Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 342 del 06/07/2021
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
342aSEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MARTEDÌ 6 LUGLIO 2021
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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI,
indi del vice presidente LA RUSSA
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-IDEA e CAMBIAMO: Misto-IeC; Misto-l'Alternativa c'è-Lista del Popolo per la Costituzione: Misto-l'A.c'è-LPC; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-Movimento associativo italiani all'estero: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,34).
Si dia lettura del processo verbale.
MARGIOTTA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 24 giugno.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Sulla scomparsa di Francesco Bosi
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Senatori, desidero rivolgere un commosso pensiero al ricordo del senatore Francesco Bosi, funzionario pubblico, dirigente di partito, parlamentare di lungo corso, uomo delle istituzioni.
Francesco Bosi è stato un prezioso interprete dei valori del cristianesimo sociale e democratico, ideali e principi che hanno ispirato e guidato ogni momento della sua vita e che ha difeso con orgoglio in un periodo di profonde trasformazioni dello scenario partitico, qual è stato quello che ha caratterizzato, nel nostro Paese, la fine del secolo scorso e l'inizio degli anni 2000.
Dopo lo scioglimento della Democrazia Cristiana, fu, infatti, tra i principali protagonisti di un in progetto di rigenerazione della dialettica politica nazionale in chiave cattolica; un progetto che egli cercò di attuare sia partecipando attivamente alla costituzione di nuove importanti formazioni politiche sia attraverso il suo convinto e appassionato impegno parlamentare; un'esperienza durata ben quattro legislature, di cui due qui in Senato, dove fu anche Segretario di Presidenza.
Come Sottosegretario di Stato per la difesa, dal giugno 2001 al maggio 2006, Francesco Bosi seppe distinguersi per rigore, competenza e profondo rispetto per le istituzioni, in un ruolo che gli scenari internazionali successivi agli attentati dell'11 settembre avevano reso particolarmente complesso e delicato. Fondamentale in quegli anni fu inoltre il suo contributo nella piena attuazione della legge sul servizio civile nazionale e nell'approvazione di importanti provvedimenti di natura legislativa, tra cui il decreto-legge in favore dei nostri concittadini civili e militari rimasti vittime di attentati terroristici all'estero.
Forte il suo legame con il territorio, con la Toscana e in particolare con il Comune di Rio Marina, sull'isola d'Elba, di cui è stato sindaco per dieci anni.
Con Francesco Bosi perdiamo un amico, un collega di tante battaglie parlamentari, un politico appassionato, capace e generoso; la sua incrollabile fede nei valori del cristianesimo sociale e nei principi della democrazia rappresentano un prezioso insegnamento per tutti noi e per le future generazioni.
Nel rinnovare ai familiari del senatore Francesco Bosi il cordoglio mio personale e di tutto il Senato della Repubblica, invito quest'Assemblea a osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Signora Presidente, io avevo chiesto di parlare perché per me Francesco Bosi è stato un collaboratore prezioso, un amico fraterno, un uomo con cui ho condiviso, nella buona e nella cattiva sorte, un lungo percorso politico. Tuttavia, signora Presidente, dopo le sue parole, che sono state così belle e hanno rappresentato così bene la figura del nostro collega scomparso, desidero solo ringraziarla, a nome non solo personale, ma anche della famiglia, perché credo che rimangano scolpite a ricordo di un uomo buono e giusto.
Non intendo aggiungere altro perché sinceramente le parole mie e forse anche degli altri finirebbero per guastare il bellissimo ritratto che lei ha voluto fare di un grande amico, senatore, Sottosegretario di Stato per la difesa, consigliere regionale, per lunghi anni esponente politico della Toscana. (Applausi).
SBROLLINI (IV-PSI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SBROLLINI (IV-PSI). Signora Presidente, ci troviamo oggi a ricordare in quest'Aula il collega Francesco Bosi, scomparso a soli settantasei anni.
Come ha ricordato lei e come ha fatto adesso il senatore Casini con le sue parole, la sua è stata una storia veramente importante, la storia di un uomo che ha dato moltissimo alle istituzioni.
È stato un uomo di grandi doti e valori, di una rara umanità, sempre pronto a lavorare per il territorio, anche quando ha rivestito incarichi governativi, consapevole del forte legame che lo univa alle realtà locali della Toscana, in cui ha iniziato la sua carriera politica. Perdiamo un grande interprete dei valori democratico-cristiani, una personalità che viveva la politica con passione e impegno e con uno straordinario legame ai principi democratico-cristiani.
Proprio in questi giorni i colleghi che con lui hanno lavorato sul territorio in maniera più stretta lo descrivono come l'uomo della mediazione, come un galantuomo sempre disponibile al dialogo e alla ricerca del compromesso. Ecco, a me sembra doveroso ricordare queste doti indispensabili per un buon politico e per fare una buona politica anche oggi.
Alla sua famiglia, ai suoi cari, ma anche al Gruppo UDC, che lui stesso ha contribuito a creare, esprimo, a nome di Italia Viva - P.S.I., le nostre più sincere condoglianze. (Applausi).
MARCUCCI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCUCCI (PD). Signor Presidente, mi associo alle parole del presidente Casini, che ha ricordato benissimo Francesco Bosi, che consideravo e considero un caro amico, una persona molto seria, con un grande attaccamento al suo territorio, a Firenze, all'isola d'Elba e all'Italia tutta; un uomo che ha fatto della politica la propria vocazione.
Concludo il mio brevissimo intervento dicendo che vorrei incontrare in quest'Aula tanti uomini come Francesco. Ci ha insegnato tanto e ci può essere ancora oggi d'esempio e d'aiuto. (Applausi).
BINETTI (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BINETTI (FIBP-UDC). Signor Presidente, colleghi, la mia esperienza, appena arrivata alla Camera, è stata quella di avere vicino, come compagno di banco, Francesco Bosi. È stata un'esperienza in cui la complessità degli argomenti che via via si affrontavano richiedeva la capacità di operare, dal mio punto di vista, una profonda mediazione tra quella che era la concretezza del tema del disegno di legge che di volta in volta si approfondiva e quello che per me resta un valore ineliminabile del far politica, che era la dimensione profondamente spirituale e profondamente cattolica in tutto quello che si faceva e si diceva; come tenere insieme temi diversi, cercando una sintesi sempre alta, che rendesse omaggio davvero al primato della politica, ma senza che la politica dimenticasse le sue radici.
In questo senso, Francesco Bosi è stato un collega molto discreto, molto efficace, molto profondo; una persona a cui non sfuggivano mai le implicazioni anche più sottili di certe decisioni, capace di trovare quel punto di mediazione che nell'apertura verso gli altri - penso effettivamente alla legge sul servizio civile; penso alla presa in carico di tutti i problemi legati alle Forze armate; penso comunque all'esperienza che come sindaco aveva fatto proprio dei problemi del territorio, quindi della massima prossimità ai problemi della gente - trova sempre una sintesi fortemente equilibrata. Quello che colpiva in lui era una capacità di mediazione alta, che io attribuisco in parte proprio alle sue radici democristiane, e nello stesso tempo un punto forte di trascendenza che lo aiutava a vedere i problemi senza mai lasciarsi irretire dalla piccola difficoltà, dall'ostracismo, dalla conflittualità che a volte rappresentano una trappola per tutti noi quando dobbiamo prendere delle decisioni.
Era un uomo grande nella sua semplicità, perché era davvero un collega semplice nel formulare i suoi giudizi, nell'esprimere le sue valutazioni, nel dare i suoi suggerimenti; molto rispettoso della libertà e delle scelte di tutti, ma anche molto coerente con il rispetto che pretendeva per la libertà delle sue scelte.
Era effettivamente un uomo politico di cui vorremmo trovare oggi - nella complessità dei problemi che dobbiamo affrontare giorno per giorno - una sintesi alta, laddove la visione della politica non fa mai velo a una visione più profonda di quelli che sono i problemi umani, di quelli che sono i diritti umani; una visione capace di cogliere e declinare l'espressione «diritti umani» nella pienezza del proprio significato, sapendone davvero valorizzare tutta la ricchezza possibile per dare alla vita di tutti noi una dimensione veramente capace di riconciliarci con una visione politica che non è mai mero interesse personale, che non è mai nemmeno interesse del proprio territorio; una visione piuttosto data dall'esperienza probabilmente fatta al Ministero della difesa, in un contesto internazionale complesso come quello in cui egli ha vissuto, che davvero ha dato a Bosi una prospettiva molto ampia, molto profonda ed efficace.
Lo ricordo con grande affetto e con questo ricordo anche la sua famiglia. (Applausi).
TOTARO (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOTARO (FdI). Signora Presidente, onorevoli senatori, intanto desidero ringraziarla, Presidente, per le belle parole con cui ha ricordato il senatore Bosi prima come uomo politico; aggiungo le mie riflessioni a quelle fatte anche dal presidente Casini.
Francesco Bosi è stato una grande personalità della politica a livello nazionale e - lei l'ha ricordato prima, Presidente - un uomo molto legato al territorio dove ha svolto l'opera di sindaco, all'isola d'Elba, e anche a Firenze dove ha svolto la funzione di consigliere comunale e anche regionale, città che amava molto e alla quale era molto legato.
Le sue battaglie sono state tantissime: è inutile stare a ricordarle a lungo perché resteranno per sempre importanti nel mondo del cattolicesimo, per i valori che si sentiva di rappresentare.
Vorrei ricordarlo anche dal punto di vista personale perché per noi, per il sottoscritto, per molti altri che hanno fatto parte della destra politica, da sempre, sin da ragazzini, Francesco Bosi è stato sempre - anche vedendo le sue immagini - un uomo sorridente, un gentiluomo, una persona per bene. Anche quando era forte il seme della discriminazione nei confronti della destra politica in Toscana, a Firenze, che non era certamente un territorio facile per noi, Francesco Bosi non ha mai fatto sentire questi sentimenti nei nostri confronti; anzi, ci è sempre stato vicino con la sua presenza e dimostrava già da allora di essere una persona perbene. Negli anni c'è stata poi una collaborazione all'interno del centrodestra, tra l'area della destra e il centro che rappresentava quello schieramento politico.
Lo ricordo quindi anche dal punto di vista personale e porto il mio cordoglio alla sua famiglia, in particolare al figlio Lorenzo e a tutti i suoi familiari, perché è una grande perdita per il nostro Paese e specialmente per la Toscana e per Firenze. (Applausi).
FAGGI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FAGGI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi, anche la Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione esprime oggi in quest'Aula cordoglio per la morte del senatore Francesco Bosi alla sua famiglia, ai suoi amici e collaboratori, al suo partito di appartenenza.
Tra i fondatori dell'UDC, lascia la sua eredità politica di uomo profondamente cattolico, con saldi principi di cristianità e di autentica fede. Ha dedicato il suo tratto umano e gentile alla sua intensa attività politica, che l'ha visto ricoprire ruoli di deputato e senatore, ma anche ruoli legati al suo territorio, la Toscana: come consigliere regionale e poi, a Firenze, come consigliere comunale e assessore. Ha ricoperto, poi, anche la carica di sindaco a Rio Marina, nella splendida isola d'Elba, che ora sarà probabilmente il luogo scelto per il suo riposo eterno.
Scompare così una figura umana di piena generosità verso il prossimo, collaborativa e capace di essere, prima che politico, uomo che fa politica. Questa caratteristica, per quanto possa apparire sottile, ancora oggi fa una grande differenza, ed è per questa caratteristica, che è prestigiosa e rara, che lo vogliamo tutti ricordare. (Applausi).
Sui lavori dei Senato
MALAN (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FIBP-UDC). Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sui lavori del Senato perché tra poco ci occuperemo della richiesta - come è già stato anticipato in vari modi sia in questa istituzione, sia fuori - della calendarizzazione del disegno di legge contro l'omofobia e la transfobia noto come di disegno di legge Zan.
Ebbene, nei giorni scorsi due Chiese titolari di una delle intese previste dall'articolo 8 della Costituzione hanno scritto una lettera formale al Capo del Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri, chiedendo di attivare le clausole previste in ciascuna delle loro intese - io ne leggo una, ma sono identiche - dove si dice: «in occasione di disegni di legge relativi a materie che coinvolgono i rapporti della Chiesa Apostolica in Italia» (oppure della chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni) «con lo Stato, verranno promosse, previamente in conformità all'articolo 8 della Costituzione, le intese del caso». E ripeto previamente anche nel caso di disegni di legge.
Il Senato non può ignorare questo passaggio: le intese sono previste dalla Costituzione, non possono essere modificate con legge ordinaria perché sono equiparabili a un trattato internazionale; possono certamente essere abolite: si abroga la legge e addirittura si abroga l'articolo 8 della Costituzione, che è un presidio previsto dai Padri costituenti per la tutela della libertà religiosa, ma non possono essere ignorate.
So che il Governo si è mosso, ma il disegno di legge è indubitabilmente all'esame del Senato. Il Senato non può ignorare previsioni di legge che sono di dignità costituzionale, tant'è vero che l'approvazione delle intese è stata firmata nel 2012 non da un funzionario qualsiasi, né da un dirigente ministeriale, ma dal Presidente del Consiglio dei ministri che, per la cronaca, all'epoca in cui tali intese furono stipulate, era Romano Prodi che ovviamente firmava non per sé ma per la Repubblica italiana. Questa legge impegna tutti noi, perché il Senato della Repubblica - come dice lo stesso nome - rappresenta la Repubblica italiana.
Non possiamo ignorare queste cose. Potrà esserci un esame, si potrà dire qualunque cosa, si potrà essere d'accordo o meno sulle dettagliate osservazioni che le due confessioni religiose hanno presentato, ma questo aspetto non può essere ignorato perché rappresenta un caposaldo della tutela della libertà religiosa nel nostro Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore Malan, terremo conto delle sue osservazioni che si intrecciano sia con la votazione successiva sul calendario, sia con la Conferenza dei Capigruppo che si terrà al termine della votazione.
CRUCIOLI (Misto-l'A.c'è-LPC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (Misto-l'A.c'è-LPC). Signor Presidente, ho depositato un'istanza ai sensi dell'articolo 157 del Regolamento, del comma 2, per chiedere che l'Assemblea voti la mia richiesta di calendarizzazione con urgenza della mozione per impedire la trattativa e il contratto tra Cassa depositi e prestiti e Atlantia. L'urgenza è dettata dal fatto che è in corso o sarebbe già stato concluso il contratto che, però, contiene una clausola sospensiva dell'efficacia, connessa alla firma da parte del Ministro delle infrastrutture, della transazione che porrebbe fine al procedimento di decadenza.
La mozione è volta proprio a impedire che il Ministro firmi. Nel momento in cui dovesse firmare, la mozione diventerebbe inutile e il Parlamento sarebbe messo davanti al fatto compiuto.
Ho chiesto, quindi, che venga messa ai voti dell'Aula la calendarizzazione con urgenza della mozione anche ai sensi dell'articolo 55, comma 7, del Regolamento del Senato, avendo raccolto le firme necessarie - anzi, due di più - eventualmente anche nella stessa giornata in cui è stata avanzata la richiesta e, cioè oggi, o nella giornata successiva attraverso un'implementazione dell'ordine del giorno. Questa richiesta è stata depositata.
Posso accettare che l'Assemblea si esprima negativamente, se la maggioranza non vorrà; non posso accettare che si faccia finta di nulla o che, comunque, non venga data una risposta esplicita alla richiesta, eventualmente mettendola agli atti, anche per consentirmi di fare ricorso alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni.
Le solleciterei una risposta sull'istanza depositata. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore Crucioli, la Conferenza dei Capigruppo è convocata subito dopo la votazione sul calendario e, quindi, in quella sede sottoporremo la sua istanza. Eventualmente le cose andassero diversamente dalla sua richiesta, sottoporremo la stessa richiesta che lei ha fatto in base all'articolo 157, comma 2, del Regolamento alla votazione dell'Assemblea.
CIOFFI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIOFFI (M5S). Signor Presidente, desidero anch'io intervenire molto rapidamente sull'ordine dei lavori.
Le questioni evidenziate dal senatore Malan mi sembra non siano coerenti o conformi con ciò di cui dovremo discutere tra poco, in quanto credo non ci sia alcuna affinità tra la libertà di esercitare e professare una religione con le cose di cui ci accingeremo a parlare tra poco. Mi sembra che una persona definita da tutti come il Messia disse di amare il prossimo nostro come noi stessi e, quindi, non mi sembra che le cose evidenziate abbiano alcuna attinenza con il disegno di legge di cui si parlava prima.
PRESIDENTE. Senatore, noi discuteremo la calendarizzazione ed è chiaro che l'argomento che pone o ha posto il senatore Malan si intreccia inevitabilmente con la discussione sulla calendarizzazione stessa, perché costituisce un aspetto di una discussione molto vasta, che nel merito viene ricondotta a tanti altri aspetti. E questo è uno di quelli che ha prospettato. È tutto qua.
Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori (ore 17,04)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori».
La Conferenza dei Capigruppo, riunitasi mercoledì 23 giugno, ha approvato a maggioranza il calendario dei lavori fino al 13 luglio.
Nella settimana corrente saranno discussi il decreto-legge sull'assegno temporaneo e, per la seconda deliberazione, il disegno di legge costituzionale sull'estensione dell'elettorato attivo per il Senato. Per la votazione finale di quest'ultimo provvedimento è richiesta la maggioranza assoluta dei componenti del Senato.
Alle ore 9,30 di domani sarà indetta la chiama per la votazione a scrutinio segreto mediante schede per l'elezione di due componenti del consiglio di amministrazione della RAI. Le urne rimarranno aperte fino alle ore 17.
Giovedì 8 luglio, alle ore 15, avrà luogo il question time con la presenza dei Ministri delle politiche agricole, dell'università e per le politiche giovanili.
La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito altresì, sempre a maggioranza, che martedì 13 luglio, alle ore 16,30, avrà inizio la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera dei deputati, sul contrasto della discriminazione e della violenza per sesso, genere o disabilità.
Calendario dei lavori dell'Assemblea
Discussione e reiezione di proposte di modifica
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi il 23 giugno 2021, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - il calendario dei lavori fino al 13 luglio:
Martedì | 6 | luglio | h. 16,30 | - Disegno di legge n. 2267 - Decreto-legge n. 79, Assegno temporaneo (voto finale entro il 9 luglio) (scade il 7 agosto)
- Disegno di legge costituzionale n. 1440-B - Estensione elettorato per il Senato (seconda deliberazione del Senato) (voto a maggioranza assoluta dei componenti del Senato)
- Votazione per l'elezione di due componenti del Consiglio di amministrazione della RAI (votazione a scrutinio segreto mediante schede) * (mercoledì 7 luglio, ore 9,30)
- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 8, ore 15) |
Mercoledì | 7 | " | h. 9,30 | |
Giovedì | 8 | " | h. 9,30 |
* Dopo la chiama le urne rimarranno aperte fino alle ore 17.
Martedì | 13 | luglio | h. 16,30 | - Disegno di legge sul contrasto della discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 2267
(Decreto-legge n. 79, Assegno temporaneo)
(5 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori |
| 20' |
Governo |
| 20' |
Votazioni |
| 20' |
Gruppi 4 ore, di cui: |
|
|
M5S |
| 43' |
L-SP-PSd'Az |
| 39' |
FIBP-UDC |
| 34' |
Misto |
| 32'+5' |
PD |
| 29' |
FdI |
| 23'+5' |
IV-PSI |
| 21' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 18' |
Dissenzienti |
| da stabilire |
BERNINI (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI (FIBP-UDC). Signora Presidente, mi concentro nello specifico sui punti del calendario della prossima settimana.
Come tutti i colleghi sanno - perché non abbiamo fatto mistero del nostro operato - i Capigruppo di maggioranza si sono riuniti a partire dalla settimana scorsa per cercare di trovare un accordo sul disegno di legge Zan: sottolineo che si tratta di un disegno di legge, non di un decreto-legge, con un termine che lo fa scadere e che rende necessario portarlo in Aula a data certa. (Applausi).
Riconosco a tutti i colleghi Capigruppo e ai colleghi che hanno partecipato alla riunione profonda onestà intellettuale nel rappresentare le proprie motivazioni politiche e nel proporre emendamenti al testo del disegno di legge Zan.
Come voi sapete esistono, non solamente all'interno di Forza Italia, sensibilità minoritarie e maggioritarie rispetto a questo testo. Questo è il motivo per il quale noi abbiamo chiesto che il provvedimento non venisse fatto oggetto di una forzatura, con un'espressione che la collega Simona Malpezzi mi ha chiesto di non usare: mi correggo, allora, e dico che noi abbiamo chiesto che il provvedimento non venisse catapultato, non venisse accelerato, non venisse trasportato con una celerità inusitata dalla Commissione, dove siamo in fase di audizione - sottolineo che siamo in fase di audizione - all'Aula, con una settimana di distanza dal momento in cui questa decisione viene presa.
Abbiamo fatto questa richiesta perché è evidente che in questo modo si costringe l'Aula a esaminare a data certa un provvedimento che non potrà che essere approvato nel testo attuale, senza consentire a questa Assemblea di svolgere la sua funzione (Applausi), quella cioè di apportare quelle modifiche, ovviamente migliorative, che si reputi necessario inserire in un percorso di crescita della legge. Come infatti abbiamo detto e qui ripetiamo, riteniamo importante e fondamentale che questa legge venga esaminata; riteniamo vile, sia non portare la legge in Aula, sia portarla in Aula per farla morire e per sgravarsi della responsabilità di averlo fatto, dando la colpa a qualcun altro. (Applausi).
Colleghi, io penso - voglio sottolinearlo - che la legge Zan sia un importante passo di civiltà per questo Paese, lo credo sinceramente e voi conoscete la sincerità delle nostre intenzioni. Ritengo, tuttavia, che non possiamo approvare e fare pubblicare in Gazzetta Ufficiale un manifesto, una bandierina, perché in Gazzetta Ufficiale si pubblicano le leggi, non le bandierine. (Applausi).
Riteniamo in piena coscienza che il testo di questa legge sia sbagliato - tanti i colleghi che me lo hanno detto in separata sede - perché si inseriscono in questo provvedimento dei comportamenti che non si capisce se rappresentano o meno un reato fino a che un giudice non dica se lo sono o meno e questa, colleghi, si chiama norma penale in bianco ed è vietata dalla Costituzione. (Applausi).
Io lo dico e lo ripeto: voglio la legge Zan in quest'Aula, la voglio a titolo personale e per il Gruppo parlamentare che rappresento. Non voglio, però, una forzatura del tipo «prendere o lasciare». Non voglio essere costretta ad approvare una norma dismettendo i miei diritti di legislatore solamente perché qualcuno mi impone di farlo, privandomi dei miei diritti (Applausi) di persona che rappresenta non solamente le sue intime e profonde convinzioni, ma anche le intime e profonde convinzioni di chi la pensa diversamente. Altrimenti, colleghi, io non sono una liberale, ma una persona che pensa che la mia libertà e i miei diritti siano migliori di quelli degli altri; non è così che si fanno le leggi. È per questo motivo che noi vi chiediamo con tutta l'umiltà, la disponibilità e - ripeto - l'onestà intellettuale che la presenza in quest'Aula ci impone, di riflettere nuovamente sulla mediazione che il presidente Ostellari ha proposto. Ringrazio il presidente Ostellari per la sua capacità di fare sintesi (Applausi), ha lavorato benissimo perché ha messo insieme quello che apparentemente insieme sarebbe stato con grande difficoltà.
Colleghi, in questo momento noi abbiamo un testo su cui ci siamo fermati solamente per colpa di una parola; usciamo dall'irrigidimento di posizioni, usciamo dalle bandierine, buttiamole fuori dalla finestra, pensiamo ai diritti delle persone che diciamo di voler proteggere con questa legge e facciamo una vera mediazione al rialzo (Applausi) e non una forzatura al ribasso portando in Assemblea una norma che non è pronta per essere approvata.
Colleghi, non è troppo tardi. Se noi in questo momento voteremo un calendario, come voi ci chiedete di fare, che porterebbe in Aula la legge Zan la prossima settimana, è evidente che tale legge sarà solamente quella che voi ritenete debba essere e che quindi debba rappresentare quella parte di mondo che voi pensate debba essere rappresentata in via privilegiata. E gli altri? E la libertà di parola? E la libertà di espressione e la libertà di pensarla diversamente da come voi pensate debba essere inserita un testo in una norma?
Colleghi, sono sinceramente convinta che non sia troppo tardi ed è per questo che propongo che anziché forzare il calendario ad una non rapida, ma forsennata, frenetica e folle corsa del disegno di legge Zan verso l'Assemblea la prossima settimana a testo invariato, noi ci si prenda qualche giorno in più. Il presidente Ostellari ha fatto una verifica sul punto; avevamo detto una settimana in più per consentire alla Commissione giustizia, oberata di provvedimenti, che sta già decidendo in congiunta con la Commissione affari costituzionali, e alle altre Commissioni che dovranno esaminare il disegno di legge Zan, rendendo un parere sullo stesso, di lavorare seriamente sul testo.
Colleghi, se non sono solo parole, se noi dobbiamo veramente difendere un diritto, se dobbiamo difendere i diritti LGBTQ +, cosa di cui io sono profondamente convinta, di cui noi siamo profondamente convinti, non esiste un unico modo per farlo.
La politica è mediazione, confronto e capacità di fare sintesi. Facciamo sintesi. Mancava un centimetro alla metà nei nostri tavoli fino ad un'ora fa, andiamo avanti non irrigidiamoci. Non facciamo, collega Malpezzi, salti in avanti eccessivi perché qui non si tratta di vittorie e sconfitte di qualcuno, si tratta di maturità politica di quest'Aula che deve dimostrare di essere capace di rappresentare tutti e non solamente una parte preferita. Questo non è parte di un accordo politico che rientra nell'ambito di operatività del Governo. Questa è attività parlamentare. Lo abbiamo detto una volta e lo ripetiamo: il Governo Conte è finito, non esiste più, siamo in una fase nuova, in una fase di unità nazionale. Non dividiamoci su un calendario che con una settimana in più ci vedrebbe ancora uniti.
Propongo, in conclusione, di fare della legge Zan una legge veramente condivisa, una legge che sia per noi una prova di maturità politica. Una legge che ci faccia fare ciò per cui siamo qui: lavorare sulle norme per migliorarle. Noi non siamo degli osservatori non partecipanti, siamo dei legislatori, non limitiamoci ad osservare il passaggio della legge Zan senza metterci mano. Lavoriamo insieme per renderla migliore e per migliorare i diritti di chi ci sta a cuore e rappresenta il vero cuore della norma, cioè i suoi destinatari. (Applausi).
CIRIANI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, il Gruppo Fratelli d'Italia voterà contro la proposta di calendario dei lavori per una serie di motivi.
Il primo fa riferimento a un caso piuttosto strano, relativo alla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La relazione è stata fortemente voluta dalla sinistra affinché arrivasse in Assemblea ed è stata calendarizzata; dopodiché, all'improvviso, senza che nessuno dicesse o spiegasse nulla, quella relazione è stata ritirata e non se ne parla più. Siccome noi siamo abituati a pensare male, abbiamo l'impressione che qualcuno non voglia che in quest'Aula si discuta dei contenuti di quella relazione, relativa al caso dei gessi rossi in Toscana, perché contiene alcune accuse molto precise, severe e circostanziate nei confronti dell'amministrazione regionale della Toscana e degli enti preposti al controllo.
Se siamo noi a pensare male, gradirei che qualcuno della maggioranza si alzasse in piedi e ci confermasse che questa relazione quanto prima arriverà in Assemblea per un voto. (Applausi). Altrimenti noi continueremo a pensare male con più argomenti di quelli che abbiamo oggi, ma sicuramente non taceremo questo fatto.
La seconda questione naturalmente riguarda il disegno di legge - che la collega Bernini ha soprannominato decreto, per chiari motivi - Zan. La sinistra ha deciso che il bicameralismo non esiste più; quindi non serviva fare il referendum, presidente Renzi, perché il PD, con un atto unilaterale, ha deciso che il Senato non esiste più, non serve che lavori, non serve che discuta, non serve che tenti di migliorare un testo. Non serve che i senatori esercitino il loro diritto-dovere di lavorare, ognuno nel proprio campo, per tentare di correggere e migliorare i testi che arrivano alla loro attenzione.
La motivazione è evidente. Oltre ai contenuti, che tutti conosciamo, secondo me c'è un altro motivo, un dato politico grande come una casa, signor Presidente, colleghi: all'interno della maggioranza c'è un pezzo di maggioranza che è più maggioranza degli altri e che vuole dimostrarlo. Vuole dimostrare chi comanda all'interno della maggioranza e del Governo Draghi. I padroni della maggioranza sono i 5 Stelle e il PD e lo dimostrano con questo Diktat; sono i padroni della maggioranza e si comportano con atteggiamento padronale, con l'arroganza dei padroni di una volta, quindi impongono con la forza dei numeri e dei muscoli a tutto il Parlamento la loro verità, che non può essere contestata. Questo è quanto accade.
Come abbiamo detto cento volte e ripetiamo per la centunesima volta (l'ho detto io, l'ha detto il collega Balboni, l'abbiamo detto in tanti in Commissione giustizia), se l'emergenza del Paese - ammesso e non concesso che sia questa - è la violenza omofobica, siamo disponibili ancora una volta a ragionare su come rendere le norme penali che già esistono - che già esistono! - più severe e più efficaci, se questo è il tema. Temo tuttavia che il tema non sia affatto questo.
Noi non possiamo accettare che venga approvata, su una questione così delicata, una norma liberticida (presidente Alberti Casellati, peso le parole: una norma liberticida), che introduce surrettiziamente (ma neanche tanto surrettiziamente) il reato di opinione; una norma che limita, fino quasi ad annullare, il ruolo della famiglia come luogo privilegiato in cui educare i propri figli; una norma che introduce obbligatoriamente nelle scuole di ogni ordine e grado la Giornata della teoria gender, persino nelle scuole elementari, persino ai bambini di sei anni. (Applausi). D'altra parte, signor Presidente, come è classico di ogni regime autoritario, l'indottrinamento inizia sin dalla più tenera età; e qui di indottrinamento stiamo parlando.
Andate pure avanti come schiacciasassi. Hanno cercato di farvi ragionare e di fermarvi le associazioni cattoliche (ma non ci sono riuscite), le associazioni laiche, quelle femministe, e poi intellettuali e personalità che hanno ricoperto la carica di Presidente della Corte costituzionale; persino il prudentissimo Vaticano è intervenuto con una nota che non ha precedenti. Ma per voi non conta nulla; conta soltanto la vostra bandiera ideologica da sbandierare; per voi conta approvare una legge, in maniera inaccettabile, in modo tale che voi, che forse - lo vedremo nei prossimi giorni -, siete maggioranza in quest'Aula ma sicuramente siete in minoranza fuori da qui, possiate imporre al resto del Paese, alla maggioranza del Paese, una legge che introduce il pensiero unico e poter controllare chi la pensa in maniera diversa. (Applausi). Questo è il contenuto del disegno di legge Zan e questo spiega l'urgenza e la vostra ottusità nel non accettare critiche e anche messaggi di compromesso o di accordo provenienti dal resto del Parlamento.
La nostra opposizione, signor Presidente, sarà molto dura, perché non basterà certo - e lo dico anche ai colleghi del centrodestra - modificare una virgola, un punto e virgola, una righina: la legge va modificata nella sostanza e non ci accontentiamo di qualche compromesso al ribasso. La nostra opposizione sarà molto dura in quest'Aula e si avvarrà di tutti gli strumenti che il Regolamento consente, e vogliamo far sapere al Paese che esiste un'opposizione che si batterà con tutte le forze che ha per evitare questa prevaricazione ai danni del Parlamento e dei cittadini italiani. (Applausi).
PRESIDENTE.Senatore Ciriani, ma la sua richiesta rispetto al calendario è che questo argomento non si tratti affatto? Qual è la sua proposta?
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, come ho detto, chiedo che non venga discusso il disegno di legge Zan e che venga inserito come primo punto all'ordine del giorno la discussione sulla relazione della Commissione speciale sul ciclo dei rifiuti.
DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, ho sentito dire dalla collega Bernini parole che magari avrei voluto sentire anche qualche tempo fa: mi riferisco al voler dare un peso forte al nostro ruolo di legislatori e soprattutto la possibilità di un vero approfondimento e di una discussione. Dico questo perché vorrei ricordare a tutti noi, a me per prima, che il disegno di legge Zan è stato approvato dalla Camera ed è arrivato in Senato lo scorso novembre. La Presidente ci dice che la Commissione sta lavorando e si è in fase di audizione, ma sono sette mesi che questo disegno di legge non è all'attenzione, purtroppo, ma è "buttato lì" in Commissione.
Noi cosa abbiamo sempre chiesto? Questo è il punto fondamentale: abbiamo chiesto che, quando arriva un disegno di legge inizi finalmente in Commissione l'ordinaria procedura. Certamente si può fare un ciclo di audizioni, ma non centosettanta (Applausi); quando si fanno centosettanta audizioni significa evidentemente che si vuole rallentare il percorso del disegno di legge. Abbiamo chiedo di fissare i tempi per la discussione e per la presentazione degli emendamenti. Ma tutto questo non è stato possibile.
Noi quindi respingiamo al mittente l'accusa delle forzature, perché non è una forzatura. Infatti, se avessimo voluto fare forzature i colleghi del MoVimento 5 Stelle avevano già raccolto le firme per far arrivare il disegno di legge in Aula con la procedura d'urgenza e noi invece abbiamo aspettato, perché ancora una volta volevamo capire fino in fondo come procedere. Abbiamo chiesto però, proprio per togliere finalmente da questo limbo il disegno di legge, che finalmente si mettesse un punto fermo e questo - Presidente, lei me lo insegna - non può che essere, come accaduto altre volte, la calendarizzazione in Aula. È un punto fermo, perché se si calendarizza e si dice che in quella data, chiuso o non chiuso, il provvedimento deve arrivare in Aula, è evidente che si mettono in moto, se si ha davvero la volontà, le procedure in Commissione.
Noi abbiamo anche detto - la Presidente ne è testimone - che chiedevamo la calendarizzazione, come abbiamo fatto in Conferenza dei Capigruppo, e che se vi fosse stata la calendarizzazione saremmo stati ovviamente disponibili ad incontri al tavolo. Questo tavolo si è riunito già dalla scorsa settimana per ben tre volte, nonostante siamo ancora qui a discutere della calendarizzazione. Al presidente Ostellari tutti abbiamo dato atto dello sforzo compiuto e bisogna sempre apprezzare gli sforzi, ma vorrei chiedergli perché adesso si cerca ancora una volta di non calendarizzare il provvedimento. Calendarizziamolo e il presidente Ostellari, che è anche il relatore, perché da Presidente di Commissione si è nominato relatore, ha la facoltà di depositare questo testo che oggi ci ha illustrato e quindi iniziare la procedura normale, volta a fissare il termine per la presentazione degli emendamenti e quindi a poter fare tutti gli approfondimenti.
Non pensate si debba fare un accordo fuori, anche tra Capigruppo per carità, e poi rinviare di nuovo la calendarizzazione. Noi abbiamo questa esigenza ed è all'attenzione dell'opinione pubblica, certo con opinioni diverse: stiamo chiedendo, ormai da tempo immemorabile, di poter finalmente dare anche al nostro Paese una legge che allarga i diritti. Non è una legge che li toglie a qualcuno: questa è la cosa fondamentale. (Applausi).
Vogliamo discutere nel merito? Benissimo, facciamo tutti gli ulteriori approfondimenti, ma questo significa che si fissa una data per l'esame del disegno di legge in Aula e poi il presidente Ostellari, relatore, deposita il suo testo e la Commissione ha tutte le competenze per poter lavorare e fare un lavoro proficuo, come abbiamo fatto fino ad oggi.
Vorrei anche dire che questo disegno di legge fa riferimento a orientamenti consolidati, anche a livello europeo, e quindi si tratta anche di scegliere dove vogliamo posizionare il nostro Paese. Io penso che il nostro Paese in Europa debba essere posizionato insieme con i Paesi che sono più esposti sul fronte dei diritti e dell'allargamento dei diritti. Non lo possiamo posizionare dalla parte di chi, come abbiamo già visto anche recentemente, firma documenti che sono esattamente il contrario, cioè la negazione dei diritti.
Torno a ripetere, Presidente, che qui non ci sono forzature, ma semplicemente il fatto di votare il calendario e di fissare finalmente una data. Questo mette ordine e può avviare le procedure in Commissione per togliere questo disegno di legge dal limbo in cui per mesi è stato tenuto, montando una campagna ostruzionistica, come quella che c'è stata in queste Aule, ma sicuramente anche orchestrando una campagna di denigrazione.
Qui non è un problema di ideologia; il problema è che ognuno si deve assumere le proprie responsabilità e noi vogliamo assumerci fino in fondo questa responsabilità, votando il calendario e dicendo chiaramente che c'è una data precisa, che è il 13 luglio. In quella data è previsto l'arrivo del disegno di legge in Aula e a quel punto la Commissione finalmente dovrà fissare i termini per poter procedere. C'è tutto il tempo, se uno vuole, per fare un lavoro serio ed efficace e questo risponde pienamente al nostro dovere di legislatori. (Applausi).
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, il Gruppo Lega tiene a rivendicare il fatto che, dall'inizio dell'avventura in questo Governo Draghi, sia in Commissione, sia di conseguenza in Aula, non ha mai portato o proposto dei disegni di legge che fossero divisivi (Applausi), ma ha sempre cercato di portare, come penso anche i colleghi di Forza Italia, dei disegni di legge che trovassero ampio consenso, perché sembrava che lo spirito più giusto, facendo parte tutti di questo Governo, fosse quello di cercare di porre delle tematiche il più possibile condivisibili.
Il disegno di legge Zan è divisivo non perché lo diciamo noi, ma perché, come avete visto, il Paese è diviso su questo tema: lo si vede sulla stampa, lo si vede in tante dichiarazioni di esponenti anche di sinistra, di Presidenti emeriti della Corte costituzionale. È persino arrivata una nota verbale dalla Segreteria di Stato vaticana, quindi c'è il mondo della Chiesa che pone alcune questioni. Questo è un tema talmente divisivo che non potete pensare di affrontarlo forzando e chiedendo una calendarizzazione in Aula per la settimana prossima, sapendo che la Commissione in pochi giorni difficilmente potrà trovare una soluzione. (Applausi). La verità, anzi, è che portare il disegno di legge in Aula per la discussione la settimana prossima significa esautorare la Commissione dei suoi poteri, non accelerare i lavori della Commissione, ma esattamente il contrario. (Applausi).
Facciamo tutti parte di una maggioranza, ma vogliamo davvero affrontare un tema così delicato andando a votare un calendario? Questo è quanto abbiamo detto fin dall'inizio e ve lo diciamo chiaramente: ce l'abbiamo messa tutta, le abbiamo provate tutte, a cominciare dal fatto che abbiamo depositato un disegno di legge a firma della senatrice Ronzulli, del senatore Matteo Salvini e di altri, proprio per testimoniare che sul tema della lotta alle discriminazioni noi ci siamo. (Applausi). Questo è un segnale che abbiamo voluto dare, ma quel disegno di legge non lo avete neanche voluto guardare, perché tendenzialmente la logica dice che si abbinano i disegni di legge, si fa un testo unico, lo si porta alla votazione della Commissione e lo si discute. Questo è il metodo, è una prassi consolidata per chi fa parte di una maggioranza.
Nonostante questo, dal momento che si voleva partire dal disegno di legge Zan, abbiamo accettato che si partisse da quello, anche qui dando la nostra disponibilità a provarci. Abbiamo messo in conto che ci sono alcuni articoli nel disegno di legge Zan che sono stati oggetto naturalmente di critiche, come abbiamo già detto, anche da parte del mondo della sinistra, da parte di alcune femministe. Mi sono stati inviati degli emendamenti proposti da Arcilesbica via mail - non li ho inventati io - in cui si chiede di cambiare quella legge. (Applausi).
Il presidente Ostellari prontamente, subito dopo la Conferenza dei Capigruppo, ha convocato un tavolo, che noi chiediamo da un mese e mezzo a questa parte, ma ci è sempre stato detto che prima si doveva calendarizzare la legge. Questa non è una forzatura? Ma no, figuriamoci, stiamo scherzando? Io al tavolo mi siedo subito, se mi si invita, non chiedo che prima ci sia la calendarizzazione. Il presidente Ostellari chiede le proposte di modifica. Ci sono dei gruppi politici che le presentano. Si arriva a un testo che cerca il più possibile di accontentare tutte le istanze. Un testo che noi abbiamo considerato una buona base di partenza.
Oggi, nel corso della riunione, abbiamo chiesto ci fosse dato un segnale, da parte del centrosinistra, della maggioranza giallorossa (chiamatela come volete), della volontà di modificare il testo. La risposta che ci avete dato è stata: non se ne parla! Avete rifiutato una proposta di mediazione, fatta dal presidente Ostellari, che teneva conto di tutte le sensibilità.
Ma per arrivare al dunque: per quale motivo fate ciò? Perché la verità è che voi volete approvare la legge così com'è. (Applausi). Voi avete fatto capire che il vostro atteggiamento e la vostra volontà è di prendere o lasciare. A questo punto, però, di fronte a questo tentativo e a questa volontà, che avete manifestato in modo molto chiaro, a questo punto ognuno, come è stato detto bene, deve prendersi le proprie responsabilità.
La responsabilità vostra, però, sarà quella di avvelenare il clima politico di una maggioranza che sostiene il Governo. Da persone responsabili, tutti dovremmo metterci intorno al tavolo a discutere e ragionare senza fretta. (Applausi). Questa era la politica di una volta! Invece, oggi c'è la politica del "prendere o lasciare", perché si sostiene che si snatura la legge.
Io pongo una domanda. Se l'obiettivo del disegno di legge Zan è contrastare le discriminazioni legate all'orientamento sessuale, al sesso e al genere e ad altre tipologie, ma per quale motivo siete contrari alla proposta del presidente Ostellari? All'articolo 1, la sua proposta pone, come finalità della legge, quanto segue: «La presente legge ha la finalità, in attuazione dell'articolo 3 della Costituzione, di offrire la più ampia tutela contro ogni forma di discriminazione fondata sul sesso, sul genere - perché sul genere c'è dentro sicuramente l'aspetto della transfobia, della lesbofobia e di tutte le questioni di cui avete spesso parlato - e sull'orientamento sessuale, quali espressioni di diritti inviolabili di ciascun individuo, nonché contro ogni forma di discriminazione finalizzata alla disabilità».
Ma se questo è l'obiettivo della legge Zan, perché non vi va bene questo articolo? Spiegate perché non va bene. (Commenti del senatore Licheri. Brusio). La disabilità era anche all'interno del disegno di legge Zan. Sta lì, tranquillo! Leggi e studia, Licheri! Studia! (Applausi).
Magari, invece, l'obiettivo è un altro e presenta tutti i possibili intenti di buona fede, che sono quelli ovviamente legati a tutelare queste identità. Il rischio vero è che l'obiettivo... (Brusio).
PRESIDENTE.Colleghi, per cortesia, così non riesco a sentire niente. C'è troppo brusio. Prego, senatore Romeo, prosegua e mi dica qual è la sua proposta di modifica al calendario.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, se, invece, l'obiettivo è introdurre o legittimare la fluidità sessuale e il genere neutro, che sono logiche di mercato, lì noi non ci stiamo! (Applausi). Sull'ideologia gender non ci stiamo!
Sono logiche di mercato, perché lo sappiamo tutti che, se c'è il genere neutro, è più facile vendere smalti anche agli uomini! Lo sappiamo tutti che è così. Questa è la verità! Queste logiche lasciamole perdere, così come la tutela della libertà personale, la tutela dell'espressione delle proprie idee, che sono garantite dalla Costituzione e così deve essere e rimanere. Non ci devono essere reati d'opinione. (Applausi).
Di fronte a questo, noi appoggeremo la proposta della collega Bernini, perché speriamo ancora che da parte di qualcuno della ex maggioranza giallorossa ci sia la volontà di ragionare davvero. Mettiamoci lì, troviamo una soluzione, siamo vicini, come ha detto la collega Bernini, e soprattutto facciamo un servizio dando una legge vera ai cittadini e lasciamo perdere le ideologie, che rischiano di fare male al nostro Paese. (Applausi).
MALPEZZI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALPEZZI (PD). Signor Presidente, vorrei fare un po' di ordine anche nei termini. Come dicevo prima all'amica e collega Bernini e a tutti i colleghi nella precedente riunione, chiedo, non per una sorta di favore personale, di non usare il termine «forzatura» semplicemente perché non è appropriato. Nel racconto di oggi, infatti, la presidente De Petris ha provato a mettere un po' di ordine per dimostrare come il termine «forzatura» non sia assolutamente appropriato, perché al netto di quando il citato disegno di legge è stato approvato alla Camera e di quando è arrivato all'esame del Senato (quindi stiamo parlando di sette mesi fa), io vorrei metterle di fronte una data, signor Presidente, e lo vorrei dire anche ai colleghi: nel mese di aprile, dopo innumerevoli richieste, in Commissione giustizia, dove io mi trovavo perché sostituivo la collega Cirinnà, che in quel periodo era via per un piccolo intervento, abbiamo dovuto votare a maggioranza per poter incardinare un provvedimento che era già qui da mesi. Una cosa simile non si era mai vista (Applausi) e ciò succedeva perché c'era una netta contrapposizione con chi ci diceva che di quel tema non bisognava parlare. Non è che noi ieri o la settimana scorsa ci siamo svegliati nel chiedere la calendarizzazione, perché sono mesi che stiamo chiedendo che in quella Commissione si possa affrontare il tema in maniera ordinata. La risposta di ordine data dal presidente Ostellari, certamente nelle sue prerogative, è stata quella di consentire - e va benissimo - un numero molto elevato di audizioni, ben 170. A quel punto abbiamo fatto un'altra richiesta: che almeno le audizioni già svolte alla Camera venissero date per consolidate, conosciute, quindi depositate nuovamente e lette; non ci è stato concesso neppure quello. Abbiamo quindi chiesto che le 170 audizioni potessero essere contenute in un programma molto compatto, in modo tale da consentire alla Commissione di procedere; non ci è stato consentito neppure quello, tanto che da aprile le audizioni sono ancora in corso e non sono terminate, perché c'erano solo poche ore alla settimana per poterle svolgere (Applausi). Sul termine «forzatura» direi quindi di stare attenti, anche perché, come spiegava prima bene la senatrice De Petris, avremmo potuto utilizzare altri strumenti per forzare, ma poiché non li ritenevamo corretti, volendo davvero dare il tempo giusto alla discussione, abbiamo provato a rispettare i tempi.
Signor Presidente, ricorderà altresì che insieme al presidente Licheri, alla presidente De Petris e alla presidente Unterberger le abbiamo anche scritto, segnalandole le difficoltà dei lavori in quella Commissione, mettendo in evidenza che, qualora non ci fosse stata un'azione, che io voglio ridefinire ordinata, avremmo chiesto la calendarizzazione del provvedimento e non è mai successo nulla. E allora ecco perché, senatrice Bernini, non è una forzatura, ecco perché, senatore Romeo, non è una forzatura, perché stiamo andando avanti da mesi rispetto a questo. Allora abbiamo detto: bene, calendarizziamo, stabiliamo una data certa, in modo tale che la Commissione poi lavorerà. Tra l'altro, abbiamo sentito importanti esponenti della Lega dire che bastano dieci minuti per trovare gli accordi. (Applausi). E allora quella Commissione li potrà trovare gli accordi!
Oggi scopriamo in Aula che invece non può essere così e sentiamo però anche altre cose che non sono corrette, perché corretto non è neppure il termine "mediazione". Quella che è stata presentata oggi, dal nostro punto di vista (legittimo o meno), non è una mediazione, perché non si può mediare con una proposta che decide di tener fuori dalle tutele e dalla protezione tutte le persone trans o in transizione. Questa non è una mediazione o, almeno, noi non vogliamo mediare su questo. (Applausi).
Siccome il presidente Romeo citava il disegno di legge a firma della senatrice Ronzulli e del senatore Salvini, dicendo che vi eravate fatti portatori anche di questo, vorrei segnalare un aspetto relativo a quell'impianto. Ve l'abbiamo anche detto, perché non è vero che non l'abbiamo letto; l'abbiamo letto molto bene. Quell'impianto è completamente antitetico a quello del disegno di legge Zan, per un semplice motivo: esso scardina addirittura la legge Mancino e interviene su una serie di sovrapposizioni che rendono addirittura poco interpretabile la legge che già c'è.
Presidente, non abbiamo inventato niente in questo disegno di legge; i termini sono tutti quelli già presenti nel nostro ordinamento e quelli utilizzati dalla Corte costituzionale nelle sentenze. Non solo: non abbiamo inserito un divieto di espressione o limitato la libertà di opinione, perché quella legge non crea nulla di nuovo, ma estende solo la legge Mancino. Allora diteci se il problema è la legge Mancino; se non volete la legge Mancino, quello è il tema, ma è un altro argomento. (Applausi).
Presidente, noi andiamo avanti, convinti che una data certa possa consentire a questo ramo del Parlamento di esercitare un suo diritto, adempiendo al proprio lavoro di legislatore, con trasparenza, davanti a tutti, senza tirare in ballo il Governo. Onestamente quest'ultimo, tra l'altro, ha già risposto, dicendo che è fuori da tali questioni. Ha risposto anche alla domanda del senatore Alfieri, qui in quest'Aula, quando gli è stato chiesto quale fosse la sua posizione rispetto a quella nota uscita in un determinato modo e resa pubblica. Le informazioni e le posizioni da parte del Governo mi sembrano molto chiare; qui c'entra il Parlamento, non c'entrano le maggioranze vecchie e le maggioranze nuove. C'entra la volontà di dare a questo Paese una legge che questo Paese non ha: estendere le tutele di persone che oggi, per quelle tutele che non hanno, rischiano la vita. Quindi, Presidente, noi andiamo avanti nel chiedere. (Commenti). Ah, non la rischiano? Vede, Presidente, non la rischiano? (Applausi). È chiaro che per voi il problema non esiste, ma per noi sì; per questo c'è bisogno di una legge. (Applausi).
CIOFFI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIOFFI (M5S). Signor Presidente, intervengo molto rapidamente, tanto non c'è bisogno di aggiungere tante parole a quelle già spese. Come abbiamo detto, il disegno di legge di cui si parla, che è stato già approvato dalla Camera dei deputati (lo voglio ricordare), è qui in Senato da sette o otto mesi (dipende da come li calcoliamo). Comunque noi cosa stiamo chiedendo? Stiamo chiedendo semplicemente di arrivare a una data certa per la discussione in Aula, che ci sembra una cosa opportuna, visto il lungo tempo intercorso nello svolgimento dell'iter e nell'analisi del testo in Commissione.
Potremmo fare magari un parallelismo con l'Odissea: non si capisce chi è Ulisse, chi sono i proci e chi è Penelope perché mi sembra che qui si cucia e si scucia costantemente e continuamente la tela, senza voler mai arrivare al punto. Quindi, dobbiamo capire qual è l'obiettivo che dobbiamo avere tutti. Che poi le forze liberali dicano che questo disegno di legge interviene sui diritti, beh, io dico che loro più di tutti dovrebbero sposare i diritti delle persone. Perché di questo stiamo parlando: dei diritti delle persone.
Qualcuno ha parlato delle scuole: non c'entra niente, l'autonomia scolastica è libera di decidere cosa fare, altrimenti stravolgiamo anche l'ordinamento, che dovremmo conoscere, anche se in questa Aula mi sembra che non si conosca bene.
Qualcuno ha parlato della famiglia, e anche in questo caso non si capisce cosa c'entri la famiglia.
Vogliamo ricordare poi l'articolo 7 della Costituzione quando parla dei rapporti tra Stato e Chiesa? Ricordo il principio liberale libera Chiesa in libero Stato. Insomma, ci sono tutta una serie di temi... (Brusio). Presidente, mi sembra che i nostri colleghi non vogliano ascoltare; evidentemente sono più interessati alla propaganda perché qui viene detto che si tratta di una contrapposizione ideologica. Voglio capire chi in quest'Aula sta parlando di ideologia. Qui stiamo parlando di diritti e chi non riconosce i diritti delle persone mi sembra sia molto più ideologico di chi li vuole riconoscere. (Applausi). Altrimenti si fa il gioco delle tre carte e non è assolutamente possibile. Il Governo? Il Governo non c'entra nulla; è una questione tutta parlamentare.
Chiedendo la calendarizzazione del disegno di legge non si vuole fare altro che arrivare a un punto. Eppure, mi sembra che non si voglia arrivare a questo punto, quindi, non c'è altra soluzione. Se poi, come tutti ci auguriamo, in Commissione la discussione sarà animata e profonda senza che vi siano centinaia, migliaia di emendamenti, con l'obiettivo di voler arrivare a una soluzione tutti insieme, ben venga, non c'è problema a discutere di qualsiasi cosa. Non si può, tuttavia, nascondere il fatto che i diritti delle persone non possano non essere tutelati. È il diritto di avere dei diritti. In tal senso, davvero mi meraviglio del fatto che le forze liberali, conservatrici, reazionarie - chiamatele come volete - non capiscano di cosa stiamo parlando, o forse lo capiscono bene e stanno facendo una contrapposizione veramente in quel caso per una mera bandierina.
Bisogna smetterla con queste posizioni e avere il coraggio di dire in maniera definitiva che i diritti delle persone sono al di sopra di tutto, e sottolineo i diritti delle persone. Non mi interessa se quella persona è un uomo, una donna, un trans o qualsiasi altra cosa; sono persone, ce lo vogliamo dimenticare? Altrimenti di cosa stiamo parlando.
Semplicemente come Gruppo MoVimento 5 Stelle pensiamo che la calendarizzazione del 13 luglio sia opportuna e ci auguriamo che in Commissione si lavori alacremente, energicamente e in maniera seria per provare a raggiungere un obiettivo. (Applausi).
FARAONE (IV-PSI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FARAONE (IV-PSI). Signor Presidente, vorrei descrivere un quadro che reputo abbastanza diverso da quello che hanno raccontato i miei colleghi negli ultimi due interventi, e cioè la senatrice Malpezzi e il senatore Cioffi. Infatti, quello che hanno descritto loro è un film vero fino alla giornata di oggi, nel senso che hanno raccontato la riunione dei Presidenti di Gruppo di maggioranza, in cui si discuteva della calendarizzazione di questo provvedimento e del merito dello stesso, come se la giornata di oggi non si fosse svolta. Quindi, l'ostruzionismo, tutto ciò che riguardava due blocchi contrapposti in questo Parlamento che non volevano discutere di un provvedimento che, secondo noi di Italia Viva, è assolutamente indispensabile, ovvero un provvedimento che tuteli contro le discriminazioni omotransfobiche, era un film vero fino ad oggi. Quando noi proponemmo, nel maggio scorso, un tavolo di discussione per trovare una soluzione che mettesse al riparo questo provvedimento, così importante, da voti segreti e da un affossamento probabile in Aula, allora veramente c'era questo scontro frontale fra due coalizioni che non si parlavano, e quindi l'unica strada possibile era quella che la senatrice Malpezzi e il senatore Cioffi hanno descritto, cioè andare in Aula e calendarizzare perché l'altra parte non vuole discutere.
Oggi, Presidente, è successo un fatto che io reputo importante e che va valorizzato: il presidente Ostellari, che è stato accusato ripetutamente di utilizzare la sua carica per non far arrivare il provvedimento in Aula e per impedirne la discussione, ci ha sottoposto una proposta che per noi è perfettibile, sulla quale vogliamo dire la nostra. Si tratta di una proposta che ha avvicinato tantissimo le posizioni presenti in Senato, e non solo nel merito, Presidente, ma anche nel metodo. Il presidente Ostellari, insieme al presidente del Gruppo Lega Romeo, ha chiesto ventiquattro ore per poter discutere la calendarizzazione di questo provvedimento, per non votare il calendario dividendo la maggioranza su un tema così importante. Il MoVimento 5 Stelle, il Partito Democratico e LeU hanno detto no alle ventiquattro ore per votare il calendario per il 13 di luglio. (Applausi).
La data certa veniva mantenuta dalla proposta di Ostellari. Erano state chieste ventiquattro ore per votare il calendario mercoledì anziché martedì. È stato detto di no. Il presidente Ostellari ha fatto un'altra proposta, cioè ha chiesto una data certa che poteva essere il 20, il 21 o il 22. Ha chiesto di verificare con gli Uffici quali fossero i tempi materiali per presentare gli emendamenti per poi stabilire una data certa e votare tutti insieme il calendario. Materialmente non poteva essere il 13 se volevamo far lavorare la Commissione, ma il 20 o il 21 luglio, quindi si trattava di rinviare di una settimana. Anche a questa proposta il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle hanno detto di no.
Quindi, Presidente, il film che viene descritto, che parla di una contrapposizione che è rimasta immutata nel tempo e che porta una coalizione a maggioranza a far arrivare un voto sulla calendarizzazione, è vecchio. Oggi, rispetto a una condizione che è mutata, si è deciso comunque di votare il calendario, spaccando la maggioranza che sostiene il Governo Draghi e mettendo a repentaglio la legge stessa.
Io, Presidente, non sono preoccupato del fatto che si possa discutere questo provvedimento. Si deve discutere. Sono preoccupato del fatto che così come è stata impostata la discussione in quest'Aula, la legge proposta dal deputato Zan rischia concretamente di non essere mai approvata, sotto i colpi dell'ostruzionismo e del voto segreto. Oggi ascoltiamo un politico trasformato in influencer dire che non si siede in Commissione per far approvare una legge che ci faccia avanzare nei diritti e che abbia i numeri in Assemblea, e che andiamo in Aula incrociando le dita, non pensando che decidendo di affidare la vita di donne e uomini, di persone che dice di voler tutelare "all'incrociamo le dita", sta impostando in maniera sbagliata il nostro ruolo di politici, di chi esercita questo ruolo nelle istituzioni pubbliche. (Applausi).
Io invito i colleghi del Partito Democratico a tornare in loro stessi, perché non li riconosco, Presidente. Io in quel partito ho sempre riconosciuto il riformismo; ho riconosciuto il dialogo, la costruzione di percorsi positivi e non l'estremismo, che porterà questo disegno di legge a non essere mai approvato. (Applausi).
L'invito che rivolgo innanzitutto ai colleghi del Partito Democratico è quello di sedersi e ragionare in tempi rapidi per approvare questo disegno di legge, che serve perché oggi le discriminazioni omotransfobiche ci sono e coloro che le subiscono non sono tutelati dalla legge dello Stato. Presidente, quella legge serve e, pertanto, non possiamo incrociare le dita e vedere come va; non ce lo possiamo permettere. Abbiamo il dovere di approvare una legge avanzata nell'ambito dei diritti.
Presidente, noi voteremo a favore della calendarizzazione perché nessuno possa dire che Italia Viva è contraria alla discussione sul disegno di legge Zan, ma l'invito che facciamo al Partito Democratico e al MoVimento 5 Stelle è di smettere di svolgere un ruolo che non gli è proprio - mi riferisco soprattutto al Partito Democratico - per cominciare a discutere nel merito e approvare una legge che serve a questo Stato. (Applausi).
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, vorrei premettere che il Gruppo per le Autonomie voterà a favore della calendarizzazione. (Applausi).
Per il resto la vedo esattamente come il collega Faraone. Quando ho sottoscritto la lettera indirizzata a lei per la calendarizzazione del disegno di legge i tempi erano completamente diversi; c'era un muro contro muro e non si vedeva una possibilità di arrivare a una soluzione consensuale. Il presidente Ostellari oggi, però, ha presentato una proposta valida sulla quale si può lavorare, dove non c'è più questa distanza tra la sinistra e la destra e che con un po' di buona volontà e di minore rigidità su alcune parole potrebbe portare a un testo unificato.
Penso che, se vogliamo fare del bene alle persone che vogliamo tutelare, cioè le persone che rischiano di essere colpite da discriminazione, dobbiamo dare un segnale di unità nella volontà del Senato - per loro sarebbe il più grande vantaggio - di tutelarli e di unicità di approccio trovando una soluzione. Al contrario, continuiamo a fare la guerra su cose assurde perché sono formalità: se c'è dentro la discriminazione per il genere, ovviamente anche l'identità di genere è automaticamente protetta da questo articolo. Invece di discutere delle virgole facendo più danni alle persone che vogliamo tutelare, cerchiamo di andare avanti dimostrandoci più flessibili e accettando anche concetti che non sono proprio fino all'ultimo quelli che ci immaginavamo, ma che in fondo hanno le stesse conseguenze. (Applausi).
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione, vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che negli ultimi interventi c'è una richiesta da parte di tutti di arrivare a una definizione concorde su un tema così importante, nel senso di tentare quantomeno una sorta di mediazione.
Faccio presente che, raccogliendo gli interventi di tutti e a eccezione del Gruppo Fratelli d'Italia, la differenza consiste nello spostamento di una settimana.
Invito tutti a una riflessione perché non si dica che in questa Assemblea su un tema così importante rinunciamo al dialogo per la differenza di una settimana. Dopodiché, ciascuno prenderà le proprie decisioni. Mi sentivo in dovere di dirlo a tutti.
Passiamo dunque alla votazione delle proposte di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea che, ai sensi dell'articolo 114 del Regolamento, avverrà non per alzata di mano, ma con procedimento elettronico, al fine di agevolare il computo dei voti, come recita il medesimo articolo 114.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dai Gruppi Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione e Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC, che chiedono che la discussione del disegno di legge Zan venga calendarizzata la settimana successiva a quella del 13 luglio.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dal Gruppo Fratelli d'Italia, che chiede che venga reintrodotta nel calendario la discussione della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati e che il disegno di legge Zan non venga posto in discussione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva.
Sospendo a questo punto la seduta e convoco subito la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 18,07, è ripresa alle ore 19,25).
Presidenza del vice presidente LA RUSSA
Reiezione di proposta di calendarizzazione di mozione
PRESIDENTE. L'articolo 157, comma 2, del Regolamento del Senato, prevede che, qualora i proponenti di una mozione chiedano che la data di discussione della stessa mozione venga stabilita dal Senato, l'Assemblea, uditi il Governo e uno dei proponenti, decida, senza discussione, con votazione per alzata di mano, fissando, se necessario, la seduta supplementare ai sensi del comma 7 dell'articolo 55. Credo che questo però non sia necessario.
La proposta è stata avanzata dal senatore Crucioli, a cui do la parola affinché brevemente ci illustri i contenuti della mozione. Qui oggi non dobbiamo discutere dei suoi contenuti, ma della data in cui verrà discussa.
CRUCIOLI (Misto-l'A.c'è-LPC). Signor Presidente, colleghi, richiamo la vostra attenzione su questa mozione che ritengo urgente e vi spiegherò i motivi.
Innanzitutto, la mozione è stata presentata per chiedere all'Aula di dare indicazioni al Governo affinché non venga firmata la transazione che porrebbe fine al procedimento amministrativo di decadenza della concessione autostradale in capo ad Aspi. Qualora la firma della transazione dovesse essere apposta dal Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, si perfezionerebbero anche gli effetti del contratto di acquisto delle quote che Cassa depositi e prestiti è in procinto di acquistare da Atlantia: si tratta delle quote che Atlantia ha nella concessionaria Autostrade per l'Italia.
È urgente, perché a leggere la proposta di acquisto delle quote da parte di Cassa depositi e prestiti già accettata da Atlantia - prevede però la condizione risolutiva connessa alla firma della transazione - si evince che la firma dovrebbe essere apposta nelle prossime settimane, e comunque entro un termine di scadenza ravvicinato. Quindi, qualora dovesse essere firmata la transazione, verrebbe meno l'utilità della discussione della mozione.
Pertanto, a mio avviso, occorre che la mozione venga calendarizzata al più presto, in maniera tale che l'Assemblea si possa esprimere su un argomento così importante come quello di cui stiamo parlando, ovvero il consenso o meno che il Parlamento, rappresentante del popolo italiano, dovrebbe dare nei confronti di una operazione che regalerebbe 8 miliardi ai soci di una società che non è stata in grado di tenere in piedi il ponte Morandi.
Ritengo invece che si debba dire al Governo di proseguire nel procedimento di decadenza della concessione, che riporterebbe in mano pubblica la concessione autostradale senza spendere un euro per una rinazionalizzazione doverosa.
Questi sono i motivi per i quali vi chiedo di poter calendarizzare la discussione della mozione oggi stesso o domani o comunque nei primi giorni possibili, atteso anche che il Senato non sta lavorando a ritmo pieno e, quindi, ci sono spazi per la discussione di un tema così importante.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Ai sensi dell'articolo 157, secondo comma, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta avanzata dal senatore Crucioli.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
PRESIDENTE. Preannunzio che proporrò al Presidente del Senato di regolamentare gli interventi di fine seduta, che non sono previsti dal nostro Regolamento: mentre prima erano eccezionali, ora sono diventati un'abitudine. Personalmente, sarei del parere di non consentirli se non in casi eccezionali, ma oggi sarà data facoltà di intervenire ad almeno un senatore per Gruppo che lo richieda.
MOLLAME (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MOLLAME (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, ritengo doveroso intervenire sui fatti che sono accaduti ieri mattina.
Nella primissima mattinata di ieri, i Carabinieri e la DIA, coordinati dalla procura della Repubblica, hanno sgominato diversi clan dediti al traffico di cocaina. Questo è accaduto nel Comune di Partinico, purtroppo tormentato nella sua storia più recente. Va quindi il più grande plauso al lavoro fatto dai Carabinieri, dalla DIA e dalla procura che li ha coordinati. Intendo, però, anche rigettare uno stereotipo, riportato anche dalla stampa, che ha voluto identificare il paese come di mafia, richiamando addirittura un capolavoro di Leonardo Sciascia, da cui è stato tratto un film girato in questa realtà.
Partinico è fatta anche di tanta gente onesta e di tantissimi lavoratori che ogni mattina alzano le saracinesche delle loro attività e vanno nelle loro aziende agricole che sono la base dell'economia locale. Partinico ha bisogno di un riscatto.
Un plauso va anche al lavoro che sta svolgendo la terna dei commissari. Speriamo, dunque, che si riesca a venire fuori dall'attuale periodo di vuoto politico. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore Mollame, mi associo all'elogio rivolto alle Forze dell'ordine e ai Carabinieri.
LA PIETRA (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA PIETRA (FdI). Signor Presidente, cercherò di portare all'interesse di questa Aula quello che già il Presidente del Gruppo ha affermato per quanto riguarda la Commissione di inchiesta sulle ecomafie sui cosiddetti gessi e fanghi rossi. Bisognerebbe spiegare di cosa stiamo parlando: la Commissione di inchiesta bicamerale ha votato all'unanimità la relazione che doveva essere discussa il 22 giugno ultimo scorso.
Di che cosa si parla? Si parla di residui di lavorazione che sono stati inseriti all'interno di una ex cava per il ripristino ambientale. Nella relazione si scrive, in maniera molto chiara, che i parametri che consentivano l'accordo per il ripristino della cava sono stati negli ultimi quindici anni in pratica sempre disattesi. E questo viene fuori dalle analisi dell'ARPAT regionale toscana. La Provincia di Grosseto, il Comune di Scarlino e la stessa Regione non hanno mai impedito che si bloccasse tale conferimento all'interno della cava. Addirittura, nel biennio 2015-2017, la Regione Toscana, con dei provvedimenti, ha innalzato i parametri di alcuni inquinanti. Di fatto, quello che in tutta Italia era inquinante, in Toscana, invece, non lo è più. In tutto ciò, capisco la poca attenzione prestata dall'Aula, ma mi rivolgo soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno la famosa stella dell'ambientalismo. Andate a vedere quello che c'è scritto nella relazione, che è stata messa da parte e non si vuole discutere. Abbiamo chiesto anche oggi la sua calendarizzazione.
Nella relazione è scritto che, per questi motivi, l'azienda produttrice dei prodotti ha risparmiato, in quindici anni, oltre 250 milioni di euro. Io mi domando cosa sta succedendo in Toscana, signor Presidente, e poi spero di approfondire ancora di più. Questo è quanto fa il Partito Democratico toscano sull'ambiente. Si fa le leggi che gli possono rimanere comode.
A ciò si può aggiungere anche quanto è successo con i fanghi che provengono dalla lavorazione delle acque delle concerie, sepolti sotto le strade. Anche a tal riguardo è passato un emendamento, che l'ex presidente della Regione Toscana Giani ha fatto approvare asserendo di non essersene accorto.
Oggi siamo di fronte, un'altra volta, a un ulteriore scandalo che coinvolge la sinistra e il Partito Democratico in Toscana; scandalo che ha come protagonisti - lo dico in maniera molto chiara - l'ex presidente della Provincia Marras, all'epoca competente e che non ha fatto assolutamente niente per bloccare lo scempio ambientale della discarica; diventato poi consigliere nel 2015 e attualmente assessore alle attività produttive e, dal 2015, la regione Toscana - guarda caso - innalza i parametri di inquinamento.
Pertanto, la relazione in questione deve venire in Aula e deve essere chiarita tutta la questione, soprattutto per i cittadini e per i lavoratori di quella zona. (Applausi).
CRUCIOLI (Misto-l'A.c'è-LPC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (Misto-l'A.c'è-LPC). Signor Presidente, ho chiesto la parola perché intendo portare all'attenzione dell'Assemblea l'ennesimo evento accaduto nel porto di Genova. Nei giorni scorsi, infatti, i portuali genovesi hanno segnalato che per l'ennesima volta nel porto di Genova c'è stato un transito di armi destinate a teatri di guerra; in particolare, in questo caso, si tratta di una nave dell'Arabia Saudita che portava dodici container certificati di armamenti e bombe per l'esercito saudita, che verosimilmente lo utilizzerà nella guerra civile in Yemen. Eppure in Italia c'è una legge che impedisce anche il transito di armamenti verso teatri di guerra o verso quei Paesi che non rispettano le convenzioni internazionali e i diritti umani.
Mi chiedo, quindi, come mai le autorità non siano intervenute nonostante questo transito di armi fosse noto e segnalato. A tal proposito preannuncio che presenterò una interrogazione.
PRESIDENTE. Senatore, come lei stesso ha detto, la questione è materia da interrogazione e, se lo consente, mi permetterò di apporre la mia firma al citato documento di sindacato ispettivo.
PESCO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PESCO (M5S). Signor Presidente, questo intervento di fine seduta è particolare perché tratta di una persona che non c'è più. Si tratta di Alvise Aguti, una persona che lavorava come mio collaboratore e che è stato anche dipendente del Senato, sia pure a tempo determinato perché lavorava nella segreteria particolare del Presidente della Commissione bilancio.
Alvise era una persona molto schiva e infatti non avrebbe mai apprezzato il mio intervento in quest'Aula per ricordarlo, però secondo me è doveroso perché Alvise ha lasciato tanto in ognuno di noi con la sua pacatezza, la sua intelligenza e il suo essere vicino a tutti. Dobbiamo proprio ricordare il fatto che Alvise fosse sempre disponibile per qualsiasi richiesta fosse pervenuta da qualsiasi cittadino in difficoltà. Ci ha aiutato moltissimo nel risarcire i cittadini colpiti dalla crisi delle quattro banche, per poi proseguire con il Fondo indennizzo risparmiatori; ci ha permesso di trovare 1,5 miliardi per indennizzare tutti questi risparmiatori e abbiamo fatto veramente un lavoro immane con lui.
Non aggiungo altro. Era una persona molto intelligente e al contempo molto schiva, come ho detto prima. Ringrazio tutti. A perdere Alvise non siamo solo noi, solo il Senato, ma veramente tutti i cittadini. (Applausi)
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Pesco e vista l'eccezionalità dell'argomento mi unisco al suo cordoglio.
LEONE (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEONE (M5S). Signor Presidente, quanto accaduto a Santa Maria Capua Vetere ha dell'incredibile. Sembra che ci sia un altro mondo, quello carcerario, così vicino e così lontano dai diritti umani. È possibile che tali atrocità si consumino in uno spazio eminentemente statale e per mano di uomini dello Stato?
Provo sconforto e sconcerto per fatti così gravi, che hanno portato all'emissione di 52 misure cautelari per agenti della polizia penitenziaria e funzionari del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP). Qualcuno avrebbe subito un'ispezione anale con un manganello, qualcun altro sarebbe stato massacrato e gli è stato persino urinato addosso come estremo atto di umiliazione.
In diverse circostanze ho sollevato la necessità anche di costituire una Commissione di inchiesta sulla condizione delle carceri, con riscontro purtroppo negativo. Ho visitato le carceri e ho sentito dalla viva voce dei detenuti lo squallore di quanto sono costretti a subire, al di là di ogni ragionevolezza. Aggiungo altresì che, se questo caso è rimbalzato all'attenzione pubblica, è perché le telecamere distrattamente - come riferisce qualcuno - erano state lasciate aperte.
Ma un'ulteriore precisazione va fatta: trovo squallido strumentalizzare politicamente il reato di tortura, su cui adesso ci sono solerti mobilitazioni, anche con ipotesi di referendum a ridosso del semestre bianco e quasi a due anni dalla fine della legislatura. E chissà perché, mi chiedo, quando le stesse persone, che vivono questo Palazzo da decenni, non hanno fatto alcunché, salvo aggravare la situazione carceraria. Adesso attribuiscono la responsabilità all'ex ministro Bonafede e all'ex sottosegretario Ferraresi. Semmai, è noto il loro tempestivo intervento per accertare i fatti, nel pieno rispetto delle regole e delle loro prerogative.
Come cittadina, come parlamentare e senatrice del MoVimento 5 Stelle, manifesto la mia solidarietà ai detenuti vittime di violenza e alle loro famiglie. I diritti dei cittadini non si toccano e non si toccano i diritti dei cittadini detenuti, dei quali lo Stato per primo dovrebbe garantirne il rispetto. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 7 luglio 2021
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 7 luglio, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 19,46).
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Accoto, Alderisi, Barachini, Barboni, Battistoni, Bellanova, Bini, Bonifazi, Borgonzoni, Botto, Campagna, Cario, Cattaneo, Centinaio, Cerno, De Poli, Di Marzio, Floridia, Galliani, Giacobbe, Ginetti, Lezzi, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nisini, Nocerino, Petrocelli, Pichetto Fratin, Pucciarelli, Ronzulli, Sciascia, Segre, Sileri e Tiraboschi.
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È assente per incarico avuto dal Senato il senatore Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
È considerato in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, il senatore Dessì.
Regolamento del Senato, proposte di modificazione
In data 1° luglio 2021 è stata presentata la seguente proposta di modificazione del Regolamento d'iniziativa dei senatori:
Parrini, Malpezzi, Valente. - "Modifiche degli articoli 5, 14, 15, 16, 21, 22, 36, 41, 43, 55, 56, 74, 95, 99, 100, 105, 109, 127, 142, 157, 161, nonché introduzione dell'articolo 77-bis, conseguenti alla riduzione del numero dei parlamentari, per la razionalizzazione delle procedure parlamentari, per garantire la rappresentatività dei Gruppi parlamentari e per contrastare i cambi di Gruppo parlamentare da parte dei Senatori" (Doc. II, n. 9).
Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Ufficio di presidenza
Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, in data 22 giugno 2021, ha proceduto all'elezione del Segretario.
E' risultato eletto il senatore Ernesto Magorno.
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, trasmissione di documenti
Il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, con lettera in data 25 giugno 2021, ha inviato - ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera z), della legge 7 agosto 2018, n. 99 - la relazione su Rosario Livatino magistrato (Doc. XXIII, n. 11).
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatrice Saponara Maria
Modifica all'articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, per l'introduzione nelle scuole situate nei piccoli comuni dello studio dei patrimoni culturali, sociali, artistici e paesaggistici degli stessi, al fine di valorizzare la tipicità e le identità delle comunità locali (2306)
(presentato in data 25/06/2021);
senatori Marino Mauro Maria, Sbrollini Daniela
Modifiche alla legge 20 agosto 2019, n. 92, concernenti l'introduzione dell'educazione finanziaria nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica (2307)
(presentato in data 30/06/2021);
Ministro dell'economia e delle finanze
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2020 (2308)
(presentato in data 01/07/2021);
Ministro dell'economia e delle finanze
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2021 (2309)
(presentato in data 01/07/2021);
senatori Zanda Luigi, Parrini Dario, Mirabelli Franco, Astorre Bruno, Manca Daniele, Comincini Eugenio, Ferrari Alan, Biti Caterina, Valente Valeria, Pittella Gianni, Ferrazzi Andrea, Marilotti Gianni
Norme in materia di indennità dei sindaci metropolitani e dei sindaci (2310)
(presentato in data 28/06/2021);
Regione Puglia
Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti
pubblici) (2311)
(presentato in data 29/06/2021);
senatore Vaccaro Sergio
Modifiche alla legge 8 marzo 1989, n. 95, concernenti il procedimento di designazione delle persone idonee all'ufficio di scrutatore di seggio elettorale (2312)
(presentato in data 30/06/2021);
senatori Iori Vanna, Malpezzi Simona Flavia, De Petris Loredana, Sbrollini Daniela, Cangini Andrea, Verducci Francesco, Rampi Roberto, Alfieri Alessandro, Astorre Bruno, Biti Caterina, Boldrini Paola, Cerno Tommaso, Cirinna' Monica, D'Alfonso Luciano, D'Arienzo Vincenzo, Errani Vasco, Fedeli Valeria, Ferrari Alan, Ferrazzi Andrea, Giacobbe Francesco, Laforgia Francesco, Margiotta Salvatore, Misiani Antonio, Nannicini Tommaso, Parrini Dario, Pittella Gianni, Rojc Tatjana, Rossomando Anna, Stefano Dario, Taricco Mino, Valente Valeria
Istituzione delle scuole polo per il sostegno e lo sviluppo della comunità educante (2313)
(presentato in data 30/06/2021);
Regione Toscana
Disposizioni di semplificazione in materia di selvicoltura. Modifiche al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (2314)
(presentato in data 01/07/2021);
senatore Quarto Ruggiero
Misure per la tutela dell'ambiente marino e la resilienza delle zone costiere (2315)
(presentato in data 05/07/2021);
senatore Astorre Bruno
Delega al Governo per la disciplina, la regolamentazione e la promozione del lavoro agile nei piccoli comuni italiani (2316)
(presentato in data 06/07/2021).
Disegni di legge, assegnazione
In sede referente
5ª Commissione permanente Bilancio
Gov. Draghi-I: Ministro economia e finanze Franco
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2020 (2308)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 3ª (Affari esteri, emigrazione), 4ª (Difesa), 6ª (Finanze e tesoro), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 9ª (Agricoltura e produzione agroalimentare), 10ª (Industria, commercio, turismo), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 12ª (Igiene e sanita'), 13ª (Territorio, ambiente, beni ambientali), 14ª (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 05/07/2021);
5ª Commissione permanente Bilancio
Gov. Draghi-I: Ministro economia e finanze Franco
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2021 (2309)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 3ª (Affari esteri, emigrazione), 4ª (Difesa), 6ª (Finanze e tesoro), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 9ª (Agricoltura e produzione agroalimentare), 10ª (Industria, commercio, turismo), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 12ª (Igiene e sanita'), 13ª (Territorio, ambiente, beni ambientali), 14ª (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 05/07/2021);
9ª Commissione permanente Agricoltura e produzione agroalimentare
Dep. L'Abbate Giuseppe, Dep. Parentela Paolo
Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore (2300)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 10ª (Industria, commercio, turismo), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 12ª (Igiene e sanita'), 13ª (Territorio, ambiente, beni ambientali), 14ª (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali
C.1008 approvato in testo unificato dalla Camera dei deputati (T.U. con C.1009, C.1636)
(assegnato in data 05/07/2021).
Inchieste parlamentari, deferimento
In data 1 luglio, è stata deferita, in sede redigente, la seguente proposta d'inchiesta parlamentare:
alla 12a Commissione permanente (Igiene e sanità):
Zaffini, Calandrini, La Pietra, Nastri, Petrenga, Rauti, Ruspandini, Totaro e Urso - "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, nonché sulle cause e sulla gestione dell'epidemia da virus SARS-COV-2", previ pareri della 1a, della 2a, della 5a Commissione permanente (Doc. XXII, n. 31).
Affari assegnati
In data 24 giugno 2021 sono stati deferiti alla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento:
l'affare sulle pratiche della transizione di genere dei soggetti minori di età (Atto n. 871);
l'affare sulla disciplina delle adozioni internazionali (Atto n. 872).
In data 1 luglio 2021 è stato deferito alla 7a Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'affare sul rilancio del comparto archivistico (Atto n. 873).
Camera dei deputati, trasmissione di documenti
Il Presidente della Camera dei deputati, con lettere in data 30 giugno 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 127, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, i documenti approvati dalla IX Commissione (Trasporti) della Camera, nella seduta del 23 giugno 2021, concernenti:
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a mercati equi e contenibili nel settore digitale (legge sui mercati digitali) (COM(2020) 842 final) (Atto n. 876);
la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un mercato unico dei servizi digitali (legge sui servizi digitali) e che modifica la direttiva 2000/31/CE (COM(2020) 825 final) (Atto n. 877).
Governo, trasmissione di atti e documenti
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le politiche e gli affari europei, con lettere in data 24 giugno 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2021 (Doc. LXXXVI, n. 4) nonché, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della medesima legge n. 234 del 2012, la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020 (Doc. LXXXVII, n. 4).
I predetti documenti sono stati deferiti, in data 1° luglio 2021, ai sensi dell'articolo 144-bis del Regolamento, in sede referente, alla 14a Commissione permanente e, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 30 giugno 2021, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 440, in merito alla deliberazione del 17 giugno 2021 - su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri - del Consiglio stesso relativamente alla concessione dell'assegno straordinario vitalizio a favore del signor Giovanni Mapelli.
Tale documentazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 30 giugno 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145, la deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla prosecuzione delle missioni internazionali in corso e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, adottata il 17 giugno 2021 (Doc. XXV, n. 4) nonché, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n. 145, la relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2020, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2021, deliberata dal Consiglio dei ministri il 17 giugno 2021 (Doc. XXVI, n. 4).
I predetti documenti sono stati deferiti, in data 1° luglio 2021, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti di cui all'articolo 50 del Regolamento, alle Commissioni riunite 3a e 4a.
Il Ministro per le politiche giovanili, con lettera in data 25 giugno 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 131 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, la relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia, riferita all'anno 2020.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 2a e alla 12a Commissione permanente (Doc. XXX, n. 4).
Il Ministro della salute, con lettera in data 24 giugno 2021, ai sensi dell'articolo 1, comma 16-bis, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, ha trasmesso i risultati del monitoraggio dei dati epidemiologici di cui al decreto del Ministro della salute 30 aprile 2020, riportati nel verbale del 18 giugno 2021 della Cabina di regia istituita ai sensi del medesimo decreto e la nota del 18 giugno 2021 del Comitato tecnico-scientifico di cui all'articolo 2 dell'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione civile 3 febbraio 2020, n. 630.
Ha altresì trasmesso l'ordinanza del 18 giugno 2021, recante "Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 nelle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Sicilia e Toscana e nella Provincia autonoma di Trento", pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 19 giugno 2021, n. 145.
La predetta documentazione (Atto n. 870) è depositata presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Ministro della salute, con lettera in data 2 luglio 2021, ai sensi dell'articolo 1, comma 16-bis, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, ha trasmesso i risultati del monitoraggio dei dati epidemiologici di cui al decreto del Ministro della salute 30 aprile 2020, riportati nel verbale del 25 giugno 2021 della Cabina di regia istituita ai sensi del medesimo decreto e la nota del 25 giugno 2021 del Comitato tecnico-scientifico di cui all'articolo 2 dell'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione civile 3 febbraio 2020, n. 630.
Ha altresì trasmesso l'ordinanza del 25 giugno 2021, recante "Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 nella Regione Valle d'Aosta", pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 26 giugno 2021, n. 151.
La predetta documentazione (Atto n. 875) è depositata presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Ministero dell'interno, ha comunicato gli estremi dei decreti del Presidente della Repubblica concernente lo scioglimento dei seguenti consigli comunali:
con lettere in data 18 e 28 giugno 2021, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267, Campagnano di Roma (Roma), Massarosa (Lucca), Merlino (Lodi), Bisignano (Cosenza), Caglio (Como), Bagnone (Massa Carrara), Tora e Piccilli (Caserta);
con lettere in data 28 giugno 2021, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 143, comma 10, del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267, Barrafranca (Enna), Africo (Reggio Calabria), Mezzojuso (Palermo), Scanzano Jonico (Matera), Scorrano (Lecce).
Governo, richieste di parere per nomine in enti pubblici. Deferimento
Il Ministro della transizione ecologica, con lettera del 22 giugno 2021, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14 - la proposta di nomina dell'ingegner Gilberto Dialuce a Presidente dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) (n. 91).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è stata deferita - in data 30 giugno 2021 - alla 10ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.
Il Ministro della transizione ecologica, con lettere del 23 giugno 2021, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14 - la proposta di nomina del dottor Luigi Spadone a Presidente dell'Ente Parco nazionale della Val Grande (n. 92) e la proposta di nomina del dottor Giuseppe Marzano a Presidente dell'Ente Parco nazionale del Circeo (n. 93).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, le proposte di nomina sono state deferite - in data 30 giugno 2021 - alla 13ª Commissione permanente, che esprimerà i pareri entro 20 giorni dall'assegnazione.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera del 25 giugno 2021, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 8 aprile 1974, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 giugno 1974, n. 216, e dall'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14 - la proposta di nomina della professoressa Chiara Mosca a componente della Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB) (n. 94).
Ai sensi delle predette disposizioni e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è stata deferita - in data 30 giugno 2021 - alla 6a Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono stati deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti, in data 30 giugno 2021, i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio relativa all'approvazione della valutazione del piano per la ripresa e la resilienza dell'Italia (COM(2021) 344 definitivo), alla 5a e alla 14a Commissione permanente;
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Promuovere un approccio europeo all'intelligenza artificiale (COM(2021) 205 definitivo), alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alla 14a Commissione permanente.
Governo, trasmissione di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Deferimento
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 1 luglio 2021, ha trasmesso le seguenti decisioni della Corte di giustizia dell'Unione europea relative a cause in cui la Repubblica italiana è parte o adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 144-ter del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla 14a Commissione permanente:
Sentenza della Corte (Nona sezione) del 3 giugno 2021, causa C-210/20. Rad Service Srl Unipersonale, Cosmo Ambiente Srl, Cosmo Scavi Srl contro Del Debbio SpA, Gruppo Sei Srl, Ciclat Val di Cecina Soc. Coop., Daf Costruzioni Stradali Srl nei confronti di Azienda Unità Sanitaria Locale USL Toscana Centro. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. «Procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi - Direttiva 2014/24/UE - Svolgimento della procedura - Scelta dei partecipanti e aggiudicazione degli appalti - Articolo 63 - Offerente che fa affidamento sulle capacità di un altro soggetto per soddisfare i requisiti dell'amministrazione aggiudicatrice - Articolo 57, paragrafi 4, 6 e 7 -Dichiarazioni non veritiere presentate da tale soggetto - Esclusione di detto offerente senza imporgli o consentirgli di sostituire tale soggetto - Principio di proporzionalità» (Doc. XIX, n. 129) - alla 2a, alla 8a e alla 14a Commissione permanente;
Sentenza della Corte (Settima sezione) del 3 giugno 2021, causa C-326/19. EB contro Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - MIUR, Università degli Studi "Roma Tre", con l'intervento di Federazione Lavoratori della Conoscenza - CGIL (FLC-CGIL), Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), Anief - Associazione Professionale e Sindacale, Confederazione Generale Sindacale, Cipur - Coordinamento Intersedi Professori Universitari di Ruolo. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio. «Politica sociale - Direttiva 1999/70/CE - Accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato - Clausola 5 - Successione di contratto di rapporto di lavoro a tempo determinato - Utilizzo abusivo - Misure di prevenzione - Contratto di lavoro a tempo determinato nel settore pubblico - Ricercatori universitari» (Doc. XIX, n. 130) - alla 7a, alla 11a e alla 14a Commissione permanente;
Sentenza della Corte (Seconda sezione) del 3 giugno 2021, causa C-914/19. Ministero della Giustizia contro GN, nei confronti di HM, JL, JJ. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. «Politica sociale - Principio della parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro - Direttiva 2000/78/CE - Articolo 6, paragrafo 1 - Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea - Articolo 21 - Divieto di discriminazione fondata sull'età - Normativa nazionale che fissa a 50 anni il limite di età per l'accesso alla professione di notaio - Giustificazione»(Doc. XIX, n. 131) - alla 1a, alla 2a, alla 11a e alla 14a Commissione permanente.
Governo e Commissione europea, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel periodo dal 3 maggio al 20 giugno 2021, ha trasmesso - ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234 - atti e documenti dell'Unione europea.
Nel medesimo periodo, la Commissione europea ha inviato atti e documenti da essa adottati.
L'elenco dei predetti atti e documenti, disponibili presso l'Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell'Unione europea, è trasmesso alle Commissioni permanenti.
Autorità nazionale anticorruzione, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, con lettera pervenuta in data 17 giugno 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 213, comma 3, lettera e), del Codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, la relazione sull'attività svolta dalla medesima Autorità nell'anno 2020.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 2a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XLIII, n. 3).
Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Presidente del Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, con lettera pervenuta in data 30 giugno 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7, comma 5, lettera g), del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, n. 10, la relazione sull'attività svolta dal medesimo Garante, aggiornata al mese di aprile 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a Commissione permanente (Doc. CXV, n. 4).
Commissario per la realizzazione del progetto sportivo dei campionati mondiali di sci alpino - Cortina 2021, trasmissione di atti
Il Commissario per la realizzazione del progetto sportivo dei campionati mondiali di sci alpino - Cortina 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 61, comma 2, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, l'integrazione del piano degli interventi per la realizzazione del progetto sportivo delle finali di coppa del mondo e dei campionati mondiali di sci alpino 2021 a Cortina d'Ampezzo.
La predetta documentazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a, alla 7a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 874).
Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento
La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla 1a Commissione permanente:
sentenza n. 128 del 9 giugno 2021, depositata il successivo 22 giugno, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo dell'articolo 13, comma 14, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, recante "Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall'Unione europea, convertito, con modificazioni, nella legge 26 febbraio 2021, n. 21 (Doc. VII, n. 118) - alla 2a Commissione permanente;
sentenza n. 133 del 12 maggio 2021, depositata il successivo 25 giugno, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 263, terzo comma, codice civile, come modificato dell'articolo 28, comma 1, del decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154 (Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, a norma dell'articolo 2 della legge 10 dicembre 2012, n. 219), nella parte in cui prevede che, per l'autore del riconoscimento, il termine annuale per proporre l'azione di impugnazione decorra dal giorno in cui ha avuto conoscenza della non paternità (Doc. VII, n. 119) - alla 2a Commissione permanente.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 28 e 30 giugno e 5 luglio 2021, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:
dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI), per l'esercizio 2019. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 429);
dell'Ente nazionale di assistenza per gli agenti e rappresentanti di commercio (ENASARCO), per l'esercizio 2018. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XV, n.430);
dell'Ente di previdenza dei periti industriali e dei periti industriali laureati (EPPI), per gli esercizi 2017 e 2018. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XV, n.431);
della Fondazione Istituto nazionale del dramma antico - onlus (INDA), per l'esercizio 2019. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 432);
del Gestore dei Servizi Energetici - GSE S.p.A., per l'esercizio 2019. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n.433);
dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), per l'esercizio 2019. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XV, n.434).
Parlamento europeo, trasmissione di documenti
Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera in data 24 giugno 2021, ha inviato il testo di 25 documenti, approvati dal Parlamento stesso nella tornata dal 17 al 21 maggio 2021, deferiti, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sotto indicate Commissioni competenti per materia:
risoluzione sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma di azione in materia di scambi, assistenza e formazione per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria per il periodo 2021-2027 (programma "Pericles IV") e che abroga il regolamento (UE) n. 331/2014, alla 2a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 889);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo per una transizione giusta, alla 5a, alla 13a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 890);
risoluzione sul progetto di regolamento del Consiglio che estende agli Stati membri non partecipanti l'applicazione del regolamento (UE) 2021/... che istituisce un programma di azione in materia di scambi, assistenza e formazione per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria per il periodo 2021-2027 (programma "Pericles IV") e che abroga il regolamento UE) n. 331/2014, alla 2a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 891);
risoluzione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa al regime dei "dazi di mare" nelle regioni ultraperiferiche francesi e recante modifica della decisione n. 940/2014/UE, alla 3a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 892);
risoluzione sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 2006/112/CE per quanto riguarda le esenzioni applicabili alle importazioni e a talune cessioni e prestazioni in relazione a misure dell'Unione di interesse pubblico, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 893);
risoluzione sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma "corpo europeo di solidarietà" e abroga i regolamenti (UE) n. 2018/1475 e (UE) n. 375/2014, alla 1a, alla 11a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 894);
risoluzione sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce Erasmus+: il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga il regolamento (UE) n. 1288/2013, alla 7a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 895);
risoluzione sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa creativa (2021-2027) e che abroga il regolamento (UE) n. 1295/2013, alla 7a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 896);
risoluzione sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Centro europeo di competenza industriale, tecnologica e di ricerca sulla cibersicurezza e la rete dei centri nazionali di coordinamento, alla 1a, alla 8a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 897);
risoluzione sulla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma "Fiscalis" per la cooperazione nel settore fiscale e abroga il regolamento (UE) n. 1286/2013, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 898);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla firma, a nome dell'Unione, dell'accordo in forma di scambio di lettere tra l'Unione europea e la Repubblica di Cuba ai sensi dell'articolo XXVIII dell'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT) 1994 in merito alla modifica delle concessioni per tutti i contingenti tariffari inclusi nell'elenco CLXXV dell'UE a seguito del recesso del Regno Unito dall'Unione europea, alla 3a, alla 6a, alla 10a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 899);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, di un protocollo all'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica tunisina, dall'altra, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 900);
risoluzione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, del protocollo dell'accordo che istituisce un'associazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'America centrale, dall'altra, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 901);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativo alla conclusione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo relativo ai limiti temporali degli accordi per la fornitura di aeromobili con equipaggio tra l'Unione europea, gli Stati Uniti d'America, l'Islanda e il Regno di Norvegia, alla 3a, alla 8a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 902);
risoluzione sul conseguimento degli obiettivi dell'obbligo di sbarco a norma dell'articolo 15 della politica comune della pesca, alla 3a, alla 9a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 903);
risoluzione sulla posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 2/2021 dell'Unione europea per l'esercizio 2021 - finanziamento della risposta alla COVID-19 e inclusione di adeguamenti e aggiornamenti in relazione all'adozione definitiva del quadro finanziario pluriennale, alla 5a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 904);
risoluzione sulle relazioni 2019-2020 della Commissione concernenti la Turchia, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 905);
risoluzione sulle relazioni 2019-2020 della Commissione concernenti il Montenegro, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 906);
risoluzione sugli effetti dei cambiamenti climatici sui diritti umani e il ruolo dei difensori dell'ambiente in tale ambito, alla 1a, alla 3a, alla 13a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 907);
risoluzione sul tema "Invertire l'evoluzione demografica nelle regioni dell'Unione europea utilizzando gli strumenti della politica di coesione", alla 1a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 908);
risoluzione sul tema "Accelerare i progressi e lottare contro le disuguaglianze al fine di eliminare l'AIDS quale minaccia per la salute pubblica entro il 2030", alla 1a, alla 12a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 909);
risoluzione sui prigionieri di guerra all'indomani del più recente conflitto tra Armenia e Azerbaigian, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 910);
risoluzione sulla situazione ad Haiti, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 911);
risoluzione sulle controsanzioni cinesi nei confronti di entità dell'UE, di deputati al Parlamento europeo e di deputati nazionali, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 912);
risoluzione sulla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 16 luglio 2020 - Data Protection Commissioner contro Facebook Ireland Limited e Maximillian Schrems ("Schrems II") - Causa C-311/18, alla 1a, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 913).
Petizioni, annunzio
Sono state presentate le seguenti petizioni deferite, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti, competenti per materia.
La signora Rosanna Occhiodoro da Ancona chiede:
Modifiche agli articoli 279, 580 e 594 del codice civile, in materia di diritti di successione dei figli non riconoscibili (Petizione n. 863, assegnata alla 2a Commissione permanente);
disposizioni volte ad anteporre la dichiarazione giudiziale di paternità all'azione di disconoscimento o impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità (Petizione n. 864, assegnata alla 2a Commissione permanente);
disposizioni volte a consentire il libero accesso alla Dichiarazione giudiziale di paternità da parte del figlio maggiorenne che ha avuto giudicato avverso sul disconoscimento di paternità (Petizione n. 865, assegnata alla 2a Commissione permanente);
disposizioni volte a consentire ai figli maggiorenni nati fuori dal matrimonio che il cognome del padre biologico possa essere indicato sui documenti di identità dopo la morte del padre legale (Petizione n. 866, assegnata alla 2a Commissione permanente);
il signor Antonio Sorrento, Presidente dell'Associazione Partite Iva Nazionali - P.I.N., chiede disposizioni urgenti a tutela dei contribuenti in materia di accertamenti fiscali c.d. a tavolino (Petizione n. 867, assegnata alla 6a Commissione permanente);
il signor Maurizio Quercioli, Presidente dell'Associazione per Sesto Bene Comune, e altri cittadini chiedono, in relazione all'utilizzo dei fondi del c.d. Recovery Plan, che non vengano realizzate grandi opere e infrastrutture in spregio alla tutela dell'ambiente, del patrimonio culturale e paesaggistico, della legalità e della sicurezza del lavoro nonché la destinazione di congrue risorse alla tutela di parchi, aree verdi, fiumi, laghi (Petizione n. 868, assegnata alla 13a Commissione permanente);
il signor Aniello Traino da Neirone (Genova) chiede disposizioni volte a promuovere la pratica amatoriale ed agonistica del c.d. blind tennis, ovvero il tennis per persone ipovedenti o affette da cecità, a fini riabilitativi, pedagogici e di inclusione e integrazione sociale (Petizione n. 869, assegnata alla 7a Commissione permanente);
il signor Sergio Iacomoni, Presidente del Movimento Storico Romano, ed altri cittadini chiedono una modifica dell'articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di denominazione del Comune e della Città metropolitana di Roma Capitale (Petizione n. 870, assegnata alla 1a Commissione permanente);
il signor Andrea Carola da Napoli chiede modifiche all'articolo 543 del codice di procedura civile volte a consentire alla parte debitrice di contestare il pignoramento in caso di mancata notifica dell'atto (Petizione n. 871, assegnata alla 2a Commissione permanente);
il signor Luciano Luci da Pisa ed altri cittadini chiedono il rispetto delle leggi sulla disabilità nonché disposizioni volte alla definizione di progetti di vita individuali per le persone diversamente abili (Petizione n. 872, assegnata alla 12a Commissione permanente);
il signor Antonio Brandi, Presidente dell'Associazione Pro Vita & Famiglia Onlus e numerosissimi altri cittadini chiedono che non venga approvato l'Atto Senato n. 2005/XVIII Legislatura recante "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità" (Petizione n. 873, assegnata alla 2a Commissione permanente).
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
La senatrice Giannuzzi ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-05698 del senatore Lannutti ed altri.
Mozioni
RAUTI, CIRIANI, BALBONI, BARBARO, DE BERTOLDI, DE CARLO, DRAGO, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, NASTRI, PETRENGA, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,
premesso che:
è attualmente all'esame del Senato il decreto-legge n. 79 del 2021, recante misure urgenti in materia di assegno temporaneo per figli minori;
la misura del cosiddetto "assegno unico e universale" è l'atteso strumento che, secondo quanto disposto dall'articolo 1 della legge n. 46 del 2021, recante "Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale", dovrebbe consentire, perseguendo le finalità di favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e promuovere l'occupazione, il riordino, la semplificazione ed il potenziamento, anche in via progressiva, delle misure a sostegno dei figli a carico;
al riguardo l'articolo 1 della medesima legge delega, nel fissare i principi e criteri direttivi generali cui dovranno informarsi i decreti legislativi, ha stabilito entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore il termine per la loro adozione;
l'articolo 5 ha invece disciplinato il procedimento per l'adozione dei medesimi decreti, prevedendo la trasmissione dei relativi schemi alle Camere per l'espressione di un parere per materia e per i profili finanziari entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore, e la possibilità per il Governo di adottare disposizioni integrative e correttive dei medesimi decreti entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno di loro;
successivamente all'entrata in vigore della citata legge delega, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 6 aprile, l'effettiva attuazione dell'assegno unico universale ha assunto i connotati di una vera e propria "corsa contro il tempo", inserendosi in una sorta di strettoia legislativa e burocratica con tempistiche molto più ristrette e limitate rispetto a quelle necessarie ai diversi passaggi previsti dall'iter processuale attuativo;
giova ricordare come, durante la discussione che, nella seduta dello scorso 30 marzo, ha preceduto in Aula in Senato l'approvazione della legge n. 46 del 2021, il Gruppo parlamentare "Fratelli d'Italia" aveva già debitamente sottolineato la ristrettezza dei tempi di attuazione della delega, dati i diversi passaggi parlamentari necessari presso le Commissioni competenti e la necessità di varare più decreti legislativi entro un lasso di tempo notevolmente limitato;
è proprio in questa ristrettezza dei tempi che ha poi determinato l'emersione di quei connotati di "straordinaria necessità ed urgenza" che, è utile ricordare, costituiscono i presupposti costituzionali per l'adozione da parte del Governo, sotto la sua responsabilità, dei decreti-legge, che risiede, a ben vedere, la genesi del decreto-legge n. 79 dello scorso 8 giugno all'esame del Senato;
il Parlamento è di fatto esautorato della propria funzione a causa dell'ingerenza nell'iter parlamentare del decreto-legge n. 79 del 2021, provvedimento che interviene, nonostante sia già stata votata favorevolmente da entrambe le Camere la legge n. 46 del 2021;
stravolgendo la normale consecutio normativa che è propria del meccanismo della legge delega, il citato decreto-legge si inserisce nella dinamica attuativa di un provvedimento, peraltro così rilevante per la politica sociale del Paese, in modo a dir poco "forzato", se non addirittura improprio, essendo esso adottato, come si legge nelle sue stesse premesse, "in via temporanea nelle more dell'attuazione dei decreti legislativi attuativi della legge n. 46 del 2021";
si tratta infatti di un "provvedimento ponte", che oltre a suscitare molteplici elementi di perplessità sul metodo e in ordine alla procedura, per le ragioni illustrate, non convince neppure sul piano del merito, né su quello degli impegni effettivamente assunti dal Governo con il Paese in sede parlamentare;
al riguardo, appare utile ricordare quali siano state le testuali dichiarazioni rese dal Ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, che intervenendo in Senato lo scorso 30 marzo affermava: «a nome del Governo, confermo l'impegno, come ha ricordato il Presidente Draghi, di dar seguito alla delega che ci verrà consegnata attuando l'assegno entro il 1° luglio»;
un impegno dunque molto preciso, quello assunto in Parlamento dal Governo, poi significativamente ridimensionato (e dunque disatteso) dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi che, intervenendo successivamente, lo scorso 14 maggio agli stati generali della natalità, dichiarava «Dal luglio di quest'anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori», preannunciando di fatto quello schema di applicazione parziale e temporanea che poi sarebbe confluita nel decreto-legge che il Parlamento si appresta ad esaminare;
considerato che:
secondo recenti simulazioni effettuate dall'Ufficio parlamentare di bilancio, sarebbe consistente e fondato il rischio che, per ben 2 milioni di famiglie su un complesso di 9 milioni e 174.000 (vale a dire il 22 per cento della platea dei nuclei familiari destinatari della misura), l'ammontare della somma di spettanza possa essere inferiore a quella attualmente percepita in relazione al previgente regime di aiuti, con una diminuzione significativa sino a 650 euro annui a figlio;
tale proiezione sarebbe condivisa anche dall'INPS, che, nell'ambito di una propria simulazione, ha condiviso l'ipotesi del rischio di una riduzione dell'importo totale a fronte del cumulo degli attuali diversi sussidi;
l'articolo 1 del decreto-legge n. 79 del 2021 infatti prevede il riconoscimento di un assegno temporaneo per i figli minori "a decorrere dal 1 luglio al 31 dicembre 2021", ai nuclei familiari che non abbiano diritto all'assegno per il nucleo familiare, di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 69 del 1988;
la misura riguarda dunque una platea circoscritta, composta da lavoratori autonomi e disoccupati che hanno esaurito la NASpI, incapienti e inattivi, oltre che dai lavoratori dipendenti attualmente esclusi dagli assegni al nucleo per ragioni di reddito familiare e dai beneficiari del reddito di cittadinanza che non percepiscono l'assegno familiare;
si tratta di una platea di oltre 2 milioni di persone, che finora potevano usufruire solo di detrazioni nella dichiarazione dei redditi per i figli a carico, confermando così che il nuovo strumento di sostegno di carattere universalistico, dal 1° luglio sarà valevole solo per chi attualmente non percepisce gli assegni al nucleo familiare, assegni che invece continueranno ad essere corrisposti, per il periodo da luglio a dicembre 2021, alle famiglie di lavoratori dipendenti e assimilati,
impegna il Governo:
1) a rispettare nei tempi previsti gli impegni assunti con i cittadini e le famiglie, adottando tempestivamente le misure necessarie ad una piena ed effettiva attuazione della delega conferitagli dal Parlamento mediante la legge n. 46 del 2021 attraverso l'introduzione dell'assegno unico universale per tutti i nuclei familiari con figli a carico, evitando ingiuste discriminazioni tra i cittadini, specie in un momento di grave crisi economica come quella attuale;
2) ad evitare, nell'attuazione della legge delega, il ricorso ad ulteriori decreti-legge;
3) ad impegnarsi ad introdurre l'assegno unico universale per tutti i nuclei familiari aventi diritto a decorrere dal 1° gennaio 2022;
4) ad escludere il riferimento alle soglie ISEE, finché non si porrà in essere una reale riforma di tale, attualmente iniqua, indicatore di valutazione della ricchezza delle famiglie.
(1-00398)
FAZZOLARI, CIRIANI, RAUTI, BALBONI, BARBARO, CALANDRINI, DE BERTOLDI, DE CARLO, DRAGO, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, NASTRI, PETRENGA, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,
premesso che:
secondo l'ultimo rapporto, pubblicato nel dicembre 2020, dall'ILGA World (International lesbian, gay, bisexual, trans and intersex association), che conta più di 1.600 associazioni di 150 diversi Stati e che, ogni anno, raccoglie i dati sulle condizioni di chi è discriminato per l'orientamento sessuale, sono ben 69 gli Stati che considerano un reato le relazioni consensuali tra persone adulte dello stesso sesso, spesso in virtù dell'applicazione della sharia, la legge coranica all'interno del proprio ordinamento;
secondo i report dell'ILGA, le pene per chi compie atti omosessuali variano a seconda delle nazioni: i più prevedono pene variabili da un anno fino all'ergastolo, mentre "in 11 di tali Paesi l'omosessualità è ancora passibile di pena capitale", come si legge sul sito del Consiglio europeo; di questi ben 6 prevedono esplicitamente la pena di morte per atti sessuali omosessuali consensuali (Brunei, Iran, Mauritania, Nigeria, Arabia saudita e Yemen), mentre per gli altri 5 (Afghanistan, Pakistan, Qatar, Somalia e gli Emirati arabi uniti), secondo alcune fonti consultate dall'ILGA, "la pena di morte potrebbe essere potenzialmente imposta", attraverso l'applicazione di norme previste dai rispettivi ordinamenti;
ciononostante, con molti di questi Stati l'Europa e l'Italia hanno stretto e stringono accordi di cooperazione in materia di istruzione, università e ricerca scientifica che prevedono programmi e progetti comuni di collaborazione tra le istituzioni scolastiche e universitarie dei rispettivi Stati (come, ad esempio, quello tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar approvato il 27 maggio 2020 e divenuto legge 5 giugno 2020, n. 64);
ne deriva il paradosso che, mentre in Italia e in Europa si conducono battaglie per il pieno riconoscimento dei diritti LGBT, il Parlamento italiano legittima, attraverso gli accordi di cooperazione culturale, gli ordinamenti che contemplano il reato di omosessualità e la persecuzione degli individui in base al loro orientamento sessuale;
incentivare scambi culturali e di formazione giovanile, nonché partecipare ad eventi sportivi internazionali, in questi Stati in cui l'omosessualità è considerata un reato può esporre giovani ed atleti omosessuali al grave rischio di vedersi imputati e magari condannati alle gravissime pene previste per il loro orientamento sessuale,
impegna il Governo:
1) ad attivarsi presso le sedi europee affinché la UE condanni apertamente e prenda le distanze dagli Stati che prevedono nei loro ordinamenti il reato di omosessualità, non stringa con essi accordi di cooperazione culturale riguardanti programmi e progetti comuni di collaborazione tra le istituzioni scolastiche e universitarie e revochi quelli già esistenti;
2) ad attivarsi presso le competenti autorità sportive, nazionali e internazionali, affinché sia preclusa agli Stati che prevedono come reato le relazioni consensuali tra persone adulte dello stesso sesso l'organizzazione di manifestazioni sportive internazionali, anche al fine di tutelare l'incolumità degli atleti omosessuali e affinché, comunque, non vi partecipino le squadre italiane.
(1-00399)
FREGOLENT, CANTU', MARIN, DORIA, LUNESU, ROMEO, TOSATO, SAPONARA, VALLARDI, RIPAMONTI, ZULIANI, BERGESIO, PIANASSO, FERRERO, RICCARDI, CANDURA, ALESSANDRINI, BAGNAI, PISANI Pietro - Il Senato,
premesso che:
il cancro è la seconda causa di mortalità nei Paesi dell'Unione europea dopo le malattie cardiovascolari;
nel 2020 nell'Unione europea 2,7 milioni di persone hanno ricevuto una diagnosi di tumore e i decessi causati dalla malattia sono stati 1,3 milioni. In pratica l'Europa, la cui popolazione rappresenta meno del 10 per cento della popolazione mondiale, fa registrare circa un quarto di tutte le diagnosi oncologiche a livello globale. Questa malattia mette sotto pressione i sistemi sanitari e di protezione sociale nazionali, i bilanci governativi e incide sulla produttività e sull'economia, dal momento che l'impatto della malattia nel vecchio continente è stimata in circa 100 miliardi di euro ogni anno;
si prevede che, senza un'azione decisa, il numero di casi aumenterà quasi del 25 per cento entro il 2035, facendo del cancro la prima causa di morte nella UE. Inoltre la pandemia da COVID-19 ha avuto gravi ripercussioni sulle cure oncologiche, in quanto ha comportato l'interruzione dei trattamenti e ritardi nelle diagnosi;
nei suoi orientamenti politici la presidente Von der Leyen ha affermato che il cancro è una delle principali priorità della Commissione europea nel settore della salute, in particolare ha definito il piano europeo di lotta contro il cancro come uno strumento chiave volto ad aiutare gli Stati membri a combattere più efficacemente la malattia e a migliorare le cure per ridurre le sofferenze causate dal cancro e per far sì che l'Europa assuma un ruolo guida nella lotta contro il cancro;
il rinnovato impegno dell'Europa è partito ufficialmente il 3 febbraio 2021, alla vigilia della giornata mondiale contro il cancro, con la presentazione del "piano europeo per sconfiggere il cancro" (Europe's beating cancer plan), definito come "un pilastro chiave per una Unione europea sanitaria più forte e un'Unione europea più sicura, meglio preparata e più resiliente". Questo nuovo piano si pone come la risposta dell'Europa al quadro attuale e un impegno unanime per agire in modo concreto contro il cancro;
il piano si articola in quattro aree d'intervento fondamentali, nelle quali sono previste 10 iniziative e numerose azioni di supporto. Per realizzarle saranno attivati tutti gli strumenti di finanziamento della Commissione, con uno stanziamento complessivo di 4 miliardi di euro destinati ad azioni di lotta contro il cancro. Le quattro aree di intervento individuate sono: la prevenzione; la diagnosi precoce; la parità di accesso alle cure; il miglioramento della qualità di vita di pazienti e guariti;
un ulteriore elemento portante del piano europeo è il piano d'azione "Samira", presentato il 5 febbraio. Esso consiste in diverse azioni integrate e volte a migliorare il coordinamento europeo nell'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari anche per la cura del cancro, oltre che di altre malattie;
in Italia nel 2019, secondo l'ultimo rapporto AIOM-AIRTUM, sono state effettuate circa 371.000 nuove diagnosi di tumore (196.000 uomini e 175.000 donne). Complessivamente in Italia ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno. Le 5 neoplasie più frequenti, nel 2019, nella popolazione sono quelle della mammella (53.500 nuovi casi), colon retto (49.000), polmone (42.500), prostata (37.000) e vescica (29.700);
dal 2014, l'Intergruppo parlamentare "Insieme per un impegno contro il cancro", frutto della volontà del progetto "La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere", coordinato da "Salute donna" onlus, ha favorito il dialogo fra il Parlamento e molte associazioni di pazienti presenti nel campo dell'oncologia, evidenziando la necessità di intervenire in modo organico e strategico sulla materia e contribuendo ad un maggiore impegno della politica sul tema della presa in carico dei pazienti oncologici;
la pandemia ha gravemente accentuato le differenze tra le Regioni relativamente alla disponibilità delle prestazioni e in ordine all'accesso all'assistenza. Numerosi reparti chirurgici sono stati chiusi e convertiti in reparti di medicina dedicati ai pazienti con COVID-19 e ciò ha comportato evidenti limitazioni, in termini di volume, di altri casi trattati. Complessivamente, nel 2020, sono stati rinviati oltre un milione di interventi chirurgici, come evidenziato da uno studio dell'università Cattolica. Incrociando i dati di questa ricerca con quelli delle schede di dimissione ospedaliera del 2019, emerge che sono stati rimandati il 99 per cento degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5 per cento di quelli per cancro alla prostata, il 74,4 per cento al colon retto;
una delle sei missioni del PNRR e? dedicata alla salute e, in particolare, al rafforzamento della prevenzione e dei servizi sanitari sul territorio, alla modernizzazione e alla digitalizzazione del sistema sanitario. Alla luce di ciò, si deve rilevare che non può esistere una nuova visione sanitaria senza un'adeguata considerazione del cancro come fenomeno sanitario e sociale;
nel nostro Paese l'ultimo piano oncologico è stato pubblicato nel 2013, ed elaborato nel biennio precedente, ben 10 anni fa, ponendosi, dunque, come un documento obsoleto rispetto ai progressi della scienza e della tecnica intervenuti negli ultimi anni;
la difficile gestione del COVID-19 ha contribuito ad accrescere la consapevolezza della necessita? di un profondo rinnovamento tecnologico e di processo dell'assistenza oncologica, che deve rappresentare un vero e proprio traino per l'ammodernamento dell'intero servizio sanitario nazionale;
nel nostro Paese ogni anno si stimano circa 89.000 nuove diagnosi di neoplasie rare, che colpiscono in media persone più giovani e comportano una sopravvivenza a 5 anni inferiore riaspetto a quella di chi sviluppa un tumore più frequente; a questi si aggiungano i quasi 180.000 italiani che ogni anno perdono la vita a causa di un tumore aggressivo, poco curabile, secondo l'AIRC, con le possibilità di trattamento attualmente a disposizione;
appare quindi necessario individuare nuovi approcci e interventi che possano migliorare la sopravvivenza e la qualità della vita di molti pazienti oncologici;
la terapia con radioligandi, o radioligand therapy, si inserisce in questo scenario. Si pone come esempio innovativo della medicina di precisione, grazie al quale si intende individuare strategie di intervento mirate, sicure ed efficaci. La conoscenza sempre più approfondita dei meccanismi biologici dei tumori e la comprensione delle differenze tra cellule malate e cellule sane hanno cambiato e stanno cambiando la cura del cancro, aprendo nuovi orizzonti per i farmaci che agiscono direttamente sulle cellule tumorali, non danneggiando quelle sane, consentendo di aumentare l'efficacia delle terapie;
si tratta di un metodo innovativo che deriva dai progressi delle conoscenze in medicina nucleare e che tuttavia per sua natura richiede un'attenta pianificazione, dalle scelte di politica sanitaria all'adeguamento delle infrastrutture necessarie all'erogazione del trattamento. In Italia la terapia con radioligandi è disponibile già presso alcuni ospedali, ma vi sono certamente ampi margini di miglioramento per ottimizzarne l'impiego e per agevolarne l'uso dove necessario, così da garantire a tutti i pazienti con un'indicazione clinica alla terapia di accedervi. È quindi indispensabile considerare il portato di questa terapia, valutandone l'approccio terapeutico innovativo, l'efficacia, la qualità della vita per il paziente, la sostenibilità;
la complessità di questa terapia necessita di un adeguamento infrastrutturale, nonché la gestione nell'ambito di un team multidisciplinare. A tal fine, dunque, è necessario che vi sia un'adeguata implementazione e istituzionalizzazione della terapia RLT affinché sia inserita all'interno delle politiche sul cancro, nazionali e regionali, e si ponga come un'alternativa di cura a disposizione dei pazienti;
il piano oncologico nazionale, la cui adozione è prevista per i prossimi mesi, deve necessariamente seguire la via indicata dall'Europa, prevedendo azioni, tempistiche, finanziamenti e modifiche regolatorie e legislative per superare l'emergenza oncologica, al fine di rispondere concretamente alle gravi insufficienze strutturali dell'assistenza ai malati di cancro rese più che mai evidenti dalla pandemia. Inoltre, è fondamentale che prenda in considerazione gli sviluppi che la medicina ha raggiunto negli ultimi anni, e in un'ottica di maggiore inclusione preveda una cabina di regia che coinvolga anche le associazioni dei pazienti,
impegna il Governo:
1) a provvedere all'adozione di un nuovo piano oncologico nazionale che sia in linea con il piano oncologico europeo, che consideri le nuove terapie sul cancro, prevedendo misure di supporto alle strutture di ricerca italiane per assicurare ai pazienti oncologici di fruire dell'innovazione, garantendo la competitività nella ricerca;
2) ad adottare iniziative volte a facilitare e semplificare i percorsi e i tempi autorizzativi con misure di supporto alla ricerca scientifica, in particolare quella innovativa;
3) ad avviare un dialogo, attraverso il Ministero dello sviluppo economico, con le principali industrie del farmaco mondiale affinché svolgano attività di ricerca e sviluppo nel nostro Paese;
4) ad adottare iniziative volte a sostenere lo sviluppo di centri multidisciplinari di alta specialità, nell'ottica di sviluppare nuove innovazioni terapeutiche, tra cui la terapia con radioligandi;
5) ad impiegare i fondi del PNRR per pervenire ad un ammodernamento della strumentazione tecnologica per la diagnosi delle malattie oncologiche ed onco-ematologiche;
6) ad attivare strumenti di coordinamento delle attività delle reti oncologiche regionali, al fine di garantire l'equa efficacia del modello su tutto il territorio nazionale.
(1-00400)
Interpellanze
ORTIS, VANIN, LANNUTTI, CORRADO, DI MICCO, ANGRISANI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della salute. - Premesso che:
la sanità pubblica molisana sta vivendo, ormai da tempo, una situazione di emergenza e debolezza strutturale. Il commissariamento del servizio sanitario regionale, che va avanti da ben 12 anni, è servito soltanto a tagliare personale e a chiudere ospedali e reparti pubblici, oltre che a smantellare la rete di emergenza-urgenza e ridimensionare i presidi sanitari di comunità. Tutto questo è avvenuto mentre le strutture private accreditate hanno continuato a ingrandirsi in maniera sproporzionata, potendo contare su un "occhio di riguardo" da parte della politica locale e nazionale, oltre che sul riconoscimento di budget ed extra budget elevatissimi. A pagarne le conseguenze, ovviamente, sono stati i cittadini molisani, che in questi anni non hanno potuto accedere alle assistenze e cure garantite dalla nostra Costituzione;
alcuni giorni fa il report di coordinamento della finanza pubblica della Corte dei conti riferito al 2019 (quindi prima della pandemia) ha evidenziato come il Molise, assieme alla Calabria, risultasse ancora una volta la peggiore Regione italiana nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Nel 2020 alla crisi strutturale si è poi affiancata quella pandemica, che ha ulteriormente peggiorato la situazione. Alla creazione di un contesto così critico hanno contribuito anche alcune discutibili scelte operate in ottica anti COVID dalla Regione Molise e dall'azienda sanitaria regionale: il Molise, infatti, è l'unica Regione a non avere mai avuto un centro COVID; ciò ha creato una persistente promiscuità tra malati COVID e non, bloccando i ricoveri e le prestazioni sanitarie ordinarie, comprese quelle relative alle patologie tempo dipendenti;
considerato che:
la più grande emergenza continua ad essere la carenza di personale, con i bandi di concorso che sistematicamente non vengono attuati. In tutti gli ospedali, punti di pronto soccorso e presidi sanitari pubblici del territorio mancano medici specialisti e infermieri e questo, inevitabilmente, si ripercuote sulla capacità di tali strutture di rispondere efficacemente alla domanda di salute dei cittadini. Moltissime sono, infatti, le prestazioni ospedaliere e specialistico-ambulatoriali che rimangono inevase, e questo obbliga molti cittadini a ricorrere ai soliti privati accreditati, che da sempre godono di cospicui budget ed extra budget, contribuendo in maniera decisiva al cronico disavanzo finanziario del sistema sanitario regionale;
la carenza di personale nella sanità pubblica molisana è un problema che nasce sicuramente da lontano, a causa del blocco ultradecennale del turnover legato al piano di rientro dal disavanzo finanziario, ma le conseguenze in tempi di pandemia sono state ancor più terribili, visto che molte procedure di reclutamento di personale, seppur previste dalle normative nazionali, non si sono praticamente mai concretizzate a causa delle inadempienze degli organismi regionali preposti. In Molise durante la pandemia sono mancati specialisti in rianimazione, anestesia, malattie infettive; e nessuno ha fatto nulla. Il risultato di questa assurda condotta è sotto gli occhi di tutti: più di 500 morti per COVID, vite spezzate e famiglie che non saranno mai più come prima;
la mancanza di personale continuerà a produrre effetti negativi anche nell'immediato futuro quando, a fronte di una sensibile discesa della curva pandemica, occorrerà recuperare le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali ordinarie rimaste sospese a causa del COVID. In una regione come il Molise in cui è ormai acclarato che la sanità pubblica debba lasciare il passo a quella privata, se non si interviene con l'impiego aggiuntivo di personale l'obiettivo potrà essere raggiunto solamente facendo ancora una volta ricorso alle strutture private accreditate; possibilità peraltro già prevista a livello nazionale dall'articolo 26, comma 2, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 ("sostegni bis"), all'esame in queste settimane della Camera dei deputati;
a tal proposito, nei giorni scorsi, sono già apparsi sulla stampa locale articoli che riferivano di situazioni in cui i cittadini, recandosi presso strutture sanitarie pubbliche, non avevano potuto accedere alle prestazioni di cui avevano bisogno a causa dell'assenza di personale. Di fatto, la mancanza di medici e infermieri continua a essere la ragione principale della debolezza strutturale e dello stato emergenziale in cui versa il sistema sanitario pubblico molisano, sia in ambito ospedaliero che ambulatoriale o di emergenza-urgenza;
in merito è sicuramente significativa la recentissima testimonianza del primario del pronto soccorso dell'ospedale "Veneziale" di Isernia, dottor Lucio Pastore, che da molti anni, assieme al comitato in difesa della sanità pubblica di qualità, chiede che siano adottate misure a sostegno della sanità pubblica molisana; lamentando la noncuranza e il silenzio delle istituzioni in risposta ai suoi numerosi appelli, il dottore sottolinea che "se la sanità molisana si deve privatizzare, il pubblico non deve essere messo nelle condizioni di funzionare. In questo modo si permetterà di privatizzare preservando solo le nicchie clientelistico-familiari fino a che sarà possibile". Queste parole del dottor Pastore rappresentano la perfetta fotografia delle condizioni "comatose" in cui versa tutta la sanità pubblica in Molise, vittima di una classe politica regionale che, nell'indirizzare scientemente le proprie scelte verso il privato, non ha considerato prioritario il dovere di garantire il diritto alla salute a tutti i molisani;
considerato inoltre che, in più occasioni, prima, durante e dopo la pandemia, il primo firmatario della presente interpellanza ha evidenziato queste criticità al Ministro della salute, utilizzando tutti gli strumenti parlamentari a sua disposizione e, perfino, con azioni eclatanti davanti alla sede del dicastero per chiedere un incontro col Ministro. L'interlocuzione è poi avvenuta: ma nulla, successivamente, è cambiato,
si chiede di sapere:
se vi siano i presupposti per un coinvolgimento diretto di Emergency in Molise, sul modello di quanto già avvenuto in Calabria e nelle modalità che più si riterranno opportune; nella piena convinzione che da un'eventuale collaborazione e un impiego, seppur transitorio, di personale di Emergency, possano derivare riflessi finalmente positivi per il sistema sanitario pubblico regionale;
quali altre iniziative abbia intenzione di intraprendere il Governo per assicurare il diritto alla salute dei cittadini molisani, come potrebbe essere, ad esempio, l'adozione di un "decreto Molise", redatto sulla falsariga di quello calabrese, il quale potrebbe risolvere le criticità dell'emergenza sanitaria regionale che, da troppi mesi, aspettano di essere prese in considerazione dal Consiglio dei ministri.
(2-00085)
BARBARO - Ai Ministri della difesa, dell'interno e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
è copioso il ricorso al contenzioso amministrativo degli appartenenti alle forze armate, militari e di polizia, che si vedono censurati o sanzionati dalla propria amministrazione laddove intendano partecipare alla vita pubblica attraverso l'accettazione di ruoli dirigenziali in partiti, associazioni e organizzazioni politiche;
all'uopo giova ricordare che, all'art. 1483 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (codice dell'ordinamento militare), espressamente è fatto divieto al militare che si trova nelle condizioni previste dal comma 2 dell'art. 1350 di partecipare a riunioni e manifestazioni di partiti, associazioni e organizzazioni politiche, nonché di svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni, organizzazioni politiche o candidati a elezioni politiche e amministrative. Tali condizioni riguardano gli appartenenti ai corpi militari e di polizia che svolgano attività di servizio, siano in luoghi militari o comunque destinati al servizio, indossino l'uniforme, si qualifichino, in relazione ai compiti di servizio, come militari o si rivolgano ad altri militari in divisa o che si qualificano come tali.
a prima vista, quindi, al di fuori delle attività relative o connesse al loro servizio, i militari e gli appartenenti alle forze dell'ordine, al pari di tutti i cittadini, possono regolarmente partecipare alla vita politica, e quindi candidarsi alle elezioni, ricoprire incarichi elettivi, iscriversi a partiti, associazioni e organizzazioni politiche e svolgere al loro interno ruoli funzionali e dirigenziali;
non esistono, per di più, limitazioni espresse all'articolo 49 della Costituzione, il quale stabilisce che "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"; per il personale militare, come per altri dipendenti pubblici, è prevista solo la riserva di legge del terzo comma dell'art. 98 della Costituzione, che spesso le amministrazioni ritengono soddisfatta esclusivamente con la restrizione, prevista ex lege, secondo cui le forze armate debbono in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni politiche. Tale generico principio, come si diceva, ha alimentato ed alimenta spesso contenziosi amministrativi, i cui esiti sono talvolta contraddittori;
per le persone in divisa è pur comprensibile che l'esigenza di una corretta e imparziale amministrazione delle loro prerogative, da svolgersi in equidistanza dalle contese politiche, suggerisca l'inopportunità di un impegno militante nella vita politica, tuttavia le istituzioni, compreso il Parlamento ed il Governo, come anche i Consigli regionali e comunali, spesso hanno nel proprio consesso membri provenienti dalle forze armate e dall'Esercito: non si ravvede, quindi, come sia possibile esercitare legittimamente ruoli di tale rilevanza pubblica e poi non poter ricoprire, neppure a livello locale, ruoli di dirigenza nei partiti, nelle associazioni e nelle organizzazioni politiche, quantomeno in quelle che siano partecipi della democrazia e i cui dottrina e statuto non siano incompatibili con i doveri del giuramento prestato e con i principi costituzionali e generali dell'ordinamento;
il legislatore non ha mai disciplinato la materia oggetto di riserva di legge ex art. 98 della Costituzione e, di fatto, l'orientamento maggiormente praticato è quello della sentenza n. 5485/2017 del Consiglio di Stato, che ha escluso che sia possibile per il militare prendere parte, a livello dirigenziale, alla vita interna di partiti, associazioni e organizzazioni politiche, pur essendogli possibile candidarsi e di ricoprire incarichi elettivi;
secondo questo orientamento, quindi, il militare può aderire ma non assumere, nell'ambito di una formazione partitica, alcuna carica statutaria, neppure di carattere onorario, nemmeno locale, a tutela indiretta del principio di neutralità, per quanto non manchino, nella letteratura dei singoli casi, anche inedite altre letture, sia degli addebiti sollevati dalle amministrazioni, sia pure delle pronunce dei tribunali amministrativi;
a giudizio dell'interpellante, non sarebbe affatto compromesso il principio di neutralità, nell'esercizio del servizio, del militare che assumesse una carica interna ad un partito o associazione politica, considerato che egli si può comunque iscrivere a tali organizzazioni e, attraverso di loro, essere eletto nelle assemblee elettive,
si chiede di sapere se si intenda prendere un provvedimento che possa fare complessivamente chiarezza, al fine di evitare il frequente contenzioso fra le amministrazioni ministeriali e gli appartenenti alle forze armate, militari e di polizia, che aderendo ad un partito o organizzazione politica, intendano assumere un incarico al loro interno, vieppiù se lo stesso è di mero livello comunale, territoriale o locale.
(2-00086)
Interrogazioni
MIRABELLI - Ai Ministri dell'interno e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
l'articolo 40-quater del decreto-legge n. 41 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 69 del 2021, ha previsto la proroga della sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, prevista dal decreto-legge n. 18 del 2020: a) fino al 30 settembre 2021, con effetto esclusivamente per i provvedimenti adottati dal 28 febbraio al 30 settembre 2020, per mancato pagamento del canone alle scadenze (sfratto per morosità); b) fino al 31 dicembre 2021, con effetto per i soli provvedimenti, adottati dal 1° ottobre 2020 al 30 giugno 2021, contenenti l'ingiunzione di rilasciare l'immobile venduto, adottati dal giudice dell'esecuzione ai sensi dell'articolo 586, comma 2, del codice di procedura civile, relativamente ad immobili pignorati abitati dal debitore esecutato e dai suoi familiari;
dalla sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili risultano, pertanto, esclusi numerosi provvedimenti di rilascio pendenti che riguardano non meno di 80.000 famiglie, gran parte delle quali si trovavano, già all'atto dell'originaria pronuncia del magistrato, in situazioni di grave difficoltà economica, sociale, sanitaria, ulteriormente aggravata a seguito della sopravvenuta crisi pandemica. In moltissimi casi si tratta, quindi, di una situazione di morosità incolpevole come prevista dal decreto-legge n. 102 del 2013;
considerato che:
le misure di sostegno e contributo economico previste dal decreto-legge n. 102 del 2013 risultano al momento attuale di problematica e complessa attuazione in quanto l'annualità 2021 non risulta ancora ripartita tra le Regioni;
in analoga situazione si trova il contributo per il sostegno alla locazione, previsto dall'articolo 11 della legge n. 431 del 1998, anche in questo caso per mancato riparto dell'annualità 2021;
il contributo ai locatori che riducono l'affitto, previsto originariamente dal decreto-legge n. 137 del 2020, confermato successivamente dal decreto-legge n. 41 del 2021, con appositi fondi gestiti dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, risulta ancora in attesa di un provvedimento dell'Agenzia delle entrate che ne definisca i criteri di attribuzione;
rilevato che:
l'utilizzo delle nuove risorse e dei fondi messi a disposizione da tali provvedimenti stenta a decollare, allontanando l'obiettivo di incidere in modo efficace sulla grave emergenza degli sfratti per morosità, sia in rapporto a procedure già nella fase finale esecutiva sia riguardo a procedure di merito e non ancora definite con ordinanza, in corso presso i tribunali con spiccata tendenza ad un forte aumento dei casi interessati;
anche per le annualità pregresse e già ripartite dei fondi previsti per il sostegno alla locazione e per la morosità incolpevole si sono riscontrate, a vari livelli, difficoltà e ritardi nelle procedure attuative da parte di Regioni e Comuni;
i dati di individuazione delle dimensioni e caratteristiche del fenomeno della morosità incolpevole sono carenti in quanto il processo di monitoraggio previsto dal decreto del Ministero delle infrastrutture 12 agosto 2020, i cui risultati dovevano essere acquisiti e resi pubblici entro la data del 31 dicembre 2021, a tutt'oggi non risulta concluso. Pertanto, il riparto e l'ammissione ai contributi, anche direttamente al locatore che non ha ricevuto i canoni di locazione dovuti, risulta non propriamente effettuato con grave pregiudizio per le famiglie coinvolte e in difficoltà per il pagamento del canone;
tenuto conto che:
l'imminente ripresa delle esecuzioni forzate degli sfratti con utilizzo del personale di forza pubblica prefigura un concreto rischio di tensione sociale connessa alla situazione di famiglie che non potranno ottenere adeguate sistemazioni di alloggio alternative, sia pubbliche sia sul mercato privato che attualmente risulta attestato su livelli di canoni richiesti elevati e non compatibili con le condizioni economiche di tali famiglie;
in questa situazione allarmante sono necessarie azioni concrete e coordinate tra tutti i livelli istituzionali e i soggetti interessati (Governo, anche attraverso le prefetture, Regioni, Comuni, tribunali, istituti autonomi per le case popolari comunque denominati, agenzie comunali per le locazioni), al fine di consentire un reale accompagnamento delle famiglie verso una nuova situazione di alloggio abitativo;
il decreto del Ministero delle infrastrutture 30 marzo 2016 ha previsto all'articolo 6 il ricorso a misure di graduazione programmata della forza pubblica introducendo modalità di rapporto e coordinamento tra Comuni e Uffici territoriali del Governo per "le valutazioni funzionali all'adozione delle misure di graduazione programmata dell'intervento della forza pubblica nell'esecuzione dei provvedimenti di sfratto";
in tale contesto, anche con il supporto e l'interlocuzione con le rappresentanze sindacali dell'inquilinato e della proprietà, vi sono concrete possibilità di consenso a graduazioni delle procedure esecutive sulla base di adeguati ristori ai proprietari e di sostegni all'inquilino, come in parte indicato dai decreti ministeriali attuativi sui criteri di assegnazione dei contributi del fondo per la morosità incolpevole succedutesi dal 2014 in poi;
allo stato attuale, tuttavia, solo in limitati contesti territoriali del Paese risultano avviati confronti finalizzati alla sottoscrizione di protocolli e intese sulla graduazione delle esecuzioni che costituiscano condizione per approdare a soluzioni condivise tra le parti coinvolte,
si chiede di sapere:
quali iniziative intendano adottare i Ministri in indirizzo in relazione alla situazione di forte disagio sociale che si determinerà a partire dal 1° luglio in conseguenza della prevista ripresa delle esecuzioni degli sfratti per morosità e delle procedure esecutive immobiliari e che vedrà coinvolte migliaia di famiglie in stato di bisogno;
quali misure siano allo studio o in fase di concreta definizione per evitare situazioni di inutile tensione sociale e se intendano, a tal fine, favorire specifici interventi da parte delle prefetture per un'immediata verifica di possibili percorsi condivisi e coordinati di graduazione delle esecuzioni di rilascio degli immobili;
se intendano promuovere, in vista della scadenza del 1° luglio, la convocazione delle altre istituzioni interessate e delle parti sociali rappresentative dei proprietari degli immobili e degli inquilini al fine di favorire la sottoscrizione di protocolli per la graduazione degli sfratti esecutivi, contribuendo per tale via ad allentare la tensione sociale;
quali iniziative, di propria competenza, intendano adottare al di favorire una più rapida ripartizione e assegnazione dei fondi predisposti per il corrente anno e appositamente destinati al ristoro e al sostegno dei proprietari e degli inquilini morosi incolpevoli.
(3-02658)
DESSI' - Ai Ministri della salute e dell'interno. - Premesso che:
i recenti e tragici fatti di cronaca, quello della strage di Ardea (Roma), dove un uomo affetto da disturbi psichiatrici ha ucciso un anziano e due bambini piccolissimi mentre giocavano tranquillamente a calcio e poi si è tolto la vita e quello più recente di Pieve di Soligo (Treviso), dove una donna è stata uccisa a coltellate da un uomo (anch'egli affetto da disturbi psichiatrici) mentre prendeva tranquillamente il sole sulla riva di un fiume, inducono ad una riflessione sul sistema di assistenza che il servizio sanitario nazionale predispone nei confronti dei soggetti affetti da patologie psichiatriche;
entrambi gli aggressori hanno agito senza un motivo apparente, non conoscevano le loro vittime ed entrambi erano stati sottoposti in passato ad uno o più trattamenti sanitari obbligatori, che evidentemente non hanno avuto alcun seguito. Ciò dimostra, drammaticamente, l'inadeguatezza del sistema di assistenza nei confronti dei soggetti afflitti da malattia psichiatrica e delle misure che sarebbero necessarie a prevenire tali episodi così cruenti e drammatici. L'interrogante ritiene che sia opportuno agire al più presto, riformando i protocolli di intervento a favore dei malati psichiatrici, intensificando l'assistenza ed i controlli, onde evitare il ripetersi anche di un solo altro episodio di una simile violenza;
non sono le persone malate ad essere pericolose, ma i loro comportamenti, che potrebbero e dovrebbero essere controllati dal sistema sanitario;
la prassi del trattamento sanitario obbligatorio è corretta, ma da sola non è sufficiente, l'assistenza ed i controlli devono proseguire ed essere costanti e quotidiani, soprattutto a sostegno della famiglia del malato e delle persone a lui vicine. Nel momento in cui viene accertata l'esistenza di un disturbo psichiatrico, dopo il primo intervento di recupero, che si attua attraverso il trattamento sanitario obbligatorio, occorrerebbe necessariamente intraprendere un percorso, come avviene per qualsiasi altra malattia, con l'assistenza quotidiana di medici e personale socio-sanitario. È necessario costruire un sistema di assistenza e controlli, con una mappatura dei soggetti psichiatrici, che, a seguito degli opportuni accertamenti, vengano considerati potenzialmente pericolosi per sé e la collettività ed adottare opportuni protocolli, finalizzati a tutelare quelli, i loro familiari e la collettività;
purtroppo la maggior parte dei servizi psichiatrici hanno solo un assetto ambulatoriale, che da solo non riesce a fornire adeguata e continuativa assistenza ai malati che vengono lasciati a casa con i familiari, i quali, nella maggior parte dei casi, non possono e non sono in grado di seguirli, spesso anche per motivi economici;
è evidente l'assenza di una rete sociale e sanitaria adeguata sia a fornire al malato e alla sua famiglia un'assistenza idonea e continuativa, sia a garantire l'intera collettività dalla potenziale pericolosità dei malati psichiatrici, che risultano abbandonati a loro stessi;
lo Stato effettua quotidianamente migliaia di controlli su persone agli arresti domiciliari attraverso le forze dell'ordine, nella maggior parte dei casi poste in detenzione per reati di tenue gravità e senza nessuna pericolosità sociale, ed è incomprensibile il motivo per cui il sistema sanitario non garantisce uguale controllo per persone che, alla prova dei fatti, possono essere pericolose per loro stesse, la propria famiglia e chiunque graviti nella loro sfera di influenza,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e, vista la loro gravità e considerate le evidenti lacune ed inefficienze dell'attuale sistema di assistenza psichiatrica, quali iniziative di competenza intendano intraprendere, al fine di fornire un'adeguata assistenza ai malati ed alle loro famiglie e più elevati livelli di sicurezza dell'intera collettività nei confronti della potenziale pericolosità sociale dei malati psichiatrici abbandonati a loro stessi, prevenendo gli episodi di violenza come quelli registrati nelle ultime settimane.
(3-02659)
CIRIANI - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. - Premesso che:
desta preoccupazione la situazione in cui versa l'operatività del Tribunale di Gorizia, che da anni attraversa una crisi interna dovuta all'endemica e perdurante carenza di organico che ha determinato il rischio di una drastica riduzione dei servizi, se non addirittura di chiusura;
in questo contesto di grande difficoltà un elemento ulteriormente aggravante sembra essere caratterizzato dall'impatto che sull'attività giurisdizionale ha determinato dall'apertura, nel dicembre 2019, del centro di permanenza per i rimpatri (CPR) a Gradisca di Isonzo, che ha di fatto costretto l'ufficio del giudice di pace di Gorizia a svolgere in maniera pressoché prevalente le attività inerenti alle procedure per le convalide delle posizioni degli stranieri trattenuti, a discapito delle attività giudiziarie penali e civili;
la situazione starebbe di fatto divenendo insostenibile: i volumi delle pratiche e procedure alle quali l'ufficio del giudice di pace deve far fronte attualmente si attestano in circa 1.100 procedimenti trattati nel 2020 e circa 400 già trattati nell'anno corrente, peraltro con la necessità di evadere le pratiche nei tempi strettissimi previsti dalla normativa vigente che richiede che l'udienza sia celebrata dal magistrato nel tempo massimo di 48 ore dalla ricezione a mezzo di posta elettronica certificata della richiesta di convalida;
tale mole di attività determina la formazione di un flusso continuo e costante di richieste che impegnano gli uffici 7 giorni su 7, comprese le festività, con la necessità di fissazione continua di udienze da svolgere necessariamente in presenza;
si rileva come nel 2020 siano state celebrate presso il CPR circa 125 udienze, mentre nel 2021 ne sono state celebrate già 35, con un grandissimo carico di attività amministrativa necessaria alla gestione di ciascuna pratica;
basti pensare al riguardo, e a titolo esemplificativo, come solo per l'anno 2020 l'ufficio si sia trovato nelle condizioni di evadere circa 1.800 pratiche di liquidazione dei compensi dovuti agli avvocati e interpreti a seguito dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;
l'impossibilità dell'ufficio del giudice di pace di rispettare i termini per la celebrazione delle udienze determinerebbe, per gli stranieri che vi permangono temporaneamente e nel caso in cui il provvedimento di convalida del trattenimento non fosse emesso dal magistrato nei termini stabiliti dalla normativa, l'uscita dal centro di permanenza per i rimpatri;
il personale amministrativo in servizio presso l'ufficio è attualmente, come segnalato all'interrogante, ridotto a sole 4 unità con un'età media pari a quasi 60 anni;
appare evidente l'assoluta e urgente necessità di supportare adeguatamente l'ufficio del giudice di pace con l'assegnazione di personale, non necessariamente giudiziario ma anche proveniente da altri uffici della pubblica amministrazione, da dedicare alle attività inerenti alle convalide, non solo per consentire all'ufficio di svolgere le attività giudiziarie ordinariamente ad esso attribuite, ma anche per scongiurare il rischio non improbabile ma anzi, chiaramente prevedibile, di non riuscire a garantire nei tempi necessari l'emissione dei decreti di convalida dei provvedimenti di trattenimento presso il CPR;
inoltre, in questo contesto di grandissima difficoltà, non sarebbe possibile procedere, nei tempi previsti dal codice di procedura penale, al tracciamento degli stranieri positivi al COVID-19, con grave rischio per il contenimento del contagio,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della grave situazione in cui versa attualmente l'ufficio del giudice di pace di Gorizia e dei rischi per l'ordinario esercizio delle funzioni giurisdizionali;
se non ritengano che la situazione costituisca un rischio per la garanzia della sicurezza e dell'ordine pubblico, nonché per la salute pubblica in relazione alle difficoltà di tracciamento dei positivi e ai profili di contenimento del contagio da COVID-19;
quali iniziative intendano adottare, ciascuno per i propri profili di competenza e con urgenza, per consentire all'ufficio del giudice di pace di operare con un organico adeguato alle dimensioni e all'ingente mole di attività da svolgere.
(3-02660)
DE BERTOLDI - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
la proposta avanzata dalle province di Trento e di Bolzano (che, insieme alla Regione Trentino-Alto Adige, detengono più della maggioranza delle azioni di Autostrada del Brennero S.p.A.) al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili di attivare un partenariato pubblico-privato (PPP) con lo strumento della finanza di progetto (attraverso il quale la società di gestione Autobrennero si farebbe promotrice per la risoluzione del nodo del rinnovo della concessione autostradale A22) rischia di incontrare, a giudizio dell'interrogante, una serie di ostacoli;
per poter procedere in tal senso, sarebbe infatti necessario in primis rimuovere il divieto inserito nel 2017 nel codice dei contratti pubblici di utilizzare il modello PPP-finanza di progetto per le concessioni autostradali scadute (la cui legittimità è stata affermata anche dalla Corte di giustizia dell'Unione europea recentemente); inoltre, sembra che si dia per assodato che soltanto Autostrada del Brennero S.p.A. presenterebbe una proposta di piano e che quindi avrebbe la possibilità di vincere la gara o esercitare il diritto di prelazione sulla concessione trentennale, in caso di migliore offerta presentata da altro soggetto;
al riguardo l'interrogante evidenzia che la citata intenzione (resa nota recentemente dagli organi di stampa che abbandonerebbe l'opportunità della gestione in house, prevista normativamente ed oggetto di vari confronti in questi anni, orientandosi invece, verso la soluzione descritta), se fosse confermata, configurerebbe una visione parziale e aleatoria, a differenza invece di quanto richiederebbe la situazione, ovvero: una prospettiva di politica economica ed imprenditoriale più lungimirante, con la forte regia del Ministero e dei soci pubblici di A22 (al fine di evitare di perdere un asset strategico per l'economia nazionale e la comunità trentina);
la proposta, così come sembrerebbe essere formulata, considera per certo che nessun altro soggetto, verosimilmente anche straniero, sarebbe interessato a proporre al Ministero un piano alternativo e che quindi Autobrennero S.p.A. sarebbe l'unica società titolare di esercitare il diritto di prelazione,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda confermare l'esistenza del progetto di finanza pubblica di progetto, trasmesso dalla società Autobrennero, come riportato da un articolo pubblicato dal quotidiano "Adige" lo scorso 18 giugno 2021;
in caso negativo, se sia a conoscenza della data entro la quale il progetto promosso dalla medesima società sarà inviato per la valutazione e quali siano i tempi in cui eventualmente il Ministero potrà dare riscontro, considerata la scadenza del prossimo luglio per la gestione in house;
se siano state valutate eventuali conseguenze "negative" legate alla possibilità che altri soggetti presentino progetti, in grado di volatilizzare il diritto di prelazione per Autobrennero S.p.A.;
quali siano i tempi previsti per l'aggiudicazione della concessione autostradale, considerata anche l'importanza del principio di assicurare una leale concorrenza, come previsto anche a livello nazionale oltre che europeo;
quali valutazioni di competenza il Ministro in indirizzo intenda infine esprimere, in relazione agli investimenti previsti o da pianificare (attualmente sospesi), come ad esempio, la realizzazione della terza corsia lungo l'autostrada del Brennero A22, essendo la concessione in proroga dal 2014, nonostante gli utenti continuino a pagare regolarmente i pedaggi all'attuale società di gestione.
(3-02661)
DE FALCO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dell'interno. - Premesso che:
il 30 giugno 2021, nel tratto di mare tra Lampedusa e Lampione, a poche miglia dal porto di Lampedusa, si è verificata ancora una tragedia, che forse poteva e, quindi, doveva, essere evitata: una barca sovraccarica si è rovesciata e, al momento, risultano otto morti, tra cui una donna incinta, e molto sono i dispersi. A bordo vi erano circa 60 persone;
dalle prime informazioni risulterebbe che il giorno 29 giugno un peschereccio avrebbe comunicato all'autorità marittima di Lampedusa la presenza di una barca in difficoltà, di circa 8 metri, di colore bianco e rosso, con circa 50 persone a bordo. È quindi necessario sapere se si tratti della stessa unità navale;
l'ordinamento giuridico e l'inveterata consuetudine internazionale fanno sorgere l'obbligo del soccorso in mare sin dalla prima segnalazione e ciò verso chiunque vi sia a bordo del natante in pericolo di perdersi, siano pure essi naufraghi o migranti;
quindi, alla ricezione della notizia, sorge l'obbligo d'intervenire, che si traduce nel rimuovere al più presto le cause del pericolo, ovvero nel mitigarne le conseguenze, anche a costo di confermare così esplicitamente che ci si trova di fronte ad un soccorso marittimo anche quando l'imbarcazione fosse usata per "migrare";
è necessario, altresì, verificare le circostanze concrete nelle quali si è prodotto l'evento;
secondo l'interrogante il soccorso ritardato potrebbe essere parte di una strategia che si articola, tra l'altro, nel ritiro delle unità navali istituzionali all'interno delle acque territoriali, mentre il dovere di soccorso si estende alle acque internazionali (RSS), in cui vi è la responsabilità italiana del coordinamento del soccorso marittimo, e si estende anche oltre in determinate circostanze (ricezione della prima notizia fin tanto che non intervenga l'MRCC competente), in relazione agli assetti SAR italiani disponibili ed alla capacità di coordinamento;
ancora, quella stessa strategia comprende anche la tattica, ostinata, dei fermi amministrativi, con i quali solo le navi delle organizzazioni non governative vengono bloccate in porto;
infine, la strategia è completata dalle operazioni di cattura da parte della "guardia costiera libica" la quale, tuttavia, non avendo alcuna capacità di coordinamento autonoma, opera sotto il coordinamento delle strutture operative italiane ed europee, come è stato appurato da numerose inchieste giornalistiche, i cui risultati non sono mai stati smentiti;
considerato che:
tale circostanza rende evidente, a giudizio dell'interrogante, che le motovedette libiche sono, de facto, un'articolazione tattica che è posta agli ordini delle strutture operative italiane ed europee, come è provato anche dal fatto che i libici non hanno uno strumento di comunicazione radio necessario per il coordinamento marittimo;
infatti, se avessero una stazione radio-costiera, questa dovrebbe identificare l'autorità di coordinamento mediante il codice MMSI. Ma è facile constatare che non esiste una stazione radio-costiera del centro di coordinamento libico;
conferma ulteriore di quanto esposto è il bando da 86.000 euro per "apparecchiature informatiche e radio da consegnare allo Stato della Libia", pubblicato proprio il 30 giugno e già aggiudicato per 45.000 euro circa, e che evidenzia la non esistenza, o comunque la non adeguatezza, dei mezzi radio indispensabili per coordinare il soccorso in mare;
inoltre, non vi è nemmeno prova che esista la sede del centro di coordinamento libico, RCC, poiché sulla base delle coordinate riportare nel sito del GISIS s'individua un aeroporto miliare che è stato più e più volte bombardato;
le attività delle motovedette libiche non sarebbero l'esecuzione di soccorsi, ma catture e respingimenti collettivi illegali coordinati da parte italiana ed europea. I libici non sarebbero, quindi, che gli esecutori dei respingimenti coordinati nel Mediterraneo centrale dall'Italia e dall'Europa;
il ritiro della flotta istituzionale dal Mediterraneo centrale, entro le 12 miglia delle acque territoriali, costituirebbe violazione degli obblighi internazionali di soccorso marittimo assunti dall'Italia, che si verificherebbe solo nel Mediterraneo centrale, ovvero nella zona di mare più pericolosa al mondo, negando il soccorso in modo selettivo esclusivamente ai naufraghi "migranti", come se la vita di queste persone valesse meno di quella di quanti sono in mare per altri motivi,
si chiede di sapere:
se il Governo, per quanto di propria competenza, possa chiarire nel dettaglio come si sono svolti i fatti, quando e come si è avuta notizia della barca in pericolo, quali siano stati i tempi di risposta e le modalità del soccorso, con particolare riguardo alle cautele adottate per evitare che alla vista della motovedetta i naufraghi provocassero il ribaltamento della barca e se il natante che si è rovesciato sia lo stesso di quello segnalato il giorno precedente;
se si possa confermare che le unità navali istituzionali, e segnatamente quella della Marina militare e della Guardia costiera italiana, non operano il soccorso marittimo nel Mediterraneo centrale oltre il ristretto perimetro delle acque territoriali circostanti Lampedusa e, in caso affermativo, chi abbia dato tale ordine e se esso sia stato diramato per iscritto;
se si ritenga, inoltre, che la connessione tra soccorso marittimo e fenomeno migratorio attribuisca priorità all'azione di polizia e se abbia determinato l'intempestività dell'azione di soccorso;
se, infine, il Governo non ritenga che l'acquisto delle apparecchiature informatiche e delle radio non sveli e confermi che la "guardia costiera libica" non ha alcuna autonoma capacità operativa e che il coordinamento dei loro interventi in mare è assicurato da strutture operative italiane ed europee.
(3-02662)
DESSI' - Al Ministro della salute. - Premesso che:
l'8 marzo 2021 Stefano Paternò, giovane sottufficiale della Marina militare ad Augusta, è morto nella sua abitazione per arresto cardiaco, dodici ore dopo essersi sottoposto alla prima dose di vaccino AstraZeneca;
da informazioni acquisite risulterebbe che nella relazione conclusiva dei consulenti della Procura di Siracusa, che conduce l'inchiesta, si legge: "sussiste correlazione eziologica tra il decesso e la somministrazione del vaccino, avente codice lotto fiala ABV2856, intervenuta presso l'ospedale militare di Augusta in data 8 marzo 2021". Dalla stessa relazione si evince che le cause della morte sono riconducibili "all'arresto irreversibile delle funzioni vitali, consecutivo a sindrome da stress respiratorio acuto";
il militare, secondo le dichiarazioni del procuratore capo di Siracusa, è stato colpito da un fenomeno noto come ADE, antibody-dependent enhancement, traducibile come "intensificazione (dell'infezione) anticorpo-mediata", cioè un'amplificazione infiammatoria della risposta derivata dagli anticorpi;
secondo i periti che hanno seguito l'autopsia, il militare aveva contratto il COVID-19, a sua insaputa, sviluppando così gli anticorpi, che sarebbero aumentati, in maniera eccessiva, a seguito dell'inoculazione del vaccino, determinando quel fenomeno definito ADE, una reazione anticorpale che ha portato al decesso del paziente;
il fenomeno dell'ADE è stato scoperto nel 1977 da un virologo che studiava la malattia di Dengue ed in particolare di una variante, la febbre emorragica, definita una malattia su base immunopatologica che nella maggior parte dei casi è determinata da infezioni secondarie, cioè successive, determinata da sierotipi diversi che scatenano una violenta risposta anticorpale. Nel corso degli anni questo fenomeno è stato riconosciuto anche per altri virus, inclusi alcuni della famiglia dei coronavirus;
qualora fosse accertato, a seguito delle indagini e delle successive conclusioni della Procura di Siracusa, che esiste una correlazione tra il decesso del militare Paternò e la somministrazione del vaccino a causa di un fenomeno ADE (ampiamente descritto da innumerevoli studi medici), ci si troverebbe in presenza della grave sottovalutazione di un rischio mortale che potrebbe causare ulteriori drammatici decessi,
si chiede di sapere:
se l'ipotesi di una correlazione tra il decesso del militare e la somministrazione del vaccino corrisponda al vero;
se le evidenze medico-scientifiche relative all'ADE siano state considerate in relazione alla somministrazione dei vaccini;
se non sarebbe opportuno inserire nel modulo del consenso informato, che viene sottoposto alla firma del vaccinando, l'informazione relativa ai rischi legati alla possibile insorgenza dell'ADE a seguito dell'inoculazione del vaccino;
se non sarebbe opportuno, soprattutto, al fine di eliminare i rischi legati al fenomeno ADE, inserire l'obbligatorietà di un test sierologico preventivo, precedentemente all'inoculazione del vaccino.
(3-02664)
BOLDRINI, BITI, TARICCO, D'ARIENZO, LAUS, ASTORRE, STEFANO, FEDELI, D'ALFONSO, FERRAZZI, PARRINI, ROJC, MANCA, COMINCINI, IORI, VALENTE, PINOTTI, ALFIERI, VERDUCCI - Ai Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
secondo quanto riportato dal rapporto settimanale del Ministero della salute e Istituto superiore di sanità n. 58 del 23 giugno 2021, l'incidenza settimanale è in calo a 12 casi per 100.000 abitanti, con indice Rt medio su casi sintomatici pari a 0,69. A ciò si aggiunge il buon andamento della campagna vaccinale, attraverso la quale, secondo i dati della Presidenza del Consiglio dei ministri aggiornati al 28 giugno, sono state somministrate più di 50 milioni di dosi, portando la quota della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale a un terzo del totale;
la circolare del Ministero della salute del 12 ottobre 2020 stabilisce che le persone che continuano a risultare positive al test molecolare per SARS-CoV-2, in caso di assenza di una determinata sintomatologia da almeno una settimana, possono interrompere l'isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi. Tali fattispecie corrispondono ai cosiddetti casi positivi a lungo termine, i quali, come i principali studi condotti al riguardo hanno dimostrato, pur risultando positivi ai test molecolari, presentano un rischio molto basso di contagio, nel rispetto delle normative di distanziamento e protezione individuale, dovuto alla riduzione della carica virale;
l'ordinanza del Ministero della salute del 21 maggio 2021, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 31 maggio 2021, n. 128, stabilisce che tutte le attività produttive industriali e commerciali devono svolgersi nel rispetto del "protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-Cov-2/ COVID-19 negli ambienti di lavoro", siglato dal Governo e dalle parti sociali il 6 aprile e allegato all'ordinanza;
il protocollo, a differenza della circolare del 12 ottobre, non presenta una disciplina specifica per i cosiddetti casi positivi a lungo termine. Esso stabilisce che, in caso di infezione da COVID-19, la riammissione al lavoro è consentita solo "dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario";
l'articolo 9 del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, recante "misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19", disciplina le modalità di rilascio delle "certificazioni verdi". Le condizioni per il rilascio includono l'"avvenuta guarigione da COVID-19, con contestuale cessazione dell'isolamento prescritto in seguito ad infezione da SARS-CoV-2, disposta in ottemperanza ai criteri stabiliti con le circolari del Ministero della salute";
considerato che:
la discrepanza tra la circolare del 12 ottobre 2020 e il protocollo del 6 aprile 2021 ha comportato per i numerosi casi di positivi a lungo termine la possibilità di interrompere le misure di isolamento dal ventunesimo giorno dalla comparsa dei sintomi ma non quella di riprendere pienamente la propria attività lavorativa;
a quanto si apprende, in alcune circostanze si sono verificate situazioni irragionevoli, ad esempio casi in cui i positivi a lungo termine hanno potuto recarsi presso la propria attività per fare acquisti ma non per esercitare il proprio lavoro;
il cauto ottimismo generato dalla riduzione dell'incidenza della pandemia e dall'andamento della campagna vaccinale e la necessità di ripristinare la normalità delle relazioni economiche e lavorative, avviando la ripresa morale e materiale del Paese, suggeriscono di risolvere tutte le situazioni, come quella esposta, che comportano un rischio molto basso in termini di contagi,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano urgente, al fine di progredire in modo ordinato alla graduale ripresa delle attività economiche e sociali, nel quadro incoraggiante di un costante miglioramento della situazione sanitaria, risolvere la palese incongruenza tra le norme esposte garantendo ai cittadini positivi a lungo termine, trascorsi 21 giorni dalla comparsa dei sintomi, contestualmente all'ottenimento della certificazione verde COVID-19, di riprendere anche la propria attività lavorativa nel rispetto delle misure di protezione individuale e distanziamento.
(3-02665)
ASTORRE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
la figura professionale dei segretati comunali è di rilevante importanza per la piena operatività dei Comuni italiani;
con una recente nota inviata ai prefetti, l'Unione nazionale Comuni, Comunità ed enti montani (UNCEM) ha sollecitato un'azione rapida nell'espletamento delle procedure concorsuali in atto, per consentire l'immediata immissione in servizio di tutti i vincitori del concorso in atto (detto COA6) al fine di scongiurare il concreto rischio di compromettere le attività amministrative dei Comuni, in una fase molto delicata e nella quale il ruolo degli enti locali è di fondamentale importanza per la ripartenza del Paese;
dello stesso tenore è stata la nota del presidente di ANCI Toscana, Matteo Biffoni, che ha scritto al prefetto di Firenze, chiedendo non solo di velocizzare l'immissione in servizio dei vincitori del concorso citato, ma anche di avviare, velocemente, la procedura concorsuale preannunciata (COA7), nonché la programmazione di ulteriori procedure di reclutamento, come pure la pubblicazione di un nuovo bando (COA8) che ha visto il parere favorevole della conferenza Stato-Città già lo scorso 22 aprile 2021;
l'allarme è lanciato da tutti i sindaci italiani che in assenza del supporto amministrativo dei segretari comunali si trovano anche esposti a rispondere a titolo colposo per atti o per avvenimenti non strettamente dipendenti dalla loro volontà, e che spesso configurano una sorta di responsabilità oggettiva vera e propria. Tuttavia, rischi ben più gravi attengono all'adozione di atti e alla partecipazione diretta o, più spesso indiretta, a procedimenti che esulino dal mero indirizzo politico;
considerato che:
a far data dal 2008 sono stati banditi solo 4 concorsi e di questi solo 3 sono stati completati con l'ultima immissione di 252 segretari nel 2016 dopo ben 7 anni di procedura concorsuale; il quarto, bandito dopo 10 anni dal primo, denominato COA6, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale concorsi ed esami, n. 102 solo il 28 febbraio 2018 ed è in via di definizione per l'immissione in servizio entro il 2021 di 500 segretari comunali;
essendo le attività amministrative degli enti locali di fondamentale importanza per l'attuazione dei progetti di investimento e delle riforme del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), la figura professionale dei segretari comunali, quali vertici della macchina amministrativa, è ancor più centrale e irrinunciabile, soprattutto per i Comuni medio piccoli, che oggi, nella migliore delle ipotesi, possono godere solo di segretari "a scavalco". Ciò determina pesanti rallentamenti nello svolgimento delle procedure ammnistrative, in un momento nel quale è richiesta una certa celerità dell'azione amministrativa ed una certa efficacia dell'apparato gestionale degli enti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti riportati;
se e quali misure intenda adottare al fine di favorire una celerità nelle procedure in corso, e di quelle future, necessaria a sopperire la carenza della figura professionale dei segretari comunali, organo apicale della macchina gestionale degli enti locali nell'ordinamento italiano.
(3-02668)
RUSPANDINI - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
il lago di Garda è il lago più grande d'Italia: si estende per circa 370 chilometri quadrati e insiste su tre regioni italiane ossia la Lombardia, il Veneto e il Trentino-Alto Adige;
il lago di Garda ha sempre rappresentato, per l'intera provincia di Brescia, uno dei luoghi di maggiore attrattività turistica, catalizzando, solo nel 2019, oltre 8 milioni di turisti, prevalentemente stranieri;
l'arrivo della pandemia da SARS-CoV-2 ha, certamente, mutato il contesto nazionale ed internazionale, e gli effetti di tale tragico avvenimento non sono ancora del tutto preventivabili. È però già evidente che il turismo "di prossimità" avrà una sempre maggior importanza e che il tema della "natura" e della "sostenibilità" acquisiranno sempre maggior rilievo, sia nelle politiche pubbliche, che nelle "scelte di vita" di tanti italiani, anche ai fini turistici;
l'intera area gardesana, comprensiva dell'entroterra, si caratterizza anche per un forte sviluppo economico produttivo e, pertanto, non può rischiare di restare isolata e priva di infrastrutture adeguate per incentivarne uno sviluppo ulteriore;
oltre all'incredibile paesaggio, il lago di Garda offre anche una vasta gamma di prodotti, enogastronomici (olio extra vergine d'oliva, produzione di vino, pesca) e artigiani che necessitano della possibilità di essere distribuiti e conosciuti agevolmente sul territorio regionale, nazionale ed internazionale;
per tali ragioni, il territorio lacustre non può essere escluso dal grande traffico europeo anche per ragioni legate ad una valenza strategica riguardante gli ambiti lavorativi, industriali e manifatturieri che la identificano come la terza area turistica d'Italia, interessata attualmente già da un transito di oltre 1.700 persone giornalmente;
è da tempo che si ritiene indispensabile localizzare una stazione ferroviaria dell'alta velocità al servizio del lago di Garda, sia nell'ottica di garantire un servizio turistico, sia per promuovere una maggiore fruibilità della provincia a cittadini e lavoratori, che quotidianamente dalla zona del lago di Garda necessitano di raggiungere i capoluoghi limitrofi;
per tali motivi, già nel 2015 la Regione Lombardia aveva rappresentato il suo assenso alla presentazione di un progetto definitivo per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona, indicando che venisse soddisfatta, come condizione imprescindibile, la realizzazione di un adeguato studio di fattibilità che prevedesse la fermata nel territorio del lago;
conseguentemente, nel 2017, il CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica), dopo aver approvato il progetto, aveva incaricato RFI di effettuare uno studio di fattibilità che prevedesse l'inserimento di una fermata ferroviaria per l'area turistica del basso lago di Garda;
Italferr e RFI, nel 2018, hanno dunque inviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti lo studio di fattibilità per la realizzazione della stazione, presentando 4 differenti ipotesi di localizzazione, tutte insistenti su un'area baricentrica nel territorio del basso Garda delineata tra la linea storica, il casello autostradale A4 e la strada statale 11;
tra le varie ipotesi presentate, quella maggiormente perseguibile è quella che prevede la realizzazione dell'infrastruttura a circa 1,8 chilometri a ovest del casello autostradale;
successivamente, anche una delibera CIPE del novembre 2019, di autorizzazione del secondo lotto costruttivo della tratta, ha previsto un'informativa al CIPE, da parte del Ministero, in merito alla definizione di uno studio di fattibilità per l'inserimento della fermata ferroviaria nell'area turistica del basso Garda;
il costo previsto per la realizzazione dell'opera, che prevede una stazione leggera per l'erogazione automatica di biglietti, con 2 binari lunghi 410 metri coperti da pensiline, è di circa 50 milioni di euro;
la realizzazione di tale infrastruttura si rende strategica, sia perché interesserebbe un polo intermodale che fungerebbe da importante interrelazione e congiungimento tra la linea storica, un percorso pedonale, il casello autostradale e la tangenziale del basso Garda, sia perché la stazione incentiverebbe, inoltre, il trasporto intermodale, favorendone l'utilizzo e valorizzandone la sostenibilità;
soprattutto nel periodo di post pandemia, si rende necessario promuovere forme di sostenibilità nonché potenziare e rendere sempre maggiori i servizi al cittadino, anche al fine incrementare la fruizione del territorio;
per raggiungere tale ambizioso, quanto necessario, obiettivo, è fondamentale coinvolgere tutti gli attori, non solo quelli istituzionali, al fine di valorizzare il contesto, l'economia lombarda e la valenza storica di tutto il territorio gardesano,
si chiede di sapere quali urgenti misure il Ministro in indirizzo, al fine di sollecitare l'attivazione di tutte le procedure necessarie alla realizzazione di una fermata ferroviaria per l'area del basso Garda, in quanto tale infrastruttura si rende necessaria per consentire al lago di Garda di mantenere, ed implementare, il collegamento con la grande rete italiana ed europea.
(3-02669)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
RICCIARDI, TURCO, CROATTI, PISANI Giuseppe, LOMUTI, VANIN, TRENTACOSTE, CASTALDI, PAVANELLI, DE LUCIA - Ai Ministri per gli affari regionali e le autonomie, dell'interno e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'articolo 119 della Costituzione prevede l'istituzione di un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante. Gli enti territoriali, attraverso le entrate proprie, la compartecipazione al gettito dei tributi erariali e i trasferimenti dal fondo perequativo, devono provvedere al finanziamento "integrale" delle funzioni pubbliche loro attribuite;
il fondo di solidarietà comunale, che è lo strumento di perequazione fiscale dei Comuni, è finalizzato ad assicurare un'equa distribuzione delle risorse, svolgendo una funzione di compensazione delle risorse storiche e di perequazione determinata dalla differenza tra fabbisogni standard e capacità fiscale. La dotazione annuale del fondo è definita per legge ed è in parte assicurata attraverso una quota dell'imposta municipale comunale;
nella seduta del 31 marzo 2015 della Conferenza Stato-Città e autonomie locali è stato raggiunto un accordo tra il Governo e l'Associazione nazionale Comuni italiani sui criteri di riparto delle risorse del fondo di solidarietà comunale per l'anno allora in corso. L'accordo ha consentito di procedere all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale vengono stabiliti i criteri di formazione e di riparto del fondo per il 2015;
l'applicazione di criteri di riparto di tipo perequativo nella distribuzione delle risorse ai Comuni è iniziata nel 2015; l'assegnazione di quote del fondo è stata modificata dal decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, che individua un incremento costante della quota percentuale del fondo da distribuire tra i Comuni su una base perequativa del 5 per cento annuo, col raggiungimento del 100 per cento della perequazione nell'anno 2030;
il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, in data 26 maggio 2021 è stata audita dalla Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale in merito allo stato di attuazione e alle prospettive del federalismo fiscale. In particolare, relativamente ad un quesito posto dalla prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo in merito al fondo di solidarietà comunale, ella ha risposto che il nodo della perequazione va sottoposto ad una sostenibilità di bilancio ed è inutile che ci si giri attorno, ha un costo e va trovato un equilibrio finanziario, pertanto il Ministero dell'economia e delle finanze e il Dipartimento per gli affari regionali devono capire i margini per allargare il concetto di perequazione ma nel quadro di una sostenibilità. "Francamente" ha continuato "credo che al 100 per cento non ci si possa arrivare (...). La domanda se sia possibile una perequazione al 100 per cento è già stata posta da me al dottor Salvatore Bilardo" della commissione tecnica per il fabbisogno standard del Ministero dell'economia "e la risposta è che sia quasi impossibile arrivare al 100 per cento",
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo intendano adottare le opportune iniziative di competenza per il raggiungimento del 100 per cdento della perequazione entro il 2030, ai sensi del decreto-legge n. 124 del 2019 e conformemente a quanto previsto dall'articolo 119 della Costituzione;
se intendano rendere noti, relativamente alle annualità 2015, 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020, gli impegni economici annuali che il Governo avrebbe dovuto sostenere applicando il target del 100 per cento e gli impegni effettivamente sostenuti dallo Stato nelle rispettive annualità;
a quanto ammontino, relativamente alle annualità 2015-2020, gli stanziamenti annuali che ciascun Comune avrebbe maturato applicandosi una perequazione integrale e gli stanziamenti maturati da ciascun Comune nelle rispettive annualità.
(3-02656)
RICCIARDI, TURCO, CROATTI, PIARULLI, PISANI Giuseppe, LOMUTI, VANIN, TRENTACOSTE, PRESUTTO, CASTALDI, PAVANELLI, DE LUCIA - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
la Banca del Sud è un istituto bancario meridionale, nato nel 2006 con l'obiettivo di raccogliere il risparmio di famiglie e imprese e reinvestirlo in loco. Come riportato testualmente sul sito web dell'istituto, "da sempre la banca porta avanti politiche fortemente localizzate, che si contrappongono alle azioni de-localizzanti dei grandi istituti bancari nati dalle fusioni, ponendosi come punto di riferimento per la collettività. Pertanto, l'istituto costituisce, per il Mezzogiorno, un'alternativa concreta ai grandi gruppi bancari, che non tengono nella debita considerazione il tessuto economico del Sud Italia e soprattutto le piccole e medie imprese locali";
a distanza di 40 giorni dall'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione della Banca del Sud, in data 11 giugno 2021 è stato disposto lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo e la banca è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi dell'articolo 70, comma 1, del testo unico bancario (decreto legislativo n. 385 del 1993). In un comunicato stampa della Banca d'Italia, si apprende che "la misura di intervento precoce è stata disposta con l'obiettivo di assicurare un adeguato presidio dell'operatività della banca e di ripristinare condizioni di sana e prudente gestione";
più specificamente, da circa un anno il gruppo bancario aveva visto un deterioramento della propria situazione patrimoniale ma, come riporta "Milanofinanza" il 14 giugno 2021, "nonostante le difficoltà, negli ultimi tempi si erano affacciati nuovi investitori pronti a risollevare le sorti dell'istituto". Pertanto in data 14 giugno, la fondazione Banco di Napoli, azionista della Banca del Sud, ha comunicato l'intenzione di ricorrere contro il commissariamento della Banca del Sud. Banco di Napoli è una fondazione di origine bancaria, un ente no profit privato e autonomo che persegue fini di interesse sociale e di promozione dello sviluppo economico e culturale prevalentemente nelle regioni meridionali. La sua storia, antichissima, trae origine dai banchi pubblici dei luoghi pii, sorti al Sud tra il XVI e XVII secolo;
una nota diffusa dal consiglio di amministrazione della fondazione Banco di Napoli riporta testualmente: "Niente di nuovo sotto il sole. La storia si ripete ogni qual volta l'attenzione della vigilanza sia rivolta ad una banca meridionale. Scattano pregiudizio e diffidenza per il sol fatto dell'origine nel Mezzogiorno d'Italia e della lontananza dai centri influenti della Finanza italiana. L'aver commissariato Banca del Sud - un istituto che aveva oggi concrete opportunità per riavviare il proprio percorso dopo alcuni anni di rallentamento nell'attività creditizia, a soli 40 giorni dall'insediamento del nuovo cda - non può dirsi risponda ad una proficua regolazione e tutela del mercato. Sappiamo, per averne notizia diretta, che Banca del Sud aveva ricevuto offerte vincolanti che consentivano di rafforzarne il capitale in termini molto significativi - e ben oltre quanto richiesto dalle norme di settore - potenzialmente idonee ad assicurare un futuro di sviluppo in vantaggio dei territori di riferimento. Un commissariamento che singolarmente cade all'indomani della convocazione dell'Assemblea dei soci per la valutazione dell'offerta di rafforzamento e che impedisce così alla Banca di procedere con gli strumenti naturali del mercato. Si è così sovrapposto agli ordinati mezzi dell'autonomia privata il potere forte dell'autorità, proprio quando si era sul punto di ricreare favorevolissime condizioni di operatività per la Banca del Sud. Una scelta che spinge purtroppo a sconfortanti interrogativi. Una storia che ricorda, mutatis mutandis, la devastazione del Banco di Napoli e del suo immenso patrimonio; una storia che porta ad osservare come gli Istituti che raccolgono ricchezza nel meridione finiscano troppo di frequente con il soddisfare i bilanci di banche, talora più importanti, ma sempre lontane e dunque sorde alle esigenze delle realtà territoriali. La Fondazione Banco di Napoli s'è sempre opposta a queste pratiche che conducono al depauperamento di un Sud, già molto svantaggiato in termini di divario infrastrutturale e nei servizi. La Fondazione ha di recente agito in giudizio per la questione che riguardò a suo tempo il Banco di Napoli; non mancherà di fare, anche oggi, tutto ciò che occorra, avversando in tutte le competenti sedi il commissariamento disposto per Banca del Sud, così da dar voce a quanti in questo piccolo istituto hanno creduto ed hanno investito, nella prospettiva di sostegno dell'economia locale";
gli interroganti si chiedono se 40 giorni siano sufficienti a valutare l'operato del nuovo consiglio di amministrazione e se, conseguentemente, si debba concludere che in altri 40 giorni si possano ripristinare le condizioni di sana e prudente gestione amministrativa;
ritengono inoltre che vadano prese in considerazione le valutazioni della fondazione Banco di Napoli, quando sostiene che, in presenza di offerte vincolanti ricevute dalla Banca del Sud e tali da rafforzare il capitale in termini molto significativi, il commissariamento possa creare un pregiudizio nel mercato,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e quali siano le sue opinioni in merito;
se sia a conoscenza di quanto esposto dalla fondazione Banco di Napoli e se condivida le preoccupazioni da essa espresse.
(3-02657)
VITALI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
negli uffici del Tribunale di Brindisi, in parte della Procura, degli uffici del giudice per le indagini preliminari e del Tribunale civile si registrano gravi condizioni di assoluto disagio, a causa del malfunzionamento, negli ultimi quattro anni, dell'impianto di climatizzazione, che porta la temperatura a raggiungere i 40 gradi;
in data 30 giugno 2021 la stampa locale riporta la notizia che tutto il personale ed i dipendenti del palazzo di giustizia si è ritrovato nell'atrio, rifiutandosi di entrare, dal momento che l'impianto interno funziona a singhiozzo;
in giornate di caldo insostenibile, come quelle che si registrano dalla scorsa settimana, lavorare in queste condizioni diventa proibitivo e si arreca disagio anche al pubblico che accede al Tribunale e frequenta le aule di udienza;
il problema riguarderebbe anche il periodo invernale: fonti interne testimoniano che i dipendenti lavorano con i cappotti a causa del freddo e che nelle aule e nelle cancellerie la temperatura scende fino a 5 gradi;
le segreterie territoriali di CGIL, CISL e UIL hanno proclamato lo stato di agitazione dei dipendenti e hanno chiesto urgenti iniziative per il ripristino dell'impianto di climatizzazione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e quali urgenti iniziative intenda adottare per porre subito rimedio e per avviare immediate proposte per il ripristino dell'impianto di climatizzazione presso i suddetti uffici.
(3-02663)
MAGORNO - Ai Ministri della salute, dell'interno e della transizione ecologica. - Premesso che:
da giorni ormai i 155 comuni che compongono la provincia di Cosenza si trovano nel pieno di una gravissima emergenza sanitaria, dovuta alla carente raccolta dei rifiuti a causa della saturazione degli impianti di conferimento provinciali, inevitabile conseguenza derivante dalla mancata individuazione di un sito presso cui realizzare l'ecodistretto provinciale;
gli effetti negativi che ne derivano per la salute pubblica, l'inefficienza dei servizi e, non ultimo, il decoro urbano sono quanto mai preoccupanti; a tali criticità si aggiunge il danno di immagine per le comunità coinvolte, le quali si trovano ad accogliere il più importante flusso turistico dell'anno nel pieno di questa emergenza, che peraltro viene ulteriormente aggravata proprio dall'aumento delle presenze sul territorio;
ad oggi, le autorità regionali non hanno ancora dato una risposta istituzionale, sebbene il loro intervento sia stato sollecitato da numerosi amministratori locali e siano state messe a conoscenza della situazione per tempo, in particolare, tramite una lettera inviata in data 29 giugno 2021 dal presidente del consorzio Valle Crati, nella quale veniva denunciato l'imminente esaurimento dei siti di conferimento;
la proposta di soluzioni da parte della Regione è indispensabile e perentoria poiché, in tale contesto, i sindaci non hanno strumenti da attivare, sebbene, ai sensi della legge regionale n. 14 del 2014, il settore della raccolta dei rifiuti sia demandato agli ambiti territoriali ottimali, ovvero ai Comuni che li compongono;
considerata la saturazione degli impianti esistenti e l'assenza di un ecodistretto provinciale, è probabile che si opterà per il conferimento dei rifiuti fuori regione, con un conseguente e significativo aumento dei costi per i Comuni, che si troveranno a pagare 300-400 euro per lo smaltimento di ciascuna tonnellata di rifiuti, a fronte dei 160-170 euro normalmente erogati per lo svolgimento di tale operazione all'interno del territorio provinciale;
nei giorni scorsi, infatti, tale soluzione è stata annunciata dal presidente della Regione Calabria Spirlì per quanto riguarda la parallela emergenza della raccolta differenziata che in questo periodo sta colpendo la provincia di Reggio Calabria,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quali tempestive azioni abbiano intenzione di porre in essere al fine di sopperire all'inazione della Regione Calabria e trovare una rapida ed efficace soluzione alla grave emergenza dei rifiuti affrontata dai comuni della provincia di Cosenza, scongiurando così i gravi danni che potrebbero derivarne, in particolare, per la salute dei cittadini;
se non ritengano altresì opportuno organizzare, in tempi brevi, un tavolo che coinvolga le autorità regionali e gli amministratori locali, finalizzato all'individuazione di una condivisa e definitiva soluzione agli annosi problemi che caratterizzano la gestione dei rifiuti nella provincia di Cosenza e nel resto della regione.
(3-02666)
FEDELI, MIRABELLI, MALPEZZI, BITI, CIRINNA', D'ARIENZO, ROSSOMANDO, ALFIERI, ASTORRE, BOLDRINI, D'ALFONSO, FERRAZZI, GIACOBBE, IORI, LAUS, MANCA, MARCUCCI, MARGIOTTA, MISIANI, PINOTTI, PITTELLA, RAMPI, ROJC, STEFANO, TARICCO, VALENTE, VERDUCCI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
a inizio di aprile del 2020, in alcune sezioni del reparto "Nilo" dell'istituto penitenziario "F. Uccella" di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, si sono verificate proteste e manifestazioni da parte delle persone detenute che contestavano la sospensione delle visite e richiedevano la possibilità di avere mascherine e igienizzanti per le mani al fine di ridurre il rischio di diffusione del coronavirus nella struttura;
in data 5 aprile la protesta è divenuta più accesa quando nel carcere è circolata la notizia relativa ad un addetto alla distribuzione della spesa, messo in isolamento con febbre alta e altri sintomi, e in seguito risultato positivo al COVID-19;
in data 6 aprile, secondo quanto ricostruito dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, 300 circa tra agenti di Polizia penitenziaria del carcere ed esterni, sovrintendenti, ispettori, commissari e appartenenti al Gruppo di supporto agli interventi, struttura che dipende dal provveditore regionale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, hanno organizzato «perquisizioni personali arbitrarie e abusi di autorità», allo scopo di reagire alle proteste del giorno precedente nel reparto Nilo;
per 4 ore, sempre secondo quanto riscostruito dalla procura Santa Maria Capua Vetere, sono state usate violenze, arrivando a commettere vere e proprie torture, contro circa trecento detenuti del reparto Nilo, come mostrano le immagini diffuse da diversi organi di informazione, presi a schiaffi, pugni, calci e percossi anche con uso di manganelli, il cui impiego è consentito solo in rarissime circostanze e per motivi di immediato pericolo e urgenza;
in alcune conversazioni intercettate si ascoltano espressioni come «li abbattiamo come i vitelli», «domate il bestiame» e «domani chiave e piccone in mano» riferite alle persone detenute. Secondo i magistrati da questi e altri documenti emergerebbe quanto molti degli agenti coinvolti ritenessero di potere agire liberamente e senza conseguenze per il loro operato;
ritenuto che:
a seguito di quanto emerso, a cinquantadue tra ufficiali e sottufficiali della Polizia penitenziaria in servizio nelle predette date nell'istituto, sono state notificate dai Carabinieri le misure cautelari emesse dal GIP Sergio Enea, che ha definito l'accaduto "un'orribile mattanza", per i reati di tortura, maltrattamenti, depistaggio e falso;
di questi, otto sono finiti in carcere e diciotto ai domiciliari, mentre ventitré, tra cui il provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sono stati raggiunti dalla misura della sospensione dal lavoro;
rilevato, inoltre, che, a seguito della diffusione delle immagini dei pestaggi da parte dell'edizione on line del quotidiano "Domani", la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto «un rapporto completo su ogni passaggio di informazione e sull'intera catena di responsabilità»,
si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti il Ministro in indirizzo intenda assumere e se non ritenga altresì necessario e urgente informare il Senato relativamente ai fatti esposti in premessa, che per la loro inaudita gravità scuotono nel profondo la coscienza civica e morale del nostro Paese e rappresentano un'offesa, oltre che ai diritti umani fondamentali delle persone detenute, anche ai principi e valori su cui si fonda la nostra Repubblica, lo Stato di diritto e tutte le istituzioni democratiche.
(3-02667)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
DE VECCHIS - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
martedì 22 giugno 2021, presso l'aeroporto "Leonardo da Vinci" di Fiumicino, si è verificato l'ennesimo episodio di violenza ai danni delle forze dell'ordine in servizio presso lo scalo;
nello specifico, un agente della Polaria è stato colpito, mentre eseguiva un fermo amministrativo ad un noleggiatore di auto abusivo, ex pugile, e altri due agenti sono stati aggrediti nel prestare soccorso al collega ferito e trasportato poi in ospedale;
è inaccettabile che le forze dell'ordine, in particolare Polizia e Guardia di finanza quotidianamente impegnate nell'aeroporto internazionale per contrastare abusivismo ed illegalità e consentire il regolare svolgimento delle attività lavorative dei tassisti e noleggiatori con conducente onesti, debbano subire continue aggressioni,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga importante pianificare una strategia, in accordo con il Comune di Fiumicino e la società che gestisce l'aeroporto internazionale, per attuare interventi presso lo scalo e le relative aree di sosta di pertinenza, col fine, in primo luogo, di scongiurare il verificarsi di episodi di violenze e aggressioni ai danni delle forze dell'ordine impegnate nello svolgimento del proprio servizio pubblico, oltre a consentire la regolare attività lavorativa che viene danneggiata da continui episodi di abusivismo e illegalità.
(4-05712)
DE BONIS - Ai Ministri della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
la legge prevede che i lavoratori svolgano le loro attività nelle condizioni idonee a garantire stabilità psicofisica;
come è noto, nel nostro Paese è vigente, in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, una normativa quanto mai complessa, estesa e rigorosa, emanata in linea con le direttive dell'Unione europea ed incentrata essenzialmente nel corposo decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che contiene una rilevantissima serie di obblighi di carattere giuridico e tecnico, senza dubbio in grado di fornire, se opportunamente osservati, un poderoso schermo protettivo alle esigenze di tutela dei lavoratori e di tutti coloro che, a qualsiasi, legittimo, titolo, frequentano i luoghi di lavoro;
l'articolo 63 del testo unico n. 81 del 2008, al comma 1, stabilisce che i luoghi di lavoro devono essere conformi ai requisiti indicati nell'allegato IV (come sostituito dall'art. 149, comma 1, del decreto legislativo 3 agosto 2009, n. 106), che si occupa del microclima, e prescrive che nei luoghi di lavoro chiusi deve essere garantita la presenza di aria salubre in quantità sufficiente, ottenuta "preferenzialmente" con aperture naturali. Se questo non è possibile, si deve fare ricorso agli impianti di aerazione, la cui installazione va eseguita tenendo conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici ai quali sono sottoposti i lavoratori;
gli impianti di aerazione, a norma del punto 1.9.1.2 dell'articolo 63, allegato IV, devono essere sempre mantenuti funzionanti; devono essere dotati di automatici sistemi di controllo, in grado di segnalare eventuali guasti o difetti di funzionamento;
e ancora, al punto 1.9.1.3, è fatto obbligo alle aziende di garantire il corretto uso degli impianti di condizionamento dell'aria o di ventilazione meccanica, in modo tale che il loro funzionamento non esponga i lavoratori a correnti d'aria nociva. Poi i condizionatori d'aria devono essere periodicamente sottoposti a: controlli; manutenzione; pulizia; sanificazione (punto 1.9.1.4);
considerato che:
l'interrogante ha saputo che in molti tribunali italiani, tra cui quello di Matera, sussistono gravi problemi nel funzionamento dell'aria condizionata;
tale condizione arreca nocumento agli avvocati, magistrati, giudici, cancellieri e ad ogni altro impiegato;
il caldo micidiale di questi giorni accentua maggiormente il disagio,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda porre in essere per garantire la salute dei lavoratori nell'ambito dei tribunali italiani, ed in particolare in quello di Matera.
(4-05713)
VANIN, CROATTI, LANZI, MONTEVECCHI, PRESUTTO, GIROTTO, CORBETTA, COLTORTI, PAVANELLI, TRENTACOSTE, ENDRIZZI, NOCERINO - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
la Pedemontana veneta è stata progettata come superstrada a pedaggio finanziata mediante project financing, con prevalenza di capitale privato e con l'apporto di un contributo pubblico;
la procedura prevede che l'opera, una volta ultimata, rimanga in concessione al privato costruttore per 39 anni;
la sostenibilità finanziaria dell'opera, il cui rischio "di domanda" fa capo interamente alla Regione Veneto, è strettamente correlata all'effettivo flusso di traffico;
considerato che:
a fronte di un costo dell'opera di 2 miliardi e 258 milioni di euro, di cui 915 erogati da Stato e Regione, la Regione Veneto dovrà corrispondere al concessionario ulteriori 12 miliardi e 108 milioni di euro per canone di disponibilità;
se si considerano canone di disponibilità e contributo pubblico alla costruzione, l'apporto pubblico per quest'opera sarà di 13 miliardi e 23 milioni di euro, al netto dell'IVA. Questo significa che (a fronte di un'opera di 94,5 chilometri, più 68 di opere complementari) verrà corrisposto al soggetto privato concessionari 80,14 milioni di euro più IVA al chilometro per realizzare l'opera e remunerarne la gestione e la manutenzione, nel periodo della concessione;
la conclusione dei lavori, secondo il progetto definitivo, era fissata al 31 gennaio 2016, mentre, in base all'atto aggiuntivo della convenzione del 18 dicembre 2013, e? slittata al 12 dicembre 2018. Poi, a seguito del terzo atto convenzionale, è ulteriormente slittata all'11 settembre 2020;
rilevato che:
l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), con delibera n. 1202 del 22 novembre 2017, avente ad oggetto "Project financing ai sensi art. 37-bis Legge n. 109/94 e s.m.i. e L.R. n. 15/2002 per la realizzazione della Superstrada a pedaggio Pedemontana Veneta", ha stabilito che non è stata adeguatamente motivata la metodologia utilizzata per la quantificazione del canone di disponibilità;
la Corte dei conti, nella relazione relativa alla deliberazione 21 marzo 2018, n. 5/2018/G, recante "La ridefinizione del rapporto concessorio della superstrada Pedemontana Veneta", riporta le stesse deduzioni di ANAC, secondo le quali "i ritardi maturati nella fase di esecuzione dell'opera per fatto o colpa del Concessionario non possono che riflettersi sullo stesso quale mancato introito della gestione dell'infrastruttura per tutta la durata del ritardo complessivamente maturato; diversamente, verrebbe alterata l'allocazione del rischio di costruzione in capo al Concessionario";
l'ANAC, con la citata delibera n. 1202 del 2017, ha dichiarato inoltre che "non e? ammissibile lo slittamento del termine di ultimazione dei lavori al 30.9.2020 senza una corrispondente/adeguata riduzione del termine di durata della gestione",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se sia a conoscenza di altra analoga infrastruttura, in costruzione in Italia, che preveda un esborso pubblico altrettanto straordinariamente elevato;
se corrisponda al vero che la Regione Veneto ha ritenuto di non incassare le penali per ritardata consegna dell'opera e se non ritenga che, con l'assunzione da parte della Regione del connesso "rischio di disponibilità", venga meno un requisito indispensabile per sostenere il progetto di finanza;
se sia a conoscenza delle ragioni che hanno indotto la Regione Veneto a disapplicare la citata delibera ANAC, nella parte in cui stabilisce che "non e? ammissibile lo slittamento del termine di ultimazione dei lavori al 30.9.2020 senza una corrispondente/adeguata riduzione del termine di durata della gestione".
(4-05714)
LEONE, CORBETTA, TRENTACOSTE, VANIN, MAUTONE, LUPO, PRESUTTO, FERRARA, DONNO, ROMANO, GALLICCHIO, CROATTI - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
un'indagine condotta dal centro studi della Confederazione nazionale artigiani, dedicata a "La ripresa del settore delle costruzioni tra agevolazioni e aumenti delle materie prime", ha rilevato un aumento dei prezzi per le materie prime impiegate nel comparto edilizio;
la rilevazione, che si è riferita ad un paniere di 28 materie prime e beni intermedi, ha registrato un aumento sostanziale per tutte le materie legate al settore edilizio: l'acciaio, tra novembre 2020 e febbraio 2021, è aumentato del 130 per cento, i laminati sono saliti del 45 per cento, l'acciaio inox del 37,1 per cento, rame del 31,4 per cento e l'alluminio sfiora il 30 per cento in più;
considerato che:
anche nel segmento del legname si segnalano rincari che vanno dal 25,9 al 39,4 per cento, così come per malte e collanti (9,4), laterizi (11,3 per cento) e ponteggi, il cui costo è salito da 15 a 24 euro al metro quadro;
sono molto consistenti i rialzi anche nelle plastiche con il polipropilene che supera il 30 per cento, il PVC segna un 22,8 per cento in più e, infine, i semilavorati per la meccanica mostrano un aumento medio dei prezzi del 25,5 per cento, mentre più contenuta la componentistica elettronica che si attesta al 17,2 per cento in più;
considerato infine che:
il superbonus 110 per cento, introdotto dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto rilancio), rappresenta uno strumento che permette di effettuare lavori a costo zero per tutti i cittadini, dunque non può essere snaturato nel suo obiettivo a causa di un tentativo di distorsione speculativa nella bilancia dei prezzi, innescando un cortocircuito per cui le aziende devono rivedere il costo dell'opera, appesantendo i loro bilanci con riflessi negativi sui dipendenti;
le micro imprese, che in Italia danno lavoro a quasi 7.6 milioni di cittadini, pari al 44,5 per cento degli occupati, hanno capacità molto limitate per adottare contromisure e sono pertanto le più esposte, in quanto i continui rincari e l'allungamento dei tempi di consegna, rischiano di rendere insostenibili i preventivi accettati dalla clientela,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;
quali iniziative intenda assumere affinché le ricadute di un tale stato di cose non si protraggano ulteriormente nel tempo continuando a produrre effetti dirompenti sul lavoro delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 95 per cento delle aziende del nostro Paese.
(4-05715)
LONARDO - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
file interminabili di auto e camion sulla via Ofantina nei pressi del viadotto "Montechiuppo", nel territorio di Manocalzati in provincia di Avellino, provocano enormi disagi ai cittadini e alle imprese dei distretti industriali dell'alta Irpinia;
i lavori, iniziati a giugno 2020, sono andati a rilento fino ad essere ormai fermi da diverse settimane, creando problemi enormi per i residenti dei paesi limitrofi e per il transito dei mezzi pesanti;
il traffico veicolare procede in una sola corsia e il traffico è regolato da due semafori;
devono essere sostituite le barriere laterali che non sono a norma, e deve essere rifatta la pavimentazione, oltre a interventi mirati sulla struttura;
si tratta di un investimento complessivo di un milione e mezzo di euro di competenza dell'ANAS, ma il completamento dell'opera è ancora lontano;
nel fine settimana anche per la presenza di turisti che si recano al lago Laceno e negli agriturismo dell'alta Irpinia il transito lungo la via Ofantina nel territorio di Manocalzati, nel tratto di strada oggetto dell'intervento, diventa ingestibile e pericoloso per il mancato rispetto della segnaletica luminosa da parte di alcuni indisciplinati automobilisti,
si chiede di sapere:
se e quali iniziative di competenza il Ministro in indirizzo ritenga di intraprendere al fine di consentire nel più breve lasso di tempo possibile l'ultimazione dei lavori e la riapertura della strada in entrambi i sensi di marcia;
se ritenga di attivarsi presso l'ANAS per verificare le ragioni per cui il cantiere è fermo da settimane, e sollecitarne l'immediata riapertura;
se, infine, ritenga necessario assumere iniziative urgenti al fine di evitare ulteriori problemi alla viabilità che finiscono per ripercuotersi sui cittadini.
(4-05716)
CASTIELLO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
l'ospedale "Immacolata" di Sapri (Salerno) da tempo registra una grave carenza di personale medico necessario per il corretto funzionamento del reparto di cardiologia e unità coronarica, tanto che all'interno della struttura sanitaria non è possibile realizzare la turnazione per l'intera giornata. Di notte la guardia in cardiologia è, infatti, garantita dal medico anestesista di turno con la collaborazione del cardiologo reperibile;
nel periodo antecedente al rinnovo del Consiglio regionale della Campania (20-21 settembre 2020) vari esponenti regionali si sono spesi sul territorio in promesse, rivelatesi vane e fallaci, di provvedere al più presto a colmare le carenze dell'organico senza che a ciò si sia, in concreto, provveduto. Tutto ciò ha comportato, nonostante il prodigarsi ai limiti massimi della resistenza fisica e psichica della "sparuta pattuglia" dei cardiologi in servizio, serie difficoltà per la comunità saprese e per le comunità del golfo di Policastro facenti capo all'ospedale di Sapri, che hanno dovuto spesso subire gli oneri e i disagi della migrazione sanitaria dal territorio di appartenenza;
tale grave situazione si pone in evidente quanto innegabile contrasto con la fondamentale prescrizione di cui all'art. 32 della Costituzione che attribuisce al diritto alla salute valore di primario livello, definendolo "diritto fondamentale della persona" nonché interesse primario della collettività. Contrasto di tutt'altro che marginale rilievo, considerato che le malattie cardiovascolari, com'è noto, costituiscono a livello statistico la principale causa di mortalità.
le difficoltà ed i disagi non sono più tollerabili anche per il fatto che Sapri ed il golfo di Policastro nel periodo balneare, in particolare, costituiscono mete predilette da consistenti flussi turistici con i conseguenti riflessi a livello della domanda di prestazioni e servizi sanitari,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle gravi ed intollerabili carenze rappresentate e quali provvedimenti di competenza intenda assumere perché esse vengano rimosse, considerato il valore del diritto alla salute come diritto fondamentale della persona e come interesse primario della collettività.
(4-05717)
PUGLIA, VACCARO, DONNO, PRESUTTO, GAUDIANO, MAUTONE, RICCIARDI, FERRARA, LANNUTTI, GIANNUZZI, MARINELLO, TRENTACOSTE, ANGRISANI, CROATTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
la salute pubblica e individuale è un diritto tutelato dalla Costituzione all'art. 32;
la tutela si atteggia in due differenti modi distinguendo i rapporti tra soggetti privati, ove la norma costituzionale ha una portata precettiva e ogni persona dispone di un diritto fondamentale a che la propria salute non venga pregiudicata da terzi, e i rapporti fra i cittadini e lo Stato, nel quale, invece, il diritto costituzionale alla salute è, per forza di cose e secondo consolidata giurisprudenza, "finanziariamente condizionato", dovendo quindi fare i conti anche con le compatibilità economiche del servizio sanitario nazionale;
tuttavia, per attenuare il pregiudizio che ciò potrebbe comportare alla salute, dottrina e giurisprudenza altrettanto consolidate riconoscono che un "nucleo irrinunciabile" di salute riceva tutela costituzionale a prescindere dalle compatibilità finanziarie;
per tutelare questo "nucleo irrinunciabile" di salute, il cittadino può agire contro lo Stato o la Regione, che non possono difendersi soltanto sulla base dell'assenza di fondi;
considerato che:
il pronto soccorso dell'ospedale "De Luca e Rossano" di Vico Equense (Napoli) è stato interessato da un provvedimento amministrativo di chiusura, nonostante la sua essenzialità, stante l'elevato numero di cittadini che usufruiscono dei servizi ospedalieri (come riportato da "positanonews" il 20 ottobre 2020 e da "sorrentopress" il 18 giugno 2021);
in particolare, con nota n. 0158110 del 21 ottobre 2020, la ASL Napoli 3 Sud disponeva la chiusura immediata del pronto soccorso generale del presidio ospedaliero di Vico Equense, ad esclusione del pronto soccorso ostetrico e per le urgenze pediatriche, motivando il provvedimento con esigenze transitorie relative all'epidemia da COVID-19, unitamente alla necessità di utilizzare risorse di area medica nelle aree di medicina e di terapia subintensiva del COVID hospital di Boscotrecase;
il provvedimento è stato oggetto di impugnazione innanzi al Tribunale amministrativo regionale (TAR), da parte dell'amministrazione comunale di Vico Equense;
con ordinanza del TAR Campania n. 02253/2020 del 2 dicembre 2020, veniva respinto il ricorso sull'assunto che la decisione della chiusura del pronto soccorso assumeva "carattere temporaneo, legato all'esigenza di fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto",
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione riguardante il pronto soccorso dell'ospedale De Luca e Rossano di Vico Equense e quali iniziative, di conseguenza, intenda intraprendere al fine di tutelare il diritto alla salute dei cittadini che rischia di essere leso da un'evidente diminuzione dei servizi ospedalieri resi.
(4-05718)
ROJC, ALFIERI, BITI, BOLDRINI, CERNO, D'ALFONSO, FEDELI, FERRAZZI, GIACOBBE, PITTELLA, STEFANO, TARICCO, VALENTE - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
il settore dell'edilizia svolgerà un ruolo chiave nella ripresa economica dopo la pandemia;
nel PNRR sono previste, infatti, misure che potranno dare un impulso notevole alle attività del settore, sia nell'ambito dell'edilizia residenziale privata e pubblica, sia nell'ambito degli interventi infrastrutturali;
negli ultimi mesi si registra il forte rincaro di alcune importanti materie prime connesse all'attività di costruzione, quali metalli, materie plastiche derivate dal petrolio, calcestruzzo e bitumi, che sta mettendo in seria difficoltà le imprese impegnate nella fase realizzativa di commesse, sia pubbliche che private, aggiudicate nei mesi precedenti ai rincari stessi;
accanto agli aumenti vi è inoltre la difficoltà di reperire materie prime per altri ambiti industriali;
è di questi giorni l'allarme, lanciato dal presidente di Unindustria Rieti, secondo il quale "gli aumenti ricadono su tutti i settori economici e in una fase in cui non si è ancora usciti dalla pandemia";
dal canto suo, il presidente di Confartigianato del Friuli-Venezia Giulia ha fatto appello alla Regione affinché "si faccia parte attiva, anche attraverso le istituzioni, perché l'Unione europea sviluppi politiche di emergenza in grado di contrastare le bolle speculative che coinvolgono le materie prime, mettendo a rischio l'intera produzione manifatturiera",
si chiede di sapere se non si intenda, di fronte a questa oggettiva situazione di difficoltà nel reperire materie prime e nel contrastare il loro aumento ingiustificato, adottare specifiche iniziative, anche di coordinamento a livello europeo, per il sostegno e il rilancio del comparto manifatturiero e di quello dell'edilizia, anche in relazione al ruolo che tali settori ricoprono nel percorso verso la ripresa economica del Paese e per scongiurare il rischio che l'aumento indiscriminato dei prezzi dei materiali possa mettere a repentaglio i progetti del piano nazionale di ripresa e resilienza e l'efficacia degli incentivi fiscali previsti per questi settori.
(4-05719)
FATTORI, CORRADO, LONARDO, NUGNES, LA MURA - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:
la discarica di Roncigliano, sita nel comune di Albano laziale e immediatamente adiacente alla zona di Santa Palomba (Roma), prima gestita dall'imprenditore Cerroni e oggi dalla società Verde S.p.A. in affitto, è da anni al centro di battaglie cittadine a causa della sua cattiva gestione e della sua insalubrità che ha causato danni sanitari e ambientali nella zona circostante, la stessa dove il Comune di Roma ha previsto la costruzione di 1.000 appartamenti;
l'impianto di trattamento meccanico-biologico (TMB) che precedentemente lavorava nella discarica ha preso fuoco nel 2016:
la stessa discarica è stata oggetto di molte interrogazioni parlamentari anche da parte della prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo;
in molte delle autorizzazioni rilasciate ha partecipato attivamente l'ex dirigente regionale Flaminia Tosini, oggi sotto processo per corruzione proprio per aver "facilitato" alcuni percorsi burocratici in seno alla gestione dei rifiuti nella Regione;
il Ministro in indirizzo a mezzo stampa ha recentemente dichiarato di aver individuato, nella discarica di Roncigliano e nella realizzazione di un nuovo impianto TMB unito a ulteriore impianto in zona Santa Palomba, la soluzione all'ennesima crisi sulla gestione dei rifiuti del Comune di Roma;
considerato che:
sulla società Pontina Ambiente (gruppo Cerroni), proprietaria della discarica di Albano, pende un'interdittiva antimafia della Prefettura di Roma resa definitiva da una sentenza del Consiglio di Stato;
i dati preoccupanti dell'ARPA sullo stato di salute ambientale della zona hanno portato il presidente della commissione urbanistica della Regione Lazio a dichiarare a mezzo stampa la volontà di far ricadere la zona in "area a elevato rischio ambientale" per poi poter applicare la legge regionale n. 13 del 2019 che vieta su queste aree la costruzione di nuovi impianti;
il 20 giugno 2021 si sono riuniti in assemblea pubblica proprio di fronte ai cancelli della discarica tutti i sindaci del bacino (8 in totale), insieme alle associazioni e i comitati di cittadini, per manifestare la propria contrarietà alla riattivazione del sito, sottolineando gli sforzi fatti in questi anni per portare i livelli di raccolta differenziata a oltre l'80 per cento;
inoltre, l'area è stata più volte oggetto di "mirabili progetti", come quello di uno degli inceneritori più grandi d'Europa, di un grande impianto biogas da 60.000 tonnellate paventato agli inizi del 2020, la realizzazione di un ottavo invaso quando il settimo era già esaurito e ben oltre la propria portata con un anticipo di circa 5 anni rispetto a quanto previsto da autorizzazioni (scadenti nel 2019) e progetti iniziali,
si chiede di sapere:
sulla base di quali parametri il Ministro in indirizzo abbia individuato in quella di Roncigliano la discarica da usare per risolvere il problema dei rifiuti di Roma, annunciando un TMB e un impianto ulteriore in zona Santa Palomba, oggetto, nei piani urbanistici dello stesso Comune di Roma, di realizzazione di un progetto di edilizia residenziale, anch'esso criticato per il consumo di suolo e per l'impatto che avrebbe sull'ambiente in una zona senza servizi;
se non intenda invece bonificare completamente il sito oggetto più volte di controdeduzioni alle autorizzazioni da parte del Comune di Albano laziale, in primis quella della vicinanza di meno di 200 metri dai primi insediamenti abitativi. Tale azione sarebbe peraltro in coerenza con gli obiettivi del PNRR in termini di transizione ecologica, considerato che, a causa della presenza della grande discarica, molti dei prodotti agricoli, anche IGP, della zona hanno risentito in maniera gravissima della situazione ambientale.
(4-05720)
CONZATTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
con ordinanza del 18 giugno 2021, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 145 del 19 giugno, sono state introdotte nuove indicazioni relative al contenimento della Sars-CoV-2 e delle sue varianti, valide fino al 30 luglio 2021, rivolte a chi entra in Italia dall'estero;
nello specifico, per l'ingresso in Italia dal Regno Unito, compresi Gibilterra, isola di Man, isole del Canale e basi britanniche nell'isola di Cipro, l'ordinanza stabilisce che tutti coloro che vi hanno soggiornato o transitato nei 14 giorni antecedenti hanno l'obbligo di: a) sottoporsi, a prescindere dall'esito del test, alla sorveglianza sanitaria e a un periodo di 5 giorni di isolamento fiduciario presso l'abitazione o la dimora previa comunicazione del proprio ingresso nel territorio nazionale al dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria competente per territorio; b) effettuare un ulteriore test molecolare o antigenico al termine dei 5 giorni di isolamento fiduciario;
premesso, inoltre, che:
in Gran Bretagna, giornalmente, viene processato più di un milione di tamponi, mentre in Italia circa 200.000;
la Gran Bretagna è il primo Paese, nel continente europeo, per lo studio del sequenziamento delle varianti della Sars-CoV-2 (come riportato dal "Corriere della Sera" del 21 giugno), eseguendo l'analisi genomica del 32,8 per cento dei tamponi positivi, mentre l'Italia ne sequenzia solo l'1,3 per cento;
la maggior parte degli inglesi ha già ricevuto una doppia dose vaccinale, verificata come fortemente efficace anche contro lo sviluppo della variante "Delta";
considerato che:
Paesi limitrofi all'Italia come la Francia hanno garantito l'ingresso da parte di soggetti provenienti dalla Gran Bretagna unicamente qualora questi possano dimostrare la doppia somministrazione di vaccino, escludendo le altre ipotesi;
per garantire la sicurezza degli spostamenti con il protrarsi della pandemia di coronavirus, la UE ha concordato un approccio comune alle restrizioni alla libera circolazione. È stato istituito un codice cromatico "a semaforo" per classificare i Paesi UE (UE a 27, Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) in base alla loro situazione epidemiologica (tasso di infezione). Queste informazioni disponibili on line forniscono ai viaggiatori i dati più aggiornati e i dettagli relativi a eventuali restrizioni e norme speciali in vigore (ad esempio per quanto riguarda l'obbligo di test o di quarantena);
il mero isolamento fiduciario previsto dalla normativa italiana, in assenza di un incremento del tracciamento e sequenziamento genomico, su cui l'Italia è in forte ritardo, rischia di rivelarsi misura non sufficiente per arginare il pericolo di ingresso massiccio della variante Delta nel nostro Paese, sempre più imminente;
l'isolamento fiduciario rischia pertanto di penalizzare, in particolare, quei cittadini italiani che vivono nel Regno Unito, bloccati da mesi senza poter vedere le proprie famiglie, limitati ora anche nella possibilità di tornare in Italia, durante la pausa estiva,
si chiede di sapere:
quali misure ed iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per raggiungere, in tempi rapidi, un capillare tracciamento e sequenziamento genomico;
se, tenuto conto della necessità del rispetto delle regole stabilite nel nostro Paese, utili ad arginare la preoccupante diffusione della variante Delta, già presente in Italia, non ritenga opportuno predisporre misure utili a prevedere un regime speciale d'ingresso per i nostri concittadini che rientrano dal Regno Unito.
(4-05721)
DE PETRIS - Ai Ministri della difesa e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
la grave crisi economica e sociale che il nostro Paese sta attraversando a causa della crisi sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19, che ha investito l'intera comunità internazionale, si è ripercossa pesantemente, nonostante il blocco dei licenziamenti, sui livelli occupazionali, specie su quei lavoratori con contratti precari, atipici, stagionali, a chiamata, molti dei quali esclusi dal sistema di protezione degli ammortizzatori sociali;
tra questi vanno menzionate le migliaia di lavoratori precari, gran parte dei quali dipendenti di società cooperative, addetti da diversi anni ai servizi di manovalanza e facchinaggio presso gli enti, le basi e i reparti dell'amministrazione della difesa;
le loro prestazioni hanno garantito e continuano a garantire lo svolgimento di attività proprie del Ministero della difesa non più eseguite da personale interno e ritenute essenziali ai fini dell'operatività delle strutture militari presso le quali prestano la loro opera;
gran parte dei servizi ai quali sono addetti questi lavoratori precari è di carattere continuativo e permanente nel tempo e, nella stragrande maggioranza dei casi, tali tipologie di prestazioni si configurano per orari e modalità di organizzazione come lavoro subordinato tra l'amministrazione della difesa e questi lavoratori;
ciononostante questo personale è rimesto escluso dai benefici delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 482, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità per il 2014), che ha previsto che: "L'assunzione nelle pubbliche amministrazioni dei cittadini italiani di cui alla legge 9 marzo 1971, n. 98, che, come personale civile, abbiano prestato servizio continuativo, per almeno un anno alla data del 31 ottobre 2017, alle dipendenze di organismi militari della Comunità atlantica, o di quelli dei singoli Stati esteri che ne fanno parte, operanti sul territorio nazionale, che siano stati licenziati in conseguenza di provvedimenti di soppressione o riorganizzazione delle basi militari degli organismi medesimi adottati entro il 31 dicembre 2017, avviene, nei limiti delle dotazioni organiche delle amministrazioni riceventi, con le modalità previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 gennaio 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 51 del 3 marzo 2009, adottato in attuazione dell'articolo 2, comma 101, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, con assegnazione prioritaria agli uffici giudiziari del Ministero della giustizia collocati nel territorio provinciale o regionale dell'organismo militare",
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo risultano a conoscenza della situazione e quali misure intendano assumere per prevedere opportune modalità di superamento delle condizioni di precarietà di questi lavoratori, in gran parte dipendenti di società cooperative fornitrici di servizi di manovalanza e facchinaggio presso gli enti, le basi e i reparti dell'amministrazione della difesa, anche mediante il loro possibile inquadramento nei ruoli civili del Ministero.
(4-05722)
NASTRI - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
il ponte di Romagnano Sesia (Novara) era un'infrastruttura sita lungo l'ex strada provinciale 142, ora statale, arteria stradale importantissima che vedeva ogni giorno importanti flussi di traffico, oltre ad essere un collegamento fondamentale per le province di Novara, Vercelli e Biella e per aziende internazionali;
il 2 ottobre 2020 il ponte è crollato a seguito delle forti piogge che in quei giorni si sono abbattute sul territorio novarese e vercellese; l'infrastruttura che collegava le 3 province del nord Piemonte, con un traffico superiore ai 20.000 passaggi al giorno, solo per un puro caso non è stata teatro di una tragedia con numerose vittime,
la Regione Piemonte, la Provincia di Novara, il Comune di Romagnano Sesia e ANAS hanno sottoscritto nella giornata di giovedì 18 marzo 2021 la convenzione per il ripristino del collegamento stradale, lungo la strada provinciale 142 tra il paese di Romagnano Sesia e quello di Gattinara; in base agli accordi, i lavori si comporranno di due momenti distinti, ossia la realizzazione del ponte provvisorio, i cui tempi previsti e comunicati da ANAS dovrebbero essere di 140 giorni, e la realizzazione del ponte definitivo per il quale ci vorranno quasi tre anni;
in data 22 marzo 2021 ha preso il via il cantiere per la ricostruzione del nuovo ponte provvisorio Romagnano Sesia, dal costo di circa 5 milioni di euro e che sarebbe dovuto essere realizzato in un massimo di 140 giorni;
il ponte provvisorio avrebbe reso nuovamente possibile il collegamento tra le sponde del paese di Romagnano e il comune Gattinara, nel vercellese, in una delle arterie più importanti per la regione Piemonte e strategica per le importanti aziende del territorio che sono leader nei loro settori a livello internazionale;
il ponte è situato in punto strategico ed è una "porta" ideale sia dal punto di vista economico, sia da quello turistico; è chiaro che i ritardi per il ripristino dell'asse viario rappresentano un danno di incalcolabile gravità, mettendo in grave difficoltà l'indotto produttivo e turistico, già fortemente compromesso, oltre a frustrare ogni aspettativa di sviluppo territoriale e possibilità di investimenti locali;
dopo le tante sollecitazioni delle autonomie locali e dei cittadini, nella seconda metà del mese di giugno sono finalmente ripresi i lavori di realizzazione del ponte provvisorio e ANAS, in un comunicato del 18 giugno, ha dichiarato che era pervenuto il collaudo del genio militare in esito alla bonifica di ordigni bellici sulla sponda di Romagnano;
in particolare, nel corso delle operazioni di bonifica bellica dell'area di cantiere, sono state rilevate elevate concentrazioni di ferrite che hanno interferito con la strumentazione in uso al personale tecnico e, pertanto, si è reso necessario ottenere da parte dell'autorità militare l'autorizzazione a procedere adottando una metodologia d'intervento non ordinaria. Peraltro, nel corso del mese di aprile l'impresa esecutrice dei lavori ha sostituito in corsa la ditta inizialmente selezionata per la bonifica da ordigni bellici e ha formalizzato un nuovo contratto con un'altra impresa specializzata per accelerare le operazioni di bonifica, poi riprese il 19 maggio;
dopo il collaudo del genio militare, le squadre dell'impresa esecutrice hanno potuto riavviare gli interventi di movimento terra, quelli di deviazione temporanea del percorso del fiume per consentire l'avanzamento della bonifica bellica sulla sponda di Gattinara e quelli di realizzazione delle opere di fondazione della spalla e della pila dal lato di Romagnano su cui poggerà il ponte provvisorio;
nel medesimo comunicato, ANAS ha ammesso che le criticità emerse prima di Pasqua hanno determinato la necessità di rimodulare il cronoprogramma dei lavori e che il completamento dei lavori del ponte provvisorio è "fissato per il mese di ottobre" e che "saranno studiate con l'impresa esecutrice modalità di cantiere per contrarre le attività",
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto, e, per quanto di competenza, se intenda istituire un tavolo interistituzionale con la partecipazione di ANAS al fine di velocizzare gli interventi di ricostruzione ed evitare ulteriori ritardi.
(4-05723)
MALLEGNI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
a quanto risulta dall'interrogante la situazione dei rapporti tra gli Emirati arabi e l'Italia risulta decisamente peggiorata nel corso degli ultimi mesi e molti sarebbero i dossier ancora irrisolti;
tra le cause di peggioramento si potrebbero annoverare la passata partecipazione di Etihad in Alitalia e la cattiva gestione del rapporto tra Italia ed Emirati arabi in ordine alla società "Piaggio Aerospace" di Villanova d'Albenga, a giudizio dell'interrogante fallita per inerzia dei Governi che si sono succeduti negli anni;
inoltre la risoluzione approvata in Parlamento nel dicembre 2020, e divenuta effettiva lo scorso gennaio, circa la necessità di bloccare la vendita di armamenti ai Paesi arabi tra cui gli Emirati, poiché sarebbero serviti alla coalizione a guida saudita per bombardare i ribelli Houthi in Yemen, uccidendo anche numerosi civili, avrebbe ulteriormente inasprito gli animi tra i due Paesi;
a supporto di questa ipotesi è arrivata la decisione del Governo degli Emirati di chiudere la base di al-Minhad, dove sono di stanza un centinaio di militari dell'Aeronautica italiana, impartendo l'ordine di sgombero entro e non oltre il 2 luglio 2021;
pur ritenendo la gestione dei rapporti tra i due Paesi, sicuramente molto difficile e riconoscendo tanto le responsabilità quanto l'attenzione da parte degli ultimi due Governi italiani, è parere dell'interrogante che sia necessario fermare questo declino diplomatico al più presto,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza dei dettagli dei dossier citati;
se vi siano altri dossier di cui il Parlamento non è ancora a conoscenza;
quali siano le azioni che si intende mettere in campo onde evitare che la crisi peggiori.
(4-05724)
BINETTI, DE PETRIS - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
il 20 luglio 2020, il consiglio di dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali dell'università degli studi di Roma "La Sapienza" ha chiamato come professore di prima fascia il professor G.P., nel settore scientifico disciplinare MED/28, settore concorsuale 06/F1;
La Sapienza aveva indetto la procedura valutativa di chiamata per un posto di professore di ruolo di prima fascia presso il Dipartimento con un bando del 17 gennaio 2020;
il 26 marzo 2020 era stata nominata la commissione che, preso atto dell'elenco dei candidati che avevano presentato domanda per la partecipazione alla procedura, il 1° luglio 2020 ha effettuato la valutazione collegiale comparativa complessiva;
all'esito della valutazione, il professor G.P. è stato dichiarato vincitore della procedura concorsuale e il 15 luglio 2020 sono stati approvati gli atti della procedura;
un altro dei candidati, il professor L.T., in data 30 settembre 2020 ha fatto ricorso al TAR chiedendo l'annullamento, previa sospensione degli effetti del provvedimento di nomina, degli atti della procedura concorsuale;
il professor L.T., a sostegno delle proprie ragioni, ha formulato le proprie critiche documentando l'invalidità del giudizio della commissione, sostenendo la violazione e la falsa applicazione della legge n. 241 del 1990, in ordine al provvedimento di nomina del professor G.P. per violazione di legge e ed eccesso di potere, avendo il vincitore del concorso illustrato falsi titoli (brevetti, progetti di ricerca appartenenza a società scientifiche e a editorial board di riviste) non meritevoli di alcuna valutazione da parte dei commissari;
il professor L.T., inoltre, ha segnalato la violazione e falsa applicazione dell'art. 1 della legge n. 241 del 1990, dal momento che la commissione avrebbe individuato ulteriori criteri per la valutazione dei candidati rispetto a quelli previsti dal bando, tanto da alterare la par condicio tra i concorrenti;
dopo tutte le procedure di verifica del caso, il TAR ha recentemente accolto il ricorso del professor T. e l'università ha sospeso la procedura di chiamata del professor P.;
l'Avvocatura generale dello Stato, interpellata dall'università, si è limitata a depositare in atti una relazione della commissione di concorso del 22 ottobre 2020, in cui la stessa riferisce che "ai fini della stesura del profilo curriculare dei candidati, la Commissione si è basata su quanto dichiarato dai candidati nel curriculum e nelle dichiarazioni sostitutive, rese ai sensi del D.P.R. 445/2000";
l'Avvocatura generale dello Stato ha quindi consigliato La Sapienza di non fare prendere servizio al professor P. per evitare "di assumere decisioni che rischiano di essere travolte dalla sentenza del Tribunale";
il consiglio di amministrazione dell'università ha quindi sospeso in autotutela il provvedimento di nomina come ordinario del professor P., avendo riscontrato, in sede di controlli, la falsità dei titoli dichiarati;
in precedenza gli stessi titoli risultati falsi erano stati dal professor G.P. già dichiarati in un precedente concorso da primario per l'unità operativa complessa di chirurgia orale e il titolo di primario ha certamente rivestito un ruolo determinante nella vittoria dello stesso nel concorso da docente ordinario, avverso il quale il professor T. ha proposto ricorso al TAR;
nonostante tali evidenze, risulta che il professor G.P. sia stato dichiarato ugualmente vincitore del concorso per l'attribuzione del posto di professore di prima fascia, con una grave lesione dei diritti degli altri candidati e della credibilità di una delle più importanti università italiane,
si chiede di sapere:
quali misure il Ministro in indirizzo intenda assumere per garantire che le commissioni dei concorsi universitari nel corso della loro valutazione comparativa dei candidati mantengano fermi i criteri stabiliti a monte dal bando di concorso;
se non ritenga utile e conveniente che, almeno nei confronti di chi viene dichiarato vincitore, si proceda ad una verifica dei titoli presentati, per lo meno di quelli principali su cui si fonda il giudizio di merito, per evitare palesi ingiustizie ai danni di candidati più onesti e competenti;
se alla luce del conferimento dell'incarico non intenda intervenire, per quanto di sua competenza, affinché il posto di professore di ruolo di prima fascia del settore scientifico disciplinare MED/28, settore concorsuale 06/F1, dell'università La Sapienza venga assegnato sulla base di una limpida e corretta valutazione dei titoli che includa, come dovrebbe di rigore essere, la loro veridicità.
(4-05725)
RAMPI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. - Premesso che:
ADAC è l'Automobile club più importante d'Europa, con oltre 20 milioni di iscritti in Germania, e ha presentato un piano di riorganizzazione per la sua struttura italiana di servizi ai clienti con sede a Monza, che prevede la delocalizzazione dell'intera struttura;
con diverse iniziative i lavoratori e le lavoratrici stanno chiedendo di evitare la delocalizzazione, mantenere i livelli occupazionali in Italia e continuare a garantire un servizio efficiente e di qualità ai soci tedeschi che spostandosi in Italia per vacanze e lavoro si avvalgono delle competenze tecniche, culturali e della conoscenza delle infrastrutture italiane dei lavoratori di Monza;
il livello qualitativo che garantiscono i lavoratori italiani non potrà essere raggiunto dalle nuove assunzioni di Grecia e Spagna;
il consiglio di amministrazione della casa madre di Monaco di ADAC, pur affermando di avere come massima priorità il benessere dei dipendenti e il livello qualitativo della gestione dei casi di assistenza diretta dei soci, dichiarando di prendere molto sul serio le preoccupazioni dei rappresentanti sindacali, ha derubricato le richieste qualificandole come rappresentative di interessi isolati e nazionali,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione e quali iniziative intendano intraprendere per preservare la presenza in Italia, la qualità del servizio e i livelli occupazionali.
(4-05726)
MERLO, CARIO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che negli ultimi anni si è verificato un significativo incremento del fenomeno migratorio che riguarda i cittadini italiani che si trasferiscono a Londra; le cifre fornite dal consolato italiano parlano di oltre 430.000 iscritti all'AIRE, anche se si stima che il totale di italiani presenti ammonterebbe a circa 700.000;
considerato che:
la Gran Bretagna sta attraversando, a parere degli interroganti, un momento storico di grande sfida nella gestione della pandemia ed in particolare con riferimento alla cosiddetta Brexit e la sede consolare italiana a Londra risulta essere in notevole sofferenza di personale;
da organi di stampa si apprende, altresì, che presso gli uffici del consolato d'Italia a Londra gli utenti abbiano notevoli difficoltà ad ottenere servizi essenziali, come il rinnovo del passaporto. Difficoltà che vengono segnalate anche sui social network;
ritenuto che, in virtù dell'adozione del decreto "Brexit" (decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22), sono stati stanziati fondi finalizzati a riqualificare ed ampliare la rete consolare italiana nel Regno Unito e ad assicurare risorse umane e strumentali per aprire un consolato a Manchester, al fine di affrontare le esigenze della numerosa comunità italiana residente, che ad oggi non è stato ancora avviato,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali misure voglia intraprendere per garantire in tempi celeri l'apertura del consolato a Manchester;
quali iniziative intenda adottare per rendere efficienti i servizi consolari nella sede di Londra, al fine di ristabilire la necessaria efficienza dello stesso.
(4-05727)
LONARDO - Ai Ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e della difesa. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
nel luglio 2019 è pervenuta richiesta da parte della signora A. D. S., a nome e per conto di 18 famiglie residenti in contrada Santa Clementina, nella città di Benevento, alla Italgas Reti S.p.A., per l'allaccio e l'attivazione della fornitura del gas;
la società ha inviato al Comune di Benevento una richiesta di autorizzazione per l'esecuzione dei lavori di posa della nuova condotta di distribuzione di gas metano per l'estensione della rete nel sito, specificando che il cantiere mobile avrebbe occupato quotidianamente una superficie media di 24 metri quadrati e che la durata dei lavori sarebbe stata stimata in 50 giorni lavorativi, salvo eventuali proroghe;
il settore Opere pubbliche del Comune di Benevento non ha potuto dare riscontro favorevole, risultando le aree indicate nel carteggio relativo all'istanza (strada chiusa) di proprietà del demanio dello Stato e precisamente dell'ispettorato delle infrastrutture dell'Esercito (comando Infrastrutture sud, ufficio Programmazione e lavori), a cui, pertanto, si specificava andasse inviata la richiesta;
l'Esercito italiano non ha, però, rilasciato il nulla osta, indispensabile per l'esecuzione dei lavori, e, nonostante le 18 famiglie avessero già proceduto all'acquisto dei contatori, a proprie spese, ai fini del completamento dell'opera, in quanto Italgas sosteneva di aver avuto tutte le autorizzazioni necessarie per procedere, ad oggi, questi cittadini vengono privati di un servizio essenziale e lesi nei propri diritti fondamentali;
tenuto conto che anche il poligono, in quell'area, ha la fornitura del gas,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano di intervenire in questa incresciosa vicenda, per trovare una soluzione che consenta ai residenti di contrada Santa Clementina di usufruire di un servizio essenziale e garantendo la salvaguardia di diritti che dovrebbero essere eguali per tutti i cittadini.
(4-05728)
GASPARRI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
a quanto risulta all'interrogante, Cesare Battisti, detenuto nel carcere di Rossano (Cosenza), prima di essere trasferito in quello di Ferrara, osservava da circa 18 giorni lo sciopero della fame;
alcune associazioni e parlamentari sono intervenuti a sostegno di Cesare Battisti, evidenziando una sua precaria condizione di salute, che però non ha trovato conferma in nessun atto, mentre al contrario, da quanto risulta all'interrogante, sembra che Battisti addirittura avesse chiesto di intrattenere dei corsi educativi all'interno della struttura carceraria;
sempre a quanto risulta, il Dipartimento penitenziario avrebbe disposto la traduzione del detenuto Battisti già dal 23 giugno 2021, in seguito alla disponibilità resa dalla casa circondariale di Ferrara, struttura penitenziaria ricevente;
la traduzione del detenuto doveva svolgersi con il mezzo aereo per esigenze di sicurezza ed economicità;
come ampiamente documentato il 30 giugno scorso dal quotidiano "la Verità", il 25 giugno un parlamentare si è recato presso il carcere di Rossano per incontrare Cesare Battisti, al fine di sostenere il suo immediato trasferimento in un'altra struttura penitenziaria e il giorno successivo alla visita sarebbe stato imposto alle due strutture penitenziarie (Rossano, sede cedente, e Ferrara, sede ricevente) l'immediato trasferimento di Battisti, il quale, diversamente da quanto disposto in precedenza, veniva tradotto su strada con conseguenti maggiori rischi per il personale della Polizia penitenziaria e maggiore dispendio di risorse per lo Stato,
si chiede di sapere:
per quali ragioni sia stato accordato il trasferimento del detenuto Cesare Battisti;
quali siano le ragioni che sottendono alla celerità dello stesso, avvenuto immediatamente dopo la visita di un parlamentare e con due giorni di anticipo rispetto alla data programmata.
(4-05729)
GARAVINI - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. - Premesso che:
il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione è stato avviato con la legge 7 agosto 2015, n. 124, durante il Governo Renzi, ed è stato ripreso dai successivi Governi con l'obiettivo meritorio di rendere la pubblica amministrazione più efficiente ed accessibile, continuando a procedere nell'implementazione anche nei mesi di lockdown;
la digitalizzazione dei servizi pubblici ha opportunamente coinvolto anche gli italiani iscritti all'AIRE, attraverso, ad esempio, l'erogazione all'estero della CIE, carta di identità elettronica, prevista dal decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, come pure una serie di altri servizi attraverso il portale dei servizi consolari del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale "Fast IT";
il sottosegretario Benedetto Della Vedova, in risposta all'interrogazione 3-02124 a firma dell'interrogante, svolta nella seduta n. 104 della 3ª Commissione permanente del Senato (9 marzo 2021), ha confermato che l'obbligo di autenticazione digitale per accedere ai servizi della pubblica amministrazione, entrato in vigore a livello nazionale il 1° marzo 2021, è stato prorogato di due anni per l'accesso dall'estero dal decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21;
come si legge anche sul sito del Ministero, dal 1° gennaio 2023, in ottemperanza al "decreto semplificazioni", sarà possibile accedere al portale con le sole credenziali SPID (sistema pubblico di identità digitale). Chi però si è registrato prima di tale data potrà continuare ad utilizzare le credenziali di accesso di cui dispone fino al 31 marzo 2023: la fruizione dei servizi consolari in rete non sarà vincolata all'obbligo di carta di identità elettronica o di SPID. Quindi, il portale per i servizi consolari "Fast IT" rimarrà accessibile tramite la semplice richiesta di credenziali ottenibile attraverso la compilazione del form on line;
in particolare la necessità di rilascio e utilizzo dell'identità SPID è stata rinviata a dicembre 2022, mentre l'obbligo della CIE entrerà in vigore a marzo 2023;
gli italiani all'estero hanno quindi due anni di tempo in più per dotarsi del sistema unico di accesso con identità digitale. Allo stesso modo, la pubblica amministrazione ha due anni di tempo per rendere lo SPID facilmente accessibile anche agli iscritti all'AIRE;
attualmente la creazione di un sistema unico di accesso con identità digitale risulta ancora difficoltosa per gli iscritti AIRE, poiché i provider richiedono l'indicazione di un indirizzo e un telefono italiano anche se si risiede all'estero,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno impiegare questi due anni di tempo in più per rendere facilmente accessibile lo SPID agli iscritti all'AIRE, promuovendo presso i provider attualmente disponibili per gli italiani all'estero un iter di creazione del profilo più semplice, che non sia vincolato al possesso di un numero di telefono italiano o di un indirizzo fisico;
se non ritengano altresì opportuno prevedere un provider pubblico specifico per lo SPID di chi è iscritto all'anagrafe dei residenti all'estero.
(4-05730)
AIMI, BARBONI, BERNINI - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
con decreto ministeriale 27 dicembre 2019, n. 607, recante il riparto delle risorse di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, di rifinanziamento del fondo di cui all'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, destinate al trasporto rapido di massa, sono stati definiti, tra l'altro, gli importi indirizzati alla costruzione della linea tranviaria di Bologna ("linea rossa");
il decreto indica che: "nell'allegato avviso è disposto che gli interventi oggetto di richiesta di finanziamento debbano essere inquadrati nei seguenti sottoprogrammi di intervento: rinnovo e miglioramento del parco veicolare; potenziamento e valorizzazione delle linee metropolitane, tranviarie, filoviarie esistenti; realizzazione di linee metropolitane, tranviarie e filoviarie ed estensione/implementazione della rete di trasporto rapido di massa, anche con sistemi ad impianti fissi di tipo innovativo";
indica anche che l'individuazione degli interventi ammissibili a finanziamento deve essere effettuata tenendo conto prioritariamente di importanti elementi tra i quali: redditività economico-sociale; fattibilità tecnico-economica dell'intervento; sostenibilità finanziaria gestionale ed amministrativa, concessa allo stato di avanzamento del progetto e dell'iter procedurale di approvazione; attivabilità del progetto in tempi certi, connessa al grado di maturità e condivisione del progetto;
la pandemia da COVID-19 ha totalmente cambiato gli scenari di riferimento anche per l'utilizzo del trasporto pubblico rispetto al quale le previsioni sull'affluenza segnalano grande incertezza, mettendo a rischio la sostenibilità di nuovi progetti;
il forte impatto del progetto per le caratteristiche urbanistiche, geologiche e storiche di Bologna è stato anche riconosciuto dal comitato dei garanti nel provvedimento di ammissibilità al quesito referendario;
il progetto del tram verrebbe a distruggere (per sostituire) un'intera linea, già esistente, di filobus, mezzo che il Ministero nell'avviso equipara alla linea tranviaria;
i tempi di realizzazione per il tram, alla luce di altre esperienze, sono incerti e comunque di anni (a partire da 4, salvo imprevisti), mentre il potenziamento della rete filoviaria potrebbe avvenire in tempi molto più rapidi, a costi inferiori e comunque assicurando lavoro alla comunità;
il processo di partecipazione sul progetto della "linea rossa" del tram ha coinvolto (come indicato dall'amministrazione comunale) solo 4.000 cittadini su circa 380.000 (ossia l'1,05 per cento della popolazione di Bologna),
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di riconsiderare la fattibilità del progetto, alla luce dell'evolvere della situazione, segnata purtroppo dalla pandemia e dalla ricaduta della stessa sulle modalità di socializzazione, di organizzazione del lavoro, sulle condizioni di sostenibilità economico-finanziaria del progetto, la cui compatibilità in senso generale non sembra al momento potersi ragionevolmente ravvisare;
se non ritenga di valutare un approfondimento delle criticità evidenziate eventualmente lasciando spazio alla possibilità di considerazione, per l'equivalenza ammessa dal decreto, dell'ipotesi di un potenziamento della rete di filobus esistente che con il progetto del tram verrebbe invece smantellata.
(4-05731)
RUOTOLO, DE PETRIS, ERRANI - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. - Premesso che:
da notizie di stampa si è appreso dei gravissimi fatti di violenza perpetrati ai danni dei detenuti presso la casa circondariale "Francesco Uccella" di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ad opera di numerosi agenti della Polizia penitenziaria;
in particolare, i video diffusi dai media si riferiscono a quanto accaduto nel reparto "Nilo" del carcere il pomeriggio del 6 aprile 2020, quando venne organizzata una perquisizione "straordinaria", nel corso della quale quasi 300 agenti della Polizia penitenziaria pestarono per quattro ore, arrivando a commettere vere e proprie torture, altrettanti detenuti del reparto Nilo, fra i quali almeno un disabile;
dopo una denuncia del Garante campano dei detenuti è partita un'inchiesta della magistratura, la quale avrebbe accertato che gli agenti coinvolti sarebbero 283, dei quali 144 sarebbero stati inviati sul posto dal "gruppo di supporto agli interventi", istituito alle dipendenze del provveditore regionale per la Campania, con il compito di coadiuvare i colleghi nel sedare la protesta dei detenuti. Protesta attuata mediante barricamento delle persone dentro il reparto e che peraltro era rientrata già nella tarda serata del giorno prima, attraverso la mediazione di altro personale carcerario. La perquisizione straordinaria e generalizzata avrebbe riguardato 292 detenuti ristretti nel reparto Nilo;
l'inchiesta ha condotto ad un'ordinanza cautelare, in cui quanto accaduto viene definito dal giudice per le indagini preliminari come "un'orribile mattanza". In particolare, l'ordinanza descrive minuziosamente le violenze operate ai danni dei detenuti ed evidenzia come gli agenti di Polizia penitenziaria coinvolti "al fine di recuperare il controllo del carcere ed appagare le presunte aspettative del personale di Polizia Penitenziaria generate dal mancato intervento armato a seguito della protesta, organizzata dai detenuti del Reparto Nilo il giorno 5.4.2020 (...) sottoponevano le persone recluse a misure di rigore non consentite dalla legge, mediante una pluralità di azioni contrarie alla dignità e al pudore, degradanti ed inumane, prolungatesi per circa 4 ore del giorno 6.4.2020 e consistite in percosse, pestaggi, lesioni - attuate con colpi di manganello, calci, schiaffi, pugni e ginocchiate, costrizioni ad inginocchiamento e prostrazione (...), tutte azioni connotate da imposizione di condotte umilianti, quali ad esempio l'obbligo di rasatura di barba e capelli";
dalle intercettazioni raccolte sembrerebbe emergere una meticolosa organizzazione del pestaggio che coinvolgerebbe quindi anche il "gruppo di supporto agli interventi" istituito alle dipendenze del provveditore regionale per la Campania e un quadro complessivamente gravissimo di violenza legittimata dall'autorità: "Allora a posto, domani chiave e piccone in mano" "Li abbattiamo come vitelli" "Ragazzi, è arrivato il messaggio dal Santa Maria, alle 15.30 tutti in Istituto, si chiude il Reparto Nilo per sempre!" "Operazione pulizia al Santa Maria, ho spostato 150 unità per perquisizione straordinaria al reparto dei disordini". Risulta inoltre che ai detenuti sia stato impedito il ricorso alle cure mediche e alle terapie, inibizione illecita diretta ad evitare l'emersione delle violenze subite;
fra tutti quelli complessivamente coinvolti, al momento risulterebbero essere stati individuati ed indagati solo 117 agenti, dei quali 52 assoggettati a varie misure cautelari;
considerato che:
tali accadimenti sono da ritenersi del tutto inaccettabili in uno Stato di diritto, anche perché compiuti ai danni di persone assoggettate ad una limitazione della libertà personale e quindi in condizione di minorata difesa;
occorre adottare ogni misura necessaria per scongiurare il ripetersi di episodi similari;
le difficoltà ad identificare gli agenti coinvolti sono da imputare principalmente all'inesistenza nel nostro ordinamento di un adeguato sistema identificativo, che consenta agli organi preposti, quali la magistratura, di conoscere le identità del personale impiegato in una determinata operazione e preservare al contempo la loro sicurezza,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del fatto descritto e quali iniziative intendano approntare affinché episodi di così inaudita violenza non accadano più nelle strutture penitenziarie dello Stato e sia quindi pienamente garantita la funzione rieducativa della pena, ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione e il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti;
per quale motivo dopo l'accaduto sia stato consentito che le vittime degli abusi e gli agenti interessati dal procedimento restassero detenuti e in servizio presso la stessa struttura detentiva;
se, ciascuno per quanto di propria competenza, non ritengano opportuno introdurre idonee misure atte a rendere identificabile il personale delle forze dell'ordine coinvolto in una determinata operazione;
se il Ministro della giustizia, in relazione al caso, non ritenga opportuno verificare quali e quanti agenti penitenziari siano stati inviati il giorno 6 aprile 2020 presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere; quali siano i compiti attribuiti al "gruppo di supporto agli interventi" istituito alle dipendenze del provveditore regionale; quale fosse la natura dell'incarico ricevuto; se siano da ravvisarsi responsabilità degli organi preposti alla tutela e alla sicurezza dei detenuti.
(4-05732)
BINETTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
in data 12 gennaio 2017 è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante "Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 marzo 2017, n. 65;
da tempo si è resa indispensabile la necessità di modifica degli elenchi di prestazioni erogabili dal servizio sanitario nazionale (il precedente elenco risaliva all'anno 2002), anche in considerazione dell'incremento delle patologie croniche e degenerative, nonché delle "malattie rare" riconosciute dal SSN;
in assenza di una modifica degli elenchi, di fatto le nuove prestazioni e gli ausili non sono erogabili dalle ASL, le quali, nel frattempo, erogano ancora le prestazioni e gli ausili dettagliati nel precedente nomenclatore tariffario;
l'incremento dell'appropriatezza delle erogazioni e l'approvazione delle stesse è fondamentale per evitare i costi indiretti correlati alla mancata erogazione di ausili appropriati, con ulteriori oneri sulla finanza pubblica;
il decreto 12 gennaio 2017 demanda alle Regioni il compito di fornire le indicazioni per migliorare l'appropriatezza prescrittiva e semplificare ed omogeneizzare i percorsi organizzativi e clinico assistenziali;
alcune Regioni (anche in "piano di rientro") e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno già reso esecutivi da tempo, con propri provvedimenti (extra LEA), alcuni dei contenuti di alcuni degli allegati al decreto stesso (in particolare l'allegato 1), al fine di consentire le prescrizioni necessarie da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta ed al fine di agevolare gli assistiti affetti da condizioni croniche e stabilizzate precedentemente certificate dal medico specialista;
l'emergenza sanitaria ha messo in evidenza l'urgenza di procedere alla revisione dei percorsi organizzativi in sanità, favorendo l'assistenza territoriale e domiciliare, nonché dotandola al contempo degli strumenti adeguati;
i fondi del "recovery plan" destinati alla sanità ammontano a circa 19,7 miliardi di euro da distribuire in maniera equa per le esigenze dei singoli territori;
il maggior onere per la spesa pubblica, compensato dall'intensificazione dei processi atti a verificare l'appropriatezza prescrittiva, derivanti dall'attuazione integrale del decreto 12 gennaio 2012, oscilla tra i 90 ed i 115 milioni di euro,
si chiede di sapere quando il Ministro in indirizzo intenda emanare i decreti attuativi inerenti all'intera applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 (relativamente a tutti gli allegati), in linea, peraltro, con quanto pubblicamente affermato dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri che, in questi giorni, sta sollecitando tutti i Ministeri ad approvare i singoli decreti attuativi inerenti alle problematiche di propria competenza.
(4-05733)
BINETTI - Al Ministro della salute. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
viene richiesto con grande frequenza ai genitori di ragazzi disabili, spesso molto gravi, già vaccinati, che frequentano centri diurni di sottoporre i figli al tampone rinofaringeo, che i ragazzi mal sopportano;
la richiesta viene formulata sulla base di protocolli imposti dalla Regione e da alcune ASL per la loro sicurezza sanitaria, nonché per quella degli operatori;
i genitori, avendo pienamente condiviso e sostenuto le iniziative proposte dai centri diurni dei consorzi socio-assistenziali, per migliorare la situazione dei centri diurni, riconoscono di aver ottenuto, grazie alla loro tenacia e determinazione, alcuni risultati significativi;
desiderano però superare l'obbligatorietà del tampone rinofaringeo, sostituendolo almeno con il tampone salivare per le moltissime difficoltà fisiche e psicologiche dei ragazzi;
considerano discriminatoria ed inutile per i centri diurni la modalità di fare i tamponi per via naso-faringea, perché estremamente faticosa, pericolosa ed insopportabile per i figli con gravi disabilità;
i genitori segnalano: l'immobilismo di alcune ASL di alcuni consorzi, che non hanno finora preso in considerazione un problema che dura da mesi, nonostante le pressanti richieste di tamponi salivari; la crescente insofferenza e la conseguente intolleranza dei ragazzi che non sono stati tenuti in alcuna considerazione, fatto gravissimo perché denuncia grande insensibilità; la condizione specifica dei ragazzi, che hanno il diritto, come persone deboli e fragili, ad ottenere maggiori sostegni ed agevolazioni per vivere la loro vita con dignità e rispetto, ma tutto ciò non ha avuto finora alcun impatto nelle decisioni del consorzio e delle ASL interessate;
anche il riferimento alle disposizioni regionali, che ad oggi imporrebbero ancora il tampone rinofaringeo, è la conferma della grande disattenzione verso la realtà della disabilità;
si ricorda che quasi tutti questi ragazzi sono stati vaccinati;
per queste ragioni e molte altre che si potrebbero ulteriormente illustrare, i genitori hanno deciso di non sottoporre i figli al tampone rinofaringeo,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga utile e conveniente, anche nel rispetto della dignità di questi ragazzi e della loro particolare condizione, sostituire il tampone salivare al tampone naso-faringeo.
(4-05734)
SBROLLINI - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
nel mese di dicembre 2020, la ABB S.p.A. ha comunicato la decisione di chiudere l'attività dello stabilimento di Marostica (Vicenza), sito che produce da molti anni componenti di plastica per l'impiantistica;
la decisione di cessare l'attività, che, secondo le fonti stampa locali, avrebbe apparentemente assunto un carattere del tutto irrevocabile, ha gettato in un profondo stato di preoccupazione tutto il personale direttamente assunto e quello delle ditte fornitrici e dell'indotto;
secondo segnalazioni giunte all'interrogante, la ABB ha manifestato fin da subito un atteggiamento non collaborativo, gettando in un profondo stato di preoccupazione tutto il personale direttamente assunto e quello delle ditte fornitrici e dell'indotto;
considerato che:
l'azienda appare nelle condizioni di garantire la produttività del sito necessaria a creare utili: il livello di fatturati dell'azienda, infatti, ha da sempre consentito il mantenimento degli occupati;
a determinare la richiesta di chiusura dell'attività produttiva sembrerebbe che siano intervenute le decisioni della multinazionale di esternalizzare o delocalizzare la produzione, al fine di incrementare considerevolmente la redditività;
considerato inoltre che:
la perdita di posti di lavoro (quantificata, da quanto si apprende, in 100 unità di personale) costituisce un grave impoverimento per l'intero territorio ed il tessuto sociale, aggravato oltremodo dalla contingenza pandemica e dai conseguenti effetti negativi;
come descritto anche dai quotidiani locali, l'azienda non considera percorribili le numerose proposte di acquisizione ricevute, ed ha comunicato l'intenzione di riprendere l'originale progetto di chiusura, riportando il confronto con le parti sociali alla situazione di 7 mesi fa, ovvero quando venne annunciata la chiusura dello stabilimento;
da quanto riportato dalla stampa, durante i tavoli di mediazione istituzionali l'azienda si sarebbe resa indisponibile a cercare soluzioni condivise per la continuità aziendale e la salvaguardia occupazionale, avendo inoltre deciso di non presentarsi all'ultimo tavolo regionale per la reindustrializzazione del sito di Marostica, che era stato fissato per il 29 giugno 2021,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di contributi nazionali erogati negli anni recenti ad ABB S.p.A. e se, nel caso, siano state fissate condizioni precise per l'utilizzo di tali fondi;
quali iniziative intenda mettere in atto al fine di sollecitare la multinazionale ad adottare un atteggiamento maggiormente collaborativo nel confronto con le parti sociali, e se non ritenga altresì opportuno valutare l'ipotesi di proseguire il tavolo di crisi relativo allo stabilimento di Marostica promuovendo in ogni modo la partecipazione dell'azienda al medesimo, affinché venga salvaguardato l'impianto produttivo ed i relativi livelli occupazionali.
(4-05735)
MARILOTTI, FENU, LUNESU, DORIA, RAMPI, CUCCA - Al Ministro della salute. - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:
l'ASUGI (azienda sanitaria universitaria giuliano-isontina) ha approvato il decreto di nomina del dottor Pierfranco Trincas a direttore del centro di salute mentale 1 di Barcola, a Trieste;
il dottor Pierfranco Trincas, a seguito di una procedura concorsuale, è risultato vincitore in quanto in possesso del profilo professionale maggiormente confacente con le funzioni e competenze necessarie a dirigere il centro di salute mentale triestino. Il dottor Trincas ha una doppia specializzazione in psichiatria a Cagliari e in criminologia e psichiatria forense a Bari. Ha all'attivo una lunga esperienza gestionale. Ha rivestito importanti incarichi tra cui: direttore sanitario dell'azienda policlinico dell'università di Cagliari, direttore della ASL di Sanluri, direttore dell'assessorato per la sanità della Regione Sardegna. Infine è stato direttore del 2° servizio psichiatrico diagnosi e cura (SPDC) dell'ospedale "Santissima Trinità" di Cagliari e dal 2019 responsabile della struttura complessa della stessa città;
considerato che gli ex direttori dei dipartimenti di salute mentale del Friuli-Venezia Giulia hanno denunciato in una lettera aperta la penalizzazione nelle procedure di reclutamento dei professionisti di scuola basagliana; il concorso pubblico indetto per individuare il responsabile del centro triestino, secondo la loro ricostruzione, avrebbe condotto a prediligere un soggetto estraneo alla pluriennale esperienza territoriale regionale. Tale grave accusa, che ha aperto numerose polemiche e ha trovato spazio sulla stampa, ha portato gli ex direttori a criticare l'esito del procedimento selettivo, arrivando a contestare la legittimità di quel concorso pubblico, prefigurando, a seguito di quella selezione, il rischio di un depotenziamento del modello triestino. A queste critiche si aggiunge quanto sottoscritto da 102 persone, tra familiari e utenti del centro di salute mentale 1 di Trieste, che hanno richiesto al dottor Trincas di rinunciare all'incarico. Certamente la psichiatria triestina e più in generale quella del Friuli-Venezia Giulia hanno subito negli ultimi due anni pesanti tagli e ridimensionamenti da parte dell'amministrazione regionale, e tali scelte possono aver dato erroneamente l'impressione che tale nomina sia funzionale a questo disegno di smantellamento di terapie e percorsi antimanicomiali. Nell'ambito di questa vicenda è stata coinvolta la sanità sarda, segnatamente i servizi psichiatrici, con accuse e valutazioni in gran parte ingenerose e immotivate, proprio per questo sono intervenuti psichiatri e il presidente dell'ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Cagliari per ristabilire la verità sulla gestione della psichiatria sarda e sull'operato del dottor Trincas, ribadendo in una nota che: "competenza, titoli, esperienza sul campo, capacità di coordinamento di uno staff articolato e multidisciplinare: queste le qualità da ricercare attraverso i concorsi come quello vinto da Pierfranco Trincas";
preso atto che il concorso ha valutato esperienze e competenze e sulla base di esse e di un colloquio è stata redatta una graduatoria di merito. Una selezione concorsuale pubblica deve infatti verificare competenze tecniche e non può basarsi su discrezionalità ideologiche. Appaiono quindi del tutto strumentali le accuse di chi sostiene che sarebbe stato usato il concorso come strumento di spoils system, privilegiando candidati sconosciuti e lontani dall'orientamento valoriale territoriale. Inoltre la provenienza di candidati da "fuori regione" non può essere considerata un vulnus della procedura concorsuale, né è concepibile che possano essere attuate selezioni che escludano a priori candidati provenienti da altre regioni italiane. Se ciò avvenisse, rappresenterebbe un evidente caso di discriminazione. Al dottor Trincas non si può imputare, ancor prima di aver preso servizio ed interagito con le specificità del territorio, alcuna volontà di affossare questa importante tradizione di psichiatria antimanicomiale;
è nell'interesse del servizio sanitario garantire la libera circolazione di professionalità e competenze, affinché sia erogato il miglior servizio possibile a tutela della salute dei cittadini,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda verificare quanto accaduto ed assumere gli eventuali provvedimenti di propria competenza, affinché il nuovo direttore del centro di salute mentale 1 di Barcola a Trieste sia messo nelle condizioni di esercitare a pieno le proprie funzioni.
(4-05736)
DE VECCHIS, IWOBI, CASOLATI, PIANASSO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
secondo quanto riportato da organi di stampa, una ragazza di 23 anni, nata a Vimercate da genitori marocchini, con doppio passaporto italo-marocchino, è stata arrestata in Marocco, condannata a 3 anni e mezzo per "vilipendio alla religione", aggravata dalla "diffusione via social media";
nel 2019 la ragazza aveva postato su "Facebook" un'immagine satirica che faceva riferimento a un versetto coranico;
tale immagine è stata, secondo quanto si apprende da organi di stampa, intercettata e denunciata da un'associazione religiosa;
per tali ragioni la ragazza, tornata in Marocco per ritrovare la sua famiglia di origine, in occasione della festa del "Sacrificio" del 21 luglio, è stata arrestata a Rabat il 20 giugno e condannata il 28, e si trova attualmente detenuta nel carcere dell'Oudaya, a qualche chilometro da Marrakech,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo possa confermare quanto scritto in premessa, e quali iniziative intenda intraprendere, anche tramite l'aiuto della rete consolare, al fine di tutelare la sicurezza della ragazza.
(4-05737)
CALANDRINI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. - Premesso che:
all'esito di un mancato accordo in sede di esame congiunto con le organizzazioni sindacali e in difformità a quanto previsto dalla normativa vigente in materia, la società Pam Panorama S.p.A. ha attivato una procedura di cassa integrazione guadagni in deroga nel Lazio con causale emergenza COVID-19 nazionale per gli ipermercati di Roma Ostia, Tiburtina e Granai, e Cassino, Alatri (Frosinone), Latina e Formia;
tale procedura sarebbe stata attivata con il solo coinvolgimento delle articolazioni sindacali territoriali e, stante il ricorso della cassa integrazione in deroga su tre diverse regioni (Lazio, Emilia-Romagna, Toscana), senza alcuna informativa e diretto coinvolgimento delle strutture nazionali di categoria per l'esperimento dell'esame congiunto;
a parere dell'interrogante si rilevano profili di potenziale illegittimità normativa circa i criteri e le modalità alla base del ricorso all'ammortizzatore sociale e in particolare in merito alle motivazioni addotte dalla società relativamente alla necessità di ricorrere allo strumento con causale COVID-19, non essendo ad avviso dell'interrogante strettamente riconducibili all'emergenza epidemiologica in atto, ma piuttosto all'esigenza, come peraltro risulterebbe evidenziato nella stessa comunicazione di apertura della procedura, di far fronte all'abbattimento dei costi derivante da esuberi strutturali;
criticità emergono altresì in merito alle modalità di applicazione, già in atto, dell'ammortizzatore, senza alcuna previsione di rotazione ed equa ripartizione tra i lavoratori. Da segnalare, difatti, che rimangono completamente escluse dalla riduzione oraria le figure professionali del personale amministrativo e dei capi reparto;
purtroppo la temuta svolta della crisi di Pam Panorama si è raggiunta allorché la direzione del personale ha comunicato la cessazione dell'attività del supermercato nel centro commerciale di Latina Fiori. Tale intendimento apre lo scenario di una crisi molto grave con l'attivazione di una procedura che vedrà difficili tavoli e scontri annunciati tra le parti: il management Pam Panorama in contrapposizione ai lavoratori e sindacati il cui destino è una cassa integrazione con la prospettiva di una crisi sociale durissima;
la chiusura disposta sarebbe stata, peraltro, anche anticipata: Panorama, infatti, avrebbe dovuto chiudere il 30 settembre 2021 mentre il 31 luglio, due mesi prima, di fatto, il supermercato non sarà più al servizio della clientela. Le altre attività del centro commerciale rischiano così, a loro volta, di essere messe in ginocchio da tale scelta;
tanti sono gli addetti del centro commerciale che per anni hanno lavorato con capacità e professionalità, anche alla luce dell'estrema fungibilità delle mansioni e al quotidiano impiego dei lavoratori da parte della società in attività polivalenti, per un marchio che oggi lascia un territorio, capoluogo della provincia di Latina, nonché seconda città del Lazio, dove non risulta esservi crisi nel settore della distribuzione alimentare,
si chiede di sapere:
quali iniziative urgenti i Ministri in indirizzo intendano adottare al fine di garantire la corretta applicazione del contratto collettivo nazionale del lavoro e l'adempimento della normativa vigente in materia di ammortizzatori sociali;
se ritengano inoltre di attivare azioni di verifica e controllo sulla liceità delle misure e dei provvedimenti adottati;
se non ritengano di dover intervenire ponendo in essere ogni utile iniziativa al fine di scongiurare gli interventi di messa in cassa integrazione dei lavoratori e di cessazione della suddetta attività.
(4-05738)
MALLEGNI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della giustizia. - Premesso che:
come già esposto in una precedente interrogazione, ormai è del tutto evidente che la situazione dei rapporti tra gli Emirati arabi e l'Italia è la peggiore degli ultimi 40 anni;
oltre alle vicende già esposte dall'interrogante nel precedente atto di sindacato ispettivo, in data 4 luglio 2021 è apparso un articolo sul "Quotidiano Nazionale", a pagina 8, che dava la notizia di un arresto di un cittadino italiano a Dubai;
il cittadino in questione, Andrea Giovanni Costantino, risulta in stato di arresto dal 31 marzo 2021 e al momento, visto quanto dichiarato dal suo legale, senza che le autorità locali abbiano indicato un reale motivo;
inoltre, pare che la risoluzione approvata in Parlamento nel dicembre 2020, e divenuta effettiva lo scorso gennaio, circa la necessità di bloccare la vendita di armamenti ai Paesi arabi tra cui gli Emirati, poiché sarebbero serviti alla coalizione a guida saudita per bombardare i ribelli Houthi in Yemen, uccidendo anche numerosi civili, sia uno dei motivi che avrebbe ulteriormente inasprito gli animi;
ritenendo ormai chiaro che la gestione dei rapporti diplomatici tra i due Paesi sia molto difficile e riconoscendo purtroppo le responsabilità di parte dell'apparato diplomatico italiano di stabilire relazioni rispettose e costruttive tra i due Paesi, è parere dell'interrogante che sia ormai necessario fermare immediatamente questo declino diplomatico che sta già danneggiando le migliaia di imprese italiane operanti nell'area del golfo Persico,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti ed eventualmente quali siano le azioni messe in campo;
se esista la consapevolezza nel Governo italiano della grave situazione diplomatica tra Italia e il Consiglio per la cooperazione nel golfo.
(4-05739)
BARBONI - Ai Ministri della salute e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021 sono state approvate le linee guida per l'informazione agli utenti e le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID-19 in materia di trasporto pubblico;
in merito ai servizi di trasporto passeggeri su gomma di media e lunga percorrenza a mercato, si ribadisce la necessità del distanziamento interpersonale di un metro fra gli utenti, insieme ad altre misure come l'obbligatorietà dell'uso della mascherina e la misurazione della temperatura dei passeggeri;
le misure previste, paragonabili a quelle in uso sui treni di media e lunga percorrenza, vengono confermate fino al 31 luglio 2021 dal decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, ma non si applicano ai trasporti aerei, né più ai trasporti ferroviari e su gomma di competenza regionale. A tal proposito alcune Regioni, con l'allentamento delle restrizioni, hanno già deliberato l'aumento della capienza massima dal 50 all'80 per cento su treni, autobus e mezzi pubblici regionali;
l'Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori, a seguito dell'evoluzione positiva della situazione epidemiologica e della bassa percentuale di contagi riscontrati sugli autobus, sollecita la necessità di un intervento urgente per l'innalzamento in piena sicurezza dei coefficienti di riempimento dei mezzi, attualmente dimezzati al 50 per cento, oltre all'estensione ai soggetti con certificazione verde COVID-19 delle deroghe per conviventi e soggetti con rapporti stabili;
le restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria hanno prodotto un impatto negativo sui servizi di trasporto commerciale con autobus, infatti da marzo 2020 ad aprile 2021 il settore ha subito una riduzione di fatturato di circa il 75 per cento rispetto al 2019 per complessivi 2,6 miliardi di euro,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo abbiano intrapreso azioni volte a valutare la possibilità di innalzare, in piena sicurezza dei passeggeri, il coefficiente di riempimento degli autobus a media e lunga percorrenza, non solo per salvaguardare e rilanciare un settore che impiegava, prima della pandemia, circa 35.000 addetti per 29.000 autobus e che muove più di 14 milioni di cittadini all'anno, garantendo il diritto alla mobilità anche nelle aree più svantaggiate del nostro Paese.
(4-05740)
GASPARRI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:
il movimento "Genova Antifascista" ha diffuso ed affisso in città, in occasione del corteo rievocativo del 30 giugno 1960, moltissimi volantini con volti e nomi di esponenti della destra genovese, di assessori e consiglieri comunali e regionali oltre che dello stesso sindaco di Genova Marco Bucci;
i volantini appaiono chiaramente come un atto intimidatorio e minaccioso,
si chiede di sapere quali provvedimenti di competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare nei confronti dei promotori e diffusori di tali volantini.
(4-05741)
GRASSI - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
i primi lavori di scavo nell'attuale sito archeologico di Mirabella Eclano (Avellino) sono stati condotti a partire dalla prima metà del '900; in quegli anni, gli esperti portarono alla luce i resti delle terme, del macellum e anche delle prime, originarie, abitazioni in cui vivevano gli Irpini. Tra il 1970 e il 1980, ulteriori lavori di scavi hanno portato alla luce importanti reperti, tra i vari, l'esistenza di un'antica domus romana che gli abitanti della fortificazione, probabilmente, utilizzavano come magazzino. All'interno di questa, infatti, sono stati ritrovati vari e recipienti in terracotta che dovevano servire alla conservazione delle scorte alimentari. Sempre nei lavori degli anni '80, sono stati scavati resti di una basilica paleocristiana, le cui origini risalgono ai tempi di Giustiniano;
ultimi recentissimi scavi hanno riportato alla luce un importante tracciato della via Appia in corso di valutazione ai fini del riconoscimento UNESCO. Questo costituirà un sito molto importante per l'indotto turistico-culturale ed economico di tutto il territorio;
attualmente il parco archeologico versa in una condizione di grave incuria e, malgrado ripetute sollecitazioni giunte da più parti, nulla è cambiato: i responsabili pro tempore del sito archeologico di Aeclanum e della Soprintendenza di Avellino-Salerno, cui spetta la tutela dei siti archeologici irpini, non hanno avanzato alcuna proposta operativa;
dopo mesi di disattenzione, mesi che al contrario sarebbero potuti servire a mettere in campo le azioni necessarie finalizzate al risanamento e alla riapertura del sito, malgrado l'appello per il ripristino immediato della fruibilità del sito invaso dalle erbacce e per questo a forte rischio incendi, la Soprintendenza non ha ancora fornito nessuna risposta,
si chiede di sapere:
quale sia l'opinione del Ministro in indirizzo in merito a quanto esposto;
quali iniziative intenda mettere in pratica, con la massima urgenza, per porre fine allo stato di forte degrado degli scavi di Aeclanum, affinché si possa, quanto prima, ripristinare la fruizione pubblica dell'importante sito archeologico irpino.
(4-05742)
PILLON - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:
lunedì 26 aprile 2021 i rappresentanti dello Jugendamt (agenzia federale tedesca per l'infanzia) si sono presentati all'abitazione dei signori Petru e Camelia Furdui, una coppia di cittadini rumeni che risiedono a Walsrode (Hannover) in Germania con i loro 7 figli, di età compresa tra gli uno e i 15 anni;
hanno portato via con la forza i figli della coppia che si trovavano in casa e hanno prelevato gli altri figli che erano a scuola, senza aver dato alcun preavviso e senza aver fornito una motivazione scritta per un intervento di questa portata;
invero, dopo 15 giorni i genitori non erano ancora a conoscenza della motivazione della condotta tenuta dallo Jugendamt, che in seguito avrebbe fornito dichiarazioni contraddittorie;
ancora dopo 30 giorni i genitori avevano potuto vedere i figli tutti insieme solo due volte e comunque in assenza del figlio più grande;
inoltre, i 7 figli sono stati divisi tra loro e collocati in tre luoghi diversi, in evidente violazione delle norme internazionali in materia (linee guida sull'accoglienza dei bambini fuori dalla famiglia d'origine, ONU 2009);
la vicenda non ha mancato di suscitare polemiche e reazioni anche da parte di esponenti della confessione religiosa di appartenenza della famiglia (il culto pentecostale rumeno) che temono che la reale motivazione dell'allontanamento dei figli possa essere proprio l'adesione a una chiesa neoprotestante, che sostiene un modello di famiglia conservatrice, che può contrastare con i modelli liberali promossi dalla società, mancando di fatto altri presupposti, visto che la famiglia Furdui risulta conosciuta come un esempio di educazione, come testimoniato da vicini, pediatri e insegnanti;
considerato che anche la comunità evangelica rumena presente in Italia ha preso a cuore la questione, sollecitando l'Ambasciatore tedesco in Italia e prospettando anche la possibilità di pubbliche manifestazioni di protesta davanti all'ambasciata,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di assumere informazioni riguardo ad una vicenda che merita di essere chiarita nel metodo e nel merito e, nel caso, farsi latore delle istanze della comunità evangelica rumena in Italia, indignata e preoccupata dalla situazione.
(4-05743)
CANDIANI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
in conseguenza della pandemia da COVID-19 sono aumentate le carenze degli organici del Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, a causa dei forti rallentamenti legati alle assunzioni ed alla formazione del personale da immettere in servizio;
il ritardo nell'inserimento di nuove forze nell'organico del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, se non risolto, è destinato a sovrapporsi al massiccio pensionamento del personale nel quadriennio 2019-2022 (circa 700 unità di personale operativo nel 2021 ed oltre le 1.000 unità per il 2022);
l'unica graduatoria di merito ad oggi valida è quella del concorso pubblico per "250" vigili del fuoco, che sarà in prima scadenza (3 anni) nel mese di novembre 2021;
il turnover del 2020 (numero pensionamenti al 31 dicembre 2020), ad oggi, non risulta ancora quantificato con apposito decreto,
si chiede di sapere:
a quanto ammonti il numero dei vigili del fuoco congedati e prossimi al congedo per raggiunto limite dell'età pensionabile negli anni 2019, 2020, 2021, 2022, e quante unità siano state immesse in servizio nei medesimi anni in sostituzione (turnover);
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della difficile situazione;
quante siano state le assunzioni straordinarie autorizzate a partire dall'anno 2018, e quante ne siano effettivamente state fatte;
se intenda tempestivamente dare corso, e con quale scaglionamento, alle assunzioni straordinarie già autorizzate;
se e quando intenda definire e decretare i numeri relativi al turnover del 2020;
se e quando intenda predisporre gli strumenti normativi necessari alla proroga del termine di validità della graduatoria del concorso pubblico per 250 vigili del fuoco (decreto ministeriale n. 676/2016).
(4-05744)
MARIN, FREGOLENT, CANTU', DORIA, LUNESU, PITTONI, FAGGI, RUFA, PILLON, FERRERO, RICCARDI, VALLARDI, PIANASSO, SAPONARA, PIZZOL, CANDURA, ZULIANI, ALESSANDRINI, PISANI Pietro, SBRANA - Al Ministro della salute. - Premesso che:
negli ultimi mesi si sono susseguiti numerosi tragici fatti di cronaca: a Trevignano romano (Roma) dove un giovane con problemi di tossicodipendenza ha ucciso la madre e la vicina, e successivamente ha investito un gruppo di ciclisti; a Pieve di Soligo (Treviso), dove un uomo che soffriva di gravi problemi psichici ha ucciso una donna, presentandosi poi alla caserma di carabinieri con le mani coperte di sangue e uno zainetto con all'interno il coltello da cucina, spiegando che si era mosso con l'intenzione di uccidere qualcuno; a Bolzano, dove un giovane ha ucciso entrambi i genitori, riportando di soffrire di un disturbo del sonno; o, ancora, il caso di Ardea (Roma), dove un uomo, già noto per i suoi problemi psichiatrici, ha ucciso due bambini e un anziano preso da uno scatto d'ira e, da ultimo, ma non certo ultimo, il caso del ragazzo di 16 anni di Monteveglio (Bologna) che ha assassinato l'amica coetanea dichiarando di aver sentito dei demoni che lo hanno spinto alla violenza; questi fatti hanno fatto riemergere il problema, mai sopito, in ordine all'assenza di strutture adeguate preposte alla cura e al supporto di quanti soffrono di problemi psichici e delle loro famiglie;
caposaldo della legislazione nazionale in tema di salute mentale è la legge 13 maggio 1978, n. 180, nota anche come "legge Basaglia", dal nome del suo promotore, lo psichiatra Franco Basaglia, che ha disposto la chiusura degli ospedali psichiatrici, predisponendo un sistema di assistenza psichiatrica reticolare su base territoriale;
l'attribuzione della competenza legislativa in materia di salute mentale alle Regioni, inclusi i compiti di programmazione e definizione delle priorità sanitarie, ha comportato varie disomogeneità. Le diverse scelte attuate e le loro ricadute hanno finito per determinare un aumento delle disuguaglianze intra e inter-regionali e un'elevata disomogeneità nelle risposte, con conseguente violazione del principio di equità e di uguaglianza, facendo così emergere l'incapacità del comparto pubblico di salute mentale a soddisfare la domanda di coloro che sono affetti da disturbi e che non hanno le possibilità economiche di rivolgersi a strutture private e in generale la mancanza di un'adeguata assistenza alle famiglie;
sono diverse le associazioni dei familiari e delle persone che vivono l'esperienza del disturbo mentale che denunciano l'inadeguatezza della rete dei servizi di salute mentale, richiedendo una maggiore attenzione e risposte concrete, in ordine alle conseguenze legate alla convivenza con persone affette da disturbi, in special modo in riferimento all'incolumità personale in caso di un disturbo di personalità grave del malato,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga doveroso e urgente avviare gli opportuni accertamenti in ordine alle modalità di gestione dei malati mentali ed assumere iniziative urgenti per implementare i servizi territoriali, al fine di garantire strutture adeguate per i malati che hanno bisogno di trattamenti a lungo termine, in un'ottica di diritto alla cura e protezione del malato, di sostegno alle famiglie, nonché di prevenzione dei reati.
(4-05745)
MARIN, PITTONI, FAGGI, RUFA, PILLON, FREGOLENT, FERRERO, RICCARDI, VALLARDI, PIANASSO, SAPONARA, PIZZOL, CANTU', DORIA, CANDURA, ZULIANI, ALESSANDRINI, PISANI Pietro, SBRANA - Al Ministro della salute. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
l'azienda sanitaria universitaria Giuliano-Isontina ha indetto una procedura concorsuale per l'assegnazione dell'incarico di direttore generale del centro di salute mentale 1 di Trieste;
alla procedura concorsuale partecipavano 8 professionisti. All'esito della valutazione dei titoli e del colloquio risultava vincitore il dottor Pierfrancesco Trincas, e veniva successivamente emanato il decreto di nomina del dottor Trincas a direttore del centro;
egli ha una doppia specializzazione in psichiatria a Cagliari e in criminologia e psichiatria forense a Bari. Presenta una valida esperienza gestionale, avendo rivestito importanti incarichi: direttore sanitario dell'azienda policlinico dell'università di Cagliari, direttore della ASL di Sanluri, direttore dell'assessorato per la sanità della Regione Sardegna. Infine è stato direttore del 2° servizio psichiatrico diagnosi e cura (SPDC) dell'ospedale "Santissima Trinità" di Cagliari e dal 2019 responsabile della struttura complessa della stessa città;
la nomina del dottor Trincas è stata oggetto di varie critiche, sia da parte della stampa, che del mondo medico, invero, gli ex direttori dei dipartimenti di salute mentale del Friuli-Venezia Giulia hanno denunciato, in una lettera aperta, le modalità in cui è stata condotta la procedura concorsuale;
Trincas è finito nel mirino degli ex direttori dei dipartimenti regionali di salute mentale per due motivi: non essere vicino alla scuola basagliana, che nel Friuli-Venezia Giulia è un'istituzione, e per provenire da fuori regione. Invero, si è dato per assunto che i concorrenti del dottor Trincas siano più titolati a dirigere il centro di salute mentale di Barcola solo per essersi formati in quel territorio e in quella scuola;
considerato che:
vi è copiosa giurisprudenza amministrativa che ha ribadito il principio secondo cui le commissioni esaminatrici in concorsi pubblici, chiamate a fissare i parametri di valutazione e poi a giudicare su prove di esame o di concorso, hanno un'amplissima discrezionalità tecnica, sulla quale il sindacato di legittimità del giudice amministrativo è limitato al riscontro del vizio di illegittimità per violazione delle regole procedurali e di quello di eccesso di potere;
nel caso di specie non si rilevano violazioni delle regole procedurali, in quanto la commissione ha correttamente proceduto alla valutazione dei titoli e ad un successivo colloquio, sulla cui base è stata redatta una graduatoria di merito che ha visto il dottor Trincas come legittimo vincitore,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di tale vicenda e se non ritenga doveroso e urgente avviare gli opportuni accertamenti, ed assumere iniziative volte a permettere al nuovo direttore del centro di salute mentale 1 di Trieste di svolgere le proprie funzioni.
(4-05746)
L'ABBATE, TRENTACOSTE, DI GIROLAMO, PRESUTTO, PIRRO, VANIN, D'ANGELO - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e della transizione ecologica. - Premesso che, secondo quanto riportato da autorevoli emittenti locali, associazioni ambientaliste e cittadini si apprende che una quercia antichissima, esattamente un "fragno" di circa mille anni fa, uno degli ultimi esemplari rimasti, potrebbe essere distrutta per l'avanzare della coltivazione di uva da tavola nel territorio di Monteferraro e Montecarretto fra Conversano e Turi (Bari). Il cosiddetto Alberone, alto 10 metri, faceva parte di un bosco di cui oggi sono rimasti solo sei ettari nelle colline tra Turi e Conversano;
considerato che:
nella zona, vi è una collina che è stata spianata, eliminando i terrazzamenti per fare spazio a una coltivazione di uva da tavola, e il fragno e il bosco circostante sono destinati a scomparire per fare spazio alla monocoltura. Il tipo di coltivazione purtroppo richiede particolari trattamenti, il più vistoso è l'utilizzo di plastica, e l'impatto visivo è devastante; i muretti a secco sono eliminati, i tratturi scompaiono e il paesaggio che vede le colline del sudest barese avanzare verso il mare risulta deturpato. Continuando in questa direzione si rischia l'ennesimo capitolo di una vicenda che sta mortificando un'area tra le più incontaminate e suggestive del territorio pugliese;
recentemente a Conversano sono stati espiantati 280 alberi di ulivo per consentire la realizzazione di un impianto per la coltivazione intensiva sempre di uva da tavola. Si tratta dell'avvio di un progetto che dovrebbe presto portare alla realizzazione di altri 8 ettari dei "tendoni", a discapito di altri alberi da frutto tipici della zona: ciliegi, mandorli e noci;
l'eradicazione dei 280 alberi di ulivo è avvenuta in contrada Montecarretto-Monte Adamo, una zona di particolare pregio dal punto di vista paesaggistico. Nel giro di poche settimane si stanno concentrando diverse attività rivolte all'alterazione del paesaggio (abbattimento di piante di ulivo e di muretti a secco con sbancamento del terreno) in favore della creazione di impianti di produzione intensiva che si stanno progressivamente impossessando della parte collinare e di maggiore pregio del paesaggio rurale di Conversano-Turi;
inoltre, in contrada Monteferraro decine di ettari di macchia mediterranea e un'intera collina sono stati sbancati per far spazio alla coltivazione di uva da tavola, ed è rimasto un piccolo bosco all'interno del quale c'è la quercia secolare che le associazioni ambientaliste stanno cercando di salvare;
considerato altresì che:
la coltivazione di uva da tavola necessita di fitofarmaci in misura 6 volte superiore alla coltivazione del ciliegio (coltura tipica conversanese) e consuma un'enorme quantità di acqua che viene prelevata dalle falde acquifere del territorio, sempre più impoverite dal continuo emungimento degli impianti;
allo stato attuale il 26 per cento della superficie agricola conversanese è già stata sottratta ai ciliegieti e uliveti e alle altre colture tipiche mediterranee per far spazio a monocolture prettamente di uva da tavola;
creare un vigneto significa distruggere strutture esistenti, sia naturali che storico-antropiche, inserire nel suolo ampi strati di terra proveniente da ecosistemi completamente diversi da quelli collinari e utilizzare concimi e pesticidi in grandi quantità;
la coltivazione di uva da tavola non è adatta alle peculiarità del territorio ed è attuata in maniera troppo intensa, il che contribuisce a creare disagi e disequilibri ambientali, a volte disastrosi e senza ritorno. In scala globale si può citare al proposito la perdita di ampi terreni coltivabili a causa dell'erosione, l'eutrofizzazione delle acque nei corpi recettori dovuta ad un eccesso di concimazione e la perdita di specie della fauna e della flora (diminuzione della biodiversità);
la nuova direttiva recentemente emanata dal Ministero della transizione ecologica mira a proteggere e ripristinare la biodiversità, assicurando il mantenimento di servizi ecosistemici, e diventa fondamentale per la stessa sopravvivenza dell'umanità tutelare gli insetti impollinatori, dalla cui presenza (e salute) dipende oltre il 70 per cento della produzione agricola destinata all'alimentazione umana;
la pressione che l'uomo sta esercitando sui territori naturali aumenta di continuo e impedisce loro di "funzionare" al meglio, con il forte rischio di perdita di biodiversità e di compromettere alcuni servizi ecosistemici. Non a caso la strategia europea "Farm to fork" indica che entro il 2030 il 10 per cento dei campi coltivati deve essere dedicato a zone di conservazione della biodiversità quali boschi, aree umide, siepi alberate, e la Puglia non può ignorare gli obiettivi europei;
rilevato inoltre che:
la legge n. 10 del 2013, oltre a dettare regole per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, ha potenziato, con il suo art. 7 dedicato alla tutela degli alberi monumentali e con il relativo decreto attuativo 23 ottobre 2014, il preesistente quadro legislativo in materia, caratterizzato per lo più da una serie di norme regionali promulgate a partire dal 1977 e dal disposto del decreto legislativo n. 63/2008, di modifica del decreto legislativo n. 42 del 2004, il quale include tra i beni paesaggistici, oltre alle cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica, anche gli "alberi monumentali", garantendo loro, quindi, specifica tutela di tipo paesaggistico;
la suddetta legge, oltre a fornire una definizione dell'albero monumentale, che ogni Regione ha l'obbligo di recepire a livello legislativo, stabilisce che: ogni Comune provveda ad effettuare il censimento degli alberi monumentali ricadenti nel territorio di propria competenza, trasmettendone i risultati alle Regioni; le Regioni, dopo opportuna istruttoria delle proposte comunali, redigano un elenco regionale da trasmettere al Corpo forestale dello Stato in modo tale da realizzare un elenco nazionale degli alberi monumentali; il Corpo forestale dello Stato gestisca, aggiorni e pubblicizzi sul proprio sito internet tale elenco; in caso di inadempienza o di inerzia persistente delle Regioni, si attivino poteri sostitutivi da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Al fine di garantire la massima tutela agli esemplari monumentali, la legge ne vieta l'abbattimento e le modifiche dei relativi apparati, riservando la possibilità di effettuare interventi di tale tipo solo a casi motivati e improcrastinabili, a fronte di autorizzazione comunale e previo parere obbligatorio e vincolante del Corpo forestale dello Stato (oggi sostituito per la particolare competenza dalla Direzione generale delle foreste del Ministero delle politiche agricole per effetto del decreto legislativo n. 177 del 2016),
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo ritengano che sia stata data attuazione in maniera adeguata all'articolo 7 della legge n. 10 del 2013, in particolare relativamente all'attivazione dell'iter burocratico per l'inserimento dell'antica quercia "fragno" nell'elenco degli alberi monumentali della Puglia;
se intendano intervenire, nelle sedi di competenza, per contenere l'espianto di alberi evitando lo stravolgimento agricolo-paesaggistico dell'intero territorio della provincia a sudest di Bari, in particolare della zona compresa tra Conversano e Turi.
(4-05747)
ORTIS, ANGRISANI, CORRADO, LEONE, VANIN, COLTORTI, BOTTO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
secondo quanto reso noto dal Ministero della giustizia di Rabat, e ripreso poi dagli organi di stampa italiani, il 28 giugno una connazionale sarebbe stata condannata a tre anni e mezzo di carcere, oltre che a una multa di 50.000 dirham, pari a 4.700 euro, per "vilipendio alla religione", aggravata dalla "diffusione via social media"; ossia, quasi il massimo previsto in Marocco per questo reato (5 anni);
nel 2019 la ventitreenne, nata a Vimercate (Monza e Brianza) da genitori marocchini, e studentessa a Marsiglia, aveva descritto, attraverso un post su "Facebook", «il versetto coranico 'Kautar', quello in cui si obbligano i musulmani al sacrificio, come 'versetto del whiskey'» (si legga "'Ha offeso l'Islam con una vignetta': 23enne italo-marocchina arrestata a Rabat e condannata a tre anni", su "il Fatto Quotidiano" il 1° luglio 2021). Il post, dopo aver ricevuto molti commenti ingiuriosi, era stato immediatamente cancellato. Eppure, la giovane non aveva evitato la denuncia di "un'associazione a carattere religioso";
lo scorso 20 giugno 2021, a due anni dal fatto, la ragazza è partita da Marsiglia alla volta del Marocco "per passare le vacanze con una parte della famiglia di origine in occasione del 21 luglio, quando si festeggia il Sacrificio, una delle massime ricorrenze dell'Islam"; appena atterrata, è stata immediatamente arrestata e trasferita "nel carcere dell'Oudaya a qualche chilometro da Marrakech", la città dove in questi due anni è stato formalizzato il dossier dell'accusa. Il 28 giugno, quindi, la condanna;
considerato che fonti di stampa dicono che l'ambasciata italiana in Marocco starebbe seguendo da vicino il caso, e che sarebbe stata avanzata la richiesta per una visita consolare nel penitenziario,
si chiede di sapere quali iniziative si stia mettendo in atto per tutelare la nostra concittadina.
(4-05748)
NUGNES, FATTORI, LA MURA - Ai Ministri della transizione ecologica e dell'interno. - Premesso che:
la Regione Campania in data 12 maggio 2016, prima della proposta di aggiornamento del piano regionale dei rifiuti urbani, pubblicava un avviso destinato ai singoli Comuni, escludendo gli ambiti territoriali ottimali (ATO), per la localizzazione di impianti industriali di trattamento della frazione organica rifiuti solidi urbani (FORSU) di tipo aerobico o integrati del tipo "anaerobici-aerobici", per la produzione di energia, pari a un trattamento di 30.000 tonnellate annue;
in data 13 settembre 2016, in provincia di Avellino, i soli Comuni che rispondevano alla manifestazione d'interesse erano: a) Montella, che si candidava alla localizzazione d'impianti sul proprio territorio in un'area "ASI" riconosciuta come compatibile giacché parte del piano regionale territoriale; b) Conza della Campania (che successivamente ritirerà la propria disponibilità); c) Chianche;
quest'ultimo Comune indicava nella proposta di candidatura un'area, localizzata in un PIP urbanisticamente scaduto da oltre 30 anni, mai realizzato e per giunta oggetto di un successivo sequestro da parte delle autorità giudiziarie per motivi ambientali; l'area risulta parte integrante dell'areale di pregio del vino a DOCG del "Greco di Tufo", unica economia territoriale esistente e intorno alla quale si sta delineando un importante sviluppo del settore vitivinicolo e della filiera enoturistica, posta in buona parte entro i limiti di rispetto del contiguo bacino del fiume Sabato, geo-morfologicamente tanto preziosa quanto delicata in quanto continuamente interessata da eventi franosi e alluvionali;
considerato che:
il sindaco di Chianche, architetto Carlo Grillo, nonostante le oggettive implicazioni della realizzazione di un impianto industriale sull'ambiente, con evidenti ricadute territoriali sovracomunali, attuava proprie scelte attraverso l'adozione di atti monocratici senza coinvolgere il Consiglio comunale, tantomeno i Comuni limitrofi attraverso una conferenza dei servizi, la popolazione locale e gli operatori della filiera enologica fortemente presenti nell'areale, anche in forme organizzate associative territoriali e consortili provinciali, relegandola alla stregua di un'ordinaria opera pubblica municipale;
in data 27 novembre 2017 la struttura di missione per lo smaltimento dei rifiuti della filiera "RSB" della Regione emetteva il decreto dirigenziale n. 42 concedendo al Comune di Chianche un finanziamento per la realizzazione dell'impianto, in termini di anticipazione e di provvisorietà, predisponendo l'erogazione di 899.059,12 euro, imputandoli sul relativo capitolo di bilancio, riguardante i fondi strutturali europei di "FSC 2014-2020";
la legge regionale n. 14 del 2016 all'art. 34 prevede che siano i piani d'ambito elaborati dagli ATO ad adottare i relativi programmi d'investimento per gli adeguamenti e gli ammodernamenti degli impianti esistenti e per quelli di nuova costruzione attribuendo, quindi, loro l'individuazione dei siti idonei nei quali realizzarli nel proprio territorio di competenza;
a tal fine l'ATO rifiuti Avellino pubblicava una manifestazione d'interesse che si concludeva con la disponibilità, avanzata dagli stessi Comuni, all'insediamento di un biodigestore di tipo anaerobico sul proprio territorio da parte dei Comuni irpini di Chianche, Domicella, Montella e Savignano Irpino;
tenuto conto che:
nel frattempo si è costituito un ampio movimento di opinione territoriale che vede uniti Comuni, associazioni, movimenti e imprenditori di settore, che ritiene fortemente dannosa per la sostenibilità economica e ambientale della zona la costruzione di simili impianti, in un'area di pregio agricolo che non presenta alcuna caratteristica di garanzia e tutela prevista dalla normativa nazionale e regionale in materia di insediamenti industriali della filiera dei rifiuti e che è stata attuata in disprezzo di ogni buona norma di rispetto di democrazia dei territori e delle popolazioni locali;
con deliberazione del consiglio d'ambito n. 1 del 20 gennaio 2020 si è proceduto alla nomina di una commissione esterna di esperti coadiuvati dal direttore generale dell'ente d'ambito, ingegner Annarosa Barbati, per valutare le peculiarità e le compatibilità dei quattro siti disponibili;
l'esito della commissione tecnica è avvenuto a seguito della valutazione di elementi che riguardano le presunte compatibilità impiantistiche con le aree proposte, senza un'analisi comparativa con l'ambito urbanistico territoriale, con le questioni legate alla logistica, alle implicazioni socio-economiche e alla sostenibilità ambientale, pervenendo in conclusione alla stesura di una classificazione delle diverse alternative valide che vede inspiegabilmente il seguente posizionamento: Chianche, Montella e Savignano Irpino;
l'organo esecutivo dell'ATO rifiuti Avellino ha assunto l'operato della commissione tecnica con deliberazione n. 7 del 13 luglio 2020, non limitandosi ad una sola valutazione preliminare sull'idoneità delle richieste pervenute, ma entrando nel merito della scelta di competenza dell'ente d'ambito, espropriando di fatto l'organo deputato dell'assemblea generale dei sindaci, mai convocata su tale delicato argomento;
il TAR Campania, con sentenza n. 840/2021 ha accolto il ricorso presentato contro la previsione di localizzazione del biodigestore a Chianche prodotto da diversi Comuni dell'areale DOCG;
la sentenza assume un importante significato che va oltre quello strettamente giuridico-amministrativo, considerando come il provvedimento dia ragione ai tre Comuni ricorrenti dell'areale del "Greco di Tufo" Tufo, Altavilla Irpina e Santa Paolina, che si sono opposti all'iter seguito dal Comune di Chianche che non prevedeva il ricorso alle diverse e selettive autorizzazioni relative alla determinante valutazione impatto ambientale, erroneamente non ritenuta necessaria dalla stessa struttura regionale;
si tratta di un procedimento di valutazione ex ante degli effetti prodotti sull'ambiente da determinati interventi progettuali, il cui obiettivo è proteggere la salute umana. Il collegio ha dato ragione ai Comuni ricorrenti, quali enti territoriali territorialmente interessati, ai sensi dell'art. 19, comma 3, del testo unico dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006), in quanto il Comune di Chianche non ha mai loro comunicato l'avvenuta pubblicazione dell'avvio del procedimento;
le motivazioni dalla sentenza riguardano elementi strutturali aventi natura di irreversibilità, a partire dalla localizzazione in area circondata da vigneti di pregio e riconosciuta dal piano territoriale di coordinamento provinciale come caratterizzazione a vocazione ambientale permanente e prevalente;
per analoga questione la Procura della Repubblica presso il tribunale di Nocera inferiore, dopo il pronunciamento del TAR che ha riscontrato le medesime irregolarità di Chianche, ha avviato un'indagine a seguito della quale veniva disposto il sequestro delle somme stanziate dalla Regione per la progettazione, mentre comunque l'ATO si appresta a portare nell'assemblea dei sindaci l'approvazione di un piano rifiuti che prevede comunque la realizzazione di un impianto di biodigestione a Chianche, scaricando su quest'organismo tutta la responsabilità di un'evidente mala gestio;
nel frattempo la previsione del costo dell'impianto è passata, dopo tre modifiche delle tipologie industriali di trattamento, da 14 a 22 milioni di euro,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo intendano valutare, per quanto di propria competenza, se le procedure amministrative e le decisioni assunte dal Comune di Chianche e dai vertici dell'ATO rifiuti Avellino siano state seguite nel rispetto degli adempimenti statutari e delle normative nazionali e regionali in materia di realizzazione impiantistica del ciclo integrato dei rifiuti;
se la decisione di localizzare a Chianche un biodigestore non costituisca pregiudizio, anche alla luce della sentenza del TAR Campania, per la tutela ambientale, paesaggistica ed economia dell'areale di pregio DOCG del "Greco di Tufo" e non induca a una responsabile azione di resipiscenza, per le rispettive competenze, la Regione Campania e l'ATO rifiuti Avellino;
se sia legittimo perseverare sulla localizzazione nel sito di Chianche, nonostante pendano ancora numerosi ricorsi amministrativi intentati dai Comuni di Montefusco e Petruro Irpino, dalla Provincia di Avellino, dalla Comunità montana del Partenio e da diverse organizzazioni regionali di categoria;
per quali ragioni, pur essendoci Comuni che abbiano dato la loro disponibilità, riconosciuta anche dall'ente d'ambito e che presentano oggettivamente condizioni di compatibilità per la localizzazione di un biodigestore, che Chianche non può assicurare sotto tanti aspetti, non si provveda a valutare tale localizzazione, che comporterebbe, tra l'altro, un indiscutibile notevole risparmio di risorse pubbliche e di tempo per la realizzazione dell'impianto.
(4-05749)
RUOTOLO, DE PETRIS, ERRANI, BUCCARELLA - Ai Ministri della salute e delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
l'intero mondo zootecnico con i titolari di azienda, i consorzi, gli allevatori bufalini e l'intera filiera del casertano sono letteralmente in ginocchio per l'imperversare della brucellosi ormai concentrata nei comuni della "terra di lavoro" e in particolare Casal di Principe, Villa di Briano, Frignano, San Marcellino e Aversa, Cancello Arnone, Castel Volturno, Grazzanise e Santa Maria La Fossa, dove da anni e ancor oggi si concentra il maggior numero di focolai;
il 1° luglio 2021 gli operatori del mondo zootecnico è sceso in strada dando vita a una protesta: con i loro trattori hanno attraversato le principali strade dei comuni di Casal di Principe, Villa di Briano, Frignano, San Marcellino e Aversa per manifestare contro il piano di eradicazione della brucellosi, che prevede come unica soluzione l'abbattimento dei capi bufalini, e chiedere di inserire l'uso dei vaccini per salvare le bufale e conservare così un patrimonio genetico di alto valore;
questa problematica, come sostiene il professore Vincenzo Caporale, tra i luminari dell'epidemiologia e medicina veterinaria preventiva, riguarda da oltre 20 anni gli allevamenti, tanto è vero che il primo piano di controllo della brucellosi in Campania è stato redatto dallo stesso Caporale nell'anno 2003;
per fronteggiare la crisi epidemica del settore zootecnico bufalino della provincia di Caserta che costituisce uno dei pilastri dell'agroalimentare made in Italy più conosciuti al mondo come la produzione della mozzarella di bufala DOP, la Regione Campania ha varato, con delibera n. 207 del 2019, un piano straordinario di eradicazione che, secondo tutti gli addetti ai lavori, non ha prodotto alcun risultato;
gli allevatori sono stati costretti, ad abbattere indiscriminatamente migliaia di capi di bufali, molti dei quali poi risultati dalle analisi post mortem "falsi positivi" alla brucellosi; insomma, l'infezione, invece di arrestarsi, si propaga e gli allevatori subiscono la beffa di un rilevante danno economico che mette a rischio la sopravvivenza delle stesse aziende;
il regolamento (UE) 2020/689 del 17 dicembre 2019 che integra altri provvedimenti emanati dalla Comunità europea, e che gli Stati membri avrebbero dovuto applicare entro il mese di aprile 2021, adotta, invece, il criterio degli abbattimenti selettivi e mirati e l'avvio di un piano vaccinale per la brucellosi e altre malattie come la tubercolosi. Sancisce il diritto degli allevatori a partecipare attivamente agli accertamenti condotti dalle autorità nazionali, al fine di evitare eventuali errori procedurali durante i controlli e le attività di profilassi per le malattie infettive del bestiame. Prevede, tra l'altro, il miglioramento delle condizioni di igiene zootecnica, la biosicurezza dell'allevamento, il controllo sull'identificazione la registrazione e la tracciabilità degli animali;
si evidenzia che la legge n. 292 del 2002 stabilisce che la bufala mediterranea italiana è patrimonio zootecnico nazionale e che per il risanamento dalle malattie infettive che lo colpiscono, le Regioni interessate, in concorso con il Ministero della salute, adottano piani straordinari di intervento, utilizzando anche le vaccinazioni come metodo profilattico;
considerato che, sempre per quanto risulta agli interroganti, la risoluzione approvata all'unanimità dalla 9a Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare) del Senato sull'affare assegnato n. 237 (Doc. XXIV, n. 24) ha impegnato il Governo proprio su questi punti rappresentati dal regolamento dalla Comunità europea,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto;
quali misure urgenti vogliano prendere al fine di evitare il propagarsi della brucellosi bufalina in Campania;
quali provvedimenti intendano assumere, per quanto di competenza, per scongiurare l'abbattimento indiscriminato di capi di bestiame di bufala mediterranea italiana nella provincia di Caserta e per promuovere l'avvio di un'adeguata campagna vaccinale secondo i regolamenti e le procedure previste dalla UE.
(4-05750)
MARILOTTI, FLORIS, CUCCA, FENU, D'ARIENZO, FEDELI, ASTORRE, D'ALFONSO, EVANGELISTA, PITTELLA, ROJC, STEFANO, RAMPI, TARICCO, FERRAZZI, IORI, VERDUCCI, PINOTTI, LAUS, DORIA, ROSSOMANDO, BOLDRINI, VALENTE, MARCUCCI, MANCA - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
la questione della continuità territoriale marittima con la Sardegna è da sempre argomento strategico per l'isola, per i residenti e per gli emigrati sardi. Essa, tuttavia, è ostacolata da tariffe e disservizi, che rendono difficoltosi ed eccessivamente onerosi i trasporti marittimi;
tale situazione diventa ancora più grave nel periodo estivo, quando agli ordinari flussi passeggeri si aggiungono quelli turistici, con aumenti esponenziali delle tariffe, specialmente in alta stagione. Proprio per questo gli emigrati sardi residenti nel territorio nazionale o all'estero non possono permettersi economicamente il ritorno in Sardegna;
nonostante le carenze nella gestione del servizio da parte delle compagnie di navigazione e le numerose richieste di intervento e segnalazioni di privati cittadini e associazioni, tra cui le associazioni sarde in Italia e all'estero, nessun intervento risolutivo è stato finora attuato;
agli emigrati sardi e alle loro famiglie viene, quindi, negato il ritorno nella propria isola a causa di costi troppo elevati del trasporto marittimo. Tale situazione è stata aggravata dalla pandemia da COVID-19, che economicamente ha reso ancora più fragili le condizioni delle fasce più deboli della popolazione, in particolare dei lavoratori precari e dei pensionati, che si sono impoveriti maggiormente;
a peggiorare la situazione vi sono, inoltre, l'abolizione di corse da parte della compagnia Sardinia, a cui si aggiungono le modifiche degli orari di partenza delle navi, che variano anche di molte ore, e la sostituzione di navi con altre meno veloci, meno capienti e più vecchie. Di conseguenza, percorrenze di 6 ore in realtà diventano per percorrenze di 10 ore e, a causa del cumulo di ritardi e disservizi, numerosi passeggeri, tra cui molti bambini e malati, non riescono ad imbarcarsi in tempo oppure sono costretti a ricollocarsi con altre compagnie con notevole aggravio di costi;
sono ormai numerosi i casi di passeggeri che, dopo un lungo viaggio per raggiungere il porto di Livorno, hanno visto spostare la partenza del traghetto per la Sardegna dalle ore 14,30 alle ore 7 del mattino del giorno successivo, con conseguenti arrivi negli hotel e nei villaggi ad orari inverosimili, creando un gravissimo danno d'immagine al turismo sardo;
appare urgente intervenire per garantire l'effettivo diritto alla mobilità dei sardi, verificando la corretta applicazione delle convenzioni, per evitare che siano attuati aumenti esponenziali e allineati dei prezzi, e per vigilare sulle compagnie di navigazione, affinché non siano adottate politiche anticoncorrenziali e aumenti ingiustificati delle tariffe;
un intervento in questo settore diventa prioritario in una fase di rilancio e riqualificazione dell'economia europea post pandemia con investimenti infrastrutturali che dovranno prevedere misure e provvedimenti volti a modernizzazione il sistema dei trasporti e garantire servizi che rendano effettiva la mobilità dei cittadini delle aree insulari e dei turisti che intendono visitare e soggiornare nell'isola,
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo sui fatti esposti;
quali misure urgenti intenda adottare per garantire, in particolare durante la stagione estiva in corso, l'effettivo diritto alla mobilità dei sardi e dei turisti che intendono raggiungere l'isola e per ridurre sensibilmente i numerosi disservizi che si stanno verificando nel corso degli ultimi giorni;
quali iniziative intenda intraprendere, in accordo con le compagnie di trasporto marittimo di passeggeri, per migliorare i servizi di collegamento da e verso la Sardegna durante tutto l'anno e per rendere effettivo il principio della continuità territoriale in Sardegna, e affinché sia attuata una consistente riduzione dei prezzi dei biglietti del trasporto marittimo di passeggeri da e verso la Sardegna, in particolare al fine di favorire il rientro di emigrati sardi nell'isola.
(4-05751)
GRASSI - Ai Ministri della giustizia, per le pari opportunità e la famiglia, per le disabilità e della salute. - Premesso che:
l'articolo 16 della legge n. 68 del 1999 prevede che i disabili possono partecipare a tutti i concorsi per il pubblico impiego, da qualsiasi amministrazione pubblica siano banditi e che, a tal fine "i bandi di concorso prevedono speciali modalità di svolgimento delle prove di esame per consentire ai soggetti suddetti di concorrere in effettive condizioni di parità con gli altri";
l'art. 20 della legge n. 104 del 1992 (la legge quadro sull'handicap) prevede che, nelle prove d'esame nei concorsi pubblici e per l'abilitazione alle professioni, le persone handicappate sostengono le prove con l'uso degli ausili necessari e nei tempi aggiuntivi eventualmente necessari in relazione allo specifico handicap;
la ratio della norma è di evitare che la situazione di handicap possa determinare una discriminazione nei confronti delle persone che ne sono affette, attraverso la previsione dell'uso di ausili necessari e di tempi aggiuntivi, ristabilendo, così, una condizione di parità tra tutti i candidati;
di recente, con il decreto-legge n. 44 del 2021, sono state modificate le modalità di svolgimento delle prove scritte del concorso in magistratura, prevedendo, tra l'altro, il dimezzamento delle ore concesse per ciascuna;
è di qualche giorno fa l'articolo di giornale che riporta l'intervista di una ragazza di 30 anni disabile, aspirante magistrato, che racconta la propria esperienza, riferendo che da anni aveva tarato la propria partecipazione al concorso basandosi sulle canoniche ore previste, 9 in caso di disabilità, ed ora si ritrova nella situazione di non poter partecipare, in quanto nonostante la presentazione di cospicua documentazione medica attestante la sua patologia neurologica, le sono stati concessi, come tempi aggiuntivi, appena 30 minuti, rispetto alle 4 ore attualmente previste;
il racconto fa emergere una grave problematica, ovvero il rischio che i sacrifici sostenuti negli anni da tanti ragazzi disabili diventino vani, ed ancora più grave, che la disabilità possa fungere da barriera rispetto alle aspirazioni personali;
l'art. 3 della Costituzione sancisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione alcuna, e che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. È un articolo che afferma fortemente i diritti civili di ciascuno e, quindi, anche delle persone con disabilità;
l'uguaglianza sostanziale, caposaldo della Costituzione, non può essere sacrificata in virtù di esigenze di semplificazione amministrativa,
si chiede di sapere se il Ministri in indirizzo non ritengano doveroso e urgente individuare misure specifiche intese a sostenere la partecipazione dei cittadini disabili ai concorsi pubblici, in particolare l'imminente concorso in magistratura, anche prevedendo l'utilizzo di dispositivi informatici che prevedono la dettatura automatica onde agevolare la concentrazione del candidato almeno nella prima stesura del compito, che, successivamente, deve essere copiato a mano da un tutor al fine di garantire l'anonimato e la par condicio tra i candidati.
(4-05752)
SIRI - Al Ministro della salute. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
un caso emblematico vede coinvolto M. M. M., ingegnere di anni 52 di Milano, che lo scorso febbraio 2020 è stato tra i primi ad essere contagiato dal COVID. Uomo sportivo, non fumatore e senza malattie pregresse, M. il 1° marzo 2020 è stato ricoverato d'urgenza all'ospedale Niguarda di Milano, con diagnosi di doppia polmonite interstiziale da COVID-19, addormentato e collegato alle macchine per quasi due settimane, ha lottato inconsapevolmente tra la vita e la morte;
purtroppo l'intubazione gli ha compromesso la salute dei reni e del fegato, ma nonostante tutto è riuscito a guarire. Dopo questa difficile avventura, M. decide di sottoporsi ad ogni esame utile, affinché la comunità scientifica potesse analizzare il suo caso al fine di poter aiutare la ricerca medica;
e così, ha donato il plasma perché ricco di anticorpi utili per salvare la vita di tante altre persone. A distanza di oltre un anno, M. ha ancora un livello altissimo di anticorpi nel sangue ed i medici gli hanno ragionevolmente suggerito di attendere prima di sottoporsi all'iniezione vaccinale;
eppure, a fronte di tutto ciò, i test sierologici non sono validi per ottenere il "Green Pass";
in realtà, la circolare del Ministero della salute del 3 marzo 2021, recante "Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un'infezione da Sars-CoV-2", parla chiaro: chi è guarito da COVID può vaccinarsi dopo 3 mesi dalla fine dell'isolamento, ed entro 6 mesi, con una dose. Se una persona è guarita da più di 6 mesi riceverà due dosi. Ma, a quanto risulta, effettuare il test sierologico prima della vaccinazione, sottolinea la circolare, è inutile;
e ancora: «È possibile considerare la somministrazione di un'unica dose di vaccino nei soggetti con pregressa infezione (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa» si legge nel documento. Questa regola vale per tutte le persone dai 12 anni in su. Fanno eccezione i soggetti fragili, che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, spiega il Ministero;
riguardo al test sierologico, molti guariti lo fanno prima di vaccinarsi, ma sembrerebbe si tratti di una pratica inutile. «Come da indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale» chiarisce la circolare. Il vaccino non fa che potenziare la risposta immunitaria che si è sviluppata con l'infezione, dunque è raccomandato a chiunque si sia ammalato. Tanto più in presenza di nuove varianti estremamente trasmissibili. L'unica raccomandazione è appunto quella di aspettare tre mesi dalla fine dell'infezione, con tampone negativo dal momento che non esiste in Italia un test sierologico standardizzato, quindi i laboratori possono utilizzare varie tecniche e se una persona ripetesse l'esame, probabilmente, otterrebbe risultati diversi;
a ben vedere, tutto ciò ha delle ragionevoli e gravissime contradictio in terminis, che pongono in forte stato confusionale ed imbarazzo non soltanto la popolazione ma, anche, la comunità medico-scientifica chiamata a rispondere in maniera puntuale alle necessità sanitarie;
a tal riguardo, si segnala uno Studio condotto dall'Università di Washington, che ha individuato un tipo di cellule immunitarie di lunga durata nel midollo osseo dei pazienti guariti da COVID-19, capaci di produrre anticorpi neutralizzanti diretti contro Sars-Cov-2 e ancora attive a 11 mesi dalla guarigione. Una scoperta, descritta sulle pagine della rivista "Nature", che lascia sperare che l'immunità contro il virus (anche quella indotta dai vaccini) abbia un orizzonte temporale molto più lungo di quanto temuto fino a oggi: anni, se non il resto della vita, contro i pochi mesi su cui si basano le attuali raccomandazioni per i guariti. Se confermata, sarebbe davvero un'ottima notizia: un'immunità duratura contro il virus sgombrerebbe infatti il campo dai timori di una pandemia destinata a durare ancora anni, di rigurgiti epidemici stagionali e forse anche dalla necessità di richiami annuali del vaccino,
si chiede di sapere, alla luce delle osservazioni esposte in premessa, quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di fare chiarezza sul punto, eliminando gravissime confusioni scientifiche contenute nelle linee guida sanitarie, per garantire chi, a ragione delle proprie vicissitudini personali, avrebbe già una pronta risposta immunitaria necessaria per far fronte alle possibili situazioni di pericolo, senza doversi sottoporre ulteriormente a stress psico-fisici da vaccinazione, utili, soltanto, a colmare un vuoto medico-scientifico a scapito della salute dei singoli. Tanto, per garantire il diritto ad ottenere il riconoscimento del cosiddetto Green Pass e, quindi, della libera e sicura circolazione dei cittadini.
(4-05753)
IANNONE - Al Ministro della salute. - Premesso che:
l'ultimo monitoraggio sui tetti di spesa per i centri privati in Campania segnala una situazione di forte squilibrio, con la conseguenza che i servizi a cui potranno ricorrere i cittadini in regime di convenzione cambia da territorio a territorio;
un solo dato, però, è costante: anche la più "virtuosa" delle aziende sanitarie campane non sarà in grado di garantire tutte le prestazioni in regime di convenzione fino a fine anno;
l'ASL di Salerno, poi, si segnala come una delle prime ad esaurire i budget. Oltre agli esami cardiologici, da luglio 2021 sono stati raggiunti i tetti di spesa anche per patologia clinica, radiologia e diabetologia;
dal 9 ottobre si ipotizza lo sforamento per la radioterapia e il 3 novembre per le prestazioni legate alla medicina nucleare;
la conseguenza, prevedibile, è che tante persone già in difficoltà si vedranno costrette a rimandare accertamenti o addirittura prestazioni terapeutiche, mettendo a repentaglio la loro salute;
ad aggravare un problema che si ripresenta ogni anno è stata la pandemia e la necessità per la sanità pubblica di concentrare personale e strutture nella lotta al COVID-19 con la conseguenza che le altre prestazioni sanitarie sono state demandate quasi in toto ai centri privati, che hanno finito per raggiungere prima il tetto di spesa loro spettante,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga praticabile le soluzioni proposte alla Regione Campania dai rappresentanti delle associazioni delle strutture sanitarie private, a partire dall'utilizzo anche per la sanità privata delle risorse non ancora impiegate per l'abbattimento delle liste d'attesa.
(4-05754)
IANNONE - Ai Ministri della cultura e della transizione ecologica. - Premesso che:
il territorio della frazione Foce di Sarno (Salerno) versa sempre più in situazione di degrado: area archeologica e lungofiume abbandonati, il rio Foce completamente pieno di vegetazione già colmo e pronto a straripare;
gli argini del rio Foce non contengono le acque fluviali addirittura in piena estate, vale a dire che alle prime piogge le abitazioni vengono allagate e le colture danneggiate;
anche in assenza di piogge gli affluenti del fiume Sarno esondano e gli agricoltori vivono con questo terrore;
ciò avviene per la mancanza assoluta di pulizia dell'alveo del fiume: la problematica è stata più volte segnalata da parte dei cittadini che ne subiscono tutti i danni e i disagi: bisogna intervenire per non vedere puntualmente distrutti i raccolti;
già a poche centinaia di metri dalla sorgente del rio Foce lo stato del normale deflusso è compromesso, completamente ostruito dalla folta vegetazione e dai sedimi del fiume, e le sponde ormai non esistono più;
per non parlare del lungofiume nel degrado assoluto, abbandonato dalle istituzioni locali e regionali;
anche l'area archeologica è completamente consegnata all'incuria: vi è un cancello arrugginito e chiuso, ormai da anni, è piena di erbacce tanto da coprire i resti archeologici, l'ex casa del custode è stata vandalizzata;
con la nascita, nel 2001, del parco "Cinque sensi" e, più tardi, nel 2004, con il lungofiume, si pensava ad un presto rilancio della zona, ed invece la delusione ha avuto la meglio per i mancati interventi degli ultimi 7 anni,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e se ritengano che vi sia la necessità di un progetto di riqualificazione, per un pezzo di territorio così importante che non vuole vedere cancellate la cultura, la storia, le origini e il valore del paesaggio.
(4-05755)
PIARULLI, TRENTACOSTE - Ai Ministri per la pubblica amministrazione e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - 4ª Serie Speciale Concorsi ed Esami n. 61 del 7 agosto 2020 sono stati pubblicati vari bandi volti al reclutamento di diverse figure professionali da inserire all'interno di ARPAL Puglia - Agenzia regionale politiche attive del lavoro, per un totale di circa 948 unità di personale;
i suddetti bandi prevedevano, per sostenere le prove, la conoscenza di materie nell'ambito del diritto del lavoro, diritto amministrativo, legislazione sociale, ordinamento dell'ARPAL Puglia, regolamento europeo in tema di privacy e trattamento dei dati personali, reati contro la pubblica amministrazione, contratti nel pubblico impiego;
come specificato nei bandi stessi, qualora le domande presentate fossero state in numero superiore a tre volte il numero dei posti a concorso sarebbe stata prevista una prova preselettiva;
considerato che:
in data 7 giugno 2021, l'ARPAL Puglia informa che, in considerazione del numero di domande pervenute, ha stabilito di svolgere, preliminarmente alle prescritte prove di idoneità e d'esame, le prove preselettive in applicazione delle specifiche previsioni stabilite dagli avvisi di selezione;
si apprende da notizie di stampa che le prove preselettive, previste dal 28 giugno 2021 al 21 luglio 2021, anziché le materie previste, hanno riguardato ben altri argomenti non contemplati dal bando: informatica, statistica, inglese, ragionamento logico-matematico, procedura penale, letteratura, geografia, diritto costituzionale e cultura generale (quest'ultima a parere dell'interrogante sui generis, dato che alcuni quesiti erano sulla morte di Michael Jackson oppure sul nome del doppiatore del film di animazione "Toy Story"). In alcuni questionari, su trenta domande non era prevista neppure una domanda di diritto del lavoro, materia fondamentale per poter svolgere il lavoro a cui, attraverso questo concorso, si aspira ("lagazzettadelmezzogiorno", 3 luglio 2021, "orizzontescuola", 4 luglio 2021);
come denunciato dagli stessi partecipanti nel corso di tali prove si starebbero verificando delle anomalie, in particolare: ogni candidato, all'interno di una stessa sessione di prove, avrebbe un questionario diverso dagli altri, con una batteria di domande a caso su argomenti diversi; ad esempio ad un candidato possono capitare 10 domande di logica e 2 di diritto e ad un altro l'esatto contrario. Entrambi concorrono allo stesso profilo professionale e partecipano alla stessa sessione di prove, ma non vengono giudicati con gli stessi criteri. Alcuni avrebbero trovato domande illeggibili, ovvero stampate male, e per porre rimedio, solo a quei candidati (e non agli altri, che invece avevano domande diverse) sarebbero state dettate le domande corrette, e quindi scritte a penna sul test. Sarebbero capitate domande con due risposte su tre perfettamente identiche. In alcune sessioni di prova sarebbero state previste, accanto al test da trenta domande, tre ulteriori domande di riserva, in altre sessioni invece no: ogni commissione d'esame, all'interno dello stesso concorso, avrebbe deciso in maniera autonoma. Le domande di riserva, quando sono state introdotte, sarebbero state identificate con un codice da trascrivere a penna e inserite in una busta aperta insieme ai dati anagrafici del candidato, in questo modo sarebbe stato omesso l'anonimato nella correzione;
molti concorrenti avrebbero chiesto alla commissione la verbalizzazione delle incongruenze rilevate, ad alcuni tale operazione sarebbe stata concessa, ad altri negata. In fase di correzione, nei casi in cui il lettore ottico si è inceppato, si sarebbe proceduto con la correzione manuale,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti relativamente alle anomalie denunciate dai diversi concorrenti che hanno partecipato alle procedure preselettive nell'ambito dei concorsi in questione;
se non intendano intraprendere iniziative di competenza per verificare la veridicità delle vicende descritte, assicurando la regolarità e la correttezza delle procedure adottate.
(4-05756)
LANNUTTI, ABATE, LANZI, TRENTACOSTE, CASTALDI, ANGRISANI, COLTORTI, DI MICCO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
la rete autostradale a pedaggio, in concessione dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, è stata finora gestita da 22 società con 25 rapporti concessori e si sviluppa per 5.886,6 chilometri. La rete autostradale non a pedaggio è gestita da ANAS S.p.A. e si estende per 953,8 chilometri. A seguito del processo di privatizzazione avviatosi negli anni Novanta, la maggioranza delle società concessionarie è attualmente partecipata da operatori privati, costituiti in gruppi societari. La gran parte delle concessioni vigenti scadrà dopo l'anno 2030, a causa della lunga durata degli affidamenti esistenti e dell'ampio ricorso a rinnovi e proroghe in favore agli attuali concessionari;
ANAS S.p.A. è parte del Gruppo FS, di cui il Ministero dell'economia è azionista unico, ed è titolare di una Convenzione di concessione da parte del Ministero delle infrastrutture valida fino al 2032 che, ai sensi del decreto legislativo n. 143 del 1994, affida a tale società, tra le varie competenze, la gestione, la manutenzione ordinaria e straordinaria di strade e autostrade di proprietà dello Stato, la vigilanza sull'esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e il controllo della gestione delle autostrade, il cui esercizio sia stato dato in concessione;
dal 21 dicembre 2018 amministratore delegato e direttore generale di ANAS è Massimo Simonini, classe 1963, ingegnere civile - trasporti con indirizzo costruttivo - entrato in ANAS nel 1998 vincendo un concorso pubblico nazionale indetto dall'azienda. Nel tempo, Simonini ha rivestito numerosi ruoli in azienda occupandosi di tutte le principali attività della mission di ANAS: dalla progettazione delle nuove opere, alla pianificazione della manutenzione della rete, passando attraverso ruoli territoriali e di gestione delle emergenze. Il percorso così articolato ha permesso l'acquisizione di una profonda conoscenza delle realtà e delle dinamiche aziendali. Da ultimo in qualità di responsabile di "Ponti, Viadotti e Gallerie" nella Direzione Operation e Coordinamento territoriale, è stato protagonista nell'elaborazione del nuovo approccio alla gestione delle infrastrutture stradali, orientato alla manutenzione programmata degli interventi, e nella digitalizzazione dei processi di sorveglianza e monitoraggio delle opere, che per l'azienda rappresentano una svolta strategica di primaria importanza;
nel 2019, il Parlamento ha approvato con il cosiddetto "decreto Milleproroghe" la decisione di indennizzare i privati che escono dalla gestione autostradale;
ora, proprio per questo, Simonini è finito nell'occhio del ciclone, accusato di aver speso milioni di euro pubblici di sua iniziativa per rimborsare alcune concessionarie, mentre l'AD di ANAS si sarebbe in realtà limitato a seguire quelle che sono le direttive del Governo. Secondo i media, infatti, la vicenda sarebbe stata orchestrata contro Simonini al solo scopo di sostituirlo con qualcuno più gradito al nuovo esecutivo;
considerato che:
le accuse contro Simonini riguardano le concessioni di due importanti vie di collegamento, la Ragusa-Catania e la Orte-Mestre. In particolare il primo collegamento viario autostradale era affidato in concessione alla Sarc. Al Ministero di competenza spettava il controllo. Ma a causa degli oneri finanziari e dei ritardi del Governo, nel luglio 2019 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in contrasto con la volontà della stessa Sarc, ha deciso di affidare ad ANAS l'intera opera, rimborsando la concessionaria con circa trentasei milioni di euro. Il tutto attraverso decisioni stabilite dall'Esecutivo al tempo del Governo Conte I, e con la successiva ratifica del Conte II, attraverso deliberazione del CIPE, o meglio per decisione del Ministero dell'economia, da cui sarebbe partito l'ordine di liquidare i privati;
nonostante la trasparenza della procedura, viene scritta una relazione consegnata al Presidente del Consiglio dei ministri, in cui si accusa l'amministratore delegato dell'ANAS di aver stabilito il contratto e lo stanziamento economico alla concessionaria di sua personale iniziativa. Della vicenda si è occupata anche l'autorità anticorruzione, l'ANAC, che non ha sollevato alcuna obiezione;
la seconda vicenda riguarda la Orte-Mestre, nella quale il Ministero ha più volte sollecitato l'ANAS a valutare la possibilità di realizzare direttamente la progettazione, l'esecuzione e la gestione del corridoio di viabilità. L'ANAS ha adempiuto alle richieste dell'Esecutivo con un documento di analisi strategica dei possibili (e complessi) aspetti procedurali di ingresso nella società promotrice e di sviluppo dell'iter. Il tutto è ora in una fase istruttoria presso il Ministero che non ha assunto ancora le decisioni concrete sull'opera;
considerato inoltre che le stesse concessionarie delle due arterie contestano che ci siano stati favoritismi nei loro confronti: hanno infatti ribadito che tutto sarebbe avvenuto in forza di precise disposizioni di legge recepite poi dal CIPE. Al momento sulle due vicende starebbe indagando anche la Corte dei conti,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se ritenga di dover far luce sulla vicenda tenendo conto di quanto stabilito nei vari passaggi decisionali, che hanno portato al rimborso milionario della prima concessionaria e alla sospensione della concessione per la seconda rete viaria;
se ritenga utile valutare le conseguenze di un cambio al vertice di ANAS, considerando le capacità e la correttezza dell'amministratore delegato, il quale non ha fatto altro che dare seguito a disposizioni di legge approvate dal Parlamento ed attuate dal Ministero competente.
(4-05757)
CRUCIOLI, ANGRISANI, CORRADO, GRANATO - Ai Ministri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, dell'interno e della difesa. - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:
in questi giorni i lavoratori portuali di Genova denunciano l'ennesimo passaggio nel porto di una "nave della morte", la "Bahri Hofuf" della flotta di stato dell'Arabia Saudita, carica di armi e esplosivi verso i teatri di guerra civile nel Medio-Oriente. A bordo è documentata la presenza di 12 container con esplosivi e di elicotteri da combattimento Boeing Apache;
nessuna istituzione, dalla Prefettura all'Autorità portuale, dalla Procura della Repubblica alla Polizia di frontiera, si è presentata a verificare la legittimità del carico, nonostante la legge n. 185 del 1990 reciti all'articolo1, comma 5: "L'esportazione, il transito? di materiali di armamento sono vietati quando sono in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell'Italia, con gli accordi concernenti la non proliferazione, nonché quando mancano adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali di armamento." E al comma 6: "Sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'art. 51 della Carta dell'ONU; b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'art.11 della Costituzione; c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche; d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani";
gli elicotteri da guerra Apache risulterebbero destinati all'esercito saudita, che li impiega presumibilmente nel conflitto (pur mai esplicitamente dichiarato) esistente in Yemen, dove la crisi umanitaria che ne è derivata ha causato oltre 18.000 vittime civili tra 2015 e 2020. Il che ha costretto secondo "Save the children" più di 4 milioni di persone, tra cui più di 2 milioni di bambini, a lasciare le case, mentre si stima che l'80 per cento della popolazione (24 milioni di persone) abbia bisogno di assistenza umanitaria;
il Governo italiano, grazie al Parlamento, esortato dalle ONG e dai movimenti per i diritti umani, ha in corso l'embargo sulle bombe aeree, ma lascia passare impunemente la nave Bahri Hofuf. Così, mentre i portuali genovesi sono stati recentemente ricevuti da Papa Francesco, che li ha "benedetti" per l'onestà morale e il coraggio civile con cui lottano contro i traffici di armi e per la dignità del loro lavoro, sui fianchi degli elicotteri USA venduti all'Arabia saudita, la società Boeing ha scritto candidamente su incarico del cliente: "GOD BLESS YOU" ("Dio vi benedica"),
si chiede di sapere quali urgenti iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare per porre rimedio alla grave questione descritta in premessa, al fine di contrastare lo smercio di armi e materiale volto alla guerra e allo sterminio, nel rispetto della Carta Costituzionale.
(4-05758)
DE CARLO - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e della salute. - Premesso che l'applicazione del regolamento delegato (UE) 2020/689 della Commissione del 17 dicembre 2019, che integra il regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni in materia di sanità animale per i movimenti all'interno dell'Unione di animali terrestri e da cova prevede il blocco delle movimentazioni animali in vita da territori non ufficialmente indenni verso territori ufficialmente indenni; in particolare, la nota di chiarimento del Ministero della salute dell'8 giugno 2021 n. 0014022-08/06/2021-DGSAF-MDS-P (su richiesta della Regione Campania) riguarda il citato regolamento (UE) 2020/689, nella parte riguardante la movimentazione, in vita, del patrimonio zootecnico; interpretando e spiegando l'allegato IV del regolamento e segnatamente il capitolo I, sezione I, lettera e), il Ministero di fatto esplicita il divieto assoluto di movimentazione animale tra territori NUI (non ufficialmente indenni) e territori UI (ufficialmente indenni);
considerato che:
tali nuove norme limitano fortemente la capacità di movimentare animali vivi dalla Sicilia e dalle altre regioni NUI verso le regioni UI (Centro e Nord Italia), in considerazione del fatto che oggi non è più sufficiente che gli animali vivi siano ufficialmente indenni dalle malattie indicate così come la sola azienda o l'allevamento di provenienza del bestiame, ma è indispensabile che l'intero territorio in cui ricade l'azienda (indenne) sia anch'esso considerato tale;
l'attività di vendita e la relativa movimentazione del bestiame, principalmente verso il nord Italia, ha garantito in passato agli allevatori una discreta fonte di reddito utile a sostenere i costi delle proprie aziende;
visto che i principali partner commerciali siciliani sono, infatti, Piemonte, Lombardia e Veneto (tutte regioni UI), dove finisce gran parte dei capi da ristallo per finissaggio e macellazione. Non potendo più commercializzare con le regioni del Nord le conseguenze sono catastrofiche. Il prezzo dei vitelli è sceso ad un euro al chilo di peso vivo rispetto ai 2.90-3.00 euro di una settimana prima. Le più importanti aree di allevamento (tra queste: il comprensorio dei Nebrodi nella provincia di Messina, i territori in provincia di Ragusa, di Enna e di Palermo), per le problematiche da tempo presenti, sono ben lontane dall'ottenere in tempi brevi la certificazione di aeree UI,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano al corrente della situazione relativa al blocco delle movimentazioni degli animali vivi e di quelle analoghe ricadenti nelle regioni d'Italia diverse dalla Sicilia e se abbiano già previsto una deroga alla normativa relativa all'obbligo di indennità dell'intero territorio in cui ricadono le aziende soggette a restrizioni e se nel frattempo non sia il caso di intervenire presso le Regioni NUI (non ufficialmente Indenni) affinché sia sviluppato un serio piano di eradicazione della brucellosi da raggiungere in 2-3 anni, contestualmente consentendo, in forma straordinaria e temporanea, lo spostamento dei capi provenienti dalle aziende esclusivamente indenni, accantonando per il tempo della deroga l'interpretazione più restrittiva del territorio.
(4-05759)
NANNICINI - Ai Ministri della salute e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
a seguito del riesame previsto dalla raccomandazione relativa alla revoca graduale della restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'UE, il Consiglio ha aggiornato l'elenco dei Paesi, delle regioni amministrative speciali e delle altre entità e autorità territoriali per cui dovrebbero essere revocate le restrizioni di viaggio. Come stabilito nella raccomandazione del Consiglio, l'elenco continuerà a essere riesaminato e, se del caso, aggiornato ogni due settimane;
sulla base dei criteri e delle condizioni stabiliti nella raccomandazione, a partire dal 18 giugno 2021 gli Stati membri dovrebbero revocare gradualmente le restrizioni di viaggio alle frontiere esterne per le persone residenti in diversi Paesi terzi, tra cui l'Albania;
ad oggi e fino al 31 luglio 2021, l'ingresso in Italia dall'Albania è consentito ai cittadini italiani/UE/Schengen e loro familiari, nonché ai titolari dello status di soggiornanti di lungo periodo e loro familiari (Direttiva 2004/38/CE) in quanto l'Albania è inserita nell'Elenco E, secondo le indicazioni previste nel sito del Ministero della salute;
ai Paesi del gruppo E è consentito l'ingresso solo in presenza di precise motivazioni, quali: esigenze di lavoro o di studio, motivi di salute, assoluta urgenza, rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza;
rimane l'obbligo per chi faccia ingresso nel territorio nazionale da Stati o territori inclusi negli elenchi D ed E dell'allegato 20 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, di presentare all'imbarco e a chiunque sia deputato ad effettuare controlli, la certificazione di essersi sottoposto ad un test molecolare o antigenico con esito negativo, da effettuarsi per mezzo di tampone nelle 72 ore precedenti l'ingresso in Italia;
successivamente all'ingresso, bisognerà osservare un periodo di quarantena domiciliare di 10 giorni, e sottoporsi a tampone molecolare o antigenico al termine di tale periodo;
per quanto riguarda l'ingresso dall'Italia in Albania, ferma restando la necessità di una motivazione valida, non è attualmente richiesto l'obbligo di tampone, né di quarantena all'arrivo;
sono diversi i Paesi che hanno aperto all'Albania tra cui Francia, Germania, Spagna, Belgio, Austria;
in Italia sono presenti circa 700.000 albanesi e la restrizione limita l'ingresso in Italia di parenti e amici che ormai hanno un blocco di un anno e mezzo e nello stesso tempo mette in difficoltà la stagione turistica frenando il flusso turistico verso l'Albania per le restrizioni previste al rientro;
"Albania News", testata giornalistica italiana, riferimento della comunità albanese in Italia, nei giorni scorsi ha lanciato una petizione su "change.org" per chiedere la fine delle restrizioni,
si chiede di sapere quali siano le motivazioni per il mantenimento della restrizione nei confronti dell'Albania, nonostante la raccomandazione del Consiglio europeo, e se non si ritenga opportuno rivedere la posizione del Governo, in tempi rapidi, e dare libero ingresso in Italia a tutti coloro che vengono dall'Albania, come è per gli Italiani che vanno verso l'Albania.
(4-05760)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
2ª Commissione permanente (Giustizia):
3-02660 del senatore Ciriani, sulla carenza di organico nell'ufficio del giudice di pace di Gorizia;
8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni):
3-02661 del senatore De Bertoldi, sul rinnovo della concessione autostradale A22;
3-02669 del senatore Ruspandini, sulla realizzazione di una fermata della linea ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona sul lago di Garda;
12ª Commissione permanente (Igiene e sanità):
3-02665 della senatrice Boldrini ed altri, sulla ripresa delle attività lavorative per i soggetti positivi a lungo termine.
Interrogazioni, ritiro
È stata ritirata l'interrogazione 3-02353 del senatore Durnwalder.
È stata ritirata l'interrogazione 4-04758 della senatrice Sbrollini.