Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 165 del 12/11/2019
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
165a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
MARTEDÌ 12 NOVEMBRE 2019
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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,
indi del presidente ALBERTI CASELLATI
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 166 del 19 novembre 2019
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia-Berlusconi Presidente: FI-BP; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-LeU; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,33).
Si dia lettura del processo verbale.
GIRO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 7 novembre.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo M5S ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Colleghi, poiché è ancora in corso la Conferenza dei Capigruppo, sospendo la seduta, che riprenderà al termine della Conferenza medesima.
(La seduta, sospesa alle ore 16,37, è ripresa alle ore 17,15).
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
Sull'attentato a militari italiani in Iraq
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Senatori, come sapete, nelle prime ore di domenica in Iraq un vile agguato perpetrato attraverso un ordigno esplosivo ha gravemente ferito cinque militari italiani. Il loro compito - lo sottolineo con gratitudine e orgoglio - è quello di supportare e addestrare le truppe locali contro il pericolo tuttora rappresentato dai miliziani dell'ISIS.
Un impegno che il nostro Paese ha assunto e svolge, così come in tutti gli scenari più difficili del Pianeta, per favorire la pace e portare aiuto e assistenza alle popolazioni civili. Lo stesso impegno che, proprio il 12 novembre del 2003, sempre in Iraq, a Nassiriya, vide il sacrificio di due civili e diciassette militari italiani, caduti per la Patria, che non possiamo e non dobbiamo mai dimenticare.
Consentitemi, allora, un augurio di pronta guarigione ad Andrea, Emanuele, Marco, Michele, Paolo, e un saluto ai loro commilitoni e alle loro famiglie.
Consentitemi ancora un ringraziamento a tutte le donne e agli uomini in divisa, che con dedizione, professionalità e umanità rappresentano l'orgoglio dell'intera Nazione.
Nel ricordo dei martiri della strage di Nassiriya, vi invito a un minuto di raccoglimento. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).
Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori (ore 17,19)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente sul calendario dei lavori».
Colleghi, la Conferenza dei Capigruppo ha approvato il calendario dei lavori fino al 6 dicembre.
La settimana corrente sarà riservata ai lavori delle Commissioni sul disegno di legge di bilancio e sul decreto-legge clima.
Martedì 19 novembre saranno discussi il rendiconto per l'anno finanziario 2018 e il progetto di bilancio interno del Senato per l'anno 2019, ove conclusi gli adempimenti previsti dall'articolo 165 del Regolamento.
Il calendario della prossima settimana prevede inoltre la discussione del decreto-legge clima nelle giornate di mercoledì 20, con sospensione tra le ore 13 e le ore 15, e di giovedì 21.
La settimana dal 25 al 29 novembre sarà riservata ai lavori delle Commissioni.
Nella settimana dal 3 al 6 dicembre sarà discusso il bilancio di previsione dello Stato per il 2020.
Programma dei lavori dell'Assemblea
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento - il seguente programma dei lavori del Senato per i mesi di novembre e dicembre 2019:
- Disegni di legge di conversione di decreti-legge
- Ratifiche di accordi internazionali definite dalla Commissione competente
- Documenti di bilancio
- Mozioni
- Interpellanze ed interrogazioni
- Documenti definiti dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari
Calendario dei lavori dell'Assemblea
Discussione e reiezione di proposte di modifica
PRESIDENTE. Nel corso della stessa riunione, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari ha altresì adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - il calendario dei lavori fino al 6 dicembre:
La settimana dal 12 al 15 novembre è riservata ai lavori delle Commissioni.
Martedì | 19 | novembre | h. 16,30 | - Doc. VIII, nn. 3 e 4 - Rendiconto per l'anno finanziario 2018 e progetto di bilancio interno del Senato per l'anno 2019 (ove conclusi gli adempimenti previsti dall'articolo 165 del Regolamento)
- Disegno di legge n. 1547 - Decreto-legge n. 111, Clima (scade il 13 dicembre) (da mercoledì 20) |
Mercoledì | 20 | " | h. 9,30-20 | |
Giovedì | 21 | " | h. 9,30-20 |
La settimana dal 25 al 29 novembre sarà riservata ai lavori delle Commissioni.
Martedì | 3 | dicembre | h. 16 | - Disegno di legge n. 1586 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 (voto finale con la presenza del numero legale) |
Mercoledì | 4 | " | h. 9,30 | |
Giovedì | 5 | " | h. 9,30 | |
Venerdì | 6 | " | h. 9,30 |
La Commissione bilancio concluderà i propri lavori sul disegno di legge di bilancio in tempo utile per poter riferire all'Assemblea martedì 3 dicembre.
Il termine per gli emendamenti al disegno di legge n. 1586 (Bilancio) sarà stabilito in relazione ai lavori della 5ª Commissione permanente.
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1547
(Decreto-legge n. 111, Clima)
(10 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori | 1h |
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Governo | 1h |
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Votazioni | 1h |
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Gruppi 7 ore, di cui: |
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M5S | 1h | 35' |
FI-BP | 1h | 6' |
L-SP-PSd'Az | 1h | 4' |
PD |
| 50' |
FdI |
| 38' |
IV-PSI |
| 37' |
Misto |
| 37' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 32' |
Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1586
(Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020
e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022)
(30 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori di maggioranza | 3h |
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Relatori di minoranza | 1h |
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Governo | 3h |
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Votazioni | 5h |
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Gruppi 18 ore, di cui: |
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M5S | 4h | 5' |
FI-BP | 2h | 51' |
L-SP-PSd'Az | 2h | 46' |
PD | 2h | 8' |
FdI | 1h | 38' |
IV-PSI | 1h | 36' |
Misto | 1h | 35' |
Aut (SVP-PATT, UV) | 1h | 21' |
Dissenzienti |
| 5' |
BERNINI (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI (FI-BP). Signor Presidente, pur concordando con la tempistica di calendario che è stata decisa dalla Conferenza dei Capigruppo, vorrei motivare il nostro voto contrario sul calendario.
Già la scorsa settimana, in maniera molto chiara, anzi mi scuso probabilmente di non essere stata sufficientemente chiara e circostanziata sia in Conferenza dei Capigruppo, sia nel mio intervento in Aula, abbiamo richiesto - cerco di dirlo con chiarezza - la presenza del presidente Conte in Aula per spiegare il disastro dell'ex Ilva e l'abbandono di ArcelorMittal a seguito di un inadempimento contrattuale. (Applausi dai Gruppi FI-BP, L-SP-PSd'Az e FdI).
Noi non usiamo questo evento per difendere un'impresa, ma per difendere 20.000 posti di lavoro, il diritto all'occupazione e alla salute dei tarantini e il diritto degli italiani a non perdere il comparto siderurgico dell'acciaio che ha fatto del nostro paese il partner principale per tutte le aziende che volevano investire in quel settore. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 17,20)
(Segue BERNINI). Adesso non sarà più così grazie all'incapacità di questo Governo di gestire la situazione.
Colleghi, io ho chiesto che il presidente Conte venisse a riferire perché quello che sta succedendo ora nel Governo è un carosello di voci che dicono cose diverse. Questo sicuramente aiuta il caos, aiuta la prosecuzione di questa strana compagine di governo, ma non aiuta la credibilità del nostro Paese a livello internazionale e non aiuta i tarantini; non aiuta l'Ilva di Taranto, non aiuta lo stabilimento di Genova, non aiuta lo stabilimento di Novi Ligure. (Applausi dai Gruppi FI-BP e L-SP-PSd'Az).
Noi abbiamo bisogno di sapere qual è la versione del presidente Conte.
Sappiamo che oggi il presidente Conte si sta consultando con i suoi Ministri e che finalmente - noi lo chiedevamo dalla scorsa settimana - sta riunendo in conclave i suoi collaboratori e probabilmente incontrando i suoi partner. (Commenti dal Gruppo M5S). Se questa è la dimostrazione della vostra capacità di stare in un consesso democratico, mi congratulo con voi. Complimenti davvero. (Applausi dai Gruppi FI-BP, L-SP-PSd'Az e FdI).State ridendo sulla pelle dei tarantini. Io vi suggerirei di vergognarvi un po'. State ridendo sulla pelle dei tarantini. Abbiate la capacità di contenervi almeno un po'.
PRESIDENTE. Senatrice Bernini, non ho fatto in tempo ad intervenire come faccio sempre quando viene interrotto chi sta esponendo una proposta o un punto di vista.
Pregherei però lei come i colleghi di rivolgersi alla Presidenza.
BERNINI (FI-BP). Io ho ripetuto in Conferenza dei Capigruppo, e lo ripeto in Aula, quello che non è stato ascoltato la settimana scorsa. Noi chiederemo tutte le settimane la presenza del presidente Conte in Senato per spiegare che cosa ha intenzione di fare dell'ex Ilva e della pelle, del lavoro e del diritto alla salute di 20.000 tarantini e di un comparto, ripeto, indispensabile per il nostro Paese. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Per questo chiedo, a nome del mio Gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente, di poter avere la prossima settimana il presidente Conte in Aula per spiegare quello che deve spiegare a tutti noi o, se non sarà la prossima settimana, la settimana dopo ancora. Il ministro D'Incà ci ha dato le sue rassicurazioni, ci ha detto che consulterà il presidente Conte e noi ci crediamo e lo ringraziamo, ma visto che lo ha detto anche la settimana scorsa, ci siamo trattenuti dal votare il calendario per capire se questa veramente sarà la volta buona. Ce lo auguriamo non nell'interesse del nostro Gruppo parlamentare o del Parlamento ma nell'interesse del Paese e dei tarantini. (Applausi dai Gruppi FI-BP, L-SP-PSd'Az e FdI).
PRESIDENTE. Per chiarezza, senatrice Bernini, lei chiede che la prossima settimana il presidente Conte venga a riferire in Aula sulla vicenda Ilva e che si modifichi il calendario di conseguenza.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, anche il Gruppo Lega chiede una modifica al calendario. Nello specifico, chiediamo che nella settimana che va dal 26 al 30 novembre - che l'attuale calendario prevede sia dedicata al lavoro delle Commissioni - il Presidente del Consiglio, in una giornata a sua scelta e secondo le sue disponibilità, venga a rendere comunicazioni all'Assembla sulla questione dell'Ilva e su quella legata al conflitto di interessi, che sono le due questioni che abbiamo posto in Conferenza dei Capigruppo già da diversi giorni. Noi chiediamo che il presidente Conte renda comunicazioni, nel senso che noi vogliamo che poi ci sia anche un atto politico e un voto preciso dell'Assemblea.
Per non ripetere le parole della collega Bernini, sul caso Ilva abbiamo sentito il Presidente del Consiglio dichiarare in più di un'occasione che sarebbe anche disposto a rimettere lo scudo penale; dall'altra parte, invece, abbiamo sentito la senatrice Lezzi dichiarare che non lo voterebbe neanche se lo rimettesse il Presidente del Consiglio. Ci piacerebbe tanto che questo dibattito avvenisse in Parlamento e non sui giornali, perché è questo il luogo giusto nel quale discutere e arrivare ad un voto, in modo tale che ognuno si assuma le proprie responsabilità. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FI-BP e FdI).
Ricordo, a tal fine, che lo stesso Partito Democratico ha chiesto formalmente la settimana scorsa che venisse il presidente Conte a riferire proprio sulla questione dell'Ilva, come conseguenza eventuale legata all'intervento fatto dal Ministro Patuanelli all'evento "Partita a bordo campo".
Un discorso analogo riguarda anche la questione del conflitto di interessi: non ci riteniamo soddisfatti del fatto che il presidente Conte abbia reso un'informativa alla Camera, nel senso che questo ci dovrebbe rendere tranquilli e sicuri. Anche su questo abbiamo chiesto che il Presidente del Consiglio renda comunicazioni al Senato, perché anche su questo vogliamo un voto preciso e chiaro, considerato che il presidente Conte si è sempre dichiarato disponibile, pronto, mai timoroso, trasparente e volenteroso nel venire a discutere di tutte le questioni delicate. Ebbene, se il conflitto di interessi, da una parte, e il caso Ilva, dall'altra, non sono temi da portare all'attenzione dell'Assemblea, mi viene da chiedere quali possano essere.
Questa è dunque la nostra semplice richiesta e speriamo davvero che possa trovare accoglimento da parte del Senato. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FI-BP e FdI).
CIRIANI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, intervengo rapidamente per unirmi alle richieste formulate dai colleghi di Forza Italia e della Lega per quanto riguarda le comunicazioni che, secondo noi, il presidente Conte dovrebbe rendere a quest'Aula su quanto sta avvenendo - e cambia ogni giorno - per il destino di Ilva-ArcelorMittal.
Aggiungo che in Conferenza dei Capigruppo abbiamo anche chiesto la possibilità di utilizzare almeno un'ora - sarebbe sufficiente - per discutere la nostra mozione legata alla celebrazione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una mozione che riguarda il futuro e il destino degli orfani di femminicidio e altre questioni molto scottanti e molto urgenti.
Per quanto riguarda infine l'Ilva - e vado a concludere - ribadisco anch'io, se ce ne fosse la necessità, che una questione così grande e così tragica per il destino di decine migliaia di occupati, di famiglie e per lo stesso destino industriale del Paese merita una relazione dettagliata da parte del presidente Conte e un dibattito in quest'Aula, anche perché ogni giorno, come dicevo testé, leggiamo dichiarazioni discordanti da parte di esponenti della maggioranza sul futuro stesso di Ilva, sulla natura e sul futuro del confronto tra il Governo e la compagnia franco-indiana.
È in quest'Aula del Senato che il presidente Conte deve riferire e dove, se possibile, i nodi politici devono essere sciolti e la maggioranza deve assumersi fino in fondo le proprie responsabilità.
PRESIDENTE. Presidente Ciriani, se ho ben capito, lei aggiunge la proposta di discutere la mozione a prima firma della senatrice Rauti il 25 di novembre.
Poiché non ci sono altre proposte di modifica del calendario dei lavori, passiamo alla votazione.
Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dalla senatrice Bernini, affinché la settimana prossima il Presidente del Consiglio riferisca all'Assemblea sulla questione Ilva.
Non è approvata.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Chiediamo la controprova.
PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.
Non è approvata.
Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dal senatore Romeo, volta ad inserire le comunicazioni del Presidente del Consiglio sulla questione Ilva e sul conflitto d'interessi nella settimana dal 26 al 30 novembre.
Non è approvata.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Chiediamo la controprova.
PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.
Non è approvata.
Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, avanzata dal senatore Ciriani, volta ad inserire la discussione della mozione sulla violenza contro le donne a prima firma della senatrice Rauti il 25 novembre.
Non è approvata.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Chiediamo la controprova.
PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.
Non è approvata.
Resta pertanto definitivo il calendario dei lavori approvato a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo e da me comunicato all'Assemblea.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
MAUTONE (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAUTONE (M5S). Signor Presidente, per fortuna tra i ragazzi non vi sono solo episodi di bullismo, di violenza ed intolleranza sociale, ma spesso ritroviamo esempi di solidarietà e aiuto al prossimo.
Tra i tanti episodi positivi, voglio qui segnalare quello della piccola Rebecca, che voglio ringraziare, la quale con la sua costanza, la sua disponibilità e il suo amore più che fraterno e disinteressato, ha aperto la sua amica, la sua compagna di classe, sul mondo, facendola uscire dal silenzio e dalla solitudine.
Rebecca, per lei era diventata molto di più, l'amica del cuore, l'amica di tutti i giorni. A Lucera, piccola cittadina in provincia di Foggia, si è realizzato, in maniera semplice e spontanea, senza clamore o enfasi, un vero e proprio miracolo di umanità e di solidarietà, che va oltre il tempo e lo spazio, capace, però, di realizzare il vero rispetto della persona umana nella sua interezza fisica e psichica.
La piccola Rebecca ha seguito il suo istinto amorevole ed ha fatto ciò che il suo animo le sussurrava: aiutare la sua amica diversamente abile ed in grave difficoltà. Ma per Rebecca è stata sempre negli anni la cosa più semplice e naturale da fare: un gesto semplice, per lei bambina, che per noi adulti può sembrare straordinario. La grave disabilità della sua compagna di classe non l'ha scoraggiata: la sua costanza ed il suo impegno certosino è stato premiato.
Con il suo aiuto, ma non solo, la compagna di classe con grave disabilità è uscita dal silenzio, iniziando una comunicazione verbale, anche se povera, con l'intera classe. Semplici gesti come accudire la compagna, aiutarla a mangiare standole vicino, creare un legame vero e indissolubile, hanno ottenuto forse di più o quantomeno completato in maniera ottimale le sole terapie riabilitative.
Con la sua amica di origini marocchine, si era creata una vera e propria empatia; in piccolo, un vero e proprio processo di integrazione sociale, che andava oltre il rapporto scolastico: un legame forte ed indissolubile.
Rebecca è una bambina semplice, che vive a contatto con la natura, con ottimi risultati scolastici, pratica sport e suona pianoforte.
La sua semplicità e la sua amorevole dedizione ha commosso l'Italia intera ed il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che l'ha nominata insieme ad altre ventotto persone «Costruttori di comunità». Con il suo affetto e la sua sensibilità, ha creato nella classe un ambiente più aperto ed inclusivo, dove la diversità è divenuta occasione di crescita per tutti.
Nella costruzione di una comunità solidale, coesa e tollerante, la spontaneità della piccola Rebecca, è molto più incisiva e cementante di tante parole e di tanti discorsi. (Applausi dal Gruppo M5S).
DI MICCO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI MICCO (M5S). Signor Presidente, la scorsa settimana il Consiglio dei ministri ha deliberato lo scioglimento del consiglio comunale di Orta di Atella, in provincia di Caserta, per infiltrazioni della criminalità organizzata.
Si tratta del secondo scioglimento per lo stesso motivo in soli dieci anni: prevedibile, per un Comune che è stato oggetto di una aggressiva speculazione edilizia, esercitata per soddisfare gli appetiti di imprenditori e criminali senza scrupoli, i quali ne hanno devastato il territorio sociale, economico e urbanistico.
È in questo stesso contesto, di una comunità segnata dalla connivenza con la criminalità, che si colloca la notizia di poche ore fa, circa l'aggressione ai danni del cronista Mario De Michele, direttore di una testata giornalistica locale, che già in passato è stato vittima di atti intimidatori, proprio per la sua attività di denuncia quotidiana di fatti che hanno visto il coinvolgimento di politici, funzionari, professionisti ed imprenditori dei Comuni dell'Agro aversano e di altri territori ugualmente problematici.
A quanto si apprende, il giornalista sarebbe stato avvicinato mentre era alla guida della sua auto da due individui col volto coperto, a bordo di uno scooter e armati di una mazza di ferro, che lo avrebbero schiaffeggiato, danneggiando in seguito la carrozzeria dell'autovettura, imputandogli la responsabilità dello scioglimento del consiglio comunale di Orta di Atella e intimandogli di bloccare un'altra inchiesta, tutt'ora in corso, riguardante presunti illeciti nella procedura di concessione dell'utilizzo di un impianto sportivo del Comune di Succivo, contiguo con quello di Orta di Atella.
Al netto delle indagini che seguiranno, la situazione è preoccupante: si tratta dell'ennesima, inaccettabile aggressione ai danni di un professionista della stampa, reo di svolgere il proprio lavoro in un territorio caratterizzato da una diffusa presenza della criminalità organizzata, che attua metodi persecutori contro chiunque provi ad accendere un faro sulle sue condotte criminose.
Al dottor De Michele e ai tanti giornalisti che quotidianamente hanno vissuto e vivono il disagio di dover operare in territori così difficili e in condizioni tanto precarie per la sicurezza del proprio lavoro e della loro personale incolumità, va ovviamente la nostra piena solidarietà e la vicinanza di tutte le istituzioni dello Stato. (Applausi dal Gruppo M5S).
Saluto a rappresentanze di amministratori locali e di studenti
PRESIDENTE. Salutiamo i consiglieri comunali e il vice sindaco della città di Bolzano. Benvenuti. (Applausi).
Salutiamo altresì, con particolare piacere da parte mia, gli studenti del Liceo scientifico statale «Galileo Ferraris» di Torino, che assistono ai nostri lavori. (Applausi).
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
PARRINI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD). Signor Presidente, noi riteniamo il fenomeno delle violenze e degli abusi compiuti sui minori, perpetrati da chi dovrebbe prendersi cura di loro con affetto, dedizione e amore, un fatto estremamente grave che merita indignazione e che, soprattutto, dovrebbe portare chi siede nelle istituzioni repubblicane ad esortare il libero ed efficace svolgimento delle indagini. Chi deve sanzionare lo deve fare in modo che la punizione sia la più esemplare in base alle leggi; e chi deve fare le leggi deve fare tutto il possibile perché la prevenzione sia al massimo livello e al massimo dell'efficacia.
Proprio perché questa è la nostra posizione, noi non tolleriamo che questi problemi, che sono molto gravi e che riguardano soggetti che versano in condizioni di grande vulnerabilità, vengano "cavalcati" in modo cinico, irresponsabile e talvolta anche in maniera invereconda ed inqualificabile da forze politiche che hanno come ultimo pensiero il benessere dei minori, dei bambini e dei ragazzi, e come prima preoccupazione quella di trarre un lucro politico da campagne vergognose.
Dico questo perché negli ultimi giorni noi abbiamo visto fiorire la pubblicità di iniziative che sono davvero qualcosa di molto grave e che noi riteniamo inaccettabile, perché imbastiscono accostamenti insostenibili, e perché si rivelano dei veri e propri atti di sciacallaggio politico. Faccio soltanto tre esempi. Per sabato 30 novembre è in programma a Bergamo un convegno, pare organizzato da gruppi ultratradizionalisti cattolici - così vengono definiti sulla stampa -, che ha per titolo «Da Barbiana a Bibbiano»; lo ripeto, «Da Barbiana a Bibbiano». Era presentato come un convegno che sarebbe stato concluso dal senatore Pillon; poi il senatore Pillon, quando è scoppiata la polemica, ha ritirato la sua partecipazione al convegno. Noi siamo al punto di veder accostati don Lorenzo Milani e Barbiana, con tutto quello che significano per l'Italia civile, per la Regione da cui io vengo, e per questa Nazione in generale, ad una vicenda come quella di Bibbiano.
Poi ci dovrebbe essere un altro convegno, il 9 dicembre a Firenze, organizzato dalla Lega, dal titolo «Dal Forteto a Bibbiano»; e un convegno con lo stesso titolo, il 15 dicembre a Lucca, che ha come oratore d'eccezione il deputato Donzelli di Fratelli d'Italia, che ha come sottotitolo «Le mani della sinistra sui bambini». A questi ultimi due convegni partecipa come oratore il commissario del Forteto, nominato dal Ministro per lo sviluppo economico: un rappresentante dello Stato che è anche garante dell'infanzia nella sua Regione e che, partecipando a questi convegni, a me pare che non si dimostri garante dell'infanzia, ma una persona che si presta a chi l'infanzia la sta strumentalizzando in maniera indegna.
Noi sul Forteto non facciamo sconti a nessuno di coloro che si è reso responsabile delle azioni sanzionate dalla magistratura. C'è una Commissione di inchiesta nata con il nostro voto e siamo perché parta il prima possibile, ma proprio per questo respingiamo con sdegno e fermezza che si continui a compiere questa azione di sciacallaggio, che è davvero una bassezza sia morale che politica. (Applausi dal Gruppo PD).
MOLES (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MOLES (FI-BP). Signor Presidente, prendo la parola a fine seduta - avrei voluto farlo prima - per parlare di quanto sta accadendo nella mia Regione, la Basilicata, che da ieri è martoriata. Ieri è toccato a Potenza e al Potentino e oggi a Matera, all'intero Materano e al Metapontino.
È una vera e propria tragica situazione emergenziale. Abbiamo visto in queste ore sia sui social che in televisione molte immagini e molti video dei torrenti di fango e di acqua che hanno invaso Matera, città capitale europea del 2019. La Basilicata non è solo Matera perché i territori distrutti e martoriati fin da stamane appartengono anche alla provincia di Matera e al Metapontino.
Sono qui a chiedere a nome mio, come senatore eletto nella mia Regione, la Basilicata, ma anche a nome di Forza Italia che il Governo faccia tutto ciò che è necessario in queste situazioni. Chiedo, quindi, che il Governo riconosca lo stato di calamità naturale. Noi non faremo mancare il sostegno ai nostri cittadini e mi auguro che il Governo faccia lo stesso in tempi brevi e ragionevoli. Questo è l'unico modo per essere di sostegno ai territori; questo è l'unico modo per essere di sostegno ai cittadini, che sono tutti uguali dovunque si trovino, in modo tale che non ci si ricordi di Matera e della Basilicata solo quando si tratta di celebrarne la bellezza, ma soprattutto nei momenti di crisi. In questo momento di crisi sono tanti i cittadini e le aziende che versano in situazioni di estrema difficoltà. È giusto che il Governo sia al fianco dei lucani e spero che lo voglia dimostrare. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
MALAN (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FI-BP). Signor Presidente, da questa mattina la popolazione civile di Israele è sottoposta a un massiccio attacco di missili. Ne sono arrivate probabilmente diverse centinaia, sicuramente molte decine, di cui l'ultimo cinque minuti fa. Sono attacchi mirati a colpire la popolazione civile e provengono dall'organizzazione denominata Jihad islamico in Palestina. Questa è considerata un'organizzazione terroristica dall'Unione europea, oltre che dagli Stati Uniti, dal Canada, dalla Gran Bretagna, oltre che naturalmente da Israele. È notoriamente legata all'Iran.
Il 25 giugno scorso ho presentato l'interrogazione 3-00935 chiedendo al Governo di rispondere in Commissione riguardo alla politica con l'Iran e, cioè, quale conto si tenga della situazione oggettiva dell'Iran e dei rapporti con la Repubblica islamica dell'Iran rispetto alla totale mancanza di rispetto dei diritti umani, in particolare verso le donne, gli omosessuali e le minoranze religiose; in secondo luogo, rispetto al sostegno al terrorismo - che è stato rilevato da molti organismi internazionali; e, infine, rispetto al proposito - e non alla minaccia - e all'annuncio di voler distruggere lo Stato di Israele nei prossimi anni. Non credo si possano ignorare queste circostanze, che - ripeto - sono più di semplici minacce. Sono degli annunci con tanto di conteggio alla rovescia con un orologio mostrato in una pubblica piazza di Teheran. Queste cose contro qualunque altro Paese fossero rivolte susciterebbero grande attenzione e reazione internazionale. Non si può fare una differenza in questo caso e, in particolare, oggi, quando sulla popolazione civile di Israele arrivano centinaia di missili, la gran parte dei quali viene intercettata dalle straordinarie disposizioni difensive dello Stato di Israele, che, però, non sono impenetrabili. Molti missili sono arrivati a destinazione, fortunatamente non hanno colpito persone, ma potrebbero farlo da un minuto all'altro. Credo che non si possa restare insensibili a tutto ciò. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 19 novembre 2019
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 19 novembre, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 17,51).
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bogo Deledda, Bongiorno, Bonifazi, Bossi Umberto, Campagna, Castaldi, Cattaneo, Cirinna', Crimi, De Poli, Di Piazza, Iwobi, Laus, Licheri, Magorno, Malpezzi, Mantovani, Margiotta, Merlo, Misiani, Monti, Napolitano, Ortolani, Pepe, Renzi, Ronzulli, Santangelo, Sbrana, Segre, Sileri e Turco.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Marilotti, per attività della Commissione per la Biblioteca e per l'Archivio storico; Ferrazzi e Lorefice, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
Ministro degli affari esteri e coop. inter.le
Ministro della difesa
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017 (1606)
(presentato in data 07/11/2019)
C.1623 approvato dalla Camera dei deputati;
ministro degli affari esteri e coop. inter.le
Ministro della difesa
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017 (1607)
(presentato in data 07/11/2019)
C.1624 approvato dalla Camera dei deputati;
ministro degli affari esteri e coop. inter.le
Ministro della difesa
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 marzo 2017 (1608)
(presentato in data 07/11/2019)
C.1625 approvato dalla Camera dei deputati;
ministro degli affari esteri e coop. inter.le
Ministro della difesa
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministero della difesa della Repubblica italiana e il Segretariato della difesa nazionale e il Segretariato della marina militare degli Stati uniti messicani in materia di cooperazione nel settore delle acquisizioni per la difesa, fatto a Città del Messico il 17 agosto 2018 (1609)
(presentato in data 07/11/2019)
C.1626 approvato dalla Camera dei deputati.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatore Romano Iunio Valerio
Introduzione dell'articolo 603-quater del codice penale, concernente il reato di organizzazione del lavoro mediante violenza o minaccia (1610)
(presentato in data 07/11/2019).
Disegni di legge, ritiro
In data 8 novembre 2019, la senatrice Giammanco ha dichiarato di ritirare il disegno di legge: Giammanco. - "Norme per la tutela delle scelte alimentari vegetariana e vegana" (261).
Affari assegnati
È deferito alla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'affare sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani (Atto n. 353).
Governo, trasmissione di atti e documenti
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, in data 7 novembre 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, le relazioni d'inchiesta relative al seguente incidente aereo e all'inconveniente grave:
Incidente occorso all'aeromobile Cessna 152 marche di identificazione I-ECSO, presso Ornaro (Rieti), in data 28 settembre 2016;
Inconveniente grave occorso all'aeromobile Pioneer 200 marche di identificazione I-6688, presso l'aeroporto di Verona Villafranca (Verona), in data 1° luglio 2018.
La predetta documentazione è deferita ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Atto n. 354).
Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera in data 7 novembre 2019, ha inviato - ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213 - le comunicazioni concernenti le nomine della professoressa Gioconda Moscariello a componente del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Nazionale di Alta Matematica "Francesco Severi" (n. 17), del dottor Fabio Florindo e del dottor Gilberto Saccarotti a componenti del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (n. 18).
Tale comunicazione è stata trasmessa, per competenza, alla 7a Commissione permanente.
Con lettere in data 17, 24 e 29 ottobre 2019 il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi del decreto del Presidente della Repubblica concernente lo scioglimento dei consigli comunali di Percile (Roma), Capriano del Colle (Brescia), Santo Stefano Belbo (Cuneo), Ceglie Messapica (Brindisi).
Il Ministro della salute, con lettera in data 12 novembre 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 8 della legge 14 dicembre 2000, n. 376, la relazione sullo stato di attuazione della legge concernente "Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping" e sull'attività svolta dalla Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, relativa all'anno 2018.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 7a e alla 12a Commissione permanente (Doc. CXXXV, n. 2).
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del regolamento (CE) n. 428/2009 che istituisce un regime comunitario di controllo delle esportazioni, del trasferimento, dell'intermediazione e del transito di prodotti a duplice uso, comprendente una relazione sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma del regolamento (UE) n. 599/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica il regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio che istituisce un regime comunitario di controllo delle esportazioni, del trasferimento, dell'intermediazione e del transito di prodotti a duplice uso (COM(2019) 562 definitivo), alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alle Commissioni 4a e 14a.
Autorità garante della concorrenza e del mercato, trasmissione di atti. Deferimento
Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, in data 31 ottobre 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione relativa alle criticità concorrenziali insite nella normativa primaria e secondaria in materia di modalità di recupero del credito da parte del cessionario nell'ambito delle agevolazioni fiscali per interventi di installazione di impianti fotovoltaici di cui all'art. 10, comma 3-ter, del decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019, così come modificato in sede di conversione dalla legge n. 58 del 28 giugno 2019.
La predetta segnalazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Atto n. 352).
Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento
La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, la sentenza n. 229 del 9 ottobre 2019, depositata l'8 novembre 2019, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale:
dell'articolo 58-quater, comma 4, della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà), nella parte in cui si applica ai condannati a pena detentiva temporanea per il delitto di cui all'articolo 630 del codice penale cha abbiano cagionato la morte del sequestrato;
in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), dell'articolo 58-quater, comma 4, ordinamento penitenziario, nella parte in cui si applica ai condannati a pena detentiva temporanea per il delitto di cui all'articolo 289-bis del codice penale che abbiano cagionato la morte del sequestrato.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. VII, n. 59).
Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera in data 14 ottobre 2019, ha inviato il testo di otto risoluzioni approvate dal Parlamento stesso nel corso della tornata dal 16 al 19 settembre 2019, deferite, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sotto indicate Commissioni competenti per materia:
risoluzione sulla posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 1/2019 dell'unione europea per l'esercizio 2019, che iscrive l'eccedenza dell'esercizio 2018, alla 5a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 536);
risoluzione sulla posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 2/2019 dell'Unione europea per l'esercizio 2019 - Rafforzamento di programmi essenziali per la competitività dell'UE: Orizzonte 2020 ed Erasmus+ (Doc. XII, n. 537), alla 5a, alla 7a, alla 13a e alla 14a Commissione permanente;
risoluzione sulla posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 3/2019 dell'Unione europea per l'esercizio 2019 che accompagna la proposta di mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per fornire assistenza alla Romania, all'Italia e all'Austria, alla 5a, alla 13a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 538);
risoluzione sullo stato di avanzamento del recesso del Regno Unito dall'Unione europea, alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 539);
risoluzione sul Myanmar/Birmania, in particolare la situazione dei rohingya, alla 3a, alla 14a Commissione permanente nonché alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 540);
risoluzione sull'Iran, in particolare la situazione dei difensori dei diritti delle donne e dei detenuti con doppia cittadinanza UE-iraniana, alla 3a, alla 14a Commissione permanente nonché alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 541);
risoluzione sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa, alla 7a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 542);
risoluzione sullo stato dell'attuazione della legislazione antiriciclaggio dell'Unione, alla 2a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 543).
Mozioni
GASPARRI, BARACHINI, MALAN, MODENA, RIZZOTTI, LONARDO, ALDERISI, CALIENDO, FANTETTI, BARBONI, AIMI, DAMIANI, MANGIALAVORI, GIAMMANCO, STABILE, BINETTI, GALLIANI, PEROSINO, LANZI, GIRO - Il Senato,
premesso che:
nel 2021 ricorrerà il settimo centenario della morte di Dante Alighieri;
nato a Firenze nel 1265 e scomparso a Ravenna nel 1321, Dante Alighieri nel mondo rappresenta ed è riconosciuto come un simbolo, ammiratissimo, della nostra identità culturale, tanto da essere unanimemente considerato il "padre" della lingua italiana;
importante linguista, la sua attività artistica spaziò dalla produzione poetica, come le Rime, a quella filosofica, come il "Convivio" e la "Quaestio de aqua et terra"; dal trattato politico, come il "De Monarchia", a quello linguistico-letterario, come il "De vulgari eloquentia", segnando profondamente la letteratura italiana dei secoli successivi e la cultura occidentale, sebbene la sua fama sia dovuta alla "Divina Commedia", universalmente considerata la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale;
nell'imminenza del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, è opportuno dare un segnale forte di attenzione alla promozione della lingua italiana anche in continuità con gli sforzi compiuti a livello parlamentare per ammodernare il sistema di promozione e diffusione linguistica italiana nel mondo e tra le comunità italiane all'estero;
lo studio delle opere di Dante Alighieri ha sempre destato un forte interesse anche a livello internazionale, rappresentando un'esperienza culturale imprescindibile per intere generazioni;
giova ricordare che nella XVII Legislatura è stata approvata la legge 12 ottobre 2017, n. 153, recante "Disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri", per garantire adeguato risalto alla celebrazione della vita, del pensiero e delle opere di un poeta e di due artisti di straordinaria importanza, al fine di promuovere, attraverso attività di alto valore scientifico, la cui programmazione e attuazione è stata demandata ai tre comitati nazionali dei quali si è prevista l'istituzione, la più vasta divulgazione, a livello nazionale e internazionale, del loro pensiero e delle loro opere;
nei mesi scorsi, il "Corriere della Sera" ha proposto che Dante Alighieri abbia una giornata a lui dedicata sul calendario, tanto da invitare ministeri e istituzioni ad assumere iniziative per fissare un "Dantedì", cioè "giorno di Dante", iniziativa nata da un articolo dello scrittore e giornalista Paolo Di Stefano. Tale proposta ha incontrato il consenso favorevole dell'Accademia della Crusca, della società Dante Alighieri, della Società dantesca, dell'Associazione degli italianisti, di molti importanti dantisti italiani e stranieri,
impegna il Governo a garantire, con la proposta di opportuni interventi normativi e finanziari, l'organizzazione di eventi celebrativi e iniziative culturali in onore di Dante Alighieri, in occasione dei 700 anni dalla sua morte.
(1-00188)
BONINO, RICHETTI, CALIENDO, MODENA, DAL MAS, AIMI, STABILE, GASPARRI, VITALI, MALAN, FANTETTI, PAGANO, MOLES - Il Senato,
premesso che:
l'art. 1, comma 1, lettere d), e) e f), della legge n. 3 del 2019, detta "spazza-corrotti", prevede una nuova disciplina della prescrizione, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020;
la nuova riforma interessa gli artt. 158, 159 e 160 del codice penale: non modifica l'assetto complessivo della disciplina dell'istituto, che rimane quello introdotto nel 2005 con la legge detta ex-Cirielli, ma riguarda solo il profilo del decorso del termine di prescrizione del reato;
la nuova disciplina della prescrizione è inserita all'art. 159, comma 2, del codice penale nei seguenti termini: "Il corso della prescrizione rimane altresì sospeso dalla pronunzia della sentenza di primo grado o del decreto di condanna fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o dell'irrevocabilità del decreto di condanna";
fino alla data del 1° gennaio 2020 resterà in vigore la riforma Orlando (legge n. 103 del 2017), che aveva già introdotto tre anni in più per arrivare a una sentenza definitiva (18 mesi anni dopo la sentenza di primo grado e altrettanti dopo quella di appello) e allontanare l'eventualità della prescrizione del reato. Ciò, peraltro, solo in caso di condanna confermata nel grado successivo;
la nuova normativa prevede il blocco del corso della prescrizione del reato dopo la sentenza di primo grado (o il decreto di condanna), indipendente dall'esito, di condanna o di assoluzione;
di fatto anche il legislatore che volle e approvò questo blocco ne ha differito l'entrata in vigore per un anno, prefigurando una più complessiva riforma della giustizia, che risolvesse il problema dell'irragionevole durata dei processi. A tutt'oggi, a meno di due mesi dall'entrata in vigore della modifica della prescrizione, di tale riforma complessiva è tuttavia difficile vedere anche solo le avvisaglie. Peraltro, il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, anziché assicurare la definizione dei processi in tempi ragionevoli, ne garantisce la durata per tempi imprevedibili, rimessi alla libera organizzazione della macchina giudiziaria, sollevata dal limite rappresentato dall'estinzione del reato per prescrizione;
occorre rilevare che non sono soggetti a prescrizione i reati per cui sia prevista la pena dell'ergastolo e che i termini di prescrizione di tutti i reati ritenuti di allarme o di interesse sociale sono così elevati da far escludere che possano consumarsi nel tempo di un processo e probabilmente, in diversi casi, anche di una vita umana. A titolo di esempio: morte da inquinamento ambientale: 53 anni; omicidio stradale con più di una vittima: 48 anni; omicidio stradale in stato di ebbrezza: 33 anni; violenza sessuale: 33 anni; maltrattamenti in famiglia con lesioni gravissime: 40 anni e 6 mesi; corruzione in atti giudiziari: 30 anni; rapina, spaccio di stupefacenti e estorsione: 28 anni; bancarotta fraudolenta aggravata: 21 anni e 9 mesi; concussione: 18 anni; peculato: 15 anni, 7 mesi e 15 giorni; furto in abitazione e furto con strappo: 15 anni e 6 mesi; usura: 15 anni e 6 mesi. I reati di criminalità organizzata, come l'associazione per delinquere di stampo mafioso o quella finalizzata al traffico di stupefacenti, poi, sono di fatto imprescrittibili perché esclusi dal limite massimo stabilito dall'articolo 161 del codice penale in relazione alle interruzioni dei termini di prescrizione determinate dagli atti e dalle fasi processuali;
del resto, se era già noto dai dati ministeriali che circa il 70 per cento delle prescrizioni matura prima del processo, ora la rilevazione Ucpi-Eurispes al netto di altre cause di estinzione del reato (come remissioni di querela, esito della messa alla prova, oblazioni, morte dell'imputato) mostra che la prescrizione già incide sul 10 per cento delle sentenze di primo grado: cioè di prima del momento in cui la legge n. 3 del 2019 ne prevede il blocco. E va tenuto a mente che il 25 per cento dei processi di primo grado si concludono con una sentenza di assoluzione;
l'articolo 111 della Costituzione solennemente proclama "La giurisdizione si attua mediante giusto processo regolato dalla legge. Ogni processo si svolge nel contraddittorio fra le parti, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata",
impegna il Governo a procedere con lo strumento della decretazione d'urgenza per abrogare la norma relativa al blocco della prescrizione contenuta nella legge n. 3 del 2019 o, in subordine, per rinviarne l'applicazione fino a quando non saranno stati presi provvedimenti incisivi ed efficaci, per garantire ai cittadini italiani processi penali giusti e quindi di durata ragionevole.
(1-00189)
CIRIANI, BALBONI, BERTACCO, CALANDRINI, DE BERTOLDI, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, NASTRI, PETRENGA, RAUTI, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,
premesso che:
le comunità ebraiche europee sono state investite, nell'arco della storia, da molteplici forme di antisemitismo: religioso cristiano; politico, sociale ed economico durante l'Illuminismo e dell'Europa post-illuminista; razziale del XIX secolo, che culminò con le leggi razziali, anche in Italia durante il regime fascista, e le persecuzioni naziste che hanno portato all'orrore della Shoa; la repressione religiosa e le "purghe" nell'Unione sovietica;
esiste a tutt'oggi un antisemitismo contemporaneo, che assume forme diverse, la cui condanna deve essere ribadita con fermezza e senza forma alcuna di reticenza;
per fronteggiare efficacemente la crescente spirale di odio, intolleranza, razzismo e antisemitismo cui si sta assistendo negli ultimi anni, si ritiene assolutamente necessario avviare e rafforzare un'intensa attività di sensibilizzazione per mantenere vivo il ricordo delle tragiche vicende che hanno interessato la storia, anche più recente, delle nostre nazioni, anche al fine di "onorare la memoria delle vittime dei regimi totalitari e autoritari" e gettare le basi per una "riconciliazione fondata sulla verità e la memoria";
considerato che:
l'antisemitismo si manifesta in diverse forme. Nel maggio 2017 Jonathan Greenblatt, CEO e direttore nationale dell'Anti-Defamation league, denunciò che milioni di messaggi antisemiti diffondono costantemente su "Twitter" stereotipi negativi e complottisti riguardo agli ebrei;
il centro studi "Machiavelli" ha pubblicato e divulgato, in data 22 settembre 2018, il rapporto "L'antisemitismo nell'Europa contemporanea", realizzato da Fiamma Nirenstein, giornalista, scrittrice, membro dell'Israeli council of foreign relations del World Jewish council, nel quale si evidenzia come "ai vecchi stilemi antisemiti" del passato "se ne sono aggiunti oggi di nuovi, travestiti da critiche a Israele ma in realtà motivati da odio verso gli ebrei in quanto tali", e attualmente riconducibili a tre matrici: il fondamentalismo islamico; alcune frange di estrema sinistra; alcuni movimenti di estrema destra;
nel rapporto viene sottolineato come a pesare, oggi, sia soprattutto "l'antisemitismo di matrice islamica, la cui origine affonda nell'odio religioso e si nutre dell'ideologia islamista";
il "Rapporto sulle tendenze e gli episodi di antisemitismo nel 2017", presentato dal Ministro israeliano della diaspora, Naftali Bennett, durante la giornata della memoria, ha dichiarato: "la popolazione di rifugiati in Europa è diventata un fattore di rischio per la comunità Ebrica" e "oltre il 50% dei rifugiati nell'Europa occidentale sostengono opinioni antisemite";
molti cittadini francesi di religione ebraica risultano aver lasciato la Francia: dal 2007 al 2017 si stimano 40.000 persone: i dati parlano, nel dettaglio, di 2.000 partenze nel 2012; 3.000 nel 2013; 7.231 nel 2014; oltre 8.000 nel 2015; 5.200 nel 2016; 3.500 nel 2017;
il 21 aprile 2018 in Francia, dopo gli ultimi episodi di violenza, più di 300 persone hanno reagito firmando un "manifesto contro il nuovo antisemitismo", scritto da Philippe Val e pubblicato sul quotidiano "Le Parisien" che è stato sottoscritto, tra gli altri, dallo stesso Philippe Val, ex direttore di "Charlie Hebdo", dall'ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, dall'ex primo ministro socialista Manuel Valls, da altri due ex primi ministri, dall'ex sindaco di Parigi Bertrand Delanoe, da politici sia di destra che di sinistra, da rappresentanti di diverse religioni e da intellettuali e artisti come Gérard Depardieu, Charles Aznavour, Françoise Hardy, Alain Finkielkraut o Bernard-Henri Lévy;
sullo stesso quotidiano che ha pubblicato il manifesto si legge: "gli ebrei francesi hanno 25 volte più probabilità di essere attaccati rispetto ai loro compagni musulmani. Il 10% dei cittadini ebrei dell'Ile-de-France - vale a dire circa 50.000 persone - sono stati recentemente costretti a trasferirsi" e ancora: "Perché questo silenzio? Perché la radicalizzazione islamista - e l'antisemitismo che trasmette - è considerata esclusivamente da alcune delle élite francesi come espressione di una rivolta sociale (…) perché al vecchio antisemitismo dell'estrema destra, si aggiunge l'antisemitismo di una parte della sinistra radicale che ha trovato nell'antisionismo l'alibi per trasformare i carnefici degli ebrei come vittime della società";
come sottolineato anche dal "Rapporto sulle tendenze e gli episodi di antisemitismo nel 2018", presentato dal Governo israeliano il 27 gennaio 2019, il fenomeno dell'antisemitismo vede anche una sorta di patto tra l'integralismo islamico e frange dell'estrema sinistra, "i cui interessi sono apparentemente incompatibili, ma che cooperano contro Israele e gli ebrei";
nel citato rapporto "L'antisemitismo nell'Europa contemporanea", sono evidenziati molteplici casi di antisemitismo da parte della sinistra in Europa che rifiuta la definizione basata sulla teoria delle "3 D" (i criteri con i quali si definisce l'antisemitismo "delegittimazione di Israele, demonizzazione, e doppio standard", coniati da Nathan Sharansky);
il fenomeno dell'antisemitismo è ancora vivo in Europa in frange di estrema destra, come il caso del partito di estrema destra ungherese "Jobbik" che nel 2013 aveva chiesto in Parlamento la lista degli ebrei presenti nelle istituzioni sensibili, definiti un "pericolo per la Nazione", o come nel caso di attentanti da parte di estremisti, come il recentissimo attacco alla sinagoga di Halle ad inizio ottobre 2019, e ancora i molti atti vandalici registrati contro i simboli della comunità ebraica da parte di estremisti di destra;
il problema dell'estremismo di destra resta, anche secondo il già citato "Rapporto sulle tendenze e gli episodi di antisemitismo nel 2018", uno dei problemi maggiori, in particolare in Europa e negli Usa,
impegna il Governo:
1) ad adottare tutte le opportune iniziative per promuovere campagne di sensibilizzazione e creare piani nazionali contro l'antisemitismo ed in genere l'odio razziale e religioso, atte a garantire la sicurezza dei cittadini ebrei e degli edifici religiosi, scolastici e culturali ebraici, in accordo con le comunità ebraiche, le organizzazioni della società civile e le organizzazioni non governative impegnate contro la discriminazione;
2) ad assumere iniziative concrete per contrastare tutte le forme di antisemitismo presenti in Italia, sia quello di stampo religioso islamico sia quello politico da qualunque parte provenga;
3) a punire coloro che raccolgono, erogano denaro o mettono a disposizione beni destinati a essere in tutto o in parte utilizzati per sostenere organizzazioni che svolgono, anche nell'ambito di luoghi di culto, attività dirette a commettere atti di antisemitismo, e a "chiunque riceva da uno Stato straniero o da un'organizzazione o soggetti stranieri, beni o denaro destinati a essere in tutto o in parte utilizzati" a tali fini.
(1-00190)
Interpellanze
CASTIELLO - Ai Ministri della salute e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:
da notizie di stampa si apprende che la Guardia di finanza ha condotto un'inchiesta dalla quale risulterebbe che l'Ilva di Taranto abbia venduto polveri MEEP (polveri degli elettrofiltri) contenenti vari minerali tra cui piombo, oltre i valori limite e, in un caso, persino tellurio (cancerogeno);
le polveri MEEP, in quanto ricche di potassio, che viene largamente impiegato in agricoltura, in particolare per la coltivazione delle viti che sono, come è noto, piante potassiofile, sarebbero state cedute alle società Chimsider Logistica ed Ecofert Europe, e si teme che le due società le abbiano commercializzate come fertilizzanti agricoli, probabilmente giunti in varie parti del territorio italiano attraverso la filiera commerciale;
se venisse accertato l'utilizzo delle polveri MEEP come concime minerale, è molto alta la probabilità di contaminazione di terreni, falde e coltivazioni con grave pregiudizio per la salute,
si chiede di conoscere quali atti i Ministri in indirizzo intendano adottare, affinché vengano compiuti approfonditi accertamenti e disposte rispettivamente le più opportune misure cautelari e sanzionatorie.
(2-00051)
Interrogazioni
DE PETRIS, TAVERNA, LUCIDI, CIRINNA', GIAMMANCO - Al Ministro della salute. - Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti:
in data 9 maggio 2018 è stata presentata al Ministero della salute, da parte dell'università degli studi di Parma, una domanda di autorizzazione per il progetto di ricerca "Meccanismi anatomo-fisiologici soggiacenti il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale", coinvolgente sei primati non umani, una specie particolarmente protetta dal decreto legislativo n. 26 del 2014, nei cui confronti la sperimentazione è vietata salvo casi eccezionali, come stabilito dall'articolo 8 dello stesso decreto legislativo, quando "è scientificamente provato che è impossibile raggiungere lo scopo della procedura utilizzando specie diverse dai primati non umani";
l'eccezionalità di tale richiesta di utilizzazione di animali particolarmente protetti determina un procedimento amministrativo ed il conseguente eventuale rilascio del provvedimento favorevole, ove il Ministero della salute svolge un importante ruolo di garanzia e vigilanza, che si esplica nell'acquisizione del parere dell'organismo preposto al benessere animale della stessa università e della valutazione tecnico scientifica del Consiglio superiore di sanità. I due organi però non hanno adempiuto ai loro compiti nel rispetto delle previsioni contenute nel decreto legislativo n. 26 del 2014, il quale chiede espressamente all'art. 26, comma 1, lettera d), l'emanazione di un parere motivato individuando, al comma 2, i profili da analizzare ai fini del suo rilascio;
per quanto riguarda il Consiglio superiore di sanità, infatti, nonostante l'art. 31, comma 4, abbia puntualmente individuato tutti i profili che avrebbe dovuto analizzare ai fini del rilascio del parere, non viene esposta alcuna argomentazione o motivazione, rendendo, ad avviso degli interroganti, illegittimo il parere e viziando, quindi, per illegittimità derivata, l'autorizzazione del Ministero che vi fa espresso rinvio;
l'illegittimità dell'autorizzazione è ancora più evidente considerato che non si rinviene alcuna valida argomentazione neanche nel parere dell'organismo preposto al benessere animale, che è stato anch'esso emesso in palese violazione dell'art. 26 del decreto legislativo n. 26 del 2014;
il Ministero, nonostante la totale carenza di motivazione del parere dell'organismo preposto al benessere animale e della valutazione tecnico-scientifica del Consiglio superiore di sanità, in data 15 ottobre 2018, ha rilasciato l'autorizzazione n. 803 /2018-PR, inerente al progetto che prevede l'utilizzo di ben sei primati non umani;
la LAV, Lega antivivisezione, vista l'evidente illegittimità dell'autorizzazione rilasciata dal Ministero, ha presentato, in sede giurisdizionale, un ricorso autonomo e motivi aggiunti innanzi al TAR Lazio;
preme evidenziare che, nel citato giudizio pendente al TAR Lazio, l'Avvocatura generale dello Stato ha depositato il verbale di un sopralluogo, svoltosi presso lo stabulario dell'università di Parma, in data 7 giugno 2019, da cui non risulta lo svolgimento di adeguati controlli sui punti più delicati, tra cui la condizione della "effettiva necessità della ricerca in quanto non costituisce una inutile duplicazione di ricerche precedenti", articolo 31, comma 4, lettera e) , del decreto legislativo n. 26 del 2014, le specifiche competenze in materia del personale preposto, la possibilità, del tutto eccezionale, di alloggiare primati non umani singolarmente anziché in coppia, la circostanza che vi sono alloggiati 9 primati non umani a fronte dei 6 oggetto dell'autorizzazione ed infine in generale se gli alloggiamenti corrispondano alle descrizioni presenti nella documentazione prodotta ai fini del rilascio dell'autorizzazione, dal momento che, al contrario, sembrerebbero esserci notevoli e rilevanti differenze che potrebbero anch'esse inficiare l'autorizzazione;
l'aver rispettato, solo formalmente, l'iter procedurale richiesto non legittima i provvedimenti emessi che non rispondono, nei loro contenuti, a quanto richiesto dal legislatore nazionale ed europeo;
in base, infatti, al decreto legislativo n. 26 del 2014, l'autorizzazione può essere rilasciata solo in casi eccezionali, laddove siano rispettate stringenti condizioni e ove vi sia un perfetto bilanciamento tra danni e benefici;
la ricerca sui primati non umani è una ricerca che viene svolta dagli anni '70, su cui vi è moltissimo materiale e che non ha portato risultati soddisfacenti, mentre, al contrario, si stanno sviluppando molti studi su esseri umani già malati della medesima patologia, che stanno portando ottimi risultati a riprova che il rapporto tra danno e beneficio sembrerebbe non essere bilanciato e di conseguenza non giustificare il rilascio di un'autorizzazione di una sperimentazione vietata per legge,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario e doveroso annullare immediatamente l'autorizzazione prot. 803 /2018PR, inerente al progetto "Meccanismi anatomo-fisiologici soggiacenti il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale", emessa in palese violazione della normativa di riferimento, di cui al decreto legislativo n. 26 del 2014 e dell'obbligo di motivazione di cui all'art. 3 della legge n. 241 del 1990.
(3-01228)
TARICCO, CIRINNA', FERRAZZI, BITI, MESSINA Assuntela, D'ARIENZO, VATTUONE, ASTORRE, BOLDRINI, MANCA, STEFANO, IORI, ROSSOMANDO, FEDELI, LAUS, BINI, D'ALFONSO, ROJC, PINOTTI, ALFIERI - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che la legge n. 157 del 1992, recante "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio", all'art. 1, comma 1, recita: "La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della Comunità nazionale ed internazionale", e al comma 3: "Le Regioni a statuto ordinario provvedano ad emanare norme relative alla gestione ed alla tutela di tutte le specie della fauna selvatica in conformità alla presente legge, alle Convenzioni internazionali ed alle Direttive Comunitarie" e ancora all'articolo 19: "Le Regioni per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia";
considerato che:
le funzioni amministrative di programmazione e di coordinamento ai fini della pianificazione faunistico-venatoria vengono esercitate dalle Regioni secondo l'art 9, comma 1, alle quali si aggiungono "compiti di orientamento, di controllo e compiti sostitutivi previsti dalla presente legge e dagli statuti regionali";
l'art. 10, rubricato "Piani faunistico-venatori", al comma 1, prevede che: "tutto il territorio agro-silvo-pastorale nazionale è soggetto a pianificazione faunistico-venatoria finalizzata, per quanto attiene alle specie carnivore, alla conservazione delle effettive capacità riproduttive e al contenimento naturale di altre specie e, per quanto riguarda le altre specie, al conseguimento della densità ottimale e alla sua conservazione mediante la riqualificazione delle risorse ambientali e la regolamentazione del prelievo venatorio", la cui realizzazione viene effettuata dalle Regioni e Province con le modalità previste nei commi 7 e 10 "di cui al comma 1 mediante la destinazione differenziata del territorio", comprendendo al comma 8, paragrafo b), tra i piani faunistico-venatori, "Le zone di ripopolamento e cattura, destinate alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale ed alla cattura della stessa per l'immissione sul territorio in tempi e condizioni utili all'ambientamento fino alla ricostruzione e alla stabilizzazione della densità faunistica ottimale per il territorio";
l'art 11, comma 1, individua "il territorio delle Alpi (…) zona faunistica a sé stante" definendone le caratteristiche proprie al comma 2 in termini di "norme particolari" per la protezione della caratteristica fauna e ne disciplina l'attività venatoria, prevedendo, al comma 3, l'eventuale "immissione di specie autoctone previo parere favorevole dell'Istituto Nazionale per la fauna selvatica, al fine di ripristinare l'integrità del biotopo animale";
rilevato che:
il territorio italiano ha visto negli ultimi decenni profondi mutamenti ambientali, anche fotografati dalla carta d'identità degli ungulati selvatici a cura di ISPRA, Legambiente, Federcaccia, Arcicaccia, AnuuMigratoristi, che, a fronte di un costante consumo di suolo, ha impattato pesantemente in molti ambienti del Paese; il contemporaneo incremento di aree forestate e di aree protette e l'abbandono di quote importanti di agricoltura anche estesa alle aree collinari e montane, e in alcune aree anche una significativa modificazione della presenza antropica, hanno portato molte specie selvatiche, compresi gli ungulati, a vedere incrementati notevolmente i loro numeri;
i dati della banca dati ungulati di ISPRA evidenziano per il periodo 2005-2010 che i caprioli, per esempio, sono passati in Italia da 425.000 a 455.000 ed i cervi da 63.000 a 68.000, mentre per i cinghiali nello stesso periodo evidenziano un aumento del 50-60 per cento del numero complessivo di questa specie ormai così pervasiva, con stime che ne individuano addirittura il numero nel 2015 a quasi 1,5 milioni di capi;
l'incremento esponenziale di alcune specie, in particolare del cinghiale, sta determinando crescenti problematiche per i danni alle coltivazioni, crescenti incidenti stradali ed un aumento del rischio di trasmissione di patologie agli animali domestici o all'uomo. L'impatto delle popolazioni di ungulati sull'ambiente naturale e coltivato, puntualizzato dal report ISPRA, può essere espresso in termini fisici quantitativi, non sempre sommabile e raramente espresso nelle statistiche ufficiali, numerici, sulla base degli eventi dannosi denunciati o segnalati e per questo considerato dato abbastanza grezzo ed economico, sulla base del danno arrecato;
secondo i dati ISPRA, il cinghiale è responsabile dell'85 per cento dei danni alle attività agricole (quinquennio 2005-2009, danni per oltre 35 milioni di euro);
la legge prevede responsabilità ed investimenti di ambiti territoriali di caccia e di comprensori alpini per il ripristino ambientale, per la gestione, la tutela e la conservazione delle specie selvatiche, con particolare riguardo alle popolazioni di ungulati e purtroppo, a fronte di comportamenti responsabili e virtuosi, non sono rare le situazioni di gestioni, anche recentemente finite avanti alla magistratura, quantomeno discutibili di tali funzioni da parte dei soggetti preposti, che richiedono un costante controllo e monitoraggio;
dato atto che il comma 7 dell'art. 1, rubricato "Fauna selvatica", della legge n. 157 del 1992 cita: "Ai sensi dell'articolo 2 della legge 9 marzo 1989, n. 86, il Ministro per il coordinamento delle politiche comunitarie, di concerto con il Ministro dell'agricoltura e delle foreste e con il Ministro dell'Ambiente, verifica, con la collaborazione delle regioni e delle Province autonome e sentiti il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale di cui all'articolo 8 e l'Istituto nazionale per la fauna selvatica, lo stato di conformità della presente legge e delle leggi regionali e provinciali in materia agli atti emanati dalle Istituzioni delle Comunità europee volti alla conservazione della fauna selvatica",
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo ritengano opportuno riattivare le procedure previste dall'art. 35, comma 1 e 2, della legge menzionata, approntando e presentando alle Camere, o quantomeno alle Commissioni permanenti 9ª (Agricoltura) e 13ª (Ambiente), un'approfondita relazione sull'attuazione della presente disposizione, per avere una visione complessiva e puntuale dell'attuazione legislativa sul territorio nazionale, sull'efficacia ed anche su eventuali limiti normativi in essere, e conseguentemente mettere in condizione il Parlamento e le istituzioni regionali e locali di intervenire in modo efficace sul quadro normativo e apportare eventuali riforme o correttivi miranti ad una migliore gestione del territorio, ad una riduzione dei problemi, dei danni, e degli incidenti, e complessivamente ad una maggiore efficacia nel conseguimento degli interessi generali.
(3-01229)
TARICCO, D'ALFONSO, STEFANO, IORI, FEDELI, ROJC, PINOTTI, BOLDRINI, CIRINNA', BITI, ROSSOMANDO, MESSINA Assuntela, LAUS, GIACOBBE - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che l'articolo 1, comma 889, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019), ha previsto l'attribuzione di un contributo di 250 milioni di euro annui alle 76 Province delle regioni a statuto ordinario, per gli anni dal 2019 al 2033, per il finanziamento di piani di sicurezza a valenza pluriennale per la manutenzione di strade e di scuole;
considerato che il decreto 4 marzo 2019 del Ministero dell'interno, recante "Riparto a favore delle Province delle Regioni a statuto ordinario del contributo di 250 milioni di euro destinato al finanziamento di piani di sicurezza a valenza pluriennale per la manutenzione di strade e di scuole, per ciascuno degli anni dal 2019 al 2033", ha dunque proceduto al riparto delle risorse attribuite, sulla base di quanto disposto dal medesimo articolo 1, comma 889, della legge di bilancio, secondo i seguenti criteri: per il 50 per cento, tra le Province che presentano una diminuzione della spesa per la manutenzione di strade e di scuole nell'anno 2017 rispetto alla spesa media, con riferimento agli anni 2010, 2011 e 2012 e in proporzione a tale diminuzione; per il restante 50 per cento, in proporzione all'incidenza determinata al 31 dicembre 2018 dalla manovra di finanza pubblica di cui all'articolo 1, comma 418, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità per il 2015), e dall'articolo 47 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, tenuto conto di quanto previsto dall'art. 1, commi 838 e 839, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), rispetto al gettito dell'anno 2017 dell'imposta sull'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile dei veicoli, dell'imposta provinciale di trascrizione, nonché del fondo sperimentale di riequilibrio;
considerato, altresì, che a quanto risulta agli interroganti:
la Provincia di Cuneo, quarta in Italia per estensione territoriale, seconda come numero di comuni e che per la sua conformazione è per l'80 per cento territorio montano, anche se nelle "terre alte" vive solo il 30 per cento della popolazione, ha ben 3.227 chilometri di strade provinciali, e conta 25.643 studenti che provengono da tutto questo vasto territorio; tenendo anche conto che nelle stagioni invernali 2017-2018 si sono verificate precipitazioni superiori alla media, essa ha registrato negli ultimi anni spese per sgombero della neve sulle strade e per il riscaldamento scolastico ampiamente superiori rispetto a tante altre Province;
paradossalmente, secondo il riparto citato, Cuneo risulta, ad oggi, insieme ad una decina di altre Province, fortemente penalizzata nell'assegnazione di risorse sulla base dei parametri utilizzati (le forti nevicate 2017 e 2018 che hanno incrementato i costi di sgombero e di manutenzione della rete viaria stante il territorio montano a forte nevosità), risultando terz'ultima per il minor contributo assegnato con soli 1.156.581 euro per 15 annualità, a fronte, come si è detto, di ben 3.227 chilometri di strade ormai in stato disastroso e a grave rischio sicurezza;
osservato che:
nel dettaglio, il criterio utilizzato per la ripartizione del 50 per cento del contributo prevedeva che fosse "tra le province che presentano una diminuzione della spesa per la manutenzione di strade e di scuole nell'anno 2017 rispetto alla spesa media con riferimento agli anni 2010, 2011 e 2012 e in proporzione a tale diminuzione", mettendo quindi di fatto in relazione la spesa media di un triennio con la spesa di una sola annualità; tale criterio risulta influenzato in modo rilevante da eventi assolutamente imprevedibili ed appare pesantemente sfavorevole per quegli enti che, nel corso del 2017, si sono trovati a sostenere spese indifferibili ed urgenti necessarie per fronteggiare eventi atmosferici avversi o situazioni di emergenza come ad esempio nevicate con costi straordinari di sgombero e di messa in sicurezza delle strade;
la Provincia di Cuneo, nonostante sia riuscita ugualmente sino ad oggi a far fronte alla situazione grazie ad avanzi di gestione (lo scorso anno, infatti le risorse sono state 317 milioni di euro, ripartite però con criteri decisamente diversi, con un conseguente diverso impatto) e ai contributi della Regione Piemonte, dovendo peraltro ridurre e tagliare per risparmiare, è stata fortemente penalizzata così come una decina di altre Province, vedendosi attribuire risorse pari ad 1.156.581 euro, sul totale di 250 milioni, che rischiano di vanificare tutti gli sforzi fatti in termini economici; analoga situazione riguarda le altre Province pesantemente danneggiate dai criteri utilizzati;
il riparto previsto non tiene in alcun conto, a solo titolo di esempio, i chilometri di strade da mettere in sicurezza, la popolazione e il numero delle scuole, con un delta tra la spesa 2016-2017 (anni particolarmente nevosi) e la media di altri periodi,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano necessario ed urgente procedere ad una revisione dei criteri da utilizzare in futuro nel riparto delle risorse da assegnare per la manutenzione di strade e di scuole, al fine di garantire una ripartizione più equa e legata a fattori oggettivi delle stesse destinate alle Province italiane sulla spesa ordinaria per la manutenzione di strade e scuole per i prossimi 15 anni, o, in alternativa, se non ritengano di adottare per tutte le nuove risorse da stanziare per le Province criteri diversi ed in qualche misura riparatori dell'impatto negativo sulle Province più penalizzate dal decreto 4 marzo 2019.
(3-01230)
FERRAZZI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
da troppo tempo ormai si attende la messa in atto del progetto per la realizzazione della terza corsia dell'autostrada A4 e per l'allargamento della strada provinciale 251, all'uscita del casello tra le autostrade A4 e A28, nel tratto che va da Portogruaro a San Donà di Piave (Venezia);
l'assemblea della concessionaria, la società autostradale Autovie, ha confermato il blocco dei fondi relativi all'intervento;
secondo la concessionaria, la causa del blocco sarebbe dovuta all'adeguamento tariffario autostradale previsto per il 2019 e ad alcuni non ben definiti vincoli normativi nazionali, che graverebbero ulteriormente sul bilancio del gruppo;
considerato che:
come dimostrano anche le dichiarazioni rilasciate dal presidente della società Autovie, Maurizio Castagna, è in corso un trasferimento della nuova concessione ad un'altra società autostradale, ovvero l'Autostrada Alto Adriatico, sulla quale andrebbe a ricadere la responsabilità del completamento dell'opera;
secondo quanto risulta all'interrogante, inoltre, il commissario delegato, nonché presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, non avrebbe dato avvio ad alcune opere programmate propedeutiche all'intervento;
trattandosi di un tratto ad alta intensità di traffico e con un altissimo grado di incidentalità, è necessario fugare al più presto ogni dubbio sulle reali cause che pongono in essere un blocco alla realizzazione dell'opera,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e quali atti intenda adottare, o abbia adottato, per accertare l'effettiva esistenza di vincoli normativi nazionali che impediscono alla società concessionaria di realizzare l'opera e, qualora questi esistessero, come intenda intervenire per superare tale situazione di stallo;
se vi siano delle problematiche ricollegabili alla programmazione che non consentano al commissario delegato di procedere con le opere già programmate propedeutiche all'intervento.
(3-01231)
CIRINNA', ASTORRE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
nella notte tra il 6 e il 7 novembre 2019 a Roma, è stata data alle fiamme la libreria indipendente e antifascista "La Pecora elettrica", a poche ore dalla sua riapertura, successiva all'incendio del 25 aprile;
pochi giorni prima, sempre nel quartiere romano di Centocelle, un incendio aveva gravemente danneggiato la "Pinseria" di via delle Palme;
nella notte tra l'8 e il 9 novembre, un altro incendio, nella stessa zona, ha colpito il "Baraka bistrot", in via dei Ciclamini, proprio di fronte al luogo in cui avrebbe dovuto svolgersi, poche ore dopo, l'assemblea dei cittadini del quartiere, organizzata dalle associazioni e dai comitati di cittadini per discutere dei fatti recentemente accaduti;
la sera del 6 novembre un'imponente manifestazione degli abitanti del quartiere ha testimoniato la voglia di resistere ad ogni intimidazione e rendere Centocelle un luogo accogliente e vissuto;
ad oggi non è chiara la matrice degli attacchi, accomunati tuttavia dall'intento di colpire realtà in grado di dare al quartiere luoghi di aggregazione e produzione culturale, funzionali a consolidare il senso di comunità e la coesione sociale nella zona;
considerato che:
tali fatti, per gravità e intensificazione nel tempo, sono espressione di un serio problema di controllo del territorio, comune peraltro a molte zone della città di Roma;
a Roma, secondo quanto riportato dall'Osservatorio per la legalità del Lazio e dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, esistono almeno 100 piazze di spaccio gestite da 94 clan;
allo stesso tempo, la città ha sofferto, in soli due anni, di tagli per 56 milioni di euro ai servizi sociali, oltre a un significativo impoverimento del tessuto economico, come dimostrano il progressivo abbandono di Roma da parte delle aziende, con imponenti conseguenze sul piano della disoccupazione, e la situazione di cronica sofferenza delle aziende municipalizzate;
anche il tessuto sociale della città è in profonda sofferenza, come testimoniano i numerosi episodi di sgombero di realtà attive nella costruzione di concrete pratiche di solidarietà sociale e sostegno alle persone in condizione di vulnerabilità;
in questo scenario, la criminalità organizzata trova terreno fertile ed è necessaria una reazione forte da parte delle istituzioni e della politica;
tale reazione, tuttavia, non può essere affidata soltanto ad un inasprimento di misure di carattere securitario o repressivo: è necessario piuttosto intervenire per accompagnare e proteggere percorsi di integrazione sociale, anche attraverso il pieno ripristino dei servizi pubblici essenziali, a partire dall'illuminazione pubblica, e la riqualificazione degli spazi pubblici di aggregazione, assieme a politiche sociali in grado di garantire inclusione e sicurezza,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo abbia assunto o intenda assumere a seguito dei fatti riportati, per fare fronte alla grave situazione della sicurezza nella città di Roma, ed in particolare nel quartiere di Centocelle.
(3-01232)
CIRINNA' - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'interno, della giustizia e per le pari opportunità e la famiglia. - Premesso che:
in data 7 ottobre 2019 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale 4 ottobre 2019, che individua alcuni Paesi di origine sicuri ai sensi dell'art. 2-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, introdotto dall'art. 7-bis del decreto-legge n. 113 del 2018 (cosiddetto decreto sicurezza), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 2018;
tra i Paesi dichiarati sicuri ve ne sono alcuni (come ad esempio Algeria, Ghana, Marocco e Senegal) nei quali l'omosessualità è perseguita penalmente;
considerato che:
la provenienza da un Paese dichiarato sicuro rende più difficoltoso ottenere la protezione internazionale o altra forma di protezione equivalente, sia alla luce dei più ristretti tempi riservati alla procedura, sia soprattutto in termini di maggiore onerosità della prova della condizione di particolare vulnerabilità sofferta nel Paese di origine;
la repressione penale dell'omosessualità si pone in aperto contrasto con i più elementari principi di civiltà giuridica oltre che con i valori fondanti la Costituzione repubblicana;
anche ove sia prevista dalla legge, ma non applicata in concreto, essa è indice di una situazione socio-culturale di forte stigmatizzazione ai danni delle persone omosessuali che, nel Paese di origine, non sono messe nelle condizioni di vivere liberamente la propria affettività e la propria sessualità, le quali, come affermato dalla giurisprudenza interna ed europea, rappresentano uno degli aspetti più intimi della dignità dell'individuo e del libero svolgimento della sua personalità;
in considerazione di simili premesse, la giurisprudenza della suprema Corte di cassazione, in sede di sindacato sulle domande di protezione presentate da richiedenti asilo LGBT+, ha progressivamente escluso ogni possibile rilevanza di valutazioni di tipo stereotipico, richiedendo piuttosto una valutazione della concreta situazione di vulnerabilità del ricorrente, considerato non solo il quadro normativo del Paese di origine, ma anche l'atteggiamento dell'ambiente sociale e culturale nei confronti dell'omosessualità;
l'inserimento tra i Paesi sicuri di Stati nei quali l'omosessualità sia penalmente repressa o comunque fortemente stigmatizzata ostacola e rende oltremodo complesse proprio tali valutazioni in concreto: infatti, il poco tempo a disposizione del richiedente per giustificare la propria domanda di protezione, unitamente alle difficoltà legate all'interiorizzazione dello stigma e alla conseguente difficoltà o vergogna nel dichiarare la propria condizione omosessuale, rischia di vanificare l'effettività del diritto alla protezione internazionale, con conseguente rimpatrio immediato e nuova esposizione al rischio di essere sottoposto, nel Paese di origine, a vessazioni o violenze determinate dall'orientamento sessuale, o comunque di essere consegnato ad una situazione socio-culturale che impedisce di svolgere pienamente la propria personalità e dunque giustifica la concessione di una forma di protezione da parte dell'ordinamento italiano (si veda al riguardo la sentenza della Cassazione, sez. I, n. 445 del 2018);
considerato altresì che:
il decreto 4 ottobre 2019 dà attuazione ad una delle più contestate previsioni del decreto sicurezza il quale, per facilitare le operazioni di rimpatrio, ha introdotto arbitrariamente la categoria dei Paesi di origine sicuri, peraltro individuati dal Governo senza alcun tipo di coinvolgimento delle istituzioni parlamentari, e dunque del tutto al di fuori dal circuito della responsabilità politica;
tale previsione normativa impedisce in radice di operare una valutazione adeguata e in concreto dei migranti in condizione di particolare vulnerabilità, così integrando una palese violazione della loro dignità e conseguente grave pregiudizio dei loro diritti umani fondamentali, come assicurati dalle convenzioni internazionali in materia, da sempre refrattarie a valutazioni di carattere astratto, collettivo o per categorie delle singole situazioni di vita delle persone migranti;
si rende pertanto necessaria una profonda rimeditazione della materia, nel cui quadro appare necessario e urgente assicurare adeguata garanzia delle persone migranti in condizione di particolare vulnerabilità dovuta all'orientamento sessuale o all'identità di genere;
proprio tali categorie di soggetti, più di altre, si trovano a soffrire le conseguenze dell'abrogazione (ad opera dello stesso decreto-legge n. 113 del 2018) della protezione umanitaria come forma residuale di protezione internazionale, la quale aveva consentito, grazie anche ad una lungimirante ed equilibrata opera di interpretazione in sede giurisdizionale, di assicurare adeguata protezione anche ai migranti LGBT,
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere per evitare che, in conseguenza del decreto interministeriale 4 ottobre 2019, i migranti LGBT vengano rimpatriati verso Paesi che, sebbene dichiarati sicuri dallo stesso decreto, reprimono penalmente l'omosessualità o nei quali, in ogni caso, si registri una situazione sociale e culturale di forte stigma nei confronti delle persone LGBT, tale da impedire loro il libero svolgimento della propria personalità;
quali iniziative intendano assumere, anche in sede di necessario superamento dell'impianto regressivo e repressivo dei cosiddetti decreti sicurezza (a giudizio dell'interrogante triste e ambigua eredità del precedente Governo) per farsi carico del pieno riconoscimento della vulnerabilità delle persone migranti, assicurando strumenti di protezione adeguati alla diversità di esperienze e condizioni di vita che giustificano la richiesta di protezione, anche in considerazione di caratteristiche personali e sociali come genere, orientamento sessuale e identità di genere.
(3-01233)
DURNWALDER - Al Ministro per gli affari europei. - Premesso che:
il Consiglio d'Europa ha predisposto due strumenti specifici e vincolanti relativi alle minoranze: la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (ECRML) e la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali (FCNM);
la Carta ECRML, firmata a Strasburgo il 5 novembre 1992 è entrata in vigore con la ratifica dei primi cinque Stati europei il 1° marzo 1998 e la Convenzione quadro FCNM, firmata a Strasburgo il 1° febbraio 1995 è parimenti entrata in vigore a seguito delle ratifiche dei primi cinque Stati il 1° marzo 1998;
lo Stato italiano ha dato ratifica ed esecuzione alla Convenzione quadro FCNM con legge 28 agosto 1997, n. 302, mentre con legge 15 dicembre 1999, n. 482 recante "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche", ha disposto che: «In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo»;
considerato che lo Stato italiano ha sottoscritto la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie il 27 giugno 2000, ma non ha ancora proceduto alla sua ratifica, nonostante le iniziative parlamentari promosse sin dalla XIII Legislatura;
tenuto conto che:
i contenuti della Carta europea per le lingue regionali o minoritarie mirano a proteggere le lingue regionali o minoritarie e a promuovere il loro utilizzo al fine di salvaguardare l'eredità e le tradizioni culturali europee, nonché il rispetto della volontà dei singoli di poter usare tali lingue nell'ambito delle attività pubbliche o private;
il diritto a poter usufruire di una lingua regionale o minoritaria nella vita sociale, culturale ed economica rappresenta un diritto inalienabile dell'uomo, ed è stato sancito nel Patto internazionale sui diritti civili e politici adottato a New York il 19 dicembre 1966 e reso esecutivo ai sensi della legge 25 ottobre 1977, n. 881, e conforme, altresì, alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950 e resa esecutiva dalla legge 4 agosto 1955, n 848;
il «rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze» è, come specificato dal Trattato di Lisbona, uno dei principi su cui si fonda l'Unione europea;
il rispetto, la tutela e la promozione delle lingue minoritarie e delle comunità che le parlano figurano inoltre tra i principi della Costituzione della Repubblica italiana (articoli 3 e 6);
numerosi principi e contenuti previsti nella Carta peraltro non trovano, a tutt'oggi, applicazione presso tutte le minoranze linguistiche in Italia;
l'interrogante ritiene che la ratifica della Carta da parte dello Stato italiano rappresenti l'indispensabile completamento del percorso già intrapreso con la ratifica della Convenzione quadro, essendo i due documenti complementari, in quanto oggetto dell'uno, la Convenzione quadro, è la protezione dei diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, e del secondo, la Carta, è la protezione delle lingue parlate da queste persone,
si chiede di sapere se pur essendo presente in Senato il disegno di legge 842 recante: "Ratifica ed esecuzione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, fatta a Strasburgo il 5 novembre 1992", la cui discussione nelle competenti Commissioni è stata sollecitata dall'interrogante, il Governo non ritenga di dover presentare un proprio disegno di legge di ratifica con accompagnata la richiesta di approvazione urgente.
(3-01234)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
MODENA - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
la legge sull'omicidio stradale (legge 23 marzo 2016, n. 41) è stata oggetto di monitoraggio per tre anni, al termine dei quali è emerso che il numero degli incidenti non è diminuito secondo i dati pubblicati da "Il Sole-24 ore" del 4 novembre 2019;
la variazione degli incidenti con vittime tra il 2015 e il 2018 sarebbe pari all'1,1 per cento;
la normativa del 2016 ha invece inciso sulla conflittualità processuale, sia per la procedibilità di ufficio prevista per lesioni con prognosi superiori a 40 giorni, che per l'inasprimento delle pene, attenuate dall'accertamento delle cause concorrenti, che comporta un lungo processo di accertamento,
si chiede di sapere:
quali azioni abbia posto in essere il Ministro in indirizzo per effettuare un'esaustiva indagine sull'applicazione della legge;
quali siano le valutazioni in ordine ai dati in possesso del Ministero;
quali azioni intenda porre in essere per raggiungere l'obiettivo di eliminare il numero dei decessi per incidenti stradali entro il 2050, come previsto.
(3-01227)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
LUNESU - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il trasporto marittimo è regolato dal principio della liberalizzazione della prestazione dei servizi, sancito dal regolamento (CEE) n. 3577/1992, a cui il legislatore italiano ha dato seguito solo con l'articolo 19-ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135; tale disposizione, per ciò che specificatamente interessa la Regione Sardegna, ha previsto la privatizzazione delle società di trasporto marittimo, compresa la Tirrenia Navigazione SpA;
i servizi di collegamento tra la Sardegna e il territorio continentale sono stati esercitati per lungo tempo da Tirrenia Navigazione SpA, il cui processo di privatizzazione si è concretizzato con la stipula, il 18 luglio 2012, della convenzione tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la compagnia di navigazione CIN, che disciplina l'esercizio dei servizi di collegamento marittimo, comprese diverse rotte da e per la Sardegna, con i relativi oneri interamente a carico dello Stato;
la convezione scadrà il 19 luglio 2020 e la procedura per il rinnovo o per la stipula di una nuova convenzione è variamente articolata, con precisi adempimenti e attività propedeutiche da parte del Ministero (ai sensi di quanto disposto dalla delibera n. 22/2019 dell'Autorità di regolazione dei trasporti);
considerato che assume carattere di estrema urgenza, visti i tempi ristretti, la conclusione dell'iter procedurale di competenza per garantire il trasporto via mare a tariffe agevolate di passeggeri, veicoli e merci, affinché si possa superare la condizione di insularità;
considerato, altresì, che il diritto dei sardi alla mobilità non deve essere ostaggio di omessi adempimenti da parte del Ministero,
si chiede di sapere:
quali siano i tempi di svolgimento della procedura per il rinnovo o la stipula di nuova convenzione per i servizi di collegamento con la Sardegna, anche rispetto all'eventuale previsione di un periodo transitorio nell'ipotesi di ritardo nella conclusione della procedura;
se e come sarà coinvolta la Regione Sardegna nella procedura.
(4-02463)
DE PETRIS - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
la legge n. 157 del 1992, recante "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio", prevede, all'art. 12, comma 8, l'obbligo di assicurazione per la responsabilità civile ed infortunio dei praticanti l'attività venatoria;
le associazioni venatorie nazionali riconosciute (art. 34) forniscono l'assicurazione ai propri associati con contratti assicurativi collettivi in convenzione; la gestione di tali servizi deve corrispondere alle normative vigenti e può essere svolta esclusivamente da società assicuratrici iscritte o da intermediari autorizzati dalla legge (IVASS, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni);
ai fini del computo, le associazioni venatorie nazionali devono considerare esclusivamente i propri soci, che hanno contratto polizza assicurativa annuale di responsabilità civile ed infortuni, per i massimali previsti dall'art. 12, comma 8, della legge n. 157 del 1992, oppure possono considerare soci quelli di associazioni venatorie a carattere regionale o locale, temporaneamente associate o affiliate, sulla base dei propri statuti. Sono considerati validi i soli soci iscritti, che abbiano versato il premio assicurativo esclusivamente secondo le modalità previste dal provvedimento IVASS;
il numero dei soci assicurati deve risultare dalle dichiarazioni, rese sotto la propria responsabilità rispettivamente dalla compagnia di assicurazione e dal presidente dell'associazione. Dette dichiarazioni devono attestare la sussistenza delle condizioni richieste, ivi compreso l'avvenuto pagamento dei premi assicurativi e i requisiti del socio in corrispondenza alla legge n. 460 del 1997 e successive modifiche;
i contratti sottoscritti dalle associazioni venatorie nazionali riconosciute (art. 34) e da quelle regionali riconosciute rappresentano la quasi totalità i praticanti l'attività venatoria e assicurano i titolari anche nelle pratiche di tiro sportivo;
vi sono, inoltre, i contratti emessi direttamente dalle imprese di assicurazione senza intermediazione delle associazioni di categoria richiamate;
le coperture assicurative sono necessarie anche per le attività di controllo faunistico in deroga ai tempi previsti dai calendari venatori;
è rilevante il numero degli incidenti, anche mortali, correlati all'attività venatoria, che coinvolgono anche non cacciatori e che arrecano danni ad animali e beni altrui,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno ed urgente che i contratti assicurativi emessi dalle società interessate di intermediazione e assicuratrici vengano resi pubblici nella loro interezza e che siano esplicitate le competenze e la gestione da parte delle società interessate e verificate dall'IVASS.
(4-02464)
AIMI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:
di recente, in una trasmissione di "Sky Tg24" è andato in onda un servizio relativo alle città più inquinate del mondo riferite all'anno 2018. La città di Sassuolo, in provincia di Modena, è apparsa al 362° posto a livello mondiale e prima in Italia considerando i dati medi delle polveri sottili Pm 2.5 a 31,2 microgrammi al metro cubo;
tuttavia i dati rilevati dalla centralina Arpae dell'Emilia-Romagna risultano di molto inferiori a tali livelli: il dato medio del 2018 riferito alle Pm 2.5 è di 18 microgrammi al metro cubo e quello del 2019 è mediamente di 13 microgrammi al metro cubo;
i dati presentati da Sky derivano invece dal sito "airvisual", il quale recepirebbe rilevazioni fatte verosimilmente non da associazioni accreditate ma da privati cittadini, e comunque con metodologie non meglio specificate e non supportate da criteri scientifici,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se, per quanto di competenza, intenda acquisire elementi conoscitivi rispetto a quanto sopra, al fine di evitare che simili episodi si ripetano in futuro e affinché vengano divulgati dati esatti e soprattutto derivanti da fonti ufficiali, anche per non danneggiare l'immagine di una città come Sassuolo che sta profondendo ogni sforzo possibile per la riduzione dell'inquinamento atmosferico.
(4-02465)
VALENTE, ASTORRE, BITI, D'ARIENZO, PITTELLA, ROJC - Ai Ministri dell'interno, dell'economia e delle finanze e per la pubblica amministrazione. - Premesso che:
il numero di Comuni e Province in squilibrio finanziario è in continuo aumento, tanto che secondo gli ultimi rilevamenti sono attualmente più di 300 le amministrazioni che hanno avviato procedure di riequilibrio pluriennale o dichiarazione dello stato di dissesto, concentrati perlopiù nelle regioni meridionali;
i Comuni e le Province in condizione di dissesto o riequilibrio finanziario pluriennale sono soggetti, ai sensi dell'art. 155 del testo unico degli enti locali (di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000), ai controlli sulla compatibilità finanziaria delle assunzioni di personale da parte della commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali;
in pochi anni il personale dipendente dei Comuni si è ridotto di oltre il 20 per cento, ovvero più di 80.000 unità, con una dinamica inversa rispetto all'ampliamento delle funzioni loro attribuite;
considerato che:
la carenza di personale si sta trasformando in autentica emergenza in ragione del picco di cessazioni dal servizio, che sarà raggiunto entro il prossimo triennio dovuto ai pensionamenti ordinari, moltiplicatisi con l'incremento dell'età media del personale in servizio e con l'adesione a "quota 100";
nel quadro generale delineato, anche per i Comuni medi e grandi in riequilibrio finanziario, in molti casi si determina l'impossibilità di assumere anche il personale cosiddetto infungibile, e nei casi estremi lo stesso responsabile dei servizi finanziari che deve approvare il piano di riequilibrio (nei Comuni in predissesto) o l'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato (nei Comuni in dissesto) e monitorarne lo stato di attuazione, interloquendo con la Corte dei conti e il Ministero dell'interno;
la carenza di personale in generale, e di figure amministrative apicali in particolare, oltre ad impedire l'erogazione di servizi fondamentali all'utenza, paradossalmente aggrava nei Comuni in squilibrio finanziario le difficoltà nell'individuazione di nuove entrate e nella loro riscossione, oltre a privare gli enti di operatori fondamentali per condurre le amministrazioni sul percorso di risanamento,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo abbiano contezza della situazione di grave difficoltà che vivono gli enti locali in squilibrio finanziario conseguente alla carenza assoluta di personale;
quali iniziative il Governo abbia intrapreso o abbia intenzione di intraprendere, d'intesa con l'ANCI, per individuare soluzioni concrete ed urgenti di carattere interpretativo, ovvero individuando le opportune innovazioni di carattere normativo comunque utili a garantire uno sblocco delle assunzioni negli enti sottoposti ai controlli della commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali e dunque l'acquisizione delle professionalità indispensabili per la continuità dell'azione amministrativa.
(4-02466)
CALDEROLI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
in data 23 ottobre 2019, il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), dottor Raffaele Cantone, è cessato dall'incarico ricevuto con decreto del Presidente della Repubblica 4 aprile 2014 ed è rientrato nel ruolo organico della magistratura, anticipando la scadenza del suo mandato prevista naturalmente il 28 aprile 2020. Tale circostanza fa sorgere diverse criticità sulla governance di ANAC, in particolare riguardo all'esercizio delle funzioni che l'ordinamento attribuisce al presidente, sia di natura monocratica che di organo direttivo in seno all'organo collegiale del consiglio. Infatti, l'articolo 32 del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014, assegna in via esclusiva al presidente dell'Autorità alcune importanti funzioni in materia di "misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio di imprese nell'ambito della prevenzione della corruzione", senza prevedere alcunché in caso di suo impedimento o dimissioni anticipate; pertanto, atteso che, ai sensi di legge, tali funzioni non sono delegabili, né è ammesso l'esercizio vicario per il caso di impedimento, il vuoto che si determina, in assenza di una nuova nomina, necessita di un immediato intervento da parte del legislatore, unico soggetto legittimato ad assumere le opportune iniziative;
il mandato dei restanti quattro consiglieri ANAC, nominati con decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 2014, verrà, invece, a scadere in data 11 luglio 2020. La permanenza nell'incarico dei soli consiglieri potrebbe avere ripercussioni sulla gestione ordinaria dell'Autorità e sulle deliberazioni adottate, ivi comprese le politiche gestionali, considerato che il caso di specie imporrebbe un numero dispari nella composizione dell'organo collegiale, soprattutto alla luce dell'art. 9, comma 5, del regolamento interno: "Le deliberazioni sono adottate con il voto favorevole della maggioranza dei presenti" e comma 4: "In caso di parità di voti espressi, prevale quello del Presidente";
il consiglio dell'ANAC, con propria delibera interna del 16 ottobre 2019, ha innovato il regolamento interno attribuendo, in caso di cessazione dall'incarico di presidente per dimissioni, al consigliere anziano le funzioni di presidente. Tale previsione si pone in netto contrasto con le disposizioni legislative vigenti e viola le prerogative che la legge attribuisce al Governo ed al Parlamento in materia di conferimento dell'incarico di presidente dell'ANAC;
per la nomina del presidente dell'ANAC, la legge prevede la designazione del Ministro per la funzione pubblica, di concerto con il Ministro della giustizia e del Ministro dell'interno, e riconosce alle Commissioni parlamentari un vaglio importante nella scelta del presidente, dotato di poteri monocratici, che non può essere demandato all'autonomia regolamentare dell'istituzione. In caso contrario, si configurerebbe un espediente elusivo di prerogative parlamentari poste a tutela di rilevanti interessi pubblici, quale è l'azione di contrasto e di prevenzione della corruzione;
l'articolo 52-quater del decreto-legge n. 50 del 2017 riconduce l'organizzazione, il funzionamento e l'ordinamento giuridico ed economico delle carriere dell'ANAC nell'ambito della disciplina delle autorità nazionali indipendenti, ma sussiste, ad oggi, un disallineamento tra l'art. 13, comma 3, del decreto legislativo n. 150 del 2009 e l'art. 2, comma 7, della legge n. 481 del 1995;
in ordine alle professionalità che devono caratterizzare i componenti del consiglio, l'art. 13, comma 3, del decreto legislativo n. 150 del 2009 si limita a prevedere che la scelta avvenga tra esperti "di notoria indipendenza e comprovata esperienza in materia di contrasto alla corruzione", senza fare menzione di competenze in materia di contratti pubblici, seppure in seguito alla soppressione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (AVCP) questa materia caratterizza oggi gran parte del core business di ANAC;
la necessità di dotare l'ANAC, in tempi celeri, di un consiglio nel plenum dei suoi componenti, in possesso delle necessarie competenze, è dettata anche dall'esigenza che, entro il 2019, si dovrà completare la delicata e definitiva fase di attuazione delle norme e dei regolamenti sull'ordinamento giuridico ed economico delle carriere in applicazione della disciplina contenuta nell'art. 52-quater del decreto-legge n. 50 del 2017,
si chiede di sapere quali azioni di carattere normativo il Presidente del Consiglio dei ministri intenda mettere in atto per pervenire nell'immediato ad un allineamento del sistema di composizione e nomina del consiglio ANAC a quello di tutte le altre Autorità, attraverso un allineamento del numero dei consiglieri e della durata del mandato, in linea con i principi dettati dalla legge n. 481 del 1995, anche tenendo conto delle attuali competenze dell'ANAC e prevedendo, quindi, tra i criteri di nomina un esplicito riferimento alla competenza specifica in materia di contratti pubblici.
(4-02467)
CASTIELLO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
con nota prot. n. 266940 del 20 novembre 2017 a firma del direttore generale della Asl Salerno, avente ad oggetto "Incarico di direttore di unità operativa complessa. Sostituzione", veniva richiesto di segnalare per l'anno 2017 il nominativo di un altro dirigente cui affidare, in caso di ferie, malattia o altro impedimento, le relative funzioni, nel rispetto dei seguenti criteri: a) il dirigente deve essere titolare di un incarico di struttura semplice ovvero di alta specializzazione o, comunque, della tipologia c) di cui all'art. 27 del contratto collettivo nazionale di lavoro con riferimento, ove previsto, alla disciplina di appartenenza; b) valutazione comparata del curriculum prodotto dai dirigenti interessati;
il direttore dell'unità "Igiene alimenti di origine animale" del Dipartimento di prevenzione, con nota prot. n. 42783 del 15 febbraio 2018, avente ad oggetto "art. 18 CCNL - 1998-2001 e ss. - indicazione del sostituto del direttore del Servizio veterinario area B Asl Salerno per l'anno 2018", effettuata la valutazione comparata dei curriculum vitae pervenuti dai medici veterinari dipendenti interessati all'incarico, ha indicato per tale incarico un dirigente veterinario, attualmente incaricato della unità (struttura semplice dipartimentale) distretto veterinario n. 4 (ex deliberazione Asl Salerno n. 1171 del 18 dicembre 2017) e pertanto incompatibile con il ruolo di sostituto direttore;
tale nomina è stata effettuata in violazione dell'art. 18 del contratto collettivo nazionale di lavoro dell'8 giugno 2000 nella parte in cui così prescrive "Nei casi di assenza previsti dal comma 1 da parte del dirigente con incarico di direzione di struttura complessa, la sostituzione è affidata dall'azienda ad altro dirigente della struttura medesima con rapporto di lavoro esclusivo, indicato all'inizio di ciascun anno dal responsabile della struttura complessa" e della dichiarazione congiunta n. 1 del CCNL integrativo del 17 ottobre 2008 che così prescrive: "le parti (…) ritengono di precisare che la struttura semplice si configura come un'articolazione complessa aziendale, mentre la struttura semplice dipartimentale afferisce al dipartimento e non è incardinata all'interno di una struttura complessa"
ne consegue l'illiceità dell'avviso interno, pubblicato in data 17 giugno 2019 dalla Asl di Salerno, riservato per titoli per il conferimento di un incarico, a tempo determinato, per 6 mesi, prorogabile al massimo per altri 6 mesi, per la direzione della struttura complessa "Igiene e sicurezza alimenti di origine animale" ex art. 18 del contratto collettivo nazionale di lavoro 98/2001 della dirigenza medica e veterinaria e successive modifiche, riservato al personale dirigenziale, dipendente di ruolo, in servizio presso l'Azienda sanitaria locale di Salerno;
il comportamento della Asl è censurabile altresì sotto il profilo del mancato rispetto del fondamentale principio di cui all'art. 45, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e successive modificazioni e integrazioni, il quale sancisce che la pubblica amministrazione garantisce ai propri dipendenti "parità di trattamento contrattuale e comunque trattamenti non inferiori a quelli previsti dai rispettivi contratti collettivi". La parità contrattuale, secondo l'interpretazione prevalente, ha lo scopo di escludere trattamenti discriminatori o differenziati tra singoli lavoratori che non siano razionalmente giustificabili;
il comportamento della Asl di Salerno appare inconciliabile con i principi di legalità, di efficienza e di trasparenza ai quali si ispira il decreto legislativo n. 502 del 1992, nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione,
si chiede di conoscere quali atti il Ministro in indirizzo intenda adottare ai fini di garantire il recupero delle condizioni di legalità e di trasparenza che appaiono pregiudicate da tali scelte amministrative.
(4-02468)
ROJC - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
il comune di San Dorligo della valle/Dolina (Trieste) ubicato sul confine orientale dell'Italia, confinante con la Repubblica di Slovenia e considerato una "porta d'ingresso" nel nostro Paese, sta vivendo una vera e propria emergenza migranti, con decine e decine di "passaggi" ormai quotidiani di cittadini provenienti da Paesi balcanici e asiatici;
a garantire la sicurezza nel comune confinario c'è, al momento, un solo agente di Polizia locale, che deve controllare il territorio del comune, attraversato di continuo da cittadini extracomunitari;
sono frequenti anche i problemi di carattere ambientale, dato che i migranti entrano nei boschi, abbandonando indumenti, avanzi di cibo, contenitori di plastica, documenti stracciati;
la situazione è molto pesante ed è stata denunciata pubblicamente dalla maggioranza che regge il Comune che ha affrontato tale emergenza in riunioni di Giunta, al termine delle quali il capogruppo della lista "Skupaj-Insieme", che ha vinto le elezioni, ha affermato che "San Dorligo è la porta d'ingresso dell'Uti giuliana";
il comune è in attesa di vedere tornare sul proprio territorio, come previsto da accordi bilaterali, le pattuglie miste italo-slovene, rinforzate nei ranghi e destinate a presidiare il confine;
il fatto che si tratti di una vera e propria emergenza sul confine italo-sloveno è confermato anche dal dato che lo stesso Ministro in indirizzo ha reso nota nella recente audizione al Comitato Schengen la notizia secondo cui dall'inizio dell'anno sono stati rintracciati 3.537 migranti irregolari entrati in Italia dalla Slovenia;
i cittadini hanno sempre tenuto un atteggiamento estremamente civile e composto a fronte di questi eventi, ma anche per questo meritano considerazione, rassicurazione e tutela,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, a fronte di questo sensibile aumento della pressione migratoria che si esercita su un comune così esposto, quello appunto di San Dorligo della valle/Dolina, non intenda disporre un'attenta vigilanza, in particolare se non ritenga di attribuire al tratto di confine italo-sloveno, evidentemente entrato nelle "mappe" di chi indirizza i flussi dei migranti, una considerazione maggiore di quella riservata oggi;
se, acquisite tutte le informazioni utili dal prefetto e dal questore di Trieste, non ritenga necessario potenziare il presidio di Polizia sul territorio, dislocando un adeguato numero di personale delle forze dell'ordine per intensificare i controlli.
(4-02469)
DE VECCHIS - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:
la situazione della raccolta dei rifiuti a Roma si sta aggravando di giorno in giorno reggendosi su un fragilissimo equilibrio basato principalmente sulla buona volontà delle regioni vicine ad accogliere i residui prodotti dalla capitale dove ormai i cumuli di spazzatura (potenziale veicolo di infezioni) sono sempre più grandi e presenti oltre che davanti alle abitazioni dei cittadini romani anche davanti a scuole per l'infanzia e a presidi ospedalieri;
ogni giorno Roma produce in media 3.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati che devono essere lavorati prima di essere inviati nelle discariche e negli inceneritori. Un incendio a fine 2018 ha distrutto uno degli impianti di trattamento di Ama, e l'azienda ormai dipende da altri territori e da altre società. In questi giorni, l'impianto di trattamento di Malagrotta funziona a metà per la manutenzione in corso;
Ama non riesce a raccogliere i rifiuti perché ha almeno il 40 per cento dei mezzi fermi e i centri di smistamento non sono sufficienti, ma allo stesso tempo non sa dove portarli e anche i tentativi di mandarli negli inceneritori all'estero sono falliti: la Svezia ha offerto spazi limitati; sono in corso trattative con Austria, Ucraina e Bulgaria, ma non risultano ancora accordi conclusi; si conta ancora sull'aiuto di Marche e Abruzzo (a Roma ogni giorno partono circa 170 camion che portano i rifiuti oltre i confini della provincia); si tratta di soluzioni tampone e il sistema così va continuamente in crisi;
la raccolta differenziata è bloccata al 44,3 per cento da 6 mesi, la raccolta porta a porta è ferma da un anno al 33 per cento delle utenze, in tre anni non è stato progettato un solo impianto, il personale è costretto a lavorare in condizioni difficili. I giornali riportano una serie di cause riconducibili solo all'operato dell'amministrazione capitolina e alle sue scelte che hanno gettato la città nel caos rifiuti;
dal 2017 Ama non ha un bilancio approvato, e risultano inchieste in corso da parte della Corte dei conti; inoltre Ama non sta progettando nuovi impianti che potrebbero portare alla fine della crisi: si tratta di una situazione di stallo la cui risoluzione sembra ancora lontana;
l'assenza di un bilancio del 2017 approvato e il mancato supporto dell'azionista Comune rispetto agli obblighi contrattuali con il ceto bancario, che prevedono, tra l'altro, la sottoscrizione di un pegno sui crediti rivenienti dai contratti di servizio tra Ama e Roma capitale, hanno generato una condizione di estrema debolezza della società sotto il profilo finanziario, operativo e reputazionale;
senza il bilancio si vanificano ogni possibilità di rilancio del servizio, la possibilità di costruire impianti adeguati, il tanto decantato e mal organizzato servizio di raccolta porta a porta, le assunzioni già previste da un piano industriale;
le imprese a rischio fallimento hanno un maggiore turnover dei dipendenti, con il rischio di perdere le migliori professionalità (come in effetti sta accadendo in Ama) e devono accettare condizioni molto meno favorevoli da parte dei fornitori rispetto alle imprese in un buono stato di salute: questi costi indiretti del dissesto possono essere catastrofici, e nel caso specifico si sta trasformando in realtà la percezione del fallimento;
nel caso specifico di Ama questa situazione di mancata approvazione del bilancio del 2017 ha concretamente rallentato, in taluni casi bloccato e a volte compromesso, progetti strategici che il management stava perseguendo,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda intervenire con azioni di competenza indicando soluzioni adeguate a porre fine alla disastrosa situazione in cui versa la gestione dei rifiuti di Roma capitale.
(4-02470)
PAPATHEU - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
l'aeroporto "Vincenzo Bellini" di Catania-Fontanarossa è il sesto aeroporto d'Italia per traffico passeggeri, il secondo dell'Italia meridionale e il secondo in assoluto in Italia per traffico nazionale. Inoltre la tratta Catania-Roma è la più trafficata a livello nazionale e la quarta in Europa;
lo scalo di Catania è gestito dalla Società aeroporto Catania (SAC), la quale detiene anche il pacchetto di maggioranza della Società aeroporto Comiso, che a sua volta gestisce l'aeroporto di Comiso (Ragusa). A tal proposito Pietro Agen, presidente delle camere di commercio unificate del Sud-Est, Catania-Siracusa-Ragusa (che detiene il 61,22 per cento del capitale sociale di SAC), nel ruolo di azionista di maggioranza della SAC, ha reso noto, con dichiarazioni a mezzo stampa, che l'aeroporto di Catania "va privatizzato", aggiungendo: "Ovviamente, quando si venderà Fontanarossa, si venderà contestualmente anche l'aeroporto di Comiso", "La decisione è 'conclamata'", "L'ho detto in assemblea Sac, è arrivato il momento in cui bisogna decidere la vendita" e "Ci sarà un bando internazionale, l'offerta giusta per Fontanarossa sarebbe di un miliardo di euro. Il mio interlocutore mi ha chiesto subito di fissare un incontro, si vede che la richiesta non l'ha spaventato per niente". Agen, inoltre, ha anche dichiarato che le ingenti risorse da introitare da tale vendita verrebbero destinate "per acquistare dei terreni da destinare ad ente fiera che nel tempo arriverebbe a 30mila metri quadrati coperti", ed ha riferito pubblicamente (come riportato da organi di stampa il 26 marzo 2019) di aver incontrato l'ex ministro Toninelli all'aeroporto di Catania, in presenza dell'amministratore delegato SAC, Nico Torrisi;
su questa iniziativa avviata dai vertici SAC occorre fare immediata chiarezza. Forti perplessità sono state espresse dalla Giunta regionale e l'assessore per le infrastrutture, Marco Falcone, ha ricordato come a supporto dello scalo di Catania siano previsti interventi con fondi pubblici (la stazione "Catania Aeroporto" verrà realizzata da Rfi e verranno spesi 12 milioni di euro per il collegamento sopraelevato con la costruenda fermata ferroviaria), perché l'aerostazione "Non è un giocattolo per pochi, ma un patrimonio di tutti". Una delle più grandi realtà pubbliche della Sicilia e del Sud, che può contare su un traffico di passeggeri in costante espansione, non può essere dismessa per il volere di plenipotenziarie figure incaricate che rimangono rappresentanti fiduciari delegati ed hanno l'obbligo di confrontarsi con le istituzioni e con il territorio, relazionando su questa eventuale soluzione e motivandola, senza porre in essere alcuna fuga in avanti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se risulti che di questa ipotesi di vendita fosse stato già informato nei mesi scorsi il Ministro pro tempore Toninelli;
se non ritenga opportuna la convocazione urgente di un tavolo di confronto con la SAC, alla presenza dei rappresentanti della Regione e degli enti territoriali che potrebbero essere interessati o penalizzati dai riflessi strategici, logistici ed economici di un eventuale iter di vendita e privatizzazione degli aeroporti di Catania e di Comiso.
(4-02471)
PAPATHEU - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
l'Unione europea e la Cina hanno sottoscritto un accordo bilaterale a tutela delle produzioni di eccellenza italiane. Tale intesa entrerà in vigore nel 2020 e prevede il mutuo riconoscimento di 100 prodotti con indicazione geografica protetta europei in Cina (di cui 26 italiani) e altrettanti prodotti con indicazione geografica cinese in Europa. Il patto tra le parti è nato con l'obiettivo di determinare vantaggi commerciali reciproci e una domanda di prodotti di elevata qualità;
nell'elenco dei 26 prodotti italiani IGP e DOP protetti dal mutuo riconoscimento tra UE e Cina contro la contraffazione agroalimentare figurano soli 2 prodotti del Sud. Nel dettaglio, l'elenco comprende: aceto balsamico di Modena, formaggio Asiago, vini Asti, Barbaresco, Bardolino superiore, Barolo, brachetto d'Acqui, bresaola della Valtellina, Brunello di Montalcino, Chianti, prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, Dolcetto d'Alba e vino Franciacorta, gorgonzola, grana padano, grappa, vino Montepulciano d'Abruzzo, mozzarella di bufala, parmigiano reggiano, pecorino romano, prosciutto di Parma, prosciutto di San Daniele, vino Soave, taleggio, olio toscano, vino nobile di Montepulciano. Non c'è tra le 26 eccellenze di questo accordo il pomodorino di Pachino e nemmeno quello del piennolo del Vesuvio o il pomodoro San Marzano, prodotti tra i più imitati e contraffatti al mondo. Non c'è nessun vino campano, siciliano, pugliese, lucano o calabrese. Non compaiono pasta di Gragnano o mela annurca campana, cipolla di Tropea o 'nduja di Spilinga, lenticchie di Altamura o arance di Sicilia. Per la macroregione del Mezzogiorno, vi sono solo il Montepulciano d'Abruzzo e la mozzarella di bufala;
analoghe anomalie si registrano nell'elenco dei 32 prodotti inseriti nel CETA, l'accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada, dove figurano soli 5 prodotti del Sud: aceto balsamico di Modena, arancia rossa di Sicilia, formaggio Asiago, bresaola della Valtellina, cappero di Pantelleria, cotechino di Modena, culatello di Zibello, fontina, gorgonzola, grana padano, kiwi di Latina, lardo di Colonnata, lenticchia di Castelluccio di Norcia, mela dell'Alto Adige, mortadella di Bologna, mozzarella di bufala campana, parmigiano reggiano, pecorino romano, pecorino sardo, pecorino toscano, pesche e nettarine di Bologna, pomodoro di Pachino, prosciutto di Modena, prosciutto di Parma, prosciutto di San Daniele, prosciutto Toscano, provolone Valpadana, ricciarelli di Siena, radicchio rosso di Treviso, riso nero Vialone veronese, speck dell'Alto Adige, taleggio;
mentre la trasmissione di Raitre "Report" ha documentato casi di "furti di Stato" perpetrati nei confronti di alcune realtà del Sud Italia e il rapporto Svimez 2019 "avverte" ancora una volta che lo Stato italiano ha abbandonato il Mezzogiorno, si verifica che anche l'Unione europea, da un lato, richiama l'Italia alla mancata distribuzione dei fondi strutturali europei destinati al Sud e, dall'altro, approva quanto proposto dal Governo italiano, finendo per avallare e supportare ingiusti accordi commerciali internazionali che rispecchiano una disomogeneità di trattamento tra Nord e Sud in termini strategici ed economici, penalizzando fortemente il prodotto del Sud Italia, escluso da nuove opportunità commerciali su mercati lontani;
i prodotti del Mezzogiorno italiano sono stati inspiegabilmente "bocciati" e tale esclusione rischia di infliggere un ulteriore colpo al comparto ortofrutticolo meridionale, già danneggiato dal trattato tra UE e Marocco, in cui le nostre aziende non risultavano concorrenziali su prezzo, costi e tecniche di produzione. E anziché rimediare al maltolto viene inflitta un'altra grave penalizzazione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di fornire informazioni sull'evidente differenza di trattamento tra i prodotti del Nord e quelli del Sud Italia, precisando quali e quante eccellenze del Mezzogiorno siano state indicate dal Governo italiano per l'elenco presentato al fine della sottoscrizione del bilaterale UE-Cina e quali criteri di valutazione siano stati adottati in tale contesto.
(4-02472)
LOMUTI - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
la società Geogastock SpA svolge attività di stoccaggio del gas naturale ed è titolare di una concessione di stoccaggio del giacimento "Grottole-Ferrandina" situato in Basilicata;
la società ha intenzione di realizzare un impianto di stoccaggio di gas nei pozzi di petrolio della concessione ENI "Cugno Le Macine" tra Ferrandina e Pisticci (Matera) a circa 1.500 chilometri di profondità, con il riadattamento dei pozzi e la realizzazione di collegamenti orizzontali tra gli stessi pozzi in concessione;
il procedimento di stoccaggio avviene realizzando una centrale di compressione del gas che dallo stato gassoso si trasforma in stato liquido per poi esser collocato in un deposito sotterraneo;
alla società Geogastock è stata procrastinata dal Ministero dello sviluppo economico la data di inizio attività di realizzazione dell'impianto di stoccaggio e, per la precisione, l'ultima in ordine di tempo reca la data del 30 agosto 2019;
la Geogastock si è vista respingere un ricorso, dal Tar Lombardia prima ed in appello poi presso il Consiglio di Stato (sentenza n. 1578/2019), teso all'ottenimento dell 'annullamento della delibera n.182/2015 dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il sistema idrico (AEEGSI) afferente all'incentivazione dei servizi di stoccaggio;
si rileva, incidentalmente, dalla lettura delle sentenze che la società non è in grado di soddisfare il requisito della "duration", ossia della capacità di erogare l'80 per cento del working gas operativo stoccato nel giacimento in un tempo inferiore a 70 giorni e che non sarebbe in grado di soddisfare requisiti circa l'ammissibilità a misure economiche incentivanti ulteriori che si affiancano a quelle già insite nel sistema tariffario base e che è volta a privilegiare i giacimenti più efficienti che assicurino un alto rapporto fra prestazioni di punta e volume di stoccaggio;
ne è conseguita la scoperta, più che dell'impossibilità di accedere a tale ulteriore misura incentivante che qui non rileva, del fatto che l'unico sito di stoccaggio posto nell'area meridionale del Paese (riconosciuto nell'ambito della strategia energetica nazionale) non presenta requisiti quali la duration per procedere al post immagazzinamento e prelievo del gas che viene eseguito utilizzando giacimenti di produzione di gas esauriti, permettendo di accumulare adeguati quantitativi di gas nella stagione estiva per renderli disponibili durante l'inverno, sia di fornire al sistema le portate massime richieste nei momenti di punta di consumo;
il 19 settembre 2019 sono scaduti i termini per l'inizio dei lavori e sembra che la Geogastock non abbia disponibilità finanziarie ed inoltre, ai fini di un miglior inquadramento della vicenda, sembra che la società Eviva sia di proprietà di tre società, riconducibili alla Renova Gazprom, che la Lero Srl, che ha comprato quote della Geostock per un valore di 8 milioni di euro con accollo di 400 milioni di euro di debito del fallimento Eviva (nonostante il capitale ammonti a 10.000 euro) è presieduta dall'Associazione Italia Russia;
considerato che appare in contrasto con il principio di buon andamento dell'amministrazione e della tutela dell'area e delle popolazioni interessate la reiterazione della concessione autorizzativa di stoccaggio alla Geogastock,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia al corrente della situazione;
quali azioni intenda intraprendere in ordine alla revoca della concessione.
(4-02473)
CIRIANI - Ai Ministri dell'interno e della salute. - Premesso che:
come riportato dalla stampa, nei giorni scorsi è apparsa sul territorio della provincia autonoma di Bolzano una campagna di affissioni, a giudizio dell'interrogante di pessimo gusto, a cura del movimento "Südtiroler Freiheit", raffigurante i piedi di un cadavere in un obitorio, ed accompagnata da macabro testo che recita in lingua tedesca: "Il dottore non parlava tedesco";
tale campagna denigratoria ha suscitato una vasta ondata di indignazione sia da parte delle istituzioni territoriali e sanitarie che delle categorie professionali destinatarie della stessa;
con riferimento al medesimo manifesto, Filippo Anelli, presidente della federazione nazionale medici chirurghi e odontoiatri, ha dichiarato che "la salute delle persone dovrebbe stare fuori dalla politica e dalle sue strumentalizzazioni", auspicando l'intervento delle autorità;
parimenti dura e immediata è stata la reazione dell'ordine dei medici della provincia, che ha invitato l'assessore Thomas Widmann ed il direttore della ASL a prendere posizione sull'argomento, avvertendo che, in assenza di interventi idonei, avrebbe adito le vie legali;
inoltre, il sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi, ha definito il contenuto "esempio di cattivo gusto", mentre Florian Zenzer, direttore generale della ASL, ha dichiarato: "è stata messa in piedi una campagna disgustosa che si commenta da sé". E ancora, l'assessore per la sanità Widmann ha parlato di un'offesa fatta a chi lavora,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo, ciascuno per il proprio ambito di competenza, non ritengano necessario intraprendere iniziative idonee a riparare alla grave offesa che i secessionisti filo-austriaci del movimento Südtiroler Freiheit hanno recato alla dignità e professionalità dei medici di lingua italiana che operano in Trentino-Alto Adige;
se non ritengano necessario e urgente, anche attivando i propri poteri di ispezione e indagine, adottare opportune iniziative di analisi e monitoraggio per accertare se fatti simili si inseriscano in un quadro di più ampio respiro di possibile deriva della provincia autonoma di Bolzano verso forme di ostracismo nei confronti della comunità altoatesina di lingua italiana, verificando costantemente che la legittima difesa del bilinguismo non varchi mai il sottile ma pericoloso confine della secessione dall'Italia e della discriminazione verso la popolazione che non parla il tedesco.
(4-02474)
CIRIANI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
nel corso dell'ultima audizione del Ministro in indirizzo, svoltasi il 7 novembre 2019 presso il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione (per brevità detto Commissione Schengen), sono emersi dati preoccupanti sulla consistenza della rotta balcanica dell'immigrazione clandestina;
stando a tali dati, in particolare, sarebbero 3.537 i migranti irregolari, entrati in Italia dal confine sloveno, rintracciati dall'inizio del 2019 e tale aumento della pressione migratoria sarebbe causato, a quanto riferito, "da un cambio della politica nel rilascio dei visti d'ingresso attuato dalla Serbia e dalla Bosnia in favore dei cittadini provenienti da Iran, Iraq, India e Cina e per l'apertura di una nuova rotta dal nord Africa";
l'interrogante ritiene opportuno evidenziare come si tratti di una situazione nota da tempo, e come il proprio partito Fratelli d'Italia abbia sempre sollecitato l'adozione di adeguati interventi per contenere il fenomeno, mediante numerosi e reiterati appelli pubblici mirati a sensibilizzare politica e cittadini e istituzioni competenti sulla questione;
in particolare, nel mese di maggio in occasione di una sua visita a Trieste, la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha voluto constatare di persona la situazione e in un video divulgato mediante i propri canali ufficiali ha documentato e denunciato pubblicamente come fossero ben presenti ed evidenti le chiare tracce del passaggio di folti gruppi di migranti irregolari nelle zone di confine;
nel mese di aprile il Gruppo parlamentare ha espresso perplessità in ordine all'opportunità di trasferire a Roma, nell'ambito dell'operazione "Strade sicure", ingenti schieramenti di forze dal Friuli-Venezia Giulia, dove essi avrebbero potuto contribuire ad un'efficace e necessaria azione di controllo dei confini;
successivamente, con AS 4-01864 pubblicato il 27 giugno 2019, è stato interrogato il Ministro in indirizzo, senza ricevere risposta, in merito al flusso migratorio sulla rotta balcanica, poiché le informazioni giunte testimoniavano quanto oggi si apprende dalla stampa essere una triste realtà;
a livello locale in questi giorni i consiglieri comunali del Gruppo a Trieste hanno presentato una mozione che chiede di riattivare il servizio del nucleo cinofilo della Polizia di Stato sul territorio, anche per fornire supporto al controllo dei flussi di migranti irregolari,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo possa fornire informazioni dettagliate e precise sulla consistenza dei flussi migratori sulla rotta balcanica dall'inizio del 2019 ad oggi comparate con gli anni precedenti, per valutare in maniera completa e coerente la gravità del fenomeno;
quali misure siano state messe in atto da inizio anno ad oggi per contenere l'incremento di tali flussi;
in che cosa consista esattamente l'intensificazione, concordata con le autorità croate e slovene e annunciata a mezzo stampa, dei controlli volti a rintracciare gli immigrati irregolari, anche mediante servizi di pattugliamento congiunto;
quali iniziative intenda adottare al fine di assicurare un costante monitoraggio del fenomeno, adottando tutte le misure ritenute atte ad assicurarne il controllo.
(4-02475)
PAPATHEU - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
l'Italia condivide e sostiene in sede internazionale i processi per la tutela dell'ambiente e degli ecosistemi, anche marini, con l'attuazione di politiche ed iniziative "plastic free". In Sicilia la storica azienda Dacca di Catania, importante realtà che da tanti anni operava nella produzione di stoviglie (piatti, bicchieri e posate in plastica) il 5 giugno 2019 ha chiuso la propria attività lasciando senza lavoro 100 persone;
la firmataria ha interrogato il Ministro dello sviluppo economico sul caso con l'atto di sindacato ispettivo del 20 giugno 2019, 3-00931 senza ottenere alcuna risposta sullo stato di eventuali iniziative poste in essere per la risoluzione della vertenza. La vicenda rappresenta un emblematico esempio di quanto sta avvenendo e si registrerà in termini ancor più gravi nel nostro Paese se i processi di fine ciclo industriale inerenti alla plastica non verranno accompagnati da adeguate politiche di sostegno alla riconversione impianti e a tutela dei lavoratori. La Dacca, impresa leader fin dagli anni Novanta nella produzione di stoviglie monouso, si ritrova colpita dalla crisi che affligge il settore, con il Governo che rischia di infliggere il "colpo di grazia" ad analoghe realtà del comparto mediante la previsione dell'istituenda plastic tax;
alla Dacca non è stata raggiunta nessuna intesa in grado di impedire la chiusura e/o per favorire la riconversione degli impianti a salvaguardia dei posti di lavoro; l'azienda è fallita ed è ora in debito verso molti creditori. Sono stati apposti alla fabbrica i sigilli dopo due istanze di fallimento presentate da altrettante società del Nord, che vantavano dei crediti, situazioni che rischiano di fare slittare anche la cassa integrazione decretata dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali il 25 settembre scorso, per "cessazione di attività", e che di fatto non è stata sinora mai erogata, tanto che i 100 dipendenti licenziati non hanno percepito sin qui nemmeno un euro di sussidio. E mentre la cassa integrazione è approvata e si attendono i corsi di formazione, nel frattempo è intervenuto il giudice fallimentare che ha bloccato il provvedimento. Vi è quindi la necessità di affrontare con il Ministero del lavoro la questione dell'opportunità di eventuali modifiche dei termini dell'accordo per l'esonero di alcuni aspetti posti a carico dell'azienda per arrivare al 31 dicembre 2019, ma soprattutto va discussa l'emergenza di 100 famiglie ridotte sul lastrico, 100 lavoratori per i quali ad oggi non si ha nemmeno certezza del se e quando percepiranno la cassa integrazione o il sussidio Naspi per licenziamento collettivo,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative siano state sinora poste in essere per la risoluzione di tale vertenza;
quali iniziative intendano assumere a tutela dei lavoratori licenziati da Dacca.
(4-02476)
PAVANELLI, MAIORINO, COLTORTI, ABATE, ACCOTO, AGOSTINELLI, AIROLA, ANASTASI, ANGRISANI, AUDDINO, BOTTICI, BOTTO, CAMPAGNA, CASTELLONE, CASTIELLO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, CORBETTA, CORRADO, CROATTI, CRUCIOLI, D'ANGELO, DE LUCIA, DELL'OLIO, DESSI', DI GIROLAMO, DI MARZIO, DI MICCO, DI NICOLA, DONNO, DRAGO, ENDRIZZI, EVANGELISTA, FEDE, FENU, FERRARA, FLORIDIA, GALLICCHIO, GARRUTI, GAUDIANO, GIANNUZZI, GIARRUSSO, GIROTTO, GRANATO, GRASSI, GUIDOLIN, LA MURA, L'ABBATE, LANNUTTI, LANZI, LEONE, LEZZI, LICHERI, LOMUTI, LOREFICE, LUCIDI, LUPO, MANTERO, MANTOVANI, MARILOTTI, MARINELLO, MATRISCIANO, MAUTONE, MININNO, MOLLAME, MONTEVECCHI, MORONESE, MORRA, NATURALE, NOCERINO, ORTIS, ORTOLANI, PACIFICO, PARAGONE, PELLEGRINI Marco, PERILLI, PESCO, PETROCELLI, PIARULLI, PIRRO, PISANI Giuseppe, PRESUTTO, PUGLIA, QUARTO, RICCARDI, RICCIARDI, ROMAGNOLI, ROMANO, RUSSO, SANTANGELO, TAVERNA, TONINELLI, TRENTACOSTE, URRARO, VACCARO, VANIN - Ai Ministri dello sviluppo economico, dell'interno e per le pari opportunità e la famiglia. - Premesso che:
dal 2012 è presente sul mercato un gioco da tavolo con carte illustrate vietato ai minori di 18 anni, dal titolo "Squillo", prodotto da "Freak & Chic";
il gioco consiste nel fatto che ogni giocatore ricopre il ruolo di sfruttatore di prostitute e gestisce diverse ragazze, divise tra escort e prostitute di strada, ognuna con una propria particolarità, parcella, ricavato finale;
lo scopo del gioco è quello di sconfiggere il protettore avversario, manovrando le proprie "squillo" con i limiti e le abilità dettate dalle carte;
considerato che:
nonostante precedenti interrogazioni parlamentari, il gioco continua a essere venduto e nel corso degli anni la gamma di offerta è stata ampliata con "Squillo pappa" (prima edizione, esaurita), "Squillo deluxe" e "Squillo bordello d'oriente", dove le donne sono di nazionalità cinese, indiana, vietnamita, mongola, giapponese e thailandese;
lo scopo del gioco è sfruttare le ragazze prostituite, che poi possono essere uccise e i loro organi venduti per far guadagnare punti ai concorrenti;
la violenza, e in particolare la violenza contro le donne, rappresenta in base alle stesse regole del gioco il modo in cui accumulare punteggio e vincere la partita;
attraverso la dimensione ludica, il gioco evoca la fattispecie di istigazione a delinquere e di apologia del reato, in quanto esalta la commissione di gravi reati, come lo sfruttamento e l'induzione alla prostituzione, l'omicidio, la vendita di organi e lo spaccio di stupefacenti;
sussisterebbero, pertanto, numerosi profili di censurabilità e di contrasto con i principi e le norme del nostro ordinamento, che minano le basilari regole della convivenza civile e del rispetto della dignità femminile;
valutato che:
il fenomeno dei femminicidi e della violenza di genere in Italia desta preoccupazione e allarme sociale, al punto che per la seconda volta al Senato è stata costituita un'apposita commissione di inchiesta;
la Corte costituzionale si è di recente espressa (sentenza n. 141 del 2019) stabilendo che "la persona che vende prestazioni sessuali è (...) potenzialmente una vittima e l'aggressore è la società nel suo complesso, di qui la necessità che lo Stato si astenga dal rendersi compartecipe dell''industria del sesso'"; e ancora che "nell'attuale momento storico, quando pure non si sia al cospetto di vere e proprie forme di prostituzione forzata, la scelta di 'vendere sesso' trova alla sua radice, nella larghissima maggioranza dei casi, fattori che condizionano e limitano la libertà di autodeterminazione dell'individuo, riducendo, talora drasticamente, il ventaglio delle sue opzioni esistenziali"; e infine che "il legislatore (...) ravvisa nella prostituzione, anche volontaria, una attività che degrada e svilisce l'individuo, in quanto riduce la sfera più intima della corporeità a livello di merce a disposizione del cliente";
secondo recenti dati forniti dal "Global report on trafficking in persons 2018" pubblicato da UNODC (United Nations office on drugs and crime), l'80 per cento delle vittime di tratta, in maggioranza donne e bambini, è destinato a fini dello sfruttamento sessuale. Secondo il rapporto, i Paesi stanno rilevando e segnalando più vittime e condannando più trafficanti. In questo quadro, lo sfruttamento sessuale continua ad essere lo scopo principale della tratta, per il 59 per cento circa delle vittime. La percentuale sale all'83 per cento considerando solo le vittime donne, mentre è del 72 per cento per le ragazze. Da ciò si evince che la prostituzione è un fenomeno di genere perché le persone in prostituzione sono in netta prevalenza donne e minori;
il servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato ha realizzato, assieme al ROS ed al comando tutela del lavoro dei Carabinieri, all'interno del Law enforcement working party (LEWP) del Consiglio della UE, un "Vademecum sugli indicatori di tratta per gli investigatori delle Forze di polizia" (17 aprile 2015). Il vademecum contiene indicatori sulle vittime di tratta e sui trafficanti, suddivisi per tipologia di sfruttamento, elaborati secondo le indicazioni fornite dagli Stati membri dell'Unione europea. Il manuale è stato inoltrato a tutte le Questure per essere utilizzato come strumento di consultazione per gli uffici operativi, anche a fini di aggiornamento specialistico. Il tema dell'identificazione delle vittime di tratta continua, infatti, a rappresentare un punto cruciale nell'ambito dei meccanismi di risposta al fenomeno predisposti a livello nazionale ed europeo. Anche nella strategia UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani (2012-2016) è stabilito che gli Stati membri dovrebbero garantire che siano istituiti meccanismi nazionali di riferimento ufficiali e funzionali atti a "descrivere le procedure per poter meglio individuare, indirizzare, proteggere e assistere le vittime e dovrebbero coinvolgere tutte le autorità pubbliche competenti e la società civile";
emerge un quadro sconcertante del fenomeno della prostituzione, che vede attualmente migliaia di donne ridotte in schiavitù e private della loro libertà al fine dello sfruttamento sessuale. A giudizio degli interroganti è intollerabile che in un siffatto quadro si permetta di "edulcorare" o dare una visione ludica di tale fenomeno attraverso la commercializzazione di giochi che esaltano invece tale condizione e il ruolo dello sfruttatore;
considerato infine che:
il piano d'azione nazionale italiano contro la tratta ha posto grande enfasi sulla necessità di adottare misure per scoraggiare la domanda, come programmi educativi preventivi, sensibilizzazione per scoraggiare il turismo sessuale, campagne di informazione e coinvolgimento;
attraverso l'applicazione dell'Iva lo Stato percepisce introiti dalla vendita del gioco, che, come evidenziato, esalta comportamenti criminosi e lesivi della dignità della donna,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
quali urgenti iniziative di propria competenza intendano assumere per contrastare la diffusione e la vendita di giochi, quali quello descritto, che sviliscono la donna nella sua dignità, alimentando, anche per questa via, una spirale di disprezzo che non può certo ritenersi estranea al dilagare dei fenomeni di sopraffazione e violenza;
con quali modalità intendano sviluppare l'approccio proattivo e "multi-agenzia", fondato sulla collaborazione tra diversi attori, istituzionali e non, e favorire lo sviluppo di quelle sinergie rivelatesi efficaci tra le attività degli organi inquirenti e di polizia, le organizzazioni non governative e i servizi preposti alla tutela delle vittime, al fine di rafforzare modalità di approccio verso la potenziale vittima che tengono conto del fatto che spesso questa non si percepisce come tale;
se intendano attivarsi al fine di stanziare apposite risorse per finanziare programmi educativi preventivi, campagne di informazione e sensibilizzazione per scoraggiare la domanda di prestazioni sessuali a pagamento, che alimenta anche il fenomeno della tratta di esseri umani, il turismo sessuale, il fenomeno dei femminicidi e la violenza di genere.
(4-02477)
BALBONI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
da quasi un anno continua la querelle sulle elezioni degli organi di vertice dell'avvocatura e sul divieto di superamento del secondo mandato consecutivo;
dopo la sentenza della Cassazione, sezioni unite, n. 32781/2018 e quella n. 173/2019 della Consulta, è stato chiarito che la legge 31 dicembre 2012, n. 247, ed il meccanismo elettorale dei consigli territoriali e del consiglio nazionale forense non sono incostituzionali, non sono retroattivi, sono di ampia applicazione per le cariche pubbliche, e sono di portata generale nel più specifico ambito degli ordinamenti professionali;
in particolare, la sentenza della Corte costituzionale ha precisato quanto segue: "sta di fatto che la previsione di un limite ai mandati che possono essere espletati consecutivamente è un principio di ampia applicazione per le cariche pubbliche", citando espressamente, tra gli altri, "membri elettivi del Consiglio superiore della magistratura (CSM); componenti del Consiglio degli avvocati (...); membri del Consiglio nazionale forense", ed ha affermato che "è comunque, un principio di portata generale nel più specifico ambito degli ordinamenti professionali";
pur con le statuizioni recenti delle massime autorità giurisdizionali, il consiglio nazionale forense (CNF) non si è adeguato alla loro decisione ed oggi ci sono 9 eletti allo stesso organismo in contrasto con la previsione di legge;
in reazione alla lamentata condizione di illegalità sono stati introdotti plurimi giudizi, sia avanti i giudici ordinari che avanti quelli amministrativi;
del pari, da parte di avvocati ed associazioni forensi, risultano inoltrate al Ministero della giustizia decine di richieste di commissariamento del CNF, nelle quali si chiede che poi si proceda in tempi brevi a nuove elezioni nei distretti, al fine garantire la corretta composizione ed il corretto funzionamento del CNF stesso;
il 23 luglio 2019, nel corso di un'audizione al Senato presso la 2ª Commissione permanente (Giustizia), l'interrogante, che ricopre peraltro l'incarico di vicepresidente della Commissione, chiedeva al Ministro in indirizzo quale fosse l'intenzione in materia da parte del Ministero che ha il compito di vigilanza su tutta l'avvocatura;
il Guardasigilli replicava che, mentre in riferimento ai consigli degli ordini circondariali forensi si era intervenuti anche con decreto-legge e poi con un emendamento nel corso di conversione di altro decreto, con riguardo al consiglio nazionale forense erano pendenti giudizi e quindi, che la parola stava alla magistratura, ed in particolare al TAR;
in effetti, all'epoca erano pendenti due giudizi avanti il TAR e poco dopo il tribunale si era poi pronunciato declinando la giurisdizione del giudice ordinario;
in successione al TAR, a cagione del permanere della condizione di illegalità del CNF, uno dei ricorrenti ha proposto azione ex art. 700 del codice di procedura civile avanti il tribunale di Roma per sentir dichiarare l'illegittimità dell'elezione del consigliere del consiglio nazionale forense Antonio Baffa;
il giudice monocratico del tribunale di Roma ha accolto il ricorso con ordinanza di 14 pagine;
non accettando la decisione del tribunale romano, il resistente e soccombente consigliere del CNF Baffa ha svolto reclamo avanti il collegio contro la decisione che rileva la sua elezione illegale e ordina di estrometterlo dal consiglio nazionale forense;
in tale successivo giudizio di impugnazione si è costituito, con autonomo reclamo pure il medesimo consiglio nazionale forense;
nonostante quanto detto in audizione dal Ministro in merito al lasciare la parola alla magistratura, nel giudizio di reclamo introdotto dal consigliere soccombente Baffa e dal consiglio nazionale forense anche il Ministero si è costituito chiedendo l'accoglimento di quanto richiesto dal consigliere Baffa e dallo stesso consiglio nazionale forense,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e, in particolare, della costituzione in giudizio dello stesso Ministero;
se ritenga di spiegare l'attività giudiziale del Ministero in contrasto con quanto dal Ministro stesso annunciato nella citata audizione;
se non ritenga di intervenire immediatamente facendo ritirare la costituzione del Ministero affinché sia confermata la posizione di neutralità annunciata in sede di audizione.
(4-02478)
LANNUTTI, LEONE, CORRADO, BOTTO, NOCERINO, TRENTACOSTE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico. - Premesso che:
il 17 ottobre 2019 Astaldi SpA, grande azienda romana di costruzioni, secondo gruppo italiano del settore, a causa del debito miliardario e della crisi è stata ammessa alla procedura di concordato in continuità;
il salvataggio della SpA presieduta da Paolo Astaldi, con oltre diecimila dipendenti diretti e altre decine di migliaia legate all'indotto, con affari e commesse superiori ai venti miliardi di euro, è al centro di interessi economici e politici giganteschi, anche perché è una società quotata in Borsa a Milano, ed è quindi sottoposta alla vigilanza Consob, e come detto, assoggettata a concordato in continuità e quindi sotto il controllo del Tribunale fallimentare di Roma, che ha nominato tre commissari giudiziali: Stefano Ambrosini, Vincenzo Ioffredi e Francesco Rocchi;
peraltro, in questi mesi, la Astaldi SpA è oggetto di interessamento da parte della Salini Impregilo che, insieme al Governo e Cassa depositi e prestiti, si sta adoperando per inglobarla allo scopo di dare vita a "Progetto Italia", il maxi polo delle costruzioni che tra operai e dipendenti coinvolgerebbe oltre mezzo milione di persone;
considerato che lo scorso 30 ottobre, a pochi giorni dunque dalla decisione dei giudici della sezione fallimentare guidata da Antonino La Malfa sull'ammissibilità del piano di concordato, i giudici della Procura di Roma (l'inchiesta è condotta dai pubblici ministeri Gennaro Varone, Rosalia Affinito, Fabrizio Tucci e coordinata dal sostituto Paolo Ielo) hanno perquisito gli uffici dei professionisti Stefano Ambrosini, Corrado Gatti e Francesco Rocchi, che gestiscono il concordato preventivo del colosso delle costruzioni. I tre professionisti risultano indagati. Grazie ad intercettazioni telefoniche, i magistrati hanno infatti scoperto rapporti strettissimi tra i tre professionisti, ovvero tra i due commissari e Corrado Gatti, il professionista, che avrebbe dovuto attestare in maniera indipendente il loro piano finale per il salvataggio della SpA. Non solo. Gatti è per funzione colui che propone il compenso dei commissari stessi. Compenso che dovrà essere poi approvato e liquidato definitivamente dai giudici della fallimentare. In alcune conversazioni, Rocchi e Gatti discutevano al cellulare proprio di denaro. Il commissario, in particolare, chiedeva all'attestatore Gatti di usare (per calcolare il compenso degli amministratori) i valori "medi" tabellari previsti, e non quelli "minimi". Per un concordato così importante si tratta di milioni di euro di differenza. L'ipotesi dell'accusa, dunque, è che, chiedendo di usare i valori medi in partenza (calcolando una cifra di 36 milioni di euro), i commissari avrebbero potuto ottenere una cifra finale, anche se ritoccata al ribasso, comunque altissima (pari 20 milioni);
considerato, inoltre, che:
come riportato il 10 novembre scorso da "il Fatto Quotidiano" in un articolo dal titolo "Astaldi, tutti zitti sull'inchiesta sui commissari del concordato più grande d'Europa. Indagati per corruzione in atti giudiziari", a firma di Marco Lillo, "Astaldi non ha comunicato ufficialmente nulla sulla situazione seguita alle perquisizioni del 30 ottobre da parte della Procura di Roma". Non solo. "La Consob per ora non ha ritenuto di chiedere ufficialmente alla società di fare comunicazioni precise sul caso - prosegue l'articolo -. Il presidente Paolo Savona e il commissario Giuseppe Maria Berruti, contattati dal Fatto, non vogliono rilasciare dichiarazioni sul tema. Mentre fonti vicine ad Astaldi, contattate dal Fatto, sostengono che la società non ha ricevuto comunicazioni ufficiali da parte dell'attestatore nominato da Astaldi, Corrado Gatti, né da parte dei commissari giudiziali (Stefano Ambrosini e Francesco Rocchi), dopo le perquisizioni a carico dei tre indagati e di non essere stata chiamata ufficialmente a farne da parte della Consob". Il giornalista riporta inoltre che "la situazione del secondo gruppo di costruzioni italiano è al centro dell'attenzione degli uffici della Vigilanza dei mercati" come pure "del segretario generale", mentre "il consigliere di Stato Carlo Deodato, sta studiando la questione. Ma al momento nulla è stato pubblicato sul sito di Astaldi né richiesto in via ufficiale da Consob". Il giornalista aggiunge anche che "dopo le perquisizioni del 30 ottobre scorso nessun giornale per 8 giorni ha pubblicato una riga. Né sul sequestro dei telefoni né sugli interrogatori nei confronti dei due commissari indagati per corruzione in atti giudiziari (Francesco Rocchi e Stefano Ambrosini) e del terzo indagato per quel reato: l'asseveratore Corrado Gatti. Francesco Rocchi ha dato le dimissioni praticamente subito, non ad Astaldi, ma a chi l'ha nominato: il Tribunale Fallimentare. Ambrosini ha ritenuto di non fare un passo indietro. Nessuno ha informato Astaldi e quindi nessuno ha informato il mercato. Nessuno ha saputo nulla a parte i giudici, i pm e i magistrati. Gli azionisti, gli obbligazionisti, i creditori di una società quotata e in più in concordato preventivo sotto il tribunale di Roma, sono stati informati praticamente dalFatto Quotidiano";
nell'articolo si dà notizia anche che "i decreti dei pm di Roma che dispongono il sequestro dei cellulari dei tre indagati si compongono di 17 pagine ciascuno e sono ben motivati. Contengono anche stralci delle conversazioni intercettate più importanti. Non risulta che siano stati acquisiti formalmente dal Tribunale Fallimentare. Forse per questo i giudici della sezione Fallimentare che sovrintendono alla procedura Astaldi non hanno comunicato nulla alla società e alla Consob". Pertanto "nulla si è saputo dell'indagine penale e delle dimissioni di Rocchi fino agli articoli del nostro giornale. Sul sito di Astaldi non è apparsa nessuna notizia. Ugualmente nessuna comunicazione ufficiale è giunta da parte del Tribunale di Roma, né dall'organo commissariale di Astaldi in Concordato Preventivo", spiega il giornalista del Fatto Quotidiano. Come pure "gli azionisti nulla hanno saputo di più da fonti ufficiali";
gli approfondimenti in corso riguardano un soggetto che ha un ruolo di garante terzo e indipendente, Corrado Gatti, ancorché nominato dalla società, e la situazione dovrebbe essere comunicata e spiegata ai creditori e agli azionisti di Astaldi, considerando che, con la riapertura della Borsa, proprio gli investitori avrebbero avuto tutte le ragioni per voler sapere dalle fonti ufficiali cosa sta succedendo alla Astaldi SpA,
si chiede di sapere:
se il Governo e i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della vicenda descritta in premessa;
se non ritengano di dover intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, considerando il ruolo nella vicenda di due dei tre commissari, Francesco Rocchi e Stefano Ambrosini, e dell'asseveratore nominato da Astaldi, cioè il professor Corrado Gatti, il cui ruolo era attestare la correttezza formale del piano, che ora i creditori dovranno approvare.
(4-02479)
LANNUTTI, CORRADO, GRANATO, PAVANELLI, DONNO - Ai Ministri dell'interno, dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali e dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Premesso che:
la società Manitalidea Spa è una azienda di Ivrea (Torino) e ha come oggetto sociale il "facility management " e, in particolare, "affiancare il cliente nella gestione degli asset immobiliari con il preciso obiettivo di valorizzare il bene affidato in gestione, attraverso le leve dell'ingegnerizzazione dei servizi, del supporto consulenziale a largo raggio (es: proposte di saving energetico, space planning, proposte di investimento)";
Manitalidea ha 5.000 dipendenti e altri 5.000 lavorano per la società del consorzio;
Manitalidea aveva vinto appalti con i Ministeri dell'interno, dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali e dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
il credito che la società dice di vantare con tutta la pubblica amministrazione, a partire dal Ministero dell'istruzione, ma che vede una miriade di enti pubblici, con tanti ministeri compresi, ammonta a circa 17 milioni di euro (anche se Manitalidea sostiene che i debiti non pagati dalla pubblica amministrazione ammontino a 90 milioni);
a complicare le cose per l'azienda vi sono gli appalti con la pubblica amministrazione, vinti ma mai partiti: un giro di mancati introiti che hanno necessariamente mandato in crisi l'azienda di Ivrea, tanto che, a causa di questi mancati pagamenti, i 5.000 lavoratori di Manitalidea e i 5.000 delle società del consorzio non ricevono lo stipendio da giugno 2019;
pertanto il 16 ottobre Manitalidea ha ceduto la gestione della società a IGI Investimenti, un fondo industriale specializzato nelle ristrutturazioni aziendali: un passaggio inevitabile dal momento che la società di Ivrea, con dipendenti in tutta Italia, è in forte crisi di liquidità. Si tratta di un passaggio di mano nel tentativo di far riprendere le attività e pagare gli stipendi. L'obiettivo è infatti mantenere gli attuali livelli occupazionali ed elaborare un nuovo piano industriale di rilancio, che sarà presentato entro il 30 novembre;
considerato inoltre che, a quanto risulta agli interroganti i Ministeri non hanno ancora stabilito un piano di pagamento dei loro debiti nei confronti di Manitalidea,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di questa drammatica vicenda;
se abbiano già previsto un piano di pagamenti alla società, che scongiuri l'ennesima crisi industriale;
se abbiano un piano per avviare finalmente gli appalti già vinti da Manitalidea;
se il Ministro dello sviluppo economico intenda mettere in atto iniziative di competenza per garantire il mantenimento dell'attuale livello occupazionale dei dipendenti della società e delle aziende dell'indotto.
(4-02480)
MONTEVECCHI, COLLINA, VANIN, ANGRISANI - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. - Premesso che:
il patrimonio culturale è il fulcro dell'identità di un territorio costituendone anche la sua memoria storica;
la memoria culturale è un punto nevralgico per ogni individuo, per l'identità di una nazione e della collettività, tanto da rendere i ricordi un interesse comune;
la ricerca e la formazione della propria identità, come quella di una nazione, implica analizzare le nostre radici con responsabilità e dignità, tenendo presente che tra i ricordi ci sono diversi momenti storici, che non solo sono importanti in quanto nostre origini, ma funzionano da scudo contro la ripetizione di errori, che hanno portato in passato, per esempio, alla sofferenza causata dalle guerre;
considerato che a quanto risulta agli interroganti:
con una lettera indirizza al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per i beni culturali alcuni esponenti politici della Regione Emilia-Romagna hanno pubblicamente richiesto un aiuto economico nella difficile opera di restaurazione del complesso monumentale della colonia di Castel Raniero (Ravenna) che rappresenta un patrimonio di memoria storica e di interesse comune essendo stato adibito dapprima a ospedale civile negli anni 1944-45, per poi essere ridestinato a colonia per bambini fino ai primi anni '80, nonché di attuale interesse in qualità di protagonista dell'ottava edizione delle "Giornate FAI d'Autunno";
l'Azienda di servizi alla persona della Romagna Faentina, proprietaria dell'immobile, svolge da anni un ruolo fondamentale nelle attività di conservazione e valorizzazione del complesso, ma non è economicamente in grado di provvedere ai lavori di generale ristrutturazione e di consolidamento necessari, per i quali sono stati stimati costi pari a circa 5 milioni di euro;
la colonia, oltre alla valenza storica e propria della memoria identitaria e delle relative radici, è inserita in un contesto ambientale e paesaggistico collinare di estrema qualità e possiede uno straordinario potenziale di utilizzo civile e sociale ai fini culturali, turistici, educativi e formativi, ricreativi, ambientali e di integrazione,
si chiede di sapere quali azioni intenda intraprendere il Governo in merito ai lavori di straordinaria urgenza per la messa in sicurezza del complesso monumentale di Castel Raniero, la cui entità complessiva è stimata in circa 1,2 milioni di euro, al fine di evitare che il tetto dell'edificio collassi comportando un aggravio delle spese da sostenere in futuro e stante l'impossibilità per l'azienda di servizi alla persona Romagna Faentina di provvedervi autonomamente.
(4-02481)
BOTTO, PESCO, LANNUTTI, TRENTACOSTE, MANTERO, CRUCIOLI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il viadotto autostradale della A12, tratta Genova-Livorno, denominato Nervi, è in servizio dal 1966 quando fu aperta al traffico la tratta Nervi - Recco; è il fratello minore del viadotto Sori e predecessore, seppur di un solo anno, dei viadotti Bisagno e Veilino;
i quattro viadotti sono stati costruiti con la medesima tecnica, il sistema Dywidag, detto anche ad avanzamento bilanciato: in situazioni particolarmente difficili, per l'epoca, dal punto di vista logistico, si partiva costruendo la pila, per poi procedere con l'impalcato "a sbalzo autoportante", in entrambe le direzioni contemporaneamente. Una sorta di grande T, per la quale i giunti della sede viaria non poggiano direttamente sui piloni, ma sono sospesi;
il viadotto Nervi passa sopra le case e i grossi piloni di cemento armato corrono in verticale molto vicini ai tetti e alle abitazioni. La zona del quartiere coinvolta è via ai Molinetti di Nervi, dove il viadotto autostradale attraversa la vallata;
a preoccupare sono le condizioni strutturali del cemento armato che sorregge l'intera struttura;
dei quattro ponti gemelli solo il Nervi non è finito nelle carte della procura per quanto riguarda la sua manutenzione e il suo stato di conservazione: per il Bisagno e il Veilino sono stati disposti accertamenti ulteriori dopo quanto emerso dall'inchiesta sui falsi report, mentre il Sori è stato oggetto di un blitz di ispezione della Guardia di finanza nei giorni scorsi;
le pile del viadotto Nervi presentano diversi punti di ammaloramento alla vista superficiale, con diversi metri di tondini di ferro dell'armatura del calcestruzzo scoperti e ossidati, numerosi i segni di infiltrazioni e colature delle acque piovane, che colorano in più punti il grigio del cemento. Inoltre risultano essere presenti buchi nell'impalcato: gli sbalzi delle pile, infatti, sembrano essere ammalorati pesantemente in più punti, con delle aperture nel cemento, alcune coperte e tamponate con reti, altre no. La parte interessata a questi buchi è l'impalcato inferiore, quindi non direttamente collegato con la sede stradale, ma nelle travi di collegamento, vicino ai giunti si possono notare diversi punti all'apparenza fortemente scrostati e in balia probabilmente del tempo e delle infiltrazioni;
nel recente report pubblicato da Autostrade per l'Italia, il viadotto Nervi è classificato con il punteggio di 43, che significa che è stata valutata una situazione che richiede interventi da eseguire a medio e lungo termine. Stesso punteggio di Bisagno e del Veilino, ma più alto, cioè più grave, del Sori, che ha preso un 40. È utile ricordare che, stando a quanto emerso dall'inchiesta, ancora in corso, sul crollo del ponte Morandi, il viadotto sul Polcevera fu classificato con un 50,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano le valutazioni sui fatti riportati;
quali iniziative intenda adottare per intervenire tempestivamente, se accertati i fatti, affinché il viadotto Nervi sia posto in sicurezza;
quali iniziative intenda assumere affinché siano garantiti adeguati programmi di manutenzione e di monitoraggio delle infrastrutture di competenza della società concessionaria Autostrade per l'Italia.
(4-02482)
FARAONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
in data 31 luglio 2019, il Ministro dell'interno pro tempore Salvini, con riferimento ai 116 migranti sbarcati nel porto di Augusta (Siracusa) dalla nave "Gregoretti" della Guardia costiera italiana, nel corso di un video in diretta su "Facebook" asseriva che: "Germania, Portogallo, Francia Lussemburgo ed Irlanda, più alcune strutture dei vescovi italiani, si faranno carico dei 116 immigrati a bordo di questa nave. Non rimarranno a carico dei cittadini";
da quanto si è potuto apprendere da un servizio giornalistico andato in onda il successivo 26 settembre all'interno della trasmissione "Diritto e rovescio" trasmessa su "Rete 4", i 50 dei 116 migranti sbarcati dalla nave Gregoretti il 31 luglio, che dovevano essere trasferiti subito in una struttura della Caritas italiana a Rocca di Papa (Roma), l'Italia non li avrebbe mai trasferiti, e degli altri 66 migranti, che dovevano essere distribuiti in altri Paesi europei, solo 26 sarebbero stati trasferiti in Francia e 3 in Lussemburgo;
da quanto ancora si è potuto apprendere dal servizio giornalistico, per voce di un responsabile della Caritas italiana intervistato, alla data del 26 settembre, i migranti sbarcati dalla nave Gregoretti si troverebbero in buona parte ancora presso un centro di Pozzallo (Ragusa), a carico del Governo italiano;
quanto emerso è assai grave in relazione alle affermazioni dell'ex Ministro e necessita di essere affrontata con massima urgenza,
si chiede di sapere, sulla base degli accordi intrapresi dal Governo italiano con gli altri Paesi europei, in che numero, dove e quando siano stati trasferiti i 116 migranti sbarcati dalla nave Gregoretti della Guardia costiera italiana il 31 luglio 2019.
(4-02483)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
3ª Commissione permanente(Affari esteri, emigrazione):
3-01234 del senatore Durnwalder, sulla predisposizione di strumenti specifici per le minoranze linguistiche;
5ª Commissione permanente(Programmazione economica, bilancio):
3-01230 del senatore Taricco ed altri, sul riparto delle risorse da assegnare per strade e scuole tra le diverse Province;
9ª Commissione permanente(Agricoltura e produzione agroalimentare):
3-01229 del senatore Taricco ed altri, sull'incremento di numerose specie selvatiche.
Avviso di rettifica
Nel Resoconto stenografico della 163a seduta pubblica del 6 novembre 2019:
a pagina 184, nella tabella "Ruolo degli orchestrali", alla voce "orchestrale superiore", sostituire la cifra "79,60" con la seguente "79,80"
a pagina 187, nella tabella "Ruolo dei direttivi logistico-gestionali", alla voce "direttore vicedirigente logistico-gestionale", sostituire la cifra 26.156,06, con la seguente "26.456,06;
a pagina 200, nella tabella "Ruolo dei direttivi speciali del personale specialista sommozzatore", alla voce "sommozzatore direttore speciale", sostituire la cifra "184,5" con la seguente "184,15".