Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 190 del 12/02/2020
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
190a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 12 FEBBRAIO 2020
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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI,
indi del vice presidente LA RUSSA,
del vice presidente CALDEROLI,
del vice presidente ROSSOMANDO
e del vice presidente TAVERNA
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-LeU; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,31).
Si dia lettura del processo verbale.
GIRO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Discussione del documento:
(Doc. IV-bis, n. 2) Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del senatore Matteo Salvini nella sua qualità di ministro dell'interno pro tempore (ore 9,31)
Reiezione dell'ordine del giorno G1
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento IV-bis, n. 2, recante: «Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio, ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione, nei confronti del senatore Matteo Salvini nella sua qualità di ministro dell'interno pro tempore, per il reato di cui all'articolo 605, commi primo, secondo, numero 2, e terzo, del codice penale (sequestro di persona aggravato), trasmessa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania il 16 dicembre 2019 e pervenuta alla Presidenza del Senato il 17 dicembre 2019».
La relazione depositata dalla senatrice Stefani è stata stampata e distribuita e così conclude: «per tali ragioni, la Giunta, a seguito della parità dei voti favorevoli e di quelli contrari, non ha approvato, ai sensi dell'articolo 107, comma 1, secondo periodo, del Regolamento del Senato, la proposta messa ai voti dal Presidente e pertanto si è intesa accolta la proposta di concessione dell'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro dell'interno pro tempore».
Chiedo alla relatrice, senatrice Stefani, se intende integrare la relazione scritta.
STEFANI, relatrice. Signor Presidente, colleghi, vorrei illustrare la relazione in modo che tutti possiamo soffermarci su quanto accaduto durante il percorso che ha portato oggi ad avanzare una proposta di relazione a questa Assemblea.
Vorrei ricordare ciò cui si fa riferimento. In data 16 dicembre la procura distrettuale della Repubblica di Catania ha trasmesso al Presidente del Senato gli atti del procedimento penale nei confronti del senatore Matteo Salvini, nella qualità di Ministro dell'interno pro tempore, per l'avvio della procedura di cui alla legge costituzionale n. 1 del 1989, ai fini del rilascio dell'autorizzazione in ordine al reato di sequestro di persona aggravato. In data 18 dicembre il Presidente del Senato ha deferito la questione all'esame della Giunta. Il 19 dicembre all'unanimità l'Ufficio di Presidenza conveniva di concordare il calendario dei lavori per l'esame della richiesta di autorizzazione a procedere fissando al 20 gennaio 2020 la data del voto, su richiesta anche del senatore Grasso, assente per missione all'estero fino al giorno 19. Il 3 gennaio il senatore Salvini ha depositato una memoria e l'8 gennaio si è tenuta la seduta di Giunta, nonché nel giorno 9 il presidente Gasparri, relatore, ha presentato la sua proposta alla Giunta. Si sono svolte poi le sedute del 13 e del 14 gennaio, nel corso delle quali i membri della Giunta appartenenti all'attuale maggioranza di Governo hanno abbandonato per protesta i lavori. Alla seduta del 20 gennaio viene posta al voto la relazione del presidente Gasparri, poi non accolta.
Il tribunale dei Ministri - come ricordato prima - ha richiesto l'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini assumendo che egli, nella qualità di Ministro dell'interno, asseritamente abusando dei suoi poteri, avrebbe privato della libertà personale 131 migranti di varie nazionalità a bordo dell'unità navale Gregoretti della Guardia costiera dal 27 luglio fino al 31 luglio del 2019.
Fornisco ora altri elementi di ausilio per comprendere bene ciò che stiamo facendo oggi e per dare pieno rilievo al valore del voto che ci apprestiamo a dare. Sul piano metodologico occorre premettere che l'autorizzazione a procedere è applicata solo ai reati ministeriali, ovvero ai reati che si assumono commessi dal Ministro in occasione dell'esercizio delle proprie funzioni. Tale fattispecie, quindi, differisce totalmente dalle inviolabilità di cui all'articolo 68 della Costituzione, le quali invece hanno a oggetto misure restrittive della libertà personale per procedimenti penali relativi a tutti i tipi di reati posti in essere dal parlamentare, non rilevando la connessione con l'esercizio delle funzioni inerenti al mandato. L'inviolabilità di cui all'articolo 68 si configura come un'autorizzazione ad acta del singolo provvedimento.
Nel caso delle autorizzazioni a procedere per i reati ministeriali - è importante che ci soffermiamo su questo - l'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989 circoscrive l'oggetto della valutazione del Senato, richiedendo che quest'ultimo focalizzi la propria istruttoria esclusivamente su due circostanze e, segnatamente, sul fatto che il Ministro abbia agito per la «tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo». Questo è fondamentale. E questa è la valutazione che deve essere fatta in detta sede. Ed è per tale motivo che lo stesso senatore Salvini, nella sua memoria, ha prodotto una documentazione per dimostrare che vi era piena conoscenza da parte tutti i membri del Governo e, anzi, una condivisione di quella azione di Governo.
Il presidente del Consiglio Conte ha più volte esplicitato una linea del Governo in materia di sbarchi, e questo in diverse sedi istituzionali, tra le quali suprema è l'Assemblea del Senato, già a partire dal caso Diciotti, la prima fattispecie concreta che ha posto in essere determinate problematiche. Quindi, in realtà, una volta definita la linea del Governo nella materia, non era nemmeno indispensabile un'informativa parlamentare per ogni sbarco di immigrati avvenuto in Italia. E la modifica della linea poteva avvenire solo nel momento in cui vi fosse una manifesta, espressa e diversa formulazione che disattendesse quanto deciso fino ad allora. Ricordiamo comunque alcuni passaggi.
Il presidente del Consiglio Conte, nella seduta dell'Assemblea del Senato del 12 settembre 2018, con riferimento al caso Diciotti, aveva affermato: «Il Governo italiano ha ribadito fin dall'avvio del caso Diciotti la propria convinzione che esso dovesse necessariamente essere affrontato in linea con i princìpi di solidarietà e di condivisione tra i Paesi dell'Unione europea in materia di gestione dei flussi migratori», precisando poi che «già prima, quindi, che si verificasse il caso Diciotti, e ancora successivamente ad esso» - lo sottolineo - «il Governo italiano si è fatto promotore di una insistita e determinata iniziativa, volta a sollecitare le istituzioni europee affinché vengano tempestivamente attuate le conclusioni adottate, all'unanimità, all'esito del Consiglio europeo dello scorso fine giugno». Proseguiva ancora: «La nostra politica sull'immigrazione non risponde a logiche emergenziali o a contingenze transeunti. Abbiamo fatto di più: abbiamo proposto un'articolata e complessa strategia che mira ad offrire una regolamentazione e una gestione dei flussi migratori in via strutturale (...). Tale proposta è quindi documentata anche nelle nostre posizioni ufficiali che abbiamo successivamente sostenuto in occasione dei vari consessi europei».
Quindi, se la linea del Governo in materia di immigrazione appare evidente da queste dichiarazioni, si possono comunque ricordare ulteriori interventi del presidente Conte, svolti nelle sedi parlamentari. Già, infatti, il 5 giugno 2018 il presidente del Consiglio Conte - in sede di dichiarazioni programmatiche dinanzi all'Assemblea del Senato - aveva auspicato in ambito europeo «il superamento del Regolamento di Dublino al fine di ottenere l'effettivo rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità e di realizzare sistemi automatici di ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo», così manifestando l'intendimento del Governo di superare la precedente disciplina dei flussi migratori, esternando la volontà di «riorganizzare e rendere efficiente il sistema dell'accoglienza, assicurando trasparenza sull'utilizzo dei fondi pubblici ed eliminando ogni forma d'infiltrazione della criminalità organizzata». Precisava poi che, ove non ricorressero i presupposti di legge per la permanenza degli immigrati, il Governo si adopererebbe «al fine di rendere effettive le procedure di rimpatrio e affinché in sede europea tutti i Paesi terzi che vorranno stringere accordi di cooperazione con un Paese membro dell'Unione accedano alla sottoscrizione di accordi bilaterali di gestione dei flussi migratori».
Ancora, nella seduta dell'Assemblea del Senato del 27 giugno 2018 il Presidente del Consiglio dei ministri, in sede di comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, aveva nuovamente ribadito gli obiettivi del Governo in tema di immigrazione, riferendo in merito alla European multilevel strategy for migration, «proposta articolata, organica, basata su un nuovo approccio, che consenta all'Europa di uscire da una gestione intesa in base a una logica emergenziale e di entrare, invece, in una nuova dimensione, che prevede una gestione basata su una logica strutturale, da riconoscere definitivamente come priorità dell'Unione europea».
Ulteriori conferme dell'impostazione seguita da tutto il Governo ed esplicitata in particolare dal presidente Conte si registrano ancora nelle dichiarazioni rese nella seduta dell'Assemblea del Senato del 16 ottobre 2018, in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre 2018, nonché nella seduta dell'Assemblea del Senato dell'11 dicembre 2018, in vista del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018.
Entriamo ora nel merito del caso concreto concernente i migranti a bordo della nave Gregoretti. In quella situazione vi sono state prese di posizione concrete molto specifiche. Si fa riferimento a una mail del 26 luglio 2019, allegata alla memoria scritta depositata dal ministro Salvini.
È una e-mail, scritta in inglese, inviata dal dottor Benassi, consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio, al dottor Massari, ambasciatore rappresentante italiano a Bruxelles. In questa e-mail si fa riferimento espressamente a delle persone salvate in mare e attualmente on board (a bordo) della nave Gregoretti, of the italian Coast Guard. Si fa quindi un riferimento espresso alla nave Gregoretti, con la presenza di migranti. Tale e-mail è finalizzata a sollecitare la redistribuzione degli immigrati imbarcati la sera prima sulla detta nave presso gli altri Stati membri dell'Unione europea.
Non si può non rilevare la ferma contestualità di questa iniziativa della Presidenza del Consiglio rispetto all'inizio della vicenda in questione, risalente proprio alla sera del 25 luglio. Successivamente a questa presa in carico della vicenda, la stessa Presidenza del Consiglio, tramite le e-mail che sono state riprodotte, rendeva nota l'incertezza nelle risposte di taluni Stati membri, che precludeva l'immediata possibilità di una ricollocazione degli immigrati presso gli Stati membri, quindi comprovando che si stava elaborando comunque un percorso per il ricollocamento, con la necessità di un mero tempo tecnico per poter procedere allo sbarco.
La memoria prodotta dal ministro Salvini richiama un'altra e-mail indirizzata dal dottor Massari alla dottoressa Belloni, Segretario generale della Farnesina, e al dottor Baiano, Vice Segretario generale della Farnesina (sono tutti funzionari interni all'organico dei Ministeri), in cui si legge: «Sono in costante contatto con Michou (funzionario di un organo dell'Unione europea), che a partire da stamattina (ovvero dal 26 luglio) ha contattato le diverse capitali europee. Per ora hanno risposto in quattro Paesi, con disponibilità generica a prendere i migranti: Germania, Francia, Irlanda e Lussemburgo. I quattro Paesi sopramenzionati ne prenderebbero secondo Michou circa 15 per ciascuno. Michou è fiduciosa che gli altri da lei contattati risponderanno positivamente». Scrive anche: «Va messo in conto il ritardo nelle risposte dovuto al weekend estivo». Quindi stiamo parlando, anche in questo caso, di tempi tecnici.
Appare evidente - da un lato - che i meccanismi di ricollocamento con valenza sicura e immediata non erano operativi alla data del 26 luglio, in quanto le procedure di redistribuzione dei migranti erano tutt'altro che automatiche. Dall'altro lato, emerge che l'immediatezza della presa in carico della vicenda da parte della Presidenza del Consiglio fin dal 26 luglio rende del tutto inverosimile l'ipotesi di un'azione individuale del ministro Salvini, il quale operò in un contesto caratterizzato dalla compartecipazione operosa dell'Esecutivo alla vicenda.
Analogamente, in realtà, a quanto avvenne per il caso della nave Diciotti, anche nel caso della nave Gregoretti - stiamo continuando a parlare di casi, il caso della Diciotti e il caso della Gregoretti, ma cerchiamo di capirci lo stesso - nessuna presa di posizione contraria è stata assunta nei fatti dal presidente del Consiglio Conte e neppure da alcun altro membro del Governo.
Nella relazione per l'Assemblea sul caso Diciotti, su cui si è registrato un voto favorevole del Senato - cerchiamo di tenere conto di una certa linearità delle prese di posizione, in quanto quel documento è stato approvato con la partecipazione di membri dell'attuale Governo che anche allora facevano parte dell'Esecutivo - si afferma: «Solo una presa di posizione contraria, espressa in sede istituzionale, avrebbe legittimato una diversa configurazione del profilo teleologico della condotta del ministro Salvini. In particolare, se il Presidente del Consiglio - che ha compiti di coordinamento della politica del Governo - avesse assunto una posizione di distanza o di contrarietà rispetto alle decisioni del ministro Salvini, allora avremmo potuto ipotizzare un interesse partitico e non governativo. Ma questo non è avvenuto nella vicenda in esame».
La circostanza della mancanza di una delibera del Consiglio dei ministri sul caso Gregoretti - questione che è stata sottolineata dal tribunale dei Ministri - assume un significato contrario perché, in realtà, sottolinea un'implicita - per me anche esplicita - condivisione rispetto all'azione del Ministro dell'interno.
Qualora, infatti, il presidente Conte avesse ritenuto opportuno osteggiarla sul piano degli indirizzi governativi, avrebbe potuto convocare ad horas una seduta del Consiglio dei ministri per l'assunzione di una decisione di indirizzo contraria rispetto alle scelte gestionali del ministro Salvini. Il senatore ha prodotto numerosi elementi atti ad evidenziare, quindi, il coinvolgimento dell'Esecutivo nel suo complesso. Vi sono anche delle dichiarazioni del ministro della giustizia Alfonso Bonafede e una del vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio. Solo agenzie di stampa registrate e mai smentite.
Il ministro Bonafede, in data 30 luglio, ha espressamente dichiarato che: «La nave - facendo riferimento alla nave Gregoretti - è attraccata al porto. C'è dialogo tra i Ministeri delle infrastrutture, dell'interno e della difesa. La posizione del Governo è sempre la stessa. Vengono salvaguardati i diritti. Le persone che dovevano scendere sono scese. Sono monitorate le condizioni di salute, ma del problema immigrazione deve farsi carico tutta l'Europa».
Di simile contenuto è anche la dichiarazione del vice premier Di Maio, il quale, il 31 luglio, a domanda sul caso Gregoretti ha risposto: «Per me l'Italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti. Quei migranti devono andare in Europa. Però non si trattino i nostri militari su quella nave come pirati. Pieno rispetto per le forze dell'ordine».
La piena conoscenza dei fatti da parte del Presidente del Consiglio - ma forse ciò non sarebbe neanche necessario - è stata ribadita, anche recentemente, da alcune dichiarazioni del medesimo. In un'agenzia di stampa del 9 gennaio, alla domanda: come voterebbe nel caso Gregoretti se fosse parlamentare, egli dichiarò: «È difficile rispondere perché, essendo Presidente del Consiglio, non riesco a dissociarmi da una conoscenza diretta del dossier».
Quindi - come ha rilevato, tra l'altro, lo stesso relatore, presidente Gasparri, cui va un ringraziamento da parte di tutti i membri della Giunta per il lavoro che ha svolto - l'elemento assoluto più rilevante sarebbe stata l'eventuale posizione di contrarietà del presidente Conte, mai espressa nei giorni in cui la nave era in mare con gli immigrati a bordo, in sedi istituzionali o anche informali. Non sono state individuate dichiarazioni, né alcuna intervista del professor Conte, né alcuna affermazione effettuata dallo stesso, in ambito parlamentare e extraparlamentare, atte a contestare la scelta del ministro Salvini, né nei giorni in cui la nave era in mare con gli immigrati a bordo né nei giorni immediatamente successivi.
Non c'è stata alcuna dichiarazione del presidente Conte, espressa in sedi formali o informali, tesa a superare la posizione del Governo rispetto a quella del ministro Salvini. Quindi, sicuramente è configurabile un coinvolgimento politico governativo del Presidente e di tutto il Governo, comprovato dall'assenza di qualsivoglia presa di posizione contraria sulla conduzione del caso Gregoretti e sulle scelte dallo stesso operate.
Il caso era notorio, era su tutti i mass media e in tutti i giornali di quei giorni. Non era necessaria una comunicazione specifica, perché, effettivamente, gli elementi della vicenda erano ravvisabili in toto. La conferma si ha, tra l'altro, anche nel caso relativo, che avremo in esame a breve, alla nave Open Arms. Io sto facendo riferimento ora a questioni che sono già pubbliche, come ormai tutto in Italia, i cui fatti, in realtà, accadono pochi giorni dopo gli eventi che sono oggi in esame.
Il presidente Conte, infatti, con una missiva del 16 agosto, chiede lo sbarco dei minori presenti a bordo della Open Arms, nulla disponendo in merito agli altri migranti e, anzi, sottolineando: «che sia un incombente giuridico, oltre che umanitario, il tema di un'adeguata condivisione con gli altri Stati europei». E questo lo afferma in merito alla distribuzione delle persone della suddetta nave, così come di tutte le altre che ancora sono ospitate.
Chiedo di poter fare un'altra valutazione, anche se non è squisitamente di competenza della Giunta. La Giunta non è tenuta a valutare sulla sussistenza o no, nel caso di specie, di condotte penalmente rilevanti, ma a ogni buon conto non si può non rammentare che il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania ha espressamente ritenuto che, nel caso in esame, non sussistono i presupposti del delitto di sequestro di persona, né di altro delitto, concludendo, infatti, per la richiesta di archiviazione.
Ad avviso della procura, l'avere prolungato per tre giorni la permanenza a bordo, garantendo assistenza medica e viveri, consentendo lo sbarco di minori e malati e sempre con la ferma intenzione ministeriale, espressa in varie sedi, anche documentata nelle sommarie informazioni, di far sbarcare i migranti in tempi brevi, «non costituisce una illegittima privazione della libertà», punibile ai sensi dell'articolo 605 del codice penale, concernente il sequestro. Il procuratore prosegue rammentando, tra l'altro, che l'assegnazione del POS, point of safety, è solo una delle fasi amministrative per l'ingresso di migranti irregolari e che, anche nelle fasi successive del procedimento, la libertà di locomozione e circolazione subisce delle limitazioni legali, in relazione a necessità di ordine pubblico, a tutela dell'interesse dello Stato a controllare e regolare i flussi migratori.
In effetti, risulta dagli atti - nessuno può quindi smentire - che le procedure amministrative sono state attivate tempestivamente, che il confronto con i Paesi europei è stato promosso in modo immediato e fruttuoso e che la permanenza a bordo è stata limitata alla garanzia del funzionamento delle procedure amministrative.
Sotto il profilo soggettivo difettano, poi, la consapevolezza e la volontà del ministro Salvini di privare illegittimamente della libertà personale i migranti a bordo, in quanto è emersa chiara la volontà ministeriale di procedere allo sbarco quanto prima, come risulta dalle dichiarazioni rese nel corso dell'istruttoria. Lo stesso vice prefetto vicario Filippo Romano dichiara che «dal Ministero mi dissero più dirigenti che certamente lo sbarco sarebbe stato autorizzato a breve», ciò che infatti è accaduto, e che «era evidente la volontà ministeriale di autorizzare lo sbarco, tanto che ci dicevano di prepararci per l'accoglienza».
Io penso che occorra fugare anche altri dubbi: ciò che stiamo facendo oggi è una scriminante per certi versi diversa da quella prevista dal codice penale, perché la valutazione odierna non può prescindere dalla stretta connessione tra l'atto e la funzione governativa, nel senso che il Ministro è scriminato anche qualora eventualmente l'interesse pubblico si fosse potuto realizzare con un comportamento diverso. Siamo infatti fuori dalle ipotesi delle scriminanti di cui al codice penale. Noi consideriamo che c'è un'autonomia della funzione di Governo, che è un valore costituzionale, per il quale l'ordinamento prefigura moduli valutativi diversi da quelli adottati per le comuni scriminanti.
Probabilmente c'è stato, sotto questo profilo, un equivoco, che nel corso dell'esame in Giunta ha indotto alcuni senatori a prefigurare delle richieste di integrazione istruttoria, volte a valutare la sussistenza o meno di alcune ipotesi.
La legge n. 1 del 1989, in realtà, si sofferma non tanto sulla sussistenza effettiva di un interesse pubblico, quanto sul perseguimento dello stesso, quando c'è un'azione di Governo che è destinata a perseguire un interesse. Pertanto, essendo il profilo teleologico l'oggetto della valutazione del Senato, è la finalità perseguita dal Ministro a costituire l'ambito del riscontro.
Occorre poi fare delle valutazioni: non discutiamo in questa sede - come accadde anche per il caso della nave Diciotti - sull'esigenza di valutare o meno le considerazioni politiche, che possono essere oggetto di un sindacato ispettivo, in cui ciascun parlamentare può sindacare delle scelte governative, con atti indirizzo, con interrogazioni, con mozioni eventualmente di sfiducia individuale. Oggi non stiamo esprimendo una valutazione sulla condivisione dell'azione di Governo: noi stiamo valutando se l'attività svolta dal Ministro al tempo sia stata finalizzata al perseguimento di quell'interesse.
In questo caso, quindi, ovviamente si ritiene che non possa sussistere un reato e ciò sarà valutato nelle sedi opportune. Non è la nostra sede deputata a farlo. Noi siamo soltanto chiamati a dire se esiste o no un interesse pubblico e in quell'azione vi era un interesse pubblico, che per certi versi può essere dimostrato anche attraverso un ragionamento al contrario: se non ci fosse interesse pubblico, ci si potrebbe chiedere - cosa che rientrerebbe veramente nel mondo dell'impossibile - quale potrebbe essere l'interesse perseguito dal Ministro nel caso di specie.
Se fossimo - ad esempio - in un caso di peculato o di corruzione, la risposta potrebbe essere evidente e scontata, perché potrebbe esserci un interesse privato. Tali situazioni sono però del tutto avulse e antitetiche rispetto al caso di specie, in cui il Ministro stava gestendo la vicenda per un interesse, certamente, non privato.
Signor Presidente, in conclusione, all'esito dell'istruttoria, il presidente Gasparri aveva fatto una proposta di relazione che - come abbiamo più volte sottolineato - è tecnicamente ben fatta. Sappiamo anche però che lo svolgimento dei lavori è stato inquinato, purtroppo, da una discussione politica e che è stata quasi alterata, in sede di esame della Giunta - spero allora che l'Assemblea possa avere una veste e un clima diverso - l'alta funzione istituzionale che le è assegnata quale organo al quale deve essere deputata la salvaguardia dei principi di separazione dei poteri stabiliti dalla Costituzione. La Giunta non è chiamata a salvaguardare delle posizioni individuali, non è atta a far ciò. Non parliamo della sorte di immunità quasi fosse un obbrobrio: stiamo facendo una valutazione, che deve esprimere la Giunta, che prescinde dagli interessi individuali ed è volta a salvaguardare l'alta istituzione dello Stato e la separazione fondamentale dei poteri tra il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere della magistratura.
Purtroppo l'attività dell'organo del quale faccio parte è stata condizionata in questa occasione da posizioni espresse dai partiti che, in realtà, hanno anticipato la loro decisione nel merito prima di iniziare la discussione. Alcuni membri non sono intervenuti in sede di dibattito nel merito; purtroppo ci sono stati degli abbandoni dei lavori e la mancata partecipazione alla votazione finale, ritenendo anche che non erano state esaudite delle istanze istruttorie che, nei fatti, magari erano state rigettate semplicemente dal voto della maggioranza dei membri presenti in Commissione. Teniamo conto che in alcune circostanze la maggioranza non aveva tutti i membri presenti. Questo non è dipeso però certamente dall'opposizione.
Esautorata, per certi versi, la Giunta da questa sua funzione principale, che è stata piegata quindi a ragioni diverse, a questo punto la sede necessaria, al fine di poter rinvenire la verità e poter portare sul piano istituzionale la questione, risulta essere la sede processuale.
Ritenendo pertanto che occorra ritornare nell'alveo di garanzia che è assicurato dalla legge e solo dalla legge, non da altre questioni politiche, si è rimesso quindi alla cognizione del giudice di merito, imparziale e terzo.
Per questa ragione, pertanto, la Giunta, a seguito della parità dei voti favorevoli e contrari, ha rigettato la proposta messa al voto dal Presidente del Senato e per questa ragione abbiamo inteso far ritornare il tutto nell'alveo che si auspica di rispetto della legge e dello Stato. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
PRESIDENTE. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 135-bis, comma 7, del Regolamento, fino alla conclusione della discussione almeno venti senatori possono formulare proposte in difformità dalle conclusioni della Giunta, mediante la presentazione di appositi ordini del giorno motivati.
Dichiaro aperta la discussione.
È iscritta a parlare la senatrice Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
GARNERO SANTANCHE' (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il punto della discussione odierna è molto semplice: dobbiamo capire come mai quello che andava bene per la questione Diciotti oggi non va più bene per la questione Gregoretti. Dovremmo capire perché non va più bene, cosa è successo di diverso, visto che stiamo parlando di due casi simili, anzi, direi identici. Il presidente del Consiglio Conte è lo stesso - lo ricordo, non è un altro - che, quando governava con la Lega disse sul caso Diciotti che il ministro Salvini non era assolutamente da solo e che le decisioni erano comuni. Vi ricordate il ministro Di Maio quando usava quasi il suo corpo come scudo per difendere il ministro Salvini nelle sue azioni, dicendo che era un ottimo Ministro e che le sue azioni erano compiute nell'interesse nazionale, per la difesa dei nostri confini? Poi, improvvisamente, tutto questo è cambiato: il ministro Salvini diventa un sequestratore di persone, un sequestratore di bambini. Nasce allora in noi una domanda spontanea: il presidente del Consiglio Conte non faceva il proprio lavoro, non seguiva le vicissitudini all'interno del Consiglio dei ministri, o forse - come crediamo noi - aveva un interesse personale? Lo aveva quando era il Presidente del Consiglio di una maggioranza gialloverde, lo ha oggi che è il Presidente del Consiglio di una maggioranza giallorossa; un interesse personale che gli italiani capiscono benissimo: l'interesse di continuare a fare il Presidente del Consiglio a tutti i costi. Quindi quello che ieri era un bravissimo Ministro oggi diventa un sequestratore di persone e di bambini.
Credo che la cosa più vergognosa, che ci dispiace e mi dispiace di più, sia che questo Governo usi le istituzioni, e in particolare l'istituzione del Senato, per vendette politiche. Ecco, credo che questa non sia una bella immagine che si dà al popolo italiano, perché le istituzioni sono una cosa seria e non si dovrebbero usare per ripicche o vendette politiche.
La cosa che ci dispiace maggiormente è questo Governo, questa sinistra che credevamo avesse abbandonato il vizio di usare strumenti non democratici, di usare strumenti come i processi quando capiscono che l'avversario non si può battere nelle urne, alle elezioni. Siamo al vecchio vizio della sinistra che ritiene sia meglio portare gli avversari politici a processo e che sia meglio se gli avversari vengono condannati per essere tolti dalla competizione politica. (Applausi dai Gruppi FdI , FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
Questo è il modo in cui la sinistra ha sempre agito; in questo modo si è sempre comportata negli ultimi vent'anni, quando capiva - come dovreste capire oggi - che gli italiani sono dalla parte del ministro Salvini come lo erano ieri, quando con le sue azioni cercava di contrastare l'immigrazione clandestina. Cari amici, gli italiani non sono dalla sua parte solo nei sondaggi, nelle ricerche o nelle intenzioni di voto: gli italiani sono dalla sua parte nelle elezioni. Avreste dovuto capire dalle elezioni - che ricordo sono finite nove a uno - che gli italiani apprezzavano, continuano ad apprezzare e vorrebbero continuare ad avere un Ministro che difenda gli interessi nazionali, che si batta e combatta per ostacolare l'immigrazione clandestina.
Ma questo voi fate finta di non capirlo. Pensate di essere dalla parte della ragione; comportandovi così, pensate di aumentare il vostro fatturato politico. Ma anche in questo caso la storia non vi è amica e vi avrebbe già dovuto insegnare che questo non succede. Quello che allora ci piace far emergere è la vostra ipocrisia: l'ipocrisia di chi oggi continua a stare al Governo indifferentemente da un credo e che - a differenza nostra - un credo non ha. È questo che gli italiani avranno ben chiaro, in maniera evidente, nelle loro coscienze e nel loro modo di agire.
Mi sarebbe piaciuto vedere oggi il Presidente del Consiglio, il ministro Di Maio e tutti quelli che allora difendevano l'ex ministro Salvini; ma la soddisfazione l'avrò, dovrò aspettare solo un po' di tempo. Sarà infatti molto interessante quando inizierà questo processo e tutti loro, o parte di loro (ma sicuramente il presidente del Consiglio Conte e il ministro Di Maio), saranno testimoni in quel processo e li vedremo sfilare. Mi piacerà allora sentire le loro parole dopo che avranno giurato di dire la verità. Sarà molto interessante capire che persone sono - noi le abbiamo già giudicate molto bene - e sarà l'occasione per far emergere ancora di più la loro ipocrisia, il loro modo vigliacco di agire e il loro modo volgare di usare le istituzioni per una vendetta politica. (Applausi dai Gruppi FdI, FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Modena. Ne ha facoltà.
MODENA (FIBP-UDC). Signor Presidente, penso che oggi quest'Assemblea dovrebbe riflettere, al di là della questione in sé, sulla pericolosità sostanziale del modo con cui è stata impostata da parte del tribunale dei Ministri la richiesta di autorizzazione a procedere, perché costituisce un campo di gioco che noi non avremmo dovuto accettare, cioè un campo e delle regole che non sono assolutamente adatte e soprattutto riconoscibili, ma costituiscono invece un pericolosissimo precedente. Chiunque qui dentro un domani potrà trovarsi nelle condizioni in cui si è trovato l'allora Ministro dell'interno nella questione del caso Gregoretti.
Nella richiesta di autorizzazione si teorizza addirittura una sorta di condotta, o meglio una condotta negativa da parte dell'allora Ministro, e si teorizza addirittura che questa condotta negativa sarebbe un atto amministrativo. Questo dopo fiumi e fiumi di libri dove si è sempre distinta l'attività politica e di governo dei Ministri rispetto all'attività amministrativa lasciata ai funzionari. In sostanza, è come se il tribunale dei Ministri avesse chiamato D'Alema quando è stata bombardata la Serbia. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e del senatore Zaffini). È come se avessero chiamato il ministro Terzi di Sant'Agata o il presidente Monti quando hanno lasciato i marò in India. Vi ricordate la storia dei marò in India? (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e del senatore Zaffini). Uno si è dimesso, ma il presidente Monti c'era.
È come se, dopo la sentenza che condannò - si badi bene - non un Ministro, perché non poteva, ma l'Italia per i respingimenti di Maroni, qualcuno avesse chiamato quest'ultimo a rispondere per i respingimenti perché c'era una sentenza. Il campo di gioco individuato dal tribunale dei Ministri è quindi un campo di gioco scorretto, pericoloso e non accettabile. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
Poiché abbiamo potuto anche accedere agli atti, sottolineo rapidamente alcuni passaggi. Se qualcuno leggerà - come immagino - il passaggio 2, quando il tribunale dei Ministri, che cercava disperatamente di trovare un sistema per dire che Salvini era un sequestratore, risente il capo di gabinetto e il prefetto e rimanda tutto al procuratore, vedrà che quest'ultimo giustamente dice di non vedere niente di rilevante Non vedeva niente di rilevante perché il prefetto e il capo di gabinetto, quando sono stati sentiti, hanno risposto chiaramente (come si legge a pagina 166 di quelle che chiamo in modo non esatto SIC) al presidente del tribunale, che diceva che non era chiaro perché fossero rimasti a bordo della nave Gregoretti fino al 31, che non era invece chiaro perché dovessero scendere prima dal momento che erano stati rifocillati, curati anche dal punto di vista dell'igiene e che gli hot spot non sono strutture residenziali. Il fatto che da questo impianto si possa ricavare l'immagine di un Ministro dell'interno sequestratore francamente mi suscita timore, perché c'è stata quasi una volontà di coartare, di dipingere la situazione in un certo modo, di dare un'interpretazione alle dichiarazioni delle persone ascoltate al solo fine di trovare il modo di mandare un Ministro dell'interno a processo e, badate bene non per atti riferibili a reati comuni, per i quali è possibile avere l'autorizzazione (la relatrice faceva prima l'esempio di un caso di corruzione). Al contrario, qui siamo di fronte al caso di un potere diverso, che è distinto e che giustamente reclama sempre la sua autonomia, che mette tutti e due i piedi nella valutazione di un atto e di una scelta di natura e di carattere politico. A me interessa anche poco, francamente, se il Governo fosse o no d'accordo, perché è la Costituzione a dire come funziona il Governo e quali sono i rapporti tra il Primo Ministro e la collegialità. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az e del senatore Zaffini). Francamente, non lo devo neanche andare a dimostrare.
MIRABELLI (PD). La politica può violare tutto?
MODENA (FIBP-UDC). C'è poi un altro elemento che volevo sottolineare, ovvero le valutazioni che sono state fatte per cercare in tutti i modi di dire che quello era - pensate - non un atto politico, ma un atto amministrativo dato da una condotta negativa. Ripeto, ognuno di noi si può trovare in una condizione di questo genere se si accetta un precedente come questo: è un fatto serissimo, fuori da ogni principio. Questo atto amministrativo, che sarebbe una condotta negativa, così come è stata costruita la fattispecie dal tribunale dei Ministri, si basa sempre su quello che anche il capo di gabinetto ha cercato in tutti i modi di dire, come risulta dagli atti, e cioè che su questo tema è importantissimo l'atteggiamento politico che stava avendo l'Italia con riferimento alla distribuzione dei migranti. Non è che stessero lì per caso: c'era comunque un quadro, una linea di Governo cambiata con riferimento alla gestione della questione dei migranti, che vedeva questo rapporto con l'Europa.
Concludo dicendo che, ovviamente, ho votato contro questa impostazione. Ritengo che la maggioranza in Giunta "se la sia passata", come diciamo, con un'espressione non molto politica, che mi perdonerete. Alla fine oggi ci troviamo qui a discutere e, come ricordavo, vorrei che si comprendesse la gravità del campo di gioco, che ha scelto questa volta il tribunale dei ministri. È per questo che, secondo me, va completamente rigettata la tesi prospettata, con riferimento all'atto politico. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e del senatore Zaffini. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bonino. Ne ha facoltà.
BONINO (Misto-PEcEB). Signor Presidente, colleghi, dopo tante settimane di dibattiti - ovviamente tutti extraparlamentari - che hanno coinvolto retroscenisti, giuristi e pensosi intellettuali, arriva buon ultimo il presente dibattito, che si svolge nel solo posto legittimo, ovvero l'Aula del Senato. Invece, tutte queste settimane sono state investite da dibattiti totalmente fuorvianti: tutti a chiedersi se il Governo ne uscisse rafforzato o indebolito, a chi giova e a chi non giova. Sono tutte cose che capisco, perché non sono una marziana, ma non le condivido. Questo confuso e rumoroso contesto è stato, peraltro, anche alimentato dal nostro collega senatore e dalle sue roboanti esternazioni, del tipo: «Processatemi pure, perché così processate il popolo italiano» (la sfumatura di megalomania credo non sfugga a nessuno), condite da altre come: «Io, come Trump». Siamo fuori testo, nonché fuori contesto.
Il nostro compito è più limitato, più netto, più semplice: l'applicazione di un articolo della Costituzione. Quindi è importante comprendere ciò che non dobbiamo e non possiamo fare in quest'Aula. In primo luogo non dobbiamo sostituirci al tribunale di Catania (Applausi dei senatori De Falco, Fattori e Nugnes), nel valutare se sussistono o no gli elementi, eccetera. In secondo luogo, non è qui che si discute la linea politica sull'immigrazione. (Applausi della senatrice Nugnes). Spero che ciò avvenga presto, magari discutendo dei due decreti sicurezza, che qui erano, qui stanno e temo che vi rimarranno, ma non sono questi il posto, il luogo e il tempo per tale dibattito. Non dobbiamo far finta di essere un tribunale perché non lo siamo e non dobbiamo far finta di discutere, in questo caso, come se discutessimo delle politiche e delle leggi sull'immigrazione: sarà per un altro dibattito e per un'altra volta. Oggi dobbiamo fare un altro lavoro e farlo con serietà. Ci dobbiamo limitare a valutare se, nel caso di specie, come a mio parere nel caso precedente della nave Diciotti, sussista una delle condizioni per sottrarre un Ministro al corso della giustizia e che la legge individua in modo molto chiaro. Colleghi, perché possa essere negata l'autorizzazione a procedere, si deve motivare - dico bene: non solo «affermare», ma «motivare» - che l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione.
Come ha già chiarito la Corte costituzionale, la motivazione non può essere meramente politica, ma deve indicare quale sia l'interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero l'interesse pubblico preminente che la condotta contestata ha tutelato.
I sostenitori del diniego, a partire dallo stesso senatore, invocano l'articolo 52 della Costituzione e hanno sostenuto che l'interesse costituzionalmente rilevante era quello della difesa della Patria, mentre l'interesse pubblico era la sicurezza dello Stato e la tutela dell'ordine pubblico (per affermare questo, bisogna davvero sfidare il ridicolo), sostenendo che nel caso in esame i confini della Patria erano minacciati da un'unità navale della Guardia costiera italiana, dal suo equipaggio italiano e da 135 naufraghi raccolti in mare. Vogliamo davvero sostenere l'assurdo che la Patria italiana correva il rischio di essere invasa da una nave della Guardia costiera italiana? Io credo che siamo veramente andati al di là di ogni raziocinio. (Applausi dai Gruppi Misto, M5S e PD). Allo stesso modo, vogliamo davvero sostenere che la sicurezza dello Stato e dei suoi cittadini e l'ordine pubblico fossero minacciati da qualche decina di marinai italiani e da un centinaio di naufraghi stranieri che chiedevano di sbarcare, di nessuno dei quali era stata accertata qualunque pericolosità?
Come ha opportunamente spiegato l'associazione Italiastatodidiritto in una memoria inviata a tutti voi e di cui ringrazio l'associazione, i motivi di sicurezza nazionale che possono giustificare la violazione della legge penale devono concretarsi in una situazione di reale e attuale pericolo all'integrità dello Stato, alla vita e all'incolumità delle persone e ai diritti costituzionali, cioè in veri e propri stati di necessità.
Peraltro, durante gli eventi, il vero interesse che il Ministro dell'epoca ha esplicitato era di perseguire e ottenere la redistribuzione dei richiedenti asilo in altri Stati, cioè non sarebbero mai sbarcati - così dichiarava il Ministro - finché qualche altro Stato straniero non se ne fosse fatto carico. Viene davvero difficile, per non dire impossibile, considerare questo interesse pubblico, dovuto alla ricollocazione dei profughi, costituzionalmente rilevante e comunque preminente rispetto al diritto alla libertà e alla salute. Per sei giorni, infatti, lo sbarco non è stato rallentato, come detto da qualcuno, ma concretamente impedito e condizionato all'accordo di altri Paesi europei; quindi sono stati usati marinai italiani e profughi come leva di pressione per un obiettivo politico, non per difendere la Patria, fatemi il favore.
Tra quanti propongono di negare l'autorizzazione a procedere si è diffusa l'idea che occorra difendere l'autorità di Governo, dichiarando insindacabili gli atti politici compiuto dai membri dell'Esecutivo. È un argomento suggestivo, salvo che è privo di fondamento giuridico, perché la disciplina costituzionale non riconosce affatto l'insindacabilità penale dell'operato politico dell'organo di Governo.
In base a tutte queste ragioni voterò, come già a marzo, per accordare l'autorizzazione a procedere ai giudici di Catania contro il senatore Salvini. Il fatto che trovi particolarmente odiose le norme imposte dall'ex Ministro dell'interno in termini di immigrazione e di diritto di asilo non ha alcuna parte nella mia decisione perché, peraltro, nessuna di queste norme lo tutela oggi rispetto alle contestazioni dei magistrati.
Signor ex Ministro, lei ha quindi tutte le possibilità di difendersi nel processo, come tutti gli italiani, ma non deve avere il privilegio di difendersi dal processo perché non era in questione nessun interesse preminente, nessuna aggressione all'Italia e nessuno stato di necessità. (Applausi dai Gruppi Misto, M5S, PD e IV-PSI).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea gli studenti dell'Istituto «Santa Maria» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa della discussione del documentoIV-bis, n. 2 (ore 10,31)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bressa. Ne ha facoltà.
BRESSA (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, stiamo discutendo della richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del senatore Matteo Salvini nella qualità di Ministro dell'interno pro tempore all'epoca dei fatti.
Il presidente Gasparri, nella seduta della Giunta del 20 gennaio di quest'anno, dichiarava che la Giunta è chiamata a valutare esclusivamente la sussistenza o meno di un interesse pubblico inerente alla funzione di Governo. Il senatore Centinaio, in una questione per molti aspetti assimilabile, ha sostenuto che Salvini non poteva essere ritenuto penalmente responsabile per il caso Diciotti in quanto ha agito per l'interesse dello Stato e non per interesse personale, per di più in attuazione del contratto di Governo. Per cui, secondo questa personalissima visione, se per raggiungere un obiettivo politico, magari previsto dal contratto di Governo, un Ministro ordinasse un omicidio non sarebbe perseguibile penalmente.
GASPARRI (FIBP-UDC). Ignoranti!
BRESSA (Aut (SVP-PATT, UV)). Era esattamente ciò che sosteneva Mussolini davanti all'omicidio Matteotti. (Applausi dai Gruppi M5S, PD e IV-PSI). Ma noi abbiamo costruito un'altra Italia, un'altra storia e l'abbiamo costruita con la Costituzione.
GASPARRI (FIBP-UDC). Ignoranti!
BRESSA (Aut (SVP-PATT, UV)). Siamo una democrazia parlamentare, ma soprattutto siamo una democrazia. Aldo Moro sosteneva che il successo è affidato al consenso: un democratico può promuoverlo con tutte le sue forze, ma non può esigerlo mai. Questa bussola e regola democratica è stata smarrita dal senatore Salvini: ha pensato fosse possibile incassare il consenso ed esigerlo solo per il fatto di volerlo, a prescindere dalle condizioni che si dettavano per realizzarlo. Solo per inciso, è utile ricordare le ripetute assenze del ministro Salvini dalle iniziative dei Governi europei perché, secondo Salvini, era più utile stare in televisione che a Bruxelles. In fin dei conti, cosa sono 130 persone private della loro libertà e dignità di essere umani rispetto ai pieni poteri di chi si è auto investito della pretesa di essere il protettore dei sacri confini della Patria? Ma questa sua convinzione di per sé insana si è tradotta in fatto; si è tradotta in un sequestro di persona. Nessun Ministro può limitare la libertà personale; non compete a lui e non è uno di quei pieni poteri auspicati da Salvini.
Questa Camera ha il dovere di fare chiarezza; di disperdere le nebbie e i fumi della propaganda e di distinguere tra responsabilità politica e responsabilità giuridica. Lo può fare e lo deve fare, nell'alveo della Costituzione e della giurisprudenza costituzionale (una sentenza per tutte, la n. 81 dell'aprile 2012).
Gli spazi della discrezionalità politica trovano i loro confini nei principi di natura giuridica posti dall'ordinamento tanto a livello costituzionale quanto a livello legislativo. Vede, senatrice Modena, non c'è nulla di scorretto, nulla di bizzarro: siamo nel pieno rispetto della nostra Costituzione e della sua giurisprudenza.
Uno dei capisaldi delle democrazie liberali è la distinzione fondamentale tra responsabilità politica e responsabilità giuridica. Le azioni politiche del Governo hanno il loro giudice nel Parlamento e nel corpo elettorale, nessun tribunale può avanzare pretese; la responsabilità giuridica - la responsabilità penale in particolare - è invece personale e riguarda i singoli atti compiuti.
Il Governo può piacere per quello che fa in un determinato settore, ma ciò non significa che lo possa fare con qualunque mezzo. I mezzi impiegati devono essere legali perché è la legge che fonda e limita l'esercizio dei poteri pubblici. Fuori dalla legge nessuno può collocarsi, anche se lo fa perché così crede di fare il bene della Patria. In casi di urgenza e di pericolo può essere sia necessario compiere atti non autorizzati dalla legge, ma sono sempre provvedimenti provvisori e limitati, emanati di fronte a un pericolo imminente e imprevedibile.
La presenza di 131 migranti di varia nazionalità a bordo dell'unità navale Gregoretti della Guardia costiera italiana - una nave della Guardia costiera italiana -rappresentava uno stato di pericolo per la Patria, come sostiene Salvini? Siamo ai confini del ridicolo, se non addirittura oltre.
Il tribunale dei ministri di Catania spiega perché Salvini dovrebbe essere sottoposto a giudizio penale per ciò che ha fatto, non per l'indirizzo politico che lo ispira e che il Governo ha sostenuto. Non sono le scelte politiche in tema di immigrazione a costituire il capo d'accusa, ma una serie di atti specifici, compiuti dal Ministro nell'esercizio delle sue funzioni, che avrebbero bloccato la procedura di sbarco dei migranti determinando così consapevolmente l'illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psicofisiche critiche a bordo della nave Gregoretti, ormeggiata nel porto di Augusta fino al pomeriggio del 31 luglio, momento in cui veniva autorizzato lo sbarco.
Che tutta questa sofferenza sia stata necessaria a tutelare un interesse primario dello Stato esiste solo nella mente di chi si sente al di sopra delle leggi, indifferente alla dignità umana, incurante dei diritti fondamentali dell'uomo, prigioniero di un'ossessione politica ideologica pericolosa, che va sconfitta, costituzionalmente sconfitta, parlamentarmente sconfitta.
È per questo che dichiaro il mio voto favorevole all'autorizzazione a procedere in giudizio del senatore Salvini in ordine al reato di sequestro di persona aggravato, ai sensi dell'articolo 605, commi primo, secondo, numero 2, e terzo, del codice penale. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV), PD, IV-PSI e Misto. Congratulazioni).
PRESIDENTE.È iscritto a parlare il senatore Vitali. Ne ha facoltà.
VITALI (FIBP-UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, non voglio ripercorrere la cronologia degli eventi perché sono stati abbondantemente esposti dai colleghi che mi hanno preceduto. Voglio piuttosto soffermarmi su alcune anomalie della richiesta del tribunale dei Ministri.
Innanzitutto consentitemi una riflessione da parte di una persona che fa processi da quarant'anni. Devo dire, infatti, che in questa mia ultraquarantennale esperienza processuale, soltanto tre o quattro volte mi è capitata l'ipotesi nella quale il pubblico ministero richiede l'assoluzione o l'archiviazione e il giudice del dibattimento non accoglie la richiesta, decide invece di procedere per una sentenza di condanna.
È il caso specifico del tribunale dei ministri di Catania che, nonostante la richiesta di archiviazione motivatamente presentata dal procuratore della Repubblica di Catania, decide, sua sponte, di procedere a ulteriori indagini e accertamenti. Dopo aver espletato questi accertamenti, di fronte all'ennesima richiesta motivata del pubblico ministero di Catania di archiviare la vicenda, decide invece di trasferire l'istanza al procuratore della Repubblica competente per chiedere l'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Salvini per un reato gravissimo: il sequestro di persona, cioè l'aver privato della libertà personale e di movimento alcune persone, nella fattispecie 135 immigrati. Mi pongo una domanda: questi 135 immigrati erano nelle condizioni di poter liberamente circolare nel nostro Paese ove fatti scendere in un porto ritenuto sicuro? Erano persone entrate legittimamente nel nostro Paese, che quindi potevano vantare e chiedere la libertà di movimento? O erano persone in relazione alle quali era necessario accertare perché e come erano entrate in Italia e se ricorrevano le condizioni, previste dalle convenzioni internazionali, per le quali l'Italia era tenuta ad accoglierle e ospitarle?
Se fossero state liberate subito - così come sono state fatte scendere dalla nave dopo cinque giorni - sarebbero andate in giro per l'Italia in maniera turistica o sarebbero state messe in una struttura e controllate ugualmente, così come lo erano all'interno della nave Gregoretti? (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az). Dov'è, allora, la privazione della libertà? Dov'è il sequestro di persona? Manca il presupposto del reato.
Il tribunale dei Ministri di Catania fa però qualcosa di più: chiede di acquisire tutti gli ordini del giorno del Consiglio dei ministri per verificare se ci fosse stato un argomento, riguardante la Gregoretti, su cui vi fosse stata una decisione unanime del Gabinetto ministeriale per procedere in linea con quanto fatto dal senatore Salvini.
Ma, scusatemi tanto - mi rivolto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - che cosa era cambiato dall'agosto 2018, quando erano state fatte esattamente le stesse cose e il Governo, in primis il presidente del Consiglio Conte, si era assunto la responsabilità collegiale e politica di quell'atto? Ma il tribunale dei Ministri di Catania crede per caso che il Consiglio dei ministri sia un'assemblea di condominio che deve riunirsi per ogni argomento e non invece un organismo politico ed esecutivo nel quale una volta stabilito un indirizzo questo rimane valido fino alla sua eventuale revoca? (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC e della senatrice Pizzol). Non vi è stata alcuna revoca all'interno del Consiglio dei ministri che abbia potuto indurre l'allora Ministro dell'interno a cambiare atteggiamento. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
Quali sono state allora la violenza psicologica e la violazione delle convenzioni internazionali perpetrate dall'allora ministro Salvini? Il 27 luglio 135 immigrati presenti su due imbarcazioni (una della Guardia di finanza e l'altra della Capitaneria di porto) vengono trasbordate sulla Gregoretti. Qual era l'obbligo internazionale del ministro Salvini, del Governo italiano e dello Stato italiano? Soccorrere gli immigrati (questo è stato fatto) e verificare le condizioni di salute (questo è stato fatto). Sulla nave Gregoretti, per tutti e cinque i giorni, vi è stata la presenza costante di un medico che ha accertato le condizioni sanitarie e di ospitalità.
Quando si sono create le condizioni per poter far sbarcare, per necessità sanitarie e contingenti, alcuni ospiti della Gregoretti, questo è stato fatto senza battere ciglio. Il 27 luglio è stata fatta sbarcare una donna incinta con il marito e i due figli. Il 29 sono stati fatti sbarcare 16 minorenni dalla nave Gregoretti.
Il ministro Salvini, in quel momento, era il referente assoluto di quanto succedeva sulla Gregoretti oppure esisteva la possibilità di un altro controllo? Ebbene, il 31 luglio il procuratore facente funzione di Siracusa ha disposto un sopralluogo, a seguito del quale ha ritenuto che, dopo quei cinque giorni (nei quali i migranti sono stati rifocillati, costantemente assistiti e controllati), non vi erano più le condizioni per la permanenza di quelle persone sulla nave Gregoretti e, quindi, ne ha disposto lo sbarco, che è avvenuto tempestivamente, senza ostacoli e senza alcun intralcio.
Io credo, allora, diversamente da come ha ritenuto qualche collega che mi ha preceduto, che in questo momento noi svolgiamo le funzioni di un giudice. Pertanto, dobbiamo decidere se il comportamento del ministro Salvini sia stato, intanto un comportamento in violazione di una norma penale e poi teso ad ottenere un interesse e un vantaggio politico personale; o se, invece, in quella circostanza abbiano rilevato ragioni politiche e di sussistenza di un preminente interesse pubblico. (Commenti del senatore Mirabelli).
Voglio ricordare, per chi lo avesse dimenticato, cosa accadeva in quel periodo. L'Europa ci voltava le spalle. Era sorda alle richieste dell'Italia, che non voleva sottrarsi all'obbligo di ricevere e di assistere alcuni extracomunitari, ma voleva che questo onere fosse distribuito equamente all'interno di tutto il Continente. L'Europa non sentiva. Malta metteva in atto atteggiamenti ostruzionistici per evitare di ricorrere al soccorso degli immigrati all'interno delle proprie acque territoriali. E nessuno diceva niente. Gli altri Paesi si rifiutavano di ricevere quote di migranti, non soltanto della Gregoretti, ma di tutti i migranti che in quel periodo sbarcavano sulle coste dell'Adriatico.
Nel nostro Paese vi sono 650.000 extracomunitari irregolari, che costano 4 miliardi di euro alle casse del nostro Paese, che ha una disoccupazione superiore alle percentuali europee! (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC. Commenti del senatore Mirabelli). C'è una crisi economica enorme, ma queste non sono ragioni sufficienti per legittimare un Ministro dell'interno a procedere in maniera tale, per sensibilizzare gli altri partner europei, senza far venir meno l'assistenza e la cura degli extracomunitari.
Per concludere, signor Presidente, sono curioso di sapere e di vedere come voteranno i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che nel 2018 fecero interventi appassionati e accorati a difesa del comportamento dello stesso Ministro dell'interno. Allora c'era un interesse di parte per mantenere il Governo, non vi era una scelta volontaria, libera. Voglio anche rivolgermi al senatore Renzi, del quale abbiamo appreso l'ingresso - meglio tardi che mai - nel club dei garantisti. Egli, su «La Stampa», dice che questo procedimento è "una cazzata", ma poiché Salvini chiede di essere processato, noi lo accontenteremo. (Commenti del senatore Mirabelli).
Io rispetto, e non condivido, la scelta del senatore Salvini. Siamo qui per difendere l'istituzione. Noi siamo qui per difendere le prerogative di uno Stato di diritto. Noi siamo qui per tutelare le scelte politiche di un Esecutivo, che ieri era rappresentato dal ministro Salvini, che oggi è rappresentato dalla ministra Lamorgese, che domani sarà rappresentato da un Ministro grillino o del Partito Democratico.
Pertanto io vi chiedo: abbiate rispetto delle istituzioni. Dimostriamo rispetto per noi stessi, per i cittadini e votiamo no alla richiesta del tribunale dei ministri di Catania. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI. Molte congratulazioni).
PRESIDENTE.È iscritta a parlare la senatrice Ginetti. Ne ha facoltà.
GINETTI (IV-PSI). Signor Presidente, non spetta a quest'Assemblea processare l'ex ministro, collega, senatore Salvini. Spetta a questa Assemblea valutare se concedere l'autorizzazione affinché l'eventuale responsabilità penale dell'ex ministro Salvini venga accertata nel processo con tutte le garanzie che il nostro ordinamento garantisce e prevede. Noi naturalmente auspichiamo al collega che possa nel processo dimostrare la sua innocenza. Da parte nostra, il giudizio politico sul suo operato e sul suo Governo è già stato dato.
Infatti, quest'Assemblea oggi, ai sensi dell'articolo 9 della citata legge costituzionale n. 1 del 1989, dovrà verificare se l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio delle funzioni di Governo. La Corte costituzionale ha avuto occasione di chiarire il significato e la portata di questa disposizione. In particolare, in alcune sentenze rese dal 2012, la Corte ha precisato che anche le norme sull'autorizzazione a procedere per i reati ministeriali, come tutte quelle che prevedono forme di immunità dall'esercizio della giurisdizione, «introducendo una deroga eccezionale al generale principio di uguaglianza (...) sono comunque soggette a stretta interpretazione» e «gli spazi della discrezionalità politica trovano i loro confini nei princìpi di natura giuridica posti dall'ordinamento, tanto a livello costituzionale quanto a livello legislativo; e quando il legislatore predetermina canoni di legalità, ad essi la politica deve attenersi».
In sostanza, il Senato oggi è chiamato a verificare la sussistenza di interessi giustificativi della condotta contestata dal tribunale dei ministri in ordine al reato di sequestro di persona al fine di "paralizzare" - se questo termine può essere utilizzato - la pretesa punitiva dello Stato, cioè circostanze esimenti che possano eliminare l'antigiuridicità dei fatti altrimenti qualificabili come reati: casi di esonero della responsabilità dunque riferibili direttamente o indirettamente a valori tutelati dalla Costituzione che giustificano la compressione e il sacrificio di altri diritti costituzionalmente protetti; nel caso di specie la libertà personale e la libertà di mobilità e circolazione dei migranti.
Tuttavia, l'individuazione di tali presupposti giustificativi, al fine di poter negare l'autorizzazione a procedere, non possono risultare generici e indeterminati ai fini della formulazione della motivazione. La motivazione non può essere generica, carenza che, insieme alla mancanza della maggioranza qualificata del voto, potrebbe costituire un vizio del procedimento di formazione della delibera stessa.
Pertanto, riconducendoci al principio di legalità a cui dovrebbe chiamarci lo Stato di diritto e il nostro sistema democratico, c'è sembrato opportuno in sede di Giunta chiedere al Presidente, relatore, un'integrazione istruttoria al fine di identificare effettivamente l'esistenza o meno di questi interessi preminenti a tutela dei quali il ministro Salvini avrebbe agito, riconducibili quindi all'articolo 9 e utilizzabili come scriminanti, non potendoli, Presidente, identificare nella più generica motivazione addotta dall'ex Ministro, cioè di «tutela della sicurezza dello Stato» legata in via generale e generica all'accesso di migranti, come se solo l'accesso dei migranti possa costituire in sé una minaccia alla sicurezza dello Stato.
Inoltre, a nulla sembrano rilevare le osservazioni, nella stessa memoria dell'ex ministro Salvini, in riferimento alla trattativa portata avanti in sede europea con i Paesi membri ai fini del ricollocamento di naufraghi migranti. Non dimentichiamo che non si tratta soltanto di migranti, che entrano in modo irregolare nel Paese, ma che sono naufraghi migranti, sottoposti quindi alla disciplina di norme e convenzioni internazionali e di norme interne attuative di convenzioni internazionali.
In particolare, lo sbarco dei naufraghi non avrebbe compromesso l'esito di tale trattativa e negoziazione per il ricollocamento, né l'avrebbe impedita, né tantomeno avrebbe inciso sull'applicazione della normativa della convenzione di Dublino per l'individuazione del Paese di primo ingresso, valutato che sin dal trasbordo sulla nave Gregoretti dei migranti naufraghi e dall'attracco in acque territoriali, la condizione di presenza nel nostro territorio si era già realizzata.
Il trattenimento a bordo della Gregoretti è quindi un caso diverso da quello della nave Diciotti. La nave Gregoretti, per le sue caratteristiche strutturali e tecniche, non è adatta a ospitare persone in uno stato di sovraffollamento e per un tempo prolungato, ovvero, nel caso di specie, dal 27 luglio, giorno della richiesta formale dell'assegnazione del POS, al 31 luglio.
Il caso Gregoretti è altresì diverso dal caso Diciotti per il fatto che, nel frattempo, era entrato in vigore il decreto sicurezza-bis, ossia il decreto-legge n. 53 del 2019, che aveva cambiato l'assetto delle competenze, attribuendo al Ministro dell'interno tutte le competenze in materia di ingresso nello Stato da parte dei migranti.
Peraltro, le condizioni di trattenimento a bordo della nave Gregoretti erano precarie, ancor più in questo caso, come segnalato e certificato, per il rischio contagio sanitario, per la non adeguatezza di alloggio e di sistemazione e per la mancanza di materiale sanitario, cause per le quali il 27 luglio è stato autorizzato lo sbarco di alcuni migranti e, il 29 luglio, dei minori trattenuti a bordo, per effetto di un provvedimento specifico del tribunale dei minori di Catania. In data 31 luglio, il procuratore facente funzione di Siracusa, come atto finale, chiedeva lo sbarco dei restanti 116 migranti per le problematiche di tipo sanitario, su cui noi avevamo chiesto un'ulteriore verifica, attraverso un'integrazione istruttoria, e per un rischio infettivo che, in effetti, era stato evidenziato da due relazioni tecniche. La procedura di sbarco pertanto si è conclusa in data 31 luglio su autorizzazione del capo di gabinetto del Ministro dell'interno; i migranti sono stati poi trasferiti all'hotspot di Pozzallo.
A nulla rilevano, inoltre, colleghi, le motivazioni riportate nella stessa relazione di memoria a giustificazione dell'omissione legate alle trattative per i collocamenti, né i motivi di difesa dell'interesse pubblico e di sicurezza per il rischio di terrorismo, su cui peraltro avevamo chiesto un'ulteriore verifica istruttoria, avendo indicato una generica valutazione rispetto all'ipotesi che l'accesso dei migranti potesse, in automatico, minacciare la sicurezza pubblica e senza aver adottato dei concreti atti conseguenti per tutelare l'ordine pubblico e la sicurezza da tale minaccia di terrorismo individuata dall'allora ministro Salvini. Si tratta quindi di una motivazione generica, non coerente con un pericolo concreto di terrorismo, rispetto alla necessità dell'eventuale individuazione di quell'interesse costituzionalmente rilevante, che avrebbe potuto costituire una scriminante alla responsabilità della condotta del Ministro.
Il preminente interesse pubblico di Governo, capace di incidere su situazioni giuridiche in modo concreto e specifico, non può in alcun modo confondersi con l'obiettivo meramente politico, richiamato da più parti, che si configurerebbe come una sorta di ragion di Stato; ciò prefigurerebbe, invece, il rischio - che la riforma dell'articolo 96 della Costituzione aveva voluto escludere - che l'azione governativa posta in essere dai membri dell'Esecutivo non possa mai rispondere a eventuali responsabilità penali, rappresentando questo un privilegio.
I presupposti della condotta del Ministro, insieme alla richiesta a maggioranza qualificata del voto camerale, costituiscono quindi la griglia dei limiti di legittimità del procedimento di formazione della delibera parlamentare e gli unici confini entro cui quest'Assemblea può negare l'autorizzazione a procedere richiesta dal tribunale dei ministri; presupposti di legalità che ci sembra non possano sussistere. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).
PRESIDENTE.È iscritto a parlare il senatore Paroli. Ne ha facoltà.
PAROLI (FIBP-UDC). Signor Presidente, colleghi, ho ascoltato gli interventi e temo che si cada nell'errore di ripetere che non dobbiamo entrare nel merito della vicenda, ma alla fine lo facciamo e anche in maniera fuorviante.
Ricordo a me stesso e a tutta l'Assemblea che dobbiamo decidere - è già stato detto, ma deve essere chiaro per evidenziare il nostro compito - se i comportamenti dell'ex ministro Salvini siano stati posti in essere all'interno di un'azione di Governo non per l'esistenza di un preminente interesse pubblico, ma solo per il perseguimento di un preminente interesse pubblico, oppure se questo comportamento è stato un comportamento estemporaneo e isolato, che credo sia evidente a tutti non essere stato. Purtroppo però cosa è accaduto? È accaduto che, nonostante l'impegno del presidente Gasparri e di alcuni di noi all'interno della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, abbiamo scritto una brutta pagina nella storia del Senato della Repubblica e dell'istituzione dell'autodichia della Giunta. È venuta meno la terzietà di cui dovevamo essere portatori, non c'è stata la garanzia e la tutela di questa terzietà. È una pagina negativa che purtroppo rischia di estendersi anche all'attività e al voto che l'Assemblea esprimerà questa mattina.
Il tutto costituisce precedente e, come è già stato detto, il precedente riveste una autorità de facto e nel diritto parlamentare, quindi nell'attività che noi svolgiamo, il pregresso decisum, cioè il precedente, acquista ancora maggior rilievo. In particolar modo, come credo sia evidente a tutti, ciò vale per il precedente che accade nella medesima legislatura. Ora è evidente a tutti ciò che è accaduto circa un anno fa e ciò che sta accadendo oggi. Che cosa è cambiato dalla vicenda Diciotti alla vicenda Gregoretti? Davvero qualcuno vuole sostenere che c'entri la dimensione della nave? Voglio sperare che si possa ritornare al nostro compito, a quello che è il nostro interesse come istituzione Senato della Repubblica a fare in modo che vengano tutelate la realtà e la verità. La realtà dice chiaramente che il comportamento del Governo è in continuità dalla Diciotti alla Gregoretti. Infatti il Governo Conte I, così lo chiamiamo, si è caratterizzato per una sorta di fermezza per responsabilizzare l'Europa, per avere una condivisione e un sostegno da parte anche degli altri Paesi, che sembravano disinteressarsi totalmente di ciò che accadeva con gli sbarchi nel nostro Paese.
Vi è stata quindi una sorta di continuità nel rendere più complicati possibili gli arrivi e gli sbarchi da parte di tutto il Governo Conte, non devo ricordarlo. Che cosa è dirimente, a parere mio, perché si possa configurare all'interno dell'attività di Governo, oltre al fatto che questa fosse attività di Governo, il preminente interesse pubblico? Le decisioni assunte sono state concernenti l'attività di Governo? Sì. Sono state coerenti con l'attività di Governo? Sì, non sono state certo contraddittorie. Sono state condivise nello svolgimento all'interno dell'attività di Governo? Ancora sì. Erano note a tutti i Ministri e a tutte le forze politiche tali attività? Sì. Ebbene, questi requisiti sono tutti presenti, sono stati tutti riconoscibili.
Noi abbiamo assistito addirittura ad un'assunzione di colpa da parte del Presidente del Consiglio e di alcuni Ministri all'interno della Giunta rispetto al caso Diciotti, ma tutto il Governo Conte ha condiviso una politica tesa a rendere il più difficile possibile il realizzarsi di sbarchi, fino anche ad impedirli. Questo è noto a tutti. Chi dovesse dire il contrario chiaramente afferma il falso.
Diventa quindi complicato, se non addirittura impossibile, isolare ed individuare un singolo accadimento, come si sta cercando di fare oggi col caso Gregoretti. Non è un singolo accadimento ma fa parte di una politica di Governo che, lo ricordo ai colleghi, dobbiamo solo riconoscere come tale, non dobbiamo condividerla, non dobbiamo essere d'accordo con quanto è stato fatto. Dobbiamo riconoscere solo che ciò che è stato fatto attuava una linea di Governo.
Certo, il contesto è stato particolare. Ricordiamo tutti, nel periodo tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, la freddezza che c'era nel Governo perché si respirava già aria di crisi. L'ex ministro Salvini risultava particolarmente isolato e da parte delle altre componenti del Governo c'era silenzio non tanto rispetto al fatto in sé, ma a causa della freddezza che nasceva da una crisi di Governo in atto.
Certo, le modalità, i comportamenti eclatanti ed un certo protagonismo, in verità non solo dell'ex ministro Salvini, possono fuorviare il nostro giudizio, ma non devono farlo perché il nostro giudizio deve invece concentrarsi sull'azione di Governo e sul preminente interesse pubblico che, come è già stato detto, non deve esserci ma deve essere semplicemente perseguito. Credo, colleghi, che a nessuno sfugga la differenza.
Tornando a quei giorni, vi è un altro elemento che è stato indicato come provante l'isolamento delle azioni del ministro Salvini rispetto al Governo, cioè il fatto che in quei giorni sia stato convocato un unico Consiglio dei ministri e che in tale sede non fosse all'ordine del giorno il caso Gregoretti. Credo che questo tema, invece, provi esattamente il contrario, perché o non si sapeva ciò che accadeva - ma sappiamo tutti che non è così perché il caso era su tutte le prime pagine dei giornali - o, se il fatto era conosciuto, è evidente che il silenzio poteva considerarsi un silenzio-assenso. Se così non fosse, infatti, è chiaro che all'interno del Consiglio dei ministri qualsiasi ministro, o anche il Presidente del Consiglio, poteva alzare la mano e porre la questione. Addirittura, se il Presidente del Consiglio non fosse stato d'accordo con ciò che stava accadendo, poteva, come vediamo accadere spesso, convocare un Consiglio dei ministri ad hoc a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ma questo non è avvenuto.
In conclusione, Presidente, non possiamo che constatare la evidente presenza del perseguimento di un preminente interesse pubblico e la condivisione da parte del Governo di tutti gli atti relativi alla vicenda Gregoretti. Questo è innegabile ed evidente e per questi motivi, quindi, spero si possa evitare di scrivere un'altra pagina negativa all'interno di quest'Aula, perché la decisione non può essere che quella di negare l'autorizzazione a procedere in oggetto. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al senatore Zaffini, faccio presente che se qualche senatore manifesta la necessità di esporre le proprie posizioni in un tempo superiore ai dieci minuti previsti per la discussione generale, può chiederlo alla Presidenza, secondo l'articolo 89 del Regolamento, e la Presidenza lo può disporre, apprezzate le circostanze, a favore di un componente per Gruppo.
È iscritto a parlare il senatore Zaffini. Ne ha facoltà.
ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, colleghi, confesso un po' di disagio perché questa mattina mi ero preparato a fare un ragionamento di natura politica in questo dibattito. Ho assistito a numerosi interventi che, entrando nei dettagli della vicenda, raccontando - ovviamente ognuno per la propria parte e secondo la propria convinzione - e piegando i dettagli della vicenda al proprio interesse, hanno sostanzialmente replicato un pezzo di processo. È stato osservato giustamente dalla collega Ginetti.
Io lascio questa materia agli avvocati, visto che in quest'Aula di avvocati ce ne sono tanti. Diciamo che la seconda categoria più rappresentata in quest'Aula è quella degli avvocati, mentre la prima è quella dei "fenomeni". Quindi lascio agli avvocati presenti in Aula questo esercizio. Io faccio politica, vorrei fare politica e vorrei parlare di politica.
È stato detto da altri colleghi che la vicenda ha visto altri Ministri comportarsi nei dettagli in modo probabilmente addirittura più grave, secondo la considerazione da voi illustrata. È stato detto della collegialità nell'ambito della quale il ministro Salvini ha operato le sue scelte. È stato detto opportunamente del contesto dialettico, con un'Europa sorda alle esigenze, più volte manifestate dall'Italia, di una distribuzione equa dei migranti, secondo i trattati sottoscritti.
Tutto ciò però non mi dà alcun'altra sensazione se non quella della conferma della strumentalità dell'atto che questa mattina ci troviamo a commentare. La strumentalità che caratterizza l'atteggiamento della Sinistra, per quanto mi riguarda, è nota e l'ho verificata di persona nelle vicende che hanno riguardato la Giunta per il Regolamento. In quella sede ho ribadito che, con grande generosità, la presidente Alberti Casellati aveva consentito l'allargamento della Giunta in prossimità di decisioni importanti che erano l'antefatto, a monte della riunione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Una generosità ovviamente male interpretata dai colleghi della Sinistra.
Dicevo della strumentalità di atteggiamenti che, semplificando e andando a sintesi estrema, giustificano ad esempio il fatto che il Partito Democratico continui a governare nonostante abbia perso ormai tutti gli appuntamenti elettorali da qualche anno a questa parte: carta vince, carta perde e si gioca con le istituzioni in modo da restare sempre seduti e attaccati alla poltrona, e soprattutto in modo da condizionare pesantemente le scelte degli italiani.
Tutto ciò però ha un limite; c'è un limite a tutto, colleghi della Sinistra; c'è un limite ad ogni tipo di atteggiamento, ad ogni strumentalità, ad ogni utilizzo delle istituzioni allo scopo di rimanere abbarbicati all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. C'è un limite a tutto ciò ed è determinato, come detto da qualcun altro prima di me, dal precedente: c'è un precedente grave che voi oggi tentate di infilare nell'ordinamento dello Stato, ovvero che un Ministro, pur nell'ambito di decisioni collegiali e quant'altro, possa essere processato per responsabilità penale individuale.
È un precedente grave, colleghi, che può riguardare tutti da domani e in futuro. Evidentemente questo accadrà, è del tutto normale che accada. La memoria vola così ad altre brutte stagioni della politica italiana, in cui i poteri dello Stato sono stati utilizzati per sovvertire un ordine stabilito dagli elettori nelle urne, una prassi che ormai sembra divenire norma e regola, che sembra divenire consolidata nel momento in cui in Italia si vota per tutto: si vota per Sanremo, si vota per chi vince il «Grande Fratello» per chi va all'«Isola dei famosi», ma non si vota per il Governo del Paese, non si vota per un Governo legittimo che possa adottare le scelte legittime di una comunità, quella degli italiani. Non si può votare per quello che conta e si può invece votare per tutto il resto (panem et circenses dicevano i romani che ci hanno preceduti).
Questa, signor Presidente, a mio avviso è una mossa della disperazione, è un'arma della paura, che vi porta a ripercorrere strade già percorse in buie stagioni della storia italiana, per tentare di forzare la mano e di sovvertire quello che gli italiani vogliono legittimamente scegliere nelle urne. Suggerisco grande prudenza, colleghi. Ieri, nell'immediato, parlando con i colleghi della Lega, mi sentivo di suggerire di non scherzare con altri Corpi dello Stato che, in passato, hanno dimostrato tutta la loro forza e tutta la loro capacità di incidere sulla politica. Non scherziamo, teniamo ben distinti i percorsi e i contenitori. Oggi però mi sento di suggerire a voi, colleghi che vi accingete a votare questo atto, di non scherzare con la storia, di non forzare la bonomia e la pazienza degli italiani, perché rispetto a questa decisione io mi sento di usare la saggezza popolare: si sa dove si parte e non si sa dove si arriva. Il punto d'approdo è ignoto.
Ve la sentite di processare e condannare quello che in questo momento è il leader del primo partito del Paese? Ve la sentite di farlo su una vicenda che non ha nessun connotato reale, ma è pura strumentalità politica? Ve la sentite di stabilire questo precedente con tale leggerezza? Vi sconsiglio di farlo. Non scherzate con i poteri dello Stato, che come ho già detto hanno avuto modo di dimostrare di saper mettere le mani e i piedi nelle decisioni della politica. Lasciamo che ognuno assolva al proprio compito, che ognuno copra il proprio campo e soprattutto restituiamo dignità alla politica, alle scelte del Governo, alle decisioni comunicate agli elettori e alla legittimazione popolare intervenuta su scelte anticipatamente comunicate agli elettori stessi. Tutto ciò voi state tentando di stravolgerlo, ve ne assumerete la responsabilità, noi evidentemente, come sempre, stiamo dalla parte degli italiani. (Applausi dai Gruppi FdI, FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE.È iscritto a parlare il senatore De Falco. Ne ha facoltà.
DE FALCO (Misto). Signor Presidente, colleghi, la vicenda che oggi ci vede impegnati torna, dopo meno di un anno, a farci preoccupare della richiesta di negare l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro Salvini.
Già di per sé questo è abbastanza singolare. Come è stato detto, non dobbiamo decidere circa la sua colpevolezza, ma dobbiamo stabilire se, in concreto, ricorrano le circostanze scriminanti stabilite dal comma 3, dell'articolo 9, della legge costituzionale n. 1 del 1989, cioè se il Ministro inquisito «abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico, nell'esercizio della funzione di Governo». Solo ricorrendo i presupposti stabiliti dalla legge costituzionale, l'Assemblea può eventualmente sottrarre, in via di eccezione, il cittadino Ministro alla giustizia.
Non mi soffermerò sui fatti, che do per noti, ma ricordo soltanto, anche con riferimento alla relazione del senatrice Stefani, che il soccorso e il salvataggio delle persone dal mare comincia il 25 luglio e che tutto ciò che è imputato al Ministro pertiene invece il periodo che va dal 27 al 31 luglio 2019. Quindi, le richieste di interessamento della Commissione e tutto ciò che accade tra il 25 e il 27 luglio non rilevano per la magistratura. Occorre che adesso mi soffermi brevemente, perché richiamato più volte, su ciò che rappresenta un'analogia e su ciò che invece rappresenta una differenza rispetto all'evocato caso della nave Diciotti. Ricordo infatti che, a marzo dell'anno scorso, quando votai per l'autorizzazione a procedere, invitai i colleghi del MoVimento 5 Stelle a non concedere l'immunità al ministro Salvini. Oggi devo evidenziare che ci sono effettivamente alcune analogie con quel caso. Va detto, in particolare, che il luogo in cui si verifica il presunto sequestro è una nave militare italiana. Dunque, come è stato ben detto della senatrice Bonino, come si può seriamente affermare che vi fosse una minaccia al buon ordine e alla sicurezza dello Stato, proveniente da 135 disgraziati, a bordo di una nave della Marina militare - Guardia costiera italiana? Come si può dire che, non facendoli sbarcare, si difendessero i confini dello Stato, se i confini dello Stato comprendono quella nave? Quella gente era in Italia, sotto ogni profilo: giuridico, penale e amministrativo. Quindi, il trattenimento a bordo si configura come una inutile crudeltà. Questo è un dato di fatto, che accomuna questo evento a quello delle nave Diciotti.
Ci sono poi, però, le differenze, la prima delle quali è la tipologia di nave coinvolta nelle due vicende. Come si fa a dire che non conta? La Diciotti è una nave di 100 metri, costruita e allestita, con le sistemazioni adeguate, per il soccorso d'altura. La Gregoretti è una nave di 60 metri, che è stata costruita per fare attività di vigilanza pesca e non può tenere a bordo un gran numero di persone, per un tempo così ampio. La Diciotti, in emergenza, può tenere a bordo fino a 600 persone e questo non è un parere, ma è un criterio costruttivo, la Gregoretti no.
In quelle circostanze di tempo e di luogo, a bordo della nave Gregoretti 135 persone non potevano trovare rifugio e riparo alcuno dalle intemperie: con 35 gradi all'ombra, tutte quelle persone, nelle condizioni di disperazione in cui si trovavano, erano sul ponte di coperta, cioè esposte al sole sulle lamiere di metallo. Questa è la situazione. In più c'è da dire che la situazione sanitaria a bordo, certificata da un medico non dello Stato - attenzione - ma del Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta (CISOM), cioè da un volontario, era di particolare precarietà. In conseguenza della criticità di alcune di quelle situazioni furono effettuate le evacuazioni mediche (MedEvac), cioè operazioni connesse con il mantenimento in vita. Invece furono lasciati a bordo - come è certificato anche dai consulenti tecnici mandati a bordo dal pubblico ministero Fabio Scavone, cioè il reggente della procura di Siracusa - e certificati 29 casi di scabbia, una malattia altamente infettiva e diffusiva che in quell'ambiente, in quegli spazi ridotti a bordo, non può aver avuto un'evoluzione favorevole. Per questo il collega Crucioli aveva chiesto un'integrazione istruttoria, per sapere se poi ci fosse stata a terra un'ulteriore indagine sanitaria volta a verificare l'eventuale peggioramento della situazione, ciò che avrebbe potuto comportare anche un argomento a favore del Ministro, qualora fosse stato scrutinato.
La più rilevante delle differenze - e sembrerà paradossale - è che era entrato in vigore il decreto sicurezza bis, che attribuisce, ai sensi dell'articolo 19 della United nations convention on the law of the sea (UNCLOS), la Convenzione di Montego Bay, al Ministro dell'interno la potestà (ricorrendone i presupposti, che non potevano ricorrere, poi vedremo il perché) di interdire la navigazione a navi che possano rappresentare una minaccia, un pregiudizio all'ordine pubblico, alla pace, al buon ordine dello Stato costiero. Il citato provvedimento esclude espressamente le navi militari e ciò significa che il Ministro dell'interno, nonostante un'ampia battaglia politica forse intervenuta nel Consiglio dei Ministri, non poteva esercitare alcuna potestà nei confronti delle navi militari. Questo è il volere, espresso per tabulas, del Governo: l'Esecutivo aveva escluso che il Ministro dell'interno potesse ingerirsi sulla conduzione delle navi militari. È chiarissimo ed è innegabile. Questa differenza significa, colleghi, che non c'era bisogno di esprimere ancora distanza dal Ministro dell'interno: è il decreto-legge stesso a prevederlo. (Applausi dai Gruppi Misto e PD).
Vi è, poi, anche altro. Ricordate quali furono le motivazioni a sostegno della negazione dell'autorizzazione a procedere per quanto riguarda la nave Diciotti. Si disse che c'era una vertenza, una disputa internazionale con Malta. In questo caso non c'è stato niente di simile; anzi, in quelle circostanze per cui una nave della Guardia di finanza e l'unità navale 319 del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera sono intervenute in soccorso, c'è stata invece una perfetta collaborazione con le autorità maltesi, che in quel frangente stavano utilizzando le scarsissime risorse di cui dispongono (e questo sì andrebbe sottolineato in termini amministrativi) per fare altri soccorsi.
Chiesero la collaborazione delle autorità italiane, che intervennero e aprirono il caso di search and rescue (SAR), cioè il soccorso. Il soccorso inizia quindi come italiano ed è coordinato dagli italiani e l'Italia ha il dovere di indicare il place of safety. Questo dovere viene azionato attraverso la richiesta fatta dall'Italian maritime rescue coordination centre (IMRCC), cioè dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, al National coordination centre (NCC), un'articolazione del Ministero dell'interno, che riferisce immediatamente, tra tutti gli altri, al Gabinetto del Ministro dell'interno.
Vi è poi un'ulteriore differenza. In questo caso abbiamo, dal punto di vista della cognizione della vicenda, anche le testimonianze, che sono ormai pubbliche e quindi trasfuse negli atti del tribunale di Palermo. Penso, per esempio, alla testimonianza del prefetto Garroni, recata nella richiesta per l'autorizzazione a procedere relativa a Open arms prodotta dal tribunale Palermo. In questa richiesta c'è la testimonianza della Garroni, uno dei due vice capo di Gabinetto del Ministro dell'interno, che dice in maniera chiarissima che non c'è mai alcuna istruttoria o indagine specifica sulla pericolosità della gente a bordo, cioè dei naufraghi migranti, e che si agisce in termini di carattere generale. Questo punto, rispetto anche a quanto diceva la senatrice Ginetti, è importante rilevarlo, perché non c'è un pericolo per l'ordine pubblico attuale, concreto e imminente da fronteggiare e, quindi, che potrebbe consentire eventualmente anche il trattenimento a bordo di quelle persone.
Il problema è che non si può continuare a parlare a vanvera - scusate - di casi così importanti e concreti; non si può continuare a parlare come se fossimo al bar. Dobbiamo dire la verità a quest'Assemblea e agli italiani e la verità è che non c'era alcun motivo concreto e specifico o alcun pericolo che dovesse essere fronteggiato in termini di urgenza e con risposta immediata. Questo lo conferma il Ministero dell'interno.
Per velocità mi ricollego a quanto già detto, in particolare, sulla natura dell'atto dalla senatrice Ginetti, però vorrei specificare di fare attenzione perché il nostro deve essere e deve continuare a essere uno Stato di diritto, cioè uno Stato in cui un cittadino ha la certezza che, se non ha fatto niente, nessuno alla lunga lo può trattenere più del tempo previsto dal codice penale, ma su autorizzazione dell'autorità giudiziaria. (Applausi dai Gruppi Misto e PD).
L'atto politico non può contenere una decisione o un provvedimento che incida di per sé sulla sfera giuridica del cittadino, ancorché migrante e naufrago. Non è possibile. Questo non è più uno Stato di diritto in queste condizioni. Lo Stato diritto è quello in cui i provvedimenti che incidono sulla persona e sulla libertà - uno dei massimi diritti inviolabili - provengono esclusivamente dalla magistratura. I provvedimenti in generale da parte della pubblica amministrazione... (Il microfono si disattiva automaticamente).
In conclusione, signor Presidente, i provvedimenti di cui parliamo sono necessariamente sindacabili dalla magistratura. I provvedimenti che non sono sindacabili non sono suscettibili, non possono incidere sulla sfera giuridica del cittadino, ancorché naufrago.
A questo punto ritengo importante richiamare il senatore Salvini a un atto di coerenza; credo lo possa fare. Tra poco interverrà e mi piacerebbe sentire il senatore Salvini chiedere di rinunciare all'immunità; sarebbe un bel gesto e io lo esorto a farlo.
Senatore Salvini, anche la gente di cui lei parla come il suo popolo credo se lo aspetti. Si aspettano che lei sia coerente con i proclami che sta facendo da due anni. (Applausi dai Gruppi Misto e PD).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Pizzini-Pisani» di Paola, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa della discussione del documentoIV-bis, n. 2 (ore 11,36)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Malan. Ne ha facoltà.
MALAN (FIBP-UDC). Signor Presidente, colleghi senatori, traggo lo spunto dall'intervento appena terminato: qui non si tratta di una prerogativa, di un privilegio che ha l'ex ministro Salvini. Qui si tratta di un compito, che ci è affidato da una legge costituzionale, dunque dalla Costituzione, per stabilire un confine tra l'azione giudiziaria e l'autonomia delle decisioni politiche. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az). Qui nessuno può rinunciare. È il Senato che deve stabilirlo e il Senato deve prendere una decisione né a difesa né tantomeno contro la persona del senatore Matteo Salvini e neanche a difesa o contro la sua linea politica. La decisione è se c'è un confine tra l'azione giudiziaria e l'autonomia delle decisioni politiche. Questa è la decisione. Ecco perché la rinuncia non esiste: il senatore Salvini può chiedere di prendere una certa decisione, ma non può rinunciare all'immunità perché la decisione non è una tutela sua personale, ma la tutela dell'attività politica (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az), che nel caso di specie è stata l'attività dell'ex ministro dell'interno Salvini, oggi potrebbe riguardare l'attuale Ministro dell'interno o qualunque altro Ministro.
La senatrice Modena ha fatto esempi del passato sulla questione dei marò o su altre situazioni: non è un fatto personale. Dunque, grazie all'ordine del giorno che Forza Italia ha testé presentato congiuntamente a Fratelli d'Italia, l'Assemblea sarà chiamata a votare su questo. Chiederemo quindi che, ai sensi della legge costituzionale, si neghi l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro Matteo Salvini in quanto, ai sensi della legge costituzionale, riteniamo che il Ministro abbia agito a tutela di un preminente interesse dello Stato.
Non si tratta di stabilire se siamo o no d'accordo con quella politica; noi siamo generalmente d'accordo, ma non è questo il punto. Qui si tratta di stabilire se l'atto che è stato oggetto dell'azione giudiziaria è stato compiuto per qualche ragione strana ed estranea all'interesse preminente dello Stato o se è stato fatto a tutela dell'interesse dello Stato. Non si tratta di stabilire né se quell'azione sia stata efficace né se la condividiamo, ma se è stata fatta come atto politico, ed è palese che sia questa la finalità, non si vede quali altre finalità potrebbero esserci.
Tra l'altro, osservo, in riferimento a coloro che interpretano spesso il ruolo del Parlamento, del Senato, su questo tipo di procedure - dall'insindacabilità alla questione degli arresti, che abbiamo esaminato nel passato, fino alla questione odierna dell'autorizzazione a procedere - che l'approccio di molti è tale per cui, visto che la magistratura «ha detto», dobbiamo semplicemente dire di sì. Se fosse così, la Costituzione andrebbe cestinata perché è proprio la Costituzione a stabilire che il Senato si debba esprimere. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
Non si tratta di qualche strano privilegio. Anzi, la Costituzione, nel testo originario, tutelava molto di più l'azione politica, perché era stata scritta in un periodo dove l'intrusione di poteri, l'uno nell'altro, era stata molto recente. In quel caso - mi riferisco al Ventennio precedente l'entrata in vigore della Costituzione - era stata un'intrusione del potere politico in altri poteri, ma è evidente che ci deve essere la tutela in entrambe le direzioni.
Le tutele per l'azione politica, all'epoca, erano molto più ampie, ma quelle che ancora ci sono non possono essere interpretate nel senso di assegnare al Parlamento un semplice ruolo di passacarte rispetto a una richiesta della magistratura.
E se parliamo di richieste della magistratura, ricordo che la procura della Repubblica di Catania ha chiesto l'archiviazione della questione per infondatezza della notizia di reato. Questo è quello che ha deciso la procura della Repubblica. Poi, quell'organismo che è il tribunale per i reati ministeriali, che è composto da tre membri estratti a sorte tra i magistrati del distretto con almeno cinque anni di anzianità, ha deciso di agire in modo diverso e ha chiesto, ai sensi della legge costituzionale, di procedere. Per fare questo, però, deve chiedere al Senato di esprimersi.
Il Senato deve dunque esprimersi per stabilire dei limiti. Il Senato rischia di stabilire un precedente grave, che peraltro non ha precedenti nell'applicazione della legge costituzionale, in vigore da decenni, al di là delle questioni specifiche, che sono state molto bene sviscerate dalla relazione del presidente Gasparri nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, nonché dalla relazione della relatrice Stefani (sia pure con una conclusione che non condividiamo) e dai molti interventi dei colleghi.
Tuttavia, la questione è la seguente: vogliamo essere un Paese dove chi sale al Governo, poi fa finire in carcere chi ha governato prima? (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI). Oppure vogliamo essere un Paese dove chi sale al Governo cerca di governare meglio di chi ha governato prima, dimostrando di essere più bravo, sapendo che se agisce nell'interesse dello Stato (ovviamente secondo una certa visione di tale interesse), non rischierà il processo e il carcere?
Questo è il punto su cui ci dobbiamo pronunciare e per tale motivo abbiamo presentato un ordine del giorno, che voteremo convintamente. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bongiorno. Ne ha facoltà.
BONGIORNO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi, ma soprattutto senatore Salvini, in questi giorni il dibattito è ruotato intorno a un interrogativo: fugge o non fugge dal processo? Salvini fuggirà o non fuggirà?
Come se fosse stato già stabilito che Salvini debba essere processato e come se noi senatori, oggi, dovessimo solo ed esclusivamente ratificare una decisione già presa. Attenzione - ripeto, attenzione - a non abdicare del tutto al nostro dovere-potere.
Sembra quasi che oggi il tema sia: chi di noi sceglie di votare no al processo usa una sorta di stratagemma, in modo che Salvini fugga dal processo.
Ho sentito dibattiti in cui si diceva che Salvini sta fuggendo, come se stesse invocando un legittimo impedimento, oppure stesse facendo perdere tempo attraverso qualche azzeccagarbugli, o dicendo: faccio finta di essere ammalato, così nessuno mi processa. State attenti, perché, se ragionate così, trasformate noi senatori in azzeccagarbugli. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI). Non siamo azzeccagarbugli, non vogliamo stratagemmi.
Lo dico anche a Salvini: non si faccia provocare. Non si faccia provocare. Perché qui nessuno di noi può, in qualche modo, scavalcare i giudici. Perché, forse, quello che non è chiaro è che, in questo momento, c'è, da un lato, un Ministro e - pensate a una bilancia - sull'altro piatto della bilancia c'è il potere giudiziario, che vuole processarlo. Ma la legge dice che, quando ci sono questi due poteri (immaginate due piatti della bilancia: uno si abbassa e uno si alza), ci vuole un terzo giudice.
La legge sceglie come giudice, in questo momento, noi senatori. Siamo noi i giudici. O capiamo questo, o non abbiamo capito nulla! (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Ma voglio dirvi un'altra cosa. Ho sentito, nel dibattito di oggi e dei giorni scorsi: ma perché dovremmo essere noi i giudici? Facciamo fare ai giudici il loro dovere. Trasferiamo ai giudici questa decisione. Forse non è chiaro il concetto: quello che si giudica in quest'Aula, che è l'interesse pubblico, non sarà mai giudicato in un secondo momento dai giudici. L'avete capito o no che questa è l'unica sede in cui si può valutare? È questo il punto.(Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
L'unico quesito, allora, che ci dobbiamo porre è questo. Questa Assemblea deve giudicare: quando Salvini era Ministro dell'interno, il rallentamento dello sbarco dei migranti, in attesa di alcune risposte sulla redistribuzione, che stava gestendo la Presidenza del Consiglio, lo ha operato nell'interesse pubblico? Una corretta e ordinata organizzazione dei flussi e della redistribuzione dei migranti è interesse pubblico?
Qualcuno potrebbe dire, il Partito Democratico ad esempio: ma noi non condividiamo affatto la politica di Salvini durante il suo Governo. Ecco, non dovete votare in base alla condivisione della politica del Governo. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Quello che stabilisce la legge è altro. Attenzione: se l'atto è stato compiuto nell'interesse pubblico e io, senatore, ho una diversa e opposta opinione sulla politica dell'immigrazione, con senso di orgoglio, con senso di responsabilità, devo avere il coraggio di dire no. È questo che prevede la legge. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e dal Gruppo FdI).
Io noto, da tanti anni, che il Parlamento sta un po' scappando da alcune responsabilità. Un po' ci vergogniamo di essere parlamentari. Un po' ci vergogniamo se oggi diciamo no. Su certe materie sensibili (su alcune, tra l'altro, non sono d'accordo con la Lega, come la materia della procreazione assistita, sulla quale ho condotto battaglie con la senatrice Bonino) nessuno voleva legiferare. Parlo, ancora, delle materie sul fine vita: abbiamo paura a legiferare. Stiamo scappando dalle nostre funzioni. C'è una richiesta di arresto? Non andiamo a guardare gli atti! Ma chi riguarda? Che hanno detto i giornali? Stiamo svuotando di valore le nostre funzioni. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI).
Io ho solo una paura e ve lo dico, veramente, per la mia esperienza, anche in campo professionale: ho paura della nostra paura. Ho paura dei passi indietro che stiamo facendo. Ho paura del fatto che stiamo arretrando e che stiamo forse inseguendo, e forse per motivi di consenso, certe strane idee che venivano inizialmente dal MoVimento 5 Stelle o dalle Sardine. Basta inseguirle! Basta!
Dobbiamo essere orgogliosi di quello che facciamo. Ricordate che nel sistema dei poteri - e questo è la storia che lo dice - il vuoto creato dalla crisi di uno dei poteri è sempre colmato dal potere che avrebbe dovuto bilanciarlo. Sempre! (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Questo è quello che Montesquieu definisce il crepuscolo della democrazia: «Tutto sarebbe perduto se lo stesso uomo, o lo stesso corpo di maggiorenti, o di nobili, o di popolo, esercitasse questi tre poteri: quello di fare le leggi, quello di eseguire le decisioni pubbliche, quello di giudicare i delitti o le controversie dei privati».
Attenzione: è il crepuscolo della democrazia. Il crepuscolo.
Sul merito della vicenda voglio dire una sola cosa e non è una chiamata in correità. Ok? Lo dico per chiarezza: non c'è chiamata in correità. Sul merito della vicenda si sta creando uno stranissimo nuovo dibattito: quelli che hanno redistribuito, sono tutti buoni. Siccome agli atti c'è la prova che la Presidenza del Consiglio, da prima ancora che arrivasse la nave, si attivò per la redistribuzione, insieme al Ministero degli affari esteri, allora chi redistribuisce è buonissimo. Chi gestisce lo sbarco è cattivo, come se redistribuzione e sbarco fossero due cose diverse. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI).
Scusate, voglio chiedere a Salvini una cosa, perché questa è una mia tesi: sono io, Giulia Bongiorno, che pensa che siano fasi connesse. Non sono credibile e sono di parte, direte voi. Allora chiedo a Salvini di cambiare avvocato e di prenderne un altro, per vedere che cosa ne pensa un altro avvocato. Credetemi che c'è un avvocato, molto più autorevole di me, che però la pensa come me e l'ha dichiarato. Sentite queste parole: «Sto completando le verifiche», «noi della Presidenza del Consiglio abbiamo lavorato, perché bisogna ricollocare e consentire poi lo sbarco». Queste, in relazione alla nave Gregoretti, sono le parole del Presidente del Consiglio, avvocato Conte. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI. I senatori del Gruppo L-SP-PSd'Az si levano in piedi).
Credo allora che a nessuno possa sfuggire che in questi giorni c'è stato un bel dibattito - abbiamo scelto la parola «dibattito» - nell'ambito del nostro Gruppo. Senatore Salvini, non cada nella trappola di coloro che vogliono spostare l'attenzione rispetto all'unico tema che deve essere affrontato. Io lo so, lei ha un'ansia comprensibilissima di vedere riconosciuta la correttezza del suo operato, ma questo non può farle dimenticare che il Senato deve giudicare altro. Senatore Salvini, è in gioco il suo destino, sì, ma è in gioco l'autonomia del potere politico. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI).
Rispetterò il mio tempo, anche se ho visto che, rubando minuti, li leverei a Salvini e forse mi converrebbe, in questo caso.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Ti do tre minuti.
BONGIORNO (L-SP-PSd'Az). No, non accetto.
PRESIDENTE.Termini, per cortesia, senatrice Bongiorno.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Ti do cinque minuti miei.
BONGIORNO (L-SP-PSd'Az). Va bene. (Commenti dal Gruppo PD).
VALENTE (PD). Le regole vanno rispettate.
BONGIORNO (L-SP-PSd'Az). Va bene, evitiamo polemiche. Voglio esprimere soltanto due concetti: quando abbiamo parlato di questo caso, come gemello a quello della nave Diciotti, lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che tutto il Governo prese delle decisioni, come documentano delle e-mail, ma non per chiamare in correità nessuno, perché nessuno ha consumato reati. Aderiamo alla tesi del professor Conte sulla stretta connessione tra sbarchi e redistribuzioni.
Per quanto riguarda il reato di sequestro di persona, non è quello che deve essere deciso in questa sede. Dico soltanto una cosa: credo che sia veramente impossibile configurare un "rallentamento allo sbarco" come un sequestro di persona. Chi ritiene che ci sia un certo disvalore, dovrebbe avere il coraggio di creare una nuova fattispecie incriminatrice. Create questa nuova fattispecie incriminatrice, quella di "rallentamento allo sbarco", e processatolo, ma certamente non è sequestro di persona. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI).
Se il nostro voto, di chiunque noi, sarà guidato da convenienza politica, da calcolo elettorale e dalla brama di eliminare Salvini, tutti noi saremo compositori dello spartito del requiem che accompagnerà il tramonto della separazione dei poteri. Se potete, siate liberi, coraggiosi e forti. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI. Molte congratulazioni).
PRESIDENTE.È iscritto a parlare il senatore Parrini. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD). Signor Presidente, colleghi, prendo la parola in questo dibattito, contrassegnato purtroppo da molte esagerazioni, con la consapevolezza che il primo dovere di un parlamentare, soprattutto se appartenente al Gruppo Partito Democratico, è quello di resistere alla tentazione delle esasperazioni polemiche che sono nemiche della verità. Ne abbiamo sentite molte, anche oggi, anche nell'ultimo intervento, con artifici retorici che ci lasciano molti dubbi.
Noi diamo della politica sulle migrazioni del senatore Salvini, ex Ministro dell'interno, un giudizio molto duro: la riteniamo immorale, iniqua, inefficace, perché è stata una politica fallimentare, che non ha portato risultati, ha schiacciato valori senza migliorare la situazione sotto nessun punto di vista. Tuttavia non è di questo che oggi dobbiamo discutere; dobbiamo discutere di tutt'altro. Al Parlamento non spetta il compito di giudicare la politica dell'ex Ministro dell'interno; al Parlamento oggi spetta un altro compito, ossia decidere se il Ministro dell'interno debba essere sottratto al corso della giustizia oppure se la giustizia debba fare il suo corso, nel caso della vicenda della nave Gregoretti. Questo ci è perfettamente chiaro.
Voglio dire alla senatrice Bongiorno, che nel suo intervento ha assunto toni molto cattedratici, che i suoi insegnamenti, dal nostro punto di vista, sono infondati, ma soprattutto sono non richiesti, perché il Gruppo Partito Democratico sa benissimo cosa fare, quale valutazione deve dare e quali decisioni deve assumere. (Applausi dal Gruppo PD).
C'è una legge costituzionale, la n. 1 del 1989, che afferma una cosa importantissima: per trattare un politico, anche un politico con molto potere, diversamente da ogni altro cittadino, e per decidere di derogare a un principio fondamentale dello Stato di diritto, cioè l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, devono esserci ragioni fortissime, una ragion di Stato, un interesse costituzionalmente rilevante, un preminente interesse pubblico. Questo siamo chiamati a dire: se nel caso della nave Gregoretti il ministro Salvini agì sulla base di un interesse costituzionalmente rilevante, di un preminente interesse pubblico, di una ragione di Stato. A noi e a molti sembra che non fu sulla base di una ragion di Stato che il ministro Salvini agì, ma fu, come al solito, sulla base di una ben più bassa ragion di partito, che è un'altra cosa. (Applausi dai Gruppi PD e Aut (SVP-PATT, UV), e del senatore De Falco).
Io capisco che l'ex ministro Salvini faccia fatica, con la sua allergia allo Stato di diritto, a comprendere la differenza tra una ragion di Stato e una ragione di partito, tra una ragion di Stato e una ragione di propaganda, eppure la comprensione di questa differenza sta alla base di una sana politica. Noi crediamo che questa differenza sia netta e che nel caso della nave Gregoretti si sia compiuto un eccesso e un abuso, che non ci sia stata una ragion di Stato da difendere, ma si siano perseguiti altri fini. Non vediamo quindi alcuna ragione, nel merito, per cui questo procedimento non debba andare avanti, per cui il corso della giustizia debba essere bloccato.
Giudicherà un tribunale e dirà se ci sono state violazioni del codice penale, se ci sono stati reati. Il senatore Salvini dovrebbe essere contento di essere considerato come ogni altro cittadino sotto questo aspetto (Applausi dal Gruppo PD), non dovrebbe infliggerci ancora tossine propagandistiche e veleni che intossicano il dibattito e lo stravolgono, portandolo lontano dalla verità.
Mi auguro che anche il suo partito, la Lega, sia coerente. Rammento quello che ha fatto il 20 gennaio scorso in occasione della seduta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. In quella occasione la Lega ha votato a favore dell'autorizzazione a procedere contro il ministro Salvini, ha assunto un atteggiamento spavaldo, ha mostrato un'arroganza travestita da coraggio, ma tutti abbiamo visto che era arroganza(Commenti del senatore Augussori) e lo ha fatto perché si era a sette giorni dalle elezioni in Emilia-Romagna. (Applausi dal Gruppo PD).
L'ex ministro Salvini aveva deciso che quella scelta poteva essere funzionale alla campagna elettorale che sappiamo su cosa era basata, su paragoni impropri e gesti esagerati, che non voglio qui ricordare. Ecco, il coraggio e la spavalderia non possono essere a corrente alternata; se si è spavaldi a una settimana dalle elezioni regionali in Emilia-Romagna, mi auguro lo si sia altrettanto oggi, che nessuna elezione è in vista. Noi siamo sinceramente curiosi di vedere quale sarà, anche in termini di nettezza e di mancanza di ambiguità, l'atteggiamento che la Lega vorrà assumere rispetto all'esito di questo dibattito.
Concludo dicendo che come Gruppo Partito Democratico, ricordando molto bene quello che è avvenuto nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e anche nella Giunta per il Regolamento, soprattutto nella seduta dello scorso 17 gennaio, siamo rimasti piuttosto stupiti dal contenuto della relazione della relatrice Stefani. Ciò non tanto perché è una relazione decisamente appiattita sull'impostazione che ha dato al dibattito il presidente Gasparri, quanto perché, alla fine, si accusa l'attuale maggioranza di Governo di aver politicizzato la vicenda. Ci viene quasi da ridere. Noi avremmo politicizzato la vicenda? Se qui c'è qualcuno che ha politicizzato la vicenda, lo dobbiamo cercare nei banchi dell'attuale opposizione, dove siedono l'ex Ministro dell'interno e il presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. (Applausi dal Gruppo PD).
Si sono negati approfondimenti istruttori, si sono commesse anche nella Giunta per il Regolamento forzature e giravolte che il Partito Democratico ha condannato nell'immediatezza e che oggi, a quasi un mese di distanza da quei fatti, non considera meno gravi. Si sono violati, a nostro avviso, doveri di terzietà che dovrebbero rimanere sacri, mai toccati e invece lo si è fatto. Non siamo noi ad aver compiuto una politicizzazione; altri l'hanno fatto.
Sentiamo di dover ricordare tutto ciò in un dibattito come questo. Sentiamo, alla fine, anche la necessità di chiedere all'ex ministro Salvini, per il futuro, un comportamento più prudente e appropriato. Dal palco di Comacchio in preda alle manie di grandezza che hanno caratterizzato quella campagna elettorale che è lo sfondo e il contesto dentro il quale questa discussione purtroppo si inserisce, l'ex ministro Salvini non ha trovato di meglio da dire che, se lo arrestano, farà come Silvio Pellico e scriverà «Le mie prigioni». Ora noi abbiamo troppo rispetto per la nostra storia patria...
NENCINI (IV-PSI). E per Silvio Pellico.
PARRINI (PD). ...e anche per Silvio Pellico, come mi ricorda il senatore Nencini, per consentire questa disinvoltura negli accostamenti storici. Ci vorrebbe un po' più di serietà, soprattutto da parte di chi ha ricoperto ruoli istituzionali dell'importanza di quelli ricoperti dall'ex ministro Salvini.
Stiamo parlando di un libro di cui il cancelliere Metternich disse che danneggiò l'Austria più di una battaglia perduta e, quindi, un po' di pudore nel paragonarsi a Silvio Pellico non farebbe male. Ma, se di Silvio Pellico dobbiamo parlare, il mio consiglio per Salvini è di leggere ovviamente di nuovo «Le mie prigioni» perché non fa mai male, ma anche un libricino successivo di due anni (è del 1834) che si intitola: «Dei doveri degli uomini. Discorso a un giovane». In un passo di questo libricino, Silvio Pellico afferma il seguente concetto: «Chi mente, se anche non scoperto, ha la punizione in sé medesimo. Egli sente che tradisce un dovere e si degrada».
Su queste parole di Silvio Pellico, se proprio non si sa resistere alla tentazione di citarlo, mediterei profondamente, fossi in Salvini e in tutti i senatori della minoranza. (Applausi dai Gruppi PD, IV-PSI e Misto. Congratulazioni).
PRESIDENTE.È iscritto a parlare il senatore Perosino. Ne ha facoltà.
PEROSINO (FIBP-UDC). Signor Presidente, cari colleghi, premetto che non aderisco al politicamente corretto: obbedisco, se posso, alla saggezza popolare e al sentire diffuso che ha altri problemi. Chiudono le aziende, è fallita un'altra grossa azienda del settore aereo, ma dobbiamo perdere tempo, per così dire, perché la politica è anche questo e si occupa dei problemi che avvolgono i dibattiti televisivi.
Secondo me l'opposizione, la sinistra, vuole trattare Salvini come trattò Berlusconi, per anni perseguitato nelle sue aziende, senza solidarietà, con il disprezzo dell'Italia e portando lo spread nel 2011 a oltre 500 punti. È stato evocato anche qui: lo si vuole trattare come i progressisti americani trattano Trump. La signora Pelosi, con quel gesto di cattiveria assoluta - secondo me - con il quale ha strappato il discorso di Trump, pur occupando una carica istituzionale, ha dimostrato che i progressisti in tutto il mondo si comportano allo stesso modo. Ma vincerà nuovamente Trump.
È una questione giuridica o politica? È stato detto che è politica. Il Senato deve prendere una decisione che corrisponde all'interesse nazionale. Se vince il centrodestra, questo concetto si sviluppa in una certa direzione, e allora si propone più severità alle frontiere. Se vince il centrosinistra, vengano tutti, tanto stanno a carico di tutti. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
Il Presidente del Consiglio è venuto a riferire in questa sede quando è iniziata la crisi di Governo e ha presentato il nuovo Governo con una maggioranza diversa, attaccando il prima ministro e poi ex ministro Salvini. Non si fa così: in questa sede si viene a parlare di programmi. Il Presidente del Consiglio è responsabile della collegialità dell'istituto che presiede, come un presidente di Regione, come un presidente di Provincia e come un sindaco. Poteva - è stato detto e lo ribadisco - richiamare il suo Ministro qualora non fosse stato d'accordo.
Si dice che Salvini avrebbe chiesto i pieni poteri su una pubblica spiaggia e quindi - dice Gualtieri - dobbiamo pagare i debiti del Papeete, anche se non ho capito quali e mi pare, invece, che si stiano facendo adesso i debiti. (Commenti del senatore Mirabelli).
Dai giornali, poi, è stato paragonato a Mussolini e anche oltre perché, se non sei di sinistra, senz'altro sei fascista. Ma un quotidiano ha riportato il 7 febbraio un articolo a sette colonne di un altro quotidiano del 1992 il cui titolo era: «Amato chiede i pieni poteri». Ho qui la copia. Amato li ha chiesti nel 1992 e, se li chiedeva Amato, andava bene.
C'è stato sequestro di persona? Allora ha sequestrato anche l'equipaggio, e spero sia compreso nell'ipotesi di reato. Ma quella nave che nelle settimane scorse ha vagato per il Mediterraneo raccogliendo tutti per giorni e giorni, per il principio secondo il quale i primi imbarcati sono rimasti a bordo per almeno un paio di settimane, non ha compiuto il reato di sequestro? Forse eravamo nei giorni delle elezioni in Emilia ed era meglio aspettare. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az. Commenti del senatore Mirabelli).
Poi si dice sempre che sono tutti malati a bordo, ci sono donne e bambini. Il fatto è che è appurato che, quando sbarcano, spariscono tranquillamente. L'interesse nazionale è la difesa delle frontiere: un principio storico. Invece chi arriva qui illegalmente ha tutti i diritti e non può essere condannato. Soffriamo della sindrome di Stoccolma.
Se un italiano commette un delitto appurato, un incidente stradale perché ubriaco o sotto l'effetto di droghe o un reato di delinquenza comune, va in carcere. Se lo fa un immigrato, se stupra - statisticamente i reati da loro commessi sono in misura incommensurabile rispetto a quelli commessi dagli italiani - se fa un incidente e uccide una ragazza che passeggia nella notte, se è drogato e ubriaco, al contrario è libero subito, perché "poveretto". Possiamo sostenere un sistema di questo tipo (Commenti della senatrice Nugnes) dal quale deriva un welfare che comporta un deficit assoluto nei bilanci pubblici, negli ospedali, nell'assistenza in generale, anche con un aggravio dell'amministrazione della giustizia? Tanto per restare in materia, aumentiamo di nuovo la diaria nei centri a favore delle solite cooperative e dei soliti pseudo-imprenditori?
Sotteso al giudizio di oggi, secondo me vi è il seguente quesito: che società vogliamo? Una società in cui la religione non conta più niente, perché vanno bene tutte? Pare che piaccia anche oltre Tevere. È un fatto privato. Su famiglia e sessualità possiamo fare quello che vogliamo. Le usanze e le tradizioni sono per gli anziani, che forse non hanno neanche il diritto di voto, secondo qualche dibattito televisivo.
Noi sappiamo, viceversa, che sui mezzi pubblici, sui tram, sugli autobus, i controllori non chiedono più il biglietto a certe persone, altrimenti vengono picchiati. (Commenti del senatore Mirabelli). Noi sentiamo che cosa dicono i poliziotti in privato: venite con noi a fare servizio in pattuglia di notte nelle nostre città. Noi sappiamo - e vale per l'Europa - che cosa succede nelle periferie di Parigi, nelle periferie britanniche, in tutto il Belgio, dove i poliziotti girano mascherati per non farsi riconoscere dai loro vicini: non si entra, vige un'altra legge. (Commenti della senatrice Nugnes).
A proposito del gravissimo coronavirus, anche a Prato non sappiamo chi ci sia e quanti siano. Questo è il problema. Ma qui si vuol dire che Salvini ha provato a contenere l'immigrazione, quindi va processato perché devono arrivare tutti. È una società che non riconosce che c'è un'emergenza sulla quale nessuno ci aiuta; l'Europa non ci ha aiutato mai, se non sporadicamente e pro forma. A mio avviso, si mente sapendo di mentire. Una società che è a questo punto - e parlo di nuovo della gente comune - che ha paura e soffre - lo ripeto - della sindrome di Stoccolma, perché parteggia per quelli che arrivano e delinquono, e giustifica gli assassini e gli stupratori, è già morta.
Per questi motivi Salvini ha provato a contenere l'immigrazione. Auspico che un centrodestra unito ci riprovi quanto prima. Pertanto, se il giudizio è politico, quest'Aula dia un giudizio politico e il Senato dica no al processo. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Casini. Ne ha facoltà.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'intervento del collega che mi ha preceduto è l'esempio tipico - io rispetto profondamente quello che ha detto, ci mancherebbe altro, e non mi permetto di sindacare la sua opinione - della modalità con cui noi stiamo approcciando oggi il dibattito sul tema che ci è stato assegnato. Credo che non ci sia un intervento in quest'Aula che non parta dalla premessa che noi non dobbiamo esprimere un giudizio politico, ma diamo tutti solo ed esclusivamente un giudizio politico.
Consentitemi di dirle con sincerità, perché una certa esperienza mi consentirà di dire quel che mi pare, tanto non ho il problema di pensare ad altro, quanto segue: colleghi, non mi hanno convinto né le perorazioni d'ufficio a favore di Salvini, che francamente in alcune circostanze mi sono sembrate autolesioniste (almeno dal punto di vista della fattispecie del diritto), né le valutazioni di coloro che, dopo aver spiegato che il giudizio non è politico, in base a un giudizio esclusivamente politico e a una contestazione totale e legittima - una contestazione che sottoscrivo "dalla A alla Z" delle valutazioni politiche su Salvini - arrivano alla conseguenza che, proprio per questo, va processato. E lo fanno con affermazioni che sono "bellissime".
Quando si sente dire in quest'Aula che nessuno è al di sopra della legge, che tutti devono rispondere alla legge, è una valutazione fantastica, molto popolare, ma non è pertinente rispetto a quanto noi oggi stiamo valutando. Stiamo valutando - continuiamo a dirlo, ma continuiamo a negarlo - non il dato politico di quali atti Salvini abbia posto in essere, ma solo ed esclusivamente se questi atti siano stati posti in essere per una valutazione di carattere privatistico o in difformità da una linea del Governo. Ora abbiamo metà Governo che si è spostato: adesso è al Governo con il PD e capisco che hanno qualche problema ad assestare il voto sul caso Salvini rispetto a quello che hanno deciso sul caso Diciotti, ma sul caso Diciotti io mi sono espresso esattamente come mi esprimerò dopo. Ci potrebbe essere un elemento che mi potrebbe convincere a cambiare voto ed esaminerò se sussista, ovvero se la fattispecie della Diciotti e quella della Gregoretti siano effettivamente diverse.
Questo potrebbe capitare in un solo caso, e cioè se per la Gregoretti - qualcuno avanza questo dubbio, ma nelle carte non trovo il segno - Salvini abbia messo in atto una sua politica personale che contrastava con la politica del Governo, con gli orientamenti del Presidente del Consiglio e degli altri Ministri. Colleghi, vi devo dire la verità: non trovo traccia di questo. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC e del senatore La Russa). Non riesco a capire come questo si stia manifestando. Qui ci sono persone che hanno una qualche esperienza: c'è il senatore Monti che è stato Presidente del Consiglio, che prima è stato citato a sproposito con il suo ex Ministro degli affari esteri; a un certo punto il Ministro degli affari esteri entrò in conflitto con il Governo e ci fu una sorta di dissociazione dei destini. Ma, se c'era una sorta di dissociazione dei destini tra Salvini e il presidente Conte, Conte avrebbe avuto tranquillamente tutti gli strumenti: bastava convocare un Consiglio dei ministri e spiegare qual era la politica. Conte, infatti, su alcune cose interviene - questo, sì, c'è negli atti per quanto riguarda - ad esempio - lo sbarco dei minori, che infatti sbarcano. E ciò sta a dimostrare il fatto che, se c'era un orientamento espresso del Presidente del Consiglio, tale orientamento non aveva difficoltà a manifestarsi: si è manifestato nei casi di minori e allora perché non si è manifestato negli altri casi? (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Le ragioni le ha ricordate la senatrice Stefani prima, facendo riferimento alle dichiarazioni che in quei giorni erano state rilasciate all'Ansa dal Ministro della giustizia e dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri, che tutto facevano trapelare, tranne una dissociazione.
E poi, colleghi, la vita è bella perché è varia: può darsi che poi nel prosieguo ci siano stati fatti che hanno portato a una dissociazione, ma postuma. Oggi stiamo valutando quello che è successo allora ed è su quella base che dobbiamo esprimere un'opinione sul tema Gregoretti messo in rapporto con quello della Diciotti.
Il Partito Democratico sta coerentemente portando avanti la sua linea. Io francamente non la condivido, ma almeno ha il pregio di essere la stessa di prima che si ripresenta oggi, sulla base di una valutazione che è esattamente la medesima: hanno votato in una certa maniera prima, continuano a votare nella stessa maniera oggi.
Altri hanno cambiato: è legittimo, per carità. Scusatemi, ma io non cambio, perché non trovo che ci sia una fattispecie diversa.
Non mi pare vi sia dubbio che le azioni del ministro Salvini siano coerenti ed esecutive del programma del Governo di cui faceva parte, come nel caso dei suoi precedenti atti e comportamenti. La maggioranza parlamentare dell'epoca ha fatto di tale politica, restrittiva dei flussi migratori, uno dei punti centrali del contratto di Governo e della fiducia che il Parlamento diede all'Esecutivo. Se c'era una valutazione diversa, il Ministro doveva essere sfiduciato dal Parlamento o smentito con atti formali dal Presidente del Consiglio o dal Consiglio dei ministri. Dunque, il tema vero è se ha agito in solitudine o in contrasto con le politiche del Governo, ma questo contrasto non c'è, cari colleghi. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI).
Sono contrarissimo al merito della politica che Salvini ha portato avanti e - come ho detto in passato - credo che siano gli italiani a doversi esprimere sul merito della politica che portano avanti i Governi. Non possiamo delegare questa azione alla magistratura, in una sorta di supplenza impropria. Peraltro, la magistratura ha fatto valutazioni di merito diverse, perché la procura della Repubblica non ha fatto la stessa valutazione del tribunale dei ministri. Salvini oggi è un leader emergente e una figura divisiva ed è chiaro che si fa fatica a fare un discorso in astratto, come se parlassimo di Pinco Pallino e non del principale oppositore di questo Governo, ma dobbiamo sforzarci di fare così. Ricordate, colleghi, che quello che oggi capita a Salvini in teoria può capitare a tutti coloro che hanno responsabilità di Governo. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI). La ruota gira, colleghi, e quello che capita a Salvini oggi può capitare domani a Zingaretti o a qualcun altro.
Dobbiamo stabilire, dunque, se i principi sono validi sempre o se sono validi a seconda delle persone che li incarnano. Secondo me, colleghi, i principi sono validi, per cui esaminerò gli ordini del giorno che verranno presentati e, di conseguenza, il mio voto sarà coerente con l'idea che il Parlamento non può essere espropriato e che il giudizio politico sui Governi lo danno gli elettori e non può essere delegato impropriamente ai magistrati. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Fazzolari. Ne ha facoltà.
FAZZOLARI (FdI). Signor Presidente, voglio congratularmi con il senatore Casini per il suo intervento: politicamente siamo molto distanti, ma in questa circostanza ha parlato da parlamentare, a prescindere dalla sua posizione politica, e molto di quello che ha detto condivido pienamente.
La discussione che oggi stiamo svolgendo rappresenta purtroppo un momento molto pericoloso per la nostra democrazia. Chiunque, e non solo in questa Assemblea, ma anche fuori di qui (compresi i più giovani e i più piccoli), sa che le democrazie occidentali si basano sulla separazione dei poteri, tra il legislativo, l'esecutivo e il giudiziario. Questo è il fondamento delle nostre democrazie. Ciononostante, oggi stiamo discutendo se mandare o no a processo il Ministro dell'interno pro tempore, in base alle scelte politiche che ha compiuto, coerentemente con le scelte del suo Governo.
Voglio raccogliere un invito, fatto dal nostro Guido Crosetto. Egli, fuori da questa Assemblea - come sapete, non è più parlamentare - ha espresso un concetto che ritengo vada raccolto. Oggi dovremmo cercare di sforzarci di non parlare di Salvini e del fatto se oggi dobbiamo o no processarlo. Dobbiamo invece concentrare l'attenzione sul ruolo del Ministro dell'interno e sul fatto se sia giusto o no mandare a processo il Ministro dell'interno per le scelte che ha compiuto nell'ambito delle sue funzioni di Governo. E dobbiamo fare questo perché si aprono le porte a un precedente molto pericoloso, in sostanza quello di sottoporre l'azione di Governo al benestare della magistratura. Vorrei fare qualche esempio concreto per capire quanto è grave tutto questo.
Nel 1999 l'allora Governo D'Alema - il vice presidente del Consiglio era l'attuale presidente della Repubblica Mattarella - partecipò al bombardamento della Serbia, che non avvenne a seguito di un voto parlamentare e fu disposto al di fuori delle decisioni delle Nazioni Unite; si trattava pertanto di un'azione che oggi qualunque giudice avrebbe potuto reputare in discordanza con la Costituzione italiana e con il diritto internazionale e, quindi, avrebbe potuto mandare a processo D'Alema e Mattarella con le accuse di strage e terrorismo. Può sembrare una forzatura, ma è questa la strada che stiamo aprendo. Nel 1997 il Governo Prodi - Ministro dell'interno era il presidente emerito Napolitano - stabilì il blocco navale al largo dell'Albania; in quel contesto è avvenuto un incidente navale, con lo speronamento di una imbarcazione da parte di una nave della Marina militare italiana, che causò 81 morti. Per quell'avvenimento venne processato l'ammiraglio e non il Governo; eppure, secondo quello che noi oggi stiamo stabilendo, avremmo potuto avere un magistrato che chiedeva l'imputazione di Prodi e di Napolitano per i reati di strage. In questi giorni il Governo ha stabilito - ad esempio - la quarantena per chi arriva dalla Cina. Questa è una scelta politica, che il Governo ha legittimamente fatto e che noi condividiamo. Tuttavia, vi rendete conto che domani un magistrato potrebbe stabilire che l'accortezza della quarantena è stata eccessiva e non motivata, che la scelta di Governo non era dovuta e che quindi vanno processati per sequestro di persona i membri dell'attuale Governo che l'hanno stabilita per chi arriva dalla Cina? Stiamo aprendo a una serie di follie che sarebbe bene comprendere quando si prende la decisione di mandare a processo un Ministro dell'interno.
La verità è che le scelte che si stanno facendo sono assolutamente prive di un alto fondamento e sono mosse principalmente da accuse pretestuose, fatte con due finalità. La prima è molto bassa: far fuori il leader del principale partito di opposizione con delle manovre giudiziarie. In sostanza, si vuole applicare a Salvini il metodo Berlusconi: lo mandiamo a processo, magari un domani lo rendiamo ineleggibile e ci siamo tolti un problema politico. Tutto questo è particolarmente grottesco se si vede l'atteggiamento del MoVimento 5 Stelle, che ha votato contro la richiesta di autorizzazione a procedere nel caso della nave Diciotti e vota a favore nel caso della nave Gregoretti. Ovviamente è indifendibile e la tesi bizzarra secondo la quale i membri del Governo e Conte non si erano resi conto che il loro Ministro dell'interno stava impedendo lo sbarco della Gregoretti è talmente grottesca che sarebbe bello non ripeterla. Era su tutti i giornali e ci auguriamo che il nostro premier Conte li legga; se si fosse accorto di un'azione non concordata nel Governo, avrebbe potuto alzare la cornetta del telefono, farsi sentire o rimuovere il Ministro dell'interno che non seguiva le indicazioni del Governo.
La seconda finalità, però, è ancora più grave di quella bassa di combattere l'avversario politico per via giudiziaria, ed è quella di far passare il principio secondo il quale uno Stato non ha il diritto di difendere i propri confini. Vogliamo far passare il principio global compact, e cioè che l'immigrazione è un diritto inalienabile dell'uomo e, quindi, uno Stato non può compiere alcuna azione nei confronti dell'immigrazione illegale. Questo non lo condividiamo.
La scelta del Governo Conte I e del ministro Salvini di impedire l'immigrazione illegale tramite la chiusura dei porti - com'è ben noto - non è mai stata di Fratelli d'Italia, che ha sempre detto che l'immigrazione illegale si combatte con un blocco navale al largo della Libia per impedire la partenza dei barconi e le morti in mare e con il sequestro, lo smantellamento o, se preferite, l'affondamento delle navi che violano i confini italiani favorendo l'immigrazione illegale. Si tratta di una scelta diversa da quella della chiusura dei porti. Eppure, la chiusura dei porti era una scelta politicamente legittima che il Governo Conte I ha preso e che - va riconosciuto - ha comunque portato i suoi frutti, riducendo radicalmente il numero degli sbarchi e degli immigrati illegali in Italia e, quindi, perseguendo l'obiettivo politico che gli elettori avevano dato a Salvini e al Governo Conte I di contrastare l'immigrazione illegale. Noi, invece, vogliamo far passare il principio che tutto ciò non si può fare e, se un Governo decide di porre in atto delle azioni per contenere l'immigrazione illegale, allora subentra il magistrato che interviene per far sì che tutto ciò non avvenga.
Fratelli d'Italia non avallerà la follia di mandare a processo il Ministro dell'interno per aver fatto il suo dovere. Fin dal primo momento ci siamo opposti alle assurde richieste di processo per sequestro di persona: lo abbiamo fatto nel caso della Diciotti; lo abbiamo fatto in Giunta e lo rifacciamo in Assemblea senza tatticismi; non ci opponiamo per difendere un nostro alleato politico, il senatore Matteo Salvini, ma lo facciamo per difendere le basi della nostra democrazia e per salvaguardare il diritto dell'Italia a difendere i suoi confini nazionali. (Applausi dal Gruppo FdI e del senatore Floris).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Gallicchio. Ne ha facoltà.
GALLICCHIO (M5S). Signor Presidente, in merito alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Salvini avanzata dal tribunale dei ministri di Catania occorre fare chiarezza - come ci chiedono in molti - e tenere conto di tutti gli aspetti e concentrarsi solo sui fatti. Cercherò di fare proprio questo.
Prima di tutto viene il bilanciamento dei princìpi e dei valori presenti all'interno del nostro ordinamento e, in particolare modo, di quelli aventi rango costituzionale. Questo aspetto è sostanziale perché è stabilito dalla legge costituzionale n. 1 del 1989 all'articolo 9, comma 3, come già richiamato. Il compito spettante al Parlamento si sostanzia proprio nel verificare se, nell'esercizio dell'azione di Governo, sussistesse un interesse costituzionalmente rilevante dello Stato, ovvero il perseguimento di un interesse pubblico preminente. E la preminenza va individuata proprio soppesando il suo bilanciamento rispetto a quei diritti riconosciuti pure dalla Costituzione che verrebbero compressi o lesi da un'azione che potrebbe configurarsi come reato.
Ci è utile procedere nell'analisi partendo dalle somiglianze e dalle differenze tra il caso attuale e quello della nave Diciotti verificatosi un anno prima. In entrambi i casi la vicenda ha riguardato due navi militari con a bordo persone soccorse in mare e rimaste a bordo per un periodo di tempo simile, in attesa dell'autorizzazione allo sbarco da parte del Ministro dell'interno. Per il caso Diciotti appurammo che il ritardo fu dettato dal perseguimento di interessi giustificativi pubblici, quali la risoluzione della controversia in atto tra Italia, Malta e l'Europa per l'accoglienza e la redistribuzione dei migranti e la disciplina e riduzione dei flussi migratori e dei connessi rischi di naufragio. Nel giudizio di valutazione di preminenza dell'interesse dello Stato vennero analizzati i corrispondenti diritti compressi da tale azione ed emerse che la nave Diciotti aveva caratteristiche tecniche e funzionali tali da poter ospitare oltre 600 persone - come già sottolineato in quest'Aula - e, quindi, ben oltre le 150 che accolse e per le quali non c'è stato alcun riscontro specifico circa danni subiti a causa dell'attesa. Perciò, quella nave fu considerata un posto sicuro.
Emerse di conseguenza che l'unico diritto compresso fu in quella occasione esclusivamente quello della libera circolazione, che non si annovera tra i diritti fondamentali, per così dire incomprimibili, quali la vita e la salute. È dunque chiaro che, con il caso Diciotti, si siano tracciati limiti espliciti tollerabili nello sbarco. Applichiamo dunque gli stessi princìpi enucleati nel caso Diciotti al caso Gregoretti, al fine di verificare nei fatti se i predetti limiti siano stati o no superati.
Nel caso della motonave Gregoretti, volendo anche sorvolare sull'assenza delle controversie con Malta e sul diverso clima internazionale, decisamente migliore a distanza di un anno, specie in merito al meccanismo di redistribuzione dei migranti in Europa, e quindi pur non potendo in questa sede - per economia dei tempi - valutare se il ritardo dello sbarco dei migranti fu volto a perseguire tutti i medesimi interessi statuali come nel caso Diciotti, ciò che valutiamo qui sono i diritti incisi delle persone a bordo.
Diciamo subito che la motonave Gregoretti, molto più piccola e adibita al controllo costiero della pesca, è idonea a ospitare solo il personale militare di bordo; nel caso in esame, invece, ha dovuto ospitare oltre 130 persone in più. Quindi, considerando il punto nevralgico e dirimente, e cioè quello dei diritti coinvolti, qui sembrano essere stati compressi quelli della salute e della dignità umana, oltre che della libera circolazione.
Premetto che non penso che dobbiamo accogliere tutti i migranti che arrivano, né che dobbiamo sbarrare ogni accesso a chi è in mare - ci mancherebbe! - ma dobbiamo rilevare che, sin dai primi giorni, si sono susseguiti numerosi verbali provenienti da tutte le figure coinvolte (il comandante della nave, il team sanitario a bordo, la Capitaneria di porto, i NAS di Ragusa), noti al Ministero dell'interno e dai quali si evince chiaramente che gli oltre 130 migranti, tra l'altro in mare già da diversi giorni prima, permanevano ammassati sui pochi metri quadrati del ponte di poppa, in condizioni atmosferiche di forte caldo - si è parlato di 35 gradi - e sole battente all'aperto, senza abiti di ricambio, con a disposizione solo un piccolo bagno e per doccia solo un tubo di gomma sul ponte collegato a un punto d'acqua. I verbali parlano di condizioni igienico-sanitarie sempre più precarie con il passare del tempo; materiali sanitari dichiarati inadeguati; numerosi casi di malattie infettive (come tubercolosi e scabbia, tra le altre) rilevate fin dal primo giorno, con rischio contagio dichiarato come certamente elevato e in graduale peggioramento, perché era impossibile attuare procedure sanitarie in condizioni di sterilità, inducendo anche per tutti questi motivi il tribunale dei minori a imporre lo sbarco di 16 minorenni. Quindi, la piccola motonave Gregoretti non poteva, nelle condizioni descritte, considerarsi un posto sicuro.
Tra i verbali c'è anche quello dell'unità operativa malattie infettive dell'ASL di Siracusa che si raccomandava di effettuare, a sbarco avvenuto, lo screening per le principali malattie infettive, estendendo l'analisi - per ovvi motivi - anche al personale militare di bordo. Essendo, però, le risultanze di quelle analisi non presenti nel fascicolo a nostra disposizione in Giunta, e quindi non sapendo noi cosa sarebbe accaduto fuori, presentammo un'istanza di integrazione istruttoria, che il presidente Gasparri ci ha sempre negato, così come altre precedenti richieste, in maniera del tutto ingiustificata impedendoci perciò un'analisi completa dei fatti.
Assieme a tutto ciò vorrei altresì ricordare e lamentare, seppur brevemente, le forzature avvenute nella Giunta per il regolamento che, dovendo decidere sul calendario della votazione relativa al nostro caso, ha preso nella stessa riunione decisioni frettolose e contraddittorie, per di più guidate da esigenze del momento e, dunque, niente affatto consone alla natura permanente che dovrebbe caratterizzare questo importante organo.
Alla luce di quanto accaduto, il 20 gennaio, allorché si riunì la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, e perdurando le criticità ampiamente qui spiegate, siamo stati costretti a non prendere parte alla votazione sulla richiesta di autorizzazione a procedere.
Quindi, per concludere, signor Presidente, a fronte del giudizio di bilanciamento dei diritti e degli interessi pubblici perseguiti in detta vicenda, posso affermare che il senatore Matteo Salvini, all'epoca dei fatti, ha tenuto una condotta inadeguata alla carica istituzionale che ricopriva, operando non nel perseguimento di un preminente interesse pubblico, ma preminentemente in violazione dei diritti fondamentali di oltre 160 individui tra migranti, personale medico e finanche equipaggio militare, confinandoli in condizioni precarie e dannose per la salute, a causa del consapevole ritardo nella concessione del permesso di sbarco.
Per questa e per tutte le ragioni esposte, il mio voto e spero quello di molti in quest'Assemblea sarà per concedere al tribunale dei ministri di Catania l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'inquisito Matteo Salvini. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Cirinnà).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. A nome dell'Assemblea, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Caduti della Direttissima» di Castiglione dei Pepoli, in provincia di Bologna. (Applausi).
Ripresa della discussione del documentoIV-bis, n. 2 (ore 12,41)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nencini. Ne ha facoltà.
NENCINI (IV-PSI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di assumere il mio giudizio ho ascoltato con attenzione la relazione della senatrice Stefani e letto più volte le carte che la Presidenza ha inviato ai senatori.
Sì, ha ragione il senatore Casini. Ho sentito, a cominciare dal suo, affettuosamente, interventi quasi esclusivamente politici, mentre converrebbe attenersi al dettato che possiamo leggere nella domanda di autorizzazione a procedere, perché questa è la domanda che ci viene fatta. Leggo testualmente le due righe e mezza: «Nel senso che (...) l'ordine impartito di non far sbarcare i migranti fosse stato reso contra legem, ovvero in violazione della normativa internazionale e nazionale che regolamenta la materia». Questa è la domanda che ci viene rivolta, cui dobbiamo dare una risposta prima di procedere alla votazione e, quindi, esprimere un giudizio.
Se leggo le carte, aggiungo anche altri dati che non sono assolutamente marginali o da gettare in un canto. Penso - ad esempio - a quando il giudice sostiene che vi siano ripetute e mendaci affermazioni di alti funzionari dello Stato, in particolar modo di prefetti e, segnatamente, di un prefetto Capo di Gabinetto del Ministero dell'interno. Mi limito, signor Presidente, alla lettura del testo.
Il tema, dunque, non è affatto la ricollocazione dei migranti - la memoria di Salvini punta esclusivamente su questo, che però non è l'oggetto della discussione di questa seduta del Senato - bensì il rifiuto - lo sottolineo - opposto dal Ministro dell'interno, per giorni, di indicare un porto sicuro. Punto e a capo.
Ciò non è uguale, ma è diverso dal caso Diciotti, perché nel caso della Gregoretti spettava all'Italia, per norma e condizione oggettiva, indicare il POS. La Gregoretti ospitava migranti salvati in un'operazione che era, dall'inizio, tutta ed esclusivamente italiana.
C'è di più. Poco ricordato in quest'Assembla è l'articolo 10 del decreto legislativo del 25 luglio 1998, n. 286. Lo straniero rintracciato in occasione dell'attraversamento irregolare della frontiera è condotto presso appositi punti di crisi per effettuare operazioni di rilevamento segnaletico. Bisognava che il cosiddetto decreto sicurezza avesse abolito o modificato questa norma, mentre non lo ha fatto. Pertanto, come si poteva sapere chi fossero i migranti presenti sulla Gregoretti prima dell'identificazione? Erano regolari, signor senatore Salvini, o erano irregolari? Avevano o no precedenti penali?
Ma se non erano stati identificati, come si poteva giungere ad un qualsiasi giudizio su chi fossero? Il Ministro dell'interno, allora come oggi, aveva ed ha soltanto il potere, lo ripeto, di indicare il porto: non altro. In questo caso, senatrice Bongiorno, il Parlamento aveva deliberato, eccome se aveva deliberato e lei temo si trovi, in questo caso, nel Gruppo sbagliato. Le leggo, citando una dichiarazione dell'ex ministro Salvini del 2013: «La Padania è pronta a disubbidire al Parlamento. Abbiamo centinaia di sezioni pronte a essere centri di lotta…». C'è un Parlamento che aveva deciso e c'è un ex Ministro - allora Ministro - che non ha deciso di ottemperare e di eseguire una norma.
Viene, in secondo luogo, invocata la collegialità del Governo nella decisione, ma la legge non prevede affatto - ce ne salvi Iddio - che la collegialità renda insindacabili i comportamenti ministeriali. Al limite, ci sarebbe stato un effetto di correità, ma non di cancellazione nella protezione e nella salvaguardia della norma. (Applausi dai Gruppi IV-PSI e PD, e dei senatori De Falco e Unterberger).
Se anche la condotta di Salvini, quindi, si fosse rivelata utile alla redistribuzione dei migranti, l'atto politico non può essere invocato per giustificare la lesione di diritti di libertà. Certo, e lo dico senza enfasi, ma lo dico, se vi fosse stata magari una maggiore attività di coordinamento, quale prevista dalla Costituzione, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, male non avrebbe assolutamente fatto.
L'ultima questione, e ho concluso, signor Presidente, riguarda le conclusioni, perlomeno le mie. È già stato detto, e lo sottolineo anch'io, che siamo di fronte ad un uso del tutto politico della questione migranti. Era successo, in passato? Sì, nel caso del Governo precedente; no, nel caso di un Governo ancora precedente, perché il ministro Minniti ridusse gli sbarchi e lo fece raffinando e valorizzando la cooperazione internazionale. Tanto che, basta vedere i numeri presenti ovunque, vi fu un precipitare clamoroso degli sbarchi sulle coste italiane. In questo caso, invece, è stata imboccata una strada più breve, ma per percorrerla si sono dovuti gettare in un canto anni di battaglie civili e anche un bel pezzo del diritto.
Ho concluso. Io auguro davvero al senatore Salvini che la sua difesa abbia fortuna e, quindi, abbia effetto. Non appartiene né alla mia storia né alla mia cultura battere, rivolgendosi a diverticoli giudiziari, gli avversari politici. Non i nemici, gli avversari politici vanno battuti politicamente e bisogna attrezzarsi per batterli politicamente, al di là dei diverticoli giudiziari, nei quali spero che nessuno confidi per risolvere una questione politica. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore La Russa. Ne ha facoltà.
LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola.
Credo che questo intervento non possa che ribadire fatti, circostanze e argomenti che in larga misura sono stati già trattati e che sono di tutta evidenza. Comunque, forse vale la pena sottolineare ancora che noi non siamo qui a esercitare, in questo momento, una funzione politica. Non siamo qui a obbedire alla disciplina di Gruppo o di partito, ma siamo qui in una fase in cui il Senato ha un compito giudicante e una funzione giurisdizionale.
Deve cioè svestirsi dei panni del parlamentare, deputato o senatore, di parte e assumere quelle del giudice: così prevede la legge, che contrasta nettamente con chi vorrebbe invece che ci sottraessimo a questo compito e lasciassimo ai giudici togati il compito di farlo. È come se in corte d'assise i giudici popolari - un paragone un po' eccessivo, ma lo voglio fare non per i colti, ma per l'inclita - decidessero di ascoltare il processo ma di lasciare poi decidere tutto ai soli due giudici togati. No, noi abbiamo il dovere (non il diritto, ma il dovere) di valutare tutte le circostanze.
La prima domanda che mi faccio, Presidente, allora è: siccome è pacifico che in questa vicenda il Governo si sia adoperato per ricollocare in altri Paesi buona parte di coloro che erano sulla nave, sarebbe stato possibile farlo se nel frattempo fossero sbarcati tranquillamente coloro che clandestinamente arrivavano in Italia? Non sarebbe stato possibile. L'onorevole senatrice Bongiorno ha addirittura citato il presidente Conte che in quella circostanza affermava che bisognava ricollocare e poi consentire lo sbarco. La parola «poi», citata dalla senatrice Bongiorno, è la chiave di lettura di questa vicenda. È impossibile immaginare una funzione diversa tra chi parlava di ricollocazione e chi consentiva che quelli parlassero di ricollocazione: senza l'opera del Ministro dell'interno, il Presidente del Consiglio e il Ministro degli affari esteri, se c'era (e c'era), non avrebbero potuto svolgere alcuna funzione.
Da qui nasce la mia seconda domanda. Secondo il codice penale è colpevole del reato di sequestro di persona colui che priva della libertà un soggetto. Mi chiedo: avevano il diritto - perché la libertà è figlia di un diritto (non posso considerare di privare della libertà uno che non la ha) - di sbarcare liberamente e impunemente, senza nessuna costrizione e limitazione, come un normale turista che mostra il passaporto e poi è libero? La risposta è no, non solo perché non avevano il passaporto e non erano nemmeno nelle condizioni di un cittadino che ha il diritto di entrare in Italia senza questo documento, perché solo i cittadini dell'Unione europea (e certamente quelli non lo erano) hanno il diritto di entrare in Italia senza passaporto; si trattava sicuramente di immigrati clandestini. Non avevano questo diritto.
C'è un altro fatto da considerare. Attenzione: nel 2018 l'Europa stabilisce che nei confronti dell'immigrazione clandestina gli Stati debbono assicurare luoghi di accoglienza, anzi di «trattenimento», per consentire di valutare dove e come poi possono essere allocati. La Germania ha già fatto conseguire a questa norma europea la nascita di centri, che si chiamano anchor center, nei quali è consentito per diciotto mesi detenere coloro che arrivano nella stessa maniera in cui sono arrivati con la nave i clandestini in questione.
Sicuramente, se fossero arrivati singolarmente e avessero avuto la sfortuna di imbattersi in un carabiniere sulla spiaggia, il carabiniere li avrebbe fermati, li avrebbe controllati, li avrebbe bloccati. Aver impedito allora che sbarcassero subito è un modo diverso di ottemperare a una norma esistente. (Applausi dal Gruppo FdI).
Ha detto bene l'avvocatessa senatrice Bongiorno: inventatevi un reato apposito, ma questo non è sequestro di persona, secondo quello che mi hanno insegnato all'università. Io non sono un giurista, sono un semplice laureato in giurisprudenza, che però può anche assistere alle sedute in Cassazione, quindi qualche piccola esperienza l'ho avuta: nessun pubblico ministero avrebbe mai integrato seriamente in questa fattispecie, per un cittadino che non fosse politicamente da perseguire, il reato di sequestro di persona. (Applausi dai Gruppi FdI e L-SP-PSd'Az).
E allora perché? Perché c'è un vizio antico, un vizio antico quanto la sinistra. Ahimè, lo ha esportato persino in America; non siamo stati solo gli scopritori di quel continente, abbiamo anche insegnato agli americani che, se non puoi battere un politico con il consenso, la strada giusta è quella di scatenargli contro la magistratura o una piccola parte di essa. (Applausi dai Gruppi FdI e L-SP-PSd'Az).
Siamo sempre quelli che insegnano al resto del mondo. È un antico vizio, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, Presidente. Lo abbiamo vissuto quando il centrodestra era al Governo e lo abbiamo vissuto in tutte le fasi. Per carità, qualche volta abbiamo offerto pure un piatto d'argento, può anche essere, ma sempre antico vizio era: se non ce la fai ad abbattere chi in quel momento è il numero uno della coalizione che ti avversa, se i cittadini non vogliono togliergli la fiducia, cerca di metterlo in galera, impedendogli almeno di candidarsi e di farti male dal punto di vista elettorale. Questa è la verità. (Applausi dai Gruppi FdI e L-SP-PSd'Az).
Signor Presidente, credo che il mio tempo stia per scadere, quindi non mi dilungherò in tanti altri argomenti. Tuttavia, mi piacerebbe che per una volta noi pensassimo che poi queste cose non pagano e mi rivolgo agli amici della maggioranza. Certo, non lo posso dire al Partito Democratico, sarebbe troppo difficile, ha votato in questo modo prima di essere al Governo e ha sempre usato questa strada; se potesse farebbe una XIX disposizione transitoria della Costituzione: «È fatto divieto a chi non è di sinistra di governare in Italia». Sarebbe una bella norma transitoria in Costituzione: ve ne liberereste per sempre. Così non è. (Applausi dai Gruppi FdI e L-SP-PSd'Az). Io faccio appello agli altri, non alla sinistra, ma agli amici del MoVimento 5 Stelle: non potete tradire voi stessi. Ho in mente tutte le dichiarazioni di Di Maio, tutti gli atti di solidarietà quando eravate al Governo insieme, cui noi abbiamo sempre applaudito. Tutte le volte che avete assunto un atteggiamento di contrasto all'immigrazione clandestina, il Gruppo di cui ho l'onore di far parte vi ha sempre dato il voto. Non tradite, cari amici del MoVimento 5 Stelle, questa fiducia che anche a voi abbiamo dato con un voto che sarebbe di disonore per la vostra intelligenza e per la vostra parte politica. (Applausi dai Gruppi FdI, FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE.È iscritto a parlare il senatore Grasso. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, colleghi, siamo ancora una volta chiamati a valutare una richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Salvini. Sia chiaro, è il tribunale dei Ministri di Catania, come è noto, che ritiene che vi siano elementi tali da poter configurare come reato ministeriale il sequestro di persona aggravato nei confronti dei naufraghi - ribadisco, dei naufraghi - portati in salvo da navi militari, con operazioni di salvataggio coordinate nel luglio 2019 dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo.
Tutti noi - ne sono certo - ricordiamo il contesto nel quale scoppiò il caso Gregoretti. Ricordiamo quei giorni dominati dall'euforia di un Ministro che riteneva di essere al di sopra della legge. Il Senato però non è chiamato a giudicare la colpevolezza di Salvini, saranno i magistrati eventualmente a doverlo fare. Non dobbiamo in questa sede neanche dare un giudizio politico sull'azione del - per fortuna - ex Ministro dell'interno. Il nostro compito, come è stato più volte detto, è quello di verificare se Matteo Salvini abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo.
Mi concentrerò, per esigenze di tempo, su tre aspetti particolarmente rilevanti. Primo: le condizioni di precarietà igienico-sanitario dei migranti erano assolutamente note al Ministro sin dall'inizio delle operazioni di salvataggio. Furono infatti sin da subito accertati numerosi casi di malattie infettive, tra cui scabbia e tubercolosi. C'era un serio rischio di contagio degli altri migranti ed anche del personale di bordo. In tali condizioni si dovevano far sbarcare immediatamente i naufraghi.
Secondo: la nave Gregoretti, a differenza della nave Diciotti, non era assolutamente attrezzata per le operazioni di salvataggio perché destinata ad attività di vigilanza sulla pesca, come noto al Ministro sin dal 27 luglio. La nave era quindi inidonea ad ospitare in sicurezza un numero considerevole di persone, per così tanti giorni. Questo era stato comunicato, era stato sottolineato dal comandante Berlano che ha detto nella sua relazione iniziale: dinanzi al procuratore della Repubblica di Siracusa: «I migranti sono, di fatto, ospitati sul ponte di coperta esposti agli agenti atmosferici». D'altro canto, lo stesso equipaggio era composto di sole trenta unità, un numero assolutamente insufficiente a gestire l'elevato numero di naufraghi. I nostri militari, per il divieto di sbarco imposto dal Ministro, sono stati anche esposti al rischio di ammutinamento, oltre che a quello di contagio.
Terzo punto: nel caso Gregoretti appare chiaro sin da subito che le operazioni di soccorso, pur svolgendosi nell'area search and rescue (SAR) di competenza maltese siano state immediatamente assunte dal nostro Paese poiché le autorità maltesi erano contemporaneamente impegnate in altri interventi di stessa natura.
Fermo restando che nessuna controversia avrebbe potuto sospendere l'attuazione delle norme internazionali che regolano il salvataggio in mare, come erroneamente motivato sia dal relatore Gasparri che dal ministro Salvini in occasione del caso Diciotti, in questo caso è assolutamente pacifico che sin dai primi momenti l'indicazione del place of safety (POS) cioè del luogo di sbarco sicuro, spettava alle autorità italiane, come immediatamente comunicato al comandante della nave Gregoretti allorché gli si ordinava, per le avverse condizioni atmosferiche, di dirigersi verso il porto di Augusta, già ipotizzato come luogo di sbarco.
Non si può neanche sostenere che fu l'intero Governo e non solo il ministro Salvini a gestire il caso Gregoretti. Questa ipotesi, fra l'altro, è già stata scartata a priori dal tribunale dei Ministri di Catania, che ha effettuato ulteriori e approfonditi accertamenti per escludere il coinvolgimento di altri attori istituzionali, che comunque avrebbero agito nel ruolo di concorrenti nel reato. In primo luogo, l'individuazione del POS, del luogo di sbarco, è un atto tipico del Ministero dell'interno di natura amministrativa e assolutamente non è un atto né di natura politica, né di alta amministrazione.
In secondo luogo, l'approdo in un luogo sicuro, così come prevedono le norme internazionali e nazionali, nulla ha a che vedere con le politiche di redistribuzione che invece rientrano a pieno nell'alveo delle azioni che l'Esecutivo intende mettere in campo per realizzare il proprio programma in tema di immigrazione.
Presidente, considerato il poco tempo a disposizione, se mi ascolta, chiedo di depositare agli atti il testo del mio intervento nel quale chiarisco più approfonditamente gli ulteriori e molteplici aspetti di questa vicenda. Chi tace acconsente, quindi lo do per acquisito. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU e PD).
In conclusione, il Senato oggi si trova a dover valutare una e soltanto una cosa: il Ministro dell'interno ha agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o, in alternativa, Salvini ha sequestrato decine di persone a bordo di una nave militare italiana senza le necessarie garanzie sanitarie per perseguire un preminente interesse pubblico? Sono queste le domande che ci dobbiamo porre. In gioco non c'è il futuro di un senatore ma un principio di stretta legalità che è alla base, al fondamento della nostra democrazia.
I fatti più forti della propaganda, più caparbi delle mistificazioni, ci offrono una risposta inequivocabile. Salvini forse si sentiva intoccabile, visto il precedente della Diciotti, o forse si è lasciato inebriare dai sondaggi che lo vedevano in ascesa. Di certo ha fatto quel che ha fatto dichiarandolo orgogliosamente in quei giorni, andando consapevolmente oltre il perimetro delle azioni consentite a un Ministro. Non erano in pericolo i nostri confini, non era in pericolo la sicurezza nazionale, non c'era una controversia internazionale. L'unico obiettivo era quello di spaventare l'Europa con un ricatto, di battere i pugni sui tavoli comunitari, quelli che ha sempre disertato. Una strategia che non gli ha mai portato risultati. Per farlo era disposto ancora a negare i diritti fondamentali di 131 esseri umani. La libertà personale di un uomo vale sempre più di un punto nei sondaggi. Per questo, e solo per questa ragione, il Senato dovrebbe consentire alla magistratura di andare fino in fondo. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU e PD).
PRESIDENTE.È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, il ruolo di Presidente della Giunta e di relatore, benché la relazione non sia risultata approvata, mi induce ad affrontare questo tema nel rispetto delle mie funzioni, che permangono, di Presidente della Giunta. Devo dire che la relazione che ha svolto la senatrice Stefani che, in base al Regolamento, pur non approvando la relazione, ha acquisito il titolo di relatore, riporta in gran parte tesi che ho avuto modo di illustrare in sede di Giunta, salvo una conclusione che è di natura politica ma non contesta le osservazioni e le valutazioni che sono state fatte.
Intanto sono contento che si sia discusso e si stia discutendo del merito. Ho passato molte settimane con la pressione dei giornalisti che poi non conoscono i regolamenti e i dettagli di vicende così complesse, a discutere di una data: se si doveva votare il 20 o no, se bisognava aspettare il rientro della missione negli Stati Uniti e se il voto fosse condizionato da non so quali fatti. Voglio ricordare ai colleghi, dato che qualcuno ha parlato anche di forzatura e di terzietà, anche se qualcuno è forse più un "terzista" che una persona terza (i terzisti sono quelli che fanno un po' di scambi commerciali di basso profilo), che noi votammo un calendario all'unanimità quando già si sapeva che ci sarebbero state le elezioni regionali in Calabria e in Emilia e quando già si sapeva che alcuni avevano una missione negli Stati Uniti.
Tant'è vero che la data fu fissata al 20 gennaio, e non al 18, per consentire l'arrivo, il rientro e lo smaltimento del jet lag ai colleghi impegnati in una missione istituzionale.
Poi sono insorte altre vicende e sono state dette anche oggi delle inesattezze. Nessuno ha negato carte ad altri. Come sarebbe potuto avvenire? Il presidente Marcucci, non conoscendo bene le procedure, un giorno ha fatto un'affermazione errata. Prima è stato detto che io ho negato atti istruttori: ma come avrei potuto negare atti istruttori? Sarebbe crollato il mondo. Siamo nel Senato e nella Giunta, luoghi di trasparenza. Sono state fatte delle richieste e, quando i richiedenti hanno visto che non sarebbero state approvate, se ne sono andati dalla Giunta. «Se la richiesta non viene approvata, me ne vado»; questo è accaduto ed è agli atti (lo dico anche alla collega Gallicchio e ad altri). A parte gli atti, io ho buona memoria. Mi rendo conto che la questione procedurale può sembrare secondaria. Invece delle date della riunione si è discusso - e solo di quello - per settimane. Seppure a noi interessa il merito, non è stato negato nulla.
Prima qualcuno ha detto che qui siamo dei giudici e dovremmo essere terzi. Dobbiamo esserlo realmente. Noi siamo qui in base alla legge costituzionale n. 1 del 1989, che non consente alcuna impunità. Quando il senatore Bressa, che prima ha parlato di impunità per omicidi, sarà Ministro e ruberà i salamini al supermercato verrà tranquillamente processato, perché non potrà dire che un Ministro che ruba i salamini al supermercato ha fatto un atto ministeriale o di Governo. Quindi poca ironia sugli omicidi o su altre cose. Per brevità di tempo, prego il senatore Bressa di leggersi le relazioni sul caso Diciotti e sul caso Gregoretti che ho fatto, e che sono agli atti, che ripercorrono anche gli aspetti giuridici e gli esempi di quando un reato è ministeriale e quando non lo è, quando si avvia una procedura di questa natura. Di questo stiamo parlando e di questo dovranno tenere conto coloro che dovranno fare un giudizio, se sciaguratamente quest'Assemblea voterà a favore del processo.
Tornando al merito, la legge costituzionale n. 1 del 1989 non dà l'impunità totale ai Ministri: deve valutare il Senato se, come è stato detto più volte, ci sia stata da parte del Ministro - tale era all'epoca il senatore Salvini - un'azione fatta nell'interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o la tutela di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo. Questo dobbiamo valutare ed accertare e molti colleghi hanno già detto cose esaustive. C'è poi l'articolo 96 della Costituzione.
Voglio entrare subito nel merito delle vicende. Intanto c'è un precedente: quest'Assemblea ha votato sul caso Diciotti. Non è che il precedente, il decisum, come direbbero gli avvocati - sono giornalista, non avvocato, ma qualche termine dobbiamo usarlo - sia irrilevante ai fini delle fasi future. Poi c'è qualche Gruppo che l'altra volta ha consultato, prima di votare, la piattaforma Rousseau. Consultate la piattaforma della serietà oggi prima di votare in quest'Aula (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az); consultate la piattaforma della verità, non quella del povero Rousseau, che si girerà nella tomba ormai da diversi anni. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
Onorevoli colleghi, qui non si vota perché uno era alleato e oggi non lo è. Capisco la scelta politica dei colleghi della Lega, ma invito a riflettere; capisco l'atteggiamento di sfida, che è politico - questo non mi sfugge - però qui c'è un merito: non si fugge dal processo, ma si afferma il diritto di un uomo di Governo di tutelare l'interesse nazionale votando contro questa richiesta di processo. È esattamente il contrario: non è la tutela della fuga, ma la tutela dell'azione fatta nell'interesse del Paese, governando il Paese, per tutelare interessi prevalenti di sicurezza. Quindi è il contrario della fuga; è la presenza in atto.
Credo che le cose che abbiamo detto in Giunta fossero assolutamente fondate. Per quanto riguarda le questioni del coinvolgimento del Governo, il presidente del Consiglio, professore e avvocato Conte - e nella mia relazione, dunque agli atti, e anche nell'ordine del giorno in dissenso dalle conclusioni della Giunta sono riportate le frasi del presidente Conte - il 12 settembre 2018, seduto qui in Aula, a pochi metri da noi, ha spiegato le linee e l'azione del Governo.
Non dobbiamo quindi votare il patto di Governo, ma dobbiamo valutare l'azione del Governo alla luce della linea che il Presidente del Consiglio ha illustrato in quest'Aula. Non è che Salvini, allora Ministro, fosse un pazzo solitario che agiva divertendosi perché chissà quale perversione lo animasse. Per quanto riguarda poi la linea di Conte, si dirà che lui si era espresso sul caso Diciotti e qui stiamo parlando del caso Gregoretti, che è tutta un'altra cosa. La nave arriva il 25 luglio del 2019, il 26 mattina - è tutto documentato, colleghi, presidente Grasso, è stato citato ma voglio citarlo nuovamente perché resti agli atti - il signor Benassi, consigliere diplomatico del presidente Conte, manda una e-mail (nel tempo andato avrebbe mandato un cavaliere, un messo a cavallo, un telegramma) al rappresentante del Governo, e quindi anche di Conte, Massari, ambasciatore a Bruxelles, in cui Benassi (che non agiva a titolo personale) diceva che bisognava vedere se i vari Paesi avrebbero accolto quei profughi, quegli immigrati, quei clandestini che erano a bordo della nave. C'è un carteggio, che è agli atti, in cui l'ambasciatore Massari - rappresentante di Conte e del Governo, non un rappresentante della Lega o di Salvini; non un amico d'infanzia o un bagnino del Papeete, ma il rappresentante diplomatico del Governo italiano a Bruxelles - dice che dall'Europa non avevano risposta perché, come dice ad un certo punto, c'era il weekend. Potete andare a consultare gli atti, colleghi. Poi dicono che forse il Lussemburgo è disponibile, forse quattro Paesi, forse l'Olanda, la Francia e altri no. È tutto agli atti. I rappresentanti diplomatici dicono che sono in costante contatto con Michou, un funzionario dell'Unione europea. Scrivono al segretario generale degli affari esteri Belloni. Sono alti burocrati dello Stato, persone che anche noi conosciamo, non sono dei passanti che stanno lì a fare i comizi. Questa trattativa è durata cinque giorni e si è conclusa alla data dello sbarco. Di Maio, quindi, ha detto il falso quando ha detto che c'era l'automatismo della ripartizione dei clandestini. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e FdI edel senatore Rufa). Non era vero! Di Maio, vice presidente del Consiglio dell'epoca, ha mentito, perché altrimenti Benassi non avrebbe scritto a Massari, Massari a Belloni, Belloni a Michou. È tutto agli atti. Sapevano che stavano sulla nave. In una delle e-mail il consigliere di Conte Benassi scrive: «Persons saved in the sea and currently on board of the ship Gregoretti». (Applausi dal Gruppo FdI. Commenti del senatore Marco Pellegrini). Chiedo scusa per la pronuncia, ma hanno scritto in inglese che quelli stavano sulla nave.
Ci sono poi altri casi, di cui ho già letto sui giornali, ma non voglio fare anticipazioni sul terzo caso che arriverà. Conte ha partecipato a tante cose, quando si scrive ci si deve ricordare che resta traccia. Il terzo caso, quello della Open arms, lo dobbiamo ancora discutere in Giunta e ci sarà da divertirsi, perché ho letto sui giornali che questo è più complicato. Vedremo per chi sarà più complicato il terzo caso.
Se poi si viene qui a votare perché oggi non si è alleati e ieri si era alleati, ma oggi non va e domani va, si fa un uso politico della giustizia anche in quest'Aula. Si fa un uso politico della nostra funzione di giustizia. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e FdI edel senatore Rufa. Applausi ironici del senatore Pellegrini Marco).
E noi, caro collega Salvini, come dire, abbiamo fatto da cavie. In questo palazzo è stato anche negato il voto segreto su vicende delicatissime e noi non ce lo dimentichiamo! (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e FdI). Il merito è molto chiaro: il Governo è stato coinvolto, Conte mandava le lettere (Benassi, Massai, Belloni; non passanti, ma alti funzionari dello Stato), è un'azione di Governo. Dopo cinque giorni le persone sono sbarcate, poi penso che siano quasi tutti scappati a destra e a manca, ma c'è stato un negoziato perché non c'era l'automatismo e quindi molte cose che sono state dette non sono vere.
Per quanto riguarda poi il Presidente del Consiglio (sul terzo caso ci sarà da studiare molto) voglio ricordare che nella Costituzione non c'è solo l'articolo 96 che ci porta a questo tipo di attività, ma anche l'articolo 95. Stamattina ho sentito molti "professori", incluso quello che ha fatto l'esempio dell'omicidio, che è una cosa assurda ed estranea, ma comunque nella relazione ci sono anche gli esempi che abbiamo fatto per i disinformati del diritto. L'articolo 95 della Costituzione, presidente Conte, virtualmente qui presente, reca: «Il Presidente del Consiglio dei Ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri».
Quindi, il Presidente del Consiglio, chiunque esso sia, in qualsiasi momento coordina e dirige: c'è scritto nella Costituzione e siccome Conte ha vinto pure il concorso all'università - non so come - è più bravo di me e quindi poteva dare un ordine (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC. Commenti del senatore Pellegrini Marco). Collega, poteva dare un ordine!
Per quanto riguarda la riunione del Consiglio dei ministri mancata, in primo luogo, il Presidente del Consiglio, in base alle norme costituzionali, può impartire un ordine o una direttiva senza alcuna riunione, per la sua autorità e le funzioni che la Costituzione gli affida. In secondo luogo, noi l'abbiamo letto al contrario: non tenere una riunione vuol dire che si avallava quello che stava avvenendo. Se avesse voluto fare delle cose, poteva riunire ad horas il Consiglio dei ministri davanti alla pubblica opinione e assumersi una responsabilità diversa. Non lo ha fatto, perché era d'accordo.(Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Questa è la verità!
Valutiamo gli atti e non la coscienza o il fatto che fosse pienamente d'accordo o che fosse roso dal dubbio: non siamo mica nella notte dell'Innominato, che doveva risolvere i suoi dubbi e convertirsi. Qui siamo al Senato della Repubblica, non per garantire l'impunità a qualcuno, ma per agire ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione e della legge costituzionale n. 1 del 1989 e per valutare non se qualcuno è fuggito dal processo ma se ha agito da membro del Governo, nella tutela di un preminente interesse pubblico. Questo ho sostenuto, garantendo tutto a tutti, con discussioni e dibattiti in Giunta. Se poi qualcuno non viene in Giunta a discutere, è lui che fugge dal processo, che è quello che dobbiamo istruire, non gli altri. Vengano e discutano, così come abbiamo fatto. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
Immagino anche l'esito della votazione odierna, che probabilmente non mi lascerà soddisfatto, ma io, che sono un parlamentare democratico, rispetto l'Assemblea, rispetto la Giunta, ma rispetto anche le norme del diritto. Guardate allora, colleghi, alla piattaforma della vostra coscienza: digitate da qualche parte e votate, non in base a rapporti politici di alleanza o di divergenza, ma in base alla legge costituzionale n. 1 del 1989, in base all'articolo 96 della Costituzione, in base alla verità dei fatti e in base all'azione di Governo, che Conte e Salvini - ma anche Benassi, Massaro e Belloni - hanno svolto. Di questo si deve occupare il Senato, prima ancora che il tribunale. Questa è la verità dei fatti, il resto è politica da teatrino. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Evangelista. Ne ha facoltà.
EVANGELISTA (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il senatore Salvini, a inizio gennaio, invia alla Giunta un documento in cui spiega in maniera precisa e dettagliata perché non dovrebbe essere processato. Tuttavia, alla fine dei lavori in Giunta, ad una settimana dalle elezioni in Emilia-Romagna, prega i suoi parlamentari di mandarlo a processo. Così accade, nella seduta del 20 gennaio, in cui i senatori della Lega votano contro la relazione del presidente Gasparri, che invece concludeva per negare l'autorizzazione a procedere per l'ex ministro Salvini. Oggi dunque, ai sensi dell'articolo 135-bis del Regolamento del Senato, l'ex ministro Salvini conferma l'autorizzazione a procedere, con un comportamento quindi schizofrenico, che evidenzia l'uso propagandistico e per biechi interessi di partito portato avanti nelle istituzioni e finalizzato solo ed esclusivamente ad alzare il livello del consenso elettorale, nell'allora imminente campagna elettorale in Emilia-Romagna. (Applausi dal Gruppo M5S). Debbo dire che lo sforzo non ha pagato e non ha ottenuto il risultato.
Non si può allora fare a meno di ricordare le stesse modalità, alquanto discutibili per quel che si dirà appresso, con le quali in Giunta si è istruito il caso. Basti pensare a quanto occorso in merito alla richieste di integrazione probatoria avanzate dai partiti di maggioranza: si tratta di ben sei richieste, legittime e non certamente pretestuose o dilatorie, volte in particolare ad accertare se le condizioni di salute dei migranti si fossero aggravate o no durante la permanenza a bordo della nave Gregoretti.
Tali richieste furono avvallate persino da un esponente della Lega. Sennonché, in una seduta della Giunta, nonostante la maggioranza avesse in precedenza ricordato alla Presidenza che due senatori, per motivi istituzionali, sarebbero stati in missione la settimana successiva e, quindi, sarebbero stati impossibilitati a partecipare al dibattito e anche al voto, inopinatamente la Presidenza metteva in votazione una di queste istanze. Ebbene, la predetta istanza veniva respinta anche con il voto del Presidente della Giunta, il quale, smettendo i panni di arbitro terzo e imparziale, diventava improvvisamente giocatore di una squadra, votando con il Centrodestra. (Applausi dal Gruppo M5S). Per tutti questi motivi i senatori di maggioranza abbandonavano definitivamente i lavori della Giunta.
Ma non è tutto. Il 17 gennaio, lo stesso giorno della scadenza dei termini perentori per decidere in Giunta sul caso Gregoretti, nella Giunta per il Regolamento, per mezzo dell'approvazione di un ordine del giorno presentato dalle opposizioni avvenuta con il voto determinante della stessa Presidenza del Senato, si decideva di derogare alla decisione assunta solo mezz'ora prima circa la perentorietà del termine e di votare il caso Gregoretti il giorno 20. Anche in questo caso le istituzioni, da organi terzi e imparziali, diventavano giocatori di una parte, sempre il Centrodestra. (Applausi dal Gruppo M5S).
Passando all'atto finale, il 20 gennaio in Giunta la maggioranza, indignata per tutto quanto accaduto e ritenendo la procedura profondamente inquinata dai giochi di partito, non si presentava; inoltre la richiesta di diniego dell'autorizzazione a procedere presentata dal Presidente (votata quindi a termine perentorio già scaduto) aveva ottenuto la parità di voti favorevoli e contrari e ciò comportava l'automatico accoglimento dell'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro Salvini.
Oggi nella sua relazione in Aula la Lega conferma questa conclusione, accettando il fatto che Salvini sia processato, come è giusto e come capita a un comune cittadino, ed è in quella sede che potrà dimostrare tutta la sua innocenza rispetto ai fatti contestati.
Riguardo, invece, al merito e all'ordine del giorno che dovrebbe essere presentato alla fine di questo dibattito, dalle carte non emergono prove sufficienti per poter applicare nel caso di specie l'esimente di cui all'articolo 96 della Costituzione e della legge costituzionale n. 1 del 1989, in quanto il veto al rilascio del POS da parte del dipartimento delle libertà civili e dell'immigrazione, facente capo al Ministero dell'Interno, da parte di Salvini, appare arbitrario e dettato da un personale convincimento politico inidoneo a giustificare l'applicazione nella specie della scriminante del perseguimento del preminente interesse pubblico: un vero e proprio abuso di un potere amministrativo.
Salvini, infatti, convinto ancora e da solo di dover far pressione sull'Europa per l'applicazione del meccanismo della ridistribuzione dei migranti, forzava la mano impedendo di fatto lo sbarco di naufraghi malati, sfiancati e traumatizzati, per giorni e senza che sussistessero ragioni di sicurezza. Da qui la differenza con il caso Diciotti: persone affette da scabbia, tubercolosi e cellulite bollosa, lasciate sotto il sole cocente per cinque giorni, in pochi metri e con un solo bagno a disposizione. Ricordiamo inoltre che nel caso Diciotti il blocco dello sbarco era stato determinato da un conflitto internazionale con Malta, insussistente nel caso Gregoretti, ove la cosiddetta area search and rescue (SAR) era stata ben determinata fin dall'inizio, con tutte le operazioni di soccorso a carico dello Stato italiano dall'inizio alla fine, quindi con la doverosa individuazione del POS da parte dello Stato italiano e del Ministero dell'interno. Dunque, mentre nel caso Diciotti i soggetti trattenuti a bordo non subirono nessuna lesione dei propri diritti fondamentali, in questo caso, nel bilanciamento degli interessi costituzionali non si può ritenere il convincimento politico di Salvini (che è diverso dall'atto politico) in merito alla gestione dei flussi migratori preminente rispetto al diritto fondamentale alla salute e alla dignità umana dei migranti.
Da ultimo dobbiamo smentire quanto affermato oggi dalla Lega in merito alla sussistenza del coinvolgimento e della responsabilità dell'intero Esecutivo in merito alla decisione assunta personalmente dal ministro Salvini. Ed invero, la linea di Governo atteneva solo ed esclusivamente alla gestione dei flussi migratori, nel rispetto dei principi di solidarietà e condivisione tra i Paesi dell'Unione europea. Nessuna linea di azione avente a oggetto gli sbarchi si evince da parte dell'Esecutivo. Volutamente la Lega vuole confondere i due piani; una cosa è lo sbarco e un'altra è il meccanismo di redistribuzione dei migranti che, per un intero anno, dal caso Diciotti al caso Gregoretti, era stato oggetto di profonde e attente trattative, tanto da essere nei mesi successivi confermato nell'incontro di Malta di ottobre.
Pertanto, la Presidenza del Consiglio non avrebbe potuto mai dettare una linea politica su sbarco sì o sbarco no; non era neanche nella sua competenza. In materia, infatti, è sovrano l'ordinamento internazionale, che ha regolamentato con tutti i riferimenti normativi ampiamente richiamati dal tribunale (Convenzione Safety of life at sea (SOLAS), Convenzione di Amburgo detta SAR, testo unico sull'immigrazione, decreti sicurezza uno e bis). Sono tutte norme che l'ex ministro Salvini doveva rispettare e applicare. (Applausi dal Gruppo M5S).
Il singolo Stato non può non osservare questi obblighi, che sono posti a carico di tutti gli Stati membri dell'Unione europea, quale quello primario di salvare le vite in mare, ma anche quello secondario di fornire un luogo sicuro o assicurare che questo sia fornito.
Le procedure di redistribuzione erano già in corso e ricordiamoci che, dal 26 luglio, ben quattro Paesi dell'Unione europea avevano già dato l'assenso all'Italia per il collocamento dei migranti sulla nave Gregoretti. Ebbene, queste redistribuzioni non avrebbero potuto impedire alcuno sbarco immediato e sicuro. Lo sbarco era un evento urgente e necessario nel caso Gregoretti e, dunque, si poteva fare. Né vale a dimostrare il contrario il silenzio da parte del Governo sull'operato del Ministro. Questo comportamento non ha alcun valore giuridico. Il silenzio e l'assenza di un Consiglio dei ministri dimostrano, al contrario, che Salvini agiva per iniziativa personale. Infatti, si deve rammentare il clima politico di quel periodo e il rapporto tra il Ministro e il Governo a fine luglio 2019 era già deteriorato, come provano gli eventi di poco successivi, ossia la caduta del Governo Conte I. Infatti, gli stessi organi di stampa che riferivano quotidianamente sul caso Gregoretti scrivevano di uno stallo sulla Gregoretti perché Salvini restava solo e senza sponda da Conte e Mattarella. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE.È iscritto a parlare il senatore Salvini. Ne ha facoltà.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, innanzitutto mi permetta un commento visivo: se in quest'Aula c'è oggi qualcuno che scappa, ha paura ed è assente non è fra i banchi della Lega, ma è fra i banchi del Governo. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Commenti dai Gruppi M5S e PD).
PRESIDENTE. Non ho bisogno di essere incoraggiata. Fatemi parlare: non era prevista la presenza del Governo. (Applausi dai Gruppi M5S, PD, IV-PSI e Misto-LeU). Non ci sono tifoserie. (Commenti del senatore La Russa).
Prego, senatore Salvini.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Penso che per gli italiani, al di là di tante parole, questa immagine dica tutto: è la differenza tra chi ha la coscienza sporca e chi non ha niente da nascondere. (Proteste dai Gruppi M5S, PD e IV-PSI).
PRESIDENTE.Per cortesia, tutti hanno potuto parlare; non c'è stata contestazione. Fate dire a Salvini quello che deve dire. Tutti abbiamo rispettato tutti, quindi, per favore, un attimo di silenzio. Prego.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Capisco il nervosismo di chi si arrampica sugli specchi, però proviamo a intervenire.
LANZI (M5S). Ma se non ci sei mai qua dentro! Falla finita!
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Se avessi dovuto ragionare per opportunismo, per interesse personale o per convenienza personale, non avrei preso la decisione che ho preso. Qui si parla di un processo, non di una passeggiata, e io sono pronto ad affrontarlo e a dire quello che dico - interverrò sul piano giuridico e poi sui piani politico e umano - per rispetto nei confronti della carica che ho avuto l'onore di ricoprire, degli italiani e dei miei due figli che vanno a scuola (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC) e che hanno il diritto di ritenere che il loro papà sia spesso lontano da casa non perché passa il tempo a sequestrare esseri umani, ma perché difendere i confini e la sicurezza del suo Paese era un suo preciso dovere. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Non era un suo diritto, era un suo dovere.
Il giuramento che fanno i Ministri recita così: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione». L'articolo 52 della Costituzione ricorda, poi, che la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Ritengo di aver difeso la mia Patria: non chiedo un premio, perché avevo lo stipendio pagato per quello, però se ci deve essere un processo, che ci sia, anche perché in quell'aula non andrò a difendermi; andrò a rivendicare con orgoglio tutto quello che non da solo ma collegialmente abbiamo fatto. Andrò a rivendicare con orgoglio il fatto di aver difeso la mia Italia abbattendo con la ruspa una villa confiscata ai Casamonica alle porte di Roma. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC. Proteste dai Gruppi M5S, PD, IV-PSI e Misto).
Qui c'è gente che chiacchiera di mafia ma poi se la dà a gambe quando si deve intervenire con durezza contro la mafia! (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Qui c'è l'antimafia dei chiacchieroni, olé! Poi le minacce di morte dei Casamonica non arrivavano là, arrivavano qua; ma era un rischio del mestiere.
MIRABELLI (PD). Ma tu cosa hai fatto?? Dicci cosa hai fatto tu!
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Ho fatto approvare da questo Parlamento con orgoglio i decreti-legge sicurezza che adesso qualcuno vuole cancellare non avendoli letti, perché il tema immigrazione in quei provvedimenti è un quinto del testo.
Aspetto che portiate in Aula la cancellazione dei decreti-legge sicurezza perché voglio vedervi in faccia quando toglierete soldi e poteri ai sindaci e ai poliziotti di questo Paese, quando dimezzerete la potenza dell'Agenzia per l'amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla mafia, alla camorra e alla 'ndrangheta. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Poi, per carità, non si finisce mai di imparare.
Rivendico con orgoglio di aver fatto quello che gli italiani avevano dimenticato si potesse fare, ovverosia mantenere una promessa elettorale. Chiunque in Italia - posso stare simpatico o antipatico - sapeva e sa che votando Lega, votando Salvini, si sarebbe fatto di tutto per bloccare gli sbarchi degli immigrati clandestini, per combattere scafisti, trafficanti. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Non ne abbiamo mai fatto mistero e sono contento perché l'abbiamo fatto insieme agli amici del MoVimento 5 Stelle per più di un anno. Ricordo le dichiarazioni di quei giorni, che poi saranno discusse in aule dove ci sarà un giudice terzo e imparziale, perché io sono orgoglioso del lavoro del 99 per cento dei magistrati italiani che fanno liberamente il proprio lavoro, senza portare la politica in tribunale. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Come dicevo a qualche distratto ex alleato, le dichiarazioni di Toninelli, Bonafede e Di Maio sono del 28, 30 e 31 luglio. Le ultime dichiarazioni di Toninelli, Bonafede e Di Maio, secondo cui bisognava coinvolgere l'Unione europea, sono del giorno dello sbarco. Quindi, o c'erano ed erano d'accordo, o c'erano e non hanno capito (e sarebbe anche più grave se uno sta al Ministero e non capisce cosa sta facendo). (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Sul piano giuridico ha ragione Giulia Bongiorno, ma le devo disubbidire perché sono testone. Sono stufo di impegnare quest'Assemblea con la Diciotti, la Gregoretti, Open arms e Carola (poi ne arriveranno non so quanti altri). La questione mi sembra talmente lampante da dispiacermi che quest'Assemblea così importante perda tempo inseguendo e perseguendo Salvini. Chiariamola una volta per tutte davanti a un giudice. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Chiariamo se ho fatto il mio dovere, o se, alzandomi la mattina in mancanza di altre occupazioni, dicevo: oggi che nave blocco?
Peraltro, sarei anche un sequestratore ben bizzarro, perché questi immigrati siamo andati a prenderli - e l'ho disposto io - in acque maltesi e non italiane. Il Governo maltese ci chiamò e disse: non riusciamo a fare tutto da soli, siamo oberati e non sappiamo più dove metterli; non è compito vostro, ci date una mano a salvare queste vite? Matteo Salvini ha detto sì e siamo andati in acque SAR maltesi a recuperare questi immigrati. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Avremmo potuto fregarcene e invece no. Lo abbiamo fatto molto semplicemente, come abbiamo fatto con l'Aquarius e la Ocean Viking e come sta facendo in questo periodo esattamente l'assente ministro Lamorgese, che in più di un'occasione ha protratto per tre, quattro, cinque, dieci giorni lo sbarco in attesa dei ricollocamenti. La differenza che c'è tra noi e voi è che io non denuncio il ministro Lamorgese perché sta facendo il suo mestiere, molto semplicemente. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). È una differenza antropologica - mi permetto di dire - culturale, di educazione e di stile.
Magari ci sarà qualche associazione che lo farà, perché questa indagine parte da un esposto denuncia di Legambiente Sicilia. Noi siamo qua in Aula a discutere per un esposto denuncia di Legambiente Sicilia. Quindi, Matteo Salvini sicuramente no, ma se ci sarà un'associazione di volontariato in Italia che riterrà che l'attuale Governo e la sua maggioranza si stiano comportando esattamente nella stessa maniera, ahimè per voi ci troveremo in quest'Aula a processare qualche membro dell'attuale Governo. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Io non ho questa voglia, questa fretta. In democrazia gli avversari si battono alle urne, non nelle aule dei tribunali: questo insegna la storia di questo Paese e della sua democrazia. Così dovrebbe essere. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
VESCOVI (L-SP-PSd'Az). Bravissimo!
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Di più, sono qua e voglio andare a processo per raccontare al mondo e ai miei figli che queste politiche sull'immigrazione condivise dalla Lega e dal MoVimento 5 Stelle hanno salvato decine di migliaia di vite umane. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Infatti, i numeri dicono che durante i Governi dei presunti buoni (porti aperti e porte aperte), il Mediterraneo si è trasformato in una fossa comune a cielo aperto con 15.000 cadaveri in tre anni. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Questo è il risultato del buonismo di quelli ci danno lezioni di bontà: 15.000 cadaveri in tre anni. Sono tanti 15.000 cadaveri, mettili in fila uno dietro l'altro.
Noi siamo passati da 15.000 a 2.000. Sempre 2.000 di troppo, ma rivendico con orgoglio, e lo voglio gridare al mondo, che le politiche di controllo e di rigore hanno salvato migliaia di vite umane. Sarà scomodo da dire, ma questi sono i dati. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Carlo Nordio ha parlato, non di decisione giuridica, ma di processo politico. Io non arrivo a tanto. È che rischio di creare un precedente pericoloso. Ne sono perfettamente consapevole e mi scuso con chi verrà dopo di me. Dio non voglia che, magari, sarà nei banchi dell'attuale maggioranza e, fra qualche mese o qualche anno, dirà: accidenti, abbiamo votato un giudizio politico a prescindere dal merito e adesso la ruota gira e tocca a noi.
Non pensavo mai di condividere un intervento dell'onorevole Casini. Ho condiviso, riga per riga, l'intervento del senatore Pier Ferdinando Casini, da cui mi separano tante battaglie e a cui, però, riconosco libertà di pensiero. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI).
Io sono sicuro che, se ciascuno di voi oggi in quest'Aula volesse, dovesse e potesse votare in base a quanto ha letto, a quanto è successo e alla realtà dei fatti, la seduta sarebbe già finita. Purtroppo, invece, si lotta ancora per fazioni. C'è bisogno di una cavia? Eccomi. L'unica mia preoccupazione non è per me. Ho le spalle larghe. Se avessi voluto fare qualcosa di più comodo non avrei fatto il Ministro dell'interno per la Lega. Mi spiace per i miei figli, che domani leggeranno sul giornale... (Vivaci commenti dai Gruppi M5S e PD)
LA RUSSA (FdI). Silenzio! (Commenti dei senatori Mirabelli e Pellegrini Marco).
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, che pazienza. Probabilmente, chi borbotta non ha un figlio che stamattina, prima di andare a scuola, ha inviato il messaggio: «Forza papà». (Commenti del senatore Pellegrini Marco).
VOCI DAL GRUPPO L-SP-PSd'Az.Vergognatevi! Vergognatevi!
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Lei taccia! Taccia! Per rispetto a mio figlio, non a me! (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI. I senatori del Gruppo L-SP-PSd'Az applaudono levandosi in piedi).
Noi facciamo politica; ce la siamo scelta. Chi è a casa non ha scelto di avere un papà che fa politica e che domani passerà sui giornali come un criminale e un sequestratore di persone. Quindi, se non portate rispetto a me, portate rispetto a due ragazzi che vanno a scuola e che non sono colpevoli degli eventuali errori del padre, che è convinto di non aver commesso errori e che è orgoglioso di quello che ha fatto, per il suo Paese, per i suoi figli e per i figli di questo Paese. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI. Commenti dai Gruppi M5S e PD).
Mamma mia! Fortuna che c'è scritto democratico nel nome del partito. Di democratico non avete niente, amici miei, se non l'aggettivo nel nome del partito. Io non cerco vendette. Io non voglio cancellare nessuno. Cancellare. Io ricordo il titolo di un ex importante quotidiano, qualche settimana fa, a tutta pagina: cancellare Salvini. E ricordo che mia figlia la sera mi ha chiamato e mi ha detto... (Vivaci commenti dai Gruppi M5S e PD).
MIRABELLI (PD). Ma lascia stare i bambini!
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, io fra poco perdo la pazienza.
PRESIDENTE.Per cortesia, lasciate terminare il senatore Salvini. (Commenti della senatrice Evangelista).
BOSSI Simone (L-SP-PSd'Az). Ma stai zitta! Stai zitta!
SALVINI (L-SP-PSd'Az). E io a dire: no, scherzavano. Mirta, guarda che nessuno vuole cancellare il papà. Ti rimane il papà. I giornalisti scherzavano. È un giornale di burloni, che fa titoli un po' esagerati.
È un titolo che io mai nella vita avrei pensato di poter leggere. Se fosse stato scritto su «Libero», su «La Verità» o su «il Giornale», sarebbero arrivati i caschi blu dell'ONU in quella redazione a portare via quel direttore o quel giornalista. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Però sono orgoglioso di essere diverso. Pieno di difetti, per carità di Dio, però tra i difetti non c'è quello di avere paura. Se avessi rubato qualcosa, avrei paura. Se avessi corrotto qualcuno, avrei paura. Se avessi spacciato, scippato, stuprato, violentato, ammanettato, avrei paura.
LEZZI (M5S). Citofonato. (Ilarità dal Gruppo M5S).
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Non ho paura. Posso dire che mi fanno pena quelli che ridono in un momento come questo? Posso dire che mi fate veramente pena? Mi fate veramente pena. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
È sacrosanta la battaglia per non reintrodurre i vitalizi e io non sopporto che ci sia qualcuno che, in qualche settimana di tempo in Parlamento, porti a casa un vitalizio, ma è altrettanto irrispettoso nei confronti del popolo italiano portare a casa uno stipendio rimanendo legati alla poltrona senza fare un accidente dalla mattina alla sera. È uno stipendio altrettanto rubato. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC. Commenti dai Gruppi M5S, PD e del senatore Errani).
PRESIDENTE.Nessuno in quest'Aula è stato interrotto. C'è stato fino a questo momento rispetto per l'opinione di tutti. Quindi rispettate l'opinione di tutti.
ERRANI (Misto-LeU). Presidente, ci ha detto che non facciamo niente!
PRESIDENTE.C'è stato rispetto. Non c'è stata alcuna interruzione. È un concetto che vale per tutti. Prego, senatore Salvini.
DE PETRIS (Misto-LeU). È lui che non fa niente.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). È strana quest'Assemblea. Ad essere nervoso dovrei essere io, ma quelli nervosi li vedo dall'altra parte. È un'Assemblea strana questa. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Va bene così. Qualcuno che ha dato la vita per questo Paese ricordava che «chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola». Magari sbaglierò, sbaglio dieci volte al giorno, sono un uomo con qualche pregio e una marea di difetti. Il Ministro l'ho fatto nell'interesse del mio Paese, poi può piacere o non piacere, ma stando ai dati ci sono alcuni milioni di italiani che mi sostengono. E quando dico «italiani» ricordo anche la donna che ho incontrato la settimana scorsa a Palermo, nigeriana, che presiede un'associazione di volontariato che combatte contro lo sfruttamento della prostituzione, che ha ringraziato chi ha ridotto gli sbarchi, perché ha salvato tante donne dalla strada e dalla prostituzione in questo Paese. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Quindi, quando parlo di italiani parlo anche dei milioni di immigrati regolarmente presenti in Italia, che sono arrivati con i documenti in regola, che pagano le tasse, che mandano i figli a scuola e portano rispetto, che sono mie sorelle e miei fratelli e hanno diritto di essere difesi nei loro diritti, senza essere accomunati al caos che contraddistingue alcune periferie. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
È questo il ragionamento. Avremmo potuto cercare dei numeri a caso, centrodestra compatto, perché il presidente Gasparri ha fatto un lavoro egregio, ma riconoscendo la realtà dei fatti, oggi, chiedendo al mio Gruppo di andare contro quello che la logica vuole, faccio anche una forzatura della verità storica. E ha ragione l'avvocato Bongiorno, però sono testone e voglio che ci sia qualcuno che chiarisca una volta per tutte se difendere l'Italia, l'onore, la dignità e la sicurezza dell'Italia sia dovere di un politico, oppure un crimine che merita fino a quindici anni di carcere. Voglio che qualcuno metta la parola fine a questo dibattito surreale. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Con le spaccature nel Governo, la prescrizione e le bordate, questo Governo, che è tenuto insieme dalla paura - quella sì - del voto, applica il rinvio; ma il rinvio è deleterio. Vi faccio questo appello: scegliete qualcosa ogni tanto, sì o no. Non scegliete sul MES, sulla prescrizione, sulla revoca della concessione ad Autostrade; voi state tenendo fermi 13 miliardi di euro di investimenti sulle autostrade italiane, per la vostra non scelta. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Voi state sequestrando i genovesi. Questo è sequestro di persona. Voi state sequestrando i genovesi e i liguri. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
C'è la Gronda ferma, perché voi non vi prendete la responsabilità di scegliere. Se dovete revocare, revocate; se dovete prorogare, prorogate, ma fate qualcosa. Vi pagano per fare. Vi pagano per decidere, non per rinviare. Fate qualcosa, ve ne prego. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI).
Se saremo d'accordo voteremo a favore e se non saremo d'accordo voteremo contro, ma decidete, sull'Ilva, sull'Alitalia; decidete qualcosa. Sono sei mesi che litigate su tutto, tranne che sul fatto che Salvini è brutto e cattivo.
Voglio andare in un'aula di tribunale, contando sull'indipendenza della magistratura, per poi potermi presentare agli elettori a testa alta e riprendere per mano questo Paese, libero dal fardello del sospetto, della cattiveria, del razzismo. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Anche perché, qualora avessimo torto, troveremmo la gabola. In Italia, si sa, la legge è uguale per tutti, sì, quasi. Noi non cerchiamo gabole, non cerchiamo scorciatoie.
C'è quella parola che ricordava qualche collega; a volte è la parola che fa la differenza. In questo caso tre lettere fanno la differenza: «poi». Il Presidente del Consiglio, il Capo del Governo, l'autorità suprema, che avrebbe potuto fermare un pericoloso delinquente, ha dichiarato che prima si devono ricollocare gli immigrati a bordo delle navi e poi farli sbarcare: io non chiamerò nessuno come correo, ma penso che in quel tribunale qualcuno sarà chiamato a rispondere di quanto ha fatto e non ha fatto. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI).
Non lo chiederò io, perché ci sono alcuni milioni di processi veri in arretrato, con alcuni milioni di italiani veri che aspettano giustizia. Siccome però la mia nonna mi ha insegnato che male non fare, paura non avere, andiamo a impegnare quell'aula contando sull'imparzialità. Fortunatamente in questi anni è cambiato tanto. In questi giorni ho ricevuto tanti messaggi, che rimangono per me, di magistrati, di giudici, di pm, di avvocati che mi hanno chiesto di dar loro una mano per arrivare finalmente, in maniera condivisa, a una riforma della giustizia seria, che è fondamentale per questo Paese. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). E che difficilmente questa litigiosa maggioranza potrà portare in dote agli italiani. Basta guardare: ormai siamo quasi alle minacce fra PD, Italia Viva e 5 Stelle. Siamo a un livello di violenza, per ora verbale, che altro che sequestro di persona!
Questo è il ragionamento. In questo mercoledì quest'Assemblea avrebbe potuto occuparsi di altro. Spero non sia un precedente. Continuo a chiedere al mio Gruppo parlamentare di disubbidire a quello che tutti gli avvocati mi stanno chiedendo. Io ho una parola e una faccia. Facciamo decidere a un giudice se ho difeso il mio Paese o se sono un criminale. Usciamo da quest'Aula e facciamolo decidere a un giudice, in modo tale che nessuno poi possa più attaccarsi a questo per coprire i suoi problemi interni. È questa l'evidenza: il re è nudo!
Potete andare avanti qualche settimana, qualche mese, qualche anno, ma poi il giudizio in democrazia non lo dà un giudice, lo dà il popolo. Io aspetto il giorno in cui 60 milioni di italiani potranno dare un giudizio su quello che abbiamo fatto, sui risultati ottenuti; io rivendico con orgoglio di aver chiuso dei centri di delinquenza che costavano centinaia di milioni di euro ai contribuenti italiani: Mineo, Cona, Bagnoli, lo sgombero dell'ex Villaggio Olimpico di Torino, Borgo Mezzanone, San Ferdinando. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
È questo quello che abbiamo fatto. Quindi, l'evidenza vorrebbe che si votasse perché il Parlamento ovviamente tutelasse le sue prerogative. Sono perfettamente consapevole che in passato quando il Parlamento ha fatto un passo indietro, altri hanno fatto tre passi avanti, però, mi permettano i colleghi del Centrodestra, oltre che alle valutazioni politiche e giuridiche, ogni tanto di far valere anche le motivazioni umane e personali. Non ne posso più di passare per criminale quando ho difeso l'onore, la sicurezza e i confini del mio Paese. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). C'è un limite a tutto.
Ho ascoltato qualche intervento arrampicato; per carità di Dio, va bene così. Quindi, Presidente, io la ringrazio, ringrazio i colleghi intervenuti, anche quelli che hanno detto cose lontanissime dal mio pensiero e dalla mia azione. Io non ho nemici in quest'Aula e in questo Paese; ho avversari, ho idee diverse e mi fa paura non per me, ma per le nuove generazioni chi anche in quest'Aula porta parole di rabbia e di rancore. La rabbia e il rancore dovrebbero essere allontanati dalla polemica politica. Faccio questo appello a tutti: dividiamoci sui temi, ma non scherziamo su alcuni valori fondamentali. Non scherziamo perché - ripeto - chi oggi è maggioranza e si sente impunibile, domani potrebbe essere minoranza e avrà in me un difensore delle sue prerogative e della sua libertà di azione politica. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI).
Mai vorrò che un giudice entri qua a giudicare un atto politico. I Ministri che mi hanno preceduto hanno fatto cose completamente diverse dalle mie, ma qualcuno li ha mai denunciati? Qualcuno si è mai appellato a un giudice al di fuori dell'Aula? È questa la differenza e quindi, vada come vada, i numeri sono chiari ed evidenti. C'è una maggioranza composta dal Partito Democratico, da Italia Viva e dal MoVimento 5 Stelle che ritiene che io debba essere processato.
MIRABELLI (PD). C'è anche Misto-LeU.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Scusate, mi ero dimenticato Liberi e Uguali. Non ero in malafede, anzi, riconosco al ministro Speranza un coraggio che altri suoi colleghi non stanno avendo in questo periodo, perché ci siamo beccati l'insulto di essere degli sciacalli per una settimana, i nostri governatori che hanno chiesto dei controlli dei bimbi che vanno a scuola, si sono sentiti dare dei razzisti per una settimana e, poi, fortunatamente, il ministro Speranza ha reso evidente che la salute dei nostri figli viene prima di qualunque calcolo politico. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). C'è qualcuno al Governo che si ricorda che c'è un Paese da difendere. Quindi grazie a chi mi ha ricordato il Gruppo LeU.
Concludo; ovviamente vorrei occupare il mio tempo in altro. Ieri l'ho trascorso a leggere atti. C'è qualcuno che prima di me ha perso non so quanti mesi a leggere atti, documentazioni, intercettazioni e trascrizioni; io non ero abituato onestamente. Devo ringraziare il Gruppo dei senatori della Lega che fino a un secondo fa mi ha chiesto di ripensarci. Vi ringrazio politicamente e umanamente. Noi però non cambiamo, dritti; non abbiamo niente di cui avere paura, ragazzi, andiamo dritti: male non fare, paura non avere. Mettiamo la parola fine a questa evidente aggressione politica che non è venuta da parte della magistratura. Mi sono letto e riletto il dispositivo del tribunale di Catania. Il tribunale di Catania, che ha indagato su esposto di Legambiente, termina pagine e pagine di dispositivo con queste tre righe: Dunque, conclusivamente, a parere di questo pubblico ministero, non sussistendo nel caso di specie i presupposti oggettivi e soggettivi né del delitto di cui all'articolo 605 del codice penale, né di alcun altro delitto, va proposta l'archiviazione.
Io sono convinto che questa sarà la fine di questa vicenda e sono convinto che coloro che oggi voteranno pensando di vincere saranno alla fine sconfitti dalla storia, dalla verità e dalla realtà storica. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI).
Chiudo con le parole, che mi ha ricordato un amico, di un grande italiano, Indro Montanelli. (Commenti). Sono orgoglioso di essere diverso.
L'unico consiglio che egli dava era il seguente: ragazzi, combattete per quello in cui credete, magari perderete, come me, tante battaglie, ma vincerete quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.
A testa alta: viva l'Italia, viva la libertà, viva la democrazia. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FIBP-UDC e FdI. Moltissime congratulazioni).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
La relatrice non intende intervenire in sede di replica.
Avverto che dal prescritto numero di senatori è stato presentato l'ordine del giorno G1, a firma dei senatori Bernini, Ciriani ed altri, in difformità dalle conclusioni della Giunta, con il quale si propone il diniego dell'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del senatore Matteo Salvini, il cui testo è in distribuzione.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G1.
CUCCA (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Brusio).
CUCCA (IV-PSI). Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola ma le chiedo di poter iniziare quando ci sarà un po' più di ordine in Aula, altrimenti mi pare inutile parlare con me stesso.
PRESIDENTE.Per cortesia, colleghi, sta parlando il senatore Cucca. (Brusio).
CROATTI (M5S). (Indicando i banchi del Gruppo L-SP-PSd'Az). Quando parla lui dobbiamo stare tutti zitti!
CUCCA (IV-PSI). Signor Presidente, colleghi senatori, colleghe senatrici, ancora una volta ci ritroviamo qui, dopo la seduta del 20 marzo 2019, a trattare di una vicenda relativa allo sbarco di un certo numero di persone, o meglio naufraghi, dalla nave che li aveva raccolti dal mare.
In molti stamattina hanno richiamato la vicenda che avevamo già esaminato quel 20 marzo dell'anno scorso e hanno detto che la vicenda relativa al caso Diciotti... (Brusio).
Presidente, mi scusi, ma io così non intervengo. (Applausi dai Gruppi M5S, PD e IV-PSI). Se è così, deposito l'intervento e non se ne parla più.
PRESIDENTE.Chiedo un attimo di cortesia da parte di tutti. Il senatore Cucca vorrebbe intervenire.
Prego, senatore Cucca.
CUCCA (IV-PSI). La ringrazio, Presidente.
Dicevo, in molti questa mattina hanno richiamato la vicenda che avevamo esaminato il 20 marzo 2019 relativa alla nave Diciotti, affermando che si tratta di casi analoghi, quindi si dovrebbe agire di conseguenza rigettando la richiesta di autorizzazione. Così non è effettivamente e non lo è, per esempio, anche per il fatto che in questa vicenda - come bene ha fatto anche il senatore Salvini a richiamare - era stata richiesta l'archiviazione da parte del pubblico ministero.
Però - vivaddio - si omette di considerare che è il tribunale che deve valutare: il pubblico ministero, come sempre accade in tutte le vicende dove c'è un procedimento penale aperto, e poi il tribunale - nella fattispecie, nel tribunale ordinario lo fa il giudice per le indagini preliminari - possono richiedere tranquillamente la prosecuzione del processo, così come accaduto da parte del tribunale, che ha chiesto l'autorizzazione per poter procedere. Questo nulla ha a che vedere con la richiesta di archiviazione.
Non intendo trattare la vicenda sotto il profilo tecnico, perché già in molti questa mattina ne hanno parlato e discusso esaustivamente. È stato già detto - ed è questo il perno del mio ragionamento - che in questa sede ci dobbiamo limitare a stabilire se all'epoca esistessero le condizioni per la tutela di quel particolare interesse dello Stato e quindi se tale interesse fosse o meno preminente rispetto ai diritti individuali che sono stati sacrificati, o che si assume essere stati sacrificati, nell'ambito della vicenda in esame al fine di sapere se esista o meno l'esimente prevista dalla normativa vigente.
In questo quadro, balza agli occhi un dato estremamente chiaro: nella vicenda della quale ci stiamo occupando mancano quelli che nell'esame del caso Diciotti... (Il senatore Pellegrini Marco discute animatamente nell'emiciclo con alcuni senatori del Gruppo L-SP-PSd'Az).
MIRABELLI (PD). Presidente, guardi!
PRESIDENTE.Io vorrei ascoltare l'intervento del senatore Cucca, quindi vi pregherei di stare seduti al vostro posto. Chi vuole uscire dall'Aula, lo faccia. Vorrei che ci fosse un attimo di tranquillità e la possibilità di ascoltare l'intervento del senator Cucca in dichiarazione di voto su un argomento importante.
CUCCA (IV-PSI). Signor Presidente, comprendo lo stato d'animo di molti colleghi in quest'Aula, però credo che sia decisamente difficile, se non impossibile, svolgere un intervento compiuto su una situazione che è davvero molto delicata, anche per i temi che ha sollevato lo stesso senatore Salvini.
Dicevo che una differenza balza agli occhi in maniera evidente. In questa vicenda effettivamente mancano, rispetto al caso Diciotti, quelli che io stesso in Aula avevo definito come aggiustamenti processuali, mutuando questo termine dalle aule giudiziarie. Mi riferisco, in particolare, alle lettere pervenute alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari da parte del Presidente del Consiglio e dei ministri Di Maio e Toninelli. In questa vicenda non ci sono stati quegli interventi e questa non è una circostanza di poco rilievo per una corretta valutazione della vicenda sotto il profilo che occupa e deve occupare quest'Aula, che - lo ricordo ancora - non è quello di stabilire la responsabilità o meno del ministro Salvini relativamente al caso della nave Gregoretti.
Noi dobbiamo solo stabilire, come detto, se esistessero le condizioni per la tutela di un particolare interesse preminente rispetto ai diritti che sono stati sacrificati. Quindi non ci interessa il merito della responsabilità; anzi, auguriamo tutti insieme - e credo lo facciamo coralmente - che in questa vicenda, ove venisse rigettato l'ordine del giorno, il ministro Salvini possa chiarire davanti ai giudici - i quali, non è un caso, hanno richiesto l'autorizzazione e quindi intendono procedere e vedranno di stabilire - se la responsabilità esistesse o no. Noi quindi non ci interessiamo del merito in ordine ai reati contestati, noi ci limitiamo a fare l'accertamento di cui ho appena parlato.
Qualcuno questa mattina ha detto che questa Assemblea è di fatto giudice e questo è vero. La doppia collega Bongiorno ha detto una grande verità: è un giudice. Il nostro giudizio, però, si limita agli aspetti di cui ho parlato e non dobbiamo andare oltre, né intendo andare oltre. Nell'assolvere a questo compito, però, non possiamo prescindere dal considerare quale fosse, in quel particolare momento, l'interesse preminente dello Stato, che evidentemente può anche non coincidere con l'opinione personale di questo o di quel Ministro, dovendosi fare esclusivamente riferimento all'indirizzo del Governo nella sua interezza su una particolare materia.
Presidenza del vice presidente LA RUSSA (ore 14,15)
(Segue CUCCA). Questo deve rilevare nella valutazione dell'atto politico del Ministro: il blocco dello sbarco dei passeggeri dalla nave Gregoretti è stato un atto dettato dall'esigenza di tutelare un interesse preminente dello Stato, conforme alla linea del Governo o si è trattato di un atto fondato su un'opinione personale conforme invece alla linea politica di un partito, non condivisa, né conforme alla linea del Governo?
Nella vicenda Gregoretti non vi è traccia alcuna di una condivisione degli atti, tutti assunti in totale autonomia dal ministro Salvini, né vi è stata alcuna condivisione postuma del Governo di cui il senatore era autorevole membro.
D'altro canto, a tale riguardo giova anche rammentare che il presidente Conte, circa un mese prima, con provvedimento assunto in prima persona e d'autorità, aveva autorizzato lo sbarco di immigrati da una nave. Si trattava ancora una volta della nave Diciotti, ma non relativamente al caso di cui ci siamo occupati. E credo rilevi tantissimo anche il fatto che in quella circostanza il ministro Salvini aveva reso pubblico il suo dissenso politico rispetto all'intervento d'autorità del presidente Conte che - pare pleonastico ricordarlo - è colui che rappresenta la linea politica del Governo che lui presiedeva, nella sua interezza.
Queste circostanze rendono palese che nella vicenda che oggi ci occupa, il ministro Salvini ha agito in totale solitudine, in osservanza non della linea di Governo, ma della linea politica sua e del suo partito, che peraltro coincidono alla perfezione, ignorando la linea indicata in precedenza dal Presidente del Consiglio, che rappresentava e rappresenta sempre la linea del Governo stesso.
Si aggiunga che in questa vicenda non risulta affatto che ci fosse stata una concertazione verbale preventiva, come era accaduto nella vicenda Diciotti, né una ratifica successiva. Né possiamo dimenticare - credo che sia estremamente importante per la valutazione dell'atto politico, non della vicenda relativa ai reati contestati - che le condizioni logistiche nella quale si trovavano i naufraghi sulla nave Gregoretti, una piccola imbarcazione non attrezzata né per il salvataggio delle persone, né soprattutto per la permanenza a bordo di una moltitudine di persone.
A ciò aggiungasi che, su quella nave, i naufraghi si trovavano in condizioni igieniche e sanitarie molto precarie, con il rischio imminente della diffusione di gravi patologie. Queste condizioni avrebbero quindi dovuto imporre lo sbarco immediato dei naufraghi nel porto sicuro individuato. A questo riguardo, devo dire che la senatrice Ginetti aveva chiesto espressamente che si facesse luce sulle effettive condizioni sanitarie e questa era l'attività istruttoria - ma tornerò a breve su questo fatto - che avrebbe consentito una migliore e più corretta valutazione di tutta la vicenda.
Credo però di avere anche il dovere di richiamare anche le modalità con le quali si sono svolti i lavori nella Giunta delle immunità, per sottolineare che la senatrice Ginetti prima e il senatore Bonifazi dopo e a seguire anche altri membri della Giunta, di altri Gruppi politici, avevano proposto istanze istruttorie, fondate sull'esigenza di approfondire alcuni temi che, a seconda dell'esito, avrebbero dato il quadro completo della situazione reale che si era verificata nel momento in cui venne disposto il blocco dello sbarco, ma soprattutto avrebbero potuto addirittura giustificare le motivazioni di quel blocco e la solitaria decisione assunta dall'allora ministro Salvini. Tali istanze però sono state inopinatamente respinte dalla Giunta, con una votazione assunta quando mancavano due membri della maggioranza, in congedo per una missione della Commissione antimafia, rivelando un'inusitata fretta nell'assumere la decisione finale, culminata con l'affermazione della perentorietà dei termini per la decisione finale, mai applicata dal Senato prima di allora (facendo parte della Giunta anche nella scorsa legislatura, voglio ricordare che nella legislatura passata casi analoghi sono giunti a definizione a volte dopo sette mesi e altre volte dopo più di un anno). Salvo poi, immediatamente dopo, far diventare quei termini, dichiarati perentori, "quasi perentori" - abbiamo così introdotto una nuova figura giuridica - dato che è stata autorizzata l'assunzione della decisione finale dopo la scadenza dei termini appena dichiarati perentori. Tutto questo, come è evidente e come è stato già detto dalla collega Evangelista, nell'intendimento di sfruttare la vicenda in termini elettorali, data l'imminenza della data di un'importante votazione, che poi si è svolta.
Detto e chiarito tutto questo, non vi è alcun dubbio sul fatto che si debba consentire il giudizio alla magistratura. Il fatto è semplice: un certo numero di persone, di naufraghi, che avevano diritto alla protezione, era stato salvato da una nave militare, con un'operazione che è stata definita tutta italiana. Nel rispetto delle normative nazionale ed internazionale, esse avrebbero dovuto essere sbarcate immediatamente nel porto individuato come sicuro, per poi sottoporle a tutti gli adempimenti previsti dalle normative.
In questo contesto, l'allora ministro Salvini, verosimilmente con l'intento di far pressione sull'Europa ad occuparsi della materia dell'immigrazione e per ottenere la distribuzione degli immigrati nei Paesi europei, con un atto dispositivo proprio, ha vietato lo sbarco ai naufraghi, privandoli della libertà personale, impedendone la libera circolazione sul territorio dello Stato, sul quale essi peraltro già si trovavano, essendo su una nave militare.
PRESIDENTE.La invito a concludere, senatore Cucca.
CUCCA (IV-PSI). Sto concludendo.
Tale atto era stato assunto in totale autonomia, come detto, e senza alcuna previa concertazione con il Governo.
Questo, tuttavia, non significa che, ove l'ordine del giorno venga respinto, si riconosca la responsabilità penale del ministro Salvini. Tale accertamento spetta all'autorità giudiziaria...
PRESIDENTE.Senatore Cucca, devo toglierle la parola.
CUCCA (IV-PSI). Ho controllato il tempo rimasto.
PRESIDENTE.Ha controllato? Va bene. Ha due occhi nella schiena.
CUCCA (IV-PSI). Ho l'orologio davanti.
FARAONE (IV-PSI). Signor Presidente, è stato interrotto tre volte.
PRESIDENTE.Difatti gli ho dato due minuti in più.
CUCCA (IV-PSI). Tale accertamento, come detto, spetta all'autorità giudiziaria, che saprà apprezzare i termini della vicenda e saprà apprezzare anche i ragionamenti che ha esposto qui, questa mattina, il senatore Salvini, condivisibili o no che siano.
È apprezzabile quindi la volontà dell'ex ministro Salvini di chiedere di sottoporsi al giudizio, seppure credo sarebbe stato più corretto assumerlo anche quando aveva una protezione differente. Sarebbe stato corretto, nel rispetto di quelle regole che questa mattina ha implorato...
PRESIDENTE. Deve concludere, senatore Cucca.
CUCCA (IV-PSI). Signor Presidente, se lei continua ad interrompermi, non posso finire. Abbia pazienza!
PRESIDENTE.Il fatto è che lei ha l'intervento scritto, ma bisogna imparare anche a fare delle sintesi.
CUCCA (IV-PSI). Signor Presidente, torno a dire che sono stato interrotto tre volte.
PRESIDENTE.E io l'ho calcolato e le assicuro che è abbondantemente fuori. Ha avuto già tre minuti in più. La prego, concluda.
CUCCA (IV-PSI). Dunque avrebbe dovuto sottoporsi, con la medesima disponibilità, anche al giudizio per il caso Diciotti. Probabilmente avremmo fatto bene.
Per questi motivi, il Gruppo Italia Viva voterà contro l'ordine del giorno proposto, ritenendo invece giusto e corretto concedere l'autorizzazione a sottoporre il ministro Salvini al giudizio della magistratura, che valuterà sull'esistenza o no delle responsabilità penali. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).
PRESIDENTE.Collega, ho tutto il rispetto anche per gli interventi scritti, ma questo non può autorizzare, quando il tempo è terminato, a concludere l'intervento così come l'avete predisposto. Se lo predisponete per un tempo più lungo, non è colpa mia.
FARAONE (IV-PSI). Lei è un maestro!
PRESIDENTE.Signor Capogruppo, proprio lei! Io sono un maestro? Bravo!
BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, colleghi, il Gruppo Fratelli d'Italia, pur comprendendo le ragioni della richiesta del senatore Salvini, non potrà esaudirla, perché siamo convinti che oggi, qui, non si discuta del destino politico di un pur importantissimo leader, ma si discuta di un principio, e il principio è superiore anche alla richiesta dello stesso interessato, che non ne ha la disponibilità: qui si tratta di decidere se c'era o non c'era un preminente interesse nazionale nell'azione di un Ministro della Repubblica. (Applausi dal Gruppo FdI e dei senatori Alderisi e Iwobi).
Questo è il punto e su di esso Fratelli d'Italia non può che rimanere coerente in base a quei princìpi enunciati dal nostro leader Giorgia Meloni, che oggi è presente in tribuna e che ringrazio di essere qui a testimoniare l'importanza di questa giornata. Noi non possiamo che essere fedeli ai nostri princìpi e quindi non possiamo esaudire la richiesta dell'ex ministro Salvini. Infatti, lo stesso tribunale di Catania, nelle conclusioni della sua richiesta di autorizzazione a procedere, fa riferimento all'esclusiva competenza del Senato - sottolineo esclusiva - a giudicare sull'esistenza o meno dell'interesse. Se oggi noi neghiamo quell'interesse, la magistratura ordinaria lo prenderà come un dato acquisito non più discutibile. (Applausi dal Gruppo FdI). Questo è il punto.
Cari colleghi, oggi molti a sinistra si sono arrampicati sugli specchi per dimostrare che il caso Gregoretti è diverso da quello della nave Diciotti, ma in tutte le loro esposizioni si sono soltanto riferiti ad elementi di fatto, a circostanze fattuali che forse possono avere una qualche rilevanza in sede di processo, ma non hanno alcuna importanza in questa sede. Dal punto di vista che noi stiamo giudicando, i casi sono assolutamente identici: se c'era l'interesse nazionale, il superiore interesse pubblico nel caso Diciotti, ebbene quell'interesse c'è anche nel caso Gregoretti. Tanto è vero che siamo al paradosso, per cui il Partito Democratico giustifica il suo voto dicendo che sostanzialmente i casi sono analoghi se non identici e quindi, avendo votato allora in un modo, oggi vota nello stesso modo e i 5 Stelle, invece, giustificano il loro voto con l'argomento opposto, cioè dicendo che oggi votano in modo diverso perché i casi sono radicalmente diversi. (Applausi dal Gruppo FdI). Se non fossi in Senato chiederei se non siamo nella trasmissione «Scherzi a parte», ascoltando gli argomenti dei due principali Gruppi di maggioranza, se non avessi letto quanto contenuto nella relazione del presidente Gasparri. Ma quando il ministro Bonafede, capo della delegazione dei Ministri dei 5 Stelle in questo Governo, il 30 luglio disse che chi doveva scendere era sceso, in italiano questo significa che chi è rimasto a bordo ci doveva rimanere, o avete un'altra spiegazione da darmi? Se la logica non è un optional, credo che questo sia fuori discussione.
Anche ai colleghi del Partito Democratico devo dire che la loro coerenza si è fermata di fronte alla campagna elettorale dell'Emilia-Romagna, perché oggi dicono che il ministro Salvini ha commesso un reato, ma anche il ministro Lamorgese ha lasciato la nave Ocean Viking in mezzo al mare per quattro giorni e quello è legittimo (Commenti della senatrice Nugnes). Insomma, cari colleghi, questa è l'umiliazione cui oggi voi, con i vostri interventi, avete ridotto l'Assemblea del Senato.
Come ho detto, noi non possiamo che votare a favore dell'ordine del giorno, che del resto il Gruppo Fratelli d'Italia ha sottoscritto alla unanimità, perché in questo caso noi dobbiamo difendere il principio che i confini dello Stato vanno difesi, che l'invasione va fermata, che non c'è un diritto di entrare indiscriminatamente in Italia e in Europa. Qualcuno della maggioranza, parlando oggi, mi ha fatto quasi pensare che abbia scambiato i migranti con dei turisti, perché si è persino chiesto se eravamo sicuri che questi migranti non avessero diritto di entrare in Italia: già, perché un migrante, anziché prendere l'aereo dalla Tunisia o dall'Algeria e spendere 150 euro, ne spende 3.000, li dà a uno scafista e rischia anche la vita! (Applausi dal Gruppo FdI e del senatore Iwobi).
Non c'è il diritto di entrare in Italia: questo è il principio che vogliamo affermare con il nostro voto.
E se un rimprovero dobbiamo fare al ministro Salvini per il periodo in cui è stato al Governo, questo rimprovero è che lui doveva andare fino in fondo e attuare quel blocco navale che Fratelli d'Italia chiede fin dall'inizio della legislatura. (Applausi dal Gruppo FdI. Congratulazioni).
GRASSO (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, colleghi, il dibattito di oggi ha assunto per certi aspetti dei tratti surreali, così come surreale è stato lo svolgimento del caso Gregoretti nella Giunta.
Motivi estranei al merito della richiesta di autorizzazione a procedere sono intervenuti e hanno aumentato la confusione e il rumore su una vicenda che, per altri versi, appare chiarissima: è stato impedito per un tempo apprezzabile a una nave della Guardia costiera, una nave militare Italiana, nell'ambito di un evento SAR coordinato dalle autorità italiane, di raggiungere un luogo ove sbarcare i naufraghi. A impedirlo - ripeto: per un tempo apprezzabile - è stato l'allora Ministro dell'interno.
Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 14,31)
(Segue GRASSO). Questa, con brutale sintesi, è la questione. Come senatori siamo chiamati a decidere se sottrarre o meno un membro del Governo al giudizio della magistratura - si badi bene che stiamo parlando, lo ribadiamo, di giudizio e non di condanna - ragionando esclusivamente su due punti, ovvero se il senatore Matteo Salvini si sia preoccupato di perseguire la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio di una funzione di Governo. Con gli aggettivi «rilevante» e «preminente» il legislatore costituzionale sembra suggerire che il bilanciamento dei valori in gioco debba risolversi a favore della tutela dei valori più alti della Repubblica. Ancora una volta, consapevoli delle ricadute future, dobbiamo domandarci quali sono i più alti valori della Carta costituzionale se non il riconoscimento e la garanzia di diritti inviolabili dell'uomo quali la vita, la salute, la libertà e la dignità umana? Sovvertire l'ordine dando priorità ad altri interessi, qualunque essi siano, rispetto alla tutela dei diritti inviolabili dell'uomo sarebbe ammettere una nuova e pericolosa concezione della ragion di Stato.
È importante illuminare un aspetto che per ragioni giuridiche nella richiesta del tribunale rimane sullo sfondo e è la questione del decreto sicurezza bis. Mentre si consumava la vicenda Gregoretti infatti, il decreto era in vigore con norme che Salvini si è letteralmente cucito addosso. Si tratta di un provvedimento abnorme che amplia a dismisura i poteri del Ministro dell'interno e su cui - lo ricordo a me stesso e alla maggioranza di cui faccio parte - c'eravamo espressi per la sua completa incostituzionalità e su cui oggi è urgente intervenire, per correggerne i tanti e troppi aspetti che nulla hanno a che fare con la sicurezza e molto con la propaganda. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU). Nel dotarsi del potere di bloccare le navi il senatore Salvini si è, infatti, ben guardato dal concedersi la possibilità di bloccare anche le navi militari. C'è scritto: salvo che si tratti di naviglio militare. Lo ha fatto perché sarebbe stato un potere vistosamente incostituzionale. Eppure, proprio nel caso in esame, lo ha fatto. È andato oltre il limite che lui stesso si era dovuto porre, impedendo de facto alla nave militare di portare a termine le operazioni di soccorso in mare con lo sbarco dei naufraghi, come invece prescritto dalle convenzioni internazionali e dai protocolli sul salvataggio di vite umane in mare e sulla concessione del luogo di sbarco sicuro.
Il caso Gregoretti riesce ad andare ben oltre il caso Diciotti, proprio perché se allora non esisteva una norma specifica - ma il giudizio poteva facilmente derivare da norme e trattati ampiamente richiamati - ora una norma c'è e è lo stesso soggetto che l'ha prima scritta e poi ignorata.
C'è un dato di contesto che non va sottovalutato. Quelle decisioni abnormi e contraddittorie sono state prese nei giorni che potremmo definire come quelli dell'ebbrezza del Papeete. Mentre il Senato, cui Salvini appartiene, era impegnato nella discussione e votazione di importanti provvedimenti, il Ministro godeva di quella settimana di vacanze al mare di cui i media ci hanno raccontato tutto, anche gli aspetti più personali.
Dalle spiagge di Milano Marittima fu lo stesso senatore Salvini a dichiarare, per prendersene da solo il merito (se così si può dire del blocco della nave militare Gregoretti), al «Corriere della Sera» del 27 luglio 2019: «Ho dato disposizione che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in tutta Europa dei migranti a bordo». Già l'articolo segnalava come non si potesse, nemmeno con le norme del decreto-legge sicurezza bis, trattare una nave militare in territorio italiano come fosse una imbarcazione delle organizzazioni non governative (tema su cui, tra l'altro, saremo presto chiamati a esprimerci in merito alla nuova richiesta sul caso Open arms).
Altro punto di novità oggi è stata la fantomatica autorizzazione al salvataggio da parte del ministro Salvini in zone maltesi. Nessuna convenzione internazionale, nessuna norma, ovviamente, parla di autorizzazione al salvataggio, per il semplice motivo che c'è un dovere al salvataggio che non ha bisogno di alcuna autorizzazione, tanto meno da parte del Ministro dell'interno. Se invece ci si vuole riferire al coordinamento delle operazioni di soccorso, questo spetta alla competenza del Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia costiera, che, come noto, fa riferimento al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e non deve fortunatamente chiedere alcuna autorizzazione prima di salvare qualcuno.
Ci sono, insomma, tutti gli elementi di merito e di contesto per portare ciascun senatore a votare in conformità alla decisione della Giunta, ovvero per la concessione dell'autorizzazione a procedere. È evidente a tutti, infatti, che i diritti fondamentali non possono, non devono mai essere compressi per esigenze politiche ed è altrettanto evidente che non può accadere nuovamente che il Senato, dopo il caso Diciotti, sottragga al vaglio della magistratura un Ministro che reitera condotte antigiuridiche, offrendogli un pericoloso e ingiustificato scudo politico.
Votando contro l'autorizzazione a procedere si creerebbe dunque un nuovo, doppio, grave e pericoloso precedente che mina nel profondo il senso stesso della nostra democrazia, il suo complesso, ma al contempo equilibrato, sistema di pesi e contrappesi, di tutela dei diritti inviolabili della persona. Non coniamo, per di più per il tramite di un organo parlamentare, una nuova e pericolosa ragion di Stato capace di derogare ai diritti inviolabili.
Il voto di oggi in qualche modo può bilanciare la pessima decisione di qualche mese fa e difendere le istituzioni, soprattutto per il futuro, dal rischio che con un doppio precedente si avalli l'idea che la maggioranza che sostiene l'Esecutivo in carica, di qualsiasi colore sia, possa conferire legittimità a qualunque azione, anche la più grave, anche la più spericolata, di un membro del Governo.
Non posso comunque che essere felice della decisione dell'ex ministro Salvini di sottoporsi al giudizio del tribunale dei Ministri di Catania, quali che siano le motivazioni, perché resterà agli atti del Senato, finalmente, una presa di coscienza da parte di un senatore che rappresenta la Nazione.
In conformità, quindi, alla decisione adottata dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di concedere l'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini, annuncio il voto contrario all'ordine del giorno G1 presentato. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).
ROSSOMANDO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSSOMANDO (PD). Signor Presidente, colleghi, oggi ho sentito più di un intervento che esordiva affermando che non stiamo qui a discutere di un processo, ma poi proseguiva con pregevoli arringhe difensive, ricorrendo anche a degli istituti nuovi per il diritto, ad esempio con riferimento al «rallentamento» di uno sbarco che non so se allude a un sequestro attenuato o di lieve entità. Ho sentito parlare di non coincidenze tra sbarco e diritto al soccorso, nonché di gradazioni delle limitazioni della libertà delle persone.
Mi permetto di contraddire quanti hanno detto che noi ci limitiamo a decidere nell'ambito dell'articolo 96 della Costituzione. Non credo che sia un limitarsi. Ritengo sia una funzione importantissima (quindi nessuno fa un passo indietro, ma anzi direi che ne facciamo più di uno in avanti) che solo a noi del Parlamento e non del Governo (oggi è il Parlamento il protagonista) compete. Mi riferisco allo stabilire se, in questo caso concreto, siamo nei confini che la Costituzione stabilisce per il potere politico, che, finché non cambiamo la Carta costituzionale, non è ancora un potere assoluto. Questo è il punto. Quindi, ne facciamo diciotto di passi avanti.
Mi stupisce che anche da parte di illustri colleghi con una grande esperienza parlamentare e sicuramente una grande cultura politica si sia voluto semplicemente distinguere tra atto privato o privatistico e atto politico che, di per sé, coincide con un preminente interesse nazionale. Questo non è possibile, perché l'atto politico (che sia di Governo, collettivo o individuale) giustificabile di per sé non è ammesso. Quello è l'arbitrio del potere politico. Non abbiamo ancora conferito i pieni poteri al senatore Salvini, questo è il punto. (Applausi dal Gruppo PD). E non gliel'hanno conferito neanche i suoi elettori, caro senatore Salvini, che oggi è stato presente in Aula per una parte della seduta, parlando di tutto e molto poco del caso in questione. Lo comprendo: non essendo spesso in Aula ha dovuto approfittare di questo momento per discutere dei vari temi di cui noi non riesce a parlare. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Lanzi).
Entriamo nei fatti per giudicare questo punto, riguardante l'aver impedito lo sbarco che doveva essere completato secondo le leggi internazionali a cui siamo ancora tutti vincolati, la Costituzione e il cosiddetto decreto sicurezza bis, che esclude le navi militari da alcuni tipi di limitazioni e accentra nel Ministro dell'interno ogni competenza. Non ho mai ritenuto rilevante se ci fosse o meno una condivisione collegiale del Governo. Sta di fatto che, con il decreto sicurezza bis, il ministro Salvini si è attribuito ogni competenza e sta di fatto che ben diverso è parlare di redistribuzione dei migranti (e qui si continua a far finta di non capire) con i mezzi per eventualmente perseguire un qualcosa che non era neanche negli obiettivi. Infatti, è pacifico che, una volta sbarcati, sarebbero stati fatti tutti gli accertamenti necessari che non potevano essere fatti sulla nave, si sarebbe redistribuito dove doveva essere fatto e eventualmente proceduto a quei rimpatri assistiti che Salvini si è ben guardato dal fare da Ministro dell'interno. (Applausi dal Gruppo PD). Qui possiamo dire che noi vantiamo numeri ben diversi.
Non c'è una coincidenza tra l'interesse sovranazionale e l'essere Ministro, non c'entra la politica di Governo e non c'entrano eventuali dichiarazioni di condivisione sulla redistribuzione. Qui stiamo parlando del fatto se, come dicevo, un atto del Governo di per sé stesso coincida con l'interesse nazionale. C'è un'idea di Stato assoluto.
Mi pareva che l'avessimo superata, anche prima della Costituzione repubblicana. Oggi abbiamo appreso, infatti, anche dell'istituto di una implicita condivisione del fatto che, se non dico, sono parimenti responsabile. Ma io penso che siamo assolutamente fuori tema.
Torniamo ai fatti, perché con essi ci confrontiamo. Stiamo parlando di una corvetta militare, che è già territorio italiano. Quindi, cerchiamo di sgombrare il campo dalla fake news sui confini italiani. Siamo già sul territorio italiano. E chi avrebbe violato i confini italiani? Si tratta di 131 persone, alcune delle quali minori - e mi permetto qui di correggere il collega Casini - che sono stati fatti sbarcare per ordine della procura dei minori, non spontaneamente. Così come è stata fatta sbarcare, il 31 mattina, e non il 31 pomeriggio, una persona sospetta di tubercolosi.
Stiamo parlando di persone che stavano esposte a 35 gradi minimo. Il comandante della nave ha steso un telo per ripararle dal sole. Stiamo parlando di persone che usufruivano di un unico bagno a bordo di una nave. Stiamo parlando di una imbarcazione che, ogni giorno, vedeva il proprio comandante chiedere l'indicazione, caparbiamente, di un posto sicuro di soccorso. Stiamo parlando di una indagine medica, con un medico a bordo, che denunciava il rischio di contagio, anche per i membri dell'equipaggio, di casi di scabbia, di ferite che era difficile garantire nella cura.
Già, forse dimenticavo che l'importante è che non ci sia il pericolo di vita in assoluto. Un po' di sofferenza graduata, tenue, si può tollerare. Mi ero dimenticata che abbiamo un diritto inviolabile attenuato nella nostra Costituzione. Infatti, erano stati fatti screening e analisi varie per ispezioni mediche.
Concludendo, di cosa stiamo discutendo? Stiamo discutendo della libertà dei cittadini. Stiamo discutendo del fatto che non è stato consegnato un potere assoluto. Stiamo discutendo, sì, dei figli di questo Paese, che sono i figli della nostra Costituzione, sono i figli di quelle libertà conquistate, sono quei figli che ritengono che la libertà dei cittadini sia inviolabile, che la libertà dei singoli sia sempre garantita, che la loro integrità sia sempre difesa da tutti.
E noi ci rivolgiamo a quei cittadini. Lei, senatore Salvini, si rivolge direttamente al popolo. Noi ci rivolgiamo al popolo dei cittadini, anche ai suoi elettori, che non le hanno conferito questo potere. Ci rivolgiamo a tutti quei cittadini che sono fiduciosi che le loro libertà personali, inviolabili, saranno sempre difese e rispettate e non violate da chi ha il potere politico. Per questo voteremo no all'ordine del giorno G1. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Matrisciano).
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, partiamo dal presupposto che il Regolamento lo conosciamo bene. È chiaro che oggi non è richiesta la presenza dei membri del Governo, ma il significato politico del fatto che le sedie siano tutte vuote c'è. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az e della senatrice Giammanco).
Siamo qua a far politica. Quindi, lo sappiamo. Tra l'altro, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, della Costituzione, i membri del Governo hanno il diritto a partecipare alle sedute anche se non è assolutamente richiesto. Ma la cosa più drammatica che è successa su questa vicenda è il fatto che il Parlamento, a partire dalla Giunta, non è andato a esprimersi davvero su quello per cui è chiamato a esprimersi.
Il riferimento è all'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989, ossia non entrare nel merito del reato, bensì valutare se il ministro Salvini abbia o meno chiaramente agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o per il perseguimento di un preminente interesse politico nell'esercizio della funzione del Governo.
Questo doveva essere - come è stato bene ricordato - il dovere di intervento e di valutazione del Parlamento. In realtà, tutto si è trasformato nella solita tifoseria, che sembra quasi calcistica, all'italiana: quindi tifosi contro Salvini. Addirittura il direttore del quotidiano «Il Riformista», Piero Sansonetti, scriveva già un bel po' di tempo fa che purtroppo, secondo lui, si sarebbe arrivati alla conta dei senatori filo-Salvini e anti-Salvini e tutto questo sarebbe stato un obbrobrio. È questo il risultato vero di questa pagina del Parlamento. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Signori, sappiamo bene che sono posizioni politiche - tutto si è buttato in politica fin da subito - che sanciscono la sconfitta di questo Parlamento. È stato detto prima che viene meno l'autonomia della politica: questo è il punto vero. Viene meno l'autonomia della stessa funzione governativa. Un domani potrebbe capitare a qualsiasi altro Ministro o Presidente del Consiglio; non si possono prendere decisioni così, a cuor leggero, e invece purtroppo è stato compiuto questo atto di grave irresponsabilità che contribuisce a far perdere ancor più credibilità - già scarsa direi - alle nostre istituzioni.
Tra l'altro, quello che ci ha colpito di più in questo atto di irresponsabilità è che arriva anche da coloro i quali, fino a poco tempo fa, hanno richiamato in quest'Aula - ho qui il Resoconto stenografico del 12 dicembre del 2019, quando affrontavamo il dibattito sul finanziamento dei partiti - i principi di separazione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Citando dal Resoconto stenografico l'intervento del senatore Renzi, c'è un passaggio che ci ha colpito particolarmente, perché in quell'occasione egli disse: «Io non ci sto nello Stato etico di chi vuole trasformare in un processo princìpi di opportunità politica». Ecco, ci aspettavamo ben altro, senatore Renzi. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Siamo qui spesso tutti a dire che c'è battaglia, che il problema sono i giudici e la giustizia e tante altre discussioni. No, è inutile; oggi è affermato e acclarato che il problema non sono i giudici, ma è la politica che ha deciso di abdicare al proprio ruolo. È già iniziato da anni questo processo. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Poi non ci possiamo lamentare se arriva qualche giudice o se diciamo che i poteri li hanno in mano altri e facciamo tante belle discussioni. No, questo non lo possiamo fare. Certo, qualcuno di voi potrebbe anche dire che adesso noi della Lega veniamo qui a dire belle parole dopo che è stato lo stesso Salvini a chiedere sostanzialmente di essere processato. Qualcuno ha già detto che è stato Salvini a chiedere di essere processato e quindi lo accontenteranno; che è stato un errore politico e lo sconfiggeranno nella battaglia politica.
Vi dico che è necessario non prendere in giro gli italiani. Parliamoci chiaro. Qualcuno parla di errore politico e da qualcun altro ho sentito dire altre cose ancora. Quello che ha fatto Matteo Salvini, oltre a essere un atto di coraggio, è un po' espressione della sua indole: vi ricordate che, sul caso Diciotti, inizialmente era intervenuto dicendo che non aveva paura e voleva chiarire davanti ai giudici che quello che stava facendo lo stava facendo nell'interesse del Paese?
La posizione che la Lega ha preso nella Giunta è anche figlia di un atto di irresponsabilità da parte della maggioranza giallo-rossa, che aveva deciso, ancora prima di leggere le carte e ancora prima di iniziare la discussione in Giunta, che Salvini doveva essere mandato a processo, perché bisognava sconfiggere in questo modo un avversario politico, accecati e ossessionati come siete dall'odio nei confronti di Salvini. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Mi rivolgo alla senatrice Segre, che non è presente oggi, ma glielo diremo: c'è molto lavoro da fare nella sua Commissione, a partire dalla parte sinistra di quest'Assemblea. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Ormai sta diventando una vostra specialità l'odio e questo lo stanno capendo tutti.
Ma soprattutto anche per rispondere a quel trabocchetto, a quel tranello, a quella trappola che la maggioranza aveva preparato in Giunta, decidendo di scappare di fronte alla propria responsabilità, perché voleva mandare a processo Matteo Salvini, ma non voleva farlo prima delle elezioni in Emilia-Romagna. Loro sì che hanno deciso di abbandonare la seduta della Giunta.
Cosa avrebbe dovuto fare Salvini in quell'occasione? Lo chiedo anche ai molti che si sono espressi in proposito, perché negli ultimi giorni tutti fanno strategie politiche su quello che si sarebbe dovuto fare e dire. Cosa poteva fare Matteo Salvini in quella occasione? Nascondersi dietro la possibilità di avere i numeri in Giunta - perché la maggioranza non c'era - sapendo che poi sarebbe andato sotto in Assemblea? No, signori, parliamoci chiaro: Matteo Salvini ha dimostrato non solo di avere coraggio, non solo di voler chiarire, ma anche di avere cervello e capacità politica per non cadere nelle trappole e nei tranelli di chi, sì, è scappato da quella decisione. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Questo è quello che è accaduto.
Noi oggi cosa possiamo fare? Ho sentito l'intervento di Matteo; ci viene veramente difficile avallare quella decisione politica di mandarlo a processo, ma è indiscutibile.
Per la prima volta, dopo anni in cui, con dibattiti televisivi e articoli sui giornali, abbiamo sentito ripetere come l'Europa dovesse farsi carico di tutti i migranti che sbarcano in Italia - addirittura si diceva che Lampedusa fosse il porto di tutta l'Europa: chiacchiere, l'Europa non si affacciava mai e se ne fregava sempre - arriva un Ministro dell'interno che riesce a ottenere questo risultato e, oltre a diminuire gli sbarchi, fa prendere coscienza all'Europa della necessità della redistribuzione, che finalmente avviene. E cosa succede nel nostro Paese? Gli oppositori politici lo vogliono mandare a processo, anziché ringraziarlo per tutto il lavoro e l'interesse pubblico che ha messo in evidenza. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Parliamoci chiaro: difendere i confini è un interesse pubblico. La relazione del senatore Gasparri è ineccepibile da questo punto di vista, anche sul coinvolgimento del Governo. Rivolgo un plauso speciale alle due senatrici del MoVimento 5 Stelle che sono intervenute e lo faccio in anticipo anche al senatore Perilli, il quale - ricordo - nell'occasione del voto sulla Diciotti, sosteneva esattamente quello che stiamo sostenendo noi oggi. Riconosco come sia veramente dura intervenire oggi per voi in Assemblea. È davvero difficile e, quindi, un applauso a chi è intervenuto, perché è un atto di coraggio anche questo. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Come si fa a sostenere - mi rivolgo al capogruppo Perilli - che il Governo non c'entra niente quando si legge che il ministro Bonafede, proprio il 30 luglio, proprio sul caso Gregoretti, dichiarava: «La nave è attraccata al porto. C'è un dialogo tra i Ministeri delle infrastrutture, dell'interno e della difesa. La posizione del Governo è sempre la stessa. Vengono salvaguardati i diritti. Le persone che volevano scendere sono scese. Sono monitorate le condizioni di salute, ma del problema immigrazione delle farsi carico tutta l'Europa»? E così su La7: «Ringrazio il presidente Conte, che continua a porre la questione nelle cancellerie d'Europa». Come si fa a sostenere che il Governo non c'entrava assolutamente nulla? È una posizione davvero difficile per voi. È incredibile.
La tentazione di fronte a tutto questo è chiara ed è molto forte nel voler votare l'ordine del giorno presentato da Fratelli d'Italia e Forza Italia. È evidente: adesso siamo tutti a carte scoperte. Come dicevo, la relazione del senatore Gasparri è assolutamente ineccepibile. Tuttavia, nel rispetto di ciò che ci ha chiesto Matteo Salvini, di non opporci al processo, e facendo un applauso alla senatrice Stefani e ai membri della Giunta, che hanno avuto un compito non semplice - tra l'altro la relazione è fantastica, perché la decisione della Giunta è stata "alterata", ed è la parola chiave - la nostra sarà una posizione che parte dal presupposto che di sicuro il Gruppo Lega non parteciperà alla votazione odierna. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
SCHIFANI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCHIFANI (FIBP-UDC). Signor Presidente, oggi ci troviamo ad affrontare un fatto identico a uno precedente, con maggioranze però diverse e, quindi, con esito diverso. Tale è la fotografia della storia che stiamo vivendo in questo momento: fatto identico, ma trattato in maniera diversa perché le maggioranze sono cambiate. Siamo dinanzi a due richieste di archiviazione della procura di Catania sugli stessi fatti identici, con motivazioni altrettanto identiche, proprio per la sovrapponibilità degli episodi: salvati da nave militare in situazione di pericolo; permanenza in spazi ristretti, ma sicuri; i migranti anche dopo il POS hanno una limitata mobilità dovuta alla loro identificazione e ad altri fattori. Vi è stato poi un rallentamento dello sbarco per la certezza della distribuzione. Queste sono le motivazioni dell'archiviazione in senso astratto e sono identiche nei due casi.
Aggiungo che la stessa procura ha riscontrato come vi siano stati dei rilasci nelle more di questa attività: minori e una donna in gravidanza con il nucleo familiare. Questo è lo stato delle cose.
Oggi il Parlamento segna - a mio avviso - una pagina buia della nostra storia, perché cede e affronta un tema relativo alla separazione dei poteri con un atteggiamento passivo e remissivo. Qui c'è in ballo non soltanto il processo nei confronti del senatore Salvini, ma anche la tenuta del principio della separazione dei poteri, laddove viene sancito dalla nostra Costituzione che un atto politico, un atto di Governo in quanto tale non è passibile di censura giurisdizionale. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az). Questo è il dato ed è ciò che mi ha preoccupato, leggendo - come la collega Modena stamattina ha anticipato - le motivazioni del tribunale dei ministri. Il tribunale si sforza nell'identificare l'atteggiamento dell'ex ministro Salvini come atto amministrativo e non come atto politico, procedendo al contrario e individuando quali secondo il tribunale dei ministri sono atti politici e quali atti amministrativi e, quindi, tali da poter essere perseguiti, come si intende fare nei confronti dell'ex ministro Salvini.
L'atto politico - secondo il tribunale dei ministri di Catania - è l'atto astratto e collegiale, fisiologico alla funzione costituzionale dell'Esecutivo. Si tratta di atti come il decreto-legge, il decreto legislativo, la ratifica di trattati internazionali e lo scioglimento dei Comuni; il tribunale elenca una serie di attività che sono individuabili come atto politico e quindi non sindacabili dalla magistratura. Ove però così fosse, ove azione politica e atto politico dovessero ricondursi soltanto in questo ambito ristretto e non nell'ambito più astratto della politica in senso lato, della politica dell'immigrazione, già spiegata e ribadita più volte dal presidente Conte e dai vari Ministri che si sono susseguiti agli esteri, all'interno e ad altro, mi pongo una questione, Presidente. Quando nel 1985 Bettino Craxi ha ordinato ai Carabinieri e alla Vigilanza aeronautica militare (VAM) di circondare la Delta Force militare americana che aveva circondato un altro aereo a Sigonella, dando l'ordine di impedire che quell'aereo andasse via, se fosse tutto degenerato in un conflitto a fuoco, avremmo avuto Bettino Craxi imputato di lesioni colpose e omicidio, perché non era un atto politico e non era stato preceduto da un'azione collegiale del Consiglio dei Ministri? Siamo seri. Questo è il dato che ci dobbiamo porre. Questa è l'interpretazione del tribunale dei ministri che mi preoccupa e ci deve preoccupare moltissimo.
L'azione politica del Governo in tema di immigrazione è stata chiarissima, è stata ribadita, ne abbiamo parlato in occasione del caso Diciotti; è stata confermata durante l'operazione Gregoretti, non è stata mai smentita dal Presidente del Consiglio, dai Ministri e non è stata mai messa in discussione in alcun momento, anche quando vi erano tensioni con quell'Europa che era sorda ad ascoltare l'esigenza di una collocazione immediata degli immigrati.
Si è detto da parte di qualche esponente del MoVimento 5 Stelle che, nella vicenda del caso Gregoretti, ormai l'esigenza della ricollocazione era stata risolta e, quindi, non vi era più l'opportunità di quella politica del rigore e dello sbarco subordinato alla distribuzione. Non è così.
Ricordo come l'ottimo ministro dell'nterno Lamorgese stia facendo un buon lavoro che è stato citato anche dal senatore Salvini. Infatti sta adottando anch'essa, da ex prefetto, e quindi da persona competente, una certa logica della tenuta degli sbarchi.
Ebbene, il ministro Lamorgese, a settembre 2019, diceva che c'erano speranze, dopo il vertice di Malta, che l'Europa si facesse carico del problema. Parliamo di settembre 2019. La vicenda della Gregoretti, di cui ci stiamo occupando, risale a luglio 2019 e, quindi, i problemi non erano ancora risolti ed era logico che la politica del Governo fosse coerente a quella del passato, quella espressa dal presidente Conte a settembre 2019.
Voglio fare una riflessione, colleghi: secondo me si commette un grave errore quando si usa la forza parlamentare per fini politico-giudiziari. Io ho apprezzato - anche se non condivido la scelta finale - il coraggio e le parole del senatore Salvini che vuole un processo, ma qui non c'è in discussione solo il processo del senatore Salvini. Qui è in discussione la tenuta del principio della separazione dei poteri e la salvaguardia da parte del Parlamento del fatto che, nel momento in cui l'Esecutivo o il Parlamento svolgono un'azione politica nell'interesse del Paese, ciò non possa essere sindacato dalla magistratura. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC e del senatore Candiani).
Questo è il principio sacrosanto che viene messo in discussione con un cambiamento di atteggiamento dovuto a un cambio di maggioranza. Non ne usciamo bene. Come Parlamento non ne usciamo bene, colleghi. Ve lo dico perché, se si adotta la politica delle porte girevoli - ricordatelo colleghi - prima o poi la porta ti sbatte in viso, sbatte anche addosso a te. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).
È così perché noi, in questo Parlamento - per esempio - siamo stati costretti a rinunciare, il 27 novembre 2013, al principio secondo il quale, quando si parlava di decadenza di un parlamentare, il voto doveva essere segreto. Vi erano state in passato 47 votazioni segrete sulla decadenza di parlamentari. In quella data, con la violenza e con la scelta della Presidenza di turno e della maggioranza di turno, si è passati al voto palese, sottraendo ai parlamentari la libertà di coscienza nel momento in cui si pronunciano sulla decadenza di un collega. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
Questi conti si pagano, signor Presidente, perché rimangono come consuetudine. Infatti, da quel momento in poi, su tutte le decadenze siamo chiamati ormai a votare in maniera palese, ma è una sconfitta: è una sconfitta della politica, una sconfitta del Parlamento, una sconfitta della nostra dignità.
Mi sia consentito da parte dei colleghi del Partito Democratico, che hanno con noi combattuto per l'approvazione di alcune leggi come l'abolizione della prescrizione, che, mentre riscontro con positività il fatto che Italia Viva si stia battendo per evitare l'approvazione di una legge incostituzionale, registro come il Partito Democratico accetti l'ipotesi che il condannato in primo grado possa essere poi riprocessato dopo venti o trent'anni per il semplice motivo che con il lodo Conte-bis, dopo la condanna in primo grado, la prescrizione si congela, per cui avremo l'imputato a vita. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC e del senatore Candiani).
Allora attenzione, colleghi: la Corte costituzionale c'è, per fortuna c'è - abbiamo i nostri pesi e contrappesi - e due ore fa ha dichiarato incostituzionale una legge che era il vanto del MoVimento 5 Stelle, quella sulla retroattività, la cosiddetta «spazza-corrotti», una legge la cui incostituzionalità abbiano denunciato in tutti i modi. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI).
Adesso è arrivata e arriverà anche l'eventuale incostituzionalità della prescrizione. Fermatevi! Fermatevi! Fermatevi prima che sia troppo tardi!
Noi non cambiamo idea. Non abbiamo cambiato idea.
In conclusione vorrei ricordare le parole che sono state pronunciate in quest'Aula il 20 marzo 2019: «non vi è dubbio che siamo in presenza di un'azione di Governo», si parlava del caso Diciotti, «non vi è dubbio che questo bilanciamento di interessi nel caso di specie vi sia stato, perché a fronte di un interesse preminente (...) come quello di riportare l'Europa alle proprie responsabilità per il problema dei migranti, vi sia stato un sacrificio minimo, tollerabile in democrazia». Queste erano le parole del senatore Giarrusso che parlava a nome del MoVimento 5 Stelle. Questa era la posizione, tra l'altro, di un collega avvocato come me.
Oggi questo MoVimento ha cambiato posizione per un interesse politico. Colleghi, quando si tratta della libertà, le persone non cambiamo idea perché vi sono in ballo la democrazia, la tenuta del sistema. E la forza di Forza Italia è stata quella che da quando è nata, sui temi della libertà della giustizia, non ha mai cambiato idea per interesse politico. Questa è la nostra forza e continua a esserlo. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC e del senatore Candiani. Congratulazioni).
PERILLI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERILLI (M5S). Signor Presidente, tramite lei vorrei rispondere, idealmente a questo punto, visto che non vedo presente il senatore Salvini; il suo Gruppo raccoglierà le mie osservazioni. Ci sono molte cose che il senatore Salvini dovrebbe sapere, ma evidentemente non sa. Inizio dalla questione dei banchi del Governo. Il nostro Regolamento all'articolo 59 e la nostra Costituzione all'articolo 64 prevedono che i rappresentanti del Governo - correttamente non sono seduti lì perché oggi è in esame una questione che riguarda il Senato - se richiesti, hanno l'obbligo di assistere alle sedute. Con «se richiesti» non si intende su richiesta di Salvini, onorevoli colleghi. (Applausi dal Gruppo M5S).
Mi sembra che tutto l'intervento del senatore Salvini, del richiamo, dell'obbligo nei suoi confronti, faccia parte proprio di quel teorema di vittimismo che io non comprendo. Si parla di testa alta. È vero: bisogna andare dai giudici a testa alta. Ma bisogna andarci non come delle vittime, non in nome della Patria o del popolo italiano, ma per rispondere del proprio operato. E quando Salvini dice «sembra che mi vogliano fare fuori per via giudiziaria. Il giudizio che conta è quello del popolo», vorrei chiedere a lui e a voi, colleghi della Lega: ma in nome di chi è amministrata la giustizia? In nome del popolo italiano. (Applausi dai Gruppi M5S e PD). E «In nome del popolo italiano» è l'introduzione di ogni sentenza, sia in caso di condanna che di assoluzione. Non c'è un altro rispetto al magistrato che ci giudica. Lui deve andare a rispondere del suo operato.
La senatrice Bongiorno ha detto che il Senato non deve abdicare alle proprie funzioni». E proprio perché non abdica alle proprie funzioni, le sta esercitando, le deve esercitare (Applausi dal Gruppo M5S), e non è pensabile che si dica al Senato come, dove e quando le debba esercitare. (Applausi dai Gruppi M5S e PD).Questo significa non avere paura ed è quello che abbiamo sempre detto.
Non mi si può venire a dire che non dobbiamo essere azzeccagarbugli. Sono avvocato anch'io e, se volete, me la prendo quella definizione. Vorrei però analizzare il comportamento. All'inizio Salvini aveva detto di essere processato comunque. Poi ha detto no, che è una cosa ingiusta. Poi ha detto di nuovo di essere processato ed è stato chiesto un supplemento istruttorio nella Giunta per poter far avvalere anche il senatore Salvini di un giusto approfondimento riguardo alle questioni emergenziali di salute all'interno della Gregoretti. Poi si cambia di nuovo idea, si decide di andare in Aula e nella relazione si dice di andare davanti al tribunale perché la Giunta era troppo politicizzata, perché i colleghi hanno abbandonato l'Aula. Ma non è questo un atteggiamento da azzeccagarbugli? (Applausi dai Gruppi M5S e PD). A me non sembra tanto lineare questo ragionamento e non mi sembra che si tratta di ragioni sostenute dall'inizio sino alla fine.
C'è anche un altro fatto che ci tengo a chiarire. Tra l'altro, il senatore Salvini ha detto di essere stanco di impegnare l'Aula rispetto alla sua persona. Allora smetta di avere condotte e comportamenti che ci danno occasione di occuparci di lui. (Applausi dai Gruppi M5S e PD). È molto semplice.
Questa è una opinione personale e non intendo accendere delle polemiche: i miei figli non li tiro in ballo rispetto a questioni politiche (Applausi dai Gruppi M5S, PD e Misto-LeU) e strumentalizzazioni, perché devono rimanere fuori da qualsiasi contesto rispetto al quale poi ci deve essere un'azione politica. Mia figlia è a casa, sta giocando, sta andando a scuola e non può sapere quello che stiamo facendo qui. (Applausi dai Gruppi M5S e PD). Questo è un fatto personale e di stile politico.
Un'altra questione molto chiara: qui non c'è alcuna paura. Il caso Diciotti era diverso dal caso Gregoretti. (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az. I senatori del Gruppo L-SP-PSd'Az abbandonano l'Aula).
PRESIDENTE.Chi deve uscire, esca e lo faccia in silenzio.
PERILLI (M5S). Mi rivolgo ai colleghi e in particolare a quelli del mio Gruppo: questo vuol dire che le parole vanno a segno. Se c'è una reazione, vuol dire che le parole vanno a segno, e lasciatele andare a segno. (Applausi dal Gruppo M5S).
Come dicevo, si tratta di due casi distinti e il giudizio dell'applicazione delle garanzie costituzionali dell'articolo 96 va fatto con molta ponderazione, soprattutto se devono essere bilanciati degli interessi costituzionalmente rilevanti, come il diritto alla salute e alla dignità delle persone, rispetto ad altri interessi tutelati e rilevanti.
Questo è il problema che ha riguardato il giudizio e la valutazione della Giunta.
Ho però sentito nei vari discorsi fare un commento sulla valutazione dell'efficacia della politica del Governo sui flussi migratori e sulla gestione, anche a livello europeo, di come si doveva fare. Questo non c'entra. Qui si richiede un parere tecnico per capire se il senatore Salvini, al tempo in cui era Ministro e nella sua qualifica, ha agito e, quindi, se la sua condotta è stata coerente con il dettato costituzionale. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Unterberger). Il resto sarebbe una valutazione indebita, illegittima in base alle nostre norme sull'operato del Governo e del Presidente del Consiglio che, ovviamente, in primis ne risponde. Da questo punto di vista, è anche abbastanza sorprendente come i due piani vengano confusi. Lo stesso tribunale non ha mai censurato l'indirizzo politico espresso dal Governo. Certo, nel cosiddetto Conte I e grazie a quell'indirizzo politico, l'Europa si è fatta carico della questione. (Applausi dal Gruppo M5S).
C'è stata una redistribuzione dei migranti in base al principio che chi sbarca in Italia sbarca in Europa e sono nate le premesse anche a livello europeo per una gestione responsabile. Ma questo non significa che un Ministro, anche qualora fosse in accordo con l'indirizzo di tutto l'Esecutivo, possa discostarsi e addirittura, in ipotesi, commettere un reato. Questi sono piani distinti che devono rimanere tali. Io noto però un certo nervosismo rispetto al fatto che per un periodo Salvini era il signore degli sbarchi e lui stesso, in ogni intervista, in ogni dichiarazione, diceva che era lui a decidere chi sbarcava e chi non sbarcava in questo Paese. Ebbene, mi sembra che quella stessa determinazione si sia un po' affievolita, che il tono del suo ruggito si sia un po' affievolito e adesso voglia ricercare riparo sotto l'ombrello dell'Esecutivo e del Presidente del Consiglio. Chi prima ruggiva adesso emette il flebile suono di chi cerca o invoca riparo. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Unterberger).
Qui torniamo alla questione del coraggio. Cos'è il coraggio, colleghi? È semplicemente rispondere delle proprie azioni e lasciare che il Parlamento faccia il suo lavoro. Qui tutto è accaduto meno che questo. Tutto è stato utilizzato per propaganda politica, per poter portare avanti qualcosa che non c'entra, e non a caso si è parlato della prescrizione, delle infrastrutture, dei cantieri. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Unterberger). Questo significa aver paura della verità. Cosa ci è venuto a dire il senatore Salvini? Non dovevamo valutare le sue prerogative costituzionali? Questo Senato sta abdicando alle proprie funzioni? Non è affatto vero e a noi non manca il coraggio - lo dico al presidente Romeo - di riaffermare le nostre posizioni, così è e così sarà sempre. (Applausi dai Gruppi M5S, PD e Aut (SVP-PATT, UV). Congratulazioni).
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI (ore 15,18)
PRESIDENTE. Procediamo dunque alla votazione dell'ordine del giorno G1, presentato dai senatori Bernini, Ciriani e altri, con il quale si propone il diniego dell'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del senatore Matteo Salvini.
Ai sensi del comma 8 dell'articolo 135-bis del Regolamento, tale proposta si intenderà respinta qualora non consegua il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea, cioè 160 voti.
Ricordo che non verrà proclamato immediatamente il risultato, poiché i senatori che non hanno partecipato al voto potranno successivamente recarsi presso il banco della Presidenza e dichiarare il proprio voto palese ai senatori Segretari che ne terranno nota in appositi verbali custoditi. Tale facoltà potrà essere esercitata nel corso della seduta odierna fino alla chiusura delle operazioni di voto prevista per le ore 19. Concluse le operazioni di voto, si procederà allo scrutinio.
Ai sensi dell'articolo 135-bis del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno G1, presentato dai senatori Bernini, Ciriani e altri, con il quale si propone il diniego dell'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del senatore Matteo Salvini.
I senatori che intendono concedere l'autorizzazione a procedere, e quindi concordano con la proposta della Giunta, voteranno no.
I senatori che intendono negare l'autorizzazione a procedere voteranno sì.
I senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione nominale con scrutinio simultaneo.
I senatori Segretari prenderanno atto del risultato di questa votazione.
Come già annunciato, i senatori che non abbiano partecipato alle votazioni potranno dichiarare il proprio voto palese ai senatori Segretari presso il banco della Presidenza. Tale facoltà potrà essere esercitata nel corso della seduta odierna fino alla chiusura delle operazioni di voto prevista per le ore 19.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente della 7a Commissione permanente, senatore Pittoni, per riferire sui lavori della Commissione in ordine al disegno di legge n. 1664.
PITTONI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, la Commissione non ha ancora concluso l'esame del disegno di legge n. 1664.
La relatrice, senatrice Angrisani, ha presentato questa mattina un emendamento che modifica in più parti il decreto-legge. È stato pertanto fissato a domani mattina, alle ore 10, il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti. L'esame potrebbe concludersi - a mio giudizio - nella giornata di martedì 18 febbraio, ma si tratta di un dato indicativo, null'altro.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in relazione a quanto riferito dal senatore Pittoni, la discussione del disegno di legge n. 1664 è rinviata ad altra seduta.
Ripresa della discussione del documentoIV-bis, n. 2 (ore 15,23)
PRESIDENTE. Proseguono le operazioni di voto.
(Nel corso delle operazioni di voto assumono la Presidenza il vice presidente ROSSOMANDO - ore 15,24 -, indi il vice presidente LA RUSSA - ore 15,37 -, indi il vice presidente TAVERNA - ore 17,34 -).
Dichiaro chiuse le votazioni e invito i senatori Segretari a procedere al computo dei voti.
(I senatori Segretari procedono al computo dei voti).
Avverto che è in corso la Conferenza dei Capigruppo, al termine della quale riprenderanno i nostri lavori.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 19,09, è ripresa alle ore 19,20).
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
Proclamo il risultato della votazione nominale sull'ordine del giorno G1, presentato dai senatori Bernini, Ciriani e altri, con il quale si propone il diniego dell'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del senatore Matteo Salvini:
Senatori presenti | 229 |
Senatori votanti | 228 |
Maggioranza assoluta dei componenti del Senato | 160 |
Favorevoli | 76 |
Contrari | 152 |
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
In conseguenza della reiezione dell'ordine del giorno G1, le conclusioni della Giunta favorevoli alla concessione dell'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del senatore Matteo Salvini si intendono pertanto accolte.
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato all'unanimità modifiche e integrazioni al calendario corrente.
Nella seduta di domani, a partire dalle ore 13,30, si svolgerà il sindacato ispettivo. Alle ore 15 avrà luogo il question time con la presenza dei Ministri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e per gli affari regionali.
Martedì 18 febbraio, con inizio alle ore 16, l'Assemblea avvierà la discussione del decreto-legge in materia di intercettazioni, ove concluso dalla Commissione. Alle ore 18, come già stabilito, si svolgerà la chiama per l'elezione di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali e di due componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Al termine della votazione, l'esame del decreto-legge potrà proseguire sino alla conclusione della discussione generale e delle repliche.
Mercoledì 19, alle ore 9,30, il Presidente del Consiglio dei ministri renderà comunicazioni in vista del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio 2020.
Dopo le comunicazioni, l'Assemblea proseguirà l'esame del decreto-legge in materia di intercettazioni, sino alla sua conclusione.
Giovedì 20 sarà discusso il decreto-legge sull'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca.
Il sindacato ispettivo, già previsto, non avrà luogo. Resta confermato il question time alle ore 15.
Nella settimana dal 25 al 27 febbraio avrà luogo la discussione del decreto-legge di proroga dei termini, attualmente all'esame della Camera dei deputati.
Ove concluso dalla Commissione, sarà inoltre esaminato il decreto-legge sulla riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente.
Calendario dei lavori dell'Assemblea, variazioni
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato all'unanimità - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - modifiche e integrazioni al calendario corrente:
Giovedì | 13 | febbraio | h. 13,30 | - Sindacato ispettivo
- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 13, ore 15) |
Martedì | 18 | febbraio | h. 16 | - Disegno di legge n. 1659 - Decreto-legge n. 161, Intercettazioni (ove concluso dalla Commissione) (scade il 29 febbraio)
- Votazione per l'elezione di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali e di due componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (votazione a scrutinio segreto mediante schede) (martedì 18, ore 18)*
- Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio 2020 (mercoledì 19, ore 9,30)
- Disegno di legge n. 1664 - Decreto-legge n. 1, Istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca (ove concluso dalla Commissione) (scade il 9 marzo)
- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 20, ore 15) |
Mercoledì | 19 | " | h. 9,30 | |
Giovedì | 20 | " | h. 9,30 |
* Dopo la chiama le urne rimarranno aperte fino alle ore 20.
Martedì | 25 | febbraio | h. 16,30 | - Eventuale seguito argomenti non conclusi
- Disegno di legge n. ... - Decreto-legge n. 162, Proroga termini (ove trasmesso dalla Camera dei deputati) (scade il 29 febbraio)
- Disegno di legge n. 1698 - Decreto-legge n. 3, Riduzione pressione fiscale sul lavoro dipendente (ove concluso dalla Commissione) (voto finale entro il 7 marzo) (scade il 5 aprile)
- Sindacato ispettivo
- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 27, ore 15) |
Mercoledì | 26 | " | h. 9,30 | |
Giovedì | 27 | " | h. 9,30 |
Il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. ... (Decreto-legge n. 162, Proroga termini) sarà stabilito in relazione ai tempi di trasmissione dalla Camera dei deputati.
Il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 1698 (Decreto-legge n. 3, Riduzione pressione fiscale sul lavoro dipendente) sarà stabilito in relazione ai lavori della Commissione.
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1659
(Decreto-legge n. 161, Intercettazioni)
(10 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori |
| 60' |
Governo |
| 60' |
Votazioni |
| 60' |
Gruppi 7 ore, di cui: |
|
|
M5S | 1h | 31' |
FI-BP | 1h | 7' |
L-SP-PSd'Az | 1h | 6' |
PD |
| 50' |
Misto |
| 39' |
FdI |
| 38' |
IV-PSI |
| 38' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 32' |
Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri
in vista del Consiglio europeo straordinario del 20 febbraio 2020
(3ore e 30 minuti, incluse dichiarazioni di voto)
Governo |
| 30' |
Gruppi 3 ore, di cui: |
|
|
M5S |
| 39' |
FI-BP |
| 29' |
L-SP-PSd'Az |
| 28' |
PD |
| 21' |
Misto |
| 17' |
FdI |
| 16' |
IV-PSI |
| 16' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 14' |
Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1664
(Decreto-legge n. 1, Istituzione del Ministero dell'istruzione
e del Ministero dell'università e della ricerca)
(10 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori |
| 60' |
Governo |
| 60' |
Votazioni |
| 60' |
Gruppi 7 ore, di cui: |
|
|
M5S | 1h | 31' |
FI-BP | 1h | 7' |
L-SP-PSd'Az | 1h | 6' |
PD |
| 50' |
Misto |
| 39' |
FdI |
| 38' |
IV-PSI |
| 38' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 32' |
Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. ...
(Decreto-legge n. 162, Proroga termini)
(7 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori |
| 40' |
Governo |
| 40' |
Votazioni |
| 40' |
Gruppi 5 ore, di cui: |
|
|
M5S | 1h | 5' |
FI-BP |
| 48' |
L-SP-PSd'Az |
| 47' |
PD |
| 36' |
Misto |
| 28' |
FdI |
| 27' |
IV-PSI |
| 27' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 23' |
Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1698
(Decreto-legge n. 3, Riduzione pressione fiscale sul lavoro dipendente)
(10 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori |
| 60' |
Governo |
| 60' |
Votazioni |
| 60' |
Gruppi 7 ore, di cui: |
|
|
M5S | 1h | 31' |
FI-BP | 1h | 7' |
L-SP-PSd'Az | 1h | 6' |
PD |
| 50' |
Misto |
| 39' |
FdI |
| 38' |
IV-PSI |
| 38' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 32' |
Dissenzienti |
| 5' |
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 13 febbraio 2020
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 13 febbraio, alle ore 13,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 19,25).
Allegato A
DOCUMENTO
Richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione, formulata nella relazione del Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Catania, nei confronti del senatore Matteo Salvini, nella qualità di Ministro dell'interno pro tempore all'epoca dei fatti (Doc. IV-bis, n. 2)
ORDINE DEL GIORNO
Bernini, Ciriani, Malan, Rauti, Aimi, Alderisi, Balboni, Barachini, Barboni, Battistoni, Berardi, Bertacco, Biasotti, Binetti, Calandrini, Caliendo, Caligiuri, Cangini, Carbone, Causin, Cesaro, Craxi, Dal Mas, Damiani, de Bertoldi, De Poli, De Siano, Fantetti, Fazzolari, Fazzone, Ferro, Floris, Galliani, Gallone, Garnero Santanchè, Gasparri, Ghedini, Giammanco, Giro, Iannone, La Pietra, La Russa, Lonardo, Maffoni, Mangialavori, Masini, Alfredo Messina, Minuto, Modena, Moles, Nastri, Pagano, Papatheu, Paroli, Perosino, Petrenga, Pichetto Fratin, Quagliariello, Rizzotti, Ronzulli, Rossi, Ruspandini, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Stabile, Testor, Tiraboschi, Toffanin, Totaro, Urso, Vitali, Zaffini
Respinto (*)
Il Senato,
premesso che:
è all'esame dell'Assemblea la proposta di concessione dell'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro dell'interno pro tempore (Doc. IV-bis, n. 2);
in data 20 gennaio 2020 la Giunta, a seguito della parità dei voti favorevoli e di quelli contrari, non ha approvato, ai sensi dell'articolo 107, comma 1, secondo periodo, del Regolamento del Senato, la proposta messa ai voti dal Presidente e pertanto si è intesa accolta la proposta di concessione dell'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro dell'interno pro tempore;
considerato che:
l'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989 circoscrive espressamente l'oggetto della valutazione del Senato, richiedendo che quest'ultimo focalizzi la propria istruttoria esclusivamente su due circostanze (alternative tra di loro), ossia sul fatto che il Ministro abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo, congiuntamente al preliminare accertamento circa la natura ministeriale del reato che ad essa è strumentale;
il Tribunale dei Ministri ha rilevato che nel caso della nave Gregoretti (come peraltro sostenuto anche in riferimento al caso della Diciotti, di cui al Doc. IV-bis, n. 1) la condotta posta in essere dal ministro Salvini non sia inquadrabile nel novero degli "atti politici", in quanto tali sottratti al sindacato dell'autorità giudiziaria, ma in quelli amministrativi, come tali sindacabili dal giudice; la problematica, tuttavia, potrebbe non investire l'oggetto delle valutazioni che l'Assemblea è chiamata ad effettuare, atteso che la distinzione tra atti politici ed atti amministrativi (o di alta amministrazione), elaborata prima dalla giurisprudenza amministrativa e poi da quella penale, ha rilievo rispetto all'autorità giudiziaria, ma non certo rispetto al Senato, che da un lato è legittimato in altra sede a sindacare anche gli atti politici del Governo (ad esempio, mediante atti di sindacato ispettivo) e dall'altro è chiamato ora a valutare un elemento estrinseco rispetto alla predetta distinzione, ossia l'interesse pubblico governativo, che può teoricamente sussistere anche con riferimento agli atti amministrativi o di alta amministrazione; in conclusione, il profilo che il Senato è chiamato a valutare non dovrebbe consistere nella natura, politica o viceversa amministrativa o di alta amministrazione dell'atto, in quanto anche un atto amministrativo (o di alta amministrazione) può avere finalità governative;
relativamente al caso Gregoretti, il Senato non potrebbe mai prescindere dalla valutazione oggettiva del precedente della Diciotti e dal decisum adottato in tale circostanza: una soluzione diversa potrebbe infatti essere prospettata solo qualora le divergenze tra i due casi fossero ritenute tali da giustificare, attenendosi ad un principio di ragionevolezza, un'eventuale decisione difforme rispetto a quella adottata per il caso Diciotti;
nel caso di specie il presidente del Consiglio Conte ha esplicitato la linea del Governo in materia di sbarchi in diverse sedi istituzionali, e in particolare nella seduta dell'Assemblea del Senato del giorno 12 settembre 2018, con riferimento al caso Diciotti, in quanto prima fattispecie concreta che poneva determinate problematiche, risultando peraltro evidente che, una volta definita la linea del Governo in materia di sbarchi, non era indispensabile un'informativa parlamentare per ogni sbarco di immigrati avvenuto in Italia;
nel contesto di politiche sull'immigrazione adottate dal presidente del Consiglio Conte si inserisce la mail del 26 luglio 2019 (allegata alla memoria scritta depositata dal ministro Salvini) inviata dal dottor Benassi, consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio, al dottor Massari, ambasciatore rappresentante italiano a Bruxelles, finalizzata a sollecitare la redistribuzione degli immigrati imbarcati la sera prima sulla nave Gregoretti presso gli altri Stati membri dell'Unione europea; emerge la contestualità di tale iniziativa della Presidenza del Consiglio rispetto all'inizio della vicenda in questione, risalente alla sera del giorno precedente, ossia la sera del 25 luglio. Successivamente a tale presa in carico della vicenda, la Presidenza del Consiglio ravvisava delle incertezze nelle risposte di taluni Stati membri, incertezza che precludeva la possibilità di una ricollocazione immediata degli immigrati presso gli Stati europei, attestata dalla mail indirizzata dal dottor Massari a Elisabetta Belloni, Segretario generale della Farnesina e a Michele Baiano, Vice Segretario generale della Farnesina: "Sono in costante contatto con Michou" - funzionario organo competente UE - "che a partire da stamattina" - ossia dal 26 luglio, visto che la mail è di quel giorno - "ha contattato le diverse capitali europee. Per ora hanno risposto in quattro Paesi con disponibilità generica a prendere i migranti: Germania, Francia, Irlanda e Lussemburgo. Commissione/ altri SM considerano che anche noi prenderemo una parte. I quattro Paesi sopra menzionati ne prenderebbero secondo Michou circa 15 per ciascuno. Michou è fiduciosa che gli altri da lei contattati (Finlandia, Portogallo, Slovenia, Lituania, eccetera) risponderanno positivamente. Va messo in conto il ritardo nelle risposte dovuto al weekend estivo". Parlandosi nella mail di disponibilità generica, di ritardo nelle risposte, ne risulta che nulla fosse definito sul piano del ricollocamento e che l'iter governativo per la redistribuzione fosse appena iniziato e dovesse ancora conseguire i risultati sperati. Appare evidente che meccanismi di ricollocamento con valenza sicura ed immediata non fossero operativi a quella data, ossia al 26 luglio 2019, essendo le procedure di redistribuzione degli immigrati tutt'altro che automatiche e anzi di complessa e problematica attuazione;
l'immediatezza della presa in carico della vicenda da parte della Presidenza del Consiglio (fin dal 26 luglio, come comprovato dalla richiamata mail) rende del tutto inverosimile l'ipotesi di un'azione individuale del ministro Salvini, che operò invece in un contesto caratterizzato dalla compartecipazione operosa dell'Esecutivo alla vicenda; tale ipotesi risulta oggettivamente non plausibile sia per un elemento "intrinseco", costituito dalla contraddittorietà e illogicità di tale ricostruzione ipotetica, e sia per un elemento "estrinseco", costituito dalla mancanza di qualsivoglia esternazione in quei giorni da parte del Presidente del Consiglio, atta a criticare le scelte del ministro Salvini e a prenderne conseguentemente le distanze separando la posizione del Governo dalla posizione di Salvini. Quanto al predetto elemento intrinseco, risulta manifestamente inverosimile una situazione ipotetica in cui l'Esecutivo da un lato coadiuvava fattivamente l'attività del ministro Salvini nelle politiche di controllo e gestione dei flussi migratori e dall'altro lo osteggiava rispetto alle concrete modalità di attuazione operativa delle stesse, peraltro nello stesso arco temporale, con un corto circuito logico in grado di minare la plausibilità di tale ipotetica ricostruzione;
le analogie tra i due casi sono pregnanti e sono sottolineate anche dal Tribunale dei Ministri, che richiama espressamente il caso Diciotti. Il punto principale che è idoneo ad evidenziare l'assoluta similarità delle due fattispecie è contenuto nella relazione per l'Assemblea (Doc. IV-bis, n. 1-A), sulla quale si è registrato un voto favorevole dell'Aula. Si legge, a pagina 12 della predetta relazione, che nel caso della Diciotti non è configurabile un mero interesse politico-partitico del ministro Salvini. Su tale profilo è scritto testualmente nella relazione: "Solo una presa di posizione contraria, espressa in sede istituzionale, avrebbe legittimato una diversa configurazione del profilo teleologico della condotta del ministro Salvini. In particolare, se il Presidente del Consiglio - che ha compiti di coordinamento della politica del Governo - avesse assunto una posizione di distanza o di contrarietà rispetto alle decisioni del ministro Salvini sul caso Diciotti, allora avremmo potuto ipotizzare un interesse partitico e non governativo. Ma questo non è avvenuto nella vicenda in esame". Le stesse argomentazioni sono riproducibili in toto per il caso Gregoretti, sotto tale aspetto integralmente assimilabile al caso Diciotti. Anche nel caso della Gregoretti nessuna presa di posizione contraria è stata assunta all'epoca dei fatti dal presidente del Consiglio Conte. E non ha alcun rilievo la circostanza della mancanza di una delibera del Consiglio dei ministri sul caso Gregoretti, sottolineata dal Tribunale. Come infatti precisato testualmente a pagina 7 della relazione per l'Assemblea sul caso Diciotti "l'indirizzo politico non sempre e non necessariamente si estrinseca attraverso atti formali. Il coordinamento della politica dell'Esecutivo, spettante al Presidente del Consiglio dei ministri, in molti casi si attua attraverso comportamenti concludenti, che non hanno necessariamente la forma della deliberazione del Consiglio". Peraltro, la mancata convocazione di una seduta del Consiglio dei ministri sul caso Gregoretti, certificata dal segretario generale Chieppa, potrebbe anche assumere il significato di un'implicita condivisione rispetto all'azione del Ministro dell'interno, in quanto non si sarebbe ritenuto opportuno osteggiarla sul piano degli indirizzi governativi, attraverso una presa di posizione formale del Consiglio stesso, atta a criticare la gestione del caso Gregoretti operata dal ministro Salvini. Se il Presidente del Consiglio avesse voluto assumere sul piano istituzionale un indirizzo di gestione delle politiche migratorie diverso da quello seguito dal ministro Salvini nel caso Gregoretti, avrebbe potuto convocare ad horas una seduta del Consiglio per l'assunzione di una decisione di indirizzo contraria rispetto alle scelte gestionali del ministro Salvini, ma ciò non è avvenuto;
da un punto di vista metodologico, il Senato non è chiamato a valutare se nel caso di specie siano configurabili le figure - delineate dalla giurisprudenza della Corte di cassazione - del concorso cosiddetto morale nel reato del professor Conte o di altri esponenti del Governo (e quindi non è chiamato a valutare se sussista in concreto un concorso nel reato, in quanto tale punibile, o viceversa una mera connivenza, non rilevante penalmente), né tantomeno se possa connotarsi la figura - anch'essa di matrice giurisprudenziale - del concorso nel reato commissivo mediante omissione (ai sensi del combinato disposto dell'articolo 110 e dell'articolo 40, comma 2, del codice penale): tali valutazioni sono riservate all'esclusiva competenza dell'autorità giudiziaria, per il principio di separazione dei poteri e per le implicazioni dello stesso; nel caso di specie, quindi, il coinvolgimento del Governo non deve essere valutato ai fini penalistici (ossia ai fini dell'eventuale concorso nel reato del presidente Conte), quanto ai fini politico-governativi. Come precisato anche nella relazione all'Assemblea sul caso Diciotti, il Senato è chiamato a pronunciarsi esclusivamente in merito alla sussistenza o meno di un interesse pubblico inerente alla funzione di Governo;
il senatore Salvini ha prodotto numerosi elementi atti ad evidenziare il coinvolgimento dell'Esecutivo nel suo complesso: ad esempio, un'agenzia di stampa del 30 luglio 2019 riporta che il ministro della giustizia Alfonso Buonafede, nel riferirsi alla vicenda in corso, ha così dichiarato: "[...] vengono salvaguardati i diritti, le persone che dovevano scendere sono scese, sono monitorate le condizioni di salute, ma del problema immigrazione deve farsi carico tutta l'Europa"; da un'altra agenzia di stampa del 31 luglio 2019 risulta che il vice presidente del consiglio Luigi Di Maio ha affermato: "Per me l'Italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti, quei migranti devono andare in Europa, però non si trattino i nostri militari su quella nave come pirati. Pieno rispetto per le forze dell'ordine". In ogni caso, a prescindere da tali significativi elementi, il dato in assoluto più rilevante sarebbe sicuramente l'eventuale posizione di contrarietà del presidente Conte, espressa nei giorni in cui la nave era in mare con gli immigrati a bordo, in sedi istituzionali o anche eventualmente in sedi informali. A tale proposito, non risulta individuabile alcuna dichiarazione, alcuna intervista del professor Conte, alcuna dichiarazione effettuata dallo stesso in ambito parlamentare o extra parlamentare atta a contestare la scelta del ministro Salvini. Né nei giorni in cui la nave era in mare con gli immigrati a bordo, né nei giorni immediatamente successivi alcuna dichiarazione del presidente Conte, espressa nelle sedi formali o informali, fu resa al fine di separare la posizione del Governo da quella del ministro Salvini. Quindi, a prescindere dalla configurabilità o meno di un concorso nel reato del presidente Conte (elemento sul quale il Senato come detto non può, anzi, non deve esprimersi), sicuramente è configurabile un coinvolgimento politico-governativo di quest'ultimo, comprovato innanzitutto dall'assenza di qualsivoglia presa di posizione contraria sulla conduzione del caso Gregoretti da parte del ministro Salvini e sulle scelte dallo stesso operate. Il caso era notorio ed era su tutti i mass-media e su tutti i giornali di quei giorni. Non era necessaria una comunicazione specifica di Salvini, perché gli elementi della vicenda erano ravvisabili in toto dalla stampa. Peraltro, nella stessa mail del 26 luglio, inviata dal consigliere diplomatico di Conte, dottor Benassi, si legge testualmente «persons saved in the sea and currently on board of the ship "Gregoretti"»; parlando il consigliere diplomatico di Conte della presenza di migranti a bordo della Gregoretti è quindi assolutamente inverosimile che quest'ultimo non sapesse nulla della vicenda; in qualità di Presidente del Consiglio, avrebbe dovuto in quei giorni esprimere pubblicamente la propria contrarietà alle scelte del ministro Salvini ove tali scelte fossero state da lui ritenute in contrasto con gli indirizzi dell'Esecutivo;
la legge costituzionale n. 1 del 1989 incentra la scriminante extra ordinem non sull'effettiva sussistenza di un preminente interesse pubblico, quanto sul "perseguimento" dello stesso. È quindi la finalità perseguita dal Ministro a costituire l'ambito del riscontro che il Senato è chiamato a svolgere e non l'effettiva sussistenza dell'interesse. Nel caso di specie, il perseguimento di un preminente interesse pubblico consisteva nel tentativo di dare una regolamentazione più rigorosa e corretta alla gestione dei flussi migratori, al duplice scopo di disincentivare il traffico degli immigrati e i conseguenti naufragi, oltre che delimitare il numero di accessi irregolari clandestini sul territorio nazionale, con tutti i riflessi sulla sicurezza pubblica, anche sotto il profilo della minaccia terroristica. Come sottolineato anche con riferimento al caso Diciotti, nella riunione del 13 giugno 2018 del Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica, il direttore generale del dipartimento informazioni per la sicurezza sottolineava rischi terroristici legati ai flussi migratori, prospettando in tal modo un pericolo per l'interesse pubblico alla sicurezza nazionale - interesse senza dubbio idoneo a rivestire una connotazione di preminenza, attesa l'oggettiva rilevanza dei diritti connessi alla tutela dell'incolumità pubblica da tali minacce terroristiche - ed una conseguente esigenza di tutela dello stesso. Anche qualora il ministro Salvini avesse erroneamente sopravvalutato un pericolo terroristico, ciò non comporta il venir meno del perseguimento di un interesse pubblico inerente all'azione di Governo, in quanto l'autonomia costituzionalmente garantita non consente - diversamente da quanto avviene per le scriminanti comuni e in particolare per la scriminante di cui all'articolo 51 del codice penale - uno stretto "ancoraggio" della scriminante ai presupposti della necessità ed indispensabilità dell'atto contrario a norme penali per porre in essere l'adempimento del dovere; diversamente opinando, infatti, la scriminante extra ordinem di cui alla legge costituzionale n. 1 del 1989 e quella di cui all'articolo 51 del codice penale verrebbero a coincidere e, conseguentemente, diventerebbe inutile l'attività del Senato, tendendo a sovrapporsi a quella dell'autorità giudiziaria e configurandosi come un'inconcepibile e impropria fase di "secondo grado" rispetto al riscontro della scriminante inerente all'adempimento del dovere,
per tutti questi motivi delibera di concludere in difformità dalla decisione adottata dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, con conseguente diniego della richiesta di autorizzazione a procedere di cui al Doc. IV-bis, n. 2.
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(*) In conseguenza della reiezione dell'ordine del giorno G1, le conclusioni della Giunta favorevoli alla concessione dell'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del senatore Matteo Salvini si intendono accolte
Allegato B
Integrazione all'intervento del senatore Grasso nella discussione del Doc. IV-bis, n. 2
Per assolvere alle competenze del Senato in merito alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'alloro Ministro dell'interno, senatore Matteo Salvini, è indispensabile avere chiaramente presente quanto avvenuto.
Il 25 luglio 2019, alle ore 18.30, il comandante della nave «Gregoretti», unità militare appartenente al Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, riceve l'ordine di fare rotta a nord di Lampedusa per caricare a bordo alcuni migranti soccorsi in mare in due distinte operazioni SAR condotte da un pattugliatore della Guardia di finanza e da una motovedetta della guardia costiera.
Alle ore 7.40 del 26 luglio, i 135 naufraghi vengono caricati a bordo della nave «Gregoretti». Contestualmente il Comando generale delle Capitanerie di porto ordina alla nave di dirigersi verso il porto di Catania in attesa dell'indicazione del Place of Safety (POS). La nave «Gregoretti» giunge alle ore 00.35 del 27 luglio nel punto di fonda indicato.
Alle 18.10 del 27 luglio il Comando generale delle Capitanerie di porto comunica che il probabile luogo di sbarco sarebbe stato il pontile «NATO» nel porto di Augusta. Successivamente viene disposto lo sbarco di una donna nigeriana incinta, del marito e dei suoi due figli minori. Alle 23.00 il Comando generale, stante il peggioramento delle condizioni nautico-climatiche, ordina alla nave «Gregoretti» di recarsi verso il porto di Augusta, dove arriva alle 03.15 del giorno successivo ormeggiando al pontile «NATO» precedentemente indicato.
Il 29 luglio, a seguito di una missiva da parte della procura presso il Tribunale per i minorenni di Catania, il Ministero dell'interno autorizza lo sbarco di 17 naufraghi dichiaratisi minorenni, uno dei quali, rivelatosi maggiorenne, viene ricondotto a bordo.
Il 30 luglio viene disposta, con decreto della procura della Repubblica di Siracusa, un'ispezione a bordo della nave «Gregoretti». Dalle risultanze depositate agli atti risulta che 29 naufraghi presentavano segni clinici di malattie infettive e contagiose.
Il 31 luglio, in una missiva indirizzata alla questura e alla prefettura di Siracusa, oltre che al Comando generale delle Capitanerie di porto, il procuratore di Siracusa sottolinea i rischi connessi alla situazione sanitaria a bordo e manifesta la volontà di procedere allo sbarco dei naufraghi. Lo stesso giorno viene autorizzato lo sbarco dei 116 naufraghi, poi trasferiti presso l'hotspot di Pozzallo.
Il delitto contestato, per il quale si richiede l'autorizzazione a procedere, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 96 della Costituzione e dell'articolo 9, comma 3 della legge n. 1 del 1989, è il sequestro di persona aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale, dall'abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché dall'aver commesso il fatto anche in danno di soggetti minori, previsto e punito dall'articolo 605, comma 1, comma 2 n. 2 e comma 3 del codice penale.
L'articolo 605 del codice penale protegge la libertà personale come diritto inviolabile della persona, principio che scaturisce dagli articoli 2 e 13 della Costituzione. Ai sensi della richiamata legge costituzionale n. l del 1989, affinché il Senato possa insindacabilmente negare l'autorizzazione a procedere, occorre valutare se l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo.
Ricevuti gli atti dal tribunale dei Ministri di Catania, il Senato deve, in via preliminare, valutare se la condotta contestata abbia natura di reato ministeriale e, in caso contrario, restituire gli atti all'autorità giudiziaria affinché il procedimento prosegua nelle forme ordinarie. Se riconosce invece la natura ministeriale del reato può: a) negare l'autorizzazione a procedere, qualora si ritenga che la condotta sia stata giustificata dalla necessità di tutelare un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o per perseguire un preminente interesse pubblico; b) autorizzare l'autorità giudiziaria a procedere se non ritiene sussistenti le predette condizioni.
La competenza a qualificare il reato come ministeriale spetta in via preliminare alla procura e successivamente alla sezione reati ministeriali del tribunale ma poi, essa, deve necessariamente essere confermata dal Parlamento. Si tratta dunque di una precondizione per procedere alla valutazione circa le due esimenti speciali contenute nell'articolo 9, comma 3 della legge costituzionale n. 1 del 1989. Essendo stata la condotta posta in essere in un arco temporale compreso tra il 27 ed il 31 luglio 2019 - periodo nel quale il senatore Salvini era Ministro dell'interno - ed essendo il reato contestato chiaramente connesso alla sua funzione, si conviene con la valutazione del tribunale dei Ministri circa la natura ministeriale del reato.
L'ordine impartito dal ministro Salvini di bloccare la procedura di indicazione del POS al fine di non far sbarcare i naufraghi, è connotato da evidenti violazioni di una serie di norme internazionali e nazionali: la Convenzione internazionale SOLAS (Safety of Life at Sea) per la sicurezza della vita in mare, 1974; la Convenzione internazionale SAR (Search and Rescue) sulla ricerca ed il salvataggio marittimo adottata ad Amburgo il 27 aprile 1979 (ratificata con la legge 3 aprile 1989, n. 147); la Convenzione internazionale UNCLOS (United Nation Convention on the Law of the Sea) sul diritto del mare, 1982; Il decreto del Presidente della Repubblica 28 settembre 1994, n. 662 «Regolamento di attuazione della legge 3 aprile 1989, n. 147, concernente l'adesione alla convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo»; il testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286), che all'articolo 10-ter prevede l'immediata conduzione in struttura ricettiva per le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico e per l'attivazione delle istanze di protezione internazionale, escludendo qualsiasi forma di costrizione nei confronti dei migranti; il decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 «Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero», secondo cui (articolo 23, comma 1) l'attività di prima assistenza e soccorso può essere svolta al di fuori dei centri per il tempo strettamente necessario all'avvio dei procedimenti e per l'erogazione di specifiche forme di assistenza; le Linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare, di cui alla risoluzione MSC 167-78 del maggio 2004; la Convenzione internazionale di Istanbul (direttiva europea 2004/83/CE; legge 73/2013), nella parte in cui prevede che le donne che subiscono violenza sessuale hanno diritto a vedersi riconoscere lo stato di rifugiate; a bordo della «Diciotti» si trovavano ben undici donne che avevano subito stupri nei campi profughi libici e che dovevano quindi essere sbarcate immediatamente; il regolamento dell'Unione europea n. 604 del 2013 (regolamento "Dublino III"), che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro di primo ingresso competente per l'esame delle domande di protezione internazionale presentate dal cittadino di un paese terzo o da un apolide; il regolamento dell'Unione europea n. 656 del 2014, recante norme per la sorveglianza delle frontiere marittime esterne nel contesto della cooperazione operativa degli Stati membri dell'Unione europea; la procedura operativa standard (SOP) 009/15 del Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera, per l'individuazione delle procedure da seguire per una rapida e tempestiva individuazione del POS nei casi in cui l'IMRCC abbia assunto il coordinamento di operazioni di soccorso, quand'anche al di fuori della SRR (Search and Rescue Region); il decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142 «Attuazione della direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché della direttiva 2013/32/UE, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale»; la Legge 7 aprile 2017, n. 47 «Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati».
Da tale quadro normativo emerge chiaramente l'obbligo dello Stato italiano di soccorrere le persone in pericolo in mare e di completare il coordinamento dell'evento con l'indicazione di un luogo sicuro, o (come indicato dalle linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare) di una località sulla terraferma dove le operazioni di soccorso si considerino concluse e dove: la sicurezza dei sopravvissuti non sia più minacciata; le necessità primarie siano soddisfatte (cibo, alloggio, cure mediche); il trasporto nel minor tempo possibile dei sopravvissuti nella destinazione più vicina o finale possa essere organizzato.
Nell'esaminare il caso «Gregoretti» ci si è sin da subito riferiti al recentissimo precedente del caso «Diciotti», sul quale il Senato della Repubblica è stato chiamato a pronunciarsi nel corso di questa legislatura, nel febbraio del 2019. In quella circostanza, come si ricorderà, l'Aula - confermando le conclusioni addotte dal relatore Gasparri - negò l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'alloro ministro Salvini. Nella fase istruttoria del procedimento, la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari aveva dapprima verificato la sussistenza della natura ministeriale del reato contestato, e, successivamente, qualificato tali azioni come necessarie per tutelare un preminente interesse dello Stato. E' evidente che i casi presentino alcune analogie, sia in fatto che in diritto: tuttavia le analogie, da sole, non sono sufficienti a giustificare il richiamo sic et simpliciter della decisione assunta dal Senato nel caso «Diciotti» come un precedente che abbia valore cogente. Le differenze, invero, sono rilevanti a tal punto da richiedere un supplemento di analisi e un diverso orientamento del Parlamento.
Le differenze sono così sostanzialmente riassumibili:
A) le condizioni di precarietà igienico-sanitarie dei migranti erano assolutamente note al Ministro sin dall'inizio delle operazioni di salvataggio. Come si legge nei documenti inviati dalla sezione reati ministeriali del tribunale di Catania, il 26 luglio 2019 la dottoressa Reale, appartenente al Corpo italiano di soccorso Ordine di Malta, è stata trasbordata sulla nave «Gregoretti», ove è rimasta anche nei giorni seguenti. La dottoressa Reale assunta a s.i.t. dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della procura di Siracusa, ha dichiarato di avere accertato tra i migranti a bordo numerosi casi (circa 30) di scabbia e sospetta tubercolosi, destinati ad aumentare per il rischio di contagio, con il passare dei giorni. Inoltre la stessa dottoressa Reale ha anche reso noto come «le condizioni igienico sanitarie in cui si trovano i 131 migranti a bordo della nave sono, in atto, scadenti, data la promiscuità nella condivisione degli spazi comuni ed in graduale peggioramento data la loro continua permanenza a bordo. Essi (gli spazi, nota del redattore) hanno favorito la diffusione di numerosi casi di scabbia per il prolungato contatto interumano e non garantiscono il mantenimento in condizioni di una adeguata pulizia delle ferite medicate a bordo. La condizione dei luoghi non permette, altresì, l'esecuzione di eventuali procedure sanitarie in condizioni di sterilità [...]». La particolare situazione di precarietà sanitaria emerge anche da altri atti trasmessi dal tribunale di Catania ed particolare dalla relazione dell'ispezione effettuata dai consulenti dottor Sapia, dott.ssa Franco e dott.ssa Cappello a bordo della nave «Gregoretti» ordinata in data 30 luglio 2019 dal procuratore della Repubblica di Siracusa. Dalla relazione è emerso che 29 naufraghi presentavano evidenti segni di malattie infettive e tra questi vi era una persona che presentava un quadro clinico compatibile con la tubercolosi polmonare.
B) La nave «Gregoretti», a differenza della nave «Diciotti» non è attrezzata per operazioni di salvataggio e, pertanto, è inidonea ad ospitare in sicurezza un numero considerevole di persone, peraltro per un arco di tempo non breve. Come sottolineato anche dal comandante Berlano (v. dichiarazioni rese il 30 luglio 2019 dinanzi al procuratore della Repubblica di Siracusa): «La nave "Gregoretti" è destinata ad attività di vigilanza e pesca, ed ha caratteristiche tecnico/nautiche che impediscono di fornire adeguata sistemazione ad un numero elevato di persone, condizione questa che ha determinato che i migranti sono, di fatto, ospitati sul ponte di coperta esposti agli agenti atmosferici [...] domani sono previsti trentacinque gradi». D'altro canto lo stesso equipaggio era composto di sole 30 unità, un numero assolutamente insufficiente a gestire l'elevato numero di naufraghi, condizione questa che ha esposto i nostri militari al rischio di ammutinamento oltre che a quello di contagio. Le diverse caratteristiche nautico-strutturali della nave «Gregoretti» rispetto alla «Diciotti» - secondo l'espressione di alcuni membri della Giunta - non sarebbero idonee a giustificare una deliberazione difforme rispetto al precedente caso «Diciotti» in quanto «la diversità strutturale della Gregoretti può al limite incidere sull'elemento oggettivo dell'eventuale reato, ma non sulla valenza governativa dell'interesse pubblico perseguito». In altre parole, il fatto che a differenza della «Diciotti», su quella nave c'erano condizioni di inadeguatezza dei mezzi nonché di sofferenza e precarietà igienico-sanitaria a cui erano esposte tutte le persone a bordo è considerato come un dettaglio che in ultima analisi debba interessare i giudici poiché, ai fini della deliberazione del Senato, tali peculiarità non rilevano. In proposito è anzitutto da ricordare che per norma di civiltà, ancora prima che giuridica, lo Stato ha il dovere cogente di assicurare a qualsiasi persona che si trovi nella sua custodia, per qualsiasi ragione, assistenza con beni di prima necessità e cure mediche.
C) Gli eventi SAR che hanno coinvolto un pattugliatore della Guardia di finanza e una motovedetta della guardia costiera e, da ultimo, la nave «Gregoretti», sono stati frutto di una solida collaborazione tra le autorità italiane e quelle maltesi, a differenza di ciò che avvenne nel caso «Diciotti». Si ricorderà come - nel caso «Diciotti» - sia il relatore Gasparri che il ministro Salvini dichiararono che era in atto una controversia internazionale con Malta in ordine allo Stato obbligato a rilasciare il POS: tale argomentazione fu tra le più citate nell'orientare la scelta dell'Aula a riconoscere le azioni del ministro Salvini come necessarie per perseguire un preminente interesse dello Stato. Anche allora rilevai come l'eventuale esistenza di tale controversia non avrebbe potuto sospendere l'attuazione delle norme internazionali che regolano il salvataggio in mare e che il comportamento scorretto di Malta non aveva in alcuna misura cambiato il ruolo che l'Italia aveva assunto. Nel caso «Gregoretti», invece, appare chiaro sin da subito che le operazioni - pur svolgendosi nell'area SAR di competenza maltese - siano state concordate proprio con le autorità di quel Paese, contemporaneamente impegnate in altri interventi di stessa natura. Il prolungato trattenimento dei naufraghi che configura il reato di sequestro di persona non può dunque essere spiegato con l'inesistente necessità di risolvere preliminarmente una controversia di natura internazionale sulle operazioni di salvataggio.
Il presidente Gasparri, così come il senatore Salvini nella memoria presentata in Giunta, sottolinea come il perseguimento dell'interesse pubblico possa essere evinto dalla valenza governativa che il caso «Gregoretti» aveva assunto, in linea di continuità con quanto sostenuto da entrambi nell'esame del caso «Diciotti». Spostando la titolarità delle azioni in capo all'intero Governo, infatti, esse sarebbero frutto di una responsabilità collegiale e, di pari passo, finalizzate al perseguimento delle politiche dell'Esecutivo in materia di immigrazione. È bene affrontare questo aspetto, nonostante in Giunta la relazione del presidente Gasparri non sia stata approvata.
Bisogna innanzitutto ricordare che la responsabilità collegiale dei Ministri o del Governo discende da una deliberazione formale o quantomeno dal verbale di una riunione del Consiglio dei ministri, mentre ciascuno dei Ministri è individualmente responsabile degli atti del proprio dicastero.
D'altro canto, una volta acquisite le memorie difensive prodotte da alcuni membri dell'allora Governo Conte I (in particolare del Presidente del Consiglio e dei ministri Di Maio e Toninelli) relativamente al caso «Diciotti», il Presidente Gasparri - correttamente - trasmise gli atti pervenuti al Presidente del Senato per l'inoltro alla procura di Catania, affinché potessero essere valutati i nuovi elementi emersi da parte del tribunale dei Ministri di Catania. La posizione espressa nella mia relazione di minoranza (cfr. RE18N1bis-bis) testimonia come già allora ritenessi tale accertamento necessario per poter eventualmente riscontrare un elemento a sostegno della tesi della collegialità delle azioni messe in campo dal ministro Salvini.
Nel caso «Gregoretti» - invece - tale accertamento è stato svolto non su invito della Giunta ma, motu proprio, dallo stesso tribunale dei Ministri di Catania, come risulta dagli atti trasmessi. È lo stesso tribunale nella sua relazione (pagine 2 e 3) a richiamare la richiesta con nota del 3.10.2019 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di fornire «informazioni sull'esistenza di ordini del giorno relativi al caso "Gregoretti" eventualmente tenutesi tra il 25 e il 31 luglio», acquisendo la risposta negativa da parte dei Palazzo Chigi.
Per questa ragione - in continuità logica con quanto sostenuto in passato, non si ravvede alcun elemento tale da poter qualificare le azioni del ministro Salvini come frutto di un orientamento comune del Governo. In ogni caso, giova comunque ricordare l'elemento dirimente rispetto alla eventuale qualificazione di quelle azioni come governative: l'individuazione del POS è un atto tipico del Ministero dell'interno di natura amministrativa e non un atto di natura politica o di alta amministrazione.
In particolare, come già esposto nella mia relazione di minoranza sul caso «Diciotti», «il diniego del rilascio del POS (e il conseguente divieto di sbarco) non si può configurare come atto politico in senso stretto ma piuttosto come una omissione che interrompe una procedura amministrativa posta in essere dal ministro Salvini sulla scorta di valutazioni e finalità politiche. Il Ministro, dunque, non aveva alcuna titolarità diretta e non avrebbe pertanto dovuto né potuto interferire nelle determinazioni del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione se non per gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica rientranti nelle sue più ampie funzioni».
L'approdo in un luogo sicuro - così come prevedono le già richiamate norme internazionali e quelle nazionali che ne discendono - nulla ha a che vedere con le politiche di redistribuzione che, invece, rientrano appieno nell'alveo delle azioni che l'Esecutivo intenda mettere in campo per realizzare il proprio programma di governo.
Il presidente Gasparri, nella relazione non approvata dalla Giunta, fa una premessa metodologica sul valore che può assumere un precedente in seno alle sue deliberazioni: viene evidenziato in particolare come, pur non potendosi considerare formalmente vincolante, non essendo le sentenze annoverate tra le fonti del diritto, rivesta tuttavia «un'autorità de facto», contribuendo a formare il cosiddetto diritto vivente. Il presidente Gasparri afferma come analogo discorso valga anche per i casi già esaminati dalla Giunta, atteso che il precedente parlamentare e, più in generale il pregresso decisum, acquista un rilievo ancora più marcato. La valutazione circa la riconducibilità o meno del caso «Gregoretti» al caso «Diciotti» assume dunque una valenza che egli definisce «pregiudiziale»
Se è vero dunque che, come afferma il relatore e come ci si sente di condividere, nel contesto parlamentare «i precedenti, specie quelli della legislatura in corso, devono necessariamente rivestire una valenza pregiudiziale e comunque una irrinunciabile autorità de facto per i casi analoghi», vale la pena richiamare l'attenzione circa la responsabilità e la prudenza che Giunta e Assemblea devono usare nell'adottare determinate decisioni, specie se relative a casi complessi e nei quali si sia realizzata una lesione dei diritti fondamentali. La Giunta, per motivi forse estranei a queste considerazioni, si è già espressa in questo senso; ora la parola è a questa Assemblea.
A tal proposito vorrei qui richiamare delle osservazioni che, nel tentativo di responsabilizzare le forze politiche coinvolte nella decisione, ho fatto in occasione del caso «Diciotti».
Nel decidere se sottrarre o meno un membro del Governo al giudizio della magistratura, si badi bene al giudizio e non alla condanna, bisogna concentrarsi su due profili: il primo è quello di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante; il secondo è quello della preminenza di un interesse pubblico. Il legislatore costituzionale sembra suggerire che il bilanciamento dei valori in gioco ai fini della concessione o del diniego dell'autorizzazione a procedere debba risolversi a favore della tutela dei più alti valori della Repubblica. E, ancora una volta, ormai più che consapevoli delle ricadute future, dobbiamo domandarci: quali sono i più alti valori della Carta fondamentale se non il riconoscimento e la garanzia di diritti inviolabili dell'uomo quali la vita, la salute, la libertà e la dignità umana?
Non è proprio la tutela ostinata di questi diritti che ci rende diversi da altri ordinamenti dove la vita, la salute, la libertà e la dignità sono stati sacrificati per ragioni di natura squisitamente politica?
Sovvertire l'ordine dando priorità ad altri interessi, qualunque essi siano (il contenimento dei flussi migratori, la ridistribuzione dei migranti, il consenso politico) rispetto alla tutela dei diritti inviolabili dell'uomo sarebbe ammettere una una nuova e pericolosa concezione della ragion di Stato.
A rafforzare questa convinzione, come sostenuto anche nella relazione sul caso «Diciotti», è la ratio della legge n. 124 del 2007 che regola l'attività dei nostri servizi d'intelligence. Il preminente interesse pubblico nell'esercizio di una funzione di Governo, che costituisce uno dei due parametri di valutazione forniti dalla legge costituzionale n. 1 del 1989, è infatti assimilabile al concetto di «ragion di Stato». Deve in particolare far riflettere l'articolo 17 della richiamata legge n. 124, che impedisce in modo categorico ai servizi segreti - che per natura si occupano di sicurezza nazionale - di compiere azioni dirette a mettere in pericolo o a ledere la vita, l'integrità fisica, la personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale, la salute, o l'incolumità di una o più persone neanche per la difesa di un supremo interesse pubblico: la sicurezza della Nazione. La ratio di quella legge - approvata all'unanimità dal Parlamento - è proprio quella di ribadire che nessuna ragione, neanche quella della sicurezza nazionale, neanche quella di Stato, costituisca una deroga ai diritti inviolabili delle persone. Dal momento che neanche i nostri Servizi possono agire al di fuori del dettato costituzionale, è curioso sostenere che un Ministro possa farlo per dare seguito al proprio programma politico: a fini della concessione o del diniego, inoltre, poco conta sostenere che sia un programma politico condiviso con altri membri del Governo. In ogni caso, pur riconoscendo il più ampio grado di autonomia del Governo nella determinazione della propria azione e dei mezzi necessari per assolverla, è evidente che tale azione sia sempre e comunque subordinata al rispetto dei principi fondamentali della Costituzione. Essi, nel loro insieme, determinano il carattere più profondo della nostra cultura giuridica e sono, per questa ragione, al di fuori della disponibilità di qualsiasi classe politica, ponendosi al di sopra di qualunque altra norma o azione, che ad essi deve necessariamente uniformarsi.
In conclusione, i diritti fondamentali non devono mai essere compressi per esigenze politiche. Eppure è accaduto (rectius), è accaduto nuovamente. Quello che non deve però nuovamente accadere è che il Senato, ancora una volta, sottragga al vaglio della magistratura un Ministro che reitera condotte antigiuridiche, offrendogli un pericoloso e ingiustificato scudo politico. Votando contro l'autorizzazione a procedere si crea dunque un nuovo, doppio, grave e pericoloso precedente vincolante che mina nel profondo il senso stesso della nostra democrazia, il suo complesso ma al contempo equilibrato sistema di pesi e contrappesi, di tutele dei diritti inviolabili della persona.
Attenzione dunque, perché se è vero che non può non tenersi conto del precedente, un doppio precedente rafforzerebbe ulteriormente quello scudo politico; scudo dietro al quale un qualsiasi Ministro potrebbe rifugiare le sue ostinate convinzioni politiche anche se comportano la compressione di diritti fondamentali. Non coniamo, per di più per il tramite di un organo parlamentare con funzioni di garanzia, una nuova e pericolosa ragion di Stato capace di derogare ai diritti inviolabili.
Sottolineato quale sia il pericolo in cui si incorre creando un doppio precedente, è doveroso interrogarsi su che tipo di discrezionalità abbia il Parlamento nel valutare se la condotta del Ministro sia stata posta in essere per il perseguimento di un preminente interesse pubblico o di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante. Giova, al tal fine, riproporre ancora una volta alcune osservazioni elaborate anche nel caso «Diciotti»
C'è il rischio infatti che, poiché la valutazione cui è chiamato il Parlamento è di natura "politica", essa possa di fatto tradursi nella possibilità, da parte della maggioranza che sostiene l'Esecutivo, di conferire legittimità a qualunque azione, anche la più grave, anche alla più spericolata. La valutazione del Parlamento - organo costituzionale nel quale si manifesta la volontà del popolo - è senza dubbio di natura "politica" ma non può per questo essere irragionevole e immotivata. Di volta in volta, infatti, è il Parlamento a dover fissare il confine oltre il quale si trascende dal perimetro democratico: una discrezionalità che, è evidentemente più ampia rispetto a quella del giudice che si deve limitare all'applicazione di una pena, ma che non può - proprio per l'importanza e l'inappellabilità delle proprie determinazioni - considerarsi illimitata.
La discrezionalità del Senato nell'affrontare la decisione sul caso «Gregoretti» si esprime anzitutto nell'identificazione del bene o dell'interesse costituzionalmente da tutelare; in secondo luogo, nella valutazione che nell'esercizio della funzione di Governo il Ministro abbia agito per tutelarlo o per perseguirlo.
Per operare questo tipo di scelta si devono necessariamente tenere in considerazione i principi fondamentali e il Titolo I della Parte prima della Carta costituzionale. Nessuna iniziativa, sia essa di natura giudiziaria, legislativa o governativa, può in alcun modo essere in contrasto con la Costituzione: a nessuno è consentito di agire al di fuori di tale perimetro, tanto più ad un membro dell'Esecutivo. Anche qualificando in maniera astratta un'azione governativa come di interesse pubblico, questo non basterebbe a configurare una delle due condizioni di diniego dell'autorizzazione a procedere previste dalla legge costituzionale n. 1 del 1989. Essa infatti specifica che ci si debba trovare di fronte a un «preminente interesse pubblico»: significa che l'operato politico del Governo deve inevitabilmente essere valutato non in termini assoluti ma in relazione al complesso di norme costituzionali, nazionali e internazionali che regolano la vita democratica del nostro Paese.
Nel nostro ordinamento non è prevista formalmente la preminenza di un interesse pubblico su un altro: non esiste una scala gerarchica assoluta, una prevalenza a priori di un valore costituzionale sugli altri. Si ritiene, anche a fronte della giurisprudenza della Corte Costituzionale, che si debba tutelare questi valori in maniera sistemica. È la politica, in questo caso il Parlamento, a dover operare una saggia e molto prudente valutazione dei casi specifici. Nel farlo può e deve lasciarsi guidare da alcuni criteri che proprio la Consulta ha elaborato, attraverso cui "leggere" situazioni nelle quali bisogna operare un bilanciamento di valori richiamati dalla Costituzione.
I giudici hanno innanzitutto affrontato il requisito della necessità, secondo cui è possibile limitare un diritto o un interesse costituzionale solo in presenza della necessità di attuare un altro valore che l'ordinamento pone sullo stesso piano. In secondo luogo essi hanno suggerito che si tenga presente il rapporto tra il diritto ritenuto prevalente (e quindi maggiormente tutelato) e quello valutato come "secondario" o recessivo (quindi subordinato al primo), a cui inevitabilmente si accorda minor tutela nell'operare il bilanciamento. Da ultimo hanno sottolineato come, secondo il principio della ragionevolezza, sia fondamentale verificare la proporzionalità della compressione dei diritti costituzionalmente rilevanti e la durata strettamente necessaria di tale compressione.
Dunque, nel caso di specie, negando l'autorizzazione a procedere si opererebbe di fatto un bilanciamento di valori del seguente tenore: si identifica come prevalente l'interesse dello Stato a gestire i flussi migratori o, per dirla con le parole del senatore Salvini, alla «difesa dei confini» (difesa da una nave militare italiana e per di più ancorata in un porto militare) e si ritengono recessivi i beni della libertà personale, della dignità, della salute, della vita e di tutte le norme cogenti che tutelano questi beni fondamentali.
La Corte ha inoltre avuto modo, in diverse sentenze, di evidenziare come la discrezionalità politica nella gestione dei fenomeni migratori incontri chiari limiti, sotto il profilo della conformità alla Costituzione e del bilanciamento di interessi costituzionali, nelle norme dei trattati internazionali che vincolano gli Stati contraenti, nella ragionevolezza e, soprattutto, nel diritto inviolabile della libertà personale (articolo 13 della Costituzione) come tale riconosciuto anche dall'articolo 2 della Costituzione: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo (...) e richiede l'adempimento dei doveri di solidarietà politica economica e sociale».
Più in particolare nella sentenza n. 105 del 2001 la Corte costituzionale ha rilevato che «per quanto gli interessi pubblici incidenti sulla materia dell'immigrazione siano molteplici e per quanto possono essere percepiti come gravi problemi di sicurezza e di ordine pubblico connessi a flussi migratori incontrollati, non può risultare minimamente scalfito il carattere universale della libertà personale, che, al pari degli altri diritti che la Costituzione proclama inviolabili, spetta ai singoli, non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani», ai quali la Costituzione riconosce i diritti inviolabili su cui si fonda la dignità umana e la tutela della persona, principio che vale nei confronti degli immigrati e ancor di più nei confronti dei naufraghi.
Mi auguro dunque che ogni singolo membro dell'Assemblea operi questo bilanciamento di valori a favore della tutela dei più alti valori della nostra democrazia.
Come si legge nella relazione trasmessa al Senato (pagina 4, Doc. IV-bis, n.2), la sezione reati ministeriali del tribunale di Catania, prima di procedere alla cronologia degli eventi e alle conclusioni con cui si chiede al Senato l'autorizzazione a procedere per il reato di sequestro di persona aggravato, inserisce una premessa. Viene chiarito che nel caso in esame, poiché i fatti hanno coinvolto una nave della Guardia costiera italiana e, quindi, una nave militare, (decreto legislativo n. 66 del 2010), non trovano applicazione le norme contenute nel decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53 del cosiddetto decreto sicurezza-bis, convertito dalla legge 8 agosto 2019, n. 77, stante quanto previsto dall'articolo 1 intitolato «Misure a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e in materia di immigrazione» che all'articolo 11 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, dopo il comma 1-bis ha inserito il seguente comma: «Il Ministro dell'interno, [...] può limitare o vietare l'ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare [..]».
Per le valutazioni che gli competono, la sezione reati ministeriali del tribunale di Catania ritiene dunque che le norme contenute nel decreto sicurezza bis non rientrino nel panorama normativo delle leggi che si assumono violate in ordine ai fatti contestati. Tuttavia ai fini del sindacato cui è chiamato il Senato - che è chiamato a valutazioni di tipo "politico" oltre che giuridico, sulle condotte poste in essere - non si può non ravvisare che il senatore Salvini è andato oltre quanto da lui stesso immaginato.
Quando ha scritto il decreto sicurezza-bis il Ministro dell'interno, senatore Salvini, si è sostanzialmente dotato di un potere: bloccare l'ingresso di navi in Italia. Nel dotarsi di questa prerogativa, nuova e speciale, si è però ben guardato dal concedersi la possibilità di bloccare anche le navi militari («salvo che si tratti di naviglio militare»). Lo ha fatto perché sarebbe stato un potere vistosamente abnorme e incostituzionale. Nel susseguirsi della vicenda della nave «Gregoretti» tuttavia, nonostante lui stesso abbia dovuto escludere una simile possibilità, di fatto ha impedito alla nave militare di portare a termine, attraverso lo sbarco dei naufraghi, le operazioni di soccorso in mare, come invece prescritto dalle convenzioni internazionali e dai protocolli sul salvataggio di vite umane in mare e sulla concessione del POS.
Sempre con la premessa metodologica della valutazione di tipo politico non si può non rilevare inoltre il contesto in cui quelle decisioni abnormi e contraddittorie sono state prese. I giorni del caso Gregoretti sono infatti i giorni che potremmo definire come quelle dell' "ebbrezza del Papeete", ovvero quella settimana di vacanze al mare - mentre il Senato, cui Salvini appartiene, era impegnato nella discussione e votazione di importanti provvedimenti - di cui i media ci hanno raccontato ogni aspetto: dalla polemica sulla moto d'acqua agli epiteti tipo "zingaraccia", dall'inno nazionale ballato in costume alle conferenze stampa in bermuda, dal giro dei mojito alle velate accuse di pedofilia ai cronisti di Repubblica. Dalle spiagge di Milano Marittima fu lo stesso senatore Salvini a dichiarare incessantemente, per prendersi da solo il merito, se così si può dire, del blocco della nave militare Gregoretti. Lo riporta ad esempio il «Corriere della Sera» del 27 luglio 2019, che cita tra virgolette questa dichiarazione dell'allora Ministro dell'interno: «Ho dato disposizione che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in tutta Europa dei migranti a bordo». Già l'articolo segnalava come non si potesse, nemmeno con le norme del decreto sicurezza-bis, trattare una nave militare come fosse una imbarcazione delle organizzazioni non governative.
In tal senso si possono leggere le dichiarazioni del ministro Di Maio del 31 luglio, inopinatamente inserite dal senatore Salvini nella memoria a sua difesa. Proprio il suo omologo Vice Presidente del Consiglio, infatti, sottolinea da un lato la necessità della redistribuzione in Europa dei naufraghi, ma dall'altro specifica (cito testualmente): «Però non si trattino i nostri militari su quella nave come pirati. Pieno rispetto per le Forze dell'ordine». Tale citazione, di cui non possiamo che ringraziare la strategia difensiva di Salvini, evidenzia come abnorme l'imposizione di non concedere il POS alla nave militare Gregoretti e rimarca la piena e personale responsabilità di Salvini.
Ci sono tutti gli elementi, di merito e di contesto, per portare ciascun senatore a votare a favore di questa autorizzazione a procedere. Perché è evidente a tutti che i diritti fondamentali non devono mai essere compressi per esigenze politiche. Ed è altrettanto evidente che non può accadere nuovamente che il Senato, dopo il caso Diciotti, sottragga al vaglio della magistratura un Ministro che reitera condotte antigiuridiche, offrendogli un pericoloso e ingiustificato scudo politico. Votando contro l'autorizzazione a procedere si creerebbe dunque un nuovo, doppio, grave e pericoloso precedente che mina nel profondo il senso stesso della nostra democrazia, il suo complesso, ma al contempo equilibrato, sistema di pesi e contrappesi, di tutele dei diritti inviolabili della persona. Il voto di oggi in qualche modo può bilanciare la pessima decisione di qualche mese fa, e difendere le istituzioni, soprattutto per il futuro, dal rischio che con un doppio precedente si avalli l'idea che la maggioranza che sostiene l'Esecutivo in carica, di qualsiasi colore sia, possa conferire legittimità a qualunque azione, anche la più grave, anche la più spericolata. Per questi motivi è necessario che si valuti positivamente la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Salvini.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Aimi, Barachini, Bertacco, Bini, Bogo Deledda, Bossi Umberto, Castaldi, Cattaneo, Ciriani, Crimi, De Poli, Di Piazza, Giacobbe, Malpezzi, Margiotta, Merlo, Misiani, Monti, Napolitano, Pacifico, Petrenga, Rauti, Ronzulli, Segre, Sileri e Turco.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: De Poli, per attività di rappresentanza del Senato (dalle ore 14,30); Valente, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere; Ferrazzi, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
Commissioni permanenti, variazioni nella composizione
Il Presidente del Gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha comunicato la seguente variazione nella composizione delle Commissioni permanenti:
6a Commissione permanente: entra a farne parte il senatore Mininno, in qualità di sostituto del senatore Turco, membro del Governo; cessa di farne parte il senatore Ortis, in qualità di sostituto del senatore Turco, membro del Governo.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatrice Pacifico Marinella
Disposizioni in materia di sospensione di quote del quinto dello stipendio dei dipendenti pubblici (1716)
(presentato in data 12/02/2020).
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
1ª Commissione permanente Affari Costituzionali
sen. Marin Raffaella Fiormaria ed altri
Istituzione della Giornata in memoria delle vittime dell'amianto e assegnazione di un riconoscimento onorifico ai comuni maggiormente colpiti (1359)
previ pareri delle Commissioni 5ª (Bilancio), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 12ª (Igiene e sanita'), 13ª (Territorio, ambiente, beni ambientali), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 12/02/2020);
2ª Commissione permanente Giustizia
sen. Mirabelli Franco ed altri
Disposizioni in materia di Garanti dei detenuti (1550)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 12/02/2020).
In sede referente
3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione
Gov. Conte-I: Ministro affari esteri e coop. inter.le Moavero Milanesi, Ministro difesa Trenta ed altri
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica democratica federale di Etiopia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Addis Abeba il 10 aprile 2019 (1700)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 4ª (Difesa), 5ª (Bilancio), 10ª (Industria, commercio, turismo)
C.1999 approvato dalla Camera dei deputati
(assegnato in data 12/02/2020).
Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli
In data 12/02/2020 la 3ª Commissione permanente Aff. esteri ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 18 dicembre 1997; b) Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 22 novembre 2017" (1239)
(presentato in data 18/04/2019);
in data 12/02/2020 la 3ª Commissione permanente Aff. esteri ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Mongolia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 3 maggio 2016" (1079)
(presentato in data 21/02/2019).
Affari assegnati
Sono deferiti alla 4a Commissione permanente (Difesa), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti di cui all'articolo 50, comma 2, del Regolamento:
l'affare sulla partecipazione italiana ai progetti di Difesa europea (Atto n. 414);
l'affare sulle condizioni del personale delle Forze armate (Atto n. 415).
Governo, trasmissione di atti
Il Ministero dell'università e della ricerca, con lettera in data 6 febbraio 2020, ha inviato - ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213 - la comunicazione concernente la nomina della professoressa Irene Bragantini a componente del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Italiano di Studi Germanici (n. 31).
Tale comunicazione è stata trasmessa, per competenza, alla 7a Commissione permanente.
Governo, trasmissione di atti concernenti procedure d'infrazione
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 10 febbraio 2020, ha trasmesso, in ottemperanza dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione sulla procedura d'infrazione n. 2020/0066, - avviata ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea - sul mancato recepimento della direttiva (UE) 2017/159 del Consiglio, del 19 dicembre 2016, recante attuazione dell'accordo relativo all'attuazione della Convenzione sul lavoro nel settore della pesca del 2007 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, concluso il 21 maggio 2012, tra la Confederazione generale delle cooperative agricole nell'Unione europea (Cogeca), la Federazione europea del lavoratori dei trasporti e l'Associazione delle organizzazioni nazionali delle imprese di pesca dell'Unione europea (Europeche) (Testo rilevante ai fini del SEE).
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 9a, alla 10a, alla 11a e alla 14a Commissione permanente (Procedura d'infrazione n. 52/1).
Autorità nazionale anticorruzione, trasmissione di atti. Deferimento
Il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, con lettera in data 28 gennaio 2020, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera g), della legge 6 novembre 2012, n. 190, una segnalazione "concernente la corretta applicazione dell'articolo 3 della legge 27 marzo 2001, n. 97", approvata da quel Consesso con delibera n. 24 del 22 gennaio 2020.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 2a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 416).
Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera in data 4 febbraio 2020, ha inviato il testo di diciannove risoluzioni approvate dal Parlamento stesso nel corso della tornata dal 16 al 19 dicembre 2019, deferite, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sotto indicate Commissioni competenti per materia:
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla concessione di ulteriore assistenza macrofinanziaria a favore del Regno hascemita di Giordania, alla 3a, alla 5a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 582);
risoluzione sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 2006/112/CE per quanto riguarda l'introduzione di taluni requisiti per i prestatori di servizi di pagamento, alla 1a, alla 5a, alla 6a, alla 10a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 583);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 904/2010 per quanto riguarda misure di rafforzamento della cooperazione amministrativa per lottare contro la frode in materia di IVA, alla 1a, alla 2a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 584);
risoluzione sulla proposta di decisione del Consiglio che modifica la decisione 2013/755/UE del Consiglio, del 25 novembre 2013, relativa all'associazione dei paesi e territori d'oltremare all'Unione europea ("decisione sull'associazione d'oltremare"), alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 585);
risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1306/2013 per quanto riguarda la disciplina finanziaria a decorrere dall'esercizio finanziario 2021 e il regolamento (UE) n. 1307/2013 per quanto riguarda la flessibilità tra i pilastri per l'anno civile 2020, alla 5a, alla 6a, alla 9a, alla 10a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 586);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e la Confederazione svizzera ai fini dell'applicazione di talune disposizioni della decisione 2008/615/GAI del Consiglio sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera, della decisione 2008/616/GAI del Consiglio relativa all'attuazione della decisione 2008/615/GAI sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera, compreso l'allegato, e della decisione quadro 2009/905/GAI del Consiglio sull'accreditamento dei fornitori di servizi forensi che effettuano attività di laboratorio, alla 1a, alla 2a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 587);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e il Principato del Liechtenstein ai fini dell'applicazione di talune disposizioni della decisione 2008/615/GAI del Consiglio sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera, della decisione 2008/616/GAI del Consiglio relativa all'attuazione della decisione 2008/615/GAI sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera, compreso l'allegato, e della decisione quadro 2009/905/GAI del Consiglio sull'accreditamento dei fornitori di servizi forensi che effettuano attività di laboratorio, alla 1a, alla 2a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 588);
risoluzione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione del protocollo tra l'Unione europea, la Confederazione svizzera e il Principato del Liechtenstein, dell'accordo tra la Comunità europea e la Confederazione svizzera relativo ai criteri e ai meccanismi che permettono di determinare lo Stato competente per l'esame di una domanda di asilo introdotta in uno degli Stati membri o in Svizzera, riguardante l'accesso a Eurodac a fini di contrasto, alla 1a, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 589);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa all'adesione delle Isole Salomone all'accordo di partenariato interinale tra la Comunità europea, da una parte, e gli Stati del pacifico, dall'altra, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 590);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di partenariato per una pesca sostenibile tra l'Unione europea e la Repubblica della Gambia e del protocollo di attuazione di tale accordo di partenariato, alla 3a, alla 9a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 591);
risoluzione sul progetto di regolamento di esecuzione della Commissione che modifica il regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 per quanto riguarda la proroga dei periodi di approvazione delle sostanze attive benfluralin, dimossistrobina, fluazinam, flutolanil, mancozeb, mecoprop-P, mepiquat, metiram, oxamil e pyraclostrobin, alla 9a, alla 12a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 592);
risoluzione sull'equità fiscale in un'economia digitalizzata e globalizzata: BEPS 2.0 alla 1a, alla 2a, alla 5a, alla 6a, alla 10a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 593);
risoluzione sullo Stato di diritto a Malta, dopo le recenti rivelazioni sull'assassinio di Daphne Caruana Galizia, alla 1a, alla 2a, alla 3a alla 8a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 594);
risoluzione sull'Afghanistan, in particolare le accuse di abusi sessuali ai danni di bambini nella provincia di Logar, alla 1a, alla 2a, alla 3a alla 4a, alla 7a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 595);
risoluzione sulla legge russa sugli "agenti stranieri", alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 596);
risoluzione sulla commemorazione del 30° anniversario della rivoluzione rumena del dicembre 1989, alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 597);
risoluzione sulla situazione degli uiguri in Cina ("China cables"), alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 598);
risoluzione sulla situazione dei diritti umani e della democrazia in Nicaragua, alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 599);
risoluzione sulla violenta repressione delle recenti proteste in Iran, alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 600).
Interrogazioni
PARAGONE - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il decreto ministeriale 10 maggio 2019, recante "Modalità di accesso alle prestazioni del Fondo indennizzo risparmiatori (FIR)", all'art. 4, comma 7, stabilisce che "le banche in liquidazione, le banche cessionarie e il FITD forniscono, senza oneri per i richiedenti, entro trenta giorni dalla richiesta degli istanti i documenti in loro possesso", necessari a completamento dell'istanza che i risparmiatori, o loro rappresentanti, che abbiano subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche e loro controllate aventi sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 10 gennaio 2018, in ragione delle violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza, ai sensi del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, devono presentare per chiedere l'erogazione dell'indennizzo da parte del FIR, come disciplinato dal medesimo art. 4, ed entro la data del 18 aprile 2020;
all'interrogante risulta che numerosi risparmiatori abbiano segnalato considerevoli ritardi nella trasmissione dei citati documenti, con attese anche di 5 mesi, come discusso in occasione dell'assemblea nazionale dei risparmiatori della banca Popolare di Vicenza e Veneto banca, tenutasi a Bassano del Grappa sabato 11 gennaio 2020, alla presenza di oltre 3.000 partecipanti, rilevando nel dettaglio defezioni da parte del gruppo Intesa Sanpaolo;
considerato che, se si procederà con questo ritmo, il rischio è che molte delle domande presentate in queste settimane non verranno evase, con danni incalcolabili per i risparmiatori che non potranno così accedere al FIR in ottemperanza alla scadenza del 18 aprile 2020,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione, se e come intenda intervenire affinché le banche in liquidazione, le banche cessionarie e il FITD rispettino i termini temporali di cui all'art. 4, comma 7, del decreto 10 maggio 2019, permettendo ai risparmiatori che abbiano subito un ingiusto pregiudizio il ristoro dei danni subiti, accedendo all'indennizzo.
(3-01377)
LANIECE, UNTERBERGER, BRESSA, STEGER, DURNWALDER - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
nel comune di Quincinetto, al confine tra le regioni Piemonte e Valle d'Aosta, una frana di circa mezzo milione di metri cubi di roccia e detriti è interessata da un movimento di una certa intensità ed è sotto stretto monitoraggio. Il tutto costituisce un serio pericolo per l'autostrada A5 internazionale del monte Bianco, viabilità comunale e tratta ferroviaria Torino-Aosta;
lo spostamento delle masse lapidee del fronte di frana misurato dalla strumentazione ha avuto nell'arco dell'anno ottobre 2018-ottobre 2019 un movimento totale superiore ai 40 centimetri, a causa delle forti precipitazioni verificatesi nel periodo autunnale;
le misure sono condotte dall'università di Firenze in accordo con SAV;
tenuto conto, altresì, che:
il tratto autostradale interessato dalla frana ha avuto nel 2019 diverse interruzioni al traffico per superamento delle soglie di attenzione indicate dall'università di Firenze e ciò ha comportato notevoli disagi alla circolazione, sia sul tratto piemontese, ma soprattutto sul versante della Valle d'Aosta;
sul tratto piemontese permane ancora una forte criticità rappresentata dal ponte di Quincinetto, che è attualmente quasi impraticabile per lavori di messa in sicurezza sismica, attraverso il quale è possibile reimmettersi in autostrada in caso di chiusura a Pont Saint Martin, peraltro tali lavori non consentiranno più di usufruire della portata originaria,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di tali criticità viabilistiche, che coinvolgono anche la viabilità di confine tra Piemonte e Valle d'Aosta e che, in caso di interruzione prolungata dell'autostrada, rischiano di creare una paralisi logistica di traffico, con ripercussioni economiche sia nazionali che internazionali, e quali provvedimenti intenda assumere per risolvere dette criticità, eventualmente avvalendosi della dichiarazione dello stato di emergenza, al fine di velocizzare le opere di messa in sicurezza autostradale.
(3-01378)
ANASTASI, GIROTTO, BOTTO, CROATTI, DI GIROLAMO, DESSI', LANZI, SANTILLO, VACCARO - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
l'innovazione rappresenta uno strumento essenziale per garantire la crescita del Paese e dare la possibilità alle nostre imprese di competere e generare nuove opportunità di lavoro qualificato;
i dati elaborati da numerosi centri studi, soprattutto in ambito UE, evidenziano infatti un livello di investimenti in ricerca e sviluppo in Italia ancora inferiore a quello degli altri Paesi dell'Unione europea. In particolare, nel 2015, la spesa totale destinata a ricerca e sviluppo in percentuale del PIL è stata pari all'1,33 per cento (21,9 miliardi di euro);
la media europea è pari al 2,03 per cento, mentre gli obiettivi 2020 fissati dalla UE stessa vedono una spesa in ricerca e sviluppo pari al 3 per cento del PIL entro il 2020;
considerato che:
la ricerca tecnologica italiana è tra le più apprezzate al mondo, eppure un numero significativo di ricercatori italiani continua a lasciare il Paese per mancanza di prospettive di carriera;
emerge poi con evidenza una difficoltà di trasferimento delle conoscenze dal mondo della ricerca al mondo delle imprese, ostacolando l'effetto leva sugli investimenti delle imprese in R&S;
i dati diffusi dalla stampa evidenziano come a fine 2019 il numero di start up innovative iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese è pari a 10.882, con un tasso di crescita trimestrale (2,6 per cento) in diminuzione rispetto agli anni precedenti (21 per cento in più nel 2014, 9,3 per cento in più nel 2015 a parità di periodo). In calo anche il numero di persone impiegate (13.903 persone), 781 in meno rispetto al secondo trimestre, ed il numero medio degli addetti (da 3,5 a 3,2),
si chiede di sapere quali siano le iniziative che il Ministro in indirizzo intende assumere per far fronte alle descritte difficoltà e per incentivare il livello di investimenti in ricerca e sviluppo in Italia.
(3-01379)
CORTI, PERGREFFI, CAMPARI, RUFA, FAGGI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
l'articolo 16 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2018, n. 130, incidendo sulle competenze dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART), ha attribuito a quest'ultima il compito di stabilire dei nuovi sistemi tariffari dei pedaggi autostradali, basati sul metodo del price cap, efficaci anche nei confronti delle concessioni già in essere e non soltanto per le nuove, laddove, in precedenza, al concessionario erano riconosciuti aumenti annuali di pedaggio pari al 70 per cento dell'inflazione;
i nuovi sistemi tariffari dei pedaggi autostradali, basati sul metodo del price cap, sono stati definiti dall'ART con apposite delibere nel giugno 2019;
l'articolo 13 del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162 ("decreto Milleproroghe", attualmente in corso di esame alla Camera dei deputati in prima lettura), ha stabilito il blocco dell'aumento dei pedaggi autostradali per quelle società concessionarie il cui periodo regolatorio quinquennale, indi il relativo piano economico-finanziario, siano pervenuti a scadenza;
il piano economico-finanziario (PEF) è quel piano che il concessionario sottopone allo Stato per regolare i propri investimenti (ad esempio nella manutenzione dell'infrastruttura concessa) e i relativi mezzi economici per farvi fronte, da recuperare con l'aumento dei pedaggi;
il medesimo articolo 13 del decreto milleproroghe ha fissato al 30 marzo 2020 il termine entro il quale i concessionari presentano al concedente le proposte di aggiornamento dei piani economico-finanziari, riformulate ai sensi dei nuovi criteri tariffari stabiliti dall'ART con le delibere predette, e al 31 luglio 2020 il termine ultimo entro il quale l'aggiornamento dei PEF deve perfezionarsi;
considerato che:
in data antecedente all'entrata in vigore delle disposizioni citate, alcune società concessionarie hanno presentato delle proposte di aggiornamento dei piani economico-finanziari informati ai criteri di tariffazione previgenti, e attendono, in alcuni casi dal 2018, l'approvazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
a quanto risulta agli interroganti, allo stato attuale: 6 concessioni sono scadute, devono essere riassegnate e sono pertanto prive di piano economico-finanziario relativo alla fase transitoria; una concessione (autostrada Asti-Cuneo) è in riscrittura; 13 piani economico-finanziari sono da aggiornare, in quanto il periodo regolatorio è pervenuto a scadenza nel 2019;
i piani economico-finanziari in attesa di approvazione prevedono investimenti per un totale di circa 11 miliardi di euro, di cui 7,2 miliardi per il periodo regolatorio 2019-2029, cui si aggiungono i 4,1 miliardi di euro previsti per la realizzazione della gronda di Genova;
le date previste dal decreto milleproroghe per la proposizione dei PEF e il loro perfezionamento finiscono per bloccare una quota importantissima di investimenti per lo sviluppo infrastrutturale del nostro Paese,
si chiede di sapere come il Ministro in indirizzo intenda adoperarsi al fine di pervenire, in tempi brevissimi, all'approvazione definitiva delle proposte di aggiornamento dei PEF delle società concessionarie, così da sbloccare immediatamente gli investimenti previsti nei medesimi piani, che ammontano a circa 11 miliardi di euro nell'arco di un decennio, anche alla luce dei procedimenti di revoca di talune concessioni autostradali che il Governo ha intenzione di avviare.
(3-01380)
D'ARIENZO, ASTORRE, MARCUCCI, FERRARI, FERRAZZI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
la velocità della ripresa economica e la competitività del nostro Paese dipende anche dalla realizzazione di importanti investimenti pubblici e privati. Sulle opere pubbliche si misura la capacità di dotare il Paese di un sistema di infrastrutture moderno, connesso, integrato e capace di creare crescita;
il Partito democratico ritiene, pertanto, imprescindibili gli investimenti pubblici quale volano per la crescita economica e del prodotto interno lordo;
uno dei punti fondamentali del programma di Governo è rappresentato dalla nuova strategia di crescita fondata sulla sostenibilità. Tale strategia richiede investimenti mirati all'ammodernamento delle attuali infrastrutture e alla realizzazione delle nuove infrastrutture, con l'obiettivo di realizzare nel nostro Paese un sistema moderno, connesso, integrato, più sicuro e che tenga conto degli impatti sociali e ambientali delle opere;
tali obiettivi programmatici sono stati tradotti da subito nella legge di bilancio per l'anno 2020 (legge n. 160 del 2019) in una serie di interventi finalizzati, da un lato, all'istituzione di un nuovo fondo per il rilancio degli investimenti pubblici delle amministrazioni centrali dello Stato e, dall'altro, per incrementare le risorse assegnate a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni per la realizzazione di opere pubbliche per la messa in sicurezza di edifici e territorio;
in particolare, quanto alle risorse destinate ai Comuni, la legge di bilancio ha previsto, per gli anni dal 2020 al 2024, l'assegnazione, nel limite complessivo di 500 milioni di euro annui, di contributi per investimenti destinati ad opere pubbliche in materia di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile;
gli stanziamenti finalizzati alla concessione di contributi per la realizzazione di opere pubbliche per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio sono state incrementate da 4,9 a 8,8 miliardi di euro, includendo tra le opere finanziabili anche quelle volte all'efficientamento energetico degli edifici;
nello stato di previsione del Ministero dell'interno è stato istituito un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro, per investimenti nei Comuni, per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034, nei settori dell'edilizia pubblica, della manutenzione della rete viaria, del dissesto idrogeologico, della prevenzione del rischio sismico e della valorizzazione dei beni culturali e ambientali;
è stata prevista l'assegnazione, nel limite complessivo di 2,78 miliardi di euro per gli anni dal 2020 al 2034, di contributi destinati alla spesa di progettazione definitiva ed esecutiva per interventi di messa in sicurezza del territorio, di edifici pubblici e di strade, ponti e viadotti;
quanto alle risorse destinate alle Province e alle Città metropolitane, è stata prevista la concessione di contributi, per un importo complessivo di 6,1 miliardi di euro, aggiuntivi rispetto a quanto già previsto dalla legislazione vigente, per il periodo 2020-2034, per il finanziamento degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria, nonché degli interventi relativi ad opere pubbliche di messa in sicurezza delle strade e di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico delle scuole degli enti medesimi;
quanto alle risorse destinate alle Regioni a statuto ordinario, la legge di bilancio ha previsto l'incremento di 2,4 miliardi di euro delle risorse per la realizzazione di opere pubbliche per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio, nonché per interventi relativi alla viabilità, alla rigenerazione urbana, alla riconversione energetica e alle infrastrutture sociali;
considerato che:
l'ingente stanziamento di risorse previsto nella legge di bilancio per il 2020 per le opere pubbliche deve essere accompagnato nei prossimi mesi dall'adozione di provvedimenti e misure che favoriscano la progettazione e la rapida realizzazione delle opere medesime;
gli ultimi dati sull'economia del Paese evidenziano la necessità di avviare investimenti che possano favorire una rapida ripresa economica e uno sviluppo al pari delle maggiori economie europee;
gli investimenti nelle infrastrutture rappresentano un efficace strumento per un positivo impatto sul PIL e, quindi, sull'occupazione e sulla crescita del Paese;
il Partito democratico conferma, inoltre, la necessità di escludere dal calcolo dei parametri funzionali del patto di stabilità gli investimenti infrastrutturali a sostegno dello sviluppo, dell'ammodernamento e della sicurezza delle infrastrutture italiane, liberando in tal modo ingentissime risorse, peraltro, già a disposizione,
si chiede di sapere quali interventi e opere infrastrutturali potranno essere sbloccate nei prossimi mesi, per favorire la ripresa economica e l'occupazione, incentivare la crescita e lo sviluppo dell'Italia, la connettività del nostro Paese, l'ammodernamento delle reti, soprattutto al Sud, e assicurare una mobilità sostenibile e sicura per i cittadini.
(3-01381)
ERRANI, DE PETRIS, GRASSO, LAFORGIA, NUGNES - Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. - Premesso che:
l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede che possano essere attribuite "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" alle Regioni a statuto ordinario (autonomia differenziata);
i diritti coinvolti, in particolare, nelle materie di cui alle lettere n) ed s) del secondo e del terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione (in primo luogo: salute, istruzione, tutela e sicurezza del lavoro, tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali), sono disciplinati, a livello di principi fondamentali, dalla legge dello Stato;
lo sviluppo delle iniziative in tema di regionalismo differenziato va collocato nel quadro di 20 anni di mancate risposte alle istanze dell'autonomia. La riforma in via di definizione costituisce un intervento sostanziale, che cambia l'assetto istituzionale del Paese. Per questo motivo è essenziale nella prosecuzione del processo di riforma che il ruolo del Parlamento si possa esercitare pienamente e che vi sia il coinvolgimento di tutte le Regioni e le autonomie, al fine di dare la possibilità di discutere nel merito delle intese secondo il principio di massima trasparenza, responsabilità e leale collaborazione tra le istituzioni;
l'assenza di una legge di attuazione del dettato costituzionale che fissi i limiti delle legislazioni regionali sulle materie di legislazione concorrente, i principi inderogabili che assicurino la tutela dell'unità e dell'indivisibilità della Repubblica, gli ambiti e i criteri di accesso al regionalismo differenziato, potrebbe comportare rischi rispetto all'equilibrio del sistema istituzionale con il peggioramento delle prestazioni fornite, deficit nei bilanci regionali, squilibri territoriali, conflitti di competenze;
è auspicabile che l'iniziativa intrapresa dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie di individuare in una legge quadro una cornice normativa entro la quale tutte le Regioni possano avviare procedure di intese per il regionalismo differenziato possa affrontare tutti i principali nodi problematici posti dai percorsi di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, assicurando che non vi sia il rischio, attraverso l'utilizzo sia pure transitorio della spesa storica, di una cristallizzazione dei divari di spesa che alteri in modo sostanziale l'accesso alla garanzia dei diritti di cittadinanza, soprattutto nelle aree più fragili del Paese, al fine di garantire la coesione nazionale;
l'articolo 117 della Costituzione, comma secondo, alla lettera m), stabilisce che lo Stato ha legislazione esclusiva sulla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), concernenti i diritti civili e sociali da garantire sul territorio nazionale, ma dal 2001 nessun Governo ha mai proceduto alla loro definizione, creando un vuoto normativo dentro cui diventa più agevole prevedere forme di distribuzione delle risorse legate alla ricchezza territoriale e di fatto discriminatorie;
si rende necessario, in via prioritaria, assicurare la centralità dei livelli essenziali delle prestazioni e dei fabbisogni standard per assicurare servizi pubblici adeguati su tutto il territorio nazionale, come presupposto fondamentale prima di procedere all'applicazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione. La Corte costituzionale, nella sentenza n. 275 del 2016, argomenta infatti che "è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l'equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione". Inoltre, per le materie di cui si chiede l'attribuzione che non riguardano i LEP, occorre garantire la certezza sulle modalità di attribuzione delle funzioni e sul riferimento a un calcolo di fabbisogni standard in coerenza con la legge n. 42 del 2009, perché ne sia consentito un finanziamento integrale;
data la rilevanza costituzionale degli atti descritti, si pone in modo centrale il problema del rispetto delle prerogative e del ruolo del Parlamento, innanzitutto nella fase di sottoscrizione delle intese con Regioni, assicurando natura vincolante alle proprie deliberazioni, e successivamente nella fase di controllo e verifica dell'attuazione degli impatti nel processo di attuazione dell'autonomia differenziata,
si chiede di sapere:
quale sia l'opinione del Ministro in indirizzo per garantire la piena attuazione della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale nelle Regioni e negli enti locali e superare i numerosi inadempimenti della previsione normativa;
se, prima di procedere a qualsiasi trasferimento di competenze a una o più Regioni, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, assicuri che siano definiti preventivamente i livelli essenziali delle prestazioni (LEP), quali livelli inderogabili di quantità e qualità dei servizi offerti da garantire su tutto il territorio nazionale, come sancito dall'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione e dalla legge delega n. 42 del 2009, ad oggi ancora in larga parte disattesa;
quale sia l'opinione del Ministro su come si debba procedere nell'attribuzione delle funzioni alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, quando siano stati superati i limiti indicati all'articolo 14 del decreto legislativo n. 68 del 2011 sulla classificazione delle spese relative ai livelli essenziali delle prestazioni nelle materie indicate (sanità, assistenza, istruzione, trasporto pubblico locale).
(3-01382)
BERNINI, GIAMMANCO, MALAN, MALLEGNI, BARACHINI, BARBONI, DE SIANO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il divario infrastrutturale fra Nord e Sud assume dimensioni sempre più rilevanti, contribuendo notevolmente allo stato di depressione dell'economia del Mezzogiorno, da cui deriva un conseguente e crescente fenomeno di spopolamento che riguarda soprattutto i giovani e i soggetti più qualificati;
per quanto riguarda la rete autostradale, a fronte di una media nazionale di 23 chilometri ogni 1.000 chilometri quadrati, il Sud può contare su meno di 20 chilometri ogni 1.000 chilometri quadrati, con picchi in discesa per le regioni Basilicata e Molise, che possono contare, rispettivamente, su soli 3 e 8 chilometri ogni 1.000 chilometri quadrati;
le linee ferroviarie vedono anch'esse persistere un notevole differenziale con il resto della penisola, con 36 chilometri ogni 1.000 chilometri quadrati in Sicilia e Sardegna, contro i 55 chilometri ogni 1.000 chilometri quadrati del dato nazionale;
per quanto riguarda le linee viarie nel loro complesso, è stato calcolato un indice di presenza: il risultato appare molto diversificato, in quanto, se l'indicatore medio nazionale è pari a 153, nelle isole scende drammaticamente a 130;
la Commissione europea ha lanciato un severo monito all'Italia, minacciando sanzioni, a causa del mancato rispetto degli impegni presi dal nostro Paese in merito agli investimenti infrastrutturali nel Sud: in particolare, nel biennio 2014-2016 a fronte di un impegno in investimenti pari allo 0,47 per cento del Pil delle regioni meridionali, risulta essere stato impiegato solo lo 0,4 per cento. Il 2017 ha visto un ulteriore peggioramento, con una percentuale che è scesa allo 0,38 per cento;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti De Micheli ha annunciato, durante l'audizione presso l'VIII Commissione permanente (Ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera dei deputati in data 22 ottobre 2019, un grande piano di investimenti per il Sud;
il Ministro per gli affari regionali, in data 23 ottobre, in audizione davanti alla VI Commissione permanente (Finanze), ha evidenziato come dal 2001 al 2019 non siano state utilizzate le risorse che dovevano essere garantite su infrastrutture e sviluppo al Mezzogiorno. In particolare, la quota media di trasferimenti al Sud non è mai andata oltre il 24 per cento, con picchi del 19 per cento e del 28 per cento, quando avrebbe dovuto essere garantito il 34 per cento, in base al principio di "riequilibrio territoriale" previsto dalla legge n. 18 del 2017 con la clausola del 34 per cento, che obbliga le amministrazioni centrali a destinare a vantaggio delle Regioni del Sud un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento;
secondo il rapporto Svimez 2019 calano ancora gli investimenti pubblici nel Sud, poiché nel 2018 sono stati investiti in opere pubbliche soltanto 102 euro pro capite rispetto ai 278 nel Centro-Nord,
si chiede di sapere:
quali azioni il Ministro in indirizzo intenda promuovere al fine di rilanciare gli investimenti pubblici e privati in infrastrutture nel Mezzogiorno e nelle isole;
come intenda provvedere, per le parti di competenza, affinché il monito della Commissione europea sia positivamente raccolto, anche tenendo conto dell'emergenza infrastrutturale che stanno vivendo il Sud e in particolare le isole.
(3-01383)
CALANDRINI, CIRIANI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
risulta persistente, sia pure con recenti e parziali evoluzioni, l'annosa problematica che investe la viabilità della tratta autostradale della A14 tra il sud delle Marche e l'Abruzzo, causata dai restringimenti di carreggiata disposti da Autostrade per l'Italia lungo 10 viadotti;
questi restringimenti sono la conseguenza del sequestro, disposto dal giudice per le indagini preliminari di Avellino, delle barriere new jersey, in seguito all'incidente avvenuto nel 2013 che coinvolse un autobus sulla A16, causando 30 morti e 10 feriti;
le importanti interruzioni della viabilità nella tratta interessata, che generano regolarmente code chilometriche di autoveicoli e conseguenti disagi per gli automobilisti, sono già state oggetto di precedenti interlocuzioni interistituzionali, sia in sede parlamentare che su impulso della Regione Abruzzo;
il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha più volte sollecitato la convocazione di un tavolo istituzionale per affrontare in maniera approfondita la questione relativa al corridoio adriatico, a cominciare dal destino dell'autostrada e della strada statale 16 e alla rete ferroviaria, anch'essa soggetta a importanti limitazioni che ne determinano una generale inefficienza;
la recente parziale riapertura del tratto autostradale del viadotto "Cerrano" non può essere considerata risolutiva, in considerazione delle persistenti interruzioni di viabilità che continuano a generare disagi per gli automobilisti e per la regolarità dei collegamenti tra i territori interessati;
a tutto ciò si aggiunge la questione relativa agli alti costi di pedaggio che gli utenti devono continuare a sostenere, ed è necessario e opportuno addivenire ad una soluzione che comporti una loro riduzione generalizzata, almeno fintanto che il tratto autostradale non tornerà ad essere adeguatamente percorribile;
la grave situazione interessa non soltanto le regioni Abruzzo e Marche, ma investe tutto il corridoio adriatico e più in generale il sistema di collegamento infrastrutturale del Paese,
si chiede di sapere quali provvedimenti urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare per garantire la messa in sicurezza e il potenziamento dell'autostrada A14, con la costruzione di una terza corsia necessaria per garantire la piena fruibilità del corridoio adriatico nel tratto tra Abruzzo e Puglia, per ridurre i pedaggi autostradali, almeno fino alla riapertura definitiva del tratto interessato, e quali iniziative ritenga di mettere in atto per potenziare la rete ferroviaria sulla dorsale adriatica.
(3-01384)
FARAONE, VONO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
nei giorni scorsi sono stati certificati dati drammatici sull'economia: la produzione industriale nel 2019 ha registrato un calo dell'1,3 per cento, il dato peggiore degli ultimi sei anni, e tale risultato negativo è l'esito di non confortanti risultati dei mesi precedenti, con un crollo della produzione industriale del 4,7 per cento rispetto allo stesso mese del 2018;
la nascita dell'attuale Esecutivo ha contribuito a contenere gli effetti delle politiche del Governo precedente, in particolare evitando l'aumento dell'IVA e scongiurando altre iniziative a giudizio degli interroganti spericolate, con effetti immediatamente visibili tradotti nel sostanziale dimezzamento dello spread, ovvero del differenziale tra i costi dei titoli di Stato, che notoriamente rappresenta il principale indicatore di rischio per il sistema Paese sui mercati internazionali;
al contenimento degli errori del passato devono necessariamente seguire anche delle iniziative per invertire la tendenza e dare nuovo e duraturo stimolo alla crescita, in particolare attraverso investimenti pubblici in infrastrutture, che com'è noto costituiscono un driver di crescita fondamentale per l'economia del Paese per via dell'effetto dell'aumento del livello del prodotto interno lordo, misurato dal "moltiplicatore degli investimenti", con conseguenze significative anche a livello occupazionale;
effetti positivi in ambito economico ed occupazionale non possono essere raggiunti unicamente tramite lo stanziamento di risorse, ma è necessario immaginare politiche adeguate volte allo sfruttamento di tali risorse, bloccate nel nostro Paese da molteplici fattori;
a tale proposito è noto che tra le misure già previste vi fosse la nomina di commissari per rispettive 77 opere pubbliche strategiche; in base alle recenti dichiarazioni del Ministro in indirizzo, ne sarebbero state commissariate 10, che si aggiungono ai commissariamenti nel settore dell'alta velocità e del sistema del MOSE di Venezia, già previsti dal decreto-legge n. 32 del 2019, convertito, con successive modificazioni e integrazioni, dalla legge n. 55 del 2019;
l'esperienza recente dimostra che, se attuati adeguatamente, i commissariamenti delle opere pubbliche possono produrre risultati positivi in termini di efficientamento dei procedimenti e di finalizzazione dei fondi stanziati, tanto in conseguenza di eventi eccezionali, come nel caso del ponte Morandi di Genova, tanto quanto in situazioni ordinarie, come per la realizzazione della nuova linea ferroviaria Napoli-Bari;
inoltre, con il decreto-legge citato è stata prevista l'adozione, entro sei mesi, di un nuovo regolamento unico di attuazione del codice degli appalti (di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, e successive modificazioni e integrazioni), finalizzato a fare chiarezza in merito alla stratificazione normativa che risulta essere un'altra delle principali cause della lentezza degli affidamenti e dei conseguenti contenziosi,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo abbia inteso o intenda procedere ad altri commissariamenti oltre a quelli già effettuati, a che punto sia il lavoro di semplificazione attraverso l'introduzione delle nuove regole in materia di appalti e se non ritenga utile l'adozione di nuove misure straordinarie, alla luce del contesto economico attuale, per sbloccare e dare impulso alla realizzazione di infrastrutture strategiche per lo sviluppo del Paese sia a livello dei trasporti che economico-sociale.
(3-01385)
BERGESIO, CENTINAIO, VALLARDI, SBRANA - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
è notizia recente la proposta, presentata al Parlamento europeo, di tassare la carne per compensare i danni ambientali prodotti dagli allevamenti intensivi, successivamente alla pubblicazione di un rapporto elaborato dal gruppo di ricerca ambientale "CE Delft", prodotto per "True animal protein price" (TAPP), un insieme di organizzazioni che lavorano per la salute, l'ambiente e il benessere degli animali;
dalla ricerca emerge che per coprire i costi ambientali, legati in primo luogo alle emissioni di gas serra, il costo delle carni bovine dovrebbe aumentare di almeno 0,47 euro ogni 100 grammi, circa il 25 per cento in più rispetto al prezzo di vendita applicato mediamente nel Regno Unito, mentre quello delle carni di maiale e pollo, leggermente inferiore per il loro minore impatto ambientale, aumenterebbe rispettivamente di 0,36 e 0,17 euro ogni 100 grammi;
si tratta di una proposta, già in passato dibattuta in ambito europeo, che si basa esclusivamente su una valutazione delle emissioni di anidride carbonica per unità di carne, senza tener conto di un approccio più generalizzato che ricomprende le abitudini alimentari e gli stili di vita dei consumatori;
l'impatto ambientale di un alimento deve essere necessariamente valutato, come sostengono alcuni studi recenti, anche sulla base delle quantità realmente consumate nell'ambito di una dieta corretta ed equilibrata; in tal senso, una dieta coerente con il modello mediterraneo risulterebbe anche equilibrata da un punto di vista dell'impatto ambientale;
alcuni dati, in riferimento alla piramide alimentare, indicano infatti che la quantità di emissioni di gas ad effetto serra generate lungo la filiera delle proteine è pari a 5,9 chilogrammi di anidride carbonica equivalente, un valore in linea con quello di frutta e ortaggi, che è di 5,6 chilogrammi di anidride carbonica equivalente;
la carne consumata secondo il modello della dieta mediterranea rappresenta dunque un'importante fonte di nutrimento, con effetti benefici anche per la salute umana; ed anzi, scoraggiare un consumo equilibrato di tale alimento per effetto di un aumento del suo costo potrebbe modificare le abitudini alimentari di molti consumatori che potrebbero essere spinti a consumare alimenti alternativi con ridotto valore nutrizionale e poco salutari;
simili proposte rischiano inoltre di generare un impatto pesantissimo sui bilanci delle aziende che operano nella filiera delle carni, in quanto introducono un ulteriore gravoso costo a loro carico, con la conseguenza di incidere pesantemente sulla competitività dell'industria alimentare,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo voglia prontamente intervenire in tutte le sedi opportune al fine di ribadire l'importanza strategica della filiera delle carni per l'economia italiana e la necessità di non introdurre tasse a carico del settore, le quali avrebbero l'effetto di generare una perdita di competitività dell'intero comparto alimentare italiano;
se voglia favorire la diffusione, valutando anche iniziative volte ad integrare i programmi curricolari scolastici, di corrette abitudini alimentari, basate sul consumo equilibrato dei nutrienti distribuiti nell'arco della giornata, secondo il modello della dieta mediterranea, dichiarata patrimonio dell'Unesco.
(3-01386)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
GALLONE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno. - Premesso che:
il 10 febbraio 2020 si è celebrata la "giornata del ricordo", istituita con legge 30 marzo 2004, n. 92. La ricorrenza vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale;
nell'intervento di quest'anno il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante le celebrazioni, ha affermato che "esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante (...) La persecuzione, gli eccidi efferati di massa, l'esodo forzato degli italiani dell'Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell'Europa";
venerdì 7 febbraio, presso il teatro civico del Comune di Dalmine, in provincia di Bergamo, Anpi, Arci, Cgil, Acli e Il Porto hanno organizzato una serata dedicata al giorno del ricordo. Nell'intervento introduttivo, però, Grazia Milesi, membro dell'Anpi Alto Sebino, ha pronunciato parole gravi che possono essere sintetizzate così: "gli infoibati e gli esuli Italiani giuliano-dalmati se la sono meritata perché erano tutti fascisti, in realtà i numeri divulgati sono gonfiati, gli esuli hanno scelto liberamente di andarsene dalle loro terre per cogliere un'opportunità nella Repubblica Italiana, e il Giorno del Ricordo è stato istituito sulla base di bugie e come rivalsa nei confronti del Giorno della Memoria";
la Milesi, il giorno dopo, ha spiegato al giornale locale che: "in piena coscienza posso dire di aver fatto un resoconto storico", traendo spunto dalla relazione italo-slovena, che ha lavorato alla questione del confine orientale dal 1993 al 2001, dai lavori pubblicati dall'Anpi e dai lavori del gruppo di resistenza storica che porta avanti da anni studi sulla questione, ma c'è un'ampia letteratura che tratta la cosa in questo modo, "La negazionista non sono io: se i fatti non coincidono con una certa interpretazione non possiamo non vederli o ignorarli";
l'amministrazione comunale che aveva concesso il patrocinio "sulla scorta della garanzia - riportata sulla locandina dell'evento - che si sarebbe trattato di un evento senza strumentalizzazioni politiche, basato su dati storici", come si legge da un post sulla pagina "Facebook" del Comune, ha preso subito le distanze, in sede, abbandonando la sala e successivamente con dichiarazioni ufficiali che chiarivano la posizione dell'amministrazione di Dalmine;
tale evento assume maggiore rilievo se associato ad altri episodi simili che si sono verificati in questi giorni anche in altri comuni italiani, come ad esempio a Udine, dove dei vandali hanno imbrattato la targa in memoria dei martiri delle foibe,
si chiede di sapere se il Governo sia a conoscenza di quanto illustratoe se ritenga di adottare ogni utile iniziativa di competenza, affinché il giorno del ricordo non si trasformi annualmente in un'occasione per negare quanto accaduto nell'autunno 1943 e nella primavera 1945, ma per rinnovare, invece, la memoria di una grande tragedia italiana.
(4-02884)
SANTANGELO, ABATE, TRENTACOSTE, PUGLIA, PIRRO, MARINELLO, GRANATO, CORRADO, MAIORINO, MATRISCIANO, DONNO, ANASTASI, VACCARO, RICCIARDI, VANIN, CROATTI, FLORIDIA, MONTEVECCHI, PAVANELLI, PRESUTTO, MORONESE, LOREFICE - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:
la SEA (Società elettrica Accardi) svolge attività di produzione e distribuzione di energia elettrica su tutto il territorio dell'isola di Favignana (Trapani), operando tramite la centrale termoelettrica costituita da generatori alimentati a gasolio; quest'ultimo viene approvvigionato in centrale e trasportato sull'isola attraverso navi cisterna;
"il Fatto Quotidiano", in data 26 ottobre 2018, con l'articolo intitolato "Favignana, la centrale termoelettrica nell'area marina protetta: 'Da 15 anni dai rubinetti esce gasolio invece di acqua'" e, successivamente, in data 5 dicembre 2019, con l'articolo intitolato "Favignana, chiesto il processo per l'amministratore della centrale termoelettrica: 'Inquinamento ambientale nell'area marina protetta'", portava alla ribalta della cronaca una problematica ambientale che interessa l'isola di Favignana;
circa 40 anni fa (negli anni '80) si è verificato un rilascio di prodotti petroliferi da una crepa di un serbatoio interrato localizzato nella centrale elettrica, generando un inquinamento di dimensioni vastissime, come riportato dalla stampa. Sembra che all'epoca l'area danneggiata si estendesse per 1.400 metri quadri, mentre nel 2016 sia cresciuta fino a oltre 9 ettari di superficie;
nel 1984 il serbatoio contenente gasolio è stato rimosso e si è proceduto con la rimozione del terreno impattato. L'incidente sembrava risolto, ma nel 2001 venne di nuovo rilevata la presenza di prodotto petrolifero all'interno di un pozzo industriale localizzato all'interno della centrale stessa. I monitoraggi continuarono fino al 2014 e i tecnici fino all'ultimo test rilevarono una significativa presenza di surnatante (sostanza oleosa galleggiante);
si apprende, inoltre, che nella casa abitata situata al fianco della centrale elettrica alimentata a gasolio da 15 anni dai rubinetti al posto dell'acqua fuoriesce gasolio;
nel 2016 la SEA chiedeva lo spostamento della centrale, ricevendo parere negativo della Regione Siciliana. La stessa azienda aveva presentato nel dossier una relazione tecnica, datata settembre 2014, dove si ricostruivano i fatti che avevano generato lo sversamento di gasolio arrivando a penetrare le "rocce permeabili" e poi ad inquinare la falda acquifera;
considerato che, a quanto risulta agli interroganti:
il 26 febbraio 2020 il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Trapani valuterà se accogliere o rigettare la richiesta dei pubblici ministeri nel merito del rinvio a giudizio per Filippo Giuseppe Accardi, amministratore della SEA, per vari reati amministrativi e per essere accusato di inquinamento ambientale, che risale alla perdita derivata dalla crepa nel serbatoio, aggravato dal fatto che è stato compiuto in un ecosistema inserito nell'area marina protetta delle Egadi;
nel procedimento nei confronti di Accardi, è stata riconosciuta la costituzione di parte civile di un consigliere comunale, che aveva denunciato i fatti, del Comune di Favignana e dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente di Trapani;
nell'articolo del 5 dicembre 2019 si legge: "Secondo le indagini della sezione di polizia giudiziaria del corpo forestale la Sea non avrebbe attuato il progetto di bonifica approvato con determina n. 128/2000 del 27/09/2005 del comune di Favignana e mantenendo in tal modo attiva una fonte di inquinamento di dimensioni vastissime, persistente e in progressiva rapida espansione areale". Per questo "dolosamente a partire dal marzo 2008, sino alla data odierna, di operare serie e concrete operazioni di bonifica", limitandosi ad adottare "di fatto solo misure di bonifica palliative";
considerato infine che, a parere degli interroganti, nei comuni delle isole minori andrebbe incentivata la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili fino al 100 per cento del fabbisogno,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato;
se intenda attivarsi perché si provveda alla bonifica dell'area, nell'interesse primario della tutela del paesaggio, della salubrità dell'ambiente e della salute dei cittadini, vista la contaminazione delle acque sotterranee e dell'equilibrio dell'ecosistema compreso nell'area marina protetta delle isole Egadi.
(4-02885)
BALBONI, RAUTI - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
perviene agli interroganti la segnalazione di una comunicazione ufficiale, datata 6 febbraio 2020, che il segretariato generale della difesa e direzione nazionale degli armamenti, ufficio amministrazioni speciali, del Ministero della difesa avrebbe indirizzato ad una pluralità di destinatari, tra strutture amministrative proprie, distaccamenti amministrativamente dipendenti all'estero, nonché organismi di cooperazione internazionale costituiti in distaccamenti amministrativi, avente ad oggetto il "pignoramento presso terzi operato sul conto corrente postale di questo Ufficio";
con tale comunicazione, l'ufficio informa le proprie strutture amministrative che, a decorrere dal 24 gennaio 2020, lo stesso "ha subito una serie di onerosi vincoli pignoratizi da parte di Poste Italiane S.p.A., che, sommati a quelli già precedentemente apposti, ammontano a circa 22,6 milioni di euro con conseguente 'sconfino' di circa 3 milioni di euro rispetto al saldo contabile, pari a circa 19,6 milioni di euro";
nella stessa comunicazione, si legge: "posto che i pignoramenti subiti sono a tutela di ragioni creditorie vantate da varie Società nei confronti di Enti dell'A.D., nessuna, peraltro, nei confronti di questo Ente, si rappresenta che fino a nuova comunicazione questo ufficio non potrà assicurare alcuna attività d'istituto", ricomprendendo, tra le attività interessate da tale sospensione, l'erogazione degli emolumenti al personale in servizio all'estero presso gli uffici addetti della difesa, la somministrazione di fondi ai distaccamenti dipendenti, spese connesse al V rendiconto, anticipi e liquidazioni missioni, eccetera;
si precisa infine che sono in corso azioni "volte al superamento dell'attuale stallo operativo";
a parere degli interroganti, si tratta di una situazione di palese, grave ed evidente anomalia, la cui portata potenzialmente dirompente è tale da comportare il rischio di una compromissione del regolare funzionamento delle attività di difesa nazionale, sia in Italia che all'estero, come si evince dall'elevato numero di uffici destinatari della comunicazione: un comparto oggi soggetto ad un provvedimento drastico e fortemente penalizzante per il personale interessato, che non può che porre in capo al Ministro di indirizzo il compito di avviare con urgenza un'approfondita ed immediata verifica in ordine alle ragioni e alle dinamiche gestionali che hanno determinato l'emersione e il protrarsi di tale esposizione debitoria, generando i vincoli pignoratizi ai quali si fa riferimento,
si chiede di sapere:
se ed entro quale termine urgente il Ministro in indirizzo, rispetto alla criticità contabile e gestionale emersa, intenda attivare i propri poteri di ispezione e indagine interna al fine di far luce sulla vicenda, verificando le cause e le responsabilità che hanno generato e determinato il protrarsi dell'esposizione debitoria;
quali interventi urgenti ritenga di adottare al fine di identificare soluzioni alternative idonee a scongiurare il rischio che l'onere dei vincoli pignoratizi siano sostenuti in ultima istanza dal personale in servizio all'estero e presso le diverse diramazioni organizzative del Ministero.
(4-02886)
IANNONE - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
il deposito di fitofarmaci e pesticidi ex "Agrimonda", sito a Marigliano, nell'area metropolitana di Napoli, costituisce una bomba ecologica a cielo aperto;
dal 18 luglio 1995, quando quest'area di 2.700 metri quadrati in cui erano stipate 235 tonnellate di sostanze, andò a fuoco, sono state sprigionate nel terreno, nelle falde acquifere e nell'aria sostanze tossiche, tanto da paragonare questo sito ad una "Chernobyl" italiana;
l'insorgenza di patologie tumorali è fortemente aumentata nell'area, già oggetto di altre fonti di inquinamento, tra cui quello che interessa i Regi Lagni e quello provocato dalle polveri sprigionate dalle attività estrattive dalle cave;
da 25 anni l'area ex Agrimonda è in attesa delle operazioni di bonifica;
considerato che:
il 18 dicembre 2012 è stato firmato l'accordo di programma destinato alla bonifica e al risanamento ambientale dell'ex deposito di fitofarmaci Agrimonda;
l'ex deposito Agrimonda, inserito nel sito di bonifica di interesse nazionale "litorale domizio flegreo e agro aversano", secondo il citato accordo di programma, verrà sottoposto nei limiti dei previsti 962.090,90 euro di finanziamento ai seguenti interventi urgenti: "A. Predisposizione di un piano di smaltimento dei rifiuti; B. Prelievo, trasporto e smaltimento dei rifiuti; C. Predisposizione del Piano di Caratterizzazione dell'area impronta dei rifiuti; D. Esecuzione delle indagini di caratterizzazione ed analisi di cui al precedente punto C";
nel gennaio 2019 è terminata la fase di rimozione del cumulo dei materiali colpiti dall'incendio e la ditta esecutrice dei lavori ha prelevato campioni di top soil, di suolo e di acque di falda, per effettuare il monitoraggio ambientale, così come previsto dal progetto, sui quali l'Arpac ha effettuato analisi;
nel maggio 2019 i risultati delle analisi effettuati da Arpac hanno evidenziato risultati preoccupanti, in quanto le matrici del suolo e del sottosuolo mostrano un superamento delle concentrazioni della soglia di contaminazione, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, per idrocarburi pesanti, rame, diossine, furani, DDT; le acque sotterranee mostrano invece superamenti delle concentrazioni della soglia di contaminazione, tra gli altri, per mercurio, benzene, tricloropropano; per entrambe le matrici, Arpac ha trovato una diffusa contaminazione da fitofarmaci, non normati dal decreto legislativo n. 152 del 2006, ma ricercati comunque perché presenti nel cumulo di Agrimonda;
nel luglio 2019 è stata effettuata l'attività di messa in sicurezza di emergenza, che è consistita nel coprire l'area del sito con un telo impermeabile, ancorato ai muretti laterali, per evitare l'infiltrazione dell'acqua piovana;
tale intervento non ha prodotto alcun risultato per quanto riguarda le emissioni gassose e "odorigene" che continuano ad appestare l'area;
nel novembre 2019 la conferenza dei servizi ha approvato il piano di caratterizzazione, che dovrà essere finanziato e appaltato dalla Regione Campania;
a tutt'oggi, non si hanno notizie sull'iter del piano di caratterizzazione, il telo di emergenza è staccato dai muretti in più punti e, quindi, verosimilmente non assolve neanche più alla funzione di impermeabilizzazione; i miasmi continuano ad appestare l'aria; l'acquitrino è sempre presente, così come le carcasse di animali morti,
si chiede di sapere:
quali siano i motivi del grave ritardo accumulato nell'adozione del piano di caratterizzazione e nella realizzazione delle attività di bonifica del sito ex Agrimonda;
quali iniziative si intenda intraprendere per accelerare l'attuazione dell'accordo di programma e, quindi, della bonifica del sito e dell'area circostante;
quale sia lo stato dell'arte delle bonifiche nel territorio campano e, particolarmente, quali siano le bonifiche che sono state realizzate negli ultimi due anni;
quali iniziative si intenda mettere in campo per garantire il diritto alla salute, costituzionalmente tutelato, nel territorio di Marigliano e area circostante.
(4-02887)
IANNONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
la provincia di Napoli costituisce un territorio caratterizzato da numerosi centri ad alta densità abitativa, con un tessuto socio-economico tra i più solidi della regione, esposto anche a continui tentativi di infiltrazioni ad opera di organizzazioni criminali;
la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nel territorio di Napoli è stata oggetto di approfondimento nel corso di diverse sedute del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nonché nell'ambito delle riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia, svoltesi presso la Prefettura, anche in relazione ad episodi di intimidazione nei confronti di funzionari e amministratori pubblici;
in particolare, nello scorso mese di novembre 2019, a quanto risulta all'interrogante è stata lanciata una bomba molotov contro l'autovettura di proprietà dell'architetto del Comune di Marigliano, Sabato Esposito, da qualche anno responsabile dell'ufficio urbanistica, lavori pubblici e manutenzioni, e, quindi, dirigente competente per il rilascio di permessi di costruire, degli appalti di lavori pubblici, della nomina di tecnici esterni, nonché per la realizzazione di opere e servizi comunali proprio quando si registra sul territorio una crescente attività edilizia legata al "piano casa" e a numerosi bandi di gara per opere da realizzare con finanziamenti di enti sovracomunali;
a tale riguardo è utile ricordare che negli ultimi due anni l'ufficio diretto dall'architetto ha intensificato le attività di controllo edilizio ed urbanistico sul territorio, anche predisponendo provvedimenti per l'abbattimento di immobili abusivi;
già in precedenza, nell'ottobre 2018, furono sparati oltre 10 colpi nella serranda di un'attività di somministrazione sita in corso Umberto e denominata "Officina del gusto", birreria, e prima ancora, nell'aprile 2019, tre colpi di fucile mandarono in frantumi la vetrina di "SportLine", sempre in corso Umberto;
la tutela degli amministratori locali e delle altre persone esposte a rischio a causa delle funzioni esercitate dovrebbe costituire, naturalmente, una priorità nella pianificazione dei servizi di polizia nell'ambito dei piani coordinati di controllo del territorio, da rimodulare in relazione alle mutevoli esigenze del contesto in cui le forze di polizia si trovano a operare,
si chiede si sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei gravi fatti descritti e quali immediati provvedimenti intenda adottare in relazione ai gravi fatti accaduti a Marigliano per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza;
se risulti, dalle prime indagini, che questi gravi episodi possano avere una matrice camorristica;
se, vista la recrudescenza della criminalità organizzata e di fronte alla gravità dei fatti esposti, non ritenga opportuno assumere iniziative tese a rafforzare le forze di polizia sul territorio, per garantire una necessaria azione di prevenzione, oltre che di contrasto, di questi fenomeni delittuosi.
(4-02888)
NASTRI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
secondo quanto risulta da un articolo pubblicato il 7 febbraio 2020, dal sito internet della Regione Piemonte e dal quotidiano "La Stampa" l'8 febbraio, le caserme della Polizia stradale di Borgomanero, Domodossola e Ceva rischiano di cessare la propria attività di presidio e tutela del territorio, in relazione a quanto previsto dal piano nazionale di riorganizzazione della specialità della Polizia stradale, che prevedrebbe la chiusura di alcuni distretti nel territorio piemontese;
per quanto riguarda la caserma di Borgomanero, rileva "La Stampa", l'ipotesi era già stata ventilata nel 1989, ma tuttavia le prese di posizione sindacali e delle forze politiche avevano portato non solo al mantenimento della caserma, ma anche alla realizzazione di lavori in vista di un trasferimento nell'edificio anche della Guardia di finanza, peraltro mai avvenuto;
l'interrogante evidenzia come la posizione geografica di Borgomanero sia di rilevanza strategica, in quanto rappresenta un grande distretto industriale, baricentrico rispetto a 5 caselli autostradali, oltre che direttamente interessata al fenomeno dell'immigrazione clandestina (e nel passato dal transito di terroristi internazionali), diretta verso il confine limitrofo con la Francia, nonché dai traffici di valuta con la Svizzera;
l'interrogante giudica al riguardo inaccettabili (ove fossero confermate) tali decisioni, anche con riferimento alla sicurezza stradale dei territori piemontesi coinvolti, che costituiscono uno dei principali cuori produttivi dell'Italia, che evidentemente sono considerati dal Governo non di rilevanza strategica, in un territorio che, peraltro, attende da decenni risposte su infrastrutture strategiche connesse alla viabilità di arterie fondamentali messe in crisi anche dalle alluvioni dello scorso autunno;
risulta, inoltre, paradossale e oltremodo penalizzante, a parere dell'interrogante, che il piano nazionale di riorganizzazione previsto dal Ministero possa determinare una riduzione dei presidi della Polizia stradale, calcolato addirittura per il 50 per cento del totale ai danni di una sola regione, quale appunto il Piemonte,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda confermare le notizie;
se non ritenga che tali decisioni rischino di determinare gravissimi danni in termini di sicurezza e di presidio del territorio piemontese, già interessato da anni da fenomeni di criminalità organizzata, oltre che dalla precarietà delle infrastrutture stradali, che richiedono pertanto una maggiore assistenza del personale della Polizia stradale;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere, al fine di rivedere il piano nazionale di riorganizzazione della specialità della Polizia stradale, ed evitare pertanto ingiuste e immotivate decisioni di riduzione delle caserme della Polizia stradale nella regione Piemonte, i cui effetti determinerebbero gravi ripercussioni in termini di sicurezza stradale e presidio del territorio nei riguardi della comunità locale.
(4-02889)
DE POLI - Al Ministro dell'istruzione. - Premesso che:
da fonti di stampa si apprende che il Ministero dell'istruzione avrebbe inviato al CSPI (Consiglio superiore della pubblica istruzione) per il necessario parere gli schemi dei decreti sulla procedura straordinaria per l'assunzione dei precari della scuola secondaria, del concorso ordinario per la secondaria e della valutazione dei titoli per il concorso infanzia-primaria;
il concorso straordinario (cosiddetto salva precari) previsto dalla legge n. 159 del 2019, di conversione del decreto-legge n. 126 del 2019, e attuativo del disposto legislativo, riguarderà esclusivamente i docenti statali sia per l'immissione in ruolo, sia per l'abilitazione, nonostante l'art. 1, comma 7, stabilisca che "è altresì ammesso a partecipare alla procedura straordinaria, unicamente ai fini dell'abilitazione all'insegnamento, chi è in possesso dei requisiti di cui al comma 5, lettera a), tramite servizio prestato presso le scuole paritarie del sistema nazionale di istruzione",
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non reputi assolutamente urgente e necessario procedere nel più breve tempo con l'emanazione di un nuovo bando, a cui potranno partecipare i docenti delle scuole paritarie, finora esclusi, e che fanno parte dell'intero sistema scolastico nazionale, evitando così di incorrere in comportamenti discriminatori e assicurando la piena attuazione alla legge n. 159 del 2019.
(4-02890)
BOSSI Simone - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
il 5 settembre 2019 il nuovo Governo Conte II ha prestato giuramento;
dopo 5 mesi di attività si apprende che mancano ancora due terzi delle deleghe per i sottosegretari;
tra i Ministeri ancora in difetto vanno citati alcuni tra i principali, quali quello dell'economia e delle finanze, quello dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'interno;
il conferimento delle deleghe è fondamentale per stabilire compiti e settori designati per ogni sottosegretario, e per garantire l'effettivo funzionamento collegiale dell'Esecutivo;
considerato che:
una delle principali problematiche è quella relativa alla delega sul commercio estero;
il ministro Di Maio, dopo aver ottenuto che la delega del commercio estero passasse dal Ministero dello sviluppo economico al Ministero degli affari esteri, non ha ancora assegnato la delega a nessun sottosegretario;
in data 6 novembre 2019 è stato pubblicato un atto di sindacato ispettivo, presentato dall'interrogante (4-02453), recante la mancata assegnazione delle deleghe relative al commercio estero, che non ha mai ricevuto risposta;
la situazione di contrazione dell'economia mondiale ed europea, le conseguenze del coronavirus sui dati del commercio globale, uno stato dell'export italiano non eccellente richiedono una cabina di regia sul commercio estero solida e decisa;
il ritardo nel conferimento della delega al commercio estero sta causando problematiche nel funzionamento delle macchine ministeriali preposte,
si chiede di sapere quali siano le motivazioni che caratterizzano il ritardo nel conferimento delle deleghe, in particolar modo facendo riferimento a quella relativa al commercio estero, settore vitale per l'interesse nazionale.
(4-02891)
RAUTI - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 agosto 2019, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 234 del 5 ottobre 2019, ha autorizzato diverse amministrazioni ad avviare procedure di reclutamento e ad assumere a tempo indeterminato unità di personale;
in particolare, gli articoli 6 e 7 hanno disposto l'assunzione, per i ruoli agricoltura ed ICQRF del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali delle seguenti unità: ruolo agricoltura, 8 assistenti amministrativi, 10 assistenti agrari, 12 funzionari amministrativi, 10 funzionari agrari, 4 funzionari informatici; ruolo ICQRF, 5 addetti, 13 assistenti amministrativi, 7 assistenti di laboratorio, 6 assistenti agrari, un addetto amministrativo;
lo stesso decreto ha autorizzato il Dicastero a bandire procedure selettive per la progressione tra le aree riservate al personale interno di ruolo, ai sensi dell'articolo 22, comma 15, del decreto legislativo n. 75 del 2017;
ad oggi, tuttavia, a detti atti autorizzativi non risulta aver fatto seguito l'adozione dei provvedimenti relativi alla pubblicazione dei bandi di concorso inerenti alle procedure selettive,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno e doveroso dare indicazioni volte ad attivare, con celerità, tutte le procedure per la pubblicazione dei bandi di concorso e delle procedure interne autorizzate.
(4-02892)
BERGESIO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
Alpitel SpA, azienda che opera in Italia da oltre 60 anni, con 600 dipendenti distribuiti nelle varie sedi della penisola, e che progetta, sviluppa e realizza reti e impianti di telecomunicazione utilizzando tecnologie di ultima generazione, ha recentemente presentato un piano che prevede un centinaio di licenziamenti a motivo dell'ingresso di nuovi operatori nel settore, che imporrebbe un ripensamento delle strategie aziendali;
dei 100 licenziamenti previsti, 29 incidono sulla sede storica di Nucetto (Cuneo) e 32 su quella di Moncalieri (Torino);
la delegazione sindacale ha sin dal principio proposto ai vertici aziendali di procedere ad un piano di gestione alternativo ai licenziamenti;
l'azienda, nonostante alcune aperture in tema di impiego di ammortizzatori sociali, ha mantenuto una posizione rigida in ordine alla possibilità di rotazione del personale, cosa che non ha permesso di giungere ad un accordo;
in data 11 febbraio 2020, presso la sede del Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è svolto il primo incontro istituzionale sulla vertenza di licenziamento collettivo, con l'obiettivo di giungere ad un accordo entro la data in cui andrà a regime il nuovo assetto aziendale (2 marzo 2020);
la delegazione sindacale, in coerenza con il mandato ricevuto, ha confermato alla direzione aziendale e al Ministero la propria posizione, secondo cui lo strumento maggiormente idoneo per gestire tale questione resta il contratto di solidarietà, accompagnato da un'indennità di disoccupazione (Naspi) incentivata e volontaria;
il numero di esuberi è sceso da 100 ad 80 posizioni, in quanto 20 lavoratori si sono dimessi;
la direzione aziendale ha aperto alla possibile cassa integrazione straordinaria, che potrebbe arrivare fino a 24 mesi complessivi, ma si è dimostrata irremovibile sull'ipotesi di rotazione;
l'atteggiamento rigido dei vertici aziendali non ha permesso di giungere ad un accordo e per tale ragione il Ministero ha rinviato l'incontro al prossimo 26 febbraio,
si chiede di sapere quali iniziative efficaci il Ministro in indirizzo intenda assumere da subito al fine di chiudere quanto prima la vertenza, in ogni caso prima che vada a regime il nuovo assetto aziendale, e salvaguardare i posti di lavoro degli operatori dell'azienda Alpitel SpA.
(4-02893)
IANNONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
in data 25 settembre 2019, con nota prot. n. 40416, ai sensi dell'art. 43, comma 1, lett. 1), del vigente statuto comunale di Sarno (Salerno), il quale testualmente dispone che "il Presidente del Consiglio Comunale è tenuto a riunire il Consiglio in un termine non superiore a venti giorni, quando lo richieda un quinto dei Consiglieri o il Sindaco, inserendo all'ordine del giorno le questioni richieste", nonché dell'art. 49 del medesimo statuto e dell'art. 25 del vigente regolamento del Consiglio comunale ed, inoltre, dell'art. 39 del decreto legislativo n. 267 del 2000, 9 consiglieri comunali di minoranza (quindi, più di un quinto dei consiglieri comunali) richiedevano al presidente del Consiglio comunale la convocazione di una seduta monotematica del Consiglio per "discutere, proporre e adottare provvedimenti incisivi ed efficaci per contrastare i fenomeni e di devianza e disagio giovanile nel territorio del Comune di Sarno";
in data 4 novembre 2019 (ben oltre il termine di venti 20 previsto dal richiamato art. 43, comma 1, lett. 1), del vigente statuto comunale, nonché dall'art. 39 del decreto legislativo n. 267 del 2000), con avviso prot. n. 47592, il presidente del Consiglio comunale di Sarno provvedeva a convocare per il giorno 7 novembre 2019 la seduta straordinaria pubblica per la trattazione dell'argomento richiesto dalle minoranze consiliari;
in data 7 novembre 2019, la seduta del Consiglio comunale di Sarno veniva, in seguito all'appello, dichiarata deserta dal presidente per mancanza del numero legale, che l'art. 28 del regolamento del Consiglio comunale fissa per la seduta di prima convocazione nella "metà più uno del numero dei Consiglieri assegnati" e l'art. 52 del vigente statuto comunale determina nel numero di 13 consiglieri assegnati;
in data 14 novembre, con nota prot. 49742, in considerazione del fatto che la seduta di prima convocazione del 7 novembre 2019 era stata dichiarata deserta per mancanza del numero legale, i consiglieri comunali di minoranza chiedevano, ai sensi del richiamato art. 52 dello statuto comunale e dell'art. 30, comma 3, del regolamento del Consiglio comunale, al presidente del Consiglio comunale la convocazione di una seduta di "seconda convocazione" per la trattazione del medesimo argomento proposto dalla minoranza consiliare;
in data 1° febbraio 2020, con avviso prot .n. 5493, il presidente del Consiglio comunale provvedeva a convocare per il giorno 6 febbraio 2020 la seduta straordinaria pubblica per la trattazione del medesimo argomento;
in data 6 febbraio 2020, malgrado all'appello risultassero presenti 10 consiglieri comunali su 24 e, quindi, nonostante fosse palesemente sussistente il numero legale previsto per le sedute di seconda convocazione dall'art. 52, commi 3 e 4, del vigente statuto del Comune di Sarno, il quale testualmente prevede che "3) Nella seduta di seconda convocazione è in ogni caso necessaria per la validità dell'adunanza la presenza di almeno 1/3 dei Consiglieri assegnati. 4) Nel computo del numero legale di cui ai precedenti commi 1 e 3 non si terrà conto della presenza del Sindaco", il presidente del Consiglio comunale, supportato dal parere del segretario comunale, dichiarava, in maniera del tutto inopinata, la seduta deserta per mancanza del numero legale, non tenendo alcun conto della nota con la quale i consiglieri comunali di minoranza presenti in aula chiedevano di proseguire i lavori della seduta, ai sensi dell'art. 52, commi 3 e 4, dello statuto e dell'art. 30 del regolamento del Consiglio comunale, agli atti del consiglio e protocollata poi al n. 569/2020;
considerato che:
l'art. 39 del decreto legislativo n. 267 del 2000 stabilisce che il presidente del Consiglio comunale è tenuto a riunire il Consiglio, in un termine non superiore ai 20 giorni, quando lo richiedano un quinto dei consiglieri, inserendo all'ordine del giorno le questioni richieste e che, in caso di inosservanza degli obblighi di convocazione del Consiglio, previa diffida, provvede il prefetto;
la formulazione letterale della norma lascia desumere che, nell'arco temporale di 20 giorni decorrenti dalla presentazione della richiesta, debbano svolgersi sia la convocazione che la materiale seduta consiliare finalizzata alla discussione degli argomenti proposti dal quinto dei consiglieri (si vedano, ex multis , il parere del Ministero dell'interno 18 maggio 2017);
il diritto di iniziativa dei consiglieri comunali è tutelato in modo specifico dalla legge con la previsione severa ed eccezionale della modificazione dell'ordine delle competenze mediante intervento sostitutivo del prefetto in caso di mancata convocazione del Consiglio comunale in un termine emblematicamente breve (20 giorni). Il significato giuridicamente utile di tale procedura rafforzata di tutela va individuato nel fatto che l'ordinamento ritiene un valore essenziale del sistema democratico che alla minoranza sia assicurata effettività del diritto di iniziativa, e cioè del diritto di discussione in assemblea sull'argomento richiesto. Ove così non fosse, grave ed evidente sarebbe la contraddizione fra tutela rafforzata del diritto di iniziativa e mancanza di limiti per la maggioranza di metterlo nel nulla (si veda la sentenza del TAR Puglia n. 1022 del 2004);
l'art. 38, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000 demanda al regolamento comunale, "nel quadro dei principi stabiliti dallo statuto", la determinazione del "numero dei consiglieri necessario per la validità delle sedute", con il limite che detto numero non può, in ogni caso, scendere sotto la soglia del "terzo dei consiglieri assegnati per legge all'ente, senza computare a tale fine il sindaco e il presidente della provincia";
l'art. 30 del regolamento del Consiglio comunale di Sarno stabilisce che "3. È seduta di seconda convocazione per ogni oggetto iscritto all'ordine del giorno quella che succede in giorno diverso ad una precedente dichiarata deserta per mancanza di numero legale";
l'art. 52, commi 3 e 4, del vigente statuto del Comune di Sarno prevede che "3) Nella seduta di seconda convocazione è in ogni caso necessaria per la validità dell'adunanza la presenza di almeno 1/3 dei Consiglieri assegnati. 4) Nel computo del numero legale di cui ai precedenti commi 1 e 3 non si terrà conto della presenza del Sindaco";
sebbene, nel disciplinare la seduta di seconda convocazione, il regolamento del Consiglio comunale di Sarno non indichi espressamente il numero dei consiglieri comunali necessario per la sua validità, deve ritenersi direttamente applicabile il quorum previsto dallo statuto comunale in base al principio di gerarchia delle fonti ed in conformità all'art. 7 del decreto legislativo n. 267 del 2000 che disciplina l'adozione dei regolamenti comunali "nel rispetto dei principi fissati dalla legge e dallo statuto" (si vedano la sentenza del TAR di Brescia n. 2625 del 28 dicembre 2009 e il parere del Ministero dell'interno 21 marzo 2019);
l'"ostruzionismo di maggioranza", ovvero il comportamento preordinato al conseguimento della mancanza del numero legale delle assemblee rappresentative, costituisce un'inammissibile prevaricazione della maggioranza nei confronti delle minoranze, alle quali viene impedito di esercitare il proprio ruolo di opposizione e quindi l'esercizio di un diritto politico costituzionalmente garantito. L'articolo 49 della Costituzione preclude ai partiti politici e ai loro rappresentanti "qualunque opera non solo di aperto sabotaggio ma anche di subdola, lenta e surrettizia erosione delle istituzioni democratiche" (si veda la sentenza del TAR di Catania n. 1181 del 18 luglio 2006),
si chiede di sapere:
se al Ministro in indirizzo risulti che per i fatti descritti ci sia stato l'autorevole intervento del prefetto di Salerno, al fine di ripristinare e ristabilire il rispetto delle norme legislative, statutarie e regolamentari poste a tutela ed a garanzia dell'esercizio dei diritti costituzionalmente riconosciuti ai consiglieri di minoranza;
se non convenga che ripristinare le regole del gioco democratico significhi garantire l'interesse della città di Sarno e del prosieguo delle necessarie attività amministrative, improntate ai criteri di legittimità e trasparenza essenziali per il vivere civile.
(4-02894)
CAMPAGNA, FLORIDIA, GRANATO, CORRADO, ABATE, LA MURA, NATURALE, CORBETTA, MATRISCIANO, ANGRISANI, MORONESE, PRESUTTO, NOCERINO, PIRRO, AUDDINO, GIANNUZZI, LEONE, TRENTACOSTE, MANTERO, ENDRIZZI, PAVANELLI - Al Ministro dell'istruzione. - Premesso che:
con la legge 20 agosto 2019, n. 92, è stato introdotto nel nostro Paese l'insegnamento dell'educazione civica, comprensivo dell'educazione ambientale, nelle scuole di ogni ordine e grado;
tale provvedimento che rappresenta, in questo momento di grave emergenza per i cambiamenti climatici, un'inversione di tendenza davvero significativa e all'avanguardia nello scenario mondiale, rischia tuttavia di essere vanificato dalla sconcertante notizia, diffusa da un comunicato dell'associazione nazionale presidi (Anp), dell'accordo stipulato tra quest'ultima ed Eni per l'avvio di un programma di seminari sulle tematiche ambientali, per affiancare le scuole e formare i docenti supportandone la capacità progettuale;
in base all'accordo, Eni e Anp organizzeranno in tutta Italia degli incontri gratuiti, in collaborazione con l'ente formativo "Dirscuola", su 4 macro tematiche: cambiamento climatico, rifiuti, efficienza energetica e bonifica dei siti contaminati;
considerato che, a quanto risulta agli interroganti:
mentre la vera sfida globale è rappresentata dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, per contenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, la multinazionale degli idrocarburi Eni, controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, continua a puntare su esplorazioni e trivellazioni di fonti fossili in 67 Paesi del mondo, investendo, secondo l'ultimo rapporto di Legambiente "Enemy of the planet", appena l'1,88 per cento del proprio fatturato in progetti di sviluppo per le energie rinnovabili;
Eni è responsabile di immani disastri ambientali (come quello compiuto a Gela in Sicilia), dello sfruttamento dei Paesi poveri, di gravi fatti di corruzione internazionale e di greenwashing. Da decenni Eni utilizza messaggi pubblicitari ingannevoli, come lo spot che spacciava il diesel "green" per sostenibile, nonostante fosse, come sottolineato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, altamente inquinante, e iniziative di responsabilità sociale per coprire i devastanti impatti ambientali delle proprie attività;
considerato infine che a parere degli interroganti appare quantomeno incoerente, se non paradossale, la scelta del coinvolgimento di un'azienda accusata di gravissimi disastri ambientali nei progetti formativi che si propongono di rilanciare la scuola come modello di organizzazione che si basa sull'applicazione di un nuovo paradigma ecologico. Diverse associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, Greenpeace, WWF, Kyoto Club, Italian climate network e Teachers for future Italia si dichiarano molto preoccupate dell'iniziativa che vede proprio Eni svolgere un ruolo chiave in questo percorso formativo e invitano i docenti a boicottare l'iniziativa,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e quale sia la sua valutazione in merito;
se non ritenga opportuno intervenire, affinché tale percorso formativo venga svolto da soggetti terzi rappresentanti degli interessi collettivi, come le numerose associazioni e organizzazioni non governative che portano avanti da anni programmi di educazione ambientale, e non da un'azienda privata che fa enormi profitti sfruttando i combustibili fossili.
(4-02895)
LA PIETRA, CALANDRINI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:
è pervenuta agli interroganti, da parte di ditte operanti nel comparto del ritiro, trasporto e recupero dei rifiuti plastici, la segnalazione in ordine a numerose criticità, emerse specie in riferimento ai rifiuti derivanti dal settore agricolo, con particolare riguardo alle operazioni di recupero delle plastiche;
le problematiche sarebbero da ricondurre, in particolare, ai seguenti fattori: la lamentata chiusura di sbocchi esteri importanti per il riutilizzo delle materie plastiche, l'aumento esponenziale delle quantità di plastica disponibili recuperate grazie al contributo della raccolta differenziata, che non trovano attualmente reimpiego immediato nel settore produttivo, la riduzione o eliminazione di prodotti di plastica (quali buste, contenitori, imballaggi, eccetera) in commercio;
tale contrazione avrebbe determinato una riduzione della richiesta di materie plastiche recuperate e una conseguente riduzione del prezzo di vendita di tale prodotto;
le ditte operanti nel settore, secondo quanto segnalato agli interroganti, traevano utili nella vendita di prodotti recuperati: una gestione virtuosa che ha consentito alle aziende agricole servite di usufruire di un sistema di raccolta efficiente;
la sopravvenuta crisi del comparto è aggravata dal fatto che, da circa 3 anni, si registra una carenza negli sbocchi finali per lo smaltimento degli scarti di lavorazione derivanti dalle operazioni di recupero della plastica, a causa di una mancata pianificazione da parte degli enti preposti: una situazione che avrebbe portato ad un aumento incontrollato dei costi di smaltimento, passando da circa 50 euro annui per tonnellata a 180-200 euro annui per tonnellata;
in tale arco temporale sono stati riscontrati diversi casi di gestione illecita dei rifiuti (ad esempio, il recente caso dello smaltimento illeciti di rifiuti presso una cava ad Aprilia) e diversi incendi anomali di impianti pieni di rifiuti, la cui causa è da attribuire molto verosimilmente alla mancanza di sbocchi legali sul territorio;
a seguito di tali criticità le ditte operanti nel settore si sono viste costrette ad applicare agli agricoltori un prezzo di conferimento dei rifiuti plastici ed a ridurre le quantità conferite presso i propri impianti, al fine di evitare stoccaggio di plastica che poi non si può vendere;
gli interroganti condividono le preoccupazioni espresse e rappresentate da aziende operanti nel settore agricolo, settore che già versa in un contesto di generale sofferenza a causa della crisi complessiva che investe e interessa il comparto: un settore che ad oggi lamenta di non essere nella condizione di sostenere i costi per lo smaltimento dei propri rifiuti, determinando l'emergenza del rischio;
risultano conseguentemente fondate e legittime le richieste del settore, ed in particolare le sollecitazioni rivolte al Governo in ordine alla necessità di avviare un tavolo tecnico, al fine di trovare una soluzione alle criticità di sistema, con particolare riguardo alle necessarie azioni di incentivazione della realizzazione di impianti di pirolisi sul territorio per la produzione di carburanti e della ricerca di tecnologie sul recupero della plastica con un riutilizzo dei prodotti compatibile con l'ambiente,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia consapevole delle diverse criticità che investono il settore del ritiro, del trasporto e del recupero dei rifiuti plastici nel comparto agricolo ed in che misura intenda intervenire al fine di addivenire ad una soluzione atta a favorire una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti plastici;
se ed entro quale termine ritenga di accogliere le richieste manifestate dagli operatori del settore in ordine alla necessità di convocare un tavolo tecnico, volto ad addivenire ad una soluzione condivisa e alla definizione di una strategia integrata.
(4-02896)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:
9ª Commissione permanente(Agricoltura e produzione agroalimentare):
3-01386 del senatore Bergesio ed altri, sull'eventuale tassazione della carne per compensare l'impatto ambientale degli allevamenti intensivi.