Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 387 del 15/12/2021

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

387a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ 15 DICEMBRE 2021

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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-IDEA-CAMBIAMO!-EUROPEISTI: Misto-I-C-EU; Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Italia dei Valori: Misto-IdV; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-PARTITO COMUNISTA: Misto-PC; Misto-Potere al Popolo: Misto-PaP.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,08).

Si dia lettura del processo verbale.

PUGLIA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 e conseguente discussione (ore 16,12)

Approvazione della proposta di risoluzione n. 2. Reiezione delle proposte di risoluzione nn. 1, 3 e 4

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 e conseguente discussione».

Ha facoltà di parlare il presidente del Consiglio dei ministri, professor Draghi.

DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli senatrici e senatori, nel discorso di oggi intendo affrontare gli argomenti di cui si occuperà il Consiglio europeo di questa settimana: pandemia; prezzo dell'energia; gestione condivisa delle crisi; difesa comune; migrazioni e rapporti con Paesi esteri (in particolare Bielorussia e Ucraina). Parlerò anche dei temi in discussione all'Eurosummit: la ripresa economica, l'unione bancaria, l'unione dei mercati dei capitali.

L'arrivo dell'inverno e la diffusione della variante Omicron, dalle prime indagini molto più contagiosa di quelle finora prevalenti, ci impongono la massima attenzione nella gestione della pandemia. I contagi sono in aumento in tutta Europa: nell'ultima settimana, all'interno dell'Unione europea si sono registrati in media cinquantasette casi al giorno ogni 100.000 abitanti. In Italia l'incidenza è più bassa (quasi la metà), ma comunque è in crescita. Il Governo ha deciso di rinnovare lo stato di emergenza fino al 31 marzo per avere tutti gli strumenti necessari a fronteggiare la situazione. Invito i cittadini a mantenere la massima cautela e a continuare a rispettare le regole che ci siamo dati.

I dati di oggi descrivono però un quadro molto diverso rispetto all'anno scorso: il numero totale di persone attualmente positive al virus in Italia è 297.000; dodici mesi fa erano 675.000, nonostante un livello di restrizioni molto maggiore. Le persone ricoverate sono 8.026; il 14 dicembre del 2020 erano 30.860. Negli ultimi sette giorni ci sono stati in media 95 decessi al giorno; nello stesso periodo di un anno fa erano stati 629. Dobbiamo essere prudenti, ma ci avviciniamo al Natale più preparati e più sicuri.

Questo miglioramento è dovuto soprattutto alla campagna di vaccinazione: nell'arco di un anno in Italia abbiamo vaccinato con due dosi quasi 46 milioni di persone e oltre 300 milioni in tutta l'Unione europea. È una mobilitazione imponente, per cui voglio ringraziare il Servizio sanitario nazionale, la struttura del commissario per l'emergenza, la Protezione civile e davvero tutti i cittadini. (Applausi).

Oggi in Italia più dell'85 per cento della popolazione sopra i dodici anni ha ricevuto due dosi e oltre il 23 per cento ha fatto anche la terza. Voglio incoraggiare, ancora una volta, chi non si è vaccinato a farlo al più presto (Applausi) e chi ha fatto le prime due dosi a fare la terza appena possibile.

Come dimostra un recente studio dell'Istituto superiore di sanità, i non vaccinati hanno un rischio di morire 11 volte maggiore rispetto a chi ha ricevuto la seconda dose e quasi 17 volte maggiore rispetto a chi ha fatto la terza dose.

Vaccinarsi è essenziale per proteggere noi stessi, i nostri cari, la nostra comunità, ed è essenziale per continuare a tenere aperta l'economia, le scuole, i luoghi della socialità, come siamo riusciti a fare fino ad ora.

L'insorgenza della variante Omicron dimostra, ancora una volta, l'importanza di frenare il contagio nel mondo per limitare il rischio di pericolose mutazioni. Non saremo davvero protetti finché i vaccini non avranno raggiunto tutti.

I Governi dei Paesi più ricchi e le case farmaceutiche hanno preso impegni significativi per la distribuzione di vaccini gratis o a basso costo agli Stati più poveri. Dobbiamo dare seguito a queste promesse con maggiore determinazione. L'Unione europea ha dichiarato di voler donare 357 milioni di dosi e ne ha già consegnate 134, principalmente attraverso il meccanismo Covax. L'Italia ha allocato 48,250 milioni dosi e ne ha consegnate già 15 milioni, sempre tramite il Covax.

Dobbiamo accelerare le consegne e dobbiamo aiutare i Paesi beneficiari a superare i problemi logistici e a migliorare la capacità di somministrazione; questa è l'esigenza più pressante.

L'aumento del costo dell'energia è legato soprattutto a cause congiunturali, come la ripresa economica globale e le strozzature negli approvvigionamenti. Questi fattori transitori dovrebbero essere almeno in parte superati nel corso del 2022, con la normalizzazione dei consumi e il superamento dei colli di bottiglia. Tuttavia, i rincari riflettono anche un problema strutturale della transizione energetica.

L'espansione delle rinnovabili è ancora incompleta, anche a causa delle esitazioni dei Governi di molti Paesi. Al tempo stesso, per raggiungere l'obiettivo di ridurre le emissioni a livello globale utilizziamo meno fonti fossili, come il carbone. Il risultato è una dipendenza dai combustibili di transizione, come il gas, con rischi di aumento dei prezzi.

Il Governo si è impegnato a definire una chiara traiettoria di decarbonizzazione, con tempi rapidi ma realistici e con obiettivi misurabili. Siamo impegnati a definire un percorso di riduzione delle emissioni a livello europeo che tenga conto della capacità di riconversione del nostro tessuto produttivo.

Per aumentare rapidamente la produzione da fonti rinnovabili abbiamo stanziato fondi ingenti e semplificato le procedure amministrative. Nell'immediato la nostra priorità è limitare la volatilità dei prezzi dell'energia che rischia di avere un impatto significativo sui bilanci delle famiglie e delle imprese. In particolare vogliamo proteggere le fasce più deboli della popolazione, che risentono maggiormente di questi aumenti. Da giugno ad oggi il Governo ha stanziato più di 4 miliardi di euro per contenere l'incremento delle tariffe; 1,2 miliardi a giugno, più di 3 miliardi a settembre. Per l'anno prossimo abbiamo previsto di spendere altri 3,8 miliardi e siamo pronti ad aggiungere altre risorse se l'andamento dei prezzi non dovesse stabilizzarsi.

Per il primo trimestre del prossimo anno annulliamo gli oneri generali di sistema per le utenze elettriche domestiche, per le piccole attività commerciali, per le microimprese. Riduciamo al 5 per cento l'aliquota IVA, dal 10 e dal 22 per cento di oggi, e abbattiamo gli oneri generali di sistema per il gas. Sempre nel primo trimestre, per i cittadini più poveri e per quelli in gravi condizioni di salute, stanziamo quasi un miliardo per rafforzare le agevolazioni sulle bollette telefoniche. (Applausi).

L'Italia è impegnata a trovare una soluzione strutturale al problema dei prezzi dell'energia a livello europeo. Penso, per esempio, alla proposta di creare stoccaggi integrati di scorte strategiche di gas; un'iniziativa in tal senso migliorerebbe le capacità di tutti i Paesi europei di far fronte a rialzi dei prezzi improvvisi come quello attuale. Al momento manca un accordo su come procedere, ma è opportuno che il Consiglio continui a occuparsene anche nelle prossime riunioni.

Auspichiamo che il terzo pacchetto gas, presentato martedì 14 dicembre dalla Commissione europea, venga attuato rapidamente. Il pacchetto comprende l'acquisto congiunto volontario di stoccaggi strategici da parte degli operatori di trasmissione energetica, una misura che sarebbe utile per far fronte a eventuali rincari futuri.

Questa settimana si terrà l'Eurosummit in cui ci confronteremo sullo stato della ripresa economica. La Commissione europea prevede che l'Italia crescerà del 6,2 per cento quest'anno, un tasso superiore a quello dell'Unione europea, pari al 5 per cento. (Applausi). Permangono però elementi di incertezza, come la diffusione della variante Omicron e le pressioni inflazionistiche legate anche all'aumento dei prezzi dell'energia. A fronte di questi rischi è giusto confermare una politica di bilancio espansiva per il 2022 che consolidi il sentiero di crescita e punti soprattutto sugli investimenti.

All'Eurosummit discuteremo anche del completamento dell'unione bancaria, necessario per rafforzare la stabilità finanziaria dell'unione monetaria. L'Italia lavora per affiancare ai due pilastri esistenti, il meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di risoluzione unico, un sistema europeo di assicurazione dei depositi. Il Presidente dell'Eurogruppo fornirà dei dettagli sullo stato del negoziato in corso a cui l'Italia partecipa e ha sempre partecipato con spirito costruttivo. Nell'Eurosummit discuteremo infine della costruzione dell'unione dei mercati di capitali, un progetto rilanciato grazie al nuovo piano di azione della Commissione europea, presentato nel settembre del 2020. L'azione della Commissione si sta concretizzando attraverso iniziative come la revisione della direttiva Solvency 2 sul comparto assicurativo e il regolamento sui fondi di investimento europei a lungo termine. L'obiettivo è integrare i mercati nazionali dei capitali in un vero mercato unico per aumentare le opportunità di investimento per i cittadini e di finanziamento per le imprese.

Al Consiglio affari generali dei Ministri degli affari europei del 23 novembre sono state adottate le conclusioni per mettere a sistema - sono queste le parole usate - le lezioni apprese durante la pandemia. Il Consiglio europeo di dicembre inviterà il Consiglio affari generali a proseguire con questo lavoro. Per essere più preparati a eventuali crisi future, vogliamo migliorare le nostre capacità di risposta e tutelare al meglio il funzionamento del mercato unico.

Nella prima fase dell'emergenza molti Stati membri hanno cercato soluzioni individuali a un problema comune, lo ricorderete. Penso, ad esempio, alla corsa all'approvvigionamento di dispositivi di protezione, agli episodi di protezionismo sanitario. Nei mesi successivi, però, abbiamo dimostrato di saper collaborare, ad esempio attraverso la centralizzazione degli acquisti dei vaccini. Anche nella risposta alla crisi economica, il coordinamento europeo è stato fondamentale, ad esempio con la creazione del programma Next generation EU. La settimana prossima ci sarà una cabina di regia per approvare la relazione sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel documento sarà illustrato lo stato di realizzazione del Piano, le riforme intraprese, gli investimenti avviati, gli organi preposti al controllo e alla valutazione delle misure. Il Governo farà anche il punto sui 51 obiettivi da realizzare entro la fine dell'anno, che siamo certi di raggiungere entro i tempi previsti.

Nel Consiglio europeo daremo, inoltre, un parere iniziale sulla bozza della bussola strategica presentata a novembre dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Borrell. La bussola può avvicinarci a un'autentica difesa europea e favorire la costruzione di una cultura strategica comune. Vogliamo migliorare le capacità di gestione di crisi legate a minacce ibride, cibernetiche e alla disinformazione, proteggere al meglio gli spazi geostrategici, oggetto di contestazioni, dai mari allo spazio e migliorare le capacità di risposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici, dei disastri naturali, delle emergenze. Inoltre, servirà pianificare meglio gli investimenti per sviluppare le nostre capacità di difesa, incluse le tecnologie emergenti e farlo in modo coordinato, tramite la cooperazione e il supporto tra partner.

Il negoziato continuerà anche dopo il Consiglio europeo. Intendiamo adottare la bussola strategica a marzo 2022; questa dovrà servire da stimolo per rafforzare la politica estera europea. Servono innanzitutto meccanismi decisionali efficaci in materia di politica estera, di sicurezza, di difesa, a partire dal superamento del principio dell'unanimità che troppo spesso rallenta l'azione europea. (Applausi).

Lo stesso vale per i meccanismi decisionali di impiego militare. La capacità europea di pronto schieramento di circa 5.000 unità proposta nella bozza della bussola richiede una struttura chiara e compiti ben definiti. È un primo passo, ma un primo passo importante a cui dovrà seguire, in futuro, una mobilitazione ben maggiore e accompagnata da adeguate risorse finanziarie.

Anche i processi di analisi delle minacce e di intelligence, da parte delle Agenzie degli Stati membri, devono seguire processi più strutturati e più rigorosi. Dobbiamo tener conto anche delle sfide nell'ambito della sicurezza, che provengono dal Mediterraneo allargato. Bisogna inoltre garantire l'interoperabilità degli strumenti militari europei con la NATO. Un'Unione europea più forte, meglio coordinata e più autonoma dal punto di vista della politica estera è un vantaggio per l'Alleanza atlantica e per il mondo intero. Il Consiglio europeo manderà un segnale di impegno, per rafforzare il partenariato strategico con la NATO: è fondamentale per la nostra sicurezza, anche di fronte a nuove minacce, come quelle cibernetiche. La terza dichiarazione congiunta sulla cooperazione tra l'Unione europea e la NATO, che chiediamo sia negoziata e sottoscritta in tempi rapidi, deve tener conto di queste sfide.

Nel Consiglio europeo di domani si parlerà anche di migrazioni. L'Italia pone di nuovo questo tema con assoluta determinazione, anche a seguito del numero elevato di arrivi che ci sono stati in questi mesi. Da luglio gli sbarchi mensili non sono mai scesi sotto la quota di 6.900 e hanno raggiunto un picco di oltre 10.000 ad agosto. Il 14 dicembre le persone sbarcate in Italia quest'anno erano 63.062, nel 2019 sono state 11.097 e nel 2020 sono state 32.919 (Applausi. Commenti). Al tempo stesso, con l'introduzione delle restrizioni pandemiche, le già sporadiche redistribuzioni tra Paesi europei dei migranti sbarcati in Italia si sono interrotte. L'Italia continuerà a chiedere una gestione condivisa, solidale, umana, sicura. L'Unione europea deve dimostrarsi all'altezza dei propri valori, come l'ha esortata a fare Papa Francesco di recente. (Applausi). Per difendere le vite e i diritti di chi parte per scappare è essenziale promuovere i corridoi umanitari dai Paesi terzi, verso gli Stati membri dell'Unione europea. Non è sufficiente che sia solo l'Italia ad attuarli: serve un chiaro impegno europeo. Dobbiamo rafforzare i canali legali di immigrazione, perché rappresentano una risorsa, non una minaccia per la nostra società. (Applausi). Allo stesso tempo serve una gestione condivisa, rapida ed efficace dei rimpatri. La Commissione europea e il Servizio europeo per l'azione esterna devono fornire fondi adeguati per la rotta del Mediterraneo centrale e l'Unione europea deve fare di più per negoziare e attuare accordi europei di riammissione e intensificare i rimpatri volontari assistiti.

Sul fronte della politica estera, ci aspettiamo che il Consiglio europeo si esprima in modo inequivocabile contro la strumentalizzazione dei migranti da parte del regime bielorusso. (Applausi). L'uso intenzionale dei migranti per scopi politici è inaccettabile. (Applausi). Come ho detto al Primo Ministro polacco durante la sua recente visita a Roma, la risposta europea non è mancata, è stata mirata e concreta. Abbiamo imposto nuove restrizioni nei confronti delle autorità di Minsk e approvato nuove misure di sostegno ai Paesi di arrivo dei migranti: Lituania, Lettonia e Polonia. Occorre anche che questi migranti siano trattati in maniera umana, nel loro passaggio. (Applausi).

In queste settimane abbiamo assistito al crescere delle tensioni tra la Russia e l'Ucraina. Il Consiglio europeo deve chiedere urgentemente alla Russia di adoperarsi per ridurle. Dobbiamo rinnovare in modo unanime il nostro sostegno alla sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina, come ho avuto modo di esprimere al presidente ucraino Zelensky nella conversazione di ieri. Nelle ultime settimane ci sono state consultazioni da parte del presidente degli Stati Uniti Biden, nel quadro NATO, con l'Italia e con altri Paesi europei, per formulare una risposta. Questa risposta deve partire dalla considerazione condivisa che la diplomazia resta l'unica via per risolvere il conflitto nel Donbass. (Applausi. Commenti). Una soluzione pacifica non può prescindere dall'attuazione degli accordi di Minsk del 2015.

Infine, il Consiglio europeo sarà l'occasione per confrontarsi in vista del vertice con l'Unione africana a febbraio. Dobbiamo rafforzare i rapporti con i Paesi africani in ambito multilaterale e con partenariati responsabili e paritari. Tra i temi prioritari ci sono gli investimenti per affrontare la transizione ecologica e la campagna di vaccinazione anti-Covid, che in Africa procede con molte difficoltà. Il Governo auspica che la Commissione e gli Stati membri approvino un pacchetto di misure per l'Africa, anche per accedere alla produzione in loco dei vaccini.

Nel concludere, voglio ringraziarvi per il vostro contributo e il vostro sostegno. Questi confronti rafforzano l'azione del Governo in Europa e la legittimano ulteriormente di fronte ai nostri cittadini. Grazie. (Applausi).

PRESIDENTE. Avverto che le proposte di risoluzione dovranno essere presentate entro la conclusione del dibattito.

Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritto a parlare il senatore Renzi. Ne ha facoltà.

RENZI (IV-PSI). Signora Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, il suo intervento, signor Presidente, ci consente di entrare in modo molto serio sulle discussioni dei prossimi giorni a Bruxelles, ma questa mattina ella, intervenendo alla Camera, ha voluto - probabilmente come atto molto apprezzato di rispetto verso la tragedia che ha colpito non soltanto il territorio agrigentino, ma tutto il Paese - ricordare i nomi delle vittime. Le siamo grati per questo gesto, per aver consentito al Parlamento di unirsi al ricordo delle vittime, come ha fatto lei, ci uniamo al ringraziamento nei confronti dei soccorritori.

In questa mia breve comunicazione, signor Presidente, vorrei partire dalle parole di una delle vittime. Lo dico perché al suo fianco ci sono il Ministro dell'istruzione e la Ministra dell'università. Una delle vittime era un professore: aveva sessantotto anni e si chiamava Pietro Carmina. Nel salutare i suoi ragazzi, andando in pensione, aveva utilizzato parole che giudico straordinariamente toccanti e che mi hanno fatto molto riflettere (come credo a tutte e tutti, in quest'Aula). Egli ebbe modo di dire ai suoi ragazzi: «Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori, ma protagonisti della storia che vivete oggi; infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non "adattatevi", impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente».

Signor Presidente del Consiglio, sarebbe molto bello se il Governo potesse ricordare questo servitore dello Stato, professore del nostro sistema scolastico, con queste parole, che sono uno straordinario insegnamento alle donne e agli uomini giovani, alle nostre concittadine e concittadini più giovani (Applausi).

Venendo alle questioni politiche, il Presidente del Consiglio ha citato giustamente due settori di cui siamo orgogliosi. Lei, signor Presidente del Consiglio, un anno fa non era con noi in quest'Aula, ma all'epoca chiedevamo una svolta in due settori: il primo era quello dei vaccini (si stava iniziando la campagna, allora si parlava di primule e si facevano strane dirette, raccontando dov'era il furgoncino dei vaccini, in giro dal Brennero verso Roma); l'altro era l'economia, in cui eravamo i peggiori in Europa. Allora noi chiedevamo al Governo una svolta, che c'è stata: la svolta è il nuovo Governo.

Sui vaccini siamo tra i primi al mondo: anche per questo credo che vada chiesto al Ministro della salute di gestire con grande attenzione la comunicazione esterna, perché quello che ha fatto il Governo è il lavoro dei migliori al mondo. In questo 2021 abbiamo vinto vari titoli e sui vaccini siamo stati quantomeno campioni europei, se non in corsa per il campionato del mondo.

Sull'economia oggettivamente lei ha ricordato non soltanto la differenza, uno spread positivo in questo caso, tra la crescita media europea del 5 per cento e quella del 6,2 che come minimo otterremo. Vi è, però, uno spread ancora più grande, tra il risultato odierno e quello che ci aspettavamo esattamente un anno fa, quando le aspettative sulla crescita erano del 4 per cento, quindi abbiamo fatto molto meglio di quello che pensavamo di fare. Non lo hanno fatto il Governo da solo o il Parlamento da solo, ma gli imprenditori e le imprenditrici, i lavoratori e le lavoratrici: a tutti loro va il nostro ringraziamento per aver combattuto in modo straordinario in un momento di difficoltà. (Applausi). Tuttavia, il Governo può legittimamente rivendicare questi due risultati. Pertanto, visto che dicembre è tempo di bilanci, diciamola tutta: su vaccini ed economia possiamo girarci indietro e dire che abbiamo fatto un bel lavoro; bravi, complimenti, andiamo avanti. Adesso però la parte positiva è già il nostro passato.

Signor Presidente del Consiglio, ho molto apprezzato il suo intervento; per evidenti ragioni di tempo, mi limito a citare alcune delle questioni politiche che nel 2022 questo Governo e questo Parlamento o chi verrà dopo di noi dovranno affrontare.

Il primo punto è che non andiamo da nessuna parte, se non mettiamo mano in modo definitivo al patto di stabilità. In quest'Aula nessuno meglio del Presidente del Consiglio conosce la difficoltà del tema, ma c'è il problema che a un certo punto la questione del patto di stabilità ci arriva dritta in faccia. Lei, signor Presidente del Consiglio, nell'accordo con i francesi, nel Trattato del Quirinale, che secondo me è molto importante, un passo in avanti di rilevanza storica, ha sicuramente anche iniziato una discussione preziosa con il presidente Macron e ci auguriamo faccia lo stesso con il nuovo cancelliere tedesco Scholz. Diciamocela tutta: sul tema del patto di stabilità, il 2022 è l'anno della verità, in una dinamica nella quale avremo qualche difficoltà in più.

Non prendiamoci in giro: l'inflazione - basta guardare gli Stati Uniti - è a livelli che non conoscevamo dai tempi di Ronald Reagan. Non importa essere studenti di economia per sapere che era un altro mondo. Abbiamo il problema dell'aumento delle bollette: lo dico perché, in una discussione politica anche tra forze della maggioranza, si è fatto credere che bastasse un piccolo intervento di 248 milioni su una determinata fascia di popolazione per risolvere il problema. La risposta - lo dico anche a una parte dei sindacati che per questo scioperano - è nella notizia che oggi ci ha dato il Presidente del Consiglio - a dire il vero, l'ha data qualche giorno fa - vale a dire che, come minimo, ci sono 3,8 miliardi di euro in più, non 248 milioni, per cercare di salvare il caro bollette. Comunque non basterà, perché c'è un problema energetico che in parte deriva dalle energie rinnovabili - e anche dalle loro mancate autorizzazioni - perché la cultura del not in my backyard (NIMBY) è molto forte anche a livello locale, ma in parte deriva da questioni geopolitiche, alcune delle quali peraltro sono state citate dal Presidente del Consiglio nella sua riflessione e costituiranno l'agenda della discussione a Bruxelles.

C'è dunque un grande tema e non è che possiamo cullarci sugli allori. La situazione economica ha visto dei passi in avanti straordinari e forse bisognerebbe che tutti noi facessimo uno sforzo anche per raccontare che, al di là di quei 248 milioni, negli ultimi cinque anni sull'evasione fiscale siamo passati - cito i dati di ieri del MEF - da 98 a 86 miliardi. Questo per dire che si è fatto un recupero di 12 miliardi, che è una cosa straordinaria, ma contemporaneamente per dire che ce ne sono ancora 86 che sono la vera torta da aggredire.

Secondo punto (lo dico con il massimo del rispetto): dal tema della NATO e dell'Unione europea, su cui il Presidente ha speso parole importanti qualche istante fa, non si scappa. Ricordo anche in quest'Aula i sorrisini, quando Emmanuel Macron disse che la NATO era in una condizione di morte cerebrale. Aggiungo che per me non è cerebrale, ma morte pura, e possiamo soltanto cercare di rilanciarla.

Mi auguro che il Governo e il Parlamento, quali essi saranno, nel 2022 lottino per un segretario generale della NATO italiano, perché penso che sia importante portare i valori che il Presidente ha citato oggi nella discussione europea (intendo un italiano che ami Bruxelles, ci siamo capiti). Sulla NATO e sull'Unione europea sarebbe affascinante riprendere la discussione, ma non ne abbiamo il tempo.

Terzo e ultimo punto che mi sento di sottolineare è il tema dell'immigrazione. Il 2021 è stato l'anno in cui, plasticamente, si è dimostrato - numeri alla mano - che due immigrati di seconda generazione (in un caso, neanche di seconda generazione), in Germania, venendo da un Paese fuori dell'Europa, la Turchia, hanno salvato il mondo col vaccino: i due immigrati turchi che sono arrivati in Germania hanno permesso di arrivare al vaccino mRNA della Pfizer. Allora, il tema dell'immigrazione finalmente dev'essere affrontato non soltanto come emergenza, ma anche e soprattutto come opportunità: lo ha detto lei, Presidente, e noi siamo con lei.

So, Presidente, che questi argomenti richiederebbero molto tempo e approfondimento, ma grazie per quello che sta facendo. Il Parlamento mi sembra giustamente preoccupato per quello che succederà nelle prossime settimane, è naturale e fisiologico. Credo che si possa guardare in positivo e dire che l'appello che ha fatto la leader di Fratelli d'Italia a eleggere un patriota al Quirinale sia un'ottima idea. Noi i patrioti non li evochiamo, li votiamo. Patriota è stato Carlo Azeglio Ciampi, patriota è stato Giorgio Napolitano e patriota è stato Sergio Mattarella, cui vanno il nostro deferente saluto e un grande ringraziamento per il lavoro svolto in questi anni. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Monti. Ne ha facoltà.

MONTI (Misto). Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, vorrei fare una riflessione complessiva sul rapporto tra l'Italia e l'Europa in questo anno che sta per chiudersi, il 2021.

Secondo me, ci sono state tre dimensioni ugualmente importanti e tutte e tre chiaramente nella direzione positiva. Primo: si è rafforzata la posizione dell'Italia in Europa. Secondo: si è rafforzata la posizione dell'Italia nel mondo, grazie alla Presidenza italiana del G20. Terzo: si è rafforzata la posizione dell'Europa in Italia e nella percezione degli italiani. In particolare, i successi dell'Italia sono ovviamente dovuti al prestigio personale e alla riconosciuta autorevolezza del presidente Draghi, alla qualità del Governo e all'attenzione crescente - mi sembra - che il Parlamento e l'opinione pubblica prestano a queste questioni, vissute sempre di più come grandi fattori interni di evoluzione della società, dell'economia e della politica italiana.

Si è trattato quindi di grandi meriti del Governo - e, in subordine, del Parlamento - e anche di maturazione dei frutti di opere precedenti, come nel caso del trattato tra l'Italia e la Francia. Trovo molto significativo che questo trattato, che rafforza la coesione tra i nostri due Paesi, venga nel momento in cui non in chiave antagonistica, ma in chiave - io trovo - perfettamente complementare, è uscito il contratto di coalizione del nuovo Governo tedesco, che ha molti valori in comune con il Trattato del Quirinale.

Non vorrei essere troppo ottimista, signor Presidente, ma secondo me questo sta determinando un effetto psicologico e politico in Italia e nelle Aule del Parlamento e si arriva a parlare con maggiore scioltezza e con minore dose di riserva mentale reciproca persino di temi delicatissimi come sovranità e patriottismo. Ormai è chiaro a tutti che esiste anche una Patria europea accanto a quella - per noi - italiana ed esiste solo la via europea in determinati campi, in altri no, per conseguire effettivamente una sovranità efficace per l'Italia e per gli altri Paesi.

Auguro vivamente a tutti noi che le grandi sfide che ci sono per il 2022 - il senatore Renzi ne ha elencate alcune molto grandi - possano essere affrontate con tutta la dose di dibattito necessario, ma nello spirito che, secondo me, si sta formando e del quale naturalmente la presenza attiva e vigorosa del presidente Draghi è un importante ingrediente.

Concludo dicendo che il prossimo anno sarà importante, delicato e forse un po' più controverso del 2021, perché ci saranno costruzioni in cantieri nuovi e storicamente tardivi per l'Europa - il presidente Draghi ha ricordato la politica estera di sicurezza e di difesa - oltre a cantieri di ricostruzione di strumenti di governance, in particolare economica, che, come sappiamo, sono stati sospesi, ma hanno mostrato anche la necessità di un aggiornamento abbastanza radicale.

Spero che anche dal lato del Parlamento, signor Presidente del Consiglio, si possa collaborare, forse ancora di più di quanto è avvenuto tra i Capi di Governo nella fase che ha preceduto la firma del Trattato Italia-Francia. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice La Mura. Ne ha facoltà.

LA MURA (Misto). Signor Presidente, colleghi, la Commissione europea il 13 ottobre 2021 ha detto che la migliore assicurazione contro l'aumento dei prezzi è la transizione verso l'energia cosiddetta pulita, quindi efficientamento energetico ed energie rinnovabili.

L'aumento dei prezzi dell'energia riguarda tutti, anche se ne risentono soprattutto le persone in condizioni di povertà energetica e le famiglie a reddito basso e medio-basso. Nel 2019, infatti, circa 31 milioni di persone non sono state in grado di riscaldare adeguatamente la propria abitazione ed è quindi chiaro che sono necessarie misure immediate a sostegno delle categorie più vulnerabili, come lei ha ben detto, signor Presidente del Consiglio.

Purtroppo il gas naturale riveste ancora un ruolo importante nel mix energetico dell'Unione europea e anche nel nostro Paese e gli esiti della COP26 non sono incoraggianti quanto all'abbandono delle fonti fossili.

Nel 2021 gli effetti della pandemia hanno condizionato gli scenari energetici internazionali, ma la buona notizia è che la domanda di energie da fonti fossili ha registrato un timido trend positivo. Un'altra buona notizia riguarda la minore dipendenza del nostro Paese dalle fonti di approvvigionamento estere, con un aumento peraltro, ancora una volta, della produzione di energia rinnovabile, che rappresenta circa il 70 per cento del totale della produzione italiana.

Velocizzare il processo di transizione verso le energie rinnovabili significa anche intervenire concretamente e velocemente nell'eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. Va chiarito ai cittadini che l'esborso da parte dello Stato di soldi pubblici per finanziare ancora l'energia prodotta da fonti fossili significa distruggere l'ambiente, la salute e l'economia, quindi il nostro futuro.

Quanto poi allo sviluppo delle energie rinnovabili marine, ricordo il gravissimo ritardo (di ben nove mesi) nella pianificazione dello spazio marittimo e quindi a favore del piano per la riapertura delle trivelle, sia in mare sia a terra, per l'estrazione del gas, che diventa di fatto preminente rispetto allo sviluppo dell'economia circolare del mare, che dev'essere sostenibile e integrata rispetto a tutte le politiche relative al turismo, alla pesca, ai trasporti, alla trasmissione dei dati e all'energia (un'energia che dev'essere rinnovabile e per noi gratuita, perché proveniente dal sole, dal mare e dal vento, di cui l'Italia è ricchissima).

Le chiedo di porre attenzione al mix energetico, di cui il Parlamento ancora non ha conoscenza, perché non abbiamo ancora l'aggiornamento del Piano nazionale per l'energia e il clima. Non possiamo fare quindi un atto di fede, ma abbiamo necessità di comprendere e di portare avanti, secondo quello che ci chiede la Costituzione, un'azione di controllo di quello che fa il Governo. Quindi, quello che posso dire... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ripamonti. Ne ha facoltà.

RIPAMONTI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, membri del Governo, qualcuno ieri, durante un momento importante della vita parlamentare, parlando e ragionando dell'attuale momento legato all'energia, ha dato una definizione che ho apprezzato molto: da qui all'ambizioso obiettivo della neutralità climatica, dobbiamo vivere. Mi sembra che questo sia un bel manifesto sul quale poter ragionare. Si aggiunga a questo la dichiarazione del vice presidente esecutivo per il green deal europeo, Timmermans, per cui la responsabilità del caro energia è legata solo per un quinto al processo di decarbonizzazione.

Presidente Draghi, lei sa meglio di me che il prezzo dell'energia in Italia è il più alto in Europa. Rispetto a Spagna e Portogallo il costo in Italia è superiore di 48 euro, di 17 rispetto alla Germania e di 9 rispetto alla Francia. Due dei principali motivi sono lo scarso valore del mix energetico in Italia e, soprattutto, la grandissima dipendenza dalle importazioni, nonostante l'incrementato ricorso alle rinnovabili, che non riesce a colmare il gap.

La crisi energetica, presidente Draghi, sta colpendo i costi di approvvigionamento di gas naturale ed energia elettrica e ha un orizzonte di difficile previsione. Anzi, a detta di molti analisti, potrebbe esserci un ulteriore shock dell'andamento dei prezzi, per fattori esogeni alle normali dinamiche di mercato e attualmente poco prevedibili.

Al fine di essere in grado di contenere con prontezza eventuali e improvvisi rialzi del costo della componente energetica, occorre, a mio e a nostro avviso, ampliare la dotazione del margine di manovra dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente almeno a tutto il primo semestre 2022, se non oltre.

Signor Presidente, lei faceva riferimento nel suo discorso al fatto che, da giugno ad oggi, il suo Governo ha già stanziato oltre 4 miliardi e si appresta ad aggiungere altre risorse per il raggiungimento dell'obiettivo, non ultimo l'annullamento degli oneri di sistema per le utenze elettriche domestiche e per le piccole attività e le microimprese.

Le dico che va molto bene, ma, allo stesso tempo, in ragione di questo, le chiedo misure importanti, se non importantissime, che possano mettere in sicurezza la nostra economia e mitigare il più possibile le difficoltà di famiglie e imprese, in particolare quelle piccole e medie, che storicamente rappresentano uno degli assi portanti della nostra economia.

Ha poi continuato dicendo che l'Italia è impegnata a trovare una soluzione strutturale al problema dei prezzi dell'energia a livello europeo. Perfetto, ne sono molto contento. La sua autorevolezza in Europa è stata richiamata già più volte, quindi sono molto fiducioso in questo. Le chiedo pertanto di impegnarsi fortemente, affinché nel pacchetto sulla finanza sostenibile si consideri il ruolo di accompagnamento strategico del gas naturale nella transizione ecologica ed energetica, sia ai fini del contenimento dei costi dell'energia, sia per garantire stabilità, sicurezza e resilienza del sistema energetico.

A questo proposito, serve assolutamente rivedere l'esclusione dai progetti di interesse comunitario, in forza del regolamento TEN-E, del raddoppio del TAP, infrastruttura che invece è fondamentale per il rafforzamento della capacità di trasporto del gas in Italia, per la diversificazione degli approvvigionamenti e per ridurre i costi di approvvigionamento del gas. Quando parliamo di raddoppio, ovviamente lo facciamo non dal punto di vista ambientale, come impatto, ma della potenza delle emissioni e della quantità di gas da ricevere.

Non ultimo, occorre definire un regolamento urgente e di immediata efficacia che stabilisca le regole comuni per la gestione della sicurezza degli approvvigionamenti del gas. La regolamentazione degli stoccaggi e i relativi profili di utilizzo - e questo lei e il suo Ministro lo sapete perfettamente - immagino sia, per voi come per noi, la condizione essenziale per la nostra sicurezza energetica.

Presidente Draghi, mi preme altresì chiederle di sostenere l'aumento della capacità estrattiva dei giacimenti esistenti in Italia, anche perché non si capisce come mai siamo gli unici a non utilizzare la nostra totale possibilità, magari poi acquistando energia elettrica dalla Francia, per un 15 per cento, derivante esclusivamente dal nucleare, sul quale finalmente si sta aprendo un dibattito.

Mi chiedo poi se siamo proprio sicuri che sia una buona idea litigare con la Russia, soprattutto alla luce del fatto che Mosca è il principale fornitore europeo di gas e sta onorando tutti i contratti di approvvigionamento. Signor Presidente, è illogico voler colpire chi sta rispettando gli accordi.

Mi permetto inoltre di far presente come la proposta di acquisto comune europeo di metano sia piena di incognite operative e presupponga comunque un ruolo determinante di Mosca. Occorrerebbe piuttosto muoversi subito con decisione per rimuovere il meccanismo del panking e tariffario del gas. La realizzazione di un mercato unico europeo è esposta al rischio di comportamenti opportunistici dei singoli Stati membri. Non sarebbe la prima volta che accade e probabilmente non sarebbe neanche l'ultima. La competitività del gas è spesso condizionata dalle decisioni delle autorità estere, che possono agire in maniera discriminatoria per favorire i loro consumatori, a discapito degli altri Paesi. Credo sia una cosa che possa accadere, se non è già accaduta.

Signor Presidente, mi riferisco in particolare ai corrispettivi del trasporto, che oggi penalizzano la competitività del gas italiano. Rimane quindi necessario rimuovere queste distorsioni. È fondamentale, perché va a discapito delle nostre aziende, sia delle piccole che di quelle grandi.

Apprezzo la perplessità che il Governo ha posto sullo stop alle auto a combustione al 2035. È evidente che forse non c'è neanche un miglioramento dal punto di vista ecologico, ma di sicuro perderemo 70.000 posti di lavoro.

Signor Presidente, come ho detto all'inizio, da qui al raggiungimento della neutralità climatica il motto non potrà che essere questo: dobbiamo vivere. Lei sicuramente lo saprà tradurre sapientemente nella lingua più giusta affinché l'Europa lo capisca fino in fondo. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Granato. Ne ha facoltà.

GRANATO (Misto). Signor Presidente, signor presidente Draghi, ammesso le interessi ciò che è interesse degli italiani che non l'hanno votata, ma sono da lei, loro malgrado, rappresentati nel Consiglio europeo, sono a portarle qualche voce che proviene dalla riserva indiana in cui ha confinato parte della società che prudentemente e con ogni santa ragione non ha ritenuto di fare le scelte da lei caldeggiate e raccomandate in merito alle vaccinazioni di massa, in assenza di sufficienti studi clinici a breve, medio e lungo termine.

Le chiedo conto intanto della fondatezza giuridica e fattuale della proroga di uno stato d'emergenza oltre i limiti fissati dalla Costituzione. Lo stato d'emergenza porrebbe i suoi presupposti sul contenimento dell'epidemia da Covid-19, che ha un indice di mortalità dello 0,2 per cento, in presenza oltretutto di un 10 per cento dei posti in terapia intensiva occupati. Lo stato d'emergenza si fonda su interventi militari, ma per fare cosa? La guerra a un microbo o a onesti cittadini inermi, colpevoli solo di aver compreso i vostri inganni ed esservisi sottratti?

Innanzitutto, prima di parlare nel Consiglio europeo di misure economiche, dato che le Nazioni non sono aziende - nemmeno quella da lei rappresentata lo è - pretendiamo che ribadisca il diritto all'inviolabilità delle persone, diritto umano riconosciuto da tutte le convenzioni internazionali sottoscritte anche dall'Italia, oggi misconosciuto proprio nel cuore della civile Europa e qui in Italia, in particolare, grazie alle misure da voi portate avanti.

Pretendiamo che lei chieda che vengano rimossi tutti i conflitti di interesse in capo alla Commissione europea e agli organi di autorizzazione dei farmaci. Pretendiamo che ci dia conto degli impegni assunti a livello internazionale per cui ha esteso - unico caso anche in Europa - l'obbligo vaccinale sul posto di lavoro, con sanzioni incostituzionali, che privano i sanzionati del sostentamento, non rispettando nei loro riguardi il principio dell'habeas corpus, al cospetto di farmaci che - non può certo ignorarlo - stanno mietendo migliaia di vittime. EudraVigilance registra circa 30.000 morti nei 27 Paesi dell'Unione europea in concomitanza con le somministrazioni di questi farmaci e 3 milioni di eventi avversi.

Per la Costituzione italiana, ma anche per la Carta di Nizza, per il codice di Norimberga e la Convenzione di Oviedo nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario che può condurlo all'invalidità e alla morte, fosse anche il farmaco più socialmente utile mai realizzato, e lei sa benissimo che questi farmaci non assolvono nemmeno alla funzione di limitare i contagi, poiché anche con le terze dosi ci si contagia.

Parliamo quindi solo di grandi affari per le case produttrici, ma forse era a questi impegni che faceva riferimento in premessa al decreto-legge n. 172 del 2021; forse è a questo che si deve la compressione dei diritti contenuti nei primi articoli della Costituzione: a volgari accordi commerciali. A questo si deve la guerra che ha dichiarato al popolo italiano, distruggendone il tessuto sociale e produttivo? Ma lei chi rappresenta veramente qui e nel Consiglio europeo?

La proporzione tra la violenza e l'abuso con cui sono imposti questi farmaci e la loro efficacia è sotto gli occhi di tutti, anche dei più ciechi, ottenebrati dalla propaganda pagata con soldi pubblici. Non scambi però la rassegnazione di alcuni con il favore per queste misure liberticide ed esiziali per il popolo italiano. Per quanto ancora, col portafoglio vuoto, gli italiani continueranno a credere alle menzogne dei TG, che annunciano magnifiche sorti e progressive, che nessuno vede all'orizzonte, almeno di noi comuni mortali? (Richiami del Presidente).

Pretendiamo che lei non prenda accordi per nessun progetto sociale ed economico che riguardi il nostro Paese che travalichi i limiti imposti dalla Costituzione italiana, su cui ha giurato. Pretendiamo che ai medici sia tolto lo scudo penale, perché il cittadino sano, trasformato contro la sua libera determinazione in paziente, curato in serie, non può accollarsi pure la responsabilità di un trattamento su cui non sussistono sufficienti informazioni scientifiche per valutarne efficacia e rischi (rischi che le case farmaceutiche non si accollano e di cui uno Stato che impone obblighi non può non farsi carico per intero).

Pretendiamo che riferisca in Consiglio europeo che, con un virus che ha una letalità dello 0,2 per cento... (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, senatrice. Può consegnare il testo delle sue osservazioni da allegare al Resoconto.

È iscritto a parlare il senatore Girotto. Ne ha facoltà.

GIROTTO (M5S). Signor Presidente, colleghi, solo due mesi fa ci trovavamo in quest'Aula ad affrontare il problema del caro energia. Dal dibattito emersero palesemente due elementi: il primo è che l'aumento sarebbe persistito ancora per molti mesi, con conseguenze economiche molto preoccupanti, sia dal lato dell'inflazione, sia per il pericolo di un rallentamento, se non addirittura di un'interruzione, della ripresa; il secondo è che le cause intrinseche, strutturali di questo aumento derivano dalla struttura del sistema energetico europeo, fortemente dipendente dall'importazione del gas. L'Unione europea, pur disponendo di un sistema di infrastrutture di importazione diversificato, non può sottrarsi alle dinamiche globali, non domina le dinamiche degli aumenti di prezzo.

In quell'occasione avevo sottolineato quanto questo forte aumento riguardasse tutti gli Stati, anche quelli più nuclearisti, legati comunque alle stesse regole di formazione dei prezzi sui mercati internazionali, tanto da rendere palesemente antieconomica qualsiasi ipotesi di riapertura al nucleare (e sul nucleare tornerò a sprazzi nei prossimi minuti).

A distanza di pochi mesi, possiamo affermare che il quadro non è cambiato, anzi, è addirittura peggiorato: le attività produttive e le famiglie sono in forte difficoltà e abbiamo poco tempo.

Tra le cose che avevamo condiviso nel dibattito scorso, vi è l'opinione comune e trasversale, indicata anche nella comunicazione 660/2021 della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, secondo cui «La transizione verso l'energia pulita è la migliore assicurazione contro le crisi dei prezzi come quella che l'UE si trova ad affrontare oggi. È ora di premere sull'acceleratore». Per energia pulita ovviamente si intendono le fonti rinnovabili, che sono più veloci, più economiche e più controllabili.

Noi quindi esprimiamo apprezzamento rispetto alle posizioni assunte in Europa, nel Consiglio energia, con il "non-paper", in cui abbiamo chiesto che il market design elettrico sia adattato al ruolo centrale delle energie da fonti rinnovabili nell'orizzonte 2030.

Allo stesso modo apprezziamo la decisione presa in Consiglio dei ministri, che ha sbloccato numerose procedure autorizzative di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che attendavamo da anni. Un segnale importante è anche la scelta effettuata sullo stop alla produzione di auto endotermiche entro il 2035, che darà una forte spinta verso l'elettrificazione e un grande stimolo alla conversione del settore produttivo, che la politica deve accompagnare, ovviamente.

Importanti sono naturalmente gli interventi adottati dal Governo in questi giorni, che saranno inseriti nella manovra, per calmierare gli aumenti dei prezzi (interventi quindi necessari e utili, ma non risolutivi).

Gli aumenti dei costi della bolletta vanno infatti presi di petto prima che il sistema produttivo entri in cortocircuito. Su questo siamo tutti d'accordo; ciò su cui siamo meno d'accordo sono le soluzioni che devono essere individuate per affrontare e calmierare strutturalmente tali aumenti.

Al di là quindi delle ipotesi nucleari, tutte ancora da dimostrare in pratica (sia che parliamo di fusione, sia che parliamo di fissione di quarta generazione, visto che la terza la stanno costruendo, e pertanto siamo nel campo delle teorie), noi crediamo che ci si debba invece dotare di una cassetta degli attrezzi che contenga soluzioni di immediata disponibilità: la gente vuole il risparmio adesso, non fra quindici anni. (Applausi). Occorrono quindi soluzioni non teoriche, ma già individuate - alcune da lei anche sottolineate, signor Presidente del Consiglio - che dobbiamo implementare immediatamente. Queste sono, come sempre, l'incremento della produzione delle rinnovabili e di interventi di risparmio ed efficienza energetica e gli accumuli e la concretizzazione di una vera concorrenza nel mercato dei servizi elettrici, purtroppo incagliati nei ritardi di produzione delle norme.

Sono tanti gli operatori da tempo in attesa di provvedimenti normativi che non arrivano. Parlo di cose estremamente concrete: ad esempio, la regolazione sugli accumuli - che tutti sappiamo essere il punto conclusivo - la stiamo aspettando da anni e non si riesce a completare. È di ieri la notizia che conferma lo slittamento e il conseguente ritardo di un anno delle nuove regole su trasmissione, distribuzione e dispacciamento nel caso di energia elettrica prelevata, funzionale a consentire la successiva immissione in rete, cioè quella relativa agli accumuli, e i servizi di generazione. Signor Presidente del Consiglio, quello che le voglio dire in linguaggio non politico è che non è un problema di tecnologie, ma di norme che non riusciamo a produrre. Qui facciamo tanti bei discorsi ed emaniamo anche buone leggi, ma poi ci sono i classici sassolini che bloccano gli ingranaggi: è su questo che il Governo deve stare più attento. Sono otto anni che lavoro con i Ministeri e gli enti di regolazione e questi sassolini continuano ad esistere. (Applausi).

Signor Presidente del Consiglio, il perdurare degli aumenti ha portato molti analisti di mercato ad addebitare una parte delle cause di tali rialzi ad aspetti completamente diversi da quelli noti; parliamo infatti di speculazione finanziaria e su questo so che lei è una persona estremamente competente. Sono sicuro che il suo Governo farà tutte le opportune verifiche per intraprendere eventualmente le conseguenti azioni necessarie. Lei ha detto che il Governo è impegnato a definire una chiara traiettoria di decarbonizzazione e un percorso di riduzione delle emissioni a livello europeo che tenga conto della capacità di riconversione del nostro tessuto produttivo, aumentando rapidamente la produzione da fonti rinnovabili. Ha altresì dichiarato che gli stanziamenti per calmierare gli aumenti non possono andare avanti all'infinito, ma occorre trovare soluzioni strutturali e fare una riflessione sul meccanismo del prezzo dell'energia. È ciò che avete già provato a ipotizzare in Europa al fine di cambiare il meccanismo del prezzo dell'energia: questo va fatto.

Plaudo anche al tentativo di realizzare finalmente una comunità dell'energia, quindi gli stoccaggi in comune, anche se su base volontaria: questo mi sembra un passo decisamente in avanti e sarebbe ora che l'Unione europea facesse l'Unione europea; su questo ci trova perfettamente allineati.

Contro il caro energia quindi non c'è un'unica soluzione, ma una pluralità di soluzioni. Noi abbiamo una cassetta degli attrezzi pronta, dobbiamo accelerare su questo e passare dalla volontà di fare al fare. Se veramente questa è la strada che il suo Governo vuole battere, da parte nostra avrà pieno supporto.

Un ultimo doveroso passaggio, signor Presidente, lo faccio sulla tassonomia verde europea. A tale riguardo, ribadiamo come MoVimento 5 Stelle quello che abbiamo già espresso più volte - anche formalmente abbiamo depositato una mozione a inizio agosto sottoscritta da tutto il nostro Gruppo parlamentare - ossia la necessità che il suo Governo intraprenda ogni opportuna iniziativa presso le istituzioni europee per escludere le attività relative all'energia nucleare e al gas (Applausi) da quelle che si possono definire sostenibili. Viceversa, vorrebbe dire che incentiviamo strumenti che sono persino dannosi, perché allontanerebbero sia la finanza privata sia il denaro pubblico da investimenti realmente virtuosi e dagli obiettivi climatici che ci siamo posti e che servono naturalmente per far sopravvivere il genere umano, mentre porterebbero ancora denaro su tecnologie che hanno dimostrato di non essere la soluzione.

Dobbiamo pensare piuttosto a regole innovative che aprano al futuro. Questo non significa dare spazio a ciò che oggi già sappiamo non essere la scelta più giusta da fare o addirittura a tecnologie che creerebbero ulteriori problemi con cui dovremmo poi confrontarci.

Disponiamo di risorse cospicue, destinate alla transizione ecologica dall'Europa; non indirizzarle verso... (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bonino. Ne ha facoltà.

BONINO (Misto-+Eu-Az). Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, per cultura e per carattere non sono una catastrofista; anzi, mi si prende sempre in giro perché sono una persona che tende sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno, anche per trovare la forza di recuperare quello che manca e renderlo veramente pieno.

Ho avuto questo atteggiamento anche rispetto all'Europa, ma le devo confessare, presidente Draghi, che ultimamente ho vissuto - come credo molti - un sentimento un po' di vergogna.

Vede, ho sentito discutere molto del fatto che la Commissione ci rubava il Natale e non so quale altra fesseria, con un'insopportabile retorica, e proprio da quelli che oggi si girano dall'altra parte, accettiamo che anche dentro i confini dell'Unione si parli di tenere fuori, di respingere. Ebbene, non riesco a capacitarmi: come è possibile che un continente di 500 milioni di abitanti chiuda fuori 6.000, 7.000, 8.000 disperati sul confine Bielorussia-Polonia, e anzi li affoghi con gli idranti, che mandi l'esercito? Parliamo di poveracci che sono al freddo, con i bambini che stanno morendo di freddo, non hanno cibo, né coperte, né vestiario, niente di niente, e sarà Natale anche per loro. (Applausi).

Scusate, è mai possibile? È mai possibile? Se potessimo con un drone guardare dall'alto vedremmo un continente con tutti i suoi problemi, ormai pieno di muri: si pensi ai 150 chilometri del muro ungherese, per esempio, o alla barriera di Ceuta e Melilla in Spagna oppure al Passo di Calais o a Ventimiglia. Ecco, credo che, mentre andiamo avanti dal punto di vista economico - della qual cosa sono contenta e la ringrazio molto - stiamo perdendo per strada i valori che continuiamo a sbandierare, ma che nella pratica calpestiamo. Insomma, è come se in Europa, signor Presidente del Consiglio, stia morendo persino la pietà, persino quella. (Applausi). Questa non è l'Europa che vogliamo! La prego, Presidente, so che lo farà.

Sto concludendo, signor Presidente, la prego di non togliermi la parola.

Non parliamo del Mediterraneo, che ha visto 1.500 morti dall'inizio dell'anno, e le persone salvate vengono riportate nei lager libici. Mi si dice che la Libia non è all'ordine del giorno del Consiglio - è vero - ma, sa, presidente Draghi, è all'ordine del giorno della realtà, perché l'accordo fatto sulle elezioni entro Natale di tutta evidenza salterà, non verrà rispettato; non c'è neanche la legge elettorale, quindi ce ne dovremo occupare.

Spero, come lei ha detto, che finalmente ci renderemo conto che, con una buona accoglienza, queste persone possono essere un asset per la nostra economia, in molti settori, come tutti ormai ci stanno dicendo.

Tanti auguri, presidente Draghi, buon lavoro, ma, per favore, ricordi che stiamo parlando di persone come noi. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saccone. Ne ha facoltà.

SACCONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi; signor presidente Draghi, come è cambiata la percezione dell'Europa con lo scoppio della pandemia. Ricordo alcune definizioni tipo la matrigna, il tiranno o addirittura la sanguisuga; oggi invece l'Europa è vista come una comunità solidale che riesce a condividere addirittura il debito pubblico dei singoli Paesi per sostenere le economie e per rispondere ai gravi danni che derivano dalla pandemia.

Presidente Draghi, noi, che eravamo quelli che criticavano chi descriveva l'Europa in quel modo nefasto, oggi chiediamo invece cautela a chi dice che tutto va bene. Non è infatti così e lei stesso, nella sua relazione, ha avuto la lungimiranza di inserire alcuni punti che da troppi anni sono sul tavolo europeo, nodi che non vengono sciolti. Lei ha parlato di politica comune di difesa, di politica comune estera e di sicurezza. Mi permetta di aggiungere, presidente Draghi, il riferimento alla politica comune fiscale, che genera disparità e concorrenza sleale tra i Paesi membri, persino con la delocalizzazione di molte imprese.

Noi, nonostante questo, presidente Draghi, continuiamo a credere che l'Europa vada rafforzata per poter far fronte alle sfide globali.

Mi permetta di esprimere, presidente Draghi, a lei e al suo Gabinetto, un apprezzamento per il fatto che Paesi autorevoli dell'Unione europea hanno preso l'Italia come modello della lotta al Covid. Questo è un plauso che merita l'intero suo Gabinetto e la sua persona. Tutto questo inorgoglisce il senso patriottico che ciascuno di noi ha nella sua cultura e nella sua formazione. In questo periodo si è abusato un po' di questa parola; ha ragione la presidente di Fratelli d'Italia, onorevole Meloni, quando dice che è in corso una polemica stucchevole sulla definizione di patriota. Mettiamola da parte. La domanda però è la seguente: come difendiamo al meglio gli interessi nazionali nello scacchiere non solo europeo, ma anche globale? Questa è una domanda.

Mi si permetta anche una provocazione non tanto ingenua, ma priva di pregiudizi; l'Europa a guida sovranista tutela al meglio gli interessi dei singoli Stati membri e, per quanto ci riguarda, gli interessi particolari dell'Italia? Ecco, noi non lo crediamo, noi crediamo che ci voglia più Europa, più unità e più solidarietà tra i Paesi.

Signor Presidente del Consiglio, vogliamo anche chiudere questa parentesi prendendo la definizione di patriota come difesa dell'identità; mi dispiace ma non convengo con l'intervento della senatrice Bonino. Forse talvolta ci dimentichiamo che i Padri fondatori hanno voluto questa unione non solo come aggregazione di interessi economici, volendola fondare invece su un pilastro di condivisione di valori e di principi. Vi è troppa timidezza, presidente Draghi, lo dica al Consiglio europeo, nel difendere le nostre radici giudaico-cristiane. Questo è il tema centrale.

L'ultima nota interna della Commissione addirittura invita, nell'ambito del politically correct, ad astenersi dall'utilizzare parole quali Santo Natale e Maria. Ciò non va nella direzione del rispetto dell'altrui sensibilità, ma nella direzione di non garantire l'inclusione culturale e sociale, senza difendere la propria identità e le proprie radici. (Applausi). Vogliamo denunciarlo a chiare lettere, signor Presidente.

Arrivando ai punti salienti della sua relazione, come non condividere la parte in cui lei dice che bisogna rimuovere su alcuni temi strategici l'unanimità, un ostacolo dirimente rispetto alla competizione globale, che permette di alimentare una narrazione in cui l'Europa è ferma per un vincolo francamente assurdo ed anacronistico. Su alcuni temi strategici si passi alla maggioranza relativa o alla maggioranza qualificata, eliminando l'unanimità.

Su alcuni passaggi, Presidente, tutti gli indicatori economici sono positivi. Non dobbiamo però abbassare l'attenzione, perché, come lei stesso ha enunciato, il tema è il rischio di inflazione che la Banca centrale europea - a differenza della Federal Reserve, che la vede in modo pessimistico - vede in modo ottimistico, prevedendo che si avrà la capacità di controllarla il prossimo anno, come anche noi auspichiamo.

È positiva la proposta di creare stoccaggi integrati di scorte e speriamo che si attui quello che lei ha detto, ovvero il terzo pacchetto del gas: è evidente che un contraente che rappresenta 500 milioni di cittadini al tavolo delle contrattazioni con i vari servizi di erogazione del gas ha un peso contrattuale superiore se parla con un'unica voce, rispetto a chi magari va da solo a trattare.

Presidente, mi permetta di fare, in conclusione, un accenno all'Ucraina. L'Europa ha una cultura che le permette di affrontare crisi di questo genere attraverso la fermezza, certamente, ma anche attraverso il dialogo. Noi non siamo il gendarme del mondo, ma bisogna essere chiari nell'affermare che solamente difendendo con fermezza i nostri valori non diventeremo il ventre molle del globo planetario. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pepe. Ne ha facoltà.

PEPE (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signor presidente Draghi, complimenti a lei e al suo Governo per come sta conducendo la lotta contro il Covid. Siamo tra i migliori al mondo, siamo i migliori in Europa. Quella attuale è una realtà completamente diversa rispetto a quella che ci aveva lasciato il Governo Conte-bis, ma noi non avevamo dubbi nel momento in cui, con il nostro leader Matteo Salvini, abbiamo deciso, da protagonisti, di dare vita e di sostenere questo Governo. Siamo i migliori perché nella campagna di vaccinazione siamo tra i primi, siamo i migliori anche per quanto riguarda i contagi: ci sono meno contagi in Italia che in tutta Europa, con un'incidenza uguale o quasi uguale alla metà rispetto al resto del continente.

Un ringraziamento va a tutti i governatori, ai sindaci, al personale sanitario, ma mi si consenta di rivolgere un ringraziamento particolare al generale Figliuolo, al quale voglio esprimere, a nome di tutto il mio Gruppo, le felicitazioni più grandi per il nuovo incarico che ha ricevuto a capo del Comando operativo vertice interforze (COVI), un incarico assolutamente meritato. Mi si consenta anche di dire grazie a tutti gli italiani, un popolo che si è dimostrato ancora una volta meraviglioso. (Applausi). Un ringraziamento vada all'85 per cento degli italiani che ha deciso di farsi somministrare la seconda dose del vaccino, al 20 per cento che ha deciso di farsi somministrare la terza dose del vaccino. Io sono per il vaccino ed anch'io invito tutti gli italiani a vaccinarsi. Dico anche grazie a tutti quegli italiani che non intendono vaccinarsi perché la vedono diversamente, ma dico anche che a un certo punto, in quest'Aula, Presidente, bisogna anche tracciare una linea, bisogna anche dirsi delle cose con franchezza. Ad esempio bisogna dire basta a coloro i quali portano avanti, con minacce e con violenza, una campagna di odio contro i vaccini e contro coloro i quali sono a favore dei vaccini. A queste persone bisogna dire basta, perché non possiamo stargli dietro, perché una cosa è vederla diversamente, per cui con queste persone ci si confronta, si mettono sul tavolo le idee diverse, ma altra cosa è minacciare, altra cosa è esercitare violenza.

Anche per questo, nei suoi confronti, presidente Draghi, esprimo tutta la solidarietà per le minacce che ha ricevuto; lo faccio nei confronti del governatore Fedriga, che è impegnato a governare la sua Regione e a fronteggiare, come tutti i governatori, questa maledetta pandemia e si vede costretto a girare scortato.

Siamo alle porte del Natale. Ebbene, nel Natale c'è il significato più profondo della nostra cristianità - questo lo ribadiamo e lo sottolineiamo - ma non solo il Natale non si deve provare a cancellarlo, ma non si deve provare nemmeno ad annacquarlo (Applausi), perché è la nostra storia, è la nostra tradizione, è la nostra identità e, allo stesso tempo, è un momento di rilancio dell'economia del nostro Paese, per i consumi e per il turismo. (Applausi).

Si è detto, però, che insieme alla stagione invernale e alla variante omicron rischia di contribuire ad agevolare la diffusione del virus. Cosa bisogna fare, dunque, alla luce dei dati che lei, signor Presidente del Consiglio, ha prima enucleato? Registriamo meno contagi, meno ricoveri e meno decessi rispetto allo scorso anno: tutto questo richiede equilibrio. Dobbiamo proteggere e non mortificare l'Italia. Dobbiamo proteggere la salute degli italiani, ma non deprimere l'economia del Paese. Dobbiamo farlo con responsabilità, con coraggio, ma senza battere in ritirata. Quindi ci sono la salute da un lato e l'economia dall'altro.

Allo stesso tempo serve equilibrio nel momento in cui proroghiamo, immagino per oggettivi motivi sanitari, lo stato di emergenza. Occorre una maggior attenzione verso le imprese e le famiglie. Chiediamo quindi, signor presidente Draghi, più coraggio nel combattere l'aumento delle bollette dell'energia elettrica e del gas, più forza nel combattere l'aumento delle tasse e soprattutto più convinzione nel favorire la pace fiscale. Questo è il momento in cui dobbiamo andare incontro ancora di più alle famiglie e alle imprese. Ciò significa procrastinare la scadenza delle nuove cartelle, portare al 2022 la scadenza della rottamazione ter e del saldo e stralcio che sono andati in scadenza proprio ieri. Occorre anche prevedere una rottamazione quater, perché si possa guardare al 2018 e al 2019.

Voglio fare un accenno veloce all'immigrazione. Signor presidente Draghi, lei ha detto che gli immigrati possono rappresentare una risorsa. Sì, signor Presidente, ma soltanto se arrivano vivi da noi, quindi bisogna impedire che ci siano queste partenze illegali, e se riusciamo a tutelare la loro dignità, con un'integrazione reale nel nostro Paese. Signor Presidente del Consiglio, questo bisogna fare e ciò sarà possibile soltanto se l'Europa ci darà una mano, non a chiacchiere, ma con i fatti, così come ha già chiesto in passato e chiederà anche domani. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice L'Abbate. Ne ha facoltà.

L'ABBATE (M5S). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, onorevoli colleghi, il Consiglio europeo del 16 dicembre dovrà esaminare lo stato attuale, considerando in primis gli sviluppi relativi al Covid-19 e la comparsa di questa nuova variante, che è un tema prioritario per la tutela della salute dei cittadini, ma è anche un tema interconnesso alla crisi globale e alla gestione della resilienza. Non a caso si parla, in questo momento storico, dell'era dell'antropocene o dell'era della resilienza: noi stessi abbiamo chiamato il nostro piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta dunque della capacità di resistere alle sfide e ai cambiamenti e farvi fronte, evitando di subire danni gravi e irreversibili, sia sul fronte ecologico e ambientale che su quello sociale ed economico.

La pandemia ci ha dimostrato che le crisi assumono un carattere sempre più complesso e non si fermano alle frontiere, ma prima ancora del Covid-19 anche il cambiamento climatico e la diminuzione della biodiversità hanno dimostrato che i problemi sono globali e coinvolgono le comunità globali. L'Unione europea e i suoi Stati membri hanno già istituito meccanismi di cooperazione e solidarietà transfrontalieri, per gestire efficacemente la crisi e proteggere i cittadini. Quindi questo Consiglio europeo è necessario ed importante, perché la risposta alla crisi sia chiara e si evolva ad un livello superiore. Tutti i leader devono confrontarsi per sostenere sforzi coordinati e per rafforzare quindi la nostra preparazione ad affrontare crisi future, direzionandola anche verso una visione sistemica e biocentrica e rafforzare la nostra capacità di risposta ai mutamenti e la nostra resilienza collettiva alle crisi che verranno. In futuro dobbiamo essere pronti a far fronte a crisi acute di natura diversa, che potrebbero anche essere molteplici, essere ibride, avere effetti a cascata o verificarsi simultaneamente, come già sta accadendo.

Signor presidente Draghi, il MoVimento 5 Stelle ha da sempre, nella propria storia, la missione di proteggere la casa comune e la comunità che vive in essa. Con il Governo guidato dal presidente Giuseppe Conte abbiamo già affrontato l'inizio di questa crisi, in un momento in cui non c'era una valutazione del rischio, perché purtroppo non c'erano notizie sufficienti per poter supportare e capire quello che si doveva fare. Ci fa piacere che adesso questo Governo continui a fare bene e che ci sia unione anche qui all'interno. A volte resto un po' sconcertata, quando parlo con i ragazzi di Fridays for Future, con tutte le associazioni, ma anche con le aziende, Presidente, e loro ci dicono: "voi politici dovete lavorare all'unisono, perché comunque dovete tutelare i nostri interessi". Ma, continuando a fare distinzioni, penso che non si vada avanti all'unisono. Le nostre battaglie mirano a tutelare la resilienza del nostro ecosistema, perché sappiamo che il benessere delle nostre aziende e della nostra comunità può andare avanti solo se il modello economico che stiamo costruendo sarà equo, sostenibile e giusto. Per avere un simile modello economico, dobbiamo continuare a tutelare l'ambiente, il capitale naturale.

So che in questo Consiglio parlerete dei servizi critici essenziali, da cui dipende la sussistenza dei cittadini: l'acqua, l'energia pulita, i trasporti sostenibili, il settore sanitario, le infrastrutture digitali, questioni che il MoVimento 5 Stelle ha sempre portato avanti nelle sue battaglie. Il punto è che, se vogliamo affrontare gli effetti di questa crisi e di quelle che verranno, come l'aumento dei prezzi dell'energia, la scarsità delle materie prime, la sicurezza alimentare e la stessa crisi climatica (che è collegata alla migrazione), dobbiamo affrontarli con una gestione intersettoriale e transfrontaliera globale, non solo europea.

Noi abbiamo parlato e lei stesso ha detto poco fa che fortunatamente si prevede un aumento del PIL nazionale del 6,2 per cento nel 2021 e che sicuramente tendiamo, come economia italiana, a tornare ai livelli di produzione pre-crisi entro la metà del 2022; queste sono le previsioni. Quello che volevo dire è che andremo in questa direzione solo se al primo posto metteremo anche la tutela dell'ecosistema e del clima.

In questi giorni il MoVimento 5 Stelle, come tutte le altre forze politiche, ha incontrato le associazioni ambientaliste italiane: WWF, Fridays for Future, Legambiente, Greenpeace, Kyoto Club, i cattolici per il clima e tutte le altre. Tutte ci stanno spingendo verso una legge clima che sia una legge quadro. Questo per noi va benissimo. Però vi chiediamo quella che per noi è la cosa più giusta da fare: per avere una legge clima condivisa, solidale, umana e sicura (uso le sue parole di prima), cioè sicura anche per la ripresa delle nostre imprese e per la loro competitività in un mercato globale, è giusto che forse ci sia una legge clima europea, una legge clima sovranazionale, perché è importante che ci sia una armonizzazione fra i parametri del carbon footprint e tutto quello che verrà posto in essere.

Concludo, Presidente, dicendo che noi possiamo tornare e sicuramente torneremo ad avere una vita migliore, perché alla fine un modello economico dovrebbe fare questo: tutelare la propria comunità in modo che possa vivere meglio, sotto tutti i punti di vista. Ma potremo ottenere questo solamente se tutti quanti affronteremo una rivoluzione dolce, tutti gli Stati. La transizione non può essere fatta da un Paese solo. Noi in Italia, con il Ministero della transizione ecologica, abbiamo lavorato molto bene e continueremo a lavorare, portando avanti delle azioni molto forti. Ma vi diciamo di creare veramente in Europa degli organismi sovranazionali che possano gestire la crisi, perché purtroppo finora qualcosa non ha funzionato. Ho visto che si parla di un processo particolare per definire dei dispositivi integrati per la risposta politica alla crisi: ben vengano. Ma, oltre ai parametri economici, valutiamo anche i parametri ambientali e tuteliamo il nostro ambiente. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zaffini. Ne ha facoltà.

ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, signor presidente del Consiglio Draghi, mi lasci solo alcuni brevi attimi per fare due digressioni. La prima è relativa a un termine che ho sentito usare da ben tre colleghi. Mi riferisco alla parola «patrioti». Venivamo tacciati di essere quantomeno dei pazzi visionari quando parlavamo della necessità di agire da patrioti e di presidiare la sovranità nazionale e soprattutto l'interesse nazionale, ma oggi, chi più chi meno, si usa finalmente questo termine. Vi è pertanto una soddisfazione abbastanza legittima, perché un grande maestro diceva che quando vedi le tue parole fiorire sulla bocca dell'avversario, qualcosa evidentemente sta succedendo. Al di là di questo, mi piace sottolineare che noi usiamo termini che enfatizzano un ragionamento politico, mentre in altre sedi, in altri schieramenti, si usano delle etichette. Noi di Fratelli d'Italia siamo i no vax più vaccinati del mondo; siamo arrivati alla terza dose, siamo convintamente pro vax, però per qualcuno, evidentemente portatore di idee talmente deboli da non riuscire a confrontarle con le nostre, abbiamo bisogno di essere etichettati e questo ci fa sorridere.

La seconda digressione riguarda la vicenda di quest'Assemblea che - lo avrà notato, signor Presidente del Consiglio - la applaude a rotazione, con una sorta di ola, che però non è collettiva. Se parla di certe cose applaude una parte dell'emiciclo, se parla di altre cose applaude l'altra, ma mai che si riesca a vederli applaudire tutti insieme, signor Presidente del Consiglio. Lei avrà notato questa circostanza (Applausi), ma credo che la farà sorridere come fa sorridere noi.

Venendo al merito, il primo punto del suo ragionamento parte dalle vicende relative al Covid. Per noi, evidentemente, è necessario continuare a porre domande, perché la scienza si nutre di dubbi e quindi di domande; la sanità non è un dogma, né accetta i dogmi, e non è una religione: il vaccino, infatti, salva il corpo ma non salva l'anima, quindi non è l'Eucaristia. In tutto questo, noi ci preoccupiamo di continuare a prospettare i nostri dubbi e le nostre perplessità.

Tra dosi acquistate e opzionate, l'Unione europea ha 4,4 miliardi di dosi di vaccino, oltre dieci a testa. Questo è scritto sul sito Internet dell'Unione europea. Di queste 4,4 miliardi di dosi ne sono state consegnate quasi un miliardo. Lei, signor Presidente del Consiglio, ci dice che l'Europa si è convinta di voler donare 357 milioni di dosi su 4,4 miliardi (tra acquistate e opzionate): siamo sicuri che questa sia la misura della consapevolezza che bisogna vaccinare tutti per sconfiggere veramente il virus? L'Italia ha consegnato 134 milioni di dosi tramite il meccanismo Covax, come lei ha detto, e credo che questo sia un argomento da far osservare quando salirà in quell'ambito.

Secondo fonti giornalistiche, abbiamo acquistato queste 4,4 miliardi di dosi con dei contratti che ad oggi risultano ancora segretati. Il 21 ottobre scorso il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con 458 voti favorevoli in cui veniva chiesto di rendere più trasparente il processo di ricerca, acquisto e distribuzione dei vaccini contro il Covid-19; ciò consentirebbe ai deputati, ma anche ai cittadini, di verificare in maniera più efficace le politiche dell'Unione sui vaccini. Dentro questi contratti, Presidente, secondo fonti giornalistiche, perché purtroppo non abbiamo a disposizione i contenuti di questi contratti e quindi ci dobbiamo attenere alle fonti giornalistiche, c'è il prezzo del vaccino Pfizer, che oscilla da una cifra di 15,50 euro a dose, talvolta anche 13,50 euro, a 17,50 euro, a seconda della domanda. Il vaccino Moderna invece è il più caro di tutti, perché costa 18,80 euro a dose. In particolare, questi contratti rivelano la circostanza che gli indennizzi relativi agli eventuali danni per gli effetti collaterali ricadranno sugli Stati: questa è una condizione indispensabile per la produzione e la consegna dei vaccini.

Sulla questione degli indennizzi, Presidente, non a caso Fratelli d'Italia ha predisposto un emendamento, che figura tra i segnalati, che mette a disposizione una cifra, calcolata in un miliardo di euro l'anno per i prossimi tre anni, per aumentare la dotazione del fondo per gli indennizzi dei danni da vaccino. Voglio precisare che la Rete nazionale di farmacovigilanza, cioè le strutture deputate a raccogliere le segnalazioni, è rimasta la stessa dall'inizio della pandemia, per espressa ammissione del direttore dell'Aifa. Però, Presidente, le segnalazioni registrate dalla Rete nazionale di farmacovigilanza dal 27 dicembre 2020 al 26 agosto 2021, quindi neanche tutto l'anno 2021, sono state 84.000. Sa, Presidente, quante sono state le segnalazioni di farmacovigilanza in tutti gli anni precedenti, negli ultimi quarant'anni? Sono state 700 in tutti i quarant'anni precedenti, con i vaccini antinfluenzali, con l'esavalente, con il vaccino contro il morbillo; tutte la campagne vaccinali degli ultimi quarant'anni hanno registrato 700 segnalazioni nella Rete di farmacovigilanza. Con il Covid, solo nel periodo dal 27 dicembre 2020 al 26 agosto 2021, sono state registrate 84.000 segnalazioni e i recettori di queste segnalazioni sono gli stessi in quantità e qualità.

Ebbene, sulla necessità di registrare e valutare bene queste segnalazioni in farmacovigilanza, Presidente, le faccio solo un esempio: è stata registrata un'incidenza anomala di miocarditi e pericarditi dopo i vaccini a mRNA. La necessità di segnalare immediatamente questi eventi è in rapporto stretto e diretto con la possibilità di trattare questi effetti, che sono assolutamente insignificanti se riconosciuti e trattati tempestivamente. Aifa ha acquisito consapevolezza rispetto a questo rischio, peraltro segnalato perfettamente dai produttori dei vaccini, sia Pfizer che Moderna, e ha trasmesso alle strutture la necessità di vigilare, perché questa incidenza di effetto collaterale o evento avverso - come meglio si deve dire - è in particolare per i ragazzi sotto i trent'anni, ma la rete dei pediatri libera scelta non ha questa consapevolezza; questi sintomi che sono banali, se non trattati tempestivamente o trascurati, determinano la possibilità che ci sia un aggravamento repentino.

Rispetto a questa necessità, Fratelli d'Italia ha sottoposto un emendamento, perché, al di là dell'obbligo vaccinale, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 118 del 2020, afferma che il diritto all'indennizzo si fonda sulle esigenze di solidarietà sociale che impongono a una collettività di farsi carico dei danni che il cittadino abbia subito per essersi sottoposto ad una vaccinazione, anche nell'interesse della collettività.

Sono le stesse parole che anche lei, signor Presidente, ha usato: ci si deve vaccinare per proteggere se stessi, i propri familiari e i propri colleghi di lavoro e la Corte costituzionale rispetto a questo si è pronunciata in modo assolutamente inequivocabile.

Noi continuiamo a fare le solite domande e, al di là del fastidio di doverci dare delle risposte, ci chiediamo se tutto ciò possa essere motivo per migliorare l'informazione e le notizie che trasferiamo ai cittadini. Ricordo, infatti, che sono quasi 7 milioni gli italiani che di questo vaccino non hanno voluto ricevere neanche la prima dose e questo è il vero grande problema del nostro Paese. Dobbiamo riuscire a convincere questa parte della popolazione e possiamo farlo soltanto scegliendo politiche di trasparenza e di consapevolezza totali, per esempio attraverso i medici di medicina generale che, ad oggi, risultano essere coloro i quali in contumacia sono stati deputati ad effettuare il controllo dei loro pazienti e dei loro assistiti.

Rispetto a tutto questo discorso, signor Presidente, ci consenta un consiglio finale: prima di procedere alla vaccinazione dei bambini, arriviamo in tutti i modi a vaccinare quei 7 milioni di italiani, perché sono adulti e loro sì che si devono vaccinare. Il mondo non si può rovesciare: non possiamo vaccinare i bambini per proteggere gli adulti; dobbiamo finire di vaccinare gli adulti per proteggere anche i bambini. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zanda. Ne ha facoltà.

ZANDA (PD). Signora Presidente, tra poco, in vista del prossimo Consiglio d'Europa, il Senato attribuirà al Presidente del Consiglio quella forza politica che in una democrazia rappresentativa può venire solo dalla volontà del Parlamento.

Il suo intervento di poco fa, signor Presidente del Consiglio, è stato di grande spessore, non solo per i riferimenti alla corposa agenda del prossimo Consiglio d'Europa, a cominciare dalla lotta al Covid che l'Italia sta conducendo con grande attenzione e senso di responsabilità, ma, soprattutto, per l'idea di Europa che lei ha saputo disegnare a quest'Aula.

Il prossimo Consiglio europeo è molto rilevante, anche per la delicatezza della fase che il mondo sta attraversando, perché il recente summit internazionale ha significativamente segnalato le preoccupanti minacce degli autoritarismi nei confronti delle democrazie e le ultime gravi evidenze le abbiamo avute con le continue intossicazioni informatiche di molti processi elettorali democratici e con il piano eversivo contro l'elezione di Joe Biden.

Oggi l'Europa è molto diversa dalla Comunità economica europea del carbone e dell'acciaio del 1957; è più grande, più forte e più avanti nel processo di integrazione. Tuttavia, l'impresa non è ancora compiuta e manca l'ultimo miglio, il più difficile perché, mentre l'unione economica ha fatto importanti passi avanti, da decenni l'unione politica è in stallo per il conflitto dei diversi interessi delle Nazioni europee.

Nei sessantaquattro anni dal Trattato di Roma l'Europa ha passato momenti positivi e momenti difficili e ancora oggi sta vivendo grande incertezze, non solo per le difficoltà dei rapporti tra l'Europa orientale e quella occidentale e per la pressione militare russa nei confronti dei confini dell'Ucraina, che rappresenta la punta più grave di queste difficoltà, ma anche perché dal 1989 il vecchio ordine mondiale bipolare è svanito e da allora il mondo vive - ed è così tuttora - una disordinata fase di transizione. La simultaneità di tante crisi economiche, ambientali, sanitarie, sociali e militari non è dovuta al caso, ma al loro reciproco alimentarsi, perché c'è un legame tra la crisi sanitaria e quella economica, tra il riscaldamento del pianeta e le migrazioni, tra le nuove tecnologie e la crescita delle disuguaglianze, tra la sfida tra gli Stati Uniti e la Cina e le tensioni militari dell'indopacifica.

In realtà, l'intero pianeta è sottoposto a forti instabilità e solo l'unità politica dell'Europa può dare agli europei la possibilità di contare nel mondo. Oggi, il completamento del cammino verso un'Europa più solidale, più unita, più forte può essere ripreso.

Il presidente Draghi ha parlato di bussola strategica. Noi possiamo anche osservare che nel nucleo centrale dei Paesi fondatori cresce la consapevolezza che i grandi problemi del continente non possono essere risolti senza una vera unità politica. Nel mondo, l'Europa gode del prestigio della sua storia, della sua cultura e dei suoi valori, ma la sua influenza sugli equilibri del pianeta e sui processi di pace è sostanzialmente irrilevante.

Questo è il punto: il deficit dell'Europa è istituzionale e politico. Non è una federazione né una confederazione, ma un'unione di Stati tenuti insieme da trattati. Non ha una Costituzione ed è retta da un sistema sostanzialmente intergovernativo, che può decidere solo all'unanimità dei 27 Paesi membri. Da qui la paralisi, molto rischiosa, di una gestione non coordinata delle migrazioni e il grave ritardo in politica estera e di difesa.

Negli ultimi decenni i pericoli per la pace si sono moltiplicati e saremmo molto miopi se pensassimo che per l'Europa sia sufficiente volere la pace per averla. Oggi, nel confronto geopolitico, solo le grandi potenze continentali hanno voce in capitolo. Come lei ha sottolineato, presidente Draghi, un'Europa più forte e più integrata rafforza l'alleanza Atlantica e la rende più solida.

Sappiamo che la priorità strategica degli Stati Uniti è passata dall'Atlantico al Pacifico e che c'è un punto di continuità tra le amministrazioni democratiche e repubblicane. Obama, Trump, Biden hanno preso atto che gli americani non sono più disposti a mandare i loro figli a morire in guerre che non considerano le loro guerre.

Ad una situazione a così alto rischio l'Europa giunge senza un vero governo che, in suo nome, possa democraticamente decidere la politica estera e di difesa. Per l'Europa affrontare questi temi presuppone la capacità di aggiornare i trattati e sciogliere nodi sempre considerati divisivi. Nessuna politica estera e di difesa; nessuna difesa dalle atrocità nei confronti dei migranti, di cui ha parlato poco fa la senatrice Bonino, può coesistere con l'obbligo di decidere all'unanimità.

Ugualmente, una vera unione politica presuppone un Parlamento europeo con più forza e che ci sia più chiarezza nel rapporto tra Parlamento, Commissione e Consiglio d'Europa. Infine, le tante contrapposizioni tra blocchi di Stati ripropongono con forza un'Europa a più velocità.

Signor Presidente del Consiglio, come le ho già accennato, ho molto apprezzato la visione dell'Europa che lei ha espresso poco fa nel suo intervento. Non avrei mai, però, affrontato questi temi, se, in occasione della firma dell'intesa tra l'Italia e la Francia, non l'avessi sentita affermare, a proposito dell'Europa: «il senso più profondo di questo trattato è che la nostra sovranità, intesa come la nostra capacità di indirizzare il futuro, può rafforzarsi solo attraverso una gestione condivisa delle sfide comuni»; e neanche lo avrei fatto se il presidente Macron non avesse detto che con l'Italia la Francia condivide la visione di «un'Europa più integrata, più democratica, più sovrana».

La parola chiave è stata pronunciata da lei, presidente Draghi, e da Macron: sovranità, sovranità europea. L'avete fatto in perfetta sintonia con il cancelliere Scholz, la cui coalizione ha sottoscritto un accordo di Governo che prevede - non l'avevo mai sentito in un accordo di Governo di questa Europa - uno Stato federale europeo, una difesa europea e la fine dell'unanimità.

Presidente Draghi, i suoi ideali europei autorizzano il Senato a invitarla a porre ai suoi colleghi del Consiglio europeo, assieme a Macron e Sholtz, il tema della sovranità europea, così come lo ha posto pochi giorni fa mentre firmava il trattato con la Francia. Lei può farlo; anzi, deve farlo, sapendo che l'obiettivo è ambizioso, che il cammino difficile e che le incognite politiche sono numerose, ma anche sapendo che, se l'Europa non è capace di andare avanti verso il traguardo passo dopo passo, non arriverà mai. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Laforgia. Ne ha facoltà.

LAFORGIA (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per la puntualità delle sue comunicazioni. Immagino che sia piuttosto provato per aver dovuto ascoltare da questa mattina una sequenza significativa di sollecitazioni da parte dei parlamentari, come peraltro è suo dovere fare. Mi scuso in anticipo se anch'io aggiungerò alcune ripetizioni ascoltate in questo dibattito.

In pochi minuti ci tenevo a fare alcune sottolineature in relazione al contenuto del prossimo Consiglio europeo rispetto al quale lei avrà la responsabilità di cercare di rappresentare alcune di queste istanze. La prima: sono trascorsi ormai quasi due anni dallo scoppio di questa pandemia. Si tratta di una stagione inedita per le generazioni che la stanno subendo. È stata una gara di nervi che sarà vinta da chi cercherà di tenere saldi questi nervi, ma la gara di nervi verrà vinta anche da chi avrà proposto e avrà messo in campo un modello organizzativo efficace ed efficiente.

Presidente, non sono solito usare la retorica, tanto più se questa viene utilizzata per indorare le fasi complicate della storia del nostro Paese. Questa sicuramente è una fase molto difficile, però, come abbiamo fatto tutti, anche i colleghi presenti in quest'Aula, essendo stati destinatari della somministrazione di un vaccino, abbiamo provato e toccato con mano quanto efficiente ed efficace questa gigantesca macchina organizzativa sia diventata. È quasi passato un anno dalle prime somministrazioni e sembra cambiato il mondo. Il 27 dicembre - se non sbaglio - sono state fatte le prime somministrazioni e oggi, come giustamente lei ricordava, siamo arrivati quasi a 100 milioni di somministrazioni soltanto in Italia in un panorama europeo che ne conta sostanzialmente 300 milioni. Questo miracolo e questa operazione sono stati possibili grazie a questa capacità che abbiamo saputo mettere in campo e grazie a quelli che spesso chiamiamo medici e infermieri. Forse dovremmo precisare che quei medici e quegli infermieri spesso sono dottoresse e infermiere, così come donne erano le commesse dei supermercati, le insegnanti, le tante operaie che hanno consentito di reggere l'urto dal punto di vista della tenuta sul piano materiale e psicologico, in un periodo così complicato per la vita e la storia del nostro Paese.

Presidente, abbiamo fatto tutto questo attraversando un dibattito pubblico che non è stato semplice. Mi spiace dirlo, ma spesso in molti tratti è stato invelenito - oggi per fortuna lo è molto meno - ed esasperato dai toni di alcuni leader presenti in questa maggioranza, oltre che al di fuori di essa, i quali hanno cercato di fare una cosa che ritengo "lunare". Hanno provato a contrapporre una presunta autodeterminazione dei singoli e un principio di libertà, che naturalmente è sacrosanto, con un principio di cautela, che per fortuna, Presidente, abbiamo saputo tenere fermo. Il principio di cautela è quello che ci ha consentito di tenere la barra dritta proprio sul terreno delle misure di sicurezza e che oggi ci fa dire che l'Italia ha raggiunto traguardi molto più positivi di quelli raggiunti dagli altri Paesi. Lo dico, signor Presidente del Consiglio, pensando anche a un'altra discussione che voi Capi di Governo avete la responsabilità di portare in seno al Consiglio europeo: il rischio di un cortocircuito tra il fatto che alcuni regimi democratici, che fino in fondo liberali non sono e che sono dentro il perimetro dell'Unione europea, hanno, loro sì, inasprito misure che hanno ristretto la sfera delle libertà personali e un pezzo di opinione pubblica europea che si è autoalimentata di un racconto come quello che noi definiamo antiscientifico dei no vax; in questo rischio di cortocircuito c'è un tema che riguarda la qualità delle nostre democrazie, e che lo rende non ammissibile; un rischio che peraltro ci mette nell'urgenza di esprimere il massimo della solidarietà a una grande professionista, una giornalista come Lucia Goracci, che è stata destinataria di una vicenda surreale in un Paese che sta dentro il perimetro dell'Unione europea. Questo non è ammissibile e lei come Capo del Governo italiano ha la responsabilità di portare anche in seno alla discussione nel Consiglio europeo esattamente questo aspetto: il terreno della qualità delle democrazie presenti oggi nel perimetro dell'Unione europea. Questo vale per la Romania e vale per una cosa incredibile già citata, ossia l'inammissibilità che un continente, anzi meglio ancora un progetto politico di 500 milioni di abitanti accetti che 6.000 disperati dimorino al confine polacco in condizioni disumane; è stata una discussione che ha attraversato anche questo dibattito. Questo non è ammissibile.

In secondo luogo ritengo apprezzabili le misure assunte contro il caro bollette, ancorché si tratti di misure congiunturali. È positiva questa suggestione, che però va tradotta in politiche concrete, in relazione al tema dello stoccaggio integrato delle scorte strategiche di gas, che danno il senso di una misura minimamente più strutturale. Ma c'è poco da fare e lei per fortuna lo ha citato nel suo intervento: o noi scriviamo a caratteri cubitali dentro le agende politiche dei Paesi e dell'Unione europea la parola decarbonizzazione oppure non ne usciamo; o noi consentiamo che la transizione ecologica sia la più rapida possibile e facciamo in modo che i costi che inevitabilmente produce non siano scaricati sulle fasce più deboli, oppure quella transizione - per citare un profeta dell'ecologismo di questo Paese - semplicemente non sarà socialmente desiderabile, e quindi non sarà e non potrà dispiegare i suoi effetti positivi.

Termino con un "fuori sacco", che però tale forse non è perché riguarda il lavoro e le condizioni materiali delle persone e dei lavoratori. Siamo alla vigilia di uno sciopero generale ed io penso che le istituzioni, la politica e partiti di ogni estrazione non debbano più ammettere, come è stato in qualche modo ammesso in parte in questa fase del dibattito pubblico, che si stigmatizzi l'utilizzo di un istituto che resta costituzionalmente previsto come è quello dello sciopero, nel segno del rispetto dell'autonomia dei sindacati. Semmai il nostro tema, come Governo, come politica e come Parlamento è farci carico delle questioni che i sindacati, e non solo loro, pongono al centro della nostra attenzione: temi che riguardano i salari, il potere d'acquisto, le pensioni; il tema delle delocalizzazioni selvagge. Penso che tale questione la dobbiamo accogliere, perché dobbiamo assumere questa responsabilità nei confronti di chi oggi rischia di pagare prezzi più alti di altri, perché c'è una segmentazione e il rischio di un allargamento della forbice della disuguaglianza che questo Paese non può permettersi. È pertanto nostra responsabilità dare non solo voce a quel disagio, ma abbozzare alcune risposte più efficaci di quelle che abbiamo messo in campo, a partire attualmente della prossima legge di bilancio.

La ringrazio per l'attenzione, signor Presidente del Consiglio, e le auguro buon lavoro. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Giammanco. Ne ha facoltà.

GIAMMANCO (FIBP-UDC). Signor Presidente, colleghi, presidente Draghi, come sappiamo, il prossimo Consiglio europeo avrà, ancora una volta, al centro dell'agenda politica il contrasto alla pandemia.

La battaglia contro il virus non è ancora finita e in quest'ottica sarà fondamentale rafforzare il coordinamento tra gli Stati membri. Al momento l'unica arma che si è rivelata efficace contro il Covid-19 è il vaccino; per questo il prossimo Consiglio sarà l'occasione per esigere da parte degli Stati membri l'impegno a estendere il più possibile la vaccinazione alla loro popolazione.

L'Italia ha raggiunto un'ottima copertura vaccinale, e di questo ringrazio lei, Presidente, il generale Figliuolo e tutti coloro che hanno contribuito a questo importante risultato; ma non viviamo in una bolla. Il virus non conosce confini, è essenziale far sì che il resto dell'Unione e del mondo accelerino sull'immunizzazione per consentire che si arrivi a una copertura globale del 70 per cento nel 2022, come già concordato al vertice G20.

Nell'Europa dell'Est la copertura vaccinale è scarsa; in quattro Stati la percentuale dei vaccinati con doppia dose è inferiore al 50 per cento. Parlo di Croazia, Slovacchia, Romania e Bulgaria. È necessario un maggiore impegno anche nei confronti dei Paesi africani, dove solo il 6 per cento della popolazione è immunizzato e dove nuove varianti potrebbero emergere rendendo meno efficaci i vaccini.

Come sappiamo, il virus non ha colpito solo la salute delle persone, ma anche l'economia. Per questo bisogna mantenere alta l'attenzione sui prezzi dell'energia, lavorando affinché si riducano i costi per famiglie e imprese.

Il green deal è certamente il futuro, ma intanto c'è un presente fatto di difficoltà, ed è a queste che bisogna dare risposte nell'immediato.

Il Governo, come Forza Italia ha chiesto, ha stanziato una cifra ragguardevole per limitare gli effetti del caro bollette, ma siamo d'accordo con lei, presidente Draghi, sul fatto che, se si rendesse necessario, si dovrà intervenire ulteriormente per rassicurare gli italiani. Occorre proseguire nel cammino verso la transizione energetica, ma allo stesso tempo impegnarsi affinché questa sia più sostenibile.

Il percorso verso un'Europa più green non deve consumarsi sulla pelle di lavoratori e imprese; la transizione green deve essere senz'altro un obiettivo, ma non può diventare un'ideologia.

Massima attenzione andrà rivolta anche al settore dell'automotive, fiore all'occhiello dell'economia italiana. L'obiettivo di eliminare le auto diesel e a benzina entro il 2035, per esempio, rappresenta un traguardo ambizioso che incontrerà diversi ostacoli. Per questo si dovranno accompagnare e sostenere le aziende del settore nella loro riconversione.

In questo contesto, poi, dovrà essere rivolta massima attenzione al ruolo ancora più decisivo che potrà rivestire la Cina.

Non è un mistero che Pechino detenga gran parte delle preziose riserve minerarie necessarie alla transizione ecologica. Diventare ancora più dipendenti da un regime illiberale come quello cinese, Presidente, sicuramente suscita in noi forte preoccupazione.

C'è poi il tema del nucleare di quarta generazione, su cui tanto si sta discutendo a livello europeo e su cui anche l'Italia dovrebbe riflettere e aprire un confronto costruttivo, senza pregiudizi ideologici né preclusioni.

Oggi dal commissario Timmermans abbiamo appreso della marcia indietro relativa alla proposta di direttiva sulla performance energetica degli edifici, che avrebbe impedito la vendita delle case non rispettose di determinati standard energetici. Forza Italia ne è soddisfatta, dal momento che avevamo espresso grande preoccupazione al riguardo.

Il commissario europeo sembra anche sdoganare il superbonus italiano per le ristrutturazioni, per cui ne approfitto, presidente Draghi, visto che si avvicina l'approvazione del disegno di legge di bilancio, per chiederle il rinnovo di tale misura anche per le case unifamiliari a prescindere dal reddito; per non interrompere gli effetti positivi sull'economia ottenuti grazie a questa misura che, oltretutto, contribuisce in modo determinante al risparmio energetico.

La transizione ecologica non può essere il mezzo per arrivare a una decrescita felice, ma dovrà essere l'occasione per aprire nuove strade e nuovi scenari imprenditoriali grazie a tecnologie all'avanguardia, in armonia con l'ambiente.

Per quanto riguarda i fenomeni migratori, molti dubbi pone, Presidente, la riforma di Schengen che penalizza ancora l'Italia rendendo più facili i respingimenti verso gli Stati di primo approdo, compreso il nostro naturalmente. Come ho più volte ricordato in quest'Aula, il nostro Paese deve impegnarsi con maggiore vigore a riformare il Trattato di Dublino, superando il principio del Paese di primo sbarco, per affermare quello per cui i confini Sud dell'Unione non sono né italiani, né greci, né spagnoli, ma sono confini europei e, come tali, vanno considerati. La strada maestra per gestire i flussi deve restare quella di una redistribuzione equilibrata. Ciò fermo restando che va rafforzato il cammino di cooperazione con l'Africa per sostenere concretamente lo sviluppo economico, rimuovendo così le cause profonde dei flussi migratori da quel continente. Come lo ha ben definito Papa Benedetto XVI, dobbiamo garantire il diritto a non emigrare, a essere messi cioè nelle condizioni di rimanere nella propria terra.

C'è poi il delicato tema dei rapporti con la Russia. È evidente la necessità di richiamare la Federazione russa a ridurre le tensioni militari alla frontiera con l'Ucraina e nel far questo è fondamentale, da un lato, riaffermare il pieno supporto europeo all'integrità territoriale dell'Ucraina, ma, dall'altro, e siamo d'accordo con lei, Presidente, proseguire nel dialogo per evitare un'escalation pericolosa delle tensioni.

Riallacciandomi inoltre a quanto detto dalla senatrice Bonino, l'identità dell'Unione europea si fonda su valori comuni che hanno radici cristiane, illuministe, greche e romane. In nome di queste radici non fatico ad affermare che le immagini che arrivano dal confine tra Polonia e Bielorussia sono vergognose. È inammissibile che si lascino soffrire dei bambini al gelo e nella neve per ragioni geopolitiche. Il regime bielorusso arresta gli oppositori politici, non garantisce diritti e libertà e sta portando la popolazione allo stremo. Non lasciamo sola quella gente. L'Unione europea si faccia sentire con maggior vigore.

Il prossimo Consiglio europeo sarà anche l'occasione per discutere di difesa e del primo nucleo di esercito comune da dispiegare in situazioni di crisi. Forza Italia auspica la formazione di una simile realtà da tempo affinché l'Unione possa contare su una reale politica estera per rivestire un ruolo più importante a livello internazionale e affrontare al meglio le nuove sfide che le si prospettano. Per tale ragione ci auguriamo che si arrivi a questo nuovo traguardo il prima possibile.

Per concludere, Presidente, mi auguro possa fare tesoro di questa giornata di confronto con il Parlamento italiano e che porti le nostre istanze in Europa. Forza Italia le augura naturalmente un buon lavoro e un buon Natale. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Candura. Ne ha facoltà.

CANDURA (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per la sua puntuale relazione. Ho solo sette minuti e tantissimi punti da affrontare. Ne toccherò quattro. Il primo: la bussola strategica. Siamo contentissimi di ogni investimento nel sistema difesa e sicurezza del nostro Paese e dell'Europa di fronte alle minacce e ad una situazione geopolitica che definire fluida è un eufemismo. Ma ci sono dei "però". Trovo quantomeno interessante e curioso che il perseguimento di una strategia comune europea e, quindi, obiettivi comuni tra i vari partner, venga praticato attraverso la proposta di superamento del principio di unanimità. Quale maggioranza - mi domando io - deciderà quali sono gli interessi dell'Italia, per esempio? Perché questo vuol dire superare il principio di unanimità; la maggioranza vince. Non stiamo però parlando di un Paese che passa alla democrazia, ma di un accordo tra Paesi e il superamento del principio di unanimità è un salto nel buio laddove non venga definito esattamente chi ha il diritto di decidere. Chi ha infatti il diritto di decidere è il più forte in un sistema fra Paesi, secondo l'interpretazione realista del diritto internazionale e delle relazioni internazionali. Questo mi lascia molti dubbi.

Una soluzione potrebbe essere quella di ricordare la funzione fondamentale del rapporto transatlantico Stati Uniti, Europa, NATO. Ben venga un'unità della difesa europea e della politica estera europea laddove l'Unione europea non sia semplicemente interoperabile con la NATO, ma sia parte di essa, con una NATO che detta le priorità geopolitiche, considerando il fatto che tanto la NATO, quanto molti partner europei, hanno interessi che travalicano i confini d'Europa. E per quanto riguarda potenze come l'Italia e i Paesi dell'Est, spesso subiamo minacce diverse. Di conseguenza c'è bisogno di un ombrello, di un'alleanza che tutt'altro che morta - né cerebralmente, né fisicamente - necessita semplicemente di essere utilizzata per come è nata, cioè come un'alleanza militare.

Ci sarebbe altro da dire, ma non ne ho il tempo. Passo quindi al tema delle migrazioni. Ieri c'è stata la riunione settimanale del Collegio dei commissari europei, che a proposito di migrazioni ha fatto due osservazioni. La prima riguarda la modifica del codice Schengen a tutela dei Paesi che subiscono i movimenti secondari. È interessante. Con movimenti secondari - lo sappiamo tutti - si intende riferirsi ai migranti che dal Paese di primo approdo si spostano verso altri Paesi europei. Non mi sembra che sia esattamente il problema che l'Italia subisce, dunque viene ribadito nuovamente - in occasione dell'aggiornamento del codice - che i Paesi di primo approdo - se posso dirlo - si arrangiano. Il problema della migrazione è un problema europeo, non può essere un problema di alcuni Paesi europei: l'Italia è forse la bad company dell'immigrazione d'Europa? Tra soci, in una società, si dividono utili e perdite, di conseguenza questo mi stupisce e mi amareggia, soprattutto in un contesto come questo Parlamento in cui si parla di Europa come di un ideale fantastico. (Applausi).

La seconda parte del tema migrazione ricade in un altro sistema, con il problema alle porte d'Europa, in Bielorussia. È chiaro che quello, però, non è più un problema di migrazione economica e climatica, ma si tratta di una nuova generazione di arma - per citare il libro «Guerra senza limiti» dei colonnelli cinesi Wang Xiangsui e Qiao Liang - cioè gli esseri umani migranti utilizzati come strumento di pressione strategica e politica per ottenere dei vantaggi. Si badi bene, però, non è una novità: la Turchia qualche anno fa ha incassato sei miliardi di euro dall'Europa per non utilizzare i flussi a nostro svantaggio e a nostro detrimento, in particolare a detrimento dei Paesi dell'Europa centrale. Di conseguenza, non ci stupiamo del fatto che l'immigrazione non sia un problema di politica interna, ma un problema di difesa e sicurezza estera ed è questo che dobbiamo tenere presente: una nuova generazione di arma utilizzata contro di noi. Parliamo dell'Ucraina e della Bielorussia, ma dobbiamo parlare della Russia, perché è innegabile che, così come i migranti al confine polacco-lituano sono uno strumento di pressione della Russia verso l'Europa, allo stesso modo l'esercito russo alle porte dell'Ucraina è uno strumento di pressione politica verso di noi.

Abbiamo due considerazioni da fare in proposito. L'equilibrio economico-energetico tra Russia ed Europa è in questi termini: nel 2019 l'Europa aveva un fabbisogno di 500 miliardi di metri cubi di gas all'anno, il cui 39 per cento circa veniva dalla Russia. La Russia però - dobbiamo ragionare anche dal suo punto di vista - ha il 20 per cento del PIL realizzato tramite l'esportazione di materie prime energetiche verso l'Unione europea. Il leverage è biunivoco, non sono solo loro che fanno pressione su di noi, anche noi possiamo fare pressione su di loro. Certo è che se le capacità di stoccaggio d'Europa sono un quinto del fabbisogno, è difficile accumulare riserve per poi farle scattare nel momento giusto. A questo proposito, dico anche che una posizione estrema sull'allineamento strategico dell'Ucraina è pericolosa. In questo momento, l'Europa preme per un'Ucraina all'interno dell'Unione europea e questo è estremamente pericoloso, perché determina una polemica con la Russia, che potrebbe allinearsi con la Cina e nell'Indo-Pacifico è uno scenario di cui neanche parlo perché non ne ho più il tempo.

L'ultimo argomento che vorrei affrontare è il vertice con l'Organizzazione per l'unità africana. Sottolineo che per la transizione ecologica avremo bisogno di quelle materie prime di cui è ricca l'Africa e sulle quali sta mettendo le mani la Cina (cito solo il cobalto in Congo). Per la transizione ecologica non è solo una questione di gas e di nucleare, ma di materie prime per sostenere il passaggio alle fonti rinnovabili.

Presidente, la ringrazio comunque nuovamente per il suo lavoro. Sostenga l'Italia in Europa e non l'Europa in Italia. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Cioffi. Ne ha facoltà.

CIOFFI (M5S). Signor Presidente, cosa ci ha insegnato questa crisi? Il Covid non ha fatto altro che far esplodere le contraddizioni che già esistevano prima della crisi. Le disuguaglianze c'erano già, così come c'erano già la crisi climatica, il dominio della finanza sull'economia e la vulnerabilità dell'industria europea dovuta alla lunghezza della supply chain e all'esternalizzazione della produzione, per non parlare del settore del digitale, dove la potenza di fuoco dei giganti statunitensi e cinesi ha messo chiaramente in mostra l'arretratezza dell'Unione europea. Questo è davanti agli occhi di tutti, ma la crisi globale ne ha resi evidenti e ne ha accelerato gli effetti.

Signor Presidente del Consiglio, vorrei partire da queste premesse, per inquadrare il contesto attuale. Domani dovrete parlare di resilienza, energia e sicurezza. Per affrontare le sfide che abbiamo davanti, abbiamo bisogno di un modello che sia in discontinuità con quello dell'era pre-pandemica. Domani, signor Presidente, sarà il primo Consiglio europeo in cui non ci sarà Angela Merkel. Sembra quasi che sia finita un'epoca, così come sembrava che fosse finita un'epoca quando se ne andò Margaret Thatcher e finì la sua carica di Primo Ministro. Le chiediamo dunque di avere la forza e il coraggio per prendere in mano l'Unione e per fare quello che altri non sono riusciti a fare: cambiare la struttura dell'Unione europea. Ad esempio, le chiediamo di attuare quanto scritto nell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea, quando si parla di piena occupazione e - perché no? - inserirlo o spingere per inserirlo nello Statuto della BCE, come obiettivo - quello della piena occupazione - per fare come fa la FED. Chi può farlo, signor Presidente del Consiglio, se non lei? Inoltre, sempre sull'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea, quando si dice che l'Unione europea è «un'economia sociale di mercato fortemente competitiva»: perché non cambiare le parole e dire che è un'economia eco-sociale di mercato, fortemente competitiva nei confronti dei Paesi extra UE. Chi può farlo, signor Presidente del Consiglio, se non lei?

Signor Presidente, un filosofo statunitense di fine Ottocento, che si chiamava John Dewey, diceva che il bisogno più sentito della natura umana è quello di sentirsi e di essere importanti. Lei ha già vissuto questa fase umana, quando salvò l'euro e fu al centro delle attenzioni di tutto il mondo. Quindi lei ha di fronte la possibilità di fare quello che altri non hanno fatto, anzi di riuscire dove altri hanno fallito. È il momento di prendere in mano le redini dell'Europa e provare a cambiarla profondamente, non a parole, ma con i fatti. La domanda è se lei ne ha la voglia, se ne ha l'intenzione e se ne ha la determinazione. Occorre cambiare l'Europa per avere un maggiore livello di capacità interna, in termini di produzione di energia, di sicurezza informatica, di capacità di gestione e utilizzo dei dati, nonché un aumento della resilienza agli shock asimmetrici che avvengono in altre parti del mondo. Per fare tutto questo bisogna superare il concetto di competizione intracomunitaria e lavorare in cooperazione tra gli Stati e tra gli attori industriali dell'Unione europea. La ricchezza prodotta deve essere poi redistribuita, a beneficio dei cittadini dell'Unione europea. La trasformazione deve avere una visione ecologica, per fare in modo che l'Unione sia un campione mondiale da questo punto di vista. Questo è il senso delle proposte che abbiamo fatto prima e che il MoVimento 5 Stelle ha presentato in una mozione, che abbiamo presentato all'Assemblea nel marzo di quest'anno.

La competizione interna all'Unione europea non ci porta a essere un competitore forte, ma abbiamo bisogno di cooperazione. Prima il senatore Zanda parlava della Comunità europea, usando una parola bellissima, per avere una competizione reale con i grandi giganti, con i grandi attori mondiali come gli Stati Uniti e la Cina - con gli Stati Uniti per il mondo del digitale e con la Cina dal punto di vista del percorso industriale - e per cominciare quindi ad intraprendere sul serio e con forza un percorso che vada verso l'autonomia strategica.

Solo due temi. Sulla sicurezza informatica ricordiamoci che le principali dorsali paneuropee di fibra ottica sono in mano a società o a fondi statunitensi e che sul tema del cloud le più grandi società sono tutte statunitensi, anche se i cinesi non si fanno mancare ovviamente di avere delle region in Europa. Il progetto Gaia X, che parla del cloud, è un progetto debole, perché è una federazione e in questa federazione ci sono anche i grandi attori statunitensi e cinesi; noi invece avremmo bisogno di una cosa diversa, avremmo bisogno di un qualcosa come il vecchio progetto Airbus, in cui c'era un consorzio di imprese europee che affrontavano il sistema. Oggi Airbus è il più grande competitore al mondo dell'americana Boeing.

Dal punto di vista industriale, l'asimmetria ci ha fatto vedere come l'Italia sia un grande produttore e fornitore di pezzi di qualità ad altri Paesi europei; ma questo si regge anche sul fatto che i salari in Italia negli ultimi trent'anni, come sa, non sono aumentati, anzi sono diminuiti, a differenza di tutti gli altri Paesi dell'Europa. E allora abbiamo bisogno di un cambio di passo. Le faccio un esempio, una cosa che sembra di dettaglio; le parlo dei magneti permanenti. I magneti permanenti sono alla base della transizione ecologica: servono per fare le turbine eoliche e per l'industria dell'automotive. L'Europa importa il 95 per cento dei magneti permanenti dalla Cina, che è il produttore mondiale più forte con il 95 per cento della produzione mondiale. Dobbiamo produrre i magneti permanenti, ma, per fare questo, dobbiamo superare un gap sulle sostanze di base; in particolare ne potremmo citare una, il neodimio, che è una terra rara. Ma le terre rare l'Europa le importa per il 100 per cento.

Ecco, forse noi dobbiamo capire che il progetto ERMA, che è l'alleanza europea per le materie prime, deve essere spinto con forza. Un'industria del futuro, che è un'industria ecologica, un'industria profonda, dove lavoriamo sul tema del digitale, non può essere disgiunta dalla possibilità di superare questo gap, che è un gap tutto europeo. Forse dovremmo pensare a fare una cosa che potremmo chiamare "miniera nazionale", cioè una grande fabbrica che, partendo dai RAEE, produca quelle terre rare e quegli elementi, come il litio, che sono alla base delle batterie e quindi degli stoccaggi dell'industria dell'automotive, che servono a far cambiare il sistema. Forse dovremmo fare questo. Ecco, quando parliamo di sicurezza, resilienza ed energia pulita, dovremmo fare queste cose; però queste cose prevedono una grande cooperazione tra Stati.

Lei, signor Presidente del Consiglio, può e deve onorare il mandato che il Parlamento le ha dato. Lei deve essere la testa d'ariete nella trasformazione dell'Unione. È questo il vero compito che le abbiamo assegnato. Lo faccia e dimostrerà che la scelta di individuarla come Presidente del Consiglio ha avuto un senso, che travalica le logiche nazionali. Lo faccia e avrà il plauso dei cittadini che vogliono un'Europa che sia vicina al popolo e non vicina alla finanza o a logiche di business che sono invece lontane dai loro bisogni. Lo faccia, Presidente, lo faccia. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

Comunico che sono state presentate le proposte di risoluzione n. 1, dalla senatrice Granato, n. 2, dai senatori Stefano, Lorefice, Candiani, Giammanco, Bonino, Nannicini, Garavini, Steger e De Petris, n. 3, dal senatore Ciriani e da altri senatori, e n. 4, dal senatore Paragone e da altri senatori.

Ha facoltà di intervenire il presidente del Consiglio dei ministri, professor Draghi.

DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, intanto volevo ringraziarvi per tutti gli spunti e per i complimenti che molti di voi hanno fatto all'azione di Governo. Vorrei fare due osservazioni di carattere generale. Una è che questo Governo, come avete visto, affronta il cambiamento non con spirito difensivo, ma con coraggio e con determinazione. Di questo credo che tutti voi abbiate dato atto. Ma è anche, devo dire, un cambiamento molto difficile. Pensate che nell'arco di due anni e mezzo o tre anni è cambiata la nostra prospettiva in maniera radicale: il Covid, la transizione ecologica, la transizione digitale, la necessità, le nuove sfide geopolitiche. È un periodo di grandissimo cambiamento e questo suggerisce l'altra linea dominante dell'azione di Governo. Il cambiamento va sì affrontato con coraggio, se volete con lungimiranza e intelligenza, ma costante in questo deve essere lo sguardo ai più deboli, altrimenti il cambiamento non avviene (Applausi).

La seconda considerazione di carattere generale, che però in un certo senso risponde a un punto che molti di voi hanno sollevato, riguarda i vaccini e l'azione del Governo nella campagna vaccinale. A questo proposito, prima di tutto desidero porgere un ringraziamento pubblico al generale Figliuolo (Applausi), perché - come alcuni di voi hanno osservato - lo sforzo organizzativo e logistico è stato imponente. Tuttavia, nelle varie posizioni che si possono prendere al riguardo, vorrei soltanto ricordare che noi ci siamo ripresi una normalità, con la quale possiamo guardare a questo Natale e alle feste con una certa tranquillità, al prezzo di più di 134.000 morti. Pertanto - riprendendo le parole pronunciate stamattina da una deputata - noi vogliamo difendere e difenderemo questa normalità con le unghie e con i denti. (Applausi).

Ora vengo a dei punti sollevati da alcuni di voi. Condivido col senatore Renzi il senso straziante delle parole del professore di storia Carmina. È una lettera bellissima quella che scrive ai suoi studenti e va ricordata per sempre. (Applausi).

Il senatore Renzi si chiede poi quanto è realistico oggi pensare a un ritorno del Patto di stabilità nella sua formulazione passata. Il senatore Renzi non è ora presente, ma i punti evidenziati sono interessanti e meritano risposta. Quanto è realistico oggi pensare a una riformulazione del Patto di stabilità nei termini in cui è stato in vigore fino a poco prima della pandemia? Secondo me, non è realistico. Le regole del Patto di stabilità si sono dimostrate inefficaci e procicliche, cioè dannose. Ho cominciato a dirlo negli ultimi tre anni della mia permanenza alla Banca centrale europea (BCE) e ne sono sempre più convinto e, quindi, avrebbero dovuto essere cambiate in ogni caso. Ma poi bisogna considerare l'avvento della pandemia, le enormi spese che abbiamo dovuto affrontare per la pandemia stessa, ma soprattutto le enormi spese che dovremo affrontare per vincere quelle transizioni a cui l'Unione europea ci chiama: la transizione ecologica, la transizione digitale e poi la difesa. Mi riferisco a queste regole nella loro formulazione di allora insieme ad altre regole, come anche a quella sugli aiuti di Stato. Come si può pensare di fare una transizione ecologica o una transizione digitale senza un ruolo attivo dello Stato nel processo di creazione delle nuove imprese? (Applausi).

Quindi, credo che lo sforzo di riflessione a cui si appresta tutta l'Unione europea sarà profondo e complesso. Peraltro, la Commissione ne è consapevole; ne sono consapevoli sia la Commissione concorrenza, sia la Commissione che cura il Patto di stabilità. Non c'è motivo di dubitare che una discussione approfondita possa poi generare una soluzione condivisa, perché quel che ho appena detto è in effetti quello che sta succedendo in tutto il resto d'Europa. È molto difficile tornare al passato.

Detto questo, voglio però aggiungere che le regole servono e occorrerà arrivare a un nuovo sistema di regole. Occorre tener presente che, insieme a questa riflessione sulle regole, ci sarà anche un'altra riflessione che ha cominciato a trovare concretezza con il Next generation EU, cioè la creazione di un bilancio comune, sia nel creare solidarietà per affrontare eventi come quelli che abbiamo vissuto, sia nel creare in prospettiva quella che viene definita una capacità fiscale, che permetta ai Paesi di affrontare la stabilizzazione del ciclo economico, in maniera tale da non aggravare la loro posizione quando ci sono crisi, com'è successo peraltro nel periodo successivo alla crisi finanziaria.

Professor Monti, sono d'accordo con lei: si è rafforzata l'Italia in l'Europa, si è rafforzata l'Europa in Italia e si è rafforzata l'Italia nel mondo. Devo però aggiungere che la sensazione di ritrovata fiducia da parte del resto del mondo, da parte dell'Europa e dell'Italia porta anche a una grande responsabilità. Porta la responsabilità del Paese a dimostrare che questa fiducia è meritata. Forse ne abbiamo parlato l'ultima volta, ma riflettete sui circa 220 miliardi del Next generation EU che sono stati dati all'Italia, il che significa che gli altri Paesi europei hanno accettato di tassare i loro cittadini per dare soldi all'Italia. Questo comporta che dobbiamo essere profondamente responsabili nel dimostrare che tale fiducia è meritata. Pertanto, le spese e gli investimenti del Next generation EU, con le riforme che il programma comporta, devono essere fatti e fatti bene.

Molti interventi, come quelli dei senatori Ripamonti, Renzi, Girotto e Candura, hanno toccato la questione del prezzo dell'energia.

Come ho detto prima, il Governo sta intervenendo in una misura che non ha precedenti per proteggere gli strati più deboli della popolazione, dai disagiati alle famiglie, alle microimprese, agli esercizi commerciali con una cifra che, se ci pensiamo un momento, è di circa 8 miliardi in sei mesi; in altre parole, in sei mesi, alla fine di marzo, avremo speso per questo 8 miliardi.

Si pensa che nella seconda parte dell'anno i prezzi del gas potranno scendere - questo è quanto ci dicono le previsioni dei mercati - ma, come rilevavo, ci sono delle componenti strutturali che probabilmente renderanno questa discesa meno marcata di quanto sarebbe desiderabile, per cui dovremo forse rassegnarci a un aumento strutturale del prezzo dell'energia. Si impone dunque anche una riflessione di carattere strutturale su questo.

La Commissione europea ha già fatto proposte per gli acquisti congiunti di stoccaggi, ma vi sono anche altre proposte: bisogna che le interconnessioni siano migliorate, in maniera tale da poter sovvenire ai vari Paesi dell'Unione europea con forniture provenienti da altri Paesi dell'Unione.

In ogni caso, il prezzo del gas verrà influenzato anche da fattori geopolitici. In particolare, il gasdotto Nord Stream 2 è o potrebbe divenire uno strumento negoziale nella politica tra l'Unione europea e la Russia. Se dovesse diventare parte dell'apparato sanzionatorio - noi ci auguriamo che non debba essere necessario - è chiaro che l'influenza sul prezzo del gas sarà molto marcata: oggi bastano voci per vedere effetti sull'aumento del prezzo del gas.

Occorre quindi davvero una riflessione più approfondita, in particolare sulla formazione del prezzo del gas. Oggi l'energia prodotta dall'idroelettrico e dalle rinnovabili ha un prezzo quasi nullo - nello specifico, l'idroelettrico è stato ammortizzato già da tempo - ma viene pagata da noi al prezzo del gas. Pertanto, a fronte del sacrificio di tanti cittadini, ci sono degli enormi profitti realizzati da coloro che producono con l'idroelettrico, oltre che da coloro che producono con le rinnovabili. Pensate che stiamo pagando ancora gli incentivi per le rinnovabili che furono decisi, forse, quindici o dieci anni fa. Oltre a questo, oggi c'è il guadagno che deriva dal prezzo del gas e dalla possibilità di vendere l'energia a quel prezzo.

Questo è uno schema di formazione del prezzo europeo. La discussione è cominciata in Europa e il ministro Cingolani ne è parte attiva.

Ci sono poi molti altri aspetti che chiaramente suggeriscono che è venuto il momento di una riflessione strutturale sulla questione. (Applausi).

Al senatore Girotto dico che certamente è un problema di norme - sono d'accordo con lei - ma è anche un problema di tecnologia. Noi oggi paghiamo l'energia in maniera molto diversa; in particolare, noi paghiamo probabilmente più di tutti gli altri Paesi: la Germania paga molto meno di noi; la Francia un po' più della Germania e un po' meno dell'Italia; la Spagna credo che sia più o meno a livello italiano. C'è quindi il discorso dei mix di energia, delle condizioni di partenza e delle tecnologie impiegate. Oggi - per esempio - durante la COP26 alcuni Paesi europei si sono rifiutati di sottoscrivere la decisione di bloccare gli investimenti negli impianti a carbone, di bloccare le estrazioni e i finanziamenti degli impianti a carbone. E questi sono Paesi dell'Unione europea, che naturalmente pagano l'energia molto meno di noi. Anche in tal caso, quindi, occorre una riflessione complessiva. È una questione di norme, ma anche di tecnologia.

La senatrice Bonino ed altri hanno sollevato il problema dei diritti umani, del rispetto dei diritti umani al confine tra Russia e Polonia. Condivido completamente le osservazioni della senatrice Bonino. Tra l'altro, si tratta di 3.000-4.000 persone e noi, solo quest'anno, ne abbiamo prese più di 63.000. Quindi, neanche i numeri giustificano quei trattamenti inumani, e questo verrà detto al Consiglio europeo. (Applausi).

Più generalmente, il problema è molto complesso. È un discorso molto lungo e, quindi, non è il momento di affrontarlo. Posso, però, dire alcune cose. Il primo sforzo, forse, è quello di deideologizzare la questione della migrazione. Certi numeri non sono assolutamente sostenibili, certi altri sì. Come si fa a fare in modo che le migrazioni diventino risorse? Qui, purtroppo, abbiamo moltissimo da fare.

Come italiani abbiamo moltissimo da fare, non per migliorare, ma per costruire un sistema di accoglienza che faccia diventare quelle persone delle risorse sul mercato del lavoro e, infine, degli amici degli italiani e non dei nemici. Se noi non facciamo questo, produrremo solo dei nemici. E abbiamo già fatto questa discussione un'altra volta, ma ripeto che, con questo sistema di accoglienza, le capacità che l'Italia ha di assorbire le persone legalmente presenti in Italia sono poche. Quindi, dobbiamo investire molto di più e probabilmente ricostruire il nostro sistema.

Perché, poi, parlo di deideologizzare la questione? Sento parlare di difesa delle radici e dell'identità. Ora, io non voglio entrare nella definizione di che cosa sono le radici e di cos'è l'identità. Ma credo che un modo di difendere le radici e l'identità sia quello di affermare e vivere i valori caratteristici delle nostre radici e della nostra identità. Per esempio, uno di questi valori è la solidarietà; un altro, però, è la responsabilità. (Applausi). Bisogna stare attenti - secondo me - a ragionare in termini possibilmente non ideologici, ma pragmatici sull'argomento.

Dico questo perché il senatore Saccone aveva sollevato una tale necessità, insieme, però, all'affermazione che ci vuole più Europa. Io ne sono convinto. Per affrontare sfide globali occorre andare oltre i confini nazionali. È chiaro e si è visto. La pandemia, l'ambiente, il cambiamento climatico, la difesa europea, la transizione digitale ed ecologica: sono tutte sfide che, per loro stessa definizione, travalicano i confini nazionali. Quindi, bisogna trovare un modo per lavorare insieme.

La senatrice L'Abbate ha richiamato la necessità che tutti facciano la loro transizione, che non ci siano Paesi che si tirano indietro. Qualche passo avanti è stato fatto durante il G20. Naturalmente, è un processo lungo, ma il fatto che sia lungo e difficile non ci esime dalla responsabilità del richiamare tutti quei Paesi a fare la loro transizione. Naturalmente - come dicevo prima - le condizioni di partenza sono diverse e la transizione non è immune da costi. Basta pensare, infatti, che il Paese che produce il 50 per cento dell'acciaio mondiale ha quasi tutti gli impianti a carbone. Ora li sta convertendo in impianti a gas e il prezzo del gas aumenta, e aumenta strutturalmente perché, se la transizione in quel Paese continua, l'aumento sarà strutturale.

Senatore Zaffini, i numeri dell'Europa sono migliori o come quelli degli altri Paesi nel mondo. Il problema non è solo la quantità di vaccini che si danno; oggi è molto più importante riuscire a somministrarli. Oggi la dimensione logistica è diventata la più pressante, tanto è vero che con tutte le donazioni i tassi di vaccinazione in Africa restano ancora molto bassi.

Condivido l'analisi delle complessità attuali del senatore Zanda e la necessità di progredire verso l'unione politica. In effetti, oggi abbiamo discusso molte cose, che vanno dalla politica estera alla necessità di superare il principio dell'unanimità, che oggi significa inazione o non azione. Di fronte alle sfide che l'Europa si trova ad affrontare con l'unanimità noi non reagiamo. È stata una cosa meno sentita negli scorsi anni, quando l'ombrello protettivo dell'alleato atlantico tutto sommato ci aiutava a non affrontare queste sfide. Oggi le priorità geopolitiche del nostro alleato stanno modificandosi. Altre parti del mondo stanno acquistando più importanza e, quindi, ci dobbiamo attrezzare. E ci attrezziamo soltanto se riusciamo a decidere e, per fare ciò, bisogna superare l'unanimità. Ciò vale per la politica estera, per la politica della difesa e anche per altre sfide. Come dicevo prima, in questi due settori, però, la necessità di avere compiti chiari, ben definiti e decisioni rapide è essenziale.

Qui viene il punto: forse non si riesce ad arrivare a quel punto senza un percorso convinto verso l'unione politica. Ci si chiedeva prima come si fa a non avere una decisione unanime e a rassegnarsi all'idea che i miei figli vadano a combattere e a morire per decisione di un altro, perché c'è la maggioranza. Ci si riesce soltanto se ci avviamo convintamente verso un'unione politica, verso un'unione in cui tutti ci sentiamo membri dello stesso Stato. (Applausi).

Sono d'accordo con il senatore Laforgia. Quando ricordiamo quanto successo durante gli ultimi mesi e diciamo che lo sforzo logistico - come ho appena detto - è stato imponente, in effetti dobbiamo ricordare il ruolo essenziale, fondamentale delle donne nella fase sia della pandemia sia successiva dell'assistenza che è stata prestata a milioni di famiglie. E questo è un tema per il quale ringrazio il senatore Laforgia di aver richiamato.

Per quanto riguarda i sindacati, da parte del Governo non c'è stata alcuna volontà punitiva, tant'è che la settimana prossima - credo lunedì o martedì - abbiamo convocato la prima riunione per aprire un tavolo su una possibile riforma delle pensioni: c'è quindi volontà di colloquio, di condivisione, di ascolto, come abbiamo fatto peraltro sul decreto-legge sulla sicurezza sul lavoro.

Un'ultima considerazione desidero svolgere a proposito delle relazioni tra Unione europea, Ucraina e Russia. L'impressione degli ultimi scambi che ci sono stati è che da parte della Russia si voglia rimanere coinvolti; non si è sull'orlo di una decisione irreparabile. Questa non è una certezza, ma chiaramente il fatto che sia stato il presidente Putin a cercare un contatto telefonico con il presidente Biden suggerisce che c'è necessità di rimanere - come ho detto nel corso della telefonata con il presidente Biden - ingaggiato. Ciò significa anche che l'Unione europea deve essere attenta - e qui mi riferisco in particolare al punto evidenziato dal senatore Candura - a non forzare le cose, a mantenere questo ingaggio e a pretendere, però, il rispetto degli accordi di Minsk da parte sia del presidente Putin che del presidente Zelensky. Naturalmente si tratta di una situazione in evoluzione e, quindi, bisogna vedere - ad esempio - se la retorica del presidente Putin assume dei toni meno marcati; che cosa avviene per quanto riguarda gli spostamenti delle truppe al confine con il Donbass; cosa fa il presidente Zelensky a proposito del riconoscimento del Donbass; cosa fanno entrambi a proposito dello scambio di prigionieri. È una situazione in evoluzione, che occorre osservare, come occorre evitare decisioni irreparabili. (Applausi).

Voglio infine augurarvi buon Natale e anche buone feste. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringraziamo, signor Presidente del Consiglio. Rivolgo anche a lei, a tutti i Ministri e Sottosegretari, gli auguri di buon Natale, a nome di tutta l'Assemblea del Senato. (Applausi).

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulle proposte di risoluzione presentate.

AMENDOLA, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere contrario sulla proposta di risoluzione n. 1. Esprimo parere favorevole sulla proposta di risoluzione n. 2. Esprimo parere contrario sulle proposte di risoluzione nn. 3 e 4.

PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, se è vero che con il virus dovremo convivere ancora a lungo, dobbiamo puntare a migliorare costantemente le strategie di contrasto. La nuova ondata evidenzia che i Paesi europei, che non hanno seguito l'esempio italiano sul green pass anche nei luoghi di lavoro e sui tamponi a pagamento, oggi sono i più colpiti. Ma la nuova ondata sta dicendo anche che l'elemento più debole è la bassa omogeneità delle misure tra i Paesi europei.

Oggi l'Europa chiede conto all'Italia delle decisioni sulle frontiere, ma forse dovrebbe interrogarsi sul perché, mentre l'Italia teneva alta la guardia contro il virus, altrove si smantellava gran parte delle forme di prevenzione. Su questo si deve fare di più, non limitandosi più a una politica di raccordo, ma puntando a una maggiore omogeneità delle misure.

Dobbiamo fare un passo in avanti sulla crisi energetica e sulle questioni geopolitiche collegate. Per questo, se è positivo il rafforzamento delle risorse contro il caro bollette per contrastare a monte l'aumento dei costi, bisogna, però, approvare velocemente in sede europea l'acquisto e lo stoccaggio collettivo di gas. Tuttavia, questa crisi presenta anche altre sfide: una famiglia italiana su sei è in una condizione di povertà energetica, che vuol dire non solo difficoltà a pagare le bollette, ma anche impossibilità a migliorare l'efficienza energetica della propria abitazione con elettrodomestici di vecchia generazione e case meritevoli di ristrutturazione.

C'è, poi, la partita più importante, quella per la decarbonizzazione di un Paese che ha condizioni ottimali per sfruttare le potenzialità delle rinnovabili. Servono su questo incentivi strutturali, ma anche interventi innovativi, come quelli per l'autoproduzione solare e per le comunità energetiche dove l'energia prodotta viene distribuita tra le famiglie più bisognose. Occorre, naturalmente, una decisa risposta a chi sta sfruttando il problema energetico e usa i migranti come indebito strumento di ricatto politico ai danni dell'Europa.

Sempre su questo tema, se - da un lato - l'Italia non può essere lasciata sola - dall'altro - concordo con lei quando dice che serve un nuovo approccio con corridoi umanitari e quote di ingresso stabilite per una migrazione come opportunità.

Paesi come la Svezia, la Germania e l'Austria, dove la percentuale di stranieri è decisamente più alta, ci dimostrano che i fenomeni migratori non sono solo una questione di sicurezza e di ordine pubblico. Non a caso, gli stranieri che sbarcano in Italia sperano di raggiungere proprio quelle Nazioni.

Presidente Draghi, tra quarta ondata pandemica, turbolenze geopolitiche e necessità di proteggere la ripartenza economica, la lezione che se ne trae è sempre la stessa: le criticità del nostro tempo diventano minacce tutte le volte che l'Europa si divide. Vengono fronteggiate e addirittura si trasformano in opportunità per la costruzione di un nuovo modello di sviluppo allorquando c'è l'unità di intenti tra gli Stati membri; una lezione, questa, che dovrà essere alla base della riscrittura delle regole comuni con più integrazione e - come dice anche lei - voto a maggioranza; ma anche trovando il giusto punto di equilibrio tra la solidarietà e il fatto che il debito che stiamo contraendo non venga lasciato in pegno alle future generazioni di europei.

La fase che attraversiamo è delicata: richiede stabilità politica con un Governo che porti a termine il suo mandato, anche rispetto alle sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Serve un'Europa che, nell'affrontare le sfide del presente, ponga le basi per il futuro, alimentando sempre di più il processo di integrazione.

È con tutti questi auspici, signor Presidente, che il Gruppo per le Autonomie le augura un buon vertice, ma anche un buon Natale e buone feste! (Applausi).

GARAVINI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GARAVINI (IV-PSI). Signor Presidente, componenti del Governo, onorevoli colleghi, grazie dell'attenzione che rivolge a questo Parlamento, presidente Draghi, anche nella misura in cui si impegna a rispondere in modo puntuale agli interventi dei singoli senatori. Gliene siamo molto riconoscenti, perché riteniamo che sia davvero un'attenzione, in primis, alle istituzioni e a questo Parlamento. Grazie! E grazie del fatto che una volta tanto l'Italia viene presa a modello e viene ammirata al suo interno e nel mondo per l'efficacia della campagna vaccinale e per l'obbligo di certificato verde, misure che stanno facendo scuola a livello internazionale. Anche l'ordinanza delle ultime ore che richiede il tampone ai vaccinati in arrivo in Italia va nella direzione giusta. È importante che essa venga concordata con l'Unione europea e comunicata bene, perché è il modo per garantire sicurezza senza di nuovo sospendere la mobilità all'interno dell'Unione.

Bisogna poi continuare a insistere sulle vaccinazioni: un compito urgente se si pensa che il tasso medio di vaccinati in Europa è molto più basso che non in Italia, pari a soltanto il 77 per cento degli adulti. Ciò vuol dire che un europeo su quattro continua a rappresentare un pericolo per sé e per gli altri. Ecco che serve ancora uno sforzo collettivo importante. Particolare attenzione da parte europea va data anche al potenziamento del programma Covax, perché non è immaginabile debellare il contagio a casa nostra se nel resto del mondo la pandemia continua a imperversare. Non a caso, l'ultima variante si è sviluppata proprio in Africa, cioè in quel continente che detiene il 17 per cento della popolazione mondiale, ma che finora ha avuto accesso solo al 3 per cento delle dosi di vaccino disponibili a livello globale. Ecco che bisogna potenziare gli aiuti affinché si proceda speditamente con le vaccinazioni anche nei Paesi extra UE.

All'ordine del giorno del Consiglio europeo, però, ci sono diverse tematiche spinose legate alla politica estera, a partire dalla situazione dei profughi al confine tra Bielorussia e Polonia. È palese che il regime bielorusso ha ingannato migliaia di profughi, reclutandoli in decine di villaggi in Siria, Iraq e Yemen, promettendo loro di entrare in Europa passando da Minsk. Al costo di migliaia di dollari a persona i profughi sono stati portati su voli nella capitale bielorussa; poi sono stati trasferiti alla frontiera con la Polonia con la promessa di oltrepassarla, per trovare magari lavoro in Germania o altrove; salvo poi venire usati come strumento di pressione contro l'Europa, lasciandoli al freddo e al loro destino davanti al filo spinato.

Una strategia di questo tipo è disumana, perché usa i migranti nei confronti dell'Unione europea allo scopo di destabilizzarla. Ecco perché non possiamo tollerare un atteggiamento di questo tipo. Non è il caso di ritirare sanzioni verso la Bielorussia. È positivo che si sia posto fine ai voli in partenza dal Medio Oriente per la Bielorussia e che si stia cercando da parte europea di organizzare il rientro dei profughi nei rispettivi Paesi di origine, con tutte le difficoltà del caso. Non possiamo lasciare, però, che neonati e donne incinte muoiano assiderati dopo notti passate nei boschi, al freddo, nel tentativo di entrare in Europa.

Lei ha ragione, presidente Draghi, bisogna provvedere alla creazione di corridoi umanitari europei, nonostante sia chiaro che l'operazione è orchestrata ad arte per mettere in difficoltà l'Europa; tutto ciò purtroppo, probabilmente, con l'avallo della Russia interessata, a sua volta, ad indebolire l'Unione, attraverso - ad esempio - le minacce militari all'Ucraina, ai confini della quale la Russia negli ultimi mesi ha più che raddoppiato il dispiegamento di proprie truppe.

È un gioco pericoloso quello che sta giocando Mosca; può darsi che si tratti soltanto di un'azione intimidatoria volta a dissuadere Kiev dal voler entrare nella NATO, ma è sicuramente una mossa azzardata. Ecco perché è necessario che l'Europa chieda a Mosca di interrompere queste provocazioni. Mosca non può usare una minaccia inesistente come pretesto per creare una minaccia vera.

Vogliamo una politica estera europea che si muova con sensibilità, ma anche con determinazione. Ecco perché riteniamo che, nel caso in cui non si riscontri alcuna de escalation da parte russa, si debbano adottare ulteriori sanzioni.

C'è un'altra modalità che la Russia sta usando per mettere in ginocchio l'Europa: sta tagliando le forniture di gas per influenzare la politica internazionale, con il conseguente repentino aumento dei costi dell'energia. In Europa non si registravano bollette così alte da una decina di anni a questa parte. Ecco perché è molto positivo che l'Italia abbia richiesto la creazione di uno stoccaggio di riserve di gas e che sia intervenuta a livello nazionale con la forte riduzione dei costi.

Allora, signor Presidente, ottima la bussola strategica; ottima l'insistenza da parte italiana sulla questione migratoria; ottimo l'intento di superare il veto all'unanimità; ottima la consapevolezza che necessitiamo di una radicale modifica del Patto di stabilità. Un invito, signor Presidente: porti al Consiglio europeo anche la necessità di non lasciare nel dimenticatoio la questione afgana.

Le rivolgo anche da parte nostra i più sinceri auguri di buon lavoro e di buone feste. (Applausi).

MALAN (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAN (FdI). Signor Presidente del Consiglio, il prossimo Consiglio europeo ha un'agenda molto fitta, importante per l'Europa e per l'Italia. Il fatto che l'attuale Presidente del Consiglio goda di un prestigio personale superiore a quello dei suoi predecessori degli ultimi anni è certamente un fatto positivo. Fratelli d'Italia le chiede di far pesare detto prestigio a favore degli italiani nelle varie questioni che verranno trattate, anche quando ciò potrà dispiacere a qualcuno dei nostri partner europei.

Sulla questione pandemia e vaccini, ha parlato con la consueta competenza ed eloquenza il senatore Zaffini; voglio solo aggiungere l'esortazione ad evitare, nella corsa ad essere i primi nelle limitazioni, nei divieti e negli obblighi, di arrivare al punto di farci bacchettare dal vice Presidente della Commissione europea, come è successo oggi, quando Vera Jourova ha praticamente detto che siamo andati talmente avanti che rischiamo addirittura la morte del certificato verde, il cosiddetto green pass, nel proposito per il quale era nato, ovvero semplificare gli spostamenti all'interno dell'Unione europea e non per gli usi che invece ne sono stati fatti nel nostro Paese.

Venendo al punto molto importante dell'agenda del Consiglio europeo, cioè la questione economica, il patto di stabilità è stato sospeso - sembra - fino al 2022. Questo vuol dire che fra un anno staremo discutendo - speriamo in modo più rispettoso del ruolo del Parlamento di quanto accade in questi giorni, in cui il Parlamento è praticamente escluso da una reale possibilità di incidere - una legge di bilancio per il 2023 sulla quale graverà il rischio di nuove misure di austerità, che potrebbero azzerare i risultati ottenuti finora, che comunque ci vedono ancora ben al di sotto del livello di prodotto interno lordo del 2019 e con un debito del 150 per cento, cioè 300 miliardi più di due anni fa, che graverà su di noi e sulle prossime generazioni; sempre che ci siano le prossime generazioni, perché questa è un'emergenza che non viene mai menzionata. Arriveremo quindi al totale del 150 per cento del rapporto-debito PIL, tenendo presente che dieci anni fa fu fatto cadere l'ultimo Governo del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi perché eravamo arrivati all'insostenibile livello del 119 per cento, per cui c'è il rischio che molto presto si chieda conto di questo.

Le chiediamo pertanto, signor Presidente del Consiglio, un impegno a livello europeo perché il superamento di queste politiche di austerità sia a lungo termine. Sappiamo infatti che queste politiche di austerità a suo tempo hanno fatto addirittura aumentare il debito, sappiamo che ci saranno delle resistenze da parte di Paesi che hanno, per un verso, un livello di debito più basso di quello italiano e, per un altro, la convenienza a tenere l'Italia in posizione di svantaggio, perché temono la concorrenza dell'Italia, delle sue aziende e dei suoi lavoratori.

Le chiediamo - a proposito di economia - di difendere la specificità italiana sulla questione delle concessioni demaniali marittime, che oggi vede in pericolo centinaia di imprese e decine di migliaia di posti di lavoro. (Applausi).

Strettamente connessa alla questione economica generale è la questione dell'energia, un altro punto dell'agenda del Consiglio europeo. È un punto particolarmente delicato, in un momento in cui il prezzo del petrolio è salito del 200 per cento e quello del gas del 30 per cento rispetto a due anni fa. Questo è un effetto del mercato. Ci sono, però, anche le politiche di transizione ecologica, che hanno dato un notevole contributo: il prezzo dei certificati, i cosiddetti permessi di emissione dell'anidride carbonica, che era sotto i 10 euro fino al 2018, a settembre di quest'anno era di 60 euro e oggi è di 80 euro, quindi c'è stato un aumento del 700 per cento. L'aumento del prezzo delle materie prime e dei certificati pesa tutto non chissà dove, ma sulle bollette delle famiglie e delle aziende. Diventiamo così meno concorrenziali rispetto a chi, come la Cina e altri Paesi cosiddetti emergenti, non ha bisogno di alcun permesso per emettere anidride carbonica. Le ambiziosissime mete poste a livello europeo, anche con l'accordo dell'Italia, tra l'altro consentono al nostro Paese una quantità di emissioni pro capite che è del 28 per cento inferiore a quella della Germania, che pure ha le centrali nucleari, e forse anche su questo bisognerebbe lavorare. Il divario è soprattutto con la Cina e con gli altri Paesi cosiddetti emergenti. Il risultato sembra essere che le produzioni italiane si sposteranno in Cina, dalla quale compreremo prodotti, come i pannelli fotovoltaici, per ridurre le emissioni, ma quei pannelli saranno prodotti senza limiti di emissione. Pertanto il saldo rischia di essere: meno posti di lavoro e meno ricchezza prodotta in Italia, più posti di lavoro e più ricchezza prodotta in Cina e addirittura aumento delle emissioni. (Applausi).

Noi del Gruppo Fratelli d'Italia, come conservatori, non possiamo che essere a favore della conservazione dell'ambiente: questo tema ci sta molto a cuore. Proprio per questo chiediamo di fare quanto serve all'ambiente e non quanto ci frutta magari una passeggera pacca sulla spalla nelle sedi internazionali e poi le spese le pagano le imprese, i lavoratori e le loro famiglie. Di certo siamo e saremo fermamente e duramente contrari a provvedimenti come la direttiva dell'Unione europea di cui si è parlato in questi giorni, che vieta la compravendita di case e anche il loro affitto, se sono di classe energetica inferiore alla classe E. (Applausi). Si tratta sostanzialmente di un esproprio, perché non è tuo quello che non puoi vendere, comprare o affittare. Abbiamo ottenuto - così sembra - una vittoria per il fatto che l'Unione europea ha fatto un passo indietro, ma le chiediamo, signor Presidente del Consiglio, non soltanto di battersi contro questo provvedimento - chiedo attenzione, anche se capisco che la Ministra sia un'ottima fonte di distrazione - ma anche, in generale, di evitare che queste cose saltino fuori dal nulla. Provvedimenti come questo vengono infatti architettati in totale segreto - contiamo però che almeno i Capi del Governo siano informati - e vengono fuori dopo. Una misura di questo genere deve essere discussa, ragionata, si devono poter ascoltare tutte le voci e non può venir fuori improvvisamente dagli uffici di Bruxelles.

Sottolineiamo poi l'importanza della collaborazione internazionale, specialmente sulla sicurezza informatica e anche sulla questione dell'immigrazione. Su 104.000 immigrati arrivati via mare nell'Unione europea, senza alcun controllo, ovvero senza permessi e senza sapere chi siano queste persone, 62.000 sono arrivati in Italia. A noi la cosa pare preoccupante. Lei stesso ha detto che queste persone, se non le trattiamo abbastanza bene, diventeranno nostri nemici. La cosa ci preoccupa un tantino, anche perché si è pure verificato qualche caso di terroristi che sono arrivati in questo modo. L'Italia non ha firmato quella lettera di 12 Paesi dell'Unione europea che chiedeva aiuto all'Unione per gestire l'immigrazione, eventualmente anche con la disposizione di barriere di vario tipo. Lei stesso però, qualche giorno fa, ha detto che l'immigrazione è fuori controllo. Credo dunque che un ragionamento tra le due considerazioni vada fatto: non possiamo solo parlare di accoglienza e solidarietà, perché naturalmente chi arriva e ha diritto a stare qua deve essere trattato bene, ma non possiamo accogliere chiunque.

Infine, il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha detto negli scorsi giorni che auspica un'Europa che sia un gigante politico e non un gigante burocratico. Un gigante però deve avere un cuore, dei principi e dei fondamenti, altrimenti è un gigante pericoloso. In questo senso chiediamo che l'Europa rispetti i principi e le convinzioni dei suoi abitanti. Pensiamo a quando l'Europa architetta, sempre in gran segreto, la normativa che voleva vietare di usare i riferimenti al Natale, a Maria e ad altri nomi. C'è poi quel cosiddetto influencer, che si faceva passare per ambasciatore dell'Unione europea - pare non sia ambasciatore, ma è comunque un consulente del Parlamento europeo - che fa quelle foto vergognose, atteggiandosi a Vergine Maria con la barba. Dopo certe cose non stupiamoci se poi qualcuno non ha un sentimento immediatamente positivo nei confronti dell'Europa.

Lei, signor Presidente, ha firmato la lettera durissima fatta da alcuni Capi di Governo contro la legge passata in Ungheria che vietava la distribuzione di materiale omosessuale o pornografico ai minori. Ebbene, ormai è fatta; ho parecchi dubbi però che quella legge sia contro i principi europei, dell'Europa di Adenauer, De Gasperi e Schumann. Ma allora, se questo è il problema, parliamo anche dei Paesi che consentono l'utero in affitto, che è una vergogna e una barbarie, in cui i bambini sono una merce e le donne un mezzo di produzione. (Applausi).

Detto questo, ricambiamo gli auguri di buon Natale, nella speranza di un operoso lavoro in sede europea. (Applausi).

ALFIERI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERI (PD). Signor Presidente, il presidente Draghi e il sottosegretario agli affari europei Amendola andranno al Consiglio europeo con alle spalle la gran parte delle forze politiche che sostengono il Governo fornendo loro gli indirizzi politici all'interno della risoluzione. Ma questo non toglie la possibilità, a noi come Partito Democratico, di aggiungere delle riflessioni che accompagnano il nostro voto favorevole.

La prima è che lei va a rappresentare l'Italia, in un momento di difficoltà in cui la pandemia morde ancora, con la consapevolezza di aver fatto i compiti a casa. Ha ricordato giustamente, anche con una punta di soddisfazione (come è giusto che sia), la differenza dei dati di quest'anno rispetto a quelli dell'anno scorso. La campagna vaccinale con la terza dose ci pone più al riparo, incrociando le dita, rispetto agli altri Paesi europei. Questo lo dobbiamo sicuramente al lavoro del commissario Figliuolo, che lei ha fatto bene a ricordare; ma dietro al commissario Figliolo ci sono tante donne e tanti uomini che noi vogliamo ringraziare qui in quest'Aula, sanitari e non sanitari, persone dell'Esercito, volontari della Protezione civile che hanno permesso tutto questo. (Applausi).

Da questo punto di vista, penso che stiamo dando un segnale importante con il progetto Covax, perché dà l'idea di come l'Europa sia anche l'Europa della solidarietà, che vuole mettere in sicurezza. Ed è giusto ricordare come l'Italia sia stata fra i primi a spingere per questo strumento e, allo stesso tempo, abbia lavorato per la centralizzazione degli acquisti e per costruire nuove regole a livello europeo. Adesso bisogna battere il ferro finché è caldo e costruire le condizioni per un'unione della salute; ne parliamo all'interno della conferenza sul futuro dell'Europa. Io penso che siano mature le condizioni per farlo a livello europeo, come a livello europeo ci sarà anche l'Eurosummit, che sarà l'occasione non solo per mettere in sicurezza l'unione bancaria, per completarla e dare stabilità e sicurezza al sistema finanziario, ma allo stesso tempo, all'interno di una dinamica dove siamo chiamati ad affrontare delle contraddizioni come quella di mettere più soldi, fare politiche espansive e contemporaneamente affrontare il tema dell'inflazione, che ricomincia a correre con i rincari cui assistiamo, anche per aprire una discussione sul nuovo Patto di stabilità e sul tema degli aiuti di Stato, cambiando paradigma, come lei giustamente ha sottolineato.

Cambiare paradigma vale per il Patto di stabilità, che dovrà diventare patto di sostenibilità, ma vale anche sul tema della transizione energetica, dove affrontiamo tutte le contraddizioni della modernità, dei cambiamenti e della globalizzazione che ci entra in casa e ci cambia la vita. Questo vuol dire cambiare abitudini e fare un ragionamento franco, come quello che ha fatto lei, che certamente non è facile, sul tema delle rinnovabili e di come affrontare le contraddizioni all'interno della transizione, perché è evidente che dobbiamo ancora investire sul gas, che subisce pressioni e rincari molto forti. Questo è un tema che non riguarda solo il nostro Paese, ma ha risvolti geopolitici.

Penso che abbiamo fatto bene a lavorare insieme, anche all'interno del Parlamento, per trovare risorse aggiuntive insieme al Governo sul caro bollette. Mi lasci dire che il Partito Democratico avrebbe visto di buon occhio la manovra anche sui redditi medio-alti, perché, nel momento in cui si chiede di più allo Stato, si chiede di più anche a chi può contribuire di più. (Applausi). Da questo punto di vista non bastano certamente questi interventi contingenti, ma servono interventi strutturali a livello europeo, con gli stoccaggi strategici, ma anche un ragionamento sul prezzo e sulle tariffe, che va portato a livello europeo.

Allo stesso modo - prima parlavo dei risvolti geopolitici - il tema di Nord Stream 2 è di grande delicatezza, perché con il vicino russo bisogna trovare il modo di dialogare. Abbiamo apprezzato la sua telefonata e il confronto con il Premier russo; è una situazione in cui l'Europa si deve dimostrare molto ferma per evitare che venga messa in discussione l'integrità territoriale dell'Ucraina. Allo stesso tempo occorre sapere che con la Russia bisogna trovare il modo di dialogare e di cooperare, perché il tema della dipendenza energetica espone il Vecchio continente e da questo punto di vista non ci possono essere divisioni.

Né ci possono essere divisioni dal punto di vista del fenomeno migratorio. Vorrei dire una cosa con grande chiarezza a nome delle senatrici e dei senatori del Partito Democratico su una vicenda che ci ha visto assistere a uno spettacolo indecoroso al confine fra la Bielorussia, i Paesi baltici e la Polonia. Sono giuste le sanzioni, è giusto essere sempre più duri nei confronti della Bielorussia e anche per questo il dialogo con la Russia è fondamentale. Penso però si debba anche spiegare ai partner europei che noi siamo diversi dai bielorussi, quindi anche ai polacchi bisogna dire in maniera molto chiara che ci sono delle regole in Europa, ci sono principi e valori che vanno rispettati (Applausi). Noi i bambini che rischiano di morire sul confine li salviamo, perché in questo siamo differenti dagli altri (Applausi).

Rispetto alle parole dette da lei e che sono risuonate in quest'Aula sui corridoi umanitari e anche sulla migrazione irregolare, siamo d'accordo nel dire basta agli approcci ideologici da tutte le parti. È bene cominciare a ragionare su un tema di migrazione regolare legato non solo al sistema del mercato produttivo (penso ad esempio alle richieste che arrivano sul decreto flussi), ma anche dal punto di vista del welfare. I demografi ci insegnano che il saldo fra la natalità e la mortalità, rispetto a cui noi rischiamo di pagare un prezzo molto elevato, ormai dal 2013 non viene più colmato neanche dai flussi migratori, quindi da questo punto vista ci vuole un ragionamento maturo e in questo senso noi sottoscriviamo la parola «risorsa» che lei usa. Inoltre ci fa piacere anche rispetto a qualche anno fa, quando le stesse parole le dicevano da quei posti esponenti del Partito Democratico e venivano guardati di traverso, se non addirittura con assalti alla Presidenza, perché abbiamo assistito anche a questo (Applausi).

Pertanto mi piace ricordare chi su questi temi si è speso in questi anni e desidero salutarlo a nome del Partito Democratico; mi riferisco al presidente del Parlamento europeo David Sassoli (Applausi), che ha lavorato per due anni e mezzo per costruire il sogno europeo e anche quell'unione politica di cui lei ha parlato e su cui noi siamo concordi.

Vorrei quindi dedicare il passaggio finale proprio alla bussola strategica. Va sicuramente bene la forza di intervento rapido delle 5.000 persone che dovranno arricchire gli strumenti a disposizione dell'Unione europea. Quella forza, però, rischia di essere lettera morta se non investiamo su un'agenda politica condivisa, perché mentre noi esprimiamo solidarietà e siamo vicini ai baltici, ai polacchi, ragioniamo in termini di aiuti e di sostegni a quei Paesi, a volte non vediamo la stessa solidarietà e vicinanza quando chiediamo attenzione sulla rotta del Mediterraneo centrale, quando chiediamo più soldi sull'Africa subsahariana per la cooperazione: 6 miliardi per la rotta balcanica, neanche un miliardo per l'Africa.

Bisogna spiegare a tutti i Paesi europei che noi discuteremo della riforma di Schengen, dei movimenti secondari, ma insieme vogliamo discutere della ridistribuzione obbligatoria, del burden sharing e del superamento del regolamento di Dublino, perché tutte queste cose si tengono insieme. Non c'è l'Europa à la carte. Si vince se si va avanti insieme. Tuttavia, per non essere ipocriti e per non rispondere sempre con la frasetta per cui dobbiamo tutti lavorare insieme per passare dall'unanimità alla maggioranza qualificata, dobbiamo anche cominciare a ragionare sul come farlo e a trattati vigenti rischiamo che questa partita non si possa giocare. L'enorme passerella non funziona, perché ci vuole unanimità; quanto alla stessa cooperazione rafforzata, i temi che riguardano la politica estera e difesa comune, come sa bene l'ex ministra Pinotti, hanno bisogno di una partenza condivisa da tutti i Paesi europei. Lei però, signor Presidente del Consiglio, sa benissimo quanto è stato difficile solo trovare una posizione comune quando si sparavano razzi dalla striscia di Gaza e da Gerusalemme, perché l'Ungheria ha alzato il ditino.

Serve una modifica dei trattati, serve una convenzione: lo ha detto Scholz all'interno dell'accordo di programma che ha fatto partire il nuovo Governo. Dovremmo dirlo con forza anche dall'Italia: serve la modifica dei trattati e, parallelamente, la possibilità di agire anche fuori dai trattati.

C'è chi vuole riprendere il sogno dei Padri fondatori: davanti alle grandi sfide, come quella dei flussi migratori, dei cambiamenti climatici, della costruzione di un nuovo ordine internazionale, serve un'Europa unita e servono persone che abbandonino i propri egoismi e investano sull'Europa politica. Quindi facciamolo, o fuori dai trattati o con una convenzione. A chi sta farlo? Sta alla Francia, alla Germania e all'Italia. Oggi, con la credibilità del Presidente del Consiglio, tutto questo è possibile. (Applausi).

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Presidente Draghi, lei ha affrontato, anche nella replica, una serie di temi su cui anche noi siamo assolutamente convinti e che condividiamo. Mi preme però sottolineare una questione in questi pochi minuti: penso che non dovremmo limitarci a fare, in quest'Aula e in questo Parlamento, quello che abbiamo fatto anche oggi, con questo rito della discussione prima del Consiglio europeo, ma dovremmo affrontare con un dibattito vero la questione - non solo nelle sedi delle Commissioni competenti - per prepararci insieme come Parlamento e come Paese agli appuntamenti della Conferenza sul futuro dell'Europa.

Occorre anche capire insieme come si riscrive un patto in Europa, perché c'è la questione dei trattati, ma c'è un tema che oggi è fondamentale e l'Italia l'ha capito per prima, Presidente. Noi siamo stati i primi ad essere investiti dalla pandemia e abbiamo capito per primi che non potevamo reggerla da soli, perché da soli nessuno ce la può fare. Dal momento che siamo stati i primi in Europa ad essere colpiti, noi abbiamo immediatamente posto le basi perché l'Europa affrontasse nel suo insieme, anche con un meccanismo di solidarietà nuova, la crisi pandemica. Abbiamo continuato a farlo, con i successi che oggi registriamo, anche dal punto di vista vaccinale; non dimentichiamo il green pass, che da molti Paesi era stato anche criticato. Molti degli strumenti che abbiamo messo in campo oggi sono replicati e utilizzati da altri Paesi europei. La questione è che nessuno riesce a salvarsi da solo; davanti alla crisi pandemica tocchiamo con mano quello che ciò vuol dire, ma lo stesso vale per la crisi derivante dall'emergenza climatica.

Lei ha parlato di transizione digitale; ebbene, davanti a queste emergenze e alle crisi che dobbiamo attraversare dobbiamo dire - è questo il senso della nostra missione adesso in Europa - che bisogna riscrivere il patto, che non significa soltanto riscrivere il Patto di stabilità, che ormai si è consumato da solo e ha prodotto qualche danno, anche prima delle crisi. Oggi abbiamo la necessità di fare questo, come si vede dalla vicenda della pandemia: se non applichiamo fino in fondo la solidarietà con i Paesi più poveri, se fino in fondo non superiamo anche la questione dei brevetti, non ci salviamo, perché adesso è Omicron, tra due mesi sarà "zeta" e arriveranno altre varianti. Il punto è la solidarietà e il saper gestire le crisi.

La crisi climatica è ancora più forte, ma nel frattempo non possiamo dire - come continua a fare Fratelli d'Italia - che tanto gli altri continuano ad agire come vogliono; noi in Europa abbiamo la possibilità di dire che stiamo lavorando su questo, perché anche Next generation EU è importante, non solo per la ripresa dopo la crisi pandemica, ma anche per il futuro. Questo è il modo in cui dobbiamo andare avanti.

Dobbiamo capire che è necessario mettere in atto il modello adottato per affrontare la crisi pandemica anche davanti alla crisi climatica e arrivo al discorso dell'energia.

Presidente Draghi, l'intervento strutturale è senza ombra di dubbio quello di puntare su una transizione energetica rinnovabile: questo è il punto, perché il modello delle energie rinnovabili è un modello democratico, che ci permette di affrancarci dalle perturbazioni di tipo geopolitico e dai ricatti. Di questo dobbiamo essere assolutamente convinti e certi e su questo serve uno sforzo.

Mi si lasci dire, signor Presidente, che non abbiamo bisogno di chiacchiere a vanvera sul futuro del nucleare; abbiamo bisogno di fare, di intervenire, di investire e di essere tutti corresponsabili di una gestione democratica della transizione energetica.

Per concludere, condividiamo tutti i punti della risoluzione, anche se - lo voglio dire, presidente Draghi - non ci piace la reticenza sul fatto che al confine dell'Europa la Polonia, per esempio, non faccia neanche intervenire le organizzazioni umanitarie per soccorrere e aiutare le persone. Questo non ci è piaciuto per niente. (Applausi).

GALLONE (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GALLONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, presidente Draghi, ancora una volta Forza Italia ha apprezzato il suo approccio, ma prima di tutto vogliamo unirci al cordoglio da lei espresso questa mattina per le nove vittime innocenti dell'esplosione di Ravanusa, pensando a Selene, a Giuseppe e al loro bimbo Samuele per tutti.

Tanta parte del suo intervento, signor Presidente del Consiglio, è stata riservata al tema della pandemia, perché comprendiamo bene che si tratta di una situazione ancora di estrema attualità. Sappiamo bene, infatti, che il prolungamento dello stato di emergenza non è un fatto politico, ma nasce dalla necessità di non abbassare la guardia, di non perdere il vantaggio realizzato.

Il Covid esiste ancora, in tutte le sue varianti. Finalmente lo stiamo gestendo, gestendo e non subendo, anche e soprattutto grazie alla struttura commissariale unita a tutto il personale medico, sanitario, scientifico, alla ricerca e alla campagna vaccinale efficace, oggi estesa anche ai minori, perché anche i minori si ammalano, anche i minori vanno a finire in ospedale e anche i minori sono fattore di contagio.

Per questo, presidente Draghi, il Governo deve continuare e intensificare le corrette campagne informative per rassicurare le famiglie, per aiutare i timorosi a superare le paure. Ripeto, non possiamo perdere questo vantaggio proprio ora, vantaggio che sta salvando vite ogni giorno, che ci sta facendo tornare alla normalità.

Lo stato di emergenza ha consentito di sostenere e aiutare ogni settore economico e sociale e adesso ha bisogno di un allunaggio morbido, perché si creino le condizioni per fare un passaggio delle consegne con una progressività che accompagni la ripresa con ordine e senza scossoni, anche perché all'emergenza sanitaria legata al Covid si sono aggiunte le emergenze economiche che ben conosciamo, legate ai temi degli approvvigionamenti energetici e delle materie prime.

Come inoltre continuano a insistere i nostri coordinatori Tajani e Bernini, bisogna intervenire anche in maniera selettiva sulle cartelle esattoriali che incombono sugli italiani (Applausi), aiutando chi in questo momento particolare non è in grado di assolvere ai propri debiti con il fisco, non perché inadempiente, ma perché non può.

Consentitemi ancora, a nome della presidente Bernini, che lo ha già fatto pubblicamente e di tutto il Gruppo Forza Italia, di ringraziare ancora una volta il generale Figliuolo (Applausi), che ormai è una figura di famiglia per gli italiani, per la sua dedizione, la sua competenza e le capacità organizzative, ma, soprattutto, per le sue profonde doti umane. Ci congratuliamo per la sua meritata nomina a comandante del Comando operativo di vertice interforze, il COVI. Non dimentichiamo, come ha ben ricordato lei, presidente Draghi, che la buona gestione della pandemia e la campagna vaccinale massiva, come Forza Italia ha sempre sostenuto, in questa forma e con queste modalità, stanno consentendo all'Italia di recuperare e riprendere, portando il nostro Paese, da Paese vittima, a diventare Paese delle buone pratiche.

Il modello Italia è preso ad esempio a livello europeo: vaccini e green pass; vaccini e green pass come strumento di libertà dalla malattia, per potersi muovere, incontrare e lavorare. Non ci stancheremo mai di ripeterlo e, come ha detto la presidente Casellati, se oggi l'Italia è davanti a tanti altri Paesi, non lo dobbiamo alla fortuna, ma alle scelte fatte in questi mesi, anche grazie al decisivo comportamento dei cittadini, che lei ha giustamente ringraziato. (Applausi).

Pensiamo solo al tema più attuale, quello del Natale. In Italia abbiamo potuto realizzare i mercatini, consentire gli afflussi regolari nei negozi, nei ristoranti, negli alberghi, far salire al 100 per cento la capienza sugli autobus, mentre in molti altri Paesi europei tutto questo è ancora precluso e persistono le restrizioni. Penso a Paesi come Germania, Austria, Danimarca, Belgio, Regno Unito. Se questa pandemia ci ha insegnato qualcosa, è a credere maggiormente in noi stessi e nella forza di reazione del nostro Paese. Noi non siamo secondi a nessuno. (Applausi).

Ci ha fatto piacere ascoltare i dati della nostra produzione e distribuzione dei vaccini oltre confine, che ci ricorda che dobbiamo allargare il nostro orizzonte, diventando protagonisti del sostegno vaccinale a livello mondiale, verso i Paesi più deboli, perché nessun Paese è un'isola e la pandemia deve sparire dalla faccia della terra, se vogliamo salvarci tutti.

Questo vertice cui si accinge a partecipare, presidente Draghi, seppur di transizione, rappresenta un'occasione importante, che non va sprecata. A proposito di transizione, un tema importante che verrà affrontato è quello della transizione ecologica ed energetica, lo sappiamo. Si parlerà, del rincaro dei prezzi dell'energia, soprattutto per i Paesi dipendenti, come siamo ancora noi.

L'aumento esponenziale e repentino delle bollette, mentre stiamo affrontando la rivoluzione verde, fatta di riconversioni e nuove formazioni per le imprese, si sta rivelando devastante e lo stesso per le famiglie. Attenzione: l'Europa proiettata verso la neutralità climatica è la stessa che è ancorata al mondo delle energie fossili. Quindi, il sistema va affrontato con intelligenza e gradualità.

Bene gli interventi a sostegno da lei illustrati per sollevare famiglie e piccole imprese da un peso insostenibile. Pensiamo al tema del gas e alle fonti rinnovabili. La ricerca, che è avanti in Italia, soprattutto per aprire al nuovo nucleare pulito, non è tempo sprecato. Bene la creazione di stoccaggi integrati di scorte di gas per far fronte ad aumenti imprevisti e la volontà di attuare rapidamente il terzo pacchetto del gas. L'attuale situazione del mercato elettrico non è perfetta, ma ci lavoreremo. L'Unione europea deve aumentare la flessibilità di rete, compresi lo stoccaggio, gli interconnettori, le reti intelligenti, la gestione della domanda.

Poi c'è la questione della Russia e degli Stati Uniti. Insomma, ce ne sono tante. Ho sentito che metteremo in campo ogni iniziativa volta a favorire la distensione dei rapporti. Informazione e formazione per superare la sindrome da NIMBY e le paure legate alla non conoscenza e certezze sulle vie da intraprendere, con uno Stato e un Governo amico.

Forza Italia è un movimento europeista convinto, ma è anche un movimento liberale, che sta al fianco delle imprese, delle categorie produttive, del mondo del lavoro da loro generato. Vinceremo la sfida della transizione ecologica se riusciremo a governare i processi senza lasciare indietro nessuno: lavoratori e intere filiere di imprese.

Indicare in maniera perentoria, come ha fatto il Comitato interministeriale per la transizione, nel 2035 il termine per la vendita delle auto con motore a combustione suona come un ultimatum e non come un'opportunità. La nostra preoccupazione è capire come si arriverà a quella data, quali garanzie verranno date ai lavoratori e che fine farà un settore industriale di eccellenza.

Allo stesso modo le continuiamo a chiedere, presidente Draghi, di mantenere alta l'attenzione sul tema della comunicazione della Commissione europea rispetto alla possibilità, per fortuna revocata, anche grazie all'intervento di Forza Italia e del PPE, di bloccare vendite e affitti per gli immobili che consumano. Continueremo a batterci.

L'altra grande sfida è il passaggio definitivo da un sistema di economia lineare a uno di economia circolare, puntando a far diventare l'Italia da Paese povero di materie prime qual è sempre stato a Paese ricco di materie prime seconde.

Vorrei chiudere sul tema dell'immigrazione. Il suo approccio umano, ma razionale è condivisibile. Dobbiamo stipulare un grande accordo con l'Africa, soprattutto del Nord, anche in tema di energie rinnovabili e ricordo il piano Marshall del presidente Berlusconi. Vorrei chiudere ribadendo un punto che riteniamo fondamentale che abbraccia ogni argomento. Mi riferisco al capitale umano. Mi sembra che siamo sulla strada giusta.

Presidente Draghi, Forza Italia condivide il testo della risoluzione sottoscritta dai Capigruppo della maggioranza che la sostiene e, pertanto, nell'annunciare il nostro voto favorevole la invitiamo ad andare avanti sul cammino intrapreso perché il Paese ha bisogno di cura. Continui a curarlo come sta facendo.

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, presidente Draghi, abbiamo molto apprezzato la sua replica, più ancora che l'intervento iniziale, che sostanzialmente riprendeva quanto abbiamo ascoltato questa mattina nell'intervento alla Camera dei deputati. Con l'intervento fatto in replica ha tenuto conto di quanto indicato nella discussione dai senatori e ciò le fa onore in termini di intelligenza politica, perché oggi ascoltare è ancora più importante che dare lezioni, come fa qualcuno. (Applausi). Abbiamo bisogno di ascoltare i cittadini, il Parlamento nelle sue dinamiche e dare risposte che siano consequenziali.

Nella sua replica abbiamo trovato risposta alle posizioni elencate ed evidenziate dai senatori del Gruppo Lega intervenuti prima di me. Voteremo a favore della risoluzione che abbiamo steso insieme alla maggioranza che le dà degli indirizzi politici ben precisi attraverso i quali poter rappresentare in maniera compiuta l'interesse dell'Italia in sede europea.

Nel suo intervento ha espresso che l'impegno del Governo non manca di coraggio e determinazione in un contesto difficile. Ne siamo pienamente consapevoli e questa è la stessa ragione per la quale ancora oggi siamo a dirle di andare avanti. Vada avanti finché ce ne sarà bisogno e dia tutte le risposte che il Paese si attende, senza trascurarne alcuna, a partire da quella che ci preoccupa molto relativa al carico fiscale che i nostri concittadini si trovano a dover sostenere tutto di un colpo perché rinvio dopo rinvio le scadenze sono arrivate, ma l'economia che dà significativi segni di ripartenza non mette ancora le nostre imprese e i nostri concittadini in grado di affrontare pienamente quelle scadenze. Occorre far presente questa circostanza anche in sede Europea e provvedere a un rinvio sia che si tratti di cartelle esattoriali, sia che si tratti delle scadenze fiscali più impellenti.

Presidente, occorre che lei porti la nostra voce su un problema serio all'interno del contesto europeo riguardo ai costi odierni dell'energia, ai costi che oggi le forniture relative al gas metano portano sia ai nostri concittadini che alle imprese. L'intervento del Governo è molto importante ed è apprezzabile nella sua dimensione volta a cercare di conservare il più possibile la capacità di acquisto dei nostri concittadini, ma c'è una dimensione che non può sfuggire al contesto europeo. Mi riferisco all'enormità dell'aggravio dei costi per il sistema produttivo. Oggi le nostre piccole, medie e grandi imprese e le pubbliche amministrazioni si trovano a dovere sostenere costi che hanno esorbitato oltre il 100 per cento rispetto all'inizio di quest'anno. Certamente 8 miliardi sono un intervento importantissimo. La sua affermazione precedente è pregna di realismo, ma proprio per questo occorre che ci sia una consequenziale azione del Governo, perché non possiamo rassegnarci - e leggo al contrario la sua affermazione - a un aumento strutturale del costo dell'energia, se, parallelamente, non mettiamo in campo anche una revisione strutturale delle sue fonti di produzione (Applausi), con un approccio - e lo dico ai colleghi che compongono la maggioranza e anche l'opposizione - che non può e non deve essere ideologico, perché i numeri sono numeri, che siano scritti con la penna rossa, la penna nera o la penna blu. Ripeto che i numeri sono numeri e di tutto abbiamo bisogno, tranne che di un approccio ideologico su queste cose.

Occorrono quindi pragmatismo e soluzioni che all'interno del contesto europeo non ci isolino, ma ci vedano, al contrario, protagonisti. Se per arrivare a questo protagonismo bisogna concludere anche nuovi accordi bilaterali, come quello che è stato fatto nei giorni scorsi con la Francia, bene, signor Presidente del Consiglio, vada in questa direzione nell'interesse dell'Italia. Ci siamo abituati troppo spesso a quel refrain per cui dobbiamo prendere decisioni nell'interesse dell'Europa. Abbiamo bisogno di tracciare la strada e se assieme a noi ci sono anche altri Paesi, bene: risvegli questa identità e porti all'interno del contesto europeo le nostre esigenze, non come marginali, ma come essenziali all'industria e al meccanismo economico del Vecchio continente.

Ci sono cose che non ci sfuggono, signor Presidente del Consiglio, come le dichiarazioni che oggi hanno portato l'attenzione della politica ai comunicati fatti dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE) negli scorsi giorni, che mettono in serio rischio il futuro dell'industria automobilistica italiana. Badi bene, non stiamo parlando di una cosa marginale, ma di qualcosa che da sempre, dal dopoguerra in avanti, ha trascinato lo sviluppo economico e la crescita nel Paese. Attenzione alle ubriacature europee in termini ideologici, non ne abbiamo bisogno; abbiamo invece bisogno di pragmatismo.

Di pragmatismo, signor Presidente del Consiglio, abbiamo bisogno - e lo faccia ben presente in sede europea - nel combattere la pandemia. Anche questa volta, non vediamo una strategia europea, ma, al contrario, comunicati stampa che riprendono un po' per le orecchie l'Italia per le sue scelte, che possono essere più o meno condivisibili - lo vedremo ex post nei loro effetti - ma certamente tra la mancanza del fare e la scelta di fare, preferiamo chi sceglie di fare. Troppo spesso abbiamo visto l'Unione europea, come lei ha correttamente indicato, mancare nella sua decisione e non prendere decisioni efficaci sia in tema di politica estera, sia in tema di politica economica (una scelta economica fatta in ritardo è peggio di una scelta economica non fatta), sia ancora una volta in termini di contrasto alla pandemia.

Signor Presidente, abbiamo fiducia che le azioni che il Governo sta mettendo in campo diano questi risultati e siamo anche consapevoli che ci tocca fare qualche sforzo magari in termini di forma, apprezzando sempre quando il Governo viene prima in Parlamento e successivamente prende le decisioni, ma avendo ben chiaro che in situazioni eccezionali bisogna dare massima disponibilità. Anche in questa circostanza siamo qui a confermarlo.

Tuttavia, signor Presidente, consentirà anche degli appunti, avendo ben chiaro che il sostegno al suo Governo non sta nell'eccessivo encomio, ma nell'aiutarlo, anche con punti di vista che possono essere dissonanti, a migliorare la propria azione. Signor Presidente, ci consenta allora di mettere in evidenza che certamente non può essere una priorità del Governo quella del raddoppio della regolarizzazione dell'immigrazione clandestina; non può esserlo rispetto alle priorità che hanno gli italiani nei confronti di un sistema che li sta lasciando a casa - purtroppo dalle indagini vediamo che molti di loro non lo meritano - con il reddito di cittadinanza (Applausi), e che poi vuole invece importare nuova manodopera a basso costo. Questa non è un'equazione corretta e leale né nei confronti di chi merita l'ospitalità, perché proviene da zone di guerra e deve essere protetto, né nei confronti dei nostri giovani, che vengono disincentivati a quello che nella Costituzione è riconosciuto come il fondamentale dei valori: il lavoro. Solamente nel lavoro ci sono l'uguaglianza, la fratellanza e la libertà.

Su questi principi siamo certi, Presidente, che la sua azione all'interno del contesto europeo saprà essere pragmatica.

Restando nell'ambito dei temi che tratterete, sappiamo anche che ci sarà attenzione rispetto alla politica estera. Anche in questo caso, il nostro aggancio al quadro atlantico non può essere messo in discussione, anche se in quest'Aula ci sono stati interventi che hanno strizzato l'occhio verso la Cina e quelle economie che altro non aspettano che una nostra flessione per potersi insidiare e poterci piegare. Non abbia dubbi a mantenerci ancorati al quadro atlantico, presidente Draghi.

Concludo in maniera molto semplice. Credo che, non a caso, alla fine del suo intervento abbia ricevuto un grande applauso. Può sembrare un applauso di circostanza; ebbene, Presidente, le rinnovo l'augurio di buon Natale che lei ha rivolto all'Assemblea, avendo ben chiaro che in questo suo augurio ci sono anche affermazioni di principio e d'identità che forse sono politicamente più rilevanti anche di tutte quelle che abbiamo fatto precedentemente. (Applausi).

CASTELLONE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CASTELLONE (M5S). Signor Presidente, presidente Draghi, colleghi, in questi due anni abbiamo fatto scelte importanti e consapevoli, basate sempre su evidenze scientifiche. Abbiamo fatto di tutto per porre fine a un dramma sanitario che è diventato anche economico e sociale. Non eravamo pronti per questo nuovo virus, che ancora non conosciamo e che ha fatto più di 5 milioni di morti nel mondo (135.000 solo nel nostro Paese, come lei ricordava, Presidente), molti dei quali erano operatori sanitari.

Abbiamo imparato a nostre spese cos'è la solitudine e abbiamo capito che la resilienza può fare miracoli.

Adesso siamo all'ultimo miglio di questa, che è una maratona e non una corsa ai 100 metri, come abbiamo detto spesso, nella quale siamo sempre stati guidati dalla scienza, che è riuscita ad arrivare a un vaccino in tempi record, e noi, presidente Draghi, come ha detto lei, dobbiamo adottare ogni misura per evitare che il sacrificio sia stato vano. Allora, gli obiettivi devono essere quelli che abbiamo perseguito finora: salvare vite umane, mantenere bassa la pressione sugli ospedali e mitigare gli effetti economici di questa pandemia.

Tutti vorremmo essere fuori da quest'incubo, ma le varianti che continuano a emergere richiedono cautela. Ci sono ancora troppi non vaccinati, ci sono troppe difficoltà per i Paesi poveri ad accedere ai vaccini.

Il MoVimento 5 Stelle chiede da tempo di rivedere le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio e l'accordo TRIPs e di liberalizzare i brevetti. (Applausi).

Era il 1962, quando un medico polacco, che si chiamava Bruce Sabin, rinunciò al brevetto contro il vaccino per la poliomielite, quel vaccino che si somministrava con una zolletta di zucchero e che cambiò la storia dell'umanità. A chi gli chiedeva perché avesse rinunciato a quel compenso, Sabin rispondeva: i nazisti mi hanno ucciso due nipotine bellissime e allora ho deciso di fare questo regalo a tutti i bambini del mondo, perché non c'è uomo più potente di chi trasforma il proprio nemico in fratello. (Applausi).

I vaccini, Presidente, sono lo strumento più potente che abbiamo per tenere basso il rischio sanitario. Anche il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz ha detto che non c'è ripresa economica, se non riduciamo il rischio sanitario. Lei, Presidente, dice spesso che non c'è ripresa economica, senza coesione sociale.

Allora come rafforzare questa coesione sociale? A mio avviso, utilizzando tre strumenti. Il primo è la trasparenza nell'informazione che diamo ai cittadini per guadagnare sempre di più la loro fiducia. Il secondo è la partecipazione, perché i cittadini devono diventare attori protagonisti delle scelte di salute pubblica. Il terzo è la tutela dei beni comuni, ostacolando la logica del profitto a tutti i costi.

Anche Papa Francesco, nella primavera del 2020, agli economisti riuniti a Cernobbio chiedeva di non sacrificare alla finanza la dignità della persona e di immaginare una nuova economia del prendersi cura della persona, un'economia della cura. (Applausi).

Oggi, con questi termi, la tutela dei beni comuni è al centro dell'agenda politica anche europea e il MoVimento 5 Stelle ha avuto un ruolo determinante in questo processo di cambiamento. Il MoVimento 5 Stelle ha convinto l'Europa a passare da strumenti obsoleti, come il Meccanismo europeo di stabilità (MES), a nuovi strumenti di investimento, alimentati da debito comune e condiviso (Applausi), che sono il cuore del Next generation EU e del PNRR. È stato sospeso il patto di stabilità, si parla di superare il fiscal compact, è stato avviato l'acquisto centralizzato dei vaccini e si parla di salario minimo, di revisione del Trattato di Dublino, di difesa comune dei confini e di investimenti in fonti rinnovabili. Se avessimo avuto già da tempo questa visione di futuro, oggi non dovremmo correre ai ripari anche, ad esempio, per i rincari delle bollette. Infatti i dati dello UK Research Center e della Banca mondiale ci dicono che se investiamo un miliardo in fonti fossili, possiamo creare 9.000 nuovi posti di lavoro. Se lo stesso miliardo lo investiamo in fonti rinnovabili, creiamo 18.000 posti di lavoro, quindi il doppio. E allora questa è la strada: mettere al centro delle politiche, anche europee, la tutela dell'ambiente, della salute, del lavoro e dei beni comuni. Il MoVimento 5 Stelle ha ben chiara questa visione di futuro, è all'avanguardia su questi temi e ha portato la consapevolezza su di essi a livello internazionale.

Grazie al MoVimento 5 stelle sono state introdotte misure come superbonus al 110 per cento, che stiamo ampliando e rafforzando nella legge di bilancio e che andrebbe esportato a livello europeo, perché sta guidando la crescita economica di questo Paese che quest'anno tocca il 6 per cento. (Applausi). Ha creato 150.000 nuovi posti di lavoro, 70.000 nuovi cantieri, 30.000 nuove imprese. Il MoVimento 5 Stelle ha fatto partire le prime comunità energetiche, che sono luoghi di produzione, consumo e condivisione di energia.

Presidente, noi crediamo fermamente che il Governo italiano debba continuare in Europa ad essere promotore di questo percorso di cambiamento culturale che mette al centro la solidarietà, la responsabilità, la condivisione, la collaborazione e la tutela dei diritti umani. Il Governo dev'essere promotore di quella messa a sistema delle lezioni apprese dalla pandemia di cui lei parlava, che è stata un acceleratore di processi e ha avviato la transizione digitale (che non è solo utilizzare nuove tecnologie, ma migliorare i servizi), la transizione ecologica (che vuol dire ridurre il consumo per aumentare il benessere) e la transizione culturale (che mette al centro la persona). Se impareremo tutti a sacrificare un po' di noi stessi, delle nostre paure, delle nostre ideologie e del nostro egoismo, potremo rafforzare in noi i nostri beni comuni, l'Europa e l'Italia. Questa è la visione contenuta nella risoluzione di maggioranza, su cui il MoVimento 5 Stelle esprimerà un voto favorevole. (Applausi).

NUGNES (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

NUGNES (Misto). Signor Presidente, questo intervento le viene dall'opposizione di sinistra.

Non è confortevole essere fuori dal bias cognitivo che ci governa e farsi fuori dalla narrativa generale, da questa pacata narrativa paternalistica. Personalmente, mi basterebbe credere al mezzo bicchiere pieno della collega Bonino, credere nell'Europa di cui si dice, improvvisamente diventata l'Europa dei popoli, e non vedere, ma bisogna resistere, difendersi dalle parole melliflue e guardare i fatti, vedere le politiche economiche trickle-down, che accrescono le differenze, le politiche repressive, divisive e falsamente persuasive, e vedere con occhio allenato il pacato negazionismo sui cambiamenti climatici e sull'ambiente.

Non abbiamo fatto abbastanza - e questo è un fatto - per togliere i brevetti sui vaccini. Potremo farci quante dosi vaccinali vogliamo all'infinito, vaccinare i bambini e finanche i neonati, ma, fin quando i vaccini non saranno di libero accesso a tutto il mondo, non ne saremo mai fuori, visto che non possiamo mettere confini, alzare muri, sparare con gli idranti, affondare in mare o costruire barriere col filo spinato contro il virus. Contro il virus tutto questo non lo possiamo fare, come stiamo facendo invece con gli immigrati. (Applausi).

L'Europa sta facendo fare il lavoro sporco ad altri sui confini balcanici e sui confini con la Bielorussia, pacatamente condannando, ma accordandosi per il patto europeo per l'asilo, con l'intento di tenere tutti fuori dal nostro mondo ricco e sicuro. (Applausi). Questa è la vostra resilienza? Quello che ci tocca fare è difendere il principio di asilo a qualunque costo, difendere il diritto internazionale e difendere i valori che ci hanno formato in qualunque condizione, i nostri valori tradizionali. Finché non lo faremo, finché nel Mediterraneo ci saranno migliaia di morti, finché ci saranno i centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) in Italia, dove i giovani muoiono, come in quello di Ponte Galeria, da dove ci giunge l'orrore della morte del giovane tunisino Wissem Ben Abdel Latif, non saremo mai l'Europa che ci raccontiamo di essere. (Applausi).

PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Un Presidente del Consiglio senza mandato popolare, il Capo di un Governo profondamente tecnico ed elitario, sostenuto da una maggioranza che ha tradito il voto politico del 23 marzo 2018, va in Europa, cioè nel luogo meno rappresentativo degli interessi dei cittadini, a parlare per conto degli italiani, almeno così dice. Italexit per l'Italia questo mandato non glielo dà, perché non avete accettato, tra l'altro, la nostra proposta di risoluzione che chiedeva di bloccare le vaccinazioni ai bambini e di respingere ogni tentazione di obbligatorietà vaccinale.

Per quel che ci riguarda, lei andrà al Consiglio europeo per difendere gli interessi di Big Pharma e del potere finanziario multinazionale che oggi punta le sue carte sullo switch energetico. Altro che normalità del Natale: voi state incattivendo vigliaccamente l'Italia con la propaganda dei buoni contro i cattivi. Più passa il tempo e più si fa palese la sudditanza dell'Unione europea e dei Governi verso Big Pharma. Un'inchiesta condotta dal «Financial Times» con Channel 4 dimostra, carte alla mano, l'asimmetria negoziale tra le istituzioni e la multinazionale americana che vende un vaccino concepito in Germania e pagato anche con i soldi del Governo tedesco. Un'inchiesta che dimostra la cattiveria di chi vi ha tenuto in scacco: avete permesso loro di fare quel che volevano, dalla segretezza dei contratti alla manleva totale, passando per la durezza delle contrattazioni sul prezzo dei sieri.

Avevate detto che la cessione della sovranità nazionale serviva per costruire un'Europa forte nella globalizzazione. Invece, ancora una volta abbiamo la prova che le multinazionali e la finanza sono più forti del vostro baraccone europeo, lupo con i cittadini e pecorella al cospetto del nuovo ordine mondiale. Con i vaccini, Big Pharma dimostra il potere delle società quotate in borsa. Non a caso, parte dei profitti delle multinazionali del farmaco serve per attività di lobby nelle sedi europee.

A proposito: la facciamo una Commissione di inchiesta seria sull'emergenza Covid, sui dati veri, su chi è pagato da Big Pharma, sullo scandalo delle mascherine e su tanto altro, o avete paura che vi scoprano? State ingrassando i bilanci di quell'1 per cento che divora il restante 99 per cento e lo fate con la solita propaganda dell'immunità, che non esiste.

Il governatore dell'Italia Mario Draghi va in Europa con la cultura di Goldman Sachs e chi lo sostiene regge bordone a questa logica affarista e padronale, tanto che, a quanto pare, Draghi per la manovra non si farà neanche vedere in Aula. Complimenti governatore, buon Natale! Detto questo, a fare gli interessi delle multinazionali in Europa non ci andrà con il mandato di Italexit. (Applausi).

PRESIDENTE. Prima di passare alle votazioni, avverto che, in linea con una prassi consolidata, le proposte di risoluzione saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 1, presentata dalla senatrice Granato.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio della proposta di risoluzione n. 2, presentata dai senatori Stefano, Lorefice, Candiani, Giammanco, Bonino, Nannicini, Garavini, Steger e De Petris.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 3, presentata dal senatore Ciriani e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 4, presentata dal senatore Paragone e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Si è così concluso il dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

ABATE (Misto). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Senatrice Abate, le chiedo di contenere il tempo del suo intervento. Sono infatti state preannunciate due richieste di intervento da parte del Gruppo Misto, sebbene secondo le regole che abbiamo stabilito, dovrebbe essercene soltanto una.

ABATE (Misto). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Consorzio regionale per le attività produttive (Corap), ex Agenzia per lo sviluppo industriale (ASI), è un ente pubblico economico strumentale della Regione Calabria, al quale sono affidate funzioni di sviluppo e valorizzazione delle aree produttive e industriali e l'esercizio di tutte le funzioni già attribuite ai singoli consorzi per lo sviluppo delle aree industriali.

Tra le sue prerogative rientrava anche lo sviluppo dell'area industriale di Corigliano-Rossano, ex Corigliano Calabro, e tra il 2000 e il 2004 nel territorio di Corigliano-Rossano decine di agricoltori furono espropriati dei loro agrumeti per pubblica utilità. Come risarcimento si offrì un prezzo irrisorio, perfino al di sotto del prezziario agricolo. Per tale ragione nacque un contenzioso per la giusta determinazione del prezzo, definito solo nel 2014 con la sentenza della corte d'appello di Catanzaro. Il Corap a fini dilatori si oppose alla suddetta sentenza, ma comunque la Corte di cassazione la confermò, cristallizzando il diritto di credito degli espropriati e dunque la relativa indennità.

La Regione Calabria, invece di essere dalla parte dei proprietari, sta cercando di liquidare l'ente Corap, ma la liquidazione è stata giudicata illegittima dalla Corte costituzionale nel 2021. In questa disputa è intervenuto il Mise, che starebbe aiutando la Regione ad arrivare alla liquidazione; se questo dovesse avvenire, la Regione Calabria non pagherebbe gli espropri, in quanto la liquidazione seguirà le regole della par condicio creditorum. Il patrimonio della Corap però non è capiente e l'indennizzo dell'esproprio seguirà le regole del credito chirografario, con sicura beffa per gli agricoltori espropriati e mai indennizzati da oramai vent'anni.

E' una situazione assurda e per questo motivo interrogherò il ministro Giorgetti, per capire se sia realmente a conoscenza della situazione e dei rischi che corrono i lavoratori della Corap, ma soprattutto anche gli ex proprietari mai indennizzati per i terreni espropriati da oramai vent'anni, che stanno aspettando il giusto risarcimento, con tanto di pronuncia da parte della giustizia amministrativa.

La questione va risolta nel novero della legislazione vigente, perché, se gli ex proprietari non venissero pagati, oltre a rappresentare un'ingiustizia, questo episodio creerebbe un pericoloso precedente in materia di espropriazione. Ovvero, stando così le cose, lo Stato potrebbe espropriare e calpestare un diritto di proprietà, tutelato dalla stessa Costituzione, senza riconoscere una somma all'espropriato. (Applausi).

ANGRISANI (Misto). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGRISANI (Misto). Signor Presidente, cari colleghi, nell'agro sarnese-nocerino (e, precisamente, nella periferia di Scafati) accade che, a causa degli allagamenti che si ripetono da decenni, è diventato sempre più frequente che una comunità viva, anzi sopravviva, senza poter godere dei propri diritti, iniziando dalla libertà di movimento, fino al diritto a una giusta assistenza.

Alcuni giorni fa, un'ottantenne, Maddalena Mandile, residente a Scafati, è morta, perché i soccorsi avrebbero subito rallentamenti a causa dell'acqua alta dovuta alle piogge (soccorsi che molto probabilmente le avrebbero potuto salvare la vita). Addirittura, a causa della strada allagata, anche il carro funebre ha avuto difficoltà a portare via la salma. Si tratta di una vicenda sulla quale tutti dobbiamo riflettere.

La zona e questi allagamenti sono stati oggetto in passato di una mia interrogazione in Senato, oltre a ulteriori solleciti in Regione. In quella zona vanno immediatamente completati i lavori fognari e va effettuato un dragaggio dei canali; la Regione Campania, che è l'ente competente, deve intervenire al più presto, affinché le scene che ritraggono i residenti costretti a usare la barca per raggiungere la propria abitazione non si ripetano. Non si può morire così; non si può nemmeno vivere o, meglio, sopravvivere. Non si può, perché i residenti vanno tutelati. Non possiamo permettere che tali tragedie avvengano nel silenzio delle istituzioni.

Cari colleghi e colleghe, dovete sapere che tutto l'agro sarnese-nocerino soffre di questi disagi. Le cause sono chiare e sono da ricercare nella mancata cura e messa in sicurezza del territorio. Peraltro, forse non tutti sapete che, a ogni pioggia un po' più intensa, le acque che provengono dal vesuviano scendono a valle, allagando puntualmente anche la stazione di Scafati e causando l'interruzione del trasporto pubblico su ferro in una tratta che va da città limitrofe, come Pompei, Poggiomarino, Sarno e Torre Annunziata, a Napoli.

Concludo: lo Stato che rappresentiamo e la Regione Campania non possono più esitare. Bisogna intervenire al più presto e i lavori della rete fognaria devono proseguire spediti. Mi auguro che i rappresentanti regionali, di tutte le parti politiche, ascoltino questo mio appello. Ognuno di noi ha il dovere di essere vicino a chi vive questi disagi e da parte mia esprimo la piena solidarietà ai cittadini, alle famiglie, ai commercianti e ai lavoratori dell'agro sarnese-nocerino e aggiungo che non sono soli. (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di lunedì 20 dicembre 2021

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica lunedì 20 dicembre, alle ore 12, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 20,25).

ALLEGATO A

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 16 DICEMBRE 2021

PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1, 2, 3 E 4

(6-00201) n. 1 (15 dicembre 2021)

Granato.

Respinta

Il Senato,

            udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2021;

        premesso che all'ordine del giorno del Consiglio europeo sono previste discussioni che verteranno, tra gli altri, sugli sviluppi relativi all'infezione Covid-19,

        impegna il Governo:

            in via specifica, in materia di distribuzione e somministrazione dei vaccini e situazione epidemiologica Covid-19:

                  a) ad aprire un dibattito scientifico, a livello internazionale, per l'implementazione di strategie coordinate di contrasto alla diffusione delle varianti del virus Sars-CoV-2 differenti dalla somministrazione generalizzata di vaccini, la cui autorizzazione condizionata rilasciata dagli enti di farmacovigilanza è in scadenza, in modo da incentrare l'attenzione sul potenziamento della sanità pubblica e della medicina del territorio, sulla corretta gestione domiciliare delle fasi iniziali e sulla presa in carico precoce del paziente, che rappresentano le vere criticità in relazione all'eventuale aggravamento del quadro clinico individuale, garantendo il coordinamento delle indicazioni terapeutiche e sanitarie;

                  b) per quanto concerne le strategie di prevenzione della diffusione del virus Sars-CoV-2, a farsi portavoce dell'urgenza di garantire la minimizzazione dei rischi di eventi avversi derivanti dalla somministrazione dei vaccini, i quali rappresentano, attualmente, il reale "rovescio della medaglia" rispetto ad una narrazione trionfalistica di conduzione della campagna vaccinale, richiamandosi ai principi contenuti nella Carta di Nizza e nella Costituzione italiana sul rispetto dell'inviolabilità della persona umana, per affermare il diritto di ciascun cittadino di esprimere un consenso realmente libero e informato in relazione all'impiego, sulla propria persona o sui propri figli, di qualsiasi tipologia di farmaco e di procedimento terapeutico. Non si possono somministrare, difatti, terapie preventive per categorie di lavoratori, senza riguardo allo stato di salute di ciascuno e senza un previo corretto bilanciamento, necessariamente individualizzato, del rapporto rischi-benefici;

                  c) ad attivarsi al fine di recedere da qualsiasi accordo di natura commerciale volto all'imposizione diretta o indiretta dell'uso dei vaccini, eliminando qualsiasi discriminazione applicata ad una scelta che, come previsto all'articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, deve rimanere assolutamente libera;

                  d) a farsi portavoce della necessità di garantire che gli Stati che vogliano comunque far uso dei cosiddetti vaccini non possano imporne la somministrazione ai cittadini né direttamente né surrettiziamente, in considerazione, oltretutto, dell'ormai imminente scadenza dell'autorizzazione condizionata rilasciata dagli enti europei di farmacovigilanza e del fatto che la Costituzione italiana non consente l'imposizione di un trattamento sanitario che non costituisce un presidio di pubblica utilità, dal momento che tali presidi farmacologici lasciano comunque circolare i contagi, e che non è esente da rischi per la salute dell'individuo (quantificati in un regime di farmacovigilanza passiva in Italia in 16 decessi certamente correlati su almeno 608 registrati da AIFA in prossimità dell'inoculo di tali farmaci);

                  e) a sostenere che sia in base alla Costituzioni nazionali, sia in base alla Carta di Nizza, sia in base alle tradizioni giuridiche degli Stati membri, non possa sussistere alcun elemento di necessità che giustifichi la discriminazione, sia sotto il profilo sanitario sia sotto il profilo giuridico, tra cittadini vaccinati e cittadini non vaccinati, dato che ambedue le categorie non possono essere considerate immuni rispetto al contagio dal virus Sars-CoV-2;

                  f) a farsi portavoce della necessità, per il ripristino della certezza del diritto all'interno degli Stati membri e della fiducia che i cittadini europei è fondamentale nutrano nelle istituzioni nazionali ed europee, che tutti gli Stati membri si attengano al rispetto del Regolamento europeo n. 953 del 2021, istitutivo del "green pass", che rimane comunque uno strumento astrattamente compatibile con la Carta di Nizza e con la Costituzione italiana;

                  g) a proporre iniziative che facciano chiarezza e pongano rimedio ai numerosi conflitti di interesse sussistenti in seno agli organi di farmacovigilanza europea, nonché in relazione ai finanziamenti privati da questi ricevuti, ed in seno alle più alte cariche istituzionali della Commissione europea su tutte le tematiche all'ordine del giorno, in particolare sulle politiche sanitarie sostenute ed implementate fino ad ora;

                  h) a fare luce sull'aumento preoccupante della mortalità rilevata nei territori in cui si è registrato un livello di adesioni più elevato alla campagna vaccinale (si vedano i dati Euromomo sull'aumento della mortalità complessiva nella fascia d'età 15-44 anni nel corso del 2021) e a proporre la sospensione delle medesime campagne vaccinali, ad un anno dal rilascio dell'autorizzazione condizionata da parte degli enti di farmacovigilanza, per consentire l'acquisizione di elementi che escludano la possibilità di una correlazione di tale preoccupante fenomeno con la diffusione di queste pratiche terapeutiche;

                  i) ad escludere il ricorso ad escamotage giuridici, quale l'introduzione di scudi penali di qualsiasi sorta o istituti similari nella legislazione degli Stati membri o misure equivalenti, volti a contrastare ex ante l'insorgere di qualunque forma di responsabilità in capo ai soggetti che devono somministrare i farmaci o dispensare esenzioni;

                  j) a non introdurre misure di carattere legislativo o amministrativo che accrescano in modo incondizionato le tensioni sociali all'interno dei singoli Stati membri, nei quali si assiste sempre più, per talune categorie di persone, ad una limitazione dei diritti e delle libertà stabilite anche al livello delle più importanti carte e convenzioni internazionali in materia di diritti umani, attraverso una discriminazione nell'accesso a servizi pubblici e privati;

                  k) a ripensare in nuce l'utilizzo dello strumento del green pass "base" o "rinforzato", il quale rappresenta un documento che, soprattutto se ottenuto con il completamento del ciclo vaccinale, non fornisce comunque alcuna garanzia circa la non trasmissibilità del virus Sars-CoV-2;

                  l) a prevedere che, all'interno dei territori degli Stati membri, sia garantita la libertà di un dibattito scientifico avulso da condizionamenti e conflitti d'interesse di alcun genere e che gli ordini professionali sanitari si facciano promotori e garanti della piena attuazione di tale libertà, a beneficio degli iscritti e della collettività;

                  m) a garantire che negli Stati membri sia prevista un'informazione libera, completa e plurale su tutte le possibilità di intervento e cura dell'infezione derivante dal virus Sars-CoV-2.

(6-00202) n. 2 (15 dicembre 2021)

Stefano, Lorefice, Candiani, Giammanco, Bonino, Nannicini, Garavini, Steger, De Petris.

Approvata

Il Senato,

        premesso che:

            il Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 affronterà i seguenti temi: il coordinamento UE nel contrasto al Covid-19; la gestione delle crisi e la resilienza; i prezzi dell'energia; gli aspetti esterni della migrazione; la sicurezza e la difesa; nel quadro delle relazioni esterne dell'UE, la Bielorussia, l'Ucraina e la preparazione del vertice UE - Unione africana;

        considerato che:

            sebbene la strategia vaccinale europea abbia registrato il tasso regionale di adesione più alto al mondo ma che, all'interno dell'Unione, sussistono evidenti differenze tra i tassi vaccinali degli Stati membri. Lo strumento di monitoraggio del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC), aggiornato al 9 dicembre 2021, ha indicato nel territorio dell'Unione europea oltre 317 milioni di persone vaccinate con almeno una dose, e oltre 298 milioni con ciclo vaccinale completo;

            i Ministri della salute dell'UE al Consiglio EPSCO (parte Salute) del 7 dicembre 2021 hanno concordato sulla necessità di rafforzare il ruolo dell'UE nelle crisi sanitarie. In particolare, nell'ottica di un'Europa della Salute più forte è necessario rafforzare gli investimenti strategici in ambito sanitario e la collaborazione fra Stati, creando le condizioni migliori per fronteggiare le sfide future in ambito sanitario, dalle ricerche sulla resistenza antimicrobica, all'accesso ai farmaci e ai dispositivi medici, alle cure contro il cancro;

            alla luce della situazione epidemiologica nell'UE, è importante continuare ad agire per garantire a tutti l'accesso alla vaccinazione, per superare lo scetticismo di alcune parti della popolazione nei confronti del vaccino, per distribuire le dosi di richiamo, per rafforzare gli investimenti nelle terapie e cure e per migliorare l'azione di monitoraggio, prevenzione e tracciamento;

            il Consiglio europeo tornerà anche sulla cooperazione internazionale in materia di governance sanitaria globale e sulla solidarietà. Si discuterà su come arrivare alla copertura vaccinale globale del 70 per cento nel 2022 come concordato al vertice G20 di ottobre 2021, anche intensificando la condivisione dei vaccini attraverso il programma COVAX;

            il 29 novembre 2021, in occasione della seconda sessione speciale dell'Assemblea mondiale della sanità dell'Organizzazione mondiale della sanità, la Presidente della Commissione europea ha confermato l'intenzione dell'UE di condividere almeno 700 milioni di dosi di vaccino entro la metà del 2022 con i Paesi a basso e medio reddito;

            i ritardi nell'accesso alle vaccinazioni stanno avendo un impatto drammatico sull'andamento della pandemia a livello globale e molti Paesi in via di sviluppo si stanno confrontando con una tragica carenza e con difficoltà di distribuzione e conservazione di vaccini contro il Covid-19;

        rilevato che:

            nel giugno 2021 il Consiglio europeo ha invitato il Consiglio UE a lavorare per migliorare la preparazione, la capacità di risposta e la resilienza collettive alle crisi future e per tutelare il funzionamento del mercato interno;

            nella riunione informale di Brdo del luglio 2021, i Ministri e Sottosegretari per gli affari europei hanno sostenuto gli sforzi della Presidenza per fornire una risposta più globale alle crisi. Il Consiglio europeo farà il punto sui lavori per migliorare la capacità di risposta e resilienza alle crisi future e inviterà il Consiglio a portare avanti i lavori e ad esaminare regolarmente i progressi compiuti alla luce delle conclusioni del Consiglio UE del 23 novembre 2021;

            il tema dei prezzi dell'energia è stato già affrontato al Consiglio europeo del 21-22 ottobre e ai Consigli Energia (26 ottobre e 2 dicembre) ed ECOFIN (9 novembre);

            su questo tema, l'Italia intende insistere per una riforma strutturale del mercato energetico europeo e ha proposto l'adozione di un meccanismo di approvvigionamento volontario congiunto di scorte di gas da parte di entità regolamentate degli Stati membri per migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico;

            il Consiglio europeo di ottobre ha incaricato la Commissione di studiare il funzionamento dei mercati UE del gas, dell'elettricità ed ETS (sistema di scambio delle emissioni) per valutare se determinati comportamenti commerciali richiedano o meno ulteriori interventi normativi;

            il Consiglio europeo valuterà i recenti sviluppi dei prezzi dell'energia, alla luce delle proposte della Commissione europea e di alcuni Stati membri, tra cui l'Italia;

        considerato che:

            il Consiglio europeo di ottobre ha fatto il punto sul tema delle migrazioni, questione che resta centrale alla luce della sempre più pressante necessità di impegnarsi proattivamente per scongiurare la perdita di vite umane e ridurre la pressione alle frontiere europee in conformità con il diritto dell'UE e il diritto internazionale. Il Consiglio europeo di dicembre potrà affrontare nuovamente tale argomento per continuare a monitorare lo stato di attuazione, in particolare da parte della Commissione europea e del SEAE, delle conclusioni dei Consigli europei di giugno e di ottobre 2021, con l'obiettivo di gestire in maniera efficace le sfide legate alla dimensione esterna del fenomeno migratorio;

            rimane, altresì, fondamentale proseguire il percorso verso un incardinamento concreto, coordinato e strutturato del tema migratorio nell'azione esterna dell'Unione attraverso la delineazione di una politica migratoria comune, solidale ed equa, soprattutto rinvigorendo il dibattito politico sulla gestione dei flussi e sul Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, che superi il Regolamento di Dublino;

            il 9 novembre 2021 è stato presentato dall'Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza il progetto di 'Bussola strategica'. Il Consiglio europeo, in linea con le conclusioni adottate in occasione del Consiglio dell'UE "Affari esteri" del 10 maggio 2021 e successivamente del Consiglio "Affari esteri" (Difesa) del 16 novembre ultimo scorso - in cui è stata ribadita la necessità di perseguire una linea d'azione maggiormente strategica, anche al fine di rafforzare la capacità europea di agire in maniera autonoma - fornirà indicazioni sul progetto di "Bussola strategica" che rappresenterà un documento di orientamento fondamentale per far progredire l'Unione europea verso una cultura strategica comune, anche consolidando la Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) dell'UE, sempre nel quadro di un rafforzato partenariato UE-NATO;

            i Capi di Stato e di Governo avranno anche uno scambio di vedute sulla Bielorussia, alla luce dell'utilizzo strumentale di migranti e rifugiati da parte del regime bielorusso e della conseguente crisi umanitaria. Pur accogliendo favorevolmente le ulteriori misure sanzionatorie imposte dall'UE lo scorso 2 dicembre, appare fondamentale continuare a seguire la vicenda e riaffermare l'assoluta condanna delle violazioni dei diritti umani condotte dal regime bielorusso;

            alla luce delle preoccupanti e crescenti tensioni tra Ucraina e Russia, il Consiglio potrà anche discutere sulle possibilità per promuovere una de-escalation e favorire la distensione dei rapporti nella regione;

            la situazione umanitaria in Afghanistan continua a destare forte preoccupazione e richiede iniziative dell'UE per sostenere la pace e la stabilità per il popolo afghano;

            il partenariato europeo con i Paesi africani prevede lo svolgimento di vertici al livello di Capi di Stato e di Governo, a cadenza triennale. L'ultimo vertice UE-Unione africana si è svolto ad Abidjan nel 2017 e ha sancito una partnership paritaria tra i due continenti. I Capi di Stato e di Governo faranno il punto sulla preparazione del prossimo vertice in agenda atteso per il prossimo 17-18 febbraio 2022,

        impegna, quindi, il Governo ad attivarsi in sede europea per:

                1) proseguire negli sforzi per garantire la più ampia copertura vaccinale a livello europeo e salvaguardare i risultati del Certificato verde Covid digitale dell'UE, garantendo una campagna informativa che convinca gli indecisi circa l'importanza del completamento del ciclo vaccinale e della terza dose booster;

                2) promuovere la solidarietà internazionale e intensificare ulteriormente gli investimenti in materia di vaccini, anche attraverso l'accelerazione del trasferimento dei vaccini tramite il programma COVAX, a favore dei Paesi a basso e medio reddito, adoperandosi - inoltre - in tutte le sedi europee e multilaterali per una deroga temporanea sui vaccini anti-Covid-19 al regime ordinario dell'accordo TRIPS sui brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale, prevedendo anche il trasferimento del know how necessario;

                3) analizzare le tipologie di vaccini che possono essere riconosciuti equivalenti a quelli dell'UE dalle Autorità europee e quindi validi ai fini del Certificato verde Covid digitale dell'UE, al fine di agevolare la circolazione delle persone e le attività economiche e lavorative;

                4) concludere i negoziati sul pacchetto legislativo relativo all'Unione della salute e assicurare un adeguato coinvolgimento degli Stati membri nella governance dell'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA);

                5) vigilare sui prezzi dell'energia, lavorando per la realizzazione delle proposte italiane in favore della riduzione dei costi per i consumatori e le attività produttive, promuovendo politiche rivolte al sostegno di interventi per il risparmio e l'efficientamento energetico, per la generazione di energie rinnovabili e l'indipendenza energetica. Sono obiettivi da raggiungere anche con la promozione di meccanismi volontari di approvvigionamento congiunto-acquisto centralizzato di gas, per una transizione climatica sostenibile e equa e in vista di una più ampia autonomia strategica, con l'obiettivo al contempo di sostenere il sistema economico verso un'efficienza energetica per la riduzione dei consumi;

                6) affinare la capacità di risposta e resilienza alle crisi future, ivi incluse l'adozione di misure temporanee a livello dell'UE nei settori della governance economica e dell'uso flessibile dei finanziamenti europei, che si sono rivelati decisivi per preservare la resilienza e agevolare la ripresa delle economie degli Stati membri dell'Unione;

                7) ribadire la necessità di una puntuale attuazione delle conclusioni dei Consigli europei di giugno e di ottobre 2021, in quanto una più efficace azione dell'UE per ottenere una maggiore collaborazione da parte dei Paesi di origine e transito dei flussi, è fondamentale per prevenire e contrastare la migrazione illegale e migliorare i risultati dell'azione dell'UE sui rimpatri, utilizzando le risorse dello Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI);

                8) riaffermare la centrale importanza di incentivare un maggiore impegno europeo sulla istituzione dello strumento dei corridoi umanitari, a partire dall'Afghanistan, al fine di garantire l'assistenza umanitaria e il rispetto dei diritti umani nella gestione migratoria regolare;

                9) sostenere i lavori per l'approvazione a marzo 2022 della "Bussola strategica", strumento fondamentale e da ancorare alla dimensione euro-atlantica, tenendo in considerazione che la sicurezza euro-atlantica è indivisibile;

                10) contrastare con iniziative di livello europeo gli attacchi ibridi del regime bielorusso e la strumentalizzazione dei migranti al confine UE, con una risposta determinata, affrontando anche gli aspetti umanitari della crisi. Riaffermare il supporto e la solidarietà al popolo bielorusso nella loro battaglia per la democrazia;

                11) richiamare la Russia alla necessità di ridurre le tensioni militari alla frontiera con l'Ucraina e riaffermare il pieno supporto dell'UE alla sovranità e all'integrità territoriale ucraine e perseverare nel negoziato diplomatico per l'attuazione degli Accordi di Minsk e per il sostegno al formato «Normandia»;

                12) riaffermare, in occasione del prossimo vertice UE-UA, l'impegno ad un approccio multilaterale alle prossime sfide comuni attraverso una partnership e una cooperazione economica consolidate e paritarie con i Paesi africani, con un'attenzione particolare alle sfide del "green deal" e alle relazioni dell'Unione europea con il Vicinato Sud.

(6-00203) n. 3 (15 dicembre 2021)

Ciriani, Rauti, Balboni, Barbaro, Calandrini, de Bertoldi, De Carlo, Drago, Fazzolari, Garnero Santanchè, Iannone, La Pietra, La Russa, Maffoni, Malan, Nastri, Petrenga, Ruspandini, Totaro, Urso, Zaffini.

Respinta

Il Senato,

            udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 16 dicembre 2021,

        premesso che:

            nella sua prossima riunione, come già nelle precedenti, come primo punto all'ordine del giorno il Consiglio europeo «esaminerà l'attuale situazione epidemiologica nel contesto della pandemia di Covid-19 e della comparsa di una nuova variante»;

            anche se la campagna di vaccinazione in corso in tutti gli Stati europei sta producendo gli effetti sperati, abbattendo in modo significativo i contagi e i ricoveri ospedalieri, la situazione resta ancora grave, e rimane fondamentale rafforzare la preparazione e la cooperazione tra gli Stati membri, accelerando gli sforzi di vaccinazione e promuovendo la solidarietà europea;

            in tale quadro, la situazione appare allo stato aggravata dalla comparsa della variante del virus Sars-CoV-2 denominata «Omicron», individuata per la prima volta l'11 novembre 2021 in Botswana e il 14 novembre 2021 in Sud Africa, e classificata in data 26 novembre come nuova variante preoccupante Variants of Concern - VOC dall'Organizzazione mondiale della sanità;

            in un'intervista al quotidiano spagnolo El Paìs la responsabile tecnica per la pandemia di Covid dell'OMS ha ipotizzato «uno tsunami di contagi nel mondo» a causa della variante Omicron e di quella denominata Delta, esortando i Governi ad agire con tempestività;

            la variante Omicron, che, tuttavia, non è l'unica variante del virus Sars-Cov-2 ad aver suscitato preoccupazione nella comunità scientifica, e l'avvicinarsi del periodo delle feste natalizie impongono particolare attenzione nella gestione della pandemia da parte delle autorità, che deve però avvenire nel pieno rispetto delle libertà individuali dei cittadini e con un particolare impegno a tutela delle imprese e del mondo del lavoro, già troppo duramente provati dalla fase emergenziale;

            nell'ambito della precedente riunione del Consiglio europeo, il 21 e 22 ottobre 2021, i leader dell'Unione, pur rilevando che le campagne di vaccinazione in tutta Europa hanno fatto segnare notevoli progressi, hanno invitato a intensificare gli sforzi volti a superare l'esitazione vaccinale, anche contrastando la disinformazione;

            in particolare, in tale occasione sono state segnalate, tra le altre, la necessità di proseguire il coordinamento per la libera circolazione all'interno dell'UE e i viaggi verso di essa, incoraggiando la Commissione ad accelerare i lavori riguardanti il riconoscimento reciproco dei certificati con i Paesi terzi, e quella di rimuovere rapidamente gli ostacoli che impediscono la diffusione a livello mondiale dei vaccini affinché gli Stati membri dell'UE possano accelerare la fornitura di dosi donate ai Paesi che ne hanno maggiormente bisogno;

            il secondo punto all'ordine del giorno riguarda la capacità di risposta dell'Unione alle crisi che la investono, con particolare riferimento alle politiche economiche, e il Consiglio dovrà approvare le conclusioni del Consiglio affari generali del 23 novembre, che hanno evidenziato il ruolo svolto dai fondi di coesione, volti a ridurre le disparità in termini di sviluppo regionale nell'UE e negli Stati membri, sulla base dell'assunto che «sarà possibile rendere più forte e più resiliente l'UE nel suo insieme solo se nessuna regione sarà lasciata indietro»;

            nelle conclusioni è stato sottolineato come la pandemia abbia evidenziato la necessità di collaborare per rafforzare la resilienza del mercato unico alle perturbazioni, anche per quanto riguarda le principali catene di approvvigionamento e i principali settori economici dell'UE, quali i prodotti farmaceutici, i dispositivi medici e i semiconduttori, tenendo conto anche della situazione delle comunità transfrontaliere e delle regioni vitali di transito;

            il dilagare del Covid-19 ha contribuito a far vacillare alcune delle granitiche certezze all'interno dell'Unione europea: da un lato la questione legata al debito pubblico e dall'altro gli stringenti vincoli del Patto di stabilità e crescita;

            il 23 marzo 2020, infatti, l'Unione europea ha optato per la sospensione del Patto di stabilità e crescita, attualmente prorogata ufficiosamente sino al 2022, e, in particolare, si è deciso di congelare la procedura di infrazione per il superamento della soglia percentuale del rapporto deficit-PIL nella valutazione di conformità alle disposizioni dettate dal Patto, con il fine di garantire agli Stati membri spazi di manovra per politiche fiscali espansive e, pertanto, fronteggiare anti-ciclicamente lo shock simmetrico causato dalla pandemia;

            la sospensione del Patto è stata resa possibile dall'attivazione, per la prima volta, della clausola di salvaguardia generale (General escape clause) inserita nel PSC;

            in questo contesto, si è recentemente riacceso il dibattito sulla modifica del Patto, prospettata già prima dell'emergenza sanitaria, che da mesi impegna le cancellerie europee in un dialogo finalizzato a mettere a punto specifici accorgimenti che possano permettere di superare le criticità emerse nitidamente nell'ultimo decennio;

            l'esame dei livelli di debito raggiunti all'interno dell'Unione, sensibilmente cresciuti (in media del 15 per cento, superando in molti casi il 100 per cento del PIL) anche in seguito al ricorso da parte degli Stati all'indebitamento verificatosi durante la pandemia, ha permesso di constatare quanto le regole attuali del Patto, e in particolare il vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL, non sembrino consone a gestire la situazione corrente, considerato che, come rilevato da autorevoli osservatori, una volta riattivato il Patto lo stock di debito accumulatosi comporterebbe, in alcuni Stati, la necessità di adottare misure di austerità, controproducenti nelle fasi di bassa crescita, anche in presenza di debiti pubblici elevati;

            terzo punto all'ordine del giorno del Consiglio sarà quello relativo ai prezzi dell'energia. Negli ultimi mesi, in particolare nelle ultime settimane, infatti, un aumento esorbitante del prezzo dell'energia ha interessato tutti gli Stati membri, in conseguenza a un aumento dei prezzi a livello globale, causando gravi pregiudizi alle imprese e alle famiglie, in specie quelle maggiormente vulnerabili;

            gli effetti immediati, riscontrabili nell'impennata delle bollette energetiche, hanno avuto risvolti diversificati tra gli Stati membri, con conseguenze meno gravi in quegli Stati che hanno potuto disporre di una percentuale maggiore di produzione propria e conseguenze più impattanti invece per gli altri;

            in tale situazione, l'Italia paga un prezzo salatissimo, non solo nell'immediato ma anche e soprattutto in prospettiva, dovendo il nostro sistema fare ricorso ad approvvigionamenti esteri per una percentuale moto elevata;

            dall'inizio della pandemia a oggi il prezzo del petrolio è aumentato del 200 per cento, mentre quello del gas naturale, nell'arco di un solo trimestre (da aprile a giugno 2021), è aumentato del 30 per cento, e per entrambi non si stimano ribassi nell'immediato;

            in Italia, tra le cause principali che hanno determinato l'impennata del prezzo dell'energia, annoveriamo certamente la cronica carenza di materie prime e alcune scelte poco lungimiranti in materia degli ultimi Governi; a queste, si sommano elementi che coinvolgono, in maniera diversa, tutti gli Stati membri, come la transizione green -costi dei permessi per la produzione di anidride carbonica, aumenti previsti dal Sistema per lo scambio delle quote di emissione (ETS UE), rilascio di permessi e quote, eccetera - e il complesso delle relazioni internazionali instaurate dall'Unione europea con i Paesi terzi esportatori di materie prime per la produzione di energia;

            il tenace perseguimento delle istituzioni comunitarie di una politica green, che sta avendo un effetto determinante sull'aumento delle bollette energetiche, rischia di risolversi in un aggravio inutile se poi le politiche d'importazione senza dazio agevolano Stati come la Cina, responsabile da sola di oltre il 22 per cento delle emissioni globali di CO2, a fronte del 6,4 per cento imputabile agli Stati membri dell'Unione europea;

            a tali fattori, già di per sé non marginali, si aggiungono prepotentemente anche le tensioni su diversi scenari internazionali, tra cui particolarmente suscettibili di conseguenze quelle innescatesi tra Russia e Ucraina, stante la presenza di imponenti riserve di gas naturale che giunge in Europa per la produzione di energia elettrica; del pari, non sono trascurabili le minacce di interrompere il flusso del gasdotto Yamal (che porta il gas dalla Russia in Europa) che il presidente bielorusso Lukashenko ha rivolto all'UE in risposta alla possibilità di un'estensione delle sanzioni contro il suo regime;

            negli ultimi giorni si è fatta sempre più insistente la voce che la crisi energetica si possa spingere addirittura fino a provocare uno o più blackout elettrici in Europa, tanto che in Spagna o Austria le autorità locali o nazionali stanno preallertando la popolazione;

            in tema di crisi energetica, va inoltre evidenziato quanto riportato dai media, secondo i quali la Commissione europea avrebbe allo studio una direttiva che dal 2027 vieterebbe la compravendita e l'affitto di abitazioni con una classificazione energetica inferiore alla classe E, con successivi passaggi alle classi D e C; una tale ipotesi coinvolgerebbe la grande maggioranza delle abitazioni in Italia, con decine di milioni di cittadini in un certo qual modo espropriati del proprio immobile, che avrebbe un calo di valore drastico se non addirittura totale, anche per l'impossibilità, a volte, di effettuare lavori di riqualificazione energetica, sia per fattori economici che per lo stato degli immobili stessi;

            nell'ambito delle iniziative in materia di politiche di sicurezza e difesa comune dell'UE (PSDC), sono stati avviati i lavori per la definizione di una Bussola strategica dell'UE, che dovrebbe promuovere una cultura strategica condivisa, definendo gli obiettivi prioritari per i prossimi 5-10 anni in settori quali la gestione delle crisi, la resilienza, lo sviluppo di capacità e i partenariati;

            il progetto di Bussola strategica si dispiega su quattro assi principali: azione, sicurezza, investimenti, partner; nell'ambito di questi, la Commissione europea e gli Stati membri sono chiamati a individuare le azioni prioritarie che concorreranno, nei prossimi mesi, alla definizione ultima della Bussola strategica UE;

            nell'ambito di una necessaria e improcrastinabile edificazione di una difesa comune europea, il rapporto di complementarietà con la NATO assume un'importanza strategica, anche in considerazione delle nuove minacce e delle future sfide da affrontare, come la cybersicurezza, lo spazio, le migrazioni;

            nel settore degli investimenti, anche in virtù del rapporto di complementarietà con la NATO e vista l'appartenenza a questa di 21 dei 27 Stati membri, sembra utile sottolineare come, nell'ambito delle NATO guidelines assunte nel 2014 in Galles, sia stata identificata nel 2 per cento del PIL la quota da destinare alle spese per la difesa (l'Italia si attesta intorno a 1,22 per cento);

            tutti i quattro filoni di lavoro individuati nelle prospettive di sviluppo della Bussola strategica vanno inevitabilmente a intersecarsi con gli aspetti esterni della migrazione, viste la complessità e la crescente rilevanza dei flussi migratori che interessano le frontiere esterne dell'UE, anche alla luce dei mutevoli assetti geopolitici in diverse aree del mondo;

            in tal senso, la gestione dei flussi migratori, soprattutto via mare, rimane ancora una questione sospesa, come dimostrano anche i numeri forniti dall'UNHCR che, da inizio 2021 e fino al 28 novembre, scrive di migranti giunti via mare in UE nel numero di 104.400, di cui ben 62.500 in Italia; a questi si devono aggiungere i numerosi ingressi illegali dalla rotta balcanica e le nuove e crescenti pressioni di migranti alle frontiere orientali dell'UE;

            la richiesta di maggiore sicurezza avanzata dalla Commissione europea, in specie per quel che riguarda il controllo delle frontiere esterne, non può essere lasciata cadere nel vuoto, così come le richieste avanzate da singoli Stati membri anche di supporto finanziario per l'implementazione delle difese fisiche ai confini, anche considerando le gravi crisi politiche e umanitarie in Bielorussia, in Afghanistan, nel Medioriente in generale;

            nell'ambito del Consiglio europeo dello scorso 22 ottobre, nel confermare la particolare gravità della situazione generata dagli imponenti flussi migratori, è stato rivolto un invito alla Commissione "a proporre qualsiasi cambiamento necessario alla legislazione UE e misure concrete sostenute da adeguato supporto finanziario per assicurare una risposta immediata e appropriata, in linea con il diritto UE e gli obblighi internazionali, inclusi i diritti fondamentali", anche in relazione alla richiesta di maggiore sicurezza e di controllo delle frontiere avanzate da numerosi Stati membri;

            in tema di sicurezza, in evidente correlazione con il controllo delle frontiere e con il problema irrisolto dell'immigrazione, va posto all'attenzione il pericoloso fenomeno dei foreign fighters, sul quale sembrano essere ancora poco incisive le iniziative dell'Unione europea volte al monitoraggio e al contrasto dei soggetti attratti dalla radicalizzazione religiosa, in assenza di efficaci azioni volte a disinnescare un fenomeno che potrebbe costituire una grave minaccia per la sicurezza dei singoli Stati membri e dell'Unione tutta;

            ulteriore tema che lega sicurezza e migrazione è quello del fondamentalismo islamico, anche alla luce degli ultimi accadimenti in Francia che hanno portato alla chiusura di alcune moschee e centri di culto per l'indottrinamento radicale che in esse era proposto;

            l'ultimo punto all'ordine del giorno riguarda le relazioni esterne dell'Unione, con specifico riferimento alla situazione alla frontiera dell'UE con la Bielorussia, all'incremento delle forze militari russe al confine con l'Ucraina, e ai lavori preparatori in atto in vista del vertice UE-Unione africana del prossimo mese di febbraio;

            sono ormai diversi mesi che al confine tra l'Unione e la Bielorussia stazionano alcune migliaia di migranti con la speranza di poter entrare in territorio europeo, una crisi migratoria e umanitaria rispetto alla quale l'atteggiamento del presidente Lukashenko ha spinto la UE a trovare un accordo per imporre sanzioni alla Bielorussia, culminato nell'adozione, lo scorso 2 dicembre, di un ulteriore pacchetto di sanzioni in risposta «alle continue violazioni dei diritti umani e alla strumentalizzazione dei migranti»;

            inoltre, lo scorso 1° dicembre la Commissione europea ha presentato una proposta di decisione del Consiglio dell'UE relativa a misure temporanee (per un periodo di 6 mesi) in materia di asilo e rimpatrio per aiutare la Lettonia, la Lituania e la Polonia ad affrontare la situazione di emergenza alle frontiere esterne dell'UE con la Bielorussia;

            l'ultimo «Rapporto su migrazione e asilo» ha stigmatizzato gli «attraversamenti illegali di frontiera organizzati e sostenuti dallo Stato bielorusso verso Lituania e Polonia» affermando che voli e viaggi interni sarebbero organizzati da Minsk per facilitare il transito dei migranti dal confine nordorientale dell'Unione ai Paesi limitrofi, nei quali gli ingressi irregolari sarebbero 50 volte superiori rispetto a quelli dell'anno precedente, e ha spinto la Commissione a cambiare strategia e punire gli Stati che favoriscono l'immigrazione clandestina con il blocco degli accordi commerciali e la sospensione di finanziamenti e aiuti;

            secondo rapporti d'intelligence americana, recentemente condivisi con i Paesi della NATO, la Russia avrebbe in corso preparativi volti a mobilitare ingenti contingenti militari, pari a 100 gruppi tattici di battaglione per un totale di circa 175.000 militari sostenuti da 100.000 riservisti, in posizioni strategiche lungo il confine ucraino, in vista di una possibile azione militare ai primi del 2022, circostanza tuttavia smentita dalla Russia;

            lo stanziamento di forze militari russe lungo il confine sta comunque generando forte preoccupazione nell'Unione e in tutto il mondo circa i possibili sviluppi della situazione;

            rispetto ai suoi rapporti con l'Africa e con l'Unione africana occorre che l'Unione europea prenda atto del fallimento delle proprie politiche di cooperazione allo sviluppo, che stanno lasciando gli Stati africani in mano al predominio della Cina, proprietario del loro debito e che perciò sfrutta le risorse minerarie e di materie prime del territorio, comprese le cosiddette terre rare, indispensabili allo sviluppo tecnologico dell'Occidente;

            occorre instaurare un nuovo rapporto di collaborazione con l'Africa che abbia tra i suoi punti principali anche quello del contrasto alle rotte dell'immigrazione clandestina e ai trafficanti di uomini;

            ha destato scalpore nelle scorse settimane la predisposizione in ambito europeo di un documento contenente le Linee guida sulla comunicazione nel quale si chiedeva di non utilizzare la parola "Natale", poi provvisoriamente ritirato a fronte delle proteste che aveva suscitato;

            la recente sentenza pronunciata dal Consiglio di Stato in merito alla controversa questione delle concessioni demaniali marittime, che il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, ha ricondotto nel campo di applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein, che impone l'obbligo agli Stati membri di mettere a gara a livello europeo, al momento della loro scadenza, tra le altre, proprio queste concessioni;

            con la sentenza il Consiglio di Stato ha stabilito che la disciplina nazionale che prevede la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative, inclusa la moratoria pandemica disposta dal decreto rilancio, collide con l'articolo 49 del TFUE e con l'articolo 12 della direttiva 2006/123/CE, e che, di conseguenza, tali norme non devono essere applicate né dai giudici né dalla pubblica amministrazione, fissando al 1° gennaio 2024 il termine per l'indizione delle gare;

            il turismo balneare italiano rappresenta un unicum nel panorama europeo e mondiale, soprattutto grazie agli investimenti sostenuti negli anni dai concessionari, e la decisione del Consiglio di Stato non ha tenuto in considerazione le ragioni che vorrebbero tali concessioni non rientranti nel campo di applicazione della direttiva Bolkestein, e rispetto alle quali, altre Nazioni europee come la Spagna e il Portogallo hanno disposto proroghe lunghissime senza incorrere in alcuna sanzione da parte della Commissione europea,

        impegna il Governo:

            in tema di lotta alla pandemia da Covid-19:

                 ad adoperarsi affinché, in ambito europeo, siano adottate misure uniformi e protocolli comuni tra gli Stati membri per la gestione delle pandemie e azioni uniformi sull'acquisizione dei vaccini, sulla validazione e sulla distribuzione degli stessi, sulle strutture di vaccinovigilanza con standard omogenei di rilevazione, registrazione e comunicazione degli eventi avversi;

                 a sostenere la necessità di garantire l'uniformità sulle azioni di tracciamento e sequenziamento delle varianti;

                 ad adoperarsi per la distribuzione dei vaccini agli Stati meno abbienti al fine di intensificare il contrasto al virus Sars-Cov-2 su scala mondiale e scongiurare la diffusione di ulteriori varianti;

            con riferimento alla politica economica e commerciale dell'UE e della gestione delle crisi,

                 ad attivarsi in sede europea per il superamento definitivo di politiche di austerità che nei prossimi anni rappresenterebbero un freno alla ripartenza e a spingere verso politiche di sostegno dei settori produttivi maggiormente colpiti dalla crisi al fine di salvaguardare i livelli occupazionali;

                 in questo ambito a riformare le regole del Patto di stabilità e crescita, che, applicate alle mutate condizioni socio economiche post pandemia rischiano di determinare effetti molto negativi sulle economie nazionali degli Stati maggiormente colpiti, tra cui l'Italia;

                 ad adottare urgenti iniziative nelle competenti sedi europee al fine di elaborare una soluzione all'annosa questione delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative, salvaguardando centinaia di imprese e posti di lavoro e tutelando uno degli aspetti caratteristici della nostra economia;

            con riferimento ai recenti sviluppi in materia di prezzi dell'energia:

                 a sostenere il principio della neutralità tecnologica, ovvero la possibilità di un mix autentico tra diverse fonti energetiche, che ha sempre consentito al sistema di reagire con flessibilità alle emergenze;

                 a implementare lo sviluppo di una apposita filiera industriale europea che riduca la dipendenza tecnologica dall'estero;

                 a supportare l'autonomia dell'Europa nella produzione di fonti energetiche rinnovabili garantendo, al contempo, la competitività del sistema produttivo nell'economia globale;

                 a perseguire idonee politiche, anche e soprattutto a livello europeo, volte ad evitare che la transizione green rechi effetti eccessivamente distorsivi del mercato energetico e, di conseguenza, vada a penalizzare aziende e famiglie;

                 a opporsi fermamente, in ogni sede e in ogni modo, alla direttiva allo studio della Commissione europea sulla compravendita e sull'affitto degli immobili con classificazione energetica al di sotto di una certa classe;

            con riferimento agli orientamenti in tema di difesa, sicurezza e migrazioni:

                 a sollecitare, nei prossimi incontri per la definizione ultima della Bussola strategica UE, l'inserimento della quota del 2 per cento del PIL di spese per la difesa come obiettivo per tutti gli Stati membri, al fine di coordinare al meglio le politiche per la difesa comune, anche al cospetto delle nuove dinamiche internazionali che si stanno rapidamente delineando;

                 a sostenere la richiesta degli Stati membri di maggiori fondi comunitari per l'edificazione di difese ai confini esterni dell'Unione europea, anche al fine di dar seguito alle richieste di maggiore sicurezza presenti nel Patto sulla migrazione e l'asilo;

                 a coinvolgere l'intera Unione europea nell'interdizione delle partenze dei migranti dalle coste africane, in collaborazione con le autorità degli Stati della sponda sud del Mediterraneo, anche al fine di creare degli hot spot nel territorio degli stessi per identificare i migranti e individuare prima della partenza coloro che, a vario titolo, possano aver diritto a una qualunque forma di protezione internazionale;

                 a sostenere la predisposizione di un presidio navale al largo delle coste africane, finanziato dal bilancio comunitario, coadiuvato da un sistema di pattugliamento aereo dedicato all'intercettazione degli allontanamenti illegali, il cui obiettivo sia quello di contrastare le partenze di migranti sulla rotta del Mediterraneo centrale, in stretta collaborazione con le autorità dei Paesi terzi interessati;

                 a contrastare la diffusione del radicalismo islamico all'interno dell'Unione europea, promuovendo un modello di reato di integralismo islamico riconosciuto da tutti gli Stati membri e, in stretta continuità, a promuovere iniziative volte a prevenire il rientro dei foreign fighters;

            con riferimento alle relazioni esterne dell'Unione:

                 ad attivarsi in sede europea per scongiurare la strumentalizzazione politica dei migranti ai confini della Bielorussia;

                 a sostenere ogni sforzo dell'Unione finalizzato a una de-escalation dello scontro in atto tra la Federazione russa e l'Ucraina e l'Unione stessa, nel tentativo di definire una pace secolare con la Russia, anche al fine di sottrarla dall'abbraccio cinese, che scongiuri i timori russi di influenze esterne ma che nel contempo garantisca la indipendenza e la sovranità dei Paesi confinanti, a partire dalla Ucraina;

                 a promuovere un nuovo rapporto di collaborazione con l'Africa, che sostenga lo sviluppo di quei territori attraverso un marcato sviluppo infrastrutturale, al fine di sottrarre il continente africano dalla trappola de debito cinese, conquistarlo alle ragioni delle democrazie occidentali coniugando lo sviluppo del continente con un protagonismo europeo che agevolo l'autonomia strategica europea dalla Cina;

                 ad attivarsi, altresì, in sede europea per la definizione di un quadro normativo condiviso soprattutto dalle potenze extraeuropee per una produzione virtuosa e rispettosa dell'ambiente, anche attraverso misure che disincentivino l'acquisto e l'utilizzo di materiale inquinante applicando tasse o dazi in entrata all'interno dei confini europei, promuovendo l'introduzione di dazi su prodotti esteri che non rispecchiano gli standard, salariali, di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale vigenti in ambito europeo, per evitare un pericoloso dumping sociale e contrastare fenomeni di concorrenza sleale, cosiddetti dazi di civiltà;

                 a ribadire nelle competenti sedi europee l'importanza delle radici cristiane dell'Europa e del rispetto delle tradizioni ad esse legate.

(6-00204) n. 4 (15 dicembre 2021)

Paragone, Giarrusso, Martelli.

Respinta

Il Senato,

            udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri relativamente al Consiglio europeo del 16 dicembre 2021;

        premesso che:

            l'ordine del giorno del Consiglio reca al primo punto l'esame dell'attuale situazione epidemiologica nel contesto della pandemia di Covid-19 con discussione sull'importanza della vaccinazione nella lotta contro la pandemia, compresa l'estensione della vaccinazione stessa a tutti, e un confronto sul modo migliore per contrastare l'esitazione vaccinale e la disinformazione;

        considerato che:

            il 25 novembre 2021 il comitato per i medicinali umani dell'Agenzia europea del farmaco-EMA ha raccomandato di concedere un'estensione dell'indicazione per il vaccino Covid-19 Comirnaty per includere l'uso nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni;

            la sperimentazione del farmaco anti-Covid-19 Comirnaty sviluppato da BioNTech e Pfizer è stata condotta in pochi mesi su un campione di appena 1305 bambini che hanno ricevuto il vaccino, a fronte di un target di decine di milioni di soggetti, rendendo quanto meno dubbia la rappresentatività del campione, a fronte di centinaia di variabili che incidono su sicurezza ed efficacia di un farmaco, rendendo altresì preoccupante l'attendibilità della valutazione e la frettolosa raccomandazione del comitato per i medicinali umani dell'Agenzia europea;

            la malattia Covid-19 ha un'incidenza praticamente irrilevante, sia in termini di ricoveri gravi, sia in termini di decessi, per la popolazione fra 5 e 11 anni, stando ai dati ufficiali diffusi;

            la vaccinazione pediatrica anti-Covid-19 appare perciò proposta non per fini di tutela della salute individuale, ma per una mera utilità di salute pubblica, esponendo la popolazione pediatrica a rischi personali al solo fine di tutelare la popolazione adulta e anziana, rendendo eticamente e moralmente deprecabile l'avvio della campagna vaccinale pediatrica in oggetto;

            i vaccini anti-Covid-19 attualmente disponibili, come riportato nelle rispettive schede tecniche, sono autorizzati per la prevenzione di malattia Covid-19 sintomatica e non per la prevenzione dell'infezione asintomatica (Rapporto ISS n.4 del 13 marzo 2021). Qualsiasi ipotesi su presunti effetti di riduzione del contagio non risulterebbe recepita nelle indicazioni terapeutiche dei farmaci, a oggi unicamente approvati con finalità di protezione personale dalla malattia;

            non sono chiaramente esclusi rischi anche gravi per gli effetti a medio e lungo termine per i vaccini anti-Covid; ciò rappresenta un'inaccettabile condizione di rischio specie per i bambini e per i giovani;

            le autorizzazioni condizionate al commercio hanno già dimostrato notevoli limiti anche per la sicurezza a breve termine, con casi di decessi e reazioni avverse gravi conclamati ed accertati, sospensioni o ritiri dei farmaci, cambiamento delle indicazioni relative al target di età a seguito di gravi o gravissimi effetti avversi. Tale empirica constatazione, già preoccupante, appare oggi inaccettabile ove i destinatari della vaccinazione diventino soggetti in età pediatrica, per di più con rischi irrilevanti derivanti dall'infezione;

        considerato altresì che:

            è notizia di questi giorni che il Financial Times abbia realizzato una corposa inchiesta che fa luce sul potere politico che l'azienda farmaceutica Pfizer ha conquistato, in virtù di un potere negoziale che la rende dominante sia sul mercato europeo che americano. Pfizer "ha il potere di fissare i prezzi e di scegliere quale Paese viene prima in una lista d'attesa poco trasparente, anche a causa dei programmi di richiamo vaccinale che ora i Paesi ricchi vorrebbero accelerare". Sempre dall'inchiesta del quotidiano britannico emergerebbe che "l'azienda mantiene segreta buona parte dei contratti che ha stipulato e vincola anche gli scienziati indipendenti con accordi di non divulgazione", aggiungendo, inoltre, che "il successo del vaccino Pfizer è stato costruito non su brillanti risultati della sua ricerca, ma sulla capacità di produzione che nel 2021 è aumentata vertiginosamente" proprio a fronte dell'ingente richiesta da parte dei Paesi occidentali, nonostante il costo per dose fosse notevolmente più alto di quello del vaccino Johnson & Johnson e Astrazeneca;

            per tutto ciò premesso,

        impegna il Governo:

            in sede europea, a chiedere di interrompere la campagna vaccinale anti-Covid-19 per i minori in età pediatrica;

            a opporsi a ogni ipotesi di estensione di obbligo vaccinale erga omnes.

 

 

Allegato B

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Accoto, Alderisi, Astorre, Barachini, Battistoni, Bellanova, Bini, Borgonzoni, Campagna, Castaldi, Cattaneo, Centinaio, Cerno, De Poli, Di Marzio, Fazzone, Floridia, Galliani, Ghedini, Mantovani, Marino, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nisini, Pichetto Fratin, Pucciarelli, Quarto, Romano, Ronzulli, Santangelo, Segre, Sileri e Turco.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Vallardi, per attività della 9ª Commissione permanente; Arrigoni, Castiello, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Fantetti, per partecipare a una conferenza parlamentare.

Gruppi parlamentari, composizione

La senatrice Clotilde Minasi ha comunicato di aderire al Gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione.

Il Presidente del Gruppo stesso ha accettato tale adesione.

Bilancio interno del Senato, presentazione e deferimento

Il Consiglio di Presidenza ha deliberato il Rendiconto delle entrate e delle spese del Senato per l'anno finanziario 2020 (Doc. VIII, n. 7) e il Progetto di bilancio interno del Senato per l'anno finanziario 2021 (Doc. VIII, n. 8), predisposti dai senatori Questori.

Ai sensi e per gli effetti dell'articolo 165, comma 1, del Regolamento, i predetti documenti sono trasmessi alla 5a Commissione permanente.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

DDL Costituzionale

Senatori Toninelli Danilo, Garruti Vincenzo, Mantovani Maria Laura, Perilli Gianluca, Santangelo Vincenzo

Introduzione dell'articolo 21-bis della Costituzione, in materia di riconoscimento del diritto di accesso alla rete internet (2479)

(presentato in data 15/12/2021);

DDL Costituzionale

senatori Garruti Vincenzo, Toninelli Danilo, Mantovani Maria Laura, Perilli Gianluca, Santangelo Vincenzo

Modifiche agli articoli 32 e 33 della Costituzione per la promozione dell'educazione sportiva (2480)

(presentato in data 15/12/2021).

Governo, trasmissione di atti e documenti

Il Ministro della cultura, con lettera in data 6 dicembre 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 15 dicembre 1998, n. 444, la relazione sugli immobili adibiti a teatro ammessi ai contributi di legge, relativa all'anno 2021.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 7a Commissione permanente (Atto n. 1025).

Il Ministro della transizione ecologica, con lettera in data 3 dicembre 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 25, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145, il rapporto sugli effetti per l'ecosistema marino della tecnica dell'airgun, riferito all'anno 2021.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a e alla 13a Commissione permanente (Doc. CCV, n. 3).

Il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, con lettera in data 2 dicembre 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, lettera f), del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, la relazione sull'effettiva applicazione del principio di parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica e sull'efficacia dei meccanismi di tutela, riferita all'anno 2020.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (Doc. CXXX, n. 5).

Governo, trasmissione di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Deferimento

Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 3 dicembre 2021, ha trasmesso la decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea, relativa ad una causa in cui la Repubblica italiana è parte o adottata a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana:

Sentenza della Corte (Ottava sezione) dell'11 novembre 2021, causa C-315/20, Regione Veneto contro Plan Eco Srl. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. Ambiente - Regolamento (CE) n. 1013/2006 - Spedizioni di rifiuti - Articolo 3, paragrafo 5, e articolo 11, paragrafo 1, lettera i) - Direttiva 2008/98/CE - Gestione dei rifiuti - Articolo 16 - Princìpi di autosufficienza e di prossimità - Decisione 2000/532/CE - Catalogo europeo dei rifiuti (CER) - Rifiuti urbani non differenziati sottoposti a un trattamento meccanico che non ne altera la natura.

La predetta sentenza è deferita, ai sensi dell'articolo 144-ter del Regolamento, alla 2a, alla 8a, alla 13ae alla 14a Commissione permanente (Doc. XIX, n. 140).

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento

La Commissione europea ha trasmesso, in data 13 dicembre 2021, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla trasparenza e al targeting della pubblicità politica (COM(2021) 731 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto, già deferito per i profili di merito, è deferito alla 14ª Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 13 dicembre 2021.

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 3 al 15 dicembre 2021)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 128

URRARO ed altri: sulle criticità degli uffici giudiziari del Tribunale di Napoli nord (4-05621) (risp. CARTABIA, ministro della giustizia)

Interrogazioni

CORRADO, ANGRISANI, GRANATO, LANNUTTI - Al Ministro della cultura. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

il 9 dicembre 2021 "Il Mattino" ha pubblicato un articolo per annunciare l'apertura delle iscrizioni "per prendere parte", nel fine settimana tra il 18 e il 19 dicembre, "al cantiere di restauro dell'opera dell'artista napoletano Giuseppe Sanmartino. La scultura", prosegue il testo della redazione casertana, "raffigurante il piccolo Carlo Tito - principe ereditario figlio primogenito di Re Ferdinando IV di Borbone e di Maria Carolina, morto ad appena quattro anni", era stata ritrovata "nel corso della recente attività di riordino dei depositi della Reggia di Caserta" (si veda "Reggia di Caserta, iscrizioni aperte per il restauro della scultura di Carlo Tito");

il tono assertivo del passo trascritto dimostra la riuscita di quella che si potrebbe chiamare "operazione San Martino", parafrasando un classico della commedia all'italiana degli anni '60. Nel caso di specie, è stato fatto sparire non un tesoro di ori e gemme, ma un bene assoluto intangibile: la credibilità del Ministero della cultura in fatto di analisi storico-artistica di un bene culturale, e responsabile del "furto" sembra essere lo stesso Ministero. Tutto lascia supporre, infatti, che ci si trovi davanti ad un errore premeditato (di paternità, cronologico, valutativo) per ragioni propagandistiche;

il direttore generale dei musei in persona ha svelato l'obiettivo prioritario dell'intera "operazione San Martino" nella conferenza stampa del 1° ottobre della quale si dirà: lanciare (evidentemente con il risalto mediatico assicurato da una scoperta inattesa, o presunta tale) l'idea di un "grande progetto Reggia di Caserta", simile a quello di Pompei, e impegnare risorse del PNRR in tale direzione;

considerato che:

nella suddetta conferenza stampa, è stata presentata ai media la scultura lapidea in scala 1 a 1 di un infante addormentato. Per avvalorarne il carattere di novità, tutti i relatori hanno ripetuto che l'opera d'arte è stata a lungo "nascosta" nei depositi del palazzo reale e "dimenticata", senza riferire da quanto tempo e anzi creando un'aura di mistero al riguardo. Hanno insistito, inoltre, nel presentare la "scoperta" (subito qualificata dalla stampa "straordinaria", "sublime", "meravigliosa") come frutto della spinta alla revisione, al riordino, alla ricerca, alla re-inventariazione del contenuto dei depositi voluto dalla direttrice della reggia, l'architetto Tiziana Maffei;

stando al racconto quasi agiografico della inventio, Valeria Di Fratta, storica dell'arte inquadrata come funzionario alla promozione e comunicazione, chiamata in uno dei depositi a vedere un oggetto che aveva incuriosito la direttrice senza che però la stessa si risolvesse a consultare gli inventari, sarebbe stata colpita dalla "vista folgorante" del manufatto e d'istinto lo avrebbe attribuito ad un abilissimo artista del '700 napoletano;

consultato per primo il catalogo di Giuseppe Sanmartino (1720-1793), Di Fratta trovava notizia di un'opera perduta dell'artista raffigurante il primo figlio maschio di Ferdinando IV e Maria Carolina, Carlo Tito. Dell'infante, la "Gazzetta Universale" del 25 febbraio 1775 attesta, alla data del 14 febbraio (40 giorni dopo la nascita), la chiamata del Sanmartino da parte della regina "per rilevarne l'effigie" e far realizzare un "Bambino d'argento della grandezza del neonato", per voto a San Francesco di Paola, a quella data già fuso e del peso di "lib. 15 e mez.";

l'inventario dei beni della reggia datato 1879, il primo dell'era Savoia, che per la prima volta censisce il Bambinello (con il n. 286, che è anche sulla base, dove invece C. 1081 rimanda all'inventario del 1905), lo attribuisce proprio al Sanmartino, aggiunge la Di Fratta, come si trattasse di un argomento risolutivo. Non dà alcun peso, invece, né al fatto che ci sfugge la natura della "effigie" rilevata dal Sanmartino (se scultura o semplice disegno) e i documenti d'epoca la ignorano, né al fatto che l'inventario del 1879, posteriore di oltre 100 anni alla presunta data di esecuzione dell'opera, non essendo il più antico (ce ne sono del 1799, 1830, 1858), orienterebbe altrimenti;

valutato che:

il "Catalogo generale dei beni culturali", consultabile on line, dedica al Bambinello della reggia di Caserta una scheda con codice di catalogo nazionale n. 1500052232 (si veda "Gesù Bambino dormiente sulla croce" sul catalogo online), completa di documentazione fotografica e dati dimensionali (25 per 57 per 28 centimetri), che lo identifica come "Gesù Bambino dormiente sulla croce" (forse per analogia con uno analogo, ottocentesco, completo di croce: n. 1500070636), ma lo descrive poi correttamente come "bimbo dormiente sopra un cuscino";

la scheda completa, redatta nel 1987 da A. Orlando e C. Marinelli per conto dalla Soprintendenza allora competente, e informatizzata nel 2005 da O. Piccolo nel progetto per la digitalizzazione del patrimonio "ARTPAST", colloca la scultura in "Appartamento Storico X Retrostanze" e contempera entrambi i dati "tradizionali": l'opera è attribuita per ragioni stilistiche ad "Martino S." (erronea trascrizione di "Sanmartino") ma, precisa, se ne hanno notizie nel XIX secolo. Teste la scheda, mai citata nella conferenza stampa di ottobre, l'oblio e la presunta scomparsa del manufatto daterebbero, quindi, a non più di 34 anni fa;

se si aggiunge una fattura forse meno eccelsa di quanto asserito dallo staff museale e la volontà programmatica del Ministero di riscoprire capolavori nei depositi, sì che la caccia al tesoro "non può restituire altro che capolavori", appare non dimostrato che l'infante dormiente sia opera di Giuseppe Sammartino e ancora più remota l'ipotesi di un ritratto. La reggia abbonda, del resto, fin dal Sei-Settecento, di bambini in culla e di bambini dormienti sulla croce o con la croce (dipinti, soprattutto, ma anche sculture). Persino sui social network, perciò, Nando Astarita e altri cittadini appassionati della reggia hanno espresso, con molto tatto, le loro più che sensate perplessità sulla versione ufficiale;

ciò nonostante, la direzione ha rinunciato alla mostra natalizia per lanciarne, pompandola anche con la divulgazione delle analisi strumentali subito avviate con l'università "Federico II", una ancora più ambiziosa, da febbraio a maggio 2022. Il titolo dell'esposizione in fieri, "Piccolo principe. Giuseppe Sanmartino alla Reggia di Caserta", come quello del cantiere di restauro, definito del "Ritratto del Real Infante Carlo Tito di Borbone di Giuseppe Sanmartino", ribadisce e consolida entrambe le verità di fede circa l'identità dello scultore e l'identità del neonato che la reggia di Caserta e la Direzione generale musei hanno imposto senza farsi scrupolo alcuno di ordine scientifico e morale,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti o sia vittima di quanto rappresentato ai cittadini da parte dell'istituto museale reggia di Caserta, che li vorrebbe prima attoniti ascoltatori della fabula della "scoperta" del bambinello e poi creduli assertori della sua sicura identificazione con un ritratto di Carlo Tito di Borbone realizzato da Giuseppe Sanmartino, ipotesi spacciata per certezza in spregio al codice etico che impone di salvaguardare la credibilità del museo;

come il sensazionalismo ad orologeria insegnato ai media e la ricerca di espedienti per attrarre il pubblico in un luogo della cultura dei più straordinari (che avrebbe ben altre carte da giocare che la proposta di iniziative ad avviso degli interroganti scientificamente debolissime) si possa conciliare con la permanenza degli attuali vertici alla guida della reggia e della Direzione generale musei.

(3-02985)

CORRADO, ANGRISANI, GRANATO, LANNUTTI - Al Ministro della cultura. - Premesso che risulta agli interroganti che in agro di Nola (Napoli) sia stata recentemente abbattuta la masseria fortificata di via Boscofangone n. 15, il cui impianto pare che risalisse al XV-XVI secolo. L'imponente complesso, denominato "Taverna nova del bosco", che aggregava numerosi corpi di fabbrica con diversa cronologia e funzione (la taverna vera e propria, l'edificio padronale, i magazzini, le stalle, la cappella gentilizia intitolata ai santi Gioacchino e Anna), si distingueva per il carattere difensivo conferitogli dalla presenza di torrette e bastioni distribuiti lungo il perimetro, resi necessari, evidentemente, dalla posizione debole del sito;

considerato che:

sembra che le antiche strutture, finora sfuggite (con poche altre) alle demolizioni legate alla nascita di insediamenti produttivi e del Centro ingrosso sviluppo (CIS), siano state ridotte in polvere sulla base del "piano di ampliamento dell'Area di sviluppo industriale della Provincia di Napoli - Agglomerato Nola-Marigliano" nella piana di Boscofangone;

la fine ingloriosa della "Taverna nova", in particolare, è avvenuta nel silenzio complice dei mass media, nonostante l'allarme puntuale lanciato a settembre 2019 dal deputato campano Gianfranco Di Sarno con l'interrogazione 4-03566, che ebbe grande clamore mediatico, ma non è stato ancora riscontrato dal ministro Franceschini a distanza di oltre 2 anni, benché attendesse una semplice risposta scritta;

valutato che:

"le architetture rurali aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell'economia rurale tradizionale" rientrano a pieno titolo fra gli immobili che possono essere riconosciuti come "beni culturali" ai sensi dell'art. 10, comma 3, lettera l), del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio), per come modificato dal decreto legislativo n. 62 del 2008, "quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall'articolo 13";

non basta, esse possono anche rientrare fra i "beni paesaggistici" (ex art. 136 del codice), sia in quanto inserite in ambiti più vasti, sia per i loro pregi intrinseci. Anche in questo caso è necessario che la tutela sia sancita da un apposito provvedimento amministrativo del Ministero della cultura, in forza del quale eventuali interventi di modifica degli immobili devono ottenere preventivamente l'autorizzazione paesaggistica dall'amministrazione competente,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di sopralluoghi ispettivi compiuti a Nola, presso la demolita "Taverna nova del bosco", dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Napoli (come si deve supporre sia stato richiesto dagli uffici centrali del Ministero a seguito di pregressi atti di sindacato ispettivo), e con quali esiti;

se, acquisita la proprietà della "Taverna nova del bosco" con le intenzioni richiamate, il Consorzio per l'ASI della provincia di Napoli oppure il Comune di Nola abbiano richiesto all'ufficio vincoli della competente Soprintendenza notizie in merito alla situazione vincolistica del complesso e quello, in assenza di tutele dichiarate, abbia allertato il soprintendente perché valutasse l'opportunità di procedere d'ufficio alla verifica dell'interesse culturale del bene ex art. 12 del decreto legislativo n. 42 del 2004;

che cosa intenda fare il Ministro, in ragione delle sue competenze e responsabilità, che a norma del codice si estendono anche agli edifici rurali storici (eventualmente meritevoli pure di tutela paesaggistica), per scongiurare che quest'altra dimostrazione dell'incapacità dello Stato di preservare il patrimonio culturale della provincia di Napoli possa non essere l'ultima, ma solo una delle tante di una serie che sembra infinita.

(3-02986)

CONZATTI - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:

la Provincia di Trento ha introdotto una normativa sull'esercizio della pesca, di cui alla legge provinciale 12 dicembre del 1978, n. 60, poi modificata nel 2001, che, con precise indicazioni tecniche, prevede limiti sia nello sfruttamento che nella gestione attiva del variegato patrimonio ittiofaunistico;

i criteri di conservazione delle specie indigene e l'esclusione dell'immissione delle specie esotiche, previste nella citata legge dal 1978, sono stati esplicitati più compiutamente dalla direttiva comunitaria 92/43/CEE ("direttiva Habitat"), recepita in Italia con il decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357;

l'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica del 1997, così come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 5 luglio 2019, n. 102, introduce una possibilità di deroga al precedente divieto assoluto di inserimento e di ripopolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone. La condizione imprescindibile è che essa non produca alcun pregiudizio agli habitat naturali nella loro area di ripartizione naturale, né alla fauna e alla flora selvatiche locali, in piena conformità a quanto prescritto dall'articolo 22 della direttiva 92/43/CEE;

considerato che:

per approfondire e chiarire i contenuti del citato decreto direttoriale, il Ministero della transizione ecologica ha istituito un tavolo tecnico costituito dai Ministeri della salute e delle politiche agricole alimentari e forestali, dalle Regioni e Province autonome e dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA);

nell'ambito dei lavori del tavolo tecnico, l'ISPRA, avvalendosi del supporto dell'AIIAD (Associazione italiana ittiologi acque dolci), ha redatto una lista delle sole specie di interesse alieutico delle acque dolci italiane, rispondenti alla definizione di autoctonia ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera o-quinquies), del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

l'allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con decreto 2 aprile 2020 ha stabilito i criteri per l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 357, prevedendo, all'articolo 3, quelli per l'immissione in natura di specie non autoctone, e esplicitando, alla lettera d), l'espresso riferimento a ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse ad esigenze di tipo ambientale, economico, sociale e culturale che richiedono l'immissione della specie alloctona;

per il regolamento (UE) n. 1143/2014, né la Salmo trutta (trota fario), né la sua forma lacustre (trota lacustre), né il Salvelinus alpinus (salmerino alpino), né il Coregonus lavaretus (coregone lavarello) compaiono nella lista delle specie aliene invasive;

considerato altresì che:

in Trentino, in ossequio alla carta ittica provinciale del 2001, si presta la massima attenzione nel non favorire l'ibridazione della trota marmorata con la trota fario;

la gestione ittiofaunistica del Trentino, anche a fronte della progressiva perdita dei caratteri naturali di gran parte del reticolo, ha attuato dunque due linee d'azione prioritarie, quali il ripristino e il miglioramento diffuso degli habitat ittici e la riproduzione assistita finalizzata al ripopolamento di qualità delle acque libere, al fine di contrastare l'ormai cronica e progressiva contrazione numerica delle popolazioni locali dei salmonidi;

la lista prodotta dall'AIIAD è stata il frutto di una valutazione scientifica basata su studi relativi a specie ittiche, la cui immissione nelle acque risale talora ad oltre 200 anni fa e attualmente diverse specie indicate dallo studio come alloctone son ormai da lungo tempo acclimatate e inserite senza problemi nel contesto della biodiversità nelle acque del Trentino, anche alla luce degli importanti investimenti posti in essere, anche con soldi pubblici, per creare delle pescicolture e incubatoi utili a tutelare le specie presenti nei corsi d'acqua;

rilevato che:

la Provincia autonoma di Trento ha recentemente legiferato, nell'ambito dell'assestamento di bilancio 2021 (legge provinciale 4 agosto 2021, n. 18), prevedendo che un aggiornamento della carta ittica possa regolare la materia sul territorio provinciale tramite uno studio sulla compatibilità delle immissioni ittiche, come richiesto dal decreto stesso;

il comparto economico della pesca sportivo-ricreativa in Italia ha un indotto del valore di circa 2.100.000.000 euro con una produzione di IVA e accise che generano circa 380.000.000 euro di gettito fiscale,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della questione e se non ritenga necessaria un'azione immediata per risolvere i problemi illustrati consentendo, in attesa della valutazione ed applicazione delle opportune misure, la proroga dell'attuale regime gestionale.

(3-02987)

ABATE - Ai Ministri dello sviluppo economico e per gli affari regionali e le autonomie. - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

il CORAP, consorzio regionale per le attività produttive (ex ASI), è un ente pubblico economico strumentale della Regione Calabria al quale sono affidate funzioni di sviluppo e valorizzazione delle aree produttive ed industriali con l'esercizio di tutte le funzioni già attribuite ai singoli consorzi per lo sviluppo delle aree industriali dalla legge n. 38 del 2001 oltre alle funzioni ad esso delegate e strumentali nell'ambito dello sviluppo delle attività produttive, industriali, economiche e dei servizi. In particolare, promuove le condizioni necessarie per la creazione e lo sviluppo di attività produttive in tutti i settori economici, gestendo, altresì, numerosi agglomerati industriali. Il CORAP, dunque, ha come primario obiettivo quello di favorire il sorgere di nuove iniziative imprenditoriali e di implementare e potenziare le attività esistenti;

tra le sue prerogative rientrava anche lo sviluppo dell'area industriale di Corigliano-Rossano (ex Corigliano calabro);

tra il 2000 ed il 2004 nel territorio di Corigliano-Rossano decine di agricoltori sono stati espropriati dei loro agrumeti per pubblica utilità. Come risarcimento si offrì un prezzo irrisorio perfino al di sotto del prezzario agricolo. Per tale ragione nacque un contenzioso per la giusta determinazione del prezzo definito solo nel 2014 con sentenza della Corte di appello di Catanzaro;

il CORAP, a fini dilatori, si oppose alla sentenza ma comunque la Corte di cassazione confermò la sentenza della Corte d'appello cristallizzando il diritto di credito degli espropriati e dunque la relativa indennità (Cassazione civile ordinanza della sezione 1 n. 11080 anno 2020);

la Giunta regionale, con delibera n. 6130 del 20 dicembre 2019, ha disposto la liquidazione coatta amministrativa dell'ente CORAP, giudicata illegittima dalla Corte costituzionale a seguito dell'impugnazione del Presidente del Consiglio dei ministri con la seguente motivazione: un ente regionale può essere messo in liquidazione solo con legge statale (sentenza n. 22 del 2021 della Corte costituzionale);

successivamente, tramite il richiesto intervento del Ministro dello sviluppo economico, si vorrebbero creare i presupposti affinché la Regione Calabria possa mettere nuovamente in liquidazione il CORAP, disposta con delibera dal Consiglio regionale;

tutto ciò potrebbe far sì che la Regione non paghi gli espropri in quanto la liquidazione seguirà le regole della par condicio creditorum, e, visto che il patrimonio del CORAP non è capiente e l'indennizzo di esproprio seguirà le regole del credito chirografario, ci sarà una sicura beffa per gli agricoltori espropriati e mai indennizzati da 20 anni;

ma c'è anche un ultimo strascico giudiziario: con ordinanza il TAR Calabria, definendo la fase cautelare promossa dal ricorso dell'ex commissario Bellofiore, che in tutta fretta ha provveduto a reinsediarsi nella giornata del 26 ottobre 2021, ha infatti sospeso la delibera di Giunta regionale ed il decreto del presidente della Giunta regionale che determinavano la liquidazione e la nomina del dottor Tommaso Calabrò a commissario liquidatore del CORAP ("Situazione Corap Calabria" su "Gazzetta del Sud" on line del 29 ottobre 2021);

il CORAP, inoltre, sempre a seguito dell'ordinanza del TAR, si è visto sospendere gli atti amministrativi posti in essere dalla Regione Calabria in ordine alla dichiarata seconda liquidazione coatta amministrativa che rimette di fatto "in bonis" lo stesso CORAP, provocando un indubbio forte disagio rispetto ad una situazione già critica anche per il futuro dei lavoratori;

dopo 20 anni i proprietari (ex, ormai) dopo aver perso la proprietà, dopo non aver percepito un reddito proveniente dalla stessa, a non aver percepito l'indennizzo, si sono impoveriti per un giudizio durato 20 anni e tutelato pagando decine di migliaia euro di avvocati;

nonostante un giudizio definitivo, a distanza di 20 anni i proprietari non riescono ad essere indennizzati per colpa di quello che può essere definito un comportamento speculativo dell'ente regionale e delle amministrazioni che si sono successe negli anni che hanno avuto il fine ultimo di eludere gli agricoltori espropriati che da 20 anni non godono della rendita dei terreni e dell'indennizzo di esproprio facendo capo ad altrettanti anni di spese legali;

stante la speciale natura del credito, rischiano, per un esproprio avvenuto per pubblica utilità in nome dell'art. 43 della Costituzione, di non essere pagati,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto e dei rischi che corrono i lavoratori ma, soprattutto, gli ex proprietari mai indennizzati per i terreni espropriati ormai quasi 20 anni fa e che aspettano un giusto risarcimento con tanto di pronuncia da parte della giustizia amministrativa;

se siano a conoscenza del fatto che, oltre a rappresentare un'ingiustizia, questo episodio creerebbe un pericoloso precedente in materia di espropriazione: ovvero, stando così le cose, lo Stato potrebbe espropriare e calpestare un diritto di proprietà tutelato dalla stessa Costituzione e senza riconoscere una somma all'espropriato.

(3-02988)

GIROTTO, ROMANO, VACCARO, PUGLIA - Ai Ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dello sviluppo economico. - Premesso che:

l'11 settembre 2012, a causa di un incendio nella fabbrica tessile Ali Enterprise di Karachi, in Pakistan, che produceva per il brand tedesco Kik, oltre 250 lavoratori persero la vita e in decine rimasero feriti. Solo tre settimane prima, la fabbrica aveva ottenuto la certificazione SA8000, che la accreditava come sicura da RINA S.p.A., che si definisce il "terzo attore internazionale nel campo della responsabilità sociale delle aziende";

le indagini svolte a seguito dell'incendio pongono forti dubbi sul fatto che RINA, o il suo fornitore RI&CA (Pakistan), al quale era stato affidato l'audit, abbiano mai effettivamente ispezionato la fabbrica. Se ciò fosse avvenuto, sarebbe stato semplice constatare le gravi deficienze e non conformità, causa di infrazione degli stessi standard SA8000, all'origine dell'incendio;

in particolare, la Ali Enterprise certificata come sicura da RINA: aveva un piano ammezzato in legno costruito illegalmente, chiaramente visibile da uno degli ingressi ma non menzionato nel rapporto di ispezione e non isolato dal magazzino dove è scoppiato l'incendio; presentava al piano terra un accumulo di materiali infiammabili, non adeguatamente separati; aveva un sistema di allarme antincendio non funzionante e l'unico estintore presente non funzionava; aveva una sola uscita di sicurezza per 1.000 lavoratori, mentre le altre erano sbarrate; non aveva la scala di sicurezza esterna;

un'accurata simulazione, condotta dalla società Forensic Architecture e commissionata dallo European center for constitutional and human rights, ha dimostrato che, se tali mancanze e infrazioni fossero state identificate nell'audit e corrette per tempo al fine di ottenere la certificazione SA8000, l'incendio non avrebbe causato quel numero di morti e feriti;

l'associazione delle famiglie delle vittime, insieme ad altre realtà della società civile e sindacali, l'11 settembre 2018 ha presentato un reclamo al punto di contatto nazionale (PCN) dell'OCSE presso il Ministero dello sviluppo economico che ha dato inizio a una procedura di mediazione. RINA ha, inizialmente e volontariamente, preso parte alla procedura, ma alla fine ha rifiutato di firmare l'accordo proposto dal conciliatore. A conclusione della procedura, nel dicembre 2020, non si è pertanto giunti a un accordo vincolante e il PCN ha solo potuto raccomandare a RINA di riconsiderare le proprie posizioni e migliorare le proprie pratiche aziendali;

le parti ricorrenti hanno chiesto conto a RINA di come intendesse fare seguito alle raccomandazioni del PCN ma hanno ricevuto, per giunta solo dopo un sollecito in forma pubblica, risposte elusive e non soddisfacenti, soprattutto con riferimento alla raccomandazione B, che invita a compiere un gesto umanitario esplicito verso le famiglie delle vittime dell'incendio;

l'attività di RINA, con specifico riferimento alle certificazioni sociali nel settore tessile nel Sudest asiatico, è stata anche oggetto di un'approfondita inchiesta pubblicata in Italia dalla rivista "Internazionale" a gennaio 2021 e, con specifico riferimento alla vicenda, anche dalla trasmissione "Presa diretta" del 18 ottobre 2021. Esse rivelano i comportamenti degli auditor utilizzati da RINA, i quali certificherebbero fabbriche evidentemente inagibili, falsificherebbero documenti e testimonianze, agirebbero in palese conflitto di interesse con i propri clienti e adotterebbero comportamenti predatori per accaparrarsi i clienti. Peraltro, come si evince da numerosi organi di stampa, i comportamenti di RINA sono stati ripetutamente oggetto di indagini, inclusa un'indagine tuttora in corso presso la Procura di Genova, con riferimento a presunte false certificazioni sulla sicurezza di navi e imbarcazioni;

quanto descritto mina la professionalità e la reputazione di una società italiana che opera a livello mondiale nel settore della pubblica fede. A parere degli interroganti appare inaccettabile che RINA continui a rilasciare certificazioni sociali e ad accreditare la sicurezza di fabbriche senza rispetto della trasparenza, senza effettivo coinvolgimento delle parti sociali e senza una concreta disponibilità a rimediare a danni dimostrati;

considerato che:

RINA appartiene per il 70 per cento al Registro italiano navale, il quale annovera tra i suoi membri anche il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili; più precisamente, due rappresentanti del Ministero siedono nel consiglio di amministrazione del Registro navale italiano;

RINA, inoltre, era in precedenza sottoposta alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture, ai sensi dell'articolo 13, comma 5, del decreto legislativo 3 agosto 1998, n. 314. A seguito della sua abrogazione da parte del decreto legislativo 14 giugno 2011, n. 104, non è stata prevista una norma che disciplini i controlli sul Registro italiano navale, producendo un possibile vuoto normativo;

risulta, dunque, difficile stabilire chi abbia reali responsabilità e poteri di indirizzo e controllo sul Registro italiano navale, in precedenza assolti dal Ministero. Nella convinzione che tale responsabilità permanga in capo all'ente pubblico, ancorché non definita a causa di una possibile lacuna legislativa, il Registro italiano navale, quale ente dotato di personalità giuridica di diritto privato, rimane comunque soggetto ai controlli previsti dall'articolo 25 del codice civile,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo intendano procedere nei confronti di RINA S.p.A., e, in particolare, se e come intendano agire nei confronti dei vertici, per richiamare la società alle sue responsabilità, etiche prima ancora che giuridiche, ed esprimere una valutazione sul loro operato;

se intendano chiedere a RINA di dare attuazione alle raccomandazioni del PCN e, in particolare, di dare seguito specificamente alla raccomandazione B relativa al compimento di un gesto umanitario dedicato alle famiglie delle vittime dell'incendio alla Ali Enterprise;

come svolgano o intendano assicurarsi che siano svolte le funzioni di vigilanza sull'operato delle sue partecipate in materia di condotta responsabile e, in particolare, come intendano farlo anche in futuro nei riguardi di RINA S.p.A.;

se ritengano di tenere in debito conto tali condotte aziendali nelle procedure di aggiudicazione di appalti pubblici, condizionandoli al rispetto dei diritti umani e alla risoluzione positiva di casi di violazione accertati, come quello descritto.

(3-02989)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

CIOFFI, DE LUCIA, VANIN, PAVANELLI, FERRARA, CROATTI, TRENTACOSTE, L'ABBATE, GALLICCHIO - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che, ai sensi del comma 4 dell'art. 1 della legge 30 dicembre 2010, n. 240: "Il Ministero, nel rispetto della libertà di insegnamento e dell'autonomia delle università, indica obiettivi e indirizzi strategici per il sistema e le sue componenti e, (...) per quanto di sua competenza, ne verifica e valuta i risultati secondo criteri di qualità, trasparenza e promozione del merito, anche sulla base delle migliori esperienze diffuse a livello internazionale, garantendo una distribuzione delle risorse pubbliche coerente con gli obiettivi, gli indirizzi e le attività svolte da ciascun ateneo, nel rispetto del principio della coesione nazionale, nonché con la valutazione dei risultati conseguiti";

considerato che:

il 2 dicembre 2021 è stato pubblicato su "il Fatto Quotidiano" un articolo di Vincenzo Iurillo, dal titolo "I De Luca sono tutti prof dopo Piero, Roberto. Il figlio del governatore nominato ricercatore a Fisciano. L'unico concorrente si è ritirato. Il fratello è associato a Cassino: era il solo candidato", nel quale viene raccontata la vicenda che ha portato Roberto De Luca, figlio del presidente della Regione Campania ed ex assessore per il bilancio della prima Giunta Napoli a Salerno, a diventare ricercatore dell'università di Salerno presso il dipartimento di Scienze aziendali. Qualche mese fa, il 5 ottobre 2021, anche l'altro figlio del presidente è diventato professore universitario associato di diritto dell'Unione europea presso l'università di Cassino;

dal sito web "L'Ora" si apprende che Roberto De Luca ha raggiunto "Il punteggio più basso tra tutti i candidati in concorsi analoghi. Un dato che emerge dalla comparazione tra i risultati dei 15 concorsi 'gemelli' per la copertura di un posto da ricercatore a tempo determinato (...) Roberto De Luca ha conseguito un punteggio di 47,12; ben più basso rispetto a quello di altri concorrenti per la stessa qualifica (tutti sopra il 60), sia in dipartimenti differenti che all'interno dello stesso Disamis" ("oranotizie", 5 dicembre 2021);

risulta agli interroganti, dalla relazione riassuntiva del 23 novembre 2021 dell'università degli studi di Salerno relativa alla "Procedura di selezione pubblica per il reclutamento di 1 posto di ricercatore con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato, per la durata di 3 anni, ai sensi dell'art. 24, comma 3 lettera a) Legge 240/2010, presso il Dipartimento di Scienze Aziendali - Management & Innovation System dell'Università degli Studi di Salerno. Settore concorsuale 13/B1 Economia aziendale -Settore scientifico disciplinare SECS-P07 'Economia aziendale'", che "la Commissione, confrontati gli esiti delle singole valutazioni, all'unanimità ha proposto per la chiamata il dott. Roberto De Luca (...) La Commissione inoltre redige la seguente graduatoria di merito sulla base dei punteggi assegnati ai titoli e alle pubblicazioni: 1) Dott. Roberto De Luca punti 47,12";

dalla relazione emerge che De Luca avrebbe dovuto concorrere con un altro candidato, di cui si fa cenno nella stessa: "alle ore 16:00 del giorno 18/11/2021 (...) risultano n. 2 (due) candidati". Proseguendo la lettura degli atti, però, non si evincono né il nome né tantomeno i titoli dell'altro candidato. Inoltre, alla data del 23 novembre 2021, ore 10:30, risulta che "la Commissione si è nuovamente riunita e ha proceduto alla discussione dei titoli e della produzione scientifica. Per l'unico candidato presente". Quindi, si prende atto dell'assenza di un candidato senza verbalizzarne le motivazioni. Al riguardo, la stampa locale riporta che l'altro candidato "ha presentato domanda ma si è ritirato perché ha avuto impedimenti a partecipare a un colloquio on line". Ma ciò non risulta in alcun verbale ("oranotizie", 5 dicembre 2021),

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se le procedure assunzionali siano state svolte nel pieno rispetto della normativa in materia e dei principi di parità di trattamento, non discriminazione e trasparenza;

se siano state considerate le metodologie di selezione che prevedono la competizione tra i candidati.

(4-06371)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

10ª Commissione permanente(Industria, commercio, turismo):

3-02989 del senatore Girotto ed altri, sul ruolo di RINA SpA nell'attribuzione delle certificazioni di sicurezza alle industrie e fabbriche.