Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 438 del 30/05/2022

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

438a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO (*)

LUNEDÌ 30 MAGGIO 2022

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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,

indi del vice presidente LA RUSSA

e del vice presidente CALDEROLI

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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 439 del 14 giugno 2022
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro)-Alternativa-P.C.-I.d.V.: CAL-Alt-PC-IdV; Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!, EUROPEISTI, NOI DI CENTRO (Noi Campani)): Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC)); Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-Potere al Popolo: Misto-PaP.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 11,01).

Si dia lettura del processo verbale.

MONTEVECCHI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 25 maggio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Sulla scomparsa di Boris Pahor

ROJC (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROJC (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghi, questa notte è scomparso un grande della cultura italiana e non solo, a Trieste, all'età di 108 anni, Boris Pahor, il cui destino ha passato il secolo. Pur segnato dalla nemesi di tutta la sua comunità, quella slovena della Venezia Giulia, da un fato a cui apparentemente non ha potuto opporsi, del proprio secolo lo scrittore ha vissuto tutto il peggio; ne ha vissuto gli orrori, quasi a ribadire il concetto heideggeriano dell'essere per la morte, a cui come uomo e come scrittore si è opposto. Ne ha rilevato però il «linguaggio come casa dell'essere» in cui egli ha racchiuso tutto il suo pensiero di verità. Una saggezza data dall'esperienza, dunque, quella dell'identità che il fascismo ha cercato di negargli, del dover cioè innanzitutto da bambino diventare altro da sé, quel vedere le fiamme dell'incendio del Narodni dom, la casa di cultura slovena a Trieste, distrutta dalle fiamme della furia squadrista e fascista nel 1920, come un presagio per l'esperienza del lager nazista e del suo lungo vagare tra Dachau, Markirch-Struthof, Dachau ancora, Mittelbau-Dora, Harzungen, Berger-Belsen. Ma anche la forza salvifica dell'amore, che lo scrittore intreccia alla catarsi della parola in modo inscindibile. La sua poetica, che diviene poesia, riporta lui e noi tutti all'origine del senso dell'esistenza.

La fortuna di non essere divenuto cenere diviene predestinazione a saper raccontare ciò che non è raccontabile, di quegli uomini definiti Nacht und Nebel, di tutti gli umiliati e offesi a cui Pahor, attraverso la parola, è riuscito a ridare la voce. È proprio la capacità di ricreare l'inimmaginabile dell'inferno del lager la peculiarità per eccellenza dell'opera di Pahor, che va quindi contestualizzata entro quella rivolta morale, conseguente alla devastazione provocata dai totalitarismi, a definire la necessità di volere e dover ritrarre gli aspetti più aberranti della distruzione organizzata per ricomporre un contesto entro il quale fosse più chiara la scissione tra bene e male, tra ciò che è vivo e ciò che è morto.

Boris Pahor deve essere inteso come un Ulisse moderno: il suo racconto si colloca nel contesto delle grandi testimonianze del Novecento, come parte di un'unica epopea, e nel voler vedere e compiere il fato senza considerare la paura della morte. Dirà infatti: «La morte era sempre presente, dietro l'angolo. E la si viveva non solo con il pensiero, ma concretamente tramite quel camino che fumava giorno e notte emanando odore di sego bruciato. E bisognava inspirarlo, non si poteva fare altrimenti. La prossimità della morte e la convivenza con essa erano la normalità per me, per noi nel lager».

Il ritorno al mondo prima della fine del mondo ha dettato a Pahor parole evocative, che lo ricollegano a milioni di deportati. Lui prima e dopo la Germania: chi sa se questi due uomini potranno mai incontrarsi? Questa è la terribile domanda che l'autore viene a porsi. Boris Pahor continuerà a scuotere le coscienze di generazioni di lettori, autore di una trentina di libri di narrativa e saggistica, di numerosi saggi e articoli di carattere storico-letterario, storico, politico. Fu autore, assieme al maggiore scrittore sloveno contemporaneo di matrice cattolica, Alojz Rebula, di un libro-intervista al grande intellettuale e poeta Edvard Kocbek, fondatore, quest'ultimo, dell'ala cattolico-sociale del Fronte di liberazione in Slovenia ed emarginato da Tito.

In esso Kocbek rivela la verità su epurazioni ed eliminazioni sommarie, perpetrate, con la connivenza delle forze alleate, dal regime slavo nell'immediato dopoguerra. La pubblicazione di queste rivelazioni ha portato le autorità jugoslave a negare a Pahor, per ben due volte e per lunghi periodi, l'ingresso nella Repubblica jugoslava.

Pahor è divenuto emblema delle tragedie del Novecento: la sua fede nel valore della democrazia, la sua denuncia aperta contro tutte le dittature, contro il grande che vuole distruggere il piccolo, come egli stesso asserisce, sono valori che costituiscono, assieme alla forza salvifica dell'amore, il messaggio centrale della sua opera, in cui egli si fa mediatore tra noi, lettori, e il mondo delle ombre. Objem, mon cher ami! (Applausi).

PRESIDENTE. Senatrice Rojc, la Presidenza si associa a queste sue belle e importanti parole.

Sui lavori del Senato

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Signor Presidente, chiedo di intervenire sulla possibilità di applicare agli odierni lavori la regola che è stata introdotta la settimana scorsa durante la relazione del ministro Cingolani. In particolare, signor Presidente, ricorderà che, a chi ha fatto presente che al ministro Cingolani è stato consentito di parlare senza la mascherina mentre a un membro del nostro Gruppo non è stato consentito ed è stato allontanato, la Presidente ha puntualmente replicato dicendo che il Ministro era stato autorizzato perché non aveva posti occupati davanti e lateralmente. Ritenendo che questa regola sia corretta, chiedo che sia consentito ai senatori che relazionano in assenza di posti occupati ciò che è stato consentito a un membro del Governo. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Crucioli, come sa - ma lo ricordo e con l'occasione informo l'Assemblea - c'è stata una riunione del Collegio dei Questori proprio per deliberare le ulteriori regole conseguenti alle direttive che lei ha citato. Esse non ci sono ancora pervenute e, in attesa che pervengano, oggi intanto continuiamo con le regole date. Le chiedo quindi di pazientare, ma sicuramente la questione è all'ordine del giorno.

Discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:

(2469) Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (Collegato alla manovra finanziaria) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 11,12)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2469.

I relatori, senatori Collina e Ripamonti, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore, senatore Collina.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, non ho capito se posso intervenire con la mascherina oppure no.

PRESIDENTE. Con la mascherina, senatore Collina.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, approda in Assemblea un provvedimento atteso, sia per i contenuti che per le implicazioni che comporta verso il Paese e verso l'Europa. L'Italia ha chiesto le risorse a fondo perduto del Next generation EU e anche il 100 per cento delle risorse a debito, firmando un contratto oneroso e impegnativo; le altre nazioni non le hanno chieste tutte. Sono fondi per gli investimenti che modernizzano l'Italia, nella direzione della sostenibilità ambientale, della digitalizzazione e anche per la riduzione dei divari, tra Nord e Sud e quelli riguardanti i giovani e la parità di genere. Dare omogeneità al Paese è un nostro obiettivo, ma direi che dare omogeneità all'Europa è un nostro obiettivo, da europei e da italiani come europei. Abbiamo due compiti: uno interno, verso l'Italia, e uno esterno verso l'Europa, nell'allineamento delle nostre normative. Si tratta di un percorso di convergenza, certamente graduale e combinato con le tante caratteristiche originali della storia italiana.

Sinteticamente, l'abbiamo chiamato "percorso di riforme". Il contratto che abbiamo firmato in Europa riguarda gli investimenti per la modernizzazione e le riforme e se oggi dovessimo dire quale pesa di più per l'Europa, credo saremo tutti concordi, per l'esperienza fatta fino ad ora, nel dire che il percorso che vale e che pesa di più è quello delle riforme. Sono convinto che probabilmente potremmo sforare con i tempi di realizzazione, ma non sarà un caso che le rate del PNRR siano legate alle riforme. Le riforme riguardano sostanzialmente l'allineamento delle normative italiane alle direttive europee, che come Paese abbiamo condiviso in Europa quando sono state emanate; le procedure di infrazione sono quindi il benchmark di questo processo di allineamento e il disegno di legge sulla concorrenza è uno dei provvedimenti chiave per ottenere e realizzare tutto ciò.

Credo che questa valutazione di contesto sia importante per collocare i lavori di questa giornata, a cui però aggiungo alcune osservazioni. La prima è che questo percorso di allineamento riguarda necessariamente anche gli altri Paesi europei. Ciascun Paese ha le proprie peculiarità e in questi percorsi di convergenza ciascun Paese cerca di dare gradualità ai passaggi, cercando di salvaguardare le proprie caratteristiche. Esiste però anche un tema di reciprocità: questa gradualità va riconosciuta a tutti i Paesi e quindi anche all'Italia e credo che il lavoro che è stato fatto nel percorso di approvazione del disegno di legge sulla concorrenza attenga anche a questa valutazione.

C'è anche il tema del contesto geopolitico nel quale questo disegno di legge si inserisce, perché mentre l'Europa stava condividendo il percorso e le scelte del Next generation EU, sono accadute cose che riguardano oggi in modo drammatico la realtà dell'Europa e quindi richiamano alla gestione di questi percorsi anche in relazione alla valorizzazione delle risorse strategiche di ciascun Paese.

Citerò alcuni articoli, poi il mio collega relatore Paolo Ripamonti, che ringrazio per il lavoro svolto insieme in queste settimane, potrà eventualmente fare ulteriori sottolineature. Ci siamo occupati delle procedure di infrazione che le Authority hanno segnalato sistematicamente al Governo ed abbiamo cercato di lavorare per tenere conto di una serie di aspetti che sono legati alla nostra realtà italiana.

Quello dell'articolo 3 del disegno di legge (articolo 5 del testo proposto dalla Commissione), sulle concessioni per le aree portuali e le banchine, è stato un passaggio che ha cercato di salvaguardare il percorso di confronto di questi anni con le organizzazioni sindacali. I porti sono un punto strategico del nostro Paese, che è stato oggetto di riflessioni in una evoluzione dell'organizzazione delle autorità portuali. Si è cercato di mettere insieme un percorso, che in questi anni è stato sicuramente graduale, con ciò che cercherà di dare maggiore competitività al nostro Paese.

Vorrei poi citare, all'articolo 4 (6 nel testo della Commissione), le gare per la distribuzione del gas.

Anche in questo caso si tratta di un percorso per il quale i criteri di gara vengano rimandati ai decreti ministeriali. Però c'è un aggiornamento delle disposizioni, che consentiranno agli enti locali di poter svolgere le gare con la possibilità di valorizzare gli asset che oggi sono di loro proprietà.

Un passaggio lo voglio fare anche sull'articolo 5 (7 del testo della Commissione), relativo alle concessioni di grande derivazione idroelettrica. A tale proposito, la normativa di attribuzione delle competenze regionali è stata confermata nella sua impostazione, ma abbiamo fatto una scelta importante, di concerto con tutte le forze politiche, considerato che in questo momento si tratta di una risorsa strategica non solo per le tensioni che ci sono in tema energetico in Europa e nel mondo, ma anche per la peculiarità della risorsa idroelettrica che rappresenta un elemento importante per il nostro sistema energetico nazionale ed è una risorsa rinnovabile. L'applicazione della golden power anche alle concessioni rappresenta la scelta che facciamo per cercare in questo momento di salvaguardare gli asset strategici.

Infine, voglio sottolineare l'articolo 6 sui servizi pubblici locali (8 del testo della Commissione), sui quali si è iniziato vent'anni fa un percorso importante legato alle liberalizzazioni, e non alle privatizzazioni: lo voglio sottolineare perché sono due cose diverse. In tante parti del nostro Paese tale percorso di liberalizzazione è stato interpretato come la possibilità di valorizzare quegli asset che nei territori hanno rappresentato un punto di investimento e di infrastrutturazione importante per dare servizi efficienti ai cittadini. È stato un percorso che ha coinvolto le comunità e le amministrazioni locali e ha costruito in parallelo delle competenze anche con le autorità di regolazione, che hanno saputo crescere, anche insieme alle amministrazioni locali, nella regolazione di questi mercati che sono legati a servizi pubblici di interesse economico in cui la gestione industriale di tali servizi ha un peso significativo.

Abbiamo altresì cercato di valorizzare e difendere le peculiarità del nostro territorio. Il mercato non può arrivare dappertutto e ha delle regole che non tengono conto degli aspetti geomorfologici del territorio e degli aspetti sociali. L'Italia ha necessità di dare servizi a tutti i cittadini, poiché non ci sono cittadini di serie A e di serie B nella gestione dei servizi pubblici locali, e l'appropriatezza della forma societaria, della forma con la quale viene dato questo servizio, è un tema assolutamente importante. Ci sono delle parti d'Italia che oggi sono gestite con società in house in assoluta efficienza, peraltro in mercati regolati dove l'Arera consente di valutare tutti i parametri delle gestioni legate agli investimenti e ai servizi resi.

Credo che alcune valutazioni, che sono state fatte e che ho letto sulla stampa, relative a norme approvate dal Senato in senso anticoncorrenziale siano da rigettare, perché abbiamo cercato di fare un lavoro che desse gradualità a questo passaggio e riconoscesse anche le oggettive caratteristiche del nostro Paese, che ha bisogno senz'altro di fare dei passi in avanti per dare omogeneità sul territorio nazionale alla gestione dei servizi pubblici locali. Credo che questo sarà un passaggio che va in avanti, cioè che procede nella direzione giusta.

Cito velocemente alcuni articoli e mi avvio a concludere, perché insieme al senatore Ripamonti consegneremo la relazione specifica e dettagliata su tutto il provvedimento. Mi soffermo sull'articolo 29 (33 del testo della Commissione), legato all'abuso di dipendenza economica, che viene estesa anche al mercato digitale.

Siamo in attesa dell'approvazione del digital markets act da parte della Commissione europea e quindi del suo recepimento. Ma oggi facciamo un passo in avanti in anticipo, rispetto al quale esistono delle contraddizioni che speriamo vengano interpretate positivamente dal Governo nell'emanare delle linee guida per l'applicazione di queste normative.

Ringrazio il viceministro Pichetto Fratin, che ci ha seguito con costante attenzione e con grande impegno in queste settimane, il ministro D'Incà e la sottosegretaria Bini per i rapporti con il Parlamento, che hanno aiutato a coordinare i lavori in modo significativo, il sottosegretario Garofoli, che è stato per noi un interlocutore importante per la gestione di alcuni nodi decisivi su questi temi, e la dottoressa Di Cesare della 10a Commissione, che ha reso un servizio importante per rendere ordinato il nostro lavoro. Ringrazio il presidente Girotto della 10a Commissione e tutti i colleghi.

Questo è un provvedimento molto complesso, che, come avete visto, ha spaziato su tantissimi argomenti, molto specifici, che hanno meritato un approfondimento particolare e hanno investito la Commissione in un lavoro di riflessione sul tema nel suo complesso. Molti articoli sono stati interamente sostituiti; non abbiamo lavorato con gli emendamenti, ma abbiamo lavorato sulla consistenza del testo del disegno di legge e sul contenuto specifico, cercando di dare coerenza ai testi.

Ritengo che un lavoro così complesso, per la parte che ci è stata affidata (perché la Camera procederà, a seguire, su altri aspetti del testo), l'abbiamo affrontato con una continuità e una determinazione che ci hanno portato oggi in Assemblea, credo, con soddisfazione.

Voglio concludere sull'articolo 2, che ci ha portato alla ribalta dell'attenzione nazionale. Esso rappresenta l'emblema delle peculiarità del nostro Paese nel cercare di trovare strade di convergenza con le normative europee. Io credo che tanti Paesi abbiano situazioni particolari che devono essere ricondotte all'interno delle normative europee; noi ne abbiamo alcune che, da una parte, sono la ragione di tanta fortuna del nostro Paese (penso ai servizi basati sull'accoglienza dei turisti sulle nostre spiagge); dall'altra parte, però, si tratta di situazioni che negli anni si sono costituite con modalità che hanno perso le coordinate operative che avrebbero dovuto avere.

Ritengo che abbiamo fatto una scelta e un passaggio importanti, perché l'intenzione è dare un quadro di certezze alle nostre imprese: gli imprenditori hanno bisogno di certezze, di regole rispetto alle quali sapere come comportarsi e assumere decisioni. Noi oggi abbiamo fatto un passaggio che predispone le norme in questa direzione e spero che tutti gli operatori le interpretino in questo modo e, da qui in avanti, cerchino di dare un contributo positivo in questa direzione. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Liceo scientifico «Renato Donatelli» di Terni, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

L'enfasi dell'Assemblea testimonia la contentezza di riprendere queste belle abitudini.

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2469 (ore 11,30)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Ripamonti.

RIPAMONTI, relatore. Signora Presidente, questo graduale ritorno alla normalità è importante, anche se ancora oggi parlo con la mascherina, ma mi sembra di aver capito che anche su questo ci siamo quasi.

PRESIDENTE. Vedrà che manca veramente poco.

RIPAMONTI, relatore. Sono fiducioso.

Il collega Collina ha fatto una giusta descrizione dell'iter di questo provvedimento che oggi arriva in Aula. Io vorrei invece iniziare con i ringraziamenti sinceri e sentiti: innanzitutto al Governo, rappresentato - lo dico per la parte che non ha partecipato attivamente ai nostri lavori, quindi il ministro D'Incà - soprattutto dal viceministro Pichetto Fratin e dal sottosegretario Bini, che in questi mesi, affiancandosi l'uno all'altro, hanno impresso un grande impulso a un lavoro importante, forse sottovalutato, che il Parlamento e questa maggioranza hanno portato avanti per un provvedimento che qualcuno ha definito il più importante di tutta la legislatura. Non va infatti dimenticato quanto sia importante questo disegno di legge per il prosieguo del nostro percorso in ambito PNRR.

Mi sia consentito ringraziare il mio capogruppo, Massimiliano Romeo, per la fiducia che ha voluto darmi nel consentirmi di seguire questo provvedimento all'interno della mia Commissione, e il presidente Girotto, che ringrazio in particolare per l'equilibrio che ha sempre dimostrato in questi mesi non facili, cercando di trovare un percorso che coniugasse due forze politiche un pochino distanti, come la Lega e il PD, nella rappresentanza dei relatori, ma anche tutte le forze di maggioranza. Lo ha sempre fatto con grande equilibrio, quindi lo ringrazio.

Ringrazio inoltre il mio Capogruppo in Commissione, Roberto Marti, che mi è stato enormemente utile, e tutti i colleghi della 10a Commissione che, insieme ai colleghi della Camera che sono intervenuti di volta in volta, a seconda dell'articolo di cui si stava parlando, hanno mostrato un grande senso di responsabilità, non sottraendosi mai al lavoro della Commissione. Rivolgo un grandissimo ringraziamento - lo voglio fare - anche alla dottoressa Di Cesare, senza la quale era complicato onestamente venire fuori da questo meccanismo forse un po' nuovo - almeno per me lo è sicuramente - di un provvedimento fatto a duemila mani tra Camera e Senato. La ringrazio davvero di cuore.

L'ultimo ringraziamento, per poi passare a qualche considerazione, lo rivolgo al mio correlatore, perché alla fine abbiamo dimostrato che qualche volta si può anche essere distanti dal punto di vista dell'equilibrio della politica, ma si può essere molto più vicini quando prevale la sostanza. Quindi, grazie al senatore Collina per il grande lavoro e grazie a tutti i Capigruppo: qui vedo la senatrice De Petris, la senatrice Malpezzi, la senatrice Castellone, il senatore Faraone. Alla fine ci hanno ricondotto, quando era il momento di farlo, alla concretezza.

Questo disegno di legge è fondamentale per il PNRR, come ha ricordato molto bene il senatore Collina, e nella relazione che consegneremo al Parlamento viene molto ben descritto quanto sia importante e quanto lavoro sia stato fatto: una mole di lavoro enorme, svolto insieme alla Camera, e vi assicuro che non è stato semplicissimo, perché le posizioni politiche sono diverse, e a volte anche all'interno dello stesso Gruppo politico ci sono diverse opinioni; parlo per il mio, non per gli altri, onde evitare polemiche.

Credo ci sia stata una narrazione non coerente, o meglio negli ultimi tempi è emerso un messaggio non così coerente con il vero lavoro di tutto il Parlamento, di tutto il Senato e della Camera, ma soprattutto non coerente con lo sforzo dei due relatori e dei rappresentanti del Governo, che si sono molto applicati a questo provvedimento, forse riconducendolo, alla fine, ad un unico tema, quello degli ultimi giorni, relativo alle concessioni balneari.

Invece, all'interno di questo disegno di legge esiste un mondo che è stato messo a regime, e che è stato messo nelle condizioni di ottenere quei fondi necessari e vincolanti previsti dai contratti che abbiamo sottoscritto con l'Europa. E vivaddio, per una volta i contratti li firmiamo e li rispettiamo anche.

Abbiamo risolto dei punti importanti, come l'idroelettrico, la parte legata alla portualità, la parte legata alla derivazione del gas e la parte legata all'in house, cambiando anche un po' quello che forse era un approccio sbagliato rispetto a un grande tema come quello dell'in house, alla grande capacità dei territori di fare sistema tra di loro. Quindi, abbiamo cercato di tutelare questo aspetto, pur rimanendo all'interno del perimetro della concorrenza che veniva richiamato.

Non prolungo troppo il mio intervento, perché la discussione generale comporterà molti interventi e non voglio togliere ai colleghi che interverranno la forza e la voglia di rivendicare, all'interno di questo disegno di legge, le proprie appartenenze. Pertanto, mi limito a complimentarmi con tutti e a dire che, a mio avviso, questo disegno di legge è stato una dimostrazione importante di come si possa lavorare e si possa lavorare bene, riservando alla replica, perché altrimenti non sarei io, qualche sassolino da togliere.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Lannutti. Ne ha facoltà.

LANNUTTI (CAL-Alt-PC-IdV). Signora Presidente, scrive il giurista Paolo Maddalena che il triste fenomeno delle concessioni dei servizi pubblici essenziali, un aspetto delle micidiali privatizzazioni che hanno impoverito il Paese, si inserisce nel più grande evento della trasformazione, tramite centinaia di leggi incostituzionali, dell'antico sistema economico di stampo keynesiano, che assicurava ricchezza e benessere per tutti, nell'attuale sistema economico predatorio, spietato, cinico ed immorale del neoliberismo, il cui fine è quello di trasferire la ricchezza, facendo ricorso allo strumento ingannevole della concorrenza, dai più poveri ai più ricchi.

Era il 2 giugno 1992, festa della Repubblica, cento giorni dall'arresto di Mario Chiesa, che aveva dato il via al più grande terremoto politico e giudiziario della storia d'Italia, che tentò di scardinare il sistema di corruzione e tangenti, pagate dalle grandi imprese pubbliche e private al pentapartito per far aggiudicare appalti pubblici a combriccole amicali di potere.

A trent'anni da quel 2 giugno 1992, data storica per il declino dell'Italia, dove si consumarono le svendite di Stato, appaltate alla Goldman Sachs e ad altre banche d'affari e malaffari, al largo delle coste di Civitavecchia, sul Britannia, il Presidente del Consiglio e la sua squadra dei "bravi di Palazzo", capeggiati da Giavazzi, epigoni di quella scuola di Chicago le cui teorie fallimentari non sono più occultabili, stanno completando l'opera, il secondo tempo, con nomine ultraclientelari, occupando tutti i gangli dell'attività economica con quei campioni del Far West del mercato, perfezionando un progetto neoliberista fallimentare che ha generato povertà, disuguaglianza, miseria, guerre e disperazione per il 99 per cento della popolazione, trasferendo la ricchezza delle nazioni all'uno per cento delle élite.

Sulle procedure di privatizzazione, la Corte dei conti ha evidenziato una serie di criticità, che vanno dall'elevato livello dei costi sostenuti e dal loro incerto monitoraggio, alla scarsa trasparenza connaturata in alcune delle procedure utilizzate in una serie di operazioni, dalla scarsa chiarezza del quadro della ripartizione della responsabilità tra amministrazione, contractor e organismi di consulenza, al non immediato impiego dei proventi nella riduzione del debito.

In questi trent'anni le aziende privatizzate hanno perso oltre un milione di dipendenti; chi ha comprato ha prepensionato o licenziato i cosiddetti esuberi. La qualità dei servizi e dei prodotti - e lo dico da un osservatorio privilegiato di un'associazione dei consumatori aderenti al Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU), presieduto dal vice ministro Pichetto Fratin, che saluto - è peggiorata e diminuita del 34 per cento, come certificato della Corte dei conti. Inoltre lo Stato italiano è stato uno dei pochi a vendere allo stesso soggetto sia l'attività che eroga i servizi sia l'infrastruttura di rete (Sip, Telecom), con i cavi rame sul quale viaggia il segnale: Autostrade, con il controllo della rete stradale con i caselli.

Tempo dopo quelle sciagurate svendite di Stato, il capo ufficio studi di Mediobanca, Fulvio Coltorti, stretto collaboratore di Enrico Cuccia, descrisse il vertice del Britannia dicendo che a bordo si era discusso del business delle privatizzazioni. Fu un poderoso aiuto di Stato alle banche d'affari straniere, un summit organizzato da Mario Draghi sotto la direzione dell'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, che saluto come presidente della Corte costituzionale.

Così, nonostante Società Autostrade per l'Italia abbia goduto di un rendimento annuo del 26,95 per cento, come risulta a pagina 43 dell'allegato alla convenzione stipulata nel 2007 con il Ministro delle infrastrutture del Governo Prodi, solo una piccola parte di quei lauti guadagni è stata reinvestita per migliorare qualità e sicurezza dei viaggiatori. Dopo la tragedia del Ponte Morandi, con le sue 43 vittime, invece di revocare la concessione, il Governo Draghi-Giovannini, maggior nomi prediletti dei signorotti del casello, ha regalato - secondo ricorso al TAR del Lazio depositato in questi giorni contro il Comitato interministeriale per la politica economica estera (CIPES), Presidenza del Consiglio, Ministero dell'economia e delle infrastrutture, firmato dal professor avvocato Daniele Granara, nell'interesse di associazioni, industriali, utenti e consumatori rappresentati dall'Associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari (ADUSBEF) - ben 21,3 miliardi di euro ad Autostrade per l'Italia (ASPI) come remunerazione delle infrastrutture fino al 31 dicembre 2038, una finanziaria a favore dei Benetton e dei loro stranoti sodali.

Signora Presidente, colleghi, il prezzo d'acquisto delle quote autostrade è pari a 9,1 miliardi (accollo del debito in ASPI: 8,8 miliardi; accollo dei danni provocati nell'atto transattivo: 3,4 miliardi) e i rimborsi e le remunerazioni avverranno secondo quanto deliberato dal CIPES, cui mandai la diffida n. 75, del 22 dicembre 2021, tramite aumento delle tariffe dei pedaggi per far ingrassare un monopolio naturale, la gallina dalle uova d'oro.

Secondo quanto scritto e caldeggiato dai più noti ed autorevoli editorialisti embedded del neoliberismo dittatoriale, che non ammette critiche, nei giorni, nei mesi e negli anni successivi a quel 2 giugno 1992 finalmente la parte produttiva del Paese sarebbe stata consegnata dalle inesperte e dissipatrici mani dello Stato alle qualificate, oculate, efficienti e redditizie mani private. I fatti sono sotto gli occhi di tutti e hanno smentito quella sottile propaganda di svendite di Stato, spacciate per privatizzazione dai fiancheggiatori del capitalismo delle relazioni, molto solerti nel socializzare le perdite, dopo aver privatizzato i lauti profitti. Oggi, nell'Italia che è tra i primi posti per corruzione e tra gli ultimi per libertà di stampa e che punisce gli onesti e servitori dello Stato per premiare faccendieri, cricche, ladri, corrotti e i portaborse del potere dei manutengoli, altri scandali attraversano il Paese, con strumenti più raffinati, utilizzati dai collettori di tangenti e di mazzette in tutti i settori della vita pubblica, con mezzi più sofisticati.

Mi avvio alla conclusione, signora Presidente e colleghi. Un grande economista come Giulio Sapelli ha affermato: «Dobbiamo finalmente dire a chiare lettere che la mancata crescita di oggi è frutto delle disgraziate privatizzazioni degli anni Novanta. Privatizzazioni fatte per gli amici degli amici»; e ancora: «Di ciò non abbiamo mai chiesto conto a nessuno; intellettualmente e politicamente intendo; anzi, su questa rapina si sono costruite fortune politiche che durano sino ad oggi». Quelle fortune politiche sono state sfruttate da menti raffinatissime per imporre all'Italia, che ripudia la guerra, una dittatura più morbida e soft, con la piramide rovesciata del primato della cleptocrazia sulla politica, che ha imposto al fedele rappresentante della finanza tossica e del denaro dal nulla di espropriare il Parlamento delle proprie funzioni democratiche e umiliare le Commissioni, divenute passacarte delle malefatte di un Esecutivo diventato terza Camera, i cui provvedimenti a raffica come quello attuale a favore delle consuete consorterie, cricche amicali e gruppi di potere, contrastano la Costituzione, il bene comune e i legittimi diritti e interessi del popolo italiano.

Voi andate avanti, noi faremo opposizione. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nastri. Ne ha facoltà.

NASTRI (FdI). Signor Presidente, oggi l'Assemblea del Senato si trova ad approvare un provvedimento che, proprio per il suo ambito, quello della concorrenza, avrebbe dovuto essere di importanza centrale; invece, ci troviamo per l'ennesima volta a discutere un provvedimento debole, ma soprattutto discutibile, frutto di una maggioranza sfilacciata.

Il disegno di legge in esame dovrebbe garantire maggior concorrenza e aprire alla competitività, proprio attraverso azioni economiche, i settori della distribuzione ed efficienza energetica e dei servizi pubblici locali. Il passaggio in Senato ha lasciato però soltanto l'amaro in bocca per le opportunità sprecate, anche e soprattutto per il malcontento che tutto questo ha generato.

Purtroppo, il Governo fa cose sbagliate e non si ha più notizia delle grandi riforme, come ad esempio quella del fisco; anzi, proprio sulla delega fiscale continuiamo a temere l'ennesima mazzata sugli italiani attraverso la riforma del catasto, la solita patrimoniale che sarà imposta dalla Sinistra, che purtroppo sembra essere il principale azionista di questa maggioranza. L'unica cosa che questo Governo è riuscito a ottenere è l'esproprio di 30.000 aziende italiane, per regalare i nostri stabilimenti balneari alle multinazionali straniere. (Applausi). Se è a questo che serviva la grande autorevolezza del nostro premier Mario Draghi, allora abbiamo un grosso problema.

Un Governo che si fa chiamare «dei migliori» e che dovrebbe essere tale, doveva permettere all'Italia, con il provvedimento in discussione, di sanare ritardi per molti versi incolmabili e garantire il rinnovamento delle infrastrutture, dei trasporti e della rete idrica. Queste erano le cose urgenti da fare. Non sarebbe stata l'occasione, per esempio, per abolire il reddito di cittadinanza, diventato ormai la panacea di tutti i mali del Sud Italia?

Vorrei però tornare al tema delle concessioni balneari, cui ho accennato prima. Quello raggiunto dalla maggioranza in merito è un accordo ridicolo e per certi aspetti anche vergognoso. Rimane la questione degli indennizzi, addirittura col rischio più che concreto che tutto questo non venga riconosciuto dalla Commissione europea. Ciò significa lasciare totalmente senza tutela i concessionari attuali, che si troveranno in buona parte espropriati delle loro aziende a favore delle multinazionali straniere. Noi vogliamo denunciare tutto questo, anche perché il Governo ha già ampiamente e chiaramente dimostrato come la pensi sull'argomento, presentando un emendamento che recepisce la forzatura del Consiglio di Stato contro il potere legislativo del Parlamento, addirittura raccontando agli italiani - e questo non è vero - che senza le aste sulle concessioni balneari sarebbero venuti a mancare 19 miliardi di finanziamento del PNRR.

Da un Governo del genere e dai decreti attuativi che è chiamato ad emanare non ci aspettiamo altro che la mazzata definitiva nei confronti di decine di migliaia di imprese che rappresentano - non dimentichiamolo - un pezzo fondamentale del nostro comparto turistico.

Un tempo andava di moda l'esproprio proletario a vantaggio dello Stato; ora è lo Stato che espropria i privati a vantaggio di altri privati più grandi e, per certi, aspetti anche più forti. È una vergogna assoluta. Questo Governo aiuta chi non lavora con il reddito di cittadinanza e bastona invece chi investe e fa i patti con lo Stato. (Applausi).

È proprio di oggi la notizia che in alcune aree del nostro Paese nove percettori su dieci hanno rifiutato un'offerta di lavoro e preferiscono rimanere disoccupati e tenersi il sussidio. Oggi è stata scritta una pagina non bella per tutti coloro che lavorano. Contro questo scempio, Fratelli d'Italia continuerà a battersi in ogni sede.

Abbiamo sottolineato a più riprese la necessità di prevedere il riconoscimento dell'effettivo valore commerciale delle imprese al netto degli investimenti realizzati nel corso degli anni. Inoltre, vi è la necessità che venga garantito il diritto di prelazione degli attuali concessionari, che è fondamentale e indispensabile per tutelare 30.000 famiglie che - non dimentichiamolo - da decenni dedicano tutta la loro vita alla conduzione di queste attività. È altresì indispensabile un periodo di transizione per realizzare la mappatura delle spiagge.

La cosa assurda è la contraddizione, inconcepibile per Fratelli d'Italia, che scaturisce dal fatto che non si mettono a gara le concessioni autostradali e idroelettriche e i servizi pubblici privati, mentre - al contempo - è urgente per il Governo colpire 30.000 piccole aziende turistiche italiane per favorire le multinazionali straniere. Come ho detto prima, occorre mettere a bando le concessioni autostradali e idroelettriche e non già colpire 30.000 famiglie che creano anche un indotto. Tutto questo nasce dal fatto che la maggioranza è spaccata al suo interno e non riesce a fare sintesi.

Per concludere, è fondamentale tornare al voto - e noi continueremo a ribadirlo fino alla fine - visto che spetta agli italiani decidere da chi essere governati. Prima ciò avverrà, meglio sarà.

Nel frattempo continuiamo a dire no alla svendita delle nostre spiagge e Fratelli d'Italia vigilerà sui decreti di attuazione, per il bene dei cittadini. Ora non possiamo che manifestare il nostro rammarico, soprattutto per l'occasione sprecata, da parte di questo Governo, di sfruttare le opportunità offerte dal provvedimento in esame. Ogni giorno di più vi dimostrate inadeguati a governare l'Italia. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Monti. Ne ha facoltà.

MONTI (Misto). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, ho seguito con molto interesse e rispetto il lavoro del Governo e delle Commissioni parlamentari su questo importante provvedimento e ho apprezzato negli interventi dei relatori, senatori Collina e Ripamonti, la sottolineatura della complessità tecnica e della difficoltà politica di ogni intervento a favore della concorrenza.

Portare più concorrenza comporta, per definizione, uno scontro (che sia a livello europeo o nazionale) che è sistematicamente a favore - e mi dispiace dissentire dal senatore Lannutti - della parte debole.

Senatore Lannutti, come lei deve sapere, creare più concorrenza nell'economia non ha strettamente nulla a che vedere con il privatizzare; sono due cose completamente diverse. Per esempio, l'ordinamento europeo - com'è noto - è del tutto neutrale tra la proprietà privata o pubblica delle imprese, ma esige, sia che siano private, sia che siano pubbliche, lo stesso adempimento delle regole sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato.

Avrei voluto che questo provvedimento arrivasse prima e che fosse ancora più intenso. Per chi voglia comprendere, magari non avendo seguito da vicino i lavori, in che cosa il provvedimento avrebbe potuto essere più intenso, segnalo lo studio del 28 maggio 2022 dell'osservatorio del professor Cottarelli. Comunque, in questo momento non mi interessa tanto rilevare ciò che manca in questo importante provvedimento, quanto fare qualche osservazione sulla concorrenza e sulla cultura economica e politica italiana.

Dobbiamo essere consapevoli che in questa occasione l'Italia introduce alcuni miglioramenti della concorrenza perché lo impone l'Europa e - cosa assolutamente senza precedenti - perché l'Europa ci paga affinché lo facciamo. Pensate come doveva essere difficile, in passato, fare riforme creando degli scontenti e senza alcuna compensazione da parte dell'Europa. Questa situazione tornerà, normalmente: oggi siamo in un momento di eccezione e ci mancherebbe altro che non si riuscisse, in questa situazione, ad arrivare a questo risultato. Tuttavia i relatori per primi sanno com'è stato difficile.

Non abituiamoci alla situazione di quest'anno, perché l'Italia, come ogni altro Paese, dovrà fare tante riforme faticose per ammodernarsi di continuo e non sempre riceverà un cospicuo premio dall'alto. Bisogna che ci convinciamo che è nel nostro interesse, come Paese, che si ammodernizzino le strutture, con equilibrio e con attenzione agli aspetti sociali. Lo facciamo per noi; meglio ancora, lo facciamo per i nostri figli. Non lo facciamo minimamente perché l'Europa ce lo chiede. L'Europa ce lo chiede e può anche esigerlo, perché tutti le abbiamo delegato, attraverso i trattati, il compito di guardare più lontano di noi, Governi e Parlamenti nazionali, e quindi di occuparsi dei nostri figli.

Non si pensi che concorrenza sia ideologia. La concorrenza, se ce n'è di più, comporta conseguenze concrete molto palpabili e misurabili: più crescita, riduzione delle disuguaglianze, riduzione dell'inflazione. Quali cose oggi nel nostro Paese sono più importanti di queste tre? Più crescita, perché più concorrenza significa che ogni isolotto di corporazione, legittimamente creato nella storia e che finora ha tenuto i propri ponti levatoi ben chiusi, decide - o glielo si fa capire un po' per volta - che è bene aprirli. Ognuno si sentirà meno tutelato nella propria trincea operativa, ma questo determinerà più respiro, più produttività, più produzione, più occupazione e più crescita. In questo momento abbiamo sott'occhio due problemi: di uno si parla, mentre dell'altro, secondo me, si parla di gran lunga troppo poco in tutti i settori della politica; il primo è l'inflazione, il secondo sono le disuguaglianze.

Questa inflazione, che è stata causata non tanto - o non ancora - dalla guerra in Ucraina, quanto da politiche non molto sensate condotte negli ultimi anni dalle banche centrali, in Europa e altrove, e poi sicuramente dai modi in cui si interviene contro le conseguenze della pandemia, ci colpisce e ci colpirà. La concorrenza contribuisce a tenere bassi i prezzi e quindi a ridurre l'inflazione e riduce le disuguaglianze, perché in genere ad essere tenuti fuori dai mercati, a causa di paratie che bloccano, sono i più giovani, quelli che magari vengono da fuori, hanno nuove idee e hanno più voglia di battersi e invece, in generale, viene loro precluso di farlo dalle misure protettive degli insiders.

È stato giustamente sottolineato dei relatori che certamente l'Europa deve vigilare sul rispetto della concorrenza da parte di tutti gli Stati membri. Invito tutti a tenere presente che ciascuno di noi - o quasi - può attivarsi. Avendo fatto quel mestiere in Europa per tanti anni, so che è stato sempre di grande aiuto alla Commissione europea ricevere esposti e denunce dai Governi o dalle imprese, che segnalavano distorsioni riduttive della concorrenza. La Commissione europea poi fa le sue indagini, certe volte conclude di sì e interviene e certe altre conclude di no.

Signor Presidente, concludo rapidissimamente il mio intervento con una osservazione, che è di cultura, se non addirittura di linguaggio. In Italia ci siamo abituati, secondo me sciaguratamente, a usare un'espressione che è diventata molto diffusa in tutti i settori politici, ovvero quella secondo cui lo Stato mette le mani nelle tasche degli italiani. Certamente si può e si deve discutere sull'altezza della pressione fiscale e sulla struttura fiscale, ma credo che nessuno contesti che lo Stato è un soggetto che ha titolo a imporre le tasse. Nel campo della concorrenza accade che, quando non ce n'è a sufficienza e i regimi che disciplinano le singole professioni e i singoli settori sono troppo restrittivi, alcuni italiani e alcuni operatori, a seguito di regolamentazioni dello Stato e del Parlamento, mettono le loro mani nelle tasche di altri italiani e prendono cose che si chiamano rendite. La pressione fiscale sul cittadino e sull'impresa non è infatti solo quella palese che viene fuori dalle decisioni del fisco, ma ad essa si aggiunge la tassazione occulta, cioè quei soldi che ciascuno si vede sottratti senza neanche rendersene conto, perché vanno ad alimentare la rendita di altri soggetti, in genere a seguito di provvedimenti legislativi o amministrativi.

Signori relatori, complimenti: voi o i vostri successori avete ancora un enorme lavoro da fare, ma questa è una buona tappa. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Tiraboschi. Ne ha facoltà.

TIRABOSCHI (FIBP-UDC). Signor Presidente, vice ministro Pichetto Fratin, sottosegretario Bini, colleghi, desidero rivolgere un ringraziamento particolare ai due relatori, colleghi della 10a Commissione, i senatori Collina e Ripamonti, ed evidentemente anche al Governo, che ha avuto una pazienza incredibile ad ascoltare le diverse posizioni che abbiamo cercato di comporre in questo provvedimento estremamente importante, che - devo dire - è stato per me un'occasione di grande crescita, grazie non solo al confronto con la Camera - perché sappiamo che taluni articoli hanno previsto un dialogo competitivo tra Camera e Senato - ma anche al dialogo estremamente interessante con altri Capigruppo di maggioranza. Ricordo le vivaci discussioni che ogni tanto ci sono state con l'ottimo collega senatore Errani, con il quale è sempre piacevole il confronto.

Questo provvedimento è estremamente importante, perché fondamentalmente almeno una volta in ogni legislatura prova a ridefinire - come credo faremo anche nella prossima - i parametri della concorrenza e del mercato in relazione a quello che poi osserviamo accadere fuori da queste Aule, nel mercato, e che i consumatori e gli utenti ci chiedono.

Sappiamo che l'Italia è l'ottava economia mondiale, ma secondo i dati del report sulla competitività mondiale del World Economic Forum si colloca al trentesimo posto nel mondo per il livello di concorrenza. Questa posizione che l'Italia ha mantenuto con riferimento al parametro della concorrenza non è che abbia fatto crescere maggiormente il PIL del nostro Paese, che come sappiamo perfettamente non è cresciuto come quello di altri Paesi con i quali ci dobbiamo confrontare. Questa mancanza di crescita, dovuta a sacche di inefficienza, come diceva anche il professor Monti, va rimossa, perché poi ce lo chiedono i consumatori e le future generazioni, ma anche una politica responsabile. Sappiamo che questo è un provvedimento collegato al Piano nazionale di ripresa e resilienza che serve a tirare una parte significativa di risorse che vanno - lo sappiamo - alla transizione ecologica e a quella digitale e quindi un atto di responsabilità della politica impone di fare uno sforzo verso la modernità, combattendo le rendite, superando gli atteggiamenti nostalgici del passato e occupandoci di interpretare, magari anche con un po' di anticipo, quello che chiede il mercato.

A mio parere, la politica in questo senso deve cercare di unire pragmatismo e visione, perché è fondamentale, nel XXI secolo, visto che i cambiamenti saranno sempre più disruptive e meno prevedibili, quindi dobbiamo fare uno sforzo per provare ad anticiparli e questo sarà possibile se sapremo coniugare visione con pragmatismo.

È bene che l'Italia, dopo che ha fatto questo sforzo, sia più autorevole in Europa, attraverso il Governo Draghi, che rappresenta il nostro Paese autorevolmente a livello europeo, non solo ma anche mondiale, e provi a definire una politica industriale europea, per poter contare molto di più. Non ci possiamo muovere come topolini, ma dobbiamo muoverci con una struttura industriale all'interno dell'Europa per combattere i giganti che vediamo in questa economia mondiale e globalizzata. (Applausi).

Tante volte con il vice Ministro e caro amico Pichetto Fratin abbiamo fatto discorsi sulla globalizzazione, che non voglio assolutamente intendere come un mostro, ma certamente come un fenomeno complesso, che va governato.

Penso che l'atteggiamento serio e responsabile della politica verso la globalizzazione sia quello che in qualche modo preveda a monte uno studio approfondito di questo fenomeno, del quale tutti ci riempiamo la bocca, ma che non conosciamo nella sua profondità, per governarlo, visto che non può essere assolutamente né fermato né combattuto.

Pensate che mi sono tolta la soddisfazione di andare a leggere un po' su Internet: il fenomeno della globalizzazione ha radici antichissime, è nato addirittura nel 1600, periodo cui risale la sua prima fase e la seconda si manifesta nel 1700 e 1800; partiamo dalla terza - per poi arrivare a quella che viviamo ancora oggi, che è la quarta fase - che coincide sostanzialmente con la vittoria degli Stati Uniti d'America e dell'Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale e il relativo disfacimento dei vecchi imperi coloniali, inclusi quelli francese e inglese, anche se si trovavano dalla parte dei vincitori. Con il trattato di Bretton Woods del 1944, il dollaro, come sappiamo, diventa centrale nel commercio mondiale, i prezzi dei beni globali si armonizzano e, al tempo stesso, iniziano le azioni di Banca mondiale, da un lato, e Fondo monetario internazionale, dall'altro, che danno una spinta significativa e importante al movimento dei capitali e agli investimenti nei Paesi in via di sviluppo.

Arriviamo adesso alla quarta fase, quella che stiamo sostanzialmente vivendo oggi e che inizia nel 2001, con l'entrata della Cina nella World Trade Organization, in cui iniziano anche le dinamiche migratorie dal Sud-Est all'Ovest del mondo. In questa fase, che - lo ripeto - stiamo tutt'ora vivendo, la crescita della Cina, della popolazione mondiale nei Paesi in via di sviluppo e soprattutto della tecnologia (con la cosiddetta digitalizzazione) hanno portato a grandissimi cambiamenti e a un aumento generalizzato della globalizzazione, intesa come scambio di beni e servizi - soprattutto di beni - e movimenti di persone.

L'economia mondiale è fondamentalmente cambiata, però le regole della World Trade Organization sono rimaste sostanzialmente inalterate: l'hanno detto anche al G20, se non sbaglio, nell'ottobre 2021. È assolutamente necessario intervenire con riforme che abbiano un approccio inclusivo e trasparente, per affrontare i temi di questo secolo, che sono quelli dello sviluppo, della crescita, della concorrenza leale e delle relazioni commerciali reciprocamente vantaggiose. L'Italia e l'Europa tutta in questo senso devono fare uno sforzo significativamente importante, altrimenti diventa molto difficile quello che cerchiamo di portare avanti con le riforme, che non sono solo quelle contenute in questo provvedimento, ma anche quelle che arriveranno successivamente.

Parlando da politico di destra, che cosa mi aspetto? Mi aspetto che ci sia un'area di centrodestra che immagini come salvare una democrazia liberale - questo è fondamentale per me - con un percorso che sia alternativo e non accostato a quello che viene messo in campo da una certa destra sovranista e nazionalista. Vorrei proprio che fosse una destra meno populista, molto più popolare e più vicina alla comunità e al popolo, nonché più attenta al merito e al rapporto virtuoso tra pubblico e privato. In questo senso, spero che anche tutto il comparto dei servizi pubblici locali e tutto quello che abbiamo sentito essere contenuto all'interno di questo provvedimento con le cosiddette società in house facciano un balzo in avanti e vadano un po' oltre quel capitalismo pubblico che mi sembra ancora abbastanza presente. Spero che si instaurino nuove relazioni industriali che siano win-win tra lavoratori e imprenditori e vedano un intreccio molto forte tra capitale e lavoro all'interno di un'organizzazione profondamente ancorata al territorio nel quale opera.

È il cosiddetto concetto di glocal: la valorizzazione delle nostre tradizioni, dell'artigianalità, della capacità di fare, tutto quello che ho sempre detto che va sotto il cappello del made in Italy, con la capacità, però, di esportare cultura, tradizioni, attaccamento al territorio e il valore della famiglia, insomma, tutto quello che secondo me non ci deve assolutamente preoccupare, anche nell'ipotesi di acquisizioni di pezzi del nostro mondo produttivo da parte di fondi di investimento o di grandi gruppi internazionali. Infatti, se il management italiano è in grado di valorizzare tutto quello che ho detto, credo che non potremo far altro che crescere. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Lunesu. Ne ha facoltà.

LUNESU (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, ringrazio i due relatori, il senatore Collina e il senatore Ripamonti, per aver seguito e portato puntualmente in Assemblea il provvedimento che oggi voteremo.

Il disegno di legge in esame ha l'obiettivo di affrontare diverse norme, che interessano altrettanti settori: i servizi pubblici locali, l'energia, i trasporti, i rifiuti, l'avvio di attività imprenditoriali e la vigilanza sul mercato. Si tratta, in pratica, di un percorso di riforme per allinearci all'Europa.

Si tratta, ad esempio, della mappatura delle concessioni di beni, al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza sui servizi portuali, della distribuzione del gas naturale, delle concessioni idroelettriche, percorso che per tutti avrebbe dovuto essere avviato entro il 31 dicembre 2022.

Per ciò che riguarda le concessioni demaniali e i rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative e sportive, la proroga è stata concessa al 31 dicembre 2024, grazie a una modifica al testo con l'emendamento voluto dalla Lega. È importante che il Governo preveda il riconoscimento dell'effettivo valore di avviamento commerciale delle imprese, al netto degli investimenti realizzati nel corso degli anni.

Si è, in pratica, lavorato per tutelare la natura delle imprese, anche piccole e a conduzione familiare, come unica fonte di reddito, il riconoscimento dell'esperienza professionale e tecnica del settore per la stabilità, l'ecosostenibilità, la fruibilità delle strutture da parte dei soggetti diversamente abili, contemporaneamente al rispetto ambientale e culturale.

Dovrà altresì essere garantito il diritto di prelazione agli attuali concessionari, in modo da tutelare le 30.000 famiglie e i 300.000 lavoratori del settore, che hanno dedicato e attualmente dedicano la loro vita alla conduzione delle attività e dei servizi necessari per il benessere dell'ambiente e dei cittadini. Mi riferisco in particolar modo ai balneari.

Da sottolineare che il nostro relatore è riuscito a rimuovere dal testo del provvedimento quel criterio di premialità per chi ha esperienza di gestione dei beni pubblici che mi ricorda un po' la tanta criticata pratica dell'avvalimento, uno strumento giuridico che permette di partecipare alle gare d'appalto senza requisiti tecnico-professionali, potendo utilizzare quelli di altre aziende.

L'impegno della Lega è stato quello di apportare riformulazioni al testo del Governo, in modo da garantire al concessionario uscente un equo indennizzo, che verrà erogato dal concessionario subentrante; le somme da erogare, riconosciute con i decreti attuativi, saranno concertate con le imprese del settore e questa è una cosa molto importante.

L'opposizione deve svolgere il proprio ruolo di stimolo e critica, ma ritengo sia ingeneroso non riconoscere lo sforzo e il lavoro fatto dai nostri rappresentanti, nessuno escluso, che con il loro intervento hanno creato le condizioni per scoraggiare ed allontanare eventuali speculatori.

Un altro settore importante, a parer mio, è affrontato dall'articolo 5 del provvedimento, che riguarda le concessioni di grande derivazione idroelettrica. La Lega è autrice di una riformulazione approvata in Commissione, che conferma la regolarizzazione del settore idroelettrico. Finalmente, basta col tentativo di alcune forze politiche di demolire una delle prime forme concrete di autonomia delle Regioni; basta avvantaggiare i concessionari a discapito dei cittadini sui canoni idrici, con danni erariali pesanti ai territori montani.

Noi come Lega abbiamo sempre combattuto queste manovre. Con la riassegnazione delle concessioni da parte delle Regioni finalmente verranno riconosciuti canoni adeguati ai territori montani interessati, compensazioni ambientali, fornitura di energia elettrica gratuita. Dopo vent'anni di stallo partirà una stagione di grandi investimenti per modernizzare e rilanciare l'idroelettrico. Si darà l''impulso alla realizzazione della rete delle centraline elettriche, l'installazione di infrastrutture da parte di enti locali e concessioni autostradali con dei criteri per la selezione degli operatori, in modo che tutto avvenga in trasparenza. Diciamo che è un asset strategico per la nostra Nazione, per scommettere tutto su energia da fonti rinnovabili e ridurre la nostra dipendenza di energia dall'estero.

Presidente, a proposito dell'indipendenza energetica, che in questo momento è di grande utilità, vorrei portare all'attenzione del Governo un esempio: la necessità di prendere in considerazione un progetto di assoluta utilità pubblica che è stato finanziato con fondi privati e che ha già ottenuto la valutazione di impatto ambientale (VIA) dal 24 marzo 2021. Si tratta dell'installazione di un terminale rigassificatore al Porto canale di Cagliari, che attende l'intesa da parte della Regione Sardegna richiesta dal Ministero della transizione ecologica. È un richiamo che prima di tutto faccio a me stessa, ma è necessario che tutte le parti interessate facciano uno sforzo per velocizzare tutte quelle operazioni che possono procurare beneficio. (Applausi). In questo caso è la mia Regione, ma la crescita sarà sicuramente per tutta la Nazione. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Liceo classico internazionale «Giovanni Meli» di Palermo, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2469 (ore 12,22)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Girotto. Ne ha facoltà.

GIROTTO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la concorrenza è indiscutibilmente un importante strumento per l'economia e può comportare diversi benefici di sistema, come il superamento di rendite oligopolistiche e il miglioramento della gestione di beni pubblici dati in concessione, tramite i servizi offerti da soggetti pubblici o privati e molto altro.

Oggi compiamo un passo avanti, ma lo ritengo ancora insufficiente, soprattutto stante il particolare momento storico. Dovremmo innanzitutto emanare una legge sulla concorrenza ogni anno. L'ultimo provvedimento sulla concorrenza è stato approvato nel 2017 - io c'ero - dopo un percorso difficile e lunghissimo. Oggi abbiamo agito e stiamo agendo con delle difficoltà legate al fatto di avere una larghissima maggioranza e tempi ristrettissimi. Ciò nonostante sembra si riescano a rispettare gli inderogabili obiettivi posti dal PNRR.

Abbiamo svolto un lungo dibattito, forse l'unico in questa legislatura, con il coinvolgimento diretto dei colleghi deputati, che ringrazio. Il provvedimento giunge in Aula dopo il conferimento del mandato ai relatori, i senatori Collina e Ripamonti, che ringrazio sentitamente; estendo questo ringraziamento a tutti i colleghi che hanno lavorato in Commissione industria. Ringrazio il consigliere parlamentare della Commissione, la dottoressa Di Cesare, e tutto il personale dell'ufficio della Commissione industria per la qualità e la costanza del loro apporto professionale, che hanno consentito di concludere il lavoro in sede referente e anche per l'aiuto offerto nelle ulteriori rifiniture ai testi discussi in sede di maggioranza.

Ringrazio il Governo, il viceministro Pichetto Fratin, sempre efficacemente e saggiamente presente, che ha fatto sintesi nella maggioranza. Auspico che la Camera approvi il provvedimento nei tempi per consentire fin da subito di lavorare col Governo, sempre con spirito collaborativo, per la stesura dei decreti attuativi che dovranno essere poi esaminati dalle Camere per il parere.

Nel merito, ritengo raggiunti dei miglioramenti rispetto al testo base. Sui servizi pubblici locali faccio presente due importanti aggiustamenti: è introdotta la distinzione tra i servizi di interesse economico generale a rete, che operano in ampio ambito, e gli altri servizi pubblici locali di rilevanza economica. È introdotto il parere delle Commissioni parlamentari sugli schemi di decreto che non erano presenti nel testo del Governo. Soprattutto, segnalo che è venuta meno quell'impostazione del testo che marchiava in negativo la gestione in autoproduzione dei servizi pubblici.

Sul nodo più difficile da dipanare, come quello dei balneari, sono state recepite proposte del MoVimento 5 Stelle, sebbene avremmo voluto molto di più; ci impegneremo nella fase attuativa a vigilare sulla stesura dei decreti legislativi, affinché molti altri aspetti possano trovare la giusta applicazione, circoscrivendo al meglio l'applicazione di eventuali deroghe che i miei colleghi tra poco dettaglieranno meglio.

Sulle concessioni idroelettriche abbiamo inserito due mini proroghe. Le Regioni avranno tempo fino a fine 2023 - e non più 2022 - per mettere a bando le concessioni prima che il Ministro delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili intervenga con i poteri sostitutivi.

Le Regioni avranno tempo fino a fine 2023, non più 2022, per mettere a bando le concessioni, prima che il Ministro delle infrastrutture e mobilità sostenibili intervenga con i poteri sostitutivi. Le Regioni possono prorogare tutte le concessioni con scadenza anteriore a fine 2024 e non più 2023.

Voglio ricordare che, grazie all'impegno del collega Cioffi, nel decreto taglia prezzi abbiamo inserito una norma che estende il golden power alle concessioni idroelettriche, il che permetterà di salvaguardare questo patrimonio nazionale. (Applausi).

Sono lieto del clima davvero costruttivo che c'è stato. In questi ultimi mesi si si è fatta o, perlomeno, si è tentato di fare politica nel senso nobile del termine, tutti preoccupati di fare il meglio per i cittadini e la Nazione. Penso di aver chiarito quanto sia fuori discussione la necessità di rispettare i vincoli del PNRR, motivo per cui dobbiamo puntare a chiudere rapidamente questo disegno di legge. Non possiamo, però, dimenticare le questioni irrisolte.

Ve ne sono molte e cerco di spiegarmi. Quale giusta concorrenza si può stabilire di fronte alla sistematica elusione fiscale, che la distorce in maniera insopportabile? Quale giusta concorrenza è possibile in un pianeta in cui la finanza speculativa esegue il 90 per cento delle transazioni finanziarie giornaliere, con operazioni che nulla hanno a che fare con una realtà virtuosa, ma che, viceversa, hanno per deprecabilissimo effetto quello di determinare i prezzi dei beni transati?

Quale concorrenza giusta ci può essere quando i prezzi non sono determinati dal classico incrocio tra domanda e offerta, ma dalle scommesse sul futuro, i futures appunto, senza obbligo alla scadenza di consegna del sottostante ed ugualmente senza divieto, per i proprietari di materie prime, di stipulare derivati su quella tipologia di materie prime?

Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono sicuro che tutti i presenti sappiamo di cosa si tratti, ma io mi rivolgo ai cittadini e dico: fintanto che ai derivati non verranno posti tali limiti, noi siamo come l'equipaggio di una nave che sta affondando e che cerca di svuotarla dall'acqua tramite degli scolapasta con buchi molto grandi. (Applausi).

Infatti, quale reale concorrenza può esserci nel mercato energetico, che sta alla base di tutto, quando ancora non siamo riusciti ad calmierare il prezzo del gas, che è quintuplicato: in minima parte per motivi concreti, ma in larghissima parte appunto per le speculazioni che si compiono con i derivati. Quale reale concorrenza può esserci quando al mondo cinque SIM più cinque banche controllano il 90 per cento dei derivati? Quale vera concorrenza può esserci se in Europa il 3 per cento delle aziende agricole detiene il 52 per cento dei terreni agricoli? Quale reale concorrenza può esserci se nove transazioni su 10 sul mercato cerealicolo mondiale interessano quattro corporation?

Per quanto riguarda l'agrichimica, nel 1980 avevamo 20 corporation; adesso ne abbiamo tre. Tre aziende al mondo decidono il destino di pesticidi e fertilizzanti chimici agricoli mondiali. Abbiamo parlato di porti. Il 90 per cento delle merci nel mondo viaggia via mare, ma ci sono solo 5 compagnie di navigazione e 5 società che operano nei porti e detengono il 50 per cento della capacità di trasporto e gestione.

E se compilassimo una lista delle prime 100 economie del mondo, comprendendo Nazioni, e aziende, sulla base degli introiti governativi e del fatturato, scopriremmo che 70 di queste 100 sono multinazionali.

Dulcis in fundo, la finanza. Venticinque colossi finanziari controllano il 30 per cento delle prime 43.000 multinazionali. Ripeto: venticinque colossi finanziari controllano il 30 per cento delle prime 43.000 multinazionali. Di conseguenza, a Bruxelles continua ad aumentare il numero dei cosiddetti lobbisti, con il deprecabilissimo fenomeno delle porte girevoli, che la politica non riesce a regolamentare. Il lobbismo non è un fenomeno sbagliato; le porte girevoli sono un fenomeno sbagliato. (Applausi).

Personalmente, sono convinto che la recente virata della UE, con l'inserimento a certe condizioni di gas e nucleare nella tassonomia, sia stata pesantemente influenzata dalle azioni dei lobbisti russi, che ancora possono operare a Bruxelles. Vi è un recentissimo rapporto di Greenpeace con 30 pagine di riferimenti. I lobbisti russi hanno spinto per l'inserimento di gas ed energia nucleare nella tassonomia.

Sia ben chiaro che il MoVimento 5 Stelle non è contro le imprese e non è contro il profitto. Ci mancherebbe! Industria 4.0 è stata resa stabile per tre anni per la prima volta nella storia dal ministro Patuanelli, un Ministro 5 Stelle. (Applausi). Le imprese, però, si devono muovere in una cornice di giuste regole di concorrenza.

Io ribadisco che la concorrenza sia cosa buona e giusta e che l'urgenza di chiudere il provvedimento sia dovuta alle già ricordate obbligazioni PNRR. Io ritengo, però, che un politico dovrebbe avere una visione a 360 gradi del mondo. Ebbene, recentemente ho avuto una discussione con un Ministro, che mi ha detto che io non ho tale visione, perché penso solo alle fonti rinnovabili.

A parte il fatto che i dati che vi ho fornito li ho pubblicati per la prima volta dieci anni fa e poi mi sono limitato ad aggiornarli e che sono il frutto di un interesse verso la politica che dura a 40 anni. A parte il fatto che queste cose le ho dette sette anni fa in Rai e da quel momento la Rai non mi ha più voluto. (Applausi).

A parte questo, io credo che un politico che abbia una visione a trecentosessanta gradi del mondo, debba pensare soprattutto alle fonti rinnovabili. Mi pare che i fatti degli ultimi mesi lo stiano ampiamente dimostrando e sono convinto che i prossimi mesi e i prossimi anni lo dimostreranno ancora di più.

Chiudendo il discorso concorrenza, voglio ribadire che l'energia sarà un tema cruciale. Gli edifici consumano circa un terzo del fabbisogno complessivo italiano e ne sprecano il 60 per cento. Tra il 2013 e il 2019 abbiamo avuto tutta una serie di bonus edilizi, ai quali io ho lavorato, per arrivare al 110 che adesso l'Europa ci loda, che viene però ostacolato. Basta ostacoli al superbonus; superbonus e comunità energetiche ci renderanno "energeticamente" e quindi politicamente molto più indipendenti. Siamo tutti certamente intelligenti, competenti e dediti al bene dell'Italia, ma non possiamo non ampliare la visione a trecentosessanta gradi per determinare le reali cause di una scarsa concorrenza nazionale e mondiale e agire di conseguenza. Avanti con il disegno di legge concorrenza, che non sia però una foglia di fico per non operare su tutto il resto. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Carlo. Ne ha facoltà.

DE CARLO (FdI). Signor Presidente, inizio il mio intervento con delle considerazioni di metodo. Parrebbe che questa volta il Governo non sia orientato a porre la questione di fiducia. Sarebbe già un grandissimo passo in avanti. Ricordiamo a tutti infatti che si è arrivati - siete arrivati - alla cinquantesima fiducia. Lo ricordiamo anche a chi magari le volte scorse, nelle altre legislature oppure negli altri Governi che hanno preceduto questo, si lamentava del ricorso alla fiducia. Vuol dire che per 50 volte avete espropriato il Parlamento del proprio ruolo e quindi oggi che pare che non sia così, registriamo intanto una prima buona notizia. Chissà se saremo in grado, dopo tanta mancanza di allenamento, a discutere gli emendamenti. Fratelli d'Italia infatti non ha ritirato i 50 emendamenti ed anzi cercherà di migliorare il provvedimento al nostro esame proprio perché finalmente in Aula si potrà discutere.

In realtà però una parte di fiducia, a nostro modo di vedere, l'avete già chiesta. Si tratta di una fiducia extraparlamentare; non quell'extraparlamentare che piace tanto ad una parte dell'emiciclo, ma una fiducia extraparlamentare che il vostro leader, l'autorevolissimo Mario Draghi, ha chiesto ad un Consiglio dei ministri, durato otto minuti. Otto minuti nei quali, in maniera evidentemente prolissa, vi ha detto "o così o vado a casa", terrorizzando Ministri e leader di partito con la possibilità di eventuali elezioni, cosa terribile perché la concorrenza esiste e bisogna perorarla ovunque tranne che la concorrenza elettorale. Quella non ce la chiede e non ce la paga l'Europa; quella non ci serve, oggi non serve, ci vuole stabilità. Oggi, secondo voi, abbiamo bisogno della stabilità. In otto minuti quindi il Premier ha usato la sua autorevolezza. Quell'autorevolezza che noi vorremmo che usasse in Europa sui temi di politica estera, che usasse all'Europa per spiegare che la direttiva Bolkestein non c'entra nulla con questo provvedimento. Vorremmo ancora che spiegasse che i fondi del PNRR non sono posti in discussione se non viene applicata la questione dei balneari, che non c'entrano nulla. Vorremmo che spiegasse all'Europa che questo PNRR non funziona perché sono mutate le condizioni sulle quali è nato e che oggi ci vuole un PNRR di guerra per affrontare le tematiche che si sono acuite nel momento in cui una Nazione, la Russia, ha invaso un'altra Nazione sovrana, l'Ucraina. Quell'autorevolezza, che diventa autorità, la spende nel dire, citando una vecchia pubblicità, «O così. O Pomì», cioè o fate così o se ne va a casa. Tutti quelli che fino a quel momento avevano presentato pingui numeri di emendamenti li hanno ritirati perché si è trovato questo accordo, l'ennesimo accordo al ribasso, sulla pelle dei balneari.

Si tratta di 30.000 aziende messe praticamente sul lastrico, perché tanto l'Europa ci paga questa operazione, come abbiamo sentito poco fa anche in Aula. Non ci stupisce che l'Europa della finanza paghi una svendita di beni non scarsi: come riferiscono le relazioni, infatti, le spiagge non sono un bene scarso, quindi non c'è nemmeno quel presupposto per metterle a gara. Né ci stupisce che l'Europa dica di vendere e che ci paghi per vendere dei beni alle multinazionali, perché è una cosa che vediamo da parecchi anni. Da molti anni sentiamo dire che ce lo chiede l'Europa, ma pensavo che quell'era fosse finita; invece ritorna quell'epoca improntata al detto «ce lo chiede l'Europa», l'Europa delle multinazionali e non quella delle Nazioni e dei popoli.

Noi non ci arrendiamo a questo fatalismo economico, perché anche noi crediamo che l'inflazione e le disuguaglianze siano un problema. Certo l'inflazione ha visto i prezzi schizzare in alto soprattutto in ambito energetico ed agricolo, forse perché è mancata la programmazione. Qualcuno si assumerà la colpa di non aver fatto la programmazione o è colpa del fato avverso? Io credo che non sia colpa del fato avverso, ma di chi ha governato questa Nazione in questi anni e in quelli precedenti, quindi è meglio che qualcuno si faccia un esame di coscienza prima di farlo agli altri.

Lo stesso discorso riguarda le disuguaglianze, tanto è vero che l'eccessivo liberismo ha portato a una recrudescenza delle disuguaglianze, non a una maggiore uguaglianza, anzi vi invito ad andare a guardare gli studi, anche su Internet in mancanza di altre fonti. Le disuguaglianze crescono quando lo Stato non si occupa anche del mercato; il liberismo ha fallito e l'eccessivo liberismo continua imperare anche in quest'Aula, anche da parte di chi dovrebbe avversarlo assolutamente.

Considero pessimo il provvedimento in esame e per questo abbiamo cercato di migliorarlo. Pensate che in Commissione abbiamo cercato di fare nostri anche degli emendamenti proposti da altre forze politiche, nella consapevolezza che tante volte il Governo li ha bocciati per poi riproporli magari in un provvedimento successivo perché evidentemente li riteneva di buon senso. Noi speravamo che facesse la stessa cosa, ma non è successo nulla. In Commissione gli stessi sottoscrittori hanno bocciato i propri emendamenti e io credo che questa sia la dimostrazione plastica di come non si sia perseguito l'interesse generale, ma quello squisitamente personale. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Arrigoni. Ne ha facoltà.

ARRIGONI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, Sottosegretario, colleghi, intervengo sugli articoli riguardanti le concessioni di distribuzione del gas naturale e quelle di grande derivazione idroelettrica. Sulle prime, affrontate all'articolo 4 del testo base, ora diventato articolo 6 dopo il passaggio in Commissione, la Lega esprime parziale soddisfazione. L'inserimento di questo tema nel disegno di legge concorrenza aveva e ha l'obiettivo di superare lo stallo nelle gare per la riassegnazione delle concessioni che perdura da oltre dieci anni durante i quali, da parte dei 177 ambiti territoriali minimi, sono state portate a termine pochissime procedure competitive, anche a causa di tanti, costosi e lunghissimi contenziosi. Si tratta di una situazione di stallo che di fatto sta precludendo al Paese 20 miliardi di investimenti nel settore, che sono quelli stimati nell'arco di 12 anni di durata delle concessioni.

Il testo base, che puntava a rilanciare gli investimenti nel settore accelerando le procedure di gara e che già positivamente, nel caso in cui il Comune intenda cedere reti e impianti, consentiva di valorizzare adeguatamente le reti di distribuzione del gas di proprietà secondo il valore industriale residuo, anche grazie ai contributi della Lega è stato di poco migliorato. Occorreva però fare di più: per esempio, come noi abbiamo proposto, incentivare e sostenere le aggregazioni tra le imprese per imprimere maggiore impulso competitivo nelle gare d'ambito, così riducendo l'attuale frammentazione che oggi registra oltre 200 operatori, di cui oltre la metà che insieme coprono solo il 20 per cento del mercato; oppure si sarebbe dovuto consentire al Comune di alienare le proprie reti e gli impianti di distribuzione anche prima della gara di affidamento del servizio di distribuzione. Questo per meglio capitalizzare i propri asset, che invece durante la gara d'ambito rischiano di non essere adeguatamente valorizzati.

Ancora, si sarebbe dovuta prevedere la nomina dei commissari di gara da parte dalla stazione appaltante mediante estrazione da un elenco di esperti di comprovata esperienza definito dal Ministero della transizione ecologica.

Spero di sbagliarmi, ma temo che approvando così il testo non abbiamo modificato con efficacia la disciplina normativa e, dunque, non abbiamo creato le condizioni per promuovere al meglio lo sviluppo della concorrenza e rimuovere i tanti ostacoli regolatori di carattere normativo e amministrativo che non favoriscono lo svolgimento delle gare d'ambito.

Sulle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, ora affrontate all'articolo 7, la Lega esprime invece grande soddisfazione. Con l'approvazione dell'emendamento in Commissione, dopo l'intesa di maggioranza, si è positivamente modificato il testo base che presentava diverse criticità che avrebbero peggiorato la vigente normativa nazionale. In pratica, vengono confermate sia la regionalizzazione del settore, sia le procedure di rinnovo delle concessioni scadute. (Applausi). Queste, dunque, saranno svolte dalle Regioni nel rispetto dei criteri e degli indirizzi già stabiliti dalla norma nazionale, voluta fortemente dalla Lega e introdotta in fase di conversione del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, che - lo ricordo - lo scorso anno ha consentito di archiviare la procedura di infrazione europea aperta contro l'Italia. Siamo molto contenti perché in questi due anni la norma ha resistito, in ultimo anche durante la trattativa sul disegno di legge concorrenza, a diversi tentativi di alcune forze politiche che hanno cercato di smantellare la regionalizzazione del settore (e, dunque, demolire una delle prime concrete forme di autonomia delle Regioni), oppure di proporre la proroga delle concessioni per - queste le motivazioni - evitare l'arrivo di operatori stranieri (dimenticando che già ora la maggior parte degli operatori dell'idroelettrico sono partecipati da investitori esteri) e garantire la sicurezza del sistema energetico e l'autonomia energetica nazionale. Si tratta di due aspetti sicuramente importanti, ignorati da molti per anni e scoperti solo nelle ultime settimane, ma che siamo convinti verranno perseguiti proprio con i rinnovi delle concessioni. (Applausi).

Ricentralizzare la gestione e prorogare le concessioni, in realtà, avrebbe rappresentato un'entrata a gamba tesa contro le Regioni che hanno già legiferato o vi stanno provvedendo; avrebbe rappresentato un enorme regalo ai concessionari uscenti, che avrebbero continuato a fare tanti profitti, confermando l'ennesimo torto ai territori montani sfruttati senza alcun ritorno, con danni erariali a carico di Regioni, Province, Comuni e comunità montane di oltre 10 miliardi di euro; avrebbe violato le condizioni poste dalla Commissione europea, che ha ritirato la procedura di infrazione a patto che si procedesse con le procedure di riassegnazione delle concessioni; avrebbe determinato una terza bocciatura della proroga da parte della Corte costituzionale, dopo la sentenza del 2008 sulla proroga decennale prevista con la legge 23 dicembre 2005, n. 266 e la seconda sentenza del 2011 sulla proroga di cinque anni prevista con il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78.

Questa è la vittoria del buon senso. Con l'espletamento delle procedure competitive di riassegnazione delle concessioni scadute, verranno retrocessi alle Regioni i beni bagnati, cioè le proprietà di dighe, opere di presa, canali, gallerie e condotte forzate e verranno corrisposti ai territori montani interessati congrui indennizzi mediante canoni idrici adeguati, elettricità gratuita, compensazioni ambientali e territoriali. (Applausi).

Finalmente, dopo oltre vent'anni di stallo, partirà una stagione di grandi investimenti per modernizzare e rilanciare l'idroelettrico, un asset di energia rinnovabile programmabile strategico per il nostro Paese. Gli investimenti consentiranno di realizzare interventi di miglioramento di potenza di generazione e di efficienza degli impianti tesi a produrre più energia elettrica rinnovabile e, dunque, contribuire a raggiungere il target sempre più sfidante di energia da fonti rinnovabile e anche perseguire la riduzione della nostra dipendenza energetica. Gli investimenti consentiranno di realizzare interventi di miglioramento tecnologico e strutturale necessari per migliorare l'efficienza dei beni su dighe e condotte per assicurare la migliore conservazione dei volumi di invaso, potenziare i sistemi di pompaggio e, dunque, incrementare la capacità di accumulo al fine di una maggiore sicurezza del sistema energetico. (Applausi).

Gli investimenti consentiranno di realizzare interventi di miglioramento e risanamento ambientale del bacino idrografico interessato dall'impianto oggetto della concessione, nonché di effettuare una gestione coordinata delle risorse idriche, in modo da esercitare un controllo su vari aspetti come la gestione dei livelli dei laghi e la necessità di irrigazione. Gli investimenti consentiranno di dare un'opportunità alla filiera italiana, nota nel mondo, fatta di eccellenze sia per quanto riguarda macchinari e tecnologia, sia per quanto riguarda le imprese.

Questa non è soltanto una delle prime forme di autonomia regionale, ma - lo sottolineo ancora - il rinnovo delle concessioni idroelettriche, con investimenti negli impianti (nuovi o esistenti che siano), rappresenta un driver necessario per puntare alle emissioni zero di CO2 nel 2050. (Applausi). A dirlo è anche l'Agenzia internazionale per l'energia nel suo ultimo rapporto interamente dedicato a questa fonte rinnovabile. Secondo il direttore dell'Agenzia, Fatih Birol, l'idroelettrico è il gigante dimenticato della transizione energetica, perché gli investimenti si sono concentrati, e male, sono su eolico e fotovoltaico. Invece i bacini idroelettrici offrono diversi vantaggi: oltre a produrre elettricità rinnovabile, grazie ai pompaggi fungono da sistemi di accumulo, possono fornire servizi di flessibilità alla rete elettrica e dunque contribuiscono a compensare le fluttuazioni non programmabili - ripeto ancora - dei parchi eolici e fotovoltaici.

Nel mondo l'idroelettrico, con una potenza impegnata di 1.330 gigawatt e una produzione di elettricità di quasi 4.500 terawattora all'anno, è la più grande fonte di energia pulita e produce più di tutte le altre fonti rinnovabili messe insieme (eolico, solare fotovoltaico, bioenergia e geotermico). (Applausi). In Italia il parco idroelettrico, costituito da più di 4.500 impianti per una potenza di circa 23 gigawatt, di cui 4 gigawatt di pompaggi, e che nel 2021 ha fornito una produzione di 45 terawattora (quasi il 16 per cento di elettricità nazionale, equivalente al 40 per cento di tutte le FER), grazie a questa norma sta per rivivere una nuova grande stagione.

Concludo con i doverosi ringraziamenti al sottosegretario Garofoli, al vice ministro Pichetto Fratin, al sottosegretario Bini, al presidente della Commissione Girotto e soprattutto ai due relatori, Stefano Collina e Paolo Ripamonti, per il grande impegno profuso in quasi tre mesi di attività.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Candiani. Ne ha facoltà.

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Signora Presidente, l'intervento appena fatto dal senatore Arrigoni ci dà una buona ragione per dare un voto favorevole a questo disegno di legge (ovviamente per la parte che riguarda l'intervento del senatore Arrigoni). Tuttavia sappiamo che gli articoli non sono pochi, ma sono assai, e su alcuni di essi ci sono delle ombre che non sono state completamente dipanate nel corso di questi mesi di discussione. Mi si consentirà magari di fare qualche critica, perché sarebbe troppo facile, altrimenti, se tutto andasse bene.

Ci sarebbe piaciuta, da parte del Governo e da parte di qualche forza di maggioranza, una maggiore consapevolezza del momento che stiamo vivendo, perché parlare di concorrenza e di mercato è sicuramente importante per la crescita del Paese.

Bisogna però tenere conto anche di qual è il momento nel quale se ne parla e di quali sono le condizioni di coloro che vengono poi obbligati a mettersi nella cosiddetta concorrenza. A me ad esempio è dispiaciuto, conoscendone la storia, sentir parlare dei balneari, dei tassisti o di altre categorie economiche, che escono particolarmente "piallati" dalla crisi economica che ha seguito il Covid, come degli approfittatori che mandano a male l'economia italiana. Sappiamo che ci sono condizioni che devono essere riviste da tempo, da anni. Ci abbiamo provato e abbiamo fatto un lavoro importante con il ministro Centinaio. Un'accelerazione fatta adesso, in questa maniera, tende anche a far passare nell'opinione pubblica, cosa su cui non concordiamo, un'immagine di categoria che non appartiene realmente a chi invece tiene al proprio lavoro e a cui dobbiamo dare considerazione.

Signor Presidente, ho seguito in precedenza l'intervento del senatore Lannutti, che in gran parte ho condiviso, ma ho ascoltato anche l'intervento del professor Monti, che in gran parte non ho condiviso e che ha trascurato un aspetto. Occorre infatti fare attenzione al fatto che quello attuale è il momento in cui l'economia italiana è più fragile e aprire al mercato significa concorrenza, ma non significa automaticamente discesa dei prezzi e dei costi per i cittadini e per i consumatori finali. Se infatti l'economia è fragile, ciò significa, in breve tempo, approcciarsi ad un oligopolio e quindi ad una sintesi fatta sul mercato da parte di chi ha più soldi, creando poi dei cartelli. Creare concorrenza non significa privatizzare, diceva il professor Monti. Certamente, ma la vera mancata concorrenza, su cui invece insistiamo, è quella della pubblica amministrazione, rispetto agli altri Paesi europei, perché qui si impongono al mercato privato, ai cittadini, alle imprese e alle nostre attività produttive delle regole stringenti, in un periodo nel quale, come più volte ci siamo sentiti dire, siamo in un'economia di guerra, mentre la pubblica amministrazione, per quanto riguarda l'efficienza che dovrebbe erogare ai cittadini, in termini di concretezza, continua ad essere molto indietro rispetto agli altri Paesi europei. (Applausi). Non si può allora pretendere concorrenza solo dal capitale privato, dall'artigiano, dall'imprenditore o dal commerciante, se poi non la si dà come Stato e come amministrazione pubblica. Su queste cose il Governo deve ancora fare dei passi enormi, altrimenti avremo di fronte una diseguaglianza.

Dunque mi piace ricordare al professor Monti, che sa benissimo di cosa sto parlando, che l'indice di Gini, che misura la disparità nella distribuzione della ricchezza, in Italia dal 2019 al 2020 è passato dal 34,8 al 41 per cento. In questo periodo l'Italia è più diseguale e il Paese è più dispari. Per questo bisogna stare molto attenti rispetto all'illusione che la concorrenza significa riduzione dei costi. Temo che alla fine del percorso, se queste riforme della concorrenza si faranno male, aumenterà il costo degli stabilimenti balneari, dei taxi e di molte delle imprese che vengono messe in concorrenza. Ci siamo battuti perché ciò che era bloccato da anni, come l'idroelettrico, andasse realmente a gara, ma ci battiamo anche perché siano considerate le caratteristiche del momento attuale, nel quale stiamo vivendo una crisi economica particolarmente difficile e, con questo, non siano fatte delle sommatorie molto facili, andando a dire delle categorie produttive che invece si impegnano a tenere in ordine il nostro Paese e a farlo funzionare, che sono degli scorretti approfittatori.

Signor Presidente, lo ripeto: abbiamo bisogno che la pubblica amministrazione sia realmente efficiente e poi potremo, in coscienza, pretendere dai nostri concittadini una maggiore concorrenza anche rispetto agli altri Paesi europei. Altrimenti, come mi è capitato di sentire ieri in occasione della settantacinquesima assemblea di Confagricoltura Varese alla quale ho partecipato, limitiamo le nostre produzioni, le trasferiamo all'estero e poi andiamo a lamentarci che viene fatta la deforestazione in Amazzonia o in qualche Paese dell'Oriente, quando non produciamo più sul nostro territorio, perché dobbiamo avere tutti i boschi belli verdi, ma pretendiamo poi la concorrenza di un mercato, che non guarda - come guardiamo noi - a regole precise e ai valori ambientali. Su questo c'è un po' di ipocrisia, nel pretendere la concorrenza e far pagare il costo agli altri. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Calandrini. Ne ha facoltà.

CALANDRINI (FdI). Signor Presidente, vorremmo innanzitutto denunciare l'ennesimo sgarbo istituzionale che si sta consumando in questa'Aula. La pressione del presidente Draghi per l'approvazione di questo disegno di legge non ha eguali. L'ipotesi del voto di fiducia è un grave oltraggio al Parlamento che è passato nel silenzio generale di tutte le istituzioni. Dal Governo che definite dei migliori, dal presidente Draghi, che ha a sua disposizione una maggioranza vastissima, ci saremmo aspettati molto di più e qualcosa di diverso. Invece questo Governo continua a procedere per voti di fiducia - cinquanta in poco più di un anno - e per pressioni, così come è accaduto in questa occasione di cui stiamo parlando, delegittimando per l'ennesima volta il ruolo di questo Parlamento. Vogliamo ricordare al presidente Draghi che la differenza tra i membri di questa Assemblea e la sua persona è che noi siamo rappresentanti legittimamente eletti dal popolo, mentre il Presidente è espressione di un Governo nato dai giochi di palazzo. Il presidente Draghi si lamenta sempre della litigiosità dei partiti che lo sostengono, ma cosa si aspettava da questo Governo che è così eterogeneo? Noi di Fratelli d'Italia lo abbiamo sempre detto, sin dal primo giorno, che questa maggioranza è troppo diversa per stare insieme e non può portare nulla di positivo rispetto a tutti questi atti che vediamo approvati in quest'Aula. In questo disegno di legge che ci accingiamo a convertire in legge, infatti, non c'è proprio nulla di buono da salvare. Al suo interno ci sono provvedimenti che gridano letteralmente vendetta. Le nostre spiagge sono state sacrificate per la tenuta di una maggioranza che ha perso la faccia, ha perso la dignità, ma evidentemente non sta perdendo la poltrona. È rimasto solo il Gruppo di Fratelli d'Italia a difendere 30.000 aziende italiane che oggi si vedono espropriare la loro attività di una vita in nome di una concorrenza che è tutto fuorché una concorrenza leale.

Come abbiamo detto in queste settimane, in questi mesi, una piccola impresa non può comprare le multinazionali che verranno ancora una volta in Italia a fare shopping e ad accaparrarsi tante eccellenze costruite con anni di sudore e di sacrifici. Questo accordo raggiunto dalla maggioranza in questi giorni è imbarazzante. Pensate veramente che questi indennizzi restituiranno la dignità a coloro a cui state sottraendo con l'inganno gli stabilimenti balneari che hanno faticosamente costruito, avviato, reso gioielli che hanno portato alto il nome dell'Italia e del nostro mare nel mondo? Di questi indennizzi non sappiamo a quanto ammonteranno, quando saranno corrisposti, sulla base di quali criteri saranno concessi e come saranno calcolati. L'accordo raggiunto da questa maggioranza per consentire la vergognosa applicazione della direttiva Bolkestein si basa su un "poi vediamo". La verità è che i titolari delle concessioni balneari di oggi sono stati lasciati senza alcun tipo di tutela e poi non veniteci a dire che i balneari sono una casta, come ho sentito in qualche intervento prima del mio, che pagano costi irrisori per le loro concessioni balneari, intanto perché gli importi delle concessioni li ha stabiliti il Ministero dello sviluppo economico con un decreto ad hoc e quindi se c'era l'esigenza di aumentarli bastava un decreto. Nessuno però parla, nemmeno in quest'Aula, dei costi che devono sopportare gli stessi concessionari, che vengono decuplicati rispetto al costo della concessione, per il salvamento in mare, per le boe, per la pulizia dell'arenile, per il rimessaggio. Di tutto questo, nessuno parla, signor Presidente.

La verità è che con questo disegno di legge l'Italia non solo cede la sovranità di tutte le sue spiagge a soggetti che oggi non conosciamo, ma cede anche la propria sovranità all'Unione europea.

La cosa grave è che solo l'Italia sta accettando queste imposizioni. Spagna, Croazia e Portogallo hanno prorogato le loro concessioni balneari. Non si capisce perché l'Italia non ha potuto fare altrettanto.

Mi avvio a concludere. Un Governo giusto difenderebbe con le unghie e con i denti i suoi "gioielli di famiglia". Un Governo a trazione sovranista non avrebbe mai fatto sconti a nessuno pur di non perpetrare lo scempio che si sta realizzando oggi. Ma un Governo come quello in carica, che ha a cuore solo la propria sopravvivenza, non può fare l'interesse nazionale, men che meno con una maggioranza divisa su tutto. Noi di Fratelli d'Italia non ci stancheremo mai di chiedervi di prendere atto del fallimento che è su tutta la linea. Fatevi da parte, fatelo per il bene del Paese e lasciate che siano gli italiani a scegliere da chi essere governati. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Bertoldi. Ne ha facoltà.

DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, ci troviamo qui anche oggi e ci troveremo - ahimè - nelle prossime settimane e mesi a parlare di una delle tante riforme connesse al PNRR. Vorrei tanto poterle chiamare riforme e, invece, ci troviamo purtroppo di fronte ad accordi, ad "accordicchi" presi da una maggioranza, che anche un ragazzino alle prime armi nel diritto civico lo capirebbe, per contemplare tutto e il contrario di tutto ogni volta deve fare compromessi al ribasso. E spesso tali compromessi non esplicitano neppure la volontà dei partiti che supportano la maggioranza, che vengono spesso a subire le dettature che probabilmente arrivano da Bruxelles.

Lo ha detto il mio collega Calandrini prima: ma perché non vi guardate in giro? Parlate tanto di Europa, allora guardate cosa fanno in Spagna. In Spagna i balneari sono tutelati perché ritengono le spiagge dei beni e non dei servizi. (Applausi). Guardate cosa fanno in Germania e in Austria, dove le concessioni idroelettriche vengono continuamente rinnovate infischiandosene dei bandi. Noi italiani, invece, ovviamente dobbiamo subire i Diktat di Bruxelles e mettere subito le concessioni a gara, espropriare i balneari. Per fare cosa? Per fare più efficienza e più concorrenza? No, non è proprio per questo.

Vedete, il nostro turismo guarda da sempre alla specificità del nostro Paese. Guarda sempre a quei bar, a quelle spiagge che sono caratteristiche di famiglie espressione dell'individualità italiana. Ebbene, voi vorrete con i nuovi bandi mettere coste, bagni, bar e ristoranti delle nostre spiagge in mano alle multinazionali. Vorreste avere tante Nestlé, tante strutture uguali che non identificano più una provenienza e un territorio, ma rappresentano solamente un interesse e soprattutto un interesse che viene da Paesi stranieri.

Ecco quello che il Governo di emergenza nazionale sta facendo. L'emergenza è quella che state provocando con questo Governo, che - lo ribadisco - non rappresenta più come forza parlamentare la maggioranza degli italiani e che, peraltro, non rappresenta più nemmeno le forze che lo sostengono; forze che non hanno il coraggio di dargli la sfiducia perché sanno benissimo che andrebbero a casa. Questa è la drammatica situazione nella quale ci troviamo.

Invece di fare riforme di serie C, vorrei allora fare una proposta al vice ministro Pichetto Fratin, che stimo e che so che su questi temi la pensa come me, e contemporaneamente la faccio agli amici della Lega, che certamente non hanno avuto molta soddisfazione nel loro primo Governo Conte nell'approvare il reddito di cittadinanza. Facciamo una riforma che finalmente risponda alle esigenze... (Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Airola!

DE BERTOLDI (FdI). Stai zitto e lascia parlare la gente. Vergognati!

PRESIDENTE. Senatore Airola, non mi costringa a richiamarla formalmente una terza volta.

DE BERTOLDI (FdI). L'educazione di chi vuole insegnare ai giovani a vivere di sostentamenti: questo è il MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Senatore De Bertoldi, concluda e si rivolga alla Presidenza.

DE BERTOLDI (FdI). Si vuole insegnare ai giovani a vivere di elemosina di Stato.

Noi vogliamo che i giovani vadano a lavorare e si investa nel lavoro e non nel reddito di cittadinanza.

Quindi, cari colleghi della Lega, caro vice ministro Pichetto Fratin, facciamo una riforma fatta bene: cancelliamo subito il reddito di cittadinanza; investiamo nelle politiche attive del lavoro, nelle nostre imprese, in chi ha voglia di fare; investiamo nell'educazione dei giovani, che devono imparare che cos'è il sacrificio e il gusto del lavoro e non fare i parassiti a 800 euro e magari guadagnare poi in nero con il sommerso quello che gli manca. (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, cerchiamo di capirci.

La Presidenza non consente interruzioni e, soprattutto, epiteti rivolti ai colleghi mentre intervengono. (Commenti del senatore Dessì). Senatore Dessì, la sto richiamando formalmente. Non mi costringa ad espellerla dall'Aula, per cortesia.

Mi pare che sui temi del liberismo e dell'intervento dello Stato stiamo sentendo molte prospettazioni, tutte ugualmente oggetto di discussione e confronto.

Prego, senatore De Bertoldi, prosegua pure il suo intervento.

DE BERTOLDI (FdI). La ringrazio, Presidente.

Purtroppo certe cose fanno male, fa male esprimere quello che sentiamo dalle nostre imprese. Io provengo da una zona turistica e ogni giorno nel mio Trentino ho baristi, ristoratori, gente che lavora quindici ore al giorno che mi dice queste cose. Poi qui in Aula troviamo gli apostoli del reddito di cittadinanza, con i quali vorrei tanto confrontarmi in campagna elettorale. Venite in campagna elettorale...

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, senatore De Bertoldi.

DE BERTOLDI (FdI). Ribadisco dunque l'invito al vice ministro Pichetto Fratin affinché il Governo abbia il coraggio di andare oltre le mezze riforme. Penso alla riforma del fisco, signor Vice Ministro, una riforma che sta scontentando tutti e che per questo non viene fatta; penso anche alla riforma degli appalti dei lavori pubblici.

Sono tante le riforme, dunque, perché forse, con qualche artificio, convincono Bruxelles a erogare le quote del PNRR, ma non convincono e non servono al nostro Paese.

Fratelli d'Italia starà sempre con l'Italia, con gli italiani; con quegli italiani che vogliono lavorare e con quelle imprese che vogliono alzarsi alle 5 della mattina e lavorare per far crescere la nostra Nazione.

Invitiamo il Governo e, soprattutto, quella parte della maggioranza che apparterrebbe al centrodestra a prenderne atto e a dare una svolta nel segno dell'efficienza e dell'efficacia di un Paese che guarda avanti e insegna ai giovani e alle future generazioni che possiamo ancora farcela, che possiamo ancora essere protagonisti, ma non vogliamo essere assistiti passivamente. Il denaro... (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, colleghi, signori membri del Governo, la legge sulla concorrenza è ovviamente una cosa complicata, che andrebbe fatta annualmente, anche se così non avviene. Essa va a toccare carne viva del Paese, interessi che - è inutile negarlo - sono anche legittimi, di operatori, artigiani, piccoli imprenditori e realtà varie. Penso, ad esempio, alla questione dell'idroelettrico, che ha fatto molto discutere in Commissione: noi abbiamo aperto alle regole di mercato; altri Paesi europei si guardano bene dall'aprire alle regole di mercato la gestione di una risorsa che, soprattutto in tempi di crisi internazionale, militare e energetica, è preziosa. Non sono qui, tuttavia, per parlare delle risorse idroelettriche o di altre questioni.

Voglio anch'io intervenire sul tema delle imprese balneari per fare alcune precisazioni e qualche chiarimento.

Intanto ringrazio anch'io, come altri colleghi, il viceministro Pichetto Fratin per la pazienza con la quale si è confrontato con i parlamentari - è un dovere del Governo farlo - e anche con le categorie, ma si poteva e si doveva ascoltare di più.

Voglio dire al Governo - non lo dico al viceministro Pichetto Fratin che è stato attento - e al Presidente del Consiglio che, se ci fosse stata una situazione critica riguardante il settore siderurgico o altri settori, come il ferroviario, certamente i sindacati più rappresentativi di quei comparti, la CGIL, la CISL, la UIL e la UGL sarebbero stati ricevuti a Palazzo Chigi e ascoltati. C'è stata possibilità di ascolto, ma non adeguata, degli operatori del mondo balneare, perché sono lavoratori autonomi. Non c'è, infatti, la "fabbrica del mare"; la fabbrica del mare comincia a Ventimiglia, arriva a Santa Maria di Leuca e risale a Chioggia e riguarda tutta la lunga costa italiana. Quindi, non c'è una fabbrica con i lavoratori, ma c'è una miriade di concessionari (30.000), lavoratori fissi o stagionali con le loro famiglie. E non c'è il rispetto adeguato da parte dei Governi del lavoro autonomo, perché dovrebbero essere ascoltati anche i massimi esponenti delle grandi organizzazioni che fanno capo a Confidustria, a Confcommercio, a Confesercenti e ad altre realtà associative del Paese. Probabilmente il Governo - viceministro Pichetto Fratin, non lo dico a lei che lo ha fatto - e i tecnici, che sono così pazienti ed esperti, devono imparare la fatica della democrazia e ascoltare le categorie. Non c'è solo Landini in questo Paese, ma c'è anche il lavoro autonomo. (Applausi). È giusto ascoltare Landini, è giusto ascoltare Sbarra, che ha detto cose molto sagge anche sul lavoro, ma non solo.

Prima sentivo il battibecco che c'è stato: stamattina il presidente di Confindustria Bonomi ha detto che il ministro del lavoro Orlando si sta occupando di cercare il lavoro ai navigator. I navigator, cari colleghi, erano quelli che dovevano cercare il lavoro a quelli del reddito di cittadinanza: non hanno trovato il lavoro a nessuno e lo stanno perdendo loro stessi. È l'assistenzialismo puro, quello della logica del reddito di cittadinanza. Si può dire in Parlamento? Credo di sì. Bisogna assistere i veri bisogni e non creare clientelismi dannosi per l'economia produttiva, anche in questi settori che registrano scarsa disponibilità di manodopera, perché o si vuole lavorare in nero, conservando il reddito di cittadinanza, o ci si accontenta del reddito di cittadinanza. Ma di questo parleremo un'altra volta.

Per quanto riguarda la questione dei balneari, voglio sfatare alcune menzogne. Si scrive anche nella sentenza del Consiglio di Stato che questo settore incassa 15 miliardi e paga 100 milioni: non è così, perché quella cifra di 15 miliardi è inventata, perché sulle coste ci sono gli stabilimenti, i ristoranti, gli alberghi, le pensioni, una miriade di attività. Quindi, cosa calcoliamo: tutte queste attività? E, se pagassero solo 100 milioni per le concessioni - ma non è così - su quelle attività immagino che si paghino l'IVA, l'Irpef, le tasse, lo stipendio dei dipendenti. Quindi, si dice una serie di fesserie e il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza basata su menzogne. (Applausi). La sentenza del Consiglio di Stato contiene menzogne: diciamolo con chiarezza.

Altra questione da sfatare: se non si fa la legge sulla concorrenza con le norme sui balneari, si perdono i soldi del PNRR. È un'altra bugia e chi la dice - viceministro Pichetto, lei non la dice - è un bugiardo. È un bugiardo, perché il PNRR è condizionato da alcune vicende; ci vogliono le norme sulla concorrenza, ma quelle delle concessioni balneari non sono menzionate. Diciamolo con chiarezza: vanno certamente regolamentate. Poi c'è la sentenza del Consiglio di Stato basata su menzogne, c'è una sentenza della Cassazione, ma ce ne sono anche altre, perché giorni fa il TAR di Lecce ha rinviato alla Corte di giustizia europea la questione, chiedendo agli organi europei se la direttiva Bolkestein si applica o no alle concessioni balneari. Secondo noi non si applica, perché riguarda servizi e non beni. Qui ci sono dei beni in concessione e le concessioni costano poco. Allora aumentino il prezzo delle concessioni quelli che incassano i soldi. Su questo invito anche le associazioni balneari a essere più decise nel darci delle cifre, che anch'io a volte fatico ad ottenere. Se si dice che incassano 15 miliardi e pagano 100 milioni, sembra una follia difendere questa categoria. Ma non è così, perché quei 15 miliardi non sono 15 miliardi e contengono una miriade di attività, tassate e supertassate, che creano lavoro. Bisogna spiegare queste cose. Ma, se anche le associazioni dei balneari si dividono tra loro e non spiegano al Paese come stanno le cose, rendono più difficile l'attività legislativa. In questo intervento ne ho per tutti. È una specificità italiana.

Anni fa, ero in Parlamento e il presidente Monti - ora non vedo presente in Aula - era al Governo: andai da lui, che aveva vissuto a lungo in Belgio, con una cartina europea - anche allora si discuteva dell'estensione delle concessioni - e gli mostrai che la vicenda delle spiagge c'era solo in Italia, nel Sud della Francia, in Spagna e in qualche altro Paese europeo.

In altre parti, le condizioni ambientali e climatiche non consentono lo sviluppo di un'attività balneare. Quindi, noi dobbiamo difendere una specificità italiana. E io rivendico la mia azione in quella fase, durante il Governo Monti, dell'estensione delle licenze al 2020. Rivendico l'azione che con l'allora ministro Centinaio, con il senatore Mallegni ed altri abbiamo fatto, con la legge n. 145 del 2018, per l'estensione al 2033: legge cassata dal Consiglio di Stato con una sentenza che contiene bugie sulle cifre, copiate da volantini di associazioni che dispensano menzogne.

Mi dispiace e il Presidente del Consiglio di Stato dovrebbe informarsi di più. Lo dico in Parlamento, richiamandolo alla sua responsabilità e al rispetto della verità, che è stata calpestata. Parlo del Presidente del Consiglio di Stato dell'epoca - e non di quello attuale - che nel frattempo è cambiato, essendo andato alla Corte costituzionale: beato lui.

Noi vogliamo una regolamentazione, che è stata delegata ai provvedimenti di attuazione. C'è stato un confronto duro, dopodiché vedremo cosa deciderà la giustizia europea sul ricorso del Tar di Lecce. Nel 2023 ci sarà la scadenza ordinaria della legislatura. Io non so chi vincerà le elezioni. Mi auguro che vinca la mia parte politica, il centrodestra. Ricordo anche, sullo stato di attuazione, che l'avvio di gare si deve fare entro la fine del 2023, ma che c'è scritto - e questo lo rivendichiamo - che, se ci saranno contenziosi - e ce ne sono - o difficoltà, la data slitta alla fine del 2024.

Ci saranno le elezioni, dunque. Se le norme di attuazione o quelle che si approvano oggi non saranno chiare o adeguate, noi diciamo con chiarezza che le cambieremo da cima a fondo. Quindi, questa è una fase di discussione sperimentale. Ci saranno da fare i decreti delegati e confidiamo nelle azioni dei Ministri delegati a questo, a cominciare dal ministro Garavaglia. Interverranno i pareri delle Commissioni parlamentari e non saremo solo testimoni.

Abbiamo fatto eliminare alcune parole che erano state inopportunamente inserite nel testo. A volte la guerra delle parole sembra fine a se stessa, ma non lo è. Ad esempio, il termine residuo non è più presente in questo testo e noi questo lo rivendichiamo. La quantificazione degli indennizzi, il principio degli indennizzi, è stato affermato a vantaggio di chi dovesse perdere la concessione con una gara. Si dovranno poi definire, in base a dei criteri che il decreto delegato dovrà affrontare, la qualità degli indirizzi, gli investimenti, il lavoro, le realtà che sono state create.

Quando qualcuno sostiene che noi difendiamo gli abusi, ribatto che gli abusi si abbattono, non si difendono. Quindi, chi ha degli abusi lungo le proprie coste si muova: mandi i vigili e mandi le autorità competenti. Qui non si difendono gli abusi: si difende il lavoro italiano.

Dopodiché, se le concessioni sono basse, si adeguino; se ci sono situazioni di abuso, vengano stroncate; ma, se c'è il lavoro, che vuol dire accoglienza per il turista, lo si rispetti. Questa è la questione. Non ci sono lobby, ma c'è un lavoro che riguarda decine di migliaia di realtà.

Nei decreti attuativi, vice ministro Pichetto Fratin, noi esigeremo il rispetto delle imprese familiari, il rispetto di chi da molto tempo realizza imprese storiche, il rispetto del lavoro di chi ha migliorato alcuni luoghi. Se qualcuno ha speculato, va punito a prescindere da questa legge. Ma, se qualcuno ha reso frequentabili le spiagge e ha contribuito alla sicurezza, che serve e deve essere attuata per il salvataggio e per tanti altri aspetti, gli si renda merito.

Altri Paesi hanno regolamentazioni diverse. L'Europa è stata più attenta verso l'Italia che verso altri Paesi. Ma - come dissi una volta al Presidente del Consiglio - l'Europa deve preoccuparsi più di chi abita sulle spiagge di Odessa, che non di vessare chi sta sulle spiagge di Riccione o Fregene.

Noi difendiamo un pezzo di economia italiana. Servono regole trasparenti. Se non saranno adeguate, saranno cancellate. Le leggi si fanno e si cambiano. Noi abbiamo fatto un'estensione al 2020. Abbiamo approvato la legge n. 145 del 2018, che prevedeva un'estensione al 2033, ma il Consiglio di Stato, con una sentenza basata su bugie, ha cassato quella norma.

Se, dopo le elezioni, noi avremo la maggioranza - questo però dipende dagli italiani - se le norme che saranno varate non saranno condivisibili o adeguate, le cancelleremo per farne altre, che rispettino, sì, la concorrenza, ma che combattano la speculazione. Noi non vogliamo né furbetti né colonizzazioni.

Io non temo l'assalto delle multinazionali, che contrasteremo in ogni modo. Le regole, però, dovranno essere tali da non consentire acquisti in massa di decine di concessioni. Il lavoro prosegue ancora. Noi abbiamo difeso e difenderemo una risorsa italiana, perché il turismo, le coste, le spiagge, le imprese balneari fanno parte della nostra cultura e della nostra tradizione.

C'è gente che lavora senza il parassitismo dei navigator e del reddito di cittadinanza. Anzi, quelle imprese sono danneggiate dal reddito di cittadinanza. Pertanto, noi dai maestri di parassitismo non prendiamo lezioni; semmai le diamo.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Fregolent. Ne ha facoltà.

FREGOLENT (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, ritengo doveroso ringraziare i relatori, senatori Ripamonti e Collina, per il grande lavoro svolto in questi mesi e, assieme a loro, tutti i membri della 10a Commissione e delle varie Commissioni che si sono susseguite e hanno dato il proprio contributo per migliorare il provvedimento concorrenza; il viceministro Pichetto e il sottosegretario Bini, sempre disponibili a un dialogo costante e costruttivo con i parlamentari; un provvedimento che esce migliorato dopo il lavoro svolto in Senato.

Dopo aver assistito ai lavori degli ultimi mesi non posso esimermi da una riflessione sulla separazione dei poteri nel nostro ordinamento e in particolare sul ruolo del Parlamento, sempre più ridotto a mero ratificatore di decisioni assunte dal Governo che invece dovrebbe essere organo esecutivo di decisioni assunte nelle sedi parlamentari. Sicuramente la pandemia, prima, e la guerra, ora, non hanno aiutato, ma era diventato consuetudine anche nelle legislature precedenti assistere a un'occupazione di spazi da parte dei vari Governi su competenze prettamente legislative, su temi che devono essere trattati nelle Aule parlamentari da coloro che sono eletti dai cittadini italiani e li rappresentano. Se il Parlamento trova dei miglioramenti rispetto al testo proposto dall'Esecutivo, tutti dovremmo lavorare nella stessa direzione.

Il provvedimento al nostro esame è fondamentale per l'ottenimento dei fondi del PNRR ed evitare anche che vengono avviate procedure di infrazione nei confronti del nostro Paese. È assolutamente necessario, però, capire dove sta il punto di equilibrio tra gli interessi dell'Europa e quelli dell'Italia, perché talvolta sono contrastanti e un semplice appiattimento su posizioni europeistiche non significa fare gli interessi dei nostri concittadini.

Cari colleghi, siamo franchi e consapevoli: senza una riforma della pubblica amministrazione per lo snellimento delle procedure e la sburocratizzazione non si andrà da nessuna parte. (Applausi); una pubblica amministrazione spesso orientata al mantenimento del proprio status quo, che deresponsabilizza e scarica sui cittadini ogni genere di onere e di incombenza, quasi dimenticando che chi sceglie di lavorare in questo ambito dovrebbe avere come faro l'interesse dei cittadini piuttosto che diventare l'ufficio complicazioni affari semplici. Senza questa riforma anche il prezioso lavoro fatto con questo disegno di legge verrà annacquato. Oltre al tema delle concessioni balneari, balzato di più alle cronache giornalistiche, tra le misure affrontate ci sono i servizi pubblici locali, l'energia, i rifiuti, i trasporti e la sanità.

I colleghi che mi hanno preceduto e quelli che seguiranno entreranno nel dettaglio e nel merito dei vari temi. Personalmente invece propongo una riflessione rispetto alle società in house per ricordare come spesso i Comuni spesso hanno costituito queste società perché il mercato non offriva soluzioni e non è o non era economicamente conveniente. Basti pensare ai servizi che collegano territori morfologicamente difficili da raggiungere. I lavori parlamentari hanno tenuto conto anche di questi aspetti.

L'ultimo pensiero va al grande lavoro fatto sui temi della sanità, dove si è cercato di trovare un equilibrio partendo dall'esigenza fondamentale di assicurare percorsi di cura efficaci, appropriati e sicuri soprattutto nei casi di malattie particolarmente gravi e invalidanti. Il monitoraggio e il controllo di tutte le strutture che erogano servizi sanitari sono fondamentali per garantire la qualità delle prestazioni, l'equità di accesso e cancellare le opacità là dove si erogano prestazioni sanitarie con oneri a carico della finanza pubblica.

È stato realizzato un lavoro molto importante sui farmaci equivalenti per renderli prontamente disponibili rispettando i diritti della proprietà intellettuale. La ricerca deve continuare a pieno regime nell'interesse di tutti.

Infine, avviandomi alla conclusione, il sistema italiano di raccolta del sangue è un esempio di eccellenza a livello mondiale e, con le modifiche introdotte, si conferma il concetto di gratuità e volontarietà della donazione. In questi mesi è stato prodotto un lavoro importante e complesso nell'interesse degli italiani. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Croatti. Ne ha facoltà.

CROATTI (M5S). Signor Presidente, senatrici, senatori e rappresentanti del Governo, innanzitutto oggi è in discussione il disegno di legge concorrenza e ci terrei subito a rimandare al mittente tutta la narrazione per cui non si è lavorato e c'era la necessità del voto di fiducia. È stato fatto un lavoro molto attento e approfondito grazie alla competenza dei nostri relatori, che ringrazio per il lavoro che hanno fatto.

La disciplina della concorrenza, però, costituisce un elemento essenziale nell'integrazione europea e, a scanso di equivoci, consente all'imprenditore di competere in parità di condizioni sui mercati degli Stati membri. Questo è il punto base da cui partiamo in questa discussione. In particolare, vorrei parlare del tema delle concessioni balneari. Da quando fa parte della maggioranza, il MoVimento 5 Stelle si è fatto costruttore di soluzioni rispetto alle quali fino ad ora il comparto politico ha lasciato troppo spazio e anche oggi in Aula abbiamo sentito tantissimi rimandare la questione al mittente, creare ancora difficoltà e incertezza, mancanza di risposte, proporre soluzioni temporanee fatte di proroghe o proponendo di cancellare delle leggi. Queste sono tutte azioni dannose per un settore, come quello del turismo, che può solo essere in crescita. Per anni questi comparti sono stati abbandonati, lasciati nel timore, nell'indeterminatezza e nel dubbio. (Applausi).

Questo è ciò che si sta raccontando in quest'Aula e su cui si sta facendo campagna elettorale; inoltre si va a raccontare che si creano difficoltà. Io però mi faccio una domanda: sappiamo che le proroghe fanno male alle imprese? Sappiamo che le imprese e gli prenditori si spaventano davanti a questo? Senza regole chiare gli imprenditori si fermano, non investono. Sapete che promettere leggi inapplicabili non dà alcuna soluzione? Soprattutto, la barzelletta che abbiamo sentito ancora in questa sede per cui si dovrebbe andare a battere i pugni in Europa non fa più ridere nessuno. Sono barzellette che avete raccontato per troppo tempo e che hanno illuso imprenditori che si sono fermati e non hanno investito nel loro settore. Questo ha creato problemi a un settore che dal 2006 non ha potuto svilupparsi nella maniera corretta.

La politica deve dare certezza e il MoVimento 5 Stelle si sta prendendo questa responsabilità. Quando ci avete mandato al Governo ci siamo presi la responsabilità di affrontare i temi. È stato un passaggio importantissimo e daremo a questo settore la grande opportunità di poter investire e di poterci credere. Abbiamo affrontato questo percorso con il presidente Conte più di una volta. Purtroppo in due occasioni qualcuno ha voluto fermare il percorso di innovazione in questo settore, ma non è un problema. Al disegno legge di bilancio (disegno di legge n. 2448 del 2021), con la firma dei senatori Turco, Croatti, Fede, Catalfo, Ricciardi, Lupo, Piarulli, Trentacoste e L'Abbate, abbiamo presentato l'emendamento 180.0.4 - lo dico così si può andare a controllare - che ricalca il percorso che abbiamo portato avanti col presidente Conte e, siccome è stato interrotto per ben due volte da due azioni politiche - a mio avviso - esternamente scorrete, lo abbiamo ripresentato nella legge di bilancio. Adesso il tema è diventato un punto base e per questo noi del Movimento 5 Stelle siamo estremamente orgogliosi di poter dare finalmente delle certezze al settore. (Applausi).

La posizione del MoVimento 5 Stelle è a favore delle imprese, a favore dei titolari e chi dice il contrario mente e sa di mentire. (Applausi). Avete incatenato il settore del turismo per troppi anni nell'incertezza e con mancanza di responsabilità. Avete creato la paura, avete impedito che potesse crescere in maniera importante con lo spauracchio che sarebbero arrivati gli stranieri a portar via tutto quanto. Adesso possono farlo, ma con delle regole certe non succederà più. Abbiamo creato tre posizioni, dando un punto di equilibrio tra interessi contrastanti fra loro.

Il primo è lo Stato, che ha bisogno di un patrimonio che sia valorizzato. Noi abbiamo già iniziato questo processo con il canone minimo creato con il Governo Conte II. Ci sono poi altri due attori importanti. Le imprese vanno tutelate. Mi riferisco alle imprese che attualmente stanno lavorando in maniera seria e a quelle che devono poter entrare nel mercato in forza del principio di libero mercato e che, se messe tutte nella stesse condizioni, hanno la possibilità di far crescere il settore.

C'è poi un terzo attore molto importante: il consumatore, che spesso volentieri viene negato in quest'Aula. Il consumatore deve poter utilizzare quel bene in maniera libera, professionale, corretta e sostenibile, senza pagare, e pagando volendo dei servizi privilegiati, portando degli animali o avendo delle disabilità. Tutte queste persone vanno tutelate e soprattutto vanno tolti quei cancelli che sono stati messi da alcuni imprenditori che si sono sentiti proprietari di quello spazio. (Applausi).

Presidenza del vice presidente LA RUSSA (ore 13,32)

(Segue CROATTI). Dal 2006 a oggi il primo esercizio corretto su questo tema l'abbiamo portato noi in legge di bilancio per difendere gli interessi dei cittadini italiani. State attenti perché adesso presteremo grande attenzione ai decreti attuativi di questo percorso soprattutto verso coloro che hanno compiuto abusi edilizi in questo settore, si sono permessi di non pagare le tasse e mettere cancelli a causa dei quali le persone dovevano suonare il campanello per andare in spiaggia. La nostra sindaca Virginia Raggi aveva già iniziato questo percorso e adesso lo porteremo avanti fino in fondo. (Applausi).

Finalmente possiamo liberare quegli imprenditori e consentire loro di fare investimenti, azioni innovative e spazi sostenibili. Possiamo rafforzare la nostra offerta turistica, migliorare l'occupazione e creare trasparenza e soprattutto regole chiare per tutti quanti. Dal 2006 a oggi non è stata trovata una soluzione in questo spazio. Oggi, finalmente, abbiamo trovato un punto di inizio per un percorso importante.

Grazie a noi si chiude una triste pagina di irrisolutezza della politica di questi anni e si apre una nuova fase di certezza che creerà sicuramente uno spazio nuovo per costruire un futuro importante per le nostre imprese. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Laniece. Ne ha facoltà.

LANIECE (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge che ci accingiamo a votare contiene, tra le altre, una significativa accelerazione del processo di liberalizzazione del comparto idroelettrico riferito alle concessioni di grandi derivazioni, che potrebbe coincidere sostanzialmente e potenzialmente con un significativo processo di privatizzazione. Oltre il 70 per cento della produzione da fonte idroelettrica è riferito a concessioni che sono totalmente pubbliche, controllate da enti territoriali, o partecipate a maggioranza pubblica dallo Stato, ancorché quotate (Enel o sempre enti territoriali).

Nonostante in data 23 settembre 2021 sia intervenuta l'archiviazione da parte della Commissione europea della procedura di infrazione sullo specifico argomento, stante il mutamento drammatico dello scenario globale e nazionale, è opportuno porre l'attenzione su come e quanto il processo di accelerazione previsto dal citato articolo 5, sulla base di uno specifico obiettivo del PNRR, contrasti fortemente e palesemente con gli obiettivi unanimemente condivisi in relazione al processo di transizione energetica in atto e alla necessaria implementazione di misure urgenti in un contesto in cui si sommano gravi e inattese ulteriori emergenze, oltre a quelle già presenti sullo sfondo della crisi planetaria, ossia il cambiamento climatico (parlo di shock pandemico e post-pandemico, shock energetico e shock bellico in Europa e relative conseguenze globali).

Come ci ricorda in modo inequivocabile il Copasir nella sua relazione conclusiva relativa all'indagine conoscitiva sulla sicurezza energetica nazionale, trasmessa alla Presidenza del Consiglio il 13 gennaio, l'Italia è stato l'unico Paese europeo ad aver introdotto, più di vent'anni fa, un regime concorrenziale nell'ambito delle concessioni idroelettriche e ad aver recentemente modificato le norme, rendendo possibile la partecipazione alle gare degli operatori esteri, ma in un regime di non reciprocità, poiché gli altri Paesi europei applicano un regime protezionistico in questo ambito. Affermazione, questa, chiara e inequivocabile, che evidenzia l'esposizione del nostro Paese a una concorrenza asimmetrica rispetto agli altri Paesi europei, che non solo non prevedono alcun tipo di apertura e di liberalizzazione, ma stanno al contrario operando proroghe in totale assenza di gare. Vedi, a titolo esemplificativo, la proroga dello Stato francese alle concessioni sul Rodano fino al 2041, già approvata per legge.

Se combiniamo questa asimmetria normativa europea con la cogenza di dover esperire le gare europee per l'assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni, come prevede il decreto legislativo semplificazione del 2016; con la bolla finanziaria presente sul mercato delle rinnovabili per la prima volta da decenni, che ha invertito il suo trend di costo discendente a causa dell'accaparramento degli impianti green da parte delle industrie della finanza e soprattutto delle internazionali; con il vincolo burocratico che lega le nostre imprese pubbliche rispetto all'agibilità normativa garantita agli operatori esteri, che potrebbero partecipare a gare con particolare aggressività (il cosiddetto dumping); con la caratteristica sostanzialmente pubblica dell'attuale assetto industriale di gestione del sistema idroelettrico nazionale, ecco il rischio di compromettere irreversibilmente un pezzo di sistema della generazione elettrica nazionale, che, a differenza di altre fonti (solare ed eolica), ha le caratteristiche di essere un capitale industriale e tecnologico a carattere strategico.

Ricordo a tutti i colleghi che tale fonte energetica ha caratteristiche qualitative speciali, tali da renderla insostituibile. Ne elenco alcune. È la più grande fonte (40 per cento circa) come capacità di generazione tra le FER; è la più stabile e programmabile tra le fonti rinnovabili; possiede la capacità di riavviare il sistema elettrico nazionale in caso di blackout; contribuisce alla sicurezza del sistema elettrico nazionale grazie anche alla capacità di funzionamento in isola.

L'accelerazione impressa dal disegno di legge concorrenza sulle gare e sulle concessioni relative alle grandi derivazioni idroelettriche non raggiunge gli effetti che si prefigge un processo di liberalizzazione e privatizzazione, in ragione della peculiarità operativa industriale del mercato di riferimento; provoca il mancato rilancio immediato degli investimenti strategici nel settore idroelettrico; potrebbe portare a una significativa limitazione della naturale e necessaria evoluzione tecnologica in un'attività di mercato come quella della generazione elettrica; rischia di esporre l'idroelettrico italiano alla mercé di operatori esteri, senza alcun bilanciamento né opportunità per gli operatori nazionali.

Sarebbe quindi necessario consentire fin da subito agli operatori - come fatto ad esempio dalla Francia - attraverso meccanismi di estensione della durata di riassegnazione delle concessioni, di proporre piani di investimenti straordinari stimati in circa 10 miliardi di euro. Noto peraltro un'evidente contraddizione da parte di chi sostiene la concorrenza in campo idroelettrico e poi afferma l'esatto contrario quando si parla di forme di liberalizzazione nell'ambito delle concessioni degli stabilimenti balneari. Il risultato è che sono considerati strategici i balneari, giustamente, ma non la principale fonte di produzione rinnovabile del Paese, mentre è in atto una guerra alle porte dell'Europa e noi rischiamo, il prossimo inverno, il razionamento dell'energia. Ritengo questo molto preoccupante.

Altre considerazioni riguardano la particolarità dei territori delle autonomie speciale. Le società pubbliche idroelettriche operanti nell'ambito territoriale dell'arco alpino, partecipate dagli enti di riferimento, dalla Regione Valle d'Aosta e dalle Provincie autonome di Trento e Bolzano in particolare, rappresentano società leader del sistema. Sono società sane, gestite in modo efficiente, come evidenziato dai bilanci, con una gestione operativa delle delicatissime infrastrutture idroelettriche non solo di grande qualità, ma che tiene conto delle specifiche peculiarità e delle esigenze territoriali. Il percorso della norma di attuazione dello Statuto speciale sicuramente rappresenta un importante passaggio per garantire l'autonomia della gestione del delicato aspetto delle gare da parte delle Regioni autonome. Ma la novella legislativa che ci accingiamo a votare mette in oggettiva difficoltà gli enti territoriali proprietari in riferimento alle attribuzioni previste dagli Statuti speciali stessi.

Inoltre, ad oggi, ai canoni previsti dalla legge si sommano anche i dividendi della società partecipate, mentre con la privatizzazione si dirotterebbero gli stessi dividendi a società private, probabilmente straniere e probabilmente operanti nel settore oil and gas, vista la condizione di mercato in cui si trovano le rinnovabili. Con l'approvazione del presente disegno di legge, a seconda dell'esito di tali gare, certamente si rischia di compromettere la sostenibilità delle competenze attribuite dallo Stato agli enti ad autonomia speciale. Ricordo inoltre come la gestione pubblica abbia sempre mantenuto alti livelli di sicurezza, a livello di gestione delle grandi infrastrutture. In caso di cambio di gestione privatistica, questo aspetto sarà così importante?

In conclusione, nel manifestare la mia preoccupazione, nutro la speranza che si lasci ancora aperto il dibattito alla Camera dei deputati e si possa trovare una correzione alla preoccupante conseguenza che tale provvedimento, se approvato in modo definitivo dal Governo prima e dalla maggioranza poi, sarà foriero di conseguenze non positive per il sistema energetico nazionale e per i territori delle autonomie speciali alpine. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Giannuzzi. Ne ha facoltà.

GIANNUZZI (CAL-Alt-PC-IdV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, nel dare inizio a questa mia riflessione sulla legge che purtroppo, per quanto mi riguarda, ci avviamo ad approvare in Assemblea, è importante prima di tutto ricordare a chi ci ascolta cos'è la legge sulla concorrenza e perché ogni anno ne abbiamo una. Per dirla in breve, i trattati europei ci impongono - letteralmente - di promuovere lo sviluppo della concorrenza come meccanismo economico preferenziale e questo ci impone regolari revisioni normative, per conformarci all'idealità di tale meccanismo.

Tutto prende le mosse dall'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea (TUE), che contiene i principi su cui è fondata l'Unione degli Stati membri. In esso viene detto testualmente che l'Unione si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva. Quindi possiamo dire, senza tema di smentita, di essere dentro un'unione geopolitica a matrice ideologica fortemente liberista che, se si è convinti liberisti, chiaramente va bene così. Non va altrettanto bene se si parte dalla convinzione, o anche dalla vaga sensazione, che il liberismo sia malattia mortale di ogni umanesimo, con la sua ipocrita invocazione alla libertà economica per tutti, che si risolve, per sua intrinseca natura, nella tirannia economica dei già forti sui già deboli.

Tornando al disegno di legge sulla concorrenza, in ragione di questa impostazione ideologica che ci viene dai Trattati europei, ogni anno siamo tenuti a produrre una legge perlopiù come questa, contenente una serie di deleghe al Governo per modificare o innovare norme che vengono di volta in volta considerate ostacoli al più libero dispiegarsi del mercato. Sorvolando sulla sconsideratezza di aver sottoscritto trattati di questo tipo, perché parlarne ora sarebbe esercizio inutile, la domanda che invece è utile a mio avviso porci oggi per i nostri scopi è un'altra ed è questa: siamo perciò costretti a diventare liberisti e a declinare obbligatoriamente norme che consegnano il nostro intero parco di beni e servizi totalmente al mercato, dando per perse e superate come cosa ormai obsoleta le tutele di Stato, le quali, checché se ne dica, sono ben iscritte nella nostra Costituzione, come sappiamo in questa Assemblea? La risposta è no e lo dico da vice presidente della Commissione politiche dell'Unione europea, dove ogni giorno siamo messi di fronte alla possibilità di far valere, pur nelle maglie dei trattati, le nostre specificità nazionali o più semplicemente la nostra insindacabile volontà di non adeguarci a norme o principi che consideriamo dannosi per il nostro sistema-Paese.

La risposta è no, lo ripeto. Ma l'Italia sembra afflitta da un pericoloso collaborazionismo quando si tratta di far piacere a chiunque tranne che a sé stessa. (Applausi).

Andiamo a vedere, infatti, che cosa ci chiedeva l'Europa in questo frangente e che cosa contiene invece questa legge. L'articolo 17 del regolamento europeo 241 del 2021, che cito perché è l'atto di riferimento per l'elaborazione del famigerato PNRR, di cui questa legge a sua volta è un corollario, prevede che i piani per la ripresa e la resilienza ammissibili al finanziamento a titolo del dispositivo comprendono misure che possono anche includere regimi pubblici finalizzati a incentivare gli investimenti privati, quindi - come è normale che sia, in realtà - l'Europa indica una possibilità certamente gradita alle sue politiche, ma sempre una mera possibilità.

Ora andiamo a vedere cosa è stato invece inserito nel disegno di legge sulla concorrenza, sotto il cappello della ragione di Stato. Mi soffermerò per brevità sugli articoli 8 e 16, che sono però rappresentativi dello spirito dell'intera legge. Per capire in breve la sostanza dell'articolo 8, che titola «Delega al Governo in materia di servizi pubblici locali», è interessante leggere cosa ne dice il Consiglio dei ministri stesso nel proprio comunicato del novembre del 2021, data in cui il disegno di legge è stato approvato. Viene detto: «Si introducono norme finalizzate a ridefinire la disciplina dei servizi pubblici locali, al fine di rafforzare la qualità e l'efficienza e razionalizzare il ricorso da parte degli enti locali allo strumento delle società in house, anche attraverso la previsione dell'obbligo di dimostrare da parte degli enti medesimi le ragioni del mancato ricorso al mercato». Ergo, il Comune ha l'onere di dimostrare che mantenere i servizi locali pubblici sia migliore e se non lo fa o non convince, ha l'obbligo a darli in gestione a società private. Orribile l'ipocrisia verbale di questo passaggio. Il Governo la chiama razionalizzazione degli enti locali, ma di fatto è un atto di scoraggiamento per gli enti pubblici a ricorrere alle società in house, caricandoli dell'onere della prova o indicando loro la direzione obbligata alla gestione privata di tutti i servizi.

Dunque eravamo obbligati a questo dall'Europa? Evidentemente no, l'abbiamo detto poco fa e quindi possiamo anche qui dedurne - senza tema di smentita - che l'attuale Governo sia portatore di una sua propria convinzione che privato sia più bello. In una parola, questo è un Governo di forte impostazione liberista, la qual cosa, come detto, va bene se si è liberisti, ma se non lo si è, è bene prenderne coscienza in quest'Aula, perché in questa sede in molti abbiamo ricevuto un mandato politico, che forse è lontano da questa impronta e al quale forse dobbiamo saper tornare per migliore ispirazione. (Applausi).

L'articolo 8, infatti, non dovrebbe apparire indigesto solo a coscienze non apertamente liberiste, ma dovrebbe far tremare di indignazione anche quanti, per esempio, si sono spesi e dicono tuttora di spendersi per l'acqua pubblica, sulla quale questa legge, in barba al referendum del 2011 - è bene saperlo - mette con questo articolo una pietra tombale. Ma questa legge, più in generale, non dovrebbe risultare indecente solo ai non liberisti, dovrebbe piuttosto provocare indignazione nell'intero Arco costituzionale, che tanto ha tuonato negli ultimi anni della pandemia a voci unificate a favore della sanità pubblica per il suo potenziamento, per il ripristino della sua eccellenza.

All'articolo 16, dedicato all'accreditamento e convenzionamento delle strutture sanitarie private, l'unica preoccupazione del Governo sembra essere quella di garantire il più liberamente e velocemente possibile l'accredito delle strutture sanitarie private presso la Regione e lo fa eliminando l'istituto dell'accreditamento temporaneo in attesa dei controlli, sostituendolo con una forma di accreditamento tout court senza cautele.

Lo fa sostituendo al parametro del costo delle prestazioni, in un ambito nel quale il costo è vitale parametro di possibile misurazione, quello aleatorio e imponderabile della qualità, aprendo chiaramente ad una rinnovata stagione della lievitazione dei costi per le prestazioni sanitarie.

A parole, quindi, abbiamo tutti sognato una sanità pubblica migliore, ma nei fatti vergognosamente questo Parlamento cede ancora e ancora alla pressione degli affaristi della sanità, a discapito della salute dei cittadini. Decisamente non eravate costretti. Colleghi, è noto che anche tra le forze di maggioranza ci sono state e ci sono perplessità su questa legge e che qualcosa è stato provato in sede emendativa per migliorarne gli aspetti peggiori.

Di fronte a una legge che andrà a cambiare il Paese per come lo conosciamo (perché lo modificherà Comune per Comune), che ne cambierà l'ossatura socio-economica, che massacrerà le ultime tutele per i meno abbienti e che per la verità promette molto bene anche per le classi medie, lasciatemi dire che il paravento dell'essere dentro questo Governo, evidentemente indifferente al Paese ed eterodiretto da pure forze economiche per controllarne le mosse o per evitare il peggio o per "responsabilità" - si sentono tutte queste ragioni qui dentro - rispetto al momento che viviamo (la pandemia, la guerra), se è politicamente irricevibile sempre, diventa scopertamente assurdo ora, di fronte a procedimenti come questo che del Paese per come lo conosciamo non lasceranno niente, al pari di una guerra totale.

La scorsa settimana questa Assemblea ha commemorato Berlinguer e la settimana precedente è stata la volta di Giacomo Matteotti, entrambe personalità luminose della nostra storia parlamentare. Osservare oggi lo scenario della sua storia, della sua dignità, ostaggio di un Governo che oggi anche dai vostri discorsi sembra voluto da nessuno se non forse da un unico carrierista internazionale, tra l'altro vistosamente refrattario ai principi basilari della democrazia, è allo sguardo di un cittadino prestato alla politica infinitamente doloroso.

Chiudo perciò augurando con tutto il cuore a tutti noi e al Paese uno scatto di memoria che ci riporti alla sacralità dei nostri mandati, alla nostra suprema sovranità che ci viene dal popolo su ogni altro potere costituito e che ci faccia passare in quest'Aula dal commemorare all'onorare i nostri Padri.

PRESIDENTE. Grazie, senatrice Giannuzzi per questo appassionato intervento, che ho lasciato completare, nonostante il gesto di disappunto del suo neo Capogruppo.

È iscritto a parlare il senatore Barbaro. Ne ha facoltà.

BARBARO (FdI). Signor Presidente, non mi soffermerò più di tanto sulle considerazioni di carattere generale che il mio partito, Fratelli d'Italia, ha espresso in lungo e in largo attraverso atti parlamentari, interventi mediatici e in tutte le salse. Mi sia però preliminarmente consentito di esprimere il mio sentito ringraziamento alla senatrice Daniela Santanchè, la nostra Capogruppo in 10a Commissione, che attraverso un lavoro certosino, supportato dal legislativo di Fratelli d'Italia in fase emendativa, ha presidiato in maniera competente, esaustiva e precisa, consentendo anche a noi senatori che ci siamo alternati all'interno della Commissione, di portare a termine brillantemente il nostro lavoro.

Parlavo della necessità di non dilungarmi oltre rispetto agli aspetti di carattere generale. Mi sia però consentito, anche in questo caso, di esprimere almeno due criticità. Una è di carattere culturale, rispetto al modello che è stato introdotto nel provvedimento in esame che oggi andiamo ad approvare: un modello normativo totalmente estraneo alla nostra attitudine commerciale, alla prossimità tra domanda e offerta. Questo modello rappresenta il consolidamento di un sistema economico che favorisce i grandi gruppi e strozza i piccoli operatori. Infine, per quello che riguarda gli aspetti critici, voglio soffermarmi in maniera brevissima sull'aspetto che ha caratterizzato invece la parte del provvedimento che si è occupata delle concessioni. L'abbiamo detto in tutte le salse e lo ripeto anch'io: la direttiva non era assolutamente applicabile alla concessione dei beni demaniali.

Andando oltre, c'è un aspetto che mi interessa in maniera particolare - forse in pochi se ne sono accorti e lo voglio ricordare oggi in questa sede, esprimendo tutta l'amarezza che è possibile esternare - e riguarda per l'ennesima volta il trattamento che è stato riservato al mondo dello sport.

Ebbene, tutte quelle concessioni che fanno riferimento a società sportive, a enti anche di natura morale che occupano beni demaniali, non sono state minimamente prese in considerazione. Soprattutto, questo avviene in un momento sempre più difficile del mondo dello sport, quello pandemico, che vede un'ulteriore mortificazione aggiungersi alle precedenti, che hanno già in qualche modo reso protagonista in negativo il nostro mondo, se consideriamo la scarsa assistenza che è arrivata dal Governo per la ripresa delle attività sportive, nonostante questa disattenzione nei confronti dello sport fosse stata precisata proprio all'interno della direttiva Bolkestein.

Andando a rileggere la parte del punto 35 delle premesse, che cita testualmente quanto abbiamo ripetuto anche nel nostro emendamento: «Le attività sportive amatoriali senza scopo di lucro rivestono una notevole importanza sociale. Tali attività perseguono spesso finalità esclusivamente sociali o ricreative. Pertanto, esse non possono costituire un'attività economica ai sensi del diritto comunitario e non dovrebbero rientrare nel campo di applicazione della presente direttiva». Non sono le parole di Fratelli d'Italia, ma quelle contenute nella direttiva Bolkestein.

Come ho ricordato poco fa, parliamo di associazioni storiche, come la Lega navale, la Società nazionale di salvamento "Genova", bacini e remieri attribuiti ed affidati a federazioni sportive che hanno raggiunto risultati importanti anche per lo sport italiano.

C'è un elemento del quale nessuno ha tenuto conto, che riguarda anche aspetti legati alla sicurezza delle nostre spiagge: tutta la filiera - e dico tutta - dei bagnini di salvataggio e degli assistenti ai bagnanti è stata formata all'interno dell'ordinamento sportivo italiano, spesso e volentieri all'interno di quei siti. Andremo dunque a mettere in discussione la stessa sicurezza delle nostre spiagge, perché gli aspetti formativi entreranno inevitabilmente in crisi e avremo non solo crisi di vocazione, ma crisi legata alla possibilità di abilitare - perché non ci saranno più i posti - coloro che andranno a svolgere questa importante funzione in termini di sicurezza.

Vado a concludere, visto che il tempo che mi è stato concesso è poco, anche se è stato sufficiente per esprimere questi concetti. Il grande patrimonio nazionale rappresentato dal volontariato sportivo, dal mondo del no profit, è stato mortificato attraverso questo atteggiamento e la toppa - dunque il rimedio che è stato utilizzato - si è rivelata peggiore del buco. Andare a realizzare una commistione tra attività commerciali e attività non lucrative, così com'è stato fatto all'interno del provvedimento, è un'offesa, è un aborto giuridico e complicherà ancora di più la vita delle nostre associazioni sportive.

Lo sport non meritava questa ennesima mortificazione, a maggior ragione perché, non più tardi di due mesi fa, abbiamo approvato l'inserimento dello sport nella nostra Costituzione. Se il buongiorno si vede dal mattino, evidentemente questa affermazione di principio non ci porterà più da nessuna parte.

Signor Presidente, siamo ben lontani dall'attribuire allo sport la dignità che esso merita, ma noi di Fratelli d'Italia faremo di tutto perché ciò non avvenga. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Martelli. Ne ha facoltà.

MARTELLI (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, inizierei leggendo dove sta la verità, cioè la fonte normativa, perché questo disegno di legge nasce sulla base di menzogne.

La prima cosa che voglio leggere è un estratto dell'articolo 106 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che è prevalente rispetto a qualunque tipo di Regolamento o di circolare che sia stata successivamente emanata e anche a ogni tipo di linea guida contenuta nel PNRR: essendo la fonte primaria, ogni cosa in contrasto ovviamente decade.

L'articolo 106 riguarda la qualificazione dei servizi di interesse generale, che possono essere di interesse generale di natura economica (SIEG), di interesse generale e basta (SIG) o di interesse sociale (SIS).

Ebbene, l'articolo 106, ex articolo 86 del Trattato sulla Comunità europea, demanda agli Stati membri la qualificazione di ciò che è servizio di interesse generale e fa anche qualche esempio: il trasporto pubblico locale, che è dentro questo disegno di legge, o la gestione dei rifiuti. Quindi, la risposta, nel caso si volesse mettere al riparo la questione servizi pubblici locali, quindi acqua, rifiuti e trasporto pubblico locale, c'era nell'articolo 106.

Poi c'è l'articolo 12 della direttiva Bolkestein, che dice che, anche nei casi degli affidamenti delle concessioni, quindi in particolare delle concessioni balneari, è facoltà, rilevata la specificità e comunque il fatto che trattasi di un interesse economico generale, di qualificarli come SIG (Servizi di interesse generale): quindi sono solo dodici anni, nei quali si è cercata la risposta da un'altra parte. Questo per dire che nel momento in cui si afferma che sono state necessarie proroghe o cose di questo tipo, in realtà non si afferma il vero.

La seconda premessa, poi procedo ad entrare in medias res, è relativa alla nascita di questo disegno di legge. Noi abbiamo avuto una discussione: da un lato il Presidente "che sconsiglio" che afferma che, se non viene approvato questo disegno di legge, perdiamo i soldi del PNRR, che sono soldi nostri, in parte ridati a stretto giro, in parte prestati a strozzo, e, dall'altro lato, chi invece afferma che è una questione che ci ha imposto l'Unione europea a prescindere. Allora, bisogna mettersi d'accordo. Infatti, se il Presidente ha affermato qualcosa di palesemente falso, allora vuol dire che qualunque norma contenuta nel provvedimento, ove sia possibile invocare l'articolo del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è voluta dalla politica e non è imposta da nessun altro. A questo ricollego ciò che ha detto il collega relatore in Commissione, quando ha affermato che è vero che l'Unione europea non impone di affidare al privato niente, ma siccome noi abbiamo intrapreso la scelta politica di passare ad un altro tipo di gestione del servizio, allora è normale che andiamo avanti così: PD. Questo vuol dire che la scelta è squisitamente politica e non è imposta nessuno. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Allora, parliamo velocemente delle concessioni demaniali, in questo caso chiaramente dei litorali: è stato affermato - e secondo me è anche giusto - che non si potesse continuare con le proroghe, considerando che l'ultima proroga l'ha fatta il Governo giallo-verde, assicurando fino al 2035 la possibilità di andare avanti in regime di prorogatio. Bene, la risposta a tutto il problema, che è stato fatto diventare il problema dei balneari, stava ancora una volta nell'ambito dei trattati dell'Unione "neuropea", perché è solo da "neuro", che permetteva di risolverlo senza farlo diventare un problema. Bastava invocare la clausola di specificità e quindi togliere dal perimetro della necessità di aprire alla concorrenza le concessioni demaniali. Ma non si è fatto; si è andato raccontando ai balneari che ci sarebbero state proroghe perpetue, illudendoli, perché è vero: le proroghe fanno male, però detto da chi poi le ha approvate le proroghe, permettetemi, fa un po' sorridere. Che cosa vedo di grave in tutto ciò? Nei criteri della delega per gli affidamenti sarà scritto che sarà privilegiata anche la capacità o le promesse di investimento del proponente. Allora, un grande gestore, in assenza di vincoli sul frazionamento delle concessioni, può sicuramente fare promesse di investimento superiori a uno piccolo: questo è evidente. Quindi, di fatto, non può esserci una gara alla pari tra l'elefante e la formica, soprattutto se nessuno ha messo una sorta di handicap sull'elefante. Quindi, la questione dei balneari, che poteva essere risolta in altro modo, è stata volutamente lasciata marcire così, fino ad arrivare a partorire questo.

Andiamo avanti, parliamo delle concessioni idroelettriche: ne ha parlato abbastanza bene il collega Lanièce. Il problema delle concessioni idroelettriche ve lo metto più semplicemente così: supponiamo che un gestore pubblico, come l'ha CVA (Compagnia valdostana delle acque; continuiamo a parlare di Valle d'Aosta), decide di costruire una nuova grande derivazione, che è o 20 metri cubi medi al secondo, oppure un impianto a bacino; tutto nuovo, specifiche da progetto, condotte forzate perfettamente funzionanti, battente al 100 per cento e nessuna riduzione di capacità di invaso.

Ottiene la concessione a venticinque anni e poi la perde. Bene, nel momento in cui l'ha persa, non c'è in questa proposta di legge alcuna garanzia che il subentrante rientri in possesso dell'impianto perfetto, com'era ab origine. Noi adesso siamo in una situazione nella quale il subentrante dovrebbe versare un indennizzo senza sapere bene cosa sta prendendo, perché non c'è una riga su quali siano i criteri che debba soddisfare l'impianto per essere passato di mano. Ad esempio, per quanto riguarda l'efficienza delle condotte, queste rispettano i dettami sulle perdite di carico oppure sono peggiorate le loro qualità? Sulla capacità di invaso, è completa come da progetto o no? È stato sghiaiato? Non c'è nulla, nemmeno sugli organi meccanici, come le turbine o su quelli elettrici. Quindi, tu paghi un indennizzo forfettario, dopodiché ricadi esattamente nello stesso caso nominato precedentemente. Quali investimenti ti puoi permettere per riportare l'opera alla sua piena efficienza originale? Questa è una domanda che rimane e rimarrà sempre.

Quindi, una riga o due, che prevedesse che lo Stato, come concessionario, non se ne lavi le mani e controlli l'efficienza di ciò che sta sul demanio ed è dato in forma concessoria ci voleva. Invece no. Quindi, ancora una volta, vedo solo uno scalpo da portare a qualcuno per farci dare i nostri soldi indietro.

Quanto ai servizi pubblici locali - rifiuti, trasporto pubblico locale e tutto quello che ne consegue - la cosa gravissima è che al pubblico viene chiesto di dimostrare, in modo qualificato, che la sua gestione è stata la più efficiente possibile. Io mi aspetto che anche al privato venga chiesta la stessa cosa. Questo privato tanto invocato dov'era quando cadeva un viadotto in Liguria? Quello che non è mai stato chiamato a dover dimostrare che la sua gestione fosse la migliore in assoluto.

Nel momento in cui mancano tutti questi paletti, è allora chiaro che si vuole andare verso un altro tipo di gestione privata e il relatore l'ha anche detto. Questo per ottenere non si sa cosa, se non un evidente peggioramento del servizio. Ogni volta che è una SpA, per la quale è fondamentale la remunerazione del capitale azionario, non può reinvestire tutto, perché deve distribuire dividendi agli azionisti, sicuramente non potrà mai fare lo stesso livello di efficienza di una società in house, che ha come unico compito quello di reinvestire sulla massima efficienza. Questi sono servizi di interesse generale che andavano portati fuori completamente dal perimetro di una privatizzazione. Ma, naturalmente, anche questo non è stato volutamente fatto.

Lo stesso discorso vale per il TPL. Vogliamo affidare il trasporto pubblico locale ai privati: ma una riga o due nella quale si parli di costi per l'utenza? Perché il TPL è sovvenzionato in parte dallo Stato, stante il servizio pubblico che il TPL offre, che è quello di togliere traffico privato dalle strade. Un controllino sui costi? Perché, se tu prendi dei soldi per un affidamento, devi garantire costi che siano coerenti con quelli che farebbe il pubblico, che non ha alcuna necessità di fare profitto.

Questa non è concorrenza. La WTO vuole che gli Stati siano solo degli amministratori e non tocchino mai palla, anzi che sburocratizzino: questa è la WTO in salsa italiana, in salsa Parlamento italiano.

Concludo dicendo che, se dobbiamo essere come la WTO, allora diciamolo chiaramente, invece di continuare questo rimpallo tra il Senato, la Camera e il Governo, cercando chi ha ragione e chi ha torto per ottenere qualcosa in più in termini di consenso elettorale, vendendo qualche cosa che nessuno di voi ha in tasca. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Misiani. Ne ha facoltà.

MISIANI (PD). Signor Presidente, la legge annuale per la concorrenza è una delle riforme più importanti che il Governo italiano ha scritto nel PNRR ed è una vera e propria cartina di tornasole. È la cartina di tornasole della volontà riformatrice del Governo, del Parlamento e della capacità di questo Paese di attuare il Next Generation EU.

Lo ha detto con grande efficacia il senatore Collina: con il PNRR noi abbiamo stipulato un vero e proprio contratto con l'Europa. Il Next Generation EU è un programma che si basa sui piani nazionali, che sono piani di investimenti ma anche di riforme. Il Next Generation EU lega strettamente l'erogazione delle risorse attribuite ai singoli Paesi membri, che per l'Italia sono oltre 200 miliardi di euro, al rispetto degli obiettivi che i singoli Paesi membri hanno scritto nei piani nazionali.

Ora noi come Italia nel 2021 abbiamo conseguito tutti e 51 gli obiettivi previsti e nel 2022 ne abbiamo 100.45 nel primo semestre e 55 nel secondo. L'approvazione di questo disegno di legge e dei suoi decreti delegati è uno degli obiettivi più importanti e qualificanti del secondo semestre 2022. Approvare questo disegno di legge e i decreti delegati è uno dei punti chiave per ottenere, non dimentichiamolo, la rata di quasi 22 miliardi di euro prevista per fine anno.

Il disegno di legge, presentato dal Governo il 3 dicembre 2021, è un provvedimento complesso e articolato, come hanno detto i relatori e tutti coloro che sono intervenuti; è un provvedimento che raccoglie in generale le raccomandazioni specifiche per Paese della Commissione europea, ma, nel dettaglio, le segnalazioni dell'Autorità italiana per la garanzia della concorrenza e del mercato. È una legge che nella versione originaria era composta da 32 articoli che spaziavano, come è stato ricordato, dalle concessioni demaniali e marittime alle grandi derivazioni idroelettriche, servizi pubblici locali, patent linkage, la questione delle piattaforme digitali, trasporto pubblico non di linea; uno spettro veramente ampio di settori in cui si interviene. La complessità di questo disegno di legge e la portata degli interessi coinvolti sono sicuramente le motivazioni più importanti del lungo periodo di tempo, cinque mesi di fatto, che il Senato ha impiegato per discutere in prima lettura questo disegno di legge.

Signor Presidente, ha pesato molto però anche una visione profondamente diversa del tema della concorrenza tra le forze politiche di questa maggioranza, che sono forze che esprimono, lo voglio dire così, differenti punti di equilibrio tra la tutela dell'interesse generale dei cittadini consumatori, che hanno il diritto di accedere ed usufruire di servizi di migliore qualità e di minore costo, e la salvaguardia degli interessi particolari e legittimi coinvolti direttamente da normative più favorevoli alla concorrenza.

Signor Presidente, il Partito Democratico, lo voglio dire con molta nettezza, non condivide la posizione di chi teorizza la bontà sempre e comunque della concorrenza persino in ambiti come la scuola e la sanità, dove la concorrenza è stata praticata fin troppo in questo Paese. Noi crediamo nel bilanciamento degli interessi, nell'ascolto e nella composizione delle diverse istanze. Crediamo in un'economia sociale di mercato che ha nella libera concorrenza un valore di riferimento essenziale, ma si preoccupa e si occupa anche dei perdenti della concorrenza, degli imprenditori e dei lavoratori che troppe volte in passato sono stati liquidati come un fastidioso impedimento al primato delle leggi del mercato. Questa è la nostra visione. È una visione lontana da un approccio liberista, però, signor Presidente, è anche una visione lontana da una destra di governo e di opposizione, che ha ispirato negli anni, e l'abbiamo visto anche nella discussione di questo provvedimento, la sua azione politica ad un intreccio tra una cultura politica neocorporativa, sovranista, euroscettica e il gigantesco conflitto di interessi del suo massimo riferimento politico. Tutte posizioni ben lontane dall'idea di concorrenza, che pure è stata evocata da alcuni interventi oggi, ed è un intreccio che produce un paradosso: proclami liberisti che rimangono sistematicamente sulla carta e battaglie che spacciano la difesa di rendite di posizione per la tutela di imprese e posti di lavoro. Ecco, questo è il contesto storico politico in cui si è svolta la discussione anche di questo disegno di legge.

In questo contesto, oggettivamente difficile, io credo che i relatori, che voglio ringraziare, e la 10a Commissione del Senato abbiano svolto un lavoro positivo. Un lavoro positivo di ascolto perché noi avevamo il dovere di ascoltare, in particolare su alcuni nodi particolarmente delicati, tutti i portatori di interessi, perché nessuno può pretendere di avere la verità in tasca, né il Governo né il Parlamento, e i relatori e la Commissione credo che abbiamo svolto un buon lavoro di sintesi delle diverse posizioni. Un lavoro faticoso e non sempre ottimale - lo voglio dire partendo dalle posizioni che ha espresso Partito Democratico - ma sono state raccolte, va riconosciuto, anche molte nostre proposte.

Mi soffermo su un punto per economia di tempo, che è stato però quello più significativo, non a caso l'ultimo nodo politico sciolto in 10a Commissione: la disciplina delle concessioni balneari, che è un tema vecchio come la direttiva Bolkestein, che è stata varata nel 2006 e recepita nel nostro ordinamento nel 2010.

Quella vicenda è stata affrontata per anni a colpi di proroghe, da ultimo quella fino al 2033 voluta dal Governo giallo-verde. Signor Presidente, di fatto si è messa per anni la testa sotto la sabbia, con una logica miope che da una parte ha prorogato una situazione ben poco difendibile, con lo Stato che incassava poco più di 100 milioni di euro di canoni annui a fronte di un giro d'affari stimato in 15 miliardi di euro ogni anno; dall'altra, quella logica della proroga ha lasciato nella più totale incertezza 30.000 imprese e 300.000 lavoratori che per anni si sono affidati a quella logica, ma in realtà non avevano alcuna certezza del futuro delle proprie attività.

Va a merito del Governo non aver messo per l'ennesima volta la testa sotto la sabbia; anzi va a merito del Governo aver risposto rapidamente alla sentenza di novembre del Consiglio di Stato, che ha fatto a pezzi la proroga al 2033 del Governo giallo-verde e con grande nettezza l'ha sostanzialmente bocciata. Era compito del Governo e del Parlamento trarre le conseguenze di quel pronunciamento. Va però a merito del Parlamento (ed è un però molto importante) aver fissato una serie di paletti per far sì che le future procedure selettive, che partiranno dal 2023, siano un'operazione il più possibile sostenibile dal punto di vista sociale, perché ci sono in ballo 30.000 imprese e 300.000 lavoratori e non possiamo applicare ricette astratte a quella e ad altre situazioni su cui interviene il presente disegno di legge.

Su un punto chiave è stata ricordata la questione dell'indennizzo da riconoscere ai concessionari uscenti; i criteri di calcolo saranno definiti dal decreto delegato; ci tengo a dire, però, signor Presidente, che i senatori della 10a Commissione avevano raggiunto una visione comune su una serie di criteri e di principi nella determinazione di tali indennizzi e noi chiediamo che vengano tenuti in considerazione dal Governo in sede di costruzione dei decreti delegati. Questo metodo, la necessità di proseguire, nel momento in cui verranno scritti i decreti delegati, quel lavoro di ascolto e di confronto paziente e faticoso che i relatori e la Commissione hanno messo in campo in questi mesi, credo sia un punto determinante per costruire provvedimenti delegati che completino positivamente il lavoro messo in campo dal Parlamento.

Alcune parti del disegno di legge in esame saranno discusse in seconda lettura dalla Camera dei deputati, a partire dalla delicata questione del trasporto pubblico non di linea. Il lavoro fatto in Senato ha complessivamente migliorato questo disegno di legge e faciliterà il raggiungimento di un obiettivo verso cui dobbiamo lavorare tutti: l'approvazione definitiva della legge sulla concorrenza entro la pausa estiva e dei decreti delegati entro fine anno, mettendo a segno - è un dovere morale che abbiamo nei confronti di questo Paese - un tassello fondamentale per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il rilancio dell'Italia. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mallegni. Ne ha facoltà.

MALLEGNI (FIBP-UDC). Signor Presidente, questa mattina, nel preparare il mio intervento odierno, stavo cercando di capire quali fossero le differenze tra le posizioni in campo e per fortuna ci ha aiutato il collega Misiani poco fa, risolvendo il problema. È successo proprio questo. Pertanto, come ha detto prima il collega Gasparri, continuare a dire che una categoria paga 100 milioni e incassa 15 miliardi è una falsità che solo quel Consiglio di Stato poteva dire. Mi piacerebbe dire che c'è stata una sorta di organizzazione sotterranea; non ne ho le prove e quindi non posso affermarlo, ma guarda caso c'è stata tutta una serie di questioni che sono andate una dietro l'altra. Inoltre, dare merito al Governo che, insieme al Consiglio di Stato, ha fatto a pezzi la legge n. 145 del 2018, all'interno della quale noi abbiamo combattuto perché fosse inserita una proroga al 2033, chiarisce le posizioni in campo.

È da lì che siamo partiti. Avevo iniziato a dire nel mio intervento dove eravamo. Eravamo messi molto, ma molto male: dalle bugie del Consiglio di Stato all'aver fatto finta che non ci fosse un TAR di Lecce che aveva rimesso tutto alla Corte di giustizia dell'Unione europea, a sperare che qualcuno sequestrasse le spiagge, come già si era iniziato a fare in Liguria. Sembrava che quella Procura della Repubblica non avesse altro da fare che andare a sequestrare le spiagge ai concessionari di stabilimenti balneari.

Nessuna certezza per programmare gli investimenti, altro problema: negli ultimi anni sono calati quasi del 100 per cento per l'incertezza che avevamo di fronte, mentre prima hanno rappresentato il traino del sistema turistico nazionale, perché nasce lì il turismo.

Che significa difendere le imprese? Lo so che per qualcuno qui dentro è argomento sconosciuto, però se non sono le imprese a pagare le tasse e a reggere in piedi il sistema della burocrazia e dei palazzi, chi le paga le tasse? Chi regge in piedi il sistema democratico? Le imprese.

E qual è il più grosso sistema industriale nazionale? Lo chiedo perché ancora ci si gira intorno. Impegniamoci un po'. Che sia il turismo, che rappresenta direttamente il 13 per cento e, come indotto, quasi il 25 per cento del prodotto interno lordo? Lo sapete quante persone sono assunte nel settore del turismo? Oltre 3,5 milioni di persone: famiglie, gente in carne e ossa. Far finta che questa cosa non esista ci è quindi sembrato qualcosa di strano.

Abbiamo dovuto esercitare il nostro senso di responsabilità anche quando, dopo aver depositato il disegno di legge concorrenza a gennaio, il Governo a un certo punto si è presentato con l'emendamento sui balneari. Noi glielo abbiamo detto: vi sembra normale che un pezzo del prodotto interno lordo si possa in qualche modo buttar là, con un emendamento al disegno di legge sulla concorrenza?

Non è bastato, però. Ci sono stati l'impegno e la discussione di tutti. Ringrazio il vice ministro dello sviluppo economico Pichetto Fratin, che ha seguito provvedimento in Aula, e il collega Gasparri, da cui ho imparato e cerco di imparare spesso molto e molte cose, in particolare sulla battaglia dei balneari (che già da prima, io, da sindaco, e lui, da parlamentare, abbiamo fatto). Ciò però non è bastato. È arrivata addirittura una letterina (e non era, peraltro, neanche periodo natalizio) alla seconda carica dello Stato da parte del Governo, in cui era scritto: ragazzi fate presto, dobbiamo fare velocemente. Questa lettera è arrivata al Parlamento. Abbiamo perso di vista le regole di base: Parlamento sovrano (roba strana, ma la Costituzione ce la ricordiamo) ed Esecutivo, che fa quello che gli dice il Parlamento. Qua invece facciamo tutto quello che dicono gli altri: facciamo le leggi che ci chiede il Consiglio di Stato e ci inginocchiamo di fronte al Governo, che ci dice di camminare e andare veloci.

Se non bastasse, abbiamo anche convocato un Consiglio dei Ministri in cui in otto minuti bisognava bere o affogare (parlando di balneari, ci sta proprio bene): otto minuti, mettiamo la fiducia e tutti a casa; se questi non si muovono, andiamo dritto. Tutto questo avviene su un disegno di legge: scrivi tu un disegno di legge (mentre dovrebbe essere il Parlamento), lo mandi alle Camere; nel frattempo, ci fai anche un emendamento, poi scrivi la lettera alla Presidente del Senato e infine poni anche la questione di fiducia. Ma dove si è mai vista una cosa del genere? Come si fa a strozzare la discussione in questo modo?

E poi cos'è successo? Siccome non andava bene parlare solo con le forze politiche, hanno cercato anche di introdursi all'interno dei rapporti con le forze sociali, ma non le hanno prese insieme, come ha detto il collega Gasparri, nella logica della prima Repubblica, in cui si parlava con le parti sociali e poi si scrivevano le norme nell'interesse dei lavoratori e delle imprese.

No, se n'è presa una alla volta, per cercare di demolire il fronte; e qualcuno ha pure abboccato e ci ha messo anche in difficoltà, a noi che stavamo lì a difendere gli interessi delle imprese e dei lavoratori, e questo è grave.

Nonostante tutto, però, abbiamo combattuto la nostra battaglia, siamo andati avanti e abbiamo voluto che il turismo italiano non parlasse una lingua straniera: non abbiamo voluto fare quello che diceva prima il collega Lannutti, cioè far spendere 21 miliardi allo Stato per fare un favore a qualcuno, per far ingrassare le tasche, ma di quello non se ne parla mai. Abbiamo detto che il concessionario uscente doveva mettersi d'accordo con il subentrante, non andare a mettere le mani nelle tasche degli italiani, com'è successo con l'ASPI (e mi fermo qui, perché credo che sia stato ben spiegato già all'inizio di questa seduta).

Il turismo italiano non deve parlare lo straniero; deve parlare con lo straniero, ma non lo straniero. Il turismo italiano deve rimanere un aspetto culturale fondamentale del nostro Paese. Oggi ascoltavo su Radio 24 un professore che diceva che non dobbiamo puntare tutto sul turismo e che, dove c'è turismo, bisogna guardare anche ad altro. Allora mi è venuto in mente che a Capri potremmo aprire uno scatolificio; oppure a Firenze potremmo aprire una centrale nucleare, proprio in piazza della Signoria (secondo me lo spazio ci sarebbe). Ma siamo fuori di testa? L'Italia deve puntare su quel sistema, perché rappresenta centinaia di migliaia di persone, di imprese e di prodotto interno lordo. Le persone da tutto il mondo vengono nel nostro Paese (prima destinazione venduta nel mondo) perché siamo diversi a Capri, a Forte dei Marmi, a Pietrasanta, a Portofino, a Riccione, eccetera. Sono le diversità del Paese che fanno la vacanza: come si fa a non capire?

Qualcun altro, sostenendo la necessità di andare nella direzione della distruzione totale e di mandare tutto a gara, così si fa prima, dice che la concorrenza diminuisce i prezzi (l'ho sentito dire stamani). Ma dove vivete? Oggi ci sono già 30.000 imprese concessionarie di stabilimenti balneari, che si fanno concorrenza tra loro! Pensate alla Versilia, dove io vivo: ci sono 436 stabilimenti balneari, ognuno con una peculiarità diversa, dai 5 ai 400 euro. Ognuno può scegliere. Un domani, quando sarà stata fatta la gara, saranno aumentati i canoni e sarà cresciuto tutto, cresceranno anche i prezzi, ve lo dico io. Ci sarà una cosa alla rovescia, in questo caso.

E allora qual è la soluzione? È stata soltanto invidia sociale, voglia di distruggere. Noi ci siamo messi una mano sulla coscienza, abbiamo lavorato nell'interesse generale delle imprese e abbiamo portato a casa tre cose: tempo, indennizzi e valori. Abbiamo portato a casa il tempo, perché fino al 2025 le cose restano così e nel 2023 speriamo di vincere le elezioni e di cambiare tutto un'altra volta. Abbiamo portato a casa gli indennizzi, cosa storica nella storia d'Italia, perché vuol dire cancellare l'articolo 49 del codice della navigazione. Siamo contenti e felici di quello che abbiamo fatto.

Tutto quello che ha preceduto questo momento è stato però una tragedia. Stamani sentivo il MoVimento 5 Stelle dire di togliere tutto, i cancelli sul mare, e questi altri parlare di tasse e di distruzione delle imprese. Noi non lo permetteremo e non l'abbiamo permesso! (Applausi).Forza Italia oggi ha portato a casa un risultato e nel 2023, vincendo le elezioni, tornerà nuovamente a sostenere direttamente, a viso aperto, le imprese balneari del turismo e quelle italiane in generale. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Cantù. Ne ha facoltà.

CANTU' (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, sono veramente orgogliosa di poter contribuire a rappresentarvi quelle che possono essere le novità più significative, per quanto riguarda la sanità del futuro, contenute nel capo V, dedicato alla salute.

Abbiamo già avuto modo di sottolineare, in moltissime occasioni, che servono controlli più stringenti, affinché il servizio sanitario nazionale universalistico possa reggere ai bisogni dei prossimi decenni, assicurando risposte di salute e di tutela delle fragilità, con appropriatezza, qualità e sicurezza. Sono cambiate moltissime delle impostazioni di cura e moltissime sono le opportunità offerte dalla medicina predittiva, dall'intelligenza artificiale e dalla medicina personalizzata, con diagnosi e trattamenti mirati e precoci: cure che hanno dimostrato la validità sperata, al punto che possiamo affermare si sia fatto un bel giro di boa anche sul versante delle cure oncologiche, con i farmaci innovativi e le terapie avanzate. Nuove opportunità che saranno rese possibili in condizioni di equi-accessibilità, grazie all'abbattimento degli sprechi, andando a incidere sui meccanismi di programmazione e di regolazione dell'offerta, secondo principi di trasparenza, tracciabilità a ecosistema dati sanitari, valorizzazione delle capacità e dell'effettiva eccellenza. (Applausi).

Vero è che le cure saranno sempre più costose e quindi sarà sempre più necessario un sistema di valutazione, monitoraggio e controllo degli impieghi e degli esiti delle prestazioni erogate, cosa che, grazie all'implementanda anagrafe degli assistiti, finalmente a livello nazionale, renderà possibile l'attuazione del fascicolo sanitario elettronico, dopo oltre dieci anni di esitazioni e incertezze. (Applausi). Questa è un'innovazione veramente di portata storica, che l'ex articolo 13 del disegno di legge, ora diventato articolo 16 del testo proposto dalla Commissione, si propone di sistematizzare, agganciandola a rilevanza essenziale degli adempimenti contrattuali e di cui va dato al Governo il solenne riconoscimento di avere co-pensato e recepito le proposte del legislativo, ritengo con sufficiente possibilità di successo, consapevoli che è un primo passo e che andrà ulteriormente affinato, sia sul versante della parità pubblico-privato e del socio-sanitario, sia su altri possibili utilizzi della tessera sanitaria, tra cui evitare la ripetitività delle ricette, chiunque sia il prescrittore abilitato, o eventuali futuri green pass, posto che i dati vaccinali devono essere tutti caricati nell'anagrafe in tempo reale. (Applausi). Le nuove regole, infatti, consentiranno di valorizzare la prevenzione e la marginalizzazione delle inappropriatezze prescrittive ed erogative.

Il che ci consentirà di affrontare, con una spesa sostenibile, problematiche che altrimenti sarebbero insopportabili per il carico complessivo dei bisogni emergenti e dei costi della ricerca e dell'innovazione. Questo, oltre a generare risparmi, consentirà di evitare innumerevoli perdite di tempo ai cittadini assistiti. Dopo tantissime ore di lavoro, siamo arrivati ad una riformulazione dell'articolo 13, come dicevo prima, ricondotto all'articolo 16 del provvedimento in discussione, che va in questa direzione, andando ad aggiornare ed evolvere le regole dell'accreditamento prima e della contrattualizzazione poi, ricomprendendo la sanità integrativa e complementare per quello che effettivamente serve e vale. (Applausi). Questo lavoro, promosso dalla Lega, ma sostenuto da tutte le forze politiche - opposizione compresa - che ringrazio, a dimostrazione che, quando sono in ballo gli interessi delle future generazioni, anche l'opposizione è costruttiva, possiamo davvero sostenere valga da solo l'intera legislatura (Applausi), perché la pandemia ci ha insegnato quanto sia indispensabile avere una sanità che funziona. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Fede.

FEDE (M5S).Signor Presidente, membri del Governo, colleghi e colleghe, oggi arriviamo a concludere questo percorso del decreto concorrenza e devo dire che parlare per ultimo mi lascia una grossa responsabilità, ma anche molte perplessità su tante cose che ho sentito e che sinceramente penso che lasceranno sbigottiti gli italiani, come hanno lasciato sbigottito me.

Focalizziamoci soprattutto, nell'ambito di questo disegno di legge sulla concorrenza, sull'aspetto che ha fatto sì che questa decisione di protraesse fino all'ultimo istante, fino ad oggi, che non possiamo negare sia stata la questione dei balneari. Il disegno di legge tratta di tanti temi importantissimi per la nostra vita e per quella della nostra Nazione, ma quello dei balneari è stato l'argomento che più ci ha portati a discutere e a confrontarci. Dobbiamo quindi spiegarlo bene, perché la direttiva Bolkestein, da cui tutta la vicenda ha origine, risale al 2006. Questa Europa viene descritta spesso come matrigna, cattiva, non adeguata, un'Europa di cui peraltro facciamo parte da qualche decennio, da oltre sessant'anni. La domanda allora è: quando ci si lamenta che l'Italia non è stata capita per la sua morfologia e per le sue differenze, cos'ha fatto, in settant'anni, chi stava lì a rappresentarla? (Applausi). Se stavano lì e non hanno spiegato cos'è l'Italia - chiaramente nessuno di noi è andato in spiaggia in Germania, in Belgio, in Olanda, ma tutta l'Europa è venuta nelle nostre spiagge - allora gli italiani si domandano perché non siano state rappresentate questa unicità e questa bellezza della nostra Nazione e perché non siano state valorizzate. Questo se lo domandano in primis gli italiani.

Come ricordava Caio Tito al Senato romano qualche millennio fa, verba volant, scripta manent, quindi quello che conta non sono le chiacchiere, le cronache fatte in quest'Aula, sui giornali o nel dibattito, ma gli atti ufficiali, che portano nomi e cognomi. È importante ricordarlo, perché questa maledetta direttiva Bolkestein non è stata calata, ma qualcuno l'ha attuata in Italia nel 2010.

Siccome non voglio passare per polemico o per persona non precisa, do lettura dei nomi che firmano la direttiva Bolkestein: Berlusconi (presidente del Consiglio dei ministri), Ronchi (ministro per le politiche europee), Scajola (ministro dello sviluppo economico), Alfano (ministro della giustizia), Maroni (ministro dell'interno), Frattini (ministro degli affari esteri), Tremonti (ministro dell'economia e delle finanze), Brunetta (ministro per la pubblica amministrazione), Calderoli (ministro per la semplificazione normativa), Brambilla (ministro per il turismo) e aggiungo anche che c'era un giovane ministro per la gioventù, Giorgia Meloni. (Applausi).

Oggi ho sentito tante storie, tante chiacchiere e tanta ipocrisia da persone che si stracciano le vesti, ma sono quelle che quest'atto lo hanno firmato. Una cosa è certa, perché poi le considerazioni le lascio a noi: in quegli anni, solo un partito non c'era, il MoVimento 5 Stelle. Qualcuno c'era sotto mentite spoglie con altro nome, ma non basta cambiarsi il nome per cambiare identità. Persone che stanno qui dentro da trent'anni potevano fare tutto quello che oggi hanno raccontato agli italiani e non lo hanno fatto. Quindi le chiacchiere stanno a zero, letteralmente, e questa cosa bisogna dirla, perché poi alle chiacchiere qualcuno crede, come quegli strani discorsi che si fanno d'estate, magari a ferragosto, a mezzanotte, con un bicchiere di mojito in mano, per cui si perde un po' la concentrazione e si rischia di straparlare.

Purtroppo a queste chiacchiere i primi che hanno creduto sono stati i concessionari demaniali: persone che, sì, hanno pagato una cifra bassissima, ma hanno pagato quello che, è stato chiesto dallo Stato. Quando si parla di una categoria e di un regime di concorrenza, non ce lo deve chiedere l'Europa; dev'essere l'Italia a saper valorizzare il proprio patrimonio. Quando penso che, delle 30.000 concessioni, oltre il 70-80 per cento paga una quota minima (2.500 euro), significa - lo ricordiamo agli italiani - 200 euro al mese di canone per lavorare (Applausi) - perché questo fanno gli imprenditori - sulle spiagge più belle non d'Italia, ma del mondo: l'Italia infatti, comunque la girate (tra Sicilia, Marche, Emilia-Romagna o Toscana), è un Paese meraviglioso, che tutti ci invidiano. E noi questo capitale lo abbiamo ceduto a chi legittimamente lo ha preso, ci ha lavorato, lo ha valorizzato - di questo li dobbiamo anche ringraziare, perché se le nostre spiagge sono più belle è grazie al lavoro di queste persone - ma ci siamo dimenticati di fare l'adeguamento dei costi. Abbiamo chiesto loro solamente 200 euro e ce li hanno dati: se andiamo in ristorante e ci offrono un'aragosta a 3 euro, non è che diciamo: no, te ne voglio dare 50, perché vale tanto; mi chiedi 3 euro, te li do, è naturale. Quindi la prima responsabilità non è dei balneari, ma di chi doveva tutelare questo lavoro e non l'ha fatto.

In questo percorso, siamo arrivati alla fine: era così com'era, abbiamo lavorato con la legge n. 145 del 2018, che porta anche la nostra firma, e l'abbiamo fatto con senso di responsabilità e con la forza politica che era con noi al Governo, perché comunque bisognava risolvere questa cosa e noi ci abbiamo messo la mano, perché non avevamo i parametri per poterla definire immediatamente. Ovviamente, pagando quindici o sedici anni di ritardi, il nostro sistema giuridico ha agito diversamente con tutte le sue istituzioni - questa è l'Italia - e si è arrivati a questo corto circuito. Ne prendiamo atto, ma non dobbiamo dimenticarci di lavorare alle soluzioni.

Per quanto riguarda le soluzioni, già nella legge di bilancio con l'emendamento 180.0.4 - è brutto parlare di numeri e dati, ma questo è - a firma del collega Mario Turco, di Marco Croatti che è qui con me, mia e di altri colleghi che già sono stati citati, ne avevamo proposta una. Questo perché non abbiamo mai fatto mancare il nostro lavoro verso tutte le categorie italiane, comprese quella dei balneari, che non abbiamo mai visto come nemici, come qualcuno ha raccontato. Abbiamo lavorato anche sapendo che non era il nostro elettorato e lo diciamo chiaramente: non era il nostro elettorato. Qualcun altro li ha accarezzati per tanti anni e poi li ha traditi, ma non siamo noi. Abbiamo quindi messo questa nostra proposta a disposizione.

Chiaramente, il Governo - e ci fa piacere - con i suoi Ministri (e la prima firma del presidente Draghi e del ministro Giorgetti), ha avanzato la proposta di cui parliamo oggi. Ringrazio i relatori, Collina e Ripamonti, e tutte le forze politiche che hanno esercitato questa maturità che oggi si concretizza con un voto, per migliorare questo testo. Quindi questo lavoro lo ha fatto tutto il Parlamento, meno una parte che dice che non va bene, che è quella di cui parlavo prima (quella che l'ha firmato), ma va bene così. Ci sono state molte responsabilità e molta maturità anche da parte nostra e la proposta oggi parla di cose concrete: la doverosa tutela degli operatori, perché non si può far pagare un esproprio a chi non ha colpe, se non quella di aver agito secondo le norme che avevamo.

Penso alle 20 leggi regionali che regolano la diversa natura italiana in 20 Regioni differenti e ahimè - guarda caso - anche lì non c'è nessun governo del MoVimento 5 Stelle.

Quindi, dove siamo, lavoriamo con coerenza, con maturità e con proposte concrete. Siamo andati allora a proporre tutte le cose che sono in questo provvedimento finale: ci sono emendamenti sostitutivi, si parla di valorizzare le spiagge e il lavoro delle attività private, nonché di garantire l'accessibilità, il lavoro e gli imprenditori che hanno investito. Non dimentichiamo, infatti, che c'è gente che poco tempo fa ha fatto investimenti sulla base delle normative esistenti, che dobbiamo tutelare. Questo è il nostro impegno, però bisogna lavorare per fare in modo che questo bene possa essere potenziato e valorizzato. Noi lo abbiamo fatto.

Concludo, ringraziando tutti i colleghi e ribadendo che il nostro lavoro è stato sempre corretto e mai ipocrita. Finisco davvero, dicendo che adesso la parte attuativa - questo è importante - competerà ai decreti delegati e, al di là del fatto che molti stanno rinviando la palla dopo la campagna elettorale, ci sarà l'impegno dei vari Ministri, che voglio citare: il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Giovannini, il ministro del turismo Garavaglia, il ministro della transizione ecologica Cingolani, il ministro dell'economia e delle finanze Franco, il ministro dello sviluppo economico Giorgetti e il ministro per gli affari regionali e le autonomie Gelmini.

Buon lavoro, dunque. Noi ci saremo e vigileremo per far sì di avere una bella struttura e una buona norma. (Applausi). Basta con polemiche tipo quella sul reddito di cittadinanza: qui non ci sono concessioni di cittadinanza, ma bisogna lavorare per l'interesse dell'Italia e degli italiani, senza fare sciocchezze, che non servono a nulla. Noi ci siamo e lavoreremo. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Ripamonti.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, ho ascoltato attentamente tutti gli interventi che sono stati fatti in queste oltre tre ore di discussione generale. Credo siano stati interventi pertinenti ed esattamente calzanti sullo spirito di questo disegno di legge. Tutti i colleghi hanno evidenziato il lavoro che è stato fatto dalla Commissione, dal Governo e dai relatori, per cui non mi soffermerò su questo, in sede di replica ma farò un ragionamento di carattere generale.

Come ho detto prima, togliendomi forse qualche sassolino dalla scarpa - ma credo sia legittimo farlo, anche dopo il tanto lavoro svolto - non mi è piaciuta l'accelerazione che a un certo punto qualcuno ha voluto dare all'approvazione di questo disegno di legge. Non mi è piaciuta nei modi, in realtà, e questo perché l'ho vissuta: ho vissuto fortemente questo provvedimento, le oltre cento audizioni, le innumerevoli tavole rotonde con gli stakeholder e gli innumerevoli confronti con le parti sociali e con tutte le forze di maggioranza. Ho trovato quindi fuori luogo l'accelerazione che ci è stata chiesta esclusivamente nel metodo, perché la consapevolezza che si dovesse fare il lavoro, che lo si dovesse fare in fretta, ma soprattutto che lo si dovesse fare bene noi l'avevamo ben chiara, signor Presidente. A nessuno è mai sfuggito e a nessuno è mai venuto in mente, neanche per un secondo, di non portare a terra il lavoro di quattro mesi. Poi io non sto a significare quanto lavoro abbiamo fatto e quanto è stato perso nel ragionamento di far convergere in questo provvedimento Camera e Senato, per evitare che ci fossero alterazioni del coinvolgimento.

Ripeto che il metodo non mi è piaciuto. Ho la coscienza a posto, da questo punto di vista, quindi mi sento bene con me stesso, mi sento in dovere e sono in qualche modo convinto di riportare la palla dall'altra parte del campo.

Nonostante tutto il lavoro che è stato fatto (sull'idroelettrico, sui servizi, sulle derivazioni del gas, su tutta la parte della sanità e su tutto quello che hanno detto i colleghi), questo provvedimento pare essere solo legato al mondo balneare. Insomma, non mi posso esimere dal parlarne anch'io da questo punto di vista, in parte perché sono figlio di una terra che ha dato tanto in termini di attività ricettive e di balneazione. Qualcuno diceva che tutti abbiamo un po' di responsabilità: è assolutamente vero, come ha detto il senatore Fede prima, e chi è privo di peccato scagli la prima pietra. Qui nessuno può scagliare una pietra. Tutti abbiamo messo un po' del nostro.

Rivendico, senatore Misiani, con grande forza, al di là del fatto che ho apprezzato il suo intervento, la legge n. 145 del 2018: la rivendico con grande forza, perché è stata una legge che per due anni l'Europa non ha mai contestato. Questo è un fatto: non l'ha mai contestata. È accaduto poi che la politica non ha avuto la forza di finire il lavoro. Quando dicevo prima che abbiamo preso un impegno con l'Europa e con questo disegno di legge lo abbiamo mantenuto, volevo intendere che ogni tanto, quando affermiamo di fare i decreti delegati, dovremmo farli davvero e io ci metto dentro tutti, perché ha riguardato il primo e il secondo Governo Conte. Allora arriva la magistratura, che segna un punto: lì - di nuovo ha ragione il senatore Fede - le chiacchiere stanno a zero, perché è arrivata una sentenza del Consiglio di Stato, che è stata chiarissima. A qualcuno piace, a qualcuno non piace; qualcuno dice che non è applicabile: è una questione di responsabilità, perché alcuni hanno un negozio con sopra scritto «siamo responsabili di quello che facciamo», qualcun altro ha un negozio con su scritto «non abbiamo alcuna responsabilità». Non dico che è illegittimo, dico che è più facile dire che su certi aspetti e su certi argomenti si deve fare diversamente: quindi no alla Bolkestein; quindi l'esproprio; quindi «avete fatto un accordo al ribasso»; quindi «siete stati disonesti con il Paese» eccetera. Queste chiacchiere stanno a zero, perché c'è un Consiglio di Stato e la responsabilità che ogni parlamentare deve assumere in questa fase è quella di garantire affinché coloro che hanno sulla schiena una sentenza di questo tipo non siano abusivi dove lavorano da cent'anni. Non può essere mai, perché se arriva qualcuno e sequestra quella spiaggia, a quel punto la partita è chiusa.

Allora avevamo questi tre punti fissi: l'indennizzo; garantire la possibilità che ci fosse un tempo congruo, anche attraverso l'auspicio che aveva posto l'ANCI, quando ha chiesto più tempo per fare le cose; le premialità. Sull'indennizzo non mi posso soffermare, perché vi assicuro che anch'io ho la coscienza a posto e credo che con me ce l'abbia anche il collega Collina, perché a un certo punto della discussione la questione era «valore residuo» o «residuo valore» ed eravamo fermi alle parole; il clima che si era creato in quel momento non era più sostenibile. Non ci siamo riusciti. Allora dico che forse, in questa fase, è meglio che se ne occupi il Governo, al quale però chiedo un grande sforzo e un grande attestato di fiducia nei confronti di coloro che in questo momento stanno sulle nostre spiagge: istituisca immediatamente un tavolo di concertazione un minuto dopo l'approvazione di questo disegno di legge per cominciare a scrivere insieme le regole e i criteri per l'indennizzo, perché è lì che si dà una grande forza a quello che questo Parlamento, con grande fatica, ha fatto.

Sulle premialità non mi soffermo perché, sono scritte benissimo dentro il disegno di legge: si premiano le piccole imprese, le società familiari e coloro che hanno esperienza. Siamo riusciti anche, come direbbe il mio collega Collina, a cavare via una roba che era scritta male (l'espressione che includeva anche coloro che avevano un'esperienza nei beni pubblici, che voleva poter dire mettere dentro anche coloro che hanno esperienza nelle tubature dell'acqua, per esempio). Abbiamo detto che era difficile dare una premialità in questo senso.

Ebbene, lo abbiamo fatto e abbiamo fatto molto altro.

Concludo facendo una riflessione che forse non mi spetta neanche, in realtà, ma scaturisce da uno dei primi interventi che ho sentito da parte dell'opposizione, che richiamava a questa famosissima unità del centrodestra. Ebbene, io accetto la sfida, ma l'unità del centrodestra l'avrei voluta vedere all'interno del Governo Draghi, per consentire al centrodestra di avere una forza negoziale più ampia. Ciò non è accaduto e di questo io non vi posso scusare! Non vi posso scusare! (Applausi).

Avete una un'insegna con scritto che non è responsabilità vostra. È legittimo. Monetizzerete, ma probabilmente, da questo punto di vista, il richiamo al centrodestra era sostanzialmente fuori luogo. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Collina.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare i colleghi intervenuti in questa lunga discussione generale, che è la dimostrazione del lavoro importante e di qualità che è stato fatto. Si partiva da posizioni anche differenti, infatti, su tanti temi e la riflessione e il confronto ci hanno portato a individuare punti di caduta condivisi e anche importanti.

Devo ringraziare anche l'opposizione, per il tipo di condotta parlamentare che ha tenuto, perché comunque oggi siamo qui a chiudere questo provvedimento. La responsabilità nei confronti del Paese, infatti, passa anche attraverso il rispetto dei tempi, che ci consente di affrontare con compiutezza i nostri compiti rispetto alle risorse che ci verranno date dall'Unione europea.

Penso che il lavoro che rimane da fare alla Camera abbia comunque ricevuto, dall'esperienza che abbiamo fatto qui in Senato, l'esempio di un confronto positivo. Quindi, seppure a parti invertite, alla Camera si potrà procedere ad affrontare in modo spedito anche gli altri articoli che consegniamo loro ancora nella versione del testo base. È stata una formula di confronto nuova, che però siamo riusciti a portare a termine.

Devo ringraziare quindi anche i colleghi della Camera per il contributo che hanno dato e tutti i Capigruppo di maggioranza, di Camera e di Senato, per l'aiuto e la comprensione che hanno apportato nel consentirci di arrivare in fondo a quest'approvazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, anche a nome del Governo, non è solo per rito che inizio il mio intervento con i ringraziamenti al Presidente della 10a Commissione, ai relatori, ai membri della Commissione e alla struttura della Commissione, che ci ha seguiti in questi mesi, ai parlamentari di Camera e Senato, che hanno partecipato alle riunioni di maggioranza, ma anche ai Capigruppo e all'opposizione, per le ragioni che ha indicato precedentemente il relatore Collina.

Mi sia poi permesso di fare un altro ringraziamento: forse qualcuno dirà che il Governo ringrazia se stesso, ma io ringrazio le strutture dei Ministeri, che erano in tanti ad essere coinvolti in un provvedimento così complesso e il confronto è stato serrato; ringrazio poi il Dipartimento degli affari giuridici di Palazzo Chigi e il ministro D'Incà; ringrazio il sottosegretario Caterina Bini, che ha gestito al mio fianco tutta la fase, anche di confronto, nell'ambito della maggioranza; ringrazio anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, che, minuto per minuto, ha consumato messaggi con me, unitamente al sottosegretario Bini.Questo quindi è un ringraziamento per il lavoro perché esso è stato diverso rispetto agli altri provvedimenti. L'importanza dei temi e la loro molteplicità, attraversando le competenze di tanti Ministeri, ci ha portato, con la tolleranza dell'opposizione, a riunioni di maggioranza che non hanno preso in considerazione la procedura ordinaria del voto favorevole o contrario rispetto all'emendamento, ma piuttosto hanno analizzato il complesso di tutte le proposte modificative. Tale complesso e i temi scelti da discutere in questo ramo del Parlamento hanno portato poi a costruire, partendo dagli emendamenti base la formulazione definitiva. Ringrazio anche l'opposizione perché è giusto dire che l'articolo 3 (scusate ma per la numerazione degli articoli faccio ancora riferimento al disegno di legge originario) che corrisponderebbe all'articolo 5 del testo approvato dalla Commissione sui porti, è stato costruito partendo da un emendamento del Gruppo Fratelli d'Italia a prima firma della senatrice Santanchè perché era il più completo ed era quello su cui si poteva lavorare meglio. Ecco perché c'è stato il contributo di tutti.

Quindi a questo punto è stata data al Governo, sia nella parte regolamentare che nella parte di delega, la forza di una sintesi virtuosa con impegni chiari e con l'obiettivo comune di tutelare quelle che sono le imprese italiane e i valori della nostra Carta costituzionale, che richiama il tema della concorrenza e naturalmente alla sua valenza sociale. Si tratta di fatto di andare a promuovere quelli che sono stati gli interessi del Paese, naturalmente visti da parte politica. Con questo intervenendo in sede di replica e non intendo aprire un dibattito. Mi sia concesso anche aggiungere che sarà fondamentale la parte di valutazione rispetto ai decreti attuativi e su questo il ruolo del Parlamento diventa nuovamente fondamentale, anche nell'invito al Governo affinché esso accetti di seguire le parti indicate nella legge con l'approvazione di oggi, o che lo diventeranno con il terzo tempo (perché siamo al primo; un secondo tempo sarà alla Camera e poi ci saranno i tempi supplementari con la terza lettura in Senato) e la parte che scaturisce dall'importante dibattito che c'è stato nell'ambito delle forze politiche.

Su questo cito la misura sui balneari, che comunque con le varie riscritture rappresenta un contributo verso una posizione che porta a riconoscere il valore d'azienda. Quando parlo dell'azienda parlo delle imprese e non delle rendite, sia chiaro. Naturalmente riguardo a questo ci sono anche le valutazioni che fanno riferimento ai beni, ai cosiddetti inamovibili, che ci sono sul sedime demaniale, ricordando che comunque, come è stato detto in alcuni interventi, c'è uno spazio di deroga al codice della navigazione, entrato in vigore nel 1940, che invece è molto rigido nelle valutazioni dei beni del concessionario uscente. Anche il codice della navigazione però è altrettanto rigido, come è stato citato in alcuni interventi; l'articolo 52 - se ricordo bene - riguarda i beni e le costruzioni abusive. Quindi, sul punto non c'è deroga come in alcune parti si è considerato. I temi sono stati tanti e hanno valenza importante in questo momento perché riguardano la libertà di impresa, la ripresa della nostra economia.

Riguardano il settore turistico, che incide sul 13 per cento del prodotto interno lordo, di cui il settore balneare è una parte importante. Ci siamo focalizzati molto sul comparto marittimo, ma non c'è solo quello; parliamo infatti dei settori turistico, ricreativo e sportivo, ma riguardano anche un altro fronte importante e attuale più che mai, cioè quello dell'energia. Infatti, oltre che dei porti, abbiamo trattato del gas e dell'idroelettrico, che forse fino a qualche mese fa potevano essere elementi in cui si valutava puramente la concorrenza, invece oggi più che mai sono un elemento su cui la concorrenza viene valutata a livello mondiale.

Se mi permettete, vorrei fare una considerazione. Rispetto al cambiamento che stiamo vivendo anche in vista degli equilibri geopolitici del futuro, di cui ad oggi nessuno è di noi è in grado di definire i contorni, il passo che stiamo compiendo è uno sforzo che peraltro arriva dopo cinque anni dalla precedente legge sulla concorrenza. Questo testo deve farci arrivare ad un adattamento che comunque determinerà, non solo nei decreti attuativi ma anche nei provvedimenti successivi, passi ulteriori rispetto a un mondo che non sarà più quello in cui abbiamo vissuto negli ultimi trent'anni. Da ciò deriva la necessità di ampie valutazioni e di confronto da parte di tutte le forze politiche.

Il provvedimento in discussione fa anche delle prese d'atto su novità. L'articolo 29, che è diventato nel testo della Commissione l'articolo 33, riguarda le posizioni dominanti, una realtà che noi non ci eravamo posti. Non cito nessuno dei presenti perché dovrei citare tutti gli interventi, ma vorrei richiamarmi all'intervento del presidente della 10a Commissione Girotto, che ha parlato del rischio di avere due o tre player per ogni settore. L'articolo 29 fa proprio riferimento all'attenzione che dobbiamo porre, proprio per garantire concorrenza al nostro sistema di imprese, ai rischi di posizioni dominanti proprio da parte dei grandi soggetti che hanno il controllo delle reti. Questa è un'attenzione che il Parlamento italiano ha posto, pone e che è stato oggetto di una discussione molto vivace in Commissione nell'ambito della maggioranza. Lo stesso vale per altri temi toccati, come il sistema dell'idroelettrico o e le questioni che riguardano le società in house, anche rispetto alle responsabilità degli enti locali. È stato corretto un meccanismo che prevedeva una specie di autorizzazione, invece i controlli rimangono forti; va motivata la scelta rispetto al fatto che andare a gara sia di mercato o che possa essere competitivo e d'interesse pubblico il non andare a gara. Questo è un elemento importante ed è frutto di una mediazione. Certo le mediazioni non soddisfano mai tutti, come non rendono tutti insoddisfatti.

Ritengo comunque che questo sia un passaggio importante in questo ramo del Parlamento e una riforma importante. A nome del Governo chiedo al Parlamento il massimo di attenzione nel percorso successivo, che è quello dei decreti attuativi. (Applausi).

PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espressi dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrò pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Procediamo all'esame dell'articolo 1, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 1.1.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.1, presentato dai senatori De Bertoldi e Garnero Santanchè.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2.

CALANDRINI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALANDRINI (FdI). Signor Presidente, vogliamo rimarcare, anche alla luce dell'intervento del relatore della Lega sul provvedimento cui poi più compiutamente risponderà il nostro collega Iannone in dichiarazione di voto sul provvedimento complessivo, fondamentalmente tre temi che sono stati oggetto dei subemendamenti che abbiamo presentato all'articolo 2. Questi temi fondamentalmente sono il "no" alla direttiva Bolkestein, consequenzialmente il "no" alle aste e, per ultimo, il "no" all'esproprio del lavoro italiano. Diciamo questo, perché noi pensiamo che la direttiva Bolkestein non debba essere applicata per quanto riguarda i beni e i servizi. Sui beni, secondo noi, questa direttiva non doveva e non deve essere applicata. Lo abbiamo detto in mille modi diversi: c'erano le condizioni per potersi opporre, ma evidentemente né il Governo, né questo ramo del Parlamento hanno fatto nulla affinché questo accadesse. Consequenzialmente - come dicevo prima - restiamo contrari alle aste di un assetto fondamentale per la nostra economia che sono le nostre spiagge, sulle quali 30.000 aziende italiane hanno fondato un turismo di eccellenza, che ha reso l'Italia una delle mete più ambite del mondo dove trascorrere le vacanze estive e non solo.

Diciamo infine anche "no" all'esproprio del lavoro italiano. Come tutti sapete e sappiamo, con questo provvedimento togliamo a 30.000 aziende il frutto del lavoro di una vita, trattando i titolari di queste concessioni come una casta di privilegiati. Signor Presidente, anche questo abbiamo sentito in questa Aula; abbiamo sentito dire che i balneari sono una casta di privilegiati. Tuttavia nessuno ha detto che, se hanno pagato concessioni minime, la responsabilità è del Governo, che attraverso i decreti non ha mai innalzato gli importi di queste concessioni. Inoltre nessuno dice quali sono invece i costi, che si sono decuplicati per quanto riguarda le concessioni balneari: il salvataggio in mare, le boe, la pulizia degli arenili e il rimessaggio sono tutti i costi in capo ai concessionari balneari. Ma di questo nessuno parla e si fa speculazione dicendo che gli importi sono molto bassi, perché evidentemente nessuno ha mai pensato di aumentarli. Anche per questo noi siamo contrari.

Questo disegno di legge fa riferimento nel titolo alla concorrenza, ma la verità è che, con questi contenuti, la sola concorrenza che produrrà sarà una concorrenza non leale, ma purtroppo sleale.

PRESIDENTE. Senatore Calandrini, non so se lei si riferisse agli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia all'articolo 2 o all'articolo 3.

CALANDRINI (FdI). In Commissione ai subemendamenti all'articolo 2.

PRESIDENTE. Non aveva precisato che si trattava degli emendamenti presentati in Commissione.

Ricordo peraltro che i tempi contingentati che sono stati assegnati ai Gruppi vanno a scalare anche sugli interventi relativi agli emendamenti.

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo sempre sulla tematica dei famosi emendamenti presentati all'articolo 2. È abbastanza inusuale che vengano illustrati degli emendamenti che in realtà non sono stati ripresentati in Aula.

PRESIDENTE. Questi sono interventi in dichiarazione di voto sull'articolo 2, senatore Romeo. Può parlare di quello che vuole, naturalmente, non è inusuale.

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Allora faccio anche io una dichiarazione di voto sull'articolo 2.

Quello che non riesco a comprendere però, alla luce di quello che ha appena detto il collega, ossia la contrarietà alla Bolkestein, il fatto che non sono stati presi in considerazione i loro emendamenti, il fatto che sono contro tutto il lavoro che è stato fatto e contro l'esproprio, è perché non è stato presentato un emendamento soppressivo per l'Assemblea, se davvero eravate così contrari (Applausi). Scusate colleghi, ma ho bisogno di capirlo, altrimenti viene il sospetto che, politicamente, fuori si vada a raccontare una storia e poi, nella sostanza, si approvi l'accordo che ha fatto il Governo. Una volta per tutte, bisogna essere chiari davanti ai cittadini italiani! (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Romeo, quindi la sua è una dichiarazione di voto a favore dell'articolo 2?

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Sì, signor Presidente.

DESSI' (CAL-Alt-PC-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DESSI' (CAL-Alt-PC-IdV). Signor Presidente, lo spunto per intervenire ce l'hanno dato i colleghi. Non era nostra intenzione, poi la dialettica interna al centrodestra ci ha sollecitato.

Naturalmente voteremo contro l'articolo 2 e non abbiamo presentato l'emendamento in Assemblea proprio perché ci siamo resi conto che far perdere tempo ai parlamentari non è la cosa migliore che si possa fare. Sia dentro che fuori, in tutti i sensi, voteremo contro. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 3, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

CIRIANI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIRIANI (FdI). Signor Presidente, intervengo semplicemente per ricordare al collega senatore Romeo che i nostri emendamenti sono stati tutti puntualmente depositati in Commissione. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Ciriani, siamo in fase di illustrazione. Potrà intervenire in dichiarazione di voto sull'emendamento in esame una volta che sia stato espresso il parere dei relatori e del rappresentante del Governo.

Invito pertanto i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario all'emendamento 3.300.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.300.

CIRIANI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIRIANI (FdI). Signor Presidente, ci asterremo sull'emendamento 3.300, a prima firma della senatrice Angrisani.

Ne abbiamo presentati di simili in Commissione, proprio per escludere alcuni tipi di attività dai rigori della legge che il Governo e la maggioranza approveranno da qui a poco. Vale però la pena ricordare che i nostri emendamenti su questo articolo e anche su quelli precedenti sono stati tutti puntualmente depositati in Commissione e tutti puntualmente respinti da chi adesso forse ha qualche crisi di coscienza e vuole imputare a noi errori che non ci appartengono. Abbiamo una posizione chiara e corretta. Gli emendamenti dal punto di vista regolamentare sono stati preclusi, motivo per cui non sono depositati. (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di tenere un comportamento corretto e di lasciare esprimere il Capogruppo di Fratelli d'Italia.

CIRIANI (FdI). La verità fa male.

Ricordo infine - la verità fa male - che il modo più semplice per abrogare un articolo è votare contro. (Applausi). È la cosa più semplice del mondo, non servono emendamenti. Tutto il resto rientra nei problemi dei partiti, nel posizionamento, nelle difficoltà all'interno della maggioranza. Avete scelto la vostra strada, noi la rispettiamo, ma non venite a incolparci di responsabilità che sono vostre e non nostre. Ripeto che il modo più semplice per dire no alla soluzione proposta dalla maggioranza è votare contro l'articolo. Tutto il resto non serve. (Applausi).

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, chiedo di intervenire perché da quello che mi hanno spiegato a livello regolamentare, gli emendamenti che vengono respinti in Commissione si possono ripresentare in Aula: ce ne sono alcuni, ad esempio, presentati dalla senatrice Angrisani e da altri senatori che sono stati respinti in Commissione e sono stati ripresentati in Assemblea. Non solo, ma il nostro Regolamento prevede anche che si possano presentare dei nuovi emendamenti purché intervengano nelle parti modificate dalla Commissione. Ora mi viene da dire che, precluso o non precluso, un emendamento, se la pensavo come dite voi, l'avrei presentato su una parte modificata, sul valore aziendale o su tutto il resto. (Applausi). Non venite ad insegnare a noi cosa prevede il Regolamento. Diciamo che sto sentendo lo scricchiolio delle unghie che scivolano lungo lo specchio. (Applausi).

PRESIDENTE. Interessantissima questa polemica.

MARTELLI (Misto-IpI-PVU). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTELLI (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, siccome gli emendamenti sopravvissuti sono affogati in centinaia di pagine, le vorrei chiedere la cortesia, se possibile, di dirci di volta in volta il numero dell'emendamento e della pagina a cui si trova, a meno che non esista una versione semplificata che in questo momento non è in nostro possesso. Qual è l'emendamento a prima firma della senatrice Angrisani? C'è un fascicolo di emendamenti spesso due centimetri.

PRESIDENTE. Senatore Martelli, non è obbligato a leggere il fascicolo. Le darò le indicazioni che chiede, ma c'è un solo emendamento all'articolo 3, quindi non era difficile individuarlo.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 3.300, presentato dalla senatrice Angrisani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

MISIANI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MISIANI (PD). Signor Presidente, devo correggere il mio voto sull'emendamento: contrario anziché favorevole.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 4, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, invito al ritiro di tutti gli emendamenti, altrimenti il parere è contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Gli emendamenti della senatrice Nugnes decadrebbero se nessuno li facesse propri.

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Signor Presidente, li faccio miei.

PRESIDENTE. Meno male che gliel'ho ricordato, allora.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.300, presentato dalla senatrice Nugnes e fatto proprio dal senatore Crucioli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.301, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.302, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.303, presentato dalla senatrice Nugnes e fatto proprio dal senatore Crucioli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.304, presentato dalla senatrice Angrisani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.305, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.306, presentato dalla senatrice Nugnes e fatto proprio dal senatore Crucioli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.307, presentato dalla senatrice Nugnes e fatto proprio dal senatore Crucioli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.308, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.309, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.310, presentato dalla senatrice Nugnes e fatto proprio dal senatore Crucioli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.311, presentato dalla senatrice Nugnes e fatto proprio dal senatore Crucioli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.312, presentato dalla senatrice Nugnes e fatto proprio dal senatore Crucioli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Stante il parere contrario espresso dalla 5a Commissione ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, l'emendamento 4.313 è inammissibile.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.314, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.315, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.316, presentato dalla senatrice Angrisani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.317, presentato dalla senatrice Angrisani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.318, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.319, presentato dalla senatrice Angrisani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.320, presentato dalla senatrice La Mura e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.

GASPARRI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, voglio fare una dichiarazione di voto sull'articolo 4, affinché sia chiaro ciò che stiamo votando, perché altrimenti abbiamo discusso e mediato settimane intere in Commissione.

Per quanto riguarda il Gruppo Forza Italia questo articolo ci soddisfa a metà. Non rifaccio qui la storia, perché l'ho detto già nel mio intervento in discussione generale. È ancora pendente davanti a organi della giustizia europea la questione che nei giorni scorsi è stata posta, ad esempio, dal Tar di Lecce, dicendo che la direttiva Bolkestein si potrebbe non applicare a queste concessioni. Il Tar di Lecce ha fatto quello che fa in Italia la magistratura interna quando rinvia un quesito alla Corte costituzionale. In questo caso il Tar di Lecce ha investito la giustizia europea. Si vedrà quando e se arriverà la risposta, che può essere importante in un senso o nell'altro.

Noi abbiamo anche detto oggi in Aula - e lo ribadisco - che, siccome questa è una legge delega e questo articolo delega cose importanti al Governo, noi verificheremo puntualmente come questa delega sarà esercitata. Ci sarà il passaggio per i pareri in Parlamento e se l'attuazione di queste norme non fosse soddisfacente e le autorità di giustizia europee dovessero pronunciarsi in modo diverso da come hanno fatto nel passato e dovessero aprire la strada alla non applicazione della Bolkestein, che noi auspicheremmo, a quelli che sono dei beni e non dei servizi, avremmo tutta la possibilità di riscrivere le norme.

Con l'articolo 3 abbiamo ottenuto un differimento dei tempi. Dove ci saranno contenziosi e situazioni non chiare, il termine non è più quello del 31 dicembre 2023, deciso dal Consiglio di Stato con una sentenza che contiene anche numerose inesattezze e autentiche bugie circa i ricavi e i pagamenti, ma intanto si è detto che si potrà andare al 31 dicembre del 2024 e, come ricordato prima anche dal senatore Mallegni nel suo intervento, abbiamo ottenuto un differimento dei tempi.

Credo anche di capire, collega Romeo, perché non siano stati presentati emendamenti da alcuni Gruppi a questo articolo, perché in esso ci sono molte cose positive.

Si stabilisce il principio degli indennizzi: qualora la giustizia europea, il corso delle cose dovesse confermare le gare, il problema è chi risarcisce il perdente e qui c'è scritta tutta una serie di cose circa gli eventuali perdenti. E, siccome in Commissione - c'è qui il vice ministro Pichetto Fratin, che con grande pazienza ha seguito e mediato la lunga discussione sul valore residuale e non residuale - si è lasciato in maniera più generica il capitolo sugli indennizzi, proprio per consentire la definizione in sede di decreti delegati. Il Parlamento darà poi i suoi pareri e poi le prossime legislature, perché non è che finisce la democrazia, potranno rivedere le cose, se non andranno bene.

In conclusione, presidente La Russa, nel fare questa dichiarazione di voto a favore sull'articolo 4, voglio dire una cosa, perché poi le norme vanno anche lette. In questi giorni si afferma che c'è il rischio che le multinazionali si approprino delle nostre coste e figuratevi se il nostro Gruppo, che si chiama Forza Italia - per la precisione Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC - può essere favorevole a questa eventualità, alla colonizzazione delle nostre coste. Però, quando si parla di questo rischio, bisogna anche leggere il testo che stiamo per votare: la lettera l) dell'articolo 4 del testo proposto dalla Commissione recita: «definizione, al fine di favorire l'accesso delle microimprese e delle piccole imprese alle attività connesse alle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative (...) del numero massimo di concessioni», cioè introduce un limite al numero delle concessioni.

Pertanto, il limite del numero che noi abbiamo voluto è importante, perché se poi una multinazionale viene in Italia e prende una concessione o ne prende tre, può darsi che già abbia tre concessioni in un posto dove le concessioni sono 200 o 300; ci saranno la sora Lella che gestisce la cabina e il signor Mario che gestisce i lettini a Laigueglia. Può darsi anche che ci sia un'azienda di diverso tenore: ho visto, ad esempio, giorni fa - non la vedo oggi qui con noi, ma la cito positivamente - la senatrice Garnero Santanchè, che difendeva la sua attività dicendo che è di qualità e si rivolge a un certo tipo di pubblico. Se si rispettano le leggi, uno può andare al ristorante di lusso o alla trattoria; noi siamo per la libertà dell'impresa. Ci dev'essere anche la spiaggia libera per chi non vuole pagare nulla - e questa legge lo conferma - e poi il cittadino sceglierà, così come sceglie un ristorante: c'è chi vuole andare anche dalla multinazionale - ahimè - che vende le polpette, alla trattoria che costa poco o al ristorante di lusso. Questo vale anche per le spiagge, se tutti rispettano la legge.

Questo articolo introduce il principio degli indennizzi, sempre che poi l'Europa non sia convinta a cambiare strada, o se poi si dovranno rivedere le leggi; introduce anche un principio della limitazione delle licenze. Quindi, raccontare che dopodomani la bibita gassata di Atlanta si compra tutte le spiagge italiane non è vero perché non è possibile, ai sensi di questa norma. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento 4.0.300, che si intende illustrato e su cui chiedo al relatore e al rappresentante del Governo di pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Esprimo parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.0.300, presentato dal senatore Crucioli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 5, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

COLLINA, relatore. Esprimo parere contrario sull'emendamento 5.300.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Esprimo parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 5.300, presentato dalla senatrice Angrisani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 5.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Prima di passare all'articolo 6, dal rappresentante del Governo mi giunge la richiesta di verificare il suo voto, annotando che voleva votare a favore dell'emendamento 5.300.

La Presidenza ne prende atto.

MALLEGNI (FIBP-UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALLEGNI (FIBP-UDC). Signor Presidente, ho avuto un analogo problema: ho votato contro l'articolo 5, anziché a favore, errando nel premere il pulsante.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 6.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 7.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento 7.0.200, volto a inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 7, che si intende illustrato.

Il senatore Ciriani ha chiesto di fare proprio l'emendamento e la Presidenza l'ha autorizzato in tal senso.

Invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere negativo.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.0.200.

DESSI' (CAL-Alt-PC-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DESSI' (CAL-Alt-PC-IdV). Signor Presidente, cambiando tipologia di voto del Gruppo, dichiaro il voto favorevole all'emendamento 7.0.200, presentato dalla senatrice Garnero Santanchè, non tanto per l'emendamento in se stesso, quanto perché, finalmente, qualcuno prova a far passare un principio per noi sacrosanto, che è quello della reciprocità.

È possibile che pezzi di imprenditoria straniera o addirittura Stati stranieri possano fare in Italia quello che vogliono, mentre noi abbiamo sempre qualcosa che ci blocca alle frontiere. Quindi, ben venga questo principio. Ben venga l'emendamento, su cui voteremo convintamente a favore.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 7.0.200, presentato dalla senatrice Garnero Santanchè e fatto proprio dal senatore Ciriani.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 8, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento 8.100.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 8.100, presentato dai relatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 8, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 9, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento 9.200.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 9.200, presentato dai senatori Iannone e Garnero Santanchè.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 9.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 10, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati.

Il senatore Ciriani ha chiesto di fare proprio l'emendamento 10.251 e la Presidenza l'ha autorizzato in tal senso.

Invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti all'articolo 10.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 10.250, presentato dai senatori Paragone e Martelli, identico all'emendamento 10.251, presentato dai senatori Garnero Santanchè e Ciriani.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 10.252, presentato dai senatori Iannone e Garnero Santanchè.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 10.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 11, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 11.200.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 11.200, presentato dal senatore De Carlo e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 11.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 12.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 13.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

BARBARO (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARBARO (FdI). Signor Presidente, vorrei correggere il voto appena espresso. Vorrei passare dal voto favorevole al voto contrario.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

Passiamo all'esame dell'emendamento 13.0.200, volto a inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 13, che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 13.0.200.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 13.0.200, presentato dalla senatrice Garnero Santanchè e fatto proprio dal senatore Iannone.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 14.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 15.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 16, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 16.200.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 16.200, presentato dai senatori Zaffini e Garnero Santanchè.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 16.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento 16.0.300, volto a inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 16, che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 16.0.300, presentato dalla senatrice Angrisani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 17.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 18.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento 18.0.200, volto a inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 18, che si intende illustrato e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.0.200, presentato dai senatori Zaffini e Garnero Santanchè.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Rileviamo che la ministra per le disabilità Stefani intende rettificare il proprio voto.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 19.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 20, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 20.200.

LA PIETRA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LA PIETRA (FdI). Signor Presidente, vorrei sottoporre all'attenzione dell'Assemblea il contenuto di questo emendamento e far valutare bene al Governo il parere che ha espresso, perché non credo che su tale proposta si possa esprimere un parere contrario.

L'emendamento 20.200 ha il fine di tutelare i valori fondanti del sistema trasfusionale italiano e prevede esplicitamente che la raccolta di sangue debba avvenire esclusivamente da donatori non remunerati e non rimborsati. Credo che questa sia una battaglia di civiltà. Il sistema trasfusionale italiano è un'eccellenza e va tutelato: sangue, plasma e derivati del plasma sono temi poco conosciuti dall'opinione pubblica, ma fondamentali per la tenuta del Sistema sanitario nazionale e per la salute di tanti pazienti. È quindi compito della politica e di quest'Assemblea salvaguardare e difendere questo modello che si basa su due principi: gratuità e volontarietà.

Vorrei sottolineare un dato emerso dalla ricerca annuale dell'Associazione volontari italiani del sangue (AVIS). La pandemia e la situazione emergenziale vissuta hanno generato nel nostro Paese una spinta alla donazione; ancora una volta, quindi, il sistema italiano si conferma un modello virtuoso nel consolidamento e nell'ampliamento della platea di donatori.

Dobbiamo quindi lavorare su interventi strutturali che aumentino il volume dei donatori di sangue, non con premi, ma con politiche attive, come l'incremento del personale sanitario, l'ampliamento degli orari di apertura dei centri, l'inserimento dei centri di raccolta sangue nelle case di comunità e la riorganizzazione e il rinnovo dei macchinari per la conservazione e la separazione del plasma. La raccolta di sangue, dunque, esclude e deve escludere all'origine qualsiasi tipo di valutazione economica e finanziaria. Commercializzare il proprio sangue equivale a commercializzare organi o qualsiasi altra parte del corpo. Le considerazioni sono nell'etica più profonda del genere umano; c'è un baluardo costituito appunto dalla gratuità e dalla volontarietà -questo emendamento chiede questo all'Assemblea - che, una volta superato, può aprire la strada a mille altre derive e considerazioni.

Il modello italiano - ripeto e concludo - dimostra che è possibile raggiungere l'autosufficienza attraverso un sistema di raccolta totalmente gratuito. Governo e Parlamento devono collaborare per supportare la raccolta di plasma con politiche necessarie a far raggiungere l'autosufficienza della ricerca, non commercializzando plasma. Difendere il sistema trasfusionale italiano è l'unica strada per tutelare il Sistema sanitario nazionale, abbassando il più possibile il costo pubblico del plasma per l'acquisto dall'estero. Oggi si comincia con un piccolo passo, che attinge alla morale più profonda, e domani si può decidere di comprare o vendere qualsiasi parte del proprio corpo. Fratelli d'Italia si pone, con questo emendamento, come difensore di questo baluardo di civiltà. Il sangue non è uno strumento economico e non si vuole aprire a derive facilmente prevedibili.

Prego ancora l'Assemblea e il Governo di rivedere la loro posizione su questo emendamento, di esprimere parere favorevole e di votare favorevolmente. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore La Pietra. Tuttavia, non posso richiedere il parere, se non sono gli interessati a richiedermi la parola. Quindi il parere, salvo ipotesi contrarie, che non rilevo, rimane quello già espresso da parte dei relatori e del Governo, e cioè contrario.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 20.200, presentato dai senatori Zaffini e Garnero Santanchè.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 20.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento 20.0.200, volto a inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 20, che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 20.0.200, presentato dal senatore Mantero e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 21, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 21.200, presentato dai senatori Zaffini e Garnero Santanchè.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 21.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 22.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 23, su cui è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 23.200, presentato dai senatori Garnero Santanchè e Iannone.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 23.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 24, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 24.200, presentato dai senatori Garnero Santanchè e Iannone.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 24.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 25.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento 25.0.200, volto a inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 25, che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 25.0.200, presentato dai senatori Garnero Santanchè e Iannone.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 26.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 27.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 28, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti in esame.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 28.200, presentato dai senatori Garnero Santanchè e Iannone.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 28.201.

DE BERTOLDI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione sul tema dei professionisti, perché l'emendamento in esame vuole parificare la posizione dei liberi professionisti a quelle degli altri operatori economici. Quindi, credo risponderebbe a un atto prima di tutto sicuramente di equità e anche allo spirito di quella che dovrebbe essere - come però ben sapete, per noi non lo è - una vera riforma per la concorrenza. Almeno poter equiparare le libere professioni, ai fine dell'accesso ai bandi per i fondi e per i finanziamenti, agli altri operatori economici, parificando l'iscrizione alla camera di commercio con l'iscrizione agli ordini professionali, sarebbe una necessità per questa categoria e un atto di giustizia ed equità da parte del Parlamento, nei confronti di quei professionisti che - come ben sappiamo - troppo spesso vengono ignorati e considerati di serie B rispetto alle altre professioni e partite IVA.

Vorrei davvero che il Governo possa dare un parere favorevole sull'emendamento in esame e che i colleghi parlamentari che, come me, quando si confrontano con i professionisti dimostrano loro attenzione, su questo tema esprimano un voto favorevole, per equiparare i liberi professionisti alle altre partite IVA.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 28.201, presentato dai senatori Garnero Santanchè e Iannone.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 28.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 29.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 30.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'articolo 31.

DE BERTOLDI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, basterebbe guardare l'articolo 1, che racchiude lo spirito della legge, in cui si parla di concorrenza, per capire che la libertà di sconto per i commercianti, la libertà di poter scegliere quando fare saldi e promozioni è un principio che non dovrebbe essere affermato, come oggi accade, con sotterfugi e comportamenti ambigui; un principio che dovrebbe essere invece garantito dalla legge in modo inequivocabile. Se davvero si pensa di fare una riforma per la concorrenza, si permetta in modo liberale agli imprenditori di poter decidere da sé come e quando fare attività promozionali. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 31.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento 31.0.200, volto a inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 31, che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 31.0.200, presentato dal senatore De Bertoldi e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 32.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 33, sul quale è stato presentato un emendamento. Chiedo se qualcuno desidera sottoscriverlo.

IANNONE (FdI). Io, signor Presidente, lo sottoscrivo.

PRESIDENTE. L'emendamento si intende illustrato.

Invito i relatori ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

COLLINA, relatore. Signor Presidente, il parere è contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 33.300, presentato dalla senatrice Garnero Santanchè e fatto proprio dal senatore Iannone.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 33.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 34.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 35.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento 35.0.200, volto a inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 35, che si intende illustrato e su cui invito i relatori e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

RIPAMONTI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario.

PICHETTO FRATIN, vice ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.0.200.

DE BERTOLDI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un momento di crisi come quello attuale, nel quale tutti temiamo che l'inflazione, la crisi internazionale, la crisi della pandemia possano aumentare anche le crisi nei rapporti bancari e la presenza ulteriore di NPL, di crediti deteriorati; nel momento in cui tutti noi dovremmo fare in modo di tutelare il più possibile i nostri imprenditori, artigiani e commercianti, credo che approvare questo emendamento sarebbe un atto di civiltà prima di tutto verso quegli imprenditori che sono in difficoltà. Come spesso accade - e lo sa chi esercita un'attività commerciale - è possibile che avvengano degli sconfinamenti nei conti correnti. Noi chiediamo che l'unico tasso debitore sia quello applicato al conto corrente e non ci siano quindi i tassi extra, i tassi di sconfinamento. In un momento ordinario si può anche capire che è una misura di precauzione, ma in un momento come questo dobbiamo dire agli artigiani e ai commercianti che il Parlamento è unito e favorevole nel chiedere che le banche applichino un solo tasso nel confine o al di fuori del confine del conto.

Mi appello quindi alle forze che si dicono liberali e vicine alle imprese per votare un emendamento di civiltà. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 35.0.200, presentato dai senatori De Bertoldi e Garnero Santanchè.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

COMINCINI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COMINCINI (PD). Signor Presidente, intervengo solo per comunicare che ho erroneamente votato in senso contrario, ma il mio voleva essere un voto favorevole.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 36.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti del liceo classico «Gabriele d'Annunzio» di Pescara. (Applausi).

Lo faccio con particolare piacere, non solo per la provenienza, Pescara, ma per il nome, Gabriele D'Annunzio, che è stato dato all'istituto.

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2469 (ore 16,14)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Brusio).

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Signor Presidente, aspetto che defluiscano dall'Emiciclo i colleghi non interessati.

PRESIDENTE. Senatore Crucioli, se lei vuole aspettare, chi sono io per dirle di non farlo.

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Intendevo dire che i dieci minuti di tempo a mia disposizione li farà partire da quando ci sarà silenzio.

PRESIDENTE. Stia tranquillo. Tutto il tempo che vuole. A questo punto può anche iniziare, perché l'ascolto non sarà maggiore dopo. Inizi e i dieci minuti partono da ora.

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Signor Presidente, quello che abbiamo discusso oggi è uno dei provvedimenti peggiori di questa legislatura. È una mina nel futuro dei nostri figli. Eppure, ho sentito una narrazione in quest'Aula letteralmente indegna, in particolare quella del collega Monti. Egli sostanzialmente ha detto che stiamo facendo un provvedimento utile agli italiani e per di più attraverso il pagamento, come se l'Europa ci pagasse per fare qualcosa di utile. Invece a me questo provvedimento ricorda - anche per le modalità con cui è stato approvato - le perline dei conquistadores verso gli indios, perché ci sventolano davanti il PNRR e ci dicono che, se faremo le riforme, ci daranno il contentino.

Anche le modalità con cui questo provvedimento è stato approvato gridano vendetta: in particolare, grida vendetta la lettera minatoria che il Presidente del Consiglio ha presentato alla Presidenza del Senato. Nella lettera - come sapete - è stato minacciato che qualora il Senato non avesse approvato il provvedimento entro la fine di maggio, ci si sarebbe assunti la responsabilità del mancato obiettivo, appunto, della perlina del PNRR che l'Europa ci sventola sotto il naso.

Che cosa contiene questo provvedimento? Contiene l'assalto finale a tutto ciò che c'è di pubblico, ai servizi e ai beni pubblici. E ciò viene fatto perché il Governo è perfettamente consapevole del momento di estrema debolezza che hanno la politica e il Parlamento e anche di estrema debolezza economica. Sa che siamo di fronte al baratro e questo è il momento dell'attacco, dell'assalto e della svendita finale dei nostri beni.

Che cosa c'è quindi in questo provvedimento? C'è tutto ciò che non ci doveva essere: c'è l'attacco ai servizi pubblici locali mediante una delega al Governo per il riordino dell'intera materia; c'è il superamento del regime di esclusiva, nella lettera d); oppure, ancora, la necessità delle motivazioni anticipate e qualificate in caso di autoproduzione e mancato ricorso al mercato da parte dei Comuni. Sostanzialmente, se i Comuni vorranno continuare a fare i servizi pubblici in mano propria, quindi direttamente o attraverso le partecipate con le società in house, dovranno dare una motivazione anticipata e qualificata, sottoposta poi al controllo. È un vero e proprio percorso ad ostacoli: questo lo dice la lettera g). La lettera i) rincara la dose, stabilendo la necessità della verifica periodica. Se anche oggi i Comuni dovessero dire che mantengono in mano pubblica la gestione del servizio pubblico e non ricorrono al mercato, domani dovranno riverificare se ciò vale ancora, perché il concetto è chiarissimo: il concetto è privatizzare, mettere a gara e far entrare i privati là dove erano le società pubbliche a gestire i servizi pubblici. La lettera m) estende esplicitamente al trasporto pubblico locale questi principi; la lettera n) prevede la revisione esplicita della disciplina del settore dei rifiuti e del servizio idrico per armonizzarla a questi principi di concorrenza. Nessun settore del servizio pubblico locale è escluso.

Poi, c'è la chicca, la lettera v), ossia la disciplina transitoria: qualora i Comuni non si uniformino, allora scatterà il potere sostitutivo, cioè il Governo si sostituirà direttamente agli organi degli enti pubblici per far ciò che loro in teoria potrebbero ancora non fare, e cioè gara, ricorso al mercato e niente più pubblico. Tutto ciò che oggi è pubblico domani verrà messo a gara e tutto ciò che oggi noi paghiamo poco domani pagheremo molto di più. È veramente bizzarra la tesi che ho sentito qua dell'ex presidente Monti, che parla evidentemente per voce dei mercati e dei poteri europei, secondo cui noi facciamo qualcosa di interesse nei nostri cittadini e addirittura pagati: esattamente il contrario, il mondo alla rovescia.

Questo avviene anche nella privatizzazione della sanità. L'articolo 16 prevede che gli accreditamenti delle strutture sanitarie devono essere più sbrigativi, più veloci, con meno controlli. Si sostituisce il parametro oggettivo del costo delle prestazioni con quello discrezionale della qualità, aprendo alla nuova stagione delle lievitazioni dei costi per le prestazioni sanitarie.

Che cosa avviene in materia di concessioni demaniali marittime, di cui all'articolo 4? La stessa cosa. Si agisce su due principi. Il primo: non si dà un indirizzo chiaro nella delega, prevedendo che devono esserci un certo numero di spiagge pubbliche. Non c'è un criterio specifico di delega. Si parla semplicemente di un adeguato equilibrio e veda un po' il Governo qual è questo adeguato equilibrio. Al contrario, si sarebbe dovuto pretendere una quantità specifica, quantomeno la metà di spiagge pubbliche: invece no.

Ancora, si prevede che ci siano dei varchi per arrivare alle spiagge pubbliche, senza menzionare il passaggio attraverso le concessioni. Perché ci sono certi posti, come in Liguria, in cui se le concessioni non ti lasciano entrare, i varchi non ce li hai e allora non puoi accedere al mare. E poi si parla soltanto di varchi per accedere al mare, ma non per la sosta sulla spiaggia. Ma come si fa a farsi un bagno se non si può poggiare sulla battigia il proprio zainetto e il proprio asciugamano?

Quindi, anche in questo caso è una delega in bianco, perché si privatizzi ancora di più. Poi, si colpiscono anche i concessionari locali, perché lo sguardo è alle multinazionali estere. Basti vedere come la lettera l), che pur dice di mirare alla massima partecipazione, non mette un limite al numero delle concessioni ottenibili. Bastava dire: vogliamo tutelare i piccoli? Allora chi prende la concessione balneare ne prende una e non di più. Bastava dire questo. Invece, non c'è un limite. Così come, alla lettera g), si prevede l'introduzione di una disciplina specifica per consentire subconcessioni, affidamenti delle attività secondarie e subingresso. Come a dire che, tra amici, si possono prendere in concessione un numero enorme di spiagge e di concessioni e poi subconcederle.

Questa è la tipica rendita di posizione, con la creazione di meri intermediari: non più la gestione diretta della spiaggia da parte dei piccoli concessionari locali, ma le grosse catene che fanno incetta di concessioni e poi le fanno gestire ad altri.

Lo stesso concetto vale per le concessioni portuali. All'articolo 5 non è specificato un limite. Anzi, c'è una specifica deroga al divieto di cumulo delle concessioni portuali. Addirittura, per i porti più piccoli, si può avere più di una concessione se si hanno attività differenti. Invece, nei porti di rilevanza economica nazionali e internazionali, non c'è nessun limite. Questo lo dice il comma 9.

È altresì prevista, esattamente come per le spiagge, la possibilità di subconcessione, cioè di affidare ad altre imprese portuali l'esercizio di attività comprese nel ciclo operativo. Di nuovo, arriva il big, arriva la multinazionale, prende la concessione e la subconcede senza dover mettere qualcosa di proprio. Sostanzialmente, fa una intermediazione per una rendita di posizione.

Di fronte a tutto questo, è vergognoso che partiti di centrodestra e di centrosinistra, indistintamente, anche se poi a livello locale, nei Comuni, dicono di essere contrapposti e parlano di servizi pubblici, votino tutti compatti a favore di questo provvedimento vergognoso, che scassa i principi stessi, il principio del pubblico che fino ad oggi conoscevamo.

Ve lo dico togliendomi questa museruola, che ha veramente stufato: questo provvedimento fa schifo e noi voteremo contro. (Applausi).

CONZATTI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CONZATTI (IV-PSI). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, con il disegno di legge che regola il mercato e la concorrenza siamo chiamati ad approvare oggi, un impegno importante in termini di riforme che abbiamo assunto con il PNRR. Entro il 2026 ci siamo impegnati a raggiungere 527 obiettivi in termini di interventi, di investimenti e, appunto, di riforme.

Il raggiungimento di tali impegni è condizione essenziale per ottenere le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare, entro giugno ci siamo impegnati ad approvare il codice degli appalti, la riforma fiscale e la legge sulla concorrenza. È giustificata e comprensibile quindi la preoccupazione del Governo affinché i tempi di approvazione di questa legge fossero rispettati; in ballo ci sono infatti i 24 miliardi della rata semestrale. È però necessario anche dire che il metodo scelto per il lavoro parlamentare di conversione della legge sulla concorrenza ha reso molto complicato l'iter di approvazione. Abbiamo spesso criticato il bicameralismo alternato, ma l'inaugurazione del bicameralismo alternato per articoli è veramente un'esperienza da non ripetere. Nonostante questo, il Senato ha dato prova di grande competenza e di merito nell'affrontare le questioni e di capacità di rispettare i tempi previsti.

Abbiamo affrontato temi che da tempo aspettavano delle risposte, come il tema del rinnovo delle concessioni delle aree demaniali e portuali, di quelle del gas naturale e poi temi di valenza strategica, come quelli dell'energia. Abbiamo parlato del rinnovo delle concessioni per le grandi derivazioni idroelettriche, affrontando e risolvendo anche temi conflittuali come quello delle concessioni demaniali turistico-ricettive. Va dato atto alla Commissione, al presidente Girotto, ai relatori, senatori Collina e Ripamonti e al vice ministro Pichetto Fratin, di un grande lavoro di pazienza e di cucitura di cui bisogna sicuramente ringraziarli.

Allo stesso tempo, va ricordato all'altra Camera che entro giugno il provvedimento va approvato. Restano ancora da affrontare temi importantissimi come quello del TPL, dei taxi, degli NCC, delle comunicazioni e delle infrastrutture. La Sottosegretaria conosce bene l'importanza dei temi che devono essere affrontati.

Il disegno di legge concorrenza non è importante solo perché è un obiettivo del PNRR, ma lo è perché la tutela e la promozione della concorrenza sono valori fondamentali per l'efficienza economica, per la giustizia sociale, per la qualità dei servizi pubblici; temi che, a loro volta, sono collocabili nel più ampio tema della tutela dell'occupazione, degli investimenti, dell'innovazione in termini di ambiente, di sicurezza e di salute dei cittadini. È per questo che abbiamo dedicato molto tempo ad approfondire le soluzioni migliori per l'Italia. Ciò non è stato semplice perché dal punto di vista normativo, la normativa nazionale, che pure costituisce il nucleo della costituzione economica, si intreccia, si integra e si interfaccia e a volte si scontra con la normativa europea, come è successo ad esempio sulle concessioni turistico-demaniali. Avevamo una legge nazionale che imponeva e chiedeva una proroga a medio termine automatica delle concessioni, incompatibile con l'articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ma anche con l'articolo 12 della direttiva servizi. Era quindi indispensabile, dal punto di vista giuridico, ripristinare il rispetto del diritto europeo.

Al contempo, la direttiva servizi, una normativa di liberalizzazione e non di armonizzazione, chiedeva proprio di rimuovere quegli ostacoli che a livello nazionale rendevano impossibile la creazione dei presupposti per la concorrenza. Nonostante la tendenza a rispondere a questi principi che noi riconoscevamo, dovevamo allo stesso tempo tenere conto della situazione di fatto nazionale, tener conto che il settore turistico-ricettivo è uno dei principali settori economici del nostro Paese e che quindi bisognava bilanciare in un certo senso i principi europei, come pure abbiamo fatto, con il legittimo affidamento degli attuali concessionari. Per tale ragione, come Italia Viva, abbiamo operato nel metodo, cercando sempre di tendere verso l'accordo e nel merito, cercando di dare uno dei suggerimenti cruciali, che poi ha portato all'accordo su questo emendamento. Mi riferisco al calcolo dell'indennizzo con criteri omogenei sul territorio nazionale che fossero definiti dai decreti attuativi. Di questo ovviamente siamo orgogliosi come Italia Viva.

La sfida resta alle amministrazioni locali che dovranno fare la mappatura e mettere a gara le concessioni e agli imprenditori balneari che ancora una volta dovranno approcciare questa nuova programmazione e questa nuova modalità di investimento nell'idea di valorizzare il patrimonio costiero. Il tema che mi sta più a cuore, quello che considero fondamentale tra le questioni che abbiamo affrontato, riguarda il rinnovo delle grandi concessioni di derivazione idroelettrica. L'Italia, del resto, sta attraversando un momento di crisi energetica che impatta pesantemente su tutti i valori macroeconomici, quindi era un tema che necessitava una riflessione attenta. Da più parti ci è stato detto e ci è stato chiesto di tenere presente che a rischio c'era il controllo di asset strategici, così come l'autonomia energetica dell'Italia, perché il settore idroelettrico è un settore nazionale, a grande controllo pubblico, che ha tutta la filiera delle componenti nazionali, a differenza per esempio dell'eolico e del solare; è un settore che produce il 20 per cento dell'energia elettrica nazionale, una percentuale che sale al 40 per cento se consideriamo quella prodotta dalle sole fonti rinnovabili. Si tratta, inoltre, di un tipo di energia programmabile e non intermittente rispetto alle altre energie rinnovabili, quindi è un settore di straordinaria importanza per l'Italia.

Per questo noi di Italia Viva abbiamo fatto delle proposte che tenevano conto di tutto questo, prima tra tutte un emendamento approvato in questo provvedimento, che è stato poi recepito nel cosiddetto decreto-legge taglia prezzi, riguardo all'inserimento delle concessioni idroelettriche nella normativa sulla golden power, estendendo i poteri speciali dello Stato anche ai casi in cui, all'esito delle procedure di affidamento di tali concessioni, la tutela degli interessi essenziali dello Stato non fosse adeguatamente garantita.

Abbiamo inoltre cercato di privilegiare il partenariato pubblico-privato come modalità di riassegnazione, perché secondo noi permette maggiore innovazione tecnologica, maggiore sostenibilità, maggiori investimenti nel rispetto dell'ambiente. Come è stato ricordato da molti, c'era bisogno di rendere più flessibile la normativa e quindi di dare di più tempo alle Regioni per scrivere le loro leggi regionali e per attuare le gare; sono quindi stati previsti tre anni a partire dall'approvazione del disegno di legge concorrenza per terminare le procedure di riassegnazione.

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 16,34)

(Segue CONZATTI). Tuttavia, da autonomista sono soddisfatta anche del lavoro fatto per le concessioni di grande derivazione idroelettrica presenti sul territorio del Trentino-Alto Adige, che sono regolate secondo le norme dello statuto di autonomia. Abbiamo ottenuto alcuni assensi di peso, rilevanti, non scontati, primo fra tutti quello in merito alla proposta di scrivere nero su bianco nello statuto di autonomia che la data di scadenza delle concessioni si allineava a quella nazionale al 31 dicembre 2024 (anche per noi si prevede un termine più ampio per completare le procedure), la protezione della golden power e poi l'inserimento, anche nel disegno di legge concorrenza, della clausola di salvaguardia per ribadire ancora una volta che la disciplina per l'idroelettrico delle Regioni a statuto speciale è disciplinata dallo statuto di autonomia, che definisce le modalità, le procedure, i criteri di ammissione, i finanziamenti, le qualità organizzative e tecniche, finanche la durata. Posso quindi dire di essere soddisfatta del lavoro di grande collaborazione tra Italia Viva e SVP per il raggiungimento di questa grande attenzione per le autonomie speciali.

Signor Presidente, con l'approvazione del disegno di legge concorrenza ribadiamo la volontà di allinearci ai principi europei, perché crediamo che serva per mettere in sicurezza i fondamenti economici dello Stato e che sia un giusto stimolo per gli investimenti futuri. Pertanto, con la piena consapevolezza dell'importanza strategica di questo provvedimento, dichiaro il voto favorevole del Gruppo Italia Viva-P.S.I. (Applausi).

IANNONE (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IANNONE (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, sinceramente non ci meraviglia che il Governo e la maggioranza siano su Marte (a questo ormai siamo abituati), ma che non sentano le grida provenienti dalla Terra. Noi affrontiamo un provvedimento molto complesso ed importante, che è stato ridotto ad uno spezzatino, con articoli che praticamente non sono stati trattati da questo ramo del Parlamento e con articoli modificati con accordi al ribasso. Un'unica cosa è stata fatta: è stata intrapresa una scelta politicamente criminale per Fratelli d'Italia, quella di decretare la morte di 30.000 imprese italiane. I nostri balneari hanno scritto una pagina della storia della nostra Nazione e sono un'eccellenza del mondo produttivo italiano, che ha resistito negli anni, ha resistito alla pandemia e ha resistito ai provvedimenti incomprensibili che sono stati emanati dal Governo anche durante il periodo della pandemia. (Applausi).

Noi non dobbiamo dimostrare da quale parte stiamo. Lo diciamo con una convinzione assoluta, perché lo dimostra quello che abbiamo fatto negli anni in termini di battaglie per i nostri balneari. Vado a ritroso: nel 2019 abbiamo detto che andava trovata una soluzione definitiva e chiara, che desse certezza a queste persone, perché, andando avanti a proroghe, sarebbero stati esposti a un grave rischio. Siamo rimasti inascoltati e i fatti poi si sono presentati in tutta la loro crudezza. Allora, signori cari, come si può pensare di agire in questo modo, nel dispregio più assoluto delle vite e del lavoro di queste persone? Esse peraltro sono state sottoposte a una campagna di stampa che non esito a definire vergognosa, perché sono stati dipinti come degli scrocconi dello Stato. Si tratta di persone che lavorano con onore da tante generazioni, che danno occupazione a tante persone e che offrono un servizio che viene considerato un'eccellenza italiana; vederli dipinti in questo modo veramente offende e mortifica. E purtroppo sappiamo bene qual è la radice di questo, perché di parole indegne ne abbiamo ascoltate anche in quest'Aula.

Se sono state fatte le proroghe, la colpa non è certamente dei balneari, ma di Governi che non hanno deciso, di Governi sostenuti da alcune forze politiche che perdono puntualmente le elezioni da dieci anni, ma sono sempre al Governo. Se queste imprese hanno pagato dei canoni insufficienti, tuttavia non sono state loro ad autodeterminarli; i canoni sono stati corrisposti in base a quello che gli è stato chiesto. Aggiungo che questa argomentazione è veramente ridicola, perché se abbiamo mal di testa, la soluzione non è tagliarsi la testa, ma prendere l'aspirina. Quindi non è possibile accettare che queste persone vengano anche offese e vilipese.

Noi le proposte le abbiamo sempre portate, i nostri emendamenti ci sono sempre. In questa giornata, che è molto triste per i balneari italiani, ci sono alcune cose che hanno strappato sicuramente una risata. Sentire che la colpa di questa situazione è della leader dell'opposizione Giorgia Meloni è veramente ridicolo. (Applausi). Ed è ridicolo sentirlo anche alla luce del fatto che il commissario Bolkestein, il padre della direttiva, ha detto in Parlamento che la direttiva Bolkestein non si applica alle concessioni demaniali.

Quindi, quello che è stato proferito in quest'Aula dal MoVimento 5 Stelle è un'autentica stupidaggine, ma lo sappiamo bene e lo sanno bene anche i balneari. Per loro c'è sempre una soluzione: chiudete e ci sarà per voi il reddito di cittadinanza! (Applausi). Diciamo, cioè, che il lavoro deve essere mortificato e penalizzato, perché c'è questo strumento che ha distrutto il tessuto produttivo italiano. Fatevi un giro nelle imprese, fatevi raccontare quanto è difficile, soprattutto al meridione, trovare persone che vadano a lavorare, perché avete somministrato loro il metadone di Stato! (Applausi). Allora, prima di parlare di altri, state zitti, ascoltate, non siate intolleranti nei confronti dell'unica forza che si trova all'opposizione. Avete una maggioranza, che è sotto i vostri occhi: c'è chi pensa di essere Robin Hood e chi pensa di essere lo sceriffo di Nottingham. Avete ascoltato le dichiarazioni delle forze di maggioranza? C'è chi è convinto di fare una grande cosa per l'erario dello Stato e chi dice: votiamo a favore, ma poi la cambieremo. C'è da vergognarsi! (Applausi). Volete poi parlare dell'opposizione e vi permettete di nominare Giorgia Meloni, l'unico racconto coerente della politica italiana.

Non c'è decenza in quest'Aula, nella maniera più assoluta! Ho sentito parole che condivido, ad esempio la critica alla sentenza del Consiglio di Stato, ma qui bisogna essere conseguenziali con il voto, onorevoli colleghi. Quella sentenza è un'offesa a tutto il Parlamento, non solo perché è scritta con la mano del diavolo, ma perché si è permessa di spingersi fino ad occupare il perimetro del potere legislativo, che fino a prova contraria appartiene a questa Assemblea, che appartiene al popolo! (Applausi). Nei giorni della scorsa settimana, in quelle convulse ore, venivate richiamati come scolaretti dal Presidente del Consiglio, che in otto minuti vi ha detto: o si fa così, senza neanche la fiducia, altrimenti sciogliamo le righe e tutti a casa. Questo perché probabilmente, nei prossimi giorni, deve portare all'Unione europea, come garanzia del PNRR, la testa dei balneari italiani. (Applausi). Questa è la verità ed è una verità vergognosa, perché dobbiamo stare a quello che è scritto: non c'è questa condizionalità per il PNRR. Noi siamo lo Stato, rappresentiamo lo Stato e le leggi che facciamo noi sono solo scritte. Chi fa le leggi senza scriverle e vuole farle rispettare surrettiziamente porta tutt'altri nomi, ma non si chiama Stato! (Applausi).

Allora mi dispiace moltissimo aver sentito anche dal capogruppo della Lega una speciosa polemica sull'emendamento (Richiami del Presidente), ma voi sapete bene cosa avete fatto in Commissione: anziché presentare un emendamento a firma del relatore e del Governo, avete presentato delle riformulazioni dei vostri subemendamenti, che hanno precluso i nostri. Volete continuare a votare contro i balneari italiani?

PRESIDENTE. Concluda, senatore Iannone.

IANNONE (FdI). Lo potevate fare, perché c'era il voto soppressivo, qui in Assemblea: bastava votare no all'articolo 2 e l'articolo 2 si sarebbe cancellato. (Applausi). Se vi volete ancora accanire su queste persone, avrete modo di farlo anche alla Camera dei deputati. (Applausi). Vediamo come voterete alla Camera dei deputati.

PRESIDENTE. Senatore Iannone, siamo ad undici minuti di intervento: non le voglio togliere la parola, ma deve concludere.

IANNONE (FdI). Concludo, Presidente, dicendo che il Governo dei migliori è il Monti-bis, lo abbiamo constatato anche dalle argomentazioni del professor Monti questa mattina, che ha detto cose gravissime e che certamente noi rifiutiamo, perché non abbiamo delegato nulla all'Europa dei tecnocrati, soprattutto quando è sulla pelle degli italiani. Mai una cosa del genere. È stato detto che le banche centrali hanno sbagliato e candidamente si dice che ne devono pagare il prezzo i cittadini. Fratelli d'Italia a questo non ci starà mai, perché il nostro non è il partito che starà con i balneari domani o che stava con i balneari ieri: Fratelli d'Italia è il partito che sta con i balneari ieri, oggi e domani. (Applausi).

ERRANI (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERRANI (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, ringrazio anch'io i relatori, il vice ministro Pichetto Fratin e la sottosegretaria Bini, che hanno lavorato e seguito un lavoro molto complicato e difficile. Non servivano drammatizzazioni metodologiche, fuori dalle righe a mio parere. Abbiamo fatto una sintesi difficile, non scontata, perché certamente, come hanno sottolineato anche altri colleghi, la discussione e le posizioni tra i diversi Gruppi e anche nella maggioranza erano e sono posizioni differenti. Tuttavia, questo provvedimento è, dal nostro punto di vista, significativamente cambiato su questioni per noi fondamentali. Del resto, la proposta del Governo era nata in una situazione profondamente differente rispetto a quella che stiamo vivendo e a quella che vivremo. Il mondo, come è già stato detto da diversi colleghi, è già cambiato; non avremo più la globalizzazione che abbiamo conosciuto negli anni precedenti la guerra e dovremo capire quali sono i nuovi equilibri. Dunque, l'impostazione originaria di quel provvedimento partiva da alcune premesse che oggi non sono più oggettivamente sostanziali. Da questo punto di vista, abbiamo fatto alcuni passi in avanti, ad esempio sui servizi pubblici locali, con una distinzione netta tra i servizi a rete, a valenza economica, e gli altri. Ancora, abbiamo cercato, ottenendo forse un risultato per noi non ancora soddisfacente, ma certamente importante, di superare un atteggiamento preconcetto nei confronti dell'autoproduzione e cercando un equilibrio tra autoproduzione e accesso al mercato.

Ci sono alcune modifiche sostanziali: non c'è più la lettera g), che prevedeva l'obbligo del parere preventivo dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Vorrei ricordare che il percorso di motivazione per gli interventi delle aziende pubbliche dei Comuni era già previsto nella cosiddetta legge Madia, la n. 124 del 2015. Invece noi abbiamo cercato e introdotto un elemento molto importante - almeno per noi - e che ci aspettiamo non rimanga sulla carta: i Comuni, prima di scegliere - come ha ricordato il vice ministro Pichetto Fratin, e lo ringrazio per questo - tra autoproduzione e mercato, debbono fare una serie di valutazioni che non sono solo economiche, ma anche relative alla qualità, all'appropriatezza e alla dimensione del servizio.

Non ne abbiamo discusso in questa sede, ma abbiamo introdotto una novità, non so fino a che punto efficace, secondo la quale adesso una parte dell'articolato la esamina la Camera e un'altra parte il Senato, ma sul metodo ho già detto quello che penso.

È chiaro, ad esempio, che se per il trasporto pubblico locale (TPL) devo fare un servizio per i cittadini di un piccolo Comune in montagna e guardo solo all'economicità, quel servizio non glielo faccio. Invece è un problema fondamentale assicurare quel servizio. Dunque, i provvedimenti attuativi e le deleghe non sono né una passeggiata, né una cosa formale: sono nell'ispirazione che abbiamo introdotto. Ecco l'importanza del lavoro fatto sull'ex articolo 6; quelle indicazioni sono da rispettare e occorre costruire gli equilibri giusti.

Abbiamo poi introdotto altre questioni importanti, per esempio in relazione ai porti, e abbiamo vissuto una sorta di paradosso: concorrenza, ma nei porti più importanti c'è la possibilità di avere più concessioni. La concorrenza è sempre un concetto complesso, dipende sempre da come lo guardi e da quale punto di vista: dal punto di vista dell'interesse ad allargare e a costruire magari piccoli monopoli, oppure invece come strumento per contrastare i monopoli, come dovrebbe essere. Abbiamo introdotto una cosa importante: è l'autorità portuale che deve valutare la possibilità di concedere la seconda concessione, fermi restando i valori e i diritti del lavoro portuale. Anche questa è una cosa non scontata.

Sulle grandi derivazioni idroelettriche - come abbiamo fatto nel provvedimento taglia prezzi - la golden power è un punto importantissimo, a fronte anche della situazione particolare che ci troviamo ad affrontare.

Pe quanto riguarda la questione dei balneari, le posizioni sono diverse e a me piacerebbe che, al di là della demagogia e della campagna elettorale, di cui abbiamo assistito a qualche accenno anche qui, si facesse una riflessione che forse sarebbe utile. È stata una scelta saggia non decidere per dodici anni per i balneari, per lo Stato, per la qualità dei servizi offerti?

Colleghi, credo che con sincerità e onestà intellettuale - risorse sempre più che finite - dovremmo prendere atto del fatto che non è stata una scelta saggia.

Si è costruito un equilibrio che va gestito e a tale proposito voglio essere chiaro su due punti. Ci sono gli indennizzi: è stata data la delega al Governo, che la deve esercitare. Ha fatto benissimo il Vice Ministro a ricordare l'articolo 52 del codice della navigazione e il fatto che gli abusi sono tali oggi, lo erano ieri e lo saranno domani, per cui gli abusi non avranno indennizzi, né altre proroghe o cose del genere.

D'accordo, però adesso bisogna costruire una cosa intelligente. Ciò cui sono più attento e interessato è che la maglia organizzativa dei servizi e la tutela delle imprese siano assicurate e mi spiego meglio. Se non si regolano quante concessioni si possono avere, se non si regolano la dimensione e la luce delle concessioni, allora sì che arrivano le multinazionali che cambiano il panorama dell'Italia. Noi non vogliamo essere Miami, né la realtà di un altro territorio. Noi vogliamo conservare le qualità del nostro sistema imprenditoriale e del nostro tessuto di servizi. Questa è la cosa più importante, che va incrociata con le Regioni e con i Comuni per costruire finalmente un equilibrio. Faccio un esempio e vorrei che ci rifletteste, perché qualcosa c'è.

PRESIDENTE. La invito a concludere, senatore Errani.

ERRANI (Misto-LeU-Eco). Dobbiamo smettere, ad esempio, di fare le barriere protettive, che sono una cosa preistorica e antituristica. Dobbiamo fare dei ripascimenti permanenti; usiamo queste risorse per i ripascimenti, facciamo un patto con i balneari e con i cittadini per costruire una qualificazione. Occorre insomma grande attenzione ed equilibrio.

Chiudo con un ultimo concetto.

PRESIDENTE. Le chiedo di essere rapidissimo, perché è veramente oltre, senatore.

ERRANI (Misto-LeU-Eco). Il rapporto tra economia e mercato non si risolve qui. Ci sono ancora troppa ambiguità e troppe incertezze. Dovremmo farla questa benedetta discussione, per evitare di tornare ai fasti che, con le lacrime di coccodrillo, abbiamo pianto con il Covid, secondo cui il pubblico è sempre peggio e il privato è sempre meglio. Non è così nei fatti. Non cadiamo in quell'errore. (Applausi).

BITI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BITI (PD). Signor Presidente, prima di affrontare alcune questioni di merito su questo importante provvedimento che oggi ci apprestiamo a votare, mi permetta di ringraziare nuovamente, a nome mio e di tutto il Partito Democratico, i relatori per il grandissimo lavoro fatto e il Governo. Sono stati mesi sicuramente complessi e faticosi, come qualcuno ha detto, per cui voglio esprimere davvero il ringraziamento per questo risultato che portiamo a casa.

Quando non so bene qualcosa o comunque voglio fare chiarezza su qualche tema, prima di tutto con me stessa e anche con gli altri, mi permetto di ricorrere alla meravigliosa enciclopedia Treccani. Anche in questo caso, ho fatto riferimento a questo pozzo di scienza, che spesso ci permette di chiarire alcune questioni. Quindi sono andata a cercare il significato chiaro di «concorrenza»: è una «situazione di mercato con ampia libertà di accesso all'attività d'impresa, possibilità di libera scelta per gli acquirenti (in particolare, i consumatori) e, in generale, la possibilità per ciascuno di cogliere le migliori opportunità disponibili sul mercato». Credo che dobbiamo partire da qui per essere il più possibile onesti intellettualmente e chiarirci che l'obiettivo della Commissione che ci ha lavorato e del Governo era quello di permettere a chi fa impresa, a chi lavora in queste imprese e soprattutto ai consumatori di avere la migliore opportunità disponibile sul mercato. Questo è quello che spero e credo - avendo partecipato ad alcune riunioni - abbia mosso e guidato i lavori fino ad arrivare oggi in Aula.

Cari colleghi, sta a noi essere perfettamente consci che ci troviamo in una situazione che ci impone di tener conto di due fatti: da una parte, la necessità di rispettare gli impegni che come Italia il Governo, sostenuto dal Parlamento, ha preso in Europa; dall'altra, quella di portare dei cambiamenti e dei miglioramenti, a mio e nostro parere, all'interno del sistema delle concessioni in Italia. Rispettare l'impegno con l'Europa è importantissimo, perché, tra le riforme che ci sono state richieste per avere le risorse promesse con il Next generation EU e quindi con i fondi che poi arrivano al nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza, c'erano trasformazioni tra cui anche la riforma delle concessioni. Aggiungo però, a questo che è già stato trattato molto bene anche dal collega Misiani, un altro punto che secondo me è fondamentale: noi non crediamo che queste riforme siano da fare e da portare al nostro sistema soltanto per ricevere le risorse a loro volta utili al sistema a migliorarsi. Lo facciamo perché crediamo e siamo convinti che un cambiamento sia ormai quantomeno necessario. (Applausi).

Crediamo non sia più possibile dribblare o rinviare ancora una volta questioni che sono sul tavolo. Tanti colleghi l'hanno già detto più volte in questa seduta: non possiamo più permetterci di dribblarle, non più, non è più il momento. Dobbiamo essere consci che anche al nostro sistema interno, non soltanto per essere più forti in Europa, serve un cambiamento. Penso che siamo capaci di dare con attenzione, serietà e responsabilità queste riforme all'Italia in questo momento.

È migliorabile? Sì, sicuramente è tutto migliorabile; non dimentichiamoci che siamo davanti a una legge che si chiama legge annuale e che quindi ci darà la possibilità di fare aggiustamenti. Era però fondamentale, dopo tanto tempo e dopo tanti anni, in alcuni casi; non faccio riferimenti precisi, perché in tanti ambiti sappiamo che da molti anni si attendevano cambiamenti, ma potremmo ancora migliorare. L'onestà intellettuale, come dicevo prima, ci impone di essere perfettamente consci del fatto che il sistema di rendita, che purtroppo tante volte si innesta in questi ambiti, lo paghiamo tutti. Lo pagano spesso tutti i cittadini e dobbiamo essere altresì consci che sistema di rendita non vuol dire un sistema che tutela le imprese. È nella chiarezza invece - come ha detto il relatore, senatore Collina - di dare regole precise e di costruire cornici chiare all'interno delle quali gli imprenditori possono e devono essere aiutati a fare impresa che possiamo tutelare chi ha voglia di dare una nuova forza a questo Paese, anche dal punto di vista dell'impegno assunto nei confronti dei lavoratori di creare nuovi posti di lavoro.

Qui arriva sempre la domanda che sono solita fare a tutti voi, colleghi e colleghe. Pensiamo di avere la capacità di riuscire a trovare l'equilibrio necessario e il bilanciamento - fondamentale in questo momento, come diceva anche il senatore Misiani - della promozione di una concorrenza sana, che tutela chi fa impresa, con gli interessi di chi lavora in quelle imprese e anche di chi consuma, di tutti noi, che siamo spesso consumatori? Questa è la domanda che ci deve, ci doveva e ci ha guidato in questi mesi e che deve continuare a essere il nostro faro, la nostra guida. La risposta io penso che debba essere sì. Non possiamo sottrarci a questa responsabilità che ci viene data perché è esattamente ciò che i cittadini di questo Paese ci chiedono: omogeneizzarci con l'Europa, portando il sistema italiano ad essere più forte.

Tutti i Gruppi, chi in un modo e chi in un altro, sanno che un'Italia più forte a livello europeo è un bene per tutti: per il Partito Democratico, lo è principalmente per l'Europa; altri, che vedono nell'Italia soltanto l'Italia, sicuramente hanno una visione diversa, ma anche per loro il sistema italiano è fondamentale. Quindi, i nostri imprenditori hanno ormai la necessità di avere regole certe, con le quali dobbiamo aiutarli, avendo fiducia in loro e nelle capacità dell'Italia.

Sicuramente, signor Presidente, questo cambiamento non sarà indolore. I cambiamenti più o meno epocali - e in alcuni ambiti si può parlare anche di cambiamenti epocali - non sono mai indolori. Credo però che il compito nostro, di chi fa politica ed è al servizio di questo Paese in questo momento, facendo politica sia di accompagnare il Paese, le imprese e i consumatori nel periodo presente con grande trasparenza e grande senso di responsabilità, senza nessuna resistenza, senza paventare che accadano cose che probabilmente sono solamente inventate e senza le strumentalizzazioni che invece, anche nelle ultime settimane, purtroppo ci hanno accompagnato e non poco.

Chi è interessato da questo provvedimento dev'essere accompagnato da noi. Questo è il nostro compito, il nostro primo compito, che ci deve guidare in tale cambiamento, per rafforzare il sistema e tutelare, ancora una volta, chi fa impresa in questo Paese, creando posti di lavoro, e chi consuma.

Sicuramente il Partito Democratico ha questo come obiettivo da perseguire. Ovviamente, noi confidiamo nel lavoro che verrà completato dai colleghi della Camera, che ringraziamo, anche perché tante riunioni sono state svolte anche con loro, quindi è già stato improntato ciò che verrà fatto. Poi confidiamo nel Governo, che è stato richiamato più volte. Vi sono aspetti da aggiustare e da chiarire con i decreti delegati e il Governo deve sapere che noi staremo attenti e vigileremo su questo.

Servirà un confronto chiaro, schietto, netto, ma positivo, com'è stato portato avanti fino adesso. Sicuri che ciò avverrà e che comunque il Partito Democratico vigilerà in questo senso, il nostro voto non può essere che a favore. (Applausi).

GALLONE (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GALLONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, signori del Governo, colleghi e colleghe, dopo mesi di lavoro, di confronto, di approfondimento, di impegno e di dibattito serrato tra Gruppi parlamentari, nelle Commissioni competenti, in costante e costruttiva interlocuzione con il Governo, il disegno di legge annuale (insomma, annuale) per il mercato e la concorrenza, su molti dei punti contenuti, arriva in quest'Aula su sollecitazione del presidente Draghi, al quale non abbiamo potuto chiedere altro tempo in Senato.

È un disegno di legge vastissimo, importante, che merita di essere analizzato nel suo insieme per comprenderne appieno contenuti e finalità, alla luce del fatto, non banale, che questa volta si dovrà coordinare con gli obiettivi che il Governo si è dato all'interno del PNRR e in considerazione di un dato non da poco: l'ultimo disegno di legge sulla concorrenza approvato risale al 2017.

Abbiamo sentito tante volte pronunciare la parola responsabilità: riteniamo che questa sia la parola chiave con cui definire il risultato del tanto tempo speso per trovare un punto di equilibrio, la miglior mediazione possibile, soddisfacente innanzitutto per il Paese, sui tanti argomenti contenuti e definiti all'interno del disegno di legge concorrenza.

È stato indubbiamente un lavoro molto impegnativo su un provvedimento che contiene materie diverse e complesse, che in alcuni casi trascinano questioni aperte da anni, considerando anche l'incrocio, come dicevo prima, con milestone e target del PNRR.

Quindi innanzitutto e doverosamente esprimo anche il ringraziamento di Forza Italia ai relatori, senatori Ripamonti e Collina, ai componenti della Commissione competente, ai Capigruppo e al Governo, che non si è mai sottratto all'ascolto e al confronto costruttivo per trovare quella sintesi virtuosa che ha portato ad impegni chiari, con la finalità di tutelare le imprese italiane tutte, che rappresentano la nostra forza produttiva, la nostra fucina del lavoro ad ogni livello e di ogni comparto.

Grazie al contributo di tutti, sono stati trattati temi importanti, dalla distribuzione del gas ai balneari, dalle concessioni portuali alla gestione dei rifiuti, dai farmaci e dai brevetti ai servizi pubblici locali, dalle concessioni idroelettriche alla sanità, ai veicoli elettrici e alle colonnine. Altri importanti temi restano da esaminare e, come diceva la collega Biti, ci penseranno i colleghi della Camera.

In particolare, però, mi si consenta di esprimere profonda soddisfazione per l'impegno competente e sensibile dei rappresentanti del Gruppo Forza Italia che con determinazione e fermezza sono riusciti a fare sintesi nell'esclusivo interesse dei cittadini rappresentanti delle diverse categorie, per dare al Paese regole migliori, realmente eque, superando ogni singolo interesse. La finalità del lavoro legislativo è infatti una e una sola: promuovere e realizzare gli interessi del Paese. Come ha ben detto il vice ministro Gilberto Pichetto Fratin, cui colgo l'occasione per rivolgere un ringraziamento particolare per come ha seguito l'intero iter del provvedimento, con oggettività, pazienza e competenza, il lavoro del Parlamento non è ancora finito, perché ci aspetta ancora un passaggio fondamentale, quando saremo chiamati a valutare i decreti attuativi, che rappresentano, come si dice oggi, la vera messa a terra del provvedimento.

La tutela e la promozione della concorrenza possono contribuire anche a una maggiore giustizia sociale. Nel PNRR peraltro è scritto che la concorrenza può servire a fare abbassare i prezzi e ad aumentare la qualità dei beni e dei servizi a favore dei cittadini. Soprattutto quando si interviene in mercati come, ad esempio, quello dei farmaci o dei trasporti pubblici, la concorrenza è uno stimolo a un mercato più equo e a servizi più convenienti. In questo caso, gli effetti di una maggiore concorrenza possono favorire anche una più consistente eguaglianza tra i cittadini e una più significativa coesione sociale.

L'Italia, pur essendo l'ottava economia mondiale, è al trentesimo posto nel mondo per livello di concorrenza. Da noi solo alcuni settori hanno beneficiato della spinta delle disposizioni sulla concorrenza, che significano possibilità di accesso a nuovi soggetti nella fornitura di beni e servizi e minori oneri per gli utenti e per i consumatori finali. Quindi, giustamente, la concorrenza non è solo uno strumento di mercato, serve anche a proteggere interessi non economici della comunità e delle persone più vulnerabili.

Va sottolineata inoltre l'importanza delle norme che velocizzano le procedure per la realizzazione di infrastrutture digitali di nuova generazione, un obiettivo essenziale del PNRR. Insomma, gli strumenti normativi messi in campo dovrebbero contribuire a potenziare la competizione in mercati e settori che attualmente sono gravati da numerosi ostacoli e restrizioni.

Bisogna infine ricordare che il disegno di legge è stato dichiarato collegato alla decisione di bilancio, a completamento della manovra. Apro una piccola parentesi su due temi in particolare, che ci hanno visto particolarmente attenti: balneari e idroelettrico.

Per quanto riguarda il tema dei balneari, un lavoro di cui ringrazio in particolare i colleghi Gasparri e Mallegni, una cosa è certa: Forza Italia non si è mai alzata dal tavolo delle trattative (Applausi) e abbiamo sempre preferito trovare una soluzione per ogni problema, piuttosto che problemi per ogni soluzione, riuscendo a stabilire equi criteri di indennizzo - come hanno già ricordato i colleghi prima di me - che verranno definiti da tavoli tecnici da costruirsi ad hoc e limitazione delle licenze a tutela.

Anche sul tema dell'idroelettrico, una fonte energetica che riteniamo primaria e sinonimo di sicurezza, non abbiamo certo dimenticato il nostro spirito liberale, mettendo in campo ogni azione per non regalare i nostri gioielli a fondi stranieri.

Il mondo è cambiato, la situazione geopolitica è difficile e complessa, abbiamo da governare la quarta fase di una globalizzazione mutante, che sta facendo cambiare gli scenari a una velocità impressionante e noi dobbiamo farci trovare pronti, dobbiamo già esserlo, non possiamo sbagliare. Partiamo dal presente disegno di legge, che non sarà il migliore possibile, perché quello in carica è un Governo di unità e la mediazione è necessaria, però rappresenta una riforma importante per dimostrare che la politica è all'altezza della bravura delle nostre imprese.

La politica in questo senso, citando la bravissima collega Tiraboschi, nostra Capogruppo in 10a Commissione, deve cercare di unire pragmatismo e visione, visto che i cambiamenti saranno sempre più distruttivi e sempre meno prevedibili, quindi dobbiamo fare uno sforzo per provare ad anticiparli e questo sarà possibile solo se sapremo coniugare visione con pragmatismo.

È bene che l'Italia, dopo aver fatto questo sforzo, sia più autorevole in Europa attraverso il Governo Draghi, che rappresenta il nostro Paese autorevolmente non solo a livello europeo ma anche mondiale, e provi a definire una politica industriale europea per poter contare molto di più, per poter contare quanto meritiamo.

Pertanto Forza Italia, con la volontà, il pragmatismo, la competenza e l'entusiasmo di poter dare il proprio contributo alla nuova costruzione e alla nuova visione del Paese, esprime il voto favorevole sul disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza. (Applausi).

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, annunciando il voto favorevole del Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione sul provvedimento in esame, teniamo a sottolineare due aspetti importanti, perché il disegno di legge sulla concorrenza non riguarda solo ciò che i giornali hanno messo in evidenza nell'ultimo periodo, cioè il tema dei balneari, ma tanti altri, come i trasporti, l'ambito sanitario, l'idroelettrico, insomma tanti settori importanti e strategici per i nostri territori, oltre alla vicenda dei balneari, resa nota dai media.

Noi ci soffermiamo su un punto che reputiamo fondamentale e su cui la Lega aveva già dato prova di sé in quest'Aula con la legge n. 135 del 2018, che finalmente dava la possibilità di andare verso il rinnovo delle concessioni scadute delle grandi derivazioni idroelettriche, dando un segnale molto importante ai territori. Nel provvedimento in discussione c'è la conferma che si andrà all'espletamento di queste procedure di rinnovo, con grande sostegno ai territori, soprattutto quelli montani; inoltre, si è pensato anche all'idroelettrico, che, soprattutto alla luce del fatto che si parla tanto di fonti rinnovabili, è forse la fonte energetica più pulita che c'è e non ha bisogno di avere grandi invasi. Inoltre, è un'energia che si può programmare nel tempo e non è come l'eolico, che dipende dalla presenza di vento, o come il fotovoltaico, che dipende dalla presenza del sole; è costante e si può programmare e questo è fondamentale. Non parliamo solo delle questioni che generano polemica; bisogna anche mettere l'accento su risultati importanti che vanno incontro al territorio: canoni più adeguati, compensazioni ambientali e tutte cose che vanno a vantaggio dei nostri territori, che è ciò che la Lega ha sempre detto e per cui si è sempre battuta. (Applausi). Questa è una tematica che tenevamo a sottolineare.

Per non dilungarmi troppo, vorrei passare all'altro tema, che è stato oggetto di polemica, ossia quello dei balneari. Qualcuno sostiene che non ci sia coerenza nell'azione che il Governo e che alcune forze politiche hanno portato avanti. Noi, come Lega, la coerenza su questo tema l'abbiamo messa in campo, quando abbiamo fatto la legge n. 145 del 2018, con l'allora ministro Gian Marco Centinaio. Io ero firmatario di un emendamento, insieme al collega Ripamonti, che dava un tempo ampio per arrivare poi alle evidenze pubbliche; avevamo fissato una scadenza al 2033, con tutta una serie di percorsi da fare, come la mappatura e la verifica se la risorsa era scarsa oppure no. C'erano tutta una serie di principi, che avevano retto l'urto delle osservazioni della Commissione europea; l'allora ministro Centinaio aveva fatto questo.

Cosa succede poi? Passa il tempo e - non dimentichiamocelo e non nascondiamocelo - arriva una sentenza del Consiglio di Stato, che cancella questa legge. Questa è la domanda ci dobbiamo porre: perché i magistrati arrivano a dire che una legge va bene o non va bene? Dovrebbero semplicemente applicarla, non interpretarla. Invece è arrivata questa interpretazione, con una scadenza ravvicinatissima, il 2023. Quindi non è mica colpa della Lega se arriva la sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce che entro la fine del 2023 ci devono essere le nuove assegnazioni e si devono fare le evidenze pubbliche. Alla luce di questa sentenza, il Governo ne ha dovuto prendere atto e ha avanzato delle proposte. Sentendo le associazioni, erano tre le questioni principali sulle quali bisognava battagliare; le associazioni e gli stabilimenti balneari chiedevano tre cose, preso atto che non si poteva fare a meno di applicare questa sentenza del Consiglio di Stato. Certo, poi c'è tutta un'altra giurisprudenza, perché adesso c'è il TAR di Lecce che si è rimesso alla Corte europea; ma queste sono tutte questioni che valuteremo poi, sempre pronti a intervenire, alla luce di nuove sentenze e di nuovi aspetti a livello giurisdizionale. Abbiamo preso atto del fatto che al momento era importante intervenire per tutelare le aziende, perché, se non avessimo fatto nulla, c'era solo la sentenza del Consiglio di Stato e nessuno avrebbe tutelato nessuno.

Dicevo che i principi sono tre. Il primo principio sono le premialità: tutelare le micro, piccole e medie imprese, soprattutto per tutelare coloro che hanno una fonte di reddito prevalente che deriva dal fatto di avere questa concessione. Poi c'era la questione del periodo transitorio, perché ricordiamo a tutti che le gare le fanno i Comuni, i quali devono essere messi nelle condizioni di intervenire anche a livello organizzativo. Abbiamo però visto con il PNRR che ci sono difficoltà: spesso arrivano i soldi, ma non abbiamo le persone che fanno i progetti, perché le politiche di austerity dell'Europa non hanno dato la possibilità di sostituire le persone, soprattutto i dipendenti, i funzionari e gli esperti. (Applausi). Diciamole tutte: questa è l'austerity, questi sono i risultati dell'austerity! A un certo punto, i Comuni magari avranno bisogno di un po' più di tempo: infatti, questo periodo viene garantito all'interno della norma.

La terza questione riguarda il famoso equo indennizzo: chi subentra deve ovviamente pagare un indennizzo a colui che lascia la concessione, perché ci sono l'attività e il valore dell'azienda. È necessario che tale indennizzo tuteli anche la tradizione del nostro territorio e quant'altro.

Essendo una legge delega, dovevamo inserire questi tre principi. Andate a vedere nel provvedimento, almeno lo diciamo a tutti: al suo interno, questi tre principi sono sanciti per legge e, in deroga al codice della navigazione, c'è anche la possibilità di ricorrere al project financing, come prevede il codice degli appalti. Anche questo va detto e va sottolineato. (Applausi).

Per quanto riguarda il periodo transitorio, poi verificheremo, perché esso è dettato anche dai contenziosi che ci sono, quindi vedremo cosa succederà.

Secondo: premialità chiare, perché alla fine, nel momento in cui si tutelano i piccoli e le imprese a conduzione familiare, viene dato il la per tutelare il 70 per cento delle imprese presenti sul nostro territorio. Questo è un principio sacrosanto, scritto nero su bianco nella legge. Poi andremo negli stabilimenti balneari con il testo della legge, a far vedere cosa c'è scritto, perché troppe fake girano sulle chat, che raccontano quello che si vuole raccontare. Bisogna guardare e leggere, per vedere cosa c'è scritto! (Applausi).

C'è poi il tema dell'indennizzo. Certamente le associazioni non sono contente, perché avrebbero preferito che la norma sull'indennizzo venisse scritta in maniera completa. Ribadiamo però che questa è una legge delega, che come tale può sancire il principio. Come facciamo nella legge - è stata qui la difficoltà - a contemplare tutte le fattispecie esistenti nel nostro Paese? Sarebbe stato impossibile e fra due mesi saremmo stati ancora lì. Ringrazio per l'impegno il vice ministro Pichetto Fratin, i colleghi di Forza Italia, i senatori Gasparri e Mallegni, il senatore Marti, che è qui vicino, e i relatori Ripamonti e Collina, perché anche dalle altre parti ci sono stati un impegno e un lavoro comuni. Come definiamo tutte queste fattispecie, per non stare qua tre mesi e rischiare di allungare i tempi e di mettere a rischio il disegno di legge concorrenza, visto che chiaramente non è questo il nostro obiettivo? Abbiamo deciso di stabilire il principio e di passare poi al decreto legislativo. (Richiami del Presidente).

Mi avvio concludere, signor Presidente. Certamente i Ministri interessati da tale provvedimento sono tanti e non è uno solo: faranno bene ad aprire un tavolo con le associazioni (Applausi), scrivere a dovere l'indennizzo e risolvere una volta per tutte questa situazione. Basta infrazioni europee, ma certezza, possibilità di investimenti e finalmente tutela per queste imprese, che per troppi anni hanno vissuto nell'incertezza. (Applausi). Questo è stato il nostro impegno e il vero obiettivo e non abbiamo paura ad andare in giro a raccontarlo. (Applausi).

Per queste motivazioni, il voto del Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione sarà convintamente favorevole. (Applausi).

DELL'OLIO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DELL'OLIO (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi senatrici e senatori, siamo qui oggi per approvare il disegno di legge sulla concorrenza, collegato alla legge di bilancio. Esso contiene infatti al suo interno una serie di provvedimenti che servono a dare compiutezza alla legge di bilancio. In questa trentina circa di articoli si analizzano gli impatti sulla concorrenza per tutta una serie di settori. Cito quelli più importanti e più famosi: i regimi concessori, i servizi pubblici locali e i trasporti, l'energia, la sostenibilità ambientale e la salute.

Con il disegno di legge in esame possiamo dire che abbiamo inaugurato un modo diverso di analizzare i testi, perché abbiamo portato avanti una cooperazione con la Camera dei deputati, analizzando in questa sede una ventina circa di articoli, mentre una dozzina verranno esaminati nella Camera deputati. Ciò è stato però portato avanti con un dialogo continuo con i colleghi della Camera dei deputati: è una cosa che non avviene quasi mai e ci aspettiamo accada anche al contrario, quando il provvedimento arriverà alla Camera deputati, ovvero che si continueranno ad esaminare gli emendamenti e gli articoli con noi. Il modus operandi con cui si è andati avanti è stato quello di lavorare sul testo e sugli emendamenti, ma poi alla fine abbiamo definito articoli e formulazioni praticamente ex novo, che tenessero conto di tutto quello che si è portato avanti. Quindi non abbiamo avuto emendamenti specifici, ma riformulazioni. Questo è il segno di una cooperazione tra le forze politiche che ha permesso di andare più a fondo su ogni singolo articolo, che si è arrivati a definire in maniera congiunta.

L'apprezzamento che sto manifestando sul lavoro svolto e quindi sul disegno di legge non significa che siamo totalmente soddisfatti delle modifiche parlamentari: lo siamo su una parte, ma su altre avremmo voluto criteri un po' più stringenti. Possiamo comunque dire che in linea di massima c'è soddisfazione per questo disegno di legge, ma vorrei fare il punto su quello che dev'essere la concorrenza, un concetto che va inteso in senso un po' più ampio. Siamo legislatori e dobbiamo intervenire guardando la concorrenza e quelli che possono essere il suo effetto e il suo impatto su tutto lo Stato e non, come hanno cercato di fare alcuni Gruppi, cercando di tutelare solo una parte del Paese, perché senza dover arrivare al "ce lo chiede l'Europa" o al "serve per il PNRR", dobbiamo pensare che l'unica maniera per andare avanti e crescere è avere un livello di concorrenza adeguato fra le parti imprenditoriali, che permetta di alzare sempre più l'asticella e avere risultati migliori sia per gli operatori, sia per i cittadini.

Mi soffermerò solo su un paio di punti fra gli articoli che abbiamo esaminato: quello relativo alle grandi derivazioni idroelettriche e quello relativo ai balneari. Per quanto riguarda il primo, occorre considerare che quello che è stato approvato qui va visto insieme a quello che abbiamo approvato tre settimane fa con il taglia prezzi. Allora, grazie a un emendamento del nostro collega senatore Cioffi, siamo intervenuti estendendo la golden power, cioè quel meccanismo che permette allo Stato di intervenire sugli asset e sui beni fondamentali dello Stato, quindi anche nel regime di concessione per i trasporti, le comunicazioni e l'energia, fra cui quella idroelettrica. Oggi, invece, siamo intervenuti inserendo una valorizzazione dell'indennizzo, inserendo l'entità degli investimenti proposti e anche i sistemi di compensazione ambientale da riservare ai territori e del miglioramento e risanamento ambientale dei bacini idrografici. Questo è importante, perché si tratta di beni dello Stato: nel tempo, alcune concessioni sono state utilizzate e sfruttate come se non ci fosse un domani, perché poi dopo si restituisce il bene e quindi si cerca di massimizzarne lo sfruttamento, ma noi questi beni li dobbiamo preservare e dobbiamo far sì che la loro vita utile, la loro buona vita, vada oltre il livello di concessione, perché i bacini idrografici, con la loro capacità di accumulare le acque per la generazione dell'energia, devono andare avanti. Per questo è importante aver inserito una misura del genere.

Per quanto riguarda la questione dei balneari, in questo provvedimento è stata inserita finalmente una data, il 31 dicembre 2023, ma anche la possibilità di dare un ulteriore anno di proroga, nel caso in cui ci siano motivazioni oggettive che impediscano l'espletamento delle procedure di gara o eventualmente contenziosi in corso. È importante essere arrivati a un punto fermo ed è per questo che siamo soddisfatti per questo emendamento, ma dobbiamo stare attenti e non vorrei che queste situazioni non fossero veramente oggettive, ma più che altro ricercate e volute; in tal caso, l'Unione europea potrebbe anche considerarle come infrazione.

C'è chi esulta, perché vede in questi ulteriori uno o due anni una possibilità di proroga, ma non vanno visti in questa maniera. L'inserimento degli indennizzi all'interno di questo articolo è una questione lievemente diversa. Aver portato in capo al Governo la decisione e la definizione di quali saranno questi criteri di indennizzo è uno spostamento in avanti del problema, ma, al di là delle battaglie politiche di ciascuno di noi, bisognerà che il Governo ponga un'attenzione particolare, perché da un lato bisogna tutelare sicuramente chi ha effettuato degli investimenti e non ne è ancora rientrato, ma dall'altro bisogna tutelare i subentranti, perché non si possono trovare di fronte a situazioni insostenibili e impraticabili per il proprio modello operativo. Questi decreti legislativi dovranno essere emanati entro sei mesi, quindi entro fine anno. Noi come MoVimento 5 Stelle vigileremo attentamente sulla forma con cui questi entreranno nel criterio di definizione degli indennizzi, perché vogliamo assolutamente evitare una deriva normativa che non permetta alla concorrenza di essere effettuata o, meglio, che vada a far sì che questa concorrenza non sia effettiva, ma sia solo normativa e figurativa.

Dobbiamo stare attenti a una cosa: queste sono iniziative imprenditoriali che riguardano beni dello Stato e non possono avere una vita autonoma al di fuori delle concessioni. Ciò significa che, qualsiasi criterio il Governo decida di definire, non può derogare ai principi contabili, che quindi dovranno tener conto di queste situazioni. Lo voglio ripetere affinché sia ben chiaro: queste iniziative non hanno e non possono avere una vita al di fuori della concessione stessa. Questo significa che, se i subentranti nel partecipare a una gara dovessero essere obbligati a corrispondere un indennizzo che, come ho detto prima, vada oltre il concetto stesso del proprio business model, del proprio modello operativo, alla fine non parteciperanno alla gara. Questo vuol dire che si avrà una concorrenza ridotta, che è esattamente quello che non vogliamo che ci sia con il disegno di legge che ci apprestiamo a votare.

Leggere sui giornali che c'è qualcuno che sta già accampando da ora la volontà di poter pensare di definire e di modificare questi criteri di emanazione governativa per quanto riguarda il sistema di indennizzi a proprio piacimento e per la propria parte politica, credo che sia una becera campagna politica che non va bene, perché il Governo dovrà porre molta attenzione a come dovranno essere definiti questi criteri. Questo è un settore che porta allo Stato circa 100 milioni di ricavi, che non sono in alcuni casi 100 milioni di incassi, e dall'altra parte è un giro d'affari che, a seconda di chi effettua la stima, va dai 2 ai 15 miliardi. Quindi si tratta di un settore che va assolutamente tenuto sotto controllo, perché i soggetti che vanno tutelati, oltre agli operatori subentranti, sono assolutamente i cittadini, che non possono e non devono subire gli effetti di una concorrenza, di una mancata concorrenza o, peggio ancora, di un sistema che preveda dei subingressi e dei subappalti. È qui che ci sarà la vera battaglia futura, perché dovremo tutelare i cittadini da quelli che saranno gli effetti, perché vorranno stare negli stabilimenti balneari e non dovranno subire questi effetti negativi.

Questo, come ho detto prima, è un risultato finale ma parziale, perché sappiamo che il provvedimento dovrà andare alla Camera. Ciononostante abbiamo potuto apprezzare che questo criterio e metodo di lavoro accontenta e scontenta un po' tutti, però ha avuto il grande pregio di poter mettere al centro dell'attenzione e del dibattito politico i desiderata di tutti. Ciò dimostra che, quando si ragiona e si dialoga, si può cercare di arrivare a una situazione di mediazione che farà il bene dell'Italia. È per questo che annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, adesso è chiaro perché lo speculatore George Soros è così innamorato di Mario Draghi: perché sta rispettando la tabella di marcia di Davos, che è quella di eliminare dalla scena economica la piccola impresa, quella italiana in primis. Siccome il mercato non era riuscito a far fuori l'impresa italiana, ci pensa Mario Draghi con il pilota automatico e con l'aiuto del partito unico dell'euro, il "PUDE", quello che va dai 5 Stelle alla Lega, passando per messieur Letta, per l'amico degli emiri Matteo Renzi, per Forza Italia, Speranza e carità varia. Le spiagge italiane fanno gola ai grandi. Volevate lo scalpo delle piccole imprese? Ma ottenerlo non sarà facile, perché questi imprenditori dalla pelle annerita dal sole affrontano il mare d'inverno: figuratevi che paura hanno di voi che un tempo mettevate le magliette "no Bolkenstein". Lo stesso per i tassisti, che volete svendere alle App di multinazionali che neanche pagano tutte le tasse in Italia. Nessuno di loro starà zitto.

Il Governo del banchiere e la maggioranza dei traditori stanno liberando la strada ai grandi capitali stranieri. In nome della concorrenza? «Ma mi faccia il piacere» vi avrebbe riso in faccia il grande Totò. Con quella faccia parlate di concorrenza voi, che date ancora una montagna di soldi ai Benetton dopo la tragedia del ponte Morandi, quei Benetton che fanno una società per un'OPA su Atlantia e la chiamano "Schema 43", 43 come il numero dei morti di quel crollo?

Parlate di concorrenza e togliete le spiagge ai nostri piccoli imprenditori in nome del mercato e poi lo stesso Stato sta muto sul business delle acque minerali, senza che questi prenditori paghino in proporzione a un profitto da capogiro.

Chi volete prendere in giro? Ma quale concorrenza? State svendendo l'Italia ai soliti, in nome di un'Europa che, a quanto pare, dà i soldi in prestito, solo se la ripresa e la resilienza prevedono la svendita degli italiani, ai quali televisione e telegiornali non raccontano che in autunno Bruxelles chiederà nuove tasse, nuova austerità, nuove lacrime. Sono parole della presidente Lagarde la quale ha detto che è finita l'era del denaro gratis e che adesso dobbiamo fare le riforme, cioè i soliti compiti a casa. E allora, quel che oggi capita ai balneari e ai tassisti domani toccherà ad altri imprenditori, grazie a Draghi e al partito unico delle felpe e dei referendum no euro. Italexit voterà no. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Colleghi, devo sospendere per qualche minuto i nostri lavori, in attesa della stesura dello speech sugli esiti della Conferenza dei Capigruppo sul calendario dei lavori, che è stato approvato a maggioranza e non all'unanimità, per cui potrebbe essere previsto un voto.

La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 17,42, è ripresa alle ore 17,52).

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato a maggioranza il calendario dei lavori dell'Assemblea fino al 21 giugno.

I lavori del Senato saranno sospesi nella settimana dal 6 al 10 giugno in relazioni alle elezioni amministrative e ai referendum del 12 giugno 2022.

L'Assemblea tornerà a riunirsi martedì 14 giugno, alle ore 16,30, per la discussione del disegno di legge recante delega al Governo in materia di contratti pubblici, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.

La mattinata di mercoledì 15 giugno sarà dedicata ai lavori delle Commissioni, con particolare riguardo al decreto-legge su ulteriori misure per l'attuazione del PNRR.

Nel pomeriggio di mercoledì 15, dalle ore 15,30 alle ore 20, e nella mattinata di giovedì 16 sarà discusso il disegno di legge recante deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM, approvato dalla Camera dei deputati.

Il termine per la presentazione degli emendamenti ai predetti disegni di legge è stabilito per le ore 12 di lunedì 13 giugno.

Sempre giovedì 16, alle ore 15, si terrà il question time, per il quale è prevista la presenza dei Ministri della transizione ecologica, dell'università e della salute.

Lunedì 20 giugno, alle ore 17, avrà luogo la discussione generale del decreto-legge recante ulteriori misure per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La seduta non prevede orario di chiusura. La discussione del provvedimento proseguirà nella mattinata di martedì 21 giugno.

Sempre martedì 21, alle ore 15, il Presidente del Consiglio dei ministri renderà comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022.

I tempi della discussione sono stati ripartiti tra i Gruppi. È prevista la trasmissione diretta televisiva di tutto il dibattito.

Do lettura della delibera adottata dal Collegio dei senatori Questori sull'uso delle mascherine in Aula:

«Ad integrazione e parziale modifica delle vigenti disposizioni relative alla prevenzione del contagio da Covid-19, i Senatori possono prendere la parola in Aula senza indossare la mascherina di protezione delle vie aeree, parlando da uno dei due banchi delle Commissioni, nelle postazioni appositamente indicate, oppure dal loro posto, purché sia garantita una distanza interpersonale di sicurezza dagli altri presenti di almeno due metri in ogni direzione; tale ultima modalità si applica anche agli interventi dei rappresentanti del Governo dai banchi loro riservati. I Senatori possono essere altresì autorizzati a parlare senza mascherina da altre postazioni ove il Presidente ravvisi che ricorrano le condizioni relative alla predetta distanza interpersonale di sicurezza.

Resta ferma, per gli oratori, la possibilità di prendere la parola dal loro posto, senza prevedere la sopradetta distanza di sicurezza, indossando, come attualmente previsto, la mascherina di protezione delle vie aeree del tipo FFP2 (o equivalente), o superiore».

Calendario dei lavori dell'Assemblea
Discussione e reiezione di proposta di modifica

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato a maggioranza - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - il calendario dei lavori fino al 21 giugno:

I lavori del Senato saranno sospesi nella settimana dal 6 al 10 giugno, in relazione alle elezioni amministrative e ai referendum del 12 giugno 2022.

Martedì

14

giugno

h. 16,30-20

- Disegno di legge n. 2330-B - Delega al Governo in materia di contratti pubblici (approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Disegno di legge n. 2595 e connesso - Deleghe al Governo riforma ordinamento giudiziario e CSM (approvato dalla Camera dei deputati) (voto finale con la presenza del numero legale)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 16, ore 15)

Mercoledì

15

"

h. 15,30-20

Giovedì

16

"

h. 9,30

Gli emendamenti ai disegni di legge n. 2330-B (Delega al Governo in materia di contratti pubblici) e n. 2595 e connesso (Deleghe al Governo riforma ordinamento giudiziario e CSM) dovranno essere presentati entro le ore 12 di lunedì 13 giugno.

Lunedì

20

giugno

h. 17

- Disegno di legge n. 2598 - Decreto-legge n. 36, Ulteriori misure per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (scade il 29 giugno)

- Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 (martedì 21 giugno, ore 15)

Martedì

21

"

h. 9,30

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 2598
(Decreto-legge n. 36, Ulteriori misure per l'attuazione
del Piano nazionale di ripresa e resilienza)

(7 ore, escluse dichiarazioni di voto)

Relatori

40'

Governo

40'

Votazioni

40'

Gruppi 5 ore, di cui

M5S

51'

L-SP-PSd'Az

45'

FIBP-UDC

41'

PD

35'

Misto

35'

FdI

27'

IV-PSI

24'

C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro)-Alternativa-P.C-I.d.V.

23'

Aut (SVP-PATT, UV)

20'

Dissenzienti

da stabilire

Ripartizione dei tempi per la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri
in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022

(3 ore e 30 minuti, incluse dichiarazioni di voto)

Governo

30'

Gruppi 3 ore, di cui

M5S

30'

L-SP-PSd'Az

27'

FIBP-UDC

24'

PD

21'

Misto

21'

FdI

16'

IV-PSI

14'

C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro)-Alternativa-P.C-I.d.V.

14'

Aut (SVP-PATT, UV)

12'

Dissenzienti

da stabilire

CIRIANI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIRIANI (FdI). Signor Presidente, intervengo perché il Gruppo Fratelli d'Italia non ha votato a favore della proposta del calendario che lei ha appena illustrato all'Aula e voglio spiegare il perché ai colleghi dell'Assemblea. La proposta, difatti, prevede una compressione dei tempi, secondo noi incomprensibile e intollerabile, della discussione riguardante due aspetti cruciali della vita politica e della discussione politica più recente.

Il primo è la riforma dell'ordinamento giudiziario del CSM. La proposta della maggioranza è che, stante la impossibilità del ministro Cartabia di presenziare in altre giornate se non giovedì mattina, il Parlamento si adegua alle esigenze del Ministro, anziché il Ministro alle esigenze del Parlamento. Quindi, una discussione così importante come la riforma del CSM, che ha impegnato per mesi e mesi il dibattito generale, il dibattito parlamentare in Commissione, viene compressa in Commissione e ridotta, con la presenza del Ministro, soltanto al giovedì mattina. Mercoledì pomeriggio ci sarà una discussione generale alla quale il Ministro non parteciperà, perché su altre cose affaccendata.

Questo è l'ennesimo episodio che testimonia l'importanza che il Governo attribuisce all'attività del Parlamento. Laddove non ci sono decreti in discussione, esiste questo disprezzo generalizzato nei confronti dell'attività della maggioranza e dell'opposizione. Io, naturalmente, parlo nell'interesse dell'opposizione.

Col collega Balboni abbiamo presentato alcune decine di emendamenti in Commissione giustizia, non di carattere distruttivo ed ostruzionistico, ma semplicemente per poter discutere. Abbiamo già capito che non si potrà fare ciò neanche in Commissione e nemmeno in Aula. Questo è il primo motivo.

Il secondo motivo è legato all'altro decreto "monstre", un decreto che naturalmente presenta i requisiti di necessità e urgenza. Ennesimo decreto minestrone in cui dentro c'è di tutto: 50 articoli con brevi cenni sull'universo, perché parliamo di tutto.

Inoltre, ricordo ai colleghi che oggi c'è stato uno sciopero della scuola, legato proprio alla previsione, che il Governo fa, di inserire la contrattazione e il reclutamento del personale scolastico con decreto-legge, evitando il dibattito con le parti sociali. Noi speravamo che almeno di questo si potesse parlare in Commissione, con tempi adeguati alla complessità e alla vastità degli argomenti. Abbiamo capito che non è possibile.

La nostra proposta, presidente Calderoli, è di dedicare la settimana prossima al lavoro delle commissioni sul CSM, sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, sul decreto-legge n. 36, recante vari cenni sull'universo e su tutto il mondo, chiamato anche PNRR, e di tenere, mercoledì e giovedì prossimo, il voto in Aula, avendo dedicato un tempo sufficiente all'esame, almeno in Commissione. Questa è la nostra proposta, che chiediamo venga posta ai voti.

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRUCIOLI (CAL-Alt-PC-IdV). Signor Presidente, credo che il collega Ciriani non intendesse la settimana prossima, ma tra due settimane. Se è così, allora io aderisco alla proposta. La prossima infatti è quella antecedente alle elezioni e si è stabilito che non ci siano lavori di Assemblea e Commissioni.

Quindi se ho capito bene e si è trattato soltanto di un lapsus, io aderisco alla richiesta di modifica del calendario dei lavori d'Assemblea e anche alle motivazioni. Non è serio infatti pretendere che due provvedimenti così importanti e così densi, come la riforma del CSM e come gli atti sul PNRR, vengano votati sostanzialmente senza la possibilità di svolgere una discussione approfondita in Commissione e in Assemblea.

PRESIDENTE. Senatore Ciriani, ci illumini.

CIRIANI (FdI). Signor Presidente, è come ha inteso il collega Crucioli.

PRESIDENTE. Sintetizzando quindi la proposta del senatore Ciriani, la settimana successiva a quella del 12 giugno si svolgerebbero i lavori della Commissione e tutto il programma di cui invece ha dato lettura prima verrebbe spostato alla settimana successiva.

Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori d'Assemblea, avanzata dal senatore Ciriani.

Non è approvata.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 14 giugno 2022

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 14 giugno, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 18).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (2469)

ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo I

FINALITÀ

Art. 1.

Approvato

(Finalità)

1. La presente legge reca disposizioni per la tutela della concorrenza ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione e dell'articolo 47 della legge 23 luglio 2009, n. 99, finalizzate, in particolare, a:

a) promuovere lo sviluppo della concorrenza, anche al fine di garantire l'accesso ai mercati di imprese di minori dimensioni, tenendo in adeguata considerazione gli obiettivi di politica sociale connessi alla tutela dell'occupazione, nel quadro dei princìpi dell'Unione europea, nonché di contribuire al rafforzamento della giustizia sociale, di migliorare la qualità e l'efficienza dei servizi pubblici e di potenziare lo sviluppo degli investimenti e dell'innovazione in funzione della tutela dell'ambiente, della sicurezza e del diritto alla salute dei cittadini;

b) rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo e amministrativo, all'apertura dei mercati;

c) garantire la tutela dei consumatori.

EMENDAMENTO

1.1

de Bertoldi, Garnero Santanchè

Respinto

Al comma 1, lettera a), dopo la parola: «ambiente», inserire le seguenti: «e sostenere il processo della transizione energetica e sostenibile, derivante da fonti energetiche rinnovabili».

Capo II

RIMOZIONE DI BARRIERE ALL'ENTRATA NEI MERCATI. REGIMI CONCESSORI

ARTICOLI 2 E 3 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 2.

Approvato

(Delega al Governo per la mappatura e la trasparenza dei regimi concessori di beni pubblici)

1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, un decreto legislativo per la costituzione e il coordinamento di un sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza, anche in forma sintetica, dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori, tenendo conto delle esigenze di difesa e sicurezza.

2. Il decreto legislativo di cui al comma 1 è adottato nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) definizione dell'ambito oggettivo della rilevazione, includendo tutti gli atti, i contratti e le convenzioni che comportano l'attribuzione a soggetti privati o pubblici dell'utilizzo in via esclusiva del bene pubblico;

b) identificazione dei destinatari degli obblighi di comunicazione continuativa dei dati in tutte le amministrazioni pubbliche di cui al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che abbiano la proprietà del bene ovvero la sua gestione;

c) previsione della piena conoscibilità della durata, dei rinnovi in favore del medesimo concessionario o di una società dallo stesso controllata o ad esso collegata ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile, del canone, dei beneficiari, della natura della concessione, dell'ente proprietario e, se diverso, dell'ente gestore, nonché di ogni altro dato utile a verificare la proficuità dell'utilizzo economico del bene in una prospettiva di tutela e valorizzazione del bene stesso nell'interesse pubblico;

d) obbligo di trasmissione e gestione dei dati esclusivamente in modalità telematica;

e) standardizzazione della nomenclatura e delle altre modalità di identificazione delle categorie di beni oggetto di rilevazione per classi omogenee di beni, in relazione alle esigenze di analisi economica del fenomeno;

f) affidamento della gestione del sistema informativo di cui al comma 1 al Ministero dell'economia e delle finanze;

g) previsione di adeguate forme di trasparenza dei dati di cui alla lettera c), anche in modalità telematica, nel rispetto della normativa in materia di tutela dei dati personali;

h) coordinamento e interoperabilità con gli altri sistemi informativi e di trasparenza esistenti in materia di concessioni di beni pubblici.

3. Per l'attuazione del presente articolo è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2022 e 2 milioni di euro per l'anno 2023 per la progettazione e la realizzazione del sistema informativo di cui al comma 1, nonché la spesa di 2 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024 per la sua gestione, la sua manutenzione e il suo sviluppo.

4. Agli oneri derivanti dal comma 3 si provvede, quanto a 1 milione di euro per l'anno 2022, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2021-2023, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2021, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero, e, quanto a 2 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2023, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2021-2023, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2021, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.

Art. 3.

Approvato

(Disposizioni sull'efficacia delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative e sportive)

1. Continuano ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023, ovvero fino al termine di cui al comma 3, qualora successivo, se in essere alla data di entrata in vigore della presente legge sulla base di proroghe o rinnovi disposti anche ai sensi della legge 30 dicembre 2018, n. 145, e del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126:

a) le concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per l'esercizio delle attività turistico-ricreative e sportive, ivi comprese quelle di cui all'articolo 01, comma 1, del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, quelle gestite dalle società e associazioni sportive iscritte al registro del CONI (Comitato olimpico nazionale italiano), istituito ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, o, a decorrere dalla sua operatività, al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche di cui al decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 39, quelle gestite dagli enti del Terzo settore di cui all'articolo 4, comma 1, del codice di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, e quelle per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto, inclusi i punti d'ormeggio;

b) i rapporti aventi ad oggetto la gestione di strutture turistico-ricreative e sportive in aree ricadenti nel demanio marittimo per effetto di provvedimenti successivi all'inizio dell'utilizzazione.

2. Le concessioni e i rapporti di cui al comma 1, lettere a) e b), che con atto dell'ente concedente sono individuati come affidati o rinnovati mediante procedura selettiva con adeguate garanzie di imparzialità e di trasparenza e, in particolare, con adeguata pubblicità dell'avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento, continuano ad avere efficacia sino al termine previsto dal relativo titolo e comunque fino al 31 dicembre 2023 se il termine previsto è anteriore a tale data.

3. In presenza di ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva entro il 31 dicembre 2023, connesse, a titolo esemplificativo, alla pendenza di un contenzioso o a difficoltà oggettive legate all'espletamento della procedura stessa, l'autorità competente, con atto motivato, può differire il termine di scadenza delle concessioni in essere per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2024. Fino a tale data l'occupazione dell'area demaniale da parte del concessionario uscente è comunque legittima anche in relazione all'articolo 1161 del codice della navigazione.

4. Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili trasmette alle Camere, entro il 30 giugno 2024, una relazione concernente lo stato delle procedure selettive al 31 dicembre 2023, evidenziando in particolare l'esito delle procedure concluse e, per quelle non concluse, le ragioni che ne abbiano eventualmente impedito la conclusione. Il medesimo Ministro trasmette altresì alle Camere, entro il 31 dicembre 2024, una relazione finale relativa alla conclusione delle procedure selettive sul territorio nazionale.

5. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge sono abrogati:

a) i commi 675, 676, 677, 678, 679, 680, 681, 682 e 683 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145;

b) il comma 2 dell'articolo 182 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

c) il comma 1 dell'articolo 100 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126.

EMENDAMENTO

3.300

Angrisani, Crucioli, Abate, Granato, Lannutti, Botto, Lezzi, Giannuzzi, Morra, La Mura, Moronese, Martelli

Respinto

Al comma 1, lettera b), dopo le parole: «turistico-ricreative e sportive» inserire le seguenti: «, non abusive a livello edilizio,».

ARTICOLO 4 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 4.

Approvato

(Delega in materia di affidamento delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per finalità turistico-ricreative e sportive)

1. Al fine di assicurare un più razionale e sostenibile utilizzo del demanio marittimo, lacuale e fluviale, favorirne la pubblica fruizione e promuovere, in coerenza con la normativa europea, un maggiore dinamismo concorrenziale nel settore dei servizi e delle attività economiche connessi all'utilizzo delle concessioni per finalità turistico-ricreative e sportive nel rispetto delle politiche di protezione dell'ambiente e del patrimonio culturale, il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e del Ministro del turismo, di concerto con il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, uno o più decreti legislativi volti a riordinare e semplificare la disciplina in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali, per finalità turistico-ricreative e sportive, ivi incluse quelle affidate ad associazioni e società senza fini di lucro, con esclusione delle concessioni relative ad aree, strutture e infrastrutture dedicate alla cantieristica navale, all'acquacoltura e alla mitilicoltura.

2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi, anche in deroga al codice della navigazione:

a) determinazione di criteri omogenei per l'individuazione delle aree suscettibili di affidamento in concessione, assicurando l'adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate, nonché la costante presenza di varchi per il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione, con la previsione, in caso di ostacoli da parte del titolare della concessione al libero e gratuito accesso e transito alla battigia, delle conseguenze delle relative violazioni;

b) affidamento delle concessioni sulla base di procedure selettive nel rispetto dei princìpi di imparzialità, non discriminazione, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità, da avviare con adeguato anticipo rispetto alla loro scadenza;

c) in sede di affidamento della concessione, e comunque nel rispetto dei criteri indicati dal presente articolo, adeguata considerazione degli investimenti, del valore aziendale dell'impresa e dei beni materiali e immateriali, della professionalità acquisita anche da parte di imprese titolari di strutture turistico-ricettive che gestiscono concessioni demaniali, nonché valorizzazione di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori, della protezione dell'ambiente e della salvaguardia del patrimonio culturale;

d) definizione dei presupposti e dei casi per l'eventuale frazionamento in piccoli lotti delle aree demaniali da affidare in concessione, al fine di favorire la massima partecipazione delle microimprese e piccole imprese;

e) definizione di una disciplina uniforme delle procedure selettive di affidamento delle concessioni sulla base dei seguenti criteri:

1) individuazione di requisiti di ammissione che favoriscano la massima partecipazione di imprese, anche di piccole dimensioni;

2) previsione di criteri premiali da applicare alla valutazione di offerte presentate da operatori economici in possesso della certificazione della parità di genere di cui all'articolo 46-bis del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e da imprese a prevalente o totale partecipazione giovanile;

3) previsione di termini per la ricezione delle domande di partecipazione non inferiori a trenta giorni;

4) adeguata considerazione, ai fini della scelta del concessionario, della qualità e delle condizioni del servizio offerto agli utenti, alla luce del programma di interventi indicati dall'offerente per migliorare l'accessibilità e la fruibilità dell'area demaniale, anche da parte dei soggetti con disabilità, e dell'idoneità di tali interventi ad assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull'ambiente e sull'ecosistema, con preferenza per il programma di interventi che preveda attrezzature non fisse e completamente amovibili;

5) valorizzazione e adeguata considerazione, ai fini della scelta del concessionario:

5.1) dell'esperienza tecnica e professionale già acquisita in relazione all'attività oggetto di concessione, secondo criteri di proporzionalità e di adeguatezza e, comunque, in maniera tale da non precludere l'accesso al settore di nuovi operatori;

5.2) della posizione dei soggetti che, nei cinque anni antecedenti l'avvio della procedura selettiva, hanno utilizzato una concessione quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, nei limiti definiti anche tenendo conto della titolarità, alla data di avvio della procedura selettiva, in via diretta o indiretta, di altra concessione o di altre attività d'impresa o di tipo professionale del settore;

6) previsione di clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato nell'attività del concessionario uscente, nel rispetto dei princìpi dell'Unione europea e nel quadro della promozione e garanzia degli obiettivi di politica sociale connessi alla tutela dell'occupazione, anche ai sensi dei princìpi contenuti nell'articolo 12, paragrafo 3, della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006;

7) previsione della durata della concessione per un periodo non superiore a quanto necessario per garantire al concessionario l'ammortamento e l'equa remunerazione degli investimenti autorizzati dall'ente concedente in sede di assegnazione della concessione e comunque da determinare in ragione dell'entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare, con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici;

f) definizione di criteri uniformi per la quantificazione di canoni annui concessori che tengano conto del pregio naturale e dell'effettiva redditività delle aree demaniali da affidare in concessione, nonché dell'utilizzo di tali aree per attività sportive, ricreative, sociali e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, ovvero per finalità di interesse pubblico;

g) introduzione di una disciplina specifica dei casi in cui sono consentiti l'affidamento da parte del concessionario ad altri soggetti della gestione delle attività, anche secondarie, oggetto della concessione e il subingresso nella concessione stessa;

h) definizione di una quota del canone annuo concessorio da riservare all'ente concedente e da destinare a interventi di difesa delle coste e delle sponde e del relativo capitale naturale e di miglioramento della fruibilità delle aree demaniali libere;

i) definizione di criteri uniformi per la quantificazione dell'indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante;

l) definizione, al fine di favorire l'accesso delle microimprese e delle piccole imprese alle attività connesse alle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative e sportive e nel rispetto dei princìpi di adeguatezza e proporzionalità, del numero massimo di concessioni di cui può essere titolare, in via diretta o indiretta, uno stesso concessionario a livello comunale, provinciale, regionale o nazionale, prevedendo obblighi informativi in capo all'ente concedente in relazione alle concessioni affidate, al fine di verificare il rispetto del numero massimo;

m) revisione della disciplina del codice della navigazione al fine di adeguarne il contenuto ai criteri previsti dal presente articolo;

n) adeguata considerazione, in sede di affidamento della concessione, dell'utilizzo del bene pubblico da parte di società o associazioni sportive, nel rispetto dei criteri indicati dal presente articolo.

3. I decreti legislativi di cui al comma 1 abrogano espressamente tutte le disposizioni con essi incompatibili e dettano la disciplina di coordinamento in relazione alle disposizioni non abrogate o non modificate.

4. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati previa acquisizione dell'intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e del parere del Consiglio di Stato, da rendere nel termine di quarantacinque giorni dalla data di trasmissione degli schemi di decreto legislativo, decorso il quale il Governo può comunque procedere. Gli schemi di decreto legislativo sono successivamente trasmessi alle Camere per l'espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano nel termine di trenta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale i decreti legislativi possono essere comunque adottati.

5. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono all'adempimento dei compiti derivanti dall'esercizio della delega di cui al presente articolo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

EMENDAMENTI

4.300

Nugnes, Crucioli (*)

Respinto

Al comma 1, sostituire le parole: «favorirne la pubblica», con le seguenti: «finalizzato a tutelare il bene pubblico e il diritto pubblico al mare favorendone la pubblica e libera».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

 

4.301

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 1 apportare le seguenti modificazioni:

            a) dopo le parole «favorirne la pubblica» inserire le seguenti: «e libera»;

            b) dopo le parole «nel rispetto delle politiche di protezione dell'ambiente» aggiungere le seguenti «e, in particolare, di protezione degli ecosistemi costieri, nonché»;

            c) sopprimere le parole: «e semplificare».

4.302

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 2, alinea, sopprimere le seguenti parole: «, anche in deroga al codice della navigazione»

4.303

Nugnes, Crucioli (*)

Respinto

Al comma 2, sostituire la lettera a) con la seguente:

        «a) determinazione di criteri omogenei per l'individuazione delle aree suscettibili di affidamento in concessione, assicurando l'adeguata ed equanime suddivisione tra le aree demaniali libere, libere attrezzate e in concessione, il libero godimento della visione e dell'accesso al mare, tramite la visibile, adeguata, costante e inequivocabile presenza di ampi varchi liberi e gratuiti di accesso e transito attraverso l'area in concessione per il raggiungimento della battigia antistante, anche al fine del godimento della spiaggia e della balneazione, con la previsione, in mancanza di questi o in caso di qualunque ostacolo da parte del titolare della concessione al libero e gratuito accesso alla battigia, delle conseguenze sanzionatorie delle relative violazioni, fino alla revoca della concessione;».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

4.304

Angrisani, Crucioli, Abate, Granato, Lannutti, Botto, Lezzi, Giannuzzi, Morra, La Mura, Moronese, Martelli

Respinto

Al comma 2, lettera a), dopo la parola: «violazioni», aggiungere le seguenti: «, che devono arrivare fino alla revoca della concessione stessa».

4.305

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 2, dopo la lettera a) inserire le seguenti:

        «a-bis) prevedere, con specifico riferimento alle spiagge e alle altre tipologie di aree dedicate alla balneazione, che, per singolo Comune:

            1) sia garantita almeno una percentuale di area libera non inferiore al 50 per cento. Tale area non deve essere interessata da fenomeni erosivi, da rischi di altro tipo, come, ad esempio, i rischi di caduta massi, di frane, di allagamenti, o inquinamento, al fine di assicurarne la piena fruizione in sicurezza;

            2) e che la restante percentuale di spiagge e di aree possa essere affidata in concessione o gestita come area libera attrezzata solo laddove ricorrano le condizioni di integrità della spiaggia come descritte al numero 1), così da assicurare la piena fruizione in sicurezza anche con riferimento alle aree affidate in concessione o gestite come aree libere attrezzate;

        a-ter) prevedere meccanismi volti a garantire l'approvazione e l'attuazione, da parte dei Comuni, dei piani di utilizzo degli arenili nel rispetto dei criteri di cui alla lettera a-bis);».

4.306

Nugnes, Crucioli (*)

Respinto

Al comma 2, lettera b), dopo le parole: «di procedure selettive», inserire le seguenti: «nel rispetto delle evidenze risultanti dalla mappatura delle aree affidate in concessione atte a verificare la scarsità delle risorse così come previsto dall'alt 12 della 123 del 2006,».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

4.307

Nugnes, Crucioli (*)

Respinto

Al comma 2, lettera c), sopprimere le parole: «adeguata considerazione degli investimenti, del valore aziendale dell'impresa e dei beni materiali e immateriali, della professionalità acquisita anche da parte di imprese titolari di strutture turistico-ricettive che gestiscono concessioni demaniali».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

4.308

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 2 apportare le seguenti modificazioni:

        1) alla lettera e):

            - al numero 2), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, nonché da operatori economici che si impegnano a realizzare attività sostenibili dal punto di vista ambientale nel rispetto del principio ''non arrecare un danno significativo'', di cui al Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020, e certificate secondo gli schemi di certificazione UNI ISO 13009:2018 o di certificazione analoga.»;

            - al numero 5.1), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, e a condizione che la pregressa attività sia stata esercitata nel rispetto di elevati standard di sostenibilità ambientale, certificati in conformità alle norme UNI EN ISO»;

            2) alla lettera g), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, con previsione di ragionevoli limiti temporali e dell'obbligo per chi subentra di rispettare i medesimi impegni del titolare della concessione per quanto attiene alla sostenibilità ambientale;».

4.309

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 2, lettera e), numero 4), sostituire le parole: «sull'ecosistema, con preferenza del programma di interventi che preveda attrezzature non fisse e completamente amovibili» con le seguenti: «sugli ecosistemi naturali e la biodiversità, nonché con interventi che prevedano attrezzature non fisse e completamente amovibili, di materiale ecosostenibile certificato, a condizione che non sia limitata la visione del mare dalla pubblica via, nonché delle aree pubbliche immediatamente retrostanti;».

4.310

Nugnes, Crucioli (*)

Respinto

Al comma 2, lettera e), numero 4), sostituire le parole: «con preferenza del programma di interventi che prevedano attrezzature non fisse e completamente amovibili», con le seguenti: «con interventi che prevedano attrezzature non fisse e completamente amovibili, che non limitino la vista del mare dalla strada e dal lungomare;».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

4.311

Nugnes, Crucioli (*)

Respinto

Al comma 2, lettera e), sostituire il numero 5.1), con il seguente:

        «5.1) dell'esperienza tecnica e professionale già acquisita in relazione all'attività oggetto di concessione o ad analoghe attività di gestione di beni pubblici, che abbiano evidenziato il rispetto e la tutela del bene pubblico, il minimo impatto ambientale e visivo, garantito il massimo accesso e fruibilità pubblica libera secondo criteri di proporzionalità e di adeguatezza e, comunque, in maniera tale da non precludere l'accesso al settore di nuovi operatori che abbiano proposte innovative di minor impatto ambientale, valutato sulla minor impronta di carbonio, con il massimo equilibrio tra il rispetto della fruizione pubblica e la gestione del servizio anche ai fini dell'impresa;».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

4.312

Nugnes, Crucioli (*)

Respinto

Al comma 2, lettera e), numero 5.2), sostituire le parole: «della posizione dei soggetti che, nei cinque anni antecedenti l'avvio della procedura selettiva, hanno utilizzato la concessione quale prevalente», con le seguenti: «della posizione dei soggetti che, nei cinque anni antecedenti l'avvio della procedura selettiva, hanno utilizzato un'unica concessione quale unica».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

4.313

Angrisani, Crucioli, Abate, Granato, Lannutti, Botto, Lezzi, Giannuzzi, Morra, La Mura, Moronese, Martelli

Inammissibile

Al comma 2, lettera g), sopprimere le seguenti parole: «e il subingresso nella concessione stessa».

4.314

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 2, lettera g), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «, con previsione di ragionevoli limiti temporali;».

4.315

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 2, sostituire la lettera h) con la seguente:

        «h) definizione di una significativa quota del canone annuo concessorio da riservare all'ente concedente e da destinare alla gestione integrata e sostenibile degli ecosistemi costieri, favorendo soluzioni basate sulla natura, e ad assicurare, nelle aree libere e nelle aree libere attrezzate, l'erogazione di servizi pubblici essenziali come, ad esempio, quello di garanzia della accessibilità alle spiagge anche ai disabili, messa in sicurezza dei varchi, servizio di salvamento e disponibilità di attrezzature di soccorso marittimo, servizi igienici, pulizia della spiaggia, tutela delle aree dunali e della vegetazione dunale, delimitazione del tratto di mare prospiciente le spiagge;».

4.316

Angrisani, Crucioli, Abate, Granato, Lannutti, Botto, Lezzi, Giannuzzi, Morra, La Mura, Moronese, Martelli

Respinto

Al comma 2, lettera h), dopo la parola: «libere» aggiungere le seguenti: «, nonché alla demolizione degli interventi edilizi abusivi realizzati sulle aree demaniali marittime, lacuali e fluviali».

4.317

Angrisani, Crucioli, Abate, Granato, Lannutti, Botto, Lezzi, Giannuzzi, Morra, La Mura, Moronese, Martelli

Respinto

Al comma 2, dopo la lettera h), inserire la seguente: «h-bis) definizione, in base al Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020, di criteri idonei a incrementare il grado di ecosostenibilità delle attività economiche realizzate sulle aree oggetto di concessione e di criteri di rendicontazione degli obiettivi energetico-ambientali dichiarati dal concessionario;».

4.318

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 2, lettera m), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «senza pregiudicare il contenuto dell'articolo 49 del medesimo codice».

4.319

Angrisani, Crucioli, Abate, Granato, Lannutti, Botto, Lezzi, Giannuzzi, Morra, La Mura, Moronese, Martelli

Respinto

Al comma 2, dopo la lettera m) inserire la seguente: «m-bis) previsione di un limite massimo di due concessioni, sull'intero territorio nazionale, per il medesimo soggetto giuridico, ivi inclusi i soggetti controllati o controllanti ovvero per i soggetti di cui all'articolo 2359 del codice civile».

4.320

La Mura, Nugnes, Angrisani, Di Micco, Giannuzzi, Abate, Vanin, Naturale, Moronese, Sbrana, Corrado, Granato, Botto, Lezzi, Morra, Lannutti

Respinto

Al comma 4, ultimo periodo, sostituire le parole: «trenta giorni» con le seguenti: «quarantacinque giorni».

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 4

4.0.300

Angrisani, Crucioli (*)

Respinto

Dopo l'articolo, inserire i seguenti:

«Art. 4-bis

(Sanzioni per l'esercizio abusivo delle attività di agente in attività finanziaria e di mediatore creditizio)

1. All'articolo 140-bis del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1º settembre1993, n. 385, sono apportate le seguenti modificazioni:

        a) al comma 1, le parole: ''da 6 mesi a 4 anni e con la multa da euro 2.065 a euro 10.329'' sono sostituite dalle seguenti: ''da cinque a sette anni e con la multa da euro 20.000 a euro 100.000'';

       b) dopo il comma 1 è inserito il seguente: ''1-bis. Chiunque dà mandato di esercitare o permette di esercitare professionalmente in suo nome, nei confronti del pubblico, l'attività di agente in attività finanziaria a un soggetto non iscritto nell'elenco di cui all'articolo 128-quater, comma 2, è punito con le pene previste dal comma 1 del presente articolo'';

       c) al comma 2, le parole: ''da 6 mesi a 4 anni e con la multa da euro 2.065 a euro 10.329'' sono sostituite dalle seguenti: ''da cinque a sette anni e con la multa da euro 20.000 a euro 100.000'';

       d) dopo il comma 2 è aggiunto il seguente: ''2-bis. Alla condanna per i reati previsti dai commi 1, 1-bis e 2 consegue sempre l'interdizione dai pubblici uffici per un periodo di cinque anni''.

        Art. 4-ter.

(Disposizioni sugli agenti in attività finanziaria e sui mediatori creditizi)

1. Al testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385, sono apportate le seguenti modificazioni:

        a) il comma 4 dell'articolo 128-quater è sostituito dal seguente: ''4. Gli agenti in attività finanziaria svolgono la loro attività su mandato di uno o più intermediari'';

            b) il comma 4 dell'articolo 128-sexies è sostituito dal seguente: ''4. Il mediatore creditizio e il prestatore di servizi di consulenza di cui al comma 2-bis svolgono la propria attività senza essere legati ad alcuna delle parti da convenzioni, accordi commerciali o altri rapporti che possano comprometterne l'indipendenza'';

            c) l'articolo 128-octies è abrogato.

        Art. 4-quater.

(Termine per la registrazione dei dati relativi al comportamento debitorio)

1. Al titolo IX della parte II del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, dopo il capo I è aggiunto il seguente: ''CAPO I-bis BANCHE E CREDITO Art. 120-bis (Registrazione dei dati relativi al comportamento debitorio) 1. I dati relativi alla regolarizzazione dei ritardi di pagamento, intervenuta successivamente alla loro scadenza, sono registrati dai soggetti gestori di sistemi di informazioni creditizie entro trenta giorni dalla data in cui il debitore ha regolarizzato il pagamento''».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

ARTICOLO 5 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 5.

Approvato

(Concessione delle aree demaniali)

1. L'articolo 18 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, è sostituito dal seguente:

« Art. 18. - (Concessione di aree e banchine) - 1. L'Autorità di sistema portuale e, laddove non istituita, l'autorità marittima danno in concessione le aree demaniali e le banchine comprese nell'ambito portuale alle imprese di cui all'articolo 16, comma 3, per l'espletamento delle operazioni portuali, fatta salva l'utilizzazione degli immobili da parte di amministrazioni pubbliche per lo svolgimento di funzioni attinenti ad attività marittime e portuali. Sono altresì sottoposte a concessione da parte dell'Autorità di sistema portuale e, laddove non istituita, dell'autorità marittima, la realizzazione e la gestione di opere attinenti alle attività marittime e portuali collocate a mare nell'ambito degli specchi acquei esterni alle difese foranee, anch'essi da considerare a tal fine ambito portuale, purché interessati dal traffico portuale e dalla prestazione dei servizi portuali anche per la realizzazione di impianti destinati ad operazioni di imbarco e sbarco rispondenti alle funzioni proprie dello scalo marittimo. Le concessioni sono affidate, previa determinazione dei relativi canoni, anche commisurati all'entità dei traffici portuali ivi svolti, sulla base di procedure ad evidenza pubblica, avviate anche a istanza di parte, con pubblicazione di un avviso, nel rispetto dei princìpi di trasparenza, imparzialità e proporzionalità, garantendo condizioni di concorrenza effettiva. Gli avvisi definiscono, in modo chiaro, trasparente, proporzionato rispetto all'oggetto della concessione e non discriminatorio, i requisiti soggettivi di partecipazione e i criteri di selezione delle domande, nonché la durata massima delle concessioni. Gli avvisi indicano altresì gli elementi riguardanti il trattamento di fine concessione, anche in relazione agli eventuali indennizzi da riconoscere al concessionario uscente. Il termine minimo per la ricezione delle domande di partecipazione è di trenta giorni dalla data di pubblicazione dell'avviso.

2. Al fine di uniformare la disciplina per il rilascio delle concessioni di cui al comma 1, con decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono definiti i criteri per:

a) l'assegnazione delle concessioni;

b) l'individuazione della durata delle concessioni;

c) l'esercizio dei poteri di vigilanza e controllo da parte delle autorità concedenti;

d) le modalità di rinnovo e le modalità di trasferimento degli impianti al nuovo concessionario al termine della concessione;

e) l'individuazione dei limiti dei canoni a carico dei concessionari;

f) l'individuazione delle modalità volte a garantire il rispetto del principio di concorrenza nei porti di rilevanza economica internazionale e nazionale, individuati ai sensi dell'articolo 4.

3. Sono fatti salvi, fino alla scadenza del titolo concessorio, i contenuti e le pattuizioni degli atti concessori in essere, nonché i canoni stabiliti dalle Autorità di sistema portuale o, laddove non istituite, dalle autorità marittime, relativi a concessioni già assentite alla data di entrata in vigore della presente disposizione.

4. La riserva di spazi operativi funzionali allo svolgimento delle operazioni portuali da parte di altre imprese non titolari della concessione avviene nel rispetto dei princìpi di trasparenza, equità e parità di trattamento.

5. Le concessioni per l'impianto e l'esercizio dei depositi e stabilimenti di cui all'articolo 52 del codice della navigazione e delle opere necessarie per l'approvvigionamento degli stessi, dichiarati strategici ai sensi della legge 23 agosto 2004, n. 239, hanno durata almeno decennale.

6. Nell'ambito delle procedure di affidamento delle concessioni di cui al comma 1, l'Autorità di sistema portuale o, laddove non istituita, l'autorità marittima possono stipulare accordi con i privati ai sensi dell'articolo 11 della legge 7 agosto 1990, n. 241, ferma restando l'esigenza di motivare tale scelta e di assicurare il rispetto dei princìpi di trasparenza, imparzialità e non discriminazione tra tutti gli operatori interessati alla concessione del bene.

7. Le concessioni o gli accordi di cui al comma 6 possono comprendere anche la realizzazione di opere infrastrutturali da localizzare preferibilmente in aree sottoposte ad interventi di risanamento ambientale ovvero in aree abbandonate e in disuso.

8. Ai fini del rilascio della concessione di cui al comma 1 è richiesto che i partecipanti alla procedura di affidamento:

a) presentino, all'atto della domanda, un programma di attività, assistito da idonee garanzie, anche di tipo fideiussorio, volto all'incremento dei traffici e alla produttività del porto;

b) possiedano adeguate attrezzature tecniche e organizzative, idonee anche dal punto di vista della sicurezza a soddisfare le esigenze di un ciclo produttivo e operativo a carattere continuativo e integrato per conto proprio e di terzi;

c) prevedano un organico di lavoratori rapportato al programma di attività di cui alla lettera a).

9. In ciascun porto l'impresa concessionaria di un'area demaniale deve esercitare direttamente l'attività per la quale ha ottenuto la concessione, non può essere al tempo stesso concessionaria di altra area demaniale nello stesso porto, a meno che l'attività per la quale richiede una nuova concessione sia differente da quella di cui alle concessioni già esistenti nella stessa area demaniale, e non può svolgere attività portuali in spazi diversi da quelli che le sono stati assegnati in concessione. Il divieto di cumulo di cui al primo periodo non si applica nei porti di rilevanza economica internazionale e nazionale, individuati ai sensi dell'articolo 4, e in tale caso è vietato lo scambio di manodopera tra le diverse aree demaniali date in concessione alla stessa impresa o a soggetti comunque alla stessa riconducibili. Nei porti nei quali non vige il divieto di cumulo la valutazione in ordine alla richiesta di ulteriori concessioni è rimessa all'Autorità di sistema portuale, che tiene conto dell'impatto sulle condizioni di concorrenza. Su motivata richiesta dell'impresa concessionaria, l'autorità concedente può autorizzare l'affidamento ad altre imprese portuali, autorizzate ai sensi dell'articolo 16, dell'esercizio di alcune attività comprese nel ciclo operativo.

10. L'Autorità di sistema portuale o, laddove non istituita, l'autorità marittima effettuano accertamenti con cadenza annuale al fine di verificare il permanere dei requisiti posseduti dal concessionario al momento del rilascio della concessione e l'attuazione degli investimenti previsti nel programma di attività di cui al comma 8, lettera a).

11. In caso di mancata osservanza degli obblighi assunti da parte del concessionario, nonché di mancato raggiungimento degli obiettivi indicati nel programma di attività di cui al comma 8, lettera a), senza giustificato motivo, l'Autorità di sistema portuale o, laddove non istituita, l'autorità marittima, nel rispetto delle previsioni di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, dichiarano la decadenza del rapporto concessorio.

12. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai depositi e stabilimenti di prodotti petroliferi e chimici allo stato liquido, nonché di altri prodotti affini, siti in ambito portuale ».

EMENDAMENTO

5.300

Angrisani, Crucioli, Abate, Granato, Lannutti, Botto, Lezzi, Giannuzzi, Morra, La Mura, Moronese

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art. 18», dopo il comma 10, inserire il seguente:

        «10-bis. I trabocchi, compresi quelli da molo, i caliscendi e i bilancini esistenti sulla costa e sui porti, qualora tutelati o valorizzati da leggi regionali, sono esclusi dalla procedura di selezione prevista dall'articolo 12 della direttiva n. 2006/123/CE e dall'articolo 16 del decreto legislativo n. 59 del 2010 come espressione di valori sociali, culturali, estetici, tecnologici tipici e paesaggistici degli stessi. Per i trabocchi trova applicazione il regime derogatorio ammesso nel considerando n. 40 della direttiva 2006/123/CE sussistendo motivi imperativi d'interesse generale e di necessità dettati dal regime di tutela, salvaguardia e conservazione della specificità e dell'esiguo numero dei trabocchi esistenti, con il divieto di nuove costruzioni, idoneo a garantire che la realizzazione dell'obiettivo perseguito non vada oltre quanto necessario al raggiungimento dello stesso, rappresentato dalla tutela e valorizzazione della specificità dei manufatti, tipici e caratterizzanti l'identità dei luoghi e dell'ingegno locale, come espressione di antichi valori sociali e culturali, con finalità di conservazione del patrimonio nazionale storico e tradizionale.».

ARTICOLI 6 E 7 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 6.

Approvato

(Concessioni di distribuzione del gas naturale)

1. Al fine di valorizzare adeguatamente le reti di distribuzione del gas di proprietà degli enti locali e di rilanciare gli investimenti nel settore della distribuzione del gas naturale, accelerando al contempo le procedure per l'effettuazione delle gare per il servizio di distribuzione di gas naturale previste dal regolamento di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale 12 novembre 2011, n. 226, a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge si applicano le seguenti disposizioni:

a) le disposizioni di cui all'articolo 14, comma 8, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, si applicano anche ai casi di trasferimento di proprietà di impianti da un ente locale al nuovo gestore subentrante all'atto della gara di affidamento del servizio di distribuzione;

b) qualora un ente locale o una società patrimoniale delle reti, in occasione delle gare per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale, intenda alienare le reti e gli impianti di distribuzione e di misura di sua titolarità, detti reti e impianti sono valutati secondo il valore industriale residuo calcolato in base alle linee guida adottate ai sensi dell'articolo 4, comma 6, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, e in accordo con la disciplina stabilita dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge;

c) nei casi di cui alla lettera b) si applica l'articolo 15, comma 5, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, come modificato dal comma 2 del presente articolo, con riferimento alla verifica degli scostamenti del valore di rimborso da parte dell'ARERA prima della pubblicazione del bando di gara e alle eventuali osservazioni. L'ARERA riconosce in tariffa al gestore aggiudicatario della gara l'ammortamento della differenza tra il valore di rimborso e il valore delle immobilizzazioni nette, al netto dei contributi pubblici in conto capitale e dei contributi privati relativi ai cespiti di località;

d) con riferimento alla disciplina delle gare di affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale di cui all'articolo 13 del regolamento di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale 12 novembre 2011, n. 226, il gestore, nell'offerta di gara, può versare agli enti locali l'ammontare pari al valore dei titoli di efficienza energetica corrispondenti agli interventi di efficienza energetica previsti nel bando di gara e offerti secondo le modalità definite nello schema di disciplinare di gara tipo. Il valore dei titoli di efficienza energetica da versare agli enti locali è determinato ogni anno secondo le disposizioni di cui all'articolo 8, comma 6, del citato regolamento di cui al decreto interministeriale 12 novembre 2011, n. 226.

2. All'articolo 15, comma 5, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, il sesto e il settimo periodo sono sostituiti dal seguente: « Tale disposizione non si applica qualora l'ente locale concedente possa certificare, anche tramite un idoneo soggetto terzo, che il valore di rimborso è stato determinato applicando le disposizioni delle Linee Guida su criteri e modalità applicative per la valutazione del valore di rimborso degli impianti di distribuzione del gas naturale, di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 maggio 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 129 del 6 giugno 2014, e che lo scostamento del valore di rimborso e del valore delle immobilizzazioni nette, al netto dei contributi pubblici in conto capitale e dei contributi privati relativi ai cespiti di località, aggregato d'ambito, tenuto conto della modalità di valorizzazione delle immobilizzazioni nette (RAB) rilevante ai fini del calcolo dello scostamento: a) non risulti superiore alla percentuale del 10 per cento, nel caso di RAB valutata al 100 per cento sulla base della RAB effettiva, purché lo scostamento del singolo comune non superi il 25 per cento; b) non risulti superiore alla percentuale del 35 per cento, nel caso di RAB valutata al 100 per cento sulla base dei criteri di valutazione parametrica definiti dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (RAB parametrica), purché lo scostamento del singolo comune non superi il 45 per cento; c) non risulti superiore alla somma dei prodotti del peso della RAB effettiva moltiplicato per il 10 per cento e del peso della RAB parametrica moltiplicato per il 35 per cento, negli altri casi, purché lo scostamento del singolo comune non superi il 35 per cento ».

3. All'articolo 14 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, dopo il comma 7 è inserito il seguente:

« 7-bis. Il gestore uscente è tenuto a fornire all'ente locale tutte le informazioni necessarie per predisporre il bando di gara, entro un termine, stabilito dallo stesso ente in funzione dell'entità delle informazioni richieste, comunque non superiore a sessanta giorni. Qualora il gestore uscente, senza giustificato motivo, ometta di fornire le informazioni richieste ovvero fornisca informazioni inesatte o fuorvianti oppure non fornisca le informazioni entro il termine stabilito, l'ente locale può imporre una sanzione amministrativa pecuniaria il cui importo può giungere fino all'1 per cento del fatturato totale realizzato durante l'esercizio sociale precedente e valutare il comportamento tenuto dal gestore uscente ai fini dell'applicazione dell'articolo 80, comma 5, lettera c-bis), del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 ».

4. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della transizione ecologica e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, sentita l'ARERA, sono aggiornati i criteri di gara previsti dal regolamento di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale 12 novembre 2011, n. 226, prevedendo in particolare l'aggiornamento dei criteri di valutazione degli interventi di innovazione tecnologica previsti all'articolo 15, comma 3, lettera d), del citato regolamento di cui al decreto interministeriale n. 226 del 2011, al fine di valorizzare nuove tipologie di intervento più rispondenti al rinnovato quadro tecnologico ».

Art. 7.

Approvato

(Disposizioni in materia di concessioni di grande derivazione idroelettrica)

1. All'articolo 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) dopo il comma 1-ter è inserito il seguente:

« 1-ter.1. Le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche sono effettuate ai sensi del comma 1-ter e in ogni caso secondo parametri competitivi, equi e trasparenti, tenendo conto della valorizzazione economica dei canoni concessori di cui al comma 1-quinquies e degli interventi di miglioramento della sicurezza delle infrastrutture esistenti e di recupero della capacità di invaso, prevedendo a carico del concessionario subentrante un congruo indennizzo, da quantificare nei limiti di quanto previsto al comma 1, secondo periodo, che tenga conto dell'ammortamento degli investimenti effettuati dal concessionario uscente, definendo la durata della concessione, nel rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente, sulla base di criteri economici fondati sull'entità degli investimenti proposti, determinando le misure di compensazione ambientale e territoriale, anche a carattere finanziario, da destinare ai territori dei comuni interessati dalla presenza delle opere e della derivazione compresi tra i punti di presa e di restituzione delle acque, e garantendo l'equilibrio economico-finanziario del progetto di concessione, nonché i livelli minimi in termini di miglioramento e risanamento ambientale del bacino idrografico. Al fine di promuovere l'innovazione tecnologica e la sostenibilità delle infrastrutture di grande derivazione idroelettrica, l'affidamento delle relative concessioni può avvenire anche facendo ricorso alle procedure previste dall'articolo 183 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 »;

b) il comma 1-quater è sostituito dal seguente:

« 1-quater. Le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche sono avviate entro due anni dalla data di entrata in vigore della legge regionale di cui al comma 1-ter e comunque non oltre il 31 dicembre 2023. Le regioni comunicano tempestivamente al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili l'avvio e gli esiti delle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Decorso il termine di cui al primo periodo, e comunque in caso di mancata adozione delle leggi regionali entro i termini prescritti dal comma 1-ter, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili propone l'esercizio del potere sostitutivo di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, ai fini dell'avvio, sulla base della disciplina regionale di cui al comma 1-ter, ove adottata, e di quanto previsto dal comma 1-ter.1, delle procedure di assegnazione delle concessioni, prevedendo che il 10 per cento dell'importo dei canoni concessori, in deroga all'articolo 89, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, resti acquisito al patrimonio statale. Restano in ogni caso ferme le competenze statali di cui al decreto-legge 8 agosto 1994, n. 507, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 ottobre 1994, n. 584, e di cui alla legge 1° agosto 2002, n. 166 »;

c) il comma 1-sexies è sostituito dal seguente:

« 1-sexies. Per le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche che prevedono un termine di scadenza anteriore al 31 dicembre 2024, ivi incluse quelle già scadute, le regioni possono consentire la prosecuzione dell'esercizio della derivazione nonché la conduzione delle opere e dei beni passati in proprietà delle regioni ai sensi del comma 1, in favore del concessionario uscente, per il tempo strettamente necessario al completamento delle procedure di assegnazione e comunque non oltre tre anni dalla data di entrata in vigore dalla presente disposizione, stabilendo l'ammontare del corrispettivo che i concessionari uscenti debbono versare all'amministrazione regionale in conseguenza dell'utilizzo dei beni e delle opere affidate in concessione, o che lo erano in caso di concessioni scadute, tenendo conto degli eventuali oneri aggiuntivi da porre a carico del concessionario uscente, nonché del vantaggio competitivo derivante dalla prosecuzione dell'esercizio degli impianti oltre il termine di scadenza ».

2. All'articolo 13, comma 6, del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, le parole: « 31 dicembre 2023 » sono sostituite dalle seguenti: « 31 dicembre 2024 » e le parole: « data successiva individuata » sono sostituite dalle seguenti: « data successiva eventualmente individuata ».

3. Le disposizioni di cui al comma 2 sono approvate ai sensi e per gli effetti dell'articolo 104 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670.

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 7

7.0.200

Garnero Santanchè, Ciriani (*)

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 7-bis.

        1. Al fine di salvaguardare il tessuto produttivo nazionale e assicurare condizioni effettive e non discriminatorie di accesso ai mercati, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese, le gare per i contratti di concessione di beni e servizi pubblici garantiscono il rispetto dei principi di equità sociale ed equipollenza.

        2. Nelle ipotesi di concessione di beni e servizi a società aventi sede legale in altri Stati membri dell'Unione europea, qualora lo Stato della società concessionaria non garantisca analoghe condizioni di accesso al mercato e partecipazione alle imprese italiane, lo Stato italiano richiede alla Commissione europea la valutazione dei presupposti per l'avvio di una procedura di infrazione.

        3. L'attuazione delle presenti disposizioni non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

Capo III

SERVIZI PUBBLICI LOCALI E TRASPORTI

ARTICOLO 8 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 8.

Approvato nel testo emendato

(Delega al Governo in materia di servizi pubblici locali)

1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi di riordino della materia dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, anche tramite l'adozione di un apposito testo unico.

2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) individuazione, nell'ambito della competenza esclusiva statale di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione, da esercitare nel rispetto della tutela della concorrenza, dei princìpi e dei criteri dettati dalla normativa dell'Unione europea e dalla legge statale, delle attività di interesse generale il cui svolgimento è necessario al fine di assicurare la soddisfazione delle esigenze delle comunità locali, in condizioni di accessibilità fisica ed economica, di continuità, universalità e non discriminazione, e dei migliori livelli di qualità e sicurezza, così da garantire l'omogeneità dello sviluppo e la coesione sociale e territoriale;

b) adeguata considerazione delle differenze tra i servizi di interesse economico generale a rete di cui all'articolo 3-bis, comma 6-bis, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, e gli altri servizi pubblici locali di rilevanza economica, nel rispetto del principio di proporzionalità e tenuto conto dell'industrializzazione dei singoli settori, anche ai fini della definizione della disciplina relativa alla gestione e all'organizzazione del servizio idonea ad assicurarne la qualità e l'efficienza e della scelta tra autoproduzione e ricorso al mercato;

c) ferme restando le competenze delle autorità indipendenti in materia di regolazione economico-tariffaria e della qualità, razionalizzazione della ripartizione dei poteri di regolazione e di controllo tra tali soggetti e i diversi livelli di governo locale, prevedendo altresì la separazione, a livello locale, tra le funzioni regolatorie e le funzioni di diretta gestione dei servizi e il rafforzamento dei poteri sanzionatori connessi alle attività di regolazione;

d) definizione dei criteri per l'istituzione di regimi speciali o esclusivi, anche in considerazione delle peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento di determinati servizi pubblici, in base ai princìpi di adeguatezza e proporzionalità e in conformità alla normativa dell'Unione europea; superamento dei regimi di esclusiva non conformi a tali princìpi e, comunque, non indispensabili per assicurare la qualità e l'efficienza del servizio;

e) definizione dei criteri per l'ottimale organizzazione territoriale dei servizi pubblici locali, anche mediante l'armonizzazione delle normative di settore, e introduzione di incentivi e meccanismi di premialità che favoriscano l'aggregazione delle attività e delle gestioni dei servizi a livello locale;

f) razionalizzazione della disciplina concernente le modalità di affidamento e di gestione dei servizi pubblici, nonché la durata dei relativi rapporti contrattuali, nel rispetto dei princìpi dell'ordinamento dell'Unione europea e dei princìpi di proporzionalità e ragionevolezza;

g) fatto salvo il divieto di artificioso frazionamento delle prestazioni, previsione, per gli affidamenti di importo superiore alle soglie di cui all'articolo 35 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, di una motivazione qualificata, da parte dell'ente locale, per la scelta o la conferma del modello dell'autoproduzione ai fini di un'efficiente gestione del servizio, che dia conto delle ragioni che, sul piano economico e sociale, con riguardo agli investimenti, alla qualità del servizio, ai costi dei servizi per gli utenti, nonché agli obiettivi di universalità, socialità, tutela ambientale e accessibilità dei servizi, giustificano tale decisione, anche in relazione ai risultati conseguiti nelle pregresse gestioni in autoproduzione;

h) previsione di sistemi di monitoraggio dei costi ai fini del mantenimento degli equilibri di finanza pubblica, nonché della qualità, dell'efficienza e dell'efficacia della gestione dei servizi pubblici locali;

i) previsione che l'obbligo di procedere alla razionalizzazione periodica prevista dall'articolo 20 del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, tenga conto anche delle ragioni che, sul piano economico e della qualità dei servizi, giustificano il mantenimento dell'autoproduzione anche in relazione ai risultati conseguiti nella gestione;

l) previsione di una disciplina che, in caso di affidamento del servizio a nuovi soggetti, valorizzi, nel rispetto del principio di proporzionalità, misure di tutela dell'occupazione anche mediante l'impiego di apposite clausole sociali;

m) estensione, nel rispetto della normativa dell'Unione europea, della disciplina applicabile ai servizi pubblici locali, in materia di scelta della modalità di gestione del servizio e di affidamento dei contratti, anche al settore del trasporto pubblico locale;

n) revisione delle discipline settoriali in materia di servizi pubblici locali, con particolare riferimento al settore dei rifiuti e alla gestione del servizio idrico, al fine di assicurarne l'armonizzazione e il coordinamento;

o) razionalizzazione del rapporto tra la disciplina dei servizi pubblici locali e la disciplina per l'affidamento dei rapporti negoziali di partenariato regolati dal codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in conformità agli indirizzi della giurisprudenza costituzionale;

p) coordinamento della disciplina dei servizi pubblici locali con la normativa in materia di contratti pubblici e in materia di società a partecipazione pubblica per gli affidamenti in autoproduzione;

q) revisione della disciplina dei regimi di gestione delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni, nonché di cessione dei beni in caso di subentro, anche al fine di assicurare un'adeguata tutela della proprietà pubblica, nonché un'adeguata tutela del gestore uscente;

r) razionalizzazione della disciplina e dei criteri per la definizione dei regimi tariffari, anche al fine di assicurare una più razionale distribuzione delle competenze tra autorità indipendenti ed enti locali;

s) previsione di modalità per la pubblicazione, a cura degli affidatari, dei dati relativi alla qualità del servizio, al livello annuale degli investimenti effettuati e alla loro programmazione fino al termine dell'affidamento;

t) razionalizzazione della disciplina concernente le modalità di partecipazione degli utenti nella fase di definizione della qualità e quantità del servizio, degli obiettivi e dei costi del servizio pubblico locale e rafforzamento degli strumenti di tutela degli utenti, anche attraverso meccanismi non giurisdizionali;

u) rafforzamento, attraverso la banca dati nazionale dei contratti pubblici di cui all'articolo 29, comma 2, del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, resa interoperabile con le banche dati nazionali già costituite, e la piattaforma unica della trasparenza, ivi compreso l'Osservatorio di cui all'articolo 1, comma 300, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, della trasparenza e della comprensibilità degli atti e dei dati concernenti la scelta del regime di gestione, ivi compreso l'affidamento in house, la regolazione negoziale del rapporto tramite contratti di servizio, il concreto andamento della gestione dei servizi pubblici locali dal punto di vista sia economico sia della qualità dei servizi e del rispetto degli obblighi di servizio pubblico;

v) definizione di strumenti per la trasparenza dei contratti di servizio nonché introduzione di contratti di servizio tipo.

3. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, con riguardo all'esercizio della delega relativamente ai criteri di cui alle lettere a), b), c), d), e), l), m), n), o), q), r), s), t), e v) del comma 2 e sentita la Conferenza medesima con riguardo all'esercizio della delega relativamente ai criteri di cui alle lettere f), g), h), i), p) e u) dello stesso comma 2, nonché sentita, per i profili di competenza, l'ARERA. Sugli schemi di decreto legislativo è acquisito altresì il parere delle Commissioni parlamentari competenti, che si pronunciano nel termine di trenta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque adottato.

4. I decreti legislativi di cui al presente articolo sono adottati senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti di rispettiva competenza con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Qualora uno o più decreti legislativi determinino nuovi o maggiori oneri che non trovino compensazione al proprio interno, i decreti legislativi stessi sono adottati solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie, in conformità all'articolo 17, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

EMENDAMENTO

8.100

I Relatori

Approvato

Al comma 3, dopo le parole: «Commissioni parlamentari competenti», inserire le seguenti: «per materia e per i profili finanziari».

ARTICOLO 9 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 9.

Approvato

(Disposizioni in materia di trasporto pubblico locale)

1. Al fine di promuovere l'affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale mediante procedure ad evidenza pubblica, nonché di consentire l'applicazione delle decurtazioni di cui all'articolo 27, comma 2, lettera d), del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, le regioni a statuto ordinario attestano, mediante apposita comunicazione inviata entro il 31 maggio di ciascun anno all'Osservatorio di cui all'articolo 1, comma 300, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, l'avvenuta pubblicazione, entro il 31 dicembre dell'anno precedente, dei bandi di gara ovvero l'avvenuto affidamento, entro la medesima data, con procedure ad evidenza pubblica di tutti i servizi di trasporto pubblico locale e regionale con scadenza entro il 31 dicembre dell'anno di trasmissione dell'attestazione, nonché la conformità delle medesime procedure di gara alle misure di cui alle delibere dell'Autorità di regolazione dei trasporti adottate ai sensi dell'articolo 37, comma 2, lettera f), del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. In caso di avvenuto esercizio della facoltà di cui all'articolo 92, comma 4-ter, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, l'attestazione di cui al primo periodo reca l'indicazione degli affidamenti prorogati e la data di cessazione della proroga.

2. L'omessa o ritardata trasmissione dell'attestazione di cui al comma 1 ovvero l'incompletezza del suo contenuto rileva ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili e comporta responsabilità dirigenziale e disciplinare ai sensi degli articoli 21 e 55 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

3. Il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, e l'Autorità di regolazione dei trasporti definiscono, ciascuno in relazione agli specifici ambiti di competenza, con propri provvedimenti, le modalità di controllo, anche a campione, delle attestazioni di cui al comma 1, ai fini dell'applicazione delle disposizioni previste dal comma 2 del presente articolo, nonché di acquisizione delle informazioni necessarie ai fini dell'applicazione delle decurtazioni previste dall'articolo 27, comma 2, lettera d), del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96. I predetti Ministeri e l'Autorità di regolazione dei trasporti definiscono altresì, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, mediante appositi accordi i termini e le modalità di trasmissione reciproca dei dati e delle informazioni acquisite nello svolgimento dell'attività di controllo.

4. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 5 del regolamento (CE) n. 1370/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, in caso di omessa pubblicazione, entro il 31 dicembre dell'anno precedente, dei bandi di gara ovvero di mancato affidamento, entro la medesima data, con procedure ad evidenza pubblica dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale con scadenza entro il 31 dicembre dell'anno di trasmissione dell'attestazione di cui al comma 1, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili propone l'esercizio del potere sostitutivo di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, ai fini dell'avvio delle procedure di affidamento.

5. Le disposizioni di cui ai commi da 1 a 4 si applicano ai fini della ripartizione delle risorse stanziate a decorrere dall'esercizio finanziario 2022 sul Fondo di cui all'articolo 16-bis, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, anche qualora l'assegnazione delle stesse avvenga secondo criteri diversi da quelli previsti dall'articolo 27 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96. In tale ultimo caso, la decurtazione prevista dal comma 1 del presente articolo si applica sulla quota assegnata alla regione a statuto ordinario a valere sulle risorse del predetto fondo.

6. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A tale fine, le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

EMENDAMENTO

9.200

Iannone, Garnero Santanchè

Respinto

Al comma 5, sostituire le parole: «si applicano ai fini della ripartizione delle risorse stanziate a decorrere dall'esercizio finanziario 2022», con le seguenti: «si applicano dopo ventiquattro mesi dal termine dichiarato dello stato di emergenza sanitaria, in particolare a partire dai due esercizi successivi rispetto a tale condizione».

ARTICOLO 10 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 10.

Approvato

(Delega al Governo in materia di trasporto pubblico non di linea)

1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea.

2. Il decreto legislativo di cui al comma 1 è adottato, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) definizione di una disciplina per gli autoservizi pubblici non di linea che provvedono al trasporto collettivo o individuale di persone che contribuisca a garantire il diritto alla mobilità di tutti i cittadini e che assicuri agli autoservizi stessi una funzione complementare e integrativa rispetto ai trasporti pubblici di linea ferroviari, automobilistici, marittimi, lacuali e aerei;

b) adeguamento dell'offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l'uso di applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l'interconnessione dei passeggeri e dei conducenti;

c) riduzione degli adempimenti amministrativi a carico degli esercenti degli autoservizi pubblici non di linea e razionalizzazione della normativa, ivi compresa quella relativa ai vincoli territoriali, alle tariffe e ai sistemi di turnazione, anche in conformità alla giurisprudenza della Corte costituzionale in materia;

d) promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati;

e) garanzia di una migliore tutela del consumatore nella fruizione del servizio, al fine di favorire una consapevole scelta nell'offerta;

f) armonizzazione delle competenze regionali e degli enti locali in materia, al fine di definire comuni standard nazionali;

g) adeguamento del sistema sanzionatorio per le violazioni amministrative, individuando sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione, anche al fine di contrastare l'esercizio non autorizzato del servizio di trasporto pubblico, demandando la competenza per l'irrogazione delle sanzioni amministrative agli enti locali.

3. Il decreto legislativo di cui al comma 1 è adottato sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.

4. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A tale fine, le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti dal decreto legislativo di cui al comma 1 con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

EMENDAMENTI

10.250

Paragone, Martelli

Respinto

Sopprimere l'articolo.

10.251

Garnero Santanchè, Ciriani (*)

Id. em. 10.250

Sopprimere l'articolo.

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

10.252

Iannone, Garnero Santanchè

Respinto

Al comma 3, sostituire le parole: «sentita la Conferenza unificata» con le seguenti: «previa intesa in sede di Conferenza unificata».

ARTICOLO 11 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 11.

Approvato

(Procedure alternative di risoluzione delle controversie tra operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto e utenti o consumatori)

1. All'articolo 37 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 2, lettera e), dopo le parole: « infrastrutture di trasporto » sono inserite le seguenti: « e a dirimere le relative controversie »;

b) al comma 3, la lettera h) è sostituita dalla seguente:

« h) disciplina, con propri provvedimenti, le modalità per la soluzione non giurisdizionale delle controversie tra gli operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto e gli utenti o i consumatori mediante procedure semplici e non onerose anche in forma telematica. Per le predette controversie, individuate con i provvedimenti dell'Autorità di cui al primo periodo, non è possibile proporre ricorso in sede giurisdizionale fino a che non sia stato esperito un tentativo obbligatorio di conciliazione, da ultimare entro trenta giorni dalla proposizione dell'istanza all'Autorità. A tal fine, i termini per agire in sede giurisdizionale sono sospesi fino alla scadenza del termine per la conclusione del procedimento di conciliazione ».

2. Le disposizioni di cui all'articolo 37, comma 3, lettera h), del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, come modificata dal comma 1 del presente articolo, acquistano efficacia decorsi sei mesi dalla data di entrata in vigore dalla presente legge e si applicano ai processi successivamente iniziati.

EMENDAMENTO

11.200

De Carlo, La Pietra, Garnero Santanchè, Iannone

Respinto

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

        «2-bis. All'articolo 1-bis, comma 3, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: ''La successiva cessione, tra i contraenti della rete, della produzione agricola, è compatibile con gli scopi del contratto di rete''».

ARTICOLI 12 E 13 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 12.

Approvato

(Modifica della disciplina dei controlli sulle società a partecipazione pubblica)

1. Al testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 5:

1) al comma 3, le parole: « alla Corte dei conti, a fini conoscitivi, e » sono soppresse;

2) al comma 3 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « , e alla Corte dei conti, che delibera, entro il termine di sessanta giorni dal ricevimento, in ordine alla conformità dell'atto a quanto disposto dai commi 1 e 2 del presente articolo, nonché dagli articoli 4, 7 e 8, con particolare riguardo alla sostenibilità finanziaria e compatibilità della scelta con i princìpi di efficienza, di efficacia e di economicità dell'azione amministrativa. Qualora la Corte non si pronunci entro il termine di cui al primo periodo, l'amministrazione può procedere alla costituzione della società o all'acquisto della partecipazione di cui al presente articolo »;

3) al comma 4 sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: « La segreteria della Sezione competente trasmette il parere, entro cinque giorni dal deposito, all'amministrazione pubblica interessata, la quale è tenuta a pubblicarlo entro cinque giorni dalla ricezione nel proprio sito internet istituzionale. In caso di parere in tutto o in parte negativo, ove l'amministrazione pubblica interessata intenda procedere egualmente è tenuta a motivare analiticamente le ragioni per le quali intenda discostarsi dal parere e a dare pubblicità, nel proprio sito internet istituzionale, a tali ragioni »;

b) all'articolo 20, comma 9, le parole: « tre anni » sono sostituite dalle seguenti: « due anni ».

Capo IV

CONCORRENZA, ENERGIA E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Art. 13.

Approvato

(Colonnine di ricarica)

1. All'articolo 1, comma 697, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'ultimo periodo, dopo le parole: « selezionare l'operatore » sono inserite le seguenti: « , mediante procedure competitive, trasparenti e non discriminatorie, nel rispetto del principio di rotazione, »;

b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Le procedure di cui al periodo precedente prevedono l'applicazione di criteri premiali per le offerte in cui si propone l'utilizzo di tecnologie altamente innovative, con specifico riferimento, in via esemplificativa, alla tecnologia di integrazione tra i veicoli e la rete elettrica, denominata vehicle to grid, ai sistemi di accumulo dell'energia, ai sistemi di ricarica integrati con sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili dotati di sistemi evoluti di gestione dell'energia, ai sistemi di potenza di ricarica superiore a 50kW, nonché ai sistemi per la gestione dinamica delle tariffe in grado di garantire la visualizzazione dei prezzi e del loro aggiornamento ».

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, l'articolo 57, comma 13, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, si applica anche alle concessioni già in essere alla data di entrata in vigore della predetta disposizione e non ancora oggetto di rinnovo. Dall'attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A tal fine, le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 13

13.0.200

Garnero Santanchè, Iannone (*)

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 13-bis.

(Razionalizzazione del sistema di qualificazione FER)

        1. All'articolo 15 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono apportate le seguenti modifiche:

            a) al comma 1, le parole: '', alternativamente, alle lettere a), a-bis), b), o d) dell'articolo 4, comma 1'' sono sostituite dalle seguenti: ''all'articolo 4, comma 1'';

            b) il comma 1-bis è soppresso;

            c) il comma 2 è sostituito dal seguente:

        2. A decorrere dal 1º gennaio 2022, l'aggiornamento della qualifica professionale di cui al comma 1 si effettua ogni cinque anni, sulla base di corsi di formazione della durata non inferiore a 16 ore e nel rispetto dei criteri e delle modalità di cui all'Allegato 4. Ai corsi di formazione avviati prima dell'entrata in vigore della presente legge si applicano le regole previgenti».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

ARTICOLI DA 14 A 16 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 14.

Approvato

(Disposizioni per l'Anagrafe degli impianti di distribuzione dei carburanti)

1. Al fine di disporre di una completa ed aggiornata conoscenza della consistenza della rete nazionale di carburanti, all'articolo 1, comma 101, della legge 4 agosto 2017, n. 124, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: « È fatto, inoltre, obbligo ai titolari di autorizzazione o di concessione di procedere all'aggiornamento periodico dell'anagrafe di cui al comma 100, secondo le modalità e i tempi indicati dal Ministero della transizione ecologica con decreto direttoriale. In caso di mancato adempimento da parte del titolare di un impianto di distribuzione dei carburanti, si applicano le sanzioni e le procedure previste al comma 105 ».

2. All'articolo 1, comma 105, della legge 4 agosto 2017, n. 124, le parole: « da euro 2.500 a euro 7.000 per ciascun mese di ritardo dal termine previsto per l'iscrizione all'anagrafe e » sono sostituite dalle seguenti: « di euro 15.000 ».

Art. 15.

Approvato

(Servizi di gestione dei rifiuti)

1. All'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, il comma 10 è sostituito dal seguente:

« 10. Le utenze non domestiche che producono rifiuti urbani di cui all'articolo 183, comma 1, lettera b-ter), numero 2, che li conferiscono al di fuori del servizio pubblico e dimostrano di averli avviati al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l'attività di recupero dei rifiuti stessi sono escluse dalla corresponsione della componente tariffaria rapportata alla quantità dei rifiuti conferiti; le medesime utenze effettuano la scelta di servirsi del gestore del servizio pubblico o del ricorso al mercato per un periodo non inferiore a due anni ».

2. All'articolo 202 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:

« 1-bis. L'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) definisce entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione adeguati standard tecnici e qualitativi per lo svolgimento dell'attività di smaltimento e di recupero, procedendo alla verifica in ordine ai livelli minimi di qualità e alla copertura dei costi efficienti.

1-ter. L'ARERA richiede agli operatori informazioni relative ai costi di gestione, alle caratteristiche dei flussi e a ogni altro elemento idoneo a monitorare le concrete modalità di svolgimento dell'attività di smaltimento e di recupero e la loro incidenza sui corrispettivi applicati all'utenza finale ».

3. All'articolo 224, comma 5, alinea, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, le parole: « e i gestori delle piattaforme di selezione (CSS) » sono soppresse.

Capo V

CONCORRENZA E TUTELA DELLA SALUTE

Art. 16.

Approvato

(Revisione e trasparenza dell'accreditamento e del convenzionamento delle strutture private nonché monitoraggio e valutazione degli erogatori privati convenzionati)

1. Al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 8-quater, il comma 7 è sostituito dal seguente:

« 7. Nel caso di richiesta di accreditamento da parte di nuove strutture o per l'avvio di nuove attività in strutture preesistenti, l'accreditamento può essere concesso in base alla qualità e ai volumi dei servizi da erogare, nonché sulla base dei risultati dell'attività eventualmente già svolta, tenuto altresì conto degli obiettivi di sicurezza delle prestazioni sanitarie e degli esiti delle attività di controllo, vigilanza e monitoraggio per la valutazione delle attività erogate in termini di qualità, sicurezza ed appropriatezza, le cui modalità sono definite con decreto del Ministro della salute, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131 »;

b) all'articolo 8-quinquies:

1) dopo il comma 1 è inserito il seguente:

« 1-bis. I soggetti privati di cui al comma 1 sono individuati, ai fini della stipula degli accordi contrattuali, mediante procedure trasparenti, eque e non discriminatorie, previa pubblicazione da parte delle regioni di un avviso contenente criteri oggettivi di selezione, che valorizzino prioritariamente la qualità delle specifiche prestazioni sanitarie da erogare. La selezione di tali soggetti deve essere effettuata periodicamente, tenuto conto della programmazione sanitaria regionale e sulla base di verifiche delle eventuali esigenze di razionalizzazione della rete in convenzionamento e, per i soggetti già titolari di accordi contrattuali, dell'attività svolta; a tali fini si tiene conto altresì dell'effettiva alimentazione in maniera continuativa e tempestiva del fascicolo sanitario elettronico (FSE) ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 18 ottobre 2012 n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, e secondo le modalità definite ai sensi del comma 7 del medesimo articolo 12, nonché degli esiti delle attività di controllo, vigilanza e monitoraggio per la valutazione delle attività erogate, le cui modalità sono definite con il decreto di cui all'articolo 8-quater, comma 7 »;

2) al comma 2, alinea, dopo le parole: « dal comma 1 » sono inserite le seguenti: « e con le modalità di cui al comma 1-bis » e le parole: « , anche attraverso valutazioni comparative della qualità dei costi, » sono soppresse.

c) all'articolo 8-octies, dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:

« 4-bis. Salvo il disposto dei commi 2 e 3, il mancato adempimento degli obblighi di alimentazione del fascicolo sanitario elettronico (FSE) nei termini indicati dall'articolo 12, comma 1, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, e nel rispetto delle modalità e delle misure tecniche individuate ai sensi del comma 7 del medesimo articolo 12 costituisce grave inadempimento degli obblighi assunti mediante la stipula dei contratti e degli accordi contrattuali di cui all'articolo 8-quinquies »;

d) all'articolo 9:

1) al comma 5, dopo la lettera c) sono aggiunte le seguenti:

« c-bis) le prestazioni di prevenzione primaria e secondaria che non siano a carico del Servizio sanitario nazionale;

c-ter) le prestazioni di long term care (LTC) che non siano a carico del Servizio sanitario nazionale;

c-quater) le prestazioni sociali finalizzate al soddisfacimento dei bisogni del paziente cronico che non siano a carico del Servizio sanitario nazionale, ferma restando l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 26 della legge 8 novembre 2000, n. 328 »;

2) al comma 9, le parole: « il cui funzionamento è disciplinato con il regolamento di cui al comma 8 » sono sostituite dalle seguenti: « con finalità di studio e ricerca sul complesso delle attività delle forme di assistenza complementare e sulle relative modalità di funzionamento, la cui organizzazione e il cui funzionamento sono disciplinati con apposito decreto del Ministro della salute »;

3) dopo il comma 9 è inserito il seguente:

« 9-bis. Al Ministero della salute è inoltre assegnata la funzione di monitoraggio delle attività svolte dai fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale nonché dagli enti, dalle casse e dalle società di mutuo soccorso aventi esclusivamente fini assistenziali, di cui all'articolo 51, comma 2, lettera a), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. A tal fine ciascun soggetto interessato invia periodicamente al Ministero della salute i dati aggregati relativi al numero e alle tipologie dei propri iscritti, al numero e alle tipologie dei beneficiari delle prestazioni, ai volumi e alle tipologie di prestazioni complessivamente erogate, distinte tra prestazioni a carattere sanitario, prestazioni a carattere socio-sanitario, prestazioni a carattere sociale ed altre tipologie, nelle forme indicate con apposito decreto del Ministro della salute ».

2. All'articolo 41, comma 6, del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Sono altresì tenuti a pubblicare nel proprio sito internet istituzionale i bilanci certificati e i dati sugli aspetti qualitativi e quantitativi dei servizi erogati e sull'attività medica svolta ».

3. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono alle attività previste nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

EMENDAMENTO

16.200

Zaffini, Garnero Santanchè

Respinto

Al comma 1, lettera b), numero 2), sostituire le parole: «, anche attraverso valutazioni comparative della qualità dei costi» con le seguenti: «e dei costi».

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 16

16.0.300

Angrisani, Crucioli, Abate, Granato, Lannutti, Botto, Lezzi, Giannuzzi, Morra, La Mura, Moronese

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 16-bis.

(Tutela della concorrenza nel settore delle farmacie).

        1. Ai fini della tutela della concorrenza, alla legge 8 novembre 1991, n. 362, modificata dalla legge 4 agosto 2017, n. 124, sono apportate le seguenti modifiche: a) dopo il comma 1, è inserito il seguente: ''1-bis. I titolari di cui al comma 1, non possono possedere più di una farmacia sul territorio nazionale, anche mediante società collegate o controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile nonché ai sensi dell'articolo 7 della legge 10 ottobre 1990, n. 287''.».

ARTICOLI 17 E 18 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 17.

Approvato

(Distribuzione dei farmaci)

1. All'articolo 105, comma 1, del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, la lettera b) è sostituita dalla seguente:

« b) un assortimento dei medicinali in possesso di un'AIC, inclusi i medicinali omeopatici autorizzati ai sensi dell'articolo 18 e i medicinali generici, che sia tale da rispondere alle esigenze del territorio geograficamente determinato cui è riferita l'autorizzazione alla distribuzione all'ingrosso, valutate dall'autorità competente al rilascio dell'autorizzazione sulla base degli indirizzi vincolanti forniti dall'AIFA. Tale obbligo non si applica ai medicinali non ammessi a rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale, fatta salva la possibilità del rivenditore al dettaglio di rifornirsi presso altro grossista ».

Art. 18.

Approvato

(Rimborsabilità dei farmaci equivalenti)

1. All'articolo 11 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, il comma 1-bis è abrogato.

2. I produttori di farmaci equivalenti ai sensi delle vigenti disposizioni possono presentare all'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) istanza di rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC), nonché istanza per la determinazione del prezzo e la classificazione ai fini della rimborsabilità del medicinale, prima della scadenza del brevetto o del certificato di protezione complementare.

3. I farmaci equivalenti di cui al comma 2 possono essere rimborsati a carico del Servizio sanitario nazionale a decorrere dalla data di scadenza del brevetto o del certificato di protezione complementare sul principio attivo, pubblicata dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi delle vigenti disposizioni di legge.

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 18

18.0.200

Zaffini, Garnero Santanchè

Respinto

Dopo l'articolo, aggiungere il seguente:

«Art. 18-bis.

(Impiego dei medicinali da parte del Servizio sanitario nazionale)

        1. All'articolo 11 del decreto-legge 13 settembre 2012, n.158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n.189, le parole: ''Entro il 30 settembre 2015, l'AIFA'' sono sostituite dalle seguenti: ''Di norma entro il 30 giugno e, comunque con cadenza minima triennale, l'AIFA''.».

ARTICOLI 19 E 20 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 19.

Approvato

(Farmaci in attesa di definizione del prezzo)

1. All'articolo 12 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 5, primo periodo, le parole: « un'eventuale domanda » sono sostituite dalle seguenti: « una domanda »;

b) il comma 5-ter è sostituito dal seguente:

« 5-ter. In caso di mancata presentazione entro trenta giorni dal rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio di un medicinale di cui al comma 3, l'AIFA sollecita l'azienda titolare della relativa autorizzazione all'immissione in commercio a presentare la domanda di classificazione di cui al comma 1 entro i successivi trenta giorni. Decorso inutilmente tale termine, è data informativa nel sito internet istituzionale dell'AIFA ed è applicato l'allineamento al prezzo più basso all'interno del quarto livello del sistema di classificazione anatomico terapeutico chimico (ATC) ».

Art. 20.

Approvato

(Revisione del sistema di produzione dei medicinali emoderivati da plasma italiano)

1. L'articolo 15 della legge 21 ottobre 2005, n. 219, è sostituito dal seguente:

« Art. 15. - (Produzione di medicinali emoderivati da plasma nazionale) - 1. I medicinali emoderivati prodotti dal plasma raccolto dai servizi trasfusionali italiani, proveniente esclusivamente dalla donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita del sangue umano e dei suoi componenti, sono destinati al soddisfacimento del fabbisogno nazionale e, nell'ottica della piena valorizzazione del gesto del dono del sangue e dei suoi componenti, sono utilizzati prioritariamente rispetto agli equivalenti commerciali, tenendo conto della continuità terapeutica di specifiche categorie di assistiti.

2. In coerenza con i princìpi di cui agli articoli 4 e 7, comma 1, per la lavorazione del plasma raccolto dai servizi trasfusionali italiani per la produzione di medicinali emoderivati dotati dell'autorizzazione all'immissione in commercio in Italia, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, singolarmente o consorziandosi tra loro, stipulano convenzioni con le aziende autorizzate ai sensi del comma 4, in conformità allo schema tipo di convenzione predisposto con decreto del Ministro della salute, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Lo schema tipo di convenzione tiene conto dei princìpi strategici per l'autosufficienza nazionale di cui all'articolo 14, prevedendo adeguati livelli di raccolta del plasma e un razionale e appropriato utilizzo dei prodotti emoderivati e degli intermedi derivanti dalla lavorazione del plasma nazionale, anche nell'ottica della compensazione interregionale. Le aziende garantiscono che i medicinali emoderivati oggetto delle convenzioni sono prodotti esclusivamente con il plasma nazionale.

3. Ai fini della stipula delle convenzioni di cui al comma 2, le aziende produttrici di medicinali emoderivati si avvalgono di stabilimenti di lavorazione, frazionamento e produzione ubicati in Stati membri dell'Unione europea o in Stati terzi che sono parte di accordi di mutuo riconoscimento con l'Unione europea, nel cui territorio il plasma ivi raccolto provenga esclusivamente da donatori volontari non remunerati. Gli stabilimenti di cui al primo periodo sono autorizzati alla lavorazione, al frazionamento del plasma e alla produzione di medicinali emoderivati dalle rispettive autorità nazionali competenti, secondo quanto previsto dalle vigenti disposizioni nazionali e dell'Unione europea.

4. Con decreto del Ministro della salute, sentiti il Centro nazionale sangue e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è approvato l'elenco delle aziende autorizzate alla stipula delle convenzioni di cui al comma 2.

5. Le aziende interessate alla stipula delle convenzioni di cui al comma 2, nel presentare al Ministero della salute l'istanza per l'inserimento nell'elenco di cui al comma 4, documentano il possesso dei requisiti di cui al comma 3, indicano gli stabilimenti interessati alla lavorazione, al frazionamento e alla produzione dei medicinali derivati da plasma nazionale e producono le autorizzazioni alla produzione e le certificazioni rilasciate dalle autorità competenti. Con decreto del Ministro della salute sono definite le modalità per la presentazione e per la valutazione, da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, delle istanze di cui al primo periodo.

6. Presso le aziende che stipulano le convenzioni è conservata specifica documentazione, da esibire a richiesta dell'autorità sanitaria nazionale o regionale, al fine di individuare le donazioni di plasma da cui il prodotto finito è derivato.

7. I lotti di medicinali emoderivati da plasma nazionale, prima della loro restituzione alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, fornitrici del plasma, come specialità medicinali, sono sottoposti, con esito favorevole, al controllo di Stato, secondo le procedure europee, in un laboratorio della rete europea dei laboratori ufficiali per il controllo dei medicinali (General european Official medicines control laboratories (OMCL) network - GEON).

8. Le aziende che stipulano le convenzioni documentano, per ogni lotto di produzione di emoderivati, compresi gli intermedi, le regioni e le province autonome di provenienza del plasma utilizzato, il rispetto delle buone pratiche di fabbricazione e di tutte le altre norme stabilite dall'Unione europea, nonché l'esito del controllo di Stato.

9. Nell'esercizio delle funzioni di cui agli articoli 10, comma 2, lettera i), e 14, il Ministero della salute, sentiti il Centro nazionale sangue e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definisce specifici programmi finalizzati al raggiungimento dell'autosufficienza nella produzione di medicinali emoderivati prodotti da plasma nazionale derivante dalla donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita. Per il perseguimento delle finalità di cui al primo periodo è autorizzata la spesa di 6 milioni di euro annui a decorrere dal 2022 per interventi di miglioramento organizzativo delle strutture dedicate alla raccolta, alla qualificazione e alla conservazione del plasma nazionale destinato alla produzione di medicinali emoderivati.

10. Al fine di promuovere la donazione volontaria e gratuita di sangue e di emocomponenti, è autorizzata la spesa di 1 milione di euro annui a decorrere dal 2022, per la realizzazione da parte del Ministero della salute, in collaborazione con il Centro nazionale sangue e le associazioni e le federazioni di donatori volontari di sangue, di iniziative, campagne e progetti di comunicazione e informazione istituzionale.

11. Agli oneri derivanti dai commi 9 e 10, pari a 7 milioni di euro annui a decorrere dal 2022, si provvede mediante utilizzo delle risorse destinate alla realizzazione di specifici obiettivi del Piano sanitario nazionale, ai sensi dell'articolo 1, comma 34, della legge 23 dicembre 1996, n. 662.

12. Nelle more dell'adozione dei decreti di cui ai commi 2, 4 e 5 in attuazione di quanto previsto dal presente articolo, continuano a trovare applicazione le convenzioni stipulate prima della data di entrata in vigore del presente articolo e sono stipulate nuove convenzioni, ove necessario per garantire la continuità delle prestazioni assistenziali ».

EMENDAMENTO

20.200

Zaffini, Garnero Santanchè

Respinto

Al comma 1, capoverso «Art.15», comma 3, sostituire le parole: «nel cui territorio il plasma ivi raccolto provenga esclusivamente da donatori volontari non remunerati» con le seguenti: «in cui il plasma raccolto non è oggetto di cessione a fini di lucro ed è lavorato in un regime di libero mercato compatibile con l'ordinamento comunitario».

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 20

20.0.200

Mantero, La Mura, Nugnes

Respinto

Dopo l'articolo, aggiungere il seguente:

«Art. 20-bis

(Nuove disposizioni in materia di canapa industriale)

          1. Alla legge 2 dicembre 2016 n. 242, sono apportate le seguenti modificazioni:

        1) all'articolo 1:

                    a) al comma 1, dopo le parole ''per il sostegno e la promozione della coltivazione'' sono inserite le seguenti: ''e della vendita'';

                    b) al comma 3, la lettera a) è sostituita dalla seguente:

                        ''a) alla coltivazione e alla trasformazione di qualsiasi parte della pianta, compresi i fiori, le foglie, le radici e le resine, nonché alle attività connesse di cui all'articolo 2135, comma 3, del codice civile''.

        2) all'articolo 2:

                    a) dopo la lettera a) è inserita la seguente: ''a-bis) preparati contenenti cannabidiolo (CBD);

                        b) il comma 3 è sostituito dal seguente: ''3. L'uso della canapa composta dall'intera pianta di canapa o di sue parti come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata ai fini industriali, commerciali ed energetici, nei limiti e alle condizioni previste dall'allegato X alla parte quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Il contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) nella biomassa di cui al precedente periodo non deve risultare superiore allo 0,5/0.''.

          2. All'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 75, sono aggiunte, infine, le seguenti parole «ad eccezione dei prodotti contenenti, costituiti o derivati dalla canapa (cannabis sativa L.) comprese le infiorescenze, con una percentuale di tetraidrocannabinolo (THC) inferiore allo 0,5 per cento.».

          3. I semilavorati, le infiorescenze fresche ed essiccate, i prodotti da esse derivati, e gli oli di cui all'articolo 2 non rientrano nell'ambito di applicazione del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.

ARTICOLO 21 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 21.

Approvato

(Selezione della dirigenza sanitaria)

1. All'articolo 15 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, il comma 7-bis è sostituito dal seguente:

« 7-bis. Le regioni, nei limiti delle risorse finanziarie ordinarie e nei limiti del numero delle strutture complesse previste dall'atto aziendale di cui all'articolo 3, comma 1-bis, tenuto conto delle norme in materia stabilite dalla contrattazione collettiva, disciplinano i criteri e le procedure per il conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa, previo avviso cui l'azienda è tenuta a dare adeguata pubblicità, sulla base dei seguenti princìpi:

a) la selezione è effettuata da una commissione composta dal direttore sanitario dell'azienda interessata e da tre direttori di struttura complessa nella medesima disciplina dell'incarico da conferire, dei quali almeno due responsabili di strutture complesse in regioni diverse da quella ove ha sede l'azienda interessata alla copertura del posto. I direttori di struttura complessa sono individuati tramite sorteggio da un elenco nazionale nominativo costituito dall'insieme degli elenchi regionali dei direttori di struttura complessa appartenenti ai ruoli regionali del Servizio sanitario nazionale. Qualora fosse sorteggiato più di un direttore di struttura complessa della medesima regione ove ha sede l'azienda interessata alla copertura del posto, è nominato componente della commissione il primo sorteggiato e si prosegue nel sorteggio fino a individuare almeno due componenti della commissione direttori di struttura complessa in regioni diverse da quella ove ha sede la predetta azienda. Se all'esito del sorteggio di cui al secondo o al terzo periodo la metà dei direttori di struttura complessa non è di genere diverso, si prosegue nel sorteggio fino ad assicurare ove possibile l'effettiva parità di genere nella composizione della commissione, fermo restando il criterio territoriale di cui al terzo periodo. Assume le funzioni di presidente della commissione il componente con maggiore anzianità di servizio tra i tre direttori sorteggiati. In caso di parità nelle deliberazioni della commissione prevale il voto del presidente. In deroga alle disposizioni di cui al primo periodo, nella provincia autonoma di Bolzano la selezione per il conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa è effettuata da una commissione composta dal direttore sanitario dell'azienda interessata e da tre direttori di struttura complessa nella medesima disciplina dell'incarico da conferire, dei quali almeno un responsabile di struttura complessa in regione diversa da quella ove ha sede l'azienda interessata alla copertura del posto;

b) la commissione riceve dall'azienda il profilo professionale del dirigente da incaricare. Sulla base dell'analisi comparativa dei curricula, dei titoli professionali posseduti, avuto anche riguardo alle necessarie competenze organizzative e gestionali, dei volumi dell'attività svolta, dell'aderenza al profilo ricercato e degli esiti di un colloquio, la commissione attribuisce a ciascun candidato un punteggio complessivo secondo criteri fissati preventivamente e redige la graduatoria dei candidati. Il direttore generale dell'azienda sanitaria procede alla nomina del candidato che ha conseguito il miglior punteggio. A parità di punteggio prevale il candidato più giovane di età. L'azienda sanitaria interessata può preventivamente stabilire che, nei due anni successivi alla data del conferimento dell'incarico, nel caso di dimissioni o decadenza del dirigente a cui è stato conferito l'incarico, si procede alla sostituzione conferendo l'incarico mediante scorrimento della graduatoria dei candidati;

c) la nomina dei responsabili di unità operativa complessa a direzione universitaria è effettuata dal direttore generale d'intesa con il rettore, sentito il dipartimento universitario competente ovvero, laddove costituita, la competente struttura di raccordo interdipartimentale, sulla base del curriculum scientifico e professionale del responsabile da nominare;

d) il profilo professionale del dirigente da incaricare, i curricula dei candidati, i criteri di attribuzione del punteggio, la graduatoria dei candidati, la relazione della commissione sono pubblicati nel sito internet dell'azienda prima della nomina. I curricula dei candidati e l'atto motivato di nomina sono pubblicati nei siti internet istituzionali dell'ateneo e dell'azienda ospedaliero-universitaria interessati ».

EMENDAMENTO

21.200

Zaffini, Garnero Santanchè

Respinto

Al comma 1, capoverso «7-bis», sostituire la lettera c) con la seguente:

            «c) l'incarico di responsabile di unità operativa complessa a professori universitari viene assegnato sulla base delle modalità contenute alle lettere a) e b) del presente comma, sentito il Rettore ed il dipartimento universitario competente;».

ARTICOLI 22 E 23 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 22.

Approvato

(Procedure relative alla formazione manageriale in materia di sanità pubblica)

1. Al fine di assicurare una maggiore efficienza e la semplificazione delle procedure relative alla formazione in materia di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria e di favorire la diffusione della cultura della formazione manageriale in sanità, consentendo l'efficace tutela degli interessi pubblici, il diploma di master universitario di II livello in materia di organizzazione e gestione sanitaria ha valore di attestato di formazione manageriale di cui all'articolo 1, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, laddove il programma formativo del master sia coerente con i contenuti e le metodologie didattiche definiti con l'accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano di cui al predetto articolo 1, comma 4, lettera c), del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, e le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano abbiano riconosciuto preventivamente con provvedimento espresso, entro sessanta giorni dalla richiesta delle università, la riconducibilità dei master stessi alla formazione manageriale di cui al medesimo articolo 1, comma 4, lettera c). A tal fine, le università, nella certificazione del diploma di master, indicano gli estremi dell'atto di riconoscimento regionale o provinciale e trasmettono alle regioni e alle province autonome che hanno riconosciuto i corsi l'elenco dei soggetti che hanno conseguito il diploma di master.

2. Per le finalità di cui al comma 1, il diploma di master universitario di II livello in materia di organizzazione e gestione sanitaria, laddove il programma formativo del master sia coerente con i contenuti e le metodologie didattiche dei corsi di formazione manageriale di cui agli articoli 15 e 16-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, organizzati e attivati dalle regioni, ovvero dall'Istituto superiore di sanità per i ruoli dirigenziali della sanità pubblica, ed in particolare con i contenuti e le metodologie didattiche degli specifici accordi interregionali in materia, ha valore di attestato rilasciato all'esito dei corsi stessi, ove le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano abbiano riconosciuto preventivamente con provvedimento espresso, entro sessanta giorni dalla richiesta delle università, la riconducibilità di tali master alla predetta formazione manageriale. A tal fine le università, nella certificazione del diploma di master, indicano gli estremi dell'atto di riconoscimento e trasmettono alle regioni e alle province autonome che hanno riconosciuto i corsi, ovvero anche all'Istituto superiore di sanità per i ruoli dirigenziali della sanità pubblica, l'elenco dei dirigenti che hanno conseguito il diploma di master.

Capo VI

CONCORRENZA, SVILUPPO DELLE INFRASTRUTTURE DIGITALI E SERVIZI DI COMUNICAZIONE ELETTRONICA

Art. 23.

Approvato

(Procedure per la realizzazione di infrastrutture di nuova generazione)

1. All'articolo 3 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 4:

1) la lettera a) è sostituita dalla seguente:

« a) l'infrastruttura fisica sia oggettivamente inidonea a ospitare gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità; nel comunicare il rifiuto devono essere elencati gli specifici motivi di inidoneità per ogni singola tratta oggetto di richiesta di accesso, allegando documenti fotografici, planimetrie e ogni documentazione tecnica che avvalori l'oggettiva inidoneità »;

2) la lettera b) è sostituita dalla seguente:

« b) indisponibilità di spazio per ospitare gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità. L'indisponibilità può avere riguardo anche a necessità future del fornitore di infrastruttura fisica, sempre che tali necessità siano concrete, adeguatamente dimostrate, oltre che oggettivamente e proporzionalmente correlate allo spazio predetto; nel comunicare il rifiuto devono essere elencati gli specifici motivi di carenza di spazio per ogni singola tratta oggetto di richiesta di accesso, allegando documenti fotografici, planimetrie e ogni documentazione tecnica che avvalori l'oggettiva indisponibilità rispetto allo spazio richiesto »;

b) ai commi 5 e 6, le parole: « due mesi » sono sostituite dalle seguenti: « sessanta giorni ».

EMENDAMENTO

23.200

Garnero Santanchè, Iannone

Respinto

Al comma 1, lettera a), apportare le seguenti modificazioni:

        a) al capoverso 1), lettera a), sostituire le parole: «per ogni singola tratta oggetto di richiesta di accesso, allegando documenti fotografici, planimetrie e ogni documentazione tecnica che avvalori l'oggettiva inidoneità» con le seguenti: «allegando planimetrie e ogni altra documentazione tecnica che avvalori l'oggettiva inidoneità, ad esclusione di quella documentazione che possa comportare uno scambio di informazioni sensibili dal punto di vista competitivo ovvero tale da mettere a rischio la sicurezza delle infrastrutture fisiche»;

        b) al capoverso 2), lettera b), sostituire le parole: «per ogni singola tratta oggetto di richiesta di accesso, allegando documenti fotografici, planimetrie e ogni documentazione tecnica che avvalori l'oggettiva indisponibilità rispetto allo spazio richiesto» con le seguenti: «allegando eventuali planimetrie o altra documentazione tecnica che possa avvalorare l'oggettiva indisponibilità rispetto allo spazio richiesto, ad esclusione di quella documentazione contenente informazioni sensibili dal punto di vista competitivo ovvero tali da mettere a rischio la sicurezza delle infrastrutture fisiche».

ARTICOLO 24 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 24.

Approvato

(Interventi di realizzazione delle reti in fibra ottica)

1. All'articolo 5 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, il comma 1 è sostituito dal seguente:

« 1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 40 della legge 1° agosto 2002, n. 166, ogni gestore di infrastrutture fisiche e ogni operatore di rete che esegue direttamente o indirettamente opere di genio civile deve coordinarsi con altri operatori di rete che hanno dichiarato pubblicamente piani di realizzazione nella stessa area allo scopo di installare elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità. Il coordinamento riguarda il processo di richiesta dei permessi, la non duplicazione inefficiente di opere del genio civile, la condivisione dei costi di realizzazione. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni vigila sul rispetto delle disposizioni di cui al primo e al secondo periodo e, in caso di inadempienza, interviene con provvedimenti che stabiliscono le modalità di coordinamento e il cui mancato rispetto comporta l'irrogazione delle sanzioni previste dall'articolo 98, comma 11, del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259. In assenza di infrastrutture disponibili, l'installazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità è effettuata preferibilmente con tecnologie di scavo a basso impatto ambientale e secondo quanto previsto dall'articolo 6, comma 4-ter, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 3, comma 4, lettera c), nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale da adottare ai sensi del citato articolo 6, comma 4-ter, del decreto-legge n. 145 del 2013, trovano applicazione le norme tecniche e le prassi di riferimento nella specifica materia elaborate dall'Ente nazionale italiano di unificazione ».

EMENDAMENTO

24.200

Garnero Santanchè, Iannone

Respinto

Sostituire l'articolo con il seguente:

        «Art. 24.

(Interventi di realizzazione delle reti in fibra ottica)

        1. Al decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, apportare le seguenti modificazioni:

            a) all'articolo 5, il comma 1 è sostituito dai seguenti:

        ''1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 40 della legge lº agosto 2002, n. 166, ogni gestore di infrastrutture fisiche e ogni operatore di rete che esegue direttamente o indirettamente opere di genio civile esclusivamente finalizzate all'installazione delle reti in fibra ottica e nell'ambito urbano, deve coordinarsi con altri operatori di rete di telecomunicazioni che hanno dichiarato pubblicamente nel Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture (SINFI) piani di realizzazione nella stessa area allo scopo di installare elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità. Il coordinamento riguarda il processo di richiesta dei permessi, la non duplicazione inefficiente di opere del genio civile, la condivisione dei costi di realizzazione. Con riguardo alla condivisione dei costi di realizzazione, l'operatore che dichiara per primo al SINEI il piano di realizzazione si assume l'onere di anticipare i costi e di realizzare le opere di genio civile, compresa la scelta della tecnologia di scavo. Se la tipologia di scavo è la medesima la ripartizione dei costi per lo scavo e i ripristini viene suddivisa in parti uguali tra gli operatori di rete. Qualora la condivisione dello scavo comporti il cambio della tipologia di scavo, l'operatore che insiste per primo sarà escluso dalla ripartizione dei conseguenti maggiori costi di scavo e di ripristino. Resta inteso che i costi per la posa dell'infrastruttura di rete saranno sostenuti dagli operatori in proporzione all'occupazione dello scavo, e che le parti interessate negozieranno in buona fede accordi secondo i principi di cui al presente comma e come meglio definiti nel decreto di cui al successivo comma 1-bis.

        In assenza di infrastrutture disponibili, l'installazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità è effettuata preferibilmente con tecnologie di scavo a basso impatto ambientale e secondo quanto previsto dall'articolo 6, comma 4-ter, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, nonché dall'articolo 40, comma 5, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 3, comma 4, lettera c), del decreto-legge n. 145 del 2013 nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale da adottare ai sensi dell'articolo 6, comma 4-ter del citato decreto-legge, trovano applicazione le norme tecniche e le prassi di riferimento nella specifica materia elaborate dall'Ente nazionale italiano di unificazione. Resta inteso, in ogni caso, che le varianti in corso d'opera e gli interventi di urgenza sono esclusi dall'obbligo di cui al presente comma.

        1-bis. Al fine di dare completa attuazione all'obbligo di coordinamento di cui al comma 1, il Ministero dello sviluppo economico, sentita la Conferenza Unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge è delegato a rivedere il decreto ministeriale 11 maggio 2016 recante 'Istituzione del SINFI-Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture', stabilendo anche, in deroga all'articolo 4, gli aspetti procedurali, comprese le tempistiche certe per la consultazione e l'accesso al Sistema, in modo che l'operatore che pubblica per primo sul Sistema il piano di realizzazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in una determinata area potrà procedere in ogni caso alla richiesta dei permessi e conseguentemente all'inizio dei lavori decorso inutilmente il termine perentorio di quindici giorni solari dalla pubblicazione del piano di realizzazione senza che sia stata pubblicata nessuna altra manifestazione di interesse. Nel caso in cui ci fossero altre manifestazioni di interesse sullo stesso piano di realizzazione, l'operatore che pubblica per primo sul Sistema il piano di realizzazione potrà procedere in ogni caso alla richiesta dei permessi e conseguentemente all'inizio dei lavori, qualora le parti non trovino un accordo in buona fede entro i successivi quindici giorni dalla manifestazione di interesse. Il decreto dovrà prevedere altresì un adeguato sistema di informazione per tutti gli altri operatori interessati alla manifestazione di interesse al coordinamento dei lavori di scavo. Nel medesimo decreto sono previste inoltre le ulteriori norme sui costi di realizzazione, necessarie a consentire l'effettivo coordinamento, in modo che sia preservata in ogni caso la libera iniziativa economica tra tutti gli operatori e il rispetto dei princìpi di economicità, efficacia, tempestività e correttezza, nonché le eventuali ulteriori esenzioni dall'obbligo di cui al comma 1. Resta inteso che la definizione delle modalità di comunicazione al Sistema del piano di realizzazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in una determinata area dovrà tenere conto della necessità di tutelare informazioni commerciali sensibili quali le decisioni di investimento degli operatori. Prima della pubblicazione del decreto ministeriale, il Ministero dello sviluppo economico avvia una consultazione pubblica della durata di trenta giorni, prevedendo il coinvolgimento degli operatori di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità''.

            b) all'articolo 10, dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

        ''4-bis. In caso di inadempienza alle disposizioni di cui all'articolo 5, commi 1 e 1-bis, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni applica ai soggetti che non ottemperano alla propria decisione vincolante la sanzione amministrativa pecuniaria prevista dall'articolo 30, comma 12, del decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259, s.m.i., recante il codice delle comunicazioni elettroniche, in misura da 15.000 euro a 150.000 euro''.».

ARTICOLO 25 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 25.

Approvato

(Blocco e attivazione dei servizi premium e acquisizione della prova del consenso)

1. All'articolo 1 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, il comma 3-quater è sostituito dal seguente:

« 3-quater. È fatto obbligo ai soggetti gestori dei servizi di telefonia e di comunicazioni elettroniche, ai fini dell'eventuale addebito al cliente del costo di servizi in abbonamento offerti da terzi, di acquisire la prova del previo consenso espresso del medesimo. In ogni caso, è fatto divieto agli operatori di telefonia e di comunicazioni elettroniche di attivare, senza il previo consenso espresso e documentato del consumatore o dell'utente, servizi in abbonamento da parte degli stessi operatori o di terzi, inclusi quei servizi che prevedono l'erogazione di contenuti digitali forniti sia mediante SMS e MMS, sia tramite connessione dati, con addebito su credito telefonico o documento di fatturazione, offerti sia da terzi, sia direttamente dagli operatori di accesso ».

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 25

25.0.200

Garnero Santanchè, Iannone

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 25-bis.

(Semplificazione delle modalità di comunicazione con gli utenti)

        1. All'articolo 1, comma 291, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 sono aggiunte infine le seguenti parole: ''ovvero su supporto durevole di cui all'articolo 45, comma 1, lettera l), decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, anche in modalità digitale''».

ARTICOLI DA 26 A 28 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 26.

Approvato

(Norme in materia di servizi postali)

1. All'articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, dopo il comma 8 è inserito il seguente:

« 8-bis. Il Ministero dello sviluppo economico, sentita l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, riesamina periodicamente l'ambito di applicazione degli obblighi di servizio universale sulla base degli orientamenti della Commissione europea, delle esigenze degli utenti e delle diverse offerte presenti sul mercato nazionale in termini di disponibilità, qualità e prezzo accessibile, segnalando periodicamente alle Camere le modifiche normative ritenute necessarie in ragione dell'evoluzione dei mercati e delle tecnologie ».

2. All'articolo 1, comma 6, della legge 31 luglio 1997, n. 249, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) alla lettera a), numero 5), dopo le parole: « operatori di comunicazione » sono inserite le seguenti: « e postali » e dopo le parole: « amministrazioni competenti, » sono inserite le seguenti: « i fornitori di servizi postali, compresi i fornitori di servizi di consegna dei pacchi, »;

b) alla lettera c), numero 11), dopo le parole: « operatori del settore delle comunicazioni » sono inserite le seguenti: « e del settore postale ».

Capo VII

CONCORRENZA, RIMOZIONE DEGLI ONERI PER LE IMPRESE E PARITÀ DI TRATTAMENTO TRA GLI OPERATORI

Art. 27.

Approvato

(Delega al Governo per la revisione dei procedimenti amministrativi in funzione di sostegno alla concorrenza)

1. Ai fini dell'individuazione dell'elenco dei nuovi regimi amministrativi delle attività private, della semplificazione e della reingegnerizzazione in digitale delle procedure amministrative, il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi per la ricognizione, la semplificazione e l'individuazione delle attività oggetto di procedimento di segnalazione certificata di inizio attività o di silenzio assenso nonché di quelle per le quali è necessario il titolo espresso o è sufficiente una comunicazione preventiva. L'individuazione dei regimi amministrativi delle attività è effettuata al fine di eliminare le autorizzazioni e gli adempimenti non necessari, nel rispetto dei princìpi del diritto dell'Unione europea relativi all'accesso alle attività di servizi e in modo da ridurre gli oneri amministrativi a carico dei cittadini e delle imprese, anche tenendo conto dell'individuazione di cui alla tabella A del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 222.

2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, secondo princìpi di ragionevolezza e proporzionalità, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) tipizzare e individuare le attività soggette ad autorizzazione, giustificata da motivi imperativi di interesse generale, e i provvedimenti autorizzatori posti a tutela di princìpi e interessi costituzionalmente rilevanti;

b) tipizzare e individuare le attività soggette ai regimi amministrativi di cui agli articoli 19, 19-bis e 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché quelle soggette a mero obbligo di comunicazione;

c) eliminare i provvedimenti autorizzatori, gli adempimenti e le misure incidenti sulla libertà di iniziativa economica non indispensabili, fatti salvi quelli previsti dalla normativa dell'Unione europea o quelli posti a tutela di princìpi e interessi costituzionalmente rilevanti;

d) semplificare i procedimenti relativi ai provvedimenti autorizzatori, gli adempimenti e le misure non eliminati ai sensi delle lettere a), b) e c), in modo da ridurre il numero delle fasi procedimentali e delle amministrazioni coinvolte, anche eliminando e razionalizzando le competenze degli uffici, accorpando le funzioni per settori omogenei e individuando discipline e tempi uniformi per tipologie omogenee di procedimenti;

e) estendere l'ambito delle attività private liberamente esercitabili senza necessità di alcun adempimento, inclusa la mera comunicazione;

f) semplificare e reingegnerizzare le procedure e gli adempimenti per la loro completa digitalizzazione;

g) eliminare i livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti per l'adeguamento alla normativa dell'Unione europea;

h) ridurre i tempi dei procedimenti autorizzatori per l'avvio dell'attività di impresa.

3. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione di concerto con i Ministri competenti per materia, sentite le associazioni imprenditoriali, previa acquisizione del parere e, per i profili di competenza regionale, dell'intesa della Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e del parere del Consiglio di Stato, che sono resi nel termine di quarantacinque giorni dalla data di trasmissione di ciascuno schema di decreto legislativo, decorso il quale il Governo può comunque procedere. Lo schema di ciascun decreto legislativo è successivamente trasmesso alle Camere per l'espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano nel termine di quarantacinque giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque adottato.

4. Entro un anno dalla data di entrata in vigore dei decreti legislativi di cui al comma 1, il Governo può adottare uno o più decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive, nel rispetto della procedura e dei princìpi e criteri direttivi di cui al presente articolo.

5. La Commissione parlamentare per la semplificazione verifica periodicamente lo stato di attuazione del presente articolo e ne riferisce ogni sei mesi alle Camere.

6. Il Governo, nelle materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato, adotta le norme regolamentari di attuazione o esecuzione adeguandole ai decreti legislativi adottati ai sensi del presente articolo.

7. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A tale fine, le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti dai decreti legislativi di cui al comma 1 con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

Art. 28.

Approvato

(Delega al Governo in materia di semplificazione dei controlli sulle attività economiche)

1. Al fine di assicurare la semplificazione degli adempimenti e delle attività di controllo, consentendo l'efficace tutela degli interessi pubblici, nonché di favorire la ripresa e il rilancio delle attività economiche, il Governo è delegato ad adottare, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, uno o più decreti legislativi, volti a semplificare, rendere più efficaci ed efficienti e coordinare i controlli sulle attività economiche nel rispetto dei criteri di cui all'articolo 20, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59, nonché dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) eliminazione degli adempimenti non necessari alla tutela degli interessi pubblici, nonché delle corrispondenti attività di controllo;

b) semplificazione degli adempimenti amministrativi necessari sulla base del principio di proporzionalità rispetto alle esigenze di tutela degli interessi pubblici;

c) coordinamento e programmazione dei controlli da parte delle amministrazioni per evitare duplicazioni e sovrapposizioni dei controlli e ritardi al normale esercizio delle attività dell'impresa, assicurando l'efficace tutela dell'interesse pubblico;

d) programmazione dei controlli secondo i princìpi di efficacia, efficienza e proporzionalità, tenendo conto delle informazioni in possesso delle amministrazioni competenti, definendo contenuti, modalità e frequenza dei controlli anche sulla base dell'esito delle verifiche e delle ispezioni pregresse;

e) ricorso alla diffida o ad altri meccanismi di promozione dell'ottemperanza alla disciplina a tutela di interessi pubblici;

f) promozione della collaborazione tra le amministrazioni e i soggetti controllati al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità, anche introducendo meccanismi di dialogo e di valorizzazione dei comportamenti virtuosi, anche attraverso strumenti premiali;

g) accesso ai dati e scambio delle informazioni da parte dei soggetti che svolgono funzioni di controllo ai fini del coordinamento e della programmazione dei controlli anche attraverso l'interoperabilità delle banche dati, secondo la disciplina recata dal codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82;

h) individuazione, trasparenza e conoscibilità degli obblighi e degli adempimenti che le imprese devono rispettare per ottemperare alle disposizioni normative, nonché dei processi e metodi relativi ai controlli, per mezzo di strumenti standardizzati e orientati alla gestione dei rischi, quali liste di verifica, manuali e linee guida e indirizzi uniformi;

i) verifica e valutazione degli esiti dell'attività di controllo in termini di efficacia, efficienza e sostenibilità;

l) divieto per le pubbliche amministrazioni, nell'ambito dei controlli sulle attività economiche, di richiedere la produzione di documenti e informazioni già in loro possesso.

2. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione, del Ministro dello sviluppo economico, del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, del Ministro dell'economia e delle finanze e dei Ministri competenti per materia, sentite le associazioni imprenditoriali e le organizzazioni sindacali più rappresentative su base nazionale, previa acquisizione dell'intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e del parere del Consiglio di Stato, che sono resi nel termine di quarantacinque giorni dalla data di trasmissione di ciascuno schema di decreto legislativo, decorso il quale il Governo può comunque procedere. Lo schema di ciascun decreto legislativo è successivamente trasmesso alle Camere per l'espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano nel termine di quarantacinque giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque adottato.

3. Le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, nell'ambito dei propri ordinamenti, conformano le attività di controllo di loro competenza ai princìpi di cui al comma 1.

4. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, il Governo può adottare, nel rispetto della procedura e dei princìpi e criteri direttivi di cui al presente articolo, uno o più decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive.

5. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A tale fine, le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti dai decreti legislativi di cui al comma 1 con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

EMENDAMENTI

28.200

Garnero Santanchè, Iannone

Respinto

Al comma 1, dopo la lettera l) aggiungere la seguente:

            «l-bis) prevedere l'estensione ad alcuni comparti degli appalti di servizi del sistema di qualificazione generale degli operatori da parte degli organismi di attestazione, di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, ai fini di garantire il rispetto della legalità e la celerità degli affidamenti da parte degli enti pubblici, nonché di mantenere il sistema degli affidamenti diretti semplificati, già previsti per alcune tipologie di appalti in ragione dell'emergenza epidemiologica, previa qualificazione delle imprese affidatarie».

28.201

Garnero Santanchè, Iannone

Respinto

Al comma 1, dopo la lettera l), aggiungere la seguente:

            «l-bis) parificazione, per l'accesso ai bandi, fondi e finanziamenti, tra liberi professionisti e lavoratori autonomi, in quanto esercenti attività economica, e imprese, ai sensi della Raccomandazione della Commissione europea n. 2003/361/CE. A tal fine l'iscrizione a Ordini, collegi o albi professionali è da intendersi equivalente all'iscrizione alla camera di commercio per le imprese».

ARTICOLI DA 29 A 31 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 29.

Approvato

(Abbreviazione dei termini della comunicazione unica per la nascita dell'impresa)

1. All'articolo 9 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, il comma 4 è sostituito dal seguente:

« 4. Le amministrazioni competenti comunicano all'interessato e all'ufficio del registro delle imprese, per via telematica, immediatamente il codice fiscale e la partita IVA ed entro i successivi quattro giorni gli ulteriori dati definitivi relativi alle posizioni registrate ».

Art. 30.

Approvato

(Delega al Governo per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/1020 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, e per la semplificazione e il riordino del relativo sistema di vigilanza del mercato)

1. Al fine di rafforzare la concorrenza nel mercato unico dell'Unione europea, assicurando adeguati livelli di controllo sulle conformità delle merci, e di promuovere, al contempo, una semplificazione e razionalizzazione del sistema di vigilanza a vantaggio di operatori e utenti finali, il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, uno o più decreti legislativi per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/1020 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, sulla vigilanza del mercato e sulla conformità dei prodotti, nonché per la razionalizzazione e la semplificazione di tale sistema di vigilanza, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi specifici, oltre che, ove compatibili, di quelli di cui all'articolo 32 della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

a) individuazione delle autorità di vigilanza e delle autorità incaricate del controllo, compreso il controllo delle frontiere esterne, dei prodotti che entrano nel mercato dell'Unione europea ai sensi, rispettivamente, degli articoli 10 e 25 del regolamento (UE) 2019/1020 e delle relative attribuzioni, attività e poteri conformemente alla disciplina dell'Unione europea, con contestuale adeguamento, revisione, riorganizzazione, riordino e semplificazione della normativa vigente, nella maniera idonea a implementare e massimizzare l'efficienza e l'efficacia del sistema dei controlli e i livelli di tutela per utenti finali e operatori, favorendo, ove funzionale a tali obiettivi, la concentrazione nell'attribuzione e nella definizione delle competenze, anche mediante accorpamenti delle medesime per gruppi omogenei di controlli o prodotti e la razionalizzazione del loro riparto tra le autorità e tra strutture centrali e periferiche della singola autorità, sulla base dei princìpi di competenza, adeguatezza, sussidiarietà, differenziazione e unitarietà dei processi decisionali, anche mediante l'attribuzione della titolarità dei procedimenti di vigilanza secondo le regole di prevalenza dei profili di competenza rispetto alla natura e al normale utilizzo dei prodotti, e comunque garantendo la netta definizione delle competenze e una distribuzione e allocazione delle risorse, di bilancio, umane e strumentali, disponibili in maniera adeguata all'espletamento delle funzioni attribuite, ad eccezione delle attribuzioni delle autorità di pubblica sicurezza, quali autorità di sorveglianza del mercato in materia di esplosivi per uso civile e articoli pirotecnici;

b) semplificazione ed ottimizzazione del sistema di vigilanza e conformità dei prodotti, riducendo, senza pregiudizio per gli obiettivi di vigilanza, gli oneri amministrativi, burocratici ed economici a carico delle imprese, anche mediante la semplificazione del coordinamento tra le procedure connesse ai controlli dei prodotti che entrano nel mercato dell'Unione europea e quelle rimesse alle autorità di vigilanza e semplificazione dei procedimenti, nel rispetto della normativa dell'Unione europea, in ragione delle caratteristiche dei prodotti, tenendo conto anche dei casi in cui i rischi potenziali o i casi di non conformità siano bassi o delle situazioni in cui i prodotti siano commercializzati principalmente attraverso catene di approvvigionamento tradizionali, nonché garantire a operatori e utenti finali, secondo i princìpi di concentrazione e trasparenza, facile accesso a informazioni pertinenti e complete sulle procedure e sulle normative applicabili, ad eccezione delle attribuzioni delle autorità di pubblica sicurezza, ai sensi del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e al relativo regolamento di esecuzione;

c) individuazione dell'ufficio unico di collegamento di cui all'articolo 10 del regolamento (UE) 2019/1020, anche in base al criterio della competenza prevalente, prevedendo che al medesimo siano attribuite le funzioni di rappresentanza della posizione coordinata delle autorità di vigilanza e delle autorità incaricate del controllo dei prodotti che entrano nel mercato dell'Unione europea e di comunicazione delle strategie nazionali di vigilanza adottate ai sensi dell'articolo 13 del regolamento (UE) 2019/1020, garantendo, per lo svolgimento delle funzioni assegnate, adeguate risorse finanziarie, strumentali e di personale, anche mediante assegnazione di unità di personale, dotate delle necessarie competenze ed esperienze, proveniente dalle autorità di vigilanza o comunque dalle amministrazioni competenti per le attività di vigilanza e controllo delle normative armonizzate di cui al regolamento (UE) 2019/1020, in posizione di comando o altro analogo istituto previsto dai rispettivi ordinamenti, ai sensi delle disposizioni vigenti e dell'articolo 17, comma 14, della legge 15 maggio 1997, n. 127;

d) previsione di adeguati meccanismi di comunicazione, coordinamento e cooperazione tra le autorità di vigilanza e con le autorità incaricate del controllo dei prodotti che entrano nel mercato dell'Unione europea e tra tali autorità e l'ufficio unico di collegamento, favorendo l'utilizzo del sistema di informazione e comunicazione di cui all'articolo 34 del regolamento (UE) 2019/1020 e comunque garantendo un adeguato flusso informativo con l'ufficio unico di collegamento;

e) rafforzamento della digitalizzazione delle procedure di controllo, di vigilanza e di raccolta dei dati, anche al fine di favorire l'applicazione dei sistemi di intelligenza artificiale per il tracciamento di prodotti illeciti e per l'analisi dei rischi;

f) previsione, in materia di sorveglianza sui prodotti rilevanti ai fini della sicurezza in caso di incendio, della possibilità per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco di stipulare convenzioni con altre pubbliche amministrazioni per l'affidamento di campagne di vigilanza su prodotti di interesse prevalente e lo sviluppo delle strutture di prova dei vigili del fuoco;

g) verifica e aggiornamento, in base ad approcci basati, in particolare, sulla valutazione del rischio, delle procedure di analisi e test per ogni categoria di prodotto e previsione di misure specifiche per le attività di vigilanza sui prodotti offerti per la vendita online o comunque mediante altri canali di vendita a distanza e ricognizione degli impianti e dei laboratori di prova esistenti in applicazione dell'articolo 21 del regolamento (UE) 2019/1020;

h) definizione, anche mediante riordino e revisione della normativa vigente, del sistema sanzionatorio da applicare per le violazioni del regolamento (UE) 2019/1020 e delle normative indicate all'allegato II del medesimo regolamento (UE) 2019/1020, nel rispetto dei princìpi di efficacia e dissuasività nonché di ragionevolezza e proporzionalità e previsione della riassegnazione di una quota non inferiore al 50 per cento delle somme introitate, da destinare agli appositi capitoli di spesa delle autorità di vigilanza, di controllo e dell'ufficio unico di collegamento;

i) definizione delle ipotesi in cui è ammesso il recupero, totale ai sensi dell'articolo 15 del regolamento (UE) 2019/1020 o parziale, dall'operatore economico dei costi delle attività di vigilanza, dei relativi procedimenti, dei costi che possono essere recuperati e delle relative modalità di recupero.

2. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A tale fine, le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti dai decreti legislativi di cui al comma 1 con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente. Qualora uno o più decreti legislativi determinino nuovi o maggiori oneri che non trovino compensazione al proprio interno, i medesimi decreti legislativi sono adottati solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie, in conformità all'articolo 17, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

Art. 31.

Approvato

(Modifica alla disciplina del risarcimento diretto per la responsabilità civile auto)

1. All'articolo 150 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, il comma 2 è sostituito dal seguente:

« 2. Le disposizioni relative alla procedura prevista dall'articolo 149 si applicano anche alle imprese di assicurazione con sede legale in altri Stati membri che operano nel territorio della Repubblica ai sensi degli articoli 23 e 24 ».

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 31

31.0.200

de Bertoldi, Garnero Santanchè, Iannone

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 31-bis.

(Libertà di praticare sconti)

        1. Fatte salve le disposizioni di cui al decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145 e al decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 146 e successive modificazioni, in materia di pratiche commerciali scorrette e di pubblicità ingannevole e comparativa e gli articoli 2 e 3 della legge 10 ottobre 1990, n. 287 e successive modificazioni e gli articoli 101 e 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea, ogni impresa che svolga attività commerciale anche al dettaglio, in qualunque settore merceologico, può decidere in autonomia il periodo nel quale effettuare sconti, saldi o vendite straordinarie, la durata delle promozioni e l'entità delle riduzioni».

Capo VIII

RAFFORZAMENTO DEI POTERI IN MATERIA DI ATTIVITÀ ANTITRUST

ARTICOLI 32 E 33 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 32.

Approvato

(Concentrazioni)

1. Alla legge 10 ottobre 1990, n. 287, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 6, il comma 1 è sostituito dal seguente:

« 1. Nei riguardi delle operazioni di concentrazione soggette a comunicazione ai sensi dell'articolo 16, l'Autorità valuta se ostacolino in modo significativo la concorrenza effettiva nel mercato nazionale o in una sua parte rilevante, in particolare a causa della costituzione o del rafforzamento di una posizione dominante. Tale situazione deve essere valutata in ragione della necessità di preservare e sviluppare la concorrenza effettiva tenendo conto della struttura di tutti i mercati interessati e della concorrenza attuale o potenziale, nonché della posizione sul mercato delle imprese partecipanti, del loro potere economico e finanziario, delle possibilità di scelta dei fornitori e degli utilizzatori, del loro accesso alle fonti di approvvigionamento o agli sbocchi di mercato, dell'esistenza di diritto o di fatto di ostacoli all'entrata, dell'andamento dell'offerta e della domanda dei prodotti e dei servizi in questione, degli interessi dei consumatori intermedi e finali, nonché del progresso tecnico ed economico purché esso sia a vantaggio del consumatore e non costituisca impedimento alla concorrenza. L'Autorità può valutare gli effetti anticompetitivi di acquisizioni di controllo su imprese di piccole dimensioni caratterizzate da strategie innovative, anche nel campo delle nuove tecnologie »;

b) all'articolo 16:

1) dopo il comma 1 è inserito il seguente:

« 1-bis. L'Autorità può richiedere alle imprese interessate di notificare entro trenta giorni un'operazione di concentrazione anche nel caso in cui sia superata una sola delle due soglie di fatturato di cui al comma 1, ovvero nel caso in cui il fatturato totale realizzato a livello mondiale dall'insieme delle imprese interessate sia superiore a 5 miliardi di euro, qualora sussistano concreti rischi per la concorrenza nel mercato nazionale, o in una sua parte rilevante, tenuto anche conto degli effetti pregiudizievoli per lo sviluppo e la diffusione di imprese di piccole dimensioni caratterizzate da strategie innovative, e non siano trascorsi oltre sei mesi dal perfezionamento dell'operazione. In caso di omessa notifica si applicano le sanzioni di cui all'articolo 19, comma 2 »;

2) il comma 2 è sostituito dal seguente:

« 2. Per gli enti creditizi e gli altri istituti finanziari il fatturato è sostituito dalla somma delle seguenti voci di provento al netto, se del caso, dell'imposta sul valore aggiunto e di altre imposte direttamente associate ai proventi: a) interessi e proventi assimilati; b) proventi di azioni, quote ed altri titoli a reddito variabile, proventi di partecipazioni, proventi di partecipazioni in imprese collegate e altri proventi su titoli; c) proventi per commissioni; d) profitti da operazioni finanziarie; e) altri proventi di gestione. Per le imprese di assicurazione il fatturato è sostituito dal valore di premi lordi emessi, che comprendono tutti gli importi incassati o da incassare a titolo di contratti d'assicurazione stipulati direttamente da dette imprese o per loro conto, inclusi i premi ceduti ai riassicuratori, previa detrazione delle imposte o tasse parafiscali riscosse sull'importo dei premi o sul relativo volume complessivo »;

c) all'articolo 5:

1) al comma 1, la lettera c) è sostituita dalla seguente:

« c) quando due o più imprese procedono alla costituzione di un'impresa comune che esercita stabilmente tutte le funzioni di un'entità autonoma »;

2) il comma 3 è sostituito dal seguente:

« 3. Qualora l'operazione di costituzione di un'impresa comune che realizza una concentrazione abbia per oggetto o per effetto il coordinamento del comportamento di imprese indipendenti, tale coordinamento è valutato secondo i parametri adottati per la valutazione delle intese restrittive della libertà di concorrenza, al fine di stabilire se l'operazione comporti le conseguenze di cui all'articolo 6. In tale valutazione l'Autorità tiene conto, in particolare, della presenza significativa e simultanea di due o più imprese fondatrici sullo stesso mercato dell'impresa comune, o su un mercato situato a monte o a valle di tale mercato, ovvero su un mercato contiguo strettamente legato a detto mercato, nonché della possibilità offerta alle imprese interessate, attraverso il loro coordinamento risultante direttamente dalla costituzione dell'impresa comune, di eliminare la concorrenza per una parte sostanziale dei prodotti e servizi in questione ».

Art. 33.

Approvato

(Rafforzamento del contrasto all'abuso di dipendenza economica)

1. All'articolo 9 della legge 18 giugno 1998, n. 192, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Salvo prova contraria, si presume la dipendenza economica nel caso in cui un'impresa utilizzi i servizi di intermediazione forniti da una piattaforma digitale che ha un ruolo determinante per raggiungere utenti finali o fornitori, anche in termini di effetti di rete o di disponibilità dei dati »;

b) al comma 2 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Le pratiche abusive realizzate dalle piattaforme digitali di cui al comma 1 possono consistere anche nel fornire informazioni o dati insufficienti in merito all'ambito o alla qualità del servizio erogato e nel richiedere indebite prestazioni unilaterali non giustificate dalla natura o dal contenuto dall'attività svolta, ovvero nell'adottare pratiche che inibiscono od ostacolano l'utilizzo di diverso fornitore per il medesimo servizio, anche attraverso l'applicazione di condizioni unilaterali o costi aggiuntivi non previsti dagli accordi contrattuali o dalle licenze in essere »;

c) al comma 3 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Le azioni civili esperibili a norma del presente articolo sono proposte di fronte alle sezioni specializzate in materia di impresa di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 27 giugno 2003, n. 168 ».

2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a decorrere dal 31 ottobre 2022.

3. La Presidenza del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministero della giustizia e sentita l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, può adottare apposite linee guida dirette a facilitare l'applicazione delle disposizioni di cui al comma 1, in coerenza con i princìpi della normativa europea, anche al fine di prevenire il contenzioso e favorire buone pratiche di mercato in materia di concorrenza e libero esercizio dell'attività economica.

EMENDAMENTO

33.300

Garnero Santanchè, Iannone (*)

Respinto

Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «e nel caso in cui un fornitore di software utilizzi la propria posizione per imporre i propri prodotti e servizi o limitarne l'uso anche nell'utilizzo di infrastrutture cloud».

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

ARTICOLI 34 E 35 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 34.

Approvato

(Procedura di transazione)

1. Alla legge 10 ottobre 1990, n. 287, dopo l'articolo 14-ter è inserito il seguente:

« Art. 14-quater. - (Procedura di transazione) - 1. Nel corso dell'istruttoria aperta ai sensi dell'articolo 14, comma 1, l'Autorità può fissare un termine entro il quale le imprese interessate possono manifestare per iscritto la loro disponibilità a partecipare a discussioni in vista dell'eventuale presentazione di proposte di transazione.

2. L'Autorità può informare le parti che partecipano a discussioni di transazione circa: a) gli addebiti che intende muovere nei loro confronti; b) gli elementi probatori utilizzati per stabilire gli addebiti che intende muovere; c) versioni non riservate di qualsiasi specifico documento accessibile, elencato nel fascicolo in quel momento, nella misura in cui la richiesta della parte sia giustificata al fine di consentirle di accertare la sua posizione in merito a un periodo di tempo o a qualsiasi altro aspetto particolare del cartello; d) la forcella delle potenziali ammende. Tali informazioni sono riservate nei confronti di terzi salvo che l'Autorità ne abbia esplicitamente autorizzato la divulgazione.

3. In caso di esito favorevole di tali discussioni, l'Autorità può fissare un termine entro il quale le imprese interessate possono impegnarsi a seguire la procedura di transazione presentando proposte transattive che rispecchino i risultati delle discussioni svolte e in cui riconoscano la propria partecipazione a un'infrazione agli articoli 2 e 3 della presente legge ovvero agli articoli 101 e 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, nonché la rispettiva responsabilità.

4. L'Autorità può decidere in qualsiasi momento di cessare completamente le discussioni in vista di una transazione, anche rispetto a una o più parti specifiche, qualora ritenga che sia comunque compromessa l'efficacia della procedura. Prima che l'Autorità fissi un termine per la presentazione delle proposte di transazione, le parti interessate hanno il diritto a che sia loro divulgata a tempo debito, su richiesta, l'informazione specificata nel comma 2. L'Autorità non è obbligata a tener conto di proposte di transazione ricevute dopo la scadenza del termine suddetto.

5. L'Autorità definisce con proprio provvedimento generale, in conformità con l'ordinamento dell'Unione europea e garantendo il diritto al contraddittorio, le regole procedurali che disciplinano la presentazione e la valutazione delle proposte di transazione di cui al presente articolo e l'entità della riduzione della sanzione di cui all'articolo 15, comma 1-bis, da accordare in caso di completamento con successo della procedura ».

Art. 35.

Approvato

(Poteri istruttori)

1. Alla legge 10 ottobre 1990, n. 287, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 12, dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:

« 2-bis. Ai fini dell'applicazione degli articoli 2 e 3 della presente legge, nonché per l'applicazione degli articoli 101 e 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l'Autorità può in ogni momento richiedere a imprese e a enti che ne siano in possesso di fornire informazioni e di esibire documenti utili. Tali richieste di informazioni indicano le basi giuridiche su cui sono fondate le richieste, sono proporzionate e non obbligano i destinatari ad ammettere un'infrazione degli articoli 101 o 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea ovvero degli articoli 2 o 3 della presente legge.

2-ter. Con provvedimento dell'Autorità, i soggetti ai quali è richiesto di fornire o esibire gli elementi di cui al comma 2-bis sono sottoposti alle sanzioni amministrative pecuniarie di cui all'articolo 14, comma 5, se rifiutano od omettono di fornire le informazioni o di esibire i documenti richiesti ovvero se forniscono informazioni od esibiscono documenti non veritieri, senza giustificato motivo. L'Autorità riconosce ai soggetti di cui al comma 2-bis un congruo periodo di tempo, anche in ragione della complessità delle informazioni in oggetto, comunque non superiore a sessanta giorni, rinnovabili con richiesta motivata, per rispondere alle richieste di informazioni avanzate dall'Autorità stessa. Sono fatte salve le diverse sanzioni previste dall'ordinamento vigente »;

b) dopo l'articolo 16 è inserito il seguente:

« Art. 16-bis. - (Richieste di informazioni in materia di concentrazioni tra imprese) - 1. Ai fini dell'esercizio dei poteri di cui al presente capo, l'Autorità può in ogni momento richiedere a imprese e a enti che ne siano in possesso di fornire informazioni e di esibire documenti utili. Tali richieste di informazioni indicano le basi giuridiche su cui sono fondate le richieste, sono proporzionate e non obbligano i destinatari ad ammettere un'infrazione degli articoli 101 o 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea ovvero degli articoli 2 o 3 della presente legge.

2. Con provvedimento dell'Autorità, i soggetti ai quali è richiesto di fornire o esibire gli elementi di cui al comma 1 sono sottoposti alle sanzioni amministrative pecuniarie di cui all'articolo 14, comma 5, se rifiutano od omettono di fornire le informazioni o di esibire i documenti richiesti ovvero se forniscono informazioni od esibiscono documenti non veritieri, senza giustificato motivo. L'Autorità riconosce ai soggetti di cui al comma 1 un congruo periodo di tempo, anche in ragione della complessità delle informazioni in oggetto, comunque non superiore a sessanta giorni, rinnovabili con richiesta motivata, per rispondere alle richieste di informazioni avanzate dall'Autorità stessa. Sono fatte salve le diverse sanzioni previste dall'ordinamento vigente. ».

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 35

35.0.200

de Bertoldi, Garnero Santanchè

Respinto

Dopo il Capo IX, è inserito il seguente:

«Capo X

            SERVIZI BANCARI

Art. 35-bis.

(Remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti)

        1. L'articolo 117-bis del decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385, recante Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia sostituto con il seguente:

        ''Art. 117-bis. - (Remunerazione degli affidamenti e degli sconfinamenti) - 1. I contratti di apertura di credito possono prevedere quale unico onere a carico del cliente il tasso di interesse debitore sulle somme prelevate.

        2. A fronte di sconfinamenti in assenza di affidamento ovvero oltre il limite dei fido, i contratti di conto corrente e di apertura di credito possono prevedere quale unico onere a carico del cliente, il tasso di interesse debitore sull'ammontare dello sconfinamento.

        3. Le clausole che prevedono oneri diversi o non conformi rispetto a quanto stabilito nei commi 1 e 2 sono nulle. La nullità della clausola non comporta la nullità del contratto.

        4. Il CICR adotta disposizioni applicative del presente articolo, ivi comprese quelle in materia di trasparenza e comparabilità, e può prevedere che esso si applichi ad altri contratti per i quali si pongano analoghe esigenze di tutela del cliente.''».

ARTICOLO 36 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 36.

Approvato

(Clausola di salvaguardia)

1. Le disposizioni della presente legge si applicano nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione, anche con riferimento alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3.

 

Allegato B

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 2469 e sui relativi emendamenti

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo condizionato, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, all'inserimento, all'articolo 8, comma 3, dopo le parole: "Commissioni parlamentari competenti" delle seguenti: "per materia e per i profili finanziari".

In merito agli emendamenti, esprime parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulla proposta 4.313.

Su tutti i restanti emendamenti, il parere è non ostativo.

Testo integrale della relazione dei senatori Collina e Ripamonti nella discussione generale del disegno di legge n. 2469

Il disegno di legge originario presentato dal Governo si componeva di 32 articoli, suddivisi in 9 capi. A seguito dell'intenso lavoro delle forze di maggioranza, si è deciso di lavorare nel merito, in Senato, sugli articoli da 1 a 6, da 9 a 18 e poi da 29 a 32 del testo originario, demandando all'altro ramo del Parlamento l'esame dei restanti articoli.

Per avere alcuni dati di riepilogo sull'iter in Commissione: sono state svolte 36 sedute plenarie, 19 Uffici di Presidenza per audizioni, che sono state 99 per un numero di soggetti coinvolti pari a 111 (di cui sei balneari auditi due volte). Le ore dedicate alle audizioni sono state quasi 36, con una intensa attività di ascolto. Gli emendamenti presentati, all'esito delle audizioni sono stati 1.187 (riformulazioni comprese), di cui 266 subemendamenti all'emendamento del Governo in materia di concessioni balnerari.

Il testo approvato dalla Commissione risulta modificato e gli articoli sono diventati 36. A livello di metodo, si è scelto di lavorare su riformulazioni condivise tra i Gruppi di maggioranza e sottoscritte da tutti, senza presentare testi dei relatori. Pertanto, risultano approvati 66 emendamenti: tale numero include anche gli emendamenti che i Gruppi hanno presentato al fine di renderli identici a quelli concordati tra le forze politiche.

Contenuto

In sintesi, si riepilogano i contenuti dell'articolato.

L'articolo 1 illustra le finalità della legge, volta a promuovere lo sviluppo della concorrenza, anche al fine di garantire l'accesso ai mercati di imprese di minori dimensioni, nonché di contribuire al rafforzamento della giustizia sociale, di migliorare la qualità e l'efficienza dei servizi pubblici e di potenziare la tutela dell'ambiente, il diritto alla salute dei cittadini e la tutela dei consumatori. In Commissione, a seguito dell'approvazione di un emendamento concordato tra le forze politiche, è stata inserita la finalità dello sviluppo degli investimenti e dell'innovazione in funzione anche della sicurezza dei cittadini.

L'articolo 2 delega il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge in esame, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, sentita la Conferenza unificata, un decreto legislativo per la costituzione e il coordinamento di un sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza, anche in forma sintetica, dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori, tenendo conto delle esigenze di difesa e sicurezza.

Gli articoli 3 e 4 nascono dall'emendamento governativo 2.0.1000, poi emendato con il subemendamento 2.0.1000/1 testo 2.

L'articolo 3, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, proroga al 31 dicembre 2023 - ovvero fino al termine di cui al comma 3, qualora successivo, e comunque non oltre il 31 dicembre 2024 l'efficacia delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico ricreative e sportive e, conseguentemente, riconosce il carattere di non abusività dell'occupazione dello spazio demaniale ad essi connessa sino a tale data. Le concessioni demaniali e i rapporti cui si applica la predetta proroga dell'efficacia sono: le concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per l'esercizio delle attività turistico-ricreative e sportive; quelle gestite dalle società e associazioni sportive iscritte al Registro CONI istituito ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 242 del 1999 o, a decorrere dalla sua operatività, al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche di cui al decreto legislativo n. 39 del 2021; quelle gestite dagli enti del Terzo settore di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 117 del 2017; quelle per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto, inclusi i punti d'ormeggio; i rapporti aventi ad oggetto la gestione di strutture turistico-ricreative e sportive in aree ricadenti nel demanio marittimo per effetto di provvedimenti successivi all'inizio dell'utilizzazione. Il comma 3 prevede una deroga al termine di efficacia del 31 dicembre 2023, stabilito al comma l. Infatti, è stabilito che, in presenza di ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva entro il 31 dicembre 2023 connesse, a titolo esemplificativo: alla pendenza di un contenzioso o a difficoltà oggettive legate all'espletamento della procedura selettiva stessa, l'autorità competente, con atto motivato, può differire il termine di scadenza delle concessioni in essere per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2024. Ai sensi del comma 4, il Ministro IMS è tenuto a trasmettere alle Camere, entro il 30 giugno 2024, una relazione concernente lo stato delle procedure selettive al 31 dicembre 2023, evidenziando in particolare l'esito delle procedure concluse e le ragioni che ne abbiano eventualmente impedito la conclusione. Il medesimo Ministro trasmette, altresì, alle Camere, entro il 31 dicembre 2024, una relazione finale relativa alla conclusione delle procedure selettive sul territorio nazionale.

L'articolo 4, inserito dalla Commissione nel corso dell'esame in sede referente, delega il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge in esame, uno o più decreti legislativi volti a riordinare e semplificare la disciplina in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali, per finalità turistico-ricreative e sportive, ivi incluse quelle affidate ad associazioni e società senza fini di lucro, con esclusione delle concessioni relative ad aree, strutture e infrastrutture dedicate alla cantieristica navale, all'acquacoltura e alla mitilicoltura. In particolare, il comma 2 elenca i principi e criteri direttivi, anche in deroga al codice della navigazione ed è stato oggetto di modifica in Commissione, per quanto attiene fra l'altro alle modalità di affidamento delle concessioni e di scelta del concessionario.

L'articolo 5 del disegno di legge porta una novella all' art. 18 della legge n. 84 del 1994. Il comma 1 dell'art. 18 della legge n. 84 del 1994 è la disposizione che subisce la modifica più profonda, poiché nel suo tessuto viene inserito il principio dell'evidenza pubblica, prima non previsto. Nel corso dell'esame in sede referente, è stato introdotto un nuovo comma 2 all'art. 18, che stabilisce che, al fine di uniformare la disciplina per il rilascio delle concessioni di cui al comma 1, con decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili sono definiti i criteri per:

a) l'assegnazione delle concessioni;

b) l'individuazione della durata delle concessioni;

c) l'esercizio dei poteri di vigilanza e controllo da parte delle autorità conce-denti;

d) le modalità di rinnovo, di trasferimento degli impianti al nuovo concessionario al termine della concessione;

e) l'individuazione dei limiti dei canoni a carico dei concessionari;

f) l'individuazione delle modalità volte a garantire il rispetto del principio di concorrenza nei porti di rilevanza economica internazionale e nazionale, individuati ai sensi dell'articolo 4.

È stato altresì inserito un nuovo comma 6, per consentire alle Autorità di sistema portuale, nell'ambito delle procedure di affidamento delle concessioni di cui al comma l, di stipulare accordi con i privati ai sensi dell'articolo 1 della legge 7 agosto 1990, n. 241 ferma restando l'esigenza di motivare tale scelta e di assicurare il rispetto dei principi di trasparenza, imparzialità e non discriminazione tra tutti gli operatori interessati alla concessione del bene. Si rileva inoltre che il comma 9 contiene una disposizione tipicamente rivolta a evitare concentrazioni e posizioni di dominio. Vi si stabilisce che il concessionario di un'area portuale possa svolgervi l'attività autorizzata solo nell'area oggetto della concessione e non possa ottenere che una sola concessione nel medesimo porto, salvo che si tratti di plurime concessioni inerenti ad attività merceologicamente differenti. Con un emendamento in sede referente, è stato stabilito che, nei porti dove non vige il divieto di cumulo, la valutazione in ordine alla richiesta di ulteriori concessioni è rimessa all'Autorità di sistema portuale, che tiene conto dell'impatto sulle condizioni di concorrenza.

L'articolo 6, comma 1, modificato dalla Commissione nel corso dell'esame in sede referente, elenca le disposizioni che si applicano a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge in esame, al fine di valorizzare adeguatamente le reti di distribuzione del gas di proprietà degli enti locali e di rilanciare gli investimenti nel settore della distribuzione del gas naturale, accelerando al contempo le procedure per l'effettuazione delle gare per il servizio di distribuzione di gas naturale previste dal Regolamento per i criteri di gara e per la valutazione dell'offerta per l'affidamento del servizio della distribuzione del gas naturale. In dettaglio, alla lettera d) la Commissione ha previsto che, con riferimento alla disciplina delle gare di affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale, il gestore, nell'offerta di gara, può versare agli enti locali l'ammontare pari al valore dei titoli di efficienza energetica corrispondenti agli interventi di efficienza energetica previsti nel bando di gara e, secondo l'integrazione disposta dalla Commissione in sede referente, offerti secondo le modalità definite nello schema di disciplinare di gara tipo. La Commissione ha altresì specificato che il valore dei titoli di efficienza energetica da versare agli enti locali è determinato ogni anno secondo le disposizioni di cui all'articolo 8 comma 6, del DM n. 226 del 2011.

L'articolo 7, comma 1, modificato dalla Commissione nel corso dell'esame in sede referente, novella in alcune parti l'articolo 12 del decreto legislativo n. 79 del 1999 (Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica). La lettera a) inserisce il nuovo comma 1-ter.l. In base alle modifiche apportate dalla Commissione, la nuova disposizione rinvia ora espressamente al comma 1-ter dello stesso articolo 12 per quanto riguarda l'effettuazione delle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Con una modifica in sede referente, la Commissione ha inserito in particolare la specificazione per cui i criteri economici sulla base dei quali va determinato l'indennizzo devono essere basati sull'entità degli investimenti proposti, determinando le misure di compensazione ambientale e territoriale, anche a carattere finanziario, da destinare ai territori dei Comuni interessati dalla presenza delle opere e della derivazione compresi tra i punti di presa e di restituzione delle acque, garantendo l'equilibrio economico finanziario del progetto di concessione, nonché i livelli minimi in termini di miglioramento e risanamento ambientale del bacino idrografico. Al fine di promuovere l'innovazione tecnologica e la sostenibilità delle infrastrutture di grande derivazione idroelettrica, l'affidamento delle relative concessioni può avvenire anche facendo ricorso alle procedure previste dall'articolo 183 del codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 50 del 2016) in relazione alla finanza di progetto.

La lettera b) sostituisce il comma 1-quater dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 79 del 1999. Rispetto al testo in vigore, con una modifica della Commissione in sede referente, viene fissato al 31 dicembre 2023 (in luogo dell'iniziale riferimento alla data del 31 dicembre 2022) il termine finale entro il quale devono essere avviate le procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche; è introdotta una specifica disciplina secondo cui le Regioni comunicano tempestivamente al MIMS l'avvio e gli esiti delle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Decorso il termine per l'avvio delle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche e comunque in caso di mancata adozione delle leggi regionali entro i termini prescritti dal comma 1-ter, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili propone l'esercizio del potere sostitutivo.

La lettera c) sostituisce il comma 1-sexies dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 79 del 1999. Rispetto al testo vigente, la formulazione iniziale dettava una disciplina parzialmente diversa per le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche che prevedono un termine di scadenza anteriore al 31 dicembre 2023 (prorogato al 31 luglio 2024 dall'articolo 125-bis, comma 3, lettera b), del decreto-legge n. 18 del 2020 - legge n. 27 del 2020), ivi incluse quelle già scadute. Con una modifica in sede referente, la Commissione ha fissato alla data del 31 dicembre 2024 il limite temporale che rende operante la disciplina speciale. Inoltre, la Commissione in sede referente ha espunto la previsione originaria relativa alla rinegoziazione dei rapporti concessori da parte delle Regioni, alle quali invece si consente la prosecuzione dell'esercizio della derivazione, nonché la conduzione delle opere e dei beni passati in proprietà delle Regioni ai sensi del comma 1 dell'articolo 12, in favore del concessionario uscente per il tempo strettamente necessario al completamento delle procedure di assegnazione e comunque non oltre tre anni (in luogo del termine di due anni inizialmente previsto) dalla data di entrata in vigore dell'articolo in esame. Ai fini della prosecuzione dell'esercizio, la Commissione, in sede referente, ha inserito la previsione in base alla quale le Regioni devono stabilire l'ammontare del corrispettivo che i concessionari uscenti debbono versare all'amministrazione regionale in conseguenza dell'utilizzo dei beni e delle opere affidate in concessione, o che lo erano in caso di concessioni scadute. Inoltre, si stabilisce che le concessioni per grandi derivazioni a scopo idroelettrico accordate nelle province autonome di Trento e di Bolzano, in forza di disposizioni normative o amministrative che prevedono un termine di scadenza anteriore al 31 dicembre 2024 (in luogo della data, attualmente prevista, del 31 dicembre 2023), o a data successiva eventualmente individuata dallo Stato per analoghe concessioni di grandi derivazioni idroelettriche situate nel territorio nazionale, sono prorogate di diritto, ancorché scadute, per il periodo utile al completamento delle procedure di evidenza pubblica e comunque non oltre la predetta data ed esercitate fino a tale data alle condizioni stabilite dalle norme provinciali e dal disciplinare di concessione vigenti alla data della loro scadenza.

L'articolo 8, modificato in sede referente a seguito dell'approvazione di identici emendamenti sostitutivi del medesimo articolo, reca la delega al Governo per il riordino della materia dei servizi pubblici locali, da esercitare anche tramite l'adozione di un apposito testo unico (comma l). Nell'esercizio della delega, il Governo è tenuto ad attenersi a determinati principi e ai criteri direttivi (comma 2). La delega è esercitata entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. Nella relativa procedura di adozione, si prevede, sugli schemi di decreto legislativo, il parere o l'intesa in sede di Conferenza unificata a seconda degli ambiti materiali contenuti nel provvedimento, nonché - a seguito di modifiche approvate in sede referente - il parere della Commissione parlamentari competenti, oltre che quello dell'ARERA (comma 3). Il comma l, nello specifico, delega il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento, uno o più decreti legislativi (nel testo originario si faceva riferimento ad un solo decreto legislativo) di riordino della materia dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, anche tramite l'adozione di un apposito testo unico. Si segnala, tra l'altro che il comma 2, lettera b), introdotto in sede referente, individua fra i principi e criteri direttivi l'adeguata considerazione delle differenze tra i servizi di interesse economico generale a rete e gli altri servizi pubblici locali di rilevanza economica. Si evidenzia altresì che, rispetto al testo presentato dal Governo, nel testo licenziato in sede referente è venuta meno la previsione (recata al comma 2, lettera g)) che poneva l'obbligo in capo all'ente locale che ritenesse di optare per il richiamato affidamento in house di trasmettere tempestivamente tale decisione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

In sede referente è stata soppressa la disposizione (comma 2, lettera v)), ai sensi della quale, nell'esercizio della delega, il Governo era chiamato a prevedere una disciplina transitoria che individuasse termini e modalità per l'adeguamento degli affidamenti in essere ai criteri relativi alla scelta della modalità di gestione, al fine di garantire la tutela della concorrenza. È stato introdotto il parere delle Commissioni parlamentari sugli schemi di decreto legislativo.

L'articolo 9, non modificato in Commissione, reca disposizioni finalizzate alla messa a regime del sistema dell'affidamento mediante procedure di pubblica evidenza nel trasporto pubblico locale (TPL).

L'articolo 10, non modificato in Commissione, contiene una delega legislativa volta a rivedere la disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea (vale a dire taxi e noleggio con conducente - NCC).

L'articolo 11 - non modificato in Commissione - interviene con alcune modifiche all'articolo 37 del decreto-legge n. 201 del 2011 al fine di rafforzare i meccanismi di risoluzione delle controversie tra operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto e i consumatori.

L'articolo 12, modificato in sede referente, prevede che la Corte dei conti si pronunci sull'atto deliberativo di costituzione di una società o di acquisizione della partecipazione diretta o indiretta in società già costituite, da parte di un'amministrazione pubblica. La disposizione dispone in merito all'oggetto e alle modalità di tale pronuncia ed ai relativi obblighi di trasmissione. La pubblica amministrazione è obbligata a dare pubblicità al parere reso dalla Corte dei conti e a motivare l'eventuale scelta di procedere secondo la propria deliberazione quando tale parere sia, in tutto o in parte, negativo. La disposizione interviene, inoltre, sulla disciplina sanzionatoria, prevedendo l'applicazione della sanzione della cancellazione d'ufficio dal registro delle imprese della società a controllo pubblico che non abbia depositato il bilancio di esercizio o non abbia compiuto atti di gestione per oltre due anni consecutivi (in luogo dei tre anni previsti dalla disciplina vigente).

L'articolo 13, modificato nel corso dell'esame in sede referente, novella l'articolo l, comma 697, della legge di bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178), in materia di dotazione della rete autostradale di punti di ricarica elettrica veloce, prevedendo che i concessionari autostradali debbano selezionare l'operatore che richieda di installare colonnine di ricarica mediante procedure competitive, trasparenti e non discriminatorie, nel rispetto del principio di rotazione e che prevedano l'applicazione di criteri premiali per le offerte in cui si propone l'utilizzo di tecnologie altamente innovative. Si prevede inoltre che anche le concessioni già in essere e non ancora oggetto di rinnovo prevedano che le aree di servizio vengano dotate di colonnine di ricarica per veicoli elettrici.

L'articolo 14, inserito in sede referente, integra la disciplina dell'Anagrafe degli impianti di distribuzione dei carburanti, prevedendo l'obbligo, per i titolari di autorizzazione o di concessione, dell'aggiornamento periodico dell'anagrafe, secondo le modalità e i tempi indicati con decreto direttoriale del Ministero della transizione ecologica. In caso di mancato adempimento, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria di 15.000 euro per ciascuna mancata dichiarazione.

L'articolo 15, non modificato, reca alcune novelle al codice dell'ambiente relative alla scelta da parte delle utenze non domestiche che producono i cosiddetti rifiuti assimilati agli urbani, di servirsi del gestore del servizio pubblico o del ricorso al mercato (comma 1); ai compiti dell'ARERA (comma 2); nonché all'esclusione, dal novero dei soggetti coinvolti nell'accordo di programma CONAI sui rifiuti di imballaggio, dei gestori delle piattaforme di selezione (comma 3).

La lettera a) del comma 1 dell'articolo 16 modifica la disciplina sull'accreditamento istituzionale - da parte della Regione - relativo a nuove strutture sanitarie o sociosanitarie, pubbliche o private, o a nuove attività in strutture preesistenti; tale novella, tra l'altro, sopprime la possibilità di un accreditamento provvisorio; i criteri per l'accreditamento indicati dalla novella sono stati integrati dalla riformulazione operata in sede referente. La successiva lettera b) modifica la disciplina sulla selezione dei soggetti privati, strutture sanitarie e sociosanitarie, professionisti sanitari, organizzazioni autorizzate per l'erogazione di cure domiciliari titolari del suddetto accreditamento, ai fini della stipulazione degli accordi contrattuali con il Servizio sanitario nazionale; la novella, tra l'altro, introduce la previsione di una selezione periodica, basata su criteri oggettivi, indicati in un avviso della Regione - criteri in ogni caso conformi ai princìpi posti dalla medesima novella, come integrati dalla riformulazione operata in sede referente. La novella di cui alla lettera c) - lettera inserita in sede referente specifica che il mancato adempimento, nel termine indicato dalla relativa disciplina, degli obblighi di alimentazione del fascicolo sanitario elettronico (FSE) costituisce grave inadempimento degli obblighi assunti mediante la stipulazione dell'accordo (tra il Servizio sanitario e una struttura pubblica o privata). La novella di cui alla lettera d) - lettera introdotta in sede referente reca alcune norme in materia di sanità integrativa, con riferimento alle prestazioni che possono essere erogate da parte dei fondi integrativi in senso stretto del Servizio sanitario nazionale - cosiddetti fondi doc - all'istituzione dell'osservatorio sulle varie forme di sanità integrativa e al monitoraggio da parte del Ministero della salute sulle medesime forme. Il comma 2 integra la disciplina sugli obblighi di pubblicazione, sul proprio sito Internet istituzionale, relativi agli enti, aziende e strutture, pubblici e privati, che erogano prestazioni con accreditamento istituzionale da parte del Servizio sanitario nazionale; la novella richiede la pubblicazione anche dei bilanci certificati e dei dati sugli aspetti qualitativi e quantitativi dei servizi erogati e sull'attività medica svolta.

L'articolo 17 - cui la Commissione non ha apportato modifiche - modifica la disciplina sull'obbligo, a carico dei grossisti di farmaci, di detenzione di un assortimento relativo ai medicinali oggetto di autorizzazione all'immissione in commercio ed ammessi a rimborso a carico del Servizio sanitario nazionale e ad alcuni medicinali omeopatici. La novella, tra l'altro, sopprime la percentuale fissa del novanta per cento (relativa all'ampiezza minima dell'assortimento).

Il comma 1 dell'articolo 18 abroga la norma che esclude la possibilità di inserimento, con decorrenza anteriore alla data di scadenza della tutela brevettuale relativa al medicinale di riferimento, dei medicinali equivalenti nell'ambito dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale. I commi 2 e 3 - introdotti in sede referente - esplicitano gli effetti già compresi implicitamente nel testo originario (il quale constava della sola norma abrogatoria). Viene dunque ammesso esplicitamente che i medicinali in oggetto siano eventualmente classificati a carico del Servizio sanitario nazionale prima della suddetta data di scadenza, con possibilità di applicazione del regime di rimborsabilità già dal giorno successivo a tale data.

L'articolo 19 - non modificato - introduce, con riferimento ad alcune fattispecie di medicinali, una disciplina specifica, di natura suppletiva, per l'inclusione degli stessi nell'elenco dei medicinali rimborsabili (da parte del Servizio sanitario nazionale), con la connessa determinazione di un prezzo di rimborso. Tale disciplina viene posta per l'ipotesi di mancata presentazione della domanda di rimborsabilità da parte dell'azienda titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio e concerne esclusivamente: i medicinali orfani; altri farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica e sociale, previsti in una specifica deliberazione dell'Azienda italiana del farmaco (AIFA), adottata su proposta della propria Commissione consultiva tecnico-scientifica; i medicinali utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in strutture ad esso assimilabili,

L'articolo 20, modificato al comma 1 in sede referente, interviene sulla disciplina relativa al sistema di produzione dei medicinali emoderivati, individuando i principi che fondano il sistema di plasmaderivazione italiano basati sulla donazione volontaria e gratuita del sangue e definendo quali indennizzi ristorativi sono compatibili con tale sistema. In particolare viene chiarito che i medicinali emoderivati prodotti dal plasma raccolto dai servizi trasfusionali italiani sono destinati al soddisfacimento del fabbisogno nazionale e sono utilizzati prioritariamente rispetto agli equivalenti commerciali. Con la modifica proposta al comma l, si intende inoltre specificare che il plasma raccolto deve provenire esclusivamente dalla donazione volontaria, che sia anche periodica, responsabile, anonima e gratuita, del sangue umano e dei suoi componenti (comma 1). Per la lavorazione del plasma nazionale, si considera necessario stipulare apposite convenzioni tra le Regioni o le Province autonome e le aziende produttrici di medicinali emoderivati, sulla base di uno schema tipo definito con decreto del Ministro della salute, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome (comma 2). Vengono inoltre definiti specifici requisiti di accesso per le aziende produttrici di medicinali emoderivati alla lavorazione del plasma nazionale tramite le convenzioni, tra cui l'ubicazione degli stabilimenti di lavorazione, frazionamento e produzione in Stati membri dell'Unione europea o in Stati terzi con cui sono previsti accordi di mutuo riconoscimento con l'Unione europea, in cui il plasma raccolto sul proprio territorio derivi soltanto da donatori volontari non remunerati (comma 3). Le aziende autorizzate alla stipula delle convenzioni devono essere inserite in un apposito elenco approvato con decreto del Ministro della salute (comma 4). Viene definita la documentazione da presentare ai fini dell'inserimento in tale elenco delle aziende autorizzate alla stipula delle convenzioni, rinviando ad un decreto del Ministro della salute, la definizione delle modalità di presentazione e di valutazione, da parte dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), delle istanze presentate (comma 5). Presso le aziende convenzionate deve essere conservata specifica documentazione da esibire a richiesta dell'autorità sanitaria nazionale o regionale, al fine di individuare le donazioni di plasma da cui il prodotto finito è derivato (comma 6). I lotti di medicinali emoderivati da plasma nazionale, prima della loro restituzione alle Regioni e alle Province autonome, fornitrici del plasma, devono essere sottoposti, con esito favorevole, al controllo di Stato, secondo le procedure europee, in un laboratorio della rete europea (comma 7). Le aziende convenzionate devono documentare, per ogni lotto di produzione di emoderivati, compresi gli intermedi, le Regioni e le Province autonome di provenienza del plasma utilizzato, il rispetto delle buone pratiche di fabbricazione e di tutte le altre norme stabilite dall'Unione europea, nonché l'esito del controllo di Stato (comma 8). Vengono individuate le risorse finanziarie necessarie a garantire l'incentivazione alla donazione di plasma, prevedendo che siano definiti dal Ministero della salute, sentiti il Centro nazionale sangue e la Conferenza Stato-Regioni, programmi finalizzati al raggiungimento dell'autosufficienza nella produzione di medicinali emoderivati prodotti da plasma nazionale derivante dalla donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita (comma 9).

L'articolo 21 modifica la disciplina sul conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa nell'ambito degli enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale. Le modifiche concernono: la composizione della commissione che procede alla selezione dei candidati; la soppressione della possibilità di scelta (da parte del direttore generale dell'ente o azienda) di un candidato diverso da quello avente il miglior punteggio; gli elementi da pubblicare sul sito Internet dell'ente o azienda prima della nomina. Una norma inserita in sede referente (nella lettera a)) prevede che, per il conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa in enti o aziende del Servizio sanitario della Provincia autonoma di Bolzano, il numero massimo di membri della commissione costituiti eventualmente da direttori di struttura complessa operanti nella regione Trentino-Alto Adige sia pari a due.

L'articolo 22 - inserito in sede referente - prevede la possibilità di riconoscimento da parte delle Regioni o delle Province autonome, su richiesta delle università, della validità di diplomi di master universitari di secondo livello al fine del soddisfacimento di una delle condizioni poste per alcuni incarichi in enti e aziende del Servizio sanitario nazionale. In tale ambito, si prevede la possibilità di considerare come equivalente ai corsi già previsti il diploma di master universitario di secondo livello in materia di organizzazione e gestione sanitaria.

Gli articoli da 23 a 29 non sono stati oggetto di modifica.

L'articolo 23 prevede alcune modifiche all'articolo 3 del decreto legislativo n. 33 del 2016 che definisce un quadro di regole volto a ridurre i costi per la realizzazione di reti a banda ultra-larga.

L'articolo 24 interviene con l'obiettivo di razionalizzare gli interventi dedicati alla realizzazione di reti di accesso in fibra ottica. L'articolo in questione prevede l'obbligatorietà del coordinamento tra il gestore di infrastrutture fisiche e ogni operatore di rete che esegue direttamente o indirettamente opere di genio civile laddove, sulla base dei piani pubblici sia previsto che due o più operatori intendano realizzare reti in fibra ottica nelle stesse aree.

L'articolo 25 introduce delle disposizioni volte a rendere più efficace il contrasto al persistente fenomeno delle attivazioni inconsapevoli e di quelle fraudolente di servizi di telefonia e di comunicazioni elettroniche.

L'articolo 26 reca alcune modifiche all'articolo 3, comma l, del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, recante attuazione della direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio.

L'articolo 27 delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per procedere ad una nuova ricognizione dei regimi amministrativi delle attività private e alla loro semplificazione mediante eliminazione delle autorizzazioni e degli adempimenti non necessari.

L'articolo 28 delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per semplificare, rendere più efficaci ed efficienti e coordinare i controlli sulle attività economiche, ed in particolare eliminare gli adempimenti non necessari, favorire la programmazione dei controlli per evitare duplicazioni, sovrapposizioni e ritardi al normale esercizio dell'attività di impresa, consentire l'accesso ai dati e allo scambio delle informazioni da parte dei soggetti con funzioni di controllo, anche attraverso l'interoperabilità delle banche dati.

L'articolo 29 interviene sulla disciplina della comunicazione unica per la nascita dell'impresa, riducendo da sette a quattro giorni il termine entro cui le amministrazioni competenti comunicano, per via telematica, all'interessato (che ha presentato la comunicazione) e al registro delle imprese (che accoglie la comunicazione) i dati definitivi relativi alle posizioni registrate. Si tratta di dati ulteriori rispetto al codice fiscale e partita IVA, i quali, ai sensi della disciplina già vigente, sono comunicati immediatamente.

L'articolo 30 delega il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge in esame e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, uno o più decreti legislativi per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento (UE) 2019/1020, al fine di rafforzare la concorrenza nel mercato unico dell'Unione europea, assicurando adeguati livelli di controllo sulle conformità delle merci, e di promuovere, al contempo, una semplificazione e razionalizzazione del sistema di vigilanza a vantaggio di operatori e utenti finali. In Commissione, per ottemperare ad una condizione della Commissione bilancio sul testo, è stata inserita la specificazione secondo cui qualora uno o più decreti legislativi determinino nuovi o maggiori oneri che non trovino compensazione al proprio interno, i medesimi decreti legislativi sono adottati solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie, in conformità all'articolo 17, comma 2, della legge di contabilità.

L'articolo 31 - non modificato - estende anche alle imprese di assicurazione con sede legale in altri Stati membri che operano nel territorio della Repubblica (cosiddette imprese comunitarie) la procedura di risarcimento diretto prevista dall'articolo 149 del codice delle assicurazioni private.

L'articolo 32 - non modificato - apporta modifiche alla disciplina sulla valutazione e controllo delle operazioni di concentrazione da parte dell'Autorità garante della concorrenza e il mercato, sulle soglie di fatturato da cui scaturisce l'obbligo di notifica delle operazioni di concentrazione e sul trattamento delle imprese comuni. Le modifiche sono finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alla normativa europea contenuta nel Regolamento sulle operazioni di concentrazione (Reg. n. 139/2004/UE).

L'articolo 33, cui la Commissione ha apportato modifiche, integra la disciplina dell'abuso di dipendenza economica nell'attività di subfornitura tra imprese, di cui all'articolo 9 della legge n. 192 del 1998, introducendo una presunzione relativa di dipendenza economica nelle relazioni commerciali con un'impresa che offre i servizi di intermediazione di una piattaforma digitale, allorché quest'ultima abbia un ruolo determinante per raggiungere utenti finali e/o fornitori, anche in termini di effetti di rete e/o di disponibilità dei dati. La finalità dell'intervento è quella di rendere la normativa più appropriata rispetto alle caratteristiche dell'attività di intermediazione delle grandi piattaforme digitali. In particolare, si dispone che le pratiche abusive realizzate dalle piattaforme digitali possono consistere anche nel fornire informazioni o dati insufficienti in merito all'ambito o alla qualità del servizio erogato e nel richiedere indebite prestazioni unilaterali non giustificate dalla natura o dal contenuto dall'attività svolta, ovvero nell'adottare pratiche che inibiscono od ostacolano l'utilizzo di diverso fornitore per il medesimo servizio, anche attraverso l'applicazione di condizioni unilaterali o costi aggiuntivi non previsti dagli accordi contrattuali o dalle licenze in essere. Si stabilisce inoltre che la Presidenza del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministero della giustizia e sentita l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), possa adottare apposite linee guida, in coerenza con i principi della normativa europea, anche al fine di prevenire il contenzioso e favorire buone pratiche di mercato in materia di concorrenza e libero esercizio dell'attività economica.

L'articolo 34, non modificato, introduce la disciplina della transazione (cosiddetta settlement) nei procedimenti amministrativi condotti dall'AGCM in materia di intese restrittive della libertà di concorrenza e abuso di posizione dominante. L'Autorità può decidere in qualsiasi momento di cessare completamente le discussioni finalizzate all'accordo transattivo, qualora ritenga che ne sia comunque compromessa l'efficacia.

L'articolo 35, modificato in sede referente, estende i poteri d'indagine dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. L'AGCM in ogni momento, dunque ora anche al di fuori di procedimenti istruttori, può richiedere, alle imprese o ad enti, informazioni e documenti utili, ai fini dell'applicazione della normativa, nazionale ed europea, che vieta le intese restrittive della libertà di concorrenza e l'abuso di posizione dominante e della normativa sulle operazioni di concentrazione. In sede referente, è stato precisato che le richieste di informazioni devono indicare le relative basi giuridiche, devono essere proporzionate e non obbligano i destinatari ad ammettere un'infrazione. Inoltre, l'Autorità deve riconoscere un congruo periodo di tempo per rispondere alle richieste di informazioni, anche in ragione della complessità delle informazioni in oggetto, comunque non superiore a sessanta giorni, rinnovabili con richiesta motivata. A tale fine, sono novellati gli articoli 12 e 16 della legge n. 287 del 1990.

Nel testo originario era previsto l'articolo 32 che dettava disposizioni comuni sul procedimento di nomina dei membri delle autorità amministrative indipendenti. In particolare, si prevedeva l'istituzione di una commissione tecnica, per ciascuna autorità e per ciascuna nomina, chiamata a selezionare le candidature a presidente e componente delle authorities, nell'ambito delle quali i soggetti competenti alla nomina potranno procedere alla designazione. Tale disposizione è stata soppressa dalla Commissione.

L'articolo 36, introdotto in sede referente, prevede che le disposizioni in esame si applichino alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e le relative disposizioni di attuazione, anche con riferimento alla legge costituzionale n. 3 del 2001.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

DISEGNO DI LEGGE N. 2469:

sull'articolo 1, i senatori Valente e Coltorti avrebbero voluto esprimere un voto favorevole; sull'emendamento 3.300, il senatore Misiani avrebbe voluto esprimere un voto contrario; sull'articolo 5, il senatore Mallegni avrebbe voluto esprimere un voto favorevole; sull'emendamento 4.301 e sugli articoli 12, 19 e 30, la senatrice L'Abbate avrebbe voluto esprimere rispettivamente un voto contrario e un voto favorevole; sull'articolo 7, le senatrici Castellone e Moronese avrebbero voluto esprimere rispettivamente un voto favorevole e un voto contrario; sull'articolo 14, il senatore Fede avrebbe voluto esprimere un voto favorevole; sull'articolo 16, il senatore Faraone avrebbe voluto esprimere un voto di astensione; sull'articolo 19, le senatrici Gaudiano e Castellone avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Accoto, Aimi, Alderisi, Auddino, Barachini, Barboni, Battistoni, Bellanova, Bini, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Campari, Castaldi, Cattaneo, Causin, Centinaio, Cerno, D'Angelo, De Poli, De Vecchis, Di Marzio, Di Piazza, Endrizzi, Evangelista, Ferro, Floridia, Galliani, Gallicchio, Ghedini, Giacobbe, Giammanco, Ginetti, Guidolin, Magorno, Matrisciano, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nencini, Nisini, Ostellari, Piarulli, Pichetto Fratin, Porta, Pucciarelli, Rampi, Renzi, Ricciardi, Rizzotti, Romano, Ronzulli, Ruspandini, Sciascia, Segre, Serafini, Sileri, Stabile, Taverna, Toffanin, Tosato, Turco, Vanin, Vattuone e Vono.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Arrigoni, Castiello, Fazzone e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Pellegrini Marco, per attività dell'Unione interparlamentare; Anastasi, Cangini, Ortis, Paroli e Pinotti, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO.

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, trasmissione di documenti

Il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, in data 20 maggio 2022, ha trasmesso - ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera z), della legge 7 agosto 2018, n. 99 - la relazione sulla declassificazione e pubblicazione di atti della XII legislatura, approvata dalla Commissione nella seduta del 2 marzo 2022 (Doc. XXIII, n. 20).

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, variazioni nella composizione

Il Presidente del Senato, in data 25 maggio 2022, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati il senatore Saverio De Bonis in sostituzione della senatrice Anna Maria Bernini, dimissionaria.

Ufficio parlamentare di Bilancio, trasmissione di documentazione

Il Presidente dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, con lettera in data 25 maggio 2022, ha trasmesso il Rapporto sulla programmazione di bilancio 2022.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente (Atto n. 1189).

Insindacabilità, richieste di deliberazione. Deferimento

Il Giudice di pace di Bari - Sezione Penale, con lettera pervenuta il 26 maggio 2022, ha trasmesso - ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge 20 giugno 2003, n. 140, e ai fini di una eventuale deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - copia degli atti del procedimento n. 2/2021 RG - n. 623/2017 RGNR in cui la senatrice Barbara Lezzi è parte in qualità di imputata.

I predetti atti sono stati deferiti, in data 28 maggio 2022, alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ai sensi degli articoli 34, comma 1, e 135 del Regolamento (Doc. IV-ter, n. 18).

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Ministro della salute

Ministro per gli affari regionali e le autonomie

Delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di cui al decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288 (2633)

(presentato in data 26/05/2022)

C.3475 approvato dalla Camera dei deputati.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatori Toffanin Roberta, Floris Emilio, Gallone Maria Alessandra, Sciascia Salvatore, Perosino Marco, Papatheu Urania Giulia Rosina, Rizzotti Maria, Ronzulli Licia, Serafini Giancarlo, De Bonis Saverio, Damiani Dario, Barachini Alberto, Ferro Massimo, Mallegni Massimo, Tiraboschi Maria Virginia, Paroli Adriano

Disposizioni in materia di revisione della disciplina dell'Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) (2634)

(presentato in data 30/05/2022).

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Gov. Draghi-I: Pres. Consiglio Draghi, Ministro affari esteri e coop. inter.le Di Maio

Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021 (2632)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 4ª (Difesa), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 9ª (Agricoltura e produzione agroalimentare), 10ª (Industria, commercio, turismo), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 12ª (Igiene e sanità), 13ª (Territorio, ambiente, beni ambientali), 14ª (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali

C.3423 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 28/05/2022);

12ª Commissione permanente Igiene e sanità

Gov. Draghi-I: Ministro salute Speranza, Ministro affari regionali e le autonomie Gelmini

Delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di cui al decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288 (2633)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 10ª (Industria, commercio, turismo), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 14ª (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali

C.3475 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 28/05/2022).

Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli

In data 27/05/2022 la 10ª Commissione permanente Industria ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge:"Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021" (2469)

(presentato in data 03/12/2021)

Affari assegnati

In data 26 maggio 2022 è stato deferito alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'affare concernente il tema del diritto alla conoscenza (Atto n. 1181).

Camera dei deputati, trasmissione di atti

Il Presidente della Camera dei deputati, con lettere in data 26 maggio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 127, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, i documenti approvati:

dalla VIII Commissione (Affari esteri) della Camera, nella seduta del 25 maggio 2022, concernenti:

la proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2018/842 relativo alle riduzioni annuali vincolanti delle emissioni di gas serra a carico degli Stati membri nel periodo 2021-2030 come contributo all'azione per il clima per onorare gli impegni assunti a norma dell'accordo di Parigi (COM(2021)555 final) (Atto n. 1182);

la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante Modifica della direttiva 2003/87/CE che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell'Unione, della decisione (UE) 2015/1814 relativa all'istituzione e al funzionamento di una riserva stabilizzatrice del mercato nel sistema dell'Unione per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra e del regolamento (UE) 2015/757 (COM(2021)551 final) (Atto n. 1183);

la proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2018/841 per quanto riguarda l'ambito di applicazione, semplificando le norme di conformità, stabilendo gli obiettivi degli Stati membri per il 2030 e fissando l'impegno di conseguire collettivamente la neutralità climatica entro il 2035 nel settore dell'uso del suolo, della silvicoltura e dell'agricoltura, e il regolamento (UE) 2018/1999 per quanto riguarda il miglioramento del monitoraggio, della comunicazione, della rilevazione dei progressi e della revisione (COM(2021)554/2 final) (Atto n. 1184);

la proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo sociale per il clima (COM(2021)568 final) (Atto n. 1185);

dalla XI Commissione (Lavoro) della Camera, nella seduta del 25 maggio 2022, concernente la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali (COM(2021) 762 final)(Atto n. 1186).

Governo, trasmissione di atti e documenti

Con lettere in data 17 e 18 maggio 2022 il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi del decreto del Presidente della Repubblica concernente lo scioglimento dei consigli comunali di Rignano Garganico (Foggia), Zerbo (Pavia), Pianezza (Torino), Civitella Alfedena (L'Aquila) e Agropoli (Salerno).

La Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel corso del mese di maggio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 8-ter, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 23 settembre 2002, n. 250, copie di decreti ministeriali concernenti l'autorizzazione all'utilizzo delle economie di spesa sul contributo assegnato con la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF.

Tali comunicazioni sono trasmesse, per opportuna conoscenza, alle competenti Commissioni permanenti.

Il Ministro della giustizia, con lettera in data 25 maggio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 10 della legge 1° luglio 1977, n. 404, la relazione sullo stato di attuazione del programma di edilizia penitenziaria, relativa agli anni 2020 e 2021.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a e alla 8a Commissione permanente (Doc. CXVI, n. 2).

Governo, comunicazioni relative a procedure di infrazione

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei, con lettera in data 27 maggio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 15, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la comunicazione concernente la messa in mora - ai sensi dell'articolo 260, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea - nell'ambito della procedura d'infrazione n. 2018/2044, relativa al mancato recepimento della direttiva 2013/59 EURATOM che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti.

La predetta comunicazione è deferita alla 12a e alla 14a Commissione permanente (Procedura d'infrazione n. 6/3).

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettera in data 26 maggio 2022, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione della Società per lo Sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione per Azioni (MEFOP S.p.A.) per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XV, n. 569).

Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento

Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettere in data 19 e 25 maggio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20:

la deliberazione n. 10/2022/G - "Il rimpatrio volontario ed assistito nella gestione dei flussi migratori". La predetta deliberazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 1187);

la deliberazione n. 11/2022/G - "Completamento raddoppio della linea ferroviaria Pescara-Bari". La predetta deliberazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 1188).

Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento

Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera inviata il 18 maggio 2022, ha inviato il testo di 14 documenti, approvati dal Parlamento stesso nella tornata dal 2 al 5 maggio 2022, deferiti, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sotto indicate Commissioni competenti per materia:

risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo all'elezione dei membri del parlamento europeo a suffragio universale diretto, che abroga la decisione del Consiglio (76/787/CECA, CEE, Euratom) e l'Atto relativo all'elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale, alla 1a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1128);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2006/112/CE per quanto riguarda la proroga del periodo di applicazione del meccanismo facoltativo di inversione contabile alla cessione di determinati beni e alla prestazione di determinati servizi a rischio di frodi e del meccanismo di reazione rapida contro le frodi in materia di IVA, alla 2a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1129);

risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2016/794 per quanto riguarda la cooperazione di Europol con le parti private, il trattamento dei dati personali da parte di Europol a sostegno di indagini penali e il ruolo di Europol in materia di ricerca e innovazione, alla 1a, alla 2a, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1130);

risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme transitorie per l'imballaggio e l'etichettatura dei medicinali veterinari autorizzati o registrati a norma della direttiva 2001/82/CE e del regolamento (CE) n. 726/2004, alla 12a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1131);

risoluzione su un piano d'azione dell'UE per l'agricoltura biologica, alla 9a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1132);

risoluzione sulla persecuzione delle minoranze sulla base della religione o del credo, alla 1a alla 2a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 1133);

risoluzione sul seguito da dare alle conclusioni della Conferenza sul futuro dell'Europa, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1134);

risoluzione sul discarico per l'esecuzione del bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2020, sezione III - Commissione e agenzie esecutive, alla 5a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1135);

risoluzione sulle notizie di ripetuti casi di espianto coatto di organi in Cina, alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 12a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 1136);

risoluzione sulla politica di concorrenza - Relazione annuale 2021, alla 10a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1137);

risoluzione sulle audizioni in corso a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, TUE, relative a Polonia e Ungheria, alla 1a, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1138);

risoluzione sullo stato di avanzamento della cooperazione UE-Moldova, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1139);

risoluzione sull'impatto della guerra contro l'Ucraina sulle donne, alla 1a, alla 3a, alla 4a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 1140);

risoluzione sull'impatto della guerra illegale di aggressione russa contro l'Ucraina sui settori dei trasporti e del turismo dell'UE, alla 3a, alla 4a, alla 8a, alla 10a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1141).

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento

La Commissione europea ha trasmesso, in data 25 maggio 2022, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:

la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 novembre 2010 relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento) e la direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999 relativa alle discariche di rifiuti (COM(2022) 156 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto, già deferito per i profili di merito, è deferito alla 14ª Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 25 maggio 2022.

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni deferite, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti, competenti per materia.

Il signor Giovanni Di Salvo da Miano (Napoli) chiede disposizioni volte a introdurre l'obbligatorietà per gli Ordini professionali e, in particolare, per l'Ordine degli Avvocati, di dotarsi di registratori telematici di cassa e che gli stessi vengano riconosciuti quali intermediari abilitati presso l'Agenzia delle Entrate (Petizione n. 1102, assegnata alla 6a Commissione permanente);

il signor Francesco Di Pasquale da Cancello ed Arnone (Caserta) chiede:

di rendere strutturale e incrementare l'importo dell'indennità una tantum pari a euro 200 prevista dal decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50 (Petizione n. 1103, assegnata alla 5a Commissione permanente);

interventi volti all'ammodernamento degli immobili in Italia (Petizione n. 1104, assegnata alla 5a Commissione permanente);

disposizioni stringenti in materia di immigrazione clandestina (Petizione n. 1105, assegnata alla 1a Commissione permanente);

l'Associazione Nazionale tra le Famiglie Italiane Martiri caduti per la libertà della Patria, la signora Antonella Fattori per conto del Gruppo Giustizia per stragi e deportazioni nazifasciste, il signor Pier Gabriele Molari da Bologna, il signor Andrea Iacono da Milano, la signora Carla Bianchi da Milano e la signora Alessandra Ballerini da Genova chiedono che non venga convertito in legge l'articolo 43 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante l'istituzione del Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità e per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l'8 maggio 1945 (Petizione n. 1106, assegnata alle Commissioni permanenti riunite 1a e 7a);

il signor Domenico Fimiani da Mercato San Severino (Salerno) chiede l'esenzione dal pagamento della Imposta municipale propria (c.d. IMU) in relazione a edifici diruti, non produttivi di reddito (Petizione n. 1107, assegnata alla 6a Commissione permanente);

la signora Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia, chiede disposizioni volte all'istituzione di un organismo di garanzia indipendente, c.d. Autorità Garante della Natura, al fine di garantire l'effettiva e piena tutela della biodiversità e degli ecosistemi (Petizione n. 1108, assegnata alla 13a Commissione permanente);

la signora Barbara Maniscalco da Napoli e numerosi altri cittadini chiedono che venga prevista la corresponsione dell'indennità una tantum pari a euro 200 prevista dal decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, anche al personale precario del comparto scuola con contratto in scadenza entro il 30 giugno 2022 (Petizione n. 1109, assegnata alla 5a Commissione permanente);

il signor Francesco Carrieri da Taranto chiede modifiche all'articolo 697 del Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, nel senso di innalzare a 28 anni il limite di età previsto per il reclutamento dei volontari delle Forze armate in ferma prefissata (Petizione n. 1110, assegnata alla 4a Commissione permanente).

Mozioni, apposizione di nuove firme

La senatrice D'Angelo ha aggiunto la propria firma alla mozione 1-00489 del senatore Fede ed altri.

Interrogazioni, apposizione di nuove firme

Il senatore Malan ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-07085 del senatore Fazzolari ed altri.

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 26 al 30 maggio 2022)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 147

CORRADO ed altri: sull'installazione di un impianto di dissalazione nell'isola d'Elba (4-05511) (risp. CINGOLANI, ministro della transizione ecologica)

D'ARIENZO: sulla realizzazione del progetto di filovia nella città di Verona (4-06605) (risp. GIOVANNINI, ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili)

LANZI ed altri: sulla messa in sicurezza degli argini dei fiumi Secchia e Panaro (4-05420) (risp. CINGOLANI, ministro della transizione ecologica)

PEPE, MARTI: sulla gestione dell'ente parco Appennino lucano val d'Agri-lagonegrese (4-05993) (risp. CINGOLANI, ministro della transizione ecologica)

SANTANGELO ed altri: sulla realizzazione di due sistemi radar militari nei siti di Favignana e Portopalo di Capo Passero (4-06636) (risp. GUERINI, ministro della difesa)

Mozioni

MARIN Raffaella Fiormaria, PITTONI, FREGOLENT Sonia, CANTÙ Maria Cristina, DORIA, LUNESU Michelina, VALLARDI, AUGUSSORI, CAMPARI, RICCARDI Alessandra, ALESSANDRINI Valeria, FERRERO Roberta, BERGESIO - Il Senato,

premesso che:

i disturbi dello spettro autistico sono considerati, a partire dalla quinta edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell'American psychiatric association, noto come DSM 5, come un insieme (spettro) di disturbi, poiché le manifestazioni variano ampiamente in termini di tipologia e gravità;

il DSM 5, introducendo il concetto di spettro autistico, determina una svolta nel modo di diagnosticare, e quindi di concepire, l'autismo. Si passa da una diagnosi categoriale dei vecchi DSM ad una diagnosi dimensionale che permette di definire meglio le caratteristiche della persona al fine di fare diagnosi più accurate ed impostare, così, trattamenti più efficaci e favorire la ricerca;

la nuova edizione combina quattro diagnosi indipendenti del DSM IV (disturbo autistico, sindrome di Asperger, disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato, PDD NOS, e disturbo disintegrativo dell'infanzia) in un'unica etichetta di disturbo dello spettro autistico;

tali disturbi hanno un'incidenza di una persona su 59 e sono 4 volte più diffusi tra i maschi rispetto alle femmine. Il numero stimato di persone con un disturbo dello spettro autistico conclamato è aumentato grazie alle maggiori conoscenze dei sintomi caratteristici da parte di medici e persone che si prendono cura dei bambini;

i sintomi dei disturbi dello spettro autistico possono comparire durante i primi 2 anni di vita ma, nelle forme più lievi, possono non essere individuati fino all'età scolare. Tuttavia la maggior parte delle persone necessita di una certa assistenza in entrambi i casi. Nelle persone affette da disturbo dello spettro autistico, la capacità di agire in modo indipendente a scuola o nella società, come pure la necessità di sostegno, variano ampiamente a seconda del soggetto. Inoltre, il 20-40 per cento circa dei bambini affetti da un disturbo dello spettro autistico, in particolare quelli con un quoziente intellettivo inferiore a 50, sviluppa crisi convulsive prima dell'età adolescenziale. Nel 25 per cento circa dei bambini colpiti, intorno al periodo della diagnosi si verifica una regressione delle capacità acquisite precedentemente (regressione dello sviluppo), che può essere l'indicatore iniziale di un disturbo;

i sintomi dei disturbi dello spettro autistico generalmente persistono per tutta la vita. La prognosi è fortemente influenzata dal grado di capacità linguistica che il bambino ha acquisito entro l'età della scuola elementare. I bambini con un disturbo dello spettro autistico e una misura dell'intelligenza inferiore, ad esempio coloro il cui quoziente intellettivo non raggiunge il punteggio di 50 nei test standard, probabilmente avranno bisogno di assistenza più intensiva da adulti;

per quanto attiene ai disturbi dello spettro autistico, l'articolo 3, comma 1, della legge n. 134 del 2015 ha previsto l'inserimento nei nuovi LEA delle prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche disponibili;

il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 di definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza ha conseguentemente disposto che "il Servizio sanitario nazionale garantisce alle persone con disturbi dello spettro autistico le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche";

la legge n. 134 del 2015 prevede altresì che le Regioni debbano garantire il funzionamento dei servizi di assistenza sanitaria alle persone con disturbi dello spettro autistico, dando facoltà alle medesime di individuare centri di riferimento con compiti di coordinamento dei servizi stessi nell'ambito della rete sanitaria regionale e delle Province autonome, stabilendo percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali per la presa in carico di minori, adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico;

in data 10 maggio 2018, in attuazione dell'articolo 60, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, la Conferenza unificata ha sancito l'intesa sul documento di "aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico", la cui implementazione a livello regionale costituisce adempimento soggetto a valutazione da parte del comitato permanente per la verifica dei LEA;

con il decreto del Ministero della salute 10 aprile 2017, inoltre, si è istituita una cabina di regia con funzioni di coordinamento e monitoraggio di tutte le attività previste dalla legge n. 134 del 2015;

per l'attuazione di quanto disposto da essa, l'articolo 1, comma 401, della legge n. 208 del 2015 ha istituito il fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, con una dotazione strutturale pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016;

nell'ambito delle misure emergenziali di contrasto della pandemia da COVID-19, è stato istituito il fondo per l'inclusione delle persone con disabilità, con una dotazione di 100 milioni di euro per l'anno 2021 e di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, da destinare al finanziamento di specifici progetti che interessano vari ambiti, tra cui uno dedicato specificamente "alle persone con disturbo dello spettro autistico" (articolo 34, decreto-legge n. 41 del 2021);

da ultimo, grazie a un emendamento del Gruppo Lega-Salvini premier, la dotazione del fondo è stata incrementata di 27 milioni di euro per l'anno 2022, al fine di favorire iniziative e progetti di carattere socioassistenziale e abilitativo per le persone con disturbo dello spettro autistico (articolo 1, commi 181-182, della legge n. 234 del 2021, legge di bilancio per l'anno 2022);

i LEA per le persone con disturbo dello spettro autistico sono di fatto erogati dalle aziende sanitarie locali unicamente sulla base delle loro risorse disponibili, che sono, talvolta, insufficienti, con evidenti conseguenze negative in termini di garanzia delle prestazioni,

il problema che si crea è quello in ordine alle differenze territoriali in materia di erogazione di servizi sociosanitari, profilandosi Regioni con maggiore disponibilità di bilancio e che sono maggiormente in grado di garantire la presa in carico dei soggetti affetti dai disturbi dello spettro autistico e altre che, invece, non riescono a garantire l'erogazione delle prestazioni richieste;

la famiglia continua ad essere, dunque, il vero fulcro su cui grava il maggiore peso psicologico, ed anche economico, della gestione di una persona con disturbi dello spettro autistico;

è necessario, dunque, addivenire ad una presa in carico omogenea su tutto il territorio nazionale delle persone con disturbi dello spettro autistico, con azioni finalizzate a garantire a queste ultime e alle loro famiglie una vita migliore;

degno di nota è, inoltre, l'impatto negativo e pesantissimo che la pandemia da SARS-CoV-2 ha avuto sulla salute mentale e fisica delle persone;

le restrizioni, il confinamento in casa, la limitazione dei contatti sociali, la riduzione delle possibilità di socializzazione, conseguenti alle misure imposte soprattutto nella prima fase della pandemia, hanno provocato un profondo cambiamento all'interno delle famiglie, in particolare di quelle che hanno un bambino o un ragazzo affetti da disturbi dello spettro autistico;

invero, molti bambini si sono trovati relegati nelle proprie abitazioni, senza la possibilità di avere contatti con i propri compagni di scuola, i propri educatori e, più in generale, con tutta la rete di supporto, ritrovandosi le famiglie sole nella gestione dei soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico, sperimentando una condizione di difficoltà e di maggiore stress psicofisico. Il periodo di lockdown per i piccoli, in molti casi, ha contribuito a ritardare l'accesso ai servizi per la prima diagnosi e conseguentemente negato l'avvio di interventi precoci e, per molti giovani adulti con disturbi dello spettro autistico, ha rappresentato un blocco dei percorsi formativi o lavorativi avviati. In ogni caso, la sospensione dei servizi riabilitativi ha inciso certamente sui progressi raggiunti e le competenze acquisite, nonché sul rischio di insorgenza di nuovi comportamenti problematici,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sostenere le Regioni nella creazione e nel potenziamento di centri per l'autismo ad alta specializzazione, dotati di équipe multidisciplinari e interdisciplinari, distinti per minori e per adulti, per favorire la diagnosi precoce e la diffusione dell'intervento validato scientificamente in maniera omogenea e capillare sull'intero territorio regionale, al fine di evitare l'inadeguatezza della presa in carico delle persone affette da disturbi dello spettro autistico e delle loro famiglie che determina, e ha troppo spesso determinato, i casi di acuzie e post acuzie, aumentati e amplificati in modo preoccupante durante il periodo della pandemia da COVID-19 anche con i trattamenti sanitari obbligatori;

2) ad adottare iniziative per prevedere lo stanziamento di adeguate risorse alle Regioni, per dare piena attuazione dell'articolo 3 della legge n. 134 del 2015, affinché sia garantito uniformemente su tutto il territorio nazionale il funzionamento dei servizi di assistenza sanitaria alle persone con disturbi dello spettro autistico;

3) ad adottare iniziative di competenza per garantire l'elaborazione di progetti di vita individuali, personalizzati e partecipati, predisposti su base scientifica e attuati secondo una progettualità di tipo sociosanitario;

4) ad adottare le iniziative di competenza volte a potenziare i servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza, anche attraverso la revisione degli attuali modelli organizzativi e l'incremento dei posti letto dedicati, al fine di garantire un'adeguata risposta assistenziale che tenga conto dell'aumentato numero degli accessi e dei bisogni;

5) ad adottare iniziative volte a semplificare e incentivare, da un punto di vista burocratico e fiscale, l'attivazione da parte dei centri diurni e degli enti del terzo settore di attività inclusive rivolte alle persone con disturbi dello spettro autistico, quali ad esempio laboratori delle arti e dei mestieri, tirocini e percorsi di abilitazione e attività socioeducative e progetti di imprenditoria, favorendo la creazione di sinergie con le aziende del territorio e le istituzioni scolastiche, predisponendo progetti, incentivi e strumenti finalizzati a favorire l'inserimento dei soggetti con disturbi dello spettro autistico nel mondo lavorativo, al fine di valorizzarne le capacità a supporto dell'autonomia, in coerenza con gli obiettivi della legge n. 68 del 1999;

6) ad istituire un fondo pubblico per il finanziamento di corsi sui disturbi dello spettro autistico, affinché nelle scuole e nei centri diurni vi sia personale debitamente formato in materia, al fine di garantire un supporto appropriato, valido ed efficiente per bambini ed adolescenti affetti da disturbi dello spettro autistico, nonché per il finanziamento di corsi post universitari di alta specializzazione, riconosciuti dal Ministero dell'università e della ricerca, sui disturbi dello spettro autistico per psicologi, psicologi clinici e psicoterapeuti.

(1-00490)

Interrogazioni

GARAVINI Laura - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

il "turismo delle radici" si è imposto con gli anni come una delle componenti di maggiore interesse del movimento turistico verso il nostro Paese e, quindi, della bilancia dei pagamenti con l'estero, registrando nel periodo 1997-2018, secondo i dati dell'ENIT, una crescita del 72,5 per cento, passando da 5,8 milioni a 10 milioni di visitatori e conferendo un apporto economico di circa 4 miliardi di euro (7,5 per cento in più rispetto all'anno precedente);

questa forma di turismo, per il fatto di essere legata ai luoghi delle origini degli italiani espatriati e a fattori di carattere memoriale e affettivo, è quello che più si diffonde sul territorio, arrecando i benefici delle visite e delle permanenze, andando al di là dei tradizionali e selettivi circuiti turistici, in genere ancorati alle città d'arte e ai contesti paesaggistici di maggiore notorietà;

l'abitudine alla periodicità dei ritorni e la tenacia dei fattori di richiamo rendono questa forma di turismo quella più adatta a riavviare i flussi in arrivo in Italia dopo il forte rallentamento dovuto alla pandemia, anche per la forza di irradiazione che essa ha dimostrato di poter sviluppare in ambienti anche più ampi di quelli familiari, soprattutto quando si tratti di italo-discendenti di diversa generazione;

considerato che:

nel piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il principale e fondamentale strumento adottato dal Governo italiano, con il sostegno, il coordinamento e la vigilanza della UE, nel quadro di una strategia integrata per il rilancio economico e sociale del Paese compare un progetto di investimento per "l'attrattività dei borghi", affidata al Ministero della cultura, nel cui ambito è stato definito un'area di investimento per il "turismo delle radici", il cui soggetto attuatore è stato individuato nella Direzione generale per gli italiani all'estero (DGIT) del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

l'ENIT, d'accordo con il Consiglio generale degli italiani all'estero, ha deciso di proclamare il 2024 l'anno del turismo delle radici, sviluppando in tal senso un notevole sforzo promozionale rivolto soprattutto alle realtà nelle quali esistono ed operano le maggiori aggregazioni di italiani all'estero, auspicabilmente con il supporto di altre strutture pubbliche impegnate nelle attività di contatto con i nostri connazionali presenti nel mondo;

nel febbraio 2022, tra il Ministero della cultura e il Ministero degli affari esteri è stata firmata la convenzione che dovrebbe portare alla definizione e all'assunzione del "progetto del turismo delle radici" e a coinvolgere per la sua realizzazione da un lato Regioni, enti locali, istituzioni culturali, soggetti associativi ed altri sul versante interno, dall'altro le comunità italiane, le loro rappresentanze e le reti associative sul versante estero,

si chiede di sapere:

a quale livello di elaborazione e di definizione sia giunto il progetto del "turismo delle radici", considerati i tempi cadenzati e abbastanza ravvicinati previsti per gli interventi finanziati con le risorse del PNRR, e concretamente quali siano le azioni di coinvolgimento delle Regioni, degli enti locali, delle istituzioni culturali e dei soggetti associativi che possono essere interessati ad assumere un ruolo attivo nell'ambito della presentazione e dell'esecuzione di progetti ispirati dal "turismo delle radici";

che cosa si sia previsto e in quale modo si stia operando, affinché le comunità italiane all'estero siano considerate non semplicemente un target promozionale e commerciale, ma siano invece chiamate, assieme alle loro rappresentanze e all'insostituibile rete associativa di riferimento, a partecipare come soggetti attivi e come protagonisti allo sviluppo della progettualità in questo campo e alla realizzazione delle iniziative per le quali sono stati previsti i fondi del progetto.

(3-03346)

GRANATO Bianca Laura - Al Ministro della salute. - Premesso che:

la procedura di approvazione di qualsiasi farmaco o vaccino prevede, necessariamente, lunghi anni di sperimentazione, e, solo dopo aver accertato la sussistenza degli imprescindibili requisiti di efficacia e sicurezza, viene concessa l'autorizzazione per essere commercializzato. Per il vaccino contro la varicella sono stati impiegati 28 anni, per il papillomavirus 15 anni. I 4 sieri anti COVID-19 attualmente commercializzati in Italia e in Europa da Pfizer, Astrazeneca, Moderna, Johnson & Johnson, non essendo stati sottoposti ai canonici lunghi anni di sperimentazione (bensì pochi mesi), non hanno mai ricevuto da parte di EMA o AIFA l'autorizzazione formale incondizionata alla commercializzazione. In questi casi, in assenza della dovuta sperimentazione, sussistendo determinate condizioni, EMA concede solo una raccomandazione all'immissione in commercio in "regime di autorizzazione condizionata", la quale è subordinata al rispetto di imprescindibili requisiti da parte dei "produttori" (le case farmaceutiche), quali ad esempio l'obbligo di depositare periodicamente "rapporti e relazioni intermedie di sicurezza" per dimostrare la sussistenza, già nel breve periodo, e a tutela della salute pubblica, degli imprescindibili requisiti di efficacia e sicurezza;

l'AIFA, con determina del 23 dicembre 2020, ha disciplinato l'autorizzazione alla messa in commercio in Italia del siero anti COVID Pfizer Comirnaty (poi estesa ad Astrazaneca, Moderna, Johnson & Johnson). L'allegato della determina subordina il mantenimento dell'autorizzazione condizionata all'adempimento di precisi obblighi da parte dei produttori, ovvero fornire il primo PSUR (rapporto periodico di aggiornamento sulla sicurezza) entro 6 mesi successivi all'autorizzazione, nonché i rapporti intermedi di sicurezza a gennaio, marzo, aprile, luglio 2021, e una relazione finale a dicembre 2023;

in regime di "autorizzazione condizionata", infatti, tali rapporti e relazioni costituiscono gli unici documenti a disposizione per verificare la sussistenza degli imprescindibili requisiti di efficacia e sicurezza, e quindi per assolvere al proprio obbligo istituzionale di verifica e controllo a tutela della salute pubblica. Nel caso in cui gli PSUR e le relazioni intermedie di sicurezza non dovessero esistere, o riportassero dati che non confermino gli imprescindibili requisiti di efficacia e sicurezza, l'AIFA avrebbe l'obbligo di revocare immediatamente l'autorizzazione condizionata, in quanto, in siffatta ipotesi, non sarebbe garantita la tutela della salute pubblica;

considerato che:

con istanza di accesso agli atti del 29 novembre 2021 l'associazione "Istanza diritti umani Piemonte Liguria e Val d'Aosta - APS", con espresso richiamo al contenuto della determina del 23 dicembre 2020, ha richiesto ad AIFA di esibire il primo PSUR presentato entro i 6 mesi successivi dall'autorizzazione all'immissione in commercio dai 4 titolari dell'autorizzazione dei vaccini anti COVID e le relazioni intermedie di gennaio, marzo, aprile, luglio 2021 fornite dai 4 titolari dell'autorizzazione dei vaccini anti COVID-19;

AIFA, in data 28 dicembre 2021, ha riscontrato l'istanza di accesso agli atti affermando esplicitamente di non possedere la documentazione richiesta, in quanto i dati avrebbero "natura riservata" essendo di "proprietà esclusiva delle aziende produttrici" e giustificando la grave mancanza con la circostanza che l'autorizzazione condizionata sarebbe stata concessa dall'EMA. La stessa AIFA invitava dunque l'istante a rivolgersi ad EMA per reperire le relazioni, mentre per consultare gli PSUR indicava un link di collegamento del sito della stessa EMA;

la circostanza, tuttavia, appare alquanto grave in quanto l'AIFA, in veste di organo di controllo istituzionale per l'Italia, non possiederebbe i dati e le relazioni richieste con una propria determina pubblicata in Gazzetta Ufficiale, e per mezzo della quale incombe l'obbligo imprescindibile sui produttori di provvedere al deposito entro precise tempistiche. Peraltro si rileva l'incongruenza di aver affermato che i dati sarebbero privati, ma di rivolgersi all'EMA per ottenerli. Sul punto si precisa che l'EMA ha rilasciato l'autorizzazione condizionata, mentre l'obbligo di deposito delle relazioni, sancito da una determina pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, attiene ad una fase successiva (peraltro indispensabile ai fini del mantenimento della stessa autorizzazione condizionata). In merito agli PSUR, invece, il link di collegamento fornito da AIFA riporta ad una pagina EMA non più esistente;

l'istante, quindi, in data 29 dicembre 2021 ha proceduto ad una nuova istanza nei confronti di AIFA, cui non è mai stata data risposta;

valutato che, a giudizio dell'interrogante, il comportamento di AIFA rileva le seguenti e gravi circostanze: 1) dopo 14 mesi dall'inizio della campagna vaccinale AIFA non dispone di nessun dato a supporto dei due requisiti imprescindibili di efficacia e sicurezza per la somministrazione in Italia dei 4 sieri anti COVID-19; 2) AIFA ha tollerato che le case farmaceutiche abbiano violato l'obbligo previsto dalla determina del 23 dicembre 2020 di fornire le relazioni intermedie di sicurezza a tutela della salute pubblica; 3) per giustificare la violazione AIFA ha affermato (anche implicitamente) circostanze non vere, ovvero che la determina non prevede nessun obbligo di fornire le relazioni intermedie, e che tali dati non avrebbero valenza "pubblica" o comunque rilevanza per la "salute pubblica", bensì "natura riservata" essendo di proprietà esclusiva delle aziende produttrici; 4) anche ammettendo, per assurda ipotesi, che le case farmaceutiche avessero l'obbligo di depositare all'EMA e non all'AIFA le relazioni intermedie, nonostante l'inequivocabile tenore letterale della determina del 23 dicembre 2020, sussiste da parte della stessa AIFA grave inadempimento ai propri doveri istituzionali di verifica e controllo, in quanto non si è mai premurata di richiedere alla stessa EMA la consegna dei documenti, né si è mai interessata di verificarne esistenza e veridicità; 5) nonostante non abbia dati a supporto dei requisiti di efficacia e sicurezza, AIFA ha sempre affermato che i 4 sieri anti COVID-19 siano efficaci e sicuri; 6) AIFA, nonostante non sia in possesso di nessun dato che comprovi i requisiti imprescindibili di efficacia e sicurezza, ed essendo i 4 sieri non sicuri per la salute pubblica, ha permesso la commercializzazione e non ha mai sospeso o revocato l'autorizzazione condizionata sul territorio italiano;

visto che:

l'istante associazione, in virtù del diniego espresso da AIFA, in data 29 dicembre 2021 ha inoltrato istanza di accesso agli atti anche al Ministero della salute, richiedendo la consegna degli PSUR e delle relazioni intermedie di sicurezza a suo tempo già richieste ad AIFA in data 29 novembre 2021. Il Ministero, in persona del direttore generale dottor Giovanni Rezza, ha riscontrato l'istanza in data 2 febbraio 2022 affermando di non essere in possesso della documentazione, e quindi di rivolgersi ad EMA (cosa, peraltro, avvenuta, senza alcun successo);

proprio perché i sieri anti COVID-19 non hanno mai attraversato i lunghi anni di sperimentazione, lo scopo fondamentale di acquisire le relazioni e i rapporti (di cui non sembrano in possesso né AIFA né il Ministero né EMA) è quello di verificare eventuali criticità o profili di pericolosità, con la finalità, a tutela della salute pubblica, di assicurare con assoluta certezza la sussistenza dei requisiti di efficacia e sicurezza,

si chiede di sapere quale autorità pubblica nazionale sia in possesso delle relazioni intermedie e dei rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza dei cosiddetti vaccini anti COVID-19.

(3-03348)

MONTEVECCHI Michela, DE LUCIA Danila, VANIN Orietta, CROATTI, PAVANELLI Emma, TRENTACOSTE - Al Ministro della cultura. - Premesso che, come si apprende da notizie di stampa, tra cui "la Repubblica" del 25 maggio 2022 "Tesori svenduti, il Mibac frena sugli Nft dell'arte", il Ministero della cultura allarmato per l'aumento esponenziale e incontrollato delle opere d'arte in formato digitale nelle forme del non fungible token (NFT) avrebbe bloccato la sottoscrizione di nuovi contratti e sospeso quelli in essere con la società milanese Cinello s.r.l. che deterrebbe il monopolio di fatto su questo mercato;

considerato che:

gli NFT sono token digitali unici e impossibili da duplicare nella loro interezza. Funzionano secondo lo stesso principio delle criptovalute, ovvero basate su una blockchain, una tecnologia sia per l'archiviazione che per la trasmissione di dati che intende essere trasparente, ma anche sicura e funzionante senza la necessità di un organismo di controllo generale. Le NFT sono quindi opere d'arte digitali memorizzate su questi canali che possono essere acquistate per somme rilevanti;

il mercato legato alle opere digitali ha una portata economica cospicua. Infatti, come riporta lo stesso articolo di stampa, recentemente l'opera "Everydays: the first 5000 Days", un'opera di Beeple, è stata venduta per 69,4 milioni. Ma questo mercato, oltre a riguardare le opere nuove, coinvolge anche il patrimonio esistente per cui ciascuna opera d'arte può avere una sua copia digitale che può essere immessa sul mercato;

dalle informazioni disponibili, risulta che a farsi promotrice dell'iniziativa presso i musei italiani sia stata la società Cinello che ha un brevetto in materia di NFT. In pratica, la società realizza una copia digitale perfetta dell'opera su monitor ad altissima definizione. La riproduzione viene incorniciata e messa sul mercato cui partecipano i collezionisti;

il primo istituto culturale che ha aderito è il museo degli Uffizi, che già nel 2017 aveva stipulato un accordo con la stessa società per 40 opere. Secondo quanto riportano le notizie di stampa, nell'accordo verrebbero stabiliti prezzi e numero di copie massime da mettere sul mercato (alcune potranno essere acquistate, altre solo noleggiate) e il ricavato è ripartito al 50 per cento tra la società e il museo;

considerato inoltre che:

avendo ottenuto una diffusione veloce e di portata notevole, risulta infatti agli interroganti che oltre agli Uffizi, abbiano sottoscritto un contratto o negoziato con la Cinello anche altri musei, in Italia l'operazione ha destato alcune perplessità;

oltre ai dubbi sulla titolarità dei diritti legati all'opera digitale, sono state oggetto di attenzioni le contrattualizzazioni in favore della Cinello che in primo luogo sembrerebbe aver ricevuto gli incarichi senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, non corrisponderebbe alcun canone in favore dell'ente culturale e guadagnerebbe la metà degli introiti;

in tale preoccupante scenario è intervenuto il Ministero che, sospendendo o interrompendo la sottoscrizione di alcuni contratti con la Cinello, avrebbe sollevato alcune criticità sui rapporti con la società e avrebbe nominato una commissione affinché venga regolarizzata questa tipologia di mercato. Tra le criticità sollevate, il Ministero avrebbe rilevato proprio l'incertezza sul futuro della titolarità delle opere, il rischio di una limitazione delle prerogative degli istituti culturali pubblici e la dubbia legittimità degli introiti nelle suddette modalità in capo ad una società privata,

si chiede di sapere

quali azioni il Ministro in indirizzo intenda intraprendere affinché si approfondiscano le modalità con cui sono stati sottoscritti o negoziati i contratti sospesi con la società Cinello e, in caso in cui vengano rilevate irregolarità, quali siano le azioni che intenda avviare per accertare le relative responsabilità;

quali siano gli orientamenti che intende adottare, anche al fine di colmare i vuoti normativi esistenti.

(3-03349)

CORRADO Margherita, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI, ANGRISANI Luisa - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

il 25 maggio 2022 si è appreso dai mass media (articoli di stampa a seguito del servizio trasmesso da "Le Iene" la sera precedente) che il contratto sottoscritto da Gallerie degli Uffizi di Firenze, istituto del Ministero della cultura diretto da Eike Schmidt, per la cessione di diritti sulle immagini di 40 opere d'arte delle più straordinarie a beneficio di Cinello S.r.l., non è stato frutto di una procedura di evidenza pubblica, ma di un affidamento diretto e che in virtù dello stesso contratto si generano significativi vantaggi economici, diretti e indiretti, in favore della predetta impresa commerciale con sede nel capoluogo toscano (e uffici anche a Milano e Copenhagen) (si veda "Esplode il caso Nft nei musei, il MiC studia regole" su "ansa.it", "Uffizi vende opere in digitale. E il Ministero interviene per bloccare tutto" su "artribune.com", "Caso NFT e Uffizi: il MIC interviene per frenare la riproduzione e la vendita di opere d'arte in formato digitale" su "insideart.eu", "La beffa virtuale che inguaia Franceschini" su "IlGiornale.it");

la cessione di diritti, ovvero, il "trasferimento a Cinello titolarità a titolo definitivo su serigrafie digitali compreso diritto di proprietà intellettuale/o sfruttamento economico affinché Cinello ne disponga per commercializzazione e vendita a terzi" è oggetto di analoghi contratti stipulati, con le stesse discutibili modalità, anche da altri istituti dotati di autonomia speciale (musei Reali di Torino, gallerie dell'Accademia di Venezia, Pinacoteca di Brera, complesso monumentale della Pilotta, galleria nazionale delle Marche, museo di Capodimonte) e direzioni regionali Musei, moltiplicandosi così l'evidente vantaggio economico di cui, di fatto, beneficia la Cinello S.r.l.;

dell'adesione acritica e a tratti entusiasta dei super-direttori del Ministero coinvolti nell'operazione, che applica ai capolavori d'arte una tecnologia avanzatissima, fa fede il commento di James Bradburne (Pinacoteca di Brera, con contratto in corso), che Cinello riporta, addirittura, sul suo portale, per spiegare cos'è un "Daw": "È una riproduzione, una copia oppure un nuovo originale? Non vedo le cose in contrasto. Piuttosto vedo l'iniziativa di Cinello in uno spettro in cui sono situate le opere che ci portano verso un approfondimento del nostro rapporto con la cultura";

considerato che:

il contratto stipulato tra Gallerie degli Uffizi e Cinello S.r.l. ha iniziato a produrre effetti a far data dal 1° gennaio 2017 ed è scaduto il 31 dicembre 2021, senza essere rinnovato;

Cinello continua, altresì, a proporre la vendita dei multipli digitali ad altissima definizione, autenticati e crittografati, prodotti in serie limitata (Daw), delle 40 opere di proprietà delle Gallerie degli Uffizi oggetto dell'accordo, nonostante il contratto sia scaduto già da 5 mesi;

valutato che con atto prot. n. 8273 del 17 maggio 2021, il direttore generale Musei, Massimo Osanna, dava istruzioni affinché i direttori che avevano stipulato quei contratti (il più recente, della galleria nazionale delle Marche, era del 1° maggio 2021) sospendessero o interrompessero le relative attività, al fine di consentire la valutazione delle varie fattispecie concrete e di assumere gli opportuni atti di indirizzo e coordinamento, anche alla luce di una regolamentazione ad hoc in via di (asserita) elaborazione. Detta iniziativa del direttore generale non sembra, tuttavia, avere prodotto effetti, mentre pare che altri istituti del Ministero stiano tuttora valutando analoghe proposte di contratto,

si chiede di sapere:

perché la cessione dei diritti sulle immagini delle 40 opere delle Gallerie degli Uffizi sia stata effettuata a favore di Cinello S.r.l. senza bandire alcuna procedura ad evidenza pubblica;

in ragione di quali criteri sia stato deciso di riconoscere alla Cinello il 50 per cento degli utili, al netto dei costi eventualmente sopportati dalla società (mentre per simili intermediazioni, ove si tratti realmente di concessioni e non di compravendite, di solito non si supera il 5 per cento), nonché quali siano i criteri di calcolo dei costi e i sistemi di verifica degli stessi eventualmente adottati dal museo fiorentino;

quali azioni siano state intraprese o si intenda esperire da parte del Ministero per ripristinare il rispetto della normativa in vigore in materia di diritto d'autore;

come il Ministero intenda tutelarsi contro la condotta di Cinello S.r.l. che, violando gli accordi contrattuali, sul sito internet aziendale (ultimo accesso del 28 maggio 2022 "www.cinello.com/it/artworks") continua a proporre la vendita al pubblico di riproduzioni digitali di opere sulle quali non può più vantare diritti, a meno di non ammettere che il contratto scaduto il 31 dicembre 2021 abbia comportato una cessione definitiva e totale del diritto di proprietà su quelle opere da parte delle Gallerie degli Uffizi;

se il Ministro in indirizzo abbia già promosso, o quando intenda farlo, un'accurata ispezione al fine di accertare se e quali vantaggi abbia eventualmente tratto Eike Schmidt dall'accordo con il privato e se il mancato esercizio da parte di Massimo Osanna dei doveri di coordinamento e controllo nei confronti degli istituti autonomi di prima fascia e dei doveri di direzione e indirizzo, in aggiunta, sugli istituti di seconda fascia (ex art. 18 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019, n. 169) non sia meritevole di censure proporzionate al danno patrimoniale e di immagine derivante allo Stato dalla vicenda, a dispetto della quale nessuno dei due dirigenti ha finora avuto la dignità di rassegnare le dimissioni.

(3-03350)

CORRADO Margherita, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI, ANGRISANI Luisa - Al Ministro della cultura. - Premesso che, in tema di appalti per i servizi aggiuntivi nei luoghi della cultura statali, sono in molti a lamentare il malcostume per cui, se la società vincitrice della gara è anche editore, difficilmente lascia spazio agli editori concorrenti, o non ne concede affatto, come ha già stigmatizzato l'interrogazione 3-03340 del 24 maggio 2022, con riferimento alla ditta che a Roma gestisce la basilica di Santa Maria ad Martyres, ovvero il Pantheon;

considerato che:

è anche un editore la società di servizi napoletana ARTE'M, affidataria dei servizi aggiuntivi dei parchi archeologici di Pompei, di Ercolano e di Paestum-Velia, istituti statali con autonomia speciale, la quale, a quanto risulta agli interroganti, penalizzerebbe persino le ditte con cui ha stipulato contratti di distribuzione. Lo farebbe esercitando un filtro censura preventivo, applicato per mere ragioni di opportunità (s'ignora se su pressione di terzi o di propria iniziativa), tale da escludere dall'esposizione e dalla proposta al pubblico persino pubblicazioni recenti, ben documentate e dal prezzo contenuto, dedicate al sito archeologico e alla sua gestione ma distanti dall'agiografica narrazione corrente;

neppure sfuggirebbero alla censura quei testi a carattere specialistico ma che non stentano, proprio per la loro qualità, a trovare acquirenti, quando gli autori si lascino sfuggire esternazioni poco lusinghiere nei confronti della pubblica amministrazione e delle politiche ministeriali;

i libri a firma del direttore generale Musei e del direttore del parco archeologico di Pompei hanno invece stabile dimora nei due bookshop pompeiani di ARTE'M, com'è intuitivo, e, stampati come sono da grandi editori, è plausibile che la vendita in migliaia di copie comporti anche la corresponsione di diritti agli autori, favoriti dalla generosa esposizione delle loro "fatiche letterarie" in spazi pubblici invece preclusi, di fatto, alla galassia dei piccoli editori, spesso per un'asserita mancanza di spazi;

mal si concilia, quest'ultima giustificazione, nel caso ad esempio dei bookshop pompeiani di Porta Marina e piazza Esedra (come da verifica recente), non solo con la cospicua distanza tra i diversi libri esposti, molti dei quali dedicati non a Pompei e alle altre città vesuviane bensì a Roma, ma anche con l'abbondante proposta di gadget. Nel bookshop di piazza Esedra, in specie, fanno bella mostra di sé molti volumi della Osanna Edizioni, la casa editrice venosina di proprietà della madre del direttore generale Musei, peraltro dedicati in gran parte alla Lucania, mentre altri editori sono penalizzati dal posizionamento dei loro testi, impilati, nella parte più bassa e difficilmente leggibile degli espositori;

per contro, nel bookshop di Paestum sono proposti tutti i volumi di ARTE'M, che da soli costituiscono la grandissima parte dell'offerta, qualcuno di Naus e pochi di altri editori, di norma non più attivi;

valutato che il danno economico e di immagine che deriva dai criteri di esposizione descritti non colpisce solo gli editori "discriminati" ma si riverbera anche su ARTE'M, e la rinuncia di quest'ultima alla vendita di pubblicazioni specialistiche, alle quali sempre più spesso preferisce quelle divulgative, avendo chiuso volontariamente una stagione di coesistenza felice tutt'altro che tramontata (perché le rivendite pompeiane sono frequentate non solo da turisti ma anche da studiosi di tutto il mondo che hanno lì missioni archeologiche e di buon grado, verosimilmente, continuerebbero ad acquistare volumi di pregio scientifico), impone di riflettere sulle ragioni di una politica commerciale incomprensibile da parte dell'attuale concessionario dei servizi aggiuntivi, se non alla luce del miraggio di vantaggi indebiti o del timore di gravi ritorsioni. Tertium non datur,

si chiede di sapere:

quali iniziative intenda assumere il Ministro in indirizzo a favore dei piccoli editori che, occupandosi di archeologia a livello divulgativo e scientifico, stimolano la ricerca e la cultura, ma stentano a vivere delle vendite dei loro testi nei bookshop dei parchi e dei musei statali perché troppo spesso viene loro impedito di entrare o, entrati, sono discriminati al punto da rischiare la sopravvivenza;

se sia conscio che la responsabilità della moria di questi editori non è solo della recessione che avanza (con vertiginoso aumento dei costi della carta) ma anche di chi gestisce in regime di monopolio i servizi aggiuntivi in tali istituti statali, senza che la pubblica amministrazione, chiamata a garantire la qualità dell'offerta dei servizi al pubblico anche sotto questo profilo, impedisca a chi abusa della propria posizione di accanirsi, persino, su alcuni editori più che su altri, con lo scopo abietto di zittire le voci critiche nei confronti delle politiche ministeriali mediante forme di pressione.

(3-03351)

CORRADO Margherita, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI, ANGRISANI Luisa - Ai Ministri della cultura e dell'interno. - Premesso che:

risulta agli interroganti che tra i beni in Abruzzo del fondo edifici per il culto (FEC) vi è la piccola chiesa sconsacrata di san Giovanni Battista a Penne (Pescara). Di origine cinquecentesca, ma completamente ricostruita tra la fine del secolo successivo e gli inizi del Settecento (l'opera muraria fu ultimata nel 1700, mentre la decorazione a stucco e l'arredo pittorico nel 1705), la chiesa è uno dei più significativi esempi di architettura barocca della regione (si veda L. Bartolini Salimbeni, "Abruzzo e Molise", in "Storia dell'architettura italiana. Il Seicento", a cura di A. Scotti Tosini, Milano, Electa, 2003, Tomo II, p. 548);

notevole specialmente per i bellissimi stucchi dell'interno, è opera documentata del plasticatore ed architetto lombardo Giovan Battista Gianni, di cui rappresenta il capolavoro (si veda in proposito il sito dell'Enciclopedia Treccani alla voce relativa all'artista);

considerato che:

da ottobre 2021 la chiesa è transennata per la caduta al suolo di coppi, slittati dalla copertura, ma già da anni la fabbrica accusa problemi di natura strutturale e gli apparati decorativi (sia gli stucchi, sia i coevi dipinti murali opera del molisano Giambattista Gamba) sono interessati da fenomeni di degrado, aggravatisi progressivamente, per le infiltrazioni di acqua piovana e l'umidità di risalita, come dimostrano le efflorescenze saline sulle superfici, le malte disgregate e decoese, le perdite dei volumi;

il progressivo degrado si evince dalle foto nel saggio del 2003 di F. G. M. Battistella, "La decorazione a stucco della chiesa di San Giovanni Battista a Penne e altre opere di stuccatori intelvesi in territorio vestino", nel volume "Tesori di Arte e di Fede. Il patrimonio architettonico e artistico del Fondo edifici di culto. Italia Nord-Centro", Roma, L'Erma di Bretschneider 2011, nella scheda dell'edificio nel sito della Prefettura di Pescara, da altre fonti reperibili on line (non recentissime) e dalla visione diretta;

valutato che:

la chiesa di San Giovanni Battista di Penne è stata inserita dal Segretariato regionale per l'Abruzzo del Ministero della cultura, anche a seguito di reiterate segnalazioni della sezione locale dell'associazione "Italia Nostra", nell'elenco dei beni proposti per il finanziamento previsto dalla legge n. 190 del 2014, art. 1, commi 9 e 10, annualità 2021, come risulta innanzi tutto dalla nota prot. n. 3088 del 23 luglio 2021 indirizzata dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Chieti e Pescara alla Direzione generale bilancio e alla Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio;

se non si agisce tempestivamente, però, c'è il rischio che vada perduta un'importante testimonianza dell'arte dello stucco, probabilmente la più alta di età barocca in Abruzzo, ma a tutt'oggi non è noto se la proposta di finanziamento per il restauro dell'edificio sia stata approvata,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo possano spiegare perché il FEC ha lasciato che uno dei più importanti monumenti abruzzesi di età barocca arrivasse ad un tale stato di degrado e perché la competente Soprintendenza non sia intervenuta per tempo a garantirne la conservazione;

se la citata proposta di finanziamento sia stata approvata e se sia stato redatto un progetto di restauro;

se il Ministro della cultura sia in grado di assicurare tempi certi in ordine alla realizzazione degli interventi necessari alla salvaguardia del monumento;

se risulti che la Soprintendenza abbia messo in opera un sistema di protezione attorno alle statue di culto per evitare che le parti in via di distacco (com'è accaduto per un braccio della statua di santa Caterina) cadano sul pavimento, così da poter essere in futuro riposizionate.

(3-03352)

ANGRISANI Luisa - Al Ministro della salute. - Premesso che:

l'ospedale "Martiri di Villa Malta" di Sarno (Salerno), inaugurato all'indomani dell'alluvione che ha colpito la città nel 1998, vede un momento drammatico per carenza di personale sanitario, disorganizzazione del servizio e della logistica, carenza di adeguata diagnostica strumentale e servizi ambulatoriali che hanno già condotto alla chiusura per alcuni giorni del pronto soccorso;

la struttura sanitaria serve un'utenza numerosa proveniente non solo da Sarno, ma anche da S. Marzano sul Sarno, S. Valentino Torio, Striano, Palma Campania, S. Gennaro Vesuviano, Ottaviano, S. Giuseppe Vesuviano, Terzigno, raccogliendo un bacino di consistente entità demografica. Inoltre, è ubicata in posizione ottimale, essendo facilmente raggiungibile sia dalla provincia di Napoli sia dalla provincia di Salerno;

attualmente l'ospedale è gestito da direttore sanitario e da direttore generale che, pur sollecitati, più volte, anche da associazioni e da sindacati, non si curano delle evidenti disfunzioni;

in particolare, il pronto soccorso, per carenza di personale, non riesce a far fronte all'utenza e si corre il rischio di attendere per un'intera giornata senza alcuna assistenza e senza ottenere valutazioni diagnostiche immediate e importanti per gestire la fase di emergenza di un paziente;

la divisione di ginecologia, il reparto di urgenza, la radiologia, l'anestesia si mantengono sull'attività libero professionale intramoenia; in carenza di personale, tuttavia, ciò causa disorganizzazione nel servizio, agevolando il cattivo funzionamento dei reparti, purtroppo gestiti da primari che non hanno alcuna esperienza in materia di management sanitario, facendo perdere continuamente posti letto alla struttura; l'ospedale di Sarno, che ha a disposizione una struttura edilizia modulare, potrebbe infatti ospitare interi reparti di eccellenza anche sotto il profilo della diagnostica ambulatoriale, anch'essa carente, ma è costretto a subire l'ostracismo da parte delle strutture burocratiche regionali;

il risultato della gestione attuale è che interi piani dell'ospedale sono completamente vuoti, con apparecchiature diagnostiche tuttora imballate;

tali situazioni di precarietà creano notevoli disagi all'utenza nonché danni alla stessa azienda sanitaria di Salerno, troppe volte costretta a pagare indennizzi per danni da malpratice ospedaliera;

valutato che:

la situazione del pronto soccorso è drammatica in quanto sono presenti solo tre medici; la divisione di ortopedia è stata addirittura chiusa; in chirurgia sono presenti tre medici; il servizio di radiologia è riservato ai soli degenti; per gli esterni non è possibile prenotare presso il presidio ospedaliero di Sarno ecografie, TAC e altri esami radiologici; al distretto sanitario sono in servizio medici specialisti che non hanno a disposizione la diagnostica per immagini; gli ambulatori che hanno la strumentazione non lavorano; non vi è il centro antidiabetico; nell'ambulatorio di chirurgia non vi sono infermieri, quindi non si può provvedere a fare medicazioni; la medicina territoriale è stata ed è tuttora assente facendo lievitare gli accessi presso l'ospedale; per garantire il servizio, vengono comandati altri medici del presidio e delle diverse specialistiche che si vedono costretti ad operare per il 50 per cento del proprio orario di lavoro presso il pronto soccorso con turni estenuanti; il personale medico è sottostimato per garantire le attività delle unità operative ed appare evidente l'assenza totale di misure atte a garantire il benessere organizzativo e psicofisico degli stessi operatori; i medici del servizio 118 della ASL sopperiscono alle carenze di altri presidi dell'ente addirittura di quelli dell'azienda ospedaliera universitaria di Salerno;

anche le associazioni sindacali sono insorte: la CISL-FP di Salerno, ad esempio, ha vibratamente protestato rappresentando invano le criticità esposte,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo, nell'ambito delle proprie competenze, non ritenga opportuno intervenire, ed eventualmente attraverso quali misure, al fine di garantire il buon andamento dell'ospedale di Sarno e dello stesso pronto soccorso;

se non intenda provvedere alla riorganizzazione dei servizi essenziali di reparto e di pronto soccorso integrando stabilmente personale medico e paramedico con strutture diagnostiche adeguate, onde garantirne la piena funzionalità;

se non intenda accertare eventuali responsabilità per il disservizio e la disorganizzazione del servizio e quale impedimento abbia condotto, ad oggi, al completo funzionamento di tutti i reparti dell'ospedale di Sarno.

(3-03355)

PIRRO Elisa, AIROLA, DI GIROLAMO Gabriella, MATRISCIANO Susy - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:

con l'ordinanza n. 2 del 5 maggio 2022 il commissario straordinario Calogero Mauceri ha autorizzato Rete ferroviaria italiana a sviluppare il progetto definitivo della nuova linea "Avigliana-Orbassano" e degli interventi di adeguamento, conseguenti e coerenti con l'assetto della nuova linea, dello scalo di Orbassano (Torino), ottemperando alle prescrizioni rese sul progetto preliminare dalle amministrazioni che si sono pronunciate su esso e tenendo anche conto delle risultanze delle attività già condotte da RFI e definite e convenute in sede di Osservatorio per l'asse ferroviario Torino-Lione;

con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 febbraio 2022, recante nomina del consiglier Mauceri a presidente dell'osservatorio, sono ricostituite le regolari condizioni di piena operatività di tale struttura;

considerato che:

numerose preoccupazioni sono state espresse da tempo in merito ai rischi per l'ambiente connessi alla realizzazione dell'opera, per lo spreco di risorse idriche, per l'impatto sull'emissione di gas serra, per la possibile insorgenza di problemi legati alla presenza di amianto e in generale collegati ad agenti inquinanti liberati dagli scavi;

altrettanti elementi di inquietudine sono emersi da diversi anni in relazione al concreto rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nella catena di appalti connessi all'opera, al punto tale da ispirare contromisure di specifica prevenzione anche al massimo livello preposto, quale il protocollo d'intesa tra TELT e Guardia di finanza del settembre 2021,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda adoperarsi affinché, nell'ambito dell'osservatorio, siano istituiti tre tavoli di lavoro che coinvolgano esperti e rappresentanti dei territori rispettivamente sui temi di legalità, trasparenza, anticorruzione e antimafia legate alle attività di realizzazione dell'opera; sostenibilità ambientale dei cantieri; monitoraggio e informazione sull'avanzamento delle attività nei cantieri.

(3-03356)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

BINETTI Paola - Al Ministro della salute. - Premesso che:

il test del sudore costituisce, per i pazienti con fibrosi cistica, uno strumento diagnostico semplice, non invasivo e solidamente sperimentato;

recentemente si è creata una situazione di grave disagio per i pazienti per problemi concreti legati all'esecuzione del test del sudore nei centri e nei laboratori di fibrosi cistica in Italia;

in estrema sintesi, la ditta americana che produce il sistema "Macroduct", il sistema più diffuso al mondo per questo test, ha informato i pazienti che i reagenti per tale sistema non possono più essere importati in Europa a causa dell'entrata in vigore della nuova regolamentazione della Comunità europea sui dispositivi medici (EU MDR);

in base alle informazioni trasmesse, se gli apparecchi Macroduct 3700, già in uso in Italia, sono a norma e non devono essere ricertificati, i reagenti a base di pilocarpina, utilizzati in abbinamento a questo sistema (SS-032), devono invece essere nuovamente certificati, secondo l'EU MDR. Ma l'iter certificativo necessario è tuttora in corso e non si prevede quando terminerà tutti i controlli necessari per poter essere nuovamente utilizzato;

nel frattempo, però, i centri e i laboratori che utilizzano il sistema Macroduct in Italia, circa 20 secondo le stime ufficiali, stanno esaurendo le scorte di SS-032, per cui non esiste un sistema alternativo per eseguire il test del sudore;

questo fatto determinerà, e in alcuni casi ha già determinato, l'interruzione dei programmi di screening neonatale, finanziati con soldi pubblici; gravi ritardi nelle diagnosi di fibrosi cistica; l'interruzione del monitoraggio dei pazienti in trattamento con modulatori del CFTR, terapie costosissime oggetto di sorveglianza da parte di AIFA;

risulta inoltre che la ditta americana, insieme al rivenditore italiano "Delcon Italia", starebbe cercando un contatto presso il Ministero della salute per chiedere che, in attesa della conclusione dell'iter certificativo presso la Commissione europea, si possa fare un'eccezione che consenta l'import del reagente SS-032;

la Lega italiana fibrosi cistica, data l'importanza del test, sia in fase di diagnosi che di monitoraggio delle terapie, avrebbe cercato di contattare il Ministero della salute per informare sia il ministro Speranza che il sottosegretario Sileri, che ha la delega alle malattie rare,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, dopo aver valutato attentamente la situazione che si è verificata e il disagio dei pazienti e dei loro familiari, ritenga utile predisporre una norma transitoria che, in attesa della ricertificazione dei reagenti a base di pilocarpina utilizzati finora, o comunque nell'attesa dell'immissione in mercato di prodotti nuovi adeguati, possa comunque consentire l'uso dei reagenti finora impiegati con gli apparecchi Macroduct 3700, facilitandone l'importazione dagli Stati Uniti attraverso i consueti canali.

(3-03347)

ERRANI, DE PETRIS Loredana, BUCCARELLA, LAFORGIA, RUOTOLO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

dopo quasi tre anni dalla scadenza il 23 dicembre 2021 è stato firmato il contratto di lavoro del personale non dirigente della Polizia di Stato relativo al triennio 2019-2021;

il 20 aprile 2022 è stato firmato il decreto del Presidente della Repubblica di "recepimento del provvedimento di concertazione per il personale non dirigente delle Forze Armate (triennio normativo ed economico 2019-2021)";

agli interroganti non risulta ancora applicato il nuovo contratto che contiene incrementi del trattamento economico fisso ed accessorio, arretrati e riconoscimento di nuovi diritti come le ferie solidali, tutele genitoriali, assistenza ai disabili e congedo straordinario per le donne vittime di violenza;

la mancata applicazione del nuovo contratto è un fatto particolarmente grave che va a colpire lavoratrici e lavoratori di un comparto, quello della sicurezza, difesa e soccorso pubblico, particolarmente delicato, dove il rischio per la propria incolumità è una condizione costante e che, peraltro, soffre di una grave carenza di organico che spesso costringe a turni che vanno oltre l'ordinario orario di lavoro;

le organizzazioni sindacali sono in allarme anche per il rischio del mancato pagamento del premio produttività, il cosiddetto FESI, che potrebbe non avvenire entro il mese di giugno, e denunciano un cronico ritardo nel pagamento degli straordinari,

si chiede di sapere quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda mettere in campo affinché vengano portati a termine gli iter previsti per l'applicazione del contratto.

(3-03353)

ERRANI, DE PETRIS Loredana, BUCCARELLA, LAFORGIA, RUOTOLO - Ai Ministri dello sviluppo economico e della transizione ecologica. - Premesso che:

nel 2021 ENI ha annunciato, in maniera unilaterale, l'intenzione di chiudere l'impianto di cracking di Porto Marghera gestito da Versalis; l'intenzione era già stata ventilata nel 2014, ma la conferma definitiva è giunta il 15 settembre 2021, durante un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico, alla presenza delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti delle Regioni Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia, dove si trovano impianti legati direttamente alla produzione di etilene dello stabilimento e ad oggi un impianto risulta già chiuso;

la decisione, che rientra per ENI all'interno della strategia di decarbonizzazione e di transizione ecologica, non è stata accompagnata però da nessun piano credibile di riconversione strategica per la chimica italiana, né di garanzia sulla continuità delle produzioni e degli approvvigionamenti per i siti produttivi legati agli stabilimenti di Porto Marghera, né rispetto al mantenimento dei livelli occupazionali;

la chimica italiana è una specializzazione produttiva strategica per la nostra economia: nel Paese rappresenta il quarto settore industriale con un valore del 6 per cento del fatturato dell'industria nazionale, in Europa è il terzo produttore, con una quota di mercato del 9,5 per cento, e il dodicesimo al mondo;

il settore della chimica non è rappresentato solo dai grandi stabilimenti, ma è caratterizzato da un ampio indotto di PMI che contano il 68 per cento dell'occupazione totale;

nell'ambito degli stabilimenti legati al polo di Porto Marghera c'è il polo chimico di Ferrara, che occupa 1.700 addetti diretti che salgono a oltre 5.000 considerando l'indotto, uno stabilimento strategico non solo per l'economia locale, ma per quella nazionale;

il polo ferrarese infatti rappresenta un'infrastruttura insostituibile per la chimica e la ricerca avanzata in Italia con il centro di ricerca "Giulio Natta", nell'ambito del quale si stanno sperimentando processi per il recupero di materie prime attraverso il riciclo chimico dei materiali plastici ed il riciclo avanzato;

lo stabilimento ferrarese non è l'unico colpito: la decisione di ENI di chiudere entro il 2022 l'impianto di cracking di Porto Marghera mette a rischio la fornitura di materie prime ai petrolchimici dell'area padana (Mantova, Ferrara e Ravenna) e con questo compromette la loro continuità produttiva, con il pericolo concreto di disinvestimenti, oltre a mettere in discussione lo sviluppo dei progetti attualmente in corso;

oltre a questi impianti vengono pesantemente colpite dalla chiusura altre importantissime filiere come quella biomedicale, il tessile e l'automotive;

considerato inoltre che:

il settore della chimica rappresenta un asset strategico per il Paese sia da un punto di vista di politiche industriali volte alla trasformazione ecologica della produzione e di transizione energetica sia per l'importante peso occupazionale ed economico;

l'Italia da anni non si è dotata di un'adeguata politica industriale per la chimica;

l'indispensabile strategia di riconversione ecologica della chimica italiana deve prevedere la riqualificazione e la riconversione degli impianti che rappresentano un patrimonio strategico fondamentale per il Paese,

si chiede di sapere:

quali iniziative urgenti i Ministri in indirizzo intendano adottare al fine di ottenere da ENI Versalis un piano industriale dettagliato volto a garantire la tenuta occupazionale e la continuità operativa degli stabilimenti attraverso una reale e concreta strategia di transizione ecologica;

quali iniziative il Governo intenda intraprendere per garantire un futuro al settore chimico in Italia, nell'ottica dell'indispensabile transizione ecologica, della sicurezza ambientale e dello sviluppo di una nuova politica industriale green.

(3-03354)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

MARILOTTI, D'ALFONSO, D'ARIENZO, FEDELI Valeria, ROJC Tatjana, STEFANO, LAUS, BOLDRINI Paola, CIRINNÀ Monica, MARCUCCI, PORTA, FERRAZZI, FERRARI, ROSSOMANDO Anna, TARICCO - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

nella mattinata del 24 maggio 2022, un tir della cooperativa "Budoni Soccorso", che faceva parte del convoglio di ANAS Italia, impegnato in una missione di consegna di beni di prima necessità in Ucraina, è stato fermato dalla polizia austriaca durante il viaggio di ritorno al confine tra Italia e Austria e sanzionato con una multa di 1.600 euro. Il conducente dell'automezzo e presidente della stessa cooperativa, Giacinto Congiu, ha dovuto saldare sul posto la somma, onde evitare il sequestro immediato del veicolo;

benché il signor Congiu abbia esibito agli agenti di polizia austriaci la comunicazione su carta intestata di ANAS Italia inviata regolarmente prima della partenza al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e al Ministro dell'interno italiani, gli agenti hanno contestato la mancata comunicazione di viaggio, senza tuttavia indicare quali norme siano state violate specificando che si trattava di "aiuti umanitari non autorizzati";

considerato che:

non è il primo viaggio che lo stesso tir effettuava verso l'Ucraina, attraversando l'Austria, per consegnare il carico di medicinali, vestiti, cibo e bevande alle popolazioni bisognose. È anche di tutta evidenza che, come ha chiarito all'ANSA il presidente del dipartimento protezione civile della rete associativa, Claudio Cugusi, a fronte di questo rischio di sanzione, i volontari della cooperativa Budoni Soccorso non saranno più in grado di fornire aiuti di prima necessità agli sfollati alla frontiera polacca o in Ucraina;

sul caso è intervenuto anche il portavoce di ANAS Italia, Antonio Lufrano, dichiarando che: "Non possiamo restare inerti davanti alla vergognosa vicenda del tir della nostra affiliata, inseguito e multato in Austria dalla società di gestione dell'autostrada per 'aiuti umanitari non autorizzati'",

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano al corrente dei fatti esposti e se siano stati loro forniti i dovuti chiarimenti da parte delle autorità austriache;

quali iniziative intendano intraprendere nelle opportune sedi diplomatiche, affinché non si verifichino ulteriori episodi tali da compromettere la sicurezza delle future missioni a sostegno dei cittadini travolti dalla guerra in Ucraina, anche al fine di tutelare il prezioso lavoro svolto dalle associazioni umanitarie di volontariato del nostro Paese.

(4-07088)

GIROTTO, PAVANELLI Emma, LANZI, ANASTASI, CROATTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:

a maggio 2018, la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento sulla "tassonomia verde europea", al fine di fornire una definizione univoca rispetto alle tipologie di attività economiche e di investimenti che possano essere definiti "ecosostenibili". Il regolamento è stato approvato dal Consiglio europeo il 10 giugno 2020 e dal Parlamento europeo il 18 giugno, con il titolo "Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020, relativo all'istituzione di un quadro per favorire gli investimenti sostenibili e recante modifica del regolamento (UE) 2019/2088";

ai fini dell'attuazione del regolamento, la Commissione si è impegnata ad adottare atti delegati, contenenti specifici criteri di vaglio tecnico, al fine di integrare i principi sanciti e stabilire quali attività economiche possano considerarsi attività recanti un contributo a ciascun obiettivo ambientale;

a seguito dell'adozione di un primo atto delegato, relativo agli aspetti climatici della tassonomia UE, del 6 luglio 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 10 dicembre 2021 e applicabile a partire da gennaio 2022, la Commissione ha avviato un'ampia discussione in ambito europeo sull'inclusione delle tecnologie relative all'energia nucleare e al gas naturale tra quelle che possano essere definite sostenibili;

in occasione della risposta all'atto di sindacato ispettivo 3-02713, svoltasi il 21 luglio 2021 presso la 10a Commissione permanente (Industria, commercio, turismo) del Senato, il sottosegretario per la transizione ecologica Vannia Gava, nel commentare i possibili contenuti dell'atto delegato e la posizione dell'Italia, ha affermato che: "il Ministro, in occasione di incontri bilaterali, ha espresso contrarietà sulla possibilità di comprendere l'energia nucleare tra le fonti sostenibili, ricordando anche i due referendum con i quali l'Italia ha fatto una scelta diversa e evidenziando il vantaggio competitivo del quale andrebbero a beneficiare i Paesi che fanno uso di energia nucleare. Su questi temi è stata trovata ampia convergenza con la Ministra tedesca, aprendo la strada anche ad iniziative congiunte in sede europea";

con riferimento alla posizione assunta fino a quel momento, il sottosegretario Gava ha infine dichiarato che non c'era ancora stato nessun posizionamento ufficiale;

gli aspetti critici sull'opportunità di riconoscere le attività relative all'energia nucleare e al gas naturale come sostenibili sono stati esposti in due mozioni presentate in Senato dal gruppo Movimento 5 Stelle: la mozione 1-00413, pubblicata il 5 agosto 2021, e la mozione 1-00447, pubblicata il 12 gennaio 2022;

considerato che:

in data 2 febbraio 2022, la Commissione europea ha approvato in principio un atto delegato che include specifiche attività relative all'energia nucleare e al gas naturale nella lista di attività economiche incluse nella tassonomia UE. A seguito della formale adozione in tutte le lingue dell'Unione in data 9 marzo 2022, l'atto delegato è stato trasmesso al Consiglio europeo e al Parlamento europeo il giorno seguente, affinché essi possano opporre un veto all'adozione entro 3 mesi, eventualmente prorogabile di un ulteriore mese, dunque entro il 9 luglio 2022;

come riportato da numerose agenzie e fonti di stampa nazionali e internazionali, tra le quali "Tassonomia: Germania si oppone al nucleare green", pubblicata dall'agenzia di stampa "Ansa" il 16 maggio 2022, il Governo tedesco ha ufficialmente comunicato che voterà contro l'approvazione dell'atto delegato. La motivazione alle base di tale voto è la contrarietà all'inserimento dell'energia nucleare tra le fonti di energia considerate ecosostenibili,

si chiede di sapere se il Governo, nell'ambito del Consiglio europeo, esprimerà voto contrario all'approvazione dell'atto delegato sul nucleare e sul gas naturale presentato dalla Commissione e se intenda sostenere tale opposizione in ogni opportuna sede.

(4-07089)

LANNUTTI, ANGRISANI Luisa - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che, con il regolamento (UE) n. 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, è stato istituito il dispositivo per la ripresa e la resilienza per complessivi 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 sotto forma di contributo a fondo perduto e 122,5 in prestiti. La clausola preliminare (40) del regolamento prevede che l'attuazione del dispositivo dovrebbe essere effettuata in linea con "il principio della sana gestione finanziaria". La clausola preliminare (53) del regolamento stabilisce, tra l'altro, che "Laddove il piano per la ripresa e la resilienza non sia stato attuato in misura soddisfacente dallo Stato membro interessato, o nel caso di gravi irregolarità, vale a dire frode, corruzione e conflitto di interessi in relazione alle misure sostenute dal dispositivo, o di grave violazione degli obblighi derivanti dagli accordi relativi all'assistenza finanziaria, dovrebbe essere possibile procedere alla sospensione e alla risoluzione degli accordi relativi al sostegno finanziario, nonché alla riduzione e al recupero del contributo finanziario". Inoltre, l'articolo 18, comma 4, lettera r), del regolamento UE stabilisce che il PNRR contenga "una spiegazione riguardo al sistema predisposto dallo Stato membro per prevenire, individuare e correggere la corruzione, la frode e i conflitti di interessi nell'utilizzo dei fondi forniti nell'ambito del dispositivo e le modalità volte a evitare la duplicazione dei finanziamenti da parte del dispositivo e di altri programmi dell'Unione";

visto che:

con il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, è stabilita una "Governance del PNRR e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure". Per la gestione del PNRR si è adottato un modello di governance multilivello, all'interno del quale presso il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato è stato istituito, ai sensi dell'art. 6 del decreto-legge n. 77, il servizio centrale per il PNRR, cui è affidata, con il supporto dell'unità di missione PNRR e delle altre strutture del Dipartimento, la responsabilità del coordinamento operativo complessivo dell'attuazione del PNRR, mentre alle amministrazioni centrali titolari di interventi PNRR (Ministeri e strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri) la responsabilità dell'attuazione delle riforme e degli investimenti (ossia delle misure) previsti nel PNRR;

con il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 6 agosto 2021, sono state assegnate le risorse finanziarie previste per l'attuazione degli interventi del PNRR e la ripartizione di traguardi e obiettivi per scadenze semestrali di rendicontazione. Il Ministero ha diffuso l'11 ottobre 2021 le "istruzioni tecniche per la selezione dei progetti PNRR", dove si sottolinea, in altre parole, che gli investimenti finanziati devono generare aumenti dell'attività economica in grado di generare rendimenti superiori al livello delle passività sostenute dal dispositivo. Mentre il decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, reca "Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose". Il PNRR comporta necessariamente la partecipazione attiva di tutto il sistema istituzionale e dell'apparato amministrativo nelle sue diverse articolazioni centrali e territoriali;

con specifico decreto ciascuna struttura ministeriale di concerto con il Ministero istituisce un'unità di missione di livello dirigenziale generale per l'attuazione degli interventi del piano nazionale di ripresa e resilienza, inoltre presso ogni amministrazione centrale titolare di interventi PNRR è prevista l'istituzione di una struttura di coordinamento. Con le linee guida per le amministrazioni centrali titolari di interventi PNRR, approvate con la circolare n. 25 del 29 ottobre 2021, sono riportate le modalità per assicurare la correttezza delle procedure a norma dell'articolo 8, comma 3, del decreto-legge n. 77 del 2021. Con la circolare n. 21 del 14 ottobre 2021 del ragioniere generale dello Stato, all'interno dell'allegato, ci sono le istruzioni con alcune iniziative importanti per l'implementazione del monitoraggio quale la rete dei referenti antifrode del PNRR. Il 18 gennaio 2020 è stata istituita con determina del ragioniere dello Stato la rete dei referenti antifrode del PNRR, gruppo di lavoro generale dello Stato composto da un referente per ciascuna amministrazione centrale titolare di interventi e dal referente antifrode del servizio centrale per il PNRR, che ha la funzione di articolare una rete di analisi, valutazione, monitoraggio e gestione del rischio frode del PNRR;

il 17 dicembre 2021 il Ministero e la Guardia di finanza, che ha, tra le proprie missioni istituzionali, la funzione di prevenire e reprimere gli illeciti ai danni della corretta destinazione delle risorse pubbliche, hanno siglato un protocollo d'intesa con l'obiettivo di implementare la reciproca collaborazione e garantire un adeguato presidio di legalità a tutela delle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza. È previsto, inoltre, che la Guardia di finanza partecipi, con propri rappresentanti, alla "rete dei referenti antifrode", istituita presso la Ragioneria generale e costituita da referenti della Ragioneria stessa e delle amministrazioni centrali;

con circolare n. 9 del 2022, "Trasmissione delle istruzioni tecniche per la redazione dei sistemi di gestione e controllo delle amministrazioni centrali titolari di interventi del PNRR alle Amministrazioni" sono state fornite le "istruzioni tecniche per la redazione dei sistemi di gestione e controllo" per individuare nel proprio sito web la sezione "attuazione misure PNRR" in cui pubblicare gli atti normativi adottati e gli atti amministrativi emanati per l'attuazione delle misure di competenza. Le amministrazioni centrali avrebbero dovuto pertanto comunicare al servizio centrale PNRR il proprio referente antifrode (uno effettivo e un supplente) per la rete;

ritenuto, ad avviso degli interroganti, che il sistema "ReGiS" dovrebbe supportare le attività di gestione, di monitoraggio, di rendicontazione e di controllo del PNRR, costituito da dati e informazioni sui soggetti attuatori, realizzatori ed esecutori degli interventi finanziati dal PNRR. La rete dei referenti antifrode rappresenta un importante presidio di legalità a tutela delle risorse del PNRR. Risulta lento il monitoraggio, come emerge dalle circolari n. 25 e n. 9, dove le amministrazioni, in assenza del sistema ReGiS, sono invitate ad inviare alla casella di posta elettronica dedicata: i bandi e avvisi già emessi; i bandi e avvisi di prossima emanazione; i bandi e avvisi programmati entro 2022 e il proprio sistema di gestione e controllo,

si chiede di sapere:

se il gruppo di lavoro per l'attività della rete dei referenti antifrode sia stato formalmente costituito e, in caso affermativo, quali siano il numero di riunioni che sono state effettuate e l'esito delle stesse. E quindi se le amministrazioni centrali abbiano designato e comunicato al servizio centrale PNRR i propri referenti antifrode. E individuato i settori con i maggiori rischi di frode, la strumentazione operativa di riferimento da utilizzare, nonché la procedura da seguire per l'analisi dei rischi;

se il Ministro in indirizzo ritenga che l'attività del gruppo di lavoro che costituisce la rete dei referenti antifrode debba essere pubblicamente conosciuta e quali forme di trasparenza si intendano adottare. E quindi se il gruppo abbia accesso ai dati per codice unico di progetto (CUP) integrati con il sistema informativo antifrode "Arachne" e con la banca dati dell'ANAC per la verifica della regolarità di procedure e degli ulteriori elementi informativi resi dalla piattaforma nazionale antifrode (PIAF);

se il sistema ReGiS sia operativo o, in caso contrario, come si sta agendo per prevenire casi di frode, corruzione, conflitti di interesse e doppi finanziamenti per i progetti in corso di attuazione.

(4-07090)

VANIN Orietta, ROMAGNOLI, ENDRIZZI, PAVANELLI Emma, GIROTTO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

sono stati portati all'attenzione della prima firmataria del presente atto informazioni, dati e fatti, in parte precedentemente segnalati con l'interrogazione 4-05790 del 13 luglio 2021, relativi alle vicende dell'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi (ENS);

nell'agosto 2021 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nell'ambito dell'attività di vigilanza ad esso spettante ex art. 95, comma 5, del decreto legislativo n. 117 del 2017, richiedeva informazioni e chiarimenti all'ENS e forniva alcune indicazioni di carattere generale. In particolare le verifiche riguardavano le risultanze dei controlli del collegio sindacale anno finanziario 2020-2021, che avevano rilevato anomalie in merito a indebiti rimborsi spese a favore dell'allora presidente Petrucci e a operazioni finanziarie rischiose per il patrimonio dell'ente giudicate dal Ministero di rilevante gravità;

altre preoccupazioni emergevano dal superficiale contenuto del bilancio sociale, strumento che dovrebbe dare atto degli esiti del monitoraggio svolto dall'organo di controllo sull'osservanza delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, e che ad avviso del Ministero abbisognava di puntuale riscontro e integrazione;

allarmante appariva inoltre l'esposizione debitoria della sezione di Roma dell'ente, per cui venivano richiesti aggiornamenti in merito allo stato del commissariamento e alla situazione debitoria e, da ultimo, si coglieva l'occasione per chiedere che fossero portate alla valutazione degli organi sociali competenti iniziative concrete per una decisa riduzione degli oneri collegati alle attività degli organi associativi;

risulta agli interroganti che in occasione della 95a assemblea nazionale ENS, tenutasi il 29 e 30 aprile 2022, è stata presentata una mozione di sfiducia ai sensi dell'art. 34, comma 1, lett. k) e l), dello statuto dell'ente, trasmessa al Ministero, nei confronti del presidente nazionale Raffaele Cagnazzi e di tutto il consiglio direttivo, con la richiesta della convocazione del congresso straordinario;

le corpose motivazioni a supporto della mozione appaiono molto gravi e vanno dall'inosservanza dello statuto alla mancanza di trasparenza e divulgazione delle informazioni sociali, nonché all'assenza di programmazione necessaria per raggiungere le finalità dell'ente e per dare sostegno a tutti gli associati;

vi è urgenza di trovare una soluzione alle problematiche segnalate e di attivarsi fin da subito per evitare gravi conseguenze in termini di dissesto finanziario dell'ENS fornendo agli associati adeguate garanzie in ordine alla destinazione delle risorse,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

quali iniziative di propria competenza intenda assumere per dare corso a un'ulteriore verifica in merito ai fatti segnalati, al fine di ripristinare la legalità e garantire che le risorse destinate al territorio e ai servizi siano concretamente rese a favore degli associati.

(4-07091)

DESSÌ - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

il giorno 12 maggio 2022 è stata eseguita un'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Torino, che disponeva undici misure cautelari nei confronti di altrettanti giovani studenti per i fatti avvenuti a Torino, dinanzi la sede dell'Unione industriali, il 18 febbraio scorso: tre di loro sono finiti in carcere, quattro agli arresti domiciliari e ad altri quattro è stato imposto l'obbligo di firma;

all'esito del ricorso dei difensori, i quali hanno rappresentato che oggetto delle misure cautelari così restrittive erano tutti soggetti giovanissimi, poco più che ventenni, studenti universitari, per lo più anche lavoratori e tutti incensurati, il Tribunale del riesame, il 27 maggio, ha disposto: il trattenimento in carcere per un giovane ventenne incensurato; gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per altri due, che sono rimasti in carcere per mancanza dei braccialetti elettronici; la conferma degli arresti domiciliari per gli altri, compresa anche una giovane studentessa, la cui unica colpa, a quanto consta all'interrogante, sembra essere stata quella di parlare al megafono durante la manifestazione;

secondo quanto risulta all'interrogante la manifestazione del 18 febbraio, che dava vita a quattro minuti di tafferugli con il ferimento lieve di alcuni agenti (il più grave riportava un'escoriazione allo zigomo, solo perché era senza casco), si inseriva nell'ambito delle proteste che i movimenti studenteschi hanno organizzato dopo la morte di due studenti avvenuta durante l'alternanza scuola-lavoro e seguiva la prima manifestazione svoltasi a Torino, come in altre piazze italiane, il 29 gennaio 2022, la quale registrava diversi scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, sia a Torino che in altre città, con feriti che riportavano importanti contusioni causate dalle cariche della polizia, che apparivano all'interrogante sproporzionate ed eccessive;

le misure cautelari applicate sul presupposto del pericolo di reiterazione del reato ed in ragione di una previsione di condanna superiore a tre anni sono, a parere dell'interrogante, particolarmente "pesanti" ed ispirate ad un modello repressivo che non sembra avere alcun fondamento nel caso specifico, considerato che l'accusa contestata è per lo più quella di resistenza a pubblico ufficiale e che si tratta di soggetti incensurati, i quali, in caso di condanna, beneficerebbero tutti della sospensione condizionale della pena, istituto la cui previsione di applicazione sembrerebbe vietare il ricorso a misure cautelari,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza degli accadimenti narrati e se intendano promuovere attività ispettive di propria specifica competenza.

(4-07092)

MAIORINO Alessandra, MATRISCIANO Susy, PIRRO Elisa, MONTEVECCHI Michela, RUSSO Loredana - Al Ministro della salute. - Premesso che tra il 15 e il 23 maggio 2022 sono stati segnalati in totale 67 contagi accertati nell'Unione europea da "vaiolo delle scimmie". Tale diffusione, se non arrestata nel breve periodo, potrebbe generare il rischio che la malattia diventi endemica in Europa;

considerato che:

il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha indicato tra i maggiori diffusori del virus la "comunità di individui che si identificano come MSM", ovvero uomini che fanno sesso con uomini;

l'Organizzazione mondiale della sanità anch'essa ha indicato la comunità gay come maggior veicolo di diffusione del virus;

considerato inoltre che:

la trasmissione del virus avviene mediante contatti ravvicinati ovvero la consumazione di rapporti sessuali non protetti e limitare alla sola comunità LGBT il rischio comporta evidentemente la sottovalutazione dello stesso rischio da parte di tutti gli altri soggetti;

una situazione analoga di stigma verso la comunità LGBT si è verificata a cavallo tra gli anni '80 e '90 con la diffusione del virus HIV determinando l'isolamento, la colpevolizzazione e al contempo il ritardo nell'implementazione delle misure di prevenzione a vantaggio della generalità delle persone,

si chiede di sapere quali azioni intenda intraprendere il Ministro in indirizzo affinché affermazioni così discriminatorie in relazione all'identità sessuale o all'orientamento sessuale possano essere quantomeno rettificate al fine di evitare una stigmatizzazione che la comunità LGBT ha già vissuto in passato.

(4-07093)

FARAONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

con il decreto del capo dipartimento n. 46 del 4 marzo 2022, è stata pubblicata la graduatoria finale del concorso pubblico per esami a 314 posti nella qualifica di ispettore antincendi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, nella quale sono risultati vincitori solo 265 partecipanti, lasciando scoperti ben 49 posti;

con il decreto dipartimentale n. 106 del 5 maggio 2022, è stata pubblicata la graduatoria del concorso interno per titoli ed esami a 313 posti per l'accesso alla qualifica di ispettore antincendio, di cui 293 posti da generico, 20 da radioriparatore e 6 posti di ispettori antincendi AIB, dove sono risultati idonei 352 unità;

l'art. 19, comma 5, del decreto legislativo n. 217 del 2005 prevede che "i posti rimasti scoperti nel concorso di cui al comma 1, lettera b) [interno per titoli ed esami] sono devoluti ai partecipanti al concorso di cui al comma 1, lettera a) [pubblico per esami]", nulla prevedendo la normativa vigente per il caso inverso, ovvero riguardo alla possibilità di devolvere i posti rimasti scoperti da procedura concorsuale pubblica per esami ai partecipanti risultati idonei nei concorsi riservati agli interni per titoli ed esami;

con il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, all'art. 32, rubricato "Misure urgenti per implementare l'efficienza dei dispositivi del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco", si prevede che "Al fine di assicurare la pronta operatività, la funzionalità e l'efficienza del dispositivo di soccorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in deroga a quanto previsto dall'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, la durata del corso di formazione professionale della procedura concorsuale per l'accesso al ruolo dei capi squadra e dei capi reparto con decorrenza 1° gennaio 2021, per un numero di posti corrispondenti a quelli vacanti al 31 dicembre 2020, è ridotta, in via eccezionale, a cinque settimane (…) Per le medesime finalità di cui al comma 1, in deroga a quanto previsto dall'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, la durata del corso di formazione previsto per gli ispettori antincendi in prova, vincitori del concorso interno per 313 posti bandito con decreto del Capo del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno n. 32 del 26 febbraio 2021, è ridotta, in via eccezionale, a tre mesi";

al fine di non lasciare vacanze di organico, e vista la situazione emergenziale in atto, devolvere i posti rimasti scoperti nel concorso pubblico per esami a 314 posti da ispettore antincendi del Corpo nazionale ai partecipanti al richiamato concorso interno per titoli ed esami a 313 posti per l'accesso alla qualifica di ispettore antincendio, secondo l'ordine di graduatoria, il cui iter concorsuale risulta essere definito, potrebbe essere una determinazione quanto mai opportuna e necessaria;

stante la delicatezza della tematica, la situazione necessita di essere affrontata con massima urgenza,

si chiede di sapere quali interventi si ritenga di promuovere al fine di consentire la piena copertura dei posti da ispettore antincendio del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, attingendo ai posti rimasti scoperti nel concorso pubblico per esami a 314 posti da ispettore antincendio del Corpo dalla graduatoria del concorso interno per titoli ed esami a 313 posti per l'accesso alla qualifica di ispettore antincendio.

(4-07094)

AUGUSSORI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, l'articolo 26, comma 2, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, ha previsto che, per i lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso di certificazione attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita, nonché per quelli in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità, il periodo di assenza dal servizio sia equiparato al ricovero ospedaliero;

l'efficacia della disposizione è stata varie volte prorogata e, da ultimo, l'articolo 10, comma 1-bis, del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, convertito con modificazioni dalla legge 19 maggio 2022, n. 52, ne ha prorogato gli effetti sino al 30 giugno 2022, sebbene per i soli soggetti affetti da patologie particolarmente gravi;

queste tutele nei confronti dei lavoratori fragili sono strettamente legate all'erogazione dell'indennità di malattia da parte dell'INPS, attraverso cui i periodi di assenza dal lavoro vengono coperti;

l'indennità di malattia ha però dei limiti massimi temporali, oltre i quali non viene oltremodo erogata;

la durata temporale così estesa dell'emergenza epidemiologica ha quindi messo in condizione i lavoratori fragili di dover scegliere tra l'assenza dal lavoro e il rientro in servizio una volta decorso il periodo entro il quale viene erogata l'indennità INPS;

a tal fine, l'articolo 1, comma 969, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022), ha destinato un'indennità una tantum di 1.000 euro in favore dei lavoratori dipendenti del settore privato di cui all'articolo 26, comma 2, del decreto-legge n. 18 del 2020, i quali, non potendo svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, siano stati collocati in malattia e destinatari della corrispondente indennità INPS, nel caso in cui abbiano raggiunto il limite massimo indennizzabile,

si chiede di sapere con quali modalità e tempistiche l'INPS procederà ad erogare ai diretti interessati la richiamata indennità una tantum di 1.000 euro.

(4-07095)

IANNONE - Al Ministro per la pubblica amministrazione. - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

il segretario generale del CNEL ha sottoscritto, disponendo la pubblicazione sul sito del CNEL in data 23 maggio 2022, un avviso di mobilità ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001 per tre posti di funzionario area C, destinato al personale proveniente dalle pubbliche amministrazioni, ancora pendenti le procedure selettive relative ad analogo avviso di mobilità sempre ex articolo 30, sempre per tre posti di funzionario area C, pubblicato il 14 marzo 2022;

l'avviso del 23 maggio 2022 poneva quale scadenza per la presentazione della domanda il termine di 5 giorni dalla sua pubblicazione sul sito del CNEL avvenuta in pari data, contravvenendo a quanto stabilito dall'articolo 30, comma 1, del decreto legislativo n. 165 che individua il termine di pubblicazione in 30 giorni, e sostituiva la valutazione della commissione esaminatrice con una valutazione operata dal solo segretario generale, anche a tal proposito in difformità rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo n. 165 a proposito delle procedure pubbliche di selezione;

i suddetti avvisi di mobilità assorbono complessivamente tutte le facoltà assunzionali del CNEL, pregiudicando le aspettative del personale di ruolo del CNEL che aspira a diventare funzionario in ordine alle progressioni interne, le cosiddette progressioni tra le aree;

la pubblicazione del secondo avviso del 23 maggio 2022 è stata operata immediatamente dopo l'esclusione, operata dalla commissione esaminatrice, per difetto dei requisiti previsti dal precedente avviso del 14 marzo 2022, di due candidati, uno dei quali ha riproposto domanda subito dopo la pubblicazione del secondo avviso,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per impedire che vengano violate le norme di legge a tutela del buon andamento, della trasparenza e della concorsualità delle procedure selettive pubbliche di un organo di rilevanza costituzionale qual è il CNEL.

(4-07096)

IANNONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

il Comune di San Mauro Cilento (Salerno) non ha provveduto a pubblicare alcun bando per far accedere le attività economiche locali alla ripartizione dei fondi assegnati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 settembre 2020 recante "ripartizione, termini, modalità di accesso e rendicontazione dei contributi ai comuni delle aree interne, a valere sul Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali per ciascuno degli anni dal 2020 al 2022";

le attività locali di San Mauro Cilento con sconcerto non riescono ad ottenere risposte chiare dall'amministrazione comunale,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;

se i fondi siano giunti al Comune di San Mauro Cilento e quali siano i motivi del mancato bando che sta penalizzando molto le attività economiche locali.

(4-07097)

DESSÌ - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, dottor Marcello Minenna, risulta aver conferito i seguenti incarichi dirigenziali al dottor Guido Dezio, già dirigente e capo di gabinetto del Comune di Pescara: a) direttore ad interim dell'ufficio delle dogane di Pescara, con atto del direttore generale prot. n. 144734/RU del 13 maggio 2021; b) nomina a coordinatore del gruppo di supporto GdS-Dir "Immobili DTVII", con ordine di servizio n. 71 del direttore generale del 26 febbraio 2021, prot. 4875/RI; c) direttore ad interim dell'ufficio dei monopoli per le Marche con atto del direttore generale prot. n. 450827/RU del 10 dicembre 2020; d) direttore dell'ufficio dei monopoli per l'Abruzzo, con determina del direttore generale prot. n. 335573/RU del 28 settembre 2020;

da notizie pubblicate a mezzo stampa si è appreso che il dottor Guido Dezio risulterebbe essere uno dei più stretti collaboratori di un noto politico;

gli incarichi conferiti dal direttore Minenna al dottor Dezio risultano di particolare rilevanza, in particolar modo per quanto riguarda l'ufficio delle dogane di Pescara, in relazione alle competenze attribuite a tale ufficio in materia di accise sui carburanti ed oli minerali;

considerato che

da quanto appreso da notizie pubblicate a mezzo stampa, sembra che il dottor Dezio risulti esser stato recentemente indagato dalla Procura di Pescara per turbativa d'asta, in particolare in un articolo pubblicato il 18 maggio 2021 dal quotidiano "Il Messaggero" edizione dell'Abruzzo, a firma del giornalista Stefano Buda, in cui testualmente si legge che: Guido Dezio "nel giugno del 2020, all'epoca dei fatti contestati, era ancora capo di gabinetto del Comune di Pescara. Valentini secondo la Procura avrebbe agito in concorso con Dezio, ma anche con Stefano Rampini, amministratore pro tempore dell'omonima società, con una serie di politici di livello regionale e con Vincenzo Marinelli, che avrebbe fatto da tramite tra politici e impresa. Sotto la lente anche la gara indetta il 7 agosto scorso dal Comune per la fornitura di 5 bus elettrici";

la rilevanza del ruolo attualmente occupato da Dezio, nella qualità di direttore ad interim dell'ufficio delle dogane di Pescara, renderebbe, a parere dell'interrogante, opportuna se non necessaria una revoca degli stessi incarichi, soprattutto qualora dallo sviluppo delle indagini emergessero elementi tali da indurre la Procura di Pescara a formulare richiesta di rinvio a giudizio,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza degli accadimenti descritti e quali azioni intenda intraprendere al fine di verificare e garantire la tutela degli interessi pubblici nell'ambito degli uffici in cui il dottor Dezio risulta occupare ruoli così rilevanti.

(4-07098)

TOSATO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

l'amministratore di sostegno è una figura introdotta nel nostro ordinamento giuridico dalla legge 9 gennaio 2004, n. 6, che ha attuato una vera e propria rivoluzione giuridica e culturale nella tutela delle persone fragili, affiancando ai più rigidi istituti tradizionali (interdizione ed inabilitazione) un nuovo strumento più flessibile e, quindi, maggiormente adattabile alla specificità delle singole situazioni;

l'art. 1 prevede, infatti, che la "presente legge ha la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell'espletamento delle funzioni della vita quotidiana mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente";

l'istituto dell'amministrazione di sostegno si pone, così, come strumento modulabile, in grado di fornire ai soggetti deboli un supporto (declinato in termini di rappresentanza o di assistenza), che miri a sostenere la capacità residua del soggetto, valorizzando la centralità della persona ed il principio di autodeterminazione sancito all'articolo 32 della nostra Carta costituzionale;

tuttavia, negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio abuso di tale istituto. La legge ha di fatto consentito di sottoporre ad amministrazione di sostegno persone capaci di gestirsi autonomamente, attraverso provvedimenti assunti contro la volontà del diretto interessato o addirittura a loro insaputa, su segnalazioni non adeguatamente verificate di familiari o assistenti sanitari;

anche l'ampia discrezionalità data dalla legge al giudice tutelare ha consentito di fare ampio ricorso a queste figure professionali (cui viene peraltro attribuito un compenso messo a carico del soggetto destinatario), senza verificare, prioritariamente, l'opportunità di assegnare tale incarico a figure familiari in grado di svolgere tale delicata funzione con la necessaria dedizione, empatia ed affettività e a titolo del tutto volontaristico;

attualmente, in Italia, si registrano circa 400.000 casi di persone fragili affidate ad amministratori di sostegno in base alla legge istitutiva del 2004, ma la loro condizione è in larghissima parte drammatica, a causa della frequenza con cui vengono perpetrati abusi e coercizioni, palesemente inaccettabili, che ledono i diritti fondamentali e la dignità della persona;

ciò è quanto è emerso, chiaramente, al convegno nazionale che si è tenuto a Bologna agli inizi di maggio 2022, promosso dall'associazione di volontariato bolognese "Diritti senza barriere" in occasione del suo ventennale, in collaborazione con la onlus "Medicina democratica";

è questo un vero e proprio grido di allarme e di dolore, che torna a farsi sentire anche attraverso le parole di familiari e rappresentanti di numerose associazioni di volontariato, provenienti da diverse parti d'Italia, unite dalla condivisione della denuncia di sistematici abusi da parte degli amministratori di sostegno, che spesso non hanno mai incontrato i propri assistiti, ne ignorano i bisogni e le volontà, decidendo sulla gestione di rendite e patrimoni, nonché della loro salute, spesso all'insaputa degli stessi familiari;

appare evidente che la figura dell'amministratore di sostegno, invece che affiancare, sostenere la persona assistita, finisca troppo spesso con il sostituirsi ad essa, impedendole di fatto l'esercizio della propria volontà, ponendosi con il proprio operato anche in caso di contrasto con l'assistito in aperta violazione dell'articolo 410 del codice civile, in base al quale "l'amministratore di sostegno deve tempestivamente informare il beneficiario circa gli atti da compiere nonché il Giudice Tutelare in caso di dissenso con il beneficiario stesso";

sono drammatici gli episodi denunciati, che hanno visto coinvolte anche persone più o meno note all'opinione pubblica;

sciaguratamente, non si tratta di casi limite, ma di situazioni ricorrenti di abusi di ruolo degli stessi amministratori di sostegno che finiscono per avere troppi poteri senza un controllo continuativo di fatto sull'aderenza alla legge istitutiva. Rispetto alle norme, l'applicazione dell'istituto è spostata più sul lato della gestione patrimoniale che sul sostegno temporaneo ed effettivo alle persone in difficoltà, la cui volontà risulta il più delle volte totalmente cancellata,

si chiede di sapere:

quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare perché siano garantiti correttivi ed adeguamenti alla legge in vigore;

a tal riguardo, se si intenda sollecitare, in via preordinata, l'assegnazione di funzioni proprie degli amministratori di sostegno ai familiari del beneficiario. In subordine, solo nelle ipotesi in cui le condizioni del beneficiario richiedano particolari tutele, allora si potrà assegnare la tutela a figure professionali che garantiscano specifici requisiti di professionalità, formazione nonché attitudini umane e relazionali;

se infine possa essere istituito un apposito albo speciale degli amministratori di sostegno presso ogni tribunale, che preveda specifiche competenze e requisiti per l'iscrizione, affinché sia contestualmente garantita una formazione continua, nonché forme di controllo cogenti sull'operato professionale.

(4-07099)

ERRANI, DE PETRIS Loredana, LAFORGIA, RUOTOLO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il decreto-legge n. 162 del 2019, modificando l'art. 9, comma 2-bis, del decreto-legge n. 47 del 2014, ha previsto la possibilità per il proprietario locatore di unità immobiliare abitativa di optare per il regime di tassazione di cui all'articolo 3, comma 2, quarto periodo, del decreto legislativo n. 2 del 2013 (cedolare secca, con aliquota del 10 per cento) per i contratti di locazione stipulati nei comuni per i quali sia stato deliberato, nei 5 anni precedenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 47 del 2014, lo stato di emergenza a seguito del verificarsi degli eventi calamitosi previsti dall'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge n. 225 del 1992;

il comma 2-bis dell'art. 9 del decreto-legge n. 47 del 2014, così come modificato dall'art. 4, comma 3-nonies, del decreto-legge n. 162 del 2019, dispone che "per l'anno 2020 l'agevolazione si applica esclusivamente ai contratti di locazione stipulati nei comuni di cui al periodo precedente con popolazione fino a 10.000 abitanti";

l'Agenzia delle entrate, nelle istruzioni ministeriali per la compilazione della dichiarazione dei redditi relativa all'anno d'imposta 2020, riporta testualmente la disposizione legislativa di cui al citato comma 2-bis;

nelle istruzioni ministeriali per la compilazione della dichiarazione dei redditi per l'anno d'imposta 2021, aggiornate in data 15 aprile 2022, l'Agenzia delle entrate ha modificato le precedenti indicazioni stabilendo che per i canoni relativi a contratti di locazione a canone "concordato" con opzione per la cedolare secca, stipulati nel 2020, relativi ad immobili ubicati nei comuni per i quali è stato deliberato nei 5 anni precedenti il 28 maggio 2014 lo stato di emergenza, l'aliquota del 10 per cento può essere applicata solo se l'immobile è situato in comuni con popolazione fino a 10.000 abitanti;

considerato inoltre che la disposizione normativa di cui al comma 2-bis non ha subito modifiche successivamente alla conversione in legge del decreto-legge n. 162 del 2019,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare affinché l'Agenzia delle entrate chiarisca la corretta applicazione della norma in quanto le recenti indicazioni, facendo esplicito riferimento all'anno di stipula del contratto e non all'anno d'imposta, determinano una diversa applicazione della tassazione ad imposta sostitutiva sui canoni percepiti nel 2020-2021 e anni successivi.

(4-07100)

PARAGONE, GIARRUSSO, DE VECCHIS, MARTELLI - Al Ministro della difesa. - Premesso che:

in Sardegna, fino al 27 maggio, si è svolta l'esercitazione militare "Mare aperto 2022", il maggior evento addestrativo della Marina militare, come specificato sul sito della Marina stessa, che presentava l'appuntamento in questo modo: "Nelle prossime tre settimane più di 4.000 tra donne e uomini di 7 nazioni della Nato e oltre 65 tra navi, sommergibili, velivoli ed elicotteri, opereranno tra l'Adriatico, lo Ionio, il Tirreno e il Canale di Sicilia sviluppando attività che interesseranno anche i territori marittimi circostanti grazie alle capacità di proiezione su terra esprimibile dalla componente anfibia imbarcata. All'esercitazione prendono parte anche diversi velivoli dell'Aeronautica Militare, tra cui caccia Eurofighter, F35B STOVL che opererà da Nave Cavour ed assetti di comando e controllo CAEW G550 e per il rifornimento in volo KC-767A";

la Sardegna, dal dopoguerra, è interessata da servitù militari e dunque ormai da anni scelta per attività di addestramento ed esercitazione contro cui si svolgono costantemente numerose proteste ambientaliste a tutela del territorio. "Sono oltre 35 mila gli ettari di territorio sardo sotto vincolo di servitù militare. In occasione delle esercitazioni viene interdetto alla navigazione, alla pesca e alla sosta, uno specchio di mare di oltre 20 mila chilometri quadrati, una superficie quasi pari all'estensione dell'intera Sardegna". Fra le principali servitù militari in Sardegna: Salto di Quirra, capo Teulada e capo Frasca, oltre a varie basi fra cui quella USA di S. Stefano a La Maddalena;

considerato che:

ormai da anni le bellezze naturalistiche della Sardegna sono minacciate da queste esercitazioni che lasciano sul territorio vere e proprie discariche militari. Il 6 giugno 2021, presso il tribunale di Cagliari, si è aperto il procedimento sul presunto disastro ambientale di capo Teulada, nel sud della Sardegna, contro cinque alti ufficiali dell'Esercito italiano. Il sistema vegetale e faunistico della penisola interdetta di capo Teulada sarebbe compromesso irreversibilmente. Secondo gli atti processuali, dal 2009 al 2014, lì sarebbero stati sparati 686.000 colpi tra artiglieria pesante, razzi e missili. Inoltre, nel fondale marino, si rinverrebbero costantemente ordigni inesplosi e il territorio sarebbe interessato da gravi mutamenti morfologici;

negli anni, si è registrato un aumento di decessi e malattie fra coloro che vivevano e lavoravano nei pressi e all'interno del poligono di Quirra, dove la presenza di metalli pesanti e scorie radioattive di proiettili all'uranio impoverito, che hanno contaminato il terreno, avrebbero provocato tumori, leucemie e patologie neurologiche, colpendo addirittura gli animali;

considerato altresì che:

come denunciato da più parti, negli anni scorsi queste esercitazioni si sarebbero svolte nel periodo autunnale, ma, quest'anno, l'anticipo al mese di maggio, in un contesto internazionale caratterizzato dal conflitto in Ucraina, denoterebbe un collegamento ben preciso fra i due eventi e si profilerebbe come l'ennesima provocazione non in linea con la ricerca di una mediazione diplomatica;

nelle ultime settimane tutti i quotidiani italiani si sono occupati della questione. "L'Unione Sarda" ha titolato: "La Sardegna oggi più che mai colonia e baricentro militare dell'Italia e della Nato. Un bersaglio internazionalmente additato come teatro di guerra con le truppe belliche più invasive che hanno scelto l'Isola per simulare gli scenari più nefasti, ed esercitarsi a contrastarli"; "il Fatto Quotidiano": "Le spiagge sarde come le coste del Mar d'Azov"; "il Manifesto" ha scritto: "Non è strettamente necessario pensare al Mare di Azov per guardare con allarme a un'esercitazione Nato delle dimensioni di quella programmata in Sardegna, con truppe speciali anfibie ultra selezionate che sbarcano sulle coste supportate dai caccia e dal sostegno tattico di navi da guerra e di sottomarini. Con bombe e missili veri";

visto che:

l'esercitazione sarebbe stata estesa ben oltre le aree già oggetto di servitù militari, in particolare sottoponendo a interdizione ben 17 aree a mare, con grave pregiudizio per l'integrità ambientale e la salute degli abitanti;

la Capitaneria di Cagliari, dopo la conclusione dell'esercitazione, ha emesso un'ordinanza di divieti davanti a capo Teulada in cui si legge: "Il fondale della zona di mare è interessato dalla presenza di presunti ordigni bellici. Con decorrenza immediata e fino all'intervento di bonifica a cura di personale artificiere specializzato, nello specchio acqueo e nella zona costiera compresa nel raggio di mille metri è vietato ancorare e sostare con qualunque imbarcazione, fare il bagno e quant'altro",

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda chiarire urgentemente se vi sia un collegamento fra l'esercitazione militare "Mare aperto 2022" e il conflitto fra Russia e Ucraina;

se l'Italia si stia preparando a far fronte a un conflitto bellico;

in che modo lo Stato assicuri l'integrità ambientale del territorio sardo, la salvaguardia della biodiversità e la tutela della salute umana, principi costituzionalmente garantiti.

(4-07101)

PARAGONE, GIARRUSSO, DE VECCHIS, MARTELLI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

il 17 maggio 2022, presso il Tribunale di Pavia, un giudice ha deciso di sospendere un'udienza perché l'avvocato B.B., difensore di una donna sospesa dal lavoro perché non vaccinata, non indossava la mascherina nonostante dal 1° maggio 2022 non sia più obbligatoria ma solo raccomandata in tutti i luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico, come disposto con ordinanza del Ministro della salute 28 aprile 2022;

stando a quanto si apprende dalle parole del legale: "Il giudice è andato su tutte le furie, intimandomi che dovevo indossare la mascherina, che ero obbligato a farlo e che se non lo avessi fatto avrebbe chiamato la sicurezza. Gli ho detto di chiamarla perché non stavo violando alcuna norma. Mi ha fatto uscire ed è iniziata una discussione più accesa, perché lui non poteva impormi nulla. Mi ha tenuto sulla porta non facendomi entrare e ha affermato che il presidente del tribunale di Pavia aveva fatto questa raccomandazione anche in base alla circolare del Ministero della salute del 28 aprile 2022. Io gli ho riposto che una raccomandazione non è un obbligo. E lui ha alzato i toni dicendomi addirittura che stavo rischiando grosso", a quel punto, dopo un'ulteriore discussione, il giudice avrebbe deciso di sospendere e l'udienza e rimandarla al mese di ottobre 2022;

così facendo il giudice ha arrecato un grave pregiudizio alla donna che vedrà allungarsi ancor di più i tempi del giudizio;

considerato che:

stando a quanto riferito agli interroganti, il presidente del Tribunale di Terni, con provvedimento interno del 2 maggio 2022, privo di prescrizione di natura coercitiva, pubblicato sul sito dell'ordine degli avvocati di Terni, ha disposto che all'interno del palazzo di giustizia si indossino i dispositivi di protezione individuale a tutela della salute di utenza, magistrati, avvocati con esplicito richiamo alla circolare del Dipartimento per la funzione pubblica n. 1/2022, finalizzata a regolare esclusivamente il rapporto di lavoro pubblico e che, ad oggi, l'accesso al palazzo sarebbe consentito soltanto a coloro che indossino dispositivi di protezione, nonostante il contesto normativo ed epidemiologico non lo richiedano;

la Procura generale della Repubblica presso la Corte di appello di Roma, con circolare 28 marzo 2022, ha disposto che l'obbligo della mascherina permaneva solo fino al 30 aprile 2022;

visto che gli uffici giudiziari rientrano a tutti gli effetti fra i luoghi in cui l'utilizzo della mascherina non è obbligatorio,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;

se, come nel caso richiamato, ritenga legittima la sospensione di un'udienza per la ragione esposta;

se non ritenga, per quanto di propria competenza, che l'atteggiamento del giudice sul mancato uso della mascherina da parte del legale palesi un'evidente parzialità di giudizio, considerato che lo stesso è chiamato a giudicare un caso di mancata vaccinazione;

se intenda prendere una posizione netta su quanto sopra ribadendo, ove necessario, che dal 1° maggio 2022 l'uso della mascherina nei luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico non è più obbligatorio.

(4-07102)

MORRA - Ai Ministri dell'interno e per la pubblica amministrazione. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

il Comune di Arzano (Napoli) è stato sciolto per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso per ben tre volte negli anni 2008, 2015 e 2019, sulla base delle risultanze delle indagini condotte dalle rispettive commissioni di accesso prefettizie che, tra l'altro, hanno riscontrato la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori e del comparto della Polizia municipale con le locali consorterie, oltre a forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata, con conseguente compromissione del buon andamento dell'amministrazione ed il corretto funzionamento dei servizi;

dall'anno 2016 ad oggi, sono stati operati arresti, emessi provvedimenti cautelari (anche con custodia in carcere), disposti rinvii a giudizio e pronunciate sentenze di condanna in primo e secondo grado a carico di personale della Polizia municipale di Arzano e dell'ufficio tecnico dell'ente;

nei procedimenti definiti con sentenze di primo e secondo grado a carico degli agenti M.R., A.G., L.D.N., V.M. e A.S., del geometra F.A., nonché della dottoressa A.E., del capitano D.B. e dell'agente L.M. sono stati contestati vari reati commessi nella qualità di pubblici ufficiali;

in particolare, la dottoressa A.E., già responsabile dell'area Polizia locale e comandante della Polizia municipale di Arzano, condannata a 2 anni, 10 mesi e 12 giorni di reclusione (senza sospensione della pena) per i reati di truffa pluriaggravata in concorso ai danni del Comune nelle vesti di pubblico ufficiale, ricopre tuttora la funzione di vicecomandante della Polizia municipale di Arzano;

appare censurabile il fatto che il suddetto dirigente condannato sia stato integrato nel 2021 dal Comune di Arzano nello stesso ufficio e con ruolo apicale, con evidente rischio concreto di reiterazione del reato;

appare altresì censurabile il fatto che l'amministrazione comunale, considerata la gravità dei fatti e la sopravvenuta sentenza di condanna del 28 marzo scorso, non abbia adottato alcun provvedimento e non abbia, nelle more, disposto il trasferimento ad altro comparto del funzionario condannato;

considerato anche che i fatti criminosi verificatisi nel Comune di Arzano e nelle zone limitrofe hanno richiesto un'attenzione quasi quotidiana da parte della Commissione antimafia, della Prefettura e della stampa che, attraverso articoli di giornale, quotidianamente denuncia una situazione di particolare criticità con il reale pericolo di nuove infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione del bene pubblico,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto;

se siano stati disposti e con quali esiti i provvedimenti disciplinari sanzionatori da parte del Comune di Arzano nei confronti dei dipendenti e funzionari condannati;

se procedimenti disciplinari siano stati chiusi per decadenza dai termini o provvedimenti disciplinari siano stati annullati per tardività e, in tali casi, quali azioni siano state adottate nei confronti dei responsabili;

quali azioni intendano adottare per arginare possibili pericoli di inquinamento della gestione del Comune e garantire la massima trasparenza, legittimità degli atti e legalità nella gestione e nel funzionamento dei servizi ai cittadini di Arzano.

(4-07103)

LANNUTTI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che l'articolo 415-bis del codice di procedura penale disciplina la chiusura delle indagini preliminari e quindi riconosce all'indagato la facoltà di presentarsi, entro 20 giorni dalla notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, direttamente davanti al pubblico ministero per rendere dichiarazioni spontanee in merito ai fatti che gli vengono contestati;

considerato che:

in un articolo del 24 febbraio 2021 dal titolo "Pedofilia, testimone: Con una chat ho salvato mia nipote di 13 anni dal 'mostro'" si racconta l'esperienza della signora Natasha Galano, zia di una ragazzina di 13 anni che durante il lockdown dovuto alla pandemia da COVID-19 è stata adescata sul social network "Instagram" da un uomo, un carabiniere di 37 anni che vive nella provincia di Verona, che usa come immagine del proprio profilo il volto di un 15enne morto per malattia, presa da un articolo di giornale;

la signora Galano ha documentato la quotidianità social fatta di frasi pesanti, video porno ricevuti come regalo, richieste sessuali esplicite e quindi presentato una denuncia nel mese di aprile 2020 alle forze dell'ordine corredata da screenshot e altro materiale;

le indagini sono partite soltanto ad ottobre 2020 (sei mesi dopo la denuncia) e solo in seguito a un servizio della trasmissione "Le Iene" dal titolo "Ruba identità per adescare ragazzine". Subito dopo la messa in onda del servizio televisivo, le forze dell'ordine hanno finalmente sequestrato i supporti informatici dell'uomo, le immagini contenute nel suo telefono, nel suo computer portatile e tutto il materiale pedopornografico che aveva accumulato, anche nell'armadietto della caserma dove lavorava. Nonostante la sospensione dal servizio, la vita del militare è andata avanti tranquillamente;

le indagini si sono concluse ad ottobre 2021 e soltanto il 25 maggio 2022 si è tenuta la prima udienza. Nel frattempo, il carabiniere coinvolto è ancora libero e ancora molto attivo sui social network ed ha trasferito la sua residenza in altro luogo (a Forlì) rispetto a quello dove sono avvenuti i fatti denunciati;

rilevato che, come ha denunciato la signora Galano sui social network lo scorso 27 maggio 2022, il processo è stato rinviato al 3 ottobre 2022: il pubblico ministero ha dimenticato di notificare la chiusura delle indagini all'imputato e, quindi, anche ai legali del carabiniere.

ritenuto, ad avviso dell'interrogante, che:

l'omessa predisposizione della notifica della chiusura delle indagini preliminari ha avuto come conseguenza diretta l'allungamento dei termini processuali;

al carabiniere non è stata applicata alcuna misura cautelare con la possibilità di continuare a delinquere e adescare altre minorenni dal suo profilo ancora attivo,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda attivare i propri poteri ispettivi nei riguardi dell'ufficio giudiziario coinvolto;

se intenda approfondire il motivo per il quale non è stata applicata alcuna misura cautelare nei confronti del carabiniere permettendogli di rimanere a piede libero con la possibilità di delinquere ancora.

(4-07104)

LANNUTTI, CORRADO Margherita - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha svolto nelle giornate del 24 e 25 maggio 2022 una missione presso la Prefettura della città di Trapani;

il 25 maggio sono stati auditi diversi rappresentanti delle logge massoniche operanti nelle città di Trapani, Marsala, Castelvetrano, Misiliscemi;

nel corso dell'audizione in Prefettura di quattro rappresentanti di altrettante obbedienze della massoneria locale, tra cui l'ex o uscente gran maestro della loggia Francisco Ferrer di Castelvetrano, il presidente della Commissione, senatore Nicola Morra, si allontanava momentaneamente dall'aula chiedendo una breve sostituzione nel presiedere la seduta alla senatrice Margherita Corrado;

per uscire dall'aula in cui si stava tenendo l'audizione, il presidente ha tentato di aprire la porta che rispetto alla posizione in cui erano seduti gli onorevoli commissari era presente sul lato sinistro della stanza;

aprendo la porta il presidente trovava accostata alla stessa un soggetto che aveva certamente la possibilità di ascoltare i contenuti, anche segreti, dell'audizione in corso;

l'uomo in questione si trovava nella sala adiacente a quella adibita dalla Prefettura di Trapani allo svolgimento delle audizioni, ovvero in quella in cui erano presenti i successivi auditi ovvero i rappresentanti della massoneria locale ancora in fase di attesa;

il soggetto in questione pare non avesse alcun titolo ad essere presente in Prefettura, poiché non risultava nell'elenco delle personalità convocate e da audire dalla Commissione parlamentare antimafia;

a causa di tale episodio le audizioni sono state immediatamente sospese e l'intruso è stato successivamente identificato dal personale della polizia giudiziaria chiamato appositamente;

considerato che:

ciò ha potuto compromettere la segretezza delle audizioni svolte fino a quel momento e quindi il lavoro stesso della Commissione parlamentare;

va tutelato il lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta evitando di vanificare il lavoro svolto dal presidente Morra, dai commissari onorevoli colleghi, dai consulenti e da tutta l'amministrazione che coadiuva in questa delicata attività, finalizzata al contrasto delle organizzazioni criminali presenti sul territorio,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti;

per quale motivo il dirigente non abbia vigilato con il proprio personale sul "traffico" da e per la sala delle audizioni, limitandosi a fare accomodare "chiunque" si presentasse come audiendo in una stanza attigua a quella di riunione, dove il giorno prima c'era, quasi a presidio, solo quel personale della Prefettura stessa che, invece, il 25 maggio era evidentemente altrove.

(4-07105)

LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per gli affari europei, degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'economia e delle finanze. - Premesso che il 7 ottobre 2022 terminerà il mandato di Klaus Regling, di direttore generale del meccanismo europeo di stabilità (MES). Benché non abbia ancora ratificato le modifiche al trattato che regola il MES, l'Italia ha proposto come successore Marco Buti, attuale capo di gabinetto del commissario Paolo Gentiloni. Il Lussemburgo e il Portogallo hanno proposto due ex ministri delle finanze, rispettivamente Pierre Gramegnae e Joao Leao. Mentre i Paesi Bassi hanno candidato Menno Snel, l'ex viceministro delle finanze che si è dimesso nel 2019 in seguito a uno scandalo sugli assegni familiari revocati a famiglie povere, spesso composte da migranti. Il suo eccesso di zelo, che ha suscitato un'ondata di indignazione nel Paese, non è visto da molti come miglior biglietto da visita per sedere su quella poltrona, in quanto Snel è considerato gradito ai "falchi" europei dell'austerity;

considerato che:

il MES è nato come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della zona euro ed è stato istituito dalle modifiche al Trattato di Lisbona approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificate dal Consiglio europeo a Bruxelles il 25 marzo 2011, quando in Italia era in carica il Governo Berlusconi;

in particolare, il MES rappresenta l'evoluzione del fondo europeo per la stabilità finanziaria (FESF). Quest'ultimo era nato in seguito alla crisi dei debiti sovrani in Europa ed in USA, un meccanismo temporaneo che serviva a garantire prestiti agli Stati dell'eurozona in difficoltà, sostituito nell'ottobre 2012 appunto dal MES, che ha natura permanente e può aiutare gli Stati dell'area euro in caso di difficoltà economica, con alcuni strumenti, ossia prestiti economici, dati in cambio dell'accettazione da parte del Paese aiutato di un programma imposto di riforme; acquisti di titoli di Stato sul mercato primario e secondario; linee di credito precauzionali; prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche; ricapitalizzazioni dirette, con un capitale teorico di 704,8 miliardi di euro. Il MES ha un'attuale disponibilità di 80,5 miliardi di euro. L'Italia, con 14,33 miliardi di euro versati su 125,3 miliardi sottoscritti, è il terzo contributore, dietro a Germania e Francia;

il MES dispone di poteri superiori a qualsiasi Stato sovrano quali immunità giudiziaria, fiscale e penale, ed è, ad avviso dell'interrogante, incompatibile con qualsiasi ordinamento democratico;

considerato inoltre che:

in un articolo del quotidiano "La Verità" del 28 maggio 2022 a firma di Francesco Bonazzi, dal titolo eloquente "L'uomo di Gentiloni per il MES si vanta di aver già stangato l'Italia", si riportano alcuni stralci della lettera di Marco Buti per l'autocandidatura a direttore generale del MES. Egli sostiene di avere tutti i requisiti richiesti e li riassume efficacemente: "Forte credibilità analitica ed esperienza politica per tradurre la visione in strategia e azioni"; "capacità di mediare fra le diverse posizione degli Stati membri"; "spirito di collaborazione genuino con le istituzioni europee"; "capacità di dialogo continuo con gli operatori del mercato"; "comprovata e rilevante esperienza manageriale". Sul finire della lettera, Buti esplicita ancora meglio il suo pensiero e, dunque, gli intenti in caso di nomina: "Durante la mia esperienza alla Commissione, ho dimostrato la capacità di prendere decisioni impopolari che in alcuni casi hanno attirato critiche in Italia per essere eccessivamente 'austerian'", ovvero "austero". In altre parole, come fa notare il giornalista, l'euro-durezza diventa per Buti un euro-merito;

ad avviso dell'interrogante, questa lettera ha il merito di far capire come ragiona il candidato dell'attuale Governo alla poltrona attualmente occupata dal falco tedesco Regling, in quanto vi è cristallina tutta l'ideologia e la politica che si nascondono dietro i cosiddetti tecnici e gli euroburocrati come Buti, che ha sicuramente un curriculum di prim'ordine (economista con studi a Firenze e Oxford, dal 2008 al 2019 è stato direttore generale per gli affari economici e finanziari dell'Unione europea prima di diventare il capo di gabinetto di Gentiloni);

come ipotizzato nell'articolo di Bonazzi, è facile immaginare che subito dopo la nomina di Buti, si scatenerebbe "la campagna finale per indurre le Camere a dare semaforo verde a un'istituzione che di fatto rischia di commissariare i prossimi governi (di qualunque colore essi siano) al primo rimbalzo dello spread";

del resto, nella sua lettera lo stesso Buti sostiene che sul fondo che si candida a guidare "c'è un problema di stigma che dev'essere superato". Una condanna che "è largamente immeritata, ma che è un dato di fatto del quale deve occuparsi il nuovo managing director", ovvero una figura che deve avere, sostiene Buti, la capacità di "convincere la comunità degli economisti e degli opinion makers", motivo per cui "abbiamo bisogno di un candidato con delle solide credenziali analitiche";

inoltre, Buti spiega nella lettera che va corretta la percezione generale secondo la quale il fondo avrebbe solo una funzione simile a quella di un prestatore di ultima istanza, nel caso di crisi gravi. Ruolo che peraltro non si è voluto riconoscere neppure alla BCE. Invece, il MES "può intervenire anche prima" che la crisi di una nazione diventi disperata. Però, prosegue, "la correzione di questo errore richiede uno sforzo pedagogico vis à vis con i parlamenti e la pubblica opinione". Insomma, Buti indica anche un percorso "educativo" per gli scettici;

infine, al quarto e ultimo punto della lettera, il candidato italiano sostiene che il fondo Next generation EU, con i suoi 750 miliardi di euro approvati a luglio 2020 in piena pandemia, "ha creato una situazione completamente nuova". Per questo, "il MES deve lavorare di più e a maggior contatto della Commissione". In altre parole, visto che oggi nessuno lo vuole, il MES deve andare dove nasce la pioggia dei denari. In questo modo risulterà più digeribile anche ai più dubbiosi,

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza del contenuto della lettera di autocandidatura del dottor Marco Buti alla poltrona di direttore generale del meccanismo europeo di stabilità;

se ne condivida gli intenti e quindi la linea chiaramente di austerity sbandierata nella missiva;

se, pur rispettando i vincoli dell'Unione europea, non abbia il dovere di difendere prioritariamente i diritti dell'Italia, invece di accedere a "forche caudine" e programmi autoritari imposti dall'Europa "matrigna" tramite il MES, nel filone della dottrina totalitaria neoliberista, che ha già sostituito, con l'entrata in vigore del TTIP, gli Stati coi trattati e la giustizia con gli arbitrati.

(4-07106)

LANNUTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle politiche sociali e per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. - Premesso che:

nel decreto-legge n. 36 del 2022 recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del PNRR, all'articolo 28 è prevista la "Costituzione e disciplina della Società 3-I S.p.A." per lo sviluppo, la manutenzione e la gestione di soluzioni software e di servizi informatici a favore degli enti previdenziali e delle pubbliche amministrazioni centrali. La costituzione della società è stata motivata al fine di conseguire gli obiettivi indicati nella missione 1 del piano nazionale di ripresa e resilienza di cui al regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, con particolare riguardo alla misura R 1.2., e per lo svolgimento delle attività di sviluppo, manutenzione e gestione di soluzioni software e di servizi informatici;

nel PNRR, di cui al regolamento (UE) 2021/241, con la riforma 1.2, supporto alla trasformazione, al codice M1C1-10 con la denominazione "Entrata in vigore del processo di creazione del Team per la Trasformazione e della NewCo" si descrive il traguardo attraverso "Gli atti giuridici necessari all'istituzione dell'Ufficio per la trasformazione" devono comprendere: a pubblicazione del decreto-legge "reclutamento" (già approvato dal Consiglio dei ministri n. 22 del 4 giugno 2021 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana il 10 giugno 2021); la pubblicazione di un invito a manifestare interesse; la selezione degli esperti e il conferimento degli incarichi (su base temporanea per la durata dell'RRF). Per la NewCo, le fasi principali necessarie devono comprendere: l'autorizzazione di legge; il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che autorizza la costituzione della società, che ne fissa gli obiettivi, il capitale sociale e la durata e ne nomina gli amministratori; l'istituzione della società con atto notarile; gli atti necessari per rendere operativa la società (statuto e regolamenti vari);

considerato che:

l'ISTAT nella nota informativa per i sindacati "3-I S.p.A." cita la missione "M1C1 - Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA" del PNRR, indirizzo di dare impulso a un grande partenariato pubblico-privato per la realizzazione di un'infrastruttura fisica per un cloud nazionale su cui basare servizi e piattaforme del settore pubblico e privato, attraverso la realizzazione del polo strategico nazionale della pubblica amministrazione e la realizzazione del cloud Italia;

è evidente infatti che nel processo di aggregazione e razionalizzazione, alcune amministrazioni dovranno attuare la migrazione dei loro sistemi informativi e infrastrutturali verso quelli di organismi in grado di garantire i nuovi standard in termini di qualità e sicurezza. La nascita della 3-I, oltre a contribuire al perseguimento degli obiettivi indicati nella missione 1 del PNRR consentirà ai tre istituti di garantirsi un governo diretto, efficace e stabile nel tempo dei propri sistemi e delle proprie strategie ICT, aspetto di primaria importanza soprattutto per ISTAT e la sua esigenza di "indipendenza" e "autonomia" quale fattore abilitante il suo ruolo istituzionale;

nel dossier sull'AS 2598 "Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)" si rileva che "andrebbe chiarito il procedimento di quantificazione del volume d'affari, presumibilmente legato ai servizi che la nuova società erogherà nei confronti degli enti destinatari";

tenuto conto che:

lo statuto della nuova società sarà definito con deliberazione congiunta dei presidenti dei tre istituti e approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; definisce ruoli e responsabilità degli organi della società, nonché le regole di funzionamento della società; definisce altresì le modalità di esercizio del controllo analogo, esercitato dai tre istituti, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al fine di assicurare il coordinamento con gli obiettivi istituzionali e la coerenza con le finalità della transizione digitale nazionale;

il consiglio di amministrazione della società sarà composto da cinque membri: Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, con funzioni di presidente, uno nominato dal Ministro del lavoro e i restanti nominati, uno ciascuno, dall'ISTAT, dall'INPS e dall'INAIL, il collegio sindacale sarà composto da tre membri titolari, nominati rispettivamente dal Ministro del lavoro, dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale e dal Ministro dell'economia e delle finanze;

il rapporto tra la società e gli istituti pubblici che la compongono sarà disciplinato tramite un contratto di servizio, in cui saranno definiti: la data di avvio dei servizi, i livelli minimi inderogabili delle prestazioni, le compensazioni economiche, conformemente agli atti di indirizzo strategico approvati;

per consentire il necessario controllo analogo della società 3-I sono in ogni caso sottoposti all'approvazione preventiva della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero del lavoro gli atti della società relativi a: a) affidamenti di attività da parte di amministrazioni diverse da quelle che esercitano il controllo sulla società, per importi maggiori di 500.000 euro; b) costituzione di nuove società; c) acquisizioni di partecipazioni in società; d) cessione di partecipazioni e altre operazioni societarie; e) designazione di amministratori; f) proposte di revoca di amministratori; g) proposte di modifica dello statuto della società 3-I o di società partecipate; h) proposte di nomina e revoca di sindaci e liquidatori;

ritenuto, ad avviso dell'interrogante, che:

manca la regolamentazione il più possibile chiara sul perseguimento di finalità di interesse pubblico incompatibile con la finalità di lucro di una società per azioni. Bisogna evitare effetti distorsivi della concorrenza sui mercati dell'information technology, evitare gli sprechi e contenere la spesa pubblica, prevenire il malcostume di utilizzare le società di capitale come schermo per eludere i vincoli di finanza pubblica, o per attribuire e remunerare incarichi legati a logiche puramente politiche. La gestione deve essere sottratta alle logiche della politica e tra l'altro non si garantisce l'efficienza e la qualità dei servizi informatici;

manca la regolamentazione il più possibile chiara e precisa sul controllo analogo che verrà esercitato alla società 3-I, un controllo non meramente formale sulla società limitato alla nomina degli amministratori, ma sostanziale e strutturale e, quindi, con la definizione congiunta degli obiettivi gestionali da perseguire, con l'individuazione delle scelte gestionali strategiche da adottare, della quantità e qualità dei servizi da erogare, il tutto in regime di continuo monitoraggio sui risultati raggiunti e sugli equilibri di bilancio da rispettare;

manca la disciplina della scelta e nomina degli amministratori, sia l'attribuzione e ripartizione dei poteri gestori in seno all'organo amministrativo non solo su aspetti attinenti alla governance, ma soprattutto all'attuazione di quegli "adeguati assetti organizzativi" che costituiscono uno dei cardini essenziali del sistema dei doveri e delle responsabilità degli amministratori;

il regolamento sull'esercizio del controllo analogo della società dovrebbe essere legiferato in Parlamento, mentre soltanto le modalità organizzative dell'esercizio delle funzioni di controllo dovrebbero essere sottoposte all'approvazione preventiva della Presidenza del Consiglio dei ministri o suoi delegati,

si chiede di sapere:

come si intenda esercitare il necessario controllo analogo della società 3-I S.p.A. se de iure o de facto e se sia esercitato in modo integrato tra gli enti;

se, per la modalità dell'esercizio del controllo analogo della società 3-I preventiva nella coerenza degli atti, concomitante nel monitoraggio nel corso dell'esercizio dei risultati della gestione e successiva, come si intenda risolvere il flusso informativo dati tra "chi gestisce" e "chi decide" tra gli enti ISTAT, INPS e INAIL.

(4-07107)

LANNUTTI - Ai Ministri per la pubblica amministrazione, dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle politiche sociali e per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. - Premesso che:

nell'ambito della missione 1, componente 1, digitalizzazione della pubblica amministrazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) di cui al regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo è stata prevista la riforma 1.2 supporto alla trasformazione della pubblica amministrazione locale che prevede, tra l'altro, la creazione di "una nuova società (NewCo) dedicata a Software development & operations management, focalizzata sul supporto alle amministrazioni centrali. La migrazione al cloud, infatti, creerà un'opportunità storica di miglioramento delle applicazioni che supportano i processi delle PA. Consolidare in questa NewCo le competenze tecnologiche, oggi frammentate su più attori, consentirà di supportare al meglio le amministrazioni in questo percorso";

l'articolo 28 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, prevede la costituzione della società 3-I S.p.A., con sede a Roma, a capitale interamente pubblico pari a 45 milioni di euro, interamente sottoscritto e versato da INPS, INAIL e ISTAT (anche sotto forma di trasferimento di beni immobili in proprietà degli istituti, strumenti, mezzi, apparati, infrastrutture informatiche oggetto di gestione e ogni altra pertinenza), per lo svolgimento delle attività di sviluppo, manutenzione e gestione di soluzioni software e di servizi informatici;

considerato che:

nella relazione tecnica a corredo del decreto-legge si legge che agli oneri derivanti dalla sottoscrizione del capitale sociale della società si provvede a valere sulle risorse appostate, per le medesime finalità, nei bilanci degli istituti partecipanti (INPS, INAIL e ISTAT) e che il valore di 45 milioni di euro di capitale sociale è stato determinato considerando un volume di affari stimato nell'ordine dei 900 milioni, al quale è applicata l'incidenza percentuale del capitale sociale sul volume d'affari del 5 per cento la stessa di SOGEI S.p.A. (interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze) che presenta il più elevato livello di analogia con la nascente 3-I S.p.A.;

il consiglio di amministrazione della costituenda 3-I è composto da 5 membri, di cui uno nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, con funzioni di presidente, uno nominato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e i restanti 3 membri designati, uno ciascuno, da INPS, INAIL e ISTAT, tra gli appartenenti al proprio personale dirigenziale;

l'Istituto nazionale di statistica presenta notevoli elementi di eterogeneità rispetto all'INPS e all'INAIL, con particolare riguardo alla mission che è relativa alla produzione, sviluppo e diffusione di informazioni statistiche, analisi e previsioni di elevata qualità, realizzate in piena autonomia e sulla base di rigorosi principi etico-professionali e dei più avanzati standard scientifici, mentre l'INPS e l'INAIL erogano servizi previdenziali, assistenziali e assicurativi relativamente all'infortunistica sul lavoro;

ritenuto, ad avviso dell'interrogante, che:

la funzione informatica all'interno dell'ISTAT è strumentale e inscindibile da produzione, sviluppo e diffusione della statistica pubblica ufficiale, prodotta in accordo con il codice delle statistiche europee;

il trattamento dei dati a fini statistici, nel rispetto del regolamento generale per la protezione dei dati (regolamento (UE) 2016/679), non può che rimanere disgiunto, anche sotto il profilo strettamente informatico, dal trattamento a fini amministrativi per la riscossione di contributi previdenziali e premi assicurativi e per il pagamento di prestazioni previdenziali, assistenziali e risarcitorie;

la situazione che si verrebbe a creare con la costituzione della società 3-I concorrente a di SOGEI, che già oggi offre servizi e soluzioni IT a numerosi soggetti pubblici dell'amministrazione centrale, rappresenterebbe un ostacolo pressoché insormontabile all'interoperabilità delle principali basi dati rappresentate dall'anagrafe nazionale della popolazione residente, l'anagrafe tributaria e l'anagrafe previdenziale,

si chiede di sapere:

se all'atto della predisposizione del PNRR fosse già maturata l'idea di costituire una società per azioni per le attività informatiche delle amministrazioni centrali con la partecipazione di INPS, INAIL e ISTAT e in caso affermativo perché sia stata relegata all'interno di una riforma che interessa la pubblica amministrazione locale e non sono stati forniti i doverosi elementi informativi al Parlamento, ovvero, in caso negativo, quale sia il percorso decisionale che ha condotto alla scelta di cui all'articolo 28 del decreto-legge n. 36 del 2022 e, in particolare, perché sia stata scartata l'idea di un rafforzamento di SOGEI;

se si ritenga utile rivedere la scelta di affidare la presidenza della 3-I a un soggetto che non rappresenta gli azionisti;

se, infine, si ritenga che l'inclusione dell'ISTAT tra i soggetti che dovrebbero cedere all'esterno la propria "sovranità" informatica non metta a serio rischio l'indipendenza, l'autonomia scientifica e la qualità della statistica pubblica, anche per il depauperamento di risorse umane e strumentali che si verrebbe a creare.

(4-07108)

ANGRISANI Luisa - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

come riportato in una lettera aperta dalle rappresentanze sindacali aziendali CLAP e FABI, il 30 aprile 2022 sono scaduti i contratti di 1.883 navigator e di 73 collaboratrici e collaboratori di ANPAL Servizi. In extremis, il 27 aprile, è stata individuata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali una soluzione temporanea per i navigator, attraverso una ricontrattualizzazione di pochi mesi con ANPAL Servizi;

al contrario, dopo numerose sollecitazioni nei tavoli negoziali degli ultimi mesi, l'azienda, soltanto nel tardo pomeriggio del 30 aprile, ultimo giorno di contratto, ha reso nota ai sindacati e ai 73 collaboratori la volontà di non assicurare la loro permanenza al lavoro, producendo una grave lesione delle dignità delle lavoratrici e dei lavoratori e una scorretta gestione delle relazioni industriali;

il 1° maggio 2022, di fatto, per questi lavoratori è stato il primo giorno di disoccupazione;

a parere dell'interrogante, l'atteggiamento di ANPAL Servizi appare come un atto irresponsabile, che condanna alla disoccupazione la gran parte di questo bacino di precari, peraltro in un contesto segnato da una gravissima incertezza occupazionale dovuta all'intreccio tra gli effetti della crisi pandemica e il forte rallentamento dell'economia causato dalla guerra in Ucraina;

la decisione si rileva come doppiamente sbagliata, poiché si configura, anche, come un trattamento discriminatorio nei confronti di lavoratrici e lavoratori accomunati dallo stesso datore di lavoro, da una comune tipologia contrattuale e dalle medesime scadenze dei navigator. Inoltre, come se non bastasse, si tratta di operatrici e operatori in possesso di importanti competenze ed una lunga esperienza, anche ventennale, nel sistema delle politiche attive del lavoro, le cui attività sono ampiamente contemplate all'interno del piano esecutivo 2022 di ANPAL Servizi attualmente in corso; non sussistendo, di conseguenza, neppure problemi di carattere finanziario tali da impedire soluzioni positive. Si tratta prevalentemente di donne, incluse lavoratrici in maternità e lavoratori over 50, target che pagano ciclicamente il prezzo maggiore delle crisi economiche, compresi i processi di transizione in corso;

valutato che, allo stato attuale, ANPAL Servizi si è dotata del suddetto piano ponte verso il nuovo ciclo di programmazione comunitaria allo scopo di assicurare il supporto necessario anche nell'ambito del programma GOL. Se però si considerano i dipendenti di ANPAL Servizi che hanno scelto di passare alle Regioni, a seguito del superamento dei concorsi pubblici, e le collaboratrici e i collaboratori a cui non è stata trovata una soluzione contrattuale, di fatto emerge un sottodimensionamento di personale, al momento inadeguato al raggiungimento degli obiettivi prefissati;

considerato che è rilevante la mole degli investimenti e delle nuove funzioni istituzionali che ANPAL Servizi dovrà svolgere nel quadro del PNRR e della riforma del sistema delle politiche attive. Risulta, pertanto, assolutamente necessario trovare una soluzione immediata per le collaboratrici e i collaboratori, nel quadro più ampio della definizione di un nuovo processo di assunzione a tempo indeterminato che superi definitivamente la precarietà nell'agenzia,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda attivarsi al fine di trovare una soluzione immediata per le collaboratrici e i collaboratori di ANPAL Servizi, nel quadro più ampio della definizione di un nuovo processo di assunzione a tempo indeterminato che superi definitivamente la precarietà nell'agenzia.

(4-07109)

CORRADO Margherita, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI, ANGRISANI Luisa - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

con decreto direttoriale 29 dicembre 2020, n. 1799 (si veda "Avviso di selezione per il conferimento di incarichi di collaborazione - Aggiornamento - DGABAP" su "cultura.gov.it"), 500 tra archeologi, architetti, storici dell'arte, ingegneri, assistenti tecnici di cantiere e tecnici contabili sono stati selezionati senza concorso pubblico, ma con la sola valutazione di documenti prodotti dal candidato (curriculum escluso) per lavorare come consulenti delle Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio fino a scadenza del contratto, rinnovato il 31 dicembre 2021 fino a 15 mesi "e comunque non oltre il 30 giugno 2022";

con decreto direttoriale 8 giugno 2021, n. 554, come modificato dal decreto direttoriale 18 giugno 2021, n. 609, altri incarichi di collaborazione, per archeologi, architetti, ingegneri, esperti di gare e appalti, tecnici contabili, restauratori e storici dell'arte, sono stati messi a bando e assegnati presso gli uffici periferici facenti capo alle direzioni regionali dei musei. A seguire, dopo che le graduatorie regionali sono state unificate su base nazionale e nuove sedi sono state messe a disposizione con decreto direttoriale 4 ottobre 2021, rep. 892, il 31 dicembre 2021 anche i contratti di lavoro individuale di questi collaboratori sono stati rinnovati fino a 15 mesi "e comunque non oltre il 30 giugno 2022";

in qualità di consulenti, appunto, tutti i professionisti coinvolti mantengono la loro partita IVA e continuano a lavorare anche per i privati. Si genera così l'anomalia per cui costoro sono nello staff di Soprintendenza come consulenti (e si vocifera che i contratti dei soli collaboratori delle Soprintendenze ABAP saranno rinnovati per altri due anni), ma svolgono anche lavori su beni culturali soggetti all'alta sorveglianza o alla direzione lavori degli stessi uffici di tutela territoriale o di direzione regionale dei musei del Ministero della cultura;

considerato che:

nel comunicato stampa della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia che il 7 maggio 2022 dava conto della prosecuzione del restauro di un busto femminile in marmo di epoca romana imperiale (età tardo-antoniniana) acquisito al patrimonio dello Stato a dicembre 2021 grazie alla consegna effettuata spontaneamente dalla famiglia Trapani Lombardo, si legge che i saggi di pulitura prodromici al restauro vero e proprio sono stati affidati ad F.L. e A.A., qualificati nel testo come "i restauratori della Soprintendenza, coordinati dal funzionario archeologo" benché appartengano al novero dei 500 consulenti di cui sopra, contrattualizzati però come assistenti tecnici di cantiere;

la sfumatura, in sé di poco conto, è però indizio di una certa confusione: esistono, oggi, nelle sedi territoriali del Ministero, restauratori interni alla Soprintendenza ABAP, restauratori esterni, ma consulenti della stessa e restauratori (completamente) esterni. Nel caso reggino, benché incaricati di collaborare come assistenti tecnici, a F.L. e A.A. è stato consentito di intervenire come restauratori sulla scultura romana;

eppure, per approvare un progetto di restauro su un bene culturale, l'amministrazione richiede a ciascun professionista esterno il possesso della specifica categoria per la classe di materiali su cui dev'essere eseguito il lavoro, mentre da un collaboratore che entra a tempo determinato nella pubblica amministrazione quella specifica non si pretende più e accade che qualsiasi restauratore possa lavorare su tutte le classi, non più solo su quelle per le quali è accreditato;

valutato che:

i 500 professionisti ricordati, ai quali si aggiungono i 13 ricorrenti di 9 diverse Soprintendenze che i provvedimenti cautelari del TAR Lazio confermati nel giudizio di impugnazione davanti al Consiglio di Stato hanno imposto al Ministero di contrattualizzare (si veda decreto n. 69 della Direzione generale ABAP del 3 febbraio 2022), nonché di quelli chiamati a collaborare con le direzioni regionali dei musei, potrebbero lavorare e talvolta lavorano, al momento, per un ufficio dello Stato e contestualmente, in quanto ditte individuali, per soggetti privati nei confronti dei quali quello stesso ufficio è chiamato ad esercitare funzioni di direzione o di controllo. Si dà anche il caso ulteriore di una loro partecipazione societaria nelle ditte affidatarie di servizi per i beni culturali soggette appunto, nello svolgimento delle attività in corso, a direzione o controllo da parte della medesima Soprintendenza ABAP;

i profili di potenziale conflitto d'interessi derivanti da quanto detto sono patenti,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo possa riferire circa le procedure di verifica della sussistenza di eventuali conflitti d'interesse tra i consulenti a tempo determinato e gli uffici di assegnazione, nonché circa le contromisure assunte dall'amministrazione in tali casi, soprattutto in vista della prevista proroga dei contratti;

se, al fine di garantire la qualità degli interventi ministeriali sui beni culturali pubblici, non ritenga di dover sollecitare un maggior rispetto delle mansioni per le quali i collaboratori pro tempore delle soprintendenze e delle direzioni regionali dei musei sono stati selezionati, tanto più che alla candidatura non è stato neppure richiesto loro di associare un curriculum vitae attestante le esperienze di studio e lavorative.

(4-07110)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:

3ª Commissione permanente(Affari esteri, emigrazione):

3-03346 della senatrice Garavini, sullo sviluppo del cosiddetto turismo delle radici;

7ª Commissione permanente(Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport):

3-03349 della senatrice Montevecchi ed altri, sul mercato di opere d'arte digitali in NFT;

8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni):

3-03356 della senatrice Pirro ed altri, sull'osservatorio per la realizzazione dell'asse ferroviario Torino-Lione;

12ª Commissione permanente(Igiene e sanità):

3-03355 della senatrice Angrisani, sui malfunzionamenti nell'ospedale di Sarno (Salerno).

Avviso di rettifica

Nel Resoconto stenografico della 435a seduta pubblica del 19 maggio 2022, a pagina 33, alla terzultima riga, prima dell'intervento del senatore Quagliariello, inserire il seguente titolo: "Sul tragico incidente dell'Aquila".

Nel Resoconto stenografico della 437ª seduta pubblica del 25 maggio 2022, a pagina 131, alla penultima riga, sostituire le parole: "del senatore Calandrini", e inserire le seguenti: "dei senatori Calandrini e Zaffini".