Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 115 del 29/05/2019
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
115aSEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 29 MAGGIO 2019
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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,
indi del vice presidente CALDEROLI
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 116 del 30 maggio 2019
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia-Berlusconi Presidente: FI-BP; Fratelli d'Italia: FdI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-LeU; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB; Misto-PSI: Misto-PSI.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 15,03).
Si dia lettura del processo verbale.
NISINI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Discussione del disegno di legge:
(1248) Conversione in legge del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (Relazione orale)(ore 15,05)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1248.
FERRARI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERRARI (PD). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori semplicemente per ribadire - come ha già fatto il presidente Marcucci nel corso della Conferenza dei Capigruppo di martedì mattina - che noi vogliamo garanzie rispetto alle modalità con le quali possono proseguire i lavori.
Mi riferisco, in particolare, ai fantomatici emendamenti di relatore e Governo, di cui si parla da diversi giorni e che, ad ora, non sono ancora giunti in visione ai Gruppi parlamentari. Quindi, non sappiamo esattamente a quale stadio essi siano giunti.
È ovvio che ci auguravamo di poter discutere in Aula (che ha titolo di farlo) il provvedimento nella sua interezza - compresa la fase della discussione generale - dato che esso potrebbe essere modificato in maniera significativa da questi ulteriori emendamenti. Ciò non è possibile e, ovviamente, le chiediamo la garanzia di intervenire affinché il Governo e i relatori procedano al più presto nel metterci nelle condizioni di esaminare i nuovi emendamenti, valutandone nel corso dei lavori anche l'entità, soprattutto avendo riguardo a tempi congrui per subemendarli, che è esattamente la richiesta avanzata dal presidente Marcucci.
Aggiungo che, vista l'impasse del Governo, evidente ormai da molte ore, e visto che riteniamo che questo provvedimento non sblocchi un cantiere e sia solo un danno per l'Italia, questo ritardo può essere, forse, anche l'occasione per un ripensamento, nonché per ritirarlo e ripresentarlo in maniera più seria in futuro. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Senatore Ferrari, come lei sa, nel corso della Conferenza dei Capigruppo si è comunque deciso di procedere in attesa della presentazione degli ulteriori emendamenti. In ogni caso, è preoccupazione della Presidenza mettere l'Assemblea nella condizione di discutere e decidere con cognizione di causa.
Quindi, ora noi procediamo con le relazioni dei relatori e ci aggiorneremo nel corso della seduta, andando avanti nei lavori, naturalmente con la preoccupazione da lei evidenziata, stante che non siano presentate richieste di altro tipo, anche da parte del Gruppo del Partito Democratico.
I relatori, senatori Santillo e Faggi, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore, senatore Santillo.
SANTILLO, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il decreto-legge n. 32 del 18 aprile 2019 giunge in Aula dopo una lunga istruttoria nelle Commissioni riunite lavori pubblici e ambiente. Le modifiche adottate nel corso dell'esame nelle Commissioni hanno ampliato il contenuto del provvedimento, apportando notevoli migliorie al testo, tese soprattutto a prevedere l'introduzione di semplificazioni per le imprese e garantire maggiori tutele per cittadini, territorio e ambiente.
Permettetemi di ringraziare i senatori di maggioranza e di opposizione, con i quali abbiamo portato avanti un confronto costruttivo che ha permesso al decreto-legge di giungere in Aula quest'oggi. È, altresì, doveroso rivolgere un ringraziamento particolare agli uffici delle Commissioni riunite 8a e 13a per il prezioso supporto che hanno fornito nel corso di queste complesse giornate, in particolare ai dottori Marci e Cavallucci. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
Venendo ai contenuti, il decreto-legge in esame reca disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici; consta di trenta articoli, cui però si aggiungono sei nuovi articoli introdotti nel corso dell'esame nelle Commissioni, suddivisi in tre capi.
Il capo I reca norme in materia di contratti pubblici, di accelerazione degli interventi infrastrutturali e di rigenerazione urbana. Il capo II reca disposizioni relative agli eventi sismici della Regione Molise e dell'area etnea. Il capo III reca disposizioni relative agli eventi sismici dell'Abruzzo nell'anno 2009, del Centro-Italia negli anni 2016 e 2017 e nei comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno dell'isola di Ischia nel 2017.
L'articolo 1, oggetto di diverse modifiche che dettaglierò in seguito, reca numerose innovazioni al codice dei contratti pubblici, volte in parte a semplificare le procedure di aggiudicazione, recependo alcune indicazioni emerse nel corso della consultazione pubblica svolta in autunno dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché nell'ambito dell'indagine conoscitiva svolta dall'8a Commissione, e in parte a consentire il superamento della procedura d'infrazione n. 2018/2273, avviata dalla Commissione europea per non conformità di alcune disposizioni del codice italiano con le direttive europee del 2014 in materia di appalti e concessioni.
In particolare, il comma 1 reintroduce il regolamento unico recante disposizioni di esecuzione, attuazione e integrazione del codice, da adottare entro centottanta giorni con decreto del Presidente della Repubblica; autorizza le stazioni appaltanti ad affidare sulla base del progetto definitivo, invece che su quello esecutivo, tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, con l'esclusione degli interventi di manutenzione straordinaria che prevedono il rinnovo o la sostituzione di parti strutturali delle opere o di impianti; prevede che per i lavori pubblici sopra soglia il progetto di fattibilità sia sempre preceduto dal documento di fattibilità delle alternative progettuali, mentre sotto soglia è facoltà della stazione appaltante richiederne la redazione.
Con due modifiche approvate dalle Commissioni riunite (emendamenti 1.11 (testo 2) e 1.40 (testo 2)) è stato previsto che il progetto di fattibilità tecnica ed economica debba individuare, tra più soluzioni, quella che presenta - oltre al miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività - anche il minor consumo di suolo possibile e che lo studio di fattibilità sia redatto sulla base, tra l'altro, di verifiche relative alla possibilità del riuso del patrimonio immobiliare esistente e della rigenerazione delle aree dismesse.
Le Commissioni riunite hanno poi soppresso il periodo introdotto dal decreto-legge all'articolo 24 del codice dei contratti pubblici, ai sensi del quale gli affidatari di incarichi di progettazione per progetti posti a base di gara possono essere affidatari delle concessioni di lavori pubblici a condizione che il concedente adotti misure adeguate per garantire che la concorrenza non sia falsata dalla loro partecipazione, circoscrivendo, inoltre, con l'approvazione dell'emendamento 1.98, la disciplina dei criteri di sostenibilità energetica e ambientale agli affidamenti di importo pari o superiore alle soglie comunitarie
Il decreto, con la lettera b), introduce la possibilità che gli affidatari di incarichi di progettazione per progetti posti a base di gara possano essere affidatari delle concessioni di lavori pubblici, condizionando però tale possibilità al fatto che il concedente adotti misure adeguate per garantire che la concorrenza non sia falsata dalla loro partecipazione.
Anche la disciplina del calcolo del valore stimato degli appalti aggiudicati per lotti distinti è modificata, al fine di prevedere che, in tali casi, sia computato il valore stimato complessivo della totalità dei lotti.
Si provvede a estendere la previsione dell'anticipazione del prezzo da corrispondere all'appaltatore anche ai servizi e alle forniture (lettera e), numero 3)).
Si modifica, inoltre, la disciplina dei contratti sotto soglia (lettera f)), sulla quale le Commissioni riunite sono intervenute con ulteriori modifiche, in particolare prevedendo, per gli affidamenti tra i 40.000 e 150.000 euro (per i lavori) e per quelli tra 40.000 euro e le soglie (per servizi e forniture), l'affidamento diretto previa consultazione di almeno tre operatori economici (per i lavori) o di cinque operatori economici (per servizi e forniture). Per i lavori tra i 150.000 euro e i 350.000 euro è prevista la procedura negoziata previa consultazione di almeno dieci operatori; per i lavori tra i 350.000 euro e un milione di euro la procedura negoziata previa consultazione di almeno quindici operatori; per i lavori oltre un milione di euro e la soglia comunitaria è prevista la procedura aperta.
Il decreto-legge prevede poi che le stazioni appaltanti possano sempre decidere, a condizione che sia previsto nel bando o nell'avviso con cui si indice la gara, che le offerte siano esaminate prima della verifica della documentazione relativa al possesso dei requisiti di carattere generale e di quelli di idoneità e di capacità degli offerenti. Le Commissioni riunite hanno chiarito che le stazioni appaltanti che si avvalgano di tale facoltà debbono procedere alla verifica suddetta prima dell'aggiudicazione definitiva.
Il decreto-legge rende inoltre facoltativo per i Comuni non capoluogo di Provincia il ricorso a centrali di committenza, a soggetti aggregatori, a unioni di Comuni o alla stazione unica appaltante costituita presso le Province, le Città metropolitane o gli Enti di area vasta, autorizzandoli a procedere direttamente e autonomamente (lettera g)).
Le Commissioni riunite, mediante l'approvazione dell'emendamento 1.233 (testo 2), hanno poi previsto l'inserimento degli archeologi tra i soggetti ammessi a partecipare alle procedure di affidamento dei servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria.
Il provvedimento, alla lettera h), stabilisce la modifica dei requisiti per la partecipazione alle gare da parte dei consorzi, prevedendo che i consorzi stabili eseguano la prestazione con la propria struttura o tramite i consorziati indicati in sede di gara, senza che ciò costituisca subappalto.
In caso di appalto integrato, il decreto prevede che i requisiti minimi per lo svolgimento della progettazione oggetto del contratto devono essere previsti nei documenti di gara nel rispetto del codice e del regolamento di attuazione. Tali requisiti devono essere posseduti dalle imprese attestate per prestazioni di sola costruzione attraverso un progettista raggruppato o indicato in sede di offerta, in grado di dimostrarli. Le imprese attestate per prestazioni di progettazione e costruzione devono invece documentare i requisiti per lo svolgimento della progettazione esecutiva, ove tali requisiti non siano dimostrati dal proprio staff di progettazione.
Si prevede inoltre alla lettera m) che, in caso di indisponibilità o di disponibilità insufficiente di esperti iscritti nella sezione ordinaria dell'Albo nazionale delle commissioni giudicatrici, la commissione è nominata, anche solo parzialmente, dalla stazione appaltante, tenuto conto delle specifiche caratteristiche del contratto da affidare e delle competenze connesse.
La successiva lettera n) modifica la disciplina dei motivi di esclusione dalla partecipazione alla gara. Le Commissioni riunite hanno previsto la soppressione della possibilità di esclusione dell'operatore economico dalla partecipazione alla gara nel caso in cui la stazione appaltante possa adeguatamente dimostrare che lo stesso non ha ottemperato agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse o dei contributi previdenziali non definitivamente accertati.
Le Commissioni hanno altresì modificato l'articolo 83 del codice, in materia di criteri di selezione, prevedendo che i requisiti generali e speciali di cui all'articolo in questione debbano essere posseduti dai concorrenti fino alla conclusione della procedura di gara.
Il decreto, alla lettera p), provvede inoltre a chiarire che l'attività di attestazione svolta dagli organismi SOA deve essere esercitata nel rispetto del principio di indipendenza di giudizio. Gli organismi che rilasciano le SOA svolgono funzioni di natura pubblicistica. Il periodo di attività documentabile è esteso da dieci a quindici anni, al fine di tenere conto della crisi economica che ha determinato l'impossibilità per alcune imprese di attestare lavori negli ultimi dieci anni per gli importi previsti a legislazione vigente.
Le Commissioni riunite hanno stabilito che, ai fini della prova dell'assenza dei motivi di esclusione in capo all'operatore economico che partecipa alla procedura, per i soggetti di cui l'operatore economico si avvale, nonché per i subappaltatori, i certificati e gli altri documenti hanno una durata pari a sei mesi dalla data del rilascio.
Il decreto-legge, alla lettera s), ha poi apportato alcune modifiche alla disciplina dei criteri di aggiudicazione dell'appalto prevedendo, tra l'altro, che siano aggiudicati esclusivamente sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa i contratti di servizi e le forniture di importo pari o superiore a 40.000 euro e caratterizzati da notevole contenuto tecnologico o che abbiano un carattere innovativo.
Sul punto dei criteri di aggiudicazione, le Commissioni riunite hanno previsto la reintroduzione del tetto del 30 per cento per il punteggio economico ai fini dell'individuazione del rapporto qualità/prezzo, di cui il decreto-legge ha invece sancito l'eliminazione. Un emendamento approvato dalle Commissioni riunite prevede poi che, nell'offerta economica, devono in ogni caso ritenersi compresi i costi della manodopera e gli oneri aziendali concernenti l'adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro propri dell'operatore economico e che le stazioni appaltanti, relativamente ai costi della manodopera, prima dell'aggiudicazione procedono a verificare il rispetto di quanto previsto all'articolo 97, comma 5, lettera d).
Con le disposizioni di cui alla lettera t) si provvede, inoltre, a disciplinare le modalità per il calcolo della soglia di anomalia, sostituendo i cinque metodi alternativi finora previsti dal codice con un unico sistema di calcolo, nell'ambito del quale si introducono alcune variabili.
Con riferimento alla disciplina del subappalto, le Commissioni riunite hanno previsto che la stazione appaltante possa decidere nel bando che i lavori subappaltabili possano raggiungere il 40 per cento dell'importo complessivo dei lavori, servizi o forniture (mentre il decreto-legge aveva portato tale percentuale dal 30 al 50 per cento), e hanno previsto la reintroduzione del divieto di affidare il subappalto a chi abbia già partecipato alla procedura per l'affidamento dell'appalto, del quale il decreto-legge aveva disposto invece l'eliminazione.
Restano ferme l'eliminazione dell'obbligo di indicazione della terna di subappaltatori in sede di offerta e l'estensione del pagamento diretto a tutti i casi in cui ciò sia richiesto dal subappaltatore.
Le Commissioni riunite hanno inoltre riportato l'incentivo del 2 per cento alle finalità originariamente previste dal codice dei contratti pubblici, eliminando l'incentivo per le attività di progettazione reintrodotto dal decreto-legge.
È prevista poi la proroga al 31 dicembre 2019 del termine entro il quale le concessioni già in essere si adeguano all'obbligo di affidare l'80 per cento dei contratti di lavori, servizi e forniture mediante procedura ad evidenza pubblica.
Si dispone altresì l'ampliamento del novero dei soggetti che possono presentare alle stazioni appaltanti proposte di partenariato pubblico-privato, ai sensi dell'articolo 183, comma 15, primo periodo, del codice dei contratti pubblici, includendovi gli investitori istituzionali. La successiva lettera gg) prevede l'eliminazione dell'albo nazionale dei soggetti che possono ricoprire i ruoli di direttore dei lavori e di collaudatore negli appalti pubblici di lavori aggiudicati con la formula del contraente generale.
Si demanda la disciplina della qualificazione del contraente generale al regolamento di attuazione, eliminando la previsione per cui l'attestazione del possesso dei requisiti dello stesso avveniva mediante SOA, e prevedendo l'istituzione del sistema di qualificazione del contraente generale, gestito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
La lettera mm), numero 6, proroga ulteriormente e amplia l'ambito di applicazione della disposizione transitoria che consente ai concessionari autostradali di avviare le procedure di gara per l'affidamento della concessione anche sulla base del solo fabbisogno predisposto dal concedente stesso, limitatamente agli interventi di messa in sicurezza dell'infrastruttura esistente.
Ai sensi del comma 3, le modifiche di cui ai commi 1 e 2 si applicano alle procedure i cui bandi o avvisi con i quali si indice la gara sono pubblicati successivamente alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame.
Un emendamento approvato dalle Commissioni riunite prevede che, in caso di affidamento diretto, le modifiche apportate dal decreto-legge in esame al codice dei contratti pubblici trovino applicazione qualora, alla data di entrata in vigore del decreto-legge medesimo, non sia stata ancora avviata la progettazione dell'opera.
Le Commissioni riunite hanno inoltre posticipato i termini per l'inizio dell'esecuzione dei lavori per i Comuni beneficiari dei contributi previsti dalla legge di bilancio 2019 per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici ed edifici comunali che abbiano avviato la progettazione per la realizzazione degli investimenti ma non abbiano ancora avviato l'esecuzione dei lavori.
I commi 4 e 5 modificano la disciplina del rito abbreviato per gli appalti previsto dall'articolo 120 del codice del processo amministrativo.
L'articolo 2 reca disposizioni sulle procedure di affidamento in caso di crisi, volte a eliminare problemi di coordinamento tra il codice dei contratti pubblici e la legge fallimentare e a rafforzare il favor verso l'impresa momentaneamente in difficoltà, che ha già caratterizzato i recenti interventi in materia di diritto fallimentare.
L'articolo 3 reca disposizioni in materia di semplificazione edilizia, con particolare riferimento alla disciplina degli interventi infrastrutturali in zone sismiche. In primo luogo, esso apporta una serie di modifiche - volte a semplificare le procedure e ad alleggerire gli oneri burocratici - all'articolo 65 del testo unico dell'edilizia, in materia di denuncia dei lavori di realizzazione e relazione a struttura ultimata di opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso e a struttura metallica, nonché all'articolo 67, in materia di collaudo statico.
Gli emendamenti approvati dalle Commissioni riunite prevedono che il Ministero delle infrastrutture possa autorizzare laboratori diversi da quelli elencati nell'articolo 59 del testo unico dell'edilizia a effettuare prove e controlli su materiali da costruzione su strutture e costruzioni esistenti; dispongono che alcune comunicazioni tra costruttori e sportello unico avvengano tramite posta elettronica certificata e, infine, introducono un termine entro il quale il Ministro delle infrastrutture deve definire le linee guida per l'individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi rilevanti, di minore rilevanza e privi di rilevanza, nonché delle varianti di carattere sostanziale per le quali non occorre il preavviso di cui all'articolo 93.
L'ultimo articolo di cui sono relatore, il 4, prevede che, per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, e sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, disponga la nomina di uno o più commissari straordinari.
I commissari straordinari, ai quali spetta ogni determinazione necessaria per l'avvio o la prosecuzione dei lavori, provvedono all'eventuale rielaborazione e approvazione dei progetti non ancora appaltati, operando in raccordo con i provveditorati interregionali alle opere pubbliche. I commissari straordinari possono essere abilitati ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. Essi operano in raccordo anche con Investitalia, la struttura di missione per il supporto alle attività del Presidente del Consiglio dei ministri relative al coordinamento delle politiche del Governo e dell'indirizzo politico e amministrativo dei Ministri in materia di investimenti pubblici e privati, la cui istituzione è prevista dalla legge di bilancio per il 2019.
Il comma 6 prevede la nomina di un commissario straordinario incaricato di sovraintendere alla programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione degli interventi sulla rete viaria della Regione Siciliana.
Il comma 7 dichiara conclusi i programmi infrastrutturali «6000 campanili» e «Nuovi progetti di intervento». Le economie risultanti sono assegnate a un nuovo programma di interventi infrastrutturali per i piccoli Comuni fino a 3.500 abitanti.
I commi da 8 a 12 disciplinano la realizzazione e il completamento delle opere nelle aree delle Regioni Campania e Basilicata colpite dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981, a seguito della cessazione della gestione commissariale. In particolare, alla Regione Campania è affidato il completamento della strada a scorrimento veloce Lioni-Grottaminarda. L'attuazione degli interventi di completamento sarà vagliato da un apposito comitato di vigilanza, istituito con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico.
Le Commissioni riunite hanno esteso ai contributi, da attribuire ai Comuni per l'anno 2020 per interventi riferiti a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio previsti dalla legge di bilancio per il 2018, le procedure di attribuzione previste per gli analoghi contributi stanziati dalla legge di bilancio per il 2019.
Con riferimento ai contributi ai Comuni previsti dalla legge di stabilità per il 2018, le Commissioni riunite hanno poi previsto che, nel caso di mancato rispetto dei termini e delle condizioni ivi previste, il Ministero dell'interno non proceda al recupero del contributo nei casi in cui il mancato rispetto dei termini sia stato determinato dall'instaurazione di un contenzioso in ordine alla procedura posta in essere dal Comune. Per i contributi assegnati per l'anno 2018, il recupero non si applica agli enti beneficiari del medesimo contributo che hanno posto in essere, entro i termini previsti, le attività preliminari all'affidamento dei lavori rilevabili attraverso il sistema di monitoraggio, a condizione che l'affidamento avvenga entro il 31 dicembre 2019.
Signor Presidente, vista la vastità dell'argomento e la ristrettezza dei tempi, mi riservo di depositare agli atti una relazione più dettagliata. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza in tal senso.
Ha facoltà di parlare la relatrice, senatrice Faggi.
FAGGI, relatrice. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento mi associo anch'io alle parole di ringraziamento pronunciate dal collega Santillo, e innanzitutto le rivolgo a lui con cui ho avuto modo di lavorare in maniera proficua, a tutti gli Uffici, sia del Senato che ministeriali. Rivolgo poi un particolare ringraziamento al vice ministro Rixi per il supporto tecnico e politico profuso in questi giorni e anche al ministro Toninelli, nonché ai sottosegretari Crimi e Santangelo.
Nel corso della XVIII legislatura è stata posta in essere una serie di provvedimenti legislativi di intervento in favore dei territori del Paese interessati dagli eventi sismici degli ultimi anni. Si tratta dei decreti-legge nn. 55, 91 e 109 del 2018 e del decreto-legge n. 32 del 2019, nonché della legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018). Il 50 per cento circa di queste risorse (ovvero 700 milioni di euro) è stato assegnato nell'anno 2019, mentre per l'esercizio 2020 sono stati concessi circa 238 milioni di euro, pari a circa il 18 per cento del totale delle risorse stanziate. Per l'esercizio 2018 sono state approntate nuove risorse per circa 185 milioni di euro, pari al 14 per cento del totale di risorse previste nel periodo 2018-2023. Infine, nel triennio 2001-2023 sono stati stanziati circa 220 milioni di euro complessivi, con un'assegnazione di risorse man mano decrescente all'avvicinarsi dell'anno terminale del periodo considerato. Nel complesso, le nuove risorse stanziate ammontano a circa 1,35 miliardi per il periodo 2018-2023. In ultimo occorre segnalare che, con la legge di bilancio 2019, sono stati stanziati fondi per circa 360 milioni in favore non di specifici eventi sismici, ma più in generale per emergenze e calamità nazionali.
Venendo invece agli articoli del decreto-legge n. 32 del 2019 da convertire, si parla anche di ricostruzione a seguito di eventi sismici e di rigenerazione urbana.
L'articolo 5 del decreto-legge reca norme in materia di rigenerazione urbana; in particolare, esso prevede che le Regioni e le Province autonome debbano adottare deroghe al decreto ministeriale n. 1444 del 1968 sugli standard urbanistici, nonché disposizioni sugli spazi da destinare agli insediamenti residenziali, a quelli produttivi, a quelli riservati alle attività collettive, al verde e ai parcheggi, nell'ambito della definizione o revisione di strumenti urbanistici comunque funzionali a un aspetto complessivo e unitario, o di specifiche aree territoriali. Ciò al fine di orientare i Comuni nella definizione dei limiti di densità edilizia, altezza e distanza dei fabbricati negli ambiti urbani consolidati. L'articolo prevede inoltre che, in ogni caso di demolizione e ricostruzione, quest'ultima è comunque consentita nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti, purché sia effettuata assicurando la coincidenza dell'area di sedime e del volume dell'edificio ricostruito con quello demolito nei limiti dell'altezza massima di quest'ultimo.
Le disposizioni finalizzate a favorire la ricostruzione nei Comuni della Regione Molise e dell'area etnea indicati nell'allegato 1 al decreto-legge, contenute nel capo II, articoli da 6 a 20, in via generale dispongono la nomina, in ciascuna delle due aree geografiche, di un commissario straordinario per la ricostruzione, che dura in carica fino al 31 dicembre 2021 e opera nell'ambito delle competenze e delle funzioni assegnate in piena autonomia amministrativa, finanziaria e contabile, avvalendosi di una struttura posta alle sue dirette dipendenze.
All'articolo 6 le Commissioni riunite hanno approvato un emendamento che prevede che i piani predisposti dai commissari siano finalizzati, oltre che alla trasformazione ed eventualmente alla delocalizzazione urbana, anche alla riparazione e alla ricostruzione degli immobili privati e pubblici.
All'articolo 18 sono state apportate alcune modifiche in materia di struttura dei commissari, prevedendo che, in caso di assenza o di impedimento temporaneo, le funzioni del commissario siano esercitate dal dirigente in servizio presso la struttura, che provvede esclusivamente al compimento degli atti di ordinaria amministrazione; che la struttura cessi non alla data di scadenza dell'incarico del commissario (come previsto dal decreto-legge), bensì alla data di scadenza della gestione straordinaria, prevista per il 31 dicembre 2021; che alle spese di funzionamento delle strutture commissariali diverse da quelle indicate nei commi precedenti dell'articolo 18 si provvede nel limite massimo di euro 45.000 per l'anno 2019, euro 90.000 per l'anno 2020 ed euro 90.000 per l'anno 2021.
Le Commissioni riunite hanno previsto l'inserimento all'articolo 7, tra le suddette funzioni, degli interventi a sostegno delle imprese che hanno sede nei territori interessati, nonché il recupero del tessuto socio-economico delle aree colpite dagli eventi sismici. È stato inoltre previsto che il piano di microzonazione, che i commissari devono predisporre d'intesa con il Dipartimento della protezione civile, sia circoscritto ai Comuni di cui all'allegato 2 per i quali non siano già stati emanati provvedimenti di concessione di contributi per l'adozione dei medesimi strumenti. I commissari, infine, sono stati autorizzati ad avvalersi, nello svolgimento delle loro funzioni, di Invitalia.
Per l'attuazione degli interventi di immediata necessità, il provvedimento ha istituito un apposito fondo per la ricostruzione, con una dotazione iniziale di 275 milioni di euro per il quinquennio 2019-2023, da assegnare alle contabilità speciali intestate ai due commissari straordinari, secondo la ripartizione indicata nel provvedimento. Con particolare riferimento alla ricostruzione privata, le disposizioni del decreto-legge prevedono innanzitutto la concessione di contributi per la ricostruzione e il ripristino degli immobili privati distrutti o danneggiati, secondo priorità stabilite dai commissari sulla base dell'entità del danno subito. Esse specificano le tipologie di intervento, di danno e di immobili ammissibili al finanziamento, che può arrivare a coprire il 100 per cento delle spese, individuando i soggetti beneficiari e disciplinando la procedura per la richiesta e la concessione di contributo; questo agli articoli 9, 10 e 12.
Cerco di abbreviare, perché capisco che il tempo è poco.
PRESIDENTE. Ha ancora un minuto e mezzo secondo la prassi, ma può anche sforare. Prego, senatrice Faggi, la avviso io.
FAGGI, relatrice. Allora, se mi permette, passerei direttamente alle parti che sono state modificate, saltando quelle in cui il testo del decreto-legge è rimasto inalterato. Per cui, se i senatori colleghi interessati seguono, possono sapere quali sono le parti che sono state oggetto di modifica.
PRESIDENTE.Senatrice Faggi, le ricordo che può anche allegare la parte restante della relazione scritta.
FAGGI, relatrice. Grazie, Presidente.
Le Commissioni riunite hanno esteso il divieto di concessione dei contributi, già previsto dal decreto-legge nel caso di immobili danneggiati oggetto di ordine di demolizione o ripristino impartito dal giudice penale, ai casi in cui il provvedimento di demolizione o ripristino sia stato impartito dall'autorità amministrativa.
Hanno inoltre disposto che - per gli interventi sugli edifici di interesse storico-artistico - all'istanza di concessione dei contributi debba essere allegata la documentazione attestante il possesso, da parte dell'impresa affidataria dei lavori, di competenze tecniche commisurate alla tipologia di immobile e alla tipologia di intervento.
Le Commissioni riunite hanno previsto che, al fine di dare attuazione alla programmazione degli interventi di ricostruzione pubblica, i commissari sono autorizzati a provvedere direttamente agli interventi per i quali l'ente proprietario non abbia manifestato la disponibilità a svolgere le funzioni di soggetto attuatore e che i commissari acquisiscano i necessari pareri e nulla osta da parte degli organi competenti, anche mediante apposita conferenza di servizi ai fini della valutazione dei progetti presentati dai soggetti attuatori.
Le Commissioni riunite hanno stabilito che gli incarichi di progettazione e direzione dei lavori per la ricostruzione o riparazione e ripristino degli immobili danneggiati possano essere affidati dai privati a soggetti che siano in possesso di adeguati livelli di affidabilità e professionalità e che non si trovino in condizioni ostative al rilascio del DURC.
Esse hanno inoltre introdotto l'affidamento diretto degli incarichi di progettazione e dei servizi di architettura e ingegneria ed altri servizi tecnici e per l'elaborazione degli atti di pianificazione e programmazione urbanistica in conformità agli indirizzi definiti dal commissario straordinario per importi fino a 40.000 euro. Sopra i 40.000 euro resta la procedura negoziata, previa consultazione di dieci soggetti (specificando che debbono essere non genericamente dei professionisti, ma soggetti di cui all'articolo 46 del codice dei contratti pubblici), ma viene eliminato il ricorso al criterio del minor prezzo. Fatta eccezione per particolari e comprovate ragioni connesse alla specifica tipologia e alla dimensione dell'intervento, le stazioni appaltanti affidano la redazione della progettazione al livello esecutivo.
Le Commissioni riunite hanno raddoppiato il contributo straordinario a favore del Comune dell'Aquila, prevedendo non solo 10 milioni per il 2019, ma anche per il 2020 (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az); differito dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2019 il termine fino al quale le persone fisiche residenti o domiciliate e le persone giuridiche che hanno sede legale o operativa nei Comuni colpiti dal sisma del Centro Italia sono esentate dal pagamento dell'imposta di bollo e dell'imposta di registro per le istanze, i contratti e i documenti presentati dalla pubblica amministrazione.
Le Commissioni riunite hanno riconosciuto al commissario straordinario e agli esperti le spese di viaggio, vitto e alloggio connesse alle loro attività nel limite complessivo di 80.000 euro per il 2019 e di 80.000 euro per il 2020.
PRESIDENTE. La invito a concludere, senatrice.
FAGGI, relatrice. Le Commissioni riunite hanno specificato che, nel caso in cui i soggetti assunti dai Comuni per gli uffici speciali per la ricostruzione siano professionisti, è necessaria una dichiarazione di non iscrizione, o avvenuta sospensione, dall'elenco speciale dei professionisti ai quali possono essere conferiti incarichi di progettazione e direzione dei lavori.
Sono previste le istruttorie per il rilascio delle concessioni di contributo e di tutti gli adempimenti conseguenti, che possono essere curati dai Comuni, d'intesa con l'ufficio speciale per la ricostruzione, non solo per gli immobili privati che risultino classificati inagibili con esito B o C, come previsto dal decreto-legge, ma anche E, limitatamente al livello operativo L4. Nei Comuni che presentano più del 50 per cento di edifici dichiarati inagibili con esito E sono previste autorizzazione comunale e tutta una serie di agevolazioni urbanistiche ed edilizie che riguardano la ricostruzione sia privata sia di immobili.
Infine, si ricorda che le Commissioni riunite hanno previsto l'istituzione di due fondi finalizzati all'erogazione delle risorse finanziarie occorrenti per l'installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az) nelle scuole e nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità, a carattere residenziale, semiresidenziale o diurno, al fine di assicurare la più ampia tutela a favore rispettivamente dei minori, nei servizi educativi per l'infanzia e nelle scuole dell'infanzia statali e paritarie, nonché dei soggetti ospitati nelle strutture suddette. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. I relatori di minoranza, senatori D'Arienzo e Ferrazzi, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, senatore D'Arienzo.
D'ARIENZO, relatore di minoranza. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, nonostante alcune delle modifiche al codice degli appalti siano conseguenti, come sapete, alla procedura d'infrazione che è arrivata dalla Commissione europea, per difformità rispetto alla direttiva... (Brusio).
PRESIDENTE. Mi scusi un momento, senatore: prego i colleghi di lasciare libero il banco del Governo, onde consentire ai suoi rappresentanti di seguire i lavori dell'Assemblea.
D'ARIENZO, relatore di minoranza. Signor Presidente, stavo dicendo che, nonostante una parte dell'incipit del provvedimento in esame, consideriamo molto negativamente parti rilevanti della proposta che avete fornito con questo decreto-legge.
Sono per noi più che evidenti, infatti, le mancate risposte alle varie problematiche emerse sia nella lunghissima indagine conoscitiva che abbiamo portato avanti come Commissione di merito, sia nelle audizioni svolte. Credo che non si siano mai visti provvedimenti che hanno ricevuto la contrarietà di un così elevato numero di soggetti interessati, protagonisti in questo settore. In pratica è stata chiara a tutti - a noi in primis - la duplice volontà, da una parte, di tacitare l'Autorità nazionale anticorruzione, emarginando e comprimendo il principio di legalità, e, dall'altra, di ritornare al vecchio sistema del prezzo più basso, superando il principio di concorrenza per e tra le imprese. Si tratta di un binomio che, a nostro avviso, non sbloccherà assolutamente nulla, perché non ha affrontato i veri nodi del codice degli appalti.
Siamo convinti che il moltiplicarsi dell'instabilità delle regole, il continuo cambiamento delle norme, proprio quando il codice degli appalti ormai stava entrando in vigore e producendo risultati (come un aumento del 30 per cento delle gare bandite nel 2018), e quindi l'apportare modifiche mentre tutto si stava consolidando, non portino nulla di buono; anzi, il codice perde l'unitarietà della materia disciplinata e, da quello che abbiamo visto, sicuramente si aggiungeranno altre problematiche.
Per motivi di tempo, nel merito evidenzio solo alcuni punti che non abbiamo assolutamente condiviso: l'abolizione delle linee guida dell'Autorità nazionale anticorruzione, l'ANAC; crediamo che il regolamento governativo che dovrà essere emanato non avrà la stessa valenza culturale che avevano le linee guida; la conferma negativa del limite di 150.000 euro come soglia massima finora prevista per procedure negoziate; il ritorno al meccanismo del prezzo più basso, peraltro integrato con un calcolo astruso delle soglie di esclusione, che sicuramente faciliterà la rinascita dei cartelli tra imprenditori per l'aggiudicazione delle gare, cosa che avevamo cercato di evitare con il codice degli appalti. Inoltre, riteniamo molto negativa l'applicazione dei criteri di sostenibilità energetica solo agli affidamenti di importo superiore alle soglie previste dall'Unione europea, e la moltiplicazione delle centrali di committenza, ovvero delle stazioni appaltanti. Lo stesso dicasi per la cancellazione del divieto di affidare lavori in subappalto a imprese che partecipano alla stessa gara - ciò potrebbe favorire i famosi cartelli - e la reintroduzione dei commissari governativi straordinari per interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, addirittura con possibilità di deroga delle norme in vigore.
Ho citato solo alcuni aspetti sui quali si è manifestata la nostra contrarietà. Recependo anche le sollecitazioni dei nostri tantissimi amministratori del territorio, abbiamo partecipato con spirito costruttivo alla valutazione del provvedimento, così come è stato riconosciuto poc'anzi dal relatore Santillo. Con le nostre proposte abbiamo cercato di migliorare il testo e di contenere alcune modifiche che abbiamo ritenuto negative. I nostri emendamenti hanno una serie di obiettivi quale l'accelerazione delle procedure nella legalità, il favoreggiamento del lavoro delle stazioni appaltanti e la loro tutela e la correzione di parti del codice che si sono manifestate, alla prova della fattività operativa, difficoltose.
Tra le proposte da noi presentate, consideriamo di rilievo quella che è stata approvata. Mi riferisco a quella del collega Mirabelli relativamente all'appalto integrato e, in particolare, alla soppressione della norma che, come sapete, prevedeva la possibilità per gli affidatari di concessione di lavori pubblici di essere anche affidatari dei progetti posti a gara. Delle nostre proposte che sottoponiamo alla valutazione dell'Assemblea ne cito alcune. Noi chiediamo, per esempio, di ripristinare la soglia dei 40.000 euro oltre la quale applicare agli affidamenti la procedura negoziata. Con la legge di bilancio è stata elevata a 150.000 euro. Relativamente alla verifica dei requisiti, dopo l'analisi delle offerte, chiediamo il ripristino delle medesime sull'aggiudicatario da parte delle stazioni appaltanti che abbiamo fatto ricorso alla procedura negoziale.
Per quanto riguarda il subappalto, chiediamo di non consentire a chi ha partecipato alla gara senza aggiudicarsela di poter comunque svolgere i lavori come subappaltatore. È evidente che questa proposta permetterà che avvengano in maniera negativa, a nostro modo di vedere, accordi tra le imprese durante le gare.
Nel merito delle offerte anomale, proponiamo di eliminare i nuovi criteri di calcolo, che di fatto fanno ritornare a meccanismi predeterminabili di aggiudicazione e, quindi, di ripristinare quanto era previsto prima perché ha funzionato. Sui criteri di aggiudicazione degli appalti, visto che avete tolto la percentuale del 30 per cento per il punteggio economico per le offerte economicamente più vantaggiose, chiediamo di evitare che il punteggio sul prezzo influenzi in maniera preponderante tutte le altre caratteristiche.
Per qualificare le stazioni appaltanti abbiamo degli emendamenti che mirano a ridurne il numero, anche concedendo la possibilità ai Comuni non capoluogo di attivarle esclusivamente in presenza di personale che sia adeguatamente formato. Negli anni infatti, abbiamo notato, che questo era uno dei problemi soprattutto per i Comuni più piccoli.
Sui controlli, sull'esecuzione e sul collaudo, proponiamo il ripristino delle figure del direttore dei lavori e del collaudo pubblico nel general contractor, che non abbiamo più trovato nella vostra proposta. Sui commissari straordinari per le opere prioritarie, come peraltro già osservato nella cosiddetta legge obiettivo del passato, chiediamo di stabilire delle procedure accelerate e semplificate proprio per le grandi opere che più possono mettere a rischio, se mal progettate o mal realizzate, l'esito di questi affidamenti.
Di assoluto rilievo è anche la nostra proposta - che è stata approvata, peraltro - del collega Margiotta relativamente alla necessità che i commissari provvedano ad assicurare la ricostruzione attraverso specifici piani di riparazione e ricostruzione degli edifici danneggiati e non soltanto con piani di trasformazione e delocalizzazione urbana.
Quanto agli eventi sismici, abbiamo ragionato a lungo su come fare in modo che si potessero accelerare quanto più possibile i lavori, la ricostruzione, i finanziamenti. Per gli eventi sismici in Molise e nell'area etnea ci sono emendamenti che chiedono di prevedere che gli edifici privati distrutti o danneggiati siano riparati o ricostruiti garantendo agli aventi diritto la copertura del 100 per cento del danno subito.
In relazione al sisma in Abruzzo del 2009 e a quello dell'Italia centrale del 2016, come peraltro chiesto anche dalle Regioni interessate, chiediamo: di incrementare il personale per gli uffici speciali per la ricostruzione; di concedere ulteriori semplificazioni; un maggiore incremento delle risorse rispetto a quelle ricordate dalla collega relatrice Faggi.
Per il sisma dell'Emilia-Romagna del 2012 chiediamo l'ulteriore proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2022; ulteriori facoltà assunzionali; l'esenzione del pagamento dell'IMU sugli immobili inagibili.
Sul crollo del ponte Morandi, chiediamo: l'incremento delle risorse per il ristoro dei danni subiti dai cittadini nelle zone di cantiere; il ricalcolo dei tempi per valutare la riduzione del fatturato delle imprese per avere ristoro nonché il rimborso delle maggiori spese subite per i trasporti anche per imprese e liberi professionisti.
Chiudo su Radio Radicale. Abbiamo richiesto una proroga di ulteriori sei mesi del regime convenzionale su Radio Radicale. Vogliamo servire la democrazia attraverso la diffusione delle informazioni necessarie per la formazione delle coscienze e del convincimento degli italiani. Spegnere una voca così dettagliata, molto seguita ed unica nel suo genere per costanza ed approfondimenti diretti, sarebbe un pericolo per tutti coloro che tengono alla conoscenza ed alla libertà, principi per i quali - come è noto - molti italiani prima di noi hanno concesso la propria vita per ottenerle.
Questo è, in sintesi, il pacchetto delle proposte che sottoponiamo alla valutazione dell'Assemblea nella speranza che, pur avendo fatto la nostra parte, possa condividerle, per migliorare un provvedimento che - ripeto - anche se in gran parte corretto, così come è non ci soddisfa appieno. Era complicato fare un'operazione di questo tipo, ma questo è l'esito del provvedimento al nostro esame.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, senatore Ferrazzi.
FERRAZZI, relatore di minoranza. Signor Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, questo provvedimento nel titolo evidenzia un'urgenza, quella di scegliere e poi adeguatamente dar corso ad opere infrastrutturali importanti per il nostro Paese; evidenzia anche l'urgenza di intervenire sulle nostre città contro il degrado urbano, nonché di intervenire per superare una volta per tutte lo stato a volte di abbandono delle aree colpite dal sisma e di quelle legate al disastro vergognoso di Genova.
C'è un «però», perché ormai ci siamo abituati in questo anno di Governo-non Governo di questa maggioranza ad avere dei provvedimenti in cui il titolo, o la sintesi comunicativa del titolo, racconta esattamente l'opposto del contenuto. Si potrebbe fare qui una lunga serie di nomi: basti pensare al decreto dignità e a quello che invece ha comportato; era il decreto-legge che doveva abolire in un colpo solo la povertà nel nostro Paese, ma abbiamo visto invece che è aumentata. Si può poi passare attraverso tutti i provvedimenti di questi anni per arrivare al provvedimento di oggi, che la maggioranza ha voluto chiamare sblocca cantieri. In realtà, dimostreremo nel corso del dibattito di questa giornata e delle votazioni di domani con la presentazione degli emendamenti che questo è un decreto blocca cantieri.
Colleghi, durante le settimane di lavoro e le giornate di audizioni abbiamo potuto vedere plasticamente come questo provvedimento scontenti tutti: dall'ANCE, cioè i costruttori, alle associazioni ambientaliste, da Confindustria ai sindacati, dall'ANAC alla Corte dei conti.
È un provvedimento che non modifica per nulla la possibilità, nel nostro Paese, di fare ciò che sarebbe necessario fare, e nemmeno la velocità di realizzazione delle opere, grandi o piccole, delle opere di ordinaria manutenzione e delle opere di straordinaria manutenzione e mirate. È un provvedimento che cerca - ed è questo il nodo politico - di superare l'incapacità politica di scelta di questo Governo, e in particolare del ministro Toninelli, attraverso una modifica del codice dei contratti. (Applausi della senatrice Parente). Ma non è con una modifica delle procedure che si supplisce all'incapacità politica di governare e di decidere. Infatti, colleghi, se c'è bisogno di un commissario in questo provvedimento, ciò vuol dire che è necessario affiancare un commissario a Toninelli, perché quello è il vero problema. (Applausi dal Gruppo PD).
Quello è il nodo politico e amministrativo. Dobbiamo commissariare Toninelli, questa è la verità, perché commissariando Toninelli probabilmente opere fondamentali, anche piccole, di ordinaria manutenzione, si possono fare senza blaterare solamente come sta facendo il Ministro da anni.
Colleghi, bisogna anche dire che questa modifica del codice degli appalti ingarbuglia il sistema delle decisioni, perché c'è un problema di tempi, c'è un problema di armonizzazioni, ma anche di comunicazione e di organizzazione. Il codice degli appalti lo avete già cambiato quattro volte in pochi mesi. Questo è il quinto cambiamento in pochi mesi di Governo. Lo avete modificato con il cosiddetto decreto semplificazione nel dicembre 2018, lo avete modificato poche settimane dopo con la legge di bilancio, sempre nel dicembre 2018. Poco prima, in ottobre, con il cosiddetto decreto sicurezza avevate fatto altrettanto così come a settembre con il cosiddetto decreto Genova e poi, con la discussione in ottobre, avete provveduto a modificarlo ancora.
Questo - lo hanno detto tutti - porta evidentemente a tempi decisionali e di armonizzazione che si allungheranno di anni e ingarbuglierà il lavoro di chi deve sbloccare le opere nel nostro Paese.
Passiamo adesso all'altra questione centrale, cioè la questione delle città e delle periferie. Questa maggioranza parla di periferie, parla, giustamente, di aree degradate, perché è così, in tutte le città ci sono aree in profondo degrado, che ormai non sono più periferiche dal punto di vista topografico, ma dal punto di vista sociologico e culturale. Le periferie sono entrate ormai anche nei centri storici e nei centri urbani. Questa è la verità. Pertanto, un vero piano di investimento strutturale per le nostre città è assolutamente necessario perché attraverso lo sviluppo delle nostre città passa il miglioramento della qualità della vita nonché della crescita economica di tutto il Paese.
Voi, colleghi, presentate l'articolo 5 che dovrebbe finalmente rimettere in moto l'operazione di rigenerazione e di trasformazione delle nostre città. Si badi bene che nel comma 1 dell'articolo 5 che presentate, definite degli obiettivi audaci e che noi condividiamo fino all'ultima lettera. Dite infatti che bisogna ridurre drasticamente il consumo del suolo, favorire la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente, agevolare la riqualificazione delle aree degradate, agevolare la riqualificazione degli edifici dismessi o in via di dismissione, agevolare la rilocalizzazione, favorire lo sviluppo dell'efficienza energetica, favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, assicurare l'adeguamento sismico anche con interventi di demolizione e ricostruzione.
Bene, allora continuiamo a leggere l'articolo per capire come si vogliono raggiungere tali fondamentali obiettivi. E poi scopriamo che, con un comma successivo, si modifica la disposizione secondo la quale le Regioni «possono prevedere» disposizioni derogatorie al decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, stabilendo che le Regioni «introducono» disposizioni derogatorie. Colleghi, si tratta del nulla, assolutamente del nulla. Tra l'altro, il decreto ministeriale n. 1444 non parla di rigenerazione urbana e di nessuno dei temi richiamati nel titolo del provvedimento in esame. Evidentemente, a causa della battaglia politica al vostro interno non siete stati capaci di inserire alcunché. Si stabilisce che le Regioni introducono disposizioni derogatorie, ma con quali contenuti e indirizzi ed entro quali termini? E se non lo fanno, quali sono le sanzioni? Il nulla del nulla.
Sulle città siete solamente alle chiacchiere - questo è - mentre il tema richiederebbe un vero intervento strutturato. Noi abbiamo presentato degli emendamenti specifici che, in maniera analitica e profonda, vanno a modificare le normative esistenti, dalla legge urbanistica di riferimento, ferma al 1942, alla legge di applicazione (risalente al 1968 che definisce le altezze, le volumetrie, le distanze e le densità urbanistiche), a tutte le leve fiscali e via dicendo. Noi proponiamo un intervento organico, in modo tale che - finalmente - nel nostro Paese si possa fare davvero il bene delle città, delle periferie e dei nostri cittadini.
Colleghi, ci sono città che vivono dei grandissimi paradossi ed è quindi grave che voi non facciate nulla in questa direzione. Oggi, mentre occupiamo 30 ettari di terreno vergine, abbandoniamo nei centri storici e urbani quelli che gli urbanisti chiamano i brownfield, cioè le aree già occupate e dismesse che non sappiamo come rigenerare. Abbandoniamo e creiamo buchi neri nei centri storici e urbani e, poiché non sappiamo cosa farne, costruiamo fuori occupando terreno vergine. Continuiamo con una politica urbanistica espansiva nel momento in cui l'80 per cento degli edifici residenziali del nostro Paese è della peggiore classe energetica (ossia la G). E voi non fate nulla con il provvedimento in esame, che pure possiede questo nel titolo.
Servono una grande regia pubblica, un grande piano per le città, un piano nazionale e un'agenda per la città posta al centro dell'azione del Governo. La regia pubblica deve poi scendere a livello locale, perché il disegno delle città deve passare attraverso la discussione e la partecipazione pubblica, l'indirizzo dei Consigli comunali e - poi - la capacità di coinvolgimento dei privati. Infatti, in tutto il mondo si fa rigenerazione urbana solamente se c'è la capacità di avere finanziamenti pubblici accanto a quelli privati. Chi dice il contrario non sa ciò di cui parla. Di tutto questo, colleghi e colleghe, non c'è colpevolmente assolutamente nulla nel provvedimento in esame. Domani esamineremo gli emendamenti che abbiamo presentato, che contengono proposte ad hoc.
Passo all'ultima questione, signor Presidente. Come poco fa ha già detto molto bene il relatore, l'intervento operato in materia di sisma è assolutamente minoritario e contiene misure secondarie. Noi ne cogliamo, se non altro, la buona volontà e, attraverso la presentazione di una serie di emendamenti, tentiamo di renderle più efficaci a favore dei Comuni, delle città colpite, delle categorie economiche e produttive e - soprattutto - dei cittadini. Ecco quindi le norme sul personale e sulla semplificazione per la ricostruzione, a favore di lavoratori e imprese (ciò con riferimento alle zone dell'Italia centrale colpite dal sisma del 2016, al Molise e all'area etnea e a tutte le Regioni che volete inserire nel provvedimento). Lo stesso dicasi per la questione Genova. Non è possibile, in questo Paese, continuare ad avere la massima attenzione politica e amministrativa solamente nel momento in cui ci sono i fari dell'opinione pubblica. Non è che i problemi di Genova, dopo il disastro, si superano con un colpo di bacchetta magica. Bisogna costantemente seguirli e il Governo deve farlo quotidianamente. Gli emendamenti che abbiamo presentato, in particolare la senatrice Pinotti, vanno nella direzione di supportare le amministrazioni, le imprese, i professionisti e, soprattutto, i cittadini di tutta quell'area. (Applausi del senatore D'Arienzo).
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la questione pregiudiziale QP1.
Ha chiesto di intervenire il senatore Astorre per illustrarla. Ne ha facoltà.
ASTORRE (PD). Signor Presidente, premesso che vi sono rilevanti perplessità sotto il profilo della legittimità costituzionale del provvedimento in esame, rileviamo che nel decreto-legge si prevede la moltiplicazione, a discrezione dell'Esecutivo, di figure commissariali straordinarie con poteri in deroga alla legislazione ordinaria e allo stesso codice degli appalti. Si tratta di un modello molto simile a quello della Protezione civile durante i Governi Berlusconi, addirittura potenziato, che, per l'indeterminatezza delle norme derogatorie della legge ordinaria contenute nel decreto, si pone in grave contrasto con l'articolo 97 della Costituzione, che richiede che siano rigidamente determinate per legge le sfere di competenza, le specifiche attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari pubblici.
Considerato che la moltiplicazione delle figure commissariali e la contestuale previsione di attribuzioni derogatorie delle norme di legge ai commissari nominati discrezionalmente dal Governo si pone in palese contrasto con il principio di legalità e rischia di portare alla costituzione di una vera e propria amministrazione parallela, non regolata dalla legge, priva della necessaria imparzialità e alle dipendenze dirette dell'Esecutivo, una tale nuova organizzazione amministrativa, istituita discrezionalmente dal Governo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, si pone in contrasto con la Costituzione italiana che richiede, all'articolo 97, che i pubblici uffici siano organizzati secondo disposizioni di legge, proprio al fine di assicurare il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione.
Rilevato che l'articolo 4 prevede la nomina, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di uno o più commissari straordinari per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari e attribuisce a tali commissari il potere di assumere ogni determinazione ritenuta necessaria per l'avvio ovvero la prosecuzione dei lavori, anche sospesi e di stabilire le condizioni per l'effettiva realizzazione dei lavori, non è chiarito dalla norma se la disposizione in esame operi in deroga alla disciplina vigente in materia di programmazione delle infrastrutture prioritarie, attribuendo al Presidente del Consiglio dei ministri la facoltà di ritenere prioritari interventi infrastrutturali non classificati come tali dagli attuali strumenti di programmazione previsti dalla legge.
Le nostre perplessità, inoltre, tengono conto del fatto che l'approvazione dei progetti da parte dei commissari straordinari è sostitutiva di ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l'avvio o la prosecuzione dei lavori, per i pareri relativi alla tutela di beni culturali e paesaggistici e per quelli di tutela ambientale viene, peraltro, stabilito il principio del silenzio-assenso per il rilascio degli atti propedeutici all'approvazione del progetto.
Rileviamo anche la genericità della previsione del silenzio assenso, nei casi in cui è prevista l'acquisizione di nulla osta di amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini senza che nel decreto siano specificamente indicati, con idonei riferimenti normativi, i procedimenti in materia ambientale e di tutela dei beni culturali e paesaggistici i cui termini risultano oggetto di semplificazione, rischia di porre in pericolo interessi di particolare rilievo costituzionale quali quelli della tutela della salute dei cittadini e della salubrità dell'ambiente.
Inoltre, un quindicennio di disastrosa applicazione delle norme derivanti dalla cosiddetta legge obiettivo ha mostrato la pericolosità di procedure accelerate e semplificate proprio per le grandi opere, che più possono mettere a rischio, se mal progettate, mal realizzate o costruite nel posto sbagliato, la tutela dei beni paesaggistici, culturali e ambientali. In fondo era proprio questa impostazione che il nuovo codice appalti del 2016 intendeva superare.
Occorre altresì valutare che, per la figura del commissario straordinario, introdotta dall'articolo 13 del decreto-legge n. 67 del 1997, era previsto almeno che i provvedimenti emanati in deroga alle leggi vigenti dovessero contenere l'indicazione delle principali norme cui si intendeva derogare ed essere motivati, mentre nelle norme del decreto sui commissari straordinari, non solo tale determinazione non è richiesta, ma non è neppure previsto l'obbligo di motivazione delle deroghe. Nel nostro ordinamento costituzionale vige ancora il principio di legalità e il tentativo del Governo di aggirarlo, riservandosi la nomina di soggetti che opereranno al di fuori della legge, lascia i cittadini in balia degli atti arbitrari di commissari di diretta nomina politica, senza alcuna garanzia a tutela della trasparenza e dell'imparzialità dell'azione amministrativa e consegnando all'arbitrio di pochi l'integrità del paesaggio, la salubrità dell'ambiente e la salute dei cittadini.
Per questo, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, chiediamo di non procedere all'esame di tali norme del disegno di legge n. 1248. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, nella discussione sulla questione pregiudiziale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.
DE PETRIS (Misto-LeU). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, colleghi, rispetto alla questione pregiudiziale appena illustrata, ritengo che i profili critici in ordine a questo provvedimento siano svariati. Esso certamente non contrasta soltanto con il principio di legalità, ma contrasta pesantemente (penso a tutta la vicenda delle deroghe) con le norme di tutela ambientale, paesaggistica e dei beni culturali, garantite dall'articolo 9 della nostra Costituzione.
A mio avviso, il punto più delicato e di palese violazione delle norme costituzionali da parte del decreto-legge in esame, su cui credo assolutamente necessario soffermarsi (e motivo per cui voteremo a favore della questione pregiudiziale) riguarda la violazione dell'articolo 77 della Costituzione con riferimento ai presupposti di necessità e urgenza. Voi avete motivato il decreto- legge adducendo la necessità e l'urgenza di sbloccare le opere, ma l'operazione sui commissari straordinari avviene senza avere neanche un elenco delle opere prioritarie. Vorrei ricordare anche che questo decreto-legge è stato approvato, salvo intese, in Consiglio dei ministri, ha vagato per un mese, poi è stato approvato un'altra volta. È evidente che non vi sono le condizioni per l'applicazione e il rispetto del secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione.
Per tutti questi motivi preannuncio il voto favorevole alla questione pregiudiziale QP1. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).
PRESIDENTE. Poiché non vi sono altre richieste di intervento, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione pregiudiziale QP1, presentata dal senatore Ferrazzi e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritta a parlare la senatrice Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCIARDI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, per mettere a fuoco l'importanza del decreto-legge sblocca cantieri parto da due dati.
In primo luogo, l'ANCE (l'Associazione nazionale costruttori edili) ha recentemente stimato in quasi 600 le medie e grandi opere bloccate, per un valore di ben 50 miliardi di euro, che salgono a oltre 100 miliardi, se si calcolano le ricadute sull'intero sistema economico nazionale.
In secondo luogo, nella Nota di aggiornamento al DEF dell'anno scorso abbiamo ricordato che in Italia tra lo stanziamento delle risorse e l'effettiva consegna dell'opera conclusa è stato stimato che passano in media due anni per lavori di ammontare inferiore a 100.000 euro, mentre si arriva fino a quindici anni per lavori di valore superiore a 100 milioni. Il motivo è semplice e non lo dico io, ma gli esperti del settore: la metà del tempo - sprecato - è da addebitarsi all'eccessiva lentezza burocratica.
In questi anni abbiamo speso appena il 4 per cento dei 150 miliardi di euro stanziati per le infrastrutture e solo il 19 per cento dei fondi europei 2014-2020 (e sottolineo che sono passati già cinque dei dieci anni a disposizione) e, per finire, appena l'1,5 per cento delle risorse del Fondo sviluppo e coesione destinato alla dotazione infrastrutturale del nostro territorio
Questa è l'eredità di fronte alla quale si trova l'attuale Governo e restare con le mani in mano, come si è già fatto negli anni passati, non era più possibile. (Applausi dal Gruppo M5S).
Per la prima volta nella storia il Governo ha dato senza chiedere nulla in cambio, anche alle amministrazioni locali. Ricordo che da poco abbiamo stanziato: 11 miliardi di euro per un piano di tutela del fragile territorio italiano, ribattezzato «proteggi Italia»; 400 milioni a favore dei piccoli Comuni per le opere di messa in sicurezza delle infrastrutture locali e 500 milioni, sempre a beneficio dei Comuni, per opere di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare pubblico.
Dobbiamo però anche essere in grado di spendere l'ingente massa di risorse stanziate nel corso degli anni dalle varie manovre, risorse incredibilmente rimaste impantanate nelle sabbie mobili della burocrazia. Il Ministero dell'economia ha certificato infatti che, dei 150 miliardi di euro già previsti nel bilancio (stanziati in quindici anni) per gli investimenti pubblici, ben 118 sono immediatamente attivabili.
Vengo ora al decreto-legge in esame, lo sblocca cantieri, che ha al suo interno i migliori presidi per il corretto funzionamento delle procedure.
Ci tengo a sottolineare l'introduzione di una nuova procedura aperta per appalti di lavori fino alla soglia comunitaria, ovvero 5,2 milioni di euro, procedura che non prevede affatto l'aggiudicazione della commessa con il criterio del massimo ribasso, come erroneamente e strumentalmente qualcuno ha sostenuto. La norma infatti prevede l'aggiudicazione con il criterio del minor prezzo, ben diverso dal massimo ribasso, con un meccanismo automatico di esclusione delle cosiddette offerte anomale, ovvero quelle offerte così basse che naturalmente non possono garantire una seria esecuzione dell'opera. Il meccanismo è semplice: prevale l'offerta che più si avvicina alla media dei ribassi.
L'azione che mettiamo in campo accarezza diverse discipline: il mondo delle rinnovabili, l'ambiente, i beni culturali, il governo del nostro territorio e, appunto, l'edilizia. Si tratta di diverse sfaccettature per un cambiamento che auspichiamo possa essere tangibile in poco tempo. Infatti, nel breve periodo sbloccheremo fino a 300 opere pubbliche, smascherando la propaganda di chi vuole dipingerci come una forza politica ostile alle infrastrutture. (Applausi dal Gruppo M5S).
Siamo e saremo sempre contro lo sperpero di denaro pubblico, ma siamo anche parte di un Governo che sta rilanciando gli investimenti pubblici, crollati al minimo storico dell'1,9 per cento del PIL nel 2017. Non è complicando la vita burocratica alle piccole imprese che si combatte la corruzione.
Nella legge di bilancio abbiamo messo i soldi per far risalire gli investimenti pubblici al 2,1 per cento del PIL già entro fine 2019 e al 2,7 per cento entro il 2021. Non a caso, i dati dei primi due mesi del 2019 ci danno ragione, con una crescita esponenziale dei pagamenti per appalti e bandi di gara nelle Regioni (+89,4 per cento) e nei Comuni (+21,8 per cento). È continuando così, come stiamo facendo, che daremo nuova linfa a un settore che rappresenta il perno centrale dell'economia italiana.
L'Italia deve ripartire e grazie alle misure messe in campo da questo Governo finalmente riuscirà a farlo in tempi più veloci. (Applausi dal Gruppo M5S. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pazzaglini. Ne ha facoltà.
PAZZAGLINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, quello che ci accingiamo a discutere ora è un provvedimento fondamentale per la nostra economia.
So che spesso si tende a enfatizzare quello che si fa e quindi si ricorre all'espressione che ho usato poc'anzi. In questo caso, tuttavia, ritengo che la mia espressione sia particolarmente appropriata per una serie di considerazioni.
Se, uscendo da qui, andassimo a parlare con imprenditori, liberi professionisti, artigiani e chiedessimo loro quali sono, secondo loro, i maggiori problemi che in questo momento abbiamo nel nostro Paese, riceveremmo quasi sempre la stessa risposta e cioè che il problema sono le tasse e la burocrazia. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). So che a qualcuno potrebbe sembrare che stia parlando per slogan, ma così non è: sono convinto che stiamo parlando di punti programmatici da realizzare e, per ribadire questa mia affermazione, vorrei aprire una piccola parentesi sul primo dei due problemi che ho indicato su cui è necessario intervenire: le tasse.
Spesso abbiamo detto - soprattutto noi della Lega - che ridurre le tasse è una necessità per il sistema produttivo di questo Paese. Abbiamo sempre aggiunto che non solo questo migliorerebbe il nostro PIL e la nostra forza occupazionale, ma anche il nostro sistema sociale e sanitario e lo diciamo perché la storia ci insegna che è così.
Se tornassimo indietro di qualche decennio, al 1982, per la precisione, a quando Ronald Reagan, in applicazione delle politiche economiche di Laffer, ridusse le tasse, e andassimo a verificare quali sono state le conseguenze, accerteremmo che non solo il sistema produttivo statunitense ne ha beneficiato per i quindici-venti anni successivi, ma che anche il sistema fiscale statunitense ne ha beneficiato in egual misura. Non a caso, infatti, per quasi dieci anni consecutivi, dal 1982 al 1990, il gettito per l'erario aumentò tutti gli anni, passando dai circa 600 miliardi di dollari del 1982 ai quasi 2.000 miliardi di dollari del 1990.
Non dobbiamo, però, andare così lontano nel tempo e nello spazio per avere altri esempi positivi. Se pensassimo agli esempi virtuosi europei di quegli Stati che crescono più degli altri o che superano più agevolmente le crisi, troveremmo che in queste realtà c'è sempre un sistema di tassazione fissa, come la flat tax che vogliamo introdurre noi, che è comunque a livelli molto bassi. Anche in Italia abbiamo un esempio positivo in tal senso, perché quando fu introdotta la cedolare secca molti dicevano che era una misura che non avremmo potuto per metterci, ma il gettito per l'erario aumentò, perché a quel punto divenne non più economicamente conveniente evadere e, di conseguenza, il gettito ne risentì positivamente. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Tuttavia avemmo anche esempi sempre negativi in Italia, per dimostrare che invece il contrario ha effetti deleteri. Infatti, se pensassimo a quel periodo definito da molti storici come miracolo italiano, quel periodo degli anni Sessanta quando l'Italia cresceva più di chiunque altro, troveremmo che una delle peculiarità del nostro Paese era un livello impositivo più basso di quello di molti altri Stati; non era quindi un caso che la nostra crescita fosse superiore a quella della maggior parte degli altri Stati; allo stesso modo, non è stato un caso che negli anni Settanta, quando il nostro livello impositivo si è adeguato a quello degli altri Paesi europei, anche la nostra produttività si è allineata; ugualmente, non è stato un caso che quando il nostro livello impositivo è diventato più alto di quello degli altri Paesi, la nostra produttività e la nostra competitività sono crollate e ci siamo ritrovati ad essere non solo fanalino di coda in Europa, con livelli di crescita o decrescita sempre peggiori rispetto a tutti gli altri, ma anche un pessimo esempio a livello mondiale. Per questo, in un momento di difficoltà come quello attuale, in presenza di una economia debole come la nostra, un provvedimento che risolve uno di questi due problemi, cioè quello della possibilità di far partire i lavori, quindi di semplificare la burocrazia, è fondamentale.
Il provvedimento in esame reca misure per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali e, in attesa di poter abbassare le tasse (altro punto programmatico del nostro partito), è sicuramente la migliore soluzione che potremmo proporre al nostro Paese in un momento di difficoltà che - non nascondiamocelo - potrebbe diventare anche peggiore, perché normalmente i cicli economici non sono lunghi come quello attuale, che oramai da dieci anni presenta segni positivi, senza considerare che la guerra dei dazi in atto e le altre criticità internazionali potrebbero pregiudicare ulteriormente uno scenario che già positivo non è. Pertanto, far partire i lavori, far partire quello che potrebbe diventare, anzi che sicuramente diventerà il più grande cantiere d'Europa è una risposta rapida, efficace e una delle poche che possiamo permetterci, vista la situazione dei nostri conti pubblici.
Ho accennato a quello che sarà il più grande cantiere d'Europa, così entro anche nel dettaglio di alcune misure che abbiamo previsto nel decreto-legge in conversione, e cioè quelle a favore delle popolazioni terremotate. Sappiamo bene che, purtroppo, un'impostazione eccessivamente farraginosa e burocratica della ricostruzione ha impedito fino ad ora la partenza dei cantieri. Con il provvedimento in esame si intende poter di nuovo agevolare quelle popolazioni, quei territori (dico di nuovo perché molto è già stato fatto con la conversione dei decreti-legge n. 55 del 2018 e n. 17 del 2019) e potrà rappresentare una risposta non solo a quelle persone che hanno solo una richiesta tra le proprie priorità, cioè rientrare nelle proprie case, ma anche una risposta positiva in termini di occupazione e di PIL. Infatti, facendo di nuovo riferimento agli insegnamenti della storia, è dimostrato che far partire la realizzazione di opere (poco importa se pubbliche o private) non fa altro che risollevare l'economia in difficoltà. Ce l'ha insegnato il piano Marshall, che, dopo la Seconda guerra mondiale e con una situazione compromessa dal conflitto, non ha fatto degenerare le conseguenze dello stesso, ma ha anzi permesso una ripresa dell'economia. Leggo testualmente la dichiarazione di Marshall quando ha presentato il piano, adottato appunto per evitare quello che definiva «Un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali», proprio perché - come dicevo prima - tutte le misure che favoriscono l'occupazione, tutte le misure che favoriscono il lavoro e tutte le misure che favoriscono l'economia non possono che, inevitabilmente, favorire tutta la popolazione anche sul piano sociale e sanitario. Quindi le misure che ci apprestiamo ad approvare ora avranno conseguenze positive su tutti gli aspetti della nostra vita.
Dicevo prima che molte delle misure che ci apprestiamo ad adottare riguardano il terremoto. Vedo che mi sono un po' dilungato e che purtroppo, per ragioni di tempo, devo accingermi a concludere, quindi farò solo dei riferimenti. Il primo è relativo all'articolo 23, comma 1, lettera a), che prevede la possibilità per i Comuni di concordare con gli uffici speciali per la ricostruzione il trasferimento delle istruttorie agli uffici tecnici comunali delle case che hanno avuto esito E con livello operativo L4. Per chi non è un tecnico, mi riferisco alle strutture più danneggiate, la cui scheda Aedes ha avuto esito E, che devono essere demolite e ricostruite (livello operativo L4). Questa misura non solo agevolerà molto la ricostruzione dei paesi distrutti, perché evidentemente si rivolge a quelli, ma consentirà finalmente di ridurre l'iter approvativo dei progetti, che in questo momento, nonostante il numero esiguo delle pratiche presentate, è già assurdamente lungo.
PRESIDENTE. La invito a concludere, senatore Pazzaglini.
PAZZAGLINI (L-SP-PSd'Az). Bene, signor Presidente.
Più volte in quest'Aula si è criticato il fatto che già oggi ci vogliono troppi mesi per l'approvazione dei progetti. Consentire ai Comuni di gestire le istruttorie su queste pratiche non potrà che agevolare il tutto. Ci sono molte altre previsioni, sia a favore delle popolazioni terremotate che a favore di chi è in una situazione di debolezza e difficoltà (come ad esempio le telecamere negli asili nido e nelle case di cura); sono certo che i miei colleghi saranno più esaustivi con riferimento a questi provvedimenti. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Grasso. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quella degli appalti pubblici è una materia complessa e delicata, perché in essa da sempre si annida il serio rischio della corruzione e della concussione e perché è il tramite attraverso cui i comitati d'affari e la criminalità si legano alla politica. Lo sblocco, l'accelerazione e la semplificazione delle procedure in questo settore, spacciate come un taglio alla burocrazia, sono state più volte all'origine di provvedimenti che, invece di favorire aziende e lavoratori, hanno solo aumentato il lavoro di magistrati e Forze dell'ordine.
Le modifiche che stiamo discutendo costituiscono il ritorno a un vecchio armamentario, che speravo essere stato superato con l'introduzione del nuovo codice degli appalti. Questo decreto-legge ha ben poco a che vedere con lo scopo di sbloccare i cantieri, ma sembra più riguardare in generale uno sblocca corruzione, un allentamento delle regole di trasparenza e vigilanza, una sottovalutazione del rigore necessario per le autorizzazioni, così diminuendo la tutela dei beni culturali, paesaggistici e ambientali, un ridimensionamento sistematico e ingiustificato del ruolo e delle funzioni dell'Autorità nazionale anticorruzione.
Non ho molto tempo a disposizione per evidenziare tutti i passaggi critici, ma vorrei sottolineare negativamente almeno il ritorno, fino al 2021, dell'appalto integrato, il vecchio appalto concorso, ovvero la progettazione ed esecuzione dei lavori da parte dello stesso soggetto. La progettazione indipendente da chi deve realizzare l'evento è stato uno dei capisaldi del nuovo codice degli appalti e aveva lo scopo di incrementare la qualità dei progetti e la ricerca di soluzioni tecnologiche che al meglio potessero inserire le opere nel contesto ambientale, territoriale e urbano.
Il ritorno al vecchio regime viene inoltre completato dalla riesumazione - ahimè - dei commissari straordinari. A tal proposito, considerata l'ampiezza dei poteri di deroga riconosciuti ai commissari, sarebbe stato opportuno prevedere l'obbligo almeno di motivazione delle deroghe. Per questo ho presentato un emendamento, che mi auguro possa essere accolto.
Un ritorno al passato è generato anche dalle proroghe sulla quota di lavori da mettere a gara per le concessioni, dall'aumento del subappalto, dagli allenamenti dei controlli e della soglia dei lavori a trattativa privata, dalla destrutturazione delle procedure autorizzative in materia di infrastrutture strategiche, soluzioni già sperimentate in passato, che non hanno assolutamente incrementato i lavori, ma solo la scarsa qualità delle opere pubbliche, talune rimaste incompiute e inoltre un aumento ingiustificato dei costi, oltre che, come ho già detto, gravi episodi di corruzione e di concussione.
Cari colleghi della maggioranza, a poco serve lanciare messaggi di rigore con una mano, se con l'altra si alza a dismisura la soglia per gli affidamenti diretti di lavori senza gara, se ritorna il criterio del prezzo più basso per lavori di milioni di euro, se si reintroduce la libertà di subappalto, se si cancellano le linee guida dell'anticorruzione.
Ai colleghi 5 Stelle dico: non eravate quelli della legalità, dell'onestà, della trasparenza? Questo provvedimento, come altri che avete votato in quest'ultimo anno, va - sappiatelo, ma lo sapete - nella direzione opposta. Gli elettori se ne sono accorti, in metà sono scappati. Siete sicuri di voler continuare così? (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Berutti. Ne ha facoltà.
BERUTTI (FI-BP). Signor Presidente, colleghi senatori, dopo oltre un anno dall'avvio della legislatura sembra che finalmente questo Governo si sia accorto che rimandare, analizzare, ripensare e infine tentare di cancellare ogni opera che possa creare lavoro, crescita e sviluppo non sia esattamente quello di cui il Paese ha bisogno. A noi, in verità, pareva che non fosse così difficile capire che alle persone interessa legittimamente che si creino le condizioni per consentire di fare impresa, di dare lavoro, di lavorare, di spostarsi velocemente e in modo sostenibile tra le nostre città e verso l'Europa e il mondo. Per questo non abbiamo mai smesso di sostenere le idee giuste, di lavorare a progetti che consentano di ridurre le tasse, di rendere lo Stato più efficiente, di migliorare la scuola e l'università, di proporre investimenti in ricerca e sviluppo, di utilizzare le opportunità che arrivano dall'Europa, di portare a termine i tanti progetti infrastrutturali che possono rendere il Paese più competitivo.
Ora pare che almeno sul fronte dei lavori pubblici il Governo si sia accorto di quanto sia necessario non rimandare ma agire, non analizzare e ripensare ma portare a termine. Prendere atto del presunto risveglio del Governo porta però con sé almeno due considerazioni. La prima è che se è necessario un intervento che consenta di avviare o riavviare i cantieri, allora tutte le premesse di metodo che questo Governo si era dato fino a qui, ovvero che le opere dal TAP al TAV non dovessero essere portate a termine, cadono. Erano premesse sbagliate ed è tempo che il Governo lo ammetta esplicitamente. La seconda considerazione che il decreto-legge che ci accingiamo a convertire induce naturalmente a fare è che, nonostante il tentativo ancora una volta, non basta usare una formula linguistica per riuscire a fare le cose per bene. La formula apparentemente accattivante dello sblocca cantieri, infatti, non è sufficiente perché i cantieri si sblocchino, perché si passi dal dire al fare. Naturalmente sappiamo benissimo perché si è scelta questa formula apparentemente evocativa, «sblocca cantieri»: l'idea è di far credere ai cittadini - o forse dovremmo dire agli elettori - che anche un Governo che sta in piedi grazie a un ben orchestrato disaccordo permanente e che più che agire tende a tirare a campare possa fare qualcosa per lo sviluppo, la crescita e lo sblocco di quello che nel Paese c'è da sbloccare. Purtroppo, non è così: ancora una volta, il decreto-legge, lungamente meditato dal Governo, con tempi biblici tra l'annuncio e la pubblicazione, non ha contenuti all'altezza nemmeno della formula con la quale è stato sintetizzato, la quale va dunque da subito ridefinita, perché qui siamo certamente davanti ad un intervento che non sblocca i cantieri. I decreti e i provvedimenti attuativi presenti nel testo si sprecano e quindi trascorreranno ancora mesi prima che il quadro, variamente ipotizzato, possa trovare un'implementazione concreta.
Inoltre, ancora peggio sono le molteplici criticità di merito contenute nel testo e rispetto alle quali la maggioranza ha deciso di non intervenire, non solo quando le critiche costruttive sono arrivate dall'opposizione, ma anche - e questo è ancor più grave - quando sono giunte dalle diverse realtà audite, dal Paese dunque, che ancora una volta questo Governo intende non ascoltare. Si propone così uno sblocca cantieri che, anche se fosse stato ben congegnato, sarebbe stato un pannicello caldo. Non si guarda però a chi crea lavoro e a chi lavora, non si incentiva a dovere il riuso edilizio, non si dicono finalmente parole chiare sulla prosecuzione di opere fondamentali come il TAV, il Terzo valico o l'Autostrada 33. È tempo che questo Governo agisca in modo fattivo e incisivo, non solo attraverso mere dissimulazioni lessicali. Il Paese ha bisogno di crescere e guardare al futuro. È tempo che questa maggioranza, insieme ai cantieri, sblocchi se stessa e decida se intende lavorare veramente per l'Italia o se non preferisca invece desistere. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Vono. Ne ha facoltà.
VONO (M5S). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, il tema di cui discutiamo (contratti pubblici, accelerazione di interventi infrastrutturali e di rigenerazione urbana) insiste sul codice degli appalti, già oggetto di alcuni nostri interventi: nel decreto-legge sulle semplificazioni, con un'elencazione tassativa e non più esemplificativa dei casi d'illecito professionale; nella legge di bilancio, sugli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni statali, centrali e periferiche; sulla messa in sicurezza di strade, scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale; sull'individuazione di una struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici, proprio per la velocizzazione delle attività di progettazione; nel decreto-legge sicurezza, che ha introdotto una nuova fattispecie di procedura negoziata per un periodo limitato e per i lavori d'importo inferiore alla soglia comunitaria; nel decreto-legge su Genova, con l'introduzione di un archivio informatico nazionale per alcune tipologie di opere pubbliche.
Questo per dire che il Governo in carica, fin da subito e con ogni provvedimento con cui è stato possibile, ha cercato di porre rimedio alle criticità e ai punti di confusione esistenti nel nuovo codice degli appalti del 2016, perfino aggiornato nel 2017. Lo sblocca cantieri è il risultato di uno studio e di un lavoro solleciti su princìpi fondamentali, per un effettivo intervento in un settore molto delicato, ma determinante, come quello dei contratti pubblici, su cui raramente s'interviene in modo efficace e tempestivo.
Una prima novità di questo provvedimento è la reintroduzione del regolamento unico attuativo del codice degli appalti, che disciplinerà i contenuti della progettazione nei tre livelli (preliminare, definitivo ed esecutivo) e il contenuto minimo del quadro esigenziale che le stazioni appaltanti devono predisporre, snellendo notevolmente le previsioni del decreto ministeriale di cui all'articolo 23 del codice degli appalti mai attuato.
Si introduce una disciplina semplificativa direttamente applicabile per l'affidamento dei contratti che prevedono manutenzione ordinaria e straordinaria, purché non contemplino la sostituzione o il rinnovo di parti strutturali di opere o di impianti. Si tratta quindi di un modus operandi semplificato, che consente l'affidamento dei lavori sulla base del progetto definitivo, che abbia un contenuto informativo minimo indicato dalla norma stessa, e la possibilità di eseguire lavori senza redigere o approvare il progetto esecutivo. In realtà, non si eliminano i livelli di progettazione, come qualcuno erroneamente sostiene, ma si interviene sulla norma ex articolo 23 del codice degli appalti, solo permettendo che l'espletamento della prima fase non sia più condizionato dal contesto, ma unicamente dall'importo del contratto, relativamente ai lavori pubblici sopra o sotto soglia di rilevanza europea.
In merito poi all'affidamento dei servizi di architettura e ingegneria, si allinea la disciplina della partecipazione di gara nelle concessioni di lavori pubblici dei soggetti affidatari degli incarichi di progettazione per progetti posti a base di gara alla disciplina europea, secondo la quale i concessionari uscenti che abbiano predisposto la progettazione da porre a base di gara hanno diritto di partecipare alla procedura di gara per l'affidamento delle concessioni dei lavori pubblici.
Si snellisce la procedura di affidamento dei lavori sotto soglia permettendo la previa consultazione di soli tre operatori anziché dieci e si amplia l'ambito di applicazione a tutti i lavori di importo fino a 150.000 euro e ovviamente pari o superiori a 40.000 euro. Per gli affidamenti dei lavori di importo pari o superiore a un milione di euro e fino alla soglia di rilevanza europea viene previsto l'affidamento tramite ricorso alle procedure aperte con partecipazione quindi di tutti gli operatori economici dotati di qualifiche e caratteristiche adatte all'affidamento di un determinato appalto e con il criterio del minor prezzo.
Colleghi, queste modifiche vanno nell'unica direzione di permettere una velocizzazione delle procedure di affidamento nella piena legittimità delle procedure stesse e il fatto che per quelle sotto soglia la stazione appaltante possa prevedere nel bando l'esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentano una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia garantisce la tutela di possibili situazioni illegittime.
Vengono soppressi i commi 2-bis e 6-bis dell'articolo 120 del codice del processo amministrativo relativamente al rito superaccelerato che, pur essendo conforme al diritto europeo, presenta il limite dell'effettiva conoscenza da parte dei partecipanti a una gara d'appalto dei motivi di illegittimità del provvedimento, che sarebbero onerati di impugnare subito, con la compromissione del diritto di difesa, con oneri a carico dell'impresa e senza raggiungere di fatto l'accelerazione delle procedure di affidamento. Pertanto, adesso i vizi relativi alla fase di ammissione alla gara potranno essere fatti valere nelle forme ordinarie.
Si dispone, con attenzione anche per i piccoli Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, la conclusione dei programmi infrastrutturali, di cui al decreto-legge n. 133 del 2014 per la realizzazione di opere pubbliche. Nello stesso ambito, si prevede l'assegnazione a un nuovo programma di interventi infrastrutturali per Comuni fino a 3.500 abitanti dalle economie risultanti dai precedenti programmi per lavori di immediata cantierabilità per la manutenzione di strade, illuminazione pubblica e strutture pubbliche comunali.
Per la rigenerazione urbana si prevede la necessità e non più solo in via facoltativa, da parte delle Regioni e delle Province autonome, dell'approvazione di disposizioni derogatorie al decreto ministeriale n. 1444 del 1968 relativamente ai limiti di densità edilizia, altezza e distanza tra fabbricati con adeguamento da parte dei Comuni dei propri strumenti urbanistici, introducendo un contenimento del consumo di suolo, una rigenerazione del patrimonio edilizio esistente, una riqualificazione delle aree urbane degradate, uno sviluppo dell'efficienza energetica e un miglioramento e adeguamento sismico del patrimonio edilizio esistente.
Concludo affermando con sicurezza che questo provvedimento, fortemente voluto dal Governo e sostenuto da questa maggioranza, darà finalmente impulso al sistema produttivo del Paese, costituito dalle imprese italiane che in questo particolare periodo di stagnazione economica hanno bisogno di essere supportate nella loro attività attraverso l'introduzione di misure di semplificazione del quadro amministrativo e normativo. Consentirà un celere utilizzo delle risorse economiche previste per gli interventi infrastrutturali indifferibili, per gli interventi necessari nelle zone sismiche snellendo l'iter burocratico, per gli interventi infrastrutturali di immediata cantierabilità, per gli interventi edilizi di rigenerazione urbana, per i servizi mobili di comunicazione nei territori interessati da gravi emergenze.
Tutto ciò si compie nell'unico, esclusivo e predominante interesse dell'Italia e dei cittadini italiani. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Urso. Ne ha facoltà.
URSO (FdI). Signor Presidente, in questa legislatura noi abbiamo sempre avuto una posizione non pregiudiziale nei confronti dei provvedimenti presentati dal Governo, comportandoci secondo correttezza e in base al programma, e quindi alla direttrice che ci siamo dati con i nostri elettori di centrodestra. Tanto meno abbiamo avuto un atteggiamento pregiudiziale nei confronti di questo decreto-legge, quando è stato annunciato col titolo roboante, come tutti i decreti-legge di questa maggioranza, di decreto sblocca cantieri. Quest'ultimo forse non è quello a cui il collega della Lega prima ha richiamato, paragonandolo al piano Marshall, che nel Dopoguerra sbloccò le infrastrutture e l'economia produttiva dell'Italia e dell'Europa e che consentì di realizzare il miracolo economico a cui il Vice Premier e Ministro dello sviluppo economico si riferiva all'inizio dell'anno corrente, annunciando per quest'anno, appunto, il miracolo economico.
Non è il piano Marshall e non lo è anche perché qui davanti a noi in quest'Aula non c'è il generale Marshall; non c'è nemmeno il Ministro delle infrastrutture. Tanta importanza annette questa maggioranza al provvedimento in discussione che non c'è alcun Ministro in Aula. Non c'è il ministro Toninelli, che forse sarà ancora nel tunnel del Brennero ad accertarsi se la grotta è un tunnel. (Applausi dal Gruppo FdI). Comunque non è qui, proprio perché lui stesso e questa maggioranza non danno alcun valore a questo provvedimento.
Ciò a fronte di un problema che esiste nel Paese. È infatti vero, come è stato detto durante le audizioni delle parti sociali, purtroppo tutte critiche nei confronti del provvedimento, che vi sono 150 miliardi di euro di infrastrutture che potrebbero essere realizzate. Negli ultimi due anni, cioè nell'anno di questo Governo 5 Stelle-Lega e nell'anno precedente del Governo Gentiloni Silveri, è stato utilizzato meno del 4 per cento. Il 4 per cento di 150 miliardi significa 6 miliardi, cioè nulla. I 150 miliardi potrebbero essere sì un piano Marshall, ove fossero sbloccati. Saranno sbloccati?
L'iter di questo provvedimento è emblematico: è stato approvato una prima volta, poi riposto nel cassetto, poi ripresentato, dopo un altro mese, per essere riapprovato con modifiche, quindi presentato in Parlamento e, da un mese, attendiamo di discuterlo in quest'Aula, perché avrebbero dovuto mettersi d'accordo, in campagna elettorale, sulle modifiche da apportare per migliorare il provvedimento e sbloccare davvero i cantieri.
Addirittura, la Lega aveva presentato un emendamento in Commissione per imporre chiarezza sulla realizzazione del TAV, dei treni ad alta velocità e quell'emendamento è stato ritirato dalla Commissione e ci giunge voce che sarà presentato sotto forma di palliativo, cioè di ordine il giorno, ossia di nulla, di fuffa. Ma non lo sappiamo ancora, perché gli emendamenti devono ancora essere presentati. Sono passati tre mesi e siamo ancora in attesa della versione che la maggioranza ricamerà nel presentare questo emendamento.
Ciò a fronte di 150 miliardi di euro bloccati e che restano bloccati, perché la misura di questo Governo è lo stallo, il blocco. Quanti decreti attuativi avete fatto della manovra economica finanziaria che avrebbe dovuto cambiare le magnifiche sorti di questa legislatura? Ne avete fatti 20 su 345: il 16 per cento, cioè: tutta la grande manovra economica del Governo è bloccata dalla mancanza di decreti attuativi.
Ci giunge notizia che alla Camera hanno sospeso le Commissioni sul decreto-legge crescita. Di quest'altro grande binario dello sviluppo, insieme al decreto-legge sblocca cantieri, che è stato fermato alla Camera in attesa che il Governo e la maggioranza si mettessero d'accordo in campagna elettorale, è stato sospeso l'esame e rinviato di altri due giorni.
Capisco il mormorio che c'era stato in precedenza, perché tutti discutevamo dei risultati elettorali, ma nel frattempo c'è stato un plebiscito, definito tale dalla stessa Lega: l'85 per cento dei piemontesi ha votato forze - in gran parte di centrodestra ma anche altre - che sono nettamente favorevoli ai treni ad alta velocità. C'è stato un plebiscito nelle elezioni europee, laddove sei milioni di elettori hanno abbandonato i 5 Stelle.
E il Governo cosa ha deciso? Che domani, a fronte di questo plebiscito, non riunirà il Consiglio dei ministri perché domani si terrà davvero il voto, il referendum, che non è stato quello delle elezioni europee né quello del rinnovo della Regione Piemonte. No, colleghi della Lega, il referendum che attendete è quello della piattaforma Rousseau: 20.000 persone iscritte e "blindate" che voteranno secondo un certificato non riconosciuto tale dall'Autorità che garantisce la privacy, e quindi anche l'informatica. Che cosa voteranno? Scusate, voteranno è un termine sbagliato perché troppo democratico: che cosa confermeranno? La fiducia al capo politico Di Maio come in tutti i referendum fatti nell'Unione Sovietica. Si conferma la fiducia al lider máximo Di Maio e in attesa che 20.000 persone decidano - o meglio che Casaleggio decida - il Governo sospende le attività. Per cui oggi il premier Conte si è recato dal Capo dello Stato, dopo aver visto i Vice Premier, e ha detto a tutti che ha un'agenda fitta di misure e provvedimenti da attuare che ci impegnerà per il resto della legislatura e che attende il referendum della piattaforma Rousseau. Per sapere se la legislatura potrà continuare, 20.000 cittadini decideranno a fronte di 50 milioni di elettori che hanno già deciso domenica scorsa ed è chiaro il loro responso.
A fronte di questo e a fronte della paralisi che riguarda tutti i provvedimenti, mi sapete dire quante delibere ha fatto il CIPE? A me risulta che il Comitato interministeriale per la programmazione economica sia fermo da mesi e che venga bloccata ogni decisione. Mi sapete dire qualcosa del provvedimento sui risparmiatori truffati dalle banche e sui decreti attuativi, annunciati e strombazzati in campagna elettorale? Oppure sul cosiddetto decreto crescita paralizzato alla Camera? I risparmiatori otterranno mai quello che avete promesso più di un anno fa?
Questo Governo, quando legifera, lo fa male guardando soltanto ai titoli - e posso dire che sotto il vestito dei titoli non c'è nulla o quasi nulla - e poi viene paralizzato completamente dai decreti attuativi che non sapete scrivere. Quindi i provvedimenti decadono uno dopo l'altro perché non li sapete poi attuare nella misura in cui debbono essere attuati.
Ebbene, ci sarebbe sì bisogno di un decreto sblocca-cantieri; ci sarebbe sì bisogno di investimenti nelle infrastrutture; ci sarebbe sì bisogno di semplificazione e sburocratizzazione e per quello che c'è, ancorché la montagna del titolo - sblocca-cantieri - abbia partorito un piccolo topolino, noi a quel topolino vogliamo dare forza con gli emendamenti. Vedremo se sarà possibile farlo in Aula, quando vi deciderete a presentare gli emendamenti e vedremo quali presenterete nelle prossime ore; se li presenterete o se bloccherete anche qui i lavori come avete fatto alla Camera in attesa del referendum di domani, per il quale tutti gli osservatori internazionali hanno mandato anche delegazioni per capire se davvero il Paese di Casaleggio consentirà a Di Maio di poter continuare la legislatura e a noi di sorbirci l'agenda fitta di impegni del premier Conte, sottoposta oggi ai due Vice Premier prima di recarsi dal Capo dello Stato (tornandosene con cosa?).
Entro venerdì dovrete dare una risposta alla Commissione europea in merito al deficit e al debito che quest'anno si è accresciuto. Quella risposta chi la scriverà se il Consiglio dei ministri domani non si può riunire perché attende il responso di Casaleggio? Io credo che quella risposta l'abbiano già data gli italiani e noi ci auguriamo che la diano in maniera ancor più convinta e libera alle prossime, imminenti, elezioni politiche. (Applausi dal Gruppo FdI).
MIRABELLI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MIRABELLI (PD). Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori. Ci è stato consegnato adesso, attraverso gli Uffici, il primo pacchetto di emendamenti del Governo. Tali emendamenti sono stati inviati agli Uffici, senza che ne fosse data comunicazione in Aula, alle ore 16,30 e si è fissato alle ore 17,30 il termine per la presentazione di subemendamenti (quindi, in pratica, con un intervallo di meno di un'ora).
È in corso la discussione generale e io chiederei al Governo di posticipare il termine per la presentazione di subemendamenti, per fare in modo che ci siano tempi congrui, ed eventualmente di annunciare in Aula la presentazione di futuri emendamenti. Nessuno ha chiesto di interrompere la discussione generale; la richiesta è solo che ci siano tempi congrui per la presentazione di subemendamenti. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Senatore Mirabelli, come lei sa, gli emendamenti del Governo sono quattro ed erano stati preannunciati per le vie brevi ai Gruppi.
MIRABELLI (PD). Scusi, signor Presidente, sapevamo che sarebbero stati presentati emendamenti in Aula e anche, per come ci eravamo accordati in Commissione con il Governo, che avremmo avuto dei tempi congrui per la presentazione dei subemendamenti. Gli Uffici hanno ricevuto quattro emendamenti, mentre l'informazione pervenuta dal Governo era che ne sarebbero dovuti arrivarne quindici, pertanto vorremmo sapere se ne devono arrivare altri. Ad ogni modo, gli emendamenti sono arrivati agli Uffici dei Gruppi alle ore 16,30 e il termine per la presentazione di subemendamenti è stato fissato alle ore 17,30: ci sembrano tempi un po' ristretti.
Inoltre, l'accoglimento della nostra richiesta non allungherebbe i tempi dei lavori perché, come abbiamo detto in Commissione, siamo disponibili a presentare i subemendamenti senza interrompere la discussione in Aula. Chiedo pertanto al Governo almeno di posticipare di un paio di ore il termine per la presentazione di subemendamenti e di avvertire in Aula qualora vengano presentati altri emendamenti, garantendo anche in questo caso tempi congrui per la presentazione di subemendamenti. (Applausi del senatore Margiotta).
DE PETRIS (Misto-LeU). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, anche io intendo intervenire sull'ordine dei lavori. Avevamo posto tale questione con estrema chiarezza nella riunione della Conferenza dei Capigruppo di ieri. Ci era stato garantito sia dal Governo che dalla Presidenza che avremmo avuto un tempo assolutamente congruo per esaminare gli emendamenti e preparare i subemendamenti. Gli emendamenti sono arrivati agli Uffici alle ore 16,37 - questo è l'orario - e noi siamo qui non a reiterare la richiesta, ma a ricordare l'assicurazione che ci era stata data nella riunione della Conferenza dei Capigruppo. Pertanto, mi associo anche io alla richiesta di disporre di un tempo più congruo.
PRESIDENTE. Ricordo che si tratta solo di questi quattro emendamenti, che erano stati preannunciati. Pertanto, la decisione della Presidenza rimane ferma su questi quattro emendamenti. Sul prosieguo, come preannunciato...
MIRABELLI (PD). Preannunciato a chi?
PRESIDENTE. Come era stato preannunciato e concordato in Conferenza dei Capigruppo. (Commenti del senatore Margiotta). Comunque la Presidenza si era espressa su questo punto.
MIRABELLI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MIRABELLI (PD). Presidente, capisco che lei si è espressa ma dicendoci una cosa che non credo sia vera. Che ci sarebbe stata una sola ora di tempo tra la presentazione degli emendamenti agli Uffici e il termine per la presentazione dei subemendamenti è una cosa che a noi non risulta essere stata decisa da nessuna parte con il consenso dei Gruppi. Anzi, si era chiesta e ottenuta la garanzia, da parte del Governo e dei relatori, che avremmo avuto più tempo. Signor Presidente, le sto chiedendo semplicemente di darci due ore di tempo in più, posticipando di due ore il termine per la presentazione di subemendamenti. Non mi pare una richiesta stravagante. Ed è una richiesta alla quale credo che la Presidenza possa accedere.
PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto e, trattandosi di questi quattro emendamenti, dispone il prolungamento del termine alle ore 18. Dopodiché, sono previsti altri emendamenti e, in questo caso, ovviamente si concorderà un termine adeguato e congruo, così come mi ero fatta garante all'inizio della seduta.
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto tecnico per geometri «Gaetano Salvemini-Duca d'Aosta» di Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1248 (ore 17,05)
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pergreffi. Ne ha facoltà.
PERGREFFI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare i membri e i Presidenti delle Commissioni 8a e 13a per il lavoro svolto, con un clima costruttivo per il bene del nostro Paese. Una particolare menzione ai relatori, senatrice Faggi e senatore Santillo, per la competenza e la passione messi a disposizione di tutti. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Sbloccare i cantieri, semplificare le procedure - rese a volte troppo soggettive nell'applicazione del codice appalti - vuol dire fare rialzare la testa all'Italia, farla ripartire. Far ripartire un Paese rimasto bloccato per le politiche miopi degli anni passati. Rigenerare dei vuoti urbani, dare norme chiare e subito applicabili per restituire aree intere alla città, vuol dire rendere più vivibili i nostri territori.
Io ho fatto il sindaco, so cosa vuol dire voler fare, saper di dover fare e non riuscire per la troppa burocrazia. Chi si è trovato come me a fare l'amministratore locale o il professionista sa cosa vuol dire trovarsi di fronte ad alcuni articoli del codice degli appalti, nella difficoltà di applicazione, nei dubbi interpretativi dei tecnici comunali, poco incentivati nel trovare soluzioni rispetto alla troppa responsabilizzazione nell'interpretazione delle norme. Questo, insieme ai tagli degli enti locali (solo nell'ultima legge di bilancio sono stati sbloccati finalmente gli avanzi di amministrazione per gli enti virtuosi), aveva portato ad un blocco totale degli investimenti pubblici locali. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
All'interno del provvedimento si rende giustizia a tutti quei Comuni che si vedevano esclusi nella allocazione di risorse dai bandi per opere di messa in sicurezza dei territori, che prevedevano criteri assurdi, stabiliti dal passato Governo, con assegnazione dei fondi esclusivamente ai Comuni in dissesto finanziario, creando una vessazione enorme verso quei Comuni che avevano dato corretta prova di buona amministrazione.
Rivedere le soglie per l'affidamento dei lavori per poter sveltire le pratiche è fondamentale per accelerare e poter fare affidamenti diretti, senza ritenere a prescindere colpevoli amministratori locali, tecnici o imprese. Per la consistenza e diffusione sul nostro territorio, il settore degli appalti pubblici costituisce una leva importante della nostra economia. Se l'intenzione del legislatore con il codice dei contratti pubblici era quello di rendere più razionale la spesa pubblica e più trasparente il processo, nella realtà, questo si è tradotto in una forte aggregazione della domanda, con un peggioramento dell'accesso al mercato da parte delle medie e piccole imprese, che sono un vanto e un patrimonio da salvaguardare, da aiutare a crescere e non a chiudere, come le politiche sbagliate degli anni passati hanno fatto. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
La strada intrapresa e che si deve proseguire è, sì, semplificare e rendere i processi trasparenti, ma riducendo gli oneri a carico delle imprese, facilitando l'accesso alle nostre piccole e medie imprese e, rendendo chiare le norme per una facile applicazione, evitando che le interpretazioni portino a contenziosi dietro ogni angolo, che fanno rallentare la nostra economia.
Il settore delle costruzioni in questi anni ha sofferto molto. Migliaia d'imprese hanno chiuso i battenti per la crisi, migliaia di competenze e posti di lavoro sfumati. Ecco: far ripartire i cantieri vuol dire dare nuova linfa vitale al settore, un settore strategico per la nostra economia. Ecco perché questo provvedimento, insieme al decreto crescita in arrivo, è importante; ecco perché i vincoli imposti dall'Europa dimostrano che questa non conosce il Paese Italia, un Paese come il nostro, fatto di tante piccole e medie imprese, fatto di 8.000 comuni, che basa le sue politiche nel contatto diretto con il cittadino; un Paese che per forza deve rivedere quei vincoli europei che hanno bloccato i nostri investimenti e che noi come legislatori abbiamo il dovere di rivedere. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Con questo non si vuol dire che siano meno importanti le grandi opere infrastrutturali di cui abbiamo necessità e che noi riteniamo fondamentali, ma non dobbiamo dimenticare il bisogno e la necessità immediata di manutenzioni ordinarie e straordinarie, alle scuole, alle strade, ai ponti, agli edifici pubblici, che beneficeranno dell'accelerazione delle pratiche e che saranno di conseguenza un beneficio della nostra economia.
Per troppo si è stati fermi. Serve ripartire, serve crederci. Questo è un inizio, non certo la soluzione di tutto, ma un buon inizio. Ripartiamo. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Martelli. Ne ha facoltà.
MARTELLI (Misto). Signor Presidente, in questi pochi minuti di intervento vorrei anzitutto fare una premessa: non voglio tessere una lode del vecchio codice dei contratti, perché non se la merita; mi limiterò quindi a far osservare le incongruenze o le problematiche che gli inserti al vecchio codice dei contratti creano o creeranno. Oltretutto vorrei dire che ho sentito alcuni membri della maggioranza parlare del decreto al nostro esame, ma credo che sia stato loro distribuito un testo diverso da quello che ho io, perché le cose che loro hanno detto essere nel testo io non le ho trovate.
Ho trovato però, ad esempio, nel caso dei motivi di esclusione da una gara d'appalto, la seguente situazione: il testo precedente diceva che se un subappaltatore fosse stato condannato per tutta una serie di reati in via definitiva, compresi quelli di tipo associativo o anche di fiancheggiamento a un'associazione mafiosa, sarebbe stato escluso, per colpa del subappaltatore, anche l'appaltatore. Adesso non sarà più così: quindi, il rischio è che l'appaltatore ci provi (com'è successo per il caso di Genova in cui la Direzione distrettuale antimafia li ha beccati dopo) e poi dica che non sapeva o non se n'era accorto (ma intanto ci ha provato). Fare un regalo del genere, da parte di chi per cinque anni ha parlato di legalità, mi sembra abbastanza pericoloso.
Secondo: per cinque anni abbiamo detto che era un grande problema la tematica del subappalto. Ebbene, il subappalto ritorna più forte che mai. Infatti, la vecchia normativa escludeva che chi perdeva in una gara d'appalto potesse partecipare come subappaltatore per chi aveva vinto la gara e questo al fine di evitare i cartelli; adesso questa eventualità è di nuovo ammessa. Il caso Lombardia e gli arresti legati proprio a questo tipo di fattispecie evidentemente non hanno insegnato niente e non hanno fatto neanche giurisprudenza in senso negativo.
Un'altra previsione che lascia molto perplessi ed è stata anche sollevata in sede di pregiudiziale è la seguente: la Corte costituzionale ha più volte ribadito che l'utilizzo di un commissario straordinario è una compressione dei diritti costituzionali. Ebbene, la si potrebbe giustificare quando il commissario arriva ex post, cioè deve risolvere una situazione che si è incagliata per eccesso di normazione, ma qui viene messo nero su bianco che ci sarà un elenco di opere prioritarie (non ancora presente) per le quali il commissario arriva in anticipo: è un commissariamento preventivo e chiaramente una previsione al di fuori della Costituzione, visto e considerato che per cinque anni abbiamo detto che la via ordinaria era l'unica che andava perseguita. Improvvisamente questa condizione viene completamente cancellata e addirittura la si ammette in via preventiva. Per non parlare del fatto che il commissario arriva e ha la possibilità di andare in deroga a tutto e che i termini per il rilascio dei pareri oltre i quali scatta il silenzio-assenso sono dimezzati: questo è scritto nel testo (che evidentemente ho io, ma non hanno altri colleghi in Aula).
Un vero colpo di mano a mio avviso è anche l'articolo che va a scompaginare le carte sulla rigenerazione urbana e sul disegno di legge sul consumo di suolo che stiamo discutendo e per il quale abbiamo fatto oltre ottanta audizioni in Commissioni riunite ambiente e agricoltura. C'è una frase pericolosissima all'interno di questo contesto, ove si dice che prima le Regioni potevano produrre legislazione su materie di competenza nazionale per quanto riguarda la rigenerazione e l'utilizzo del suolo; adesso non è più una facoltà ma diventa un «fatelo»: le Regioni procedono a farlo. In questo modo, prima ancora di poterlo capire, le Regioni avranno messo mano ai piani regolatori e ai piani di espansione e avranno potenzialmente fatto un disastro contro la normativa nazionale che in questo caso è di competenza dello Stato. Questa è una previsione pericolosissima.
Un'altra cosa che volevo far osservare è la seguente. È stato inserito un "pezzettino", una modifica che consente di far partire i lavori per chi ha vinto la gara senza aspettare i tempi dei ricorsi. Sappiamo che c'è un ricorso strumentale al ricorso, però faccio una domanda per la quale non c'è risposta. Supponiamo che uno vinca la gara, faccia l'opera, arrivi fino in fondo e che poi uno dei perdenti vinca il ricorso. In questo caso chi mette mano al portafoglio per un eventuale risarcimento? Non è chiaro, mentre la norma dovrebbe prevederlo, perché non ferma il ricorso strumentale, ma apre la porta a ricorsi ex post e quindi ad ulteriori cause e contenziosi. Credo che, nel momento in cui si è messa mano al codice dei contratti, non si dovesse fare con così tanta leggerezza.
Infine, un'ultima considerazione. È chiaro che, com'è emerso nel corso delle audizioni, queste norme sono pensate per sbloccare le procedure di ricostruzione, soprattutto nelle zone del centro-Italia soggette - anche giustamente - a forte vincolo paesaggistico. Intervenire allora sul codice dei contratti per queste zone con una modifica che vale per tutti è altrettanto pericoloso. Si sarebbero dovute prevedere in questo caso norme in deroga solamente per quelle situazioni specifiche e faccio un esempio: il parere della Sovrintendenza viene "estratto" definitivamente dai pareri richiesti per molte fattispecie, mentre avrebbe dovuto essere limitato a una situazione veramente emergenziale. Su questo si sarebbe dovuto riflettere e lavorare con un po' più di calma visto che - e concludo - è già in revisione il vecchio codice dei contratti, per cui una manomissione così pesante non aveva veramente ragione di esistere. Grazie. (Applausi dal Gruppo Misto e della senatrice Nugnes).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Drago. Ne ha facoltà.
DRAGO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Atto Senato in questione è stato concepito al fine di dare il via alla ripresa dei lavori pubblici: cantieri, attività produttive e quant'altro possa rappresentare il «primo motore immobile» dell'inizio e della prosecuzione delle attività che contribuiranno alla crescita economica nel nostro Paese.
Il capo I del decreto battezzato «sblocca cantieri» non rappresenta, come molti hanno affermato, la riforma del codice degli appalti, ovvero del decreto legislativo n. 50 del 2016: ha sostanzialmente una funzione propedeutica a quella che sarà la vera e propria riforma del codice degli appalti e che questo Governo ha in programma di realizzare.
Le modifiche introdotte hanno come obiettivo prioritario la semplificazione delle procedure di aggiudicazione degli appalti attraverso il recepimento di alcune delle più significative indicazioni pervenute nell'ambito della procedura di consultazione pubblica indetta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, formulate direttamente dalle imprese che operano nel settore dei lavori pubblici, le quali, in virtù della loro esperienza quotidiana sul campo, hanno la piena consapevolezza delle criticità insite nell'attuale apparato normativo.
Fra le modifiche introdotte al capo I del decreto corre l'obbligo di segnalare: l'intervento in materia di lavori manutenzione ordinaria e straordinaria, che possono essere affidati sulla base del progetto definitivo; la modifica delle soglie per l'affidamento dei lavori mediante procedura negoziale e di quelle relative ai subappalti; l'ampliamento dei casi in cui è possibile procedere all'aggiudicazione sulla base del criterio del minor prezzo e la modifica dei meccanismi di determinazione della soglia di anomalia (che hanno generato nella precedente esperienza difficoltà applicative e rilevanti contenziosi), per concludere con l'introduzione di regole che daranno ai progettisti che collaborano con l'appaltatore maggiori certezze sui pagamenti dei loro compensi.
Cari colleghi, consentitemi di focalizzare l'attenzione sugli interventi di riparazione e ricostruzione post-sisma, in particolare nella mia amata terra, la Sicilia, e più precisamente nei nove Comuni colpiti dal sisma cosiddetto di Santo Stefano, del 26 dicembre scorso, cioè Zafferana Etnea, Viagrande, Trecastagni, Santa Venerina, Acireale, Aci Sant'Antonio, Aci Bonaccorsi, Milo e Aci Catena. Dopo la risposta tempestiva del Governo, con la visita il giorno dopo sui territori del nostro vice ministro Luigi Di Maio, si è succeduta una serie di interventi normativi, tra cui le ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile, che hanno disciplinato i primi aiuti urgenti conseguenti all'evento sismico che ha interessato l'area etnea, volti ad arginare lo stato di confusione, smarrimento e incertezza del futuro che ha pervaso la popolazione interessata.
Sin dalla prima notte, tutte le famiglie, i cittadini sono stati messi nelle condizioni di dormire sotto un tetto, in strutture ricettive locali, ad eccezione di coloro che hanno provveduto ad autonoma sistemazione. La macchina degli interventi, quindi, si è messa subito in moto. Tutto quanto fosse di competenza del Governo centrale è stato posto in essere, registrando, purtroppo, la non sempre tempestività nello svolgimento degli interventi di precipua pertinenza degli enti locali, nonché un'informazione pubblica spesso disinformata (non sta a me giudicare se volutamente o no).
Finalmente, quello che doveva essere originariamente un provvedimento a sé è stato inserito nel presente decreto-legge n. 32 del 2019; pertanto, dopo circa cinque mesi dal sisma catanese e dieci dal sisma che ha interessato la città di Campobasso, si potrà dare ristoro a quei cittadini, Comuni e aziende che da tempo attendono questo momento. Inoltre, sono stati previsti contributi straordinari e interventi vari finalizzati all'accelerazione della fase di ricostruzione nelle zone dell'Italia centrale e dell'Aquila, colpite dal sisma del 2016-2017 e del sisma del 2009.
Ritengo importante precisare che il Governo, che si fa prossimo alle esigenze della popolazione, non può limitarsi allo stanziamento di fondi, per poi, periodicamente, dover rimpinguare le casse di Regioni e Comuni a causa di una mancata oculata programmazione di attività di ricostruzione. Ecco perché vi è la necessità di richiedere una proroga dei tempi di realizzazione dei lavori (e, a mio avviso, anche di ristrutturazione) dovendosi prima procedere a studi geologici e specialistici di microzonazione di terzo livello. Ecco perché occorrerebbe delocalizzare la ricostruzione, ad esempio nelle zone in prossimità di faglie sismogenetiche attive e comunque, anche se si adottassero criteri antisismici di ultima generazione, nelle zone individuate come ad alto rischio sismico. Ciò al fine di ottimizzare le risorse e salvaguardare l'incolumità della popolazione. Faccio questa precisazione perché localmente anche qualche sindaco affermò, nei mesi passati, che, con criteri antisismici di ultima generazione, era possibile ricostruire anche in zone ad alta percentuale di sismicità, in contrasto con la visione degli addetti ai lavori, come geologi, ed ingegneri.
Sul territorio, con attivisti, sindaci, comitati di cittadini, ingegneri e geologi, abbiamo creato un tavolo tecnico dal quale sono scaturite una serie di proposte emendative, la cui pertinenza e validità sono assicurate dall'osservazione sul campo e dall'ascolto delle esigenze dal basso. Quindi, si è operata un'attività normativa che ha decodificato esigenze reali e non supposte tali, con procedimento induttivo.
Di fronte a un'Italia che già nei primi tre mesi del corrente anno ha registrato un lieve incremento del PIL (+0,l per cento) e delle trasformazioni dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato tra il 75 per cento e il 126 per cento, siamo contenti, con questo provvedimento, di contribuire all'inversione di tendenza con soluzioni la cui ricaduta e i cui frutti, in termini di investimenti, incremento economico e stabilità sociale, si potranno rilevare solo tra qualche anno. Ai posteri l'ardua sentenza. (Applausi dal Gruppo M5S).
FARAONE (PD). Ma dove vivi?
SUDANO (PD). Solo passerelle sapete fare!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Campari. Ne ha facoltà.
CAMPARI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, prima di tutto mi associo ai doverosi ringraziamenti alla senatrice Faggi e al senatore Santillo perché hanno veramente lavorato instancabilmente in queste settimane per concludere l'esame del provvedimento; sono stati veramente ottimi. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S). Dopodiché, dopo una piccola pausa elettorale, a questo punto continua l'azione di questa Assemblea che - è ormai chiaro - incontra il favore dei cittadini, dato il risultato di domenica scorsa. Si è trattato, infatti, di un risultato ottimo per la maggioranza, con un successo che è ancora sopra al 50 per cento dopo un anno di governo.
In questa cornice ci accingiamo quindi ad approvare il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge cosiddetto sblocca-cantieri, ovvero di un pacchetto di misure che puntano a far ripartire il lavoro nel settore dell'edilizia e degli appalti pubblici. Le Commissioni 8a e 13a si sono riunite a lungo nelle ultime settimane per migliorare il testo di partenza e credo che sia stato fatto veramente un ottimo lavoro, un lavoro di livello, figlio anche delle numerose audizioni che negli ultimi mesi sono state svolte in entrambe le Commissioni e che ci hanno permesso di raccogliere i punti di vista di ogni attore in campo: abbiamo audito dalle associazioni di categoria ai sindacati, dai rappresentanti degli enti locali alle partecipate statali maggiormente coinvolte negli appalti pubblici. Da una parte quindi ringrazio le opposizioni per aver apportato un contributo positivo in Commissione e aver evitato di fare dell'ostruzionismo e dall'altra mi congratulo con la maggioranza per il testo che ne è uscito e che credo in queste ore sarà poi completato con gli ultimi emendamenti del Governo.
Credo che il provvedimento in esame si muova senza dubbio nella direzione corretta che dobbiamo percorrere. Abbiamo infatti tracciato una rotta, che è stata definita dalle incessanti richieste di aiuto che ci sono arrivate dalle innumerevoli associazioni del settore, messe in ginocchio da una massa immane di norme, leggi e procedure che hanno esaltato il concetto di burocrazia fino ai limiti che solamente noi italiani riusciamo a raggiungere (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Abbiamo quindi agito sostanzialmente su tre fronti: sul codice degli appalti e le cantierizzazioni, sulla rigenerazione urbana e sul post-terremoti. Sul codice appalti e le cantierizzazioni abbiamo operato sulla normativa vigente, mantenendo ferme le regole necessarie per garantire un livello adeguato di sicurezza contro chi è disonesto, ma modificando alcune norme che erano divenute vere e proprie catene per tutta quella maggioranza di onesti appaltatori e imprenditori che chiedono semplicemente di poter lavorare. In Italia ci sono infatti circa 600 importanti cantieri fermi che valgono da soli circa 36 miliardi di euro, pari a circa il 2 per cento del PIL nazionale, e che, se consideriamo l'indotto che si potrebbe generare sbloccando questi cantieri, diventano 125 miliardi di euro, pari al 7 per cento del PIL (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Per qualcuno la responsabilità coincide con il parlare solo ed esclusivamente di debito pubblico; per noi invece è irresponsabile non legiferare per la crescita e l'aumento del PIL (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Questi dati non sono inventati da me o dalla Lega, ma sono un grido di dolore lanciato a marzo dalla Federazione italiana lavoratori costruzioni e affini (FILCA) della CISL: dall'inizio della crisi, infatti, certificano che abbiamo perso 600.000 posti di lavoro e hanno chiuso 120.000 imprese nel solo settore delle costruzioni; imprese e posti di lavoro che, tradotto, significano donne e uomini che perdono la propria indipendenza e il proprio futuro.
Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 17,28)
(Segue CAMPARI). Questo, cari colleghi, non è solamente un allarme, ma una vera e propria tragedia (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Siamo dunque intervenuti dando la possibilità alle amministrazioni di appaltare i lavori in modo più snello, oltre a creare le condizioni affinché le principali opere ferme da tempo potessero essere sbloccate grazie alla nuova figura dei commissari ad acta. Mi si permetta un piccolo inciso, perché vale anche la pena sottolineare che un emendamento a prima firma della senatrice Saponara del nostro Gruppo e sottoscritto da tutte le forze politiche ha finalmente stanziato il fondo necessario per installare telecamere negli asili e nelle case di riposo (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az e del senatore Santillo).
Sulla rigenerazione urbana abbiamo introdotto alcune innovazioni importanti, che puntano a recuperare il patrimonio edilizio esistente e deteriorato, andando a evitare un ulteriore inutile consumo di suolo. Abbiamo puntato sulla riqualificazione e il miglioramento delle strutture esistenti in termini di sicurezza, qualità abitativa e innovazione tecnologica.
Sul post-terremoti, situazioni presenti in diverse zone d'Italia negli ultimi quindici anni, abbiamo messo mano alle lacune presenti nella legge vigente e da una parte abbiamo fornito ai Comuni quegli strumenti normativi che erano indispensabili per velocizzare le costruzioni, mentre dall'altra abbiamo dato ai privati cittadini la possibilità di accesso a una serie di sgravi fiscali, per essere sollevati dall'obbligo di pagamento di tasse su beni che ormai erano inesistenti o inutilizzabili (ci sembra normale).
Siamo quindi rimasti fedeli alla nostra idea che chi lavora in questo settore non può e non deve essere considerato un furbetto a prescindere, ma piuttosto deve essere aiutato a svolgere bene il proprio lavoro, perché noi di base crediamo che gli amministratori lavorino per il bene della propria comunità e siamo certi che i bravi imprenditori generino occupazione, rischiando spesso del loro e ottenendo sovente ben poche soddisfazioni. Sto dicendo cioè che là, a casa, dietro la parola «imprenditori» ci sono delle persone che meritano una risposta dalla politica, che è mancata per troppo tempo. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Se poi qualcuno sbaglierà, questo dovrà pagare pesantemente il conto alla giustizia; mi sembra una cosa più che ovvia.
Concludendo, signor Presidente, riteniamo che questo provvedimento segni una discontinuità importante con il passato e siamo fieri, come Lega, di poter dire che abbiamo raccolto le richieste di un importantissimo settore in crisi per un possibile rilancio, trasformandole finalmente in una buona legge. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perosino. Ne ha facoltà.
PEROSINO (FI-BP). Signor Presidente, mi trovo a intervenire sempre quando lei presiede l'Aula, quindi la incarico di portare i miei suggerimenti e le mie note al Governo, che qui è rappresentato da un Sottosegretario; tuttavia mi rivolgo a tutto il Governo e a tutta la maggioranza, perché voglio intitolare questo mio intervento «Luci e qualche ombra». Penso sia encomiabile l'intento, che tutti i Governi si sono posti, di sveltire il sistema degli appalti; ritengo che sia una materia delicatissima. A mio avviso, queste modifiche sostanziali e importanti sono già il nuovo codice degli appalti, perché, se fra tre o sei mesi facciamo un nuovo codice, rischiamo di cambiare di nuovo e di perdere altro tempo. Invece qui viene detto (luci) di procedere con il regolamento entro centottanta giorni e si dice no alle linee guida dell'ANAC e ai decreti attuativi. Lo sintetizzo, ma tra le righe si legge questo.
Secondo me far partire i cantieri è importantissimo - come hanno già sottolineato altri colleghi - e risolverebbe tanti problemi. Crescerebbe il PIL, crescerebbe l'occupazione e migliorerebbe l'ambiente, perché oggi si costruiscono opere pubbliche con criteri diversi, si piantuma nelle aree libere, si evitano le code alla circolazione, aumentando la possibilità di circolare sulle strade e nelle circonvallazioni attorno alle città. Si migliorerebbe inoltre il bilancio, che è turbato e "sporco" a causa di troppi residui, che risalgono agli anni scorsi e che creano un problema nel momento in cui diventano cassa - perché vanno pagati - e in cui diventano opere attuate, soprattutto se si fanno nuove leggi per stanziare nuove risorse. Da un lato queste nuove leggi vanno fatte, ma dall'altro preferirei che fossero realizzate le opere che corrispondono al Fondo per lo sviluppo e la coesione; secondo le statistiche, è stato realizzato il 6-7 per cento delle opere ed è stata prorogata la durata del Fondo. Per quanto riguarda lo sport e le periferie sono state firmate le convenzioni ma non sono stati erogati i fondi, e lo stesso per quanto riguarda le aree degradate; parlo dei fondi a favore degli enti locali. Anche i fondi dell'ANAS hanno delle procedure di appalto molto lunghe; quindi sono rimasti dei residui nei bilanci degli enti locali, degli enti a ciò deputati o dello Stato.
A mio avviso - è un altro suggerimento che avrei cercato di dare ai Presidenti delle Commissioni 8a e 13a - prima di procedere all'esame si sarebbero dovuti audire dei tecnici, estraendoli a sorte o con il criterio che si ritiene più giusto - un tecnico di un Comune fino a 5.000 abitanti, un tecnico di un Comune fra i 5.000 e i 20.000 e così, a seconda della classe demografica, un tecnico di una Provincia, un tecnico dell'Anas - nonché degli ingegneri, architetti, geometri e anche degli amministrativi - quelli che curano le procedure d'appalto - perché avrebbero potuto dirci dove si annidano i problemi nelle procedure di appalto.
Scorrendo brevemente i testi di alcuni articoli, mi viene da dire che è positivo quello che prevede che si possa appaltare nei casi di manutenzione ordinaria e straordinaria, a esclusione dei progetti troppo incisivi e che comportino la sostituzione di parti strutturali delle opere, procedendo sulla base del progetto definitivo, perché si accelera un passaggio, che è quello del progetto esecutivo. Si prevede però - e questa è un'ombra - di dare una diversa definizione del progetto di fattibilità che tenga conto del minor consumo di suolo possibile - credo che questo sia implicito - e, attraverso un emendamento, del miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività. Io credo che questi documenti - abbiamo visto quello per la TAV - possano essere tirati da tutte le parti e quindi possano essere - per così dire - di comodo.
Inoltre, del progetto di fattibilità per le opere sopra soglia bisogna redigere altri documenti - e questa è un'altra ombra - quali gli studi di fattibilità ambientale e paesaggistica, la descrizione delle misure di compensazione e di mitigazione dell'impatto ambientale. Credo che tutto questo sia già compreso nel progetto generale.
C'è un articolo, che invece giudico importante, di modifica dell'articolo 31 che demanda all'ANAC l'adozione di linee guida per la definizione del compito del RUP delle funzioni e anche dell'indennità al RUP, quella del 2 per cento, che ha creato diversi problemi di interpretazione negli anni scorsi. Porto l'esperienza dell'Ente Provincia di Cuneo, che ha regolamentato le disposizioni che riguardano il 2 per cento attraverso una classe - anche in questo caso - di importo degli appalti, per cui il 2 per cento è soltanto per le opere sotto i 500.000 euro, perché da 500.000 euro a un milione - se ricordo bene - si parla dell'1,5; se si supera un milione si parla dell'uno per cento, e stabilisce a chi va nell'ambito degli uffici. Se l'indennità al RUP va soltanto a una persona fisica, si crea un'eccessiva disparità rispetto agli altri componenti degli uffici e ciò determina, viceversa, il blocco dei lavori.
Approvo la modifica apportata all'articolo 36 in materia di contratti sotto soglia, allorché si va a stabilire, anche in difformità rispetto a quanto previsto dalla legge di bilancio, che da 40.000 a 150.000 si possono contattare 3 operatori; da 150.000 a 350.000 se ne possono contattare 10; da 350.000 a un milione si parla di 15 operatori. Credo questa una buona scelta.
Per quanto riguarda la norma che prevede che la stazione appaltante per i contratti sotto soglia possa procedere all'aggiudicazione di norma, sulla base del criterio del minor prezzo, ovvero, previa motivazione, sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ho visto nella prassi che si può usare il criterio dell'offerta economicamente vantaggiosa giustificandolo, ed è quello più efficiente perché permette una valutazione di altri parametri; mentre quello del puro prezzo può creare problemi, perché può andare a scapito della qualità o portare contestazioni in sede di contabilità finale.
C'è una norma che giudico molto buona e che sarà manna per i sindaci italiani, ed è quella che modifica l'articolo 37 rendendo facoltativa la CUC (la Centrale unica di committenza), che soprattutto per gli importi dei piccoli e medi Comuni italiani rappresenta un costo e ha generato tutta una serie di problematiche di costituzione e funzionamento. La possibilità di considerarla facoltativa sarà dunque ben accolta.
Mi permetto poi di muovere ancora altre osservazioni. Buona è la norma che prevede che il rilascio dell'attestazione SOA tenga conto di un periodo antecedente non di dieci, bensì di quindici anni, per andare incontro a parametri di giudizio che non risentano della crisi.
La modifica dell'articolo 97 in materia di offerte anormalmente basse rivede il meccanismo della determinazione della soglia di anomalia, basandolo su un solo criterio e su una formula che non permetta l'eventuale accordo tra i partecipanti.
L'articolo 4 del decreto-legge reca disposizioni in materia di commissari straordinari e mi trova assolutamente d'accordo. Un tempo, i commissari erano di norma i Presidenti delle Regioni: oggi non è più così, ma è da valutare. Quando si farà l'elenco dei commissari straordinari, prenoto l'opera Asti-Cuneo, che è il classico caso in cui possiamo inserire un'opera che sta faticando nel sistema del commissario straordinario, che ha poteri speciali nell'eventuale rielaborazione dei progetti del sistema di appalto, e via dicendo.
Per quanto riguarda il sistema delle opere collegate ai terremoti o ai disastri naturali, credo si debba stabilire se i fondi che hanno in mano i commissari, qualora abbiano poteri effettivi, vengono impiegati per le Forze dell'ordine, che garantiscono la tranquillità dei luoghi, utilizzati a favore delle opere. Inoltre, avendo parlato con persone in quei luoghi residenti e che sono andate via, considero che i contributi ai privati non debbano prevedere la gara del privato per affidare i lavori: a casa mia affido i lavori a chi voglio.
Non sono stati tenuti in considerazione poi i consigli dell'ANCE (Associazione nazionale costruttori edili), come il fatto che il CIPE circoscriva il ruolo e i programmi a controllo (e non si tratterebbe di un'autorizzazione); che il Consiglio superiore dei lavori pubblici debba esprimere il suo parere per le opere superiori non a 50, ma a 200 milioni; che i tempi della Conferenza dei servizi siano perentori; che le imprese fallite siano estromesse, fatte salve quelle aventi cartelle esattoriali non definite - e c'era una norma in discussione in merito, di cui non conosco l'esito - che devono essere invece ammesse; che i pagamenti siano certi nei trenta giorni; che si preferisca il sistema dell'arbitrato e si abolisca lo split payment. Questi sono alcuni suggerimenti che ho estrapolato dalle indicazioni dell'ANCE, che credo avrebbero dovuto essere presi in considerazione e adottati e che ritengo possano ancora esserlo in questo o in altri provvedimenti.
Richiamandomi pertanto al titolo del provvedimento in esame, penso che il Governo o i Presidenti di Commissione, alla luce delle osservazioni fatte e degli emendamenti presentati, possano apportare lievi modifiche costruttive e procedurali. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Quarto. Ne ha facoltà.
QUARTO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia è geologicamente molto fragile e i grandi rischi naturali - sismico, idrogeologico e vulcanico - la affliggono da Nord a Sud. La pericolosità dei fenomeni naturali e la vulnerabilità del costruito determinano rischi molto elevati, con soglie gigantesche lungo tutta la dorsale appenninica.
Siamo flagellati mediamente da un terremoto distruttivo ogni quattro anni e mezzo e a ogni terremoto ci ritroviamo a fare la conta dei morti e dei danni e a intervenire in emergenza, durante il terremoto con misure di protezione civile e dopo di esso con ricostruzioni molto spesso problematiche.
Sappiamo bene che solo la prevenzione può mitigare il rischio sismico, ma la politica su tale pratica è sempre stata latitante. (Applausi dal Gruppo M5S).
Appena si è insediato, questo Governo ha intrapreso un virtuoso percorso verso la prevenzione dei rischi naturali, unica via in grado di garantire la sicurezza del territorio e salvaguardare la vita. È arcinoto che, con la spesa imposta dalle provvisorie e rabberciate emergenze, si può investire in durevole e accurata prevenzione. Purtroppo, in assenza di prevenzione, inseguiamo i disastri. Alla gravosità della fase emergenziale segue la lentezza della ricostruzione, a causa sia delle difficoltà oggettive di ripristinare territori devastati, sia delle pessime gestioni politico-amministrative passate. In questo anno di Governo ci siamo già occupati del superamento di ritardi e inadempienze accumulatesi nelle passate ricostruzioni post terremoto. Qui ci occupiamo, tra l'altro, dell'accelerazione degli interventi infrastrutturali e di ricostruzione a seguito di eventi sismici.
Il capo II reca disposizioni relative agli eventi sismici della Regione Molise (sismi di Montecilfone del 15 e 16 agosto del 2018, con magnitudo 4,7 e 5,1) e dell'area etnea (sisma di Zafferana etnea del 26 dicembre 2018 con magnitudo 4,8). Le norme sono volte a disciplinare gli interventi per la riparazione e la ricostruzione degli immobili; l'assistenza alla popolazione; la ripresa economica dei territori dei Comuni colpiti dai terremoti citati. Si dispone la nomina dei commissari straordinari per la ricostruzione dei territori dei Comuni molisani e della Città metropolitana di Catania, che provvedono, attraverso specifici piani di trasformazione ed eventualmente di delocalizzazione urbana, alla riduzione delle situazioni di rischio sismico e idrogeologico e alla tutela paesaggistica con un finanziamento di 276 milioni di euro nel prossimo quinquennio. Tra le funzioni elencate vi è la possibilità di dotare i Comuni di un piano di microzonazione sismica di terzo livello, la più approfondita possibile prevista. Sottolineo lo spirito di tali prevenzione di tali competenze: mitigare i rischi naturali e studiare la risposta sismica del sisma per un corretto adeguamento antisismico delle strutture.
L'articolo 10 detta criteri e modalità generali per la concessione dei contributi per la ricostruzione privata differenti a seconda del danno. L'articolo 13 è dedicato alla demolizione, ricostruzione, riparazione e ripristino degli edifici pubblici e delle infrastrutture, nonché per gli interventi sui beni del patrimonio artistico e culturale. È, inoltre, previsto un piano di interventi sulle aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico, con priorità per dissesti che costituiscono pericolo per centri abitati e infrastrutture. Si intendono agevolare gli interventi per riparare i guasti antichi del territorio per prevenire ulteriori gravi conseguenze nei sempre più frequenti estremi fenomeni atmosferici inaspriti dal cambiamento climatico in atto.
Il capo III reca disposizioni relative agli eventi sismici del 2009 dell'Aquila, del 2016 e 2017 del Centro Italia e del 2017 dell'isola d'Ischia. L'articolo 21 prevede un contributo straordinario di 10 milioni di euro al Comune dell'Aquila per il 2019 e di altri 10 per il 2020. L'articolo 23 modifica il decreto-legge n. 189 del 2016 per accelerare la ricostruzione pubblica nelle Regioni colpite dagli eventi sismici degli anni 2016-2017. Si dispone un aumento del contributo aggiuntivo previsto per le attività tecniche finalizzate all'analisi di risposta sismica locale, che concretamente permettono di adeguare le strutture a rischio sismico del sito di fondazione. Ulteriori disposizioni del capo III riguardano il codice della Protezione civile per esemplificare le procedure per il ristoro dei danni alle attività economiche e produttive e ai privati a seguito di eventi calamitosi.
Ristoro dei danni delle calamità naturali; aiuti ai territori; ricostruzione e tutela dei beni culturali e paesaggistici; attenzione alle infrastrutture; accelerazione degli interventi; semplificazione delle norme; mitigazione del rischio sismico e idrogeologico e prevenzione sono le parole d'ordine del decreto-legge in esame. (Applausi dal Gruppo M5S).
Tanto si può ancora fare per mitigare i grandi rischi naturali, a cominciare dalla conoscenza del territorio. Sono, infatti, auspicabili una maggiore copertura di stazioni sismiche a mare, studi sulle strutture sismogenetiche e modelli crostali di velocità di propagazione delle onde sismiche, per una più precisa localizzazione dei terremoti costieri e una migliore valutazione della pericolosità. È, poi, indispensabile il rifinanziamento della moderna cartografia geologica, fortemente deficitaria proprio nelle aree a maggior rischio, basilare strumento scientifico per una corretta gestione del territorio. (Applausi dal Gruppo M5S).
Stiamo costruendo, tassello dopo tassello, quella necessaria sicurezza del Paese per tanto, troppo tempo negata. Il faro del bene collettivo per il MoVimento 5 Stelle è sempre luminoso. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Errani. Ne ha facoltà.
ERRANI (Misto-LeU). Signor Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, devo dire che sono abbastanza sorpreso dal decreto-legge in esame. Si vogliono sbloccare i cantieri, ma in esso si fa tutto tranne che affrontare il problema vero che riguarda i cantieri. In verità, si destrutturano le norme sulla legalità e la trasparenza. Io ascolto i colleghi sempre con molta attenzione, in primo luogo quelli del MoVimento 5 Stelle. Ma state parlando di un altro decreto-legge, non di questo. State parlando di un'altra storia, non di questo decreto-legge. Qui si destrutturano tutte le norme sulla legalità.
Come sempre, il nostro Paese è pendolare. Rileviamo che ci sono dei problemi sulla legalità e si fanno un po' di norme sulla legalità; poi scopriamo che i cantieri non vanno avanti e, quindi, si destrutturano le norme sulla legalità. Faccio solo un esempio. Noi abbiamo svolto una discussione e facciamo anche delle valutazioni comuni - come per esempio - sul tema degli incidenti nei cantieri. Sia chiaro, però, che, se aumentiamo il subappalto - e lo aumentiamo - di fatto aumenteremo gli incidenti sui cantieri e i morti nei cantieri. Basta guardare i dati, colleghi. Se mi ascoltate mi fate piacere. Basta guardare i dati e leggerli. Quelli forniti dal ministro Di Maio e del Ministero del lavoro sono dati eclatanti in relazione al tema del subappalto e della crisi che ha attraversato l'impresa dell'edilizia, che ha prodotto imprese che di fatto non hanno struttura e sostanzialmente utilizzano manodopera. Questo è il problema dell'Italia. Quante sono le imprese vere nella gestione dell'edilizia?
Ho letto gli emendamenti e spero che ce ne siano altri - così avevo capito, sottosegretario Crimi - da parte del Governo, per cercare di affrontare il problema vero: abbiamo una pubblica amministrazione non in grado di gestire gli appalti pubblici. Se vogliamo gestirli con serietà, bisogna assumere tecnici, ingegneri, progettisti, personale capace di occuparsi della direzione dei lavori, e di fare il RUP, che oggi non abbiamo nella pubblica amministrazione. Diversamente, questo provvedimento sblocca cantieri sarà: «fate quello che volete». E, alla fine della fiera, tutto ciò significherà corruzione e aumento dei costi della pubblica amministrazione.
Quante varianti si faranno? Come e chi controllerà le varianti? Come sono le stazioni appaltanti? Qual è il livello di qualificazione delle stazioni appaltanti? Sapete quante stazioni appaltanti qualificate abbiamo oggi in Italia? Lo chiedo al Governo, ai relatori. Rispondetemi nella replica: quante stazioni appaltanti qualificate abbiamo nel nostro Paese oggi?
Colleghi, se andiamo avanti in questa direzione, non credo che sarà ai posteri l'ardua sentenza. Purtroppo toccherà a noi prendere atto di un ulteriore danno alla pubblica amministrazione e alla capacità di risolvere i problemi. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU e PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ruspandini. Ne ha facoltà.
RUSPANDINI (FdI). Signor Presidente, noi di Fratelli d'Italia siamo in profonda sintonia con chi sostiene un grande e non più rinviabile piano di sviluppo infrastrutturale che rimetta in moto la nostra economia. Ce lo chiedono le nostre aziende, i nostri imprenditori, i nostri Comuni, i nostri territori e le categorie che abbiamo audito in Commissione.
In quella sede abbiamo discusso e toccato temi nevralgici relativi alla materia al nostro esame: l'appalto integrato, l'appalto sotto soglia, la materia complessa del subappalto, la questione delle commissioni di gara e dei criteri di aggiudicazione. Lo dico brevemente: Fratelli d'Italia ha fatto delle richieste e ha dato il proprio contributo, ottenendo anche qualcosa. Faccio riferimento - ad esempio - alla possibilità di consentire alle imprese che hanno debiti con l'erario di non essere escluse dagli appalti; alla possibilità di partecipare per le imprese soggette ad accertamento fiscale; alla possibilità per le imprese di acquisire appalti pubblici senza dover fallire. Una delle nostre maggiori criticità è il fatto che ci sono imprenditori che decidono di impiccarsi perché non ce la fanno più a pagare i propri dipendenti perché lo Stato non paga.
Fratelli d'Italia vuole, però, aggiungere una questione ulteriore che ritiene molto importante, e cioè quella di voler certificare il dramma delle nostre opere pubbliche che sono ingabbiate, mortificate, frustrate da un mostro che si chiama burocrazia. Ecco: questo mostro che sconfina nei meandri della pubblica amministrazione, in realtà, incide sulla natura stessa del dirigente e del politico.
Io - come credo molti in quest'Aula - ho avuto la fortuna di essere assessore ai lavori pubblici nella mia città. Devo dire che tutti coloro che hanno avuto modo di ascoltare gli imprenditori italiani li hanno sentiti parlare dei Paesi in via di sviluppo e anche di quelle facenti parte dell'Unione europea come di una sorta di Eldorado, non esistendo secondo loro - in essi la burocrazia, quel mostro invadente e invasivo presente nella nostra Nazione. Lo stesso politico ha imparato a non fare nulla perché, turbati da alcuni partiti che agitano le manette e dal facile arresto, preferiscono non agire. La stessa cosa - devo dire - tocca al dirigente dello Stato italiano che di buon grado fa finta di niente, mette la testa sotto la sabbia e purtroppo si disinteressa quasi di queste criticità folli.
Secondo uno studio, i nostri tempi sono più lunghi del 54 per cento rispetto a quelli del resto d'Europa. Per questo chiediamo maggiore coraggio e ci saremmo aspettati maggiore coraggio, perché le misure proposte incidono poco, lasciano intatte questioni irrisolte che bloccano e rallentano in maniera esasperata la realizzazione delle opere. Bisogna intervenire sulla burocrazia nella fase autorizzativa delle opere, eliminare quegli ingiustificabili allungamenti di tempi, di messa a bando, di valutazione di appropriazione, di firma del contratto e di pagamenti che paralizzano gli operatori economici e, quindi, i cittadini.
Ho sentito gli amici della Lega condividere il problema. Noi siamo preoccupati per questo. Sono consapevole che abbiamo finalmente individuato una delle cause dei mali della nostra Nazione, ma riteniamo necessaria una sorta di rivoluzione culturale, perché consideriamo gli appalti pubblici - i cantieri, di cui si è abbondantemente discusso - un'occasione fondamentale di sviluppo.
Avete indovinato il nome - come spesso accade a questo Governo - che è assolutamente evocativo. La vera lotta, però, è culturale, perché il settore è ancora considerato un male endemico dove si annidano malaffare, privilegi, corruzione e degrado. Il decreto-legge in esame non basta.
Ecco perché noi di Fratelli d'Italia ci battiamo e ci batteremo sempre affinché quest'Assemblea possa vedere approvati provvedimenti che noi chiameremmo, più che sblocca cantieri, spazza burocrazia. (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Margiotta. Ne ha facoltà.
MARGIOTTA (PD). Signor Presidente, su diverse questioni ritornerò domani, nel corso dell'esame degli emendamenti. Tuttavia, vorrei ricordare qui, in Aula, il senso di alcune questioni politiche insite nel provvedimento e nella lunga discussione che abbiamo fatto in questi giorni in Commissione.
Anzitutto, ci sarebbe davvero bisogno di una legge sblocca cantieri che faccia ripartire un comparto importante e decisivo per la nostra economia e sollevi dal torpore in particolare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e i suoi collaboratori. Invece, questo decreto-legge non lo è ed è tutt'altro, come proverò a spiegare.
Da questo punto di vista, il provvedimento in esame va considerato assolutamente un'occasione persa, purtroppo non solo inutile, ma - io ritengo - anche dannosa. Avete di fatto deciso - lo ha detto bene il collega, senatore Errani - di smontare il codice degli appalti, nell'idea - francamente smentita dai numeri - che esso sia causa dello stallo delle opere pubbliche. Non è così. L'anno scorso le opere pubbliche, i bandi e le aggiudicazioni hanno avuto un incremento netto e deciso, come dimostrato dai dati del Cresme.
La tesi è quindi fallace. Ben altri sono i motivi per cui vi sono rallentamenti. Uno tra tutti è la mancata riforma della qualificazione e della riduzione in numero delle stazioni appaltanti. Il provvedimento in esame non solo non si occupa della questione, ma si muove totalmente in controtendenza, consentendo persino di non far più affidamento alle centrali di committenza, che erano un primo importante passo in avanti.
Abolite inoltre le linee guide che l'ANAC avrebbe dovuto emanare in accompagnamento al codice (cosa che in gran parte ha fatto) - mi riferisco alla cosiddetta soft law - per sostituirle con il regolamento, che vi impegnate a far approvare entro centottanta giorni. Magari! L'ultima volta il regolamento ha avuto bisogno di quattro anni per essere approvato. Per tutto il tempo durante il quale il regolamento non sarà approvato rimarranno in vigore linee guida che fanno riferimento a un codice superato dal provvedimento in esame. La confusione nelle stazioni appaltanti sarà enorme e la difficoltà di affidare lavori, seguirli e farli realizzare compiutamente e correttamente sarà ancora più grande. Altro che sblocca cantieri! Vi sfido: vedremo di qui a qualche mese quante gare si sono invece bloccate.
Avete sentito tutti le preoccupazioni dell'ANAC, su cui oggi è tornato il presidente Cantone. Il provvedimento non solo non è efficace nello sbloccare le opere, ma contiene anche degli elementi criminogeni e pericolosissimi sotto il profilo della trasparenza. La soglia della legalità si abbassa di tanto. Peraltro, non abbiamo neanche convocato il presidente Cantone in Commissione per ascoltarlo, ma ci torneremo, eccome.
Sono state definite soglie anche di 350.000 euro con possibilità di affidare i lavori per trattativa privata, senza una vera e propria gara. Addirittura si torna al meccanismo del prezzo più basso sino alla soglia di 5,5 milioni di euro, e noi l'avevamo fissata a 2 milioni di euro. Il criterio del minor prezzo equivale a minore tutela dei lavoratori e minore garanzia della qualità delle opere medesime. Si aboliscono gli albi dei direttori dei lavori e dei collaudatori nei general contractor. Si tratta di una cosa assolutamente folle, perché si dà così la possibilità a un general contractor di affidare, intuitu personae, incarichi (anche del valore di milioni di euro) a chi vuole.
Si fa, soprattutto, totale marcia indietro rispetto al fondamento cardine, che io difenderò sempre, contenuto nel codice, e cioè la centralità della progettazione esecutiva e, soprattutto, la distinzione tra l'impresa che realizza e il progettista terzo, rispetto tanto all'amministrazione quanto all'impresa. Al contrario, si mette di nuovo il progettista sotto le grinfie dell'impresa, sostanzialmente sminuendo e svilendo il suo lavoro e, contemporaneamente, la centralità della progettazione.
Signor Presidente, la sento scampanellare: non mi dica che ho finito il tempo a mia disposizione. Mi conceda un altro minuto perché voglio, correttamente, dare rilievo al lavoro svolto dai relatori, i senatori Santillo e Faggi, con la regia del senatore Patuanelli, i quali hanno accolto delle nostre proposte e hanno eliminato alcune delle brutture. Se non mi consente di elencarle torno a parlare delle cose brutte che in esso sono rimaste.
PRESIDENTE. Senatore Margiotta, le ricordo che il tempo del suo intervento lo stabilisce il suo Gruppo e non la Presidenza.
MARGIOTTA (PD). Lo so, signor Presidente, ma ho voluto riservare più tempo per gli interventi. Insisto soltanto su un punto, che mi sembra moto negativo, e sul quale concludo.
Signor Presidente, la disciplina dei commissari è folle, per come è scritta oggi. Non si dice su quali opere possa essere nominato un commissario: teoricamente, su tutte. Non si dice che tipo di criteri deve avere il commissario, di onorabilità e di professionalità, per svolgere il ruolo e, soprattutto, si scrive che può operare in deroga alle leggi. Gli si dà un potere enorme, questo sì criminogeno. Contro queste cose domani ci batteremo fino in fondo e speriamo davvero di essere ascoltati. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Arrigoni. Ne ha facoltà.
ARRIGONI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, la Lega è orgogliosa di questo provvedimento che, per una parte importante, oltre venti articoli, si occupa ancora delle popolazioni terremotate, a causa dei sismi che negli anni hanno colpito molte parti del nostro Paese.
Il decreto-legge si occupa principalmente della ricostruzione del sisma che lo scorso anno ha colpito il Molise e parte della Provincia di Catania, in Sicilia. Si prevede qui la nomina di due commissari straordinari alla ricostruzione, uno per ciascuno delle due aree, scelti d'intesa con i Presidenti regionali. Si prevede lo stanziamento di una dotazione di quasi 260 milioni per cinque anni per far fronte alle spese. Per la ricostruzione privata, si prevede il riconoscimento del danno fino al 100 per cento delle spese sostenute. Si prevedono la ricostruzione pubblica di edifici pubblici, chiese, beni culturali e interventi per assicurare servizi con procedura negoziata. Si istituisce una zona franca urbana per le imprese e anche per i professionisti.
Poi interveniamo anche per il sisma dell'Aquila del 2009. Al contributo di dieci milioni alla città dell'Aquila, già previsto per quest'anno, in fase emendativa ne abbiamo aggiunti altri dieci per il 2020. E si spera di approvare domani la proroga, per tutto l'anno corrente, del termine per le imprese per la comunicazione dei danni subiti e le osservazioni, in ordine al provvedimento aperto dalla Commissione dell'Unione europea per gli aiuti di Stato dichiarati illegittimi.
Soprattutto, in questo decreto-legge interveniamo ancora con tante misure per il terremoto del Centro-Italia del 2016 che, di fatto, è e sarà per moltissimi anni il più grande cantiere del Paese, quello della ricostruzione, che deve dare speranza per la rinascita di quelle comunità colpite. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Per il Centro Italia, dopo le importanti misure introdotte da questo Governo con il decreto n. 55 - peraltro l'ultimo era stato emanato da Gentiloni - con il decreto proroga termini di luglio, con il decreto per Genova di settembre e con la legge bilancio 2019, altre nuove misure sono state apportate in questo decreto, già alla sua emanazione, e altre sono state ulteriormente migliorate e incrementate in fase di conversione.
È la conferma, signor Presidente, colleghi, che questa maggioranza, soprattutto la Lega e il ministro dell'interno Salvini, hanno a cuore le comunità terremotate, alle quali non è mai mancato e mai mancherà in futuro il sostegno. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Ricordo che nei suddetti quattro provvedimenti abbiamo inserito moltissime misure, oltre sessanta, a beneficio delle famiglie e delle imprese. Abbiamo modificato norme urbanistiche, apprezzate da quasi quarantamila professionisti che operano nell'area del cratere, tra ingegneri, geometri, architetti e geologi. Per esempio, abbiamo regolarizzato - e ci tengo a ricordarlo - le piccole difformità su edifici privati che paralizzavano gli interventi di ricostruzione e riparazione degli immobili danneggiati.
Abbiamo inserito - lo ricordo - molte misure fiscali, come la proroga al 2020 della zona franca urbana, aumentando da 60 a 120 le rate della busta paga pesante, e abbiamo escluso sino al 2020 dal reddito i fabbricati inagibili ai fini del calcolo dell'ISEE, ai fini Irpef e del reddito delle società.
Con questo decreto, soprattutto per il Centro-Italia, stiamo lavorando ancora in queste ultime ore e negli ultimi minuti per il cantiere più grande del Paese. Sbloccare per ricostruire: è così che la Lega intende da sempre il suo impegno nei confronti delle comunità terremotate. La Lega vuole i Comuni protagonisti nella ricostruzione e abbiamo creato le condizioni affinché i sindaci e i Comuni lo possano diventare: centrali e protagonisti. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az e del senatore Coltorti).
I Comuni, infatti, potranno facoltativamente - lo sottolineo - eseguire direttamente l'istruttoria degli interventi di ricostruzione privata classificati come «b» e «c» (ricostruzione lieve) e a livello «e», ovvero gli interventi pesanti di demolizione e ricostruzione. Questa misura, unita a quella che prevede l'assunzione presso gli stessi Comuni di 350 dipendenti a tempo determinato, che mi auguro possa essere approvata domani, determinerà una svolta epocale nella ricostruzione. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az e del senatore Coltorti).
Per i Comuni, ancora, è stato previsto il ristoro dell'esenzione della tassa di pubblicità e della tassa di occupazione di suolo pubblico per gli esercizi commerciali nel cratere, che quindi hanno avuto un ulteriore aiuto da parte di Governo e Parlamento.
Per la ricostruzione pubblica si prevedono notevoli semplificazioni per gli affidamenti degli incarichi di progettazione: affidamenti diretti per incarichi inferiori ai 40.000 euro e per soglie superiori procedure negoziate semplificate. Per i privati, invece, abbiamo introdotto ancora un'ulteriore proroga di quattro mesi del termine per l'avvio della restituzione delle rate della busta paga pesante: in sostanza, i primi rimborsi, anziché scattare dal mese di giugno, saltano alla fine di ottobre di quest'anno. È stata estesa per il 2019 l'esenzione dell'imposta di bollo e dell'imposta di registro per le istanze, i contratti e i documenti presentati alla pubblica amministrazione.
È stato poi esteso il beneficio della zona franca urbana, che in legge di bilancio avevamo allungato al 2020, anche ai professionisti. È stato finalmente tolto il divieto di vendita dell'immobile distrutto e inagibile già beneficiario di contributo, che di fatto impediva gli interventi di ricostruzione.
Altre novità importanti sono - ad esempio - i criteri stabiliti per evitare la concentrazione di incarichi contemporanei ai professionisti nella ricostruzione privata: cosa non superflua - lo sottolineo - visto che pochi tecnici intraprendenti hanno creato veri e propri monopoli rappresentando, lì nel cratere, degli imbuti e, dunque, dei rallentamenti negli interventi.
Che dire poi della norma che, rispettando il testo unico dell'ambiente, ha introdotto finalmente il limite alla presenza di amianto nelle macerie? Eviteremo finalmente il blocco delle rimozioni, accaduto moltissime volte in passato, anche per la sola presenza di una piccola quantità di questo rifiuto pericoloso.
L'ultima misura introdotta che voglio sottolineare è quella che mira a scongiurare i fenomeni di spopolamento e di abbandono soprattutto nei piccoli paesi. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Per i Comuni che presentano oltre il 50 per cento di immobili dichiarati inagibili e distrutti si prevede l'autorizzazione all'installazione di strutture abitative temporanee e amovibili. Lasciatemi dire che nonna Peppina con la sua casetta, per la quale - lo rivendichiamo - la determinazione della Lega ha consentito il dissequestro e dunque l'uso, ha rappresentato un esempio da poter seguire e autorizzare in tutta l'area del cratere. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Signor Presidente, mi avvio a concludere, non prima di aver ringraziato per il tanto e positivo lavoro svolto i relatori Faggi e Santillo, i colleghi delle Commissioni ambiente e lavori pubblici, il vice ministro Rixi, il sottosegretario Crimi e, soprattutto, gli Uffici, che hanno sviluppato un'enorme mole di lavoro.
Per le comunità terremotate resta ancora molto da fare, però siamo convinti come Lega che, continuando ad ascoltare i territori colpiti, le popolazioni, i sindaci, i professionisti e le associazioni datoriali di impresa, stiamo veramente definendo sempre di più misure e strumenti per fare bene e accelerare le ricostruzioni.
In occasione delle recenti elezioni europee quelle comunità terremotate del Centro Italia che si ricordano le SAE (soluzioni abitative d'emergenza) di Renzi arrivate con anni di ritardo - costose (anche 5.000 euro al metro quadrato), molte delle quali vanno a pezzi - hanno dato oltre il 40 per cento di consensi alla Lega, un dato che certifica che i cittadini e gli imprenditori colpiti dal sisma stanno apprezzando il nostro impegno, decidendo di riporre ancora in questo Governo e nella Lega la loro fiducia per una rapida ricostruzione.
La ringrazio, Presidente, ho terminato. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Gallone. Ne ha facoltà.
GALLONE (FI-BP). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, cari colleghi e care colleghe «semplice correttivo, non sblocca cantieri» è la migliore valutazione su questo provvedimento che ho sentito in Commissione nel corso delle audizioni degli esponenti dei vari mondi economici e imprenditoriali e delle associazioni rappresentative dei nostri enti locali.
Molte, anzi moltissime sono le criticità di questo testo. È evidente l'intento del Governo di mettere una pezza per frenare lo sconcerto dell'opinione pubblica e delle imprese causato dall'estemporaneità di fermare le opere pubbliche del Paese. Tuttavia, come sempre avviene mettendoci una pezza, il risultato prodotto non è risolutivo e ottimale e la proposta risulta parziale, insufficiente e in molte parti sbagliata.
Voglio fare alcune considerazioni.
Innanzitutto, va rilevato che tra le pieghe del decreto-legge, che dovrebbe essere un provvedimento urgente, sono previsti almeno 15 decreti e provvedimenti attuativi che deve adottare il Governo, ma non solo.
Per l'adozione del Regolamento unico, per esempio, che sostituirà le linee-guida ANAC e i decreti attuativi del codice degli appalti, la scadenza è fissata al 19 ottobre. I tempi, quindi, non saranno quelli di norme immediatamente operative, come richiederebbe lo stallo delle opere pubbliche.
Stesso discorso vale per i commissari straordinari, che dovrebbero occuparsi degli interventi infrastrutturali prioritari, per nominare i quali sono necessari uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell'economia, senza un termine perentorio, per cui campa cavallo. Parliamo di commissari straordinari per interventi sulla rete viaria della Regione Sicilia, per la ricostruzione nella provincia di Campobasso e per i 30 Comuni dell'area metropolitana di Catania, per le esenzioni IMU e TASI, per energia elettrica, gas, acqua e telefonia per fabbricati distratti o inagibili, per il terremoto del 1980 e del 1981 in Campania, Puglia, Basilicata e Calabria (quarant'anni), Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria e ricordo l'attenzione alle strade di Spoleto, che è il capofila tra i Comuni del cratere dell'Umbria.
Con gli stessi decreti sono previsti i termini, le modalità, le tempistiche, l'eventuale supporto tecnico, le attività connesse alla realizzazione dell'opera e il compenso per i commissari straordinari. Quindi, le misure principali di questo decreto-legge richiedono ulteriori norme attuative che non sono certo di brevissimo periodo. In buona sostanza, sono pochi i cantieri che riusciranno a essere sbloccati entro la fine di quest'anno; quindi, l'impatto di questo decreto-legge sulla crescita economica del 2019 sarà irrisorio, se non nullo.
Molto preoccupante è il ritorno al sistema del massimo ribasso, che rischia di produrre una presunta accelerazione della realizzazione delle opere, che avverrebbe, però, solo nel momento dell'affidamento, con rischi evidenti, invece, per la fase realizzativa, che è quella più importante, derivanti da un minore contenimento degli azzardi in fase di offerta.
Il prezzo deve essere allineato a riconoscimenti, referenze e certificazioni che il professionista ha in possesso. Basta fare sempre sconti esagerati e fare la guerra dei poveri. (Applausi della senatrice Toffanin). Molto evidenti sono i rischi anche per la qualità dell'occupazione.
Nello specifico, negli appalti sotto-soglia è definito nel minor prezzo il criterio da utilizzare in via preferenziale, seppur corretto con il metodo di esclusione automatica dell'offerta anomala. Penso, per esempio, al personale che si occupa di sicurezza: non può essere pagato al ribasso.
La revisione della disciplina dell'esclusione automatica delle offerte anomale è inadeguata all'obiettivo (di contenimento dell'eccesso di ribasso), e potrebbe favorire - ecco il rischio - il ritorno agli accordi di cartello, visto che manca un efficiente meccanismo anti turbativa. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Per fortuna, anzi, grazie all'accoglimento di un nostro emendamento, è stata rivista la disciplina delle clausole di esclusione che prevedeva la possibilità di esclusione dell'impresa dalla gara nel caso non vi fosse il pagamento di contributi e imposte, anche in presenza di contenziosi non conclusi. Qualche beneficio immediato arriverà per le piccole e piccolissime gare, dove lo sforzo di semplificazione del Governo dovrebbe dare una scossa riducendo i tempi di aggiudicazione. Ma si tratta pur sempre di gare da bandire, non di cantieri messi o rimessi subito in produzione.
Anche il sistema di incentivi normativi (e fiscali nel decreto-legge crescita) per innescare operazioni di rigenerazione urbana tramite demolizione e ricostruzione di interi edifici non convince gli operatori che giudicano troppo deboli entrambi i bonus. Sul fronte investimenti la vera partita, come dicevo prima, si gioca sul tavolo dei commissari. Il ministro delle infrastrutture Toninelli ha annunciato l'arrivo di un primo emendamento - lo stiamo aspettando - per dare a un commissario il compito di mettere in campo i progetti di messa in sicurezza idrica del Gran Sasso.
La via dell'emendamento per accelerare singole opere o piani è, però, molto rischiosa perché può scatenare una corsa a inceppare il decreto-legge di norme ad hoc anziché fare un accordo, presto e bene, sulle opere e sui piani da sbloccare con un decreto di Palazzo Chigi. Senza questo passaggio-chiave che avvii veramente la stagione dei commissari, l'ambizione di riavviare in tempi rapidi la spesa resterà tale. Senza contare, poi, il rischio boomerang di una nuova frenata dei bandi a causa della necessità delle stazioni appaltanti di adeguare documenti e procedure alla raffica di novità in arrivo.
Il decreto-legge nel suo insieme mi sembra, dunque, contorto e non fruibile nell'immediato. Si rischia di complicare lo stato di fatto, riguarda poco l'aspetto ambientale e viene quasi tutto concentrato nelle Regioni del Sud, ma ricordo che i grandi sismi sono avvenuti anche in Regioni del Nord, come il Friuli, che non viene minimamente nominato.
Nello sblocca cantieri, poi, non è prevista la cosa più importante: la prevenzione. Si fanno i decreti-legge e le leggi in generale sempre a caso avvenuto.
Consiglio di porre veramente attenzione alla prevenzione, investendo risorse ora per risparmiare in futuro, e non risparmiare soltanto denaro, ma molto spesso vite umane.
Il nostro territorio è fragile. Infatti, come si fa a parlare di sismologia, interventi e altro se non abbiamo ancora ricoperto l'Italia con le carte geologiche, con i progetti Cargo che ci permettono di sapere e di prevenire, con una mappatura geologica complessiva, prima di prevedere nuove opere pubbliche o edilizie? Altrimenti richiamo di costruire sull'argilla. È quindi necessario fare da subito le carte geologiche. Sarebbe come costruire un grattacielo senza il progetto. Nello sblocca cantieri vi è ancora troppo potere all'ANAC, ma chi seguirà lo specificherà.
Le amministrazioni locali, che sono le più preoccupate, confermano il disorientamento dei funzionari pubblici locali: per i Comuni sono troppe le variabili da considerare, gli adempimenti da effettuare e gli atti da emanare successivamente all'adozione del nuovo codice, con confusione normativa e contraddittorietà rispetto alla giurisprudenza in materia, con linee guida talvolta considerate poco chiare.
Sono assolutamente condivisibili molti passaggi della Corte dei conti che abbiamo ascoltato, in cui si evidenzia la sussistenza di diverse problematiche ricorrenti che possono raggrupparsi in due grandi questioni, una delle quali è la difficoltà da parte delle stazioni appaltanti di applicare correttamente la normativa in tema di individuazione del contraente, con frequente ricorso all'affidamento diretto, anche al di fuori dei casi consentiti dalla legge e di utilizzo non conforme del codice dell'istituto dell'affidamento in house, ovvero del ricorso alla proroga dei contratti preesistenti. Per questo tale situazione rende indifferibile un programma di rafforzamento, professionalizzazione e specializzazione delle risorse umane, dei tecnici interni alle pubbliche amministrazioni che operano nel settore degli appalti. Molti piccoli Comuni, infatti, non hanno queste professionalità.
Ne consegue dunque la necessità di procedere all'aggregazione delle stazioni appaltanti, che sono attualmente oltre 32.000, e di accrescerne dimensione e competenza.
In parole semplici, dunque, il decreto-legge in esame non servirà a molto e sicuramente non sbloccherà proprio nulla in tempi brevi, in quanto sono previsti: sei mesi per redigere il nuovo regolamento appalti, riscrivendo da capo 13 provvedimenti del vecchio codice; totale assenza di norme per semplificare la via crucis delle procedure; tempi lunghi per nominare i commissari; il rischio del caos normativo.
In conclusione, mancano soprattutto le parole-chiave con cui il provvedimento era partito: urgenza, sblocco dei cantieri fermi, commissari subito, utilizzo dei 150 miliardi di risorse già stanziate e mai partite. Questo ennesimo provvedimento dal titolo evocativo e accattivante in realtà è un altro atto che, all'interno di una scatola infiocchettata, contiene una serie di oggettini accessori che non risolveranno i problemi infrastrutturali ed ambientali del Paese. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Coltorti. Ne ha facoltà.
COLTORTI (M5S). Signor Presidente, colleghi, il decreto-legge sblocca-cantieri affronta una delle più importanti emergenze che questo Governo ha dovuto trattare da quando si è insediato: il fatto che molte risorse pubbliche, decine di miliardi di euro, non vengano spese a causa della complessità delle norme, dell'interpretabilità delle stesse e dei contenziosi che si generano. Ciò comporta forti rallentamenti per la realizzazione degli appalti pubblici, il blocco di ingenti risorse già stanziate che potrebbero essere iniettate nell'economia reale, il proliferare di contenziosi giudiziari, ma soprattutto la privazione, per i cittadini, di servizi pubblici deliberati dalle varie amministrazioni.
Il mercato degli appalti pubblici, secondo le ultime stime della Commissione europea, vale oggi in media in Europa circa 2.000 miliardi di euro l'anno e solo in Italia nel 2017 circa 139 miliardi all'anno per quel che riguarda gli affidamenti di importo uguale o superiore a 40.000 euro. Ricordiamo però anche che una ricerca dell'università Tor Vergata di qualche anno fa mostra come gli sprechi nel settore degli appalti sono pari a circa 30 miliardi di euro all'anno (il 2 per cento del PIL), di cui il 13 per cento è dovuto alla corruzione e l'87 per cento all'incapacità e all'incompetenza degli uffici tecnici e degli amministratori.
In questi mesi la 8a Commissione ha svolto un'attività enorme nel processo di riforma del codice dei contratti, un lavoro svoltosi soprattutto con l'audizione di decine di portatori d'interesse che hanno evidenziato criticità e proposte risolutive. Questo lavoro, sintetizzato dai relatori Santillo e Faggi, insieme a quello del sottosegretario Vito Crimi, che ringrazio, sono stati fondamentali nella redazione del decreto-legge.
Entrando nel merito del dispositivo normativo, vari articoli si occupano di come semplificare e ridurre l'interpretabilità della normativa specifica in materia di appalti pubblici. Io vorrei però concentrare il mio intervento sulla seconda parte del testo, quella relativa alla ricostruzione delle aree colpite dagli eventi sismici.
Io sono marchigiano e la Regione Marche è quella in cui vivo e dove ho svolto per decenni la mia attività di geologo e di ricercatore universitario. È anche una delle Regioni del Centro Italia che ha subito gli effetti più devastanti dei sismi del 2016 e del 2017. Il precedente Esecutivo aveva già legiferato con diversi decreti, a cui ne sono seguiti altri, emanati dall'attuale Governo, che, nel cambiare passo per velocizzare la ricostruzione, hanno di fatto semplificato e sanato alcune criticità (vedansi per esempio le difformità edilizie).
Ora, con questo nuovo decreto-legge, si vanno ad aggiungere ulteriori misure, che porteranno a un'ulteriore sburocratizzazione. Oltre a ciò, sono stati inseriti nuovi finanziamenti per far fronte alle richieste di accelerazione della ricostruzione, riguardanti sia l'assunzione di personale che il potenziamento della struttura preposta a esaminare le richieste di contributi. Altre risorse sono destinate a compensare le maggiori spese e le minori entrate dei Comuni, incluso quello dell'Aquila, colpito dalla crisi sismica del 2007 e ancora in uno stato veramente arretrato di ricostruzione. Sono destinati maggiori contributi per le esigenze degli uffici tecnici dei settori locali e della scuola dell'obbligo, inclusi asili nido, viabilità e verde pubblico. Si è previsto inoltre, sempre in virtù di una netta accelerazione della ricostruzione, di dare la possibilità ai Comuni interessati di gestire la procedura relativa agli edifici interessati da danni lievi, d'intesa con l'ufficio speciale per la ricostruzione.
Sui danni lievi però - scusatemi se esco un po' dall'aspetto tecnico del decreto-legge - mi è necessario ricordare quante risorse pubbliche sono state sperperate per puntellare gli edifici con danni lievi, invece di dare fin da subito la possibilità ai privati di agire direttamente con la riparazione dei propri edifici, per poi rendicontare la spesa. Viene il dubbio che queste politiche scellerate non siano state guidate da interessi pubblici; personalmente credo che sia necessaria l'istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare per verificare come siano stati spesi i miliardi di euro destinati all'area del sisma, sia per i puntellamenti, sia anche per realizzazione delle aree SAE. Si ricorda, a chi non ne fosse a conoscenza, che su alcuni aspetti della ricostruzione sono aperte procedure giudiziali.
Per la ricostruzione pubblica, purtroppo ferma al palo per le scelte scellerate ed errate di chi ci ha preceduto, con questo decreto-legge viene estesa la possibilità di affidamenti di servizi tecnici, inclusa l'elaborazione della pianificazione urbanistica e i servizi sotto soglia, previa consultazione di dieci professionisti iscritti all'albo speciale del commissario. I servizi possono inoltre essere affidati con il criterio del minor prezzo e non del massimo ribasso, come molti hanno paventato. (Commenti del senatore Mirabelli). Il minor prezzo, facilmente calcolabile tramite un algoritmo, impedisce che si facciano ribassi esagerati, che poi si ripercuotono sulla qualità dei materiali e sulla professionalità del personale utilizzato.
Di estrema importanza è l'aumento delle spese riconosciute dal commissario ai professionisti per indagini e prestazioni specialistiche, come la risposta sismica locale (che sinora non era neppure contemplata), le analisi geologiche, le relazioni ambientali e paesaggistiche. Queste analisi permettono di elevare enormemente le soglie di sicurezza e dunque di affrontare eventuali sismi futuri con maggior serenità. Sono inoltre ridefinite le soglie di pericolosità delle macerie che contengono amianto, permettendo di trasportare in discarica ammassi di rocce e terre con percentuali veramente risibili di amianto. È stata inoltre prevista una compensazione delle minori entrate nei Comuni a seguito dell'esenzione delle imposte comunali sulla pubblicità e del canone di autorizzazione per l'occupazione di aree pubbliche.
Un articolo riguarda la semplificazione delle procedure per il ristoro dei danni subiti da attività economiche che sono state portate fuori Regione. È una misura che riguarda i settori a cavallo fra le quattro Regioni interessate dal sisma. La rapida elargizione del contributo permetterà di riprendere l'attività, talora a poca distanza dal luogo originale danneggiato, garantendo che il territorio non si spopoli ed evitando uno dei principali problemi dell'area sismica.
Una delle disposizioni più salienti del decreto consiste nelle procedure di attivazione del sistema di IT-alert, che nessuno ha menzionato. Le tecnologie attuali permettono di inviare in tempo reale messaggi di allerta in caso di calamità. È una norma che il Paese attendeva da tempo e che dovrà progressivamente essere estesa a tutte le Regioni. In pratica, durante un evento, l'ufficio preposto lancia un allarme avvertendo chi è munito dei più semplici recettori, come un semplice telefonino, di che aree o strade evitare e di come comportarsi per fronteggiare la calamità e l'emergenza. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
Il Governo del cambiamento con questo decreto porta un contributo sostanziale non solo all'accelerazione dei processi di ricostruzione delle aree colpite dal terremoto, ma inizia un percorso virtuoso per affrontare in modo funzionale e immediato le emergenze. Vogliamo che i nostri stupendi territori colpiti duramente dalle calamità naturali tornino il prima possibile alla normalità, attraverso la ricostituzione delle comunità locali, la crescita economica e la fruibilità delle aree.
Noi lavoreremo incessantemente per questo. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Santillo.
Ricordo ai colleghi relatori che avevano un'ora di tempo e hanno usato cinquantanove minuti. Non dico di replicare in un minuto, ma in poco di più.
SANTILLO, relatore. Signor Presidente, cercherò di essere rapidissimo. Vorrei ricordare a tutti i colleghi che questo provvedimento non è risolutivo di tutto il codice dei contratti perché, come ricorderanno, all'interno della nostra Commissione abbiamo incardinato il disegno di legge delega al Governo per il riordino di tutta la materia; invece, da quanto emerso durante la discussione, sembra quasi che l'intento fosse di riuscire a risolvere le problematiche dei contratti in Italia con questo provvedimento, ma così non è. Il provvedimento è un cosiddetto sblocca cantieri, perché per noi per colpire il cancro vero degli appalti in questo Paese bisognava colpire le procedure di aggiudicazione ed è così che abbiamo voluto intervenire cambiando paradigma e, anziché preferire l'offerta economicamente più vantaggiosa negli appalti sotto soglia, passiamo all'offerta aperta con procedura al minor prezzo. Ricordo che questa è una procedura trasparente e nulla c'entra con la possibilità né che vi siano più incidenti sui luoghi di lavoro, né che ci siano lavoratori in nero. Lo stesso dicasi per il fatto che il PD legava prima la materia alla percentuale di subappalto. Voglio ricordare che ci sono alcune infrazioni segnalate dall'Unione europea come l'obbligo dell'Italia di andare verso il 100 per cento del subappalto, non ce la sentiamo, abbiamo incrementato fino al 40.
Posso anche dire che anche la volontà di fare in modo che il concorrente non possa essere subappaltatore è indicata dall'Europa, ma sappiamo bene come va nel nostro Paese il lavoro e quindi per noi quella può essere una via per accordi di cartello che va assolutamente vietata, in quanto dietro vi si possono annidare le mafie.
In conclusione, vorrei ricordare alla senatrice Gallone che il terremoto che c'è stato in Irpinia ha lasciato non solo dei morti, ma gravi ferite sul territorio, quindi la Lioni-Grottaminarda si innesta in uno di questi percorsi, per recuperare le infrastrutture e per far sì che i cittadini possano spostarsi da una Regione all'altra. Il presidente dell'8a Commissione Coltorti ha chiarito prima come parlare di massimo ribasso sia completamente differente dal parlare del minor prezzo. Ricordo che all'articolo 97 del codice degli appalti l'applicazione della formula prevede che si calcolino la somma e la media dei ribassi. L'espressione «massimo ribasso» ve la siete inventata voi.
Concludo dicendo che in Commissione abbiamo fatto un buon lavoro, alcuni emendamenti sono stati collegiali, come ad esempio quello volto a rimuovere il massimo del 30 per cento dell'offerta economica all'interno dell'offerta economicamente più vantaggiosa e soprattutto negli articoli dal 6 al 20, finalmente in questo Paese si è intervenuti in aiuto di quelle popolazioni colpite da eventi sismici fino ad oggi forse dimenticati. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la relatrice, senatrice Faggi.
FAGGI, relatrice. Signor Presidente, cercherò di essere breve anch'io. Toccherò alcuni punti che riguardano sia la parte riferita al sisma, sia la parte riferita alla questione del codice degli appalti.
Vorrei anche ricordare una cosa importante: il codice degli appalti per cento anni è stato regolato da un regio decreto del 1985. Con la costituzione della Comunità europea, nel 1990, è poi stata emanata una serie di decreti legislativi che hanno cercato di regolamentare la materia, dal 1992 al 2004, fino ad arrivare al n. 163 del 2006, con il suo regolamento, che è il decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010, per il riordino della materia, nel tentativo di riunificare tutto.
Dal 2007 al 2012 sono stati disposti ben 13 decreti legislativi, alcuni dei quali correttivi, che sono intervenuti per cercare di regolamentare nuovamente la norma, e quattro decreti del Presidente della Repubblica per i regolamenti attuativi. Successivamente a questi, ma solo con le direttive del Parlamento europeo e del Consiglio 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE, si è riusciti ad arrivare alla necessità di un ulteriore aggiornamento e revisione totale, che ha prodotto la legge n. 50 del 2016, che è quella attuale (cui è stato applicato un altro correttivo, un anno dopo, che ne ha modificato 130 articoli).
La norma del codice dei contratti e degli appalti è un compendio normativo non solo corposo, ma piuttosto articolato - come sa chi ne ha contezza nella sua completezza - perché tocca tantissime situazioni, tentando di comprimerle in un codice e adattandole a necessità che a volte si dimostrano l'una diversa dall'altra. Ne è la riprova la settantina di audizioni che abbiamo svolto in Commissione 8ª, grazie alla pazienza e alla capacità del presidente Coltorti, durante le quali ci siamo accorti non solo che le esigenze sono diverse una dall'altra, ma che a volte persino quelle degli appartenenti alla stessa categoria sono assai diversificate tra loro, per cui la situazione è abbastanza complessa.
Quello che si è cercato di fare qui non è uno spot, come pure ho sentito dire, che punta a mettere a posto qualcosina. Mi ha colpito soprattutto sentire dal senatore Grasso, che ho ascoltato con grande attenzione, l'apertura verso probabili illeciti e la corruzione: vede, senatore Grasso, l'ho sempre seguita con grande attenzione come magistrato, ma non penso sia una norma a poter evitare che vengano commessi illeciti o a favorirli; sono gli uomini e le donne a far sì che una norma venga applicata in modo corretto o meno. Mi dispiace, ma non aderisco alla teoria secondo la quale il contenuto delle norme qui predisposte può favorire la corruzione, anche se ribadisco di averla seguita molto attentamente, senatore Grasso.
Per quanto riguarda invece la questione del sisma, desidero rispondere al collega Ferrazzi - che vorrei potesse sentirmi senza parlare al telefono - il quale ha fatto presente - giustamente, secondo le sue ragioni - che il decreto dimostra buona volontà, che si è tradotta in 1,35 miliardi, suddivisi in quattro provvedimenti, che riguardano situazioni in cui intervenire e che non sono costituite da un prato, ma da macerie, dove lo scisma sismico continua ad andare avanti per mesi e anni.
Pertanto, ciò che si è cercato di fare, oltre ad alleggerire le disposizioni normative che dovevano essere semplificate per la ricostruzione e a implementare l'erogazione di denaro, è stato coniugare l'intervento con la situazione emergenziale. Chi è stato con la Protezione civile e i Vigili del fuoco semplicemente in visita nei luoghi colpiti dal sisma sa che spesso, prima dell'avvio dei lavori e di vedere qualcosa, la terra deve assestarsi perché la natura è difficile da controllare.
Ritengo si tratti di un buon provvedimento, che non abbia la pretesa di risolvere tutto, ma abbia la condizione, la volontà, la forza e, soprattutto, la determinazione di continuare in quel percorso normativo, che dura da più di cento anni e che ci vede ancora qui anche se siamo quasi nel 2020, per cercare di venire incontro alle diverse esigenze che ciascuno di noi porta e che, nelle loro differenze, devono comunque essere ascoltate. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, senatore D'Arienzo.
D'ARIENZO, relatore di minoranza. Signor Presidente, abbiamo seguito il dibattito e i tanti interventi. Ringrazio i colleghi che hanno approfondito alcuni aspetti, tuttavia dobbiamo rilevare che molte delle sollecitazioni e delle proposte non hanno trovato una vera e propria corrispondenza. Vi è una narrazione che non è corrispondente alla realtà. C'è chi sostiene che il codice degli appalti in vigore ha sostanzialmente rallentato il Paese e bloccato le opere più importanti. In realtà, guardando i dati, così come anche c'è stato esposto sia nell'indagine conoscitiva che nelle audizioni successive, il codice degli appalti ha ridotto i fenomeni corruttivi. L'Italia è cresciuta nella speciale classifica dei Paesi dove c'è meno corruzione e gli affidamenti di incarichi solo nel 2018 sono cresciuti del 30 per cento. Sono dati indicativi che facevano ben sperare, a maggior ragione per il fatto che ora il codice doveva essere a regime, ma adesso cambiamo tutto. La narrazione che ha accompagnato la revisione del codice degli appalti assolutamente non è corrispondente alla realtà. Certo, ci sono dei problemi e abbiamo cercato di affrontarli con le nostre proposte e i nostri emendamenti. Ad esempio, la vostra proposta di revisione del codice degli appalti, pomposamente chiamata «sblocca cantieri», non affronta i nodi che tantissimi amministratori di tutte le parti politiche hanno più volte sollevato e non sono le offerte economicamente più vantaggiose. Quindi, non erano le linee guida o l'oppressione da parte dell'Autorità anticorruzione; non erano le procedure negoziali o le soglie. Era ben altro. Erano i mancati finanziamenti. Se penso al taglio Anas, alle opere statali affidate all'Anas per 1,8 miliardi di euro, che sposta in avanti decine e decine di cantieri in giro per il nostro Paese, si capisce bene qual è il problema; altro che lo sblocca cantieri! Penso pure alle analisi costi-benefici (che stanno rallentando, se non bloccando alcune opere strategiche nel nostro Paese) e alla pletora delle centrali di committenza, con un Paese che fa fatica rispetto alle modifiche. Lo diceva poco fa anche il presidente Coltorti. Alcuni tecnici non sono preparati e si bloccano sul nulla rispetto agli appalti che stanno portando avanti.
Molte centrali di committenza - adesso addirittura le allarghiamo - non hanno le professionalità adeguate per alcuni tipi di appalto; molti sono stati i casi di fallimento dopo gli affidamenti degli incarichi: queste cose sono state dette in Commissione nell'ambito dell'indagine conoscitiva.
Non c'è nulla di questo nella proposta fatta con il decreto-legge. Anzi, viene applicato il minor prezzo, il prezzo più favorevole, il ribasso, chiamatelo come volete. Sappiamo bene che cosa ha comportato in passato: salari più bassi, cannibalismo tra le imprese, meno qualità, meno sicurezza sui cantieri (con quello che potrebbe succedere). Oppure l'eliminazione del divieto di subappalto alle ditte che hanno partecipato alla gara: ma che cosa significa questo se non un accordo, un cartello tra le imprese che partecipano all'appalto per poi spartirsi l'appalto medesimo?
Riduzione del ruolo dell'ANAC e affidamento ad un regolamento che sarà redatto dal Governo entro centottanta giorni: io immagino che di questo regolamento faranno parte le linee guida ANAC. Ma se le linee guida ANAC sono state un problema perché bloccavano gli appalti in questo Paese, come faremo a superarle se poi le porterete anche nel futuro regolamento? Quindi un dibattito, quasi un esercizio retorico, quello che ci viene presentato.
Elevare la soglia a 150.000 per gli affidamenti diretti sappiamo bene cosa significa. Vogliamo tornare a quel sistema? Era colpa dell'ANAC o era il Paese che andava in una determinata direzione? E nel momento in cui aumentiamo le stazioni appaltanti, si polverizzano o no le esperienze, anziché centralizzarle, almeno a livello provinciale, non dico a livello di Comune capoluogo? Quindi intravedo in futuro l'aumento dei fenomeni corruttivi. Su questo noi siamo intervenuti con numerose proposte; vedremo nel dibattito parlamentare.
Signor Presidente, chiudo con una chiosa finale sui commissari. Noi abbiamo ritenuto che i poteri assoluti che darete ai commissari di derogare numerose procedure sia un fatto negativo. Ma almeno ne valga la pena. Se proprio volete nominare dei commissari straordinari, fatelo in primis per le opere strategiche sulle quali finora avete dimostrato titubanza, se non addirittura volontà di bloccarle. Nominate allora entro pochi giorni i commissari per le alte velocità Brescia-Padova, Verona-Brennero e Terzo valico, ad esempio. Non voglio osare citare la Torino-Lione sulla quali ci sono contrarsi all'interno del Governo. Facciamo in modo che vi sia effettivamente un ritorno, ma pronti a correggere le storture che quei commissari, sulla base delle norme che state approvando, potranno produrre in futuro.
Resta quindi un giudizio negativo. Avevamo fatto delle sollecitazioni con spirito costruttivo e ci è stato riconosciuto, l'ho detto anche prima. Non essendoci stata almeno nel dibattito - poi nel voto non sappiamo, visto che molte cose sono cambiate e basta vedere il tenore degli emendamenti presentati in Aula - nessuna risposta ai nostri emendamenti e alle nostre sollecitazioni, il giudizio permane negativo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, senatore Ferrazzi.
FERRAZZI, relatore di minoranza. Signor Presidente, non è la prima volta che si parla di commissari straordinari. Oggettivamente, già nel 1997 il Governo Prodi intervenne attraverso la prefigurazione, la costituzione e l'individuazione di questa figura. Ma era una questione del tutto diversa, perché prevedeva l'istituzionalizzazione dei commissari straordinari per opere già previste, finanziate e bloccate. E cioè diceva: dopo il dibattito fatto, una volta che il Paese ha determinato i grandi obiettivi, ha finanziato le opere, che per molteplici motivi non si riescono a realizzare, si faccia il commissario straordinario. Ed erano previsti peraltro per opere di grande valenza strategica per il Paese.
Qui invece, e il dibattito di oggi non ha scalfito questa evidenza, non stiamo parlando di queste opere per due motivi fondamentali, il primo dei quali è lapalissiano: voi definite la figura di commissari straordinari per interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, ma quali sono questi interventi? Giocando per paradossi, all'improvviso, nel nostro Paese, la maggioranza potrebbe dire che il piano dei marciapiedi è prioritario perché i cittadini continuano a rompersi le gambe camminando per le città e magari ci ci si dimenticherebbe di opere quali quelle di cui ha parlato adesso il relatore, di opere fondamentali come, appunto, la Brescia-Padova o la Verona-Brennero. Bisogna definire un elenco. Bisogna avere il coraggio di mettere nero su bianco le opere che si vogliono davvero sbloccare.
Tra l'altro, Presidente, c'è un grosso problema reale, perché bisogna dar corso ai contratti di servizio, per esempio con Anas e RFI, per i quali sono messi a disposizione miliardi. Cittadini, territori e sindaci aspettano di fare quelle opere ed è in corso un indecente balletto con Anas e RFI, per cui queste strutture pubbliche non sanno più cosa fare e noi non siamo nemmeno nelle condizioni di sapere quali siano le intenzioni del Governo. Allora altro che commissario a prescindere, non si sa su cosa: si definisca cosa si vuole fare e dove servono i commissari e noi appoggeremo questa linea, se le opere sono davvero importanti. Si chiuda definitivamente il balletto sui contratti di servizio e si abbia la capacità di decidere.
Tra l'altro, a proposito della questione delle centrali d'appalto, noi non sappiamo nemmeno quante siano nel nostro Paese, perché ci sono varie ipotesi. Di certo si va dalle 30.000 alle 40.000. È possibile, in un Paese come il nostro, non lavorare sulla razionalizzazione e sull'aumento qualitativo di queste centrali d'appalto? Questo provvedimento, lo ripetiamo, non fa nulla.
Tralascio, perché ne ho già parlato prima, la questione delle città. Non avete detto nulla, naturalmente, sull'emendamento e sull'articolo 5 sulla rigenerazione urbana. Ho sentito solo enunciazioni quali: con questo provvedimento abbiamo puntato ad un grande piano di rigenerazione della qualità della vita e dell'innovazione tecnologica. Non si capisce quale sia il nesso tra queste parole e l'articolato.
Infine, per quanto riguarda il terremoto, prendiamo atto che il nostro emendamento, il 6.1, è stato approvato in Commissione. Tale emendamento definisce che i commissari devono operare non solamente per la delocalizzazione ma anzi, prioritariamente, per la riparazione e la ricostruzione in loco, perché salvaguardare il luogo dove le comunità sono state colpite e quindi la riabitazione di quei luoghi è fondamentale e di questo vi diamo atto.
Ovviamente, però, rimangono tutte le zone d'ombra di cui abbiamo parlato prima e la questione fondamentale è che i Comuni, siccome sono spesso di piccole dimensioni, non hanno la competenza ma soprattutto non hanno le risorse umane nemmeno per gestire l'ordinaria amministrazione, immaginiamoci per gestire la straordinaria amministrazione, come in questo caso. Dunque noi insistiamo e ripresenteremo gli emendamenti che vanno in questa direzione.
MIRABELLI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MIRABELLI (PD). Signor Presidente, vorrei fare una richiesta. Do per scontato, a questo punto, dato che non sono arrivati ancora gli emendamenti del Governo, che la scadenza per i subemendamenti sarà portata a domani mattina.
Noi domani abbiamo la direzione nazionale del Partito Democratico convocata per le 15,30. Ovviamente, non possiamo chiedere la sospensione dell'Aula per tutto il pomeriggio. Chiederemmo però di poter riprendere la discussione sul provvedimento al nostro esame alle ore 17 per avere un'ora in più per partecipare, dopo il question time che dovrebbe concludersi alle 16.
PRESIDENTE. Valuteremo la sua richiesta e poi le faremo sapere.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
CRIMI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, cercherò di essere molto rapido, in quanto mi riservo di dare maggiori approfondimenti durante l'esame degli emendamenti.
Anzitutto mi permetta di ringraziare i relatori, gli Uffici (che hanno lavorato incessantemente) e i colleghi tutti - sia di maggioranza, che di opposizione - per il modo in cui il provvedimento è stato affrontato in Commissione, devo dire con toni pacati e collaborazione, cercando di trovare le soluzioni. Ancora ne abbiamo di lavoro da fare, in Aula, visto che tante cose devono essere affrontate.
Una cosa che mi sento di dire è che il provvedimento, nei primi cinque articoli, serve a sbloccare i cantieri e garantire procedure più veloci. Nei successivi articoli affronta invece la questione del terremoto. I primi articoli consentono anche di sbloccare il più grande cantiere d'Italia, quello successivo al sisma del 2016, perché contengono norme di semplificazione che possono applicarsi automaticamente, in quanto introdotte nel codice degli appalti, per la ricostruzione pubblica a seguito del terremoto del Centro Italia.
Per quanto riguarda la parte sul sisma, permettetemi di rappresentare quanto segue. Sento dire che questo provvedimento non risolve i problemi. Questo provvedimento arriva dopo. Questo è un provvedimento che aggiunge semplificazione, portando qualche elemento in più; porterà personale in più, porterà modelli diversi di elaborazione delle domande di contributo e semplificazioni.
Il modello che è stato applicato in particolare al sisma del Centro Italia ha manifestato, ad oggi, tutto il suo fallimento. È inutile che ce lo nascondiamo. Se oggi parliamo di fallimento è perché forse quel modello che è stato applicato - chi lo ha definito, studiato e scritto dovrebbe semplicemente prenderne atto - ha fallito. Ripeto, quel modello è fallito. Questo è il motivo per cui sull'area etnea e sul Molise applichiamo un modello diverso, che mette al centro i Comuni ed è il modello che, con qualche intervento, stiamo cercando di spostare anche sul Centro Italia.
Non possiamo ovviamente intervenire con una misura shock, annullando completamente l'attuale modello, anche di governance, del sisma del Centro Italia, in quanto significherebbe ricominciare da zero e purtroppo non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo quindi fare degli interventi graduali, come avviene con il provvedimento in esame. Ad esempio, si prevede che i Comuni che sono in grado di farlo e ne hanno la volontà si possano assumere la gestione di tutta l'istruttoria delle schede di tipo b), c), livello e) e parametro L4, come approvato in Commissione. Si riconosce ai Comuni, di intesa con gli uffici di ricostruzione (USR), la possibilità di scegliere modalità di gestione delle istruttorie più vicine ai cittadini, che possano essere più dirette e facilmente verificabili. Infatti, oggi il grosso problema dei cittadini è che quando vogliono sapere delle proprie istanze e dell'iter che stanno seguendo, devono di fatto seguire un percorso a ritroso, fino a risalire a uffici sempre più lontani. Questo è il modello che ha fallito. Rimettiamo allora al centro i Comuni. In questo momento noi rimettiamo al centro i Comuni del Centro Italia, senza imporre nulla e lasciando la facoltà di iniziare questo percorso, che sperimenteremo perché potrà solo portare qualcosa in più. Magari altri Comuni, che inizialmente non decideranno di seguire questo percorso, si allineeranno in poco tempo. Probabilmente; riusciremo anche a decongestionare gli USR, che potranno occuparsi della ricostruzione pesante, quella un po' più complessa e per la quale serve grande competenza, e di quella pubblica, che è quella ancora più problematica e ferma.
Grazie alle norme di semplificazione contenute nel provvedimento, si potrà accelerare la ricostruzione pubblica. Una norma fondamentale, per esempio, è quella che prevede che per la progettazione, i piani urbanistici e i servizi tecnici fino a 40.000 euro i Comuni potranno ricorrere all'affidamento diretto.
Voi mi direte che questo è già previsto nel codice degli appalti, perché è così. Peccato che nel sisma del Centro Italia tale previsione non era stata inserita.
BELLANOVA (PD). Fatti una domanda e datti una risposta.
CRIMI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Questa previsione con la legislazione speciale, fatta ad hoc per il sisma del Centro Italia, non era stata inserita. Si era invece introdotta una legislazione più lenta e difficile rispetto al codice degli appalti in situazioni ordinarie. Questo era il paradosso in cui si erano trovati i Comuni: la fase iniziale più complessa, quella della progettazione dei piani urbanistici e quant'altro, era soggetta a un determinato iter, ma questo già prima dello sblocca cantieri era semplificato per tutto il resto d'Italia.
Queste norme abbiamo introdotto e altre ancora ne introdurremo nel corso dell'esame del disegno di legge qui in Senato. Ci sono infatti tanti emendamenti dei parlamentari che sono da accogliere perché porteranno ulteriori elementi innovativi nel processo di ricostruzione. Ringrazio nuovamente tutti. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSdAz).
PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Crimi.
Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. Colleghi, un attimo di attenzione: propongo di fissare per le ore 9 di domani mattina il termine per la presentazione di subemendamenti agli emendamenti del relatore e del Governo, in modo da consentire, sempre alle ore 9, la convocazione della Commissione bilancio per l'espressione dei relativi pareri.
Propongo di riprendere i lavori di Assemblea alle ore 12, per poi passare al question time alle ore 15.
Alle ore 17 riprenderemo con la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge sblocca cantieri, ricordando a tutti che non è previsto orario di chiusura e, visto che presiedo io, intendo tenere fede a questo patto.
Se non ci sono osservazioni, così resta stabilito.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
PELLEGRINI Marco (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PELLEGRINI Marco (M5S). Signor Presidente, mi scuso se svolgo questo intervento oggi, ma ieri non ho fatto in tempo a prenotarmi. Ieri, appunto, ricorreva il 45° anniversario della strage di piazza della Loggia, dove una bomba durante un comizio provocò la morte di otto cittadini innocenti e indifesi e il ferimento di altri cento.
Da quel giorno vennero messi in atto ogni genere di interventi, falsificazioni, silenzi, menzogne e depistaggi, anche da parte di settori deviati dello Stato, dei servizi segreti, tutti tesi ad allontanare la possibilità di accertare la verità.
Ma, ciononostante, dopo quarantatré anni dalla strage e dopo tre processi una sentenza definitiva ha riconosciuto la penale responsabilità della strage in capo a Carlo Maria Maggi e a Maurizio Tramonte, militanti del neofascismo veneto. Il primo era capo locale di Ordine Nuovo e il secondo, oltre ad essere militante della stessa organizzazione, era un informatore dei servizi segreti, celato sotto lo pseudonimo Tritone. Dopo aver tanto atteso, conosciamo, finalmente, gli esecutori. (Brusio).
Presidente, le chiederei di invitare i colleghi al silenzio: parliamo di una strage in cui sono morte delle persone.
PRESIDENTE.Colleghi, vi chiedo un attimo di silenzio.
PELLEGRINI Marco (M5S). Come dicevo, dopo aver atteso tanto conosciamo finalmente gli esecutori, ma probabilmente non tutti i mandanti.
Dalle carte processuali apprendiamo che Tramonte, ossia la fonte Tritone dei servizi segreti, ispirò una informativa all'allora SID (il Servizio informazioni difesa, cioè il servizio segreto militare), che reca la data del luglio 1974, in cui si specificava che nei mesi precedenti si erano tenute alcune riunioni di Ordine Nuovo (organizzazione neofascista ufficialmente disciolta l'anno precedente) durante le quali si era deciso di riprendere clandestinamente le attività eversive. In una di queste riunioni, tenutasi tre giorni prima della strage, Carlo Maria Maggi aveva affermato che occorreva organizzare un grande attentato e che era necessario proseguire nel solco della strategia stragista iniziata il 12 dicembre 1969 in piazza Fontana (strage anch'essa maturata negli ambienti del neofascismo veneto). L'obiettivo era incutere nella popolazione paura, caos, terrore e, quindi, creare le basi per lo scoppio di un vero e proprio conflitto nazionale che poteva aver fine solo con misure limitative della libertà e con uno scontro armato: questo, ovviamente, nelle intenzioni degli eversori.
Rileggere la sentenza di condanna sulla strage di piazza della Loggia è riaprire una ferita mai rimarginata. Dalle carte emerge che i servizi segreti e il generale Gianadelio Maletti sapevano perfettamente che cosa stava accadendo proprio in quei momenti e che cosa stavano organizzando i terroristi neofascisti, ma non li fermarono in alcun modo, né informarono i magistrati dopo la strage.
Nella sentenza è scritto a caratteri cubitali che i colpevoli sono Maggi e Tramonte, ma che, leggo testualmente: «altri, parimenti responsabili, hanno lasciato questo mondo o anche solo questo Paese, ponendo una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la malavita anche istituzionale all'epoca delle bombe».
Questo fa capire - e mi avvio a concludere - il quadro complessivo di quegli anni, in cui in Italia fu combattuta una guerra non dichiarata, che alcuni definiscono a bassa intensità: da una parte, c'erano gruppi paramilitari pervasi da una folle ideologia e assetati di sangue (che, come detto, potevano utilizzare inconfessabili sponde istituzionali e contare su indicibili accordi internazionali) e, dall'altra, c'erano cittadini innocenti e inermi. I luoghi simbolo di questo scontro furono piazza Fontana, piazza della Loggia, la questura di Milano e l'Italicus.
Nel 45° anniversario della strage piazza della Loggia, ricordando le vittime, termino questo intervento aggiungendo una sola frase: non deve succedere mai più. Vi ringrazio. (Applausi dal Gruppo M5S. Congratulazioni).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 30 maggio 2019
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 30 maggio, alle ore 12, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 19,11).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE
Conversione in legge del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (1248)
PROPOSTA DI QUESTIONE PREGIUDIZIALE
Ferrazzi, Margiotta, Astorre, D'Arienzo, Assuntela Messina, Mirabelli, Sudano
Respinta
Il Senato,
premesso che:
vi sono rilevanti perplessità sotto il profilo della legittimità costituzionale del provvedimento in esame;
rilevato che:
nel decreto si prevede la moltiplicazione a discrezione dell'Esecutivo di figure commissariali straordinarie con poteri in deroga alla legislazione ordinaria e allo stesso codice degli appalti. Si tratta di un modello molto simile a quello della "protezione civile" durante i governi Berlusconi, addirittura potenziato, che per l'indeterminatezza delle norme derogatorie della legge ordinaria contenute nel decreto si pone in grave contrasto con l'articolo 97 della Costituzione, che richiede che siano rigidamente determinate per legge le sfere di competenza, le specifiche attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari pubblici;
considerato che:
la moltiplicazione delle figure commissariali e la contestuale previsione di attribuzioni derogatorie delle norme di legge ai commissari nominati discrezionalmente dal Governo si pone in palese contrasto con il principio di legalità e rischia di portare alla costituzione di una vera e propria amministrazione parallela, non regolata dalla legge, priva della necessaria imparzialità e alle dipendenze dirette dell'Esecutivo;
una tale nuova organizzazione amministrativa istituita discrezionalmente dal Governo con DPCM si pone in contrasto con la Costituzione italiana che richiede all'articolo 97 che pubblici uffici siano organizzati secondo disposizioni di legge, proprio al fine di assicurare il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione;
rilevato che:
l'articolo 4 prevede la nomina, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di uno o più commissari straordinari per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari e attribuisce a tali commissari il potere di assumere ogni determinazione ritenuta necessaria per l'avvio ovvero la prosecuzione dei lavori, anche sospesi, e di stabilire le condizioni per l'effettiva realizzazione dei lavori;
non è chiarito dalla norma se la disposizione in esame operi in deroga alla disciplina vigente in materia di programmazione delle infrastrutture prioritarie, attribuendo al Presidente del Consiglio dei ministri la facoltà di ritenere prioritari interventi infrastrutturali non classificati come tali dagli attuali strumenti di programmazione previsti dalla legge;
tenuto conto che:
l'approvazione dei progetti da parte dei commissari straordinari è sostitutiva di ogni autorizzazione, parere, visto e nulla-osta occorrenti per l'avvio o la prosecuzione dei lavori; per i pareri relativi alla tutela di beni culturali e paesaggistici e per quelli di tutela ambientale viene peraltro stabilito il principio del silenzio-assenso per il rilascio degli atti propedeutici all'approvazione del progetto;
la genericità della previsione del silenzio-assenso nei casi in cui è prevista l'acquisizione di nulla osta di amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini senza che nel decreto siano specificamente indicati, con idonei riferimenti normativi, i procedimenti in materia ambientale e di tutela dei beni culturali e paesaggistici i cui termini risultano oggetto di semplificazione, rischia di porre in pericolo interessi di particolare rilievo costituzionale quali quelli della tutela della salute dei cittadini e della salubrità dell'ambiente;
l'esperienza ha mostrato la pericolosità di procedure accelerate e semplificate proprio per le grandi opere, che più possono mettere a rischio se mal progettate, mal realizzate o costruite nel posto sbagliato, la tutela dei beni paesaggistici, culturali e ambientali. In fondo era proprio questa impostazione che il nuovo codice appalti del 2016 intendeva superare;
valutato che:
per la figura del commissario straordinario introdotta dall'articolo 13 del decreto-legge n. 67 del 1997, era previsto almeno che i provvedimenti emanati in deroga alle leggi vigenti dovessero contenere l'indicazione delle principali norme cui si intendeva derogare ed essere motivati. Nelle norme del decreto sui commissari straordinari, invece, non solo tale determinazione non è richiesta, ma non è neppure previsto l'obbligo di motivazione delle deroghe;
nel nostro ordinamento costituzionale vige ancora il principio di legalità, il tentativo del Governo di aggirarlo, riservandosi la nomina di soggetti che opereranno al di fuori della legge, lascia i cittadini in balia degli atti arbitrari di commissari di diretta nomina politica, senza alcuna garanzia a tutela della trasparenza e dell'imparzialità dell'azione amministrativa e consegnando all'arbitrio di pochi l'integrità del paesaggio, la salubrità dell'ambiente e la salute dei cittadini,
delibera, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, di non procedere all'esame del disegno di legge n. 1248
Allegato B
Integrazione alla relazione orale del senatore Santillo sul disegno di legge n. 1248
Le imprese attestate per prestazioni di progettazione e costruzione devono invece documentare i requisiti per lo svolgimento della progettazione esecutiva laddove tali requisiti non siano dimostrati dal proprio staff di progettazione. Viene inoltre previsto il pagamento diretto del progettista da parte della stazione appaltante (lettera i)). Il divieto di appalto integrato non troverà più applicazione nei confronti delle opere i cui progetti definitivi siano approvati dall'organo competente entro il 31 dicembre 2020, con pubblicazione del bando entro i successivi dodici mesi dall'approvazione dei predetti progetti (lettera mm), numero 3)).
Si prevede inoltre, alla lettera m), che, in caso di indisponibilità o di disponibilità insufficiente di esperti iscritti nella sezione ordinaria dell'Albo nazionale dei componenti delle commissioni giudicatrici, la commissione è nominata, anche solo parzialmente, dalla stazione appaltante tenuto conto delle specifiche caratteristiche del contratto da affidare e delle competenze connesse.
La successiva lettera n) modifica la disciplina dei motivi di esclusione dalla partecipazione alla gara. Le Commissioni riunite hanno previsto la soppressione della possibilità di esclusione dell'operatore economico dalla partecipazione alla gara nel caso in cui la stazione appaltante possa adeguatamente dimostrare che lo stesso non ha ottemperato agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse o dei contributi previdenziali non definitivamente accertati.
Le Commissioni hanno altresì modificato l'articolo 83 del codice, in materia di criteri di selezione, prevedendo che i requisiti generali e speciali di cui all'articolo in questione debbano essere posseduti dai concorrenti fino alla conclusione della procedura di gara.
Il decreto, alla lettera p), provvede inoltre a chiarire che l'attività di attestazione svolta dagli organismi SOA deve essere esercitata nel rispetto del principio di indipendenza di giudizio, garantendo l'assenza di qualunque interesse commerciale o finanziario che possa determinare comportamenti non imparziali o discriminatori. Gli organismi che rilasciano le SOA, nell'esercizio dell'attività di attestazione per gli esecutori di lavori pubblici, svolgono funzioni di natura pubblicistica. Il periodo di attività documentabile è esteso da dieci a quindici anni, al fine di tenere conto della crisi economica che ha determinato l'impossibilità per alcune imprese di attestare lavori negli ultimi dieci anni per gli importi previsti a legislazione vigente.
Le Commissioni riunite hanno previsto che, ai fini della prova dell'assenza dei motivi di esclusione in capo all'operatore economico che partecipa alla procedura, per i soggetti di cui l'operatore economico si avvale nonché per i subappaltatori, i certificati e gli altri documenti hanno una durata pari a sei mesi dalla data del rilascio.
Il decreto-legge, alla lettera s), ha poi apportato alcune modifiche alla disciplina dei criteri di aggiudicazione dell'appalto prevedendo, tra l'altro, che siano aggiudicati esclusivamente sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa i contratti di servizi e le forniture di importo pari o superiore a 40.000 euro e caratterizzati da notevole contenuto tecnologico o che hanno un carattere innovativo. Sul punto dei criteri di aggiudicazione, le Commissioni riunite hanno previsto la reintroduzione del tetto del 30 per cento per il punteggio economico ai fini dell'individuazione del rapporto qualità/prezzo, di cui il decreto-legge ha invece previsto l'eliminazione. Un emendamento approvato dalle Commissioni riunite prevede poi che nell'offerta economica devono in ogni caso ritenersi compresi i costi della manodopera e gli oneri aziendali concernenti l'adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, propri dell'operatore economico e che le stazioni appaltanti, relativamente ai costi della manodopera, prima dell'aggiudicazione procedono a verificare il rispetto di quanto previsto all'articolo 97, comma 5, lettera d) (costo del personale rispetto ai minimi salariali retributivi indicati nelle tabelle adottate dal Ministero del lavoro).
Con le disposizioni di cui alla lettera t), si provvede, inoltre, a disciplinare le modalità per il calcolo della soglia di anomalia, sostituendo i cinque metodi alternativi finora previsti dal codice con un unico sistema di calcolo, nell'ambito del quale si introducono alcune variabili.
Con riferimento alla disciplina del subappalto, le Commissioni riunite hanno previsto che la stazione appaltante possa decidere nel bando che i lavori subappaltabili possano raggiungere il 40 per cento dell'importo complessivo di lavori, servizi o forniture (mentre il decreto-legge aveva portato tale percentuale dal 30 al 50 per cento), e hanno previsto la reintroduzione del divieto di affidare il subappalto a chi abbia partecipato alla procedura per l'affidamento dell'appalto, del quale il decreto-legge aveva disposto invece l'eliminazione.
Restano ferme l'eliminazione dell'obbligo di indicazione della terna di subappaltatori in sede di offerta e l'estensione del pagamento diretto a tutti i casi in cui ciò sia richiesto dal subappaltatore.
Le Commissioni riunite hanno inoltre riportato l'incentivo del 2 per cento alle finalità originariamente previste dal codice dei contratti pubblici, eliminando l'incentivo per le attività di progettazione, reintrodotto dal decreto-legge.
Si prevede, nei settori speciali, che nei documenti di gara siano indicate le modalità della verifica, anche a campione, della documentazione relativa all'assenza dei motivi di esclusione e del rispetto dei criteri di selezione e che, sulla base dell'esito di tale verifica, si procede eventualmente a ricalcolare la soglia di anomalia (lettera bb)).
È prevista, inoltre, la proroga al 31 dicembre 2019 del termine entro il quale le concessioni già in essere si adeguano all'obbligo di affidare l'80 per cento dei contratti di lavori, servizi e forniture mediante procedura ad evidenza pubblica (lettera ee)).
Si dispone inoltre l'ampliamento del novero dei soggetti che possono presentare alle stazioni appaltanti proposte di partenariato pubblico privato, ai sensi dell'articolo 183, comma 15, primo periodo, del codice dei contratti pubblici, includendovi gli investitori istituzionali (lettera ff)). La successiva lettera gg) prevede l'eliminazione dell'Albo nazionale dei soggetti che possono ricoprire i ruoli di direttore dei lavori e di collaudatore negli appalti pubblici di lavori aggiudicati con la formula del contraente generale.
Si demanda la disciplina della qualificazione del contraente generale al regolamento di attuazione, eliminando la previsione per cui l'attestazione del possesso dei requisiti dello stesso avveniva mediante SOA e prevedendo l'istituzione del sistema di qualificazione del contraente generale, gestito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (lettere hh) e ii)); riduce da novanta a sessanta giorni il termine entro il quale il Consiglio superiore dei lavori pubblici deve esprimere il parere sui progetti che gli sono sottoposti (lettera ll)); prevede che, per gli interventi ricompresi tra le infrastrutture strategiche approvati secondo la disciplina previgente, le varianti da apportare al progetto definitivo approvato dal CIPE, sia in sede di redazione del progetto esecutivo sia in fase di realizzazione delle opere, siano approvate esclusivamente dal soggetto aggiudicatore qualora non superino del 50 per cento il valore del progetto approvato; quelle di valore superiore sono approvate dal CIPE (lettera mm), numero 1).
La lettera mm), numero 6) proroga ulteriormente e amplia l'ambito di applicazione della disposizione transitoria che consente ai concessionari autostradali di avviare le procedure di gara per l'affidamento della concessione anche sulla base del solo fabbisogno predisposto dal concedente stesso, limitatamente agli interventi di messa in sicurezza dell'infrastruttura esistente.
In conseguenza delle modifiche apportate dal comma 1, lettera f), alla disciplina dei contratti sotto soglia, il comma 2 dell'articolo 1 abroga il comma 912 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019, ai sensi del quale, nelle more di una complessiva revisione del codice dei contratti pubblici e fino al 31 dicembre 2019, le stazioni appaltanti possono procedere all'affidamento di lavori di importo pari o superiore a 40.000 euro e inferiore a 150.000 euro mediante affidamento diretto previa consultazione, ove esistenti, di tre operatori economici e mediante le procedure di cui al comma 2, lettera b), del medesimo articolo 36 per i lavori di importo pari o superiore a 150.000 euro e inferiore a 350.000 euro.
Ai sensi del comma 3, le modifiche di cui ai commi 1 e 2 si applicano alle procedure i cui bandi o avvisi con i quali si indice la gara sono pubblicati successivamente alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, nonché, in caso di contratti senza pubblicazione di bandi o avvisi, alle procedure in cui, alla medesima data, non sono ancora stati inviati gli inviti a presentare le offerte. Un emendamento approvato dalle Commissioni riunite prevede che, in caso di affidamento diretto, le modifiche apportate dal decreto-legge in esame al codice dei contratti pubblici trovino applicazione qualora, alla data di entrata in vigore del decreto medesimo, non sia stata ancora avviata la progettazione dell'opera.
Le Commissioni riunite hanno inoltre posticipato i termini per l'inizio dell'esecuzione dei lavori per i Comuni beneficiari dei contributi previsti dalla legge di bilancio 2019 per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici ed edifici comunali che abbiano avviato la progettazione per la realizzazione degli investimenti ma non abbiano ancora avviato l'esecuzione dei lavori.
I commi 4 e 5 modificano la disciplina del rito abbreviato per gli appalti previsto dall'articolo 120 del codice del processo amministrativo, eliminando le modifiche a suo tempo apportate a tale rito dall'articolo 204 del codice dei contratti pubblici (che viene abrogato). La relazione illustrativa riferisce che il cosiddetto rito super accelerato è attualmente sottoposto al vaglio della Corte costituzionale ed è stato definito, nel corso della consultazione pubblica effettuata dal MIT, come una misura potenzialmente lesiva del diritto alla difesa, onerosa per le imprese e che di fatto non sembra aver raggiunto il risultato di accelerare le procedure di affidamento dei contratti pubblici.
L'articolo 2 reca disposizioni sulle procedure di affidamento in caso di crisi, volte a eliminare problemi di coordinamento tra il codice dei contratti pubblici e la legge fallimentare e a rafforzare il favor verso l'impresa momentaneamente in difficoltà, che ha già caratterizzato i recenti interventi in materia di diritto fallimentare. Il comma 1 sostituisce l'articolo 110 del codice dei contratti pubblici, che disciplina le procedure di affidamento in caso di fallimento dell'esecutore o di risoluzione, in sostanza anticipando il testo contenuto nell'articolo 372 del codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza di cui al decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, che entrerà in vigore nell'agosto del 2020.
L'articolo 3 reca disposizioni in materia di semplificazione edilizia, con particolare riferimento alla disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche. In primo luogo, esso apporta una serie di modifiche - volte a semplificare le procedure e ad alleggerire gli oneri burocratici - all'articolo 65 del testo unico dell'edilizia, in materia di denuncia dei lavori di realizzazione e relazione a struttura ultimata di opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso e a struttura metallica, nonché all'articolo 67, in materia di collaudo statico.
Esso interviene poi sull'articolo 93, in materia di denuncia dei lavori e presentazione dei progetti di costruzioni in zone sismiche, e introduce un nuovo articolo 94-bis, recante disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche, che fornisce la definizione degli interventi "rilevanti", "di minore rilevanza" e "privi di rilevanza" nei riguardi della pubblica incolumità. Per alcuni degli interventi di minore rilevanza e per quelli privi di rilevanza sono previste ulteriori semplificazioni burocratiche.
Gli emendamenti approvati dalle Commissioni riunite prevedono che il Ministero delle infrastrutture possa autorizzare laboratori diversi da quelli elencati nell'articolo 59 del testo unico dell'edilizia a effettuare prove e controlli su materiali da costruzione su strutture e costruzioni esistenti; dispongono che alcune comunicazioni tra costruttori e sportello unico avvengano tramite posta elettronica certificata e, infine, introducono un termine entro il quale il Ministro delle infrastrutture deve definire le linee guida per l'individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi "rilevanti", "di minore rilevanza" e "privi di rilevanza", nonché delle varianti di carattere sostanziale per le quali non occorre il preavviso di cui all'articolo 93.
L'articolo 4 prevede che, per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, disponga la nomina di uno o più commissari straordinari.
I commissari straordinari, ai quali spetta ogni determinazione necessaria per l'avvio o la prosecuzione dei lavori, provvedono all'eventuale rielaborazione e approvazione dei progetti non ancora appaltati, operando in raccordo con i provveditorati interregionali alle opere pubbliche.
L'approvazione dei progetti da parte dei commissari straordinari, d'intesa con i presidenti delle Regioni e delle Province autonome territorialmente competenti, sostituisce a ogni effetto di legge ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l'avvio o la prosecuzione dei lavori, fatta eccezione per quelli relativi alla tutela di beni culturali e paesaggistici, per i quali il termine di conclusione del procedimento è fissato in misura comunque non superiore a sessanta giorni, nonché per quelli di tutela ambientale, per i quali i termini dei relativi procedimenti sono dimezzati.
I commissari straordinari possono essere abilitati ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea.
Essi operano in raccordo anche con InvestItalia, la struttura di missione per il supporto alle attività del Presidente del Consiglio dei ministri relative al coordinamento delle politiche del Governo e dell'indirizzo politico e amministrativo dei Ministri in materia di investimenti pubblici e privati, la cui istituzione è prevista dalla legge di bilancio per il 2019.
Il comma 6 prevede la nomina di un commissario straordinario incaricato di sovraintendere alla programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione degli interventi sulla rete viaria della Regione Siciliana.
Il comma 7 dichiara conclusi i programmi infrastrutturali "6.000 campanili" e "Nuovi progetti di intervento". Le economie risultanti sono assegnate ad un nuovo Programma di interventi infrastrutturali per i piccoli Comuni fino a 3.500 abitanti.
I commi da 8 a 12 disciplinano la realizzazione e il completamento delle opere nelle aree delle regioni Campania e Basilicata colpite dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981, a seguito della cessazione della gestione commissariale. In particolare, alla Regione Campania è affidato il completamento della strada a scorrimento veloce Lioni-Grortaminarda. L'attuazione degli interventi di completamento sarà vagliato da un apposito comitato di vigilanza, istituito con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico.
Le Commissioni riunite hanno esteso ai contributi da attribuire ai comuni - per l'anno 2020 - per interventi riferiti a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio previsti dalla legge di bilancio per il 2018 le procedure di attribuzione previste per gli analoghi contributi stanziati dalla legge di bilancio per il 2019.
Con riferimento ai contributi ai Comuni previsti dalla legge di stabilità per il 2018, le Commissioni riunite hanno poi previsto che, nel caso di mancato rispetto dei termini e delle condizioni ivi previste, il Ministero dell'interno non proceda al recupero del contributo nei casi nei quali il mancato rispetto dei termini sia stato determinato dall'instaurazione di un contenzioso in ordine alla procedura posta in essere dal Comune.
Per i contributi assegnati per l'anno 2018, il recupero non si applica agli enti beneficiari del medesimo contributo che hanno posto in essere, entro i termini previsti, le attività preliminari all'affidamento dei lavori rilevabili attraverso il sistema di monitoraggio, a condizione che l'affidamento avvenga entro il 31 dicembre 2019.
Integrazione alla relazione orale della senatrice Faggi sul disegno di legge n. 1248
Per l'attuazione degli interventi di immediata necessità, il provvedimento ha istituito un apposito Fondo per la ricostruzione, con una dotazione iniziale di 275,7 milioni di euro per il quinquennio 2019-2023, da assegnare alle contabilità speciali intestate ai due Commissari straordinari, secondo la ripartizione indicata nel provvedimento (articolo 8).
Con particolare riferimento alla ricostruzione privata, le disposizioni del decreto:
- prevedono, innanzitutto, la concessione di contributi per la ricostruzione e il ripristino degli immobili privati distrutti o danneggiati, secondo priorità stabilite dai commissari sulla base dell'entità del danno subito; specificano le tipologie di intervento, di danno e di immobili ammissibili al finanziamento, che può arrivare a coprire il 100 per cento delle spese, individuando i soggetti beneficiari e disciplinando la procedura per la richiesta e la concessione dei contributi (articoli 9, 10 e 12), e
- stabiliscono che la concessione dei contributi ha come finalità: (i) il finanziamento degli interventi volti a riparare, ripristinare, demolire, ricostruire o delocalizzare e assoggettare a trasformazione urbana gli immobili di edilizia privata ad uso abitativo e non abitativo, ad uso produttivo e commerciale, ad uso agricolo e per i servizi pubblici e privati, compresi quelli destinati al culto, che siano stati danneggiati o distrutti dall'evento sismico. Limitatamente agli interventi di riparazione e ripristino, l'intervento di miglioramento o di adeguamento sismico deve conseguire il massimo livello di sicurezza compatibile in termini tecnico-economici con la tipologia dell'immobile; (ii) il finanziamento degli interventi sugli immobili definiti «di interesse strategico» in base alle norme vigenti e su quelli ad uso scolastico, prevedendo che per tali tipologie di immobili debba essere conseguito l'adeguamento sismico ai sensi delle vigenti nonne tecniche per le costruzioni; (iii) finanziamento degli interventi sugli immobili soggetti alla tutela del codice dei beni culturali, conseguendo il massimo livello di sicurezza compatibile con le concomitanti esigenze di tutela e conservazione dell'identità culturale del bene stesso (articolo 11).
Le Commissioni riunite hanno esteso il divieto di concessione dei contributi, già previsto dal decreto-legge nel caso di immobili danneggiati oggetto di ordine di demolizione o ripristino impartito dal giudice penale, ai casi in cui il provvedimento di demolizione o ripristino sia stato impartito dall'autorità amministrativa.
Hanno inoltre disposto che - per gli interventi sugli edifici di interesse storico-artistico - all'istanza di concessione dei contributi debba essere allegata la documentazione attestante il possesso, da parte dell'impresa affidataria dei lavori, di competenze tecniche commisurate alla tipologia di immobile e alla tipologia di intervento.
Con particolare riferimento alla ricostruzione pubblica, le disposizioni del decreto-legge prevedono innanzitutto il finanziamento, sempre nei limiti delle risorse disponibili sulla contabilità speciale e sulla base di appositi piani adottati dai commissari, degli interventi per la ricostruzione degli edifici pubblici, delle chiese e degli edifici di culto di proprietà di enti ecclesiastici civilmente riconosciuti e dei beni del patrimonio artistico e culturale danneggiati dal sisma, nonché degli interventi volti ad assicurare la funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture; si prevede un piano di interventi sulle aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico, con priorità per dissesti che costituiscono pericolo per centri abitati ed infrastrutture, sentito il Commissario per il dissesto idrogeologico e nei limiti delle risorse disponibili in contabilità speciale (articolo 13, commi 1 e 2).
Le disposizioni del decreto-legge inoltre:
- stabiliscono che la realizzazione degli interventi pubblici che siano stati individuati nei piani predisposti dai commissari come essenziali ai fini della ricostruzione nei territori colpiti dagli eventi sismici costituisce il presupposto per l'applicazione della procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara di cui all'articolo 63, comma 1, del codice dei contratti pubblici. Nell'applicare tale procedura agli appalti aggiudicati dal Commissario straordinario (il ricorso alla quale è stato reso facoltativo dalle Commissioni riunite), l'invito è rivolto, sulla base del progetto definitivo, ad almeno cinque operatori economici che risultino iscritti nell'Anagrafe antimafia degli esecutori, istituita ai sensi dell'articolo 30 del decreto-legge n. 189 del 2016 e richiamata dall'articolo 16 del testo in esame. I lavori sono poi affidati sulla base della valutazione delle offerte effettuata da una commissione giudicatrice costituita ai sensi dell'articolo 77 del codice dei contratti pubblici (articolo 13, comma 3);
- dispongono che le regioni e gli enti locali procedano all'espletamento delle procedure di gara relative agli interventi sugli immobili di loro proprietà e che i Commissari straordinari provvedano alla diretta attuazione degli interventi relativi agli edifici pubblici di proprietà statale, ripristinabili con miglioramento sismico (articolo 13, commi 4 e 5);
- individuano i soggetti attuatori degli interventi per la ricostruzione pubblica e stabiliscono che essi o i comuni interessati, sulla base delle priorità stabilite dai Commissari, possano ricorrere, per la predisposizione dei progetti e per l'elaborazione degli atti di pianificazione e programmazione urbanistica, all'affidamento di incarichi agli operatori economici ammessi a partecipare alle procedure per l'affidamento dei servizi di architettura e ingegneria in base all'articolo 46 del codice dei contratti pubblici, ma che tale possibilità sia consentita esclusivamente nel caso di indisponibilità di personale in possesso della necessaria professionalità (articolo 13, comma 7, e articolo 14);
- attribuiscono ai Commissari straordinari la competenza per l'approvazione definitiva dei progetti esecutivi presentati dai soggetti attuatori, previa verifica della loro congruità economica, nonché per l'adozione del decreto di concessione dei contributi, che vengono erogati in via diretta (articolo 13, commi 8 e 9).
Le Commissioni riunite hanno previsto:
- che, al fine di dare attuazione alla programmazione degli interventi di ricostruzione pubblica, i Commissari sono autorizzati a provvedere direttamente agli interventi per i quali l'ente proprietario non abbia manifestato la disponibilità a svolgere le funzioni di soggetto attuatore;
- che i Commissari acquisiscano i necessari pareri e nulla osta da parte degli organi competenti, anche mediante apposita conferenza di servizi ai fini della valutazione dei progetti presentati dai soggetti attuatori.
Talune disposizioni del decreto-legge sono poi volte a disciplinare alcuni aspetti delle attività di ricostruzione. Esse in particolare:
- introducono misure volte ad assicurare la legalità e la trasparenza nella gestione delle attività di ricostruzione, tra le quali figura l'indicazione ai Commissari di avvalersi dell'apposita Struttura di missione e dell'Anagrafe antimafia degli esecutori istituite presso il Ministero dell'interno con il decreto-legge n. 189 del 2016 (articolo 16);
- disciplinano l'affidamento degli incarichi di progettazione e direzione dei lavori per gli interventi sugli immobili privati, indicando i requisiti richiesti ai professionisti e le eventuali incompatibilità; definiscono inoltre il limite percentuale massimo del contributo pubblico concedibile per le attività tecniche finalizzate alla ricostruzione privata. Con riferimento alle opere pubbliche, demandano ai Commissari straordinari il compito di individuare il numero e l'importo massimo degli incarichi di progettazione e di direzione lavori che possono essere assunti contemporaneamente da ciascuno dei soggetti di cui all'articolo 46 del codice dei contratti pubblici. Stabiliscono poi che l'affidamento degli incarichi di progettazione, dei servizi di architettura e ingegneria ed altri servizi tecnici e per l'elaborazione degli atti di pianificazione e programmazione urbanistica, per importi inferiori alle soglie europee, avvenga mediante procedure negoziate previa consultazione, ove esistenti, di almeno dieci professionisti, utilizzando il criterio di aggiudicazione del minor prezzo con le modalità previste dalla nuova formulazione dell'articolo 97 del codice dei contratti pubblici (articolo 17).
Le Commissioni riunite hanno stabilito che gli incarichi di progettazione e direzione dei lavori per la ricostruzione o riparazione e ripristino degli immobili danneggiati possano essere affidati dai privati a soggetti che siano in possesso di adeguati livelli di affidabilità e professionalità e che non sì trovino in condizioni ostative al rilascio del DURC.
Esse hanno inoltre introdotto l'affidamento diretto degli incarichi di progettazione e dei servizi di architettura e ingegneria ed altri servizi tecnici e per l'elaborazione degli atti di pianificazione e programmazione urbanistica in conformità agli indirizzi definiti dal Commissario straordinario per importi fino a 40.000 euro. Sopra i 40.000 euro resta la procedura negoziata previa consultazione di dieci soggetti (specificando che debbono essere non genericamente dei professionisti ma soggetti di cui all'articolo 46 del codice dei contratti pubblici), ma viene eliminato il ricorso al criterio del minor prezzo. Fatta eccezione per particolari e comprovate ragioni connesse alla specifica tipologia e alla dimensione dell'intervento, le stazioni appaltanti affidano la redazione della progettazione al livello esecutivo.
Ulteriori disposizioni sono infine finalizzate a favorire la ripresa economica dei territori e a sostenere le popolazioni colpite dal sisma. Esse in particolare:
- prevedono la concessione di contributi ai privati in caso di distruzione o danneggiamento grave dei beni mobili presenti nelle unità immobiliari coinvolte negli eventi sismici (articolo 15);
- prevedono la concessione di contributi, nel limite complessivo massimo di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020, alle imprese del settore turistico, dei servizi connessi, dei pubblici esercizi e del commercio e artigianato, nonché alle imprese che svolgono attività agrituristica, come definita dalla normativa vigente, insediate da almeno dodici mesi antecedenti l'evento nei comuni di cui all'allegato 1 del decreto-legge ricadenti nella città metropolitana di Catania, a condizione che le stesse abbiano registrato, nei tre mesi successivi agli eventi, una riduzione del fatturato annuo in misura non inferiore al 30 per cento rispetto a quello calcolato sulla media del medesimo periodo del triennio precedente (articolo 19);
- dispongono l'esenzione dal pagamento delle imposte in relazione agli immobili distrutti o che siano oggetto di ordinanze sindacali di sgombero fino alla ricostruzione definitiva o al recupero dell'agibilità e comunque non oltre l'anno di imposta 2020, nonché l'esenzione dal pagamento delle forniture di energia elettrica, gas, acqua e telefonia nel periodo intercorrente tra l'ordinanza di inagibilità o di sgombero e la revoca della misura (articolo 20).
Con riferimento al Capo III del decreto-legge (articoli 21-30), le disposizioni per il comune dell'Aquila e gli altri comuni abruzzesi colpiti dal sisma del 2009, in particolare:
- dispongono l'assegnazione, per il 2019, di un contributo straordinario di 10 milioni di euro al comune dell'Aquila a copertura delle maggiori spese e delle minori entrate e di 500.000 euro all'Ufficio speciale per la ricostruzione, anche per l'espletamento delle pratiche relative ai comuni fuori cratere (articolo 21);
- introducono misure relative alle assunzioni e al trattamento del personale in servizio presso la struttura commissariale, gli enti locali e gli uffici speciali per la ricostruzione (articolo 22).
Le Commissioni riunite hanno:
- raddoppiato il contributo straordinario a favore del Comune de L'Aquila, prevedendo non solo 10 milioni per il 2019, ma anche 10 milioni per il 2020;
- differito dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2019 il termine fino al quale le persone fisiche residenti o domiciliate e le persone giuridiche che hanno sede legale o operativa nei comuni colpiti dal sisma del centro Italia sono esentate dal pagamento dell'imposta di bollo e dell'imposta di registro per le istanze, i contratti e i documenti presentati alla pubblica amministrazione;
- riconosciuto al Commissario straordinario e agli esperti le spese di viaggio, vitto e alloggio connesse alle loro attività nel limite complessivo di 80.000 euro per il 2019 e di 80.000 euro per il 2020;
- specificato che, nel caso in cui i soggetti assunti dai Comuni per gli Uffici speciali per la ricostruzione siano professionisti, è necessaria una dichiarazione di non iscrizione, o avvenuta sospensione, dall'elenco speciale dei professionisti ai quali possono essere conferiti incarichi di progettazione e direzione dei lavori;
- eliminato - dalla disposizione della legge di bilancio che ha prorogato fino al 31 dicembre 2020 la gestione straordinaria finalizzata alla ricostruzione post sisma del terremoto - il riferimento alla finalità di consentire la progressiva cessazione delle funzioni commissariali, con riassunzione delle medesime da parte degli enti ordinariamente competenti;
- esteso ai professionisti, per gli anni 2019 e 2020, le agevolazioni fiscali previste per le imprese che hanno sede nella zona franca urbana Sisma Centro Italia.
Le disposizioni per accelerare la ricostruzione nelle regioni dell'Italia centrale colpite dagli eventi sismici del 2016 e 2017:
- introducono, per l'affidamento degli incarichi di progettazione e dei servizi di architettura e ingegneria ed altri servizi tecnici e per l'elaborazione degli atti di pianificazione e programmazione urbanistica, previsioni analoghe a quelle definite dall'articolo 17 in relazione alla ricostruzione nel Molise e nella regione Etnea (articolo 23, comma 1, lettera a));
- prevedono una procedura semplificata, che può essere curata dai comuni, per l'istruttoria delle pratiche relative agli immobili con danni lievi (articolo 23, comma 1, lettere b) e d));
- eliminano la previsione, contenuta nella legislazione previgente, in base alla quale i proprietari che procedano all'alienazione dell'immobile per il quale abbiano ricevuto contributi prima del completamento degli interventi sovvenzionati, ovvero entro due anni dal loro completamento, decadono dal diritto alle provvidenze e sono tenuti al rimborso delle somme percepite (articolo 23, comma 1, lettera e));
- eliminano l'obbligo, per il beneficiario dei contributi, di selezionare l'impresa mediante procedura concorrenziale intesa all'affidamento dei lavori alla migliore offerta (articolo 23, comma 1, lettera e));
- dispongono un aumento del contributo aggiuntivo previsto per le attività tecniche, finalizzato all'analisi di risposta sismica locale e rinviano al Commissario straordinario del compito di individuare, per le opere pubbliche, il numero e l'importo massimo degli incarichi di progettazione e direzione lavori che possono essere assunti contemporaneamente da un solo soggetto (articolo 23, comma 1, lettera e));
- in relazione alla gestione del materiale derivante dal crollo degli edifici, introducono, per i materiali nei quali si rinvenga la presenza di amianto e che non possono essere trattati in deroga all'articolo 184 del testo unico sull'ambiente, il riferimento al superamento dei limiti contenuti al punto 3.4 dell'allegato D alla parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Fissano poi al 31 dicembre 2019 il limite per il regime derogatorio previsto per il trasporto e il deposito dei materiali provenienti dai cantieri delle zone colpite dal sisma (articolo 24);
- stabiliscono misure di compensazione per i comuni del cratere, a fronte delle minori entrate derivanti dall'esenzione dal pagamento di talune imposte comunali (articolo 25).
Le Commissioni riunite hanno:
- introdotto l'affidamento diretto degli incarichi di progettazione e dei servizi di architettura e ingegneria ed altri servizi tecnici e per l'elaborazione degli atti di pianificazione e programmazione urbanistica in conformità agli indirizzi definiti dal Commissario straordinario per importi fino a 40.000 euro. Sopra i 40.000 euro resta la procedura negoziata previa consultazione di dieci soggetti (si specifica che debbono essere non genericamente dei professionisti ma soggetti di cui all'articolo 46 del codice dei contratti pubblici), ma viene eliminato il ricorso al criterio del minor prezzo. Fatta eccezione per particolari e compravate ragioni connesse alla specifica tipologia e alla dimensione dell'intervento, le stazioni appaltanti affidano la redazione della progettazione al livello esecutivo;
- previsto che le istruttorie per il rilascio delle concessioni di contributo e di tutti gli adempimenti conseguenti possano essere curate dai comuni, d'intesa con l'Ufficio speciale per la ricostruzione, non solo per gli immobili privati che risultino classificati inagibili con esito "B" o "C", come previsto dal decreto-legge, ma anche "E", limitatamente al livello operativo L4;
- consentito - nei comuni che presentano più del 50% di edifici dichiarati inagibili con esito "E" e previa autorizzazione comunale - l'installazione da parte dei proprietari di edifici dichiarati inagibili di strutture abitative temporanee ed amovibili, sul medesimo sito dell'edificio dichiarato inagibile o su altro terreno di proprietà ubicato nel territorio dello stesso comune o su terreno anche non di proprietà o su altro terreno su cui si vanti un diritto reale di godimento;
- specificato che, per gli interventi di ricostruzione privata, le concentrazioni di incarichi che devono essere evitate attengono alla concentrazione di incarichi contemporanei;
- prorogato dal 1° giugno al 31 ottobre 2019 il termine entro il quale devono essere versate, senza applicazione di sanzioni o interessi, le somme oggetto di sospensione della riscossione dei tributi ovvero a decorrere dal quale deve iniziare il versamento dei ratei;
- prorogato altresì dal 1° giugno al 31 ottobre 2019 il termine entro il quale devono essere effettuati, senza applicazioni di sanzioni o interessi, gli adempimenti e i pagamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria sospesi.
- esteso l'impignorabilità delle risorse assegnate per la ricostruzione in aree interessate da eventi sismici a tutte le risorse assegnate a carico della finanza pubblica a soggetti pubblici e privati purché depositate su singoli conti correnti bancari a tal fine attivati e non solo ai conti correnti intestati alla gestione commissariale;
- previsto che per i comuni delle regioni Lombardia e Veneto colpiti dal sisma del 2012 l'esenzione dall'applicazione dell'imposta municipale propria è prorogata dal 1° gennaio 2019 fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati interessati e comunque non oltre il 31 dicembre 2019.
Le disposizioni che riguardano i comuni dell'isola di Ischia sono finalizzate ad incrementare di 15 unità, fino al 31 dicembre 2019, il contingente di personale militare di cui all'articolo 1, comma 688, della legge n. 205 del 2017, per il presidio della zona rossa dei comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno (articolo 27).
Le ulteriori disposizioni del Capo III riguardano:
- il Codice della protezione civile, sul quale si interviene al fine di semplificare le procedure per il ristoro dei danni subiti dalle attività economiche e produttive e dai privati a seguito di eventi calamitosi. In particolare, le norme stabiliscono che le ordinanze della protezione civile dispongano in ordine all'attuazione delle misure urgenti per il ripristino delle strutture e infrastrutture danneggiate e per far fronte ai danni subiti dalle attività economiche e produttive, entro i limiti delle risorse finanziarie individuate con delibera del Consiglio dei ministri e sulla base dei criteri da questo individuati. Limitano inoltre al territorio regionale la possibilità di adottare misure di delocalizzazione, laddove possibile temporanea (articolo 26, comma 1);
- la semplificazione delle procedure per l'erogazione degli indennizzi ai cittadini e alle imprese che stanno subendo disagi a causa del cantiere per la ricostruzione del ponte Morandi a Genova, con la previsione che i criteri e le modalità per la concessione delle forme di ristoro dei danni subiti siano individuati, con propria ordinanza, dal Commissario straordinario di cui al decreto-legge n. 108 del 2018, nei limiti delle risorse disponibili sulla propria contabilità speciale non destinate a diversa finalità e comunque nel limite complessivo di 7 milioni di euro (articolo 26, comma 2);
- il Codice delle comunicazioni elettroniche, al quale vengono apportate una serie di integrazioni finalizzate a prevedere la realizzazione di un sistema di diffusione di allarme pubblico con il quale raggiungere, in caso di gravi emergenze o catastrofi, tutti i soggetti presenti nella zona geografica interessata. La definizione delle modalità di attivazione e di gestione del sistema di allarme, che potrà utilizzare i servizi mobili di comunicazione interpersonale basati sul numero, i servizi di diffusione radiotelevisiva, le applicazioni mobili basate su un servizio di accesso a internet o altri servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, purché equivalenti in termini di copertura e capacità di raggiungere gli utenti finali, è rinviata ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame. Con il decreto del Presidente del Consiglio verranno stabiliti anche le modalità e i criteri per l'erogazione di eventuali contributi per gli investimenti volti al potenziamento e all'innovazione delle reti dei gestori e alla gestione operativa della piattaforma occorrente (articolo 28).
Oltre ad una disposizione specifica volta ad individuare, nelle more del recepimento del nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, l'ambito di applicazione dell'articolo 1, comma 1044, della legge n. 205 del 2017, in relazione all'obbligo di integrare negli apparecchi atti alla radiodiffusione sonora almeno un'interfaccia che consenta all'utente di ricevere i servizi della radio digitale (articolo 26, comma 5), il Capo III contiene infine le norme sulla copertura finanziaria e sull'entrata in vigore del provvedimento.
Si ricorda infine che le Commissioni riunite hanno previsto l'istituzione di due fondi finalizzati all'erogazione delle risorse finanziarie occorrenti per l'installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso nelle scuole e nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità, a carattere residenziale, semiresidenziale o diurno, al fine di assicurare la più ampia tutela a favore, rispettivamente, dei minori nei servizi educativi per l'infanzia e nelle scuole dell'infanzia statali e paritarie, nonché dei soggetti ospitati nelle strutture suddette.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA N. 113
Nel corso della seduta è pervenuta al banco della Presidenza la seguente comunicazione:
Disegno di legge n. 1248:
sulla votazione della questione pregiudiziale, la senatrice Cirrinna', avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Battistoni, Bogo Deledda, Bonfrisco, Borgonzoni, Bossi Umberto, Candiani, Cattaneo, Cioffi, Crimi, De Poli, Fantetti, Giacobbe, Ginetti, Lucidi, Maiorino, Merlo, Monti, Napolitano, Pirro, Ronzulli, Santangelo, Siri, Solinas e Stabile.
E' assente per incarico avuto dal Senato il senatore Fazzone, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
Ministro degli affari esteri e cooperazione internazionale
Ministro della Giustizia
Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'estradizione tra gli Stati membri dell'Unione europea, con Allegato, fatta a Dublino il 27 settembre 1996 (1307)
(presentato in data 29/05/2019)
C.1797 approvato dalla Camera dei deputati;
Ministro degli affari esteri e cooperazione internazionale
Ministro della Giustizia
Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli:
a) Secondo Protocollo addizionale alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale, fatto a Strasburgo l'8 novembre 2001;
b) Terzo Protocollo addizionale alla Convenzione europea di estradizione, fatto a Strasburgo il 10 novembre 2010;
c) Quarto Protocollo addizionale alla Convenzione europea di estradizione, fatto a Vienna il 20 settembre 2012 (1308)
(presentato in data 29/05/2019)
C.1798 approvato dalla Camera dei deputati.
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
2ª Commissione permanente Giustizia
Sen. De Bonis Saverio
Modifica al decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, in materia di disciplina applicabile ad ILVA S.p.A. (1125)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 10ª (Industria, commercio, turismo), 13ª (Territorio, ambiente, beni ambientali)
(assegnato in data 29/05/2019);
2ª Commissione permanente Giustizia
Sen. Calderoli Roberto
Disposizioni volte a contrastare la diffusione dei reati di violenza sessuale introducendo il trattamento farmacologico di blocco androgenico e la castrazione chirurgica (1258)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 12ª (Igiene e sanita'), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 29/05/2019).
Affari assegnati
È deferito alla 4a Commissione permanente (Difesa), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti di cui all'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'affare sullo stato e sulle funzioni degli enti dell'area industriale della difesa (Atto n. 257).
Governo, trasmissione di atti e documenti
Negli scorsi mesi di febbraio, marzo e aprile 2019 sono pervenute copie di decreti ministeriali, inseriti nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa, delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo, dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali, dell'interno, per l'esercizio finanziario 2018 e 2019, concernenti le variazioni compensative tra capitoli delle medesime unità previsionali di base e in termini di competenza e cassa.
Tali comunicazioni sono state trasmesse alle competenti Commissioni permanenti.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 28 e 29 maggio 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:
alla dottoressa Valeria Vaccaro, dirigente di prima fascia del Ministero dell'economia e delle finanze, il conferimento dell'incarico di Capo del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri;
al dottor Michele Forziati, magistrato ordinario collocato fuori del ruolo organico della Magistratura, il conferimento dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della giustizia;
al dottor Francesco La Camera, la revoca dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 29 maggio 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, l'elenco delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, riferito al primo trimestre 2019.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, a tutte le Commissioni permanenti (Doc. LXXIII-bis, n. 5).
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti atti e documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione e sulla revisione della direttiva 2014/59/UE (direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche) e del regolamento (UE) n°806/2014 (regolamento sul meccanismo di risoluzione unico) (COM(2019) 213 definitivo), alla 6a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;
Relazione della Commissione sulla valutazione intermedia del programma dell'Unione europea per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI) (COM(2019) 234 definitivo), alla 11a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 16 e 17 maggio 2019, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha inviato le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:
dell'Istituto per gli Studi di politica internazionale (ISPI), per l'esercizio 2017. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 3a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XV, n. 149);
dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS), per l'esercizio 2017. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 150);
dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ), per l'esercizio 2017. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 151).
Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera in data 3 maggio 2019, ha inviato il testo di cinquantasette risoluzioni approvate dal Parlamento stesso nel corso della tornata dall'11 al 14 marzo 2019, deferite, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sotto indicate Commissioni competenti per materia, nonché alla 14a Commissione permanente:
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle informazioni elettroniche sul trasporto merci, alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 330);
risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione quadro 2009/315/GAI del Consiglio per quanto riguarda lo scambio di informazioni sui cittadini di paesi terzi e il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziali (ECRIS), e che sostituisce la decisione 2009/316/GAI del Consiglio, alla 2a Commissione permanente (Doc. XII, n. 331);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un sistema centralizzato per individuare gli Stati membri in possesso di informazioni sulle condanne pronunciate a carico di cittadini di paesi terzi e apolidi (TCN) e integrare e sostenere il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziali (Sistema ECRIS-TCN), e che modifica il regolamento (UE) n. 1077/2011, alla 2a Commissione permanente (Doc. XII, n. 332);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma "corpo europeo di solidarietà" e abroga i regolamenti [regolamento sul corpo europeo di solidarietà e (UE) n. 375/2014, alla 1a Commissione permanente (Doc. XII, n. 333);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'ENISA, l'agenzia dell'Unione europea per la cibersicurezza, che abroga il regolamento (UE) n. 526/2013, e relativo alla certificazione della cibersicurezza per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione ("regolamento sulla cibersicurezza"), alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 334);
risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera alimentare, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 335);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante l'iniziativa dei cittadini europei, alla 1a Commissione permanente (Doc. XII, n. 336);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'importazione di beni culturali, alla 7a Commissione permanente (Doc. XII, n. 337);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE, Euratom) n. 1141/2014 per quanto riguarda la procedura di verifica relativa alle violazioni delle norme in materia di protezione dei dati personali nel contesto delle elezioni del Parlamento europeo, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. XII, n. 338);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio mediante il rilascio di un'autorizzazione generale di esportazione dell'Unione per l'esportazione di determinati prodotti a duplice uso dall'Unione verso il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, alla 3a, alla 4a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 339);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio inteso a consentire la continuazione dei programmi di cooperazione territoriale PEACE IV (Irlanda-Regno Unito) e Regno Unito-Irlanda (Irlanda-Irlanda del Nord-Scozia) nel contesto del recesso del Regno Unito dall'Unione europea, alla 3a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 340);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni per il proseguimento delle attività di mobilità in corso ai fini dell'apprendimento a titolo del programma Erasmus+ nel quadro del recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord ("Regno Unito") dall'Unione europea, alla 3a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XII, n. 341);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a determinati aspetti della sicurezza aerea in relazione al recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord dall'Unione, alla 3a, alla 8a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 342);
risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative ai requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi, alla 3a, alla 8a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XII, n. 343);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 767/2008, il regolamento (CE) n. 810/2009, il regolamento (UE) 2017/2226, il regolamento (UE) 2016/399, il regolamento (UE) 2018/XX [regolamento sull'interoperabilità] e la decisione 2004/512/CE, e che abroga la decisione 2008/633/GAI del Consiglio, alla 1a e alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 344);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo Asilo e migrazione, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 345);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce, nell'ambito del Fondo per la gestione integrata delle frontiere, lo Strumento di sostegno finanziario per la gestione delle frontiere e i visti, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 346);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo Sicurezza interna, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 347);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla definizione, alla presentazione e all'etichettatura delle bevande spiritose, all'uso delle denominazioni di bevande spiritose nella presentazione e nell'etichettatura di altri prodotti alimentari nonché alla protezione delle indicazioni geografiche delle bevande spiritose, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 348);
risoluzione sul progetto di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del Protocollo n. 3 sullo Statuto della Corte di giustizia dell'Unione europea, alla 2a Commissione permanente (Doc. XII, n. 349);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'istituzione di misure di emergenza nel settore del coordinamento della sicurezza sociale in seguito al recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord dall'Unione europea, alla 3a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XII, n. 350);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme comuni che garantiscono i collegamenti di base per il trasporto di merci su strada in relazione al recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord dall'Unione, alla 3a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 351);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a norme comuni per garantire una connettività di base del trasporto aereo in relazione al recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Norda dall'Unione, alla 3a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 352);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 508/2014 per quanto riguarda alcune norme relative al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca a causa del recesso del Regno Unito dall'Unione, alla 3a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 353);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/2403 per quanto riguarda le autorizzazioni di pesca per i pescherecci dell'Unione nelle acque del Regno Unito e le operazioni di pesca dei pescherecci del Regno Unito nelle acque dell'Unione, alla 3a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 354);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a determinati aspetti della sicurezza e della connettività delle ferrovie in relazione al recesso del Regno Unito dall'Unione, alla 3a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 355);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 391/2009 in relazione al recesso del Regno Unito dall'Unione, alla 3a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 356);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1316/2013 in relazione al recesso del Regno Unito dall'Unione, alla 3a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 357);
risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi, che abroga la direttiva 2000/59/CE e modifica la direttiva 2009/16/CE e la direttiva 2010/65/UE, alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 358);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 952/2013 al fine di prorogare l'uso transitorio di mezzi diversi dai procedimenti informatici previsti dal codice doganale dell'Unione, alla 3a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 359);
risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti e che abroga la decisione quadro 2001/413/GAI del Consiglio, alla 2a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 360);
risoluzione sul progetto di regolamento del Consiglio concernente la competenza, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, e la sottrazione internazionale di minori (rifusione), alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. XII, n. 361);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 575/2013 per quanto riguarda la copertura minima delle perdite sulle esposizioni deteriorate, alla 5a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 362);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla tutela della concorrenza nel settore del trasporto aereo, che abroga il regolamento (CE) n. 868/2004, alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 363);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Consiglio sull'istituzione del Fondo monetario europeo, alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 364);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di partenariato volontario tra l'Unione europea e la Repubblica socialista del Vietnam sull'applicazione delle normative, sulla governance e sul commercio nel settore forestale, alla 3a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 365);
risoluzione non legislativa recante una proposta di risoluzione non legislativa sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di partenariato volontario tra l'Unione europea e la Repubblica socialista del Vietnam sull'applicazione delle normative, sulla governance e sul commercio nel settore forestale, alla 3a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 366);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio che autorizza gli Stati membri a ratificare, nell'interesse dell'Unione europea, il protocollo che modifica la convenzione del Consiglio d'Europa sulla protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato di dati di carattere personale, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. XII, n. 367);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio che autorizza gli Stati membri ad aderire, nell'interesse dell'Unione europea, alla Convenzione del Consiglio d'Europa concernente un approccio integrato in materia di sicurezza e di servizi in occasione di incontri calcistici e di altre manifestazioni sportive (STCE n. 218), alla 1a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XII, n. 368);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea e degli Stati membri, del protocollo recante modifica dell'accordo sul trasporto marittimo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il governo della Repubblica popolare cinese, dall'altro, per tenere conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, alla 3a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 369);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, di un protocollo dell'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica araba d'Egitto, dall'altra, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 370);
risoluzione su come costruire una capacità dell'Unione in materia di prevenzione dei conflitti e di mediazione, alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 371);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica islamica di Afghanistan, dall'altra, alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 372);
risoluzione non legislativa sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica islamica di Afghanistan, dall'altra, alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 373);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo tra l'Unione europea, da una parte, e il Regno di Norvegia, la Repubblica d'Islanda, la Confederazione svizzera e il Principato del Liechtenstein, dall'altra, sulla partecipazione di tali Stati all'Agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, alla 1a Commissione permanente (Doc. XII, n. 374);
risoluzione sul progetto di regolamento della Commissione che modifica gli allegati II, III e IV del regolamento (CE) n. 396/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i livelli massimi di residui di clothianidin, ciclossidim, epossiconazolo, flonicamid, alossifop, mandestrobin, mepiquat, Metschnikowia fructicola ceppo NRRL Y-27328 e proesadione in o su determinati prodotti, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 375);
risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da granturco geneticamente modificato 4114 (DP-004114-3), a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 376);
risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da granturco geneticamente modificato MON 87411 (MON-87411-9), a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 377);
risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da granturco geneticamente modificato Bt11 x MIR162 x 1507 x GA21 e dalle sottocombinazioni Bt11 x MIR162 x 1507, MIR1652 x 1507 x GA21 e MIR162 x 1507 a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 378);
risoluzione sul progetto di regolamento di esecuzione della Commissione che modifica il regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 per quanto riguarda la proroga dei periodi di approvazione delle sostanze attive abamectina, Bacillus subtilis (Cohn 1872( ceppo QST 713, Bacillus thuringiensis sottospecie aizawai, Bacillus thuringiensis sottospecie israeliensis, Bacillus thuringiens sottospecie kurstaki, Beauveria bassiana, benfluralin, clodinafop, clopiralid, Cydia pomonella Granulovirus (CpGV), ciprodinil, diclorprop-P, epossiconazolo, fenpirossimato, fluazinam, flutolanil, fosetil, Lecanicillium muscarium, mepanipyrim, mepiquat, Metarhirium anisopliae var. anisopliae, metconazolo, metrafenone, Phlefbiopsis gigantea, pirimicarb, Pseudomonas chlororaphis ceppo: MA 342, primetanil, Pythium oligandrum, rimsulfuron, spinosad, Streptomyces K61, thiacloprid, tolclofos-metile, Trichoderma asperellum, Trichoderma atroviride, Trichoderma gamsii, Trichoderma harzianum, triclopir, trinexapac, triticonazolo, Verticillium albo-atrum e ziram, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 379);
risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Kazakhstan, alla 3a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 380);
risoluzione sull'Iran, in particolare il caso dei difensori dei diritti umani, alla 3a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 381);
risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Guatemala, alla 3a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 382);
risoluzione su un regime europeo di sanzioni per le violazioni dei diritti umani, alla 3a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 383);
risoluzione sull'urgenza di una lista nera UE di paesi terzi a norma della direttiva antiriciclaggio, alla 2a e alla 6a Commissione permanente Commissione permanente (Doc. XII, n. 384);
risoluzione sul cambiamento climatico: visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra in conformità dell'accordo di Parigi, alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 385);
risoluzione sulla situazione in Nicaragua, alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 386).
Mozioni, apposizione di nuove firme
La senatrice Angrisani e il senatore Mautone hanno aggiunto la propria firma alla mozione 1-00131 del senatore Puglia ed altri.
Mozioni
DE PETRIS, ERRANI, GRASSO, LAFORGIA, DE FALCO, SEGRE, MARTELLI, BUCCARELLA, DE BONIS - Il Senato,
premesso che:
il 7 luglio 2017 si sono conclusi in sede ONU i negoziati, iniziati nel mese di marzo, per il disarmo nucleare, con l'approvazione da parte di due terzi dei 192 Stati membri delle Nazioni Unite del Trattato per la proibizione delle armi nucleari;
il testo del Trattato è stato adottato con il voto a favore di 122 Stati, un voto contrario e un astenuto, salutato da cinque minuti di applausi dell'assemblea, e successivamente aperto alla firma a New York il 20 settembre 2017;
premessa fondamentale del Trattato è il riconoscimento, di particolare rilievo in uno strumento giuridico internazionale, delle "catastrofiche conseguenze umanitarie" delle armi nucleari, e che la loro completa eliminazione "rimane il solo modo di garantire che esse non siano mai usate in qualsiasi circostanza". L'art. 4, in particolare, è rubricato "Verso la totale eliminazione delle armi nucleari", e l'art. 12 impegna gli Stati aderenti a farsi promotori del bando presso gli altri Paesi, in modo che il Trattato raggiunga l'universalità;
il nucleo centrale del Trattato è l'art. 1 che vieta in termini molto fermi agli Stati che vi aderiranno di sviluppare, testare, produrre e acquisire qualsiasi dispositivo nucleare esplosivo, qualunque sia la sua potenza; trasferirli o riceverli a o da chicchessia; consentirne lo schieramento (vieta quindi esplicitamente il nuclear sharing, in base al quale l'Italia ospita sul proprio territorio circa 70 testate termonucleari); assistere, incoraggiare o indurre chicchessia in siffatte azioni proibite;
il trattato vieta non solo l'uso delle armi nucleari, ma anche la minaccia, negando quindi la legittimità della deterrenza che ha consentito la crescita esponenziale degli arsenali nucleari durante la "Guerra fredda", e la folle corsa agli armamenti oggi, purtroppo, ripresa;
sebbene sin dal 1996 la Corte internazionale di giustizia de L'Aia, con la decisione dell'8 luglio 1996, avesse solennemente affermato che "la minaccia e l'uso delle armi nucleari è, in linea generale, in contrasto con le norme del diritto internazionale applicabile ai conflitti armati e, in particolare, con i principi e le regole del diritto umanitario", nessun trattato per l'effettivo disarmo nucleare era mai stato perseguito, lasciando il mondo alla mercè del folle utilizzo di armamenti con capacità distruttiva globale;
considerato che:
già nel 1959 Oskar Morgenstern, fondatore dell'Istituto per gli studi superiori di Vienna, scriveva: "Un giorno un'arma nucleare esploderà in modo puramente accidentale, senza alcuna connessione con piani militari. La mente umana non può costruire qualcosa che sia infallibile". Nel 1971 Stati Uniti e Unione Sovietica, avendo ben presente il problema, firmarono un accordo bilaterale che conteneva questa considerazione: "La stessa esistenza di armi nucleari, anche gestite con le più sofisticate procedure di comando e controllo, è ovviamente fonte di continua preoccupazione. Malgrado le precauzioni più elaborate, è concepibile che un guasto tecnico o un errore umano o un incidente frainteso o un'azione non autorizzata possa scatenare un disastro o una guerra nucleare";
per definire i tipi di incidenti possibili la Marina statunitense ha coniato due termini: "freccia spezzata" (broken arrow), per definire lo scoppio di un'arma nucleare che non implichi il pericolo di scatenare una guerra, e "lampo nucleare" (nucflash), l'incidente che causi un'esplosione termonucleare "tale da creare il rischio di una guerra";
il Dipartimento della difesa statunitense nel 1981 ha pubblicato una lista di 32 incidenti (broken arrow) nei quali si è rischiato lo scoppio di un ordigno nucleare. Si tenga presente in proposito che le attuali testate hanno una potenza circa 50.000 volte maggiore di quella esplosa ad Hiroshima;
oltre ai rischi di incidenti "involontari" non può certo non riconoscersi che l'attuale quadro di instabilità internazionale, la denuncia da parte degli Stati Uniti del trattato Intermediate-range nuclear forces (IFN) e le inaccettabili "sperimentazioni" della Corea del Nord rendono drammaticamente evidente l'inizio di una nuova corsa agli armamenti nucleari;
considerato inoltre che:
i Paesi aderenti alla NATO non hanno partecipato ai negoziati per la definizione del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, ad eccezione dell'Olanda, e ciò in aperta violazione del trattato di non proliferazione nucleare del 1970 che, all'art. VI, impegnava ogni Stato parte al perseguimento in buona fede dei negoziati "su misure efficaci per la cessazione della corsa agli armamenti e per l'eliminazione degli arsenali nucleari, nonché su un trattato di disarmo generale e completo sottoposto a controllo internazionale efficace";
la posizione dell'Italia, pur con alcune peculiarità, non ha fatto eccezione, accodandosi alle decisioni di non partecipazione assunta probabilmente proprio in sede NATO e senza che il nostro Parlamento sia stato in alcun modo investito di una qualche decisione al riguardo;
il Trattato entrerà in vigore entro 90 giorni da quando sarà ratificato da 50 Paesi. Attualmente hanno aderito al Trattato 70 nazioni ed è stato ratificato da 20;
sussistono sia le ragioni di opportunità storica che di diritto internazionale affinché l'Italia aderisca al Trattato per la proibizione delle armi nucleari adottato dalle Nazioni Unite il 7 luglio 2017,
impegna il Governo:
1) a disporre gli atti necessari all'adesione dell'Italia al Trattato delle Nazioni Unite relativo al divieto delle armi nucleari, fatto a New York il 7 luglio 2017 e aperto alla firma il 20 settembre 2017;
2) a presentare conseguentemente alle Camere il disegno di legge per l'autorizzazione alla ratifica e per l'esecuzione del Trattato.
(1-00132)
LUPO, PATUANELLI, COLTORTI, SANTILLO, DESSI', DI GIROLAMO, FEDE, RICCIARDI, DONNO, LEONE, GIANNUZZI, PELLEGRINI Marco, GALLICCHIO, D'ANGELO, BOTTICI, LANNUTTI, PIRRO, RICCARDI, FLORIDIA, MONTEVECCHI - Il Senato,
premesso che:
il trattato di Città del Capo è un trattato multilaterale adottato nell'ambito della conferenza diplomatica tenutasi a Città del Capo tra il 29 ottobre e il 16 novembre 2001 e promossa dall'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (Unidroit), alla quale hanno partecipato 68 Paesi e 14 organizzazioni internazionali. Il trattato è composto dalla convenzione relativa alle garanzie internazionali sui beni mobili strumentali (Convention on international interests in mobile equipment) e da tre protocolli riguardanti, rispettivamente, il materiale aeronautico, il materiale rotabile ferroviario ed i beni spaziali;
sia la convenzione che i protocolli hanno lo scopo di offrire un quadro normativo omogeneo per la registrazione delle proprietà, interessi di sicurezza, locazioni e contratti condizionali di vendita, nonché diversi strumenti giuridici in caso di insolvenza per le convenzioni di finanziamento;
tale quadro giuridico internazionale mira, come indicato nella relazione della Commissione delle Comunità europee (Commissione CE, SEC (2002) 1308, Bruxelles 3 marzo 2003), a "facilitare l'offerta di finanziamento dei beni aeronautici, aeromobili o parti di essi, attraverso la creazione di una garanzia internazionale particolarmente forte a favore dei creditori (venditori a credito, organismi finanziari che hanno finanziato tali beni) che accorda loro la prelazione assoluta su tali beni in un registro internazionale";
con la costituzione della garanzia internazionale, i finanziatori, attraverso l'iscrizione nel predetto registro telematico internazionale, godono della possibilità di recuperare i beni aeronautici, ovvero gli aeromobili che, attraverso le loro organizzazioni, vengono dati in locazione (finanziaria od operativa, dry lease) alle compagnie aeree per consentire loro di effettuare i servizi di trasporto. La garanzia internazionale consente ai finanziatori, nell'accezione più ampia di veri e propri finanziatori o di locatori di aeromobili, una prelazione assoluta su tali beni anche in caso di insolvenza del debitore, ovvero della compagnia aerea;
la convenzione è entrata in vigore il 1° aprile 2004 ed è stata firmata da 28 Paesi, mentre il protocollo riguardante gli aspetti inerenti al materiale aeronautico (Protocol on matters specific to aircraft equipment) è entrato in vigore il 1° marzo 2006 ed è stato ratificato inizialmente da otto Paesi, ai quali se ne sono successivamente aggiunti altri per un totale di 46 Paesi;
l'Italia ha firmato sia la convenzione che il protocollo sul materiale aeronautico il 6 dicembre 2001, ma non ha ratificato, ad oggi, tali strumenti. Ciò comporta che, nel mercato italiano, i finanziamenti di aeromobili, sia che si tratti di leasing finanziario o di dry lease, hanno costi più alti: i vettori aerei operanti in Italia non possono, infatti, accedere alla regolamentazione finanziaria relativa alle garanzie internazionali iscritte nel registro telematico, e laddove ciò avvenga sono costretti a registrare, per espressa richiesta del finanziatore (lessor), gli aeromobili in Paesi che hanno ratificato la convenzione e il protocollo anziché nel registro aeronautico nazionale (RAN);
il 29 aprile 2009 si è concluso il procedimento di adesione da parte dell'Unione europea che, con decisione del Consiglio, ha reso possibile l'entrata in vigore nell'ordinamento europeo della convenzione e del protocollo sul materiale aeronautico a partire dal successivo 1° agosto;
considerato che:
gli articoli da 8 a 15 della convenzione e gli articoli IX e XVI del protocollo sul materiale aeronautico disciplinano l'efficacia e l'opponibilità ai terzi della garanzia iscritta nel registro internazionale e, in particolare, stabiliscono i rimedi di cui il creditore dispone per recuperare il possesso del bene anche in caso di apertura di una procedura di insolvenza nei confronti del debitore;
ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 1, della convenzione, l'iscrizione al registro telematico, e la conseguente applicazione del regime di opponibilità ed efficacia a favore del soggetto erogatore del finanziamento che ha provveduto ad iscrivere la relativa garanzia, è possibile solo se il debitore è situato in uno Stato contraente;
l'articolo IV, paragrafo 1, del protocollo dispone inoltre che la convenzione si applichi anche agli elicotteri e alle cellule di aeromobili facenti parte di un aeromobile immatricolato nel registro degli aeromobili di uno Stato contraente che sia lo Stato di immatricolazione, o qualora l'immatricolazione venga effettuata in applicazione di un accordo in forza del quale saranno registrati;
rilevato che:
il protocollo disciplina, all'articolo XI, le modalità di restituzione del materiale aeronautico che costituisce la garanzia del creditore per insolvenza del debitore ma, specifica chiaramente al paragrafo 1, che l'articolo possa essere applicato solo qualora uno Stato contraente che sia la giurisdizione principale dell'insolvenza abbia effettuato una dichiarazione in applicazione del paragrafo 3 dell'articolo XXX;
all'atto dell'adesione, l'Unione europea non ha effettuato la specifica dichiarazione prevista dagli articoli XI e XXX, paragrafo 3, del protocollo sul materiale aeronautico, lasciando agli Stati membri la competenza sull'eventuale ratifica e recepimento della disciplina per i casi di insolvenza. Nelle more di tale recepimento devono applicarsi le previsioni contenute nel regolamento (CE) n. 1346/2000 sulle procedure di insolvenza, come sostituito dal regolamento (UE) 2015/848;
considerato, infine, che:
la richiamata normativa internazionale consente ai proprietari di aeromobili e ai lessor di costituire sugli aeromobili dati in locazione ai vettori garanzie mobiliari che permettono al creditore di rimanere in possesso dell'aeromobile, consentendone dunque l'attività imprenditoriale nel settore aeronautico;
il mancato recepimento da parte dell'Italia dell'articolo XI del protocollo sul materiale aeronautico rappresenta uno dei maggiori ostacoli che i lessor e le imprese costruttrici di aeromobili rilevano al fine di consentire ad una compagnia aerea in possesso di licenza italiana di operatore aereo di registrare l'aeromobile nel RAN gestito dall'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC);
la difficoltà a ratificare da parte dell'Italia è probabilmente dovuta al fatto che la convenzione è caratterizzata da meccanismi che possono discostarsi dai tradizionali principi del nostro ordinamento in tema di garanzie a favore dei creditori. Proprio in ragione della differenza tra gli ordinamenti di common law e civil law, la convenzione ha previsto un meccanismo di ratifica suscettibile di consentire agli ordinamenti di civil law, quale quello italiano, di aderire con alcune riserve;
affinché la disciplina possa trovare applicazione nel nostro ordinamento occorrerà, inoltre, adeguare le norme contenute nel codice della navigazione (di cui al regio decreto 30 marzo 1942, n. 327, e successive modificazioni);
l'articolo 760 del codice, in particolare, richiede un'attesa dell'aeromobile in Italia di 60 giorni nel caso di richiesta di cancellazione dello stesso dal RAN, termine a tutela dei creditori entro il quale possono far valere i loro diritti proponendo la loro opposizione alla cancellazione all'ENAC, costringendo, di fatto, gli operatori del settore a rivolgersi alle autorità di aviazione civile di altri Paesi UE che hanno procedure più rapide per le attività amministrative di registrazione e cancellazione anziché rivolgersi ad ENAC,
impegna il Governo:
1) a presentare alle Camere il disegno di legge di ratifica della convenzione di Cape Town e del relativo protocollo aeronautico, firmati a Cape Town il 16 novembre 2001, attivando in particolare ogni azione utile al recepimento della disciplina relativa ai rimedi per i casi di insolvenza di cui all'articolo XI del protocollo, concernente le garanzie internazionali su beni mobili strumentali, mediante specifica dichiarazione ai sensi dell'articolo XXX, paragrafo 3, del protocollo, con le eventuali riserve e dichiarazioni previste;
2) a provvedere al corrispondente riordino e adeguamento delle disposizioni contenute nel codice della navigazione in relazione alle procedure di registrazione e cancellazione degli aeromobili dal registro aeronautico nazionale.
(1-00133)
Interrogazioni
DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che:
le Commissioni uniche nazionali (CUN) sono state introdotte dall'articolo 6-bis del decreto-legge 5 maggio 2015, n. 51, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 luglio 2015, n. 91, al fine di consentire ai produttori di collocare il proprio prodotto ad un prezzo congruo e di garantire la trasparenza nelle relazioni contrattuali tra gli operatori di mercato e nella formazione di prezzi;
l'assessore per le politiche agroalimentari della Regione Puglia, Leonardo di Gioia, il 28 aprile 2018, durante l'inaugurazione della 69a edizione della Fiera internazionale dell'agricoltura e della zootecnia di Foggia, ha ribadito la necessità di costituire la Commissione unica nazionale per la quotazione del grano duro a Foggia, riaffermando l'urgenza, oltre che l'esigenza, di gestire nel cuore della cerealicoltura italiana dedicata al frumento pastificabile le sempre possibili crisi di prezzo;
il ministro Luigi Di Maio il 12 maggio si è recato a Foggia e insieme a Giuseppe L'Abbate hanno annunciato l'avvio "sperimentale" della CUN, dimenticando che la Commissione è ben collaudata da una legge e da un decreto attuativo, che non prevedono alcuna sperimentazione;
considerato che:
la costituzione di una CUN a Foggia per il prezzo del grano duro è in discussione dal luglio 2016 e fa parte del piano del Ministro pro tempore Maurizio Martina per il rilancio del grano italiano, il quale, tra l'altro, in un tavolo ministeriale ebbe modo di affermare che, dai dati ISMEA sull'andamento dei prezzi per il grano duro, non c'era nessuna correlazione tra mercato internazionale e nazionale, con ciò lasciando ipotizzare la presenza in Italia di fenomeni distorsivi dei prezzi e della concorrenza;
l'esigenza di stabilire nel capoluogo della Capitanata la Commissione è data dal fatto che i prezzi del grano duro fino pastificabile, sia all'ingrosso che all'origine, continuano a non essere remunerativi. Infatti, nel mese di maggio 2018, dall'Osservatorio prezzi della Camera di commercio di Foggia arriva l'ulteriore conferma che la fase calante dei prezzi è ancora in corso: il cereale pastificabile, alle condizioni di "franco partenza luogo di stoccaggio", è passato di mano ad un prezzo minimo di 209 euro alla tonnellata ed a 214 euro di prezzo massimo. Il che significa una perdita secca di 4 euro a tonnellata sui valori stabiliti il 28 marzo 2018 sulla stessa piazza, seduta che chiuse una fase di stabilità durata oltre un mese, con quotazioni sui valori minimi di 214 euro e di 219 sui massimi;
con i prezzi registrati il 27 maggio 2018, la perdita di valore all'ingrosso sui 240 euro per tonnellata sui massimi, raggiunti lo scorso 30 agosto, svetta a 26 euro, pari a un calo del 10,84 per cento. Mentre secondo ISMEA il prezzo all'origine è di nuovo in calo (2,35 per cento in meno), con un valore medio di 207,5 euro alla tonnellata, registrato il 25 aprile e in discesa rispetto all'11 aprile, quando l'istituto rilevava un prezzo medio all'origine (alle condizioni di "franco magazzino - partenza") di 212,50 euro alla tonnellata;
anche gli agricoltori del Belice e dell'associazione "GranoSalus" hanno protestato per il grano pagato solo 17 centesimi. Gli agricoltori denunciano le politiche comunitarie che svantaggiano il grano siciliano, pugliese, lucano, molisano e abruzzese costringendoli, così ad abbandonare i propri terreni, visto che sempre più i costi superano i guadagni. In Sicilia hanno sfilato con i loro trattori lungo la statale Palermo-Sciacca, chiedendo un prezzo di almeno 40 centesimi al chilo;
pare evidente, dunque, l'opportunità dell'individuazione della sede foggiana per la CUN grano duro, senza alcuno indugio verso sperimentazioni. Si tratterebbe, infatti, di un'assegnazione giusta e dovuta, non solo per la vocazione produttiva di grano duro che ha il Mezzogiorno, ma anche perché coronerebbe il lavoro svolto dalla Camera di commercio nella tutela e controllo dei prezzi. Con la Commissione unica a Foggia si avrebbe una gestione più equilibrata dell'emergenza prezzi, attenuando fenomeni distorsivi e anticoncorrenziali;
tenuto conto che:
nonostante la citata legge istitutiva della CUN, il decreto attuativo, l'approvazione in Conferenza Stato-Regioni e la risoluzione della Camera dei deputati 8-00202, approvata dal Governo il 28 settembre 2016, non si è potuto ancora istituire la CUN a Foggia, anche a causa di ostacoli frapposti da alcune organizzazioni di categoria, che insistono nel mantenere in vita un meccanismo anticoncorrenziale;
l'associazione GranoSalus (fondata da produttori di grano duro e che persegue diversi obiettivi, tra questi il controllo su pasta e semole per verificarne gli standard di qualità, a partire dalla materia prima, quale il grano) ha intrapreso giudizi presso il Tar Puglia ed il Consiglio di Stato;
il Tar Puglia ha accolto il ricorso dell'associazione GranoSalus contro la Camera di commercio di Foggia che aveva negato il diritto di accedere agli atti del procedimento di formazione dei listini prezzi di grano duro e sfarinati pubblicati sul sito dell'ente camerale;
con una sentenza ricca di precisazioni, il giudice amministrativo ha riconosciuto il ruolo di GranoSalus come riferimento a tutela degli operatori del settore cerealicolo. Si è ora in attesa del pronunciamento del Tar Puglia in ordine all'annullamento dei listini della borsa merci di Foggia;
considerato, inoltre, che:
questo ingiustificato grave ritardo sull'attuazione della CUN a Foggia penalizza il processo di trasparenza nel mercato italiano e aggrava le condizioni sia delle imprese cerealicole del Mezzogiorno che quelle dei consumatori, a vantaggio esclusivo di commercianti e industriali. Non è un caso che, grazie ad alcune elaborazioni statistiche condotte dall'associazione, sia emersa una chiara correlazione tra il prezzo di un grano tossico (canadese di terza categoria linea blu) ed il grano duro (linea rossa) quotato al borsino di Altamura (Bari). Il prezzo del grano di Foggia, peraltro, è un prezzo allo stoccaggio e non all'origine, mentre il borsino di Altamura è un'associazione di privati AMC che fissa i prezzi sul libero mercato;
il mondo agricolo e quello dei consumatori stanno aspettando l'unica conferenza stampa utile al Paese, quella in cui si sancisce il rispetto della legge nei meccanismi di formazione dei prezzi all'origine (le borse merci sono strumenti desueti) e si dia avvio all'unico protocollo sensato e cioè l'istituzione della Commissione unica nazionale (CUN Grano) con sede unica a Foggia ed il recepimento di una griglia di valutazione tossicologica della qualità anche a tutela dei consumatori. Altri gruppi di lavoro o ipotesi sperimentali, a parere dell'interrogante, sono inutili. L'Italia ha davanti a sé una grande occasione, da non perdere, per diventare punto di riferimento mondiale nella quotazione del grano duro di alta qualità,
si chiede di sapere:
quali urgenti iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere al fine di superare il desueto meccanismo di rilevazione del prezzo della Commissione camerale di Foggia e Altamura e transitare velocemente verso l'istituzione della CUN;
se non ritenga, al fine di evitare speculazioni, frodi e volatilità dei prezzi, di effettuare le segnalazioni di propria competenza, anche alla luce della normativa antitrust, per arginare i fenomeni distorsivi dei prezzi e della concorrenza e verificare, quindi, il rispetto delle regole nazionali ed europee in materia.
(3-00863)
BERNINI, MALAN, CAUSIN, BERARDI, GASPARRI, MINUTO, VITALI - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
l'Italia è fra i Paesi NATO che investe di meno per la difesa, l'1,15 per cento del Pil, mentre l'obiettivo prefissato dall'Alleanza atlantica è il 2 per cento;
i commi 797 e 798 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019), dispongono, rispettivamente, riduzioni delle spese miliari per 60 milioni di euro dall'anno 2019 e di ulteriori 531 milioni di euro nel periodo 2019-2031;
nei giorni scorsi, il capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, generale Alberto Rosso, ha manifestato tutte le sue perplessità e "forte preoccupazione" per i tagli sulla sua forza armata ed in particolare sulle forniture degli aerei sostenendo che "è giusto e doveroso" che le forze armate ricevano "le giuste risorse", considerando anche che "c'è una soglia sotto la quale bisogna ricordare che le capacità potrebbero essere intaccate";
da autorevoli fonti di stampa si apprende che il ministro Trenta, ad un anno dal suo insediamento, intende effettuare una valutazione costi-benefici sul programma di acquisto degli F-35;
l'F-35 è un aereo militare caccia di nuova generazione, caratterizzato dalla capacità di raccogliere, elaborare e distribuire informazioni operative a tutte le forze impegnate in operazioni;
durante la trasmissione televisiva "Otto e mezzo" del 1° febbraio 2019, il Ministro in indirizzo, rispondendo ad alcune domande della giornalista Lilli Gruber sugli investimenti del Governo nel comparto aeronautica, ha dichiarato: "sugli F-35 stiamo ancora valutando, e il programma sarà sicuramente rivisto";
promuovere una "valutazione tecnica" del programma F-35 alimenta preoccupazioni nel comparto industriale, che potrebbe assistere ad una riduzione degli ordini, già ridotti da 131 a 90 unità nel 2012;
il 31 gennaio 2019, il ministro Di Maio, durante una conferenza stampa in cui ha presentato i risultati ottenuti dal Movimento 5 Stelle nei primi mesi di Governo, ha dichiarato: "sugli F-35 non abbiamo ancora preso alcuna decisione, ma come M5S crediamo che sia una spesa inutile";
di contro, il ministro Matteo Salvini, in diverse occasioni pubbliche, ha dichiarato testualmente: "nessun passo indietro può essere fatto sugli F-35. Lo riterrei un danno";
è quindi necessario chiarire quali valutazioni il Governo stia facendo sul programma F-35 e soprattutto sulle problematiche afferenti al medesimo programma, in modo che possano essere conosciute le reali intenzioni dell'Esecutivo, soprattutto riguardo alle possibili ricadute sull'industria e sull'occupazione del nostro Paese;
le ingenti riduzioni riguardanti il settore della difesa, corroborate dalle dichiarazioni del Governo, destano evidenti preoccupazioni, anche in considerazione della rinnovata minaccia terroristica, che non permette di abbassare il livello di sicurezza e difesa,
si chiede di sapere:
quale sia lo stato dei pagamenti delle unità già consegnate;
quali siano le effettive intenzioni del Governo in merito alla continuazione del programma di acquisto degli F-35, in modo da poter conoscere in tempi certi gli esiti delle valutazioni che il Ministro in indirizzo ha dichiarato di voler fare;
se non ritenga assolutamente necessario e indispensabile continuare la produzione di F-35 che rappresentano uno strumento militare di indubbia eccellenza e che rafforzano il sistema difesa-industria, tanto importante nel nostro Paese per lo sviluppo economico e occupazionale.
(3-00864)
UNTERBERGER, STEGER, DURNWALDER, LANIECE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
salvo limitate eccezioni, il nuovo comma 1-bis dell'articolo 93 del codice della strada (di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992), come novellato dall'articolo 29-bis del decreto-legge n. 113 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 2018, ha introdotto il divieto di circolazione per i veicoli immatricolati all'estero e in disponibilità di soggetti che abbiano stabilito la propria residenza in Italia da più di 60 giorni: la residenza anagrafica del conducente, quale risulta dai documenti di identità, è quindi il presupposto per l'applicazione del divieto;
per i cittadini europei, in alternativa alla residenza anagrafica, la circolare n. 245/2019 del Ministero dell'interno ha inspiegabilmente previsto che si possa tenere conto anche della "residenza normale", ai sensi dell'articolo 118-bis del codice della strada, laddove per "residenza normale" in Italia si intende "il luogo, sul territorio nazionale, in cui una persona dimora abitualmente, vale a dire per almeno centottantacinque giorni all'anno, per interessi personali o professionali" e altresì "il luogo, sul territorio nazionale, in cui una persona, che ha interessi professionali in un altro Stato comunitario o dello Spazio economico europeo, ha i propri interessi personali, a condizione che vi ritorni regolarmente";
peraltro, la definizione di "residenza normale", che è il presupposto utilizzato con riferimento alla sanzionabilità dei lavoratori stagionali, inserita nel codice della strada dall'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo n. 59 del 2001, in attuazione della direttiva 2006/126/CE, dovrebbe applicarsi, in senso favorevole e allo scopo del riconoscimento reciproco tra Stati membri UE, unicamente ai fini del rilascio di una patente di guida, essendo la circolare n. 245/2019 che estende il presupposto previsto dalla direttiva all'applicazione del divieto di cui all'articolo 93, comma 1-bis, del codice della strada, indicandolo pure come discrezionale;
per i casi di violazione, oltre ad una sanzione pecuniaria da 712 a 2.848 euro, è prevista altresì la sanzione accessoria del fermo amministrativo del veicolo, nonché, in caso di mancata immatricolazione in Italia entro 180 giorni o di mancata richiesta del foglio di via per condurre il veicolo oltre i transiti di confine, la confisca amministrativa dello stesso;
le autorità competenti, in attuazione della suddetta circolare e, in particolare, dell'interpretazione del concetto di "residenza normale" come luogo di dimora abituale per interessi personali o professionali, considerano ricompresi nel divieto e, quindi, sanzionabili anche i lavoratori stranieri "stagionali" (quelli, ad esempio, del settore alberghiero) che abbiano contratti di lavoro con aziende o società italiane di durata superiore a 60 giorni, i quali ad avviso degli interroganti e secondo il dettato della norma, non dovrebbero essere ricompresi nel divieto, in quanto non residenti in Italia;
per forza di cose, l'introduzione del divieto interessa, in particolare, le regioni situate nelle zone di confine, tra cui la regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, dove il rischio di incorrere in sanzioni è più diffuso e dove, quindi, gli effetti negativi connessi all'applicazione della norma sono maggiormente avvertiti dai cittadini, specie con riferimento al mercato del lavoro, posto che le imprese aventi sede in questi territori lamentano difficoltà nel reperire personale da destinare alle attività stagionali che, da sempre, interessano in particolare i lavoratori transfrontalieri;
sebbene l'intento del legislatore fosse quello di contrastare una pratica largamente diffusa, quella cioè della "esterovestizione dei veicoli" a fini evasivi, per effetto dell'entrata in vigore del citato comma 1-bis (salvo limitate eccezioni, alcune delle quali costituiscono al contrario i casi più diffusi di evasione) attualmente risultano incomprensibilmente ricompresi nell'ambito di applicazione del divieto, oltre ai lavoratori stagionali, anche altri soggetti e fattispecie del tutto estranei alle condotte ritenute lesive dal legislatore, quali ad esempio la guida del veicolo di proprietà di un parente o di un amico residente all'estero e che si trovi occasionalmente in vacanza in Italia o anche, come viene segnalato dalla "Croce Bianca" di Bolzano, la guida da parte di dipendenti di associazioni territoriali di soccorso per il rimpatrio di veicoli esteri appartenenti a soci stranieri infortunati o affetti da gravi malattie o, infine, la guida di veicoli con targa estera da parte degli addetti ai parcheggi degli alberghi fino alle aree destinate alla sosta riservata ai veicoli di proprietà dei clienti;
considerato altresì che da diverso tempo ormai gli interroganti sono impegnati nell'attività di raccolta delle segnalazioni provenienti dai territori e, già in diverse occasioni, hanno provveduto a sottoporre agli uffici competenti, in sede di incontri informali anche presso lo stesso Ministero dell'interno, le problematiche sollevate e lamentate da cittadini e lavoratori e per le quali si auspica una soluzione adeguata e tempestiva,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, considerate le evidenti criticità connesse all'applicazione del divieto di circolazione dei veicoli immatricolati all'estero e derivanti anche dalla portata assai più ampia delle indicazioni operative contenute nella circolare n. 245/2019, non ritenga che sia necessario e improcrastinabile, innanzitutto, un intervento correttivo da parte del Ministero, finalizzato ad escludere l'applicazione del concetto di "residenza normale" ai lavoratori stranieri con contratto di lavoro a tempo determinato in Italia e, quindi, a far sì che i lavoratori stagionali non rientrino nell'ambito di applicazione del divieto, e se non ritenga altresì opportuno un intervento legislativo ad hoc, all'interno del primo provvedimento utile, affinché siano definitivamente esclusi anche tutti i soggetti e le categorie attualmente e inspiegabilmente coinvolti, ma soprattutto ingiustamente sanzionati, i quali nulla hanno a che vedere con i reali destinatari della norma, cioè i "furbi" intenzionati ad eludere gli obblighi assicurativi e fiscali in Italia.
(3-00865)
VALLARDI, BERGESIO, SBRANA, RIPAMONTI - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. -
(3-00866)
(Già 4-01515)
RAUTI, LA RUSSA, CIRIANI - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
"l'inclusione" è il tema scelto nel 2019 per la tradizionale sfilata militare ai Fori Imperiali in occasione del 73° anniversario della proclamazione della Repubblica;
fonti stesse del Ministero della difesa hanno sottolineato a mezzo stampa come il tema dell'inclusione voglia evidenziare la volontà di non lasciare indietro nessuno, di combattere contro le emarginazioni sociali: un segno di attenzione agli ultimi per un evento che ha di per sé un carattere inclusivo proprio perché si svolge in occasione della festa della Repubblica, ricorrenza che unisce tutti gli italiani;
considerato che:
tra i compiti delle forze armate vi sono quello di assicurare la sicurezza e la sovranità nazionale, di protezione dei confini della patria, di costruzione e mantenimento della pace nelle missioni internazionali, di impiego a garanzia dell'ordine pubblico e di intervento in casi di calamità naturali;
le forze armate non sono organizzazioni non governative né associazioni di volontariato, non è loro compito istituzionale combattere l'emarginazione sociale;
atteso che:
la sfilata del 2 giugno dovrebbe essere occasione per celebrare ed onorare l'impegno dei militari, volta a dimostrare le capacità belliche dello Stato e a rafforzare il senso di appartenenza nazionale;
la specificità di un'organizzazione come quella delle forze armate andrebbe rispettata e onorata come componente strategica di uno Stato democratico, ricordando sempre che i militari sono servitori dello Stato e ambasciatori dell'Italia nelle missioni all'estero,
si chiede di sapere se l'aver dedicato la parata del 2 giugno al tema dell'inclusione non rappresenti un mancato riconoscimento della vocazione principale delle forze armate nonché, pur se nella necessaria e condivisibile ottica "dual use", se il tema scelto non privilegi gli aspetti di impiego civile con una deminutio dei valori militari, che sono proprio quelli che una parata delle forze armate deve celebrare.
(3-00867)
MAIORINO - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
nel 2001 scoppia il caso "Sindrome dei Balcani", con l'emergere dei primi episodi di militari italiani ammalatisi o deceduti al rientro dalle missioni in Bosnia Erzegovina e Kosovo, due Paesi dove la NATO, nel 1995 e nel 1999, ha fatto uso di proiettili all'uranio impoverito (DU);
secondo i dati dell'Osservatorio militare ad oggi si contano nel nostro Paese almeno 4.000 reduci colpiti da patologie asbesto-correlate e 359 decessi;
ad oggi, viene confermato dalla ricerca scientifica che questi proiettili sono pericolosi, sia per la radioattività emanata, sia per le nano-polveri tossiche che rilasciano nell'ambiente;
continuano a verificarsi toccanti vicende umane legate a patologie contratte a causa di agenti patogeni, alle quali occorre dare costante attenzione e assicurare una doverosa ricerca della verità;
da ultimo, nei giorni scorsi è apparsa, su alcuni organi di stampa, la notizia di un militare che si è tolto la vita, perché colpito da una patologia connessa all'esposizione all'uranio impoverito nel corso di alcune missioni all'estero, era stato costretto ad affrontare un lungo quanto penoso contenzioso con il Ministero della difesa;
il Ministro in indirizzo ha avuto il coraggio di rompere il muro di silenzio sulle responsabilità della Difesa, annunciando la creazione di un tavolo tecnico e provvedimenti legislativi a tutela dei nostri militari,
si chiede di sapere quali siano i provvedimenti concreti che il Ministro in indirizzo voglia intraprendere per affrontare una problematica che tanta sofferenza ha provocato e continua a provocare nel personale militare, che ha messo a rischio la propria incolumità fisica per servire lo Stato e che lo Stato ha il dovere di tutelare.
(3-00868)
TARICCO, MARCUCCI, MAGORNO, BITI, SBROLLINI, STEFANO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che:
l'accordo economico e commerciale globale CETA (Comprehensive economic and trade agreement) tra UE e Canada è un accordo di libero scambio, che, in ambito agricolo, abolisce i dazi doganali, per il 99 per cento, aprendo di fatto il mercato canadese ai prodotti alimentari e bevande europei;
il CETA risulta in applicazione provvisoria, dal 21 settembre 2017, solamente per quanto riguarda le materie che rientrano nelle competenze degli Stati membri relativamente alla protezione degli investimenti e all'accesso al mercato per gli investimenti di portafoglio, mentre per quanto riguarda il settore agroalimentare l'accordo risulta pienamente operativo;
il Ministro in indirizzo ha dichiarato già un anno fa "è nostra intenzione ridiscutere il CETA. Lo abbiamo detto tranquillamente senza problemi al ministro canadese. Aspetteremo un anno e vedremo quali sono i risultati del CETA, che in questo momento vige a livello provvisorio";
sempre il ministro Centinaio a luglio 2018 aveva dichiarato l'intenzione di "capire, dati alla mano, se l'accordo di libero scambio con il Canada possa considerarsi vantaggioso per il nostro Paese";
considerato che:
il CETA, in ambito agricolo, riconosce e tutela 143 prodotti tipici di specifiche zone geografiche dell'Unione europea, di cui 41 italiane;
il trattato prevede che nuove denominazioni possano essere aggiunte alla lista delle Dop e Igp tramite un negoziato tra le parti, cioè Unione europea e Canada. Un primo esempio a riguardo è quello relativo all'italiano prosciutto di Carpegna, che ha ottenuto la protezione in Canada in virtù dell'accordo CETA;
l'applicazione in via definitiva del CETA, per quanto riguarda i capitoli "Servizi, Investimenti e Appalti pubblici", avverrà solo dopo la ratifica, non ancora avvenuta in Italia, da parte dei Parlamenti nazionali dei Paesi UE;
nel primo anno di applicazione dell'accordo CETA l'export italiano in Canada è complessivamente aumentato del 3,8 per cento, mentre l'interscambio ha registrato un aumento del 2,3 per cento;
nello stesso periodo di riferimento, il settore agroalimentare italiano ha visto un aumento del 5,9 per cento, il comparto dei vini in particolare del 2,8 per cento, il settore calzature del 4,3 per cento, quello degli gli articoli in pelle del 1,3 per cento. In particolare, le vendite di prosciutto San Daniele sono salite in un anno del 35 per cento;
il settore agroalimentare, che risulta avere dazi superiori al 16 per cento, è tra quelli che può maggiormente beneficiare dell'accordo grazie a un'abolizione immediata dei dazi sull'85 per cento delle linee tariffarie;
dai dati elaborati dall'amministrazione doganale canadese, riportate in una nota dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane del 25 aprile 2018, risulta che le esportazioni di grano duro canadese verso l'Italia si sono ridotte del 90 per cento nei primi cinque mesi di applicazione dell'accordo CETA (ottobre 2017-febbraio 2018). Quelle di grano tenero del 47 per cento;
tenuto conto che dopo quasi un anno dalle dichiarazioni del Ministro non si hanno ancora notizie in merito alle intenzioni del Governo sulla reale volontà di ridiscutere l'accordo CETA,
si chiede di sapere:
a fronte delle ripetute dichiarazioni pubbliche, menzionate in premessa, quali siano i tempi e le reali intenzioni da parte del Governo in merito all'accordo di libero scambio con il Canada;
quali siano le modalità con le quali si pensa di revisionare l'attuale impostazione del CETA.
(3-00869)
STEFANO, TARICCO, BELLANOVA, MESSINA Assuntela, BITI, MAGORNO, SBROLLINI - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e per il Sud. - Premesso che:
il decreto-legge 29 marzo 2019, n. 27, recante interventi per il rilancio di settori agricoli in crisi, è stato convertito in legge, con modificazioni, il 15 maggio 2019, e non ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale;
tra le varie modifiche apportate al testo, l'articolo 8 prevede, in luogo dell'originaria rubrica recante "Norme per il contrasto della Xylella fastidiosa e di altre fitopatie", una nuova rubrica recante "Misure di contrasto degli organismi nocivi da quarantena in applicazione di provvedimenti di emergenza fitosanitaria", con ciò evidenziando che il testo vigente non fa più formalmente riferimento alla sola emergenza da Xylella fastidiosa ma, più genericamente, ad "organismi nocivi da quarantena";
l'articolo 8-quater istituisce "al fine di contribuire al rilancio dell'agricoltura della Puglia e, in particolare, di sostenere la rigenerazione dell'olivicoltura nelle zone infette, esclusa la parte soggetta alle restrizioni della zona di contenimento, nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, un fondo per la realizzazione di un Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, con una dotazione pari a 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021";
valutato che:
l'articolo 8, comma 4, prevede che all'attuazione delle misure si provvede con "le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente". A tal riguardo, la relazione tecnica al decreto-legge fa espresso riferimento al piano di intervento per il rilancio del settore agricolo e agroalimentare nei territori colpiti da Xylella fastidiosa dove al totale delle risorse a disposizione, che ammontano a 100,65 milioni di euro, partecipa la Regione Puglia con ben 52,60 milioni di euro;
l'art.8-quater, comma 3, specifica che agli oneri previsti per l'attuazione del piano straordinario si provvede attraverso corrispondente riduzione delle risorse disponibili, per gli anni 2020 e 2021, sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;
considerato che:
il Fondo per lo sviluppo e la coesione è finalizzato a dare unità programmatica e finanziaria all'insieme degli interventi aggiuntivi a finanziamento nazionale, che sono rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese;
gli interventi del Fondo sono destinati al finanziamento di progetti strategici, sia di carattere infrastrutturale sia di carattere immateriale, di rilievo nazionale, interregionale e regionale, aventi natura di grandi progetti o di investimenti articolati in singoli interventi tra loro funzionalmente connessi,
si chiede di sapere:
attraverso quali strumenti e iniziative i Ministri in indirizzo, ciascuno per la propria competenza, intendano garantire che le risorse messe a disposizione dalla Regione Puglia nel piano nazionale di emergenza per la gestione della Xylella non siano utilizzate per altre finalità, in ragione della modifica apportata all'articolo 8 del decreto-legge n. 27 del 2019, ma rimangano tutte territorialmente vincolate agli interventi previsti in Puglia;
attraverso quale interpretazione e secondo quali modalità intendano dar seguito all'impegno di sostenere la rigenerazione olivicola in Puglia attraverso lo stanziamento di 150 milioni di euro per il 2020 e il 2021 a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, stante la definita peculiarità della natura di queste risorse e la rigida determinazione delle loro finalità.
(3-00871)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
BINETTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
risulta ad oggi ancora molto difficile per i pazienti e per i professionisti che si occupano di riabilitazione sapere che cosa contenga esattamente il decreto del Ministero della salute relativo ai criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera e il suo allegato. Tutti attendevano per il 10 maggio 2019 una risposta alle molteplici sollecitazioni presentate, anche a livello parlamentare, attraverso interrogazioni e interpellanze al ministro Grillo;
ad oggi vige un silenzio pressoché assoluto sui contenuti specifici del decreto e ovviamente i livelli di ansia dei pazienti e delle loro famiglie crescono in modo proporzionale, aggravando una situazione particolarmente complessa, anche sotto il profilo psicologico, che riguarda in modo concreto moltissimi malati rari. La ragione è facilmente comprensibile, se si tiene conto che per molti di questi pazienti non esistono ancora farmaci ad hoc, i cosiddetti farmaci orfani, e la riabilitazione resta l'unica risorsa efficace per affrontare la loro sintomatologia;
esiste una metodologia per la definizione dei criteri e parametri di appropriatezza ed efficienza dei ricoveri di riabilitazione ospedaliera, messa a punto nell'ambito di un tavolo tecnico multidisciplinare istituito presso il Ministero della salute, al termine di un percorso di analisi lungo e complesso. La metodologia si basa sulla ricostruzione del "percorso del paziente" di riabilitazione, e individua i seguenti criteri: potenziale inappropriatezza clinica, con riferimento alla "numerosità" di ricoveri, potenziale inappropriatezza organizzativa e potenziale inefficienza, con riferimento alla "durata" dei ricoveri;
tra le osservazioni fatte dal tavolo di lavoro ce ne sono due di particolare interesse: l'assistenza riabilitativa ospedaliera in regime diurno risulta particolarmente critica e necessita di criteri puntuali di standardizzazione organizzativa e gestionale e spesso l'eccessivo ricorso all'assistenza ospedaliera dei ricoveri di riabilitazione è determinato dalla carenza di soluzioni territoriali alternative all'ospedale, che consentano di evitare l'utilizzo dell'ospedale stesso da ricoveri ad elevato rischio di inappropriatezza;
d'altra parte, la difformità delle soluzioni e delle risposte assistenziali regionali genera, oltre ad uno sbilanciamento dei volumi di attività e della distribuzione dei servizi fra le Regioni, anche una difficoltà di lettura del dato, di interpretazione dello stesso e, quindi, di puntuale descrizione del fenomeno;
la maggior parte di queste criticità potrebbe essere superata attraverso una serie di proposte valide per tutte le Regioni e tutte le aziende sanitarie. Per esempio, istituendo una scheda di dimissione ospedaliera (SDO) specifica per la riabilitazione, considerato il diverso sistema di tariffazione e remunerazione (giornate secondo MDC, major diagnostic category e non tariffe secondo DRG, diagnosis related groups), schede di budget per i reparti di riabilitazione condivise e proposte su tutto il territorio nazionale, dove vengono valorizzati i criteri e le specificità delle attività riabilitative (degenza media, tasso di occupazione dei posti letto e valore della giornata di degenza in primis), la proposta di una specifica sezione dell'ICDH, classificazione internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap con codici specifici per la riabilitazione o il superamento dello stesso attraverso l'utilizzo dell'ICF, classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute o dei core set già individuati per la maggior parte delle limitazioni e restrizioni;
solo attraverso percorsi riabilitativi personalizzati e nello stesso tempo standardizzati si potranno superare differenze e diversità fra le regioni, che peraltro riflettono la rappresentazione di differenti modi di concepire la riabilitazione ospedaliera, il suo ruolo e le sue reali possibilità di far fronte in modo qualificato alle necessità dei pazienti;
il timore diffuso tra i pazienti, soprattutto tra quelli che soffrono per una malattia rara, è che nel decreto ministeriale, di cui ad oggi non si sa ancora nulla, vengano adottate definizioni di appropriatezza che sottraggono ai pazienti quello che a tutti gli effetti è un diritto a ricevere le cure necessarie, tutelato dalla Costituzione;
secondo le più avanzate teorie sulla appropriatezza (RAND Corporation) infatti una procedura è appropriata se il beneficio atteso (ad esempio un aumento dell'aspettativa di vita, il sollievo dal dolore, la riduzione dell'ansia, il miglioramento della capacità funzionale) supera le eventuali conseguenze negative (ad esempio mortalità, morbosità, ansia, dolore, tempo lavorativo perso) con un margine sufficientemente ampio, tale da ritenere che valga la pena effettuarla;
davanti all'alone di mistero perdurante sul decreto i pazienti hanno ribadito la loro preoccupazione che la crescente complessità delle cure riabilitative si traduca, per molti di loro, nel mancato godimento di cure necessarie e, in altri, nel sottoporsi a procedure inutili. È noto che esista un problema di costi e che, con il passare del tempo, la necessità di contenere il peso crescente dei costi in sanità ha indotto a considerare la variabile "costi" parte integrante del concetto di appropriatezza. Ma questo non può sottrarre ai pazienti che hanno nella riabilitazione la loro sola prospettiva di cura ciò che non solo è un diritto ma anche un investimento per lo stesso SSN, che altrimenti, con il tempo, dovrebbe far fronte a costi assai più elevati;
in Europa il concetto di appropriatezza delle cure compare in documenti istituzionali nel 1997. Nella raccomandazione n. 17 del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, essa viene elencata tra "le componenti potenziali della qualità dell'assistenza sanitaria"; nella convenzione di Oviedo sui diritti dell'uomo e la biomedicina, all'art .3, gli Stati firmatari della convenzione si impegnano a garantire un "accesso equo a cure della salute di qualità appropriata". Nel 2000, a seguito del workshop organizzato dall'ufficio regionale europeo della World health organization (WHO) in collaborazione con il Ministero della salute tedesco, la definizione di appropriatezza proposta dalla RAND Corporation viene riconosciuta come un utile punto di partenza per ragionare intorno al significato di tale concetto, sebbene ne vengano sottolineati la genericità e i limiti. Secondo un report inglese preparato per il director of Research and development of the Department of health, i limiti di tale definizione vengono ricondotti alla mancata considerazione dell'individualità del paziente e della disponibilità di risorse per l'assistenza sanitaria,
si chiede di sapere quali siano i contenuti del decreto del Ministero della salute relativo ai criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera e il suo allegato per garantire ai pazienti, in particolare a coloro che hanno una malattia rara, tutte le cure riabilitative necessarie per far fronte alla loro sintomatologia invalidante, che limita in molti casi anche gli spazi essenziali di autonomia nella loro quotidianità.
(3-00870)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
BATTISTONI, MOLES, BERUTTI, MALLEGNI, BERARDI - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico. - Premesso che:
i servizi adibiti al trasporto pubblico non di linea di persone per conto terzi sono disciplinati dalla legge 15 gennaio 1992, n. 21;
l'articolo 10-bis del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante "Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione", convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, ha apportato significative modifiche ai principi che dettavano le norme per decine di migliaia d'imprese esercenti il servizio di noleggio con conducente;
tali modifiche sono state definite dall'AGCM e dall'Autorità di regolazione dei trasporti (ART), palesemente contrastanti con l'ordinamento vigente, nonché aventi comprovati profili di criticità, sotto il profilo sia costituzionale e comunitario che concorrenziale;
la Commissione europea ha aperto un'indagine per violazione del diritto comunitario trasmettendo all'applicazione EU Pilot la formale denuncia di un'associazione di categoria del noleggio con conducente, determinando un avviso di avvio di procedura d'infrazione (EUP-2019-9411) che si concluderà entro il mese di agosto 2019 con probabile applicazione di ulteriori sanzioni all'Italia;
la Conferenza unificata delle Regioni e delle Province autonome, oltre a diverse Regioni, fra cui, Calabria, Sicilia, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, hanno inviato alle autorità regionali una nota che indica l'inapplicabilità della nuova norma e approvato mozioni in favore della disapplicazione dell'articolo 10-bis; ritengono, infatti, necessaria una sospensiva dell'efficacia di tali disposizioni normative per palesi criticità costituzionali;
le restrizioni all'esercizio del noleggio con conducente risultano, nel quadro normativo nazionale ed europeo, anacronistiche e contrastanti con le aperture del mercato, oltre a determinare una ricaduta negativa sull'occupazione nel settore, con conseguente chiusura di numerose imprese ed il licenziamento di migliaia di unità lavorative;
il presumibile annullamento della norma da parte della Corte costituzionale arriverebbe in ritardo sugli effetti deleteri che il citato l'articolo 10-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 sta avendo sulle imprese italiane del noleggio con conducente, costrette a chiudere l'attività prima di una sentenza della Corte,
si chiede di sapere:
se non sia opportuno sospendere l'efficacia della nuova normativa in attesa della pronuncia della Commissione europea e della Corte costituzionale, nonché nelle more di un accordo con la Conferenza Stato-Regioni;
se e quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano avviare per salvaguardare decine di migliaia di imprese che operano nel settore del noleggio con conducente che, nonostante gli interventi delle authority, della Commissione europea e delle Regioni, si troveranno in serie difficoltà e non saranno più in grado di onorare leasing e mutui, pagare i propri dipendenti e far fronte agli oneri fiscali.
(4-01724)
VALENTE, MALPEZZI, STEFANO, CUCCA, BELLANOVA, D'ARIENZO, FEDELI, GIACOBBE, MARGIOTTA, PITTELLA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
in data 12 marzo 2019 un gruppo di rapinatori armati con il volto coperto è penetrato attraverso il sottosuolo nell'ufficio postale Napoli 36 di piazza Mazzini, portando a compimento una violenta rapina con aggressione ai danni dei sette impiegati di turno, alcuni dei quali hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere;
gli stessi rapinatori sono riusciti a fuggire dalle fogne con il bottino facendo perdere ogni traccia;
considerato che:
da allora l'ufficio postale è chiuso per effettuare i lavori di ripristino e di messa in sicurezza;
a partire da tale data i cittadini e gli utenti della zona di Avvocata, in gran parte di età avanzata, sono costretti a recarsi, anche per ritirare la pensione, agli uffici postali di largo Corigliano o di via Suarez, piuttosto distanti e mal collegati, peraltro ingolfando i suddetti uffici con ulteriori disagi per la popolazione;
rilevato che:
le uniche comunicazioni ufficiali pervenute alla cittadinanza sono limitate esclusivamente a un cartello affisso all'ufficio postale Napoli 36, dove si comunica la riapertura all'utenza per il 31 maggio 2019;
a dispetto di quanto comunicato, risulta che i lavori di ripristino dei locali non siano al momento neppure iniziati,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia informato dei gravi fatti avvenuti a Napoli;
se sia a conoscenza di sviluppi nelle indagini per individuare gli autori della rapina, anche al fine di prevenire la reiterazione di tali azioni;
quali iniziative abbia assunto per garantire adeguata protezione degli uffici postali e della relativa utenza, frequentemente oggetto di atti criminali e rapine nella città di Napoli e nella sua provincia;
quali iniziative abbia intrapreso o abbia intenzione di intraprendere, anche nei confronti di Poste italiane SpA, al fine di garantire al più presto la riapertura al pubblico dell'ufficio postale Napoli 36 in condizioni di sicurezza, per restituire fiducia nelle istituzioni e serenità ai cittadini del quartiere Avvocata.
(4-01725)
LANNUTTI, D'ANGELO, CASTALDI, PIRRO, ACCOTO, LEONE, ROMANO, PELLEGRINI Marco, LOMUTI - Ai Ministri per i beni e le attività culturali e dello sviluppo economico. - Premesso che:
in Italia i concerti vengono gestiti dai promoter (che si occupano dell'organizzazione del concerto e distribuzione) e società di ticketing (addetti alla vendita dei biglietti). Tra i promoter più noti "Friends&Partners", "Vivo Concerti", "Vertigo" e "DI and GI", che sarebbero riconducibili a "CTS Eventim" ed a Ferdinando Salzano. Tra le società di ticketing, la "TicketOne", che gestirebbe il 70-80 per cento della vendita dei biglietti, anch'essa collegata, a CTS Eventim e Salzano;
dopo i numerosi servizi di Max Laudadio inviato di "Striscia la Notizia" e le testimonianze di condotte escludenti nella prevendita dei biglietti, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), che aveva già aperto il 20 settembre 2018 un'istruttoria (n. A523), per verificare l'abuso di posizione dominante, il 29 gennaio 2019 dopo la denuncia di Zed, promoter di concerti live nel Nordest e TicketMaster, tra i principali rivali italiani di TicketOne, ha aperto un'ulteriore istruttoria contro TicketOne e CTS Eventim per posizione dominante, con possibile aggravante di minacce, ritorsioni e boicottaggio. Nel periodo che va dal 2013 al 2017, TicketOne avrebbe stipulato contratti in esclusiva per moltissimi eventi, mettendo fuori gioco Zed e TicketMaster anche tramite espedienti poco leciti. Nel settembre 2018 l'amministratore delegato di Vivo Concerti avrebbe minacciato la Zed per ottenere la distribuzione dei biglietti di un concerto dei Maneskin a Padova. Altri esempi di condotta scorretta relativa a concerti di cantanti come Alessandra Amoroso, Caparezza e Fiorella Mannoia, artisti controllati e distribuiti dai promoter controllati da CTS Eventim. Tra le altre accuse, vi sarebbe il sovrapprezzo imposto da TicketOne ai biglietti per gli eventi controllati da Zed. Una maggiorazione che non verrebbe invece applicata nei live della CTS Eventim;
il 26 marzo 2019 l'AGCM, con altri provvedimenti, ha deliberato l'estensione del procedimento A523, per accertare la violazione dell'articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea da parte di TicketOne SpA e CTS Eventim AG & Co KGaA, tramite la stipula di contratti di esclusiva con i principali promoter nazionali, per escludere o marginalizzare dal mercato italiano dei servizi di ticketing per gli eventi di musica live gli altri operatori che gestiscono una piattaforma di ticketing, rendendo non contendibile una quota dell'input molto rilevante. L'autorità antitrust, considerati gli elementi acquisiti nel corso degli accertamenti ispettivi presso le sedi di TicketOne SpA e Ticketmaster Italia Srl, nonché le segnalazioni delle società ZED Entertaninment's World Srl, Sol Eventi Srl e Ticketmaster Italia Srl, ha esteso il procedimento alle condotte adottate nel 2018, relative al rafforzamento della prassi di diniego sistematico delle deroghe all'esclusiva, nonché alle società F&P Group Srl, Di and Gi Srl, Vivo Concerti Srl, Vertigo Srl, controllate dalla società di diritto tedesco CTS Eventim AG &Co. KGaA, a capo dell'omonimo gruppo;
considerato che:
dopo la nota stampa del 15 maggio 2019, in cui TicketOne e CTS Eventim dichiaravano di voler agire in sede penale nei confronti di Valeria Arzenton, Laudadio è tornato dall'imprenditrice del gruppo Zed, che aveva denunciato per prima a "Striscia la Notizia" le pressioni subite da Ferdinando Salzano. Arzenton dichiara: «"Sono rimasta veramente basita dall'apprendere da organi di stampa che ci sia in arrivo una denuncia a mio carico. Penso che questo sia un atto strumentale e soprattutto intimidatorio perché, fatalità, capita proprio quando cominciavano a parlare alcuni colleghi promoter dopo i nostri appelli, i miei in particolare". Dopo le denunce contro Salzano&Co., qualche promoter aveva dato la propria testimonianza a Striscia, come Roberto Iacobino. Ora, in seguito all'uscita sulla stampa della presunta denuncia che sarebbe dovuta arrivare alla Arzenton, alcuni promoter raggiunti al telefono da Laudadio sembrano riluttanti a parlare, altri invece raccontano. Uno confida: "Premetto che io con Salzano sono anni che non lavoro più dopo una miriade di porcate che ha fatto, con dei meccanismi contrattuali che ti portano a perdere soldi. Comunque vada a finire, tu perdi soldi, anche se fai il pieno. Io stesso ho subito dei ricatti allucinanti, uno bello tosto da Salzano: fattura da 386.000 euro. Per avere i soldi devi penare per mesi, devi chiedere l'elemosina e cose di questo genere. Mi ha messo davvero in mezzo a una strada". Un altro promoter dice: "Noi viviamo costantemente situazioni di sopruso, diktat allucinanti. Tutto quello che ti ha detto Valeria (Arzenton ndr) te lo confermo in toto. Io sto fuori di quasi 400.000 euro". Laudadio gli chiede: "Salzano deve tanti soldi a tante persone?" e lui risponde: "Sì, ma non li dà perché non li vuole dare. Tra i miei colleghi c'è chi è fallito, chi ha dovuto ipotecare casa" (dal sito internet di "Striscia la Notizia");
Ferdinando Salzano, che gestisce la società Friends & Partners Group e ha influenza anche su Vivo Concerti, nel cui direttivo lavora la moglie padovana Barbara Zaggia, oltre che su Vertigo e Di and Gi, controllate da CTS Eventim e ugualmente queste partner di Salzano, sono accusate dalla Arzenton (Zed) di gravissime scorrettezze. Riferendosi all'indagine dell'antitrust, dice Arzenton, la Zed starebbe subendo un "embargo totale". In particolare, cinque date del cantante Francesco Renga organizzate e confermate tramite e-mail da Friends & Partners sarebbero sparite improvvisamente nel tour dell'artista. Analoga situazione si sarebbe verificata con la data padovana del concerto di Piero Pelù, che il 16 novembre 2018 doveva esibirsi al "Geox", ma sostituito da quello in cartello a San Biagio di Callalta nel trevigiano. «Abbiamo anche ricevuto una lettera in cui vengono annullate diverse attività programmate da tempo». Come i concerti del prossimo autunno di Gigi D'Alessio, Elisa, il Volo, Fiorella Mannoia, i Modà, Nek, gli spettacoli di Ficarra e Picone e del trio Panariello, Conti, Pieraccioni. «"È un sistema per far capire chi ha il potere in mano. Già prima del caso Antitrust mi avevano detto che le mie strutture sarebbero rimaste mute e che avrei perso il mercato. È una prova di forza, ma non ci fermeremo", conclude la socia di Zed»,
si chiede di sapere:
se il Governo sia al corrente di quanto messo in luce dall'inchiesta di "Striscia la Notizia", circa i concerti live organizzati da Friends & Partners Group di Ferdinando Salzano, Vivo Concerti, Vertigo e Di and Gi, controllate da CTS Eventim che mettono in vendita i biglietti dei propri concerti tramite il portale di ticketing, "TicketOne", e quali misure urgenti intenda adottare per porre fine ad un grave scandalo che penalizza i diritti dei consumatori e del mercato;
quali misure urgenti di propria competenza intenda attivare per contrastare la posizione dominante nei servizi di ticketing, che, per vincolare alla sua piattaforma di ticketing i più importanti promoter di eventi di musica live attivi in Italia, preclude alle piattaforme concorrenti l'accesso per competere sul mercato, il cui vincolo di esclusiva nei contratti danneggia anche i consumatori finali, con TicketOne che può praticare prezzi della prevendita dei biglietti superiori a quelli concorrenziali, limitando le possibilità di scelta dei consumatori tra i diversi fornitori dei servizi di ticketing;
se non ritenga opportuno attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento, per salvaguardare, con la concorrenza, i diritti lesi dei consumatori a prezzi più equi.
(4-01726)
DE PETRIS - Ai Ministri per i beni e le attività culturali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
Roma capitale intende realizzare entro il prossimo 30 giugno 2019 un'area di trasferenza dei rifiuti urbani nella piana del Tevere, in prossimità della via Flaminia, in località Saxa Rubra, area destinata al trasbordo di almeno 300 tonnellate al giorno di rifiuti provenienti dalla raccolta cittadina e destinati agli impianti di trattamento;
tale area di trasferenza non è prevista nel piano regionale dei rifiuti e, preventivamente alla proposta di localizzazione, non risulta che sia stato condotto da Roma capitale alcun iter istruttorio con gli enti competenti e con il municipio Roma XV;
l'area risulta inserita all'interno del perimetro del piano territoriale paesistico n. 15/8 valle del Tevere, sottoposta al vincolo paesaggistico vigente sulle aree contermini al fiume e localizzata in prossimità di importanti ritrovamenti archeologici nel comprensorio di Saxa Rubra, adiacenti all'antica via Flaminia;
la trasferenza risulterebbe, inoltre, adiacente al centro di produzione RAI di Saxa Rubra e all'omonima stazione della linea ferroviaria Roma-Civita Castellana-Viterbo, utilizzata anche per il trasporto urbano;
considerato che:
l'Azienda municipale ambiente (AMA), esercente del servizio di raccolta e smaltimento per conto di Roma capitale, non è ad oggi dotata di un piano industriale, comprensivo della localizzazione degli impianti di trattamento;
il servizio di raccolta porta a porta dei rifiuti, la cui estensione, anche se in grave ritardo, è programmata sull'intero territorio di Roma capitale, è destinato a modificare profondamente anche l'organizzazione dei servizi di raccolta;
il frequente sovraccarico riscontrato nelle attività di raccolta e trasporto effettuate da AMA comporta, con cadenza ricorrente, una sosta dei rifiuti nelle aree di trasbordo ben superiore a quanto prescritto dall'art. 193 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, con conseguente emissioni atmosferiche maleodoranti e rilascio di liquami,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano necessario ed urgente verificare se la proposta di Roma capitale di localizzare un'area di trasbordo dei rifiuti in località Saxa Rubra sia compatibile con la vigente disciplina in materia paesaggistica e di movimentazione dei rifiuti, disponendo nel contempo la sospensione cautelativa del progetto.
(4-01727)
DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che:
i prodotti contraffatti, che presentato il marchio made in Italy, pregiudicano gravemente il commercio italiano e, nonostante si cerchi di contrastarne il fenomeno, tale piaga pare non fermarsi;
secondo alcune stime, il valore delle contraffazioni si aggira intorno ai 100 miliardi di euro, dati resi noti in occasione dell'apertura di "TuttoFood", presso la Fiera di Milano, agli inizi di maggio 2019;
dagli spaghetti coreani al prosciutto San Daniele prodotto in Canada, fino al "Parmesan" confezionato un po' ovunque nel mondo, la pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che riconducono all'Italia è in continua crescita;
solo nell'ultimo decennio il commercio degli alimenti "taroccati", che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale, è aumentato del 70 per cento. Il fenomeno rischia addirittura di moltiplicarsi, con le nuove guerre commerciali, a partire dai dazi Usa nei confronti dell'Unione europea con l'avvio, proprio in occasione dell'apertura di "TuttoFood", dell'indagine del Dipartimento statunitense del commercio, che prevede l'audizione pubblica delle parti interessate e il successivo invio di considerazioni scritte sulle misure proposte dall'amministrazione Trump entro la fine del mese;
considerato che:
nonostante il record delle esportazioni agroalimentari made in Italy, che nel 2018 hanno raggiunto il valore di 41,8 miliardi, oggi più di due prodotti su tre di tipo italiano, venduti nel mondo, sono falsi e il fenomeno del cosiddetto Italian sounding colpisce in misura diversa tutti i prodotti. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano reggiano e dal Grana padano;
90 miliardi di euro, con una crescita del 70 per cento negli ultimi dieci anni: è questo il volume globale del giro d'affari raggiunto dal fenomeno dell'Italian sounding, un triste primato che corre ancora più veloce dell'export agroalimentare made in Italy autentico, pure in crescita;
in alcune realtà e per certi prodotti, la scelta dell'Italian sounding rispetto all'originale italiano non è legata a questioni di costo, ma piuttosto a due fattori: la difficoltà di reperimento del prodotto autentico e la scarsa conoscenza da parte del consumatore straniero delle caratteristiche e della qualità del vero made in Italy, come ha affermato il presidente di Assocamerestero;
dall'indagine condotta dall'associazione, emerge che la categoria più colpita dall'Italian sounding, per le due aree interessate, è il confectionery: il 42 per cento dei prodotti imitati sono piatti pronti e surgelati, conserve e condimenti. Seguono i latticini (25,1 per cento), la pasta (16,1 per cento), i prodotti a base di carne (13,2 per cento) e i prodotti da forno (3,6 per cento);
per valutare gli impatti economici del fenomeno, invece, è stato elaborato un indice dei costi, che misura quanto i prezzi dei prodotti Italian sounding si discostino da quelli corrispondenti del made in Italy autentico: gli abbattimenti di costo più consistenti si registrano nel Regno Unito (69 per cento in meno) e in Germania (68,5 per cento in meno), seguiti dal Belgio (64,9 per cento in meno) e dall'Olanda (64,3 per cento in meno); ci si muove su tassi di risparmio più contenuti in Svizzera (33,9 per cento in meno) e in Lussemburgo (25 per cento in meno);
tenuto conto che:
desta preoccupazione l'emergere di misure protezionistiche e la chiusura delle frontiere, a partire dalla minaccia di Trump, che intende mettere i dazi sui prodotti europei, con la pubblicazione di una black list dei prodotti europei da colpire, per un importo complessivo di 11 miliardi di dollari, che comprende anche importanti prodotti agroalimentari di interesse nazionale, come i vini, i formaggi ma anche l'olio di oliva, gli agrumi, l'uva, le marmellate, i succhi di frutta, eccetera;
con i dazi aumenterebbero i prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano e sarebbero più competitive le falsificazioni ottenute sul territorio statunitense e quelle provenienti da Paesi non colpiti dalle misure di Trump. Basta pensare che il 90 per cento dei formaggi di tipo italiano in Usa sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dal Parmesan al pecorino romano senza latte di pecora, dall'Asiago al gorgonzola fino al "Fontiago", un improbabile mix tra Asiago e fontina;
il problema, quindi, riguarda un po' tutte le categorie merceologiche, come l'olio Pompeian made in Usa, i salumi più prestigiosi, senza dimenticare i pomodori, come il San Marzano, che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti;
alla luce del dilagare del grave fenomeno della falsificazione e contraffazione dei prodotti made in Italy, e dell'incalzare della polemica sui dazi,
si chiede di sapere se e quali modifiche il Ministro in indirizzo intenda apportare alla normativa vigente in materia di contraffazione dei prodotti agroalimentari, affinché siano maggiormente tutelati i marchi DOP ed il vero made in Italy.
(4-01728)