Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 330 del 25/05/2021

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

330a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 25 MAGGIO 2021

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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI,

indi del vice presidente LA RUSSA,

del vice presidente ROSSOMANDO

e del vice presidente CALDEROLI

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-IDEA e CAMBIAMO: Misto-IeC; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-Movimento associativo italiani all'estero: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,33).

Si dia lettura del processo verbale.

MONTEVECCHI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 20 maggio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato il calendario dei lavori fino all'8 giugno.

La seduta di oggi pomeriggio, che terminerà alle ore 20, prevede la discussione del disegno di legge sul distacco dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla Regione Marche, il seguito dell'esame delle relazioni della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari concernenti l'articolo 68 della Costituzione nonché le ratifiche di accordi internazionali definite dalla Commissione affari esteri.

L'ordine del giorno della seduta di domani prevede la discussione di mozioni sui vitalizi. I testi dovranno essere presentati entro le ore 18 di oggi. Per l'esame delle mozioni sono stati assegnati per ciascun Gruppo cinque minuti in discussione generale e dieci minuti per le dichiarazioni di voto, oltre ai cinque minuti attribuiti per l'illustrazione degli atti.

Alle ore 16 di domani sarà indetta la chiama per la votazione a scrutinio segreto mediante schede per l'elezione di due senatori Segretari. Le urne rimarranno aperte fino alle ore 19.

Dopo la chiama proseguirà l'esame degli argomenti eventualmente non conclusi nella seduta odierna.

Giovedì 27 sarà discusso - ove concluso dalla Commissione - il disegno di legge sui quorum concernenti la validità delle elezioni comunali. Il termine di presentazione degli emendamenti all'Assemblea è stato fissato alle ore 14 di domani.

Alle ore 15 di giovedì avrà luogo il question time con la presenza dei Ministri della transizione ecologica e del lavoro e delle politiche sociali.

La settimana dal 31 maggio al 4 giugno sarà riservata ai lavori delle Commissioni.

L'Assemblea tornerà a riunirsi martedì 8 giugno alle ore 16,30 con comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori. A tal fine, la Conferenza dei Capigruppo è convocata lo stesso giorno alle ore 11,30.

I Capigruppo hanno altresì stabilito che gli emendamenti per l'Assemblea al disegno di legge sulla tutela costituzionale dell'ambiente dovranno essere presentati entro le ore 18 di giovedì 3 giugno.

Calendario dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha approvato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - il calendario dei lavori fino all'8 giugno:

Martedì

25

maggio

h. 16,30-20

- Disegno di legge n. 1144 e connessi - Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla Regione Marche (approvato dalla Camera dei deputati)

- Documenti definiti dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari in materia di articolo 68 della Costituzione

- Ratifiche di accordi internazionali definite dalla Commissione affari esteri

- Mozioni sui vitalizi

- Votazione per l'elezione di due senatori Segretari (votazione a scrutinio segreto mediante schede) (mercoledì 26, ore 16)*

- Disegno di legge n. 1196 e connesso - Quorum concernenti la validità delle elezioni comunali (ove concluso dalla Commissione) (giovedì 27)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 27, ore 15)

Mercoledì

26

"

h. 9,30

Giovedì

27

"

h. 9,30

* Le urne rimarranno aperte fino alle ore 19.

Gli emendamenti al disegno di legge n. 1196 e connesso (Quorum concernenti la validità delle elezioni comunali) dovranno essere presentati entro le ore 14 di mercoledì 26 maggio.

La settimana dal 31 maggio al 4 giugno sarà riservata ai lavori delle Commissioni.

Martedì

8

giugno

h. 16,30

- Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori

Sul tragico incidente alla funivia di Stresa

PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Senatori, come tristemente noto, domenica scorsa la quiete silenziosa della valle alpina ai piedi del Lago Maggiore è stata scossa dal sordo boato causato dal crollo di una cabina della funivia che da Stresa porta alla cima del monte Mottarone. Un tragico incidente che ha causato la morte di 14 persone: famiglie, coppie, giovani e anche due bambini, Mattia di cinque anni e Tom di soli due anni. Il piccolo Eitan di cinque anni, unico superstite ricoverato in gravi condizioni all'ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino, è stato probabilmente salvato dall'abbraccio eroico del suo papà, che ha fatto scudo con il proprio corpo, ma non avrà altri abbracci da dare al suo papà, alla sua mamma, al suo fratellino, che su quella funivia hanno perso la loro vita.

Le indagini disposte dalla magistratura consentiranno di ricostruire le dinamiche dell'incidente ed accertare eventuali responsabilità, ma adesso è il momento del lutto e del dolore, perché questo lutto colpisce nell'intimo un'intera comunità nazionale che in uno dei primi giorni di riapertura stava riassaporando il ritorno alla normalità attraverso il contatto con la natura e la bellezza.

Le terribili immagini delle lamiere della cabina precipitata nel bosco piegate dalla violenza dell'impatto rimarranno un ricordo indelebile in ciascuno di noi, perché ciascuno di noi si è immedesimato nella speranza spezzata di quegli italiani che alla gita di Mottarone avevano affidato le loro aspettative e la loro voglia di vivere dopo mesi di grandi limitazioni, incertezza e paura.

Oggi vogliamo stringerci ai familiari ed amici di questi 14 connazionali e dire loro che non sono soli, che il loro dolore è il nostro dolore, perché è nelle grandi prove, come nelle grandi gioie, che una collettività nazionale deve dimostrare cosa significhi condividere la stessa identità, vivendo in un autentico spirito di comunione anche le sofferenze che straziano il cuore.

Con questo spirito desidero ringraziare il personale dei Vigili del fuoco, del Soccorso alpino, dei Carabinieri e di tutti coloro che anche in questa circostanza, tra grandi difficoltà, ci hanno dato l'esempio di un'Italia coraggiosa e generosa.

In commosso ricordo delle 14 vittime innocenti della tragedia di Mottarone, invito pertanto l'Aula del Senato ad osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).

LANIECE (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANIECE (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, anche il Gruppo Per le Autonomie si stringe ai familiari delle vittime di questa immane tragedia.

Per chi, come noi, viene da luoghi simili a quelli in cui è maturata questa tragedia, la montagna, il dolore è duplice. Lo è perché conosciamo bene il contesto nel quale è maturata, quello di una domenica di festa, di spensieratezza, da passare insieme ai propri cari, che improvvisamente si trasforma in un appuntamento con la morte, con le foto sui giornali e con le storie delle vittime.

Presidenza del vice presidente LA RUSSA (ore 16,47)

(Segue LANIECE). Lo è perché nella nostra memoria è ancora vivo il dolore delle tragedie del Cermis, di Champoluc o del Montebianco; vicende che hanno segnato la nostra storia e che hanno spinto il legislatore e il mondo degli impianti a fune a prestare sempre più attenzione alla sicurezza.

Per questo, adesso che la montagna vede la luce dopo una stagione durissima, è importante che non passi un messaggio allarmistico: i controlli sono e restano ferrei e lo sono stati anche nelle settimane delle chiusure, ma le revisioni costano e gli enti locali saranno chiamati a intervenire per supportare le piccole società di gestione. Tuttavia è giusto e doveroso innalzare il livello dei controlli e delle ispezioni, perché, come sappiamo, la sicurezza non è mai troppa.

Allo stesso modo sarà doveroso accertare fino in fondo le responsabilità di quanto accaduto. Chi ha sbagliato deve pagare, perché è impensabile che nel 2021, con la tecnologia che abbiamo a disposizione, con le norme che ci sono, si possa morire ancora in questo modo. Lo dobbiamo anche alla montagna e ai tanti che quotidianamente lavorano con la massima professionalità e il massimo rigore per garantire la sicurezza delle persone. Lo dobbiamo soprattutto alle vittime e ai loro cari e lo dobbiamo al piccolo Eitan, a cui da quest'Aula mandiamo idealmente la carezza più tenera e l'abbraccio più commosso di cui siamo capaci. (Applausi).

MAGORNO (IV-PSI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGORNO (IV-PSI). Signor Presidente, onorevoli colleghi senatori, signori del Governo, è per me oggi uno dei momenti più difficili e tristi in cui parlare e rappresentare lo sgomento e la rabbia per il grave incidente accaduto domenica scorsa alla funivia Stresa-Mottarone, in quella che doveva essere una giornata di gioia e spensieratezza, ma che di fatto si è trasformata in una tragedia che ha sconvolto e lasciato attoniti tutti.

Quattordici vite spezzate, famiglie intere e giovani coppie, ognuna con una propria storia speciale e straordinaria, fatta di speranze e di sogni infranti finiti accartocciati e distrutti, come la cabina in cui viaggiavano in una domenica di dolore per l'intera Nazione e in particolare per me, per la mia città, per mio paese. Tra le vittime ci sono Serena Cosentino, cittadina di Diamante, e il suo fidanzato Hesam, di origine iraniana, un ragazzo prossimo alla laurea in ingegneria, che con umiltà lavorava, si sosteneva negli studi e che consideriamo parte della nostra comunità per l'amore così bello e profondo che lo legava a Serena. Per Serena e Hesam il futuro era un libro tutto da scrivere, pieno di progetti, aspettative, di amore per il futuro. Le pagine di questo libro sono state brutalmente e assurdamente strappate domenica, lasciando un vuoto incolmabile in tutti coloro che amavano questi due ragazzi. Serena era quello che si dice una ragazza modello, particolarmente brillante negli studi. Aveva conseguito la laurea in scienze naturali e la specializzazione in monitoraggio e riqualificazione all'università La Sapienza di Roma con il massimo dei voti; da due mesi aveva vinto una borsa di studio al Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e si era trasferita a Verbania per svolgere il lavoro dei suoi sogni dopo anni di studio e sacrificio lontana da casa.

La storia di Serena è destinata a divenire un'altra eccellenza della nostra terra della quale essere orgogliosi; è la storia di altri giovani costretti a lasciare la propria terra, ad andare altrove per realizzare i propri sogni, per costruire il proprio futuro; una storia che interroga le nostre coscienze di uomini delle istituzioni, di amministratori, di cittadini. Non faccio fatica ad ammetterlo: questa è una sconfitta per tutti noi, il rinnovarsi di un'ingiustizia, di una ferita che non riusciamo a rimarginare.

Certo, ora è il momento del dolore, ma da uomini delle istituzioni abbiamo il dovere, con lucidità, di fare nostre le autorevoli parole del presidente Mattarella, che i permetto di citare: ai sentimenti di vicinanza e solidarietà espressi in queste ore, si affianca il richiamo al rigoroso rispetto di ogni norma di sicurezza, per tutte le condizioni che riguardano il trasporto delle persone.

Lo dico senza retorica, con forza. Si faccia chiarezza sulla responsabilità di quanto è accaduto e sulle cause che hanno portato alla morte di 14 persone, tra cui 2 bambini. Tutti gli attori istituzionali coinvolti collaborino tra loro e mettano a disposizione i documenti, le carte e ciò che serve.

Come senatore e sindaco mi batterò affinché siano fatte verità e giustizia. Sento di doverlo a Serena, Hesam, a tutte le vittime di domenica e alle loro famiglie perché sia data una risposta al loro dolore, alla disperazione e allo strazio di una madre e di un padre, Ada e Maurizio. Questo dolore - credetemi - spezza il cuore e non si potrà mai cancellare dalla mente.

L'Italia ha pianto e piange troppi lutti e tragedie che si potevano evitare. Si tratta di una criticità atavica di tutto il nostro Paese - da Nord a Sud - ed è pertanto necessaria e urgente una rivoluzione culturale che ci porti a investire di più nella sicurezza e a metterla sempre al primo posto. È il momento di cambiare pagina e per farlo è necessario uno sforzo comune, senza incertezze e ulteriori ritardi.

Facciamolo ricordando Serena, Hesam, Silvia, Alessandro, Amit, Tal, Tom, Barbara, Itshak, Vittorio, Elisabetta, Mattia, Angelo e Roberto: i loro sorrisi dolci e solari spenti troppo presto. Facciamolo pensando al piccolo Eitan, superstite della tragedia perché protetto dall'abbraccio del papà, un ultimo e meraviglioso gesto d'amore, una luce di speranza in questo momento di profondo dolore. (Applausi).

NASTRI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NASTRI (FdI). Signor Presidente, è difficile prendere oggi la parola in quest'Aula per ricordare quanto accaduto domenica. Si tratta di una tragedia tremenda che lascia sgomenti.

Chi, come me, conosce bene quel territorio, ha ancora più difficoltà a trovare le parole giuste: incredibile, impossibile, indescrivibile. Sembra di trovarsi dinanzi a un beffardo scherzo del destino. Dopo mesi e mesi di chiusure forzate e giornate trascorse relegati in casa a inventarsi giochi e passatempi per i propri bambini, finalmente ecco arrivare le prime belle giornate di primavera, come la domenica appena trascorsa. Quale occasione migliore, con un sole e un clima perfetti, per godere di uno dei panorami forse più belli e suggestivi del nostro Piemonte, il Mottarone? Una vetta che si erge a cavallo tra il maestoso Lago Maggiore, coronato anche delle Prealpi, e il pittoresco Lago d'Orta: lo scenario ideale per tornare lentamente alla normalità insieme e accanto ai propri ai propri cari.

Probabilmente hanno pensato così Roberta e Angelo, due ragazzi che avevano scelto di trascorrere questa giornata speciale facendo una gita proprio nella Provincia azzurra. Domenica era il compleanno di lei, dottoressa impiegata presso l'ASL di Piacenza. Stiamo salendo in funivia: questo è il breve testo dell'ultimo messaggio inviato da Roberta alla sorella.

Legata a loro, in uno strano e anche incomprensibile destino, una famiglia di origine israeliana residente oggi a Pavia: padre, madre, nonno e nonna con l'amato nipotino di sei anni. Tutti morti, tranne lui, il piccolo Eitan, l'unico sopravvissuto, portato in condizioni gravissime all'ospedale di Torino. Per essere riuscito a sopravvivere al terribile impatto è probabile che il padre, che era di corporatura robusta, abbia avvolto con un abbraccio suo figlio. Questa è la ricostruzione, ancora da convalidare, ma la più accreditata e credibile, diffusa dall'ospedale che sta lottando per la salvezza di questa piccola vita. Una vita, la sua, che sta tenendo anche l'Italia appesa a un filo, a una piccola ma tenace speranza.

Tuttavia, questa beffarda e drammatica vicenda, accanto alla straziante conta dei morti ha anche i suoi salvati. Già, perché anche Dario, insegnante di Verbania e il figlio di sei anni, quasi coetaneo di Eitan, avrebbero dovuto essere appesi a quel filo, o meglio a quel cavo. Erano anche loro in fila per prendere posto nella cabina e poter raggiungere la vetta. Ma quello stesso destino ha voluto che, a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, siano potuti salire nella cabina solo 15 persone e loro sarebbero stati in sovrannumero. Una fatalità che per loro però ha fatto la differenza tra la vita e la morte. Miracolati, come Dario ha detto, dal Covid, quello stesso Covid che, a causa dei lockdown e delle varie restrizioni, ha determinato una lunga interruzione della funzionalità dell'impianto di risalita rispetto al costante e regolare utilizzo consueto.

Stando ferme a lungo nella ripartenza le superfici possono essere poco lubrificate, come accade nel motore delle automobili che restano a lungo inutilizzate; è quanto afferma Gianpaolo Rosati, professore del Politecnico di Milano.

Nella mia personale visita al Mottarone, Presidente, e a Stresa sul luogo del disastro, nel pomeriggio di domenica, mi sono state prospettate molte ipotesi che sono tutte al vaglio della magistratura alla quale spetta chiaramente l'ultima parola sulle responsabilità. Tuttavia, delle grevi e ombrose ore trascorse in quei luoghi conserverò indelebile nella memoria alcuni sguardi: lo sguardo dei nostri amministratori provinciali Luigi e Damiano che vivono quotidianamente il territorio e che vacillavano anche al pensiero delle ripercussioni sull'economia a forte vocazione turistica di quelle terre di laghi e monti. Lo sguardo e gli occhi gonfi di lacrime del sindaco di Stresa che sente su di sé il peso della responsabilità di risollevare anime e cuori della sua comunità cittadina e infine lo sguardo di Tommaso, un nostro giovane consigliere comunale di Stresa, membro della locale squadra di protezione civile, che è stato tra i primi soccorritori a raggiungere il luogo del disastro e a vedere con i suoi occhi i corpi dentro quella cabina e quelli sbalzati fuori dalla stessa durante l'impatto.

Quegli occhi, quegli sguardi, quelle lacrime, unite anche al lavoro instancabile di tutti i soccorritori ai quali va la gratitudine e l'orgoglio di quest'Aula, sono l'eredità più vera e sincera di un immane disastro dopo il quale, dopo aver appurato le responsabilità, abbiamo il dovere di ripartire.

In conclusione, Presidente, ora è il momento del cordoglio e del doloroso silenzio, ma deve essere chiaro che le responsabilità vanno accertate e anche rapidamente. Un fatto di chiarezza sulla dinamica dell'incidente lo dobbiamo alle vittime, affinché il loro sacrificio imponga standard di sicurezza adeguati perché in futuro non si verifichino ancora eventi luttuosi come questo. (Applausi).

D'ARIENZO (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ARIENZO (PD). Signor Presidente, a nome del Gruppo Partito Democratico esprimo il sentito cordoglio e l'umana vicinanza nei confronti di tutte le famiglie che sono state coinvolte, degli amici e di chi conosceva coloro che non ce l'hanno fatta. Ringrazio anche tutti coloro che hanno prestato soccorso in quel difficile momento e che, ancora una volta, hanno dimostrato l'elevata professionalità del nostro Paese.

È ovvio che in questa fase dobbiamo evitare l'emotività e la rabbia. Abbiamo il compito di valutare i fatti criticamente e poi di decidere. Da questo punto di vista, il nostro sostegno a tutti coloro che stanno operando in questa direzione - magistratura in primis - è pieno ed incondizionato.

Bene anche che il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili abbia nominato una commissione d'inchiesta. Tutto va nella direzione dell'accertamento dei fatti e della verità. Siamo in presenza di due eventi concomitanti e incredibili, quali la rottura della fune traente e il malfunzionamento del freno, peraltro a fronte di un carico che certamente non era il massimo della portata stabilita. Però questi eventi devono essere valutati alla luce di quanto prevede il decreto ministeriale n. 203 del 2015, che concerne le revisioni e le infrastrutture di questo tipo di impianti.

La zona colpita, il Lago Maggiore nell'Alto Piemonte, è un luogo di grande valore aggiunto per il nostro Paese e contribuisce significativamente al buon nome e all'immagine dell'Italia nel mondo. Non possiamo lasciare da solo questo territorio: passato questo triste momento, occorre interrogarsi a sostegno di questo territorio, già duramente colpito, come tante altre località italiane, e che anche attraverso questa infrastruttura provava a ripartire. In Italia, in tantissime e bellissime località, ci sono circa 1.500 impianti a fune, per circa 11.000 occupati. Tantissimi di tali impianti sono infrastrutture della montagna, quindi in ecosistemi delicati che strutture come queste contribuiscono peraltro a tutelare.

È quindi tema nazionale occuparsi della sicurezza e garantire il pieno e sicuro funzionamento di questi impianti, nonché la sopravvivenza economica del territorio circostante. A questo proposito, anche con un emendamento del Partito Democratico, a prima firma del senatore Laus - piemontese, peraltro - nel decreto-legge sostegni abbiamo recentemente destinato circa 430 milioni in favore degli esercenti attività di impianti di risalita a fune. In ogni caso, è tema nazionale, che riguarda un territorio delicato; ne va dell'immagine e del buon nome del nostro Paese. Lo Stato deve garantire la sicurezza e la certezza del diritto; occorre fare in fretta e bene. È nostro compito rassicurare sull'utilizzo di tutti gli impianti a fune presenti nel nostro Paese, peraltro frequentati sia dal turismo estivo che dal turismo invernale. Sono tanti gli impianti che hanno le medesime caratteristiche strutturali e non possiamo far finta di nulla; anzi, sia questa l'ennesima occasione per riesaminare gli interventi ordinari e straordinari.

Rinnovando il sincero cordoglio alle famiglie colpite da questo grave lutto, il nostro pensiero ultimo va a favore del piccolo Eitan, il bambino che è stato protetto dal papà, come è stato detto, perché possa farcela e posso vivere serenamente il proprio futuro. Ma perché lo possa vivere, ha necessità che lo Stato glielo assicuri attraverso innanzitutto la garanzia della giustizia. Come pure giustizia deve essere garantita per tutte quelle famiglie che sono state duramente colpite da questo tragico evento. (Applausi).

RUOTOLO (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUOTOLO (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, è con emozione che prendo la parola a nome di LeU-Ecosolidali e del Gruppo Misto per esprimere il cordoglio alle famiglie delle vittime di Stresa e alle loro comunità. Nelle piccole e nelle grandi tragedie - e questa di Stresa è una grande tragedia - torniamo a essere uniti: è una tragedia che coinvolge l'intero Paese, il nostro Paese, l'Italia. Quattordici vittime, famiglie distrutte, otto italiani, cinque israeliani e un iraniano, e tra loro due bambini: un triste elenco. Tutti stiamo sperando che si riprenda presto Eitan, che lotta per la vita, unico sopravvissuto alla sua famiglia. Una gita al lago, la funivia con la vista dall'alto del Lago Maggiore, la vetta quasi raggiunta, un forte sibilo e poi lo schianto, con un volo di venti metri, proprio ora che stavamo tornando a vivere. Una gita, la gita di domenica, che diventa tragedia.

Ho letto che il percorso dalla stazione di Piazzale Lido in riva al lago di fronte all'Isola Bella raggiunge la vetta del Mottarone in venti minuti. Venti minuti per raggiungere 1.491 metri di altezza.

Ho letto che il cavo rotto era stato verificato nel 2020. Non c'è stata nessuna fatalità. Colleghe e colleghi, è giusto e doveroso esprimere il cordoglio, però da quest'Aula dobbiamo chiedere che venga fatta chiarezza su quanto accaduto. Lo dobbiamo ai familiari delle vittime e lo dobbiamo a tutti noi. Il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Giovannini, ha annunciato l'istituzione di una commissione del Ministero, che si affiancherà alle indagini della magistratura. Bene: tutto quello che serve per accertare la verità sia fatto. L'inchiesta della magistratura ci dirà perché si è rotto il cavo e perché non hanno funzionato i freni, perché, se i freni avessero funzionato, la cabina si sarebbe bloccata, invece è slittata a valle, senza che il sistema di emergenza entrasse in funzione: impianto vecchio e fermo a lungo. La cabina sarebbe arrivata in cima, poi un sussulto e la retromarcia a 100 chilometri orari: una dinamica agghiacciante.

Ci vorrà del tempo e sarà un'attività complessa: giustamente, mette le mani avanti il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi. Ci vorrà del tempo, ma gli esperti ci rassicurano, perché ci dicono che sapremo esattamente cos'è accaduto. Un guasto meccanico? Un malfunzionamento? Usura dei materiali? Errore umano? Tutti ci siamo chiesti, nell'immediatezza, se siano state rispettate le norme di sicurezza. L'ultimo controllo magnetoscopico della fune sarebbe stato effettuato a novembre 2020, i cui esiti non avrebbero fatto emergere alcuna criticità. Sui giornali di oggi i cronisti ci raccontano ipotesi ed eventuali responsabilità. Noi ci fermiamo qui, perché aspettiamo di conoscere dalla magistratura le risposte alle tante domande che ci poniamo in queste ore.

Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, prima di concludere vorrei riflettere con voi sul tema della sicurezza nei trasporti delle persone: treni, ma anche strade e funivie. Ricordiamo tutti il Ponte Morandi di Genova: qualche volta si è trattato di errore umano, ma quasi sempre di guasti e malfunzionamenti per mancanza di controlli e di manutenzione e per arretratezza tecnologica.

Proprio di recente, finalmente, è stata istituita, in Senato, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, presieduta dal collega, senatore Bressa.

Ci sono le leggi in materia, ma quelli che mancano sono gli ispettori del lavoro e gli ispettori delle ASL. Si fanno sempre meno ispezioni sui luoghi di lavoro: bisogna lavorare sulla prevenzione. Ci sono regole che salvano vite e che non possono e non devono essere disattese.

Anche questa tragedia, come quella del Ponte Morandi di Genova, ci dice che la sicurezza è una priorità, che non può essere messa in discussione da nessun'altra ragione. Dobbiamo essere coerenti e non c'è nulla che ci debba far fare un passo indietro e, anzi, occorre fare passi in avanti sulla sicurezza e sui controlli.

Signor Presidente, colleghe e colleghi, non si può e non si deve morire per lavorare o per trascorrere qualche momento... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Grazie, senatore Ruotolo. Mi sembra che le ultime parole da lei pronunciate fossero «in una domenica di maggio». Mi dispiace che non si siano sentite.

GALLONE (FIBP-UDC). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GALLONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, il mio Gruppo si unisce, naturalmente, al cordoglio per questo momento terribile, uno di quei momenti che in Aula non vorremmo mai ci fossero. L'Italia, infatti, non finisce di soffrire. Domenica scorsa è stato un giorno di dolore terribile, di quei dolori che bloccano il respiro e fanno fermare il cuore, perché, mentre si guarda, ci si sente madre, padre, figlio, moglie e sorella, si prova a immaginare quello che possono aver provato le persone in quei momenti e si prova a immaginare, lontanamente, quello che rimane in chi resta, rispetto a un evento inaccettabile. Non mi vengono in mente altre parole, se non «inaccettabile».

Quindi, l'Italia e il Senato chinano il capo per la tragedia delle vittime dopo la caduta della funivia Stresa-Mottarone. Adesso abbiamo un dovere, ma prima voglio ricordare questo. Mi ha colpito una dichiarazione dei nonni del piccolo Eitan, che adesso sono in riserbo, accanto al bambino, che ovviamente avrà la vita segnata. Questi nonni israeliani, che dopo il vaccino avevano deciso di venire in Italia da Israele per riabbracciare i propri cari, hanno detto: non pensavamo certo che in Italia potesse succedere qualcosa del genere. È assurdo che, allontanandosi da una guerra, possa capitare una cosa del genere.

Le guerre, però, possono annidarsi ovunque. Guerra è qualsiasi evento negativo. Quindi oggi il Piemonte, la Calabria, la Puglia, Israele e l'Iran diventano una cosa sola. Siamo tutti uniti nello stesso dolore e nello strazio, perché ogni vittima è una vita. Come dicevo prima, empaticamente chiudiamo gli occhi e pensiamo che, di colpo, questa vita non c'è più, con tutti i sogni e con tutte le speranze.

Prima sentivo il collega Nastri ricordare il fatto che probabilmente Eitan è sopravvissuto perché abbracciato dal padre. Insomma, l'Italia è un Paese che ha vissuto tante di queste tragedie. Questa è una tragedia dei trasporti; poi i terremoti, le alluvioni, il Covid-19: siamo provati, siamo stanchi. Non siamo in guerra, ma siamo un Paese che combatte quotidianamente. Dico solo una cosa: oggi abbiamo soltanto un dovere; lo ripetiamo sempre, ma spero che, poiché repetita iuvant, si possa arrivare finalmente a trovare una soluzione. Il nostro dovere è di fare e fare in modo che tragedie come questa non avvengano più, stando al fianco delle famiglie.

Il Governo oggi ha un doppio obbligo: stare accanto a chi è rimasto, ma fare in modo che quello che è successo non si verifichi più. Il collega parlava di sicurezza sui trasporti. Stiamo per licenziare un provvedimento, il collegato al PNRR: 30,6 miliardi, molti dei quali dovrebbero essere destinati proprio alle funzioni di controllo sui ponti, sui viadotti, sulle strade e su tutti i mezzi di trasporto.

Ciò che chiediamo è di usare bene queste risorse per salvare preventivamente le vite. Quindi, mettiamoci a lavorare. È l'unica cosa che possiamo fare per rendere un minimo di giustizia rispetto a quello che è successo, perché piangere dopo è stucchevole, troppo doloroso e provoca rabbia. Canalizziamo tutto il nostro impegno, affinché queste cose non succedano più. (Applausi).

MONTANI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MONTANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, come forse alcuni di voi sapranno già, provengo dalla provincia di Verbania, motivo per cui domenica ho praticamente vissuto in presa diretta la tragedia del Mottarone, con i primi elicotteri del soccorso che all'ora di pranzo hanno iniziato a sorvolare il tetto di casa mia verso quello che, poco dopo, grazie al tam tam dei mezzi di informazione, ho scoperto essere il luogo dell'incidente, uno dei più terribili della nostra storia recente e certamente uno dei più tremendi per quanto riguarda il mio territorio di provenienza, Verbano-Cusio-Ossola.

Ancora oggi, a distanza di settantadue ore, non ci sono parole adatte. Non ci sono oggi e non ci potranno essere mai per spiegare un evento che nessuno qui vorrebbe commentare. Sia l'altro ieri sia ieri è stato il tempo delle preghiere per le vittime, ma ancora oggi è un giorno di dolore, che strazia il cuore di tutti gli italiani.

Per questo motivo, voglio esprimere, a nome mio e del Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione, una sincera vicinanza e le mie più sentite condoglianze alle famiglie colpite. Chi, come me, è padre non ha potuto non restare profondamente sconvolto dalla morte che ha toccato, come tristemente noto, anche giovani e bambini: una tragedia nella tragedia, che difficilmente potrà dimenticare.

Avanzare oggi ipotesi non è giusto per il rispetto che dobbiamo portare alle vittime e ai loro familiari, ma - lasciatemelo dire - fa male dover constatare che nel 2021 si possa ancora morire in questo modo. Infatti, quanto accaduto domenica alla funivia Stresa-Mottarone non è frutto di un evento calamitoso, non è la conseguenza - come fu per la funivia del Cermis - dell'errore di un pilota di un aereo militare statunitense che ne tranciò il cavo. Non è una fatalità, ma ha a che fare con l'ingegno umano.

Non sta a me spiegare nulla di quanto accaduto, non ho certamente le competenze, né l'autorità per farlo, ma appare evidente anche a noi profani che la tragedia di domenica è strettamente connessa a qualcosa che è andato storto in riferimento a un'opera studiata, disegnata e costruita da uomini e donne in carne e ossa, come lo siamo noi. Un incidente terribile, signor Presidente, colleghi, rispetto al quale - voglio dirlo senza retorica, ma anche senza possibilità di fraintendimenti - mi auguro che la procura e il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Giovannini - che, come sappiamo, ha annunciato l'istituzione di una Commissione di inchiesta ministeriale che affiancherà il lavoro della magistratura - possano accertare in tempi rapidi le cause e le eventuali responsabilità e punire, se ci sono, i colpevoli. Nessuna volontà giustizialista, che non mi appartiene per natura (chi mi conosce lo sa bene), ma solo un profondo rispetto, che tutti dobbiamo portare alle innocenti vittime del Mottarone, alle loro famiglie distrutte e al bambino di cinque anni, unico superstite, che sta lottando per la vita all'ospedale Regina Margherita di Torino. A lui e a tutta la comunità dobbiamo spiegare cos'è successo nella mia terra.

Vede, signor Presidente, a me piace chiamare la mia provincia e il mio territorio un paradiso in terra. Tutta l'Italia è bella, ma la mia provincia (sarà perché ci vivo e ci vivono i miei figli e i miei affetti) è più bella di altre. Questo paradiso in terra da domenica ha quattrodici angeli che chiedono di sapere cos'è successo e, se ci sono delle responsabilità, che qualcuno ne risponda, non com'è successo purtroppo in altre situazioni nel nostro Paese.

Concludo ringraziando tutti quelli che sono intervenuti domenica sul Mottarone, Carabinieri e Vigili del fuoco, ma voglio citare due persone in particolare: il sindaco di Stresa, Marcella Severino, e il procuratore capo della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, due donne coraggiose e in prima linea. Mi hanno colpito le loro facce stravolte domenica sera, a testimonianza di una tragedia che ha colpito nel profondo e che speriamo non si ripeta mai più. (Applausi).

PIRRO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIRRO (M5S). Signor Presidente, prendere la parola oggi in quest'Aula e in questa circostanza è molto difficile. Commemoriamo quattordici vittime di una tragedia tremenda, una vicenda scioccante che ci ha lasciati allibiti e senza parole. Ma le parole vanno trovate, perché bisogna fare in modo che drammi di questo genere non avvengano. In questi giorni, abbiamo letto le storie di queste persone, dal più piccolo, Tom Biran, di due anni, al più anziano, il suo bisnonno, Itshak Cohen, di ottantadue. Chi festeggiava il compleanno, chi si incontrava per tornare nuovamente insieme, chi semplicemente per fare una gita; ci siamo riconosciuti nella normalità spensierata di una giornata sul lago. Proviamo oggi un infinito dolore per le vite stroncate e le famiglie distrutte e a loro va il mio più sentito abbraccio di vicinanza insieme a quello di tutto il Gruppo MoVimento 5 Stelle.

Insieme alle quattrodici vittime ricordiamo l'unico sopravvissuto, il piccolo Eitan Moshe di cinque anni, ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Regina Margherita di Torino. L'ha salvato il papà, che negli ultimi istanti prima dell'impatto lo ha stretto forte a sé. Oggi i sanitari hanno iniziato un lento e graduale risveglio e dovranno spiegargli che ha perso i genitori, il fratellino e i nonni. Dovremo spiegargli tutti noi che cos'è successo in quella giornata tragica. (Applausi). Dovremo spiegargli perché la fune di acciaio si è rotta, perché i freni della cabina non hanno funzionato.

Abbiamo fiducia nella magistratura. Gli inquirenti faranno certamente luce sulla vicenda e rintracceranno le responsabilità. Facciamo in modo che la verità emerga in fretta. Lo dobbiamo, innanzitutto, alle vittime; lo dobbiamo a Eitan; lo dobbiamo a tutti, perché non è pensabile salire su una funivia in un giorno di festa e non tornare mai più a casa. (Applausi).

Discussione dei disegni di legge:

(1144) Deputato IEZZI ed altri. - Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (Approvato dalla Camera dei deputati)

(720) BARBONI ed altri. - Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione

(959) CROATTI. - Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (ore 17,20)

Approvazione del disegno di legge n. 1144

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge nn. 1144, già approvato dalla Camera dei deputati, 720 e 959.

La relazione è stata stampata e distribuita. Chiedo al relatore, senatore Grassi, se intende integrarla.

GRASSI, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione scritta è più che esaustiva.

Mi permetto di intervenire solo per sottolineare che il provvedimento è a tutti noi ben noto e quasi caro, visto che è tra gli oggetti di questa legislatura fin dall'inizio della nostra attività parlamentare. Arriva però un momento in cui tutti dobbiamo distaccarci da ciò che ci è caro: consentitemi allora di dire all'Assemblea che è arrivato il momento di lasciare andare questo provvedimento e di consentirgli di distaccarsi da noi.

Vi invito dunque a votare il provvedimento, per consentire a un referendum, che risale ormai - mi pare - a quattordici anni orsono, di trovare attuazione e ribadisco un principio che ho avuto già modo di esporre la volta scorsa. Un referendum, per il sol fatto di aver accumulato anni dal suo svolgimento, non può diventare obsoleto, perché, se passasse questo principio, consentiremmo a coloro che hanno perso il referendum di vincerlo. (Applausi).

Ora è quindi il momento di dar voce e seguito alla volontà popolare. (Applausi).

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la questione sospensiva QS1.

Ha chiesto di intervenire il senatore De Bertoldi per illustrarla. Ne ha facoltà.

DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo le dotte parole - che apprezzo - del collega Grassi, voglio richiamare al buonsenso quest'Assemblea.

Credo davvero che nessuno di noi voglia fare speculazione politica su due paesi che complessivamente arrivano a malapena 2.500 persone, quindi lo 0,00004 per cento della popolazione nazionale. Credo che in questo caso ciascuno di noi debba immedesimarsi, però, in ognuna di quelle 2.500 persone che presidiano il territorio, le nostre colline, le nostre montagne e la nostra periferia; ciascuno di noi, quindi, al di là delle ideologie, delle convenienze politiche e delle logiche territoriali, deve pensare innanzitutto cosa vogliono effettivamente questi 2.500 cittadini delle Marche.

Coerentemente con quanto dicevamo quando le Marche erano rette dal Partito Democratico, oggi che sono rette dal nostro presidente Acquaroli, Fratelli d'Italia mantiene la stessa linea e chiede di rispettare e di capire la vera volontà popolare.

Allora, cari colleghi della Lega, di Forza Italia, di Italia Viva, di Per le Autonomie, del Partito Democratico e di LeU, credete che svolgeremmo davvero il nostro compito con coerenza e con rispetto della nostra morale e della nostra dignità di istituzioni, dando valore a un referendum di quattordici anni fa? Ribadisco che è di quattordici anni fa. Ovvero dovremmo aspettare tre mesi, perché fra tre mesi, cari colleghi, ci saranno le elezioni comunali in questi paesi e quindi saranno quei 2.500 cittadini di Sassofeltrio e di Montecopiolo a dire da che parte vogliono stare.

Mi appello a ciascuno di voi, ai parlamentari delle Marche e di tutto il Paese: volete dar credito a un referendum vecchio di quattordici anni, laddove tutte le condizioni erano diverse, ovvero volete aspettare tre mesi, perché a settembre verranno rinnovati i Consigli comunali di questi due paesi? Questo chiede Fratelli d'Italia: rispettare il volere di una comunità, che già di per sé è ammirevole, perché presidia un territorio. Chiediamo di capire che, benché, come ho detto, siano una percentuale infinitesimale della popolazione italiana, il senso di responsabilità deve prevalere nei confronti di ciascuno degli abitanti di questi Comuni.

Quindi Fratelli d'Italia, al di là delle logiche di partito, vi chiede di votare secondo coscienza. Diamo loro tre mesi di tempo; voteranno per le elezioni amministrative e fra tre mesi saranno loro, non noi, a decidere se due Comuni che sono stati da sempre nelle Marche possono rimanervi o devono invece andare nell'Emilia Romagna. Ribadisco che i protagonisti in questo caso non dobbiamo essere noi, né i nostri partiti o le nostre convenienze paesane (perché non sono neppure regionali, ma paesane). Dobbiamo garantire ai cittadini - non mi stanco di ribadirlo - di essere i protagonisti. Loro devono vivere nella periferia, nelle colline delle Marche, perché Marche sono sempre state, e loro devono decidere, soltanto loro. Ricordiamoci che a settembre lo potranno fare con le elezioni amministrative. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulla questione sospensiva presentata si svolgerà una discussione nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.

CROATTI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CROATTI (M5S). Signor Presidente, chiedo di procedere con il provvedimento in esame, perché sono quattordici anni che queste persone aspettano una risposta. È una questione di correttezza per tutti. Quando una persona entra in un seggio elettorale ed esprime un voto, si aspetta che i politici portino avanti quel percorso. Non possiamo continuare a contraddire la volontà dei cittadini. Gli strumenti di partecipazione ci sono, così come ci sono quelli per dare voce ai cittadini; quando poi un provvedimento entra dentro le istituzioni, si trova sempre un modo per non farlo andare avanti. (Applausi).

Chiedo pertanto all'Assemblea di procedere con il suddetto percorso, perché i cittadini di cui parlava il mio collega in realtà hanno espresso da tanti anni il relativo voto e gli amministratori di questi Comuni hanno difficoltà a procedere. Continuare a lasciare in un limbo la volontà di queste persone è scorretto, perché lo stiamo facendo noi qua dentro. Le persone fuori esprimono un voto; quando si alzano la mattina, vanno in un seggio elettorale e mettono una "x" su una scheda, dobbiamo rispettare quel diritto, che essi hanno e che va portato avanti dalla politica. Bisogna terminare il cambio di direzione che si continua a fare su tanti provvedimenti. Lo abbiamo visto continuamente, sono anni che lo vediamo. Addirittura accade per la formazione dei Governi: coloro che scelgono di mandare al Governo un partito politico si ritrovano poi con la formazione di Governi completamente diversi.

La stessa cosa è accaduta anche per quanto riguarda l'acqua pubblica: sono anni che è stata decretata la volontà dei cittadini che sull'acqua non si sarebbe potuto più fare profitto, ma tutto è fermo. Per non parlare del finanziamento ai partiti. (Applausi). I cittadini hanno chiesto infatti di non dare più finanziamenti ai partiti politici, ma continuiamo a farlo, perché si continua a cambiare la volontà dei cittadini.

Chiedo dunque di portare avanti questo provvedimento e di ascoltare quello che hanno scelto le persone alle urne, rispettando quel voto e lasciando i sindaci liberi di lavorare sui loro Comuni. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93, comma 6, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione sospensiva QS1, presentata dal senatore De Bertoldi.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Pazzaglini. Ne ha facoltà. (Brusio).

Colleghi, vi pregherei di consentire al senatore Pazzaglini di svolgere il suo intervento. Pertanto, chi non è interessato ad ascoltare, può uscire dall'Aula.

PAZZAGLINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, è difficile prendere la parola dopo aver ricordato la tragedia di Stresa, che ha colpito tutti, e dopo aver ricordato le quattordici vittime e il dramma del piccolo Eitan, probabilmente sopravvissuto grazie a un gesto eroico del padre: tutti speriamo che si rimetta presto, sia perché un gesto così eroico non deve rimanere vano, sia perché in questo modo potrà ricordare l'amore dei genitori, che è andato oltre la morte e gli ha consentito di rimanere in vita.

Nonostante tutto questo, però, i nostri lavori devono continuare e oggi ci troviamo a discutere l'Atto Senato 1144, che prevede la conclusione dell'iter con il quale i due Comuni di Sassofeltrio e Montecopiolo dovrebbero passare dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna. Come ho detto, questo atto è la conclusione di un iter procedimentale avviato quattordici anni fa: si tratta di un periodo evidentemente lunghissimo che, a mio avviso, dovrebbe fare riflettere tutti.

Anticipo che da politico e da senatore sono contrario a questa scelta, che evidentemente rappresenta il fallimento della politica: se infatti quelle comunità sono arrivate alla decisione drastica di abbandonare la propria Regione per passare a un'altra, con tutte le incognite e le incertezze che questo comporta, è perché evidentemente la politica locale non è riuscita a dare le risposte che i cittadini cercavano. Non posso dunque che essere contrario a quanto determinato da questa pronuncia.

Sono contrario, però, anche perché, per la prima volta dalla sua istituzione, la Regione Marche è guidata dal centrodestra e quindi avrei voluto, da senatore e da parlamentare rappresentante del centrodestra, che si potesse dare l'opportunità alla nuova amministrazione regionale, alla nuova Giunta e al nuovo Consiglio regionale, di provare a dare le risposte che evidentemente hanno determinato la scelta di quelle popolazioni.

Capisco quella scelta, perché le Marche sono l'unica Regione italiana che si declina al plurale, con tante Regioni all'interno: al Sud sono in parte Abruzzo, una Regione meravigliosa che, come noi, ha montagne stupende e un mare molto attrattivo; ad Ovest c'è l'Umbria, la verde Umbria, il cuore verde d'Italia. Il mio Comune era umbro. Quando il Comune di Gualdo fu ceduto all'Umbria come compensazione, l'antico Comune di Visso, costituito dagli attuali Visso Ussita e Castelsantangelo sul Nera, passò dall'Umbria alle Marche. Siamo stati sotto la diocesi di Norcia fino a pochissimi decenni fa; il nostro fiume principale, il Nera, è uno dei primi e più importanti affluenti del Tevere e ad oggi infatti siamo ancora nel bacino imbrifero del Tevere. Capisco quindi la tentazione di passare a un'altra Regione che si vede più simile a sé per storia, cultura, tradizione, dialetto e per tantissimi motivi che ci potrebbero rendere più simili ad altri. Capisco quindi gli amici del Nord delle Marche, che in parte si sentono romagnoli - e probabilmente lo sono - e quindi la loro volontà di passare a una Regione, l'Emilia-Romagna, che potrebbero vedere più vicina, più simile e più omogenea a sé per tradizioni culturali e per tipicità.

Tutto questo, però, mi porta appunto a esprimermi non da marchigiano e non da senatore, ma da leghista. La Lega da sempre è a favore dell'autodeterminazione dei territori, quindi, nonostante la mia contrarietà personale e la mia convinzione che sarebbe di gran lunga preferibile che questo passo non avvenisse, non posso che rispettare la volontà popolare di quelle due comunità e ricordare che, seppur con una partecipazione non elevatissima, comunque l'85 per cento in media di quei due Comuni si è espresso a favore di tale passaggio. Come dicevo ieri a un ex sindaco di Montecopiolo, Mauro Baldacci, che si è opposto in maniera corretta e garbata, ma ferma a questo passaggio, sostenendo che i numeri del referendum non erano tali da far presupporre che questa volontà ancora permanesse, sono convinto che chi è assente ha sempre torto. Chi non ha votato innanzitutto non si può e non si deve presumere che avrebbe espresso una volontà contraria, ma, non partecipando al voto, in sostanza ha delegato la propria decisione ad altri. Gli altri si sono espressi quasi con un plebiscito, perché l'85 per cento dei voti a favore di questo passaggio non può farci dubitare assolutamente della volontà di quelle popolazioni, volontà che personalmente conosco, perché ho avuto occasione di parlare con alcuni abitanti di queste città. Ricordo, ad esempio, una nostra militante che spiegava che, per poter andare a fare il vaccino per il Covid, a seconda del punto che sarebbe stato individuato, avrebbe dovuto percorrere 70 o 72 chilometri, quando invece, se avesse avuto la possibilità di valutare come alternativa quello istituito dalla Provincia di Rimini, di chilometri ne avrebbe dovuti percorrere una decina e 60 chilometri di differenza in montagna rappresentano la differenza tra la vita e la morte.

Capisco quindi che, nonostante tutte le obiezioni che poc'anzi sono state espresse in quest'Aula e il fatto che la volontà popolare non sia stata espressa recentemente, comunque si voglia continuare con questo percorso.

Ricordo, in conclusione, che la mia Regione, per la quale ho espresso parole d'amore fino ad ora, è stata individuata dalla «Lonely Planet» come la seconda più bella al mondo ed è evidente che con la perdita di questi due Comuni saremo un po' meno belli. Nonostante questo, non posso che fare un enorme in bocca al lupo a questi miei conterranei, con la speranza che tale scelta poi un giorno non debbano rimpiangerla. (Applausi).

PRESIDENTE. Stiamo parlando di due Comuni di 2.500 abitanti complessivamente.

È iscritto a parlare il senatore Pagano. Ne ha facoltà.

PAGANO (FIBP-UDC). Signor Presidente, questo provvedimento non è, onestamente, un bell'esempio di buona amministrazione italiana, a livello sia regionale, sia parlamentare.

Purtroppo, quello che oggi finalmente ci accingiamo a votare - e, mi auguro, ad approvare - è una delle espressioni peggiori della lentezza, della burocrazia e soprattutto dell'atteggiamento ostruzionistico per cui alcune istituzioni del Paese, quando le cose non vanno per il verso che desiderano, non ottemperano a quanto stabilito per legge. È vero, infatti, che sono trascorsi quattordici anni da quel referendum, ma diciamoci perché ciò è accaduto, cari colleghi. Sono trascorsi quattordici anni perché l'Italia e le sue diramazioni territoriali hanno dato un pessimo esempio di amministrazione; stavo per dire di buona amministrazione, ma in realtà hanno dato un eccellente esempio di pessima amministrazione. La nostra Costituzione prevede che esista un aspetto fondamentale per i territori e per i cittadini italiani. (Brusio. Richiami del Presidente). Stavo spiegando che la nostra Costituzione prevede la possibilità per i cittadini di decidere alcuni aspetti fondamentali della loro vita quotidiana, come in questo caso.

Si tratta soltanto di due piccoli Comuni al confine tra le Marche e l'Emilia-Romagna, dove vivono cittadini che desideravano e sentivano la necessità, per mille motivi culturali, storici, anche legati alla vita lavorativa quotidiana o persino alla necessità di avvalersi dei servizi sanitari, di essere aggregati alla Regione Emilia-Romagna. Questo perché quei cittadini, come hanno affermato in Commissione i sindaci di quei Comuni, si avvalgono per esempio delle strutture sanitarie di Rimini e di una serie di servizi che non sono della Regione Marche, ma della regione Emilia-Romagna, e la maggior parte dei cittadini si reca al lavoro in provincia di Rimini.

Voi capite bene che contrastare la volontà di alcuni cittadini che si sono democraticamente espressi in un referendum solo per ragioni di gretto egoismo di confini territoriali, che nulla hanno a che vedere con la storia, con la cultura e persino con il dialetto di queste popolazioni, è grave. Non abbiamo dato un bell'esempio. La Regione Marche - mi spiace doverlo dire - ha avuto un atteggiamento ostruzionistico, perché di fatto ha bloccato il regolare andamento e le procedure di questo provvedimento, negando a quei cittadini il diritto di esprimere e far sì che quella risposta, quell'espressione potesse divenire atto amministrativo e atto legislativo concreto. Questo non è quindi un bell'esempio.

L'Italia dovrebbe cambiare, dovrebbe essere qualcosa di diverso; oggi mettiamo una pezza a un pessimo esempio che questo Parlamento ha dato, non certo solo per colpa sua, anche se non vi nascondo che anche noi non abbiamo dato un bell'esempio. Ci sono voluti tre anni perché il provvedimento in esame arrivasse in Aula.

Qualcuno poco fa ha citato il fatto che vi è stato un avvicendamento di gestione politica della Regione Marche e si è passati dal centrosinistra al centrodestra: oggi c'è un presidente espressione di Fratelli d'Italia. Leggo tra i miei appunti che l'attuale Presidente, quando era ancora deputato, in prima lettura ha votato a favore di questo provvedimento; egli, marchigiano, oggi Presidente della Regione Marche, ha votato a favore del provvedimento in esame. Ha fatto bene l'attuale presidente Acquaroli, perché è andato incontro alla volontà di liberi cittadini italiani che desideravano essere aggregati alla Regione Emilia-Romagna per ragioni esclusivamente legate alla qualità della loro vita.

Sappiate inoltre che questa vicenda è ancor più grave in considerazione del fatto che vi era stato un precedente in cui ben sette Comuni viciniori (cioè sette piccoli centri montani confinanti con questi due Comuni) erano già stati aggregati alla Regione Emilia-Romagna con analogo provvedimento, ma con una speditezza procedurale e legislativa assai maggiore. A chi figli, a chi figliastri: si sono dati spazio e facilità di aggregazione a quei sette Comuni e non a questi altri due. Cerchiamo allora di fare bene i legislatori e diamo seguito alla volontà democraticamente espressa da quei cittadini, in quanto la nostra Costituzione lo prevede e consente.

Per questo motivo, sia pure colpevolmente e tardivamente, dico che non possiamo che votare a favore di quella volontà democraticamente espressa dai cittadini di Sassofeltrio e Montecopiolo. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Campari. Ne ha facoltà.

CAMPARI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, come detto giustamente dal senatore Pagano, già sette Comuni sono passati dalle Marche all'Emilia-Romagna e ciò è normale perché fanno tutti parte della Valmarecchia. Si tratta di un gruppo di Comuni che appartengono storicamente alla Romagna e, quindi, questa è la naturale conseguenza delle cose. Ne parleremo dopo.

Il disegno di legge in esame si trova in Senato da tre anni e nella scorsa legislatura è stato alla Camera dei deputati, dove si è arenato. In questa legislatura è arrivato in Senato e oggi, dopo tre anni, siamo forse arrivati finalmente a un voto. Nel 2019 ero relatore del provvedimento in Commissione parlamentari per le questioni regionali e già allora era chiaro come si stavano svolgendo i fatti: la volontà popolare era stata sancita con il referendum del 24 e 25 giugno 2007, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel successivo luglio, che aveva visto degli esiti assolutamente inequivocabili. Parliamo con i dati: a Montecopiolo il sì ottenne l'83,2 per cento, mentre a Sassofeltrio l'87,28. L'affluenza al voto, sommando gli aventi diritto dei due Comuni, è stata pari al 54,1 per cento. Quindi, la volontà popolare non può essere messa in discussione, né lo è stata.

Il problema è stato delle Regioni, o - meglio - di una Regione. La Regione Emilia-Romagna, interpellata, disse subito di sì al distacco dei Comuni dalle Marche (lo fece già nel 2012), mentre le Marche non espressero mai il parere. Questo fu un grosso problema che paralizzò i lavori. Il parere fu sollecitato dalla Presidenza della Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati non una, ma ben due volte (nel luglio e nell'ottobre 2015), ma la Regione Marche fece ancora orecchie da mercante.

In Commissione furono svolte delle audizioni di esperti da cui emerse chiaramente che si poteva procedere nonostante l'atteggiamento assolutamente ostruzionistico della Regione Marche. Do lettura dei pareri espressi in Commissione il 1° marzo 2016 da Claudia Tubertini, professore associato di diritto amministrativo all'Università di Bologna, e dall'avvocato Bianca Barbieri del Comitato UnaValmarecchia, le quali dissero che senza dubbio si poteva procedere nonostante l'atteggiamento fortemente ostruzionistico della Regione Marche. Esse andarono oltre e scrissero che, da quanto stavo accadendo sulla proposta di legge in esame, era legittimo dedurre che la Regione Marche, contraria alla variazione territoriale, si sia determinata a non pronunciarsi, così decretando il blocco dell'intero iter. E aggiunsero che stupiva pertanto che il principio di leale collaborazione, espressamente richiamato dalla Regione Marche e posto in base ad uno dei motivi del ricorso alla Consulta, venisse dalla stessa completamente disatteso con riguardo alle proposte di legge in esame. È quindi evidente che Regione Marche faceva un gioco sicuramente non cristallino. La Corte costituzionale stessa, nel 2009, disse di andare avanti e così. Per avere anche un'ulteriore riprova della loro volontà, i Comuni di Sassofeltrio e Montecopiolo furono ancora interpellati, anche da me stesso e infatti risposero - per conoscenza: protocollo 888 del 22 febbraio - a me e anche ad altri parlamentari con una dichiarazione congiunta che volevano che si completasse il distacco.

Vi fu poi anche una ulteriore lettera di Sassofeltrio che praticamente demoliva la fantomatica raccolta firme di cui si parla, che in realtà era stata fatta "alla buona", al bar, e soprattutto con modalità assolutamente prive di fondamento legislativo, tanto che vengono elencate la violazione della normativa riguardante la protezione dei dati personali; la presenza di firme di persone analfabete o di persone non residenti, che quindi recavano dichiarazioni mendaci - è scritto nero su bianco - e soprattutto di firmatari non iscritti nelle liste elettorali. Si ritiene quindi che la raccolta, che veniva definita da qualcuno una petizione sottoscritta da un numero elevato di aventi diritto, nella realtà dei fatti non poteva essere utilizzata a sostegno della tesi della permanenza nelle Marche.

Quindi, all'attenta analisi di tutti questi dati, la Commissione si è espressa all'unanimità in favore del distacco dei Comuni dalla Regione Marche e dell'entrata nella Regione Emilia-Romagna. Dunque, mi chiedo se qualcuno ha evidentemente un po' di confusione in testa se una volta vota in un modo e una volta nell'altro. Anche oggi abbiamo avuto questa dimostrazione.

Le Marche, poi, si videro alle strette e, una volta avuto il parere per andare avanti, comprovando ancora la loro volontà ostruzionistica, diedero parere negativo; un parere che però non può essere considerato fondamentale per andare avanti perché la legge è statale, per cui esso è solamente consultivo.

In conclusione, le Marche, che al tempo erano a guida PD e adesso l'hanno cambiata, non hanno fatto sicuramente una bella figura in questa vicenda. A mio parere, a un certo punto gli interessi di parte e di partito devono fare spazio agli interessi delle persone e permettere che venga esaudita la volontà popolare. Facciamo tornare Sassofeltrio e Montecopiolo nella Regione Emilia-Romagna e specialmente nella Romagna, in una parte della Regione bellissima a cui appartiene la loro identità culturale, storica e linguistica, cosa che deve essere riconfermata ancora da quest'Assemblea.

Sassofeltrio e Montecopiolo devono entrare in Romagna. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Romagnoli. Ne ha facoltà.

ROMAGNOLI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il presente disegno di legge n. 1144 dispone il distacco dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio - come abbiamo sentito fino adesso - dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nella Provincia di Rimini.

La richiesta del distacco è stata sottoposta a referendum, indetto con decreto del Presidente della Repubblica, il 24 e 25 giugno del 2007, ben quattordici anni fa. Entrambi i Comuni hanno votato a favore del distacco, seppur con minimo risultato tenendo conto del corpo elettorale, come detto poco detto fa da un mio collega. In particolare, hanno ottenuto il risultato di circa 57 e 92 per cento per quanto riguarda Montecopiolo e di circa 50 e 67 per cento per quanto riguarda Sassofeltrio, che si traducono in circa l'83 e l'87 per cento se li rapportiamo ai partecipanti al voto del referendum. Tuttavia, mentre la Regione Emilia-Romagna ha espresso sempre parere favorevole alla proposta di tale aggregazione, la Regione Marche si è espressa negativamente.

La Commissione affari costituzionali, cosciente del fatto che il referendum fosse stato svolto molti anni prima, ha fatto sì che l'esame in oggetto fosse particolarmente approfondito e prestando attenzione ai molteplici interessi posti in gioco, attraverso sedute e audizioni. In particolar modo, ricordo al riguardo che, in base alle informazioni acquisite nel corso dell'esame in sede consultiva nel corso dell'iter alla Camera, i sindaci dei Comuni si erano espressi considerando che tuttora era persistente la motivazione di portare a termine l'esito referendario del 2007. Di conseguenza, esaminando il disegno di legge in Senato, la Commissione bilancio ha espresso parere non ostativo e la Commissione parlamentare per le questioni regionali ha espresso parere favorevole, dopo che alla Camera avevano già espresso parere favorevole le Commissioni finanze, attività produttive e affari sociali.

D'altro canto, non possiamo dimenticare o non tener conto delle petizioni nn. 326 e 351, rispettivamente dei cittadini dei Comuni di Sassofeltrio e Montecopiolo, che vanno in senso opposto. Si richiede infatti che non siano approvati i disegni di legge per il distacco dei due Comuni dalla Regione Marche.

Comprendo benissimo da marchigiano che si profila una situazione complicata e piena di incongruenze dovute principalmente al fatto che siano passati ben quattordici anni dall'esito referendario, e che ciò ha determinato una naturale evoluzione demografica e culturale del territorio e probabilmente un superamento della posizione referendaria (non lo sappiamo). A tal proposito, la nostra collega, la sottosegretaria Accoto, ha depositato il disegno di legge n. 1816 sulla disciplina del referendum previsto dall'articolo 132 della Costituzione per il distacco di Comuni e Province da una Regione e conseguente aggregazione ad altra Regione. Con tale intervento normativo si introducono dei limiti temporali affinché la volontà popolare espressa con lo strumento referendario possa trovare attuazione normativa in tempi ragionevoli.

Aggiungo che, affinché non si ripetano ambiguità come nella fattispecie presentata, è bene esortare a considerare sempre una nuova consultazione referendaria che rispecchi la volontà reale, ma in relazione a un intervallo temporale accettabile. Infatti, lo strumento principe di democrazia partecipata per esprimere la volontà popolare, qual è il referendum, molto spesso viene disatteso in qualsivoglia maniera. Ad esempio, da un lato ancora aspettiamo - come ha detto il mio collega Croatti - l'attuazione del referendum sull'acqua pubblica del giugno 2011, mentre dall'altro - come in questo caso - siamo di fronte a una risposta a cui da quattordici anni non è stato dato seguito da qualsiasi Governo si sia susseguito e da tutte le altre formazioni politiche che, magari, con una politica più attenta a tutti i cittadini e a tutti i territori interni di qualsiasi Regione, non si sarebbero mai trovati a discutere di queste cose. (Applausi). (Brusio).

PRESIDENTE. Prego chi non vuole ascoltare di abbassare il tono della voce.

Continui, senatore Romagnoli.

ROMAGNOLI (M5S). Noi abbiamo sempre sostenuto che l'attuazione della volontà referendaria debba essere sempre presa in altissima considerazione. Soprattutto, ciò che mi preme dire è che l'attuazione della volontà referendaria deve essere valutata senza alcun condizionamento politico. (Applausi). Capisco bene che si tratta di una scelta divisiva, ma è opportuno dire basta a una politica che prima non agisce e adesso strumentalizza. (Applausi).

Signor Presidente, concludo dicendo che la Regione Marche è altrettanto bella come la Regione Emilia o qualsiasi altra Regione d'Italia. Siamo in una Nazione meravigliosa sotto tanti aspetti, di qualsiasi Regione si tratti. Quindi il problema non è che la Regione Emilia è bellissima e non lo è le Marche. Il problema è che la politica deve essere adeguata per i territori e deve rispettare la dignità e la vivibilità di tutti i cittadini. (Applausi). Una buona politica per i territori interni non farà succedere mai più di dover decidere il distaccamento di un territorio. Da marchigiano mi dispiace di questa scelta, ma da cittadino italiano dico che dobbiamo rispettare quella che è stata la volontà popolare, e noi la rispetteremo. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Il relatore e il rappresentante del Governo non intendono intervenire in sede di replica.

Comunico che sono pervenuti alla Presidenza - e sono in distribuzione - i parere espressi dalla 1a e dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verranno pubblicati in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge n. 1144, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 2, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

GRASSI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti 2.100 (testo corretto) e 2.101.

SCALFAROTTO, sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, invito al ritiro dell'emendamento 2.100 (testo corretto), altrimenti il parere è contrario. Sull'emendamento 2.101 il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 2.100 (testo corretto), presentato dal senatore Verducci.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 2.101, presentato dal senatore Verducci.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

L'emendamento 2.102 è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'articolo 3, sul quale è stato presentato un emendamento che si intende illustrato e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

GRASSI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario all'emendamento 3.100.

SCALFAROTTO, sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.100, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 3.100, presentato dal senatore Verducci.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

GRIMANI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRIMANI (IV-PSI). Signor Presidente, onorevoli senatrici e senatori, signori membri del Governo, con questo provvedimento diamo seguito a una scelta che le popolazioni di Montecopiolo e Sassofeltrio hanno assunto con referendum nel 2007. Ogni qualvolta ci si trova a dover assumere decisioni che riguardano comunità locali, popolazioni e territori, dobbiamo farlo con il massimo della responsabilità, con il massimo del coinvolgimento e con il massimo del rispetto, tenendo conto, appunto, del fatto che decisioni come queste avranno delle ripercussioni sulla vita quotidiana di tante cittadine e tanti cittadini.

È anche vero, però, che dobbiamo fare ciò tenendo conto di quelli che sono gli obblighi di legge e i dettati costituzionali. È evidente che in questo senso noi andiamo ad approvare una legge che dà seguito a una decisione delle popolazioni di Sassofeltrio e Montecopiolo di procedere al distaccamento dal territorio marchigiano originario e di chiedere l'aggregazione all'Emilia-Romagna.

Sappiamo bene che questo è stato un provvedimento complesso, perché ha avuto diversi passaggi parlamentari, piuttosto lontani dalla data odierna. La Commissione affari costituzionali lo licenziò una prima volta nel luglio del 2019, dopo che la Camera lo aveva approvato nel marzo del medesimo anno. L'Aula del Senato lo ha rinviato in Commissione l'8 ottobre del 2019 e la Commissione affari costituzionali ha concluso un nuovo iter il 24 giugno del 2020.

Dal punto di vista delle procedure ci sono stati molti momenti di confronto, anche attraverso lo svolgimento di un grande numero di audizioni svoltesi in Commissione, nella fase sia della prima che della seconda approvazione nel giugno 2020. Il tema determinante alla base delle nostre decisioni ruota intorno al referendum del 2007, perché molte delle valutazioni fattesi sono incentrate sul fatto se fosse ancora attuale e avesse ancora attendibilità, essendosi svolto nel 2007.

Ebbene, su questo tema sono stati espressi, nel corso delle audizioni, pareri discordanti. Non tutti gli addetti ai lavori, e non solo gli amministratori, ma anche professori universitari e costituzionalisti hanno espresso parere unanime. È del tutto evidente, però, che le comunità che nel 2007 avevano svolto il referendum non hanno espresso mai più, nell'ambito dei Consigli comunali, la volontà di svolgere una nuova consultazione referendaria. Tanto è vero che, quando è stato mandato a quei Comuni l'ordine del giorno Calderoli, che invitava i Consigli comunali a esprimere un nuovo pronunciamento per confermare le decisioni referendarie del 2007, essi hanno espresso, nel caso di Sassofeltrio, contrarietà al fatto di non procedere all'aggregazione con l'Emilia-Romagna; mentre Montecopiolo, che aveva cambiato connotazione politica, aveva espresso, con una delibera della maggioranza del Consiglio comunale, la volontà di andare avanti e di rimettersi al Parlamento affinché concludesse l'iter iniziato nel 2007.

Noi oggi di fatto dobbiamo, quindi, dar seguito a quella scelta che ha avuto origine con il referendum del 2007 e la questione centrale è se quella decisione referendaria abbia ancora un valore attuale o se ci siano motivazioni per dire sostanzialmente il contrario; e ciò anche perché una nuova richiesta di referendum dovrebbe venire dai consigli comunali - questo non è avvenuto - e inoltre potrebbe essere avanzata a patto che si sia concluso, in maniera definitiva, l'iter legislativo in corso, cosa che ancora non è successa. Questa è una riflessione proveniente anche dall'Ufficio centrale per il referendum e ci sono atti in tal senso.

Quindi, non possiamo che confermare il voto favorevole all'approvazione del disegno di legge in esame, che rientra nella procedura di cui all'articolo 132 della Costituzione, che prevede che le volontà delle popolazioni, espresse con referendum, sentiti i Consigli regionali, debbano avere, per poter procedere a un distacco da una Regione e all'aggregazione ad un'altra, il timbro del Parlamento, che con una legge formale, una legge ordinaria, deve appunto dar seguito alle determinazioni assunte dalle popolazioni attraverso un referendum.

Esprimiamo un giudizio positivo sul provvedimento al nostro esame e annunciamo la volontà di esprimere un voto favorevole per concluderne l'iter. È stato un percorso che ha impegnato molto anche l'altro ramo del Parlamento e voglio rivolgere un ringraziamento al Gruppo Italia Viva della Camera dei deputati, in particolar modo al collega romagnolo, Marco Di Maio, che ha lavorato molto per raggiungere questo risultato e per far sì che le volontà popolari espresse nel 2007, ormai in un tempo troppo lontano, avessero compimento e che il Parlamento desse seguito a quelle scelte referendarie con l'approvazione di questo disegno di legge che giunge finalmente a compimento.

Ribadisco quindi il voto favorevole del Gruppo Italia Viva. (Applausi).

*VERDUCCI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERDUCCI (PD). Signor Presidente, il provvedimento che noi affrontiamo non riguarda solo i cittadini e le comunità di Montecopiolo e Sassofeltrio, né solo le popolazioni, la vita e il futuro del Montefeltro, che è uno dei territori più suggestivi e più ricco di storia dell'intera Italia. Entrambi i Comuni, nel dipanarsi dei secoli, hanno preso parte da protagonisti alle vicende che hanno avuto come fulcro Urbino "città-territorio" simbolo e propulsore del processo culturale e storico che prende il nome di Rinascimento.

C'è un legame storico indissolubile tra Montecopiolo, Sassofeltrio, il Montefeltro e l'identità culturale e di comunità della Regione Marche, un legame rappresentato da un patrimonio culturale, architettonico, paesaggistico vivo e vitale, che è tutt'uno con le caratteristiche molteplici e plurali di una Regione, come le Marche. La decisione, colleghi, che questo Senato prenderà oggi va molto oltre la questione del distacco da una Regione per aggregarsi ad un'altra, come reca il titolo della legge, perché quel distacco non è asettico, né burocratico, ma contiene un'enormità di risvolti. Il nostro compito non è quello di ratificare, ma di valutare la validità del procedimento sulla base di quanto previsto dall'articolo 132 della nostra Costituzione. Noi siamo convinti - la nostra convinzione è rafforzata dai pareri dei costituzionalisti auditi durante l'indagine conoscitiva, che è seguita alla nostra richiesta di rinvio in Commissione di mesi fa - che il procedimento abbia validità quando le varie fasi che lo compongono e, cioè, il referendum, i pareri dei Consigli regionali interessati - quello della Regione Marche è negativo e bisogna tenerne conto perché rappresenta la voce di tutte le comunità limitrofi - e l'esame in Parlamento avvengono in un tempo ravvicinato in modo che il provvedimento, che si sostanzia di fasi autonome, sia però unico e consequenziale.

Nel nostro caso tutto ciò non c'è più perché i referendum, peraltro passati con uno scarto ridottissimo e, in un caso, per soli nove voti, si sono svolti nel giugno del 2007, quattordici anni fa, in un'altra era, in un'altra epoca. Quattordici anni è un tempo enorme che, di fatto, inficia la validità di quel voto. In quattordici anni, infatti, non solo è cambiata di quasi il 40 per cento la composizione del corpo elettorale, ma soprattutto sono mutate profondamente le condizioni di fatto, il contesto sociale ed economico, che avevano determinato l'inizio della procedura per il distacco dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla Regione Marche.

Oggi non solo non c'è più una spinta dal basso al distacco, ma addirittura sono sorti in questi anni comitati civici per stoppare l'iter e nella primavera del 2019 in soli pochi giorni una petizione spontanea ha raccolto più di mille firme, di fatto la metà degli aventi diritto al voto nei due Comuni. Presidente, c'è un motivo se questo è avvenuto: sono venute meno le ragioni sociali del distacco. Nel corso degli anni la Regione Marche, infatti, ha dato, pur tra tante difficoltà, risposte a problematiche serissime, che non sono del solo Montefeltro, ma di tutte le aree interne - che conosco bene perché provengo da lì - e che riguardano il lavoro, la sanità, la scuola, i servizi essenziali, le infrastrutture sociali intorno a cui costruire un progetto per arginare crisi e spopolamento. Serve una strategia nazionale per sostenere e rilanciare le aree interne, i borghi appenninici e di questo dovremmo parlare per mettere al centro dell'agenda del nostro Governo questa progettualità.

Montecopiolo e Sassofeltrio tra il 2015 e il 2016 sono entrati a far parte di zone economiche speciali della Regione Marche e di aree di crisi economiche regionali con sostegni occupazionali specifici di cui dobbiamo tenere conto perché riguardano la vita di centinaia di persone e delle loro famiglie. Sono entrati a far parte di un piano straordinario di valorizzazione con misure legate al turismo, alla protezione dell'ambiente, all'educazione e il distacco oggi non aiuterebbe quei Comuni, ma al contrario li metterebbe in difficoltà perché perderebbero requisiti raggiunti in questi anni di interlocuzione con la Regione Marche.

Presidente, colleghi, a riprova di ciò, cito la lettera accorata che è arrivata ieri alla Presidenza del Senato e a tutti i senatori del sindaco di Montecopiolo. In quella lettera il sindaco di Montecopiolo scrive: «Prioritario per la sopravvivenza di questo Comune e del territorio è la tutela delle nostre imprese. Queste attività non dovranno subire alcun tipo di penalizzazione, in particolare economica. Dovranno essere garantiti fondi e finanziamenti già stanziati a tutela di mutui e investimenti in fase di realizzazione». La preoccupazione del sindaco di Montecopiolo è la nostra preoccupazione, perché il distacco avrebbe ripercussioni negative anche per i Comuni limitrofi, per tutta l'area del Montefeltro, per la rete scolastica regionale, per la rete sociosanitaria, per la gestione delle risorse idriche, per la filiera agricola e zootecnica, che è importantissima in questo territorio, che perderebbe le misure specifiche previste dal piano di sviluppo rurale della Regione Marche.

Signor Presidente, lei sa che il pronunciamento contrario di una popolazione in un referendum sul distacco dei Comuni ha una validità di soli cinque anni. Noi sappiamo anche che, quando invece c'è un pronunciamento positivo (come in questo caso), la legge non indica un termine, ma è contro ogni logica e contro ogni buon senso pensare che l'esito referendario valga all'infinito. Il passare del tempo incide infatti sulla sua efficacia e quindi c'è una scadenza implicita che ragionevolmente molti costituzionalisti fanno coincidere con cinque anni, perché questa è la durata di una legislatura e di una consiliatura in un Comune o in una Regione ed è la durata dell'esito negativo di un referendum. Per questo abbiamo chiesto che, essendo passati ben più di cinque anni dal 2007 ed essendo profondamente mutate le condizioni sociali, venissero ripetuti i referendum, per garantire l'attualità e l'autenticità della volontà espressa dalle popolazioni. Per questo abbiamo presentato il nostro emendamento, affinché il distacco procedesse o venisse fermato sulla base di quello che avrebbero scelto i cittadini. Questo è l'unico modo per rispettare le popolazioni e per evitare che all'errore del troppo tempo passato si sommi l'errore di un atto del Parlamento che avviene quando le ragioni del distacco appaiono esaurite, con il rischio di uno smembramento fuori logica di un territorio già fragile, che rischia di incorrere in ulteriori difficoltà.

È una responsabilità grande e mi appello a tutti i colleghi, in particolare a quelli che hanno a cuore i territori più marginali. Il nostro voto costituirà un precedente e non possiamo sbagliare. Il distacco così com'è, senza un nuovo referendum e senza un tavolo tra i territori interessati per avere una visione di insieme, è un errore e noi sbaglieremmo se facessimo i notai di un voto avvenuto quattordici anni fa. È nostro compito invece, ai sensi della Costituzione, fare l'interesse generale e valutare se quel voto abbia oggi un senso o non sia invece inattuale; e questo possono dirlo solamente i cittadini, con un nuovo referendum.

Ma c'è già una risposta, Presidente, e sta nelle parole che ci ha inviato il sindaco di Montecopiolo in questa lettera, che cito: «Dopo due anni di costante impegno, superando enormi difficoltà, siamo riusciti ad ottenere il riconoscimento del finanziamento di numerosi progetti, che trovate elencati uno per uno. Questi progetti, questi finanziamenti devono esserci garantiti». Ecco, Presidente, per questo, essendo stati bocciati i nostri emendamenti, noi voteremo contro questo disegno di legge, perché è certamente nostro compito rispettare un voto che c'è stato, ma, essendo passato un tempo così enorme, è ancora di più e assolutamente nostro compito e nostro dovere rispettare e verificare il sentimento e la volontà maturati nel frattempo nelle popolazioni del Montefeltro. (Applausi).

BARBONI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARBONI (FIBP-UDC). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, comincio anch'io - come molti dei colleghi che mi hanno preceduto - citando la data del referendum: erano il 24 e 25 giugno del 2007. Sono sì passati quattordici anni, ma sono passati quattordici anni perché la politica ha avuto un'inazione totale nei confronti dei cittadini di quei due Comuni.

La materia è disciplinata - come veniva ricordato da molti - dall'articolo 132, comma 2, della Costituzione, che è la fonte normativa principale, ma anche dalla legge n. 352 del 1970, che fissa tutti i tempi tecnici successivi al risultato del referendum.

In altri termini, dalla proclamazione del risultato (10 luglio 2007) il Ministro dell'interno ha sessanta giorni di tempo per presentare al Parlamento un disegno di legge costituzionale o ordinario che disciplini la materia, perché il Parlamento è sovrano sull'argomento e non - come diceva il collega che mi ha preceduto - soltanto un passacarte. Il Parlamento valuta, pondera, conosce i luoghi - questa è la cosa fondamentale - dopodiché decide nella più totale autonomia.

Ebbene, al compimento dei sessanta giorni l'allora Ministro dell'interno non presentò nessun disegno di legge, ma cinque giorni prima della scadenza il Ministro per gli affari regionali inviò la richiesta di parere alle due Regioni, parere consultivo non vincolante, per cui, che la risposta fosse favorevole o meno, sarebbe stato assolutamente ininfluente sul risultato finale del disegno di legge.

A questo punto consentitemi una digressione. Si sono citati prima i sette Comuni dell'Alta Valmarecchia che hanno preceduto il Comune di Montecopiolo, che è l'ottavo Comune dell'Alta Valmarecchia, dopodiché c'è un muro naturale costituito dal monte Carpegna. All'indomani del referendum del dicembre 2006, da presidente della 1a Commissione del Consiglio comunale di Rimini fui io il primo a provare a mettere per la prima volta i sindaci dei sette Comuni dell'Alta Valmarecchia attorno a un tavolo per discutere di quel provvedimento, insieme ai parlamentari eletti a Rimini e al Vice Presidente della Provincia di Pesaro, che faceva parte del comitato per il sì. Vi garantisco che fu una cosa molto complessa, soprattutto all'interno del Partito Democratico, perché vi erano stati sindaci che avevano fatto parte del comitato per il sì e sindaci che avevano fatto parte del comitato per il no e si trovavano in quel momento a gestire la risposta dei cittadini.

Concluso l'iter grazie al Governo Berlusconi - giova ricordare che nella Gazzetta Ufficiale del 14 agosto 2009 fu pubblicata la legge che distaccava i sette Comuni dell'Alta Valmarecchia nella provincia di Rimini - la Regione Marche, che aveva dato parere contrario, presentò ricorso alla Corte costituzionale adducendo la motivazione che quel parere contrario, ancorché la legge prevedesse che fosse non vincolante, poteva essere comunque ostativo al provvedimento. Il ricorso fu rigettato e da quella data il parere della Regione Emilia-Romagna è arrivato nel 2012, mentre le Marche non hanno mai dato il parere.

È del tutto evidente che nella XVII legislatura il parere, reiteratamente richiesto e mai dato, aveva una sola finalità: al compimento dell'iter del disegno si sarebbe fatto ricorso per mancanza del parere stesso. Questo, però, non è un modo di comportarsi nei confronti dei cittadini.

La lettera del sindaco di Montecopiolo, più volte citata prima, contiene anche un'altra verità, perché nell'ultimo passaggio richiamato dal collega si dice che, dopo la delibera del Consiglio comunale in cui il sindaco e il Consiglio comunale stesso chiedevano una volta per tutte un pronunciamento al Parlamento, i fondi sono arrivati dopo due anni da quella decisione (2019), il che vuol dire che negli anni precedenti non è mai arrivato nulla al Comune Montecopiolo, che è rimasto asserragliato sotto il monte Carpegna, chiuso, da una parte dal monte Carpegna e, dall'altra, dai Comuni già transitati in provincia di Rimini.

Nell'Italia dei campanili sarebbe opportuno dunque che la politica si interrogasse sulle ragioni che hanno motivato questi passaggi.

Sono state citate ragioni storiche, è vero, ma queste sono terre di confine e i confini, che sono stati definiti nel corso degli anni, hanno collocato i Comuni una volta in un'area e a volte nell'altra. Basta risalire, per esempio, al canto XXVII dell'Inferno, in cui Dante colloca Montecopiolo in Romagna. A parte questo, basta andare sui servizi. Il 90 per cento dei ragazzi di Sassofeltrio e Montecopiolo frequentano istituti scolastici della Provincia di Rimini. A Sassofeltrio, nel trentennio che va dal 1975 al 2005, il 77,75 per cento dei ragazzi sono nati in ospedali della Provincia di Rimini: con l'ostetricia di Cattolica a 20 chilometri, non se ne facevano 60 per andare a Pesaro. Qualche volta ho sentito citare anche l'ospedale di Sassocorvaro. Ebbene, avendo un ambulatorio di medicina legale a Sassocorvaro, quel territorio lo conosco abbastanza bene e posso dire che l'ospedale di Sassocorvaro nel 2013 è stato declassato ad ospedale di comunità e oggi ha due piani: uno, privato, aperto, mentre quello pubblico è ancora in ristrutturazione, non ha neanche un centro prelievi, già previsto prima dell'epoca Covid. Sono stati citati gli hub vaccinali e proprio con il Covid abbiamo avuto la rappresentazione plastica delle difficoltà di queste popolazioni. Se a 15 chilometri da Sassofeltrio c'è Morciano, che ha un hub vaccinale al padiglione della fiera di Morciano, si devono percorrere 60 chilometri per andare a Pesaro o 50 chilometri di strada interna per andare ad Urbino? A Montecopiolo si scende a San Leo, si vede anche la rocca di Cagliostro, si arriva a Novafeltria e lì ci si può tranquillamente vaccinare. Altrimenti, si fa tutt'altra strada, 70 chilometri per andare a Pesaro.

Non voglio citare più la petizione, nata in un'enclave di Sassofeltrio, ma mi limito a citare un elemento. Come ho detto, svolgo un'attività a Sassocorvaro, la gente si conosce e le cose si sanno, mi permetto quindi, signor Sottosegretario, di segnalarle una problematica che è all'origine di quella petizione, importante e seria per alcune persone che fanno un certo tipo di attività. In quella frazione, che non è una frazione di Sassofeltrio, ma è un'enclave, perché ha stazioni distaccate, si ha alle spalle il monte San Paolo, che divide da Montegrimano Terme. Ebbene, i cittadini hanno un problema: nel momento in cui dovessero passare in Provincia di Rimini, dovrebbero pagare due ambiti territoriali di caccia per continuare ad andare a caccia. Quello è uno dei motivi che ha spinto la raccolta di firme.

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 18,33)

(Segue BARBONI). Vorrei infine esprimere ancora pochi concetti. Credo che da questa vicenda nasca una considerazione: il Parlamento deve avere tempi certi per dare risposte ai cittadini in casi similari, il che non significa che deve dire sì, ma semplicemente conoscere i posti e le situazioni e poi rispondere.

Altro concetto che, nell'annunciare il voto favorevole di Forza Italia a questo provvedimento, mi permetto di ricordare è che nella campagna elettorale come eletto del collegio uninominale di Rimini-Cesena, io e il mio capolista nel listino, la senatrice Bernini, abbiamo preso l'impegno a portare a conclusione questo iter. L'impegno lo manteniamo, ma in questa vicenda non ci sono né vinti né vincitori, semplicemente il Parlamento riassume il proprio ruolo. Non tornerò dopodomani a Rimini passando sotto l'arco d'Augusto con lo scalpo della Regione Marche, che magari visto l'habitus somatico, mi servirebbe anche, ma soltanto con la convinzione di aver fatto il mio dovere. (Applausi).

AUGUSSORI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSSORI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, giunge oggi finalmente al termine - e sottolineo il "finalmente" - uno degli iter più paradossalmente lunghi che questa Assemblea abbia forse mai affrontato. Oggi, dopo ben quattordici anni, finalmente si saprà se la volontà popolare verrà rispettata. Stiamo parlando di quella dei cittadini di due piccoli Comuni incastonati nei monti tra le Province di Pesaro e Rimini, piccoli perché assommano circa 2.500 abitanti, ma non insignificanti, perché come tanti altri rappresentano l'ossatura della storia e della cultura di questo Paese degli 8.000 campanili. (Applausi). È, infatti, dal lontano 2007 che le popolazioni di Montecopiolo e Sassofeltrio hanno votato un referendum per ricongiungersi, come già fatto da altri Comuni della Valmarecchia, alla loro casa naturale, che è la Romagna. È una scelta democratica prevista dalla nostra Costituzione, ma comunque per nulla facile, perché tale esito è stato possibile solo con l'espressione favorevole della maggioranza assoluta degli elettori. Tale elevatissimo quorum deliberativo era reso ancora più difficile da ottenere stante la presenza significativa di elettori residenti all'estero che, sebbene iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), dovevano essere computati nel plenum elettorale. Tale scelta democratica è stata poi osteggiata per anni da chi è democratico solo di nome, ma non di fatto (Applausi), con un atteggiamento ostruzionistico attuato tramite l'omertosa mancanza del previsto parere che la Regione Marche era chiamata ad esprimere.

Stante la volontà di arrivare a una celere definizione della questione, bene ha fatto la Commissione affari costituzionali nel 2019 a verificare che nel frattempo la volontà di queste due comunità non avesse subito mutamenti. A fronte della petizione depositata da una parte consistente, seppur minoritaria, di cittadini, si è seguita la strada, grazie all'ordine del giorno del senatore Calderoli, di consultare entrambi i consigli comunali: quello di Sassofeltrio ha confermato la scelta del distacco, mentre quello di Montecopiolo, appena rinnovato, si è rimesso alla volontà del Parlamento, respingendo nel contempo la proposta di un nuovo referendum.

Si arrivò così all'esame in quest'Aula nell'ottobre 2019, quando si era da poco insediato il Governo Conte-bis. Ovviamente i nodi vennero al pettine e la differenza di opinioni all'interno della nuova maggioranza giallo-fucsia fece arenare il provvedimento, con la delusione delle popolazioni interessate, e lo rimandò in Commissione affari costituzionali, dove, anche con un nuovo ciclo di audizioni, abbiamo rifatto praticamente tutta l'istruttoria del caso, ma la conclusione dell'esame è sempre stata la medesima: non vi è modo di modificare o concludere diversamente l'iter, se non terminando l'esame da parte del Parlamento. Non è possibile dichiarare scaduto il referendum come se fosse uno yogurt e non è possibile ripeterlo (Applausi).

La Costituzione, infatti, prevede l'esame in tre livelli: nel primo, le popolazioni si sono espresse a maggioranza assoluta; nel secondo, le due Regioni hanno espresso il parere, sebbene la Regione Marche lo abbia fatto - come abbiamo visto - con estremo e sospetto ritardo, mentre la Regione Emilia-Romagna e i romagnoli si sono attivati prontamente ed ampiamente spesi per far rientrare a casa anche questi due ultimi Comuni della Valmarecchia; il terzo riguarda il Parlamento: la Camera dei deputati si è espressa a favore, manca solo il passaggio del Senato. Non è più il momento di nascondersi dietro a un dito o di fare azioni dilatorie: o si approva o si respinge, ma lo si fa oggi (Applausi). Se qualche Gruppo è contrario, schiacci il bottone rosso. Tutto qui, è semplice (Applausi).

Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, cercando di trovare un aspetto positivo in questa vicenda che ha tenuto banco per quasi tre anni. Vi è la consapevolezza comune - e non credo di poter essere smentito dai colleghi degli altri Gruppi - che il processo di attuazione dell'articolo 132 della Costituzione debba essere riformato o quantomeno subire un adeguato tagliando. Due sono gli ambiti dove ritengo si possa e si debba intervenire: il primo è la modifica del meccanismo di calcolo del quorum, che tenga conto delle mutate condizioni di partecipazione al voto rispetto al passato: calo fisiologico dell'affluenza al voto ed elettorato AIRE che è di fatto impossibilitato a votare, ma conteggiato ai fini del quorum. Sul tema stiamo esaminando in Commissione un disegno di legge della Lega che propone una soluzione; ve ne possono essere altre, parliamone, discutiamone, ma non restiamo inermi.

Il secondo ambito è inserire una disciplina legislativa che imponga ai Consigli regionali delle Regioni interessate al distacco e all'aggregazione dei termini perentori entro i quali esprimere il proprio orientamento. Su questo la 1a Commissione ha approvato un ordine del giorno, cui bisogna dar seguito e non lasciarlo diventare lettera morta. Anche su questo tema esiste già un disegno di legge della Lega in attesa di essere calendarizzato.

Concludendo, non essendovi altre vie percorribili e anche in considerazione di quanto ora sinteticamente espresso, ma soprattutto con la convinta volontà di dare seguito alla scelta popolare, auspico che il Senato approvi il disegno di legge in esame e dichiaro il voto favorevole del Gruppo Lega-Salvini Premier. (Applausi).

CROATTI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CROATTI (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo presenti, colleghi senatori e senatrici, sin dalla nascita del MoVimento 5 Stelle una delle battaglie che abbiamo portato avanti con più forza è stata quella di migliorare e proteggere gli strumenti di democrazia. Al centro è stata sempre messa la figura del cittadino e la delega al politico è un problema oggettivo, perché spesso e volentieri quello che viene scelto dai cittadini non ha poi un percorso all'interno delle Istituzioni.

Troppe volte in passato abbiamo visto calpestare le scelte chiare fatte dai cittadini nelle urne, nei referendum e con le leggi di iniziativa popolare. Gli esempi sono tantissimi, a partire dalla formazione dei Governi, che non erano l'espressione della volontà dei cittadini, o addirittura quando è stato cambiato il nome al finanziamento pubblico ai partiti per consentire loro di continuare a intascare una montagna di soldi indecenti che non volevano essere più dati. (Applausi). O, ancora, non ascoltando la richiesta plebiscitaria di non piegare un bene pubblico come quello dell'acqua al profitto delle logiche economiche. Sono tutti eventi che hanno svilito la volontà delle persone che si sono recati alle urne.

Oggi, all'interno di quest'Aula, si discute il tema di due piccoli Comuni, che sembra insignificante davanti alle riflessioni che stiamo facendo in questo momento, ai problemi della pandemia e dell'emergenza sanitaria e alla ripartenza del Paese con il PNRR, considerando tutte le difficoltà che ci sono dietro e i provvedimenti giganteschi come quelli sul bonus del 110 per cento e sul blocco dei licenziamenti. In realtà non è così insignificante, perché si tratta di due Comuni che hanno perso la fiducia nelle Istituzioni. C'è un sottile legame fra il principio della politica che si deve portare avanti e la volontà delle persone che si deve rendere reale.

Questa vicenda porta in sé degli aspetti di principio importantissimi che non vanno sottovalutati e tocca delle corde estremamente delicate, a cominciare dal rapporto di fiducia che bisogna costruire - anzi, ricostruire - con i cittadini. (Applausi). Quando una persona si reca al seggio ed esprime una volontà, noi abbiamo il dovere di portarla avanti.

Montecopiolo e Sassofeltrio sono due piccoli Comuni delle Marche che quattordici anni fa, nel giugno 2007, hanno votato il passaggio alla Provincia di Rimini, nell'Emilia-Romagna, utilizzando lo strumento del referendum previsto dall'articolo 132, comma 2, della nostra Costituzione. La maggioranza fu larghissima: 83 per cento in un Comune e 87 nell'altro. Le persone che vanno a votare hanno il diritto di essere rappresentate. (Applausi).

Stiamo parlando di 1.075 abitanti di Montecopiolo e 1.421 di Sassofeltrio: sono 2.496 cittadini a cui non sono arrivate risposte da questo Parlamento per tanti anni.

Devo dare atto alla Commissione affari costituzionali e al relatore Grassi di aver fatto molta attenzione, operando con efficacia, determinazione e soprattutto prudenza, rispettando i cittadini. In questi ultimi anni sono stati ascoltati tutte le categorie, i sindaci e le Regioni coinvolte nelle vicenda. Occorre ora la determinazione di dire basta a questa vicenda che dura veramente da troppi anni. Si tratta di un'attesa indecente che ha trasudato disprezzo nei confronti delle scelte dei cittadini e soprattutto degli strumenti di partecipazione previsti dalla nostra Costituzione; un disprezzo condito anche dall'arroganza e dall'ambiguità di alcuni politicanti che si sono messi a difesa dei campanili, senza rispettare la volontà espressa alle urne.

Restituire dignità al voto espresso dai cittadini di questi due piccoli Comuni significa sanare una ferita democratica inaccettabile, significa non strumentalizzare la lettera del sindaco di cui tutti quanti hanno parlato oggi in Aula perché lui l'ha scritta solamente a tutela dei cittadini che rispetta. (Applausi); significa oggi in quest'Aula che nel nostro Paese si può avere davvero fiducia nelle istituzioni e che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Per questo, al di là degli schieramenti politici, dobbiamo ribadire con forza questo argomento e per questo motivo il MoVimento 5 Stelle esprimere voto favorevole. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge n. 1144, nel suo complesso.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi).

Risultano pertanto assorbiti i disegni di legge nn. 720 e 959.

Discussione del documento:

(Doc. IV, n. 7) Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni ambientali e telefoniche del senatore Luigi Cesaro nell'ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti (ore 18,46)

Approvazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento IV, n. 7, recante: «Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni ambientali e telefoniche del senatore Luigi Cesaro nell'ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti trasmessa dal Tribunale di Napoli Sezione del Giudice per le indagini preliminari il 15 luglio 2020».

La relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari è stata già stampata e distribuita.

Ricordo che la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha deliberato, a maggioranza, di proporre all'Assemblea di accogliere la richiesta di autorizzazione all'utilizzo relativamente a sei intercettazioni, ossia riguardo alle intercettazioni progressive 253, 297, 299 e 902 del 21 e del 22 ottobre 2016, captate sull'utenza e a bordo dell'autovettura di Luigi Vergara, nonché riguardo alle intercettazioni di cui al progressivo n. 186 del 1° dicembre 2016, e al progressivo n. 16.100 del 27 giugno 2017; di diniegare la richiesta di utilizzazione delle restanti intercettazioni effettuate a bordo dell'autovettura di Luigi Vergara dal 5 febbraio 2017 in poi.

Chiedo al relatore, senatore Cucca, se intende intervenire.

CUCCA, relatore. Signor Presidente, sarò brevissimo come sempre è capitato in queste circostanze, facendo semplicemente il sunto di quanto accaduto in Giunta. In effetti il 15 luglio del 2020 il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Napoli aveva chiesto al presidente del Senato della Repubblica l'autorizzazione all'utilizzo di una serie di intercettazioni di conversazioni ambientali e telefoniche del senatore Luigi Cesaro nell'ambito di un procedimento penale pendente appunto davanti al tribunale di Napoli. Il presidente del tribunale di Napoli aveva deferito la richiesta alla Giunta.

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 18,48)

(Segue CUCCA, relatore). La Giunta ha esaminato la questione in diverse sedute - del 6 ottobre, del 4 novembre e del 2 dicembre 2020 e anche del 12 gennaio, del 4, 17 e 25 marzo 2021 - e dopo approfondita discussione è giunta ovviamente alle conclusioni già prospettate e riferite dalla Presidenza.

C'è solo da specificare che, in effetti, erano dei gruppi di intercettazioni e che l'intercettato era tale Luigi Vergara; una telefonata è stata intercettata a bordo dell'auto di Francesco Di Spirito e c'è una intercettazione in cui l'intercettato era tale Francesco Di Lorenzo.

Ancora una volta si è seguito il metodo che questa Giunta ormai segue da otto anni, per lo meno da quando ne faccio parte; verosimilmente, lo si seguiva anche da prima, perché non credo sia stato innovato assolutamente niente. Come ho avuto modo di dire anche nell'ultima seduta dell'Assemblea nella quale abbiamo esaminato casi analoghi, nel corso di intercettazioni telefoniche a carico di un soggetto intercettato, che è evidentemente diverso dal parlamentare con cui dialoga - altrimenti non sarebbero utilizzabili, poiché le intercettazioni a carico di un senatore devono essere preventivamente autorizzate dal Senato -, abbiamo sempre applicato la cosiddetta intercettazione indiretta, concedendo l'autorizzazione solo per quelle intercettazioni che sappiamo con certezza essere casuali.

Nell'individuare l'intercettazione casuale, ovviamente facciamo anzitutto riferimento alla prima intercettazione, rispetto alla quale evidentemente chi ascolta non può sapere chi sia l'interlocutore del soggetto intercettato e nella fattispecie che sia un parlamentare. Inoltre, sempre applicando il metodo della casualità, quando una, due o tre intercettazioni sono state raccolte in tempi estremamente vicini, quindi senza avere la certezza che ci sia stata la possibilità di conoscere l'identità della persona che dialogava con il soggetto intercettato, abbiamo sempre concesso l'autorizzazione.

Abbiamo invece escluso l'utilizzabilità di quelle intercettazioni nelle quali è verosimile che chi ascoltava avrebbe potuto sapere che il soggetto che dialogava fosse un parlamentare, e a quel punto avrebbero dovuto sospendersi immediatamente le intercettazioni o comunque avrebbero dovuto essere dichiarate inutilizzabili.

Per questi motivi, poiché abbiamo avuto diversi soggetti intercettati e nel corso di quelle intercettazioni è stato in maniera indiretta ascoltato il senatore Cesaro, abbiamo preso soltanto quelle che verosimilmente erano assolutamente casuali, ma con un criterio di verosimiglianza che è molto vicino alla certezza. Infatti, la prima intercettazione è sicuramente casuale; e se un'altra telefonata è dell'indomani, è evidente che non c'è stato il tempo di verificare l'identità del soggetto che dialoga. Mentre, della corposa richiesta formulata dal giudice per le indagini preliminari, abbiamo escluso tutte quelle per le quali sicuramente chi ascoltava era a conoscenza dell'identità del dialogante o comunque avrebbe avuto la possibilità di conoscerne l'identità.

Per questi motivi, abbiamo deliberato di concedere l'autorizzazione all'utilizzo di sei intercettazioni, ossia quelle del 21 e del 22 ottobre 2016, captate sull'utenza e a bordo dell'autovettura di Luigi Vergara, nonché le intercettazioni del 1° dicembre 2016, a bordo dell'auto di Francesco Di Spirito, ed inoltre quella del 27 giugno 2017 - come vedete, c'è sempre un lasso di tempo notevole - sull'utenza di Francesco Di Lorenzo. Abbiamo quindi ritenuto di negare l'autorizzazione per tutte le altre intercettazioni.

PRESIDENTE. Poiché non vi sono iscritti a parlare in discussione, passiamo alla votazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, il Gruppo Fratelli d'Italia voterà a favore della proposta del relatore, del resto abbiamo votato a favore anche in Giunta, perché riteniamo equilibrata e fondata la proposta del senatore Cucca. In sostanza si tratta di autorizzare soltanto sei delle 21 conversazioni intercettate, perché soltanto su queste vi è la prova che si tratta davvero di intercettazioni casuali, occasionate da circostanze che gli inquirenti non potevano prevedere al momento in cui le hanno effettuate. Per tutte le altre 15 c'è invece la ragionevole certezza che, in realtà, nel momento in cui sono state effettuate, gli inquirenti erano già perfettamente in grado di sapere che stavano ascoltando le conversazioni di un parlamentare, in violazione della Costituzione. Per queste ragioni esprimeremo un voto favorevole.

ROSSOMANDO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSSOMANDO (PD). Signor Presidente, colleghi, intervengo su questo specifico caso e anticipo che le argomentazioni di questa dichiarazione di voto valgono, per relationem, anche per il caso seguente. Come è stato ben esposto, in entrambi i casi la Giunta e ora l'Assemblea del Senato esercitano pienamente il ruolo loro attribuito, volto cioè ad individuare se, come e quando sono utilizzabili intercettazioni ottenute indirettamente. Abbiamo esattamente esercitato questo ruolo, valutando la casualità dell'intercettazione ed escludendo dall'utilizzazione quelle comunicazioni in cui ormai era chiaro l'obiettivo dell'indagine. Quindi, il nostro voto sarà convintamente favorevole, cogliendo così un'altra occasione per ribadire una valutazione necessaria, seria e obbligatoria su quello che è, nasce e deve rimanere null'altro che un mezzo di prova, niente di più e niente di meno. Penso che l'esercizio di questo ruolo, per il Parlamento, sia importante e coinvolga importanti prerogative, ma sia anche un esercizio dentro le regole del codice di procedura penale e, naturalmente, della Costituzione.

PAROLI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAROLI (FIBP-UDC). Signor Presidente, noi riteniamo invece, con grande rispetto per il senatore Cucca, che è ben consapevole della mia stima, che la Giunta nel suo complesso abbia deciso, con una relazione corretta, di seguire un iter e una prassi che sono effettivamente ormai consuetudine dei lavori della Giunta e dell'Assemblea. Anche di fronte a una relazione corretta, riteniamo però che l'applicazione pedissequa della prassi parlamentare non ci aiuti a interpretare correttamente le prerogative inerenti l'articolo 68 della Costituzione.

Ruberò pochi minuti, ma è importante che l'Assemblea e i colleghi senatori pongano questo tema al centro della propria attenzione, perché è come se ci trovassimo di fronte ad una situazione per cui, come si usa dire in termini medici, l'operazione è riuscita, ma il paziente è morto. Dobbiamo essere consapevoli che le intercettazioni indirette sono prassi solo in Italia. All'estero non esistono assolutamente questo istituto e questa consuetudine. I parlamentari non sono intercettabili senza l'autorizzazione della Camera cui appartengono: punto e basta. Questo è un caso limite, ma, effettivamente, la stessa fattispecie si può estendere ed applicare, non a tutti i casi, ma a tanti casi. Dobbiamo essere consapevoli che il dettato costituzionale viene aggirato. Noi non possiamo far finta di nulla.

È vero che la Corte costituzionale, in un'evoluzione della propria giurisprudenza, ha introdotto questo meccanismo, ma è anche vero che, nell'ultima significativa decisione della Corte, del 2013, laddove si trattava di intervenire in quello che è stato definito il caso "trattativa Stato-mafia", che vedeva coinvolto l'onorevole Napolitano, nella figura di Presidente della Repubblica, e l'onorevole Mancino, in quel caso intercettabile poiché non più parlamentare, in quel caso la Corte ha dato come indicazione, non solo la non utilizzabilità delle intercettazioni per quanto riguardava il presidente della Repubblica Napolitano, ma anche delle stesse intercettazioni, poiché intervenute con Napolitano, dell'ex onorevole Mancino.

In più, in quella decisione, la Corte ordinava la distruzione di tutti i tabulati e quindi di tutte le intercettazioni. Questa era l'applicazione corretta dell'articolo 68 estesa al Presidente della Repubblica. Colleghi, dobbiamo anche essere coscienti del fatto che il Presidente della Repubblica non ha una tutela con prerogative all'interno della Costituzione, mentre i parlamentari sì. Quindi, in questo caso, chi dovesse obiettare che si trattava del Presidente della Repubblica, deve essere anche consapevole che la tutela al Presidente della Repubblica si desume, si evince, è una conseguenza.

In sostanza, stiamo autorizzando, qui come in altre situazioni, intercettazioni indirette, che non dovrebbero avere casa, che non dovrebbero esistere. Quando viene intercettato un parlamentare, l'intercettazione non è utilizzabile: punto e basta. In particolare, bene ha detto il collega Cucca: è consuetudine fare in modo che, se l'intercettazione indiretta si ritiene casuale, allora può essere utilizzata. Si autorizza la prima intercettazione, la prima richiesta, e si negano le altre.

Il caso del collega Cesaro è un caso limite, anche perché le intercettazioni casuali in questa fattispecie sono intercettazioni su ben tre utenze diverse. Colleghi, credo che la casualità in questo caso proprio non esista. In particolare, pongo anche il tema che noi abbiamo ricevuto la richiesta di utilizzazione di telefonate a far data dalla prima che viene presentata, ma noi non sappiamo quando è iniziata l'intercettazione.

Per fare un esempio, potrebbe benissimo essere che l'intercettazione di una utenza telefonica sia iniziata a febbraio, che continui nonostante si ascoltino colloqui con un parlamentare e che poi, a fronte di una intercettazione che, per qualsiasi motivo, si ritenga interessante, la prima di cui si richiede l'utilizzo sarà l'intercettazione che si ritiene interessante. Questo avviene sapendo che l'iter parlamentare normalmente consente di utilizzare la prima intercettazione, ma tutto a discapito del dettato costituzionale.

Lo ripeto: questo sta accadendo, così si aggira il dettato costituzionale, la cosa accade solo in Italia e di casuale c'è poco, quando le intercettazioni sono le cosiddette intercettazioni a strascico. È evidente, infatti, che quando le intercettazioni riescono a intercettare un parlamentare su più utenze telefoniche, c'è poco di casuale.

Noi oggi voteremo contro, perché riteniamo doveroso porre il problema dell'interpretazione che la Giunta e l'Assemblea del Senato dovranno modificare. Auspico che ci sia una modifica dell'orientamento e delle interpretazioni che dobbiamo dare in casi come questi, perché diversamente avalleremmo l'aggiramento del dettato costituzionale.

Per questi motivi riteniamo di non condividere la prassi adottata e voteremo contro la relazione della Giunta. (Applausi).

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 19,06)

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signora Presidente, vorrei semplicemente annunciare il voto favorevole dei senatori di LeU-Ecosolidali alla relazione della Giunta, illustrata dal relatore Cucca, sulle domande di autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni per quanto riguarda il senatore Luigi Cesaro.

EVANGELISTA (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Prego i colleghi che sono davanti alla sua postazione di consentirle di intervenire.

EVANGELISTA (M5S). Signor Presidente, al nostro esame è il caso di Luigi Cesaro: si tratta della richiesta di autorizzazione a procedere all'utilizzazione di intercettazioni telefoniche e ambientali. In particolare, la Giunta, dopo un attento lavoro (non sto qui a narrare i fatti che ha ben riassunto il relatore), ha votato a maggioranza affinché si autorizzasse la magistratura ad utilizzare le seguenti captazioni: quattro intercettazioni a bordo di autovettura e riguardo all'utenza di un terzo, dell'ottobre 2016, un'intercettazione di dicembre 2016 e un'altra di giugno 2017. Si tratta sempre di intercettare terze utenze, rispetto alle quali però, appunto, la conversazione a un certo punto avviene con un parlamentare, appunto con il senatore Cesaro.

In questo caso il MoVimento 5 Stelle si è sentito in dovere di applicare rigorosamente la Carta costituzionale, la legge e perfino l'orientamento della giurisprudenza e della Corte costituzionale, in particolare della sentenza del 2007, al fine di consentire alla magistratura l'utilizzazione di quelle captazioni che hanno il carattere dell'occasionalità, un carattere fortuito, perché solo in quel momento l'autorità giudiziaria, nel caso particolare il gip che indagava sul reato di voto di scambio politico-mafioso nei confronti del senatore Cesaro, non sapeva che stava intercettando un parlamentare. (Commenti). Quindi, l'atto di indagine era diretto a soggetti terzi, non era quindi un atto di indagine in fraudem legis e soltanto successivamente, nel momento in cui si è evinto che l'intercettato era anche un parlamentare, la magistratura avrebbe dovuto fermarsi. Ed ecco che per questo e altri fatti e intercettazioni di conversazioni con il senatore Cesaro, anche il MoVimento 5 Stelle non ha accettato di autorizzare la magistratura.

Per questo motivo confermo il voto favorevole alla proposta del relatore. (Applausi).

CRUCIOLI (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

CRUCIOLI (Misto). Signor Presidente, colleghi, vorrei che fosse chiaro quello che ci viene chiesto di votare oggi. Ci viene chiesto di votare per negare quindici intercettazioni e invece consentire l'utilizzo di sei intercettazioni nel giudizio che vede a processo il senatore Cesaro per reati gravissimi, come il voto di scambio politico-mafioso. La Giunta non ha nemmeno consentito di votare separatamente queste due parti, per poter dire sì all'autorizzazione di sei intercettazioni e no all'utilizzo di altre quindici intercettazioni. Quindi, colleghi - mi rivolgo soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - votando a favore negherete l'utilizzo di 15 intercettazioni che sarebbero preziose per stabilire se certi reati sono stati commessi o meno dal senatore Cesaro.

Per questo L'Alternativa C'è voterà contro questa proposta.

PRESIDENTE. Indìco la votazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di accogliere la richiesta di autorizzazione all'utilizzo relativamente a sei intercettazioni, ossia riguardo alle intercettazioni progg. 253, 297, 299 e 902 del 21 e del 22 ottobre 2016, captate sull'utenza e a bordo dell'autovettura di Luigi Vergara, nonché riguardo alle intercettazioni prog. 186 del 1° dicembre 2016 e prog. 16100 del 27 giugno 2017; di diniegare la richiesta di utilizzazione delle restanti intercettazioni effettuate a bordo dell'autovettura di Luigi Vergara dal 5 febbraio 2017 in poi.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Discussione del documento:

(Doc. IV, n. 8) Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Roberto Marti, deputato all'epoca dei fatti, nell'ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti (ore 19,11)

Approvazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento IV, n. 8, recante: «Domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Roberto Marti, deputato all'epoca dei fatti, nell'ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti Trasmessa dal Tribunale di Lecce Sezione del Giudice per le indagini preliminari il 29 settembre 2020 ».

La relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari è stata già stampata e distribuita.

Ricordo che la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha deliberato, a maggioranza, di proporre all'Assemblea di accogliere la richiesta di autorizzazione per intercettazioni di cui ai progressivi nn. 3809, 3821 e 3822 del 3 aprile 2015, nonché di cui ai progressivi nn. 3823, 3824, 3825 e 3826 del 4 aprile 2015 e di respingere la stessa per tutte le altre conversazioni.

Chiedo al relatore, senatore Durnwalder, se intende intervenire.

DURNWALDER, relatore. Signor Presidente, in data 29 settembre 2020 il gip presso il tribunale di Lecce ha chiesto al Senato l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Roberto Marti nell'ambito di un procedimento penale pendente anche nei suoi confronti, nel quale il senatore risulta coindagato per i reati di tentato abuso d'ufficio, falso ideologico aggravato e tentato peculato in riferimento all'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica alla famiglia di Antonio Briganti, fratello di Pasquale del clan Briganti.

Nella seduta del 14 aprile 2021, come già ricordato, la Giunta ha deliberato, a maggioranza, di proporre all'Assemblea di accogliere la richiesta di autorizzazione per le captazioni di cui ai progressivi nn. 3.809, 3821 e 3822 del 3 aprile 2015, nonché per i messaggi SMS di cui ai progressivi nn. 3823, 3824, 3825 e 3826 del 4 aprile 2015 e di respingere la stessa per le altre conversazioni.

In punto di motivazione occorre rilevare che nelle informative della Guardia di finanza del gennaio 2014 viene ipotizzato un reato di associazione a delinquere commesso dal senatore Marti insieme a Monosi e a Pasqualini. Secondo la Guardia di finanza, l'associazione criminosa in questione era finalizzata a concedere alloggi di edilizia residenziale pubblica a soggetti privi dei relativi requisiti. Tale informativa rende espressamente edotta l'autorità giudiziaria della qualifica di parlamentare investita da Marti alla data del gennaio 2014 e rende edotta la stessa di un sodalizio criminoso sussistente tra il senatore, il Monosi e il Pasqualini.

L'associazione a delinquere presuppone un vincolo associativo tendenzialmente stabile e, conseguentemente, viene inquadrata dalla dottrina nell'ambito dei reati permanenti. Quindi, anche alla luce di tale carattere di relativa stabilità del sodalizio criminoso, elemento costitutivo del reato associativo, era sicuramente prevedibile, alla stregua di un criterio di plausibilità e di ragionevolezza, che le intercettazioni effettuate sull'utenza del Monosi e su quella del Pasqualini consentissero prima o poi di captare anche le conversazioni del terzo membro dell'associazione, ossia del senatore Marti. Le captazioni in questione conseguentemente non rivestono il requisito della fortuità, in quanto l'autorità giudiziaria accetta il rischio di tale evento, peraltro poi puntualmente verificatosi, ossia il rischio che, intercettando l'utenza di due membri dell'associazione, si captassero anche le conversazioni degli stessi con il terzo membro, parlamentare in carica.

Per quel che concerne invece la richiesta di autorizzazione inerente alle captazioni sull'utenza telefonica del Greco Rosario detto Andrea (del 3 e 4 aprile 2015), va rilevato che nell'informativa del 2014 tale soggetto non è mai stato citato. Di conseguenza, la captazione delle conversazioni di Marti con il Greco non erano prevedibili, non avendo l'autorità giudiziaria alcun elemento per prefigurare tale evento. Si ritiene quindi che possa essere prospettata la fortuità, atteso il brevissimo arco temporale nel quale le conversazioni stesse sono state intercettate.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

È iscritto a parlare il senatore Vitali. Ne ha facoltà.

VITALI (FIBP-UDC). Signor Presidente, non vorrei minare il clima che si è creato in Giunta su questa vicenda, però mi interessa mettere l'accento su alcune considerazioni e mi auguro che i colleghi vogliano prestare un minimo di attenzione non per la mia persona, ma per alcuni elementi e per alcune situazioni che andrò a rappresentare. Esiste l'articolo 68 della Costituzione, che dà, per determinate situazioni, delle garanzie ai parlamentari. Si può condividere o non condividere questa guarentigia, ma finché esiste essa va applicata, così come il legislatore costituzionale ha stabilito e così come numerosissime sentenze della Corte di cassazione hanno stabilito.

Qui parliamo di un procedimento che nasce nel 2014 e che riguarda l'assegnazione di alcune case. Il senatore Marti fino al 2013 è stato assessore alla casa e quindi la Guardia di finanza ha inserito, nel contesto della notizia criminis, anche la partecipazione del diventato onorevole Marti, perché nel 2013 lasciò la carica di assessore alla casa e assunse quella di parlamentare.

Ebbene, cosa ci dice la Corte di cassazione? Ci dice che per intercettare un parlamentare è necessaria l'autorizzazione, che possono essere utilizzate le intercettazioni occasionali e che la Giunta deve verificare se alcuni soggetti mirati dalla pubblica accusa altro non erano che uno strumento subdolo per intercettare il parlamentare.

Ebbene, onorevoli colleghi, il pubblico ministero sa dal 2014 che Marti è indagato o indagabile. Perché non l'ha iscritto nel registro degli indagati, come prescrive l'articolo 335 del codice di procedura penale? Non lo ha fatto neanche nel 2015 - lo dico al relatore - perché del 2015 sono quei messaggi la cui acquisizione viene autorizzata dalla Giunta. Anche nel 2015 viene data conferma della possibile partecipazione a questo disegno criminoso del senatore Marti, ma il pubblico ministero continua a non iscriverlo nel registro degli indagati. Lo fa solo nel 2017, dopo che per quattro anni ha indagato come meglio ha potuto.

Onorevoli colleghi, allora come si fa a sostenere che si tratta di intercettazioni occasionali, se la procura sapeva che già dal 2014 era indagabile? La Cassazione ha detto che esiste una responsabilità disciplinare per il pubblico ministero che non iscrive l'indagato nel registro degli indagati, come prescrive la legge, perché l'iscrizione nel registro degli indagati non è discrezionale, ma è obbligatoria ed è nell'interesse dell'indagato. (Applausi). Perché non ha iscritto l'onorevole Marti, quando avrebbe dovuto? È evidente: per non dargli le garanzie che la legge prevede per l'indagato, come la comunicazione della richiesta di proroga delle indagini o l'avviso di sequestro o di acquisizione. Lo ha fatto alla fine, quando in tutte le maniere ha cercato di coinvolgerlo.

Il pubblico ministero dice che si tratta di telefonate occasionali, che sono state sbobinate in un secondo momento. Questa - scusatemi - è una fesseria enorme. Si sa perfettamente che l'intercettazione avviene in costante ascolto dell'ufficiale o dell'agente di polizia giudiziaria. (Applausi). È vero che non viene sbobinata subito, ma l'agente di polizia giudiziaria ha l'obbligo di trascriverne succintamente il contenuto nel registro che viene portato a conoscenza del pubblico ministero, il quale sapeva del possibile coinvolgimento. Lo stesso giudice per le indagini preliminari, che autorizza ogni quindici giorni la proroga delle intercettazioni, deve aver percepito elementi che potevano essere di reità.

Come fanno dunque i magistrati legittimamente i quali, quando si parla di riforma della giustizia, rivendicano il diritto costituzionale all'autonomia e all'indipendenza, anche i parlamentari devono rivendicare i loro diritti costituzionali (Applausi) senza timore, senza vergogna, senza soggezione nei confronti di nessuno, a meno che - e lo discuteremo domani - questo Parlamento non si assuma fino in fondo le proprie responsabilità e abroghi l'articolo 68 della Costituzione, come ha abrogato nel 1993 l'immunità parlamentare. A quel punto si vedrà che cosa succederà: le vicende degli ultimi mesi e delle ultime settimane, con la scoperta del famoso "sistema", dovrebbero far riflettere anche i "forcaioli" di professione sul fatto che bisogna stare attenti a cancellare delle garanzie.

Mi auguro che ci sia dunque la volontà di tutta l'Assemblea di bocciare la relazione, di andare nuovamente in Giunta e di bocciare qualunque acquisizione, perché illegittima, a fronte della richiesta fatta dal pubblico ministero. Diversamente, anche se a titolo personale, voterò contro la proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. (Applausi).

PRESIDENTE. Poiché il relatore non intende intervenire in sede di replica, passiamo alla votazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

CUCCA (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CUCCA (IV-PSI). Signor Presidente, sarò brevissimo.

Il voto del Gruppo Italia Viva-P.S.I. sarà favorevole alla proposta formulata dal relatore, corrispondendo in effetti ai criteri che sono sempre stati seguiti in questa materia.

BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, anche noi voteremo a favore della proposta del relatore, che ci convince.

EVANGELISTA (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EVANGELISTA (M5S). Signor Presidente, stiamo discutendo del caso Marti, con riferimento ad un procedimento penale pendente dinanzi al giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Lecce.

Le accuse sono diverse: corruzione elettorale, abuso d'ufficio, falso ideologico, peculato. I fatti risalgono al 2014, quando Marti era un deputato. Il caso ha fatto molto scalpore: ci sono stati infatti diversi arresti. Dalle carte del pubblico ministero risulta il tentativo di Marti di assegnare illegittimamente un immobile confiscato alla mafia al fratello di un boss, per cui i fatti sono abbastanza gravi.

Le intercettazioni riguardano sempre utenze di terzi, rispetto alle quali risultano conversazioni dello stesso onorevole Marti.

Il relatore sicuramente ha individuato delle intercettazioni che come sempre, come nel caso già esaminato, rispettano i requisiti di legge, della Carta costituzionale, oltre che della giurisprudenza, per cui potranno essere utilizzate nel processo penale: penso, ad esempio, al requisito dell'occasionalità. Nessun fumus persecutionis rispetto a queste intercettazioni che si sostanziano perlopiù in messaggi su un cellulare.

La proposta del relatore tuttavia non ci convince del tutto, perché alla fine non ha inteso ricomprendere un paio di conversazioni telefoniche che risultano agli atti tra le intercettazioni per il cui utilizzo poteva essere rilasciata l'autorizzazione alla magistratura. Rispetto a questa proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, dunque, il Gruppo MoVimento 5 Stelle annuncia il proprio voto di astensione.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, condividiamo solo in parte le conclusioni della Giunta, perché ritenevamo, con il presidente Grasso, che la proposta della Giunta fosse da integrare con l'autorizzazione all'utilizzazione di almeno altre due intercettazioni che sono, a nostro avviso, da considerarsi, come tra l'altro ha avuto modo di indicare la stessa difesa, certamente casuali ed occasionali. Mi riferisco in particolare alle intercettazioni nn. 5179 e 20006, rispettivamente del 15 maggio 2014 e del primo 1° luglio 2014.

Per tutti questi motivi, annunciamo il voto di astensione.

PRESIDENTE. Indìco la votazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di accogliere la richiesta di autorizzazione per le captazioni di cui ai progressivi nn. 3809, 3821 e 3822 del 3 aprile 2015, nonché di cui ai progressivi nn. 3823, 3824, 3825 e 3826 del 4 aprile 2015 e di respingere la stessa per tutte le altre conversazioni.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Sull'ordine dei lavori

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, chiedo l'attenzione dei colleghi e dei Capigruppo rispetto all'ordine dei lavori. Tenuto conto che abbiamo previsto una finestra anche domani pomeriggio per lo svolgimento delle ratifiche dei trattati internazionali, credo che vista l'ora convenga rinviare, salvo contrarietà, la discussione delle ratifiche a domani pomeriggio e non interromperla, vista la consueta necessità dell'unità dell'argomento.

PRESIDENTE. Senatore Calderoli, era proprio quanto stavo per proporre all'Assemblea. Se non si fanno osservazioni, diamo per acquisito questo orientamento.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

PELLEGRINI Marco (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PELLEGRINI Marco (M5S). Signor Presidente, oggi per Foggia, la mia città, è un giorno tristissimo, ma al tempo stesso di rinascita: il prefetto Grassi ha disposto lo scioglimento del Consiglio comunale e ha affidato la provvisoria gestione dell'ente alla commissaria prefettizia individuata nella persona della dottoressa Marilisa Magno, a cui do il benvenuto e a cui auguro buon lavoro con tutto il mio cuore.

Dopo l'arresto del sindaco leghista Landella, dopo le sue dimissioni di venti giorni fa, dopo il susseguirsi di arresti di altri consiglieri comunali della maggioranza di centrodestra, accusati di corruzione, concussione e peculato, reati in alcuni casi già confessati, l'epilogo di oggi era inevitabile. Le indagini stanno alzando il velo su una realtà amministrativa terrificante, in cui la facevano da padrone il disinteresse nei confronti delle esigenze dei cittadini della città e il bieco, volgare e illecito attaccamento ai soldi sporchi, all'arricchimento personale e alla pretesa di condizionare l'attività amministrativa al solo scopo di ottenere mazzette da parte di operatori economici. Le intercettazioni telefoniche e ambientali ci restituiscono uno spaccato vomitevole di mala politica, in cui le parole "cittadini", "futuro", "visione", "progetti", "speranza", "lavoro" non ci sono mai. Si possono ascoltare, invece, le cifre delle mazzette da spartire, le risate sguaiate e gli accordi illeciti.

Lo stillicidio di arresti, di scandali e di inchieste ha gettato nello sconforto un'intera comunità che era già provata dalla sfida terribile che le pericolose mafie foggiane avevano rivolto ad essa. I cittadini erano già scossi, da un lato, e sollevati, dall'altro, dall'insediamento lo scorso 9 marzo della commissione di accesso nominata dal prefetto, su delega della Ministra dell'interno, in applicazione dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali, al fine di verificare eventuali pericoli di infiltrazioni o condizionamenti da parte della criminalità organizzata nell'ambito dell'amministrazione comunale.

In conclusione, è un momento difficilissimo per la mia città, ma lo Stato in tutte le sue articolazioni ha dimostrato di saper reagire e di saper contrastare efficacemente sia le mafie sia il malaffare della mala politica. (Applausi). Ora la vita amministrativa, come detto poc'anzi, è nelle mani della commissaria prefettizia, dottoressa Magno, che troverà una realtà complessa, ma a cui io auguro di nuovo il benvenuto e dico che avrà il supporto mio e di tutto il MoVimento 5 Stelle nel suo gravoso lavoro. Buon lavoro davvero, dottoressa. (Applausi).

AUDDINO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUDDINO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, due giorni fa è stato il triste ennesimo anniversario (il ventinovesimo) della strage di Capaci e mi sento in dovere di ricordarla in questa sede in qualità di senatore.

Sono trascorsi ventinove anni da quel 23 maggio 1992, quando il giudice Giovanni Falcone venne crudelmente assassinato dalla mafia insieme alla moglie Francesca Morvillo, agli uomini della scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Per me celebrarne la memoria significa innanzitutto ricordare un uomo al servizio delle istituzioni, con un profondo senso dello Stato che lo ha portato ad un'instancabile, straordinaria ed efficace lotta alla malavita. Lo fece nella convinzione di adempiere ai doveri di magistrato, ancor prima che di cittadino. Era pienamente consapevole di essere per le cosche mafiose il simbolo dello Stato da colpire, ma non esitò a dedicare i suoi progetti di vita alla ricerca della verità e della giustizia.

Ebbene, la ricerca della verità e della giustizia è l'unico modo credibile che io conosco per onorare oggi degnamente il sacrificio di questi servitori dello Stato. Sulle stragi del 1992 e 1993 c'è ancora da scoprire tanta verità e la possiamo ottenere non soltanto con il lavoro della magistratura. È necessario aprire gli archivi di Stato per far sì che pezzi di verità vengano fuori per ricomporre la storia di un quadro finalmente unitario. È necessario che i cittadini tornino ad avere fiducia nelle istituzioni che anche io nel mio piccolo oggi in questa sede rappresento e per fare ciò queste devono compiere atti concreti. Occorre anche chiarire i contenuti delle conversazioni telefoniche fra l'ex presidente della Repubblica Napolitano e l'ex ministro Mancino, registrate nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Credo che anche questo dia senso e credibilità alle istituzioni.

C'è una mafia che, a dispetto delle sentenze, resta forte e arrogante, che mantiene le sue possibilità di infiltrarsi nelle istituzioni, perché la politica non è sempre ferma nella lotta alle mafie. Falcone parlò di menti raffinatissime e ancora oggi questa è la chiave interpretativa di estremo interesse per arrivare alla verità.

Concludo dicendo che ci tengo a dare questo mio contributo oggi in Aula a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, quest'ultimo celebrato e onorato pochi giorni fa, il quale disse che nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma quanto siamo stati credibili. Questo mio contributo è rivolto anche agli agenti di polizia, ai carabinieri, a tutti servitori dello Stato caduti esercitando il proprio dovere nel rispetto della giustizia. Un giorno questo Paese dovrà onorare degnamente il loro sacrificio, ristabilendo tutta la verità. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Auddino, vorrei soltanto ricordare a lei e all'Assemblea che alcuni degli argomenti che lei ha toccato sono di competenza della Commissione parlamentare antimafia, che è la sede deputata a trattarli, pertanto questo vale anche per lei e per le sue dichiarazioni. (Commenti). L'intervento di fine di seduta non è il luogo più appropriato per entrare nel merito di importanti inchieste. (Commenti). No, non è un dialogo tra me e lei. (Commenti). Sì, ma non stiamo discutendo di questo, senatore. Lei avrà perfettamente compreso che non stavamo discutendo di questo. Il mio appunto non si riferiva a ciò, infatti l'ho fatta a terminare.

GRANATO (Misto). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRANATO (Misto). Signor Presidente, due settimane fa in Senato è stato approvato un emendamento del Partito Democratico al disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto-legge Covid, che parifica, ai fini legali, per l'accesso ai concorsi nelle amministrazioni pubbliche, la laurea magistrale in scienze delle religioni con quelle in scienze storiche, filosofiche, antropologia culturale ed etnologia.

In questo momento il provvedimento è in sede di conversione alla Camera dei deputati (anzi, dovrebbe essere già stato approvato). Grazie all'equipollenza di questi titoli, anche chi ha una laurea triennale conseguita presso l'Istituto superiore di scienze religiose accreditato dalla Città del Vaticano, accedendo al corso di laurea magistrale in scienze delle religioni (e ciò, per esempio, all'Università degli studi Roma Tre avviene solo con un colloquio sul curriculum vitae), con qualche credito in più può insegnare discipline umanistiche nelle scuole statali, nonché effettuare concorsi presso la pubblica amministrazione.

Grazie a un emendamento, che dunque sembra banale e di certo privo di qualsiasi necessità e urgenza, si riconosce ufficialmente un ponte tra due percorsi di studio diversi: uno dottrinale, l'altro storico, filosofico e umanistico. Si rendono quindi più allettanti le iscrizioni ai corsi confessionali presso le università pontificie che sono in calo, ampliandone la prospettiva occupazionale.

Ma qual è l'utilità per lo Stato? Di certo le graduatorie dei docenti di discipline storiche e filosofiche non hanno bisogno di misure espansive, essendo già abbastanza sature di aspiranti; se poi immaginiamo il combinato disposto tra questo dispositivo e la cosiddetta riforma Brunetta dei concorsi pubblici, che può interferire anche con i bandi già pubblicati, rischiamo seriamente un differimento e un'alterazione delle procedure che possono produrre squilibri tra legittimi aspiranti.

È evidente come questo dispositivo normativo non abbia alcuna pubblica utilità, ma anzi interferisca in modo evidente con il principio di laicità dello Stato e i principi costituzionali di efficienza e buon andamento. Tra l'altro, non presentava alcun carattere di necessità e urgenza per essere inserito in un disegno di legge di conversione di decreto-legge. Ciò nonostante, è stato approvato in Assemblea dopo aver superato il vaglio sia della Commissione affari costituzionali del Senato, sia dei Ministeri dell'università e della ricerca e per la pubblica amministrazione e sicuramente anche la Camera dei deputati si è uniformata. Questo fa capire che in questo Paese c'è chi può e chi non può.

Il Partito Democratico non è nuovo a prebende agli ambienti ecclesiastici. Ricordiamo la famosa legge 10 marzo 2000, n. 62, con cui si è normata la parità scolastica che addirittura ha trovato posto, grazie al suo sponsor, Luigi Berlinguer, nell'articolo 33 della Costituzione, che è all'origine di svariati tentativi di trasformare il nostro sistema di istruzione pubblica in un sistema integrato pubblico-privato, o in un servizio a domanda individuale. Questo per legittimare i finanziamenti alle scuole paritarie, diretti e... (Il microfono si disattiva automaticamente).

LUNESU (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUNESU (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, questa volta è successo alle ore 10 del mattino a Iglesias, su un cavalcavia della ferrovia. La vittima è una ragazza di venticinque anni. Un uomo con un cacciavite in mano la inseguiva, già insanguinata e disperata, e stava per colpirla di nuovo sul capo quando la tempestività dei Vigili del fuoco, che dall'alto del loro grosso mezzo hanno potuto assistere alla scena, ha evitato il peggio. Ricoverata in gravi condizioni con ferite alla gola e alla testa, non è in pericolo di vita.

L'aggressore, quarantasette anni, accusato di tentato omicidio e con precedenti per tentata violenza sessuale nei confronti di un'altra donna, avrebbe osservato i movimenti della vittima, che rientrava dopo aver accompagnato la figlia di cinque anni a scuola.

Siamo di fronte a problematiche sociali di non poca rilevanza: al centro l'ennesima aggressione e violenza nei confronti di una donna che camminava per strada. La preoccupazione che spesso ti assale quando ti trovi da sola per strada è quella di essere aggredita, percossa e spesso violentata; perciò si evita di uscire la notte. Ma quando tutto questo succede alle 10 del mattino proprio non te lo aspetti. È inaccettabile. Ma questa volta un plauso all'intervento immediato dei Vigili del fuoco, che ringrazio a nome di tutti i cittadini sardi, che con spirito di servizio per primi hanno prestato soccorso alla vittima, hanno chiamato il 113 e i poliziotti della volante e gli investigatori della sezione anticrimine che, intercettando l'uomo, lo hanno fermato. Gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine ci proteggono e ci danno sicurezza.

Ma di estrema importanza è anche l'aggressore che probabilmente soffre di disturbi psichici. Ciò non significa sottrarlo alle conseguenze penali che derivano da questo atto di estrema violenza, anche perché era stato accusato anche in precedenza di violenza sessuale, ma contestualmente dovrebbe essere prevista un'attenta valutazione psichiatrica e psicologica per comprendere le motivazioni alla base dei comportamenti violenti e sarebbe necessario mettere in atto interventi specifici volti ad evitare che, scontata la pena, riprenda a molestare le donne.

Spesso i servizi territoriali istituti per accogliere i pazienti affetti da malattie mentali sono semplici ambulatori dispensatori di farmaci e il risultato potrebbe essere quello al quale abbiamo assistito.

Prendo dunque spunto da questo episodio per ribadire quanto sia importante potenziare l'assistenza territoriale, migliorarla e prendersi cura della salute mentale e delle dipendenze patologiche da troppo tempo trascurate, e non soltanto nel nostro territorio. Vi è la necessità di un ripensamento globale della sanità pubblica rispetto alle esigenze di salute di oggi, di assistenza ai minori, ai nuclei familiari e alle situazioni di disagio, con attenzione alle vittime di maltrattamento e abusi, anche con accordi e convenzioni con enti e associazioni preposte. (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 26 maggio 2021

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 26 maggio, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 19,42).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (1144)

PROPOSTA DI QUESTIONE SOSPENSIVA

QS1

de Bertoldi

Respinta

Il Senato,

            in sede di esame del disegno di legge n. 1144 riguardante "Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione",

        premesso che:

            il disegno di legge reca il distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini;

            la richiesta di distacco è stata sottoposta a referendum, indetto, con decreto del Presidente della Repubblica, per il 24 e 25 giugno del 2007, dunque ben tredici anni fa;

            mentre la regione Emilia-Romagna ha espresso il proprio orientamento favorevole sulla proposta di tale aggregazione, con la risoluzione del 17 aprile 2012, la regione Marche si è espressa negativamente, con l'approvazione della mozione n. 492, nella seduta del consiglio regionale n. 128 del 16 aprile 2019;

            la lunghezza della procedura avviatasi dopo lo svolgimento del referendum nel 2007 rende incerta l'attuale volontà delle popolazioni interessate;

            in questi ultimi tredici anni, infatti, le condizioni che avevano determinato l'avvio della procedura per il distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla provincia di Pesaro-Urbino sembrano profondamente mutate, data la naturale evoluzione demografica, economica, politica e culturale dei due territori in questione e tenuto anche conto del sensibile tasso di rotazione delle comunità coinvolte;

            il contesto politico è senza dubbio mutato, come dimostra il risultato nelle recenti consultazioni per le elezioni della regione Marche, il cui corpo elettorale ha espresso un orientamento opposto a quello precedente;

        considerato che:

            si ritiene opportuno chiedere alle popolazioni interessate di esprimersi nuovamente e sospendere, dunque, l'iter del disegno di legge in esame per favorire l'espletamento di una nuova consultazione referendaria dei comuni interessati,

        delibera:

            ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, di sospendere l'iter di approvazione del presente disegno di legge e rinviarlo fino all'esito delle elezioni amministrative previste per il prossimo autunno dalle quali emergerà il permanere o meno della volontà popolare di procedere al distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna.

ARTICOLI 1 E 2 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

Approvato

(Distacco e aggregazione)

1. I comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio sono distaccati dalla regione Marche e sono aggregati alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, in considerazione della loro particolare col locazione territoriale e dei peculiari legami storici, economici e culturali con i comuni limitrofi della medesima provincia.

Art. 2.

Approvato

(Adempimenti amministrativi)

1. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'interno, con proprio decreto, nomina un commissario con il compito di promuovere gli adempimenti necessari all'attuazione del l'articolo 1.

2. Il commissario di cui al comma 1 è nominato dal Ministro dell'interno, sentite la regione Emilia-Romagna, la regione Marche e la provincia di Rimini, anche al fine di individuare l'amministrazione che, nell'ambito dei propri stanziamenti di bilancio, ha il compito di sostenere gli oneri derivanti dal l'attività dello stesso commissario. Gli enti territoriali di cui al primo periodo si esprimono nel termine di dieci giorni dalla richiesta del parere, decorso il quale il Ministro dell'interno può comunque procedere alla nomina. Le regioni Marche ed Emilia-Romagna e le province di Pesaro e Urbino e di Rimini provvedono agli adempimenti di rispettiva competenza. Ove gli adempimenti richiedano il concorso di due o più tra i citati enti, questi provvedono d'intesa tra loro e con il commissario nominato ai sensi del comma 1. Gli enti istituzionali interessati concorrono, nel rispetto del principio di leale collaborazione, agli adempimenti necessari all'attuazione dell'articolo 1 per mezzo di accordi, intese e atti congiunti, garantendo continuità nelle prestazioni e nell'erogazione dei servizi e definendo e regolando i profili successori, anche in materia di beni demaniali e patrimoniali disponibili e indisponibili e in materia fiscale e finanziaria. Gli enti interessati, nella fase transitoria, garantiscono la piena conoscibilità delle normative da applicare e delle procedure da seguire nei diversi ambiti di loro competenza e prestano ai residenti, agli enti e alle imprese l'assistenza necessaria affinché il processo di distacco e aggregazione arrechi ad essi il minor disagio possibile. Gli enti interessati devono comunque assicurare, nella fase transitoria, l'incolumità pubblica, la tutela della salute, la parità di accesso alle prestazioni e ogni altro interesse primario dei residenti nei territori dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio.

3. I sindaci dei comuni di cui all'articolo 1 partecipano, con funzioni consultive, alle attività di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo.

4. Le regioni Marche ed Emilia-Romagna e le province di Pesaro e Urbino e di Rimini provvedono agli adempimenti di cui ai commi 1 e 2 entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Ove uno o più tra tali adempimenti non siano stati espletati entro il predetto termine, il commissario di cui al citato comma 1 fissa un ulteriore congruo termine; agli adempimenti che risultino non ancora espletati allo scadere di tale ulteriore termine provvede il commissario stesso, con proprio atto, in ogni caso assicurando che gli adempimenti necessari siano posti in essere entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge.

5. In conseguenza delle variazioni territoriali previste dalla presente legge, i comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio cessano di far parte dei collegi uninominali Marche 06 e Marche 01, di cui, rispettivamente, alle tabelle A1 e B1 allegate al decreto legislativo 12 dicembre 2017, n. 189, ed entrano a fare parte dei collegi Emilia-Romagna 15 ed Emilia-Romagna 01, di cui, rispettivamente, alle medesime tabelle A1 e B1.

6. Gli atti e gli affari amministrativi pendenti, alla data di entrata in vigore della presente legge, presso organi dello Stato costituiti nell'ambito della provincia di Pesaro e Urbino o della regione Marche e relativi a cittadini e a enti compresi nel territorio dei comuni di cui all'articolo 1 sono attribuiti alla competenza dei rispettivi organi e uffici costituiti nell'ambito della provincia di Rimini o della regione Emilia-Romagna.

7. Per la rimodulazione dei trasferimenti erariali alle province, si applica l'articolo 4, comma 9-bis, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 marzo 2010, n. 42.

8. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono alle attività derivanti dall'attuazione della presente legge nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

EMENDAMENTI

2.100 (testo corretto)

Verducci

Respinto

Sostituire il comma 1 con il seguente: «1. Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'interno, con proprio decreto, nomina un commissario con il compito di promuovere gli adempimenti necessari all'attuazione del­l'articolo 1. La definizione dei tempi degli adempimenti tiene conto della necessità di contenere e contrastare i rischi sanitari derivanti dalla diffusione del virus COVID-19».

2.101

Verducci

Respinto

Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: «la regione Marche e la provincia di Rimini,» con le seguenti: «la regione Marche, la provincia di Rimini e la provincia di Pesaro e Urbino»

2.102

Verducci

Ritirato

Al comma 5, dopo le parole «In conseguenza delle variazioni territo­riali previste dalla presente legge» inserire le seguenti: «e nelle more dell'emanazione del decreto legislativo previsto dall'articolo 3 della legge 27 maggio 2019, n. 51, per la determinazione dei collegi uninominali e plurinominali per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica».

ARTICOLO 3 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 3.

Approvato

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

EMENDAMENTO

3.100

Verducci

Respinto

Al comma 1, sostituire le parole:  «a quello della sua pubbli­cazione nella Gazzetta Ufficiale» con le seguenti: «all'espletamento di una nuova consultazione referendaria nei comuni interessati, qualora questa dovesse confermare la volontà delle popolazione di tali comuni di distaccarsi dalla Regione Marche per aggregarsi alla Regione Emilia-Romagna».

DISEGNO DI LEGGE DICHIARATO ASSORBITO

Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (720)

ARTICOLI DA 1 A 3

Art. 1.

(Distacco e aggregazione)

1. I comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio sono distaccati dalla regione Marche e sono aggregati alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, in considerazione della loro particolare collocazione territoriale e dei peculiari legami storici, economici e culturali con i comuni limitrofi della medesima provincia.

Art. 2.

(Adempimenti amministrativi)

1. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'interno, con proprio decreto, nomina un commissario con il compito di promuovere gli adempimenti necessari all'attuazione dell'articolo 1.

2. Il commissario di cui al comma 1 è nominato dal Ministro dell'interno, sentite la regione Emilia-Romagna, la regione Marche e la provincia di Rimini, anche al fine di individuare l'amministrazione che, nell'ambito dei propri stanziamenti di bilancio, ha il compito di sostenere gli oneri derivanti dall'attività dello stesso commissario. Le regioni Marche ed Emilia-Romagna e le province di Pesaro e Urbino e di Rimini provvedono agli adempimenti di rispettiva competenza. Ove gli adempimenti richiedano il concorso di due o più tra i citati enti, questi provvedono d'intesa tra loro e con il commissario nominato ai sensi del comma 1. Gli enti istituzionali interessati concorrono, nel rispetto del principio di leale collaborazione, agli adempimenti necessari all'attuazione dell'articolo 1 per mezzo di accordi, intese e atti congiunti, garantendo continuità nelle prestazioni e nell'erogazione dei servizi e definendo e regolando i profili successori, anche in materia di beni demaniali e patrimoniali disponibili e indisponibili e in materia fiscale e finanziaria. Gli enti interessati, nella fase transitoria, garantiscono la piena conoscibilità delle normative da applicare e delle procedure da seguire nei diversi ambiti di loro competenza e prestano ai residenti, agli enti e alle imprese l'assistenza necessaria affinché il processo di distacco e aggregazione arrechi ad essi il minor disagio possibile. Gli enti interessati devono comunque assicurare, nella fase transitoria, l'incolumità pubblica, la tutela della salute, la parità di accesso alle prestazioni e ogni altro interesse primario dei residenti nei territori dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio.

3. I sindaci dei comuni di cui all'articolo 1 partecipano, con funzioni consultive, alle attività di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo.

4. Le regioni Marche ed Emilia-Romagna e le province di Pesaro e Urbino e di Rimini provvedono agli adempimenti di cui ai commi 1 e 2 entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Ove uno o più tra tali adempimenti non siano stati espletati entro il predetto termine, il commissario di cui al citato comma 1 fissa un ulteriore congruo termine; agli adempimenti che risultino non ancora espletati allo scadere di tale ulteriore termine provvede il commissario stesso, con proprio atto, in ogni caso assicurando che gli adempimenti necessari siano posti in essere entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge.

5. In conseguenza delle variazioni territoriali previste dalla presente legge, i comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio cessano di far parte dei collegi Marche 06 e Marche 01, di cui, rispettivamente, alle tabelle A.1 e B.1 allegate al decreto legislativo 12 dicembre 2017, n. 189, ed entrano a fare parte dei collegi Emilia-Romagna 15 ed Emilia-Romagna 01, di cui, rispettivamente, alle medesime tabelle A.1 e B.1.

6. Gli atti e gli affari amministrativi pendenti, alla data di entrata in vigore della presente legge, presso organi dello Stato costituiti nell'ambito della provincia di Pesaro e Urbino o della regione Marche e relativi a cittadini e a enti compresi nel territorio dei comuni di cui all'articolo 1 sono attribuiti alla competenza dei rispettivi organi e uffici costituiti nell'ambito della provincia di Rimini o della regione Emilia-Romagna.

7. Per la rimodulazione dei trasferimenti erariali alle province, si applica l'articolo 4, comma 9-bis, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 marzo 2010, n. 42.

8. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 3.

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

________________

N.B. Disegno di legge dichiarato assorbito a seguito dell'approvazione del disegno di legge n. 1144.

DISEGNO DI LEGGE DICHIARATO ASSORBITO

Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (959)

ARTICOLI DA 1 A 3

Art. 1.

(Distacco e aggregazione)

1. I comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio sono distaccati dalla regione Marche e sono aggregati alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, in considerazione della loro particolare collocazione territoriale e dei peculiari legami storici, economici e culturali con i comuni limitrofi della medesima provincia.

Art. 2.

(Adempimenti amministrativi)

1. Entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro dell'interno nomina, con proprio decreto e sentite le regioni Emilia-Romagna e Marche e le province di Rimini e di Pesaro e Urbino, un commissario con il compito di promuovere gli adempimenti necessari per l'attuazione dell'articolo 1.

2. Il commissario di cui al comma 1, d'intesa con le regioni Emilia-Romagna e Marche e con le province di Rimini e di Pesaro e Urbino, individua l'amministrazione che ha il compito di sostenere gli oneri derivanti dall'attività del commissario medesimo. Gli enti interessati concorrono, nel rispetto del principio di leale collaborazione, agli adempimenti necessari all'attuazione dell'articolo 1 per mezzo di accordi, intese e atti congiunti, garantendo continuità nelle prestazioni e nell'erogazione dei servizi e definendo e regolando i profili successori, anche in materia di beni demaniali e patrimoniali, disponibili e indisponibili, nonché in materia fiscale e finanziaria. Il processo di distacco e aggregazione deve essere effettuato assicurando l'incolumità pubblica, la tutela della salute, la parità di accesso alle prestazioni e ogni altro interesse primario dei residenti dei territori coinvolti, arrecando loro il minor disagio possibile.

3. I sindaci dei comuni di cui all'articolo 1 partecipano, con funzioni consultive, alle attività di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo.

4. Le regioni Marche ed Emilia-Romagna e le province di Pesaro e Urbino e di Rimini provvedono agli adempimenti di cui ai commi 1 e 2 entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Ove uno o più tra tali adempimenti non siano stati espletati entro il predetto termine, il commissario di cui al citato comma 1 fissa un ulteriore congruo termine; agli adempimenti che risultino non ancora espletati allo scadere di tale ulteriore termine provvede il commissario stesso, con proprio atto, in ogni caso assicurando che gli adempimenti necessari siano posti in essere entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge.

5. In conseguenza delle variazioni territoriali previste dalla presente legge, i comuni di Montecopiolo e di Sassofeltrio cessano di far parte del collegio Marche 01, di cui alla tabella A allegata al decreto legislativo 7 agosto 2015, n. 122, ed entrano a fare parte del collegio Emilia-Romagna 07, di cui alla medesima tabella A.

6. Gli atti e gli affari amministrativi pendenti, alla data di entrata in vigore della presente legge, presso organi dello Stato costituiti nell'ambito della provincia di Pesaro e Urbino o della regione Marche, e relativi a cittadini e a enti compresi nel territorio dei comuni di cui all'articolo 1, sono attribuiti alla competenza dei rispettivi organi e uffici costituiti nell'ambito della provincia di Rimini o della regione Emilia-Romagna.

7. Per la rimodulazione dei trasferimenti erariali alle province si applica l'articolo 4, comma 9-bis, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 marzo 2010, n. 42.

8. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 3.

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

________________

N.B. Disegno di legge dichiarato assorbito a seguito dell'approvazione del disegno di legge n. 1144.

 

 

 

Allegato B

Pareri espressi dalla 1a e dalla 5a Commissione permanente sul testo dei disegni di legge nn. 1144, 720 e 959 e sui relativi emendamenti

La Commissione affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'interno, ordinamento generale dello Stato e della pubblica amministrazione, esaminati gli emendamenti riferiti al disegno legge in titolo, esprime, con riferimento al riparto delle competenze normative fra lo Stato e le Regioni, parere non ostativo.

Con riferimento all'emendamento 3.100, si segnala che la formulazione adottata potrebbe contrastare con l'articolo 132 della Costituzione, che prevede una riserva di iniziativa referendaria in capo ai Comuni che intendono richiedere il distacco.

La Commissione affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'interno, ordinamento generale dello Stato e della pubblica amministrazione, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, con riferimento al riparto delle competenze normative fra lo Stato e le Regioni, parere non ostativo.

Sugli emendamenti, preso atto del ritiro dell'emendamento 2.102, si ribadisce il parere espresso in data 27 ottobre 2020.

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo.

In merito agli emendamenti trasmessi dall'Assemblea, formula parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulla proposta 3.100.

Il parere è non ostativo sui restanti emendamenti.

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminati gli ulteriori emendamenti trasmessi dall'Assemblea, formula parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulla proposta 3.100.

Il parere è non ostativo sui restanti emendamenti.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

Disegno di legge n. 1144:

sulla questione sospensiva QS1, la senatrice Pinotti avrebbe voluto esprimere un voto di astensione ed il senatore Cioffi un voto contrario.

Doc. IV, n. 7:

sulla proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, la senatrice Nugnes avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Accoto, Airola, Alderisi, Barachini, Battistoni, Bellanova, Bini, Borgonzoni, Campagna, Carbone, Cario, Casini, Castaldi, Catalfo, Cattaneo, Centinaio, Cerno, Conzatti, De Poli, Di Marzio, Floridia, Galliani, Giacobbe, Ginetti, Iwobi, Leone, Marino, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nisini, Parrini, Pichetto Fratin, Pittella, Presutto, Pucciarelli, Rauti, Ronzulli, Sciascia, Segre e Sileri.

.

Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Alessandrini, Biti, Endrizzi, Ferrero, Pillon, Rivolta, Saponara, Siri e Tosato.

Procedimenti relativi ai reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione, trasmissione di decreti di archiviazione

Con lettere in data 19 maggio 2021, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha comunicato, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, che il Collegio per i reati ministeriali, previsti dall'articolo 96 della Costituzione, costituito presso il suddetto tribunale, ha disposto, con decreti del 18 maggio 2021, l'archiviazione degli atti relativi ad ipotesi di responsabilità penale nei confronti di Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, e di Luciana Lamorgese, Ministro dell'interno.

Con lettera in data 19 maggio 2021, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha comunicato, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, che il Collegio per i reati ministeriali, previsti dall'articolo 96 della Costituzione, costituito presso il suddetto tribunale, ha disposto, con decreto del 18 maggio 2021, l'archiviazione degli atti relativi ad ipotesi di responsabilità penale nei confronti di Elisabetta Trenta, Ministro della difesa pro tempore.

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Onn. Cunial Sara, Benedetti Silvia, Giannone Veronica, Vizzini Gloria, Sarli Doriana

Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell'agricoltura contadina (2243)

(presentato in data 21/05/2021)

C.1825 approvato in testo unificato dalla Camera dei deputati (T.U. con C.1968, C.2905).

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatori Pavanelli Emma, Santangelo Vincenzo, Ferrara Gianluca, Vaccaro Sergio, Lanzi Gabriele, Pirro Elisa, Di Girolamo Gabriella, Gaudiano Felicia, Vanin Orietta, Trentacoste Fabrizio, Romano Iunio Valerio, D'Angelo Grazia, Castaldi Gianluca, Mautone Raffaele, Girotto Gianni Pietro, Romagnoli Sergio, Pisani Giuseppe, L'Abbate Patty, De Lucia Danila, Maiorino Alessandra, Donno Daniela, Santillo Agostino, Presutto Vincenzo, Pellegrini Marco

Disposizioni per favorire il riutilizzo di materiali tessili post consumo (2244)

(presentato in data 20/05/2021);

senatori Tiraboschi Maria Virginia, Mallegni Massimo

Disposizioni in materia di incremento dell'indennità di funzione minima per l'esercizio della carica di sindaco (2245)

(presentato in data 24/05/2021);

senatori Fregolent Sonia, Cantu' Maria Cristina, Doria Carlo, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Briziarelli Luca, Arrigoni Paolo, Bruzzone Francesco, Pazzaglini Giuliano, Alessandrini Valeria, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Bergesio Giorgio Maria, Borghesi Stefano, Bossi Simone, Calderoli Roberto, Campari Maurizio, Candura Massimo, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Vecchis William, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fusco Umberto, Grassi Ugo, Iwobi Tony Chike, Lucidi Stefano, Marti Roberto, Mollame Francesco, Montani Enrico, Ostellari Andrea, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Riccardi Alessandra, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Saviane Paolo, Sbrana Rosellina, Siri Armando, Testor Elena, Tosato Paolo, Urraro Francesco, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano

Disposizioni per la tutela della salute umana dalla presenza di PFAS nelle acque potabili (2246)

(presentato in data 24/05/2021);

senatori Urraro Francesco, Bergesio Giorgio Maria, Alessandrini Valeria, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Borghesi Stefano, Bossi Simone, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Campari Maurizio, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Vecchis William, Doria Carlo, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Grassi Ugo, Iwobi Tony Chike, Lucidi Stefano, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Mollame Francesco, Montani Enrico, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Saviane Paolo, Sbrana Rosellina, Siri Armando, Testor Elena, Tosato Paolo, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano

Istituzione del Registro nazionale degli amministratori di condominio (2247)

(presentato in data 24/05/2021);

senatore Iannone Antonio

Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, e al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, concernenti l'introduzione del profilo professionale dell'assistente per l'autonomia e la comunicazione nei ruoli del personale scolastico (2248)

(presentato in data 25/05/2021);

senatore Marino Mauro Maria

Disposizioni in materia di lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (2249)

(presentato in data 25/05/2021);

senatore Marino Mauro Maria

Disposizioni in materia di compensazione dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione (2250)

(presentato in data 25/05/2021);

senatori Santangelo Vincenzo, Pavanelli Emma, Campagna Antonella, Trentacoste Fabrizio, Leone Cinzia, Vaccaro Sergio, Croatti Marco, Presutto Vincenzo, Vanin Orietta, Lanzi Gabriele, Donno Daniela, Marinello Gaspare Antonio, Ferrara Gianluca, Naturale Gisella, Gallicchio Agnese, Romano Iunio Valerio, Lorefice Pietro

Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di contrasto agli incendi, nonché disposizioni sull'impiego dei mezzi militari di sorveglianza per l'identificazione degli autori del reato e la vigilanza sul territorio (2251)

(presentato in data 25/05/2021).

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

8ª Commissione permanente Lavori pubblici, comunicazioni

Sen. Gasparri Maurizio

Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (2210)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio)

(assegnato in data 24/05/2021).

In sede referente

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Gov. Conte-II: Ministro affari esteri e coop. inter.le Di Maio ed altri

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ruanda, con Allegati, fatto a Kigali il 20 agosto 2018 (2220)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 10ª (Industria, commercio, turismo), 14ª (Politiche dell'Unione europea)

C.2413 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 24/05/2021);

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Gov. Conte-II: Ministro affari esteri e coop. inter.le Di Maio ed altri

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica delle Filippine, con Allegati, fatto a Roma il 30 ottobre 2017 (2221)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 10ª (Industria, commercio, turismo), 14ª (Politiche dell'Unione europea)

C.2414 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 24/05/2021);

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Gov. Conte-II: Ministro affari esteri e coop. inter.le Di Maio ed altri

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Seychelles, con Allegati, fatto a Victoria il 1° aprile 2016 (2222)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 10ª (Industria, commercio, turismo), 14ª (Politiche dell'Unione europea)

C.2416 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 24/05/2021).

Disegni di legge, presentazione di relazioni


A nome della 1ª Commissione permanente Aff. costituzionali in data 25/05/2021 la senatrice Maiorino Alessandra ha presentato la relazione unica 83, 212, 938, 1203, 1532, 1627, 1632 e 2160-A sui disegni di legge costituzionali:

Sen. De Petris Loredana "Modifica all'articolo 9 della Costituzione in materia di protezione della natura" (83)

(presentato in data 23/03/2018)

Sen. De Petris Loredana "Modifiche agli articoli 9 e 117 della Costituzione in materia di tutela degli animali, degli ecosistemi e dell'ambiente" (212)

(presentato in data 03/04/2018)

Sen. Collina Stefano ed altri "Modifiche agli articoli 2, 9 e 41 della Costituzione, in materia di tutela dell'ambiente e di promozione dello sviluppo sostenibile" (938)

(presentato in data 13/11/2018)

Sen. Perilli Gianluca "Modifica dell'articolo 9 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, protezione della biodiversità e degli animali, promozione dello sviluppo sostenibile, anche nell'interesse delle future generazioni" (1203)

(presentato in data 02/04/2019)

Sen. Gallone Maria Alessandra "Modifica all'articolo 9 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente" (1532)

(presentato in data 08/10/2019)

Sen. L'Abbate Patty "Modifica all'articolo 9 della Costituzione in materia di tutela ambientale e sostenibilità" (1627)

(presentato in data 26/11/2019)

Sen. Bonino Emma "Modifiche agli articoli 2 e 9 della Costituzione in materia di equità generazionale, sviluppo sostenibile e tutela dell'ambiente" (1632)

(presentato in data 02/12/2019)

Sen. Calderoli Roberto ed altri "Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente" (2160)

(presentato in data 30/03/2021).

Governo, trasmissione di atti e documenti

Con lettera in data 17 maggio 2021 il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi del decreto del Presidente della Repubblica concernente lo scioglimento del consiglio comunale di San Tammaro (Caserta).

Il Ministro dell'interno, con lettera pervenuta in data 18 maggio 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 146, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, la relazione sull'attività svolta nel 2020 dalle Commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamenti di tipo mafioso.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. LXXXVIII, n. 4).

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 maggio 2021 ha inviato, ai sensi dell'articolo 15 della legge 16 aprile 2015, n. 47, la relazione - predisposta dal Ministero della giustizia - sull'applicazione delle misure cautelari personali e sui provvedimenti di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, riferita all'anno 2020.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a Commissione permanente (Doc. XCIV, n. 5).

Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 18 maggio 2021, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 29 ottobre 1997, n. 374, la relazione sullo stato di attuazione della legge recante "Norme per la messa al bando delle mine antipersona", relativa al secondo semestre 2020.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 3a, alla 4a e alla 10a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. CLXXXII, n. 7).

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni su un nuovo approccio per un'economia blu sostenibile nell'UE - Trasformare l'economia blu dell'UE per un futuro sostenibile (COM(2021) 240 definitivo), alla 13a Commissione permanente e, per il parere, alle Commissioni 3a, 9a, 10a, 14a;

Comunicazione congiunta al Consiglio europeo - Stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali tra l'UE e la Turchia (JOIN(2021) 8 definitivo), alla 3a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a.

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 21 maggio 2021, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:

della Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia - IIT, per l'esercizio 2019. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 415);

di SOGESID S.p.A., per l'esercizio 2019. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XV, n.416).

Consigli regionali e delle province autonome, trasmissione di voti

È pervenuto al Senato un voto della Regione Emilia-Romagna concernente "Sessione Europea 2021. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell'Unione Europea".

Il predetto voto è deferito, ai sensi dell'articolo 138, comma 1, del Regolamento, alla 14a Commissione permanente (n. 59).

Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, trasmissione di documenti. Deferimento

Il Segretario Generale dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha trasmesso, in data 28 aprile 2021, i testi di tre raccomandazioni e di tre risoluzioni, approvate dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nel corso della riunione della Commissione permanente che si è svolta in videoconferenza il 19 marzo 2021. Questi documenti sono deferiti, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

raccomandazione n. 2195 - L'urgente necessità di rafforzare le unità di informazione finanziaria - Strumenti più efficaci per migliorare la confisca di proventi illegali. Il predetto documento è deferito alla 1a, alla 2a e alla 3a Commissione permanente (Doc. XII-bis, n. 247);

raccomandazione n. 2196 - Le conseguenze della migrazione di lavoratori sui loro figli rimasti nei paesi di origine. Il predetto documento è deferito alla 1a, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII-bis, n. 248);

raccomandazione n. 2197 - La protezione delle vittime di trasferimento arbitrario. Il predetto documento è deferito alla 1a, alla 2a e alla 3a Commissione permanente (Doc. XII-bis, n. 249);

risoluzione n. 2365 - L'urgente necessità di rafforzare le unità di informazione finanziaria - Strumenti più efficaci per migliorare la confisca di proventi illegali. Il predetto documento è deferito alla 1a, alla 2a e alla 3a Commissione permanente (Doc. XII-bis, n. 250);

risoluzione n. 2366 - Le conseguenze della migrazione di lavoratori sui loro figli rimasti nei paesi di origine. Il predetto documento è deferito alla 1a, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII-bis, n. 251);

risoluzione n. 2367 - La protezione delle vittime di trasferimento arbitrario. Il predetto documento è deferito alla 1a, alla 2a e alla 3a Commissione permanente (Doc. XII-bis, n. 252).

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni deferite, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti, competenti per materia.

La signora Anna Arecchia, Presidente del Comitato nazionale per il diritto alle origini biologiche, e numerosissimi altri cittadini, chiedono disposizioni legislative volte a garantire il diritto a conoscere l'anamnesi genetica della madre biologica da parte dei figli non riconosciuti alla nascita, anche in caso di interpello negativo (Petizione n. 839, assegnata alla 2a Commissione permanente).

Interrogazioni, apposizione di nuove firme

I senatori Giammanco, Papatheu, Siclari, Mangialavori e Caligiuri hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-02531 della senatrice Bernini ed altri.

I senatori Gaudiano, Pavanelli, Corbetta, Vaccaro, Trentacoste, Croatti, Romano e Donno hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-05494 del senatore Ferrara.

Mozioni

GASPARRI, RIZZOTTI, FAZZONE, GIRO, BINETTI, PAPATHEU, CALIGIURI, GALLONE, MALLEGNI - Il Senato,

premesso che:

l'assetto istituzionale di Roma e, più in generale, la situazione critica in cui versa la città sono da tempo al centro di un intenso dibattito;

l'insufficienza dei congegni di governance è conclamata e ha generato una serie di criticità ormai endemiche: il degrado della città e delle periferie, l'ammaloramento della rete stradale, la gestione del tutto caotica e deficitaria dei servizi essenziali di area vasta (rifiuti e trasporti, in primis), la scarsa attenzione per l'immenso patrimonio artistico sono solo alcuni dei fattori che hanno portato Roma a scivolare, secondo una ricerca condotta nel 2018 da "Italia Oggi" e l'Università "Sapienza" sulla qualità della vita, all'ottantacinquesimo posto della classifica delle grandi città italiane;

l'intreccio inestricabile di competenze fra livelli di governo diversi, l'assenza di visione e progettualità, l'insufficienza delle risorse economico-finanziarie, gravate peraltro da un debito pregresso ingentissimo, contribuiscono a rendere ancora più problematico il quadro;

in tale scenario si innestano poi una serie di fattori nuovi, di stretta attualità: le ricadute della pandemia, che hanno significativamente impoverito il tessuto socio-economico della capitale, la necessità di cogliere per Roma le irripetibili opportunità di rilancio e sviluppo offerte dal PNRR, l'avvicinarsi del giubileo del 2025;

a fronte di ciò, si rende necessario e urgente mettere in campo due tipi d'iniziative, fortemente complementari e sinergiche: da un lato, quelle di più ampio respiro, di tipo ordinamentale, volte a dotare Roma dei poteri e delle risorse necessarie ad allinearla ad un modello finalmente adeguato alla sua realtà demografica, economica e politica, come avviene per tutte le principali capitali europee (Londra, Parigi e Berlino, per citarne alcune); dall'altro lato, quelle da realizzarsi nel breve termine, assicurando alla capitale una considerazione all'interno del PNRR che appare limitata;

le ragioni per le quali Roma esige una particolare attenzione sono molteplici, e quasi superflue da ricordare: a Roma hanno sede gli organi costituzionali nonché le rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri; l'estensione territoriale del comune (pari a quasi 1.300 chilometri quadrati) è equivalente alla somma dei territori dei comuni di Milano, Bologna, Torino, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Firenze e Bari; nel comune di Roma risiede la metà della popolazione del Lazio, che sale ai quattro quinti se si prende in considerazione l'intera provincia di Roma; quest'ultima, inoltre, è la provincia più estesa e popolosa d'Italia; Roma, infine, ospita il 70 per cento del patrimonio artistico italiano e il 30 per cento di quello mondiale. Come si vede, interessi locali e interessi nazionali si intrecciano in un contesto senza eguali;

con riguardo alle iniziative di tipo ordinamentale, come noto, sono in corso d'esame in Parlamento diversi progetti di legge volti a ridisegnare lo statuto giuridico della capitale, in coerenza con l'articolo 114, comma terzo, della Costituzione, che, consapevole delle sue irriducibili peculiarità, prefigura per Roma un ordinamento speciale;

i grandi problemi di governance di Roma capitale difficilmente possono essere risolti continuando ad insistere su modelli già esistenti, all'evidenza non adatti alle specificità capitoline, e rivelatisi ormai fallimentari;

appare necessaria una riforma profonda, che non sembra attuabile al livello di semplice legislazione ordinaria. Questa, infatti, vincolata a muoversi nel solco costituzionale, ha un margine di manovra piuttosto limitato: può prevedere una riallocazione delle funzioni amministrative (già tentata peraltro, con ogni possibile combinazione, dalle leggi sinora affastellatesi in modo incrementale), ma non superare il nodo attuativo, legato comunque alla necessità di trasferire con legge regionale ulteriori funzioni, e più in generale di raccordare i diversi livelli di governo territoriale coinvolti;

se si guarda ai modelli precedenti, sono stati la legge n. 42 del 2009 e i successivi decreti attuativi, approvati dal Governo Berlusconi, a dotare la capitale dei più ampi poteri amministrativi; la stessa maggioranza di centrodestra nel testo di riforma costituzionale del 2005 (non approvato in sede referendaria), ben consapevole del rilievo del tema, aveva compiuto un passo ulteriore, proponendo di conferire a Roma capitale "forme e condizioni particolari di autonomia, anche normativa, nelle materie di competenza regionale", sebbene nei limiti e con le modalità stabiliti dallo statuto della Regione Lazio. La successiva legge n. 56 del 2014, invece, ha appiattito Roma sul modello della città metropolitana, lasciandone peraltro in gran parte lacunoso lo statuto giuridico;

solo con una riforma costituzionale è possibile dotare Roma di uno statuto giuridico stabile, protetto a livello costituzionale, procedendo al conferimento anche di poteri legislativi, che in una realtà grande e complessa come quella capitolina paiono assolutamente necessari;

per quanto riguarda, invece, le iniziative da adottare nell'immediato con riferimento alla concreta declinazione e attuazione del PNRR, si riponeva un certo affidamento rispetto al fatto che il piano avrebbe riservato a Roma una consistente attenzione in termini di progetti e risorse;

in questa prospettiva, Forza Italia aveva pubblicamente indicato, in un documento presentato nel mese di gennaio 2021, una serie di obiettivi in ambito infrastrutturale, come il completamento dell'anello ferroviario, il finanziamento della linea metropolitana D (lungotevere Dante-Roma Tre e Cavalieri-Prati Fiscali), il prolungamento della linea C (Fori Imperiali), il prolungamento della metro B1 (Jonio-svincolo A1), il prolungamento della metro A (Battistini-stazione Monte Mario), il prolungamento della metro B (Rebibbia-Casal Monastero), il finanziamento della nuova linea E (Roma-Ostia-Fiumicino), l'implementazione delle metrotranvie di superficie;

Forza Italia aveva inoltre avanzato una serie di proposte volte a completare il piano della realizzazione dei servizi primari e secondari nella periferia di Roma, ivi compreso il piano per l'edilizia residenziale pubblica che a Roma riguarda 57.000 famiglie in emergenza abitativa;

il testo del PNRR sottoposto dal Governo alle Camere riserva a Roma un'attenzione non del tutto adeguata in termini di risorse, con una serie d'interventi settoriali e puntiformi;

più in particolare, dei circa 220 miliardi di euro complessivamente stanziati, a Roma sono assegnati: 300 milioni per raddoppiare gli studios di Cinecittà; 500 milioni per il progetto "Caput Mundi", che accorpa finalità disparate (fra cui, recupero e valorizzazione del patrimonio artistico e del verde, promozione del turismo), il rafforzamento della linea ferroviaria Roma-Pescara,

impegna il Governo ad assumere, in sede di attuazione del PNRR e degli interventi del fondo complementare, tutte le iniziative necessarie per dare spazio ad una visione organica circa il ruolo strategico di Roma capitale nell'ambito del PNRR, destinando ad essa risorse adeguate alla scala della popolazione, dell'estensione territoriale, delle infrastrutture e dei servizi della città, pari a non meno di 10 miliardi di euro.

(1-00370)

DE CARLO, BALBONI, BARBARO, CALANDRINI, CIRIANI, DE BERTOLDI, DRAGO, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, NASTRI, PETRENGA, RAUTI, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,

premesso che:

nel gennaio 2021, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), in applicazione del regolamento 1° gennaio 2018 sui nuovi alimenti (regolamento (UE) n. 2015/2283) ha dichiarato le larve delle tarme della farina (tenebrio molitor), fonte proteica alternativa, sicure per il consumo umano;

il 3 maggio scorso, in conseguenza della citata dichiarazione, i Paesi membri dell'UE, in seno al Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi, hanno approvato una proposta della Commissione per autorizzare la commercializzazione delle larve o disidratate o intere o come farina da utilizzare come ingrediente di altri alimenti;

il piano d'azione UE 2020-30 per i sistemi alimentari sostenibili identifica gli insetti come una fonte di proteine a basso impatto ambientale, che possono sostenere la transizione "verde" della produzione;

l'utilizzo per il consumo umano delle larve è totalmente estraneo alla cultura alimentare italiana, che trae le proprie fonti proteiche da alimenti tradizionalmente riconducibili alla dieta mediterranea, a base di pane, pasta, frutta, verdura, molti legumi, olio extra-vergine di oliva, pesce e pochissima carne;

occorre proteggere il patrimonio della dieta mediterranea, riconosciuta dall'UNESCO patrimonio immateriale dell'umanità, secondo cui trattasi di uno stile di vita che "comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l'allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo";

si ritiene, altresì, necessario proteggere anche il prodotto vitivinicolo italiano a fronte della proposta della Commissione UE contenuta nel documento COM (2018) 394 final del 1° giugno 2018, per cui i prodotti dealcolati saranno da aggiungere alle 17 categorie già normate nell'Allegato VII, Parte II del regolamento (UE) n. 1308/2013;

dal 2018, anno di presentazione da parte della Commissione degli schemi di regolamento per la riforma della PAC, è in atto un acceso dibattito in merito alla proposta di introdurre una nuova categoria di prodotti dealcolati, ai quali verosimilmente potrà essere attribuita la denominazione "vino";

in Italia la normativa in materia disciplina la coltivazione, la produzione e la commercializzazione del vino, nell'ottica della tutela dei prodotti vitivinicoli italiani e della salvaguardia del prodotto e dei territori di produzione, stabilendo altresì precise e specifiche caratteristiche organolettiche, tra cui l'alcolicità;

al fine di proteggere il prodotto vitivinicolo italiano appare necessario tutelarne altresì la denominazione, impedendo che si possano definire "vini" prodotti che non ne posseggono le medesime caratteristiche organolettiche;

premesso, altresì, che:

l'articolo 3, paragrafo 2, lettera a), punto vi), del regolamento sui nuovi alimenti (regolamento (UE) n. 2015/2283) dispone che gli alimenti costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o colture di tessuti derivanti da animali, piante, microorganismi, funghi o alghe costituiscono una delle categorie di nuovi alimenti elencate nel regolamento;

rispondendo ad una interrogazione parlamentare, la Commissione europea si è espressa nel senso di ritenere la carne "coltivata" come rientrante nella predetta categoria;

nel 2019, in sede di discussione in plenaria per la riforma della PAC (Politica Agricola Comune), è stato stralciato l'emendamento 165 alla proposta di modifica del regolamento (UE) n. 1308/2013, con il quale si chiedeva introdurre l'obbligo di indicare con la denominazione di "carne" un prodotto che fosse di esclusiva derivazione animale, con la conseguenza, nel silenzio normativo, della possibilità di commercializzare prodotti di derivazione sintetica o vegetale con la denominazione di "carne", indipendentemente dalla loro origine sintetica o vegetale;

al fine di non indurre in confusione il consumatore e per garantire che siano adeguatamente protette le produzioni di carni e derivati della carne, l'inclusione delle carni sintetiche e delle carni vegetali tra i nuovi alimenti, non può essere attuata in modo coerente senza prevedere una norma che chiarisca le modalità di etichettatura e l'espressa indicazione dell'origine sintetica o vegetale dell'alimento;

sempre in tema di etichettatura e di corretta informazione del consumatore esistono numerose previsioni normative tra cui la direttiva 2005/29/CE, che disciplina la fornitura di informazioni ai consumatori, con lo specifico obiettivo di prevenire azioni ingannevoli; il regolamento (UE) n. 1151/2012 che tutela i prodotti registrati come DOP o IGP con una specifica origine geografica, da cui derivano specifiche e peculiari caratteristiche qualitative; infine il decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, che, all'art. 32, espressamente detta norme per il contrasto all'italian sounding, fenomeno di concorrenza sleale e di sostanziale contraffazione del prodotto made in Italy che, come noto, priva le produzioni agroalimentari italiane di importanti fette di mercato;

nonostante le suddette previsioni normative, il fenomeno dell'italian sounding costituisce un serio problema per l'agroalimentare italiano e determina ogni anno un danno complessivo di 100 miliardi di euro;

in una vertenza tra Spagna e Francia, i produttori francesi di Champagne hanno svolto ricorso alla Corte europea contro il french sounding utilizzato in Spagna da alcuni tapas bar, con la denominazione "Champanillo", e nelle conclusioni depositate il 29 aprile scorso, l'avvocato generale ha proposto di dichiarare che "il diritto dell'Unione tutela i prodotti Dop contro tutte le pratiche di parassitismo commerciale aventi ad oggetto indifferentemente prodotti o servizi";

il caso portato all'attenzione della Corte di Giustizia dell'Unione europea ha delle ricadute positive con riferimento al prodotto italiano, che è il più colpito dal fenomeno della contraffazione, e deve indurre ad una riflessione in ordine alla necessità di corredare l'ordinamento di strumenti di tutela maggiormente efficaci per i consorzi che si occupano di prodotti agroalimentari di qualità;

nella strategia della Commissione europea «Farm to Fork», pubblicata nel maggio 2020, la Commissione ha chiarito l'intenzione di proporre entro fine del 2022 un'etichettatura nutrizionale armonizzata e obbligatoria a livello europeo da posizionare sulla parte anteriore della confezione dei prodotti e, tra le varie tipologie di etichettatura alimentare sperimentate e sviluppate all'interno dell'Unione europea, si è profilata l'ipotesi di adottare il cosiddetto «Nutri-score»;

il "Nutri-score" è un modello, sviluppato da un centro di ricerca francese e riconosciuto dal Governo francese, che utilizzando l'immagine di un semaforo, assegna un colore, e dunque un "via libera" o meno, ad ogni alimento in base al livello di zuccheri, grassi e sale, calcolati su una base di riferimento di 100 grammi di prodotto;

relativamente al "Nutri-Score" sono molteplici le critiche che arrivano dal mondo scientifico, fra cui quella presentata dall'ANSES (National Agency for Food, Environmental and Occupational Health & Safety) che ne ha analizzato i punti di debolezza, evidenziandone un livello di prove scientifiche insufficiente per dimostrare la sua pertinenza in materia di nutrizione ai fini della tutela della salute pubblica;

il modello in esame rischia di penalizzare fortemente i prodotti della dieta mediterranea e nel lungo periodo premierà la grande distribuzione e le multinazionali che si dedicheranno alla produzione di cibo sintetico, la cui composizione sarà manipolata in modo tale da rispondere ai parametri costruiti a tavolino, peraltro inadeguati a garantire i corretti apporti nutrizionali, la salubrità degli alimenti e conseguentemente la salute pubblica;

il 12 febbraio 2020 è stata approvata alla Camera dei deputati, all'unanimità, una mozione (1-00319) d'iniziativa del Gruppo parlamentare Fratelli d'Italia che, evidenziando i rilevanti dubbi sia di carattere scientifico che di ordine economico inerenti a tale sistema, impegnava il Governo ad adoperarsi in sede europea per contrastare l'adozione del "Nutri-Score" e per tutelare il settore agroalimentare italiano;

il "NutrInform - Battery", adottato dall'Italia con decreto del Ministro dello sviluppo economico, del Ministro della salute e del Ministro delle politiche agricole e forestali del 19 novembre 2020 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 304 del 7 dicembre 2020), è un modello di etichettatura maggiormente efficace, perché basato sulle reali quantità di singoli ingredienti e nutrienti presenti nei cibi e la loro incidenza nella dieta giornaliera;

l'adozione di questo modello come sistema integrato e condiviso dall'UE risulterebbe, rispetto al modello "Nutri-Score", più rispondente alle necessità di tutela della salute pubblica e di tutela e promozione della dieta mediterranea e dei prodotti agroalimentari di qualità italiani;

considerato, dunque, che tutti i predetti temi appaiono funzionali e necessari all'implementazione delle politiche di valorizzazione del prodotto italiano di eccellenza e qualità e la cui mancanza di adeguata tutela può pregiudicare considerevolmente il mercato dell'agroalimentare made in Italy,

impegna il Governo:

1) ad assumere ogni iniziativa utile a valorizzare e promuovere le eccellenze agroalimentari di produzione italiana, riconosciuta l'estraneità alla nostra cultura alimentare dell'utilizzo per il consumo umano delle larve;

2) ad adottare tutte le iniziative necessarie affinché ai prodotti dealcolati non sia attribuibile la denominazione "vino", al fine di difendere il prodotto vitivinicolo italiano e i prodotti DOCG, DOC e IGT;

3) ad adottare le più opportune iniziative affinché sia attribuibile la denominazione di "carne" unicamente ai prodotti che siano di derivazione animale, non già vegetale, né sintetica;

4) ad adottare tutte le misure necessarie affinché i produttori ed i consorzi operanti nel settore agroalimentare abbiano i più adeguati strumenti per difendersi, nonché maggiori incentivi per la promozione del made in Italy, riconosciuto l'italian sounding, pratica commerciale sleale al pari della contraffazione;

5) ad adoperarsi vigorosamente in sede europea mediante l'attivazione di tutti gli strumenti utili a contrastare l'ipotesi di adozione del «Nutri-score» o del sistema a «semaforo», quali sistema di etichettatura uniforme suscettibile di veicolare messaggi nutrizionali distorsivi e potenzialmente penalizzanti e dannosi per l'economia nazionale, ribadendone la contrarietà dell'Italia in ogni sua forma di applicazione e, altresì, a sostenere il "NutrInform Battery" che, invece, risulta essere un modello di etichettatura maggiormente efficace, perché basato sulle reali quantità di singoli ingredienti e nutrienti presenti nei cibi e la loro incidenza nella dieta giornaliera;

6) a prevedere una campagna informativa sul nuovo sistema di etichettatura proposto dall'Italia (NutrInform Battery) che risulti essere più efficace di un'etichetta riassuntiva (Nutriscore) e che permetta ai consumatori di comprendere le informazioni nutrizionali in modo rilevante, chiaro e completo;

7) a prevedere una fase di sperimentazione temporanea dell'etichettatura "NutrInform battery" su tutto il territorio nazionale attraverso incentivi immediati alle imprese che utilizzino il nuovo marchio, necessari a coprire le spese relative alla produzione delle nuove etichette ed allo smaltimento di quelle precedenti;

8) a porre in essere tutte le azioni possibili a livello europeo per allargare il campo di condivisione del non paper già approvato con Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria e Romania, anche ad altri Stati membri, in particolare verso i Paesi che attualmente utilizzano il sistema FOPNL denominato "Keyhole", sistema che risulta più compatibile con quello proposto dall'Italia.

(1-00371)

MALLEGNI, GALLONE, TOFFANIN, MASINI, TIRABOSCHI, DAMIANI, BERARDI, RONZULLI - Il Senato,

premesso che:

nelle ultime settimane molte persone stanno procedendo con le prenotazioni della vaccinazione contro il COVID-19;

da giorni si sta discutendo della possibilità di vaccinare nei luoghi di vacanza coloro che durante l'estate viaggeranno per turismo in regioni diverse dalla propria;

la somministrazione della seconda dose di vaccino, indipendentemente dalla tipologia, per tutti coloro che si stanno prenotando in questo periodo, avverrà all'incirca nel mese di agosto, periodo nel quale molti lavoratori stagionali (camerieri, cuochi, baristi, bagnini) potrebbero auspicabilmente essere impiegati nei lavori legati alla stagione, che sta per iniziare e quindi trovarsi in una Regione diversa da quella nella quale è avvenuta la prima somministrazione;

consentire ai cittadini che si trovano in vacanza fuori regione, di poter accedere ai sistemi di vaccinazione, oltre a garantire in modo sicuro la ripresa del settore turistico, fortemente penalizzato da molti mesi di emergenza epidemiologica, eviterebbe il rischio di una considerevole diminuzione di visitatori per ragioni legate alle scadenze vaccinali,

impegna il Governo ad intraprendere ogni azione necessaria volta a consentire agli albergatori di garantire ai propri dipendenti all'interno delle strutture ricettive la possibilità di essere vaccinati o, in alternativa, a dare agli stessi albergatori l'opportunità di concordare orari da riservare ai lavoratori del settore alberghiero e della ristorazione, all'interno degli hub vaccinali di zona, ciò al fine di garantire sicurezza ai clienti delle strutture e rendere al contempo le località turistiche più attrattive.

(1-00372)

LICHERI, MALPEZZI, DE PETRIS, TAVERNA, PERILLI, GRASSO, FERRARI, MIRABELLI - Il Senato,

premesso che sul tema dei vitalizi sono intervenute diverse delibere del Consiglio di Presidenza e decisioni degli organi di autodichia del Senato della Repubblica, in materia di revoca a seguito di condanna penale definitiva;

considerato che:

il Consiglio di Garanzia, con decisione del 18 maggio 2021, ha annullato la delibera del Consiglio di Presidenza del Senato n. 57 del 2015, che prevedeva la cessazione dell'erogazione del vitalizio per gli ex Senatori condannati in via definitiva per reati gravi;

la suddetta ultima decisione è suscettibile di determinare un grave vuoto normativo,

si impegna ad adottare tutte le opportune determinazioni, nelle sedi proprie e competenti, tenendo conto dei principi posti dalla normativa vigente in materia di incandidabilità, volte a disciplinare i casi di revoca del vitalizio dei Senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità.

(1-00373)

ROMEO, BERNINI, CIRIANI, CANDIANI, AUGUSSORI, PELLEGRINI Emanuele, CANTU', CANDURA, BRIZIARELLI - Il Senato,

premesso che il Consiglio di Presidenza, il 7 maggio 2015, ha adottato la deliberazione n. 57 in materia di cessazione dell'erogazione degli assegni vitalizi e delle pensioni a favore dei Senatori che abbiano riportato condanne definitive per reati di particolare gravità;

preso atto della decisione della Commissione contenziosa del Senato n. 664 del 13 aprile 2021 con la quale, in accoglimento di un ricorso, la predetta deliberazione è stata annullata;

considerata la decisione con la quale il Consiglio di Garanzia, il 19 maggio 2021, ha respinto il ricorso presentato in appello avverso la pronuncia di primo grado e ha confermato integralmente nel merito la decisione della Commissione contenziosa,

si impegna a rivalutare, nelle sedi competenti, nel rispetto dei principi dell'articolo 54 della Costituzione e della legge di cui all'articolo 65 della Costituzione stessa, la disciplina dei vitalizi dei Senatori in caso di irrogazione di condanne definitive per reati di particolare gravità.

(1-00374)

CUCCA, FARAONE, GARAVINI, SBROLLINI, BONIFAZI, CARBONE, CONZATTI, GINETTI, GRIMANI, MAGORNO, MARINO, NENCINI, PARENTE, RENZI, SUDANO, VONO - Il Senato,

premesso che sul tema dei vitalizi sono intervenute diverse delibere del Consiglio di Presidenza e decisioni degli organi di autodichia del Senato della Repubblica, in materia di revoca a seguito di condanna penale definitiva;

considerato che il Consiglio di Garanzia con decisione del 18 maggio 2021 ha annullato la delibera del Consiglio di Presidenza del Senato n. 57 del 2015, che prevedeva la cessazione dell'erogazione del vitalizio per gli ex Senatori condannati in via definitiva per reati gravi,

si impegna ad adottare tutte le opportune determinazioni, nelle sedi proprie e competenti, volte a disciplinare i casi di revisione o revoca del vitalizio dei Senatori, cessati dal mandato, che siano stati condannati in via definitiva per delitti di particolare gravità.

(1-00375)

Interrogazioni

D'ALFONSO, PITTELLA, ALFIERI, BITI, BOLDRINI, COLLINA, D'ARIENZO, FEDELI, FERRAZZI, IORI, LAUS, MANCA, ROJC, STEFANO, TARICCO, VATTUONE, VERDUCCI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

l'articolo 71 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, ha previsto forme di menzione, da disciplinare attraverso decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, per quei contribuenti che, avendone data comunicazione a detto Ministero, non si sono avvalsi delle sospensioni dei versamenti e dei termini per il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria per i lavoratori domestici, previste nel medesimo decreto;

durante l'esame in prima lettura al Senato del decreto-legge è stato approvato un emendamento, che ha sensibilmente rafforzato le finalità premiali dell'articolo 71, prevedendo che il rilascio dell'attestazione di menzione da parte dell'Agenzia potesse essere utilizzato dai contribuenti anche a fini commerciali e di pubblicità, nel rispetto delle modalità disciplinate dal citato decreto del Ministro dell'economia e delle finanze;

il decreto ministeriale 15 ottobre 2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2020, n. 267, in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 71 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, ha disciplinato le modalità di presentazione dell'istanza per la menzione da parte dei contribuenti, che abbiano effettuato tutti i versamenti tributari senza avvalersi delle sospensioni previste dai decreti-legge n. 18, 23 e 34 del 2020, la pubblicazione dell'elenco di tali contribuenti, definiti "contribuenti solidali", sul sito istituzionale del Ministero dell'economia e delle finanze, la durata per un anno della predetta pubblicazione e il trattamento dei dati personali per le finalità ivi previste;

considerato che:

la misura premiale prevista dall'articolo 71 del citato decreto-legge è stata predisposta con l'obiettivo di dare pieno risalto ed evidenza pubblica ai comportamenti virtuosi e al senso civico dei contribuenti, che, pur a fronte di misure vigenti di sospensione dei tributi, hanno comunque scelto di non avvalersi di tali sospensioni e di adempiere ai propri obblighi tributari in ragione delle proprie condizioni di forza e resistenza economica;

tutti i contribuenti che rispettano fino in fondo il patto sociale e realizzano pienamente l'articolo 53 del dettato costituzionale devono potere contare, più in generale, sul riconoscimento e sulla valorizzazione da parte dello Stato soprattutto in un periodo di grande difficoltà per il Paese;

la misura premiale prevista dall'articolo 71 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 deve necessariamente rappresentare soltanto un primo passo nella direzione di misure che comportino vantaggi di natura amministrativa ed economica in favore dei contribuenti, che adempiono sistematicamente ai propri obblighi tributari,

si chiede di sapere:

se siano stati effettuati un monitoraggio e un'analisi degli effetti del citato articolo 71;

se il Ministro in indirizzo intenda individuare e promuovere nuovi istituti di premialità nei confronti dei contribuenti virtuosi che adempiono con regolarità ai propri obblighi tributari, che comportino vantaggi di natura amministrativa ed economica, a partire da trattamenti preferenziali nei procedimenti amministrativi o forme di prelazione per accedere ad incentivi e misure vantaggiose;

se non ritenga opportuno inserire appositi istituti di premialità nei confronti dei contribuenti che adempiono con regolarità ai propri obblighi tributari, anche all'interno del prossimo provvedimento di "Riforma fiscale", previsto dal Piano nazionale di riforma e resilienza e oggetto di approfondita indagine conoscitiva da parte delle Commissioni congiunte 6ª (Finanze e Tesoro) del Senato e VI (Finanze) della Camera.

(3-02539)

BITI, VERDUCCI, RAMPI, MARILOTTI, PARRINI, MARGIOTTA, ASTORRE, D'ALFONSO, ROSSOMANDO, FERRAZZI, STEFANO, PITTELLA, MARCUCCI, FEDELI, ROJC, TARICCO, IORI, FERRARI, MANCA, BOLDRINI, LAUS, CIRINNA', ALFIERI, D'ARIENZO, VATTUONE, GIACOBBE, VALENTE, COMINCINI - Al Ministro dell'istruzione. - Premesso che:

il decreto del Ministro dell'istruzione n. 847 del 2019 ha ripartito i fondi del Piano di protezione civile 2018-2020 per interventi di messa in sicurezza, sostituzione edilizia e nuova costruzione di edifici scolastici in Abruzzo, Emilia-Romagna, Molise e Toscana;

all'interno del decreto ministeriale sono fatti propri i piani regionali delle suddette regioni, per un valore complessivo di 13.421.872,68 euro, con l'indicazione dei termini per la progettazione, aggiudicazione degli interventi e conclusione dei lavori (art. 2) e le modalità di rendicontazione e monitoraggio (art. 3);

considerato che:

il Comune di Vernio (Prato), come altri enti locali a conoscenza degli interroganti, si è trovato ad espletare le procedure di gara durante la pandemia, con conseguenti ritardi che non possono che essere considerati oggettivi e dovuti a una situazione straordinaria e imprevista;

il Ministero dell'istruzione ha concesso proroghe troppo brevi per consentire agli enti locali di recuperare i ritardi accumulati per cause di forza maggiore e ciò ha avuto come diretta conseguenza la revoca dei fondi, col risultato che esistono casi, come quello di Vernio appunto, in cui la revoca dei fondi è avvenuta a progettazione ultimata, in un caso, e a gara bandita, in un altro, producendo effetti pesantissimi sulla programmazione dell'ente;

la citata proroga, peraltro, non teneva di conto di realtà in cui i soccorsi istruttori e altre procedure previste dalla normativa sugli appalti pubblici hanno prodotto rallentamenti oggettivi, proprio come nel caso del Comune di Vernio;

ritenuto che:

i ritardi accumulati in questo anno e mezzo non sono certo ascrivibili alla responsabilità degli enti locali, che molto spesso si trovano con organici sottodimensionati a dover far fronte a esigenze e sfide ben più grandi e che, pertanto, hanno diritto ad avere nelle istituzioni nazionali partner presenti, attenti e disposti a venire incontro alle esigenze delle comunità locali;

una ulteriore proroga consentirebbe di espletare le procedure di gara e realizzare interventi di edilizia scolastica all'altezza di questi tempi in territori che ne hanno estrema necessità, anche in virtù della loro collocazione in aree montane o ad alta sismicità;

ritenuto, infine, che il Governo ha espresso più volte la volontà di portare investimenti pubblici sui territori, ridurre i divari sociali che caratterizzano le periferie del Paese e investire in istruzione, a cominciare dal lavoro importante fatto sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario attivarsi affinché siano concesse proroghe a quei comuni beneficiari dei fondi, di cui al citato decreto ministeriale n. 847 del 2019 che, purtroppo, si sono visti revocare i contributi a causa dei ritardi accumulati in questo anno, al fine di consentir loro di dare risposte precise ai bisogni del territorio, investendo in edilizia scolastica e, in generale, nel futuro delle proprie comunità.

(3-02540)

MARCUCCI, FERRARI, COLLINA, D'ARIENZO, ALFIERI, BOLDRINI, COMINCINI, D'ALFONSO, FEDELI, FERRAZZI, IORI, LAUS, MANCA, MARGIOTTA, MARILOTTI, PITTELLA, ROJC, STEFANO, TARICCO, VALENTE - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

l'articolo 7 della legge 12 aprile 2019, n. 31, recante "Disposizioni in materia di azione di classe" prevedeva che il provvedimento entrasse in vigore decorsi 12 mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Tale termine è stato successivamente modificato, prima in 18 mesi dall'articolo 8, comma 5, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, poi in 19 mesi in sede di conversione del medesimo decreto-legge, e, infine, in 25 mesi dall'articolo 31-ter, comma 1, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137;

la cosiddetta class action è un'azione legale collettiva condotta da una o più persone nei confronti del medesimo soggetto, al fine di tutelare i diritti vantati da più consumatori. La volontà del legislatore del 2019 è stata quella di potenziare tale istituto estendendone il campo d'azione, sia per quanto riguarda i soggetti legittimati ad accedervi, che per le situazioni giuridiche che possono essere fatte valere in giudizio;

il provvedimento, che a seguito delle citate proroghe, è entrato in vigore in data 19 maggio 2021, si compone di sette articoli e introduce nel libro quarto del Codice di procedura civile il Titolo VIII-bis (Dei procedimenti collettivi), demandando all'adozione di quattro decreti attuativi alcuni punti più qualificanti della riforma;

ai sensi dell'articolo 1 della citata legge, per aderire all'azione di classe basta inserire domanda nel fascicolo informatico, in un'area del portale dei servizi telematici gestito dal Ministero della giustizia, ma è demandato a un decreto attuativo del medesimo Ministro l'approvazione del modello di modulo di domanda e l'indicazione delle istruzioni per la compilazione dello stesso;

l'articolo 1, inoltre, prevede che con due diversi decreti attuativi del Ministro in indirizzo siano determinati il compenso a favore del difensore degli aderenti alla class action e le percentuali dell'importo che il resistente dovrà corrispondere direttamente al rappresentante comune degli aderenti;

l'articolo 2 della legge, invece, prevede che a proporre l'azione di classe potranno essere esclusivamente le organizzazioni e le associazioni iscritte in un elenco pubblico istituito presso il Ministero della giustizia. È demandato ad un successivo decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, l'indicazione dei requisiti necessari per l'iscrizione nell'elenco, i criteri per la sospensione e la cancellazione degli iscritti, nonché il contributo dovuto ai fini dell'iscrizione e del mantenimento della stessa. Spetta allo stesso decreto, infine, la definizione delle modalità di aggiornamento dell'elenco;

secondo quanto risulta agli interroganti ad oggi i predetti decreti attuativi non sono stati ancora emanati, fatto che inficia l'operatività e la piena efficacia delle disposizioni di cui alla legge 12 aprile 2019, n. 31,

si chiede di sapere se l'istruttoria relativa all'emanazione dei decreti attuativi citati in premessa sia stata avviata e, in caso affermativo, quali siano i tempi previsti per l'emanazione degli stessi.

(3-02541)

ZAFFINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

i numerosi eventi critici che avvengono all'interno degli istituti penitenziari, sia con riferimento alle rivolte dei detenuti, sia con riferimento alle evasioni e ai singoli quotidiani e crescenti episodi di aggressione ai danni degli agenti di Polizia penitenziaria, evidenziano in modo chiaro quanto sia carente l'organizzazione dell'Amministrazione penitenziaria con riferimento a:

protocolli operativi e regole d'ingaggio;

difficoltà di implementazione dei piani d'emergenza e difesa, dove esistenti;

diffusa carenza di addestramento nell'uso dell'armamento speciale (sfollagente) e del rispettivo equipaggiamento di protezione (scudo ed elmetto UBOTT);

dotazioni obsolete ed insufficienti del citato equipaggiamento. A tale riguardo risulta che, durante le richiamate rivolte, sfollagente ed equipaggiamento protettivo utilizzati, non fossero per la maggior parte idonei all'uso per scadenza della validità operativa e che in generale i reparti siano sforniti di materiale in corso di validità operativa, e che addirittura vengano consegnati ai reparti elmetti UBOTT con validità operativa già superata da anni;

assenza di dotazione di artifizi, lacrimogeni, fumogeni ed illuminanti, nonché dei rispettivi accessori di lancio;

tali criticità richiedono un intervento immediato e deciso a tutela della sicurezza degli agenti e degli operatori di Polizia penitenziaria, che risultano sguarniti di strumenti di lavoro idonei, se non addirittura nemmeno addestrati per il loro utilizzo;

a ciò si aggiunga la carenza di strumenti adeguati a contrastare il fenomeno sempre più dilagante dell'introduzione, all'interno degli istituti penitenziari, di sostanze stupefacenti, circostanza questa che dovrebbe indurre ad investire, senza indugio, nella dotazione di unità cinofile in numero sufficiente a far fronte al crescente emergere del fenomeno;

il decreto del Presidente della Repubblica 12 dicembre 1992, n. 551, recante "Regolamento concernente i criteri per la determinazione dell'armamento in dotazione al Corpo di polizia penitenziaria" prevede:

Art.6 - "Doveri dell'assegnatario", al punto C) "Mantenere l'addestramento ricevuto, mediante l'esercizio delle tecniche apprese e partecipando alle esercitazioni di tiro a tal fine organizzate dall'Amministrazione";

Art.9 - "Armamento speciale di reparto" [...] 2) "L'armamento speciale di reparto è costituito dal fucile ad anima liscia, dal fucile o carabina ad anima rigata, dallo sfollagente, dagli artifizi e dagli esplosivi..." [...] 3) "L'impiego di dette armi è consentito al personale che abbia conseguito una attestazione specifica d'idoneità; in situazioni di grave necessità e di urgenza l'autorità dirigente può disporre l'impiego anche da parte del personale non in possesso della apposita abilitazione, purché esso dia adeguate garanzie nel corretto uso delle medesime",

si chiede di sapere:

se al Ministro in indirizzo risulti quanto personale, per ogni reparto, sia stato addestrato ed abbia conseguito una attestazione specifica d'idoneità all'uso dello sfollagente e, conseguentemente, del rispettivo equipaggiamento protettivo e se sia previsto un capillare piano di addestramento e di mantenimento dell'addestramento;

se, per gli artifizi ritirati ormai da anni (lacrimogeni, fumogeni, granate), gli accessori di lancio e le armi radiate (Franchi SPAS/12), sia previsto il reintegro ed in che tempi;

se non intenda avviare una indagine circa l'obsolescenza dell'armamento speciale (sfollagente) e del rispettivo equipaggiamento di protezione (scudo ed elmetto UBOTT) in dotazione al personale di Polizia penitenziaria, che risulterebbe addirittura essere fornito con validità operativa, già superata da anni;

se non intenda individuare risorse adeguate alla fornitura di nuovi armamenti ed equipaggiamenti al personale di Polizia penitenziaria, nonché alla fornitura di unità cinofile in numero sufficiente alle esigenze dei singoli istituti.

(3-02542)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

MONTANI, PIANASSO, DORIA, CANDURA, ZULIANI, SAPONARA, PIROVANO, BERGESIO, VALLARDI, RUFA, ARRIGONI, FREGOLENT, PERGREFFI, FERRERO, ALESSANDRINI, LUNESU, LUCIDI, CORTI, IWOBI, PISANI Pietro - Ai Ministri dello sviluppo economico, della transizione ecologica e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, "decreto rilancio", nell'ambito delle misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, ha incrementato al 110 per cento l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, a fronte di specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici nonché delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici (detto Superbonus);

la legge di bilancio 2021, legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha prorogato il Superbonus al 30 giugno 2022 e, in determinate situazioni, al 31 dicembre 2022 o al 30 giugno 2023, ed ha inoltre introdotto altre rilevanti modifiche alla disciplina che regola l'agevolazione;

considerato che:

negli ultimi mesi alcuni dei materiali più utilizzati nell'attività di costruzione hanno visto un considerevole aumento dei prezzi, mettendo in seria difficoltà il settore dell'edilizia e tutta la filiera;

secondo una recente indagine realizzata dal centro studi della Confederazione nazionale artigiani (CNA), riferita ad un campione rappresentativo di imprese artigiane, micro e piccole della filiera delle costruzioni, impianti e serramenti, è emerso come l'aumento dei prezzi delle materie prime potrebbe limitare la portata del Superbonus;

come si evince dall'indagine, il 79 per cento delle imprese intervistate ha segnalato, rispetto a un anno fa, aumenti nei prezzi dei materiali, delle materie prime e delle apparecchiature legate all'edilizia;

nello specifico, gli aumenti nel settore delle costruzioni hanno riguardato soprattutto i metalli, le materie plastiche derivate dal petrolio, calcestruzzo e bitumi. Un esempio concreto è il tondo per cemento armato, che ha fatto segnare un incremento del 117 per cento tra novembre 2020 e aprile 2021. Vi sono i casi di ulteriori forti incrementi registratisi anche in altri materiali di primaria importanza per l'edilizia, come ad esempio i polietileni, che hanno subito un incremento del 48 per cento tra novembre 2020 e febbraio 2021, il rame con un incremento del 17 per cento, il petrolio con un più 34 per cento e il bitume con un più 15 per cento,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Governo intenda adottare per far fronte tempestivamente alle condizioni critiche verificatesi nel settore delle costruzioni, a causa del rialzo eccezionale dei prezzi dei materiali edili e delle difficoltà di approvvigionamento denunciate dalle imprese, e per l'attuazione di un esteso monitoraggio e rilevazione dell'andamento dei prezzi delle materie e dei materiali più significativi utilizzati nel campo delle costruzioni per il primo trimestre del 2021, rispetto agli anni precedenti;

se intenda assumere tempestivamente ogni azione necessaria atta a garantire un allungamento dei termini della detrazione maggiorata, almeno fino al 2023, al fine di evitare che l'eccesso di domanda concentrato in un breve lasso di tempo possa alimentare le distorsioni sul mercato delle materie prime.

(4-05516)

D'ALFONSO, FERRARI, FERRAZZI, FEDELI, LAUS, MARGIOTTA, PITTELLA, ROJC - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:

la direttiva 2014/89/UE istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo il cui obiettivo è contribuire allo sviluppo sostenibile dei settori energetici del mare, dei trasporti marittimi e del settore della pesca e dell'acquacoltura, per la conservazione, la tutela e il miglioramento dell'ambiente, compresa la resilienza all'impatto del cambiamento climatico;

a tal fine la direttiva prevede che ogni Stato membro elabori e attui la pianificazione dello spazio marittimo, tenendo conto delle interazioni terra-mare, delle peculiarità delle regioni marine, delle pertinenti attività, dei pertinenti usi attuali e futuri e dei relativi effetti sull'ambiente;

il piano o i piani risultanti sono sviluppati e prodotti nel rispetto dei livelli istituzionali e di governance stabiliti dagli Stati membri (art. 4) e dovranno poi soddisfare alcuni requisiti specificati negli articoli 6 e 8 della direttiva, tra cui coinvolgimento delle parti interessate, collaborazione transfrontaliera, individuazione di zone di pesca, di acquacoltura, di zone di traffico, di ricerca scientifica;

i piani e i programmi esistenti, che prendono in considerazione le acque marine e le attività economiche e sociali ivi svolte, sono inclusi ed armonizzati nella pianificazione marittima. Nello specifico, si tratta dei piani regolatori portuali, dei piani paesaggistici, dei piani regionali di gestione del demanio marittimo e di zone di mare territoriale adottati da alcune Regioni come forma attuativa, in assenza di disciplina statale, della gestione integrata della zona costiera, o anche i piani attuativi comunali di gestione del demanio marittimo, o i piani comunali di costa adottati, ad esempio, dalla Regione Puglia con legge regionale 10 aprile 2015, n. 17;

i suddetti piani avrebbero dovuto essere adottati, ai sensi dell'articolo 15 della direttiva in questione, entro il 31 marzo 2021, con decreto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile;

considerato che:

la direttiva è stata recepita dal decreto legislativo 17 ottobre 2016, n. 201 e, al momento, non risultano in corso procedure di infrazione nei confronti dell'Italia;

il decreto legislativo n. 201 del 2016 ha disposto che la pianificazione dello spazio marittimo sia attuata attraverso l'elaborazione di piani di gestione, che dovranno individuare la distribuzione spaziale e temporale delle varie attività ed usi delle acque marine, tra cui le rotte di trasporto marittimo e i flussi di traffico. I piani di gestione saranno elaborati per ogni area marittima individuata da apposite linee guida (art. 5);

tenuto conto che:

dell'elaborazione dei piani di gestione si occupa un Comitato tecnico (art.7), di cui fanno parte solamente le amministrazioni maggiormente coinvolte e le regioni interessate;

il decreto ministeriale 13 novembre 2017, n. 529, come successivamente modificato dal decreto ministeriale 11 marzo 2019, n. 89 e dal decreto ministeriale 27 giugno 2019, n. 263, disciplina l'organizzazione e il funzionamento del Comitato tecnico. I piani di gestione sono poi trasmessi ad un tavolo interministeriale di coordinamento (art. 6). Dopo l'approvazione, che può avvenire in tempi diversi, ma comunque entro il 31 marzo 2021, i piani sono aggiornati ogni dieci anni;

con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° dicembre 2017 sono state definite le Linee guida contenenti gli indirizzi e i criteri per la predisposizione dei piani di gestione dello spazio marittimo e l'individuazione delle aree marittime di riferimento, nonché di quelle terrestri rilevanti per le interazioni terra-mare;

l'articolo 8 del decreto legislativo n. 201 del 2016 ha designato, come richiesto dalla direttiva, l'Autorità nazionale competente per l'attuazione della direttiva, individuandola nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che dovrà, tra l'altro, inviare alla Commissione europea e agli altri Stati membri interessati copia dei piani di gestione dello spazio marittimo e relazionare annualmente al Parlamento sulle attività svolte per il conseguimento degli obiettivi del decreto e sinora il Comitato tecnico ha tenuto dodici riunioni,

si chiede di sapere:

quale sia la tempistica prevista per l'approvazione del decreto ministeriale recante i piani di gestione dello spazio marittimo;

quale sia lo stato lo stato di avanzamento dei lavori del Comitato tecnico in relazione alla definizione dei piani di gestione dello spazio marittimo;

se vi siano profili di responsabilità delle amministrazioni centrali, in merito al ritardo dell'Italia nell'elaborazione del suddetto quadro per la pianificazione dello spazio marittimo che si applica alle acque marine della regione del Mare Mediterraneo;

quali iniziative si intendano assumere, anche in considerazione del lavoro stringente che sta portando avanti lo speciale Comitato tecnico insediato a livello ministeriale, partecipato da competenti Università e centri di ricerca, in particolare dello IUAV di Venezia, dal CNR ISMAR e dal CORILA, per evitare che la richiamata direttiva UE venga vissuta con la logica del mero adempimento burocratico e del riscontro documentale, che consegnerebbe il valore prescrittivo della norma europea all'inutilità di una condotta difensiva e non a quella di promozione di un nuovo approccio culturale sui beni irripetibili della relazione vivente Terra - Mare blu;

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere al fine di garantire l'attuazione del piano richiamato, soprattutto nel medio periodo, considerato che occorre prevedere un percorso di almeno 3-5 anni per la sua attuazione;

quali siano le risorse stanziate per la piena copertura riferita alle coerenti attività di vigilanza, coordinamento e monitoraggio pretese dalla piena attuazione della direttiva in esame;

come si intenda coordinare e conciliare questo tipo di pianificazione con il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI), che dovrebbe auspicabilmente arrivare entro il 30 settembre 2021 e che dovrebbe riguardare, oltreché la terraferma, anche il mare, tenuto conto che l'articolo 8 della direttiva richiede che nell'elaborazione dei piani di gestione si tengano in considerazione una serie di attività, come quelle relative agli impianti e alle infrastrutture per la prospezione, lo sfruttamento e l'estrazione di idrocarburi;

se siano state previste, prima dell'approvazione del suddetto decreto ministeriale, l'attivazione del processo di valutazione ambientale strategica e una verifica della coerenza dei piani di gestione con il piano nazionale per l'energia e il clima.

(4-05517)

LEONE, VACCARO, TRENTACOSTE, PAVANELLI, FERRARA, CROATTI, PRESUTTO, VANIN, DONNO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

in data 23 luglio 2020 la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo ha presentato l'interrogazione 4-03895, che ad oggi non ha ricevuto risposta, nella quale si riportava il caso di allontanamento coatto di quattro ragazzi di Cuneo, dai 6 ai 14 anni, a seguito di denunce rivolte al padre e ai nonni paterni, a causa di presunti abusi e maltrattamenti;

motivo della citata interrogazione era non solo il fatto che i ragazzi fossero stati allontanati anche dalla madre (quest'ultima non risulta tra le persone maltrattanti), ma anche che i quattro ragazzi avrebbero subìto pressioni dai consulenti del Tribunale per i Minorenni di Torino che, attraverso perizie false, avrebbero rappresentato fatti del loro passato del tutto inesistenti con test manipolati;

considerato che:

recentemente l'avvocato della madre dei quattro ragazzi ha rilasciato dichiarazioni, pubblicate da agenzie di stampa, in riferimento al fatto che uno dei CTU incaricati dal Tribunale per i Minorenni di Torino sarebbe un pregiudicato condannato in via definitiva per omicidio colposo per colpa professionale;

inoltre i legali della madre avrebbero rilevato un condizionamento ambientale, in quanto, il padre dei ragazzi presunto maltrattante, sospetto pedofilo, sarebbe nipote del cappellano del carcere minorile di Torino. Questa parentela, secondo quanto riferisce l'avvocato, avrebbe influenzato alcune decisioni a danno dei minori e della madre, e a protezione del padre,

considerato infine che i fatti riportati, se accertati come veri, sarebbero fatti gravi sui quali occorre fare chiarezza, al fine di garantire il rispetto delle regole e il principio di legalità,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, anche alla luce di quanto recentemente emerso, non ritenga opportuno attivare i propri poteri ispettivi presso il Tribunale per i minori di Torino, al fine di dissipare ogni possibile dubbio circa eventuali irregolarità.

(4-05518)

CALANDRINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

l'ufficio del Giudice di Pace di Latina versa in condizioni di grave difficoltà, come reso noto dalla lettera scritta dal commissario straordinario dell'Ordine degli avvocati di Latina, diretta al Presidente del Tribunale e diffusa dalla stampa locale;

se l'applicazione del protocollo d'intesa sottoscritto in data 15 luglio 2020 ha apportato un beneficio all'organizzazione del presidio, in quanto ha ridotto gli accessi nella cancelleria civile, consentendo anche una più rapida acquisizione degli atti giudiziari, il contemporaneo venir meno di tre unità all'interno dello stesso ha di fatto azzerato il personale addetto alla medesima, impedendo allo stesso il regolare funzionamento;

al momento risultano addetti alle cancellerie penale e civile due sole unità di personale, un dirigente e una funzionaria e pur risultando che costoro esercitino le proprie funzioni in maniera encomiabile con orari estenuanti, che si aggirerebbero ben oltre le 12 ore giornaliere, è impensabile che un ufficio, che dovrebbe evadere circa 15.000 procedimenti all'anno, possa essere gestito da due sole persone;

allo stato attuale risulterebbero esservi oltre 300 decreti ingiuntivi e 150 sentenze da pubblicare e l'accumulo è di certo destinato ad aumentare, in considerazione dei numerosi provvedimenti che stanno depositando i GOT applicati;

è di tutta evidenza che a breve si perverrà alla paralisi dell'ufficio, essendo a rischio anche la predisposizione dei ruoli di udienza;

a parere dell'interrogante in un momento così drammatico per l'Italia e per la classe forense, è indispensabile scongiurare detta grave perdita,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda adottare provvedimenti urgenti tesi a garantire il funzionamento delle cancellerie di tutti gli uffici giudiziari di Latina e ad assegnare congrua dotazione di personale alle stesse, al fine dell'idoneo espletamento del servizio dei suddetti fondamentali presidii della giustizia.

(4-05519)

IWOBI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

secondo quanto evidenziato dal quindicesimo "Rapporto Italiani nel Mondo" della Fondazione Migrantes, relativo all'anno 2020, risultano 883 cittadini italiani iscritti all'AIRE e residenti in Nigeria;

la Nigeria è il principale partner commerciale dell'Italia nell'Africa sub-sahariana, secondo solo al Sud Africa;

nel 2020 le esportazioni italiane in Nigeria sono state pari a 786,6 mln di euro (più 6,3 rispetto al 2019), segno di un rapporto diplomatico ed economico in crescente evoluzione e sempre più strutturato;

la Nigeria rappresenta la prima economia del continente, ed è l'unico Paese africano, insieme al Togo, che ha registrato un aumento delle importazioni dall'Italia per due anni consecutivi;

sono diverse decine le imprese italiane presenti nel Paese, in molteplici settori di interesse: idrocarburi, costruzioni, infrastrutture, servizi portuali e ingegneristica;

nel 2020, inoltre, il Governo italiano ha autorizzato un'operazione militare per garantire la sicurezza nel golfo di Guinea, impiegando un dispositivo aeronavale per le attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nell'area del golfo di Guinea, Oceano Atlantico, Nigeria, Ghana e Costa d'Avorio. Nello specifico la missione mira ad assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali nell'area, con particolare riferimento alle acque prospicienti la Nigeria, proteggendo gli asset estrattivi di ENI, operando in acque internazionali, e al contempo supportando il traffico navale nazionale in transito nell'area, e rafforzando la cooperazione, il coordinamento e l'interoperabilità con la Nigeria e gli altri Stati dell'area;

considerato che, secondo quanto risulta all'interrogante, gli italiani residenti in Nigeria lamentano una serie di problematiche relative al rinnovo dei permessi di lavoro nel Paese, oltra all'annosa questione relativa al divieto del possesso di doppia cittadinanza esistente nel Paese africano,

si chiede di sapere quali iniziative diplomatiche il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di semplificare il rinnovo del permesso di soggiorno lavorativo per i nostri concittadini in Nigeria, e altresì agevolare il rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari, nella piena reciprocità di ordinamento, anche alla luce dell'aumento delle opportunità economiche descritte in premessa.

(4-05520)

LONARDO - Al Ministro dell'istruzione. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

la sentenza del Tar Lazio n. 905 del 22 gennaio 2021 ha stabilito che i ricorrenti laureati magistrali della classe LM-19 (ex LS-13) Editoria e Scrittura, possano accedere al concorso per le classi di insegnamento di materie letterarie A-12 e A-22;

il Tribunale amministrativo ha riconosciuto che «non appaiono chiare le ragioni dell'inidoneità delle citate lauree ai fini della partecipazione al concorso, soprattutto considerata l'idoneità riconosciuta dal MIUR per lauree specialistiche o magistrali con analogo percorso accademico»;

i laureati magistrali in LM-19 e ex LS-13, infatti, hanno sempre sostenuto l'inammissibile disparità di trattamento: pur in possesso del titolo di laurea e di una serie di esami specifici di area umanistica, per le classi di concorso desiderate non erano ammessi a presentare domanda,

si chiede di sapere:

alla luce della sentenza del Tar del Lazio, quali iniziative si intendano assumere al fine di estendere la possibilità di accesso alle classi di concorso A-12 e A-22 a tutti i laureati LM-19 ex LS-13 e agli stessi ricorrenti in vista della riapertura delle graduatorie provinciali supplenze nel 2022;

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di garantire la possibilità per i laureati magistrali in LM-19 ex LS-13 Editoria e Scrittura di poter accedere alle classi di concorso citate e partecipare al prossimo concorso ordinario.

(4-05521)

DE POLI - Ai Ministri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:

l'eccezionale rincaro di alcune importanti materie prime connesse all'attività di costruzione quali metalli, materie plastiche derivate dal petrolio (che ha subito, anch'esso, un forte apprezzamento), calcestruzzo, cemento e bitumi, sta mettendo in seria difficoltà le imprese impegnate nella fase realizzativa di commesse, sia pubbliche, sia private, aggiudicate nei mesi precedenti ai rincari stessi;

tale aumento dei prezzi è generalizzato a livello europeo e deriva sia dall'aumento repentino del petrolio, che ha determinato un aumento dei costi di trasporto e fabbricazione delle altre materie prime, sia dalla scarsa disponibilità di materiale (la ripresa della produzione dei materiali dopo lo stallo della pandemia, continua, infatti, ad essere insufficiente a soddisfare la domanda attuale) proprio in un momento in cui la domanda è tornata a livelli alti;

secondo il recente documento del MEPS"European Steel review", marzo 2021, nel quale vengono riportate le previsioni di prezzo dell'acciaio in Europa, nei prossimi mesi la crescita dei prezzi dei prodotti in acciaio avrà un trend crescente fino alla prima metà dell'anno, cui seguirà un ridimensionamento solo a partire dalla seconda metà dell'anno;

i rialzi dei prezzi delle materie prime andranno a ridurre ulteriormente i margini delle imprese, già duramente colpite da una crisi settoriale in atto ormai da oltre dieci anni, fortemente compressi nel 2020, con il conseguente rischio di un blocco generalizzato dei cantieri;

nel contesto economico attuale dilaniato dalla pandemia, il principio di buona fede impone una rinegoziazione del contratto atta a riequilibrare il sinallagma (rapporto corrispettivo fra prestazione e controprestazione); in mancanza le imprese potranno solo chiedere la risoluzione dei contratti;

in particolare per quanto concerne il "Superbonus 110 per cento", il superamento dei massimali rischia di rendere meno conveniente per il committente l'agevolazione fiscale;

l'attuale Codice degli Appalti (decreto legislativo n. 50 del 2016) non prevede adeguati meccanismi di revisione dei prezzi,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non reputi necessario un intervento normativo urgente attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi straordinari di prezzo, onde evitare che i rincari eccezionali delle materie prime connesse all'attività di costruzione rischino di frenare gli interventi già in corso e di mettere a rischio quelli previsti dal Recovery Plan.

(4-05522)

RIZZOTTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:

si definisce medicinale di importazione parallela la specialità medicinale importata da un altro Stato membro dell'UE, dove è in commercio, e distribuita in Italia "in parallelo" alla identica specialità medicinale, già registrata e commercializzata dal titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC);

la distribuzione parallela di medicinali per uso umano si è sviluppata, a partire dagli anni Ottanta, in virtù della libera circolazione delle merci all'interno del mercato unico e si alimenta della possibilità di arbitraggio tra i prezzi che i servizi sanitari degli Stati membri riconoscono ai farmaci erogati a proprio carico; in Italia, l'importazione parallela di medicinali è soggetta a procedura di autorizzazione semplificata, tuttora disciplinata dal decreto del Ministro della Sanità 29 agosto 1997;

secondo un consolidato indirizzo giurisprudenziale, codificato con sentenza del TAR del Lazio n. 1944/2007 e rimasto inalterato fino ad anni recenti, ai medicinali di importazione parallela, in quanto già in distribuzione sul territorio nazionale, non si applicava la negoziazione del prezzo prevista dal decreto-legge n. 269 del 2003 per i nuovi farmaci e si attribuiva invece la medesima classe di rimborso ed il medesimo prezzo al pubblico della corrispondente specialità medicinale registrata in Italia;

il decreto-legge n. 158 del 2012 ha esteso ai medicinali di importazione parallela la collocazione in classe C, nelle more della presentazione della domanda di diversa classificazione (art. 12, comma 5); lo stesso decreto-legge ha inoltre esteso ai medicinali di importazione parallela il principio, originariamente stabilito per i generici, per cui l'AIFA procede alla collocazione nella stessa classe di rimborso alla quale appartiene il medicinale di riferimento, qualora l'azienda proponga un prezzo "di evidente convenienza per il SSN" (art. 12, comma 6);

a partire dal 2017, in applicazione del decreto-legge n. 158 del 2012, per tutti i medicinali di nuova autorizzazione, l'AIFA ha richiesto agli importatori l'allineamento del prezzo al pubblico a quello del generico equivalente più economico, desunto dalle liste di trasparenza, disponendone in caso contrario la collocazione in classe C;

tale nuovo indirizzo ha arrestato ogni ulteriore sviluppo del mercato, giacché le condizioni poste per la collocazione in classe A hanno reso non più remunerativa l'importazione parallela di medicinali in Italia. Secondo quanto la stessa AIFA ha certificato nel primo rapporto OsMed sull'importazione parallela ed esportazione dei medicinali per uso umano, relativo al triennio 2016-2018, il tasso annuo di crescita delle vendite dei medicinali di importazione parallela in Italia, dopo aver superato il 40 per cento nel 2017, è sceso al 20 per cento nel 2018. Il tasso di crescita si è quindi azzerato a partire dal 2019, a testimonianza del blocco delle nuove licenze;

da ultimo l'AIFA, con determinazione del direttore generale n. 357 del 25 marzo 2021, ha introdotto una procedura semplificata di collocazione in classe A dei medicinali di importazione parallela, che prevede l'approvazione della proposta di prezzo a condizione che l'importatore accetti una riduzione di almeno il 7 per cento rispetto al prezzo al pubblico della corrispondente specialità medicinale commercializzata in Italia ovvero, in alternativa, la contrattazione ordinaria in CTS/CPR, qualora l'importatore non accetti tale condizione;

il nuovo regime rappresenta la compiuta applicazione dei principi introdotti dal decreto-legge n. 158 del 2012, secondo criteri e modalità che per la prima volta sono specificamente rivolti ai medicinali di importazione parallela e non già mutuati dalla disciplina relativa ai farmaci generici e biosimilari;

la riduzione del 7 per cento del prezzo al pubblico rispetto alla specialità medicinale corrispondente rappresenta una condizione a parere dell'interrogante insostenibile ed irragionevole; infatti, tale condizione riduce, fino ad azzerarlo, il margine di remuneratività per gli importatori, soprattutto dal momento che, a fronte di tale decurtazione, la normativa italiana non prevede, come in altri Stati membri dell'UE, la garanzia di una quota minima di medicinali di importazione parallela nel circuito della distribuzione. Ciò induce a ritenere che il numero di domande di prezzo e rimborso secondo la procedura semplificata di recente introduzione sia destinato a rimanere molto modesto;

il nuovo regime non è neppure idoneo a generare una riduzione della spesa farmaceutica convenzionata, dal momento che, in presenza di uno o più farmaci equivalenti, il SSN rimborsa il prodotto soltanto fino al prezzo di riferimento;

inoltre, l'attribuzione alla medesima specialità medicinale di prezzi al pubblico differenziati, a seconda che si tratti del prodotto commercializzato dal titolare di AIC o del medesimo prodotto, importato da un altro Stato membro dell'UE e distribuito in parallelo, è palesemente irragionevole e configura una distorsione della concorrenza, esponendo peraltro gli importatori ad assai probabili contenziosi con i titolari di AIC;

va sottolineato come tanto i principi generali dettati dall'art. 12, commi 5 e 6 del decreto-legge n. 158 del 2012, quanto i criteri applicativi contenuti nella recente determinazione del direttore generale dell'AIFA siano difficilmente compatibili con gli orientamenti espressi dalla CGUE e recepiti dalla Commissione europea nella comunicazione COM (2003) 839, secondo i quali gli Stati membri hanno la facoltà di fissare i prezzi dei prodotti farmaceutici a condizione che tale intervento non discrimini, de iure o de facto, tra prodotti nazionali ed importati e che il prezzo praticato sia remunerativo,

si chiede di sapere:

quante domande di prezzo e rimborso relative a medicinali oggetto di importazione parallela siano state presentate fino ad oggi secondo la procedura semplificata, ai sensi della determinazione del direttore generale dell'AIFA n. 357 del 25 marzo 2021;

se il Ministro in indirizzo non ritenga che, per allineare il quadro normativo italiano ai principi del diritto comunitario e ripristinare condizioni concorrenziali eque e sostenibili, sia opportuno modificare l'art. 12 del decreto-legge n. 158 del 2012, disponendo che ai medicinali oggetto di importazione parallela, al momento del rilascio dell'autorizzazione, siano attribuiti automaticamente i medesimi regimi di fornitura, classificazione e prezzo al pubblico accordati al corrispondente medicinale di classe A registrato in Italia;

se non ritenga che, tenendo fermo il principio della parità di prezzo al pubblico tra medicinale di importazione parallela ed identica specialità registrata in Italia, si possa trarre dalla concorrenza dei medicinali di importazione parallela una concreta occasione di riduzione della spesa farmaceutica convenzionata, ad esempio attraverso l'introduzione di un meccanismo di payback a carico degli importatori, aggiuntivo rispetto a quello che questi ultimi già corrispondono a legislazione vigente al pari degli altri operatori della filiera del farmaco.

(4-05523)

RIZZOTTI - Ai Ministri della salute e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

la vendita a distanza al pubblico dei medicinali per uso umano attraverso i servizi della società dell'informazione (o vendita on line dei medicinali) è disciplinata dalla direttiva 2011/62/UE, che ha armonizzato i requisiti minimi per le persone fisiche e giuridiche che intendano richiedere l'autorizzazione alla vendita on line in conformità alla legislazione dello Stato membro, nel quale sono stabilite; in particolare, la citata direttiva ha previsto che le farmacie autorizzate alla vendita a distanza dalle Autorità di uno Stato membro mostrino sul proprio sito web il logo comune, riconoscibile in tutta l'UE, che al contempo consente l'identificazione dello Stato membro nel quale ciascuna farmacia è stabilita;

la direttiva 2011/62/UE ha lasciato alla valutazione dei singoli Stati membri la scelta se consentire o vietare la vendita on line di medicinali soggetti ad obbligo di prescrizione medica;

il legislatore italiano, nel recepire la direttiva 2011/62/UE, ha disposto il divieto di fornitura a distanza al pubblico dei medicinali con obbligo di prescrizione medica (art. 112-quater del decreto legislativo n. 219 del 2006, introdotto dal decreto legislativo n. 17 del 2014);

di conseguenza, in Italia le farmacie autorizzate alla vendita a distanza di medicinali ai sensi della direttiva 2011/62/UE possono offrire, attraverso il canale on line, soltanto medicinali da banco (OTC) ovvero altri medicinali senza obbligo di prescrizione (SOP), oltre che parafarmaci ed altri prodotti non farmaceutici per la cura della persona;

negli ultimi anni, a seguito della diffusione capillare dell'utilizzo delle tecnologie digitali, si è andato diffondendo spontaneamente un diverso canale di vendita a distanza di farmaci, in virtù del quale il paziente individua la farmacia più vicina ed ordina il medicinale tramite una "App" o tramite un sito internet, non direttamente riconducibili ad una farmacia autorizzata ai sensi della direttiva 2011/62/UE e quindi sprovvisti di logo comune, perché gestiti da un soggetto terzo;

questo canale di vendita a distanza consente generalmente al paziente di scegliere se ritirare il farmaco in farmacia, dopo averlo ordinato, oppure se avvalersi dell'opzione della consegna a domicilio, fornita da un soggetto terzo incaricato di ritirare il farmaco, a condizione che il domicilio del paziente sia in prossimità della farmacia individuata (in media, non oltre 3 chilometri). In questo secondo caso, se il medicinale è soggetto a prescrizione medica, l'ordine tramite "App" digitale si perfeziona con l'invio della ricetta da remoto;

la pandemia da COVID-19 e le conseguenti misure di limitazione della libertà di movimento delle persone hanno notevolmente incrementato la domanda del servizio di consegna a domicilio di farmaci, accelerando la diffusione di iniziative commerciali in questo senso da parte di farmacie ed operatori della consegna a domicilio, in assenza di qualsivoglia disciplina normativa;

la diffusione dei servizi di consegna a domicilio rende, di fatto, possibile la vendita a distanza di farmaci soggetti ad obbligo di prescrizione medica, che la legge italiana vieta alle farmacie autorizzate alla vendita on line ai sensi della direttiva 2011/62/UE, configurando, ad avviso dell'interrogante, una situazione discriminatoria a danno di queste ultime;

inoltre, le citate iniziative commerciali tendono a concentrarsi nelle grandi aree urbane, dove il servizio di ritiro e consegna a domicilio è maggiormente remunerativo, a scapito della popolazione residente nei piccoli centri e delle aree rurali che rimane sprovvista di un servizio sempre più richiesto, a causa della pandemia da COVID-19 e dell'invecchiamento della popolazione;

ad avviso dell'interrogante, alla luce di questa situazione, è opportuno che la vendita a distanza dei farmaci soggetti a prescrizione medica sia adeguatamente disciplinata, per consentirne la diffusione su tutto il territorio nazionale secondo criteri omogenei e per assicurare che il trasporto dei prodotti avvenga in condizioni di sicurezza;

da fonti stampa si apprende che il Ministero della salute, a seguito di segnalazioni da parte di associazioni del settore aventi ad oggetto iniziative commerciali che prevedevano la vendita a distanza di medicinali al di fuori di quanto previsto dalla disciplina nazionale e comunitaria, avrebbe annunciato la volontà di convocare un tavolo di confronto con le associazioni rappresentative dei farmacisti e degli operatori della distribuzione intermedia, per valutare possibili iniziative;

con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 30 dicembre 2020, il processo di dematerializzazione delle prescrizioni mediche è stato esteso anche ai medicinali non erogati a carico del Servizio sanitario nazionale, con l'introduzione della possibilità per i medici di generare prescrizioni individuate univocamente tramite il Numero di Ricetta Bianca Elettronica (NRBE). Il decreto prevede, fino al perdurare dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19, la possibilità che la farmacia recapiti, laddove possibile, i farmaci all'indirizzo indicato dall'assistito, previa comunicazione da parte di quest'ultimo degli estremi della ricetta elettronica,

si chiede di sapere:

se il Ministro della salute non ritenga che sia opportuno rimuovere il divieto di vendita a distanza di medicinali soggetti ad obbligo di prescrizione medica, di cui all'art. 112-quater del decreto legislativo n. 219 del 2006 e disciplinare tale pratica, nel rispetto dei principi dettati dalla direttiva 2011/62/UE, assicurando condizioni eque e non discriminatorie a tutti gli operatori della distribuzione farmaceutica;

se i Ministri in indirizzo, ciascuno per la propria competenza, non intendano adottare iniziative per estendere quanto previsto dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 30 dicembre 2020, per quanto concerne il recapito dei farmaci oggetto di ricetta bianca dematerializzata al domicilio dell'assistito, anche oltre il termine dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19;

se, con quali interlocutori e con quali esiti si sia svolto il tavolo di confronto di cui in premessa.

(4-05524)

MASINI - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

sabato 22 maggio, intorno alle ore 20:00, sulla strada provinciale n. 5 chiamata "Montalese", in località Santomato (Pistoia), è avvenuto un incidente stradale, nel quale è stato investito e ucciso un uomo di 67 anni, intento, a quanto si apprende dalla ricostruzione, ad attraversare la carreggiata. L'uomo sarebbe stato investito da un'auto guidata da un 27enne, che procedeva ad alta velocità superando il limite di 50 km orari previsto per quel tratto di strada;

negli ultimi venti anni in questo tratto di strada, che va dalla località Sei Arcole fino a Pontenuovo, con la denominazione di via Bartolomeo Sestini, e poi prosegue fino al centro abitato di Santomato, a confine con il Comune di Montale, sono avvenuti numerosissimi incidenti, di cui quindici mortali, considerando quello citato, tali da aver creato un clima di paura nei 6.000 cittadini che abitano lungo questa direttrice;

a quanto risulta all'interrogante, per conoscenza diretta, la strada in questione, la cui gestione sarebbe da dividersi tra il Comune di Pistoia, il Comune di Montale e la Provincia di Pistoia, versa in gravi condizioni relativamente alla sicurezza: non presenta marciapiedi o banchine sufficienti al transito dei pedoni, necessita di un rifacimento della segnaletica orizzontale e dell'aggiunta di dissuasori di velocità;

a quanto si apprende dalle lettere dei comitati di quartiere inviati alle varie istituzioni, i controlli sul tratto stradale che attraversa l'abitato, sarebbero altamente inadeguati; infatti, nonostante la presenza delle colonnine dei rilevatori di velocità, i dispositivi cosiddetti "autovelox" non sarebbero mai stati messi in funzione;

lo scorso 6 aprile, dopo diverse sollecitazioni, la Provincia di Pistoia ha aggiornato la segnaletica stradale, aumentando il tratto di strada vietato ai mezzi pesanti, tuttavia aumentandone anche il limite di tonnellaggio, consentendo quindi ai mezzi fino a 5 tonnellate di transitare per una strada che non è per nulla adeguata;

il 27 gennaio sarebbe stato firmato un protocollo d'intesa fra Regione Toscana, Provincia di Pistoia, Comune di Pistoia e Comune di Montale relativo ad uno studio di fattibilità per la realizzazione della variante "Montalese", che permetterebbe di congiungere la località di Sant'Agostino con il comune di Montale, in modo che l'abitato di Pontenuovo, di Santomato e delle frazioni intermedie al tratto della via Bartolomeo Sestini/Montalese ritrovi vivibilità e sicurezza rispetto al traffico pesante che l'affligge;

a quanto si apprende dagli organi di stampa la variante comparirebbe già sugli elaborati cartografici degli anni '70, ma non sarebbe mai stata concretamente messa a progetto,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano le sue considerazioni in merito;

quale sia, al momento, lo stato dell'arte del progetto citato;

se non intenda intraprendere, per le proprie competenze, un'interlocuzione con la Regione Toscana e le altre amministrazioni locali interessate dal progetto, per comprendere meglio quali siano i tempi di una eventuale, effettiva realizzazione del progetto.

(4-05525)

RIZZOTTI - Ai Ministri della salute e dello sviluppo economico. - Premesso che:

le misure necessarie per arginare la pandemia hanno determinato uno shock sull'economia mondiale: come rilevato dall'ISTAT nel rapporto sulla competitività dei settori produttivi, pubblicato il 7 aprile 2021, in Italia la crisi ha coinvolto tutti i settori, pur con intensità relativamente diverse;

il settore dell'industria farmaceutica si è impegnato per assicurare la continuità della ricerca, la produzione e la distribuzione delle terapie indispensabili ai pazienti su tutto il territorio nazionale;

tuttavia, sebbene tale settore si sia rivelato strategico per l'Italia, continua a palesarsi la mancanza di un supporto da parte delle Istituzioni in termini di garanzia di un quadro normativo certo e stabile, in assenza del quale si ostacolano le prospettive della filiera e non si facilita la creazione di valore;

per le aziende dell'industria farmaceutica, la programmazione è ulteriormente complicata dal sistema del calcolo del ripiano della spesa farmaceutica, che comporta delle imposte indirette difficilmente pianificabili a causa della sua variabilità;

gli enti regolatori, inoltre, non hanno adottato misure che favoriscano la pianificazione di politiche di prezzo sul lungo periodo;

tutto ciò ha forti ripercussioni, oltre che sulla competitività del nostro Paese, sulla ricerca e in ultima istanza sull'offerta terapeutica per i pazienti,

si chiede di sapere quali iniziative i Ministri in indirizzo stiano valutando per consentire alle aziende di strutturare una pianificazione maggiormente lineare, tramite un dialogo più aperto e trasparente con le imprese sui temi della competitività e della concorrenza, anche relativamente alla definizione dei costi dei farmaci.

(4-05526)

GIACOBBE, VERDUCCI, BITI, FEDELI, LAUS, IORI, TARICCO, ROJC, ROSSOMANDO, ASTORRE, ALFIERI, PARRINI, PITTELLA, D'ALFONSO, MANCA, D'ARIENZO, VATTUONE, FERRAZZI, STEFANO, COMINCINI, CIRINNA', BOLDRINI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:

da fonti di stampa è trapelata la notizia del rischio di un'imminente e definitiva cancellazione dal palinsesto di RAI Italia della trasmissione televisiva "La Giostra dei Gol", la trasmissione calcistica domenicale di RAI Italia, trasmessa in 4 continenti;

si tratta di una trasmissione con oltre 50 milioni di telespettatori, che vanta una storia lunghissima, avendo esordito nel 1977 e che ogni domenica porta nelle case degli italiani nel mondo le vicende del campionato di calcio;

secondo quanto trapelato, sembrerebbe che la Lega calcio avrebbe provveduto alle assegnazioni dei diritti televisivi per l'estero, senza prevedere la possibilità per la RAI di trasmettere le immagini della serie A, concedendo i diritti a Infront ed escludendo la RAI, il tutto perseguendo mere logiche di mercato e determinando in tal modo il rischio concreto che il programma sia definitivamente chiuso;

considerato che:

il presente e il futuro del rapporto dell'Italia con le sue collettività nel mondo passano dall'investimento in lingua e cultura, una scelta che dovrebbe vedere la RAI sulla stessa lunghezza d'onda, potenziando l'investimento e il palinsesto destinato ai nostri connazionali all'estero attraverso RAI Italia;

la tradizione calcistica italiana fa parte della cultura nazionale italiana e la decisione di chiudere il programma calcistico potrebbe rappresentare non solamente una decurtazione del palinsesto televisivo, ma una sorta di recisione del legame con la terra d'origine,

si chiede di sapere se il Governo sia a conoscenza del rischio della chiusura di una trasmissione televisiva calcistica storica trasmessa dal servizio pubblico radiotelevisivo all'estero e se non consideri opportuno adottare ogni iniziativa volta a tutelare la prosecuzione di tale esperienza che appartiene al patrimonio culturale di una vastissima comunità di connazionali italiani nel mondo.

(4-05527)

FATTORI, NUGNES, LA MURA, MANTERO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:

è stato pubblicato il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che fissa il limite massimo di residui di acido fosfonico (sali dell'acido fosforoso) non ammessi in agricoltura biologica (decreto ministeriale 10 luglio 2020, n. 7264);

le nuove norme integrano il decreto ministeriale n. 309 del 2011 che stabilisce, attualmente, per i prodotti «bio», relativamente alla contaminazione di sostanze non autorizzate, il valore di 0,01 mg/kg, quale limite al di sopra del quale un prodotto non può essere certificato come biologico;

le integrazioni apportate con il nuovo decreto prevedono una specifica deroga che innalza i limiti per i residui di acido fosfonico a 0,5 mg/kg nei prodotti orticoli e 1,0 mg/kg nei frutticoli e di acido etilfosfonico fino a 0,05 mg/kg nel vino fino al 31 dicembre 2022;

la problematica della presenza di residui di acido fosfonico ed etilfosfonico in alimenti «bio» è nota da tempo e riguarda tutte le produzioni europee. In molti Stati membri dell'Unione europea è stata riscontrata la irregolarità di prodotti «bio» dovuta alla contaminazione di acido fosfonico. Ma se gli altri Stati membri non hanno mai fissato un limite massimo di residui, per l'Italia questo è stato fatto;

il decreto ministeriale n. 7264 del 2020 è stato redatto sulla base delle risultanze scientifiche di alcuni progetti finanziati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a partire dal 2016, quali «Strumenti per l'emergenza fosfiti nei prodotti ortofrutticoli biologici» (Biofosf) coordinati dal CREA/Agricoltura e ambiente;

tramite il confronto tra gestione integrata e gestione biologica i ricercatori hanno verificato che il fosforato non viene mai prodotto spontaneamente dalla pianta, ma deriva esclusivamente da apporti esterni che possono essere anche di origine involontaria. Pertanto, non si potrebbe desumere «la corretta applicazione della pratica biologica dalla presenza o meno di questo elemento»;

si sottolinea che il Fosetil alluminio è un principio attivo presente in diverse formulazioni di pesticidi utilizzati per il controllo di malattie funginee e batteriche, ma nessuno di questi è registrato per la frutta in guscio, oltre che non ammesso in agricoltura biologica;

il decreto ministeriale fissa il limite massimo di Fosetil alluminio, senza prendere in considerazione la presenza contemporanea di acido etilfosfonico, unico elemento che scaturisce dall'uso di prodotti fitosanitari o coadiuvanti non consentiti in agricoltura biologica, ma nel decreto questa differenziazione non viene citata;

il decreto-legge n. 76 del 2020, al comma 4-bis dell'articolo 43, prevede che per le colture arboree che si trovano in terreni di origine vulcanica in caso di superamento dei limiti di acido fosforoso, stabiliti dal decreto ministeriale n. 7264 del 2020, qualora a seguito degli opportuni accertamenti da parte dell'organismo di controllo la contaminazione sia attribuibile alla natura del suolo, non si applica il provvedimento di soppressione delle indicazioni biologiche;

si evidenzia che il suddetto decreto-legge ha stabilito che entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione (13 marzo 2021) possono essere stabilite specifiche soglie di presenza di acido fosforoso per i prodotti coltivati nelle predette aree,

si chiede di sapere:

quali siano i motivi che stanno ritardando la pubblicazione del decreto contenente le specifiche soglie di presenza di acido fosforoso;

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per risolvere definitivamente una situazione, quella descritta in premessa, che sta nuocendo in maniera quasi irreparabile a un settore importante per l'economia italiana, che, senza una chiara disciplina normativa, rischia un vero e proprio blocco di tutta la filiera «bio» della nocciolicoltura, arrecando un danno enorme soprattutto ai territori e agli agricoltori impegnati in uno sforzo gigantesco per favorire una transizione agroecologica.

(4-05528)

CONZATTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

stante la grave crisi economica prodotta dalla diffusione della pandemia da COVID-19, le imprese italiane sono entrate in gravissima carenza di liquidità, tanto da pregiudicare seriamente la capacità produttiva del Paese;

il sistema dei Confidi è stato più volte e in quasi tutti i decreti-legge varati dal Governo, ritenuto fondamentale per fornire alle imprese la liquidità di cui hanno bisogno per la continuità produttiva e per sostenere il sistema degli investimenti;

l'attività di rilascio delle garanzie rientra tra quelle "riservate" ed è soggetta a disposizioni legislative specifiche, che ne disciplinano i requisiti, a seconda che si tratti di intermediari bancari e finanziari o compagnie assicurative, e l'ambito di operatività;

ai sensi del Testo unico bancario (TUB, decreto legislativo n. 385 del 1993), l'attività di rilascio di garanzie è riservata esclusivamente a banche, intermediari finanziari e Confidi maggiori iscritti nell'albo, ex art. 106 del TUB, cosiddetto "albo unico", che soddisfano determinati requisiti di capitale e organizzativi stabiliti dalle disposizioni di vigilanza;

considerato che:

il decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122 recante "Disposizioni per la tutela dei diritti patrimoniali degli acquirenti di immobili da costruire" prevede, in estrema sintesi, che all'atto della stipula di un contratto che abbia come finalità il trasferimento non immediato di un immobile da costruire, il costruttore sia obbligato a consegnare all'acquirente una fideiussione di importo corrispondente alle somme che il costruttore ha riscosso;

l'articolo 3, rubricato "Rilascio, contenuto e modalità di escussione della fideiussione", del provvedimento richiamato, nella sua versione originaria, prevedeva che la fideiussione fosse rilasciata da una banca, da un'impresa esercente assicurazioni o da intermediari finanziari iscritti nell'elenco speciale, di cui all'articolo 107 del TUB;

la riforma del Titolo V del TUB, prevista dal decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, ha soppresso l'elenco speciale, ex articolo 107, prevedendo che i Confidi che ne fossero iscritti potessero formulare, qualora fossero in possesso dei più restrittivi requisiti prescritti, domanda di iscrizione al nuovo Albo unico degli intermediari finanziari vigilati, previsto dal nuovo art. 106 TUB;

l'articolo 385, comma 1, del decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14 (Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza) ha modificato l'articolo 3 del decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122, andando correttamente a sopprimere il riferimento all'art. 107 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, in quanto non più vigente al momento dell'approvazione di tale norma;

la norma citata si è, tuttavia, limitata a prevedere che gli unici soggetti abilitati al rilascio di una fideiussione nel caso di un trasferimento di un immobile da costruire siano le banche e le imprese esercenti assicurazioni, omettendo il riferimento ai Confidi iscritti all'Albo degli intermediari finanziari, di cui all'art. 106 TUB, che include unicamente quei Confidi, già iscritti all'elenco speciale di cui all'art. 107 del TUB previgente, in possesso dei requisiti più stringenti dettati dalla nuova normativa,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, alla luce del fatto che ai sensi del Testo unico bancario (TUB) l'attività di rilascio di garanzie è riservata anche ai Confidi maggiori, iscritti nell'albo, ex art. 106 del TUB, non ritenga opportuno chiarire che gli stessi possano comunque considerarsi autorizzati al rilascio di fideiussioni anche nei casi previsti dall'articolo 3 del decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122.

(4-05529)

STABILE - Al Ministro della salute. - Premesso che:

il cittadino italiano che abbia completato il ciclo vaccinale anti COVID può uscire liberamente dai confini nazionali con il documento che attesta la sua acquisita immunità, ma al rientro in Italia deve obbligatoriamente, anche se vaccinato, presentare l'esito negativo di un tampone molecolare effettuato nelle 72 ore precedenti;

i soggetti vaccinati hanno una probabilità di infettarsi e di trasmettere a loro volta il virus molto bassa, come emerge dai dati scientifici;

dall'analisi di diversi studi pubblicati negli USA si può calcolare la media ponderata del tasso di infezione osservato nei vaccinati in America; da tali studi emerge che il tasso di infezione è risultato essere in media 0.62 per cento, su un totale di 49.169 soggetti vaccinati, considerati nei vari studi;

i primi dati degli studi in corso nel nostro Paese sembrano confermare i risultati degli studi USA;

l'ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) in un suo documento del 21 aprile 2021, considera che i viaggiatori completamente vaccinati abbiano un rischio di contagio molto basso;

alla luce delle evidenze scientifiche, pare quindi scarsamente motivata la richiesta di tampone molecolare al cittadino italiano regolarmente vaccinato, che rientra in Italia, proveniente dai Paesi di cui all'elenco C, consultabile sul sito del Ministero della salute;

altrettanto scarsamente giustificata appare la richiesta di tampone molecolare a chiunque sia regolarmente vaccinato e provenga dai Paesi di cui al citato elenco C, visti anche i conseguenti riflessi negativi sul turismo, che potrebbe comportare il mantenimento di tale obbligo;

nell'ambito delle politiche di prevenzione, la libera circolazione dei soggetti vaccinati, eliminando inutili obblighi, apparirebbe come un incentivo ad estendere quanto più rapidamente possibile l'offerta vaccinale anche alle classi di età più giovani,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno rendere libero l'accesso in Italia di chi proviene dai Paesi, di cui all'elenco C del Ministero della salute e che documenti l'avvenuta vaccinazione anti COVID, revocando così l'obbligo di tampone.

(4-05530)

PAPATHEU - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:

l'acqua è un diritto e la piena applicazione del diritto umano universale all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, quale riconosciuto dalle Nazioni Unite e sostenuto dagli Stati membri dell'UE, è essenziale per la vita;

il servizio idrico è un servizio pubblico essenziale ed i Comuni, in quanto responsabili dell'igiene e della salute dei cittadini, non possono sottrarsi o essere privati in modo preordinato del diritto-dovere di determinare gli assetti organizzativi;

l'erogazione di servizi idrici è un monopolio naturale e tutti i profitti derivanti dal ciclo di gestione dell'acqua dovrebbero coprire i costi e la protezione dei servizi idrici e del miglioramento del ciclo di gestione dell'acqua ed essere sempre destinati a tal fine, a condizione che sia tutelato l'interesse pubblico;

l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha dichiarato che "l'accesso all'acqua deve essere riconosciuto quale diritto umano fondamentale, essendo l'acqua una risorsa essenziale per la vita sulla terra che va condivisa dall'umanità";

secondo quanto risulta all'interrogante, nella bozza del decreto, recante "Disposizioni urgenti in materia di transizione ecologica", si vorrebbe abrogare l'art. 147, comma 2-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, che tutela la gestione autonoma del Servizio Idrico Integrato dei Comuni con i requisiti di legge;

l'intento di tale decreto-legge ad avviso dell'interrogante sarebbe quello di far cessare le gestioni comunali dirette, con l'obiettivo di affidarne la gestione a un soggetto industriale esterno al territorio;

l'articolo 97 della Costituzione prevede il buon andamento dell'amministrazione, in quanto i comuni possono operare con efficienza ed efficacia assicurando un servizio di qualità;

è necessario "mantenere nell'ordinamento italiano una norma coerente con i principi di proporzionalità, ragionevolezza e sussidiarietà, nella convinzione che va scongiurata qualsiasi ipotesi di abrogazione della norma, coerente con le indicazioni del Parlamento Europeo in materia di acqua" e "tutelare le gestioni dirette comunali e prevenire la lesione di posizioni giuridiche e aspettative di diritto dei comuni salvaguardati e salvaguardabili",

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, nel testo definitivo del decreto-legge in materia di transizione ecologica in via di emanazione, intenda mantenere inalterato l'art.147, comma 2-bis, lettera b), del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, che prevede le gestioni dirette comunali in presenza dei presupposti di legge.

(4-05531)

BARBARO - Ai Ministri dell'interno e della cultura. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

l'11 agosto 2020, il Consiglio comunale di Bonito (Avellino), regolarmente convocato ed in costanza di numero legale, prendeva atto che fosse pervenuta al protocollo dell'Ente, inviata il 3 febbraio 2020 dai rappresentanti di "Gioventù Nazionale" (Movimento Giovanile di Fratelli d'Italia), una petizione diretta a richiedere la modifica della denominazione della piazza Mario Gemma, al fine di intitolare la stessa ad Alfredo Covelli, illustre cittadino del Comune irpino;

nella stessa seduta del Consiglio comunale, l'assemblea prendeva atto, anche, di un'altra richiesta di modifica toponomastica, prodotta a cura del Gruppo consiliare di minoranza, di intitolare una pubblica via alla memoria di Michele D'Ambrosio;

all'uopo, con deliberazione n. 23 del 17 agosto 2020, il Consiglio comunale di Bonito, con voti unanimi legalmente espressi, approvava di impegnare l'Amministrazione a farsi promotrice di una proposta, anche attraverso la costituzione di una commissione consiliare, in merito alla "revisione della toponomastica stradale, individuando in particolare strade o piazze da intestare agli illustri cittadini Alfredo Covelli e Michele D'Ambrosio";

tenuto conto che:

rispetto alla raccolta delle firme, il dibattito sull'opportunità della intitolazione all'on. Covelli dell'attuale piazza Gemma coinvolge ormai da oltre 18 mesi la pubblica opinione del piccolo comune d'Irpinia, e da tutti viene interpretato come dilatorio ed inconcludente l'atteggiamento dell'Amministrazione comunale, al fine di non produrre una risposta, positiva o negativa che sia, sul tema;

in sostanziale indifferenza rispetto alla petizione popolare che ha raccolto centinaia di firme, e specialmente in spregio alla citata deliberazione del Consiglio comunale, ad oggi all'interrogante non risultano avanzamenti di nessun tipo rispetto alla revisione toponomastica, né risulta costituita la Commissione consiliare, né si è mai convocato alcun organo decidente o consultivo,

si chiede di sapere:

se, eventualmente, siano pervenute ai Ministri in indirizzo, da parte dell'Amministrazione comunale di Bonito, richieste autorizzative in merito alla modifica della propria toponomastica, sì come prescritto dalle apposite norme in materia, le quali dispongono di inoltrare alla Prefettura competente territorialmente la richiesta di autorizzazione per il cambio di denominazione dell'attuale piazza Gemma, ed altresì pari autorizzazione al Ministero della cultura e alla Soprintendenza;

se, in subordine, il Ministro dell'interno ritenga, nell'ambito delle proprie prerogative, di promuovere azioni di impulso nei confronti dell'Amministrazione comunale di Bonito, al fine di dare riscontro amministrativo alla deliberazione consiliare n. 23 del 17 agosto 2020.

(4-05532)

IANNONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che per quanto risulta all'interrogante:

è davvero incredibile la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sindaco di Striano (Napoli), costretto, in pieno lockdown, ogni domenica, a fare i conti con le pessime abitudini di un gruppo di immigrati, che pensavano di usare il portone del Comune come parcheggio per le proprie bici;

pare, infatti, che in piena pandemia alcuni immigrati residenti a Sarno (Salerno) si recassero in bicicletta a Striano e la domenica pomeriggio lasciassero le loro biciclette incatenate all'ingresso del municipio, tanto da impedirne l'accesso ai propri amministratori, che avevano necessità di recarsi al centro operativo comunale, ubicato all'interno del palazzo di città;

pertanto, in data 15 novembre 2020, il sindaco provvedeva a rimuovere personalmente le bici, tagliando le catene al fine di ripristinare il decoro e l'accesso al Comune;

in data 20 maggio 2021 la Procura di Torre Annunziata ha notificato al sindaco un avviso di conclusione indagine per una denuncia sporta dagli immigrati;

senza aver ricevuto prima alcun avviso di garanzia, il sindaco si è trovato, così, accusato per gravi ipotesi di reato,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di questo grave fatto e se ritenga, ferme restando le autonome valutazioni della sede processuale, che si possa imputare ad un sindaco un comportamento teso a far rispettare la legge e le Istituzioni;

se ritenga che andasse tutelato chi rappresenta i propri cittadini, che in piena emergenza sanitaria erano rispettosi delle limitazioni delle libertà, tra le quali quella di non potersi recare in altri Comuni diversi da quelli di residenza, rispetto a chi, anche a cospetto del rischio sanitario, per sé e per gli altri, agiva impunemente, addirittura utilizzando l'ingresso della casa comunale di Striano come comodo parcheggio bici.

(4-05533)

URSO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

si apprende dalla stampa della controversa e grave vicenda che coinvolge un imprenditore veneziano quarantaseienne detenuto da quasi due mesi in un carcere del Sudan, con l'accusa di frode dalla Polizia;

come ricostruito della stampa, sulla base sulle dichiarazioni dei famigliari dell'imprenditore, la vicenda si sarebbe sviluppata nell'ambito di una trattativa commerciale per la fornitura di trasformatori elettrici da parte dell'azienda di cui è titolare l'imprenditore italiano, azienda presente ed operativa in Sudan da circa venticinque anni;

l'imprenditore sarebbe stato arrestato sulla base della denuncia formulata dalla società richiedente la fornitura di tali prodotti, la società nazionale di energia elettrica (SEDEC), denuncia fondata su documentazione di dubbia autenticità, prodotta da una ditta concorrente, anziché da un soggetto terzo e imparziale, recante contestazione della conformità dei prodotti ai parametri dichiarati dalla ditta italiana nei certificati di collaudo;

costretto agli arresti domiciliari in albergo, l'imprenditore italiano avrebbe accettato di effettuare il pagamento della somma richiesta pari ad euro 400.000 per essere liberato ed ottenere la restituzione del passaporto;

ottenuta la liberazione, non appena recatosi in aeroporto, la Polizia lo avrebbe nuovamente arrestato e condotto in cella al commissariato, dove attualmente si trova, peraltro in cattive condizioni di salute, in quanto il cliente avrebbe preteso il pagamento di ulteriori 700.000 euro;

sempre secondo quanto riportato dalla stampa, l'imprenditore italiano avrebbe subito durante la prigionia fortissime pressioni psicologiche, e i carcerieri gli avrebbero più volte urlato, per indurlo a cedere al compromesso e pagare la somma richiesta, le parole «Regeni. Regeni, paga!», riferendosi ed evocando alla memoria la tragica vicenda del nostro connazionale Giulio Regeni, torturato e ucciso al Cairo il 25 gennaio 2016;

la questione appare ancora più controversa in ragione di ulteriori elementi: il mediatore con il quale l'imprenditore italiano aveva trattato la vendita di tale fornitura, Ayman Gallabi, è stato ritrovato annegato nel Nilo, deceduto, secondo la versione ufficiale, durante un'immersione sub, ma tale ricostruzione non convince la famiglia del nostro connazionale;

inoltre, la fornitura di trasformatori elettrici sarebbe stata acquistata da Gallabi con il finanziamento di Abdallah Esa Yousif Ahamed, un militare che fa parte del clan del potente generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, capo di RSF (Rapid Support Force), le milizie che operano nella capitale Khartoum e che furono protagoniste durante il golpe del 2019;

sarebbe stato proprio Abdallah a formulare l'accusa di frode che poi ha portato agli arresti dell'imprenditore italiano,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo, mediante gli uffici consolari e diplomatici, abbia già provveduto a verificare i fatti e le circostanze illustrate in premessa e quali siano gli esiti delle verifiche già effettuate;

in che termini ritenga di poter intervenire, con assoluta urgenza e tempestività, al fine di addivenire ad una celere risoluzione della controversa vicenda internazionale, riconducendo al più presto in libertà il nostro connazionale, ristabilendo i necessari principi di legalità e giustizia che dovrebbero caratterizzare le relazioni bilaterali tra i due Paesi ed assicurare, fintanto che persiste la condizione di detenzione, il rispetto dei basilari diritti umani nel corso della detenzione da parte delle autorità del Sudan, in primis la tutela delle condizioni di salute del connazionale detenuto;

se, nell'ambito dei primi esiti istruttori, abbia verificato l'ipotesi che la detenzione di un nostro connazionale con le modalità descritte in premessa non abbia costituito il pretesto per un atto ritorsivo nei riguardi della Nazione.

(4-05534)

NENCINI - Al Ministro dell'istruzione. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

per l'anno scolastico 2021/22 non è stata autorizzata da parte dell'ufficio scolastico la classe prima del corso ad indirizzo musicale presso il liceo statale "Pitagora - B. Croce", sito in Torre Annunziata, nonostante il numero degli alunni fosse di 18;

il sindaco di Torre Annunziata, Vincenzo Ascione, in data 20 maggio 2021, ha inviato un comunicato a difesa del Liceo musicale quale opportunità di crescita e di sviluppo sociale della sua comunità: "L'obiettivo? è quello di orientare gli studenti attraverso il rigore e la disciplina, verso l'arte. Nello specifico, il Liceo Musicale "Pitagora - B. Croce" rappresenta un'eccellenza educativa del nostro territorio, ma anche di quelli a noi vicini";

anche la Conferenza dei docenti dei licei musicali e coreutici della Campania, in data 4 maggio 2021 si è espressa in difesa degli indirizzi musicali: "La presenza delle Medie e dei Licei Musicali è indice di ricchezza culturale per i nostri territori?ci appare inverosimile quanto paradossale l'atteggiamento dell'Ufficio Scolastico Regionale che da un lato ci chiede con disinvoltura l'organizzazione delle orchestre verticali, in tutta la Campania e dall'altra taglia intere sezioni musicali senza indugio";

considerato che:

nella stessa regione Campania ci sarebbero istituti con un numero di alunni inferiore a 18, che vedono confermate le prime classi;

non vi è motivazione, né spiegazione alla penalizzazione inflitta alla classe del citato Liceo statale Pitagora - B. Croce;

tale decisione, dato il difficile momento per scuola e cultura, non risulta in sintonia con l'obiettivo di rafforzare la funzione educativa della musica all'interno delle istituzioni scolastiche, più volte sottolineato dallo stesso Ministro in indirizzo,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga doveroso intervenire per restituire al Liceo statale "Pitagora - B. Croce" un percorso di prospettiva sull'indirizzo musicale, risolvendo il problema che si è venuto a creare;

se non ritenga doveroso accertare la veridicità del fatto riportato nei giorni scorsi su un social media che riporterebbe l'operata censura da parte dell'Ufficio scolastico regionale nei confronti della scuola in oggetto durante l'esibizione, nell'evento musicale organizzato dai Poli Musicali "Siamo in onda sul Web."

(4-05535)

LANNUTTI, ANGRISANI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

gli articoli 198 e 226 del Codice di procedura penale prevedono che i testimoni abbiano l'obbligo di presentarsi, se convocati. Obbligo che decade in caso di legittimo impedimento, che deve essere comunicato entro le otto di mattina del giorno dell'udienza;

il 16 ottobre 2020 un pubblico ministero di Roma, ha convocato il cittadino romano A.D.C. in qualità di teste, per l'udienza di un processo che si sarebbe dovuto tenere il 20 aprile 2021 presso il Tribunale di Roma;

considerato che:

il 19 aprile 2021 (due giorni prima dell'udienza) l'azienda presso cui lavorava il testimone, la Medica Group S.r.l., ha comunicato tramite "PEC", che il loro «dipendente (A.D.C.) non potrà essere presente in aula poiché è attualmente in isolamento preventivo nella sua abitazione poiché ha avuto un contatto diretto con un altro dipendente positivo al Covid-19»;

il referente aziendale COVID della Medica Group S.r.l., ha certificato che A.D.C. è stato in isolamento fiduciario dal 13 al 22 aprile 2021;

considerato, inoltre, che il 26 aprile 2021 il giudice onorario del Tribunale di Roma incaricato ha comunicato ad A.D.C. di essere stato diffidato e di essere stato condannato al pagamento di una multa di 200 euro per assenza ingiustificata,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

se non ritenga necessario attivare i propri poteri ispettivi per accertare la veridicità di quanto accaduto ed eventuali irregolarità negli uffici giudiziari coinvolti.

(4-05536)

LEONE, FERRARA, LANZI, PAVANELLI, VACCARO, CROATTI, DONNO, PRESUTTO - Ai Ministri dell'interno e per la pubblica amministrazione. - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:

a seguito delle richieste di permesso di costruire n. 76, n. 129 e n. 202 pervenute da un privato cittadino in data 27 dicembre 2018, l'ufficio SUAP di Terrasini (Palermo) rilasciava autorizzazione n. 22/2018 inerente all'intervento edilizio in zona B2 nel Comune di Terrasini;

in data 20 aprile 2019 il consigliere comunale di Terrasini Giuseppe Caponetti richiedeva con nota prot. n. 9762, inviata all'ufficio SUAP del Comune di Terrasini, la copia della documentazione tutta (intesa come comprensiva delle due istanze) al fine di verificare presunte irregolarità nella procedura in riferimento al rilascio dell'autorizzazione;

la citata richiesta di accesso agli atti era motivata da irregolarità rilevate dal consigliere comunale, in relazione al mancato coinvolgimento del Consiglio comunale in riferimento al rilascio di autorizzazioni dell'ufficio SUAP per interventi edilizi privati, che prevedono variazioni in aumento (raddoppio) degli immobili, del piano edificatorio già approvato dal Consiglio comunale, che invece prevedeva la realizzazione di un solo edificio;

considerato che a quanto consta agli interroganti:

l'ufficio SUAP, con nota prot. n. 11008 del 14 maggio 2019, a firma del capo Area III e del segretario generale, ha denegato l'accesso agli atti ritenendo l'istanza formulata sottesa al perseguimento di altro interesse, non tutelato dall'ordinamento;

come riconosciuto dalla sentenza n. 929/2007 del Consiglio di Stato, i consiglieri comunali hanno un incondizionato diritto di accesso a tutti gli atti che possano essere di utilità all'espletamento delle loro funzioni, al fine di valutare la correttezza e l'efficacia dell'operato dell'amministrazione;

il consigliere ha, in data 17 maggio 2019, provveduto a richiedere all'Assessorato regionale Enti locali Sicilia, all'Assessorato regionale Territorio e Urbanistica Sicilia, alla Procura della Corte dei conti e, in copia, al segretario generale del Comune di Terrasini, al Sindaco del Comune di Terrasini, al Capo Area Urbanistica del Comune di Terrasini e al Presidente del Consiglio Comunale di Terrasini di verificare che l'autorizzazione rilasciata dall'ufficio SUAP sia stata emessa in conformità alle leggi vigenti e nel rispetto dei parametri edificatori del Piano regolatore generale (PRG);

l'unica risposta alle istanze di verifica che è pervenuta al consigliere in merito alla vicenda è quella dell'Assessorato regionale Territorio e Ambiente - Dipartimento Urbanistica in data 23 marzo 2021, il quale, in seguito alle verifiche effettuate, ha confermato la regolarità delle autorizzazioni concesse;

considerato inoltre che:

altre autorizzazioni rilasciate, senza il previo assenso del Consiglio comunale, relative al medesimo intervento edilizio, riscontrate dal consigliere, riguardano: aumento della cubatura prevista dalle vigenti leggi e dal piano regolatore; inclusione, tra le aree coinvolte nell'intervento edilizio privato, di aree bianche (strade, parcheggi e aree a verde) al fine di incrementare la cubatura edilizia di un privato; diminuzione dell'ampiezza delle strade (ridotte in qualche punto alla larghezza di 3 metri); diminuzione dell'importo degli oneri concessori che si devono versare nella casse del Comune;

i lavori per l'intervento edilizio oggetto delle suddette istanze cominciano nel maggio del 2019 e il consigliere, oltre ad aver prodotto le richieste di accesso agli atti e informato gli organi competenti, ai quali ha richiesto di effettuare le dovute verifiche a seguito delle irregolarità da lui sollevate, ha sporto denuncia presso i Vigili urbani, alla quale non è seguito alcun riscontro;

considerato infine che:

solo successivamente il Consiglio comunale di Terrasini, in data 13 maggio 2021, si è espresso sulla proposta di concedere le autorizzazioni per l'intervento edilizio in questione, avviato in data precedente, ovvero nel maggio 2019;

a parere degli interroganti occorrerebbe fare chiarezza sui fatti riportati, al fine di accertare se si sia palesato un caso di cattiva amministrazione,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo intendano assumere iniziative, nell'ambito delle proprie attribuzioni, affinché sia riscontrata la veridicità dei fatti esposti, nonché la legittimità degli atti emessi, anche al fine di dissipare ogni possibile dubbio circa la trasparenza e la correttezza derivanti dalla conduzione dell'amministrazione di Terrasini, e, qualora si verificassero incongruenze, assumere tutte le azioni ritenute necessarie a tutela dell'interesse pubblico.

(4-05537)

LANNUTTI, ANGRISANI - Al Ministro della salute. - Premesso che:

il 14 aprile 2021, a Bari, all'hub vaccinale della Fiera del Levante, si sono formate code trasformate in pochi minuti in assembramenti, a causa dell'ingente flusso di cittadini. Non sono mancate le proteste di chi ha dovuto attendere con numerosi anziani, anche spazientiti, calmati solo grazie all'intervento delle forze dell'ordine. Una giornata complicata, perché coincisa con l'esaurimento delle dosi del vaccino "Pfizer", destinato alle seconde dosi degli over 80. Alcuni di loro hanno aspettato molte ore prima di potersi vaccinare, aspettando la fornitura dei sieri da Napoli;

da giorni, alcune Regioni con sovrabbondanza di dosi del vaccino "AstraZeneca", come il Lazio e la Toscana, hanno deciso di smaltire le scorte attraverso i cosiddetti "Open Day", ovvero giornate di vaccinazione dedicate esclusivamente alla somministrazione del vaccino britannico, ampliando la campagna vaccinale anche ai più giovani, ed agli over 30. La Regione Lazio, ad esempio, sul proprio sito web spiega come poter partecipare agli "Open Day": «Per la vaccinazione è necessario presentarsi muniti di ticket virtuale, generato attraverso la app U First, e tessera sanitaria. Con il ticket virtuale è consentito lo spostamento per raggiungere il punto di somministrazione e il rientro nella propria abitazione durante le ore del coprifuoco». Le vaccinazioni previste nelle giornate dedicate dovrebbero svolgersi infatti dalle ore 18-20, a seconda del punto vaccinale;

considerato che:

lo scorso 24 maggio la Regione Lazio ha deciso di organizzare uno di questi "Open Day" nell'hub vaccinale della "Nuvola", per inoculare il siero AstraZeneca. Una decisione che è stata presa nonostante quello stesso giorno, proprio alla Nuvola si tenessero, senza però differenziare gli orari dei due gruppi, le normali vaccinazioni di Pfizer a coloro che si erano prenotati anche 1 mese prima o i richiami di AstraZeneca per coloro che avevano ricevuto nello stesso hub la prima dose del vaccino britannico. Risultato: molti dei candidati a vaccinarsi con AstraZeneca inseriti grazie all'Open Day sono passati avanti a chi si era regolarmente prenotato con Pfizer o per il richiamo del vaccino britannico, arrivando a far attendere le persone per le quali era finalmente giunto il proprio turno fino a due ore e mezza, in parte anche sotto il sole cocente, generando così malori per i più fragili e civili proteste per le lunghe attese;

lo stesso 24 maggio anche nell'hub di Fiumicino la Regione Lazio ha previsto un "Open Day" AstraZeneca, sovrapponendo gli orari con coloro che si erano prenotati per quel giorno con Pfizer. Anche in quel caso, le file per chi era prenotato hanno superato le due ore;

in entrambi i casi (Nuvola e Fiumicino) il numero degli operatori sanitari non è stato aumentato, nonostante si potesse immaginare l'arrivo di migliaia di persone in più rispetto a quanto previsto, il che ha creato file all'esterno e persino assembramenti per le centinaia di cittadini in coda. Con l'arrivo della stagione estiva le temperature saranno destinate ad aumentare, generando così rischi per le lunghe attese sotto il sole per i più fragili ed anziani,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

se ritenga di doversi attivare per impedire che in futuro gli Open Day vaccinali siano stabiliti senza differenziare luogo e orario dalle vaccinazioni di chi si è prenotato decine di giorni prima seguendo le indicazioni indicate dalla Regione stessa;

se ritenga utile invitare le Regioni all'impiego di personale aggiuntivo nei casi in cui venga stabilito un Open Day vaccinale;

se ritenga necessario utilizzare, anche in occasione di questi Open Day AstraZeneca, gli spazi messi a disposizione dai farmacisti per i tamponi rapidi o il prelievo per il sierologico;

se il Governo abbia preventivato l'adozione di idonee misure per affrontare l'arrivo della stagione estiva e il relativo aumento delle temperature, per evitare così i gravi rischi per le lunghe attese sotto il sole per i più fragili ed anziani;

se, in caso di soggetti fragili o anziani (circa 2,6 milioni di over 70 non sono ancora vaccinati) che hanno difficoltà a raggiungere i centri vaccinali, non ritenga utile impiegare il personale sanitario abilitato che possa andare a domicilio per le somministrazioni.

(4-05538)

NUGNES, LA MURA, FATTORI, MANTERO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:

il 15 ottobre 2020, 24 lavoratori della Gargiulo & Maiello S.p.A., azienda napoletana del settore profumeria e cosmetica, fondatrice della catena di profumerie "Idea Bellezza", presente con numerosi punti vendita in tutta Italia, venivano collocati in CIGS-COVID a zero ore;

l'azienda, a fronte della necessità di assicurare i propri servizi logistici, nonostante abbia lasciato a casa i lavoratori, avrebbe da allora implementato i contratti di fornitura in essere, avvalendosi di lavoratori esterni impiegati presso il Consorzio Genesi che, di fatto, svolgerebbero le mansioni degli operai posti in cassa integrazione, con evidente pregiudizio dei propri dipendenti, che si sarebbero visti privare del proprio diritto a rendere la prestazione lavorativa;

considerato che:

l'organizzazione sindacale UILTuCS, in rappresentanza dei 24 lavoratori, avrebbe promosso formale denuncia all'Ispettorato del lavoro di Napoli, evidenziando come sulla collocazione in CIGS- COVID a zero ore non sia stato sottoscritto da parte delle rappresentanze dei lavoratori alcun verbale di accordo, stante la ferma opposizione all'utilizzo di ogni ammortizzatore sociale in assenza dei presupposti;

attualmente l'azienda starebbe usufruendo della cassa integrazione in deroga anche per gli impiegati dell'amministrazione e per le commesse dei punti vendita, con la differenza che per questo personale sarebbe prevista la turnazione, a differenza dei dipendenti della logistica posti in cassa integrazione a zero ore;

dopo una prima mobilitazione dei lavoratori svoltasi il 23 gennaio 2021, l'azienda avrebbe incontrato la rappresentanza della UILTuCS, facendo presente l'intenzione della società di esternalizzare il servizio della logistica e proponendo ai propri dipendenti un'uscita incentivata dall'organico aziendale;

tenuto altresì conto che:

il 14 maggio sarebbe stato notificato all'azienda Gargiulo & Maiello S.p.A. un atto di costituzione in mora e contestuale diffida al pagamento da parte dei rappresentati legali di 17 dei 24 lavoratori, con l'invito alla sospensione del ricorso alla CIGS-COVID a zero ore e alla immediata ripresa dell'attività lavorativa, in assenza della quale si sarebbe dato seguito al mandato conferito dagli stessi per la richiesta a titolo di risarcimento del pagamento delle differenze tra l'integrazione salariale percepita dall'INPS e il trattamento retributivo ordinario, al quale i predetti lavoratori si vedono privati dall'ottobre 2020,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo risulti a conoscenza dei fatti esposti dagli interroganti e se non ritenga necessario assumere tutti gli elementi conoscitivi circa la legittimità della collocazione in CIGS-COVID a zero ore del personale della Gargiulo & Maiello S.p.A. e dell'utilizzo di tale ammortizzatore sociale in assenza dei presupposti di legge.

(4-05539)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:

2ª Commissione permanente (Giustizia):

3-02542 del senatore Zaffini, sulla dotazione di un idoneo equipaggiamento per gli agenti di Polizia penitenziaria;

6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro):

3-02539 del senatore D'Alfonso ed altri, sugli effetti della misura premiale prevista dall'art. 71 del decreto-legge n. 18 del 2020;

7ª Commissione permanente(Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport):

3-02540 della senatrice Biti ed altri, sulla ripartizione dei fondi del Piano di protezione civile 2018-2020 per interventi di edilizia scolastica.