI, IMU e altre forme di imposizione immobiliare locale) relativo al rigassificatore Adriatic LNG;

nell'elenco presente nel decreto, risultano essere interessati 24 Comuni sotto cui ricadono 83 piattaforme marine attualmente presenti al largo delle coste italiane, nonché i due Comuni (Livorno e Porto Tolle) che hanno invece competenza sugli altrettanti rigassificatori;

tale elenco presenta quindi una novità, in quanto il terminal Adriatic LNG fin qui collocato dai precedenti decreti (21 gennaio 2009, 6 ottobre 2016, 22 febbraio 2022) in territorio portovirese, è stato invece assegnato al Comune confinante di Porto Tolle;

nonostante la complicata nota metodologica allegata al decreto tenti di spiegare come siano stati individuati tali Comuni, è, a giudizio dell'interrogante, palesemente in contrasto con le risultanze cui era giunto l'allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con la prima autorizzazione integrata ambientale del 2009 (decreto ministeriale 21 gennaio 2009) con il rinnovo della stessa del 2016 (decreto ministeriale 6 ottobre 2016) e anche con il recentissimo decreto di riesame dell'autorizzazione (22 febbraio 2022) dell'attuale Ministero della transizione ecologica;

nel caso specifico, i punti sono molti più di due e sono stati ricavati dai dati forniti dall'Agenzia delle entrate tramite il catasto e i codici e le denominazioni dei vari Comuni italiani rielaborati tramite un programma informatico in grado di definire con esattezza i confini delle zone marine di Comuni, Province e Regioni;

il rigassificatore di Adriatic LNG, attivo dal 2009, a partire dall'anno d'imposta 2010 ha garantito al Comune di Porto Viro un introito di poco più di 130.000 euro annui, cui va aggiunta una somma di poco inferiore al milione di euro concordata tra le parti nel 2018 per chiudere il contenzioso relativo agli anni precedenti;

queste risorse in futuro verranno a mancare: il decreto ministeriale 28 aprile 2022 interrompe bruscamente la destinazione delle risorse al Comune di Porto Viro che ora si trova in difficoltà per il proprio bilancio,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda verificare la situazione, emersa con il decreto citato, ed eventualmente intervenire, affinché sia chiarito il criterio di individuazione dei Comuni percettori.

(3-03462)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

STABILE Laura - Ai Ministri dell'interno e per gli affari regionali e le autonomie. - Premesso che:

il segretario CONAPO del Friuli-Venezia Giulia, Damjan Nacini, ha lanciato l'allarme sulla carenza di personale in tutti i comandi dei Vigili del fuoco della regione, precisando che mancano quasi 200 unità di personale ed evidenziando che se a questo dato si aggiunge la mancanza di risorse, anche in convenzione per la lotta agli incendi boschivi, la situazione attuale non può che definirsi catastrofica;

la convenzione tra il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e la Regione Friuli-Venezia Giulia per la lotta agli incendi boschivi, che attendeva il rinnovo da più anni, è stata firmata alcune settimane fa, ma non è ancora operativa, per cui i vigili del fuoco devono far fronte con le poche forze disponibili anche a questi incendi;

negli ultimi giorni alcuni incendi scoppiati in provincia di Gorizia hanno evidenziato la precarietà della lotta agli incendi boschivi, in quanto le componenti della Regione preposte a fronteggiarli (il Corpo forestale regionale e i volontari della protezione civile) non sembrano in grado di intervenire con la dovuta rapidità, indispensabile per scongiurare l'estendersi dei roghi, per cui tutte le volte intervengono in prima battuta i vigili del fuoco, impegnando le poche squadre disponibili in un'attività non di loro competenza;

la Regione ha deciso di avvalersi massicciamente del volontariato (legge regionale n. 17 del 2020) per l'azione di contrasto agli incendi boschivi e di conseguenza l'attuale specifico modello organizzativo si incentra sui volontari antincendio della protezione civile;

i volontari, pur dando un prezioso contributo a tale specifica attività, non sembrano poter garantire tempi di attivazione in linea con le esigenze del tempestivo intervento idoneo a limitare il propagarsi del fuoco;

neppure il Corpo forestale regionale può presidiare capillarmente tutto il territorio 24 ore su 24, non avendo organici sufficienti per soddisfare tale compito;

solo i vigili del fuoco sono strutturati per assicurare il pronto intervento 24 ore su 24 su tutto il territorio regionale e vanno quindi messi in condizione di concorrere in modo ottimale nella lotta agli incendi boschivi,

si chiede di sapere come i Ministri in indirizzo intendano promuovere ogni utile azione affinché la convenzione AIB (antincendio boschivo) tra Regione Friuli-Venezia Giulia e Corpo nazionale dei Vigili del fuoco sia resa operativa e siano colmati i vuoti di organico dei vigili del fuoco, per la salvaguardia dell'ambiente, dei beni e dell'incolumità delle persone.

(4-07232)

GIARRUSSO, PARAGONE, DE VECCHIS, MARTELLI - Ai Ministri della salute, per gli affari regionali e le autonomie e per le pari opportunità e la famiglia. - Premesso che:

l'art. 32 della Costituzione prevede che "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti";

a quanto risulta agli interroganti, dal 2010 il Comune e tutto il comprensorio dell'entroterra di Albenga (Savona) sono interessati dall'assenza di un servizio di primaria importanza, il pronto soccorso ordinario e quello pediatrico, oggi accentuato dalla definitiva chiusura del pronto soccorso dell'ospedale "Santa Maria Misericordia" di Albenga;

in particolare, a non poter usufruire del pronto soccorso sarebbero 24 comuni che si trovano sia sulla linea costiera, i più popolosi peraltro, che nell'entroterra, per un totale di 96.700 abitanti residenti, con notevoli disagi per i cittadini che sono costretti a rivolgersi al pronto soccorso di Pietra Ligure, che, in assenza di traffico o impedimenti lungo il tragitto, impiegano circa 45 minuti per raggiungerlo, creando di fatto situazioni fatali per i pazienti più gravi, tendendo conto anche dell'arrivo di tutte le ambulanze che dall'albenganese dirottano sul medesimo pronto soccorso;

inoltre, si evidenzia che il pronto soccorso più vicino per le emergenze dei bambini dista 80 chilometri da Albenga, e si tratta dell'ospedale "Gaslini" di Genova, unica struttura in grado di fornire un efficiente trattamento con le strumentazioni più idonee per i bambini;

considerato che:

il pronto soccorso di Pietra Ligure è situato lungo il litorale rivierasco di ponente, zona fortemente interessata dal turismo estivo; questo fattore inciderebbe negativamente sulla gestione della struttura sanitaria, in quanto, dopo la chiusura del pronto soccorso di Albenga, gli utenti che vivono nei territori della piana di Albenga, di Andora e dall'entroterra non avrebbero alternative;

il pronto soccorso di Pietra Ligure, infatti, si ritrova a far fronte alla decuplicazione della popolazione causata dall'arrivo dei turisti, problema che si riversa sul servizio di pubblica assistenza, e, a causa del traffico estivo e delle lunghe distanze da percorrere, intere aree subiscono la mancata copertura di ambulanze e soccorritori, impegnati a trasportare gli utenti fino a Pietra Ligure;

considerato che:

la Conferenza Stato-Regioni del 20 dicembre 2012 ha sancito l'intesa tra Governo, le Regioni e le Province autonome sul documento recante "Disciplinare sulla revisione della normativa di accreditamento";

si evidenzia, come chiaramente emerge dal requisito 1.6 del Disciplinare sulle modalità di prevenzione e di gestione dei disservizi, che recita "la gestione del disservizio racchiude le azioni che una organizzazione deve compiere nel momento in cui vi è uno scostamento tra la qualità attesa dell'organizzazione e quella erogata/percepita",che non sono state prese in considerazione le numerose segnalazioni prodotte nei diversi anni da parte delle comunità territoriali e dei comitati locali che hanno depositato la raccolta di firme,

si chiede di sapere:

se i Ministri in dirizzo siano a conoscenza della situazione e quali azioni di propria competenza intendano adottare al riguardo;

se il Ministro della salute intenda adottare iniziative di competenza presso la sede regionale, in presenza della direzione sanitaria locale albenganese, del presidente della Regione Liguria, in quanto in possesso della delega alla salute, e del comitato locale contro la chiusura, per il mantenimento del pronto soccorso di Albenga.

(4-07233)

DE PETRIS Loredana - Al Ministro della salute. - Premesso che:

S. Maria della Pietà è l'ex manicomio della provincia di Roma e costituisce un luogo di grande rilievo per la storia della città e una grande risorsa pubblica sotto il profilo architettonico e ambientale;

l'ex ospedale psichiatrico ha visto la sua chiusura solamente del 1998, dopo un lungo e complesso processo iniziato 20 anni prima con l'approvazione della "legge Basaglia" (legge n. 180 del 1978), che ha consentito il superamento dell'impostazione manicomiale nella cura e nell'assistenza dei malati psichiatrici;

ulteriori 20 anni sono trascorsi senza che le amministrazioni locali e territoriali si impegnassero a consentire una vera fruibilità del prezioso patrimonio pubblico, anni in cui associazioni e cittadini hanno elaborato proposte e progetti per un uso socio-culturale rivolto ai reali bisogni di Roma e dei suoi cittadini;

la legge n. 388 del 2000 ha previsto che "i beni mobili e immobili degli ex ospedali psichiatrici, già assegnati o da destinare alle aziende sanitarie locali o alle aziende ospedaliere, sono da esse a loro volta destinati alla produzione di reddito attraverso la vendita anche parziale degli stessi, con diritto di prelazione per gli enti pubblici, o la locazione. I redditi prodotti sono utilizzati prioritariamente per la realizzazione di strutture territoriali, in particolare residenziali, nonché di centri diurni con attività riabilitative destinate ai malati mentali", in attuazione degli interventi previsti, sia dal piano sanitario nazionale 1998-2000, che dal progetto obiettivo "Tutela della salute mentale";

anche la sentenza del Consiglio di Stato n. 1422 del 2003 ha confermato per gli ex ospedali psichiatrici un utilizzo reddituale, finalizzato al finanziamento dei progetti di salute mentale, escludendo l'utilizzazione sanitaria anche in considerazione del fatto che la stessa legge n. 388 del 2000 non comprende l'uso psichiatrico per gli edifici degli ex ospedali psichiatrici;

nel corso degli anni il Comune di Roma ha approvato atti e documenti volti ad accogliere tali indicazioni. Bisogna tuttavia considerare come la legge della Regione Lazio n. 14 del 2008 abbia stabilito che i beni gestiti dalle ASL destinati alla produzione di reddito passino alla proprietà esclusiva della Regione, che nel caso del S. Maria della Pietà deve comunque attenersi alle linee guida predisposte dal Comune per la realizzazione di un progetto urbano dedicato alla struttura (come previsto dalle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale di Roma);

si ricorda come lo schema di assetto preliminare che il Comune deve predisporre debba essere elaborato possibilmente, ma non necessariamente, in accordo con i soggetti proprietari;

in tale contesto si è inserita nel 2015 la delibera n. 40 dell'assemblea capitolina, che ha accolto la proposta di delibera di iniziativa popolare presentata dal comitato "Si può fare". Il documento ha indicato con estrema chiarezza la prevalenza dell'utilizzo socio-culturale, configurando come residuo, ai sensi della legge n. 388 del 2000, l'uso sanitario;

la Giunta regionale del Lazio nel dicembre 2016 ha approvato la deliberazione n. 787, mediante la quale ha attribuito un utilizzo quasi completamente sanitario all'intero complesso, indicando la ASL RME come proprietaria di 25 edifici su 35. La delibera non ha in alcun modo individuato le forme e le modalità per la produzione di redditi da destinare ai progetti di salute mentale;

le associazioni coinvolte nella vicenda hanno dunque presentato ricorso, ancora pendente, presso il TAR del Lazio, non tenendo in alcuna considerazione tra l'altro la proposta di legge di iniziativa popolare presentata dal comitato "Si può fare", che è in linea con le indicazioni elaborate precedentemente dal Comune di Roma;

il 10 luglio 2022 la Regione ha approvato la delibera n. 359, con l'obiettivo di portare a compimento il programma di "recupero, riqualificazione e risanamento" contenuto nella delibera n. 787 del 2016, nell'ex ospedale psichiatrico. In merito alla delibera, sembra che sia stato già trovato un accordo per la firma di un protocollo con il Comune di Roma,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda fare chiarezza sulla vicenda, in particolar modo verificando la compatibilità di quanto previsto dalla deliberazione di Giunta regionale n. 787 con le indicazioni di cui alla legge n. 388 del 2000, al fine di garantire il rispetto del modello organizzativo delineato dal legislatore statale, volto a promuovere la costituzione di una rete di strutture destinate ad assicurare il soddisfacimento delle esigenze di prevenzione, cura e riabilitazione di cui necessitano le persone affette da malattie mentali, in particolare attraverso il non sradicamento dal tessuto sociale cui appartengono.

(4-07234)

DE POLI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

secondo il comma 5 dell'art. 13-decies del decreto-legge n. 137 del 2020, detto decreto ristori, i carichi contenuti nei piani di dilazione con l'Agenzia delle entrate per i quali anteriormente alla data di inizio della sospensione è intervenuta la decadenza dal beneficio possono essere nuovamente dilazionati presentando la richiesta di rateazione entro il 31 dicembre 2021, senza necessità di saldare le rate scadute alla data di presentazione;

la legge n. 15 del 2022 di conversione del decreto-legge n. 228 del 2021, decreto milleproroghe, con il nuovo comma 5-bis all'art. 13-decies, ha previsto che le disposizioni del comma 5 si applicano anche alle richieste di rateazione presentate dal 1° gennaio 2022 al 30 aprile 2022;

la situazione, di fatto, è che le imprese decadute dal beneficio già prima dell'inizio dell'emergenza COVID (8 marzo 2020 o 21 febbraio 2020 per le "zone rosse") hanno potuto richiedere una nuova rateazione (entro aprile 2022) senza obbligo di versare le rate scadute mentre le imprese decadute dal beneficio dopo l'inizio dell'emergenza COVID sono tuttora obbligate a versare l'importo delle rate scadute in unica soluzione per presentare nuova domanda di rateazione,

si chiede di sapere, in considerazione delle gravissime difficoltà che le imprese stanno attraversando a causa dell'incremento incontrollato dei costi energetici e di fornitura in generale, se il Ministro in indirizzo non reputi necessario che i carichi contenuti nei piani di dilazione, per i quali alla data del 31 dicembre 2021 è intervenuta la decadenza dal beneficio, possano essere nuovamente dilazionati presentando la richiesta di rateazione entro il 31 agosto 2022 senza necessità di saldare le rate scadute alla data di presentazione.

(4-07235)

DE POLI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

da fonti di stampa si apprende che i lavoratori della Granziero di Albignasego (Padova) hanno scioperato davanti ai cancelli dell'azienda, reclamando arretrati di mesi e certezze per il futuro;

si tratta di una storica azienda metalmeccanica che produce apparecchiature a pressione destinate al settore petrolchimico, recentemente acquisita dalla Cividac di San Biagio di Callalta (Treviso), di proprietà della holding BSS Service, che a sua volta fa capo alla BSS Italia;

sembra che la situazione negli ultimi giorni sia degenerata: alcuni componenti del consiglio di amministrazione hanno rassegnato le dimissioni e il presidente sembrerebbe irreperibile,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non reputi opportuno intervenire per sbloccare la situazione e dare certezze ai lavoratori e alle loro famiglie.

(4-07236)

CASTIELLO - Al Ministro della salute. - Premesso che:

i contagi da COVID, già ora in numero elevato assai di più di quel che appare, perché in molti casi non vengono denunciati, nel corso del mese di luglio 2022 raggiungeranno livelli allarmanti. Dopo dovrebbe esserci una regressione, per poi registrare una preoccupante ripresa autunnale. Il fatto che i contagi, in piena estate, anziché diminuire aumentino, rivela l'andamento anomalo della pandemia che, per tal modo, dimostra le sue origini da un virus manipolato in laboratorio. È, ad avviso dell'interrogante, la prova provata che il virus è stato geneticamente modificato a Wuhan e così si è diffuso in tutto il mondo;

i medici di base continuano a suggerire l'uso di ibuprofene e cortisone, astenendosi dalla prescrizione di efficaci farmaci antivirali messi di recente in commercio dalla Pfizer e dalla Italmerck. L'Italia non li usa, mentre negli Stati Uniti sono strumenti terapeutici ormai di uso comune e di efficacia immediata;

il loro mancato uso dipende sia dall'insufficiente informazione dei medici di base e sia dal timore di complicazioni. Ma se ci si lascia suggestionare dal "bugiardino" che accompagna la confezione di questi nuovi farmaci, così come accompagna la generalità dei medicinali, si finirà per non assumere né questi, né alcun farmaco: anche il bugiardino di un comune cachet per il mal di testa prevede una serie di controindicazioni;

nel Lazio, a Roma, il numero dei contagiati è impressionante, al punto che la lista di attesa si è allungata a centinaia di malati bloccati ed in attesa di ricovero. La crisi si è riversata sulle ambulanze ferme nei piazzali delle strutture sanitarie. I contagiati in attesa di un posto in reparto vengono visitati sulle barelle,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della disponibilità dei farmaci antivirali, della loro sperimentata efficacia, della loro validità per scongiurare il rischio dell'ospedalizzazione o del decesso e se sia a conoscenza del loro ben scarso utilizzo, tanto che solo un paziente su quattro viene curato tramite la loro somministrazione, e quali provvedimenti intenda assumere per semplificare le procedure di prescrizione e consentirne la gestione da subito, direttamente sul territorio.

(4-07237)

GARAVINI Laura - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

l'anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), istituita con legge n. 470 del 1988, e a seguito del regolamento d'esecuzione di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 323 del 1989, contiene i dati dei cittadini italiani che risiedono all'estero per un periodo superiore ai 12 mesi, sulla base dei dati e delle informazioni provenienti dalle rappresentanze consolari all'estero;

l'iscrizione all'AIRE è un diritto-dovere del cittadino previsto dall'articolo 6 della citata legge e costituisce il presupposto per usufruire di una serie di servizi forniti dalle rappresentanze consolari all'estero e per l'esercizio di importanti diritti;

il decreto-legge n. 76 del 2020 ha spinto verso la digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione, in particolare, introducendo una modifica al codice dell'amministrazione digitale, prevedendo che l'accesso ai servizi in rete erogati dalla pubblica amministrazione che richiedono identificazione informatica avvenga tramite sistema pubblico di identità digitale oppure tramite carta di identità elettronica (CIE);

la digitalizzazione dei servizi pubblici ha coinvolto anche gli italiani iscritti all'AIRE, anche attraverso l'erogazione all'estero della CIE, prevista dal decreto-legge n. 78 del 2015, recante "Disposizioni urgenti in materia di enti territoriali", attuato con decreto del Ministro dell'interno in data 23 dicembre 2015, col quale è stato regolato il processo di produzione della stessa, per il cui rilascio sono attualmente autorizzati i consolati, a seguito di richiesta presso gli uffici consolari stessi;

considerato che:

il "decreto milleproroghe" ha rinviato il termine per l'accesso ai portali on line della pubblica amministrazione esclusivamente tramite CIE, CNS o SPID da parte degli italiani all'estero, anche per via della difficoltà a ottenerne le credenziali;

l'acquisizione dell'identità digitale e, in questo contesto, della CIE, resta un passaggio basilare per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, in quanto consente al cittadino di accedere ai servizi on line in maniera semplice, sicura e rapida, e all'amministrazione di garantire il rispetto di alti standard di sicurezza in fase di autenticazione e di accesso ai servizi;

i connazionali che vivono e lavorano all'estero possono ottenere notevoli benefici dall'uso della CIE e deve essere loro riconosciuta pari dignità e parità di accesso alle opportunità che offre il Paese;

i connazionali iscritti all'AIRE costituiscono una risorsa culturale ed economica molto importante per il nostro Paese, e, per ormai circa 5 milioni di persone, la rete consolare rappresenta l'unico vero punto di contatto con l'Italia;

i nostri connazionali residenti all'estero mostrano di volere con forza mantenere una connessione col territorio italiano ed è fondamentale evitare che l'opportunità della svolta digitale determini disparità di trattamento rispetto a coloro i quali sono residenti in Italia;

rilevato che:

ai cittadini iscritti all'AIRE non è, al momento, possibile richiedere il rilascio della CIE presso i Comuni italiani di iscrizione, ma solo della carta d'identità cartacea;

i consolati risultano particolarmente oberati dalle procedure di rilascio della CIE e la mancanza di un'alternativa di fatto comporta che i cittadini italiani residenti all'estero si trovino nell'impossibilità di ottenere la CIE, con conseguenti ricadute in termini di mancato accesso a servizi essenziali e mancato esercizio di fondamentali diritti;

per molti cittadini italiani iscritti all'AIRE è usuale fare ritorno anche per lunghi periodi presso i comuni di origine ed è centrale consentire loro di effettuare le operazioni per l'ottenimento anche presso il Comune italiano di iscrizione all'AIRE,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei motivi per i quali non sia stato ancora implementato il servizio di rilascio della CIE presso i Comuni italiani per gli iscritti all'AIRE e quali iniziative urgenti intenda porre in essere in tal senso.

(4-07238)

FAGGI Antonella - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:

il 23 maggio 2022 il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha presentato l'allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza 2022: un programma di interventi infrastrutturali in sinergia con PNRR e PNC che definisce la selezione delle opere prioritarie per lo sviluppo del Paese, con un orizzonte temporale decennale, anticipando la strategia contenuta nel piano generale dei trasporti e della logistica (PGTL);

all'interno dell'allegato grande importanza è riconosciuta al settore stradale e autostradale, per il quale si prevedono interventi per 83,5 miliardi di euro, e in merito al quale già due importanti riforme sono state approvate lo scorso anno: il trasferimento della titolarità di ponti e viadotti delle strade di secondo livello ai titolari delle strade di primo livello, con conseguente trasferimento degli obblighi manutentivi dagli enti locali ad ANAS e concessionari autostradali; e le nuove linee guida per la gestione del rischio e il monitoraggio dei ponti esistenti;

premesso altresì che:

lo scorso 5 maggio, a conclusione della nota e tragica vicenda del crollo del "ponte Morandi", è stato definito il passaggio dell'88,06 per cento del capitale di ASpI da Atlantia, il cui socio di riferimento è la Edizione S.r.l., della famiglia Benetton, a Cassa depositi e prestiti, in consorzio con i fondi Blackstone e Macquire asset management, un'operazione da circa 8,2 miliardi di euro;

la Edizione S.r.l. detiene altresì il 100 per cento delle azioni della Schematrentaquattro S.p.A., proprietaria di oltre 200 punti di ristoro a marchio Autogrill distribuiti sulla rete autostradale nazionale, le cui concessioni sono state prorogate per due anni all'articolo 2, comma 2, del decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121;

la stessa A4 Holding, società concessionaria della Brescia-Padova, è controllata al 90,03 per cento da Abertis Italia S.r.l., detenuta per il 50 per cento più un'azione da Atlantia, per il 30 per cento da ACS e per il 20 per cento meno un'azione da Hochtief, a sua volta controllata per il 24 per cento dalla stessa Atlantia;

da questa ultima complessa seppur sintetica ricostruzione, appare evidente come la famiglia Benetton, a dispetto di quanto appariva intenzionato a fare il Governo Conte I, ricopra attualmente un ruolo tutt'altro che marginale nel sistema autostradale nazionale;

quello della Brescia-Padova è un tratto autostradale ad alta intensità di traffico, che garantisce ai concessionari un introito giornaliero medio di circa 1,2 milioni di euro. Sulla proroga della concessione sono emerse non poche perplessità, legate alla mancata presentazione del progetto definitivo della tratta Valdastico nord (A31) nei termini previsti dalla delibera CIPE n. 21 dell'8 marzo 2013, poi annullata dal Consiglio di Stato, ma soprattutto riferite a quanto riscontrato dalla procura regionale della Corte dei conti del Lazio, che ha imputato ai vertici ANAS un danno erariale da 600 milioni di euro in conseguenza di una proroga ritenuta illegittima: danno non risarcito a causa dell'intervento della prescrizione, essendo trascorsi ormai 5 anni dal fatto dannoso;

considerato che:

da notizie di stampa si apprende inoltre che, nel procedimento di approvazione del terzo atto aggiuntivo alla convenzione unica tra ANAS S.p.A. e la società concessionaria Autostrade per l'Italia del 12 ottobre 2007, in sede di presentazione del nuovo piano economico finanziario (PEF) 2020-2024, la società concessionaria abbia trasmesso una nuova proposta di piano, riformulata "in relazione all'evoluzione dell'emergenza sanitaria", rappresentando un onere per mancati introiti da tariffa correlato agli effetti scaturenti dall'emergenza da COVID-19 di circa 532 milioni di euro per i primi mesi del 2020, come riportato dal parere n. 8/2020 dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART);

a quanto si evince dalla delibera del CIPESS n. 75 del 22 dicembre 2021, tale riformulazione del piano è stata proposta su indicazione dello stesso Ministero delle infrastrutture che, a seguito delle interlocuzioni riferite alla procedura di aggiornamento dei piani dei concessionari autostradali, e con propria nota del 5 ottobre 2020, ha invitato i concessionari a modificare e ad integrare la proposta di piano, tenendo appunto in considerazione gli effetti dell'emergenza sanitaria, oltre che delle valutazioni dei pareri dell'ART;

pare dunque, stando alle suddette notizie, che ad ASpI siano stati riconosciuti 542 milioni di euro di ristoro dei minori incassi ottenuti nei primi quattro mesi del 2020;

considerato altresì che:

nei diversi provvedimenti di sostegno e ristoro alle imprese per le perdite di fatturato subite a causa della crisi sanitaria, a partire dal "decreto rilancio", sono stati riconosciuti contributi a fondo perduto subordinati a perdite di fatturato di almeno il 33 per cento con riferimento al 2019, nel limite del 20 per cento di tali perdite e comunque, limitazione introdotta con il decreto ristori, non superiori a 150.000 euro per ciascuna impresa;

qualora queste informazioni venissero confermate, si sarebbe di fronte ad una scelta quantomeno inopportuna in favore dei soggetti concessionari autostradali, ai quali, oltre alla posizione di vantaggio insita nell'attività economica che svolgono, sarebbe stato riconosciuto l'intero rimborso delle perdite subite a causa della crisi sanitaria da COVID-19, a dispetto di quanto deciso per il resto delle imprese danneggiate dalla crisi sanitaria,

si chiede di sapere:

con riferimento alla questione relativa alla proroga della concessione della Brescia-Padova, se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno approfondire le responsabilità connesse alla proroga, che rischia di sottoporre l'Italia ad un'onerosa procedura di infrazione;

con riferimento alla questione relativa ai ristori riconosciuti ai concessionari autostradali per gli effetti dell'emergenza sanitaria, se le notizie riportate dalla stampa corrispondano alla realtà dei fatti e, in caso affermativo, quali siano state le ragioni di una decisione che appare disallineata rispetto agli interventi adottati dal Governo nei confronti della quasi totalità degli imprenditori danneggiati dalla crisi economica connessa all'emergenza sanitaria.

(4-07239)

DE ANGELIS - Al Ministro della difesa. - Premesso che:

negli ultimi 5 anni, secondo varie testimonianze, gli episodi relativi a velivoli dell'Aeronautica militare che hanno infranto il muro del suono nella zona dell'alto Tirreno cosentino sono diverse decine;

tali episodi generano un fenomeno chiamato boato sonico, che si verifica quando un oggetto viaggia ad alta velocità in un mezzo, come fa un aeroplano nell'atmosfera, e genera distorsioni della densità del mezzo e quindi onde di pressione che l'essere umano percepisce come suono;

in alcune situazioni, come quelle riguardanti velivoli che oltrepassano la velocità del suono, si innescano meccanismi particolari che danno vita a fenomeni ad alta energia; se questi fenomeni sono dotati di energia sufficiente a potersi propagare fino a terra possono essere percepiti dall'orecchio umano;

come denunciato varie volte anche dagli abitanti della piana di Sibari e del golfo di Corigliano (Cosenza), questi fenomeni si ripetono con un'alta frequenza da diversi anni, e generano grande preoccupazione tra la cittadinanza;

tali fenomeni avvengono durante esercitazioni programmate dall'Aeronautica militare;

considerato infine che è appurato che le esercitazioni si svolgono in piena aderenza alle norme e alle procedure previste, in particolare nei limiti procedurali, temporali, geografici e di quota,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda adottare iniziative di sua competenza al fine di verificare la possibilità di individuare rotte alternative che sorvolino territori scarsamente abitati e urbanizzati, senza inficiare la proficuità delle esercitazioni e onde ovviare alla problematica descritta.

(4-07240)

IANNONE - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

il presidente del Tribunale Napoli ha inoltrato al Ministero della giustizia la richiesta di soppressione dell'ufficio del giudice di pace di Marano;

la richiesta sarebbe dettata da svariati motivi, perlopiù riconducibili alle difficoltà emerse sul fronte della gestione della struttura, che ha competenza su sette comuni: Marano, Giugliano, Mugnano, Villaricca, Qualiano, Melito e Calvizzano;

la notizia della richiesta di chiusura ha scosso gli ambienti politici e forensi del territorio, tutti impegnati ad evitare l'accorpamento ad Aversa;

privare i cittadini di un servizio essenziale come quello del giudice di pace in un territorio complesso e difficile come questo andrebbe a congestionare l'ufficio del giudice di pace di Napoli;

la funzione del giudice di pace è divenuta sempre più importante nella gestione della giustizia italiana poiché interviene a supporto del giudice ordinario liberandolo da numerose pratiche,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se ritenga urgente l'adozione di provvedimenti destinati a ristabilire le condizioni minime di servizio, onde evitare la definitiva chiusura dell'ufficio.

(4-07241)

CORTI, SAPONARA Maria, CAMPARI, PISANI Pietro - Ai Ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e della transizione ecologica. - Premesso che:

il bacino irriguo di Altolà, sito nel comune di San Cesario sul Panaro (Modena), è stato ricavato in un'ex cava di ghiaia dismessa, con lo scopo di fornire acqua per le irrigazioni agricole, risparmiando quella di falda, e rappresentare una risorsa idrica per le stagioni di maggiore siccità;

si tratta di uno dei più grandi bacini dell'Emilia-Romagna, progettato negli anni '90, collaudato nel 2009 ma mai utilizzato, e costato 5 milioni di euro;

da più di 10 anni il tema del mancato utilizzo del bacino è stato al centro delle denunce delle associazioni ambientaliste e dei comitati di cittadini della zona;

in questi giorni, l'Italia è vittima di una grave siccità che sta mettendo in serie difficoltà colture e allevamenti con profonda preoccupazione dei cittadini;

nel bacino padano la mancanza di acqua minaccia oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e la metà dell'allevamento, al punto che le varie associazioni di categoria hanno chiesto interventi seri di manutenzione della rete idrica per un miglior utilizzo delle acque, ma anche nuove opere di irrigazione, da piccoli invasi a grandi impianti di desalinizzazione dell'acqua di mare;

il 4 luglio 2022 il Governo ha deliberato lo stato di emergenza per siccità per Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte, stanziando oltre 35 milioni di euro per la gestione dello stato di emergenza da ripartire tra le cinque Regioni interessate, prevedendo per la Regione Emilia-Romagna 10,9 milioni di euro;

rilevato che:

i fenomeni siccitosi sono ormai una costante in molti territori italiani, e un'attenta gestione della risorsa idrica e delle pertinenti strutture, possono limitarne significativamente gli impatti;

importanti al riguardo sono le collaborazioni tra Regioni e il mondo delle bonifiche, in particolare per quanto concerne il potenziamento della capacità di invaso e delle infrastrutture irrigue, gli investimenti in conoscenza e innovazione, le misure per garantire la qualità delle acque, il risparmio e l'efficienza nell'uso della risorsa idrica a livello aziendale e consortile, il riuso delle acque reflue, della gestione coordinata della risorsa idrica a livello di bacino, quale il bacino del Po,

si chiede di sapere se si sia a conoscenza di situazioni critiche come quella del bacino irriguo di Altolà che, in un periodo di grave crisi idrica come quella attualmente in corso, risultano di particolare gravità e se si intenda mettere in campo azioni urgenti per consentirne lo sblocco, quale contributo importante per tutelare i territori dalla crisi idrica, come quello del bacino del Po, a beneficio di tutto il Paese.

(4-07242)

LANNUTTI, GIANNUZZI Silvana, MORRA, LA MURA Virginia, ABATE Rosa Silvana, CORRADO Margherita, SBRANA Rosellina - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

la RAI S.p.A. è controllata al 99,56 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze ed è quindi una società partecipata pubblica, tenuta a rispettare al proprio interno regole giuridiche e un proprio codice etico;

da novembre 2021 è direttore della testata RAI Sport Alessandra De Stefano, prima donna a dirigere la principale testata giornalistica sportiva del servizio pubblico, nonché, dal successivo mese di dicembre, a capo della direzione Sport;

in un articolo del quotidiano "La Verità" del 6 luglio 2022, dal titolo eloquente "Grande abbuffata ai vertici di Rai Sport", a firma di Sarina Biraghi, si apprende che il direttore De Stefano ha nominato ben 5 vicedirettori e, nonostante la presenza in redazione di ben 18 caporedattori, di cui cinque centrali, la De Stefano ne ha nominati altri cinque, di cui tre centrali;

tra i nuovi cinque vicedirettori c'è Donatella Scarnati, giornalista storica della RAI che ad agosto 2022 sarebbe dovuta andare in pensione, ma ha ottenuto una proroga fino ai mondiali di calcio del Qatar, previsti dal 21 novembre al 18 dicembre 2022. Pertanto, la nomina è arrivata a cinque mesi dalla pensione. Gli altri quattro solo: Marco Franzelli, Sandro Iacobili, Massimiliano Mascolo e Alessandro Fabretti, esperto di ciclismo;

il 22 giugno 2022 il direttore De Stefano era salita agli onori della cronaca per aver scelto come opinionista del programma "La domenica sportiva" Lia Capizzi, proveniente dalla rete Sky, benché vi siano in RAI ben 120 giornalisti in organico che si occupano di sport: una decisione che ha scatenato le proteste dell'USIGRAI (l'organo sindacale interno alla RAI a tutela della redazione) e della redazione tutta, che considerano questa ennesima scelta non solo antieconomica, ma anche in controtendenza con quanto stabilito nell'accordo firmato appena un mese fa tra i vertici RAI e il sindacato RAI, finalizzato alla valorizzazione delle risorse interne all'azienda;

nello stesso articolo si racconta anche dei malumori interni alla redazione di RAINews 24. Secondo la giornalista Biraghi, il sindacato della redazione si lamenterebbe perché il direttore di testata, Paolo Petracca, non starebbe risolvendo alcune situazioni, come ad esempio il cosiddetto job posting che al web risulta bloccato, oppure per la scelta degli ospiti, troppo "sbilanciati" sulle posizioni politiche del direttore Petracca stesso;

considerato infine che, nella relazione sulla gestione 2020, la Corte dei conti ha sottolineato che "è necessario che RAI S.p.A. ponga in essere ogni misura organizzativa, di processo e gestionale, per eliminare inefficienze e sprechi, assicurando un maggior contenimento dei costi e migliorando l'equilibrio economico e gestionale, viste le perdite per il terzo anno consecutivo di conto economico". Sempre la Corte dei conti ha fatto notare all'azienda pubblica una riduzione del patrimonio netto, che raggiunge quota 315,1 milioni di euro (erano 347,1 milioni nel 2019), mentre cresce l'indebitamento finanziario netto a 606,4 milioni di euro (erano 541,3 milioni di euro l'anno precedente),

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto riportato;

se dopo le ormai continue segnalazioni della Corte dei conti sullo stato di salute della televisione pubblica, si ritenga davvero necessario e utile procedere con nuove nomine, sperperando quindi ulteriori risorse, cui contribuiscono i cittadini attraverso il pagamento del canone annuale, considerando che a nuove nomine non segue mai una valutazione dei risultati raggiunti;

se ritengano, nell'ambito delle proprie facoltà, di promuovere finalmente un percorso, anche di tipo normativo, che allontani le sorti del servizio pubblico da quella dei governi di turno e dei partiti. In gioco non c'è solo il perimetro aziendale, ma la stessa possibilità di confermare il ruolo centrale che il servizio pubblico ha nella ripartenza del Paese.

(4-07243)

LANNUTTI, ABATE Rosa Silvana - Al Ministro della salute. - Premesso che:

sabato 9 luglio 2022 nell'aerea del Circo Massimo, a Roma, è previsto il concerto della nota band punk-rock romana "Maneskin", concerto che prevede un afflusso di circa 70.000 persone;

Alessandro Onorato, assessore ai grandi eventi, turismo, sport e moda di Roma capitale, rispondendo agli appelli della comunità medica che chiedevano un rinvio a causa dell'aumento dei contagi COVID-19 ha manifestato di non voler rimandare l'evento;

in particolare, sul sito di informazione "fanpage", è stato pubblicato il 6 luglio 2022 un articolo dal titolo "Appello dei medici per il rinvio del concerto dei Maneskin a Roma, l'assessore: 'Non sarà rimandato'", scritto da Natascia Grbic, dove Onorato dichiara: "Non è all'esame alcuna ipotesi di rinvio del concerto dei Maneskin al Colosseo, si adotteranno tutte le precauzioni e gli accorgimenti che le autorità sanitarie indicheranno e, in collaborazione con gli organizzatori, metteremo in campo le azioni necessarie per farle rispettare";

Onorato ha inoltre aggiunto che "come spiegato da autorevoli rappresentanti della comunità scientifica e dal Ministero della salute, ci vogliono regole di buon senso e l'utilizzo volontario della mascherina quando le condizioni di affollamento lo richiedano. Nessuna prescrizione è prevista per eventi all'aperto e a questo ci atterremo, salvo diverse disposizioni del Governo. Trovo però singolare che si stiano generando tutte queste polemiche pretestuose solo sull'appuntamento dei Maneskin a Roma, mentre in tutta Italia e anche all'estero i grandi concerti negli stadi e nelle piazze sono programmati e si svolgono senza troppi timori";

considerato che:

da quando il Governo ha allentato le misure anti COVID-19 la curva dei contagi è tornata ad impennarsi per effetto delle sottovarianti, come "omicron 5". Il contagio è esteso ormai in tutta Italia e fa registrare numeri da "zona rossa" in alcune regioni. Come si legge dalle dichiarazioni del virologo Fabrizio Pregliasco, "Omicron 5 è contagiosissima, più del morbillo e della varicella: pensando al famigerato R0, tempo fa era 2,5 con delta 7, ora siamo come stima a 15 e 17. Omicron 5 ha una grande capacità di diffusione nonostante siamo in estate, quindi caldo, vita all'aperto e maggiore ventilazione";

a far data 6 luglio 2022 si legge sul sito de "Il Sole-24 ore" che sono 107.786 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati nelle ultime 24 ore (14,5 per cento in più rispetto alla settimana precedente), con 380.035 tamponi effettuati e quindi un tasso di positività del 28,36 per cento. Le vittime sono state 72. I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 325, con 43 ingressi del giorno; erano stati rispettivamente 248 e 37 mercoledì 29 giugno. Nei reparti ordinari sono in degenza 8.220 pazienti sintomatici; erano 6.254 7 giorni prima. 1.137.489 persone sono in isolamento domiciliare, mentre il totale degli attualmente positivi assomma a 1.146.034;

Marco Trifogli, segretario regionale della SNAMI, il sindacato autonomo dei medici, ha dichiarato a "la Repubblica" che "i grandi eventi hanno avuto un ruolo nel boom di contagi di queste ultime due settimane nel Lazio. Non c'è coerenza. Accade nelle grandi città quanto in provincia, dove avviene anche un altro paradosso: a finanziare sagre e feste è la Regione stessa". E ha aggiunto: "Chi pensa che 70mila persone, con 40 gradi, terranno la mascherina in un concerto dove si canta e si balla, mente sapendo di farlo";

considerato inoltre che:

i grandi eventi, come quello dei Maneskin, preoccupano la comunità medica, ma dovrebbero preoccupare anche il Parlamento, che dovrebbe temere un ulteriore picco di casi nelle prossime settimane. Preme ricordare che è in corso un periodo storico in cui l'economia globale si trova nella peggiore recessione dai tempi della seconda guerra mondiale e che la salute, tutelata nella nostra Carta costituzionale all'art. 32, è considerata quale "fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività";

gli interroganti si chiedono se siano coerenti con quanto sopra le dichiarazioni di Onorato, il quale si nasconde dietro le "regole di buon senso e l'utilizzo volontario della mascherina" e dietro la mancanza di prescrizioni per eventi all'aperto. È singolare anche la dichiarazione in merito al paragone con quanto avviene nel resto d'Italia, nella parte in cui afferma che "in tutta Italia e anche all'estero i grandi concerti negli stadi e nelle piazze sono programmati e si svolgono senza troppi timori", dichiarazione che si fonda solo sulla base di una generale tendenza a tornare ad uno stato pre pandemico, che purtroppo non è stato ancora raggiunto,

si chiede di sapere:

se sia opportuno permettere manifestazioni sociali di tali entità, come l'evento dei Maneskin che si terrà sabato 9 luglio prossimo al Circo Massimo a Roma, concerto che prevede un afflusso di circa 70.000 persone, sottovalutando o ignorando la potenziale pericolosità per la salute della collettività, diritto fondamentale ed inviolabile della persona umana, tutelato e garantito dall'art. 32 della Costituzione nonché dall'art. 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

se il Ministro in indirizzo ritenga di attivarsi al fine di raccomandare un rinvio dell'evento, tenendo conto che nel bilanciamento degli interessi costituzionalmente garantiti il diritto alla salute non può mai soccombere rispetto al mero desiderio di svago o divertimento, nella falsa speranza che un numero così elevato di persone tengano la mascherina in un concerto dove si canta e si balla;

in caso contrario, se si adotteranno tutte le precauzioni e gli accorgimenti che le autorità sanitarie indicheranno e, in collaborazione con gli organizzatori, quali saranno le azioni necessarie per farle rispettare.

(4-07244)

DE ANGELIS - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

le condizioni di lavoro degli agenti della Polizia penitenziaria, che operano presso i vari istituti penitenziari dislocati nel nostro Paese, sono sempre più drammatiche, a causa dei continui episodi di violenza che si registrano nei loro confronti;

l'organizzazione sindacale UIL (UILPA) della Polizia penitenziaria ha di recente evidenziato che, dal 1° gennaio al 26 giugno 2022, ci sono stati ben 493 episodi di aggressione di detenuti nei confronti di appartenenti alla Polizia penitenziaria, conteggiando solo quelli più gravi, con un aumento del 24 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, quando le aggressioni erano state 397;

il Sindacato autonomo Polizia penitenziaria (SAPPE) ha denunciato che, nel solo anno 2021, si sono registrate ben 1.087 aggressioni contro il personale del Corpo;

il SAPPE, in particolare, ha evidenziato che nelle carceri della Liguria ci sono frequenti episodi di violenza nei confronti della Polizia penitenziaria, anche a causa del sovraffollamento e del numero esiguo di agenti, denunciando un recente caso di aggressione di un detenuto ai danni degli agenti che lo volevano sottoporre ad un controllo nella cella;

lo stesso SAPPE, inoltre, lamenta che nel carcere minorile di Airola non vi sia più sicurezza, né per gli agenti né per i detenuti, visto che il comandante e il direttore sono assegnati solamente per alcuni giorni alla settimana, mentre la loro presenza dovrebbe essere continuativa;

nella scorsa settimana, la stampa ha riportato la notizia di un'aggressione presso il carcere di Capanne, a Perugia, nel quale un detenuto trentottenne di origini tunisine, in attesa di giudizio per concorso in rapina e lesioni, avrebbe dato un pugno sullo zigomo ad un agente, nel corso della terapia alla quale il detenuto era sottoposto;

nelle ultime ore, infine, si è registrato l'ennesimo caso di aggressione presso il reparto servizio assistenza intensificata del carcere romano di Regina Coeli, dove un agente di Polizia penitenziaria è stato aggredito per futili motivi;

gli istituti penitenziari, oltre ad essere le strutture presso cui vengono eseguite le pene detentive, sono anche luoghi di lavoro dove opera il personale dell'amministrazione penitenziaria e pertanto a tali strutture si applicano tutte le norme e tutti gli adempimenti vigenti in tema di salute e sicurezza presso i luoghi di lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;

appare oltremodo evidente come sia indispensabile e urgente rafforzare gli organici della Polizia penitenziaria, in quanto la sola assenza di un poliziotto per motivi di salute o ferie manda in emergenza le strutture, aggravando una situazione già insostenibile;

appare altresì opportuno potenziarne equipaggiamenti e dotazioni strumentali, ad esempio attraverso supporti idonei ad avvisare in tempo reale le centrali degli episodi di aggressione,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di tutelare la sicurezza presso i luoghi di lavoro degli agenti della Polizia penitenziaria e se abbia intenzione di valutare, in particolare, un adeguamento delle risorse umane e strumentali.

(4-07245)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:

6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro):

3-03461 del senatore De Bertoldi, su un possibile danno erariale causato dal sindaco di Castel Condino (Trento);

3-03462 della senatrice Toffanin, sull'individuazione di Porto Tolle quale Comune cui spetta il gettito dell'imposta sulle piattaforme in relazione al rigassificatore Adriatic LNG;

7ª Commissione permanente(Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport):

3-03460 della senatrice Mantovani ed altri, sulla violazione della privacy degli studenti attraverso le piattaforme per l'insegnamento a distanza con scopo di profilazione dell'utenza.