Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 062 del 22/11/2018
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
62a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
GIOVEDÌ 22 NOVEMBRE 2018
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Presidenza del vice presidente CALDEROLI,
indi del vice presidente LA RUSSA
e del presidente ALBERTI CASELLATI
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia-Berlusconi Presidente: FI-BP; Fratelli d'Italia: FdI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-Leu; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB; Misto-PSI: Misto-PSI.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CALDEROLI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,32).
Si dia lettura del processo verbale.
PUGLIA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interrogazioni (ore 9,34)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
Sarà svolta per prima l'interrogazione 3-00099 sulle notizie di stampa relative ad incarichi del Ministro della difesa.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
TRENTA, ministro della difesa. Signor Presidente, vorrei specificare in premessa che la SudGest Aid, come correttamente evidenziato nell'atto, è una società consortile senza scopo di lucro di cui - lo specifico - non sono mai stata presidente e nella quale non ho mai avuto potere di firma dei contratti, essendo una dipendente inquadrata al VII livello quadro. Questa - e voglio dire grazie a chi ha presentato l'interrogazione, perché finalmente mi dà modo di spiegarlo - è stata l'ennesima fake news circolata sul mio conto. Sottolineo altresì che, allo stato attuale, mi trovo in aspettativa per incarico istituzionale.
Per ciò che attiene invece ai pregressi legami con la società in discussione, relativi alle specifiche circostanze richiamate dall'interrogante, preciso che all'epoca SudGest Aid era titolare di un progetto finanziato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dal titolo «Programma per la riduzione degli armamenti illegali in un quadro di consenso, cooperazione e sviluppo - Progetto per il reintegro di ex combattenti come agenti di sicurezza per le aree archeologiche di Cirene, Sabratha e Leptis Magna».
Ai fini della realizzazione del progetto, era necessario svolgere uno studio sull'area per comprendere quale tipo di approccio si dovesse assumere in quella regione e in quel peculiare contesto ambientale. Lo studio quindi era finalizzato a individuare il posto migliore dove svolgere il progetto e quella coinvolta era una società di sicurezza, con il compito di svolgere appunto le attività di valutazione sulla sicurezza del luogo ove andava realizzato il progetto.
Nel merito del quesito, pertanto, alla luce dei succitati elementi d'informazione, mi auguro di aver soddisfatto l'esigenza informativa manifestata dai senatori interroganti, in merito alla necessità di chiarire con la massima sollecitudine i reali rapporti con la citata società consortile SudGest Aid.
Grazie e viva l'Italia. (Applausi dal Gruppo M5S).
COMINCINI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COMINCINI (PD). Signor Presidente, signor Ministro, prendo atto della sua risposta, ma mi permetta di dire che se è così preoccupata delle fake news che circolano sul suo ruolo e sul pregresso delle sue attività, non avrebbe dovuto attendere quattro mesi per dare "sollecita" risposta a quest'interrogazione, che le ha consentito direttamente di chiarire i suoi ruoli e l'attività di SudGest Aid.
Non mi pare, però, che sia emerso in maniera chiara quali siano stati il ruolo e il legame che ha avuto lo Spinelli, che nell'interrogazione è citato a più riprese e sul quale gli organi di stampa secondo lei hanno propalato e veicolato fake news.
Non mi ritengo quindi pienamente soddisfatto della sua risposta.
PRESIDENTE Segue l'interrogazione 3-00226 sulla realizzazione di un impianto di depurazione delle acque reflue presso Pescasseroli.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
GAVA, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, è necessario innanzitutto premettere che l'agglomerato di Pescasseroli è oggetto della procedura d'infrazione 2009/2034, avviata dalla Commissione europea nei confronti del Governo italiano. La motivazione che ha determinato l'avvio nel 2009 della citata procedura è «l'inadempimento della Repubblica italiana agli obblighi ad essa incombenti in forza degli articoli 3 (sistemi fognari), 4 (sistemi di trattamento), 5 (sistemi di trattamento più spinti) e 10 (trattamento non sufficiente del carico) della direttiva 91/271/CEE». In particolare, l'agglomerato di Pescasseroli risulta essere in violazione degli articoli 4, 5 e 10 della direttiva.
In considerazione della necessità di giungere, nel più breve tempo possibile, alla risoluzione del contenzioso comunitario e per dare impulso alla realizzazione degli interventi negli agglomerati coinvolti, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha proceduto, nel 2015, alla nomina di commissari straordinari, successivamente sostituiti da un unico commissario straordinario di Governo.
Per quanto concerne, nello specifico, la realizzazione dell'impianto in questione, secondo quanto riferito dalla Regione Abruzzo, dall'ente parco e dal predetto commissario straordinario unico, l'intervento «Disinquinamento del Lago di Barrea: sistema depurativo a servizio dei Comuni di Pescasseroli e Opi, delocalizzato in località "Peschiera" - I stralcio; Intervento relativo al depuratore consortile e al collettamento dei reflui del Comune di Pescasseroli» è articolato in tre stralci funzionali, per complessivi 6,75 milioni di euro.
Il Comune di Pescasseroli, con delibera del 15 novembre 2011, ha approvato il progetto preliminare del primo stralcio che prevedeva l'ubicazione dell'impianto di depurazione nella località Colle della Regina. Successivamente, con delibera del 5 giugno 2014, il Comune ha proposto la riallocazione dell'impianto di depurazione dalla località Colle della Regina all'area in località Peschiera. La riallocazione si riteneva opportuna in quanto la sede originariamente scelta risultava essere troppo interna alla piana, rendendo necessaria la realizzazione di un collegamento viario, ed eccessivamente vicina al fiume Sangro. Ciò avrebbe comportato problematiche di sicurezza connesse ai periodi di piena e di secca del predetto fiume.
In data 11 settembre 2014, il progetto definitivo di primo stralcio è stato sottoposto al Comitato di coordinamento regionale per la valutazione di impatto ambientale (CCR-VIA). Il 17 febbraio 2015, il Presidente del Parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise ha inviato una nota al Comitato, con cui esprimeva parere negativo all'approvazione della VIA. Conseguentemente, nel marzo 2015 il CCR-VIA ha espresso giudizio di preavviso negativo.
Nello stesso mese di marzo 2015 si è tenuto, presso il Consiglio regionale, un incontro per discutere la questione relativa alla localizzazione dell'impianto di depurazione. I presenti alla riunione, preso atto del preavviso di rigetto espresso dal CCR-VIA, concordavano di approvare, quale ubicazione alternativa del depuratore, la proposta espressa dal Consiglio comunale di Pescasseroli relativamente alla località Peschiera.
Il 25 marzo 2015 si è tenuta apposita riunione presso il Ministero dell'ambiente, nel corso della quale l'Ente parco ha ribadito il proprio orientamento di riallocare l'impianto di depurazione dalla località Colle della Regina alla località Peschiera.
A seguito del preavviso di rigetto espresso dal Comitato in merito all'ubicazione originaria, l'ATI aggiudicataria ha, quindi, predisposto il progetto esecutivo di perizia del primo stralcio conseguente al cambiamento di ubicazione. Il progetto mantiene immutato il quadro economico di 4.150.000 euro e pertanto l'intervento non presenta criticità finanziaria.
Nel 2017 il progetto è stato sottoposto al commissario straordinario unico che, il 7 settembre, ha stipulato una specifica intesa con la Regione Abruzzo, l'Ente d'ambito e il soggetto attuatore. A ciò si aggiunga che, tra le prescrizioni poste per la realizzazione dell'opera, è stato previsto un sistema di alimentazione supplementare delle pompe per ovviare ad eventuali malfunzionamenti.
La SACA SpA, soggetto gestore del servizio idrico integrato, e stazione appaltante dell'intervento di realizzazione dell'impianto depurativo a servizio dell'agglomerato di Pescasseroli, ha ridefinito il cronoprogramma dei lavori, prevedendo come data di inizio lavori il 2 ottobre 2017 e come data di ultimazione lavori il 17 marzo 2019; come data di entrata in funzione per raggiunta conformità il 2 novembre 2019.
Alla luce delle informazioni esposte, risulta dunque che l'intervento di cui trattasi è in avanzato stato di realizzazione e che l'iter procedurale seguito, pur nell'urgenza che la situazione impone in seguito al commissariamento, ha tenuto in considerazione le esigenze delle diverse realtà territoriali coinvolte.
Ad ogni modo, si rassicura che il Ministero dell'ambiente continuerà a svolgere la propria attività di monitoraggio e manterrà alto il livello di attenzione sulla questione.
DE PETRIS (Misto-LeU). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario, ma non posso ritenermi soddisfatta perché l'oggetto esclusivo dell'interrogazione non era quello di ricostruire la vicenda, che - ahimè - già conosciamo, ma riguardava la scelta finale che è stata fatta nel 2015. Infatti, con la ricollocazione, si è scelto di collocare l'impianto di depurazione più in alto rispetto al Comune di Opi. Questo significa che, di fatto, si sta costruendo un'opera con un sistema fognario in salita, con tutto quello che ciò comporta per quanto riguarda l'aggravio non solo dei costi, ma anche il problema delle pompe di sollevamento.
Vorrei far presente che, come già anche nella risposta in qualche modo si prevede, in caso di malfunzionamento delle pompe di sollevamento il risultato sarebbe che tutte le acque nere del comune di Opi andrebbero direttamente nel fiume Sangro, con tutto quello che comporta. Si tratta, infatti, di un'area molto delicata perché si trova quasi nel cuore del Parco nazionale d'Abruzzo e quindi realizzare impianti di depurazione con un sistema fognario sopraelevato rispetto a uno dei Comuni interessati sarebbe, anche dal punto di vista tecnico, a mio avviso molto discutibile ed avrebbe un impatto non indifferente anche dal punto di vista finanziario. Vanno benissimo la sorveglianza e il controllo da parte del Ministero dell'ambiente ma purtroppo questi problemi tecnici, che potrebbero avere un impatto ambientale devastante per quell'area, non sono risolti. Faccio anche presente che il sistema fognario e dei tubi passa anche parallelamente alla piana alluvionale del fiume, con tutto quello che ciò comporta, variando spesso anche il suo percorso.
Considero quindi la risposta non sufficiente e non soddisfacente per quanto ci riguarda e comincio ad allarmarmi seriamente rispetto a quelli che potrebbero essere i risultati finali. Per rispondere ad una procedura di infrazione, anche giusta, bisognava però mettere in atto delle scelte anche dal punto di vista tecnico e di collocazione che fossero assolutamente adeguate. Oggi, signor Sottosegretario, lei sa meglio di me che non siamo nelle condizioni di cento anni fa: ci sono tecnologie, possibilità e scelte impiantistiche che avrebbero potuto tranquillamente risolvere questi problemi.
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00388 sui ripetuti casi di incendio all'interno di impianti di trattamento dei rifiuti in Campania.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
GAVA, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta che, per quanto concerne l'incendio verificatosi lo scorso giugno presso la Nappi Sud di Battipaglia, sebbene dai primi rilievi si sia accertato che il rogo non ha interessato i rifiuti ma il capannone industriale con i macchinari ed alcuni materiali legnosi, il Comune di Battipaglia, a fini esclusivamente cautelativi, ha emanato, nell'immediatezza dell'evento, un'ordinanza urgente disponendo, per tutti i residenti, l'allontanamento dalle case e dagli edifici ricadenti entro un raggio di 100 metri fino al termine delle operazioni di spegnimento. Sono, inoltre, intervenuti l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPAC), le squadre dei Vigili del fuoco e la Polizia di Stato.
Più in particolare, secondo quanto riferito dall'ARPAC, dall'esito analitico del campionamento di terreno top soil per la verifica suolo è emerso che i campioni di terreno C1 e C3 presentavano valori di concentrazione inferiori alle concentrazioni soglia di contaminazione per i siti ad uso commerciale e industriale e il campione C2 di terreno presentava valori di concentrazione inferiori alle soglie di contaminazione per i siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale. Anche per quanto attiene la ricerca dei parametri PCB, PCDD, PCDF gli esiti analitici hanno riportato, per tutti e tre i campioni esaminati, valori di concentrazione inferiore alle soglie di contaminazione CSC per i siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale. In riferimento ai superamenti per il parametro berillio nei campioni di suolo denominati C1 e C3, l'ARPAC ha ritenuto che gli stessi possano essere attribuiti a valori di fondo naturale. Inoltre, dalle risultanze analitiche dei campionamenti utili alla ricerca nell'aria di idrocarburi policiclici aromatici effettuati tra il 25 e il 26 giugno, ARPAC non ha evidenziato criticità in merito all'andamento della qualità dell'aria.
In merito agli aspetti prettamente sanitari inerenti agli incendi in questione, la ASL competente ha riferito che non sono pervenute segnalazioni di fastidi o disagi da parte della popolazione circostante. La ASL ha inoltre attivato uno specifico monitoraggio sulla produzione agricola e sugli allevamenti.
Per quanto attiene, più in generale, il verificarsi nella Regione Campania di episodi incendiari, il Ministero dell'interno ha segnalato, da parte sua, di aver adottato apposita circolare del 13 luglio 2018 in seguito alla quale è stato deciso di sottoporre i siti regionali ad una più assidua attività di controllo e di inserirli, quali obiettivi da vigilare, nell'ambito dei piani di controllo coordinato del territorio, adottando determinazione in tal senso in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Il Ministero dell'interno ha fatto presente, altresì, di aver richiamato l'attenzione del presidente della Provincia di Salerno, ente che gestisce l'impianto Stir di Battipaglia, nonché al sindaco di Salerno, alla più ampia collaborazione per il soddisfacimento delle richiamate esigenze. I predetti enti hanno assicurato la loro tempestiva attivazione presso le società partecipate che gestiscono i siti di stoccaggio per l'adozione delle necessarie misure di difesa passiva nelle strutture interessate.
Ferme restando le considerazioni esposte si segnala che, considerata la frequenza degli episodi di combustione, nel mese di marzo scorso il Ministero dell'ambiente ha provveduto a pubblicare una circolare recante «Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi», con l'obiettivo di prevenire l'innesco d'incendi e favorire la corretta gestione degli stoccaggi presso gli impianti di trattamento dei rifiuti. Il Ministero ha avviato, inoltre, congiuntamente al comando dei Vigili del fuoco e alle autorità regionali, le attività finalizzate all'aggiornamento delle linee guida per una gestione in sicurezza dei rifiuti.
La Regione Campania, a sua volta, ha fatto presente di aver avviato, con delibera n. 705 dell'ottobre scorso, un rafforzamento delle attività di pattugliamento per i siti ritenuti maggiormente sensibili e vulnerabili e di aver previsto, con legge regionale n. 29 del 2018, l'elaborazione di linee guida volte all'implementazione di misure di prevenzione antincendio per gli impianti di trattamento dei rifiuti.
A ciò si aggiunga che, in fase di conversione del decreto-legge n. 113 del 2018, è stata introdotta una norma che prevede l'obbligo per i gestori di impianti di stoccaggio e lavorazione dei rifiuti di dotarsi di un piano di emergenza interna al fine, tra l'altro, di controllare e circoscrivere gli incidenti e provvedere al ripristino dell'ambiente; la norma prevede altresì che, al fine di limitare gli effetti dannosi di incidenti rilevanti, il prefetto predispone un piano di emergenza esterna e ne coordina l'attuazione. Inoltre, nel recente protocollo d'intesa sul Piano d'azione per il contrasto dei roghi dei rifiuti sono state introdotte, tra l'altro, specifiche misure volte ad intensificare il coordinamento delle attività di prevenzione, gestione dell'evento e ripristino delle aree coinvolte dagli incendi, allo scopo di aumentare la sicurezza del territorio e garantire la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini.
IANNONE (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IANNONE (FdI). Signor Presidente, signor Sottosegretario, devo necessariamente dichiararmi insoddisfatto della risposta. Questo non per la sua cortesia, ma perché, per quanto viene riferito dalle relazioni, mi risulta assolutamente incredibile che gli eventi che si sono verificati a Battipaglia, che è la seconda città della Provincia di Salerno, in occasione del mese di giugno non abbiano destato allarme sociale e che i dati possano presentare una situazione di sicurezza per quello che è avvenuto, che è stato un incendio veramente spaventoso presso la Nappi Sud, così come grande preoccupazione ha destato l'incendio che si è verificato presso lo Stir di Battipaglia.
Questa è una città che è stata martoriata da scelte politiche che ne hanno fatto realmente l'immondezzaio della Provincia di Salerno. Sono all'ordine del giorno i disagi che vivono i cittadini. Sono all'ordine del giorno le preoccupazioni che vengono portate avanti dai comitati cittadini e raccolte dall'amministrazione comunale. Mi sarei aspettato un maggior coraggio da parte del Governo nella risposta a questa interrogazione, perché quello che stiamo verificando in Campania è veramente paradossale.
Il ciclo dei rifiuti in Campania non è assolutamente chiuso. La Campania vive un'emergenza, e Battipaglia è uno dei punti di maggiore criticità, per effetto delle scelte di cui dicevo prima. La Regione Campania del governatore De Luca ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza ad affrontare e a risolvere il problema.
Voglio segnalare che fin da quando il ciclo dei rifiuti in Campania è stato provincializzato, dopo il naufragio dell'esperienza bassoliniana che purtroppo portò Napoli e la Campania agli onori della cronaca internazionale, noi non abbiamo conosciuto nemmeno un giorno che non fosse di emergenza.
Già nel mese di marzo denunciavo che ci si avviava verso una nuova emergenza e i fatti, anche quelli degli ultimi giorni, dicono esattamente questo. Però mi sia consentito di dire che noi non possiamo tornare indietro di vent'anni in una discussione assolutamente ideologica (termovalorizzatore sì, termovalorizzatore no) quando abbiamo queste situazioni che non vengono minimamente affrontate.
C'è un'altra situazione di gravissima emergenza a Torre del Greco con muri di immondizia alti tre metri e abbiamo assistito, nello scorso fine settimana, ad un teatrino interno alla maggioranza di Governo; abbiamo assistito ad una visita a Caserta che io non ho capito con quali decisioni si sia conclusa in termini operativi per affrontare l'emergenza e chiudere questo benedetto ciclo dei rifiuti in Campania.
Voglio allora rivolgere un appello al Governo, signor Sottosegretario, attraverso la sua cortesia: in attesa della decrescita felice o infelice, in Campania continua a vigere la stabilità del provvisorio. È necessaria una iniziativa politica forte del Governo centrale che vada a risolvere il problema perché chi è stato e chi è causa del male e di questa situazione indecorosa certamente non può esserne la soluzione e parlo del governo regionale di De Luca e delle istituzioni locali. (Applausi dal Gruppo FdI. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Seguono le interrogazioni 3-00114, 3-00326 e 3-00408 sulla carenza di direttori dei servizi generali e amministrativi negli istituti scolastici.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere congiuntamente a tali interrogazioni.
GIULIANO, sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, senatore Misiani, nel rispondere alla sua interrogazione evidenzio preliminarmente quanto già rappresentato l'8 novembre presso la 7a Commissione in risposta ad analogo quesito e cioè che l'amministrazione è in procinto di bandire, in quanto è imminente l'autorizzazione, la procedura concorsuale che permetterà di ovviare alle difficoltà gestionali verificatesi fino ad oggi a causa della carenza di organico nel profilo professionale dei direttori dei servizi generali ed amministrativi, attraverso il loro reclutamento, come disposto dall'articolo 1, comma 605, della legge di bilancio per l'anno 2018.
In base a quanto prescritto dal contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto scuola, sottoscritto in data 29 novembre 2007, alla stessa procedura concorsuale potranno partecipare coloro che sono in possesso della laurea specialistica in giurisprudenza, in scienze politiche, sociali ed amministrative, in economia e commercio o titoli equipollenti. Segnalo altresì che saranno ammessi anche coloro che hanno svolto per tre anni di servizio negli ultimi otto le mansioni di direttore dei servizi generali ed amministrativi, anche in assenza del titolo di studio richiesto.
Con specifico riguardo alla deficienza di soluzioni alternative da lei richiamate, intendo rassicurarla sul fatto che nelle more dell'espletamento del concorso, per far fronte alla carenza di personale in servizio, la contrattazione collettiva prevede il ricorso ad una pluralità di istituti. Scendendo più nel dettaglio, innanzitutto, qualora a seguito delle procedure di utilizzazione dell'assegnazione provvisoria residuino posti vacanti e disponibili la sostituzione del direttore dei servizi generali ed amministrativi (DSGA) è effettuata in conformità con quanto disposto all'articolo 14 dell'ipotesi di contratto collettivo nazionale integrativo del 2018 per l'anno scolastico 2018-2019. In tal caso l'incarico è prioritariamente assegnato all'assistente amministrativo a tempo indeterminato interno alla scuola, titolare della seconda posizione economica. Qualora, invece, vi siano più assistenti amministrativi beneficiari della seconda posizione economica disponibile a sostituire il DSGA, il dirigente scolastico emana un bando interno di selezione per l'individuazione dell'assistente amministrativo cui conferire l'incarico.
Inoltre, se nell'istituzione scolastica non vi sono assistenti amministrativi con la seconda posizione economica, la sostituzione del DSGA può essere affidata all'assistente amministrativo titolare della prima posizione economica o di incarico specifico; questi ultimi, però, diversamente da quelli con la seconda posizione economica, non sono obbligati alla sostituzione del DSGA per l'intero anno scolastico nella scuola di servizio.
Da ultimo, nel caso di mancata sostituzione del DSGA con un soggetto interno all'istituzione scolastica l'Ufficio scolastico regionale predispone un elenco di assistenti amministrativi che abbiano manifestato la propria disponibilità ad accettare un incarico a tempo determinato nel profilo professionale DSGA. Queste procedure di interpello hanno prioritariamente valenza provinciale ma possono assumere anche carattere regionale o, in ultima analisi, nazionale.
Per concludere, aggiungo che, nell'eventualità in cui anche l'interpello fuori Regione non consenta di ovviare alla carenza di organico, l'articolo 57 del contratto collettivo nazionale del lavoro (comparto scuola) del 2007 permette al personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), compresi i DSGA, di prestare la propria collaborazione ad altra scuola per realizzare specifiche attività che richiedano particolari competenze professionali non presenti in quella sede.
MALLEGNI (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALLEGNI (FI-BP). Signor Presidente, c'era un buon adagio nella pubblica amministrazione (me l'ha insegnato un mio vecchio maestro): mai mettere un architetto a fare l'assessore all'urbanistica. È una regola, a mio avviso, aurea che tutti noi dovremmo ricordare quando facciamo le nomine nelle nostre amministrazioni sia a livello locale - e guardo il presidente Calderoli, che magari ha un po' di esperienza in più rispetto a chi ha appena parlato - sia a livello nazionale.
Quando ho scorto le nomine di questo Governo e ho trovato troppi tecnici al posto di politici, mi sono abbastanza preoccupato. La mia preoccupazione si è resa palpabile in varie occasioni, non ultima questa mattina, perché ci si limita all'analisi delle questioni dal punto di vista tecnico, discendendo sempre da pareri altrettanto tecnici, che provengono dall'interno dei Ministeri. Ora, non vorrei far aleggiare in quest'Aula il fantasma di Rocco Casalino, che protestava contro i tecnici del Ministero dell'economia e delle finanze (Commenti dal Gruppo M5S), ma francamente l'ho apprezzato in quell'occasione. Infatti, da sindaco e da amministratore locale più volte mi sono scontrato con muri invalicabili di questioni tecniche, che alla fine nascondevano anche questioni di tipo politico.
Caro Sottosegretario, anche lei, a mio avviso, ha il problema del Ministro: poca politica e troppa amministrazione; scarsa conoscenza del territorio e dei bisogni reali delle famiglie che sono dietro gli alunni. Caro professore, dietro agli alunni ci sono le famiglie, che ogni mattina in 2.400 scuole italiane - anche stamani - trovano esclusivamente persone di buona volontà, che da anni - quasi diciotto - svolgono le funzioni di DSGA e lo fanno con senso di responsabilità e amore, visto che non gli date i soldi nemmeno per le reggenze e per spostarsi da una scuola all'altra, quindi gratis, perché pagate esclusivamente con il loro stipendio e non per l'ulteriore funzione occupata. Costoro reggono le scuole perché le direzioni scolastiche sono quelle che tengono in piedi il sistema. È così. E sento parlare di un concorso che - come lei sa, è stato pensato lo scorso anno e bandito quest'anno - non prevede una riserva sostanziale.
Il suo Ministro, il nostro Ministro, quando faceva il dirigente scolastico a Milano (il vecchio provveditore agli studi, che ricorderà almeno chi ha la mia età), ha sanato questa situazione e ha «patteggiato» in una logica di scontro amministrativo-giurisdizionale la posizione delle DSGA, assumendo nel ruolo superiore anche coloro i quali non avevano il titolo della laurea: avevano un titolo inferiore ma, avendo svolto per molti anni quella funzione, sono stati integrati nel ruolo. Poi, improvvisamente, il Ministro è stato preso dalla malattia del Ministero, e quando è entrato al Ministero probabilmente ha azzerato la memoria.
Vi do un consiglio: andate sul territorio, parlate con chi usufruisce dei servizi e tenete in considerazione queste persone che per anni hanno sopperito ad una mancanza istituzionale dello Stato, che li ha lasciati in trincea senza neppure ringraziarli. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
MISIANI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MISIANI (PD). Signor Presidente, parliamo di una situazione molto difficile, ma ampiamente prevedibile, che ha riguardato, ad inizio anno scolastico, 485 scuole in Lombardia, moltissime in tutta Italia, e 79 su 139 in Provincia di Bergamo. Senza il DSGA c'è la paralisi contabile e amministrativa delle scuole, che non possono pagare i supplenti e i fornitori, non possono stipulare l'assicurazione per i dipendenti, non possono gestire i piani per il diritto allo studio e i progetti. Ripeto, la paralisi totale.
Noi prendiamo atto della risposta del Sottosegretario circa l'imminente indizione di un concorso. Sono passati undici mesi dall'approvazione della legge di bilancio 2018; undici mesi dalla norma che ha autorizzato l'avvio di questo concorso. Speriamo che sia arrivato il tempo.
Il punto è: cosa facciamo oggi? In Provincia di Bergamo ci sono ancora quattro scuole prive di DSGA. Sono andate a vuoto le sollecitazioni nei confronti degli assistenti amministrativi; alcuni è da più di dieci anni che si fanno carico di questa funzione senza riconoscimenti economici, assumendosi responsabilità non loro. Gli interpelli sono andati a vuoto. Ne è stato fatto un ultimo in Provincia di Bergamo per tutta Italia; scade il 24 novembre ma, sentendo oggi la responsabile dell'ufficio scolastico provinciale, non c'è motivo per essere ottimisti.
Io chiedo a lei, signor Sottosegretario, se non sia il caso di introdurre una norma per autorizzare una reggenza da parte dei DSGA, analogamente a quanto previsto con i dirigenti scolastici, cioè prevedere un ulteriore strumento che permetta di risolvere subito, nelle more dell'indizione del concorso, una situazione che è francamente insostenibile e che indebolisce un servizio pubblico essenziale per le famiglie e gli studenti. (Applausi dal Gruppo PD).
DE PETRIS (Misto-LeU). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, noi non siamo assolutamente soddisfatti della risposta, non soltanto perché, come ricordava adesso il collega Misiani, è passato moltissimo tempo dalla finanziaria dello scorso anno che aveva previsto l'indizione del concorso, ma anche perché le scuole in moltissime Regioni sono veramente in una situazione di crisi.
Lei, signor Sottosegretario, sa meglio di me quali ruoli e quali competenze, anche molto delicate, oggi hanno i DSGA, anche con assunzione di responsabilità delicatissime dal punto di vista amministrativo e contabile. Quanto agli interpelli e ai tentativi di poter conferire questo ruolo delicato anche a tutti coloro che in questo momento hanno la funzione dei vecchi applicati di segreteria, degli assistenti amministrativi, lei si dovrebbe chiedere perché in questo momento vi è una risposta negativa. Il motivo è molto semplice e l'ha detto lei stesso per certi versi: non solo non c'è neanche una minima soddisfazione economica ma, a fronte di un'assunzione di responsabilità così delicate, non vi è neanche la prospettiva - che lei qui, ahimè, ci è purtroppo venuto a confermare - che al concorso al quale potranno partecipare vi sia la possibilità di una riserva.
Io torno invece ad insistere sul fatto che sarebbe assolutamente opportuno, nell'ambito del concorso o anche contemporaneamente ad esso, un procedimento di riserva per tutti quelli che in questi anni si sono assunti gravose responsabilità, perché sono compiti assolutamente delicati e ci sono situazioni anche molto serie in giro per l'Italia.
Sarebbe auspicabile, dunque, prevedere un concorso di riserva o una procedura di riserva, perché in questo modo si creerebbe un'aspettativa e si darebbe un riconoscimento a coloro che per anni si sono assunti oneri e responsabilità senza avere assolutamente nulla in cambio, né dal punto di vista economico, né dal punto di vista della progressione di carriera.
Mi auguro, quindi, che si intervenga per risolvere le situazioni più critiche, magari facendo ricorso all'ipotesi della reggenza, ma soprattutto che si indichi una prospettiva perché credo che, a fronte di una prospettiva, anche di riserva, si possano trovare soluzioni più adeguate anche nell'immediato.
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.
La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15 con il question time.
(La seduta, sospesa alle ore 10,12, è ripresa alle ore 15,01).
Presidenza del vice presidente LA RUSSA
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderà il Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della giustizia e il Ministro dell'economia e delle finanze.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.
Il senatore Steger ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00396 sull'incentivazione degli impianti di produzione di energia idroelettrica, per tre minuti.
STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Ministro, diverse associazioni del settore delle energie rinnovabili hanno espresso forte contrarietà allo schema di decreto ministeriale di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in quanto ridurrebbe sensibilmente gli incentivi per gli impianti con una potenza inferiore a un megawatt.
In particolare, però, si lamenta l'esclusione quasi totale dagli incentivi del settore idroelettrico: in questo modo verrebbe meno uno strumento di sostegno all'economia piccola, all'economia circolare e all'economia montana, nonché un abbassamento delle difese idrogeologiche legate alla regolazione dei flussi e delle opere di compensazione ambientale. Inoltre, la mancata possibilità e convenienza ad accedere a una tariffa incentivante adeguata potrebbe comportare una drastica riduzione di entrate autonome per le comunità locali, con evidenti implicazioni per lo sviluppo socioeconomico del territorio.
Noi crediamo invece che la strategia energetica nazionale non possa fare a meno di questo settore che contribuisce all'economia nazionale in termini energetici, ambientali, economici e sociali.
Per questo si chiede al signor Ministro di sapere se non ritenga opportuno riconsiderare i criteri e i contingenti di potenza messi a disposizione per gli impianti idroelettrici e, più in particolare, se non ritenga necessario favorire l'accesso agli incentivi degli impianti idroelettrici già esistenti e validamente iscritti in posizione non utile nel Registro 2016, eventualmente prevedendo l'accesso diretto alla tariffa incentivante o a eventuali premi.
Si chiede se non ritenga di garantire, a favore delle piccole e medie centrali idroelettriche, l'accesso diretto agli incentivi per nuove costruzioni, ampliamenti e interventi di ristrutturazione con procedure semplificate.
Si chiede infine se non ritenga di incentivare anche i nuovi impianti su corsi d'acqua a tratti liberi, considerando che nel procedimento di rilascio della concessione idroelettrica viene valutato e garantito che l'impianto idroelettrico progettato non abbia effetti negativi sulla buona qualità del corso d'acqua.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Di Maio, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
DI MAIO, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, senatrici e senatori, gli incentivi alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili dal 2012 sono stati caratterizzati da procedure di ammissione e di riconoscimento che garantiscono un meccanismo di controllo della spesa, sia in termini di tetto complessivo da non superare, sia in termini di allocazioni annue a ciascuna tecnologia.
La bozza di provvedimento trasmessa dal Ministero dello sviluppo economico l'8 novembre 2018 alla Conferenza unificata per l'acquisizione del parere di competenza mira a dare continuità all'installazione di nuova capacità rinnovabile, anche in considerazione dell'ambiziosa bozza di Piano energia e clima che stiamo redigendo, con il quale puntiamo a conseguire un raddoppio in poco più di dieci anni della produzione di energia rinnovabile. In questo contesto, in mancanza di un controllo della spesa per incentivi si rischierebbe di gravare troppo sulle bollette energetiche delle famiglie e delle imprese. Per questo abbiamo scelto - ciò vale per tutte le tecnologie e le dimensioni di impianto - di non prevedere più l'accesso diretto agli incentivi, ma di riconoscere l'incentivo solo ai progetti selezionati a seguito di procedure di asta o registro, attraverso l'utilizzo di criteri competitivi o requisiti di priorità. In questo modo, infatti, in caso di eccesso di domande, possono essere individuati gli impianti più meritevoli da un punto di vista ambientale o dell'efficienza (intesa quale rapporto tra spesa per incentivi ed energia pulita prodotta).
È noto che, con specifico riferimento alla tecnologia idroelettrica, la bozza di decreto ammette ad incentivazione solo quegli impianti che non effettuano prelievi aggiuntivi dai corpi idrici oggetto di derivazione, ossia tutelare i fiumi, i laghi, i ruscelli, i torrenti e così via e consentirne uno sfruttamento che sia sostenibile. Si tratta di una scelta fatta anche su richiesta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che nasce dall'esigenza di garantire, anche sul piano dell'incentivazione, il rispetto della normativa comunitaria in materia di tutela di laghi e fiumi, settore - questo - di particolare vulnerabilità, che vede l'Italia soggetta a diverse procedure di infrazione da parte della Commissione europea per la violazione della direttiva 2000/60/CE (cosiddetta direttiva acque). La tutela dell'ambiente è per noi un valore irrinunciabile.
Bisogna anche ricordare le numerose proteste pervenute nell'ultimo anno da parte di vari territori intensamente interessati dalla nascita di piccoli impianti idroelettrici, che hanno lamentato la mancanza di una programmazione nell'uso delle risorse, fattore che, insieme all'elevato livello degli incentivi e al meccanismo dell'accesso diretto, ha finito per rendere troppo forte la pressione sull'ambiente. Abbiamo il dovere di tenere in fortissima considerazione la voce dei territori.
La previsione contenuta nello schema di decreto non consente di ammettere agli incentivi i progetti inclusi nel Registro 2016 in posizione non utile, dal momento che per il rilascio delle concessioni e delle autorizzazioni per tali casi non sono state applicate le linee guida per le valutazioni ambientali ex ante delle derivazioni idriche e le linee guida per l'aggiornamento dei metodi di determinazione del deflusso minimo vitale.
Il tema sarà comunque discusso con le Regioni e gli enti locali nel passaggio del testo in Conferenza unificata.(Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Bagnai).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Steger, per due minuti.
STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Ministro, prendo atto di quanto lei ha detto. Ovviamente non sono soddisfatto della risposta, in quanto - almeno - si parla con le Regioni e le Province autonome; già questo sarebbe un passaggio importante e penso che in questo caso lo Stato stia sbagliando l'approccio.
I piccoli impianti sono importanti per tutto il nostro tessuto territoriale, soprattutto nelle zone di cui conosco la situazione. Anche noi tuteliamo e cerchiamo di salvaguardare al massimo l'ambiente, però, se è vero che l'energia è necessaria è anche vero che un'energia salubre va aiutata e sovvenzionata. Infatti, non possiamo essere contro altre forme di energia e, al contempo, non aiutare soprattutto i piccoli impianti di energia rinnovabile.
Signor Ministro, prendo atto di quanto lei ha detto e spero che nella discussione con le Regioni e le Province autonome lei potrà trovare un'apertura al riguardo.
PRESIDENTE. La senatrice De Petris ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00394 sugli effetti del trattato CETA e sulla sua ratifica da parte dell'Italia, per tre minuti.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Ministro, lei sa perfettamente (perché immagino sia stata sua cura istituire presso il Ministero dello sviluppo economico la task force sui trattati commerciali) che la prima riunione si è tenuta il 20 novembre scorso ed ha avuto a oggetto proprio il CETA e il tema della tutela delle indicazioni geografiche, che è una delle questioni più controverse e critiche dell'Accordo economico e commerciale globale.
Il problema è che questa riunione - e in questa sede è obbligatorio un chiarimento - è stata impostata interamente su un'esposizione a favore del CETA. Ricordo che ciò è avvenuto alla presenza dell'ambasciatrice canadese in Italia e di avvocati di parte canadese, addirittura arrivando a far partecipare anche una singola azienda che - forse è una delle poche - ha ottenuto il riconoscimento e la registrazione in Canada dell'indicazione geografica.
Lei sa meglio di me tutta la situazione, Ministro, perché vorrei ricordarle che in campagna elettorale la sua parte politica - con lei in prima persona - si è battuta per mettere in evidenza tutti gli aspetti pericolosi e anche molto critici di quel Trattato sul nostro sistema ambientale e agricolo, sulla salute e sui diritti dei cittadini. Sa anche evidentemente che, proprio attraverso la Francia, grazie al CETA, già sono entrati nel mercato europeo, per esempio, cereali canadesi contaminati da atrazina, che è tra le 99 sostanze chimiche vietate in Italia e perfettamente legali in Canada (che, peraltro, è uno degli aspetti più pericolosi di quel Trattato). Sa anche perfettamente, Ministro, che il nuovo trattato di liberalizzazione commerciale, sottoscritto da Canada, Stati Uniti e Messico, il nuovo NAFTA, ha cambiato molte regole del mercato interno canadese, a partire dall'origine delle merci; per cui non sarà più possibile individuare il contenuto statunitense o messicano nei prodotti trasformati provenienti dal Canada.
Ministro, come lei sa, è stato costituito un intergruppo parlamentare, già dalla scorsa legislatura e riconfermato anche in questa, formato da parlamentari di tutti i Gruppi che si oppongono alla ratifica del CETA. Voglio sapere da lei, Ministro e Vice Premier, cosa il suo Governo e lei stesso intendete fare per quanto riguarda il CETA: sottoporre il Trattato all'esame dell'Assemblea per arrivare a una effettiva bocciatura o trovare tutti i modi per impedirne l'applicazione, sapendo perfettamente a cosa debba servire e cosa debba produrre il lavoro della task force? (Applausi del senatore Errani).
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Di Maio, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
DI MAIO, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche sociali. Senatrice De Petris, le sue preoccupazione sul CETA sono le stesse di questo Governo.
La task force del libero scambio, istituita presso il MISE nello scorso agosto, è un meccanismo di lavoro aperto al contributo di tutte le parti sociali, volto a valutare, su base analitica e non pregiudiziale, l'impatto dei trattati di libero scambio in fase di negoziazione o di ratifica da parte dell'Unione europea. Resta nostro obiettivo dimostrare tutti i motivi per cui questo Trattato, così come ci è stato proposto, non sia ratificabile.
Abbiamo il dovere di tutelare innanzi tutto gli agricoltori italiani, gli imprenditori che operano nella filiera agroalimentare, la cui attività deve essere protetta, e i diritti dei consumatori italiani.
Gli studi del gruppo operativo saranno mirati a focalizzare sia i benefici che i picchi negativi degli accordi, essenzialmente a protezione delle fasce sociali più deboli, colpite dal processo di globalizzazione, permettendo in tal modo al Governo di identificare il migliore approccio per rendere l'Italia più competitiva nel contesto internazionale, garantendo allo stesso tempo maggiore equità e giustizia sociale.
La task force che si è riunita per la terza volta, come noto, martedì scorso al MISE, è stata incentrata sul trattato CETA. Il dibattito si è focalizzato sulla tematica delle indicazioni geografiche, analizzando la tutela prevista nell'accordo, con lo scopo metodologico di avere sessioni speciali sul CETA, ognuna dedicata a un tema specifico del trattato. In questa sede si è ritenuto di estendere la discussione in merito alla nuova normativa interna canadese in materia di indicazioni geografiche, che adotta i principi del CETA modificando il Trademark act canadese e che - consentendo di registrare con facilità nuove indicazioni non comprese già tra quelle protette dal Trattato - può offrire un ulteriore grado di tutela alle nostre indicazioni geografiche, nonché sulla possibilità esistente di presentare reclami contro le usurpazioni e le contraffazioni nel mercato canadese (sia di provenienza canadese che estera).
Nelle prossime settimane, si terranno ulteriori sessioni su questo Trattato e successivamente sui trattati di libero scambio attualmente in fase di negoziazione anche avanzata da parte dell'Unione europea.
In attesa dei risultati dei lavori della task force, il Governo, così come previsto nel contratto, si opporrà agli aspetti che comporteranno un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini, oltre a una lesione della corretta e sostenibile concorrenza sul mercato interno.
Siamo dalla parte degli agricoltori italiani e, ovviamente, dei consumatori, che hanno il diritto di mangiare cibo sano e certificato.
Ribadisco quindi che il CETA, così com'è, non è ratificabile. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Ha facoltà d'intervenire in replica la senatrice De Petris, per due minuti.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Ministro, lei adesso qui ha preso un impegno: l'Italia quindi, tramite il suo Governo, non ratificherà il trattato CETA; non possiamo che esserne contenti, ovviamente.
Noi speriamo che le preoccupazioni che ha esposto - e che le avevo rappresentato in precedenza - non facciano la fine di altre, che pure avevamo in comune nella scorsa legislatura, ma che poi sono state bypassate nel corso di questi mesi.
Prendo quindi atto di quanto ha detto e spero anche, signor Ministro, che l'intergruppo parlamentare che si è costituito per contrastare l'adozione del CETA e di altri trattati commerciali, possa essere messo al corrente del lavoro della task force, a fini di trasparenza e di condivisione dell'informazione. Tale lavoro però, a questo punto, deve avere una deadline, in modo che si possa procedere ad assumere una decisione, che contribuiremo a far sì che sia quella che oggi lei è venuto qui a dirci. (Applausi del senatore Errani).
PRESIDENTE. Il senatore Marsilio ha facoltà d'illustrare l'interrogazione 3-00399 sulle prospettive di revisione della riforma della geografia giudiziaria, per tre minuti.
MARSILIO (FdI). Signor Ministro, sono noti i disagi provocati ai cittadini a causa della riforma dei tribunali, che ha chiuso circa mille uffici, al fine - dichiarato - di rendere i tribunali più efficienti e meno costosi. In particolare, la riduzione dei tribunali non ha tenuto in considerazione alcune specificità territoriali, quali la conformazione orografica e la situazione dei collegamenti infrastrutturali, il tasso di litigiosità, quello di criminosità e la presenza di istituti penitenziari nei pressi dei tribunali, alcuni dei quali persino in ampliamento.
Nel contratto di Governo si legge che occorre modificare la riforma del 2012, con l'obiettivo di riportare tribunali, procure e uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese. Si tratta di poche righe, che tuttavia sembrano legittimare l'aspettativa che il Governo voglia ripristinare i cosiddetti tribunali minori, dando seguito a una delle tante promesse elettorali.
Nonostante tale impegno scritto, nulla è stato fatto finora. Al contrario, le dichiarazioni rese dal ministro Bonafede a Catania il 5 ottobre e alla Camera il 31 dello stesso mese mostrano l'intenzione di non riaprire i tribunali soppressi, ma di surrogarli con uffici di prossimità che non servono a niente, come ha dimostrato anche la fallimentare sperimentazione di Tolmezzo. Tali dichiarazioni hanno peraltro provocato una reazione uguale e contraria del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, che ha richiamato l'alleato di Governo al rispetto dei patti sulla materia.
Come ha evidenziato la Commissione europea per l'efficienza della giustizia, nelle condizioni di accesso a un sistema giudiziario di qualità, dover presenziare a un'udienza fissata la mattina presto per una persona anziana o per una che non guida o non è dotata di mezzo proprio, in assenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico, rappresenta una situazione problematica, che può influire sul diritto di equo accesso alla giustizia. Tale diritto viene di fatto negato quando, per effetto delle soppressioni, le distanze dai Comuni più lontani verso la sede accorpata arrivano addirittura ai 112 chilometri di Sulmona, ai 90 di Mistretta, ai 77 di Vasto, e così via, con tempi di percorrenza fino a 80, 90, 115 minuti. Tra l'altro, è stata fortemente sottovalutata la componente orografica dei territori interessati: solo per citare le altitudini medie più elevate, Nicosia arriva a 788 metri su livello del mare, Sulmona a 780, Avezzano 778 e Ariano Irpino a 617.
Il Ministro non ha dato alcuna risposta alla richiesta di soluzioni alternative presentate da Regioni ed enti locali, come ad esempio quelle per salvaguardare i tribunali abruzzesi, che sono tuttora aperti fino al 2020, solo grazie a una deroga a causa dei terremoti che si sono succeduti. Si tratta di una situazione tragica e al limite del grottesco. Che Stato miserabile è quello nel quale i cittadini devono augurarsi un terremoto o una calamità naturale per vedersi riconosciuta l'utilità della presenza di tribunali, ospedali, caserme e uffici pubblici? Lo stesso dicasi per i tribunali siciliani, per i quali la Regione Sicilia ha adottato una legge e si è offerta di stipulare una convenzione con il Ministero, accollandosene i costi. (Richiami del Presidente).
Per l'esigenza dei tempi, accolgo l'invito del Presidente a concludere, limitandomi a fare solo i seguenti esempi: su un totale di trenta tribunali soppressi in tutta Italia, possono "vantarne" quattro l'Abruzzo, che vede desertificata la propria metà meridionale del territorio, e tre la Sicilia nonostante il forte tasso di criminalità; ci si chiede se sia opportuno arretrare la presenza dello Stato in certe situazioni. Oltretutto ora c'è la commissione Rordorf che ha preparato una bozza per la riforma dei tribunali concorsuali che interverrà ulteriormente.
Domandiamo quindi al Governo quali sono le sue intenzioni riguardo alla soppressione dei tribunali; come intende garantire il diritto di equo accesso alla giustizia di ogni cittadino; se vuole sottoscrivere le convenzioni con le Regioni e gli enti locali e quando riceverà il coordinamento dei tribunali soppressi costituitosi a luglio scorso.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, onorevole Fraccaro, in sostituzione del Ministro della giustizia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
FRACCARO, ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Signor Presidente, onorevoli interroganti, rispondo sulla base delle indicazioni che mi sono state fornite dal Ministero della giustizia.
La distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio nazionale non può prescindere dalle peculiarità delle singole aree geografiche che lo compongono sia in relazione alla qualità e alla quantità del contenzioso e della densità criminale che sul piano della dislocazione logistica, anche tenuto conto del non secondario aspetto delle distanze chilometriche, dei collegamenti e delle infrastrutture.
Uno sforzo di razionalizzazione deve essere teso anche a favorire logiche di specializzazione del personale di magistratura che rischiano di essere frustrate da un'eccessiva frammentazione degli uffici giudiziari. Devo rassicurare gli onorevoli interroganti sul fatto che l'azione di questo Governo è assolutamente ispirata ai canoni della prossimità territoriale. Ne è esempio concreto la proroga, fino al 31 dicembre 2021, del termine di temporaneo ripristino delle sezioni distaccate di Ischia, Portoferraio e Lipari, sede quest'ultima inclusa nel territorio siciliano a cui l'interrogante fa espresso riferimento.
Quanto alle sedi giudiziarie abruzzesi oggetto di soppressione, il regime di proroga fino al 2020 offre, ad oggi, una utile parentesi temporale in cui sviluppare ogni riflessione sulle possibili soluzioni da adottare in futuro, sempre nell'ottica della sensibilità alla prossimità territoriale.
Con lo schema di decreto legislativo recante "Codice della crisi di impresa e dell'insolvenza", inoltre, si è operata la precisa scelta di mantenere in vita tutte le attuali sezioni specializzate, escludendo qualsiasi ipotesi di soppressione. Devo però aggiungere che occorre un ripensamento concettuale della geografia giudiziaria in forza del quale prendere atto che l'esercizio della giurisdizione è solo un segmento del più vasto complesso sistema giustizia, che passa anche attraverso una serie di adempimenti e servizi. È proprio in questo solco che si muove il progetto degli uffici di prossimità, elaborato nell'ottica di potenziare l'equo accesso alla giustizia mediante la costituzione di una rete integrata di servizi al cittadino, concepita quale strumento di raccordo non solo per gli uffici giudiziari, ma anche con ogni altra struttura istituzionale con cui l'utente deve interfacciarsi per poter tutelare in sede giudiziaria i propri interessi. Si tratta di un progetto che prevede la dislocazione su tutto il territorio nazionale di veri e propri sportelli dedicati al cittadino, affatto surrogatori dei tribunali, offrendo rispetto ad essi servizi diversi e ulteriori, quali l'invio di dati telematici, il ritiro di notificazioni e comunicazioni, la ricezione di atti e documenti, senza dover affrontare alcuno spostamento logistico.
Il progetto, del resto, verrà presentato alle Regioni, proprio qui in Senato, il prossimo 11 dicembre e sarà questa l'occasione per un confronto diretto con gli esponenti dei territori sulla tematica della geografia giudiziaria.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Marsilio, per due minuti.
MARSILIO (FdI). Signor Ministro, la sua risposta è assolutamente insoddisfacente e negativa. Ha usato giri di parole per non dichiarare la verità e cioè che non volete riaprire tali tribunali e che le uniche eccezioni di cui si sta parlando sono, oltre a quella abruzzese, Ischia e Lipari. Anch'esse, come l'eccezione abruzzese, sono dovute purtroppo ad una tragedia; arrivano i terremoti e allora si scopre che era meglio avere i tribunali che non averli. Dove però non si verificano terremoti, i tribunali si chiudono e si desertifica il territorio. Quando infatti in una città si sopprime un tribunale, si tolgono professionisti, studi, attività e professionalità.
Gli uffici di prossimità che volete aprire, che avete già sperimentato in maniera fallimentare, sono dei "certificatifici": luoghi dove si fanno certificati. Bastava digitalizzare la pubblica amministrazione per risolvere il problema.
Certo, è curioso improntare una campagna elettorale, magari nei territori della Sicilia, della Campania e dell'Abruzzo sulla raccolta di voti affermando che si riapriranno e difenderanno gli uffici pubblici del territorio, e poi venire in Parlamento ad applaudire il Ministro; questo è infatti il compito che vi è stato dato. Basterebbe, peraltro, la geografia per capirlo. Cito solo il caso dell'Abruzzo: basta osservare la linea di demarcazione tra i tribunali soppressi e quelli che rimangono in piedi per capire che mezza Regione rimane senza un solo tribunale, quando la Regione vicina, nello stesso territorio, ne ha almeno tre e la Provincia confinante di Frosinone altri due. Non capisco come si possa dire che in quel territorio ci sia un equo accesso alla giustizia, quando ci vogliono due ore dal Comune più remoto (penso da Schiavi d'Abruzzo per arrivare a Chieti o da Alfedena per arrivare a L'Aquila) per poter assistere a un'udienza. (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. Il senatore Bergesio ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00395 sull'accorpamento dei tribunali di Alba e di Asti, per tre minuti.
BERGESIO (L-SP-PSd'Az). Signor Ministro, colleghi senatori, presento questa interrogazione perché l'accorpamento del tribunale di Alba, sito in Provincia di Cuneo, a quello di Asti, che è in altra Provincia, ha contraddetto in quel momento la previsione legislativa secondo cui la ridefinizione dei circondari di tribunale doveva avvenire preferibilmente nell'ambito della stessa Provincia, tenuto conto anche del fatto che nella Provincia di Cuneo, terza per ampiezza territoriale in Italia, sono stati soppressi ben tre dei quattro tribunali esistenti e quello di Cuneo - unico rimasto - al di là dell'efficienza del personale, ha un sovraccarico di lavoro che lo raccomando.
La riforma della geografia giudiziaria ha previsto poi la soppressione del tribunale di Alba senza tenere alcun conto del fatto che in Piemonte, sotto la corte d'appello di Torino, che raccoglie due Regioni (Piemonte e Valle d'Aosta) erano 17 i tribunali presenti e quello di Alba rappresentava il quarto in graduatoria come volume di lavoro, soprattutto in termini di utenza e di affari trattati. Occorre ribadire poi che a suo tempo furono valutati i parametri ministeriali, su tutti la superficie territoriale e l'altro aspetto della densità di popolazione. Ebbene, la Provincia di Cuneo comprende 6.900 chilometri quadrati e ricordo che, a suo tempo, il parametro era che ogni tribunale dovesse coprire un'area di 2.000 chilometri quadrati. La popolazione della Provincia di Cuneo è di 592.000 abitanti e per avere due tribunali bisognava che la popolazione fosse di oltre 700.000 abitanti, che si potevano comprendere con la parte Sud di Torino, che era già parte integrante del tribunale di Alba. Ricordo anche il fatto che il tribunale di Alba ricopre una zona dove è presente anche la casa circondariale, con oltre 200 detenuti.
Vogliamo pertanto chiedere al Ministro se non reputi doveroso adoperarsi per una riapertura di questo tribunale, al fine di garantire una migliore operatività e un miglior servizio della giustizia in questo territorio. Ricordo che in Provincia di Cuneo vi sono 690.000 abitanti, 80.000 imprese iscritte alla Camera di commercio, con un tasso di disoccupazione del 5 per cento, il che significa che c'è operatività e attività e quindi il territorio ha bisogno di risposte veloci anche dal punto di vista amministrativo.
Poiché poi abbiamo diverse segnalazioni di tribunali che non verranno riaperti, chiedo quali sono i tempi per lo sgombero di queste strutture e se sono già stati definiti gli eventuali riutilizzi, perché gli amministratori locali ce lo chiedono con gran forza. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, onorevole Fraccaro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
FRACCARO, ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Signor Presidente, rispondo con i dati forniti dal Ministero della giustizia. Secondo i dati forniti invece dall'onorevole interrogante, la soppressione del tribunale di Alba sarebbe stata una scelta contraria ai criteri che hanno guidato la riforma della geografia giudiziaria ed avrebbe determinato ricadute pregiudizievoli sul territorio in termini economici e logistici. In occasione di un recente convegno, il ministro Bonafede ha già avuto modo di raccogliere personalmente le istanze dei cittadini di Alba, proprio con riferimento alla chiusura del tribunale in questione.
Dette istanze debbono tuttavia necessariamente inserirsi da un lato nel quadro complessivo relativo alla Provincia di Cuneo, come sottolineato, dall'altro lato nelle risultanze organizzative dell'avvenuto accorpamento, che non fanno rilevare criticità sotto questo aspetto.
Il Ministero della giustizia ha inoltre chiesto al primo cittadino di Alba contezza del funzionamento dell'ufficio di prossimità già esistente sul territorio, tema sul quale si attende una relazione dettagliata per verificare le possibili e le ipotesi di un ulteriore intervento.
Tanto premesso, il Ministero della giustizia raccoglie la sfida riguardante la verifica dell'efficienza della macchina giudiziaria, riservando una completa attenzione alle esigenze dei cittadini, del territorio ed alla necessità di voler garantire una razionale e capillare rete di strutture di riferimento a garanzia della legalità.
L'impegno siglato nel contratto di Governo, con riguardo alla rivisitazione della riforma della geografia giudiziaria, si traduce, pertanto, nella necessità di verificare di volta in volta la razionalità delle scelte in precedenza operate circa la dislocazione dei tribunali e le opzioni di accorpamento realizzate.
Proprio nella direzione di un simile impegno si potrà, in prima battuta, pensare ad un potenziamento dell'ufficio di prossimità esistente ad Alba, incrementandone i servizi in favore del bacino di utenza di riferimento, senza lasciare preclusa, ove possibile e necessaria, ogni ulteriore scelta organizzativa del caso.
La particolare sensibilità con la quale si affronta il tema sottoposto dall'onorevole interrogante ha comunque portato il Governo a determinarsi, in taluni casi, verso soluzioni organizzative ritenute più efficaci a gestire le istanze di giustizia di determinati territori, come è accaduto con il cosiddetto milleproroghe 2018 e con lo schema di decreto legislativo recante "Codice della crisi di impresa e dell'insolvenza".
La visione concreta ed operativa del sistema giustizia che si intende realizzare, persegue, infatti, l'obiettivo di accrescere il livello di servizi offerti in sede locale all'utenza con la messa a regime degli uffici di prossimità proprio per garantire un efficace presidio di giustizia sul territorio.
Inoltre, si sta realizzando un'attività di coordinamento con i Comuni finalizzata a raccogliere informazioni presso gli uffici giudiziari interessati dai provvedimenti di riorganizzazione per esaminare il possibile riutilizzo da parte degli uffici accorpanti e dei territori di beni e/o apparecchiature esistenti presso gli uffici soppressi.
In ogni caso, concludendo, si sottolinea che ogni modifica organizzativa e di distribuzione degli uffici sul territorio non può prescindere dal bilanciamento tra i vari interessi coinvolti nell'ottica di individuare le soluzioni più adatte a migliorare l'efficacia della giustizia al servizio del cittadino, quale obiettivo prioritario da realizzare, senza andare a detrimento di nessuna delle esigenze in gioco.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Bergesio, per due minuti.
BERGESIO (L-SP-PSd'Az). Signor Ministro, grazie per la risposta. Comunque, noi abbiamo più volte lamentato, sia come ordini forensi del territorio sia come amministratori dei Comuni (le ricordo che è una realtà di 250 Comuni, molto dimensionata sul territorio), che tale territorio ha bisogno di una attività amministrativa importante.
Mi piacerebbe molto che il signor Ministro valutasse con attenzione quanto accaduto dal 2011 ad oggi, rivedendo praticamente questa politica di decentramento, che è stata ridimensionata nel tempo, laddove la chiusura di questi tribunali ha creato dei problemi, sia di carattere amministrativo che giudiziario, in situazioni già compromesse.
Le ricordo, poi, che la nostra Provincia è enormemente carente dal lato infrastrutture. Lasciamo perdere quelle che sono le infrastrutture stradali e le altre, ma parlo anche di quelle relative alla banda larga, al wi-fi e alla ricezione di segnali. Pertanto, è complicata anche la distanza.
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI(ore 15,34)
(Segue BERGESIO). Occorre ribadire, come ha detto lei, che l'accordo porta, il nostro movimento con il movimento cui lei appartiene, a una rivisitazione della geografia giudiziaria. Noi le chiediamo, pertanto, di dare efficacia a questo contratto con la stessa lealtà e trasparenza che contraddistingue tutto questo Governo del cambiamento, di cui lei fa parte integrante insieme ai Ministri e insieme al Presidente del Consiglio. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto la rappresentanza di studenti dell'Istituto superiore «Sebastiano Mottura» di Caltanissetta, che assistono ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata,
ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,34)
PRESIDENTE. Il senatore Manca ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00398 sui rischi connessi ai tassi di interesse sul debito pubblico e alla composizione della manovra di bilancio, per tre minuti.
MANCA (PD). Signor Ministro, attraverso questa interrogazione intendiamo esporle le crescenti preoccupazioni che riguardano numerose famiglie e numerose imprese italiane. Dopo quattordici trimestri consecutivi di crescita, il PIL nel trimestre luglio-settembre evidenzia una prima grave stagnazione.
Se inseriamo il tutto in un quadro macroeconomico che tutti gli osservatori e le autorità indipendenti, anche durante le nostre audizioni, hanno evidenziato come preoccupante per effetto di un rallentamento di un ciclo espansivo dell'economia globale, risulta evidente a tutti che non è consentito e non è sufficiente, è inadeguato per il Governo italiano limitarsi a una opposizione al passato, perché a un Governo è richiesto di garantire un presente e un futuro a questo Paese.
Avete scelto di abbandonare il sentiero difficile che avevamo perseguito negli ultimi anni, che coniugava il sostegno alla crescita con il consolidamento e la credibilità dei conti pubblici. Ministro, lei sa molto bene, quale economista e uomo accademico, che la credibilità nella gestione dei conti pubblici è necessaria in tutta la pubblica amministrazione, ma diventa ancora più indispensabile per un Paese che detiene il secondo debito pubblico più alto d'Europa dopo la Grecia; un debito che va governato e, nel rapporto deficit-PIL, ridotto, esattamente come abbiamo cercato di fare nella legislatura precedente. Le vostre politiche, invece, hanno prodotto fin qui un isolamento insostenibile, ingiusto, fuori dalla nostra cultura dell'Italia nella dimensione europea; un'iniziativa francamente deludente, anche perché si è mostrata priva di radici fondamentali e degli anticorpi necessari. Era evidente a tutti che perfino i nazionalisti e i sovranisti non possono accedere a un'idea nuova di ristrutturazione e di rivisitazione della dimensione europea, perché i sovranisti e i nazionalisti sono orientati a costruire confini, a realizzare muri piuttosto che a costruire nuove relazioni.
Con la legge di bilancio avete utilizzato la flessibilità richiesta correttamente alla Commissione europea su un terreno inadeguato; avete cioè incrementato la spesa strutturale riducendo lo spazio per gli investimenti. Avete attuato politiche assistenzialiste elettorali a scapito dei necessari investimenti nell'istruzione, nell'università, nella salute, nella ricerca, nell'innovazione e nel lavoro. Avete anteposto gli equilibri del contratto di Governo alle esigenze e alle aspettative degli italiani. Ma com'è possibile rilanciare gli investimenti, Ministro, in un quadro così negativo, con la volatilità dei titoli di Stato e l'impossibilità di collocare quantitativamente il debito, con l'aggravio dei costi degli interessi dei mutui sulle famiglie e sulle imprese, con un accesso al credito che diverrà via via più difficile?
Insomma, le chiediamo quali sono le iniziative che intende adottare nella dimensione europea per ricostruire una relazione corretta con l'Europa e quali per tutelare i consumatori e le famiglie italiane. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, professor Tria, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
TRIA, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, nel corso dei miei precedenti interventi in Parlamento ho avuto la possibilità di osservare come i fondamentali economici dell'Italia non giustifichino i livelli attuali dello spread. In questo momento non credo sia necessario prefigurare interventi straordinari di tutela del risparmio, ma sottolineo che il nostro sistema prevede diversi strumenti che in passato hanno già dimostrato la loro efficacia in tal senso.
Ritengo che sia nell'interesse del Paese e dell'Unione europea sdrammatizzare i toni del dibattito interno ed esterno per garantire la prosecuzione del dialogo instaurato, che deve concentrarsi sugli elementi fattuali della proposta di bilancio e sugli strumenti di monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica di cui già disponiamo.
Siamo convinti che l'impianto della manovra assicuri il totale controllo dei nostri conti pubblici, nei limiti della moderata politica espansiva resa necessaria dal rallentamento dell'economia europea e italiana che si intende contrastare. Crediamo, inoltre, che la strategia delineata garantisca in ogni caso anche l'obiettivo della riduzione del rapporto debito-PIL, più volte ribadito dal Governo.
Ricordo che, al momento, il disegno delle misure principali della manovra è ancora in via di definizione, al fine di garantire alle stesse la massima efficacia in termini di occupazione e sviluppo.
Il dialogo con le autorità europee non verte sulle priorità strategiche definite nel bilancio, che sono prerogative nazionali. Le ragioni di fondo dell'azione che il Governo sta perseguendo sono state più volte evidenziate anche in sede europea e sono ulteriormente rafforzate dal confermato rallentamento dell'economia. Con questa manovra, il Governo sta cercando di contrastare il rischio di una terza recessione dall'inizio della crisi, che potrebbe avere effetti devastanti su un tessuto sociale e produttivo già messo a dura prova da quanto accaduto finora.
È nostra intenzione ribadire, nell'ambito del dialogo con l'Unione europea, che i rischi prospettati non sono limitati soltanto al nostro contesto, ma possono riguardare anche gli altri Paesi dell'Unione. Per questa ragione, sarebbe quantomeno auspicabile un riconoscimento da parte delle autorità europee della necessità di affrontare questi rischi in modo congiunto e senza pregiudizi. In tale direzione prosegue il dialogo con la Commissione, con l'obiettivo di arrivare a una soluzione condivisibile. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Misiani, per due minuti.
MISIANI (PD). Signor Presidente, noi abbiamo apprezzato la disponibilità del Ministro, ma le sue parole non ci hanno convinto. Il Governo ha presentato una manovra che è stata bocciata da tutti, non solo dall'Unione europea; ed è stata bocciata dai risparmiatori, che iniziano a tenersi alla larga dalle aste dei titoli di Stato. I due Vice Premier, in particolare il vice premier Salvini, hanno usato parole ironiche di fronte a quanto accaduto ieri alla Commissione europea, tirando in ballo persino Babbo Natale. Lasciate perdere: non è il momento dell'ironia, non si scherza con i risparmi, con il lavoro e con il futuro di questo Paese. (Applausi dai Gruppi PD e FI-BP).
Lo spread era a 130 punti percentuali prima delle elezioni, è salito a 240 all'insediamento del Governo e da due mesi è attestato intorno a 300. Non è un tema per gli speculatori finanziari: impatta sulle famiglie e sulle imprese italiane. Significa più interessi di debito pubblico, più interessi per le famiglie e le imprese, più problemi per le banche italiane. È una vera e propria stretta monetaria, che rischia di vanificare il contenuto espansivo della manovra. Così non reggiamo.
Il tema non è soltanto un dialogo, che non è mai partito, con la Commissione europea: il tema è cambiare radicalmente marcia, innanzitutto dal punto di vista del metodo, aprendo un negoziato vero con la Commissione europea, e poi del merito, cambiando l'impianto della manovra, rendendola realmente sostenibile in un'ottica di medio e lungo periodo e soprattutto efficace per rilanciare la crescita del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Steger).
PRESIDENTE. Il senatore Damiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00397 sulle problematiche connesse all'introduzione della fatturazione elettronica dal 1° gennaio 2019, per tre minuti.
DAMIANI (FI-BP). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi senatori, l'entrata in vigore tra poche settimane, dal 1° gennaio 2019, dell'obbligo di fatturazione elettronica anche tra privati sta suscitando in questi giorni e nelle ultime ore forti polemiche con il tessuto produttivo del nostro Paese: le aziende grandi e medie, le piccole imprese, i professionisti, le partite IVA. Chi, come noi, si trova in questa Assemblea su mandato dei cittadini ha il dovere oggi di denunciare quale sia la situazione reale del nostro Paese.
La situazione reale del nostro Paese, in questo momento, è di forte protesta e noi dobbiamo tenere in considerazione le proteste dei nostri cittadini. Imporre ora l'obbligo della fatturazione elettronica tra privati sicuramente non è un approccio costruttivo del Governo con il Paese reale, con il Paese che protesta. In questo momento l'obbligo viene visto, più che altro, come un intervento vessatorio da parte del Governo nei confronti di chi produce tutti i giorni.
L'adeguamento tecnologico, quindi, viene considerato non come una semplificazione, ma come una minaccia. Noi non dobbiamo permettere tutto ciò, Ministro, e il Governo deve intervenire in questa situazione.
È una riforma che, quindi, zoppica già nel momento in cui deve partire. Non ultime sono le segnalazioni che arrivano dal Garante della privacy, che evidenzia gravi anomalie, soprattutto nel trasferimento dei dati. Facciamo quindi attenzione, caro Ministro, a ciò di cui parliamo: trascurare oggi questi segnali di allarme è da irresponsabili. Lo dobbiamo dire con forza. Noi dobbiamo ascoltare la gente e dobbiamo saperne interpretare le difficoltà. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Anche l'entità del gettito che è stata prevista nel bilancio è stata dichiarata aleatoria da molti esponenti del Governo. Si sono iscritti in bilancio 1,9 miliardi di euro, ma sono somme assolutamente aleatorie, così come sono state definite.
Piuttosto che calare e imporre dall'alto una riforma, cerchiamo in questo momento di trovare una soluzione, di snellire le pratiche burocratiche tra fisco e contribuente. Quindi, cerchiamo di dare una mano ai nostri cittadini, agli italiani.
Fare impresa nel nostro Paese oggi è eroico. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Dobbiamo essere al fianco dei nostri imprenditori, li dobbiamo aiutare e sostenere.
Allora noi le chiediamo, signor Ministro, che il Governo faccia propria la nostra proposta, quella di Forza Italia, che abbiamo portato anche nelle nostre Commissioni bilancio e finanze, di posticipare almeno di un anno l'entrata in vigore della riforma. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Lo chiediamo anche con un intervento che possa essere graduale per le imprese piccole, medie e grandi. Poi chiediamo anche, come richiesto dal Garante della privacy, che i dati siano più semplici da poter inserire nella fattura.
Ultima, ma non per importanza, è la questione delle sanzioni, perché i nostri imprenditori sono già vessati e, se voi prevedete delle sanzioni altissime per chi sbaglia pure una virgola nella fattura, abbiamo assolutamente sbagliato direzione. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Sono queste le domande che le poniamo, signor Ministro, e ci aspettiamo veramente che oggi il Governo sappia interpretare al meglio l'esigenza del Paese. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, professor Tria, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
TRIA, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, con il documento in esame i senatori interroganti segnalano alcune criticità in merito all'introduzione degli obblighi di fatturazione elettronica a partire dal 1° gennaio 2019.
In merito alla richiesta di disporre termini differenziati per l'introduzione degli obblighi di fatturazione elettronica in ragione delle dimensioni dell'impresa, si osserva che tale soluzione introdurrebbe elementi di notevole complessità per gli operatori nella gestione quotidiana delle fatture, con la necessità di individuare di volta in volta se il soggetto emittente, ovvero quello ricevente, rientri nelle categorie per le quali decorre l'obbligo. E questo avviene in quanto la fatturazione elettronica è un processo simmetrico che vincola non solo il soggetto emittente, ma anche quello ricevente, a gestire come elettronica la fattura ai fini della detraibilità dell'IVA.
Il quadro normativo attuale esenta dall'obbligo di fatturazione elettronica i contribuenti che aderiscono al regime forfettario dei minimi o le imprese agricole di piccole dimensioni. Detto regime sarà esteso, ai sensi dell'articolo 4 del disegno di legge di bilancio, ai contribuenti che hanno conseguito ricavi, ovvero hanno percepito compensi ragguagliati ad anno non superiori a euro 65.000
Con riferimento ai rilievi avanzati dal Garante della privacy, si fa presente che è stato attivato un tavolo tecnico congiunto tra l'Agenzia delle entrate e l'Autorità, finalizzato a individuare le soluzioni più idonee atte a superare quanto rilevato.
Per quanto riguarda la disapplicazione o la riduzione delle sanzioni in caso di ritardi nell'emissione delle fatture elettroniche, è utile notare che, ai sensi dell'articolo 10 del decreto-legge fiscale collegato alla manovra di bilancio in corso di conversione, i soggetti che liquidano l'IVA su base trimestrale in relazione alle operazioni effettuate nel secondo semestre 2019 hanno la possibilità di emettere fattura elettronica entro il 20 agosto, senza applicazione di sanzioni, o entro il 16 novembre con la riduzione delle sanzioni dell'80 per cento. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Damiani, per due minuti.
DAMIANI (FI-BP). Signor Ministro, ci aspettavamo una risposta politica, più che tecnica. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Sono queste le risposte che dovete dare ai cittadini, perché non devono essere questi ultimi a semplificare la vita del direttore dell'Agenzia delle entrate (Applausi dal Gruppo FI-BP), ma dev'essere lo Stato a semplificare la vita di tutti noi cittadini. Imporre l'obbligo della fatturazione elettronica è oggi un cappio al collo ai nostri imprenditori (Applausi dal Gruppo FI-BP). E lo può verificare direttamente dalla fattura elettronica della pubblica amministrazione, che usa in maniera distorta il rifiuto del pagamento. Ecco perché i nostri imprenditori non vengono pagati anche dalle pubbliche amministrazioni. Questi sono i problemi da risolvere del nostro Paese, signor Ministro.
Volete rappresentare il Governo del cambiamento? Siatelo allora fino in fondo e abbiate il coraggio oggi di cambiare le prospettive, di ascoltare la gente, di prestare l'orecchio ai problemi reali del Paese. In siffatto modo, e oggi con questa riforma che metterà in assoluta difficoltà i nostri imprenditori, state mettendo in difficoltà l'Italia. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).
PRESIDENTE. La senatrice Pirro ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00400 sugli effetti del differenziale tra i tassi di interesse sui titoli del debito pubblico italiani e tedeschi, per tre minuti.
PIRRO (M5S). Signor Presidente, gentile Ministro, ogni giorno leggiamo e sentiamo notizie in merito allo spread, ossia il differenziale degli interessi con cui piazziamo i nostri titoli rispetto ai bund tedeschi, uno degli indicatori più usati per valutare lo stato dell'economia e del debito italiani. Lo spread è considerato, infatti, un indicatore della capacità di un Paese di restituire i prestiti. Il nostro debito pubblico, costituito in gran parte dai titoli emessi (BOT, BTP e altri), è pienamente sostenibile e credibile, nonostante i recenti immotivati downgrade di due agenzie di rating; quelle stesse agenzie che, fino al giorno prima del fallimento della Lehman Brothers, valutavano con la tripla A le obbligazioni emesse da quest'ultima.
Ciò premesso, molti cittadini e diverse famiglie sono preoccupati per il costo dei loro mutui già in essere o di quelli che stanno contraendo. Ricordo infatti che i mutui per l'acquisto della prima casa costituiscono una parte importante del totale dei mutui erogati alle famiglie. Il montante mutui attuale ha raggiunto nel terzo trimestre del 2018 il record storico, con un livello superiore a 318 miliardi. Una famiglia italiana su due acquista l'immobile tramite mutuo bancario e ogni anno ne vengono vendute circa 500.000.
Alla luce di quanto innanzi illustrato, le notizie che giungono alle famiglie dai media rischiano di essere fuorvianti, innescando il timore di vedersi aumentare da un mese all'altro la rata. Ovviamente chi abbia contratto un mutuo a tasso fisso ha la rata bloccata per sempre, indipendentemente da ciò che accade sui mercati finanziari. La preoccupazione maggiore colpisce invece le famiglie con mutui a tasso variabile. Il loro timore è che possa esistere una correlazione diretta o indiretta tra tassi Euribor, indice collegato al tasso del mutuo variabile, e spread BTP-bund.
A tal fine, le chiediamo, signor Ministro, di sapere in quale misura, in uno scenario a breve e medio termine, lo spread BTP-bund potrebbe permanere ai livelli attuali; in quale misura tali livelli di spread possono condizionare, seppur indirettamente, il tasso Euribor e, quindi, le rate dei mutui a tasso variabile esistenti e i mutui di nuova erogazione; in quale entità, infine, l'eventuale maggior costo della raccolta bancaria potrà trasmettersi ai nuovi mutuatari. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, professor Tria, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
TRIA, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, l'andamento dello spread sui titoli di Stato nei prossimi mesi sarà legato non solo alle scelte di politica economica, ma anche all'evoluzione del quadro economico e finanziario globale.
Entrando nel merito dei quesiti rivolti dagli interroganti, per quanto riguarda l'impatto dello spread sui mutui ipotecari, si evidenzia che l'allargamento di tale differenziale, registrato a partire da maggio, non impatta sulle operazioni già in essere. Essi sono infatti a tasso fisso, oppure indicizzato al tasso Euribor a sei mesi, che è un tasso europeo e non specifico dell'Italia. Semmai vi fosse una correlazione fra spread del BTP ed Euribor, essa sarebbe indiretta. Il peggioramento del differenziale sui titoli sovrani italiani può influenzare il rischio di credito sui prestiti interbancari e pertanto influenzare al rialzo anche il tasso Euribor. D'altro canto, le preoccupazioni circa la situazione italiana potrebbero far rivedere al ribasso le aspettative sui tassi di policy della BCE; il che, a parità di condizioni, implicherebbe un Euribor più basso.
Gli andamenti registrati da maggio a oggi mostrano che l'Euribor a sei mesi è aumentato di un solo punto base (centesimo di punto percentuale), da -0,27 per cento a -0,26 per cento, mentre il differenziale di rendimento sui titoli di Stato italiani e tedeschi a dieci anni (lo spread) è aumentato di più di 180 punti base, da circa 1,3 a 3,13 punti percentuali.
Per quanto riguarda, inoltre, i prestiti di nuova erogazione, gli andamenti recenti potrebbero influenzare il margine che le banche applicano sul tasso Euribor a sei mesi (mutui a tasso variabile) e il livello dei tassi a lungo termine, nel caso dei mutui a tasso fisso. I dati della Banca d'Italia, disponibili fino a settembre, indicano che, sino ad allora, lo spread non ha influenzato in modo avverso il livello dei tassi sui mutui. A settembre il tasso medio sulle nuove operazioni, con periodo di determinazione del tasso fino a un anno, era infatti pari all'1,51 per cento, in discesa dall'1,55 per cento di agosto e marginalmente più basso che in aprile (1,52 per cento), l'ultimo mese prima delle tensioni sul mercato dei titoli di Stato.
Anche per quanto riguarda i mutui a tasso fisso, i dati Banca d'Italia mostrano che a settembre il tasso medio sulle nuove operazioni con periodo di determinazione del tasso superiore a un anno era pari all'1,93 per cento, contro il 2,0 per cento di aprile. I tassi fissi offerti alla clientela sono stati probabilmente influenzati dall'aumento del rendimento sui BTP a lunga scadenza. Tuttavia, le banche hanno traslato in modo incompleto tale aumento, riducendo i loro margini. Inoltre, la scadenza prescelta per i mutui potrebbe essere variata in qualche misura.
Ciò premesso, va tuttavia segnalato che i dati di fonte ABI per il mese di ottobre indicano un aumento del tasso medio sui mutui di nuova erogazione, che l'ABI quantifica in sette punti base, all'1,87 per cento dall'1,80 per cento precedente, secondo il suo campione.
In conclusione, quindi, per rispondere alla specifica domanda sul grado di incidenza sui mutui della eventuale persistenza dell'attuale livello di spread, si evidenzia che, se l'aumento dello spread persistesse nel tempo, la traslazione sui tassi praticati dalle banche per i mutui ipotecari potrebbe risultare più significativa, come sembrano indicare i predetti dati ABI di ottobre. C'è contestualmente da notare che la principale ragione della resilienza sin qui mostrata dal sistema bancario è che la crescita dei depositi bancari è continuata fino a tutto settembre (e anche ottobre, secondo l'ABI), per cui le banche dispongono della liquidità necessaria. Inoltre, è bene ricordare che le banche sono meglio capitalizzate che in passato e hanno notevolmente ridotto il loro funding gap (differenza fra stock di prestiti erogati e raccolta tramite depositi e strumenti assimilati). (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Pellegrini Marco, per due minuti.
PELLEGRINI Marco (M5S). Signor Ministro, la ringrazio e mi dichiaro soddisfatto della sua risposta, anche a nome degli altri firmatari dell'interrogazione.
In un campo così delicato crediamo sia importante dare ai cittadini informazioni precise e puntuali - come ha fatto lei - che scongiurino la diffusione tra la popolazione di fake news o di infondati timori.
Come sappiamo, il nostro è un grande Paese, checché ne dicano altri: siamo la terza economia europea, la seconda manifattura in Europa e tra i sette Paesi più industrializzati nel mondo e, quindi, abbiamo tutte le possibilità per continuare a produrre ricchezza, assicurare benessere ai cittadini e tornare a essere leader economici e politici in Europa e nel mondo. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.
Presidenza del vice presidente LA RUSSA (ore 15,59)
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
PELLEGRINI Marco (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PELLEGRINI Marco (M5S). Signor Presidente, durante la Seconda guerra mondiale Foggia ha subito pesantissimi bombardamenti che causarono un immane sacrificio di vite umane. Le vittime furono circa 22.000 su una popolazione residente di circa 65.000 abitanti, quindi quasi un terzo. Ciò avvenne perché Foggia era un fondamentale snodo ferroviario (uno dei più importanti in Italia), nonché sede di piste di volo e aeroporti militari importantissimi. Appare, quindi, oggi paradossale che Foggia sia stata prima privata di un aeroporto funzionante e che poi, a poco a poco, sia diminuita la sua centralità nel traffico ferroviario, essendo diminuiti i treni che vi transitano e vi si fermano.
Questa insensata opera di sottrazione ha avuto il suo culmine con il nuovo orario ferroviario, che prevede che due Frecciargento, con partenza giornaliera da Bari per Roma e ritorno, fermino non a Foggia, ma a Caserta e Benevento, altri due capoluoghi di provincia importanti sulla tratta. Tutto ciò è stato stabilito per risparmiare otto o nove minuti di percorrenza sulla tratta tra Bari e Foggia, ignorando le esigenze di mobilità degli abitanti della seconda Provincia in Italia per estensione, la quale presenta un deficit enorme dal punto di vista infrastrutturale e del trasporto pubblico sia su ferro che su gomma.
Per questo motivo chiedo a Trenitalia, anche a nome degli altri parlamentari del MoVimento 5 Stelle della provincia di Foggia, di rivedere questa decisione e di prevedere la fermata nella stazione di Foggia di questi e di altri treni che transitano nella città, essendo del tutto assurdo e antieconomico accettare l'idea che infrastrutture e mezzi pagati con le tasse di tutti i cittadini italiani siano posti al servizio solo di alcuni e non di altri. Non è accettabile che alcuni treni passino in un'importante capoluogo di Provincia e non vi si fermino.
I cittadini di Foggia hanno espresso nelle ultime ore il loro forte disappunto e attendono risposte immediate e positive da Trenitalia. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Questa sarebbe stata più materia di interrogazione che di intervento di fine seduta, per la verità, senatore Pellegrini, essendo lei tra l'altro senatore di maggioranza.
GAUDIANO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GAUDIANO (M5S). Signor Presidente, signori senatori, debbo con estremo rammarico e dolore rendervi edotti dell'ennesimo femminicidio consumatosi a Sala Consilina, in provincia di Salerno, circa quindici giorni fa. Una giovanissima donna e mamma affettuosa di tre bambini in tenerissima età è rimasta vittima di un efferato delitto. L'autore non ha esitato a rovesciarle addosso un'intera tanica di benzina e a darle fuoco. Il raccapricciante delitto ha scosso l'intera comunità di Sala Consilina e ancora oggi in paese aleggiano un velo di sgomento, stupore e tristezza uniti a un forte senso di vicinanza e di cordoglio nei confronti dei familiari. È stato un atto criminoso e brutale, commesso in totale violazione dei diritti umani. Ci si sforza, da buoni cristiani, di trovare una giustificazione, ma l'orrore è tanto grande da non poterlo consentire.
Ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa da un marito, un fidanzato, da un compagno o un ex compagno di vita. Le cause sono generate da un forte senso di insicurezza, da un desiderio di dominio psicologico sulla donna schiavizzata, da comportamenti violenti e prevaricatori o dal non volersi assuefare alla condizione di un eventuale abbandono; mentre, dall'altro canto, c'è la donna smarrita, sottomessa, incapace di trovare il coraggio di denunciare e porre fine all'immeritato supplizio.
Questo problema è diventato universale e riguarda tutti, e non solo coloro che a vario titolo sono stati vittime dirette o indirette di tali efferatezze. È stata, non a caso, istituita una giornata mondiale contro la violenza sulle donne, affinché il sacrificio di tante vittime innocenti non risulti vano. Adesso bisogna ragionare in termini di vera e propria emergenza sociale e il problema deve essere affrontato alla radice, coinvolgendo tutti, privati cittadini, istituzioni e soprattutto la scuola, la quale deve svolgere un ruolo primario e imprescindibile al fine di inculcare nella mente dei giovani il rispetto per il prossimo, la sacralità della vita e la libera e pacifica convivenza tra tutti i consociati.
Purtroppo, troppo spesso l'amore e la dedizione verso un marito o un compagno vengono ripagati con la perdita della vita. Finora qualcosa si è mosso a livello istituzionale, signor Presidente e signori senatori, ma non basta, visti gli ultimi efferati eventi.
Oggi, ripaghiamo con violenza e orrore colei che cristianamente ha fatto suo il messaggio di Cristo e in quell'amore ha creduto; ha vissuto ricevendone in cambio, come agnello sacrificale, una morte violenta. È giunto il momento di ribellarci a tutto ciò e poniamo una volta per tutte fine a questo abominio. (Applausi dal Gruppo M5S).
FERRARI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERRARI (PD). Signor Presidente, utilizzo questo spazio per segnalare alla Presidenza la nostra contrarietà a quanto accaduto oggi in Commissione giustizia e per sensibilizzarla affinché non accadano più certe irritualità. Mi riferisco a quanto accaduto in una riunione dell'Ufficio di Presidenza - peraltro molto precaria, non essendo prevista - dove si è deciso di incardinare domani l'esame del cosiddetto disegno di legge anticorruzione, che, ancora in queste ore, è oggetto di votazione alla Camera dei deputati.
Non voglio entrare nemmeno per un attimo nel merito dei fatti politici che possono motivare un fare in fretta, il più in fretta possibile da parte dei partiti di maggioranza. Mi limito a segnalare alla Presidenza che, per il rispetto che dobbiamo a questa istituzione e al rapporto tra le due Camere, siffatte irritualità vanno assolutamente evitate. Penso che sia a patrimonio di tutti il fatto che non debba più accadere quanto si è verificato oggi, con il tentativo di incardinare nella giornata di domani di un provvedimento che non è ancora a disposizione di questo ramo del Parlamento. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Senatore Ferrari, sarà mia cura trasmettere la sua sollecitazione al Presidente del Senato, anche perché mi trovo perfettamente d'accordo.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 27 novembre 2018
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 27 novembre, alle ore 9, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 16,06).
Allegato A
INTERROGAZIONI
Interrogazione sulle notizie di stampa relative ad incarichi del Ministro della difesa
(3-00099) (17 luglio 2018)
COMINCINI, MALPEZZI, SUDANO, VERDUCCI, MISIANI, VALENTE. - Al Ministro della difesa -
Premesso che:
il Ministro in indirizzo è docente dell'università "Link Campus", presso la quale è stata responsabile dei progetti speciali e vice direttore del coordinamento dei master in intelligence e sicurezza, ed è stata ricercatrice in materia di sicurezza e difesa presso il Centro militare di studi strategici di Roma;
come riportato da diversi organi di stampa quali il quotidiano "la Repubblica" del 1° giugno 2018, "il Fatto Quotidiano" e l'"Huffington Post" del 2 giugno, presso l'ateneo è stata creata la società consortile "Sudgest Aid Scarl", presieduta dal medesimo Ministro, che gestisce progetti di cooperazione internazionale;
come evidenziato dai citati organi di stampa, diverse e numerose risulterebbero essere le iniziative della Sudgest Aid: tra commesse del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e di altri organismi internazionali, il sito della società cita 20 contratti per oltre 8 milioni di euro. Tra le attività finanziate a Sudgest ci sono corsi per il settore petrolifero riservati agli italiani d'Argentina; 1.800.000 euro per formare la pubblica amministrazione a Nassiriya; 1.350.000 per "uno strategic planning sul Distretto culturale mediterraneo", 257.000 euro per migliorare i servizi delle comunità libanesi; un progetto da 1.249.000 euro per la tracciabilità dei richiedenti asilo nello Yemen; uno da 2.675.000 euro in Perù per aumentare la redditività nel settore della carne; uno da 1.500.000 euro in Tunisia per promuovere le piccole imprese del Sahara. Infine, un programma per rendere più indipendente la magistratura egiziana;
secondo quanto riportato, tra i contratti stipulati dal consorzio spicca quello assegnato dal Ministero degli affari esteri nel 2012 per un ammontare pari a 500.000 euro al fine di "incoraggiare il disarmo dei combattenti libici", la cui esecuzione è stata affidata a Gianpiero Spinelli, noto alle cronache per aver arruolato i 4 italiani rapiti in Iraq, vicenda segnata dall'uccisione di Fabrizio Quattrocchi nell'aprile 2004, nonché a sua volta docente nei medesimi corsi del Ministro presso la Link Campus university;
come rivelato dal quotidiano "la Repubblica", già nel marzo 2018, Spinelli avrebbe riferito di essere stato ingaggiato dalla Sudgest al fine di recuperare i missili terra-aria sottratti dagli arsenali del colonnello Gheddafi e segnalati dai nostri servizi segreti; pertanto, secondo quanto rivelato dallo stesso Spinelli, una questione di estrema delicatezza legata alla sicurezza nazionale risulterebbe essere stata appaltata a dei contractor privati. Successivamente, a fronte della pericolosità della situazione libica, Spinelli avrebbe concordato una modifica del piano, impegnandosi nell'addestramento di 134 ex miliziani cui affidare la protezione delle zone archeologiche. Il sopraggiungere della guerra civile ha comportato, infine, il fallimento anche della seconda operazione condotta per conto della Sudgest Aid Scarl,
si chiede di sapere:
se i fatti riportati corrispondano al vero;
se il Ministro in indirizzo non ritenga doveroso chiarire con la massima sollecitudine i suoi reali rapporti con la citata società consortile Sudgest Aid Scarl da lei presieduta, nonché se abbia, in occasione della nomina a Ministro, prontamente lasciato ogni incarico nei diversi progetti della Link Campus university legati a forze armate, forze dell'ordine e organismi multinazionali operanti nel settore della sicurezza.
Interrogazione sulla realizzazione di un impianto di depurazione delle acque reflue presso Pescasseroli
(3-00226) (25 settembre 2018)
DE PETRIS. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare -
Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
la sola e semplice analisi dell'ubicazione dell'impianto di depurazione del sistema di purificazione delle acque reflue urbane dei Comuni di Pescasseroli ed Opi, entrambi in provincia de L'Aquila, porta ad evidenziarne la completa irrazionalità tecnica ed energetica sotto più aspetti, nonché la conseguente nocività dal punto di vista ambientale;
il sistema di purificazione consta: delle condotte fognarie che recapitano i liquami al depuratore; del depuratore, impianto dove i liquami vengono trattati per poi scaricarne le acque di risulta nel fiume Sangro, che è il principale corso d'acqua del nucleo centrale di altissimo valore ambientale del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise ed è il fiume che alimenta il bellissimo lago di Barrea;
l'impianto di depurazione è in corso di realizzazione ed è stato ubicato nella piana di Pescasseroli;
essendo il sistema destinato anche alla purificazione delle acque reflue urbane del comune di Opi, la cui raccolta avviene a quota notevolmente più a valle del territorio di Pescasseroli, tale complesso tecnologico, così come concepito, è del tutto irrazionale dal punto di vista tecnico, in quanto contempla notevoli costi per la realizzazione di un condotto fognario in contropendenza, dotato di cabine ospitanti le pompe elettromeccaniche necessarie per far risalire i liquami del comune di Opi, posto più a valle, fino alla quota più elevata, nel territorio di Pescasseroli, dove è stato infelicemente scelto di posizionare l'impianto di depurazione;
verificato che:
ai notevoli costi di realizzazione una tantum del condotto fognario in salita e dotato di cabine con dispendiosissime pompe elettromeccaniche, vanno poi aggiunti i costi periodici di manutenzione, particolarmente elevati per la presenza di tali apparati elettromeccanici di pompaggio all'insù, ed i costi perpetui e crescenti dell'energia elettrica necessaria al funzionamento delle pompe stesse. Costi economici e ambientali, in quanto il consumo di energia elettrica implica l'immissione di gas serra nell'ambiente;
tutti i costi, economici e ambientali, risulterebbero completamente inutili se solo il progetto avesse previsto una localizzazione dell'impianto di depurazione compatibile con l'altimetria del territorio dei due comuni da servire;
considerato che a giudizio dell'interrogante il sistema progettato, oltre ad essere completamente irrazionale, a causa dei suddetti oneri, soffre di una notevole vulnerabilità, in quanto, ad ogni fermo o malfunzionamento del pluriproblematico condotto fognario dotato di pompe elettromeccaniche per la spinta in salita dei liquami, di cui non si può evitare di tenere conto, cesserà completamente la depurazione dei liquami del comune di Opi, i quali, non essendo possibile effettuarne l'arresto, si ritroveranno deviati senza trattamento direttamente nel fiume Sangro, con gravi conseguenze per il pregiato ambiente del parco nazionale, dove esso scorre;
fare chilometri di scavi per costruire una innaturale ed irrazionale fognatura in salita nella piana posta tra Pescasseroli ed Opi, di pregiatissimo valore ambientale, dove non è raro trovare l'orso bruno marsicano, soprattutto nel periodo autunnale, si commenta da sé,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga, al fine di scongiurare danni irreparabili all'interno del parco nazionale, territorio dagli equilibri naturali molto delicati, urgente e necessario verificare la congruità ambientale e l'efficacia tecnica del progetto, e in caso negativo di bloccarlo immediatamente.
Interrogazione sui ripetuti casi di incendio all'interno di impianti di trattamento dei rifiuti in Campania
(3-00388) (20 novembre 2018) (già 4-00438) (30 luglio 2018)
IANNONE. - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e dell'interno -
Premesso che:
nella notte tra il 24 e il 25 giugno 2018, nel comune di Battipaglia (Salerno), lo stabilimento dell'azienda Nappi Sud, impegnata nel trattamento di rifiuti, per cause ancora da chiarire, è stato avvolto da fiamme altissime, lo scenario è stato infernale: l'azienda che opera nel settore della raccolta e trattamento dei rifiuti ha iniziato a bruciare poco dopo la mezzanotte in un rogo che ha interessato i cieli di Eboli e Battipaglia;
le lingue di fuoco alte fino a 50 metri hanno determinato anche esplosioni avvertite in tutta la zona; si sono immediatamente diffusi la paura e il panico tra i residenti che hanno repentinamente serrato le finestre per evitare che la dispersione di fumi tossici nell'aria invadesse le abitazioni;
a distanza di pochi giorni, il 10 luglio 2018, un nuovo incendio si è generato presso lo Stir, sito sempre nel comune di Battipaglia, che è rimasto chiuso per diversi giorni. Tale situazione, unita al fermo di una delle linee del termovalorizzatore di Acerra (Napoli), ha comportato un forte rallentamento nella raccolta dei rifiuti in Campania;
gli episodi ripetuti, in presenza di un'emergenza rifiuti che attanaglia il territorio, e il malfunzionamento degli impianti destano preoccupazione negli amministratori locali e nella popolazione;
sul territorio di Battipaglia operano almeno 24 impianti di trattamento, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti, a quanto risulta dalle risposte che la Regione Campania e il Comune di Battipaglia hanno fornito ai comitati di protesta; all'elenco del Comune, poi, si aggiunge quello della direzione generale ciclo integrato delle acque e dei rifiuti della Regione; nell'elenco, sono riportate le autorizzazioni ambientali rilasciate dalla Regione Campania a 7 aziende dislocate nella zona;
in aggiunta, gli uffici regionali elencano anche le 5 autorizzazioni vigenti, inclusa quella del Comune, per il territorio di Eboli;
in pratica, sui circa 200 chilometri quadrati di territorio suddiviso fra i comuni di Battipaglia ed Eboli, insistono oltre 30 impianti di trattamento rifiuti, oltre a quelli privati; infatti, occorre tener presente anche lo Stir e i siti di stoccaggio provvisori, all'incirca, un impianto di rifiuti ogni 6 chilometri e mezzo;
il primo passo da compiere è, naturalmente, che le autorità locali sanitarie monitorino attentamente la situazione con rilievi e campionamenti per la salvaguardia della salute della popolazione;
si attendono, inoltre, i risultati dei rilievi Arpac e l'esito delle indagini delle forze dell'ordine e della magistratura per capire le cause dell'incendio: non si esclude infatti la sua natura dolosa;
desta, infatti, preoccupazione il ripetersi di roghi in aziende di tale tipologia;
questi ultimi incendi alla Nappi Sud e allo Stir a Battipaglia impongono improcrastinabilmente una riflessione sulle responsabilità e sui ritardi accumulati dalla Regione Campania in merito all'applicazione del piano regionale dei rifiuti e sulle discutibili scelte di far governare il sistema dei rifiuti ai privati, considerando le comunità locali solo come luoghi dove far sversare rifiuti, facendone sopportare ai cittadini l'enorme carico ambientale,
si chiede di sapere:
se, nell'ambito delle proprie competenze, i Ministri in indirizzo, non intendano assumere iniziative per la verifica dei danni causati all'ambiente e alla salute e per l'attuazione di tutti gli interventi di messa in sicurezza dei siti e di sanificazione igienico-sanitaria del territorio;
se non intendano provvedere all'istituzione di un tavolo permanente fra Comuni, Assessorato regionale e Ministeri competenti, al fine di individuare le opportune iniziative volte a dare soluzione alle criticità sanitarie e ambientali legate alla gestione dei rifiuti, e garantire la salute pubblica dei cittadini.
Interrogazioni sulla carenza di direttori dei servizi generali e amministrativi negli istituti scolastici
(3-00114) (24 luglio 2018)
MALLEGNI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca -
Premesso che:
alla data del 1° settembre 2018, circa un terzo delle istituzioni scolastiche (2.400) sarà sprovvisto del direttore servizi generali ed amministrativi (DSGA) e tale numero, con i prossimi pensionamenti, è destinato a crescere;
dal 2000, tale funzione è svolta dagli assistenti amministrativi incaricati DSGA che, sopperendo alla mancanza di DSGA titolari, garantiscono il regolare funzionamento delle scuole loro affidate;
per coloro i quali hanno maturato questa condizione sarebbe opportuno prevedere l'indizione di una procedura selettiva distinta da quella del concorso ordinario, sulla tipologia del corso-concorso già utilizzato nella progressione verticale del 2010, ricordando che tale procedura, prevista con cadenza biennale, dopo la prima applicazione, non è stata più espletata;
in tal modo potranno essere valorizzati il servizio da DSGA già svolto, i titoli culturali e l'eventuale idoneità conseguita nella precedente procedura del 2010, la titolarità di prima o seconda posizione economica, la formazione per il profilo da DSGA effettuata nei periodi di servizio svolti nel medesimo profilo, così come richiesto dall'amministrazione, l'anzianità di servizio, eccetera, con l'attribuzione di punteggi congrui per ciascuna fattispecie seguendo criteri oggettivi. La graduatoria così formata, oltre che per le immissioni nei ruoli, potrà essere utilizzata come graduatoria permanente da cui attingere per le eventuali sostituzioni;
il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 4139 del 7 settembre 2015, ha precisato che alla stregua della giurisprudenza costituzionale (sentenze n. 227 del 2013, n. 90 e n. 62 del 2012, n. 310 e n. 299 del 2011) deve ritenersi che il concorso pubblico costituisca la modalità ordinaria di accesso nei ruoli delle pubbliche amministrazioni, in coerenza con i principi costituzionali di uguaglianza ( art. 3) ed i canoni di imparzialità e di buon andamento (art. 97) e che pertanto i concorsi interni sono da considerare come eccezione al principio dell'ammissione in servizio per il tramite del pubblico concorso;
giova evidenziare che ogni eventuale riserva sulla legittimità di una procedura come quella rappresentata, riferita alle sentenze della Corte costituzionale e del Consiglio di Stato, vengono rese nulle se si considera che la situazione attuale è stata determinata dalla deroga, operata dall'amministrazione, alle previsioni di legge (decreto legislativo n. 165 del 2001, art. 52, comma 4, che così dispone: "Qualora l'utilizzazione del dipendente sia disposta per sopperire a vacanze dei posti in organico, immediatamente, e comunque nel termine massimo di novanta giorni dalla data in cui il dipendente è assegnato alle predette mansioni, devono essere avviate le procedure per la copertura dei posti vacanti") con la finalità, per peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico, di non bloccare il regolare funzionamento degli enti;
pertanto, poiché tali azioni sono state funzionali alla realizzazione del buon andamento dell'amministrazione scolastica, legittimamente ricorre "la facoltà del legislatore di introdurre deroghe al predetto principio che deve essere delimitata in senso rigoroso, potendo tali deroghe considerarsi legittime soltanto allorquando siano funzionali al buon andamento dell'amministrazione e ricorrano altresì le peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico idonee a giustificarle";
a far data dal 1° gennaio 2013 (a seguito dell'entrata in vigore della legge di stabilità per il 2013), i DSGA hanno subito gravi penalizzazioni economiche derivate dalla mancata attribuzione di emolumenti legati alle funzioni superiori e, per interpretazione unilaterale del Ministero dell'economia e delle finanze, e dalla decurtazione in busta paga di consistente parte degli emolumenti stipendiali, riferiti al profilo del ruolo di appartenenza;
la promozione degli amministrativi a DSGA sarebbe utile per non disperdere i posti per la mancanza di candidati, e soprattutto sarebbe un'operazione a costo zero per l'amministrazione;
è necessario, altresì, tenere presente l'effetto che avrebbe, sotto il profilo umano e professionale, l'esclusione di chi, per tanti anni, ha supportato le esigenze peculiari e straordinarie dell'amministrazione, dando la propria disponibilità alla sostituzione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di avviare le opportune iniziative al fine di pervenire alla regolarizzazione della posizione di tutti i dipendenti facenti le funzioni di DSGA, che dal 2001 hanno contribuito al regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche in tutto territorio nazionale.
(3-00326) (25 ottobre 2018)
MISIANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca -
Premesso che:
la situazione nelle scuole lombarde relativa alla mancata copertura dei posti di DSGA (direttori dei servizi generali e amministrativi) è ormai drammatica: 485 scuole senza titolare nella regione, 79 scuole su 141 in provincia di Bergamo;
le scuole prive di DSGA non possono pagare fornitori né supplenti, né ricevere finanziamenti;
la legge non permette altra soluzione che l'assunzione di nuovi DSGA tramite concorso. Non c'è un concorso da almeno 15 anni e tutte le graduatorie sono da tempo esaurite;
la legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio per il 2018) ha previsto il concorso per DSGA, che deve ancora essere bandito dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
il fatto che in poche altre province ci siano ancora esuberi (una decina di posti in tutta Italia) non giustifica questo ritardo;
per questa figura non sono previste supplenze e non ci sono graduatorie a questo scopo, non sono neppure previste reggenze. È possibile assegnare la reggenza a DSGA titolari di altra scuola soltanto per le scuole sottodimensionate, cioè prive di dirigente scolastico e di DSGA;
questa sorta di "gabbia" normativa non permette altra soluzione che l'utilizzo annuale di assistenti amministrativi disponibili a coprire la funzione di DSGA. Ma ormai tutti gli assistenti disponibili non bastano a coprire i posti vacanti. Questa soluzione, peraltro, appare una forzatura poiché il contratto aveva previsto l'accesso selettivo (corso con esami) alla cosiddetta seconda posizione economica per chi era disponibile alle semplici sostituzioni in caso di assenza temporanea del DSGA;
non sono possibili nomine d'ufficio, ordini di servizio o assunzioni di supplenti da parte del dirigente scolastico nei confronti di assistenti amministrativi non disponibili a svolgere tale funzione superiore;
dopo le operazioni di utilizzo di assistenti amministrativi disponibili a coprire la funzione di DSGA e dopo svariati interpelli da parte degli uffici scolastici territoriali effettuati anche per assistenti fuori regione, a fine settembre 2018 erano ancora 38 le scuole prive di persone facenti funzione di DSGA, di cui 10 in provincia di Bergamo (ad oggi scese a 8);
è urgente che il Ministro in indirizzo intervenga e autorizzi in via straordinaria la copertura delle scuole, anche tramite la reggenza da parte di DSGA titolari di altra scuola (se disponibili), assegnando risorse specifiche per retribuire la reggenza;
è necessario che gli uffici scolastici territoriali siano autorizzati ad attivare un supporto alle scuole che si trovano nella condizione di non poter effettuare alcuna forma di pagamento di fornitori e supplenti, assicurazioni, piani di diritto allo studio, progetti, perché serve la firma congiunta di dirigente scolastico e direttore dei servizi generali e amministrativi;
servono indicazioni operative e soluzioni per garantire le azioni amministrative e contabili indispensabili,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere in via d'urgenza per far fronte alla carenza di DSGA nelle scuole lombarde e bergamasche.
(3-00408) (21 novembre 2018) (già 4-00360) (12 luglio 2018)
DE PETRIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca -
Premesso che il direttore dei servizi generali e amministrativi (DSGA) sovrintende con autonomia operativa ai servizi generali ed amministrativo-contabili e ne cura l'organizzazione, svolgendo funzione di coordinamento, promozione delle attività e verifica dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi assegnati ed agli indirizzi impartiti al personale ATA posto alle sue dirette dipendenze; organizza autonomamente l'attività del personale ATA nell'ambito delle direttive del dirigente scolastico; attribuisce al personale ATA incarichi di natura organizzativa e le prestazioni di lavoro eccedenti l'orario d'obbligo, quando necessario; svolge attività di istruzione, predisposizione e formalizzazione degli atti amministrativi e contabili; è consegnatario dei beni mobili; può svolgere attività di studio e di elaborazione di piani e programmi richiedenti specifica specializzazione professionale, con autonoma determinazione dei processi formativi ed attuativi; può svolgere incarichi di attività di tutor, di aggiornamento e formazione nei confronti del personale;
considerato che il DSGA in ambito finanziario e contabile è il responsabile della contabilità e degli adempimenti fiscali, pertanto attua la gestione del programma annuale e del conto consuntivo; emette e firma i mandati di pagamento e reversali d'incasso; effettua la verifica dei conti correnti intestati all'istituto; predispone e sottoscrive la scheda finanziaria analitica per ogni singolo progetto previsto dal programma annuale; definisce ed esegue tutti gli atti contabili, di ragioneria ed economato; cura l'attuazione amministrativa, finanziaria e contabile delle delibere del consiglio d'istituto in materia di bilancio; predispone la relazione sullo stato delle entrate, degli impegni di spesa, dei pagamenti eseguiti; cura l'istruttoria delle attività contrattuali; determina l'ammontare presunto dell'avanzo d'amministrazione; valuta e seleziona i fornitori, gestendo le offerte e gli ordini di acquisto, consultandosi con il dirigente scolastico; gestisce la manutenzione ordinaria dell'istituto, interfacciandosi con fornitori qualificati;
rilevato inoltre che:
si tratta di tanti compiti impegnativi, complessi e delicati e ad oggi le migliaia di posti vacanti e disponibili sono stati ricoperti in parte da incarichi di reggenze, ma soprattutto sono stati assegnati ad assistenti amministrativi facenti funzioni di DSGA;
con l'approvazione della legge di bilancio per il 2018, legge n. 205 del 2017, è stato previsto un bando per il concorso ordinario per la qualifica che non tiene però adeguatamente conto di una procedura riservata per tutti gli assistenti amministrativi che hanno svolto questa onerosa funzione per molti anni;
ritenuto che a tutt'oggi non è stato pubblicato il bando di concorso e l'anno scolastico 2018/2019 sarà caratterizzato da un incremento di posti vacanti di direttori dei servizi generali e amministrativi, con gravi disfunzionalità e difficoltà per la sicurezza di tutte le istituzioni scolastiche,
si chiede di sapere
quando il Ministro in indirizzo intenda emanare il bando di concorso per DSGA e quali misure voglia intraprendere per scongiurare il rischio, ormai concreto, dei posti vacanti e disponibili nell'anno scolastico 2018/2019;
se non ritenga inoltre opportuno avviare una procedura riservata per la stabilizzazione degli assistenti amministrativi facenti funzioni di direttore dei servizi generali e amministrativi.
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO
Interrogazione sull'incentivazione degli impianti di produzione di energia idroelettrica
(3-00396) (21 novembre 2018)
DURNWALDER, UNTERBERGER, LANIECE, STEGER. - Al Ministro dello sviluppo economico -
Premesso che:
diverse associazioni del settore delle energie rinnovabili hanno espresso forte contrarietà sul contenuto dello schema di decreto ministeriale di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili trasmesso, l'8 novembre 2018, alla Conferenza unificata ai fini dell'acquisizione del prescritto parere, in quanto ridurrebbe sensibilmente gli incentivi per gli impianti con una potenza nominale inferiore a un Megawatt;
in particolare, per le associazioni in questione, il decreto determinerebbe: "l'esclusione quasi totale degli impianti idroelettrici e una forte penalizzazione del miniidro (art. 3 comma 5 lettera c); la drastica riduzione dei contingenti di potenza messi a disposizione per i registri e per le aste; la drastica riduzione degli incentivi da 150 € a MWH a 120 € MWH da scontare in sede di offerta fino a 86 € MWH (- 42%) per gli impianti fino a 1000 KW con il sistema delle aste si passa da un valore base di 125 € MWH a 80 € MWH (- 36%); e che ciò significherebbe: l'esclusione della più affidabile e consolidata tecnologia energetica interamente dipendente da filiera industriale italiana, con ciclo di vita superiore ai 100 anni e senza necessità di processi di smaltimento; venire meno di un fondamentale strumento di sostegno all'economia montana e all'occupazione; abbassamento delle difese idrogeologiche legate alla regolazione dei flussi e alle opere di compensazione ambientale; diminuzione del presidio territoriale della montagna";
considerato che la strategia energetica nazionale (SEN) non può fare a meno del contributo che il settore idroelettrico, da oltre 100 anni, garantisce all'economia nazionale in termini energetici, ambientali, economici e sociali e che, per questo, debba essere riconosciuto al pari delle altre fonti energetiche rinnovabili;
considerato altresì che la mancata possibilità e convenienza ad accedere ad una tariffa incentivante adeguata potrebbe comportare una drastica riduzione di entrate autonome per le comunità locali, con evidenti implicazioni sullo sviluppo socioeconomico del territorio,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno, in generale, riconsiderare i criteri e i contingenti di potenza messi a disposizione per gli impianti idroelettrici per l'iscrizione a registro e per le procedure d'asta e, più in particolare, se non ritenga necessario favorire, innanzitutto, l'accesso agli incentivi degli impianti idroelettrici già esistenti e validamente iscritti in posizione non utile nel "Registro 2016", eventualmente prevedendo l'accesso diretto alla tariffa incentivante o ad eventuali premi;
se non ritenga di garantire, a favore delle piccole e medie centrali idroelettriche, l'accesso diretto agli incentivi per nuove costruzioni, ampliamenti e interventi di ristrutturazione con procedure semplificate, valutando anche la possibilità di prevedere incentivi più elevati per un periodo più breve anziché per la vita utile dell'impianto, per favorire la finanziabilità dei nuovi impianti che sono costretti a ricorrere a finanziamenti bancari;
se non ritenga, infine, di incentivare anche i nuovi impianti su corsi d'acqua a tratti liberi, considerando che nel procedimento di rilascio della concessione idroelettrica viene valutato e garantito che l'impianto idroelettrico progettato non abbia effetti negativi sulla buona qualità del corso d'acqua.
Interrogazione sugli effetti del trattato CETA e sulla sua ratifica da parte dell'Italia
(3-00394) (21 novembre 2018)
DE PETRIS. - Al Ministro dello sviluppo economico -
Premesso che:
è stata istituita presso il Ministero dello sviluppo economico una task force sui trattati commerciali e la prima riunione tenutasi il 20 novembre 2018 ha avuto ad oggetto il CETA, con all'ordine del giorno la tutela delle indicazioni geografiche, che è stata impostata, alla presenza dell'ambasciatrice canadese in Italia, su un'esposizione pro CETA da parte degli uffici del Ministero, degli avvocati di parte canadese, di uno studio legale privato che difende la posizione commerciale di alcune imprese e consorzi italiani a Bruxelles e in Canada, e di una singola azienda che ha spiegato come, grazie ai loro servizi, ha ottenuto la registrazione in Canada dell'indicazione geografica prosciutto di Carpegna indipendentemente dalle previsioni del CETA;
le parti rappresentate erano in larga maggioranza favorevoli all'accordo e che nessuna voce critica o contenuto tecnico interlocutorio era stato contemplato tra gli interventi programmati, ma relegato tra i "Q&A";
l'ambasciatore italiano in Canada ha riferito che, pur considerando il CETA una scelta irrinunciabile per il Paese, rimangono aperti problemi di implementazione del trattato stesso a partire dalla tutela dai fenomeni di misleading e di italian sounding, e di gestione della "quota TRQ";
attraverso la Francia, grazie al CETA, stando alla denuncia della "Fondation pour la nature et l'homme", sono entrati nel mercato europeo cereali canadesi contaminati da atrazina, che è tra le 99 sostanze chimiche vietate in Italia e perfettamente legali in Canada;
il nuovo trattato di liberalizzazione commerciale sottoscritto dal Canada con Stati Uniti e Messico (USMCA, il nuovo Nafta) ha cambiato molte regole del mercato interno canadese, a partire dall'origine, per cui non sarà più possibile individuare contenuto statunitense o messicano nei prodotti trasformati o manifatturieri provenienti dal Canada, alterando così le condizioni di partenza e di vantaggio comparato sulle quali il CETA è stato negoziato;
l'USMCA ha abolito il sistema di tracciabilità e etichettatura canadese degli organismi geneticamente modificati, rendendo di fatto impossibile la loro individuazione in patria, in materie prime, semilavorati e trasformati canadesi anche destinati al mercato europeo, scaricando oltre confine l'onere dei controlli;
grazie al CETA, il nuovo Nafta permette a oltre 40.000 corporation Usa con base in Canada di ottenere sui nostri mercati gli stessi vantaggi assicurati alle imprese canadesi e di fare pressione sui comitati regolatori riservati per abbattere garanzie e standard europei che ritengono più costosi e svantaggiosi per i loro interessi;
considerato che:
se l'Italia ratificherà il CETA al nostro Paese verrà imposto il pericoloso arbitrato ISDS/ICS, che limiterebbe fortemente la nostra democrazia, a differenza del Canada che ne ha ottenuto l'eliminazione dal nuovo trattato con gli Usa;
un ampio movimento di cittadini, associazioni, sindacati, produttori, movimenti ecologisti, del commercio equo e delle economie solidali della campagna "Stop TTIP/CETA" ha chiesto e ottenuto un impegno pubblico preciso dalle forze di Governo, come da molti partiti e eletti delle opposizioni, per la bocciatura del CETA e la riapertura di un negoziato con la Commissione europea sulla struttura e le priorità dei negoziati commerciali condotti anche a nome dell'Italia, e chiede che si arrivi quanto prima a un conseguente voto in Aula;
si è costituito un intergruppo parlamentare "No CETA", che vede tra le sue fila esponenti di tutti i Gruppi, uniti nel rappresentare la richiesta di cittadine e cittadini di monitorare tutti gli effetti legati all'implementazione del trattato e nell'invocare coerenza rispetto agli impegni assunti,
si chiede di sapere, a fronte anche delle ripetute dichiarazioni pubbliche contrarie al CETA del Ministro in indirizzo e del vicepremier Salvini, quali siano le reali intenzioni del Governo rispetto al CETA e quale sia il mandato, la missione, la composizione, la metodologia e la roadmap della task force istituita in seno al Ministero dello sviluppo economico.
Interrogazione sulle prospettive di revisione della riforma della geografia giudiziaria
(3-00399) (21 novembre 2018)
MARSILIO, STANCANELLI, BALBONI, CIRIANI. - Al Ministro della giustizia -
Premesso che:
la cosiddetta riforma della geografia giudiziaria, prevista dalla legge n. 148 del 2011 ed attuata dai decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 2012, recanti rispettivamente disposizioni sulla "nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148" e la "revisione delle circoscrizioni giudiziarie - uffici dei giudici di pace", è stata oggetto di un lungo dibattito, tuttora in corso;
sono noti i disagi arrecati ai cittadini per la perdita del giudice di prossimità: con la riforma sono stati chiusi circa 1.000 uffici di piccole dimensioni (31 tribunali minori, 37 procure, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace poi recuperati a carico dei Comuni), al fine, dichiarato, di rendere i tribunali più efficienti e di ottimizzarne le risorse;
tale riforma sembra non aver soddisfatto, nei fatti, le esigenze e le richieste degli operatori del settore della giustizia, viste le voci critiche sulla revisione della geografia giudiziaria che si sono levate anche dall'avvocatura;
in particolare, è stato evidenziato che la proposta di riduzione del numero dei tribunali ha omesso di considerare alcune "specificità territoriali" quali: la conformazione orografica e la situazione dei collegamenti infrastrutturali fra territori; la diversa dimensione della "domanda di giustizia" espressa dal territorio, sia sul versante civile ("tasso di litigiosità") che sul versante penale ("tasso di criminosità");
considerato che:
nel contratto di governo, sotto la voce "Giustizia rapida ed efficiente, area Magistratura e tribunali" si legge che "Occorre una rivisitazione della geografia giudiziaria modificando la riforma del 2012 che ha accentrato sedi e funzioni, con l'obiettivo di riportare tribunali, procure ed uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese";
poche righe che, tuttavia, sembrano impegnare il Governo a ripristinare i tribunali "minori" cancellati dalla riforma del 2012 e a non procedere con la soppressione di quelli superstiti in attesa di soppressione;
nonostante tale impegno scritto, nulla è stato fatto finora in tal senso, mentre vanno in direzione contraria le dichiarazioni rese dal Ministro in indirizzo nel corso del congresso nazionale forense tenutosi a Catania il 5 ottobre 2018 e rispondendo all'interrogazione con risposta immediata 3-00281 il 31 ottobre alla Camera dei deputati circa l'intenzione di non riaprire i tribunali minori soppressi, ma di surrogarli con "uffici di prossimità" di nessuna utilità per i cittadini, come ha dimostrato anche la fallimentare sperimentazione di Tolmezzo;
come ha evidenziato la Commissione europea per l'efficienza della giustizia (CEPEJ), nelle condizioni di accesso ad un sistema giudiziario di qualità, redatte il 21 giugno 2013, "dover presenziare a un'udienza fissata la mattina presto per una persona anziana, o per una persona che non guida o non è dotata di mezzo proprio, in assenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico, rappresentano tutte situazioni problematiche che possono influire sul diritto di equo accesso alla giustizia" (paragrafo 2.3.4 del medesimo documento);
questo diritto ad un equo accesso alla giustizia viene di fatto negato quando, per effetto delle soppressioni, le distanze dai comuni più lontani verso la sede accorpata del tribunale arrivano addirittura ai 112 chilometri di Sulmona (L'Aquila), 90 di Mistretta (Messina), 77 di Vasto (Chieti) e così via, con tempi di percorrenza fino a 80, 90, 115 minuti, avendo fortemente sottovalutato la componente orografica dei territori interessati: solo per citare le altitudini medie più elevate, Nicosia (Enna) arriva a 788 metri, Avezzano (L'Aquila) a 778 metri, Sulmona a 780, Ariano Irpino (Avellino) a 617;
nessuna risposta è finora arrivata dal Ministro alle richieste di soluzioni alternative e ragionevoli proposte dal settore: come ad esempio quelle elaborate per salvaguardare i tribunali abruzzesi (tuttora attivi solo in virtù di una deroga fino al 2020 a causa dei terremoti che si sono succeduti), o i tribunali siciliani (per i quali la Regione Siciliana ha adottato la legge regionale 8 maggio 2018, n. 8, e si è offerta di stipulare una convenzione con il Ministero, accollandosi i costi);
il "Coordinamento nazionale dei trenta Tribunali soppressi", costituitosi a Roma nel luglio 2018, ancora attende di essere ricevuto dal Ministro;
tenuto conto che le dichiarazioni citate del Ministro hanno peraltro provocato una reazione, uguale e contraria, del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo, che ha richiamato l'alleato di governo al "rispetto dei patti" sulla materia,
si chiede di sapere:
quali siano le intenzioni del Governo riguardo alla soppressione dei tribunali minori e alla riorganizzazione della geografia giudiziaria e come intenda garantire il diritto di ogni cittadino all'accesso equo alla giustizia;
se intenda sottoscrivere le convenzioni con le Regioni e gli enti locali proponenti e quando riceverà il Coordinamento dei Tribunali soppressi.
Interrogazione sull'accorpamento dei tribunali di Alba e di Asti
(3-00395) (21 novembre 2018)
BERGESIO. - Al Ministro della giustizia -
Premesso che:
la riforma della geografia giudiziaria ha previsto la soppressione del Tribunale di Alba ed il suo accorpamento al più piccolo Tribunale di Asti: tutto ciò, senza tenere in alcun conto il fatto che quello albese risultava, secondo gli stessi dati ministeriali, fra i più grandi tribunali del Piemonte, ed aveva raggiunto altissimi livelli di efficienza;
è noto, infatti, che il Tribunale di Alba rappresentava il quarto tribunale del distretto della Corte d'appello di Torino (comprendente ben due regioni: Piemonte e Valle d'Aosta), per bacino di utenza e per numero di affari trattati, tra i 17 tribunali del distretto;
l'accorpamento del Tribunale di Alba, sito in provincia di Cuneo e contiguo al circondario del tribunale di Cuneo, a quello di Asti, in altra provincia, contraddice la previsione legislativa, secondo cui la ridefinizione dei circondari di tribunale doveva avvenire preferibilmente nell'ambito della stessa provincia, tenuto conto anche del fatto che nella provincia di Cuneo (terza per ampiezza territoriale in Italia) sono stati soppressi tre dei quattro tribunali esistenti e quello di Cuneo, unico rimasto, è ora travolto da un eccessivo sovraccarico;
occorre rammentare che la provincia di Cuneo è la terza provincia più estesa d'Italia, con una superficie di 6.903 chilometri quadrati, con 250 comuni presenti. Fonti ministeriali hanno individuato quale criterio, per il mantenimento del Tribunale, un territorio di almeno 2.000 chilometri quadrati. Nella provincia di Cuneo si potrebbero pertanto mantenere addirittura tre tribunali;
in provincia di Cuneo vi sono 592.303 abitanti e la media degli abitanti che ogni tribunale dovrebbe servire (individuata dal gruppo di studio del Ministero della giustizia) è di 363.769 abitanti;
il circondario del Tribunale di Alba comprende alcune zone extra provincia, come Carmagnola (29.140 abitanti), Poirino (10.245 abitanti), Pralormo (1.939 abitanti);
come più volte lamentato dagli ordini forensi e dalle autorità civili del territorio, l'accorpamento del Tribunale di Alba a parere dell'interrogante assurdo ad uno di dimensioni inferiori, reca grave nocumento alle attività economiche di un territorio ricco di iniziative e fra i più prosperi ed innovativi del Paese e si sottolinea, ancora una volta, che tale errore di programmazione esigerebbe tempestivo rimedio;
inoltre, ad Alba, vi è una casa circondariale con oltre 200 detenuti e risulta evidente che i costi di trasferimento di tali detenuti presso il Tribunale di Asti piuttosto che in quello di Alba sarebbero nettamente maggiori;
vi è il comando compagnia dei Carabinieri, da cui dipende il nucleo radio mobile e vi hanno sede imprese di valenza nazionale ed internazionale, prima fra tutte la Ferrero SpA, ma anche Miroglio SpA, Mondo SpA. Numerosissime poi sono le aziende vinicole, che esportano in tutto il mondo,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non reputi necessario adoperarsi per la riapertura del Tribunale di Alba, al fine di garantire una migliore operatività e un miglior servizio della giustizia in quel territorio;
quali siano le previsioni per i tempi di sgombero e le eventuali nuove destinazioni di uso delle strutture dei tribunali che non saranno più riaperti o finalizzati al loro precedente utilizzo.
Interrogazione sui rischi connessi ai tassi di interesse sul debito pubblico e alla composizione della manovra di bilancio
(3-00398) (21 novembre 2018)
MARCUCCI, MISIANI, VALENTE, MANCA, MARINO, STEFANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze -
Premesso che:
la manovra di bilancio per il 2019 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel trimestre luglio-settembre 2018 il prodotto interno lordo italiano ha ristagnato, per la prima volta dopo ben 14 trimestri consecutivi di crescita. L'Istat prefigura una minore crescita sia nel 2018 sia nel 2019 rispetto al quadro programmatico del Governo. L'Ocse a sua volta ha tagliato le stime di crescita all'1 per cento nel 2018 e allo 0,9 per cento nel 2019 e nel 2020;
l'arresto della crescita nazionale avviene dopo tre anni e mezzo contrassegnati da risultati positivi sia sul fronte dei conti pubblici, sia per quanto riguarda la crescita economica e il mercato del lavoro. Le misure introdotte nella manovra di bilancio costituiscono, pertanto, un pericoloso passo indietro rispetto alle scelte adottate nella XVII Legislatura;
l'evidenza empirica insegna che l'espansione del bilancio non si traduce automaticamente in un sostenuto aumento del prodotto, se le misure non sono adeguate a favorire la crescita potenziale nel lungo periodo e se indeboliscono la credibilità del Paese sui mercati finanziari. Con questa manovra di bilancio il Governo accresce l'indebitamento netto, rispetto ai suoi valori tendenziali, in media di 1,3 punti percentuali del PIL all'anno nel triennio 2019-2021 e per il prossimo anno programma di attuare interventi espansivi per circa 34 miliardi di euro, coperti da aumenti delle entrate e riduzioni della spesa per poco più di un terzo, con un aumento del disavanzo di quasi 22 miliardi di euro, ponendosi degli obiettivi di crescita particolarmente ambiziosi, definiti nei fatti più che ottimistici dai più autorevoli osservatori nazionali e internazionali;
l'espansione di bilancio non determinata principalmente dalle spese per investimento, ma piuttosto da voci di spesa corrente, non garantisce la crescita nel medio termine e può anzi metterla in pericolo a lungo andare, e con essa la stabilità del Paese, quando ci si troverà a dover fronteggiare fasi cicliche avverse;
gli effetti della politica di bilancio non possono infatti essere valutati come se essa fosse isolata, dal momento che risentono delle condizioni finanziarie, particolarmente determinanti se in rapporto al PIL il debito pubblico è elevato: dopo soli sei mesi di Governo i segnali di indebolimento dell'economia sono allarmanti, la volatilità sui mercati finanziari è tornata ad aumentare e i tassi di interesse sul debito pubblico sono divenuti molto più elevati rispetto a pochi mesi fa;
l'aumento dello spread, che oggi risulta essere il secondo più alto nella zona euro dopo la Grecia e notevolmente superiore a quello di Paesi come la Spagna, il Portogallo e l'Irlanda, si ripercuote sull'intera economia, ossia su famiglie, imprese e istituzioni finanziarie che detengono il risparmio nazionale, e rispetto al mese di aprile 2018 è già costato ai contribuenti quasi 1,5 miliardi di euro di interessi in più e, ipotizzando tassi coerenti con le attuali aspettative dei mercati, costerebbe oltre 5 miliardi di euro nel 2019 e circa 9 nel 2020, secondo le stime della Banca d'Italia;
gli effetti della protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti del Governo, in costante conflitto con le istituzioni europee, e sulla credibilità dell'impegno a conseguire i risultati di crescita annunciati, hanno determinato una crescita dei tassi di interesse sul debito pubblico che rischia dunque di vanificare tutto l'impulso espansivo atteso dall'Esecutivo con l'approvazione della legge di bilancio;
a giudizio degli interroganti, il quadro di finanza pubblica che si delinea è imprudente e difficilmente sostenibile, anche perché corredato da strumenti di politica economica, finanziati in deficit, che non solo non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita, ma che, per alcune misure qualificanti del programma di Governo, non sono stati ancora definiti nel dettaglio, come nel caso del reddito di cittadinanza e del pensionamento anticipato, per cui il provvedimento si limita unicamente a istituire due fondi, mentre interventi, messi in campo nella XVII Legislatura, di fondamentale impulso per la crescita attraverso il sostegno agli investimenti delle imprese e il rafforzamento del tessuto industriale, sono stati depotenziati, come nel caso dell'iperammortamento e del credito di imposta per la ricerca;
destano grave preoccupazione anche le osservazioni fortemente critiche emerse durante l'audizione del presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il 12 novembre, presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, che hanno messo in evidenza non solo i punti in cui la manovra presenta varie criticità sulla base di previsioni poco credibili, ma anche l'esistenza di seri profili di costituzionalità;
non si può non rammentare infatti che lo stesso Presidente della Repubblica ha accompagnato il comunicato con il quale ricordava di aver autorizzato il Governo ai sensi dell'articolo 87, quarto comma, della Costituzione, alla presentazione del disegno di legge di bilancio in esame con una lettera con la quale sollecitava il Governo stesso ad un preciso rispetto degli articoli 81, 97 e 117 della Costituzione e delle valutazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio, previsto dalla legge costituzionale n. 1 del 2012, nonché invitava il Governo a sviluppare, anche nel corso dell'esame parlamentare, il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni europee;
l'Italia soffre, a giudizio degli interroganti, di un isolamento senza precedenti in Europa e la Commissione UE, dopo aver più volte segnalato al Governo italiano la pericolosità della manovra di bilancio, in data 21 novembre 2018 ha deciso di confermare la bocciatura del progetto di bilancio italiano, ritenendo che l'Italia violi la regola di riduzione del debito,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di tutelare i risparmi degli italiani, l'accesso al credito di famiglie e imprese e le prospettive di sviluppo del nostro sistema economico, a fronte della crescita esponenziale dello spread;
quali iniziative intenda adottare a fronte dell'aumento dei tassi d'interesse che rischiano di ripercuotersi negativamente sui conti pubblici, di indebolire i coefficienti patrimoniali delle banche e di tradursi in una stretta monetaria di proporzioni non sostenibili per il Paese;
se intenda modificare l'impianto della manovra di bilancio al fine di migliorarne la sostenibilità finanziaria e l'efficacia ai fini dello sviluppo economico del Paese;
se intenda chiarire le ragioni di fondo che impediscono al Governo di trovare un accordo in sede europea per evitare l'avvio delle procedure d'infrazione previste dai Trattati europei e le conseguenze negative per il bilancio pubblico, i cittadini e le imprese.
Interrogazione sulle problematiche connesse all'introduzione della fatturazione elettronica dal 1° gennaio 2019
(3-00397) (21 novembre 2018)
BERNINI, MALAN, DAMIANI, SCIASCIA, CONZATTI, PEROSINO, ROSSI, PICHETTO FRATIN, SACCONE, FERRO, FANTETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze -
Premesso che:
il decreto-legge n. 119 del 2018, i cui saldi incidono sulla legge di bilancio per il 2019, reca misure sia nell'ambito della cosiddetta pace fiscale, sia nell'ambito della disciplina IVA, a seguito della imminente entrata in vigore della fatturazione elettronica;
a giudizio degli interroganti non è sufficiente limitare alla sola fase di avvio dell'obbligo, vale a dire fino al 30 giugno 2019, la scelta di non sanzionare o di applicare sanzioni ridotte in caso di lievi ritardi nella trasmissione delle fatture elettroniche al sistema di interscambio, che non invalidino la corretta liquidazione delle imposte, per tutelare i contribuenti che si apprestano, tra poco meno di 40 giorni, a cimentarsi con un nuovo pesante obbligo, non preceduto da un'adeguata fase di sperimentazione;
va tenuto nel debito conto che questo nuovo obbligo incide in maniera differente sui soggetti imprenditori a seconda delle dimensioni, per cui sugli artigiani, sui commercianti, sui piccoli imprenditori ha un'incidenza enorme in termini di costi, per le attrezzature materiali e immateriali necessarie, e per il tempo da dedicare alla nuova incombenza;
in tal modo a parere degli interroganti ci si trova di fronte ad uno Stato inquisitore, che considera un potenziale evasore chiunque lavori in proprio, chi produce, con grande sacrificio quotidiano, quella ricchezza necessaria a fare crescere il Paese, spesso con margini di guadagno veramente esigui, per sé e per la propria famiglia;
sarebbe necessario consentire ai contribuenti di avere a disposizione più tempo per adeguarsi al nuovo obbligo normativo e prevedere una maggiore gradualità nell'irrogazione delle sanzioni;
sarebbe, inoltre, una scelta saggia l'avvio del nuovo sistema, solo dopo averlo fatto precedere da un periodo adeguato di sperimentazione e di test rigorosi e controllati, concordati e condivisi con le grandi associazioni di rappresentanza delle imprese e delle associazioni dei professionisti che si occupano di contabilità,
si chiede di sapere:
se non si ritenga più opportuno prevedere un congruo differimento dell'entrata in vigore delle disposizioni o comunque una maggiore gradualità nell'introduzione dell'obbligo di fatturazione elettronica, distinguendo tra le imprese in relazione alla loro dimensione e al numero di occupati e prevedendo un adeguato periodo di sperimentazione;
se non sia utile procedere ad una ulteriore semplificazione e riduzione della tipologia e del numero di informazioni necessarie alla compilazione corretta e completa della fattura elettronica, anche alla luce dei rilievi avanzati dal Garante per la protezione dei dati personali;
se non sia opportuno riconoscere una volta a regime l'applicazione di sanzioni ridotte, qualora l'emissione della fattura, seppur tardiva rispetto ai termini previsti, consenta di far concorrere l'imposta alla liquidazione del periodo successivo.
Interrogazione sugli effetti del differenziale tra i tassi di interesse sui titoli del debito pubblico italiani e tedeschi
(3-00400) (21 novembre 2018)
PIRRO, Marco PELLEGRINI, ACCOTO, DELL'OLIO, GALLICCHIO, PESCO, PRESUTTO, TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze -
Premesso che:
ogni giorno ci sono notizie in merito allo spread, ossia il differenziale degli interessi tra i nostri titoli e Bund tedeschi, uno degli indicatori più usati per valutare lo stato dell'economia e del debito italiani. Lo spread è considerato, infatti, un indicatore della capacità di un Paese di restituire i prestiti. Il nostro debito pubblico, costituito in gran parte dai titoli emessi (Bot, Btp, eccetera), è pienamente sostenibile e credibile, nonostante i recenti e a parere degli interroganti immotivati downgrade di due agenzie di rating. Quelle stesse agenzie che, fino al giorno prima del fallimento della Lehman Brothers, valutavano con la tripla A le obbligazioni emesse da quest'ultima;
molti cittadini e molte famiglie sono preoccupate per il costo dei loro mutui già in essere o di quelli che stanno contraendo;
i mutui per l'acquisto della prima casa costituiscono una parte importante del totale dei mutui erogati alle famiglie. Il montante mutui attuale ha raggiunto nel secondo trimestre 2018 il record storico, con un livello superiore a 318 miliardi di euro. Una famiglia italiana su due acquista l'immobile tramite mutuo bancario (e ogni anno ne vengono vendute circa 500.000);
alla luce di quanto illustrato, le notizie che giungono alle famiglie dai media rischiano di essere fuorvianti, innescando il timore di vedersi aumentare da un mese all'altro la rata;
ovviamente, chi abbia contratto un mutuo a tasso fisso ha la rata bloccata per sempre, indipendentemente da ciò che accade sui mercati finanziari;
la preoccupazione maggiore colpisce le famiglie con mutui a tasso variabile: il loro timore è che possa esistere una correlazione (diretta o indiretta) tra tassi Euribor (indice collegato al tasso del mutuo variabile) e spread tra Btp e Bund,
si chiede di sapere:
se, in uno scenario a breve e medio termine, esistano rischi che lo spread traBtp e Bund permanga stabilmente ai livelli attuali;
se esistano rischi che tali eventuali livelli di spread possano influenzare, seppur indirettamente, il tasso Euribor e quindi le rate dei mutui a tasso variabile esistenti e se possano influenzare i mutui di nuova erogazione;
se l'eventuale maggior costo della raccolta bancaria possa trasmettersi ai nuovi mutuatari .
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bogo Deledda, Borgonzoni, Candiani, Castaldi, Cattaneo, Cioffi, Crimi, De Poli, Faraone, Fedeli, Merlo, Monti, Napolitano, Rojc, Rubbia, Santangelo, Sbrollini e Siri.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: La Russa e Rossomando, per attività di rappresentanza del Senato (fino alle ore 14); Petrocelli, per attività della 3ª Commissione permanente; Berutti e Sbrana, per attività della 9ª Commissione permanente; Girotto e Lanzi, per attività della 10ª Commissione permanente; Verducci, per attività dell'Unione interparlamentare.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatori Iannone Antonio, Maffoni Gianpietro
Introduzione dell'insegnamento dell'educazione ambientale nei programmi didattici delle scuole del primo ciclo di istruzione (951)
(presentato in data 21/11/2018)
Disegni di legge, ritiro
Il senatore Petrocelli ha dichiarato di ritirare il disegno di legge: Petrocelli. - "Modifiche alla legge 27 dicembre 2001, n. 459, in materia di esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini italiani residenti all'estero e delega al Governo per l'introduzione del voto elettronico per l'esercizio del diritto di voto all'estero" (949).
Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 21 novembre 2018, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 3 della legge 25 ottobre 2017, n. 163 - lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2015/2436 sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di marchi d'impresa nonché per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2015/2424 recante modifica al regolamento sul marchio comunitario (n. 55).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 21 novembre 2018 - alla 10ª Commissione permanente nonché, per le conseguenze di carattere finanziario, alla 5ª Commissione permanente, che esprimeranno i pareri entro il termine del 31 dicembre 2018. Le Commissioni 2ª, 9ª e 14ª potranno formulare le proprie osservazioni alla 10ª Commissione entro il 21 dicembre 2018.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 21 novembre 2018, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 4 della legge 25 ottobre 2017, n. 163 - lo schema di decreto legislativo concernente l'adeguamento, il coordinamento e il raccordo della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 1257/2012, relativo all'attuazione di una cooperazione rafforzata nel settore dell'istituzione di una tutela brevettuale unitaria, e alle disposizioni dell'Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, ratificato e reso esecutivo ai sensi della legge 3 novembre 2016, n. 214 (n. 56).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 21 novembre 2018 - alla 10ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il termine del 31 dicembre 2018. Le Commissioni 2ª, 5ª e 14ª potranno formulare le proprie osservazioni alla 10ª Commissione entro il 21 dicembre 2018.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 21 novembre 2018, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 6 della legge 25 ottobre 2017, n. 163 - lo schema di decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/425 sui dispositivi di protezione individuale e che abroga la direttiva 89/686/CEE (n. 57).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 21 novembre 2018 - alla 10ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il termine del 31 dicembre 2018. Le Commissioni 2ª, 5ª, 11ª e 14ª potranno formulare le proprie osservazioni alla 10ª Commissione entro il 21 dicembre 2018.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 21 novembre 2018, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 7, commi 1, 2 e 3, della legge 25 ottobre 2017, n. 163 - lo schema di decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/426 sugli apparecchi che bruciano carburanti gassosi e che abroga la direttiva 2009/142/CE (n. 58).
Ai sensi delle predette disposizioni e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 21 novembre 2018 - alla 10ª Commissione permanente nonché, per le conseguenze di carattere finanziario, alla 5ª Commissione permanente, che esprimeranno i pareri entro il termine del 31 dicembre 2018. Le Commissioni 2ª e 14ª potranno formulare le proprie osservazioni alla 10ª Commissione entro il 21 dicembre 2018.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 21 novembre 2018, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi degli articoli 9 e 10, commi 1, lettera a), 2 e 3, della legge 25 ottobre 2017, n. 163 - lo schema di decreto legislativo recante norme di adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/1011, sugli indici usati come indici di riferimento negli strumenti finanziari e nei contratti finanziari o per misurare la performance di fondi di investimento e recante modifica delle direttive 2008/48/CE e 2014/17/UE e del regolamento (UE) n. 596/2014, nonché di adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2015/2365, sulla trasparenza delle operazioni di finanziamento tramite titoli e del riutilizzo e che modifica il regolamento (UE) n. 648/2012 (n. 59).
Ai sensi delle predette disposizioni e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è stato deferito - in data 21 novembre 2018 - alla 6ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il termine del 31 dicembre 2018. Le Commissioni 2ª, 5ª e 14ª potranno formulare le proprie osservazioni alla 6ª Commissione entro il 21 dicembre 2018.
Governo, trasmissione di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Deferimento
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 14 novembre 2018, ha trasmesso le seguenti decisioni della Corte di giustizia dell'Unione europea, relative a cause in cui la Repubblica italiana è parte o adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 144-ter del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia nonché alla 14a Commissione permanente:
sentenza della Corte (Prima sezione) del 31 maggio 2018, causa C-251/17, Commissione europea contro Repubblica italiana. La Corte, dichiarandola inadempiente agli obblighi derivanti dall'articolo 260, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), ha condannato l'Italia per non aver adottato tutte le misure necessarie per l'esecuzione della sentenza del 19 luglio 2012, causa C‑565/10, in materia di trattamento delle acque reflue urbane, al pagamento alla Commissione europea di una somma forfettaria di 25 milioni di euro, nonché di una penalità di 30.112.500 euro per ciascun semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie per ottemperare alla sentenza (Doc. XIX, n. 1) - alla 5a e alla 13a Commissione;
sentenza della Corte (Nona sezione) del 19 aprile 2018, causa C-152/17, Consorzio Italian Management e Catania Multiservizi SpA contro Rete Ferroviaria Italiana SpA, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. La Corte ha dichiarato che la direttiva 2004/17/CE, che coordina le procedure di appalto degli enti erogatori di acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto e servizi postali, e i princìpi generali ad essa sottesi devono essere interpretati nel senso che essi non ostano a norme di diritto nazionale che non prevedono la revisione periodica dei prezzi dopo l'aggiudicazione di appalti rientranti nei settori considerati da tale direttiva (Doc. XIX, n. 2) - alla 8a Commissione;
sentenza della Corte (Nona sezione) del 19 aprile 2018, causa C-65/17, Oftalma Hospital Srl contro Commissione Istituti Ospitalieri Valdesi (CIOV) e Regione Piemonte, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Corte suprema di Cassazione. La Corte ha dichiarato che un'amministrazione aggiudicatrice, qualora attribuisca un appalto pubblico di servizi che ricade sotto l'articolo 9 della direttiva 92/50/CEE, che coordina le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di servizi, è tenuta a conformarsi anche alle norme fondamentali e ai principi generali del TFUE, e in particolare ai principi di parità di trattamento e di non discriminazione in base alla nazionalità, nonché all'obbligo di trasparenza che ne deriva, a condizione che, alla data della sua attribuzione, tale appalto presenti un carattere transfrontaliero certo, e che l'articolo 27, paragrafo 3, della direttiva 92/50/CEE deve essere interpretato nel senso che esso non si applica agli appalti pubblici di servizi rientranti nell'allegato I B di tale direttiva (Doc. XIX, n. 3) - alla 8a Commissione;
sentenza della Corte (Terza sezione) del 21 giugno 2018, causa C-1/17, Petronas Lubricants Italy SpA contro Livio Guida, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Corte d'appello di Torino. La Corte ha dichiarato che, in base all'articolo 20, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 44/2001, concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, il datore di lavoro ha il diritto di presentare, dinanzi al giudice regolarmente investito della domanda principale presentata da un lavoratore, una domanda riconvenzionale fondata su un contratto di cessione di credito, concluso tra il datore di lavoro e il titolare originario del credito, in data successiva alla proposizione di tale domanda principale (Doc. XIX, n. 4) - alla 2a Commissione;
sentenza della Corte (Quinta sezione) del 31 maggio 2018, cause riunite C-259/16 e C-260/16 (Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica (Confetra) e altri (C-259/16) e Associazione Italiana dei Corrieri Aerei Internazionali (AICAI) e altri (C-260/16) contro Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e Ministero dello sviluppo economico, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio. La Corte ha dichiarato compatibile con la direttiva 97/67/CE, concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari, la normativa nazionale secondo cui le imprese di autotrasporto, di spedizione o di corriere espresso che forniscono servizi di raccolta, smistamento, trasporto e distribuzione degli invii postali costituiscono, salvo nel caso in cui la loro attività sia limitata al trasporto degli invii postali, fornitori di servizi postali, normativa che impone a tutte le imprese in questione di disporre di un'autorizzazione generale per la fornitura di servizi postali e ai titolari dell'autorizzazione di contribuire a un fondo di compensazione degli oneri del servizio universale allorché detti servizi possono, nell'ottica di un utente, essere compresi nell'ambito del servizio universale a ragione di un sufficiente livello di intercambiabilità (Doc. XIX, n. 5) - alla 8a Commissione;
sentenza della Corte (Grande sezione) del 2 maggio 2018, causa C-574/15, procedimento penale nei confronti di Mauro Scialdone, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale di Varese. La Corte ha dichiarato compatibile con la direttiva 2006/112/CE, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (IVA), la normativa nazionale secondo la quale l'omesso versamento, entro i termini prescritti dalla legge, dell'IVA risultante dalla dichiarazione annuale per un determinato esercizio integra un reato punito con una pena privativa della libertà unicamente qualora l'importo non versato superi una soglia di rilevanza penale pari a 250.000 euro, mentre è invece prevista una soglia di rilevanza penale pari a 150.000 euro per il reato di omesso versamento delle ritenute alla fonte relative all'imposta sui redditi (Doc. XIX, n. 6) - alla 2a e alla 6a Commissione;
sentenza della Corte (Terza sezione) del 30 maggio 2018, causa C-370/16, Bruno Dell'Acqua contro Eurocom Srl e Regione Lombardia, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale di Novara. La Corte ha dichiarato che, in base all'articolo 1, ultimo periodo, del protocollo (n. 7) sui privilegi e sulle immunità dell'Unione europea, non è necessaria la preventiva autorizzazione della Corte qualora un terzo avvii un procedimento di pignoramento di un credito presso un organismo di uno Stato membro che abbia a sua volta un debito corrispondente nei confronti del debitore del terzo, beneficiario di fondi concessi per l'esecuzione di progetti cofinanziati dal Fondo sociale europeo (Doc. XIX, n. 7) - alla 2a Commissione;
sentenza della Corte (Quarta sezione) del 12 luglio 2018, causa C-14/17, VAR Srl e Azienda Trasporti Milanesi SpA (ATM) contro Iveco Orecchia SpA, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. La Corte ha dichiarato che, in base all'articolo 34, paragrafo 8, della direttiva 2004/17/CE, che coordina le procedure di appalto degli enti erogatori di acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto e servizi postali, quando le specifiche tecniche che figurano nei documenti dell'appalto fanno riferimento a un marchio, a un'origine o a una produzione specifica, l'ente aggiudicatore deve esigere che l'offerente fornisca, già nella sua offerta, la prova dell'equivalenza dei prodotti che propone rispetto a quelli definiti nelle citate specifiche tecniche (Doc. XIX, n. 8) - alla 8a Commissione;
sentenza della Corte (Decima sezione) del 25 luglio 2018, causa C-445/17, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli contro Pilato SpA, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Commissione tributaria regionale del Lazio. La Corte ha dichiarato che, nell'ambito della nomenclatura combinata contenuta nell'allegato I al regolamento (CEE) n. 2658/87, relativo alla nomenclatura tariffaria e statistica ed alla tariffa doganale comune, le autofunebri devono essere classificate alla voce 8703 di tale nomenclatura, relativa agli autoveicoli costruiti principalmente per il trasporto di persone (Doc. XIX, n. 9) - alla 6a Commissione;
sentenza della Corte (Quinta sezione) del 13 settembre 2018, causa C-594/16, Enzo Buccioni contro Banca d'Italia nei confronti di Banca Network Investimenti SpA, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. La Corte ha dichiarato che l'articolo 53, paragrafo 1, della direttiva 2013/36/UE, sull'accesso all'attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, non osta a che le autorità competenti degli Stati membri divulghino informazioni riservate a una persona che ne faccia richiesta per poter avviare un procedimento civile o commerciale volto alla tutela di interessi patrimoniali che sarebbero stati lesi a seguito della messa in liquidazione coatta amministrativa di un ente creditizio, purché la domanda di divulgazione riguardi informazioni in merito alle quali il richiedente fornisca indizi precisi e concordanti che lascino plausibilmente supporre che esse risultino pertinenti ai fini di un procedimento civile o commerciale, il cui oggetto dev'essere concretamente individuato dal richiedente e al di fuori del quale le informazioni non possono essere utilizzate (Doc. XIX, n. 10), alla 6a Commissione;
sentenza della Corte (Sesta sezione) del 20 settembre 2018, causa C-466/17, Chiara Motter contro Provincia autonoma di Trento, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Tribunale di Trento. La Corte ha dichiarato compatibile con la clausola 4 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, allegato alla direttiva 1999/70/CE, la normativa nazionale che, ai fini dell'inquadramento di un lavoratore in una categoria retributiva al momento della sua assunzione in base ai titoli come dipendente pubblico di ruolo, tiene conto dei periodi di servizio prestati nell'ambito di contratti di lavoro a tempo determinato in misura integrale fino al quarto anno e poi, oltre tale limite, parzialmente, a concorrenza dei due terzi (Doc. XIX, n. 11), alla 11a Commissione;
ordinanza della Corte (Prima sezione) del 6 settembre 2018, causa C-472/17, Gabriele Di Girolamo contro Ministero della Giustizia, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Giudice di pace di L'Aquila. La Corte ha dichiarato manifestamente irricevibile una domanda di pronuncia pregiudiziale volta ad accertare se l'attività di servizio del Giudice di Pace rientri nella nozione di "lavoratore a tempo determinato" di cui, in combinato disposto, agli articoli 1, paragrafo 3, e 7 della direttiva 2003/88, concernente taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro, alla clausola 2 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, e all'articolo 31, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Doc. XIX, n. 12) - alla 2a e alla 11a Commissione;
sentenza della Corte (Nona sezione) dell'11 luglio 2018, causa C-192/17, COBRA SpA contro Ministero dello sviluppo economico, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. La Corte ha dichiarato che il fabbricante di un'apparecchiatura radio, quando applica la procedura di cui all'allegato III, secondo comma, della direttiva 1999/5/CE, riguardante le apparecchiature radio e le apparecchiature terminali di telecomunicazione e il reciproco riconoscimento della loro conformità non è tenuto a rivolgersi a un organismo notificato di cui all'articolo 11, paragrafo 1, della medesima direttiva e, pertanto, non è tenuto ad aggiungere alla marcatura CE il numero di identificazione di tale organismo, né è tenuto ad aggiungere alla medesima marcatura il numero di identificazione di un organismo certificato che egli abbia interpellato di sua volontà, pur non essendovi obbligato (Doc. XIX, n. 13) - alla 8a Commissione;
sentenza della Corte (Seconda sezione) del 13 settembre 2018, cause riunite C-54/17 e C-55/17, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato contro Wind Tre SpA (C-54/17) e Vodafone Italia SpA (C-55/17) nei confronti di Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e altri, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. La Corte ha dichiarato che la commercializzazione, da parte di un operatore di telecomunicazioni, di carte SIM sulle quali sono preimpostati e preattivati determinati servizi, senza che il consumatore ne sia stato previamente e adeguatamente informato, costituisce una fornitura non richiesta ai sensi è valutata alla luce della direttiva 2005/29/CE, relativa alle pratiche commerciali sleali delle imprese nei confronti dei consumatori nel mercato interno, e che è compatibile con la predetta direttiva 2005/29/CE la normativa nazionale che comporta che tale fornitura non richiesta sia sottratta alla competenza sanzionatoria dell'autorità nazionale di regolamentazione competente ai sensi della direttiva 2002/21/CE, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica (Doc. XIX, n. 14), alla 8a e 10a Commissione;
sentenza della Corte (Decima sezione) del 25 ottobre 2018, causa C-331/17, Martina Sciotto contro Fondazione Teatro dell'Opera di Roma, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Corte d'appello di Roma. La Corte ha dichiarato incompatibile con la clausola 5 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva 1999/70/CE, la normativa nazionale in forza della quale le norme che disciplinano i rapporti di lavoro, e intese a sanzionare il ricorso abusivo a una successione di contratti a tempo determinato tramite la conversione automatica del contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato se il rapporto di lavoro perdura oltre una data precisa, non sono applicabili al settore di attività delle fondazioni lirico-sinfoniche, qualora non esista nessun'altra misura effettiva nell'ordinamento giuridico interno che sanzioni gli abusi constatati in tale settore (Doc. XIX, n. 15) - alla 11a Commissione;
sentenza della Corte (Ottava sezione) del 18 ottobre 2018, causa C-606/17, IBA Molecular Italy Srl contro Azienda ULSS n. 3 e altri, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. La Corte ha dichiarato che, ai sensi della direttiva 2004/18/CE, relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi, rientra nella nozione di "contratto a titolo oneroso" la decisione mediante la quale un'amministrazione aggiudicatrice attribuisce a un determinato operatore economico direttamente, e dunque senza previo esperimento di una procedura di aggiudicazione di appalto pubblico, un finanziamento interamente finalizzato alla fabbricazione di prodotti destinati ad essere forniti gratuitamente da detto operatore a diverse amministrazioni, esentate dal pagamento di qualsiasi corrispettivo a favore dell'operatore stesso, e che è incompatibile con la medesima direttiva 2004/18/CE la normativa nazionale che, equiparando gli ospedali privati «classificati» a quelli pubblici, li sottrae alla disciplina nazionale e a quella dell'Unione in materia di appalti pubblici, anche nei casi in cui tali soggetti siano incaricati di fabbricare e fornire gratuitamente alle strutture sanitarie pubbliche specifici prodotti necessari per lo svolgimento dell'attività sanitaria, quale corrispettivo per la percezione di un finanziamento pubblico funzionale alla realizzazione e alla fornitura di tali prodotti (Doc. XIX, n. 16) - alla 8a e alla 12a Commissione;
sentenza della Corte (Seconda sezione) del 4 ottobre 2018, causa C-242/17, Legatoria Editoriale Giovanni Olivotto (L.E.G.O.) SpA contro Gestore dei servizi energetici (GSE) SpA e altri, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. La Corte ha dichiarato compatibile con la direttiva 2009/28/CE, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, la normativa nazionale che impone agli operatori economici, per la certificazione della sostenibilità dei bioliquidi, oneri specifici, diversi e più ampi rispetto a quelli previsti da un sistema volontario di certificazione della sostenibilità, quale il sistema International Sustainability and Carbon Certification (ISCC), nella misura in cui tale sistema è stato approvato soltanto per i biocarburanti e gli oneri suddetti riguardano soltanto i bioliquidi e che impone un sistema nazionale di verifica della sostenibilità dei bioliquidi, secondo cui tutti gli operatori economici che intervengono nella catena di consegna del prodotto considerato, anche quando si tratti di intermediari che non conseguono alcuna disponibilità fisica delle partite di bioliquidi, sono tenuti a rispettare taluni obblighi di certificazione, di comunicazione e di informazione scaturenti da detto sistema (Doc. XIX, n. 17) - alla 13a Commissione;
sentenza della Corte (Prima sezione) del 18 ottobre 2018, causa C-207/17, Rotho Blaas Srl contro Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Commissione tributaria di primo grado di Bolzano. La Corte ha dichiarato la validità dei regolamenti (CE) n. 91/2009, (UE) N. 924/2012 E (UE) 2015/519, che istituiscono dazi antidumping definitivi su alcuni prodotti originari della Repubblica popolare cinese (Doc. XIX, n. 18) - alla 6a e alla 10a Commissione.
Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 12 novembre 2018, ha trasmesso il testo di una risoluzione, assunta dal Consiglio di Presidenza della Corte nell'adunanza del 7 novembre 2018, recante l'auspicio che, in sede di esame del disegno di legge recante "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021" (atto Camera n. 1334), siano introdotte disposizioni idonee ad assicurare il raggiungimento di una maggiore funzionalità della Corte dei conti.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 114).
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
La senatrice Testor ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-00345 della senatrice Giammanco ed altri.
I senatori Iori, D'Arienzo, Ginetti, Parrini, Nannicini, Fedeli, Boldrini e Alfieri hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-00840 del senatore Patriarca.
Risposte scritte ad interrogazioni
(Pervenute dal 16 al 22 novembre 2018)
SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 11
AIMI: sulle dichiarazioni relative alla gestione del fenomeno migratorio da parte dell'Italia da parte dell'ONU (4-00541) (risp. DEL RE, vice ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale)
MASINI ed altri: sulle infrastrutture idriche italiane (4-00319) (risp. COSTA, ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare)
TOTARO: sulla situazione economica della discarica ASIU/Rimateria di Piombino (Livorno) (4-00046) (risp. COSTA, ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare)
Mozioni
PUCCIARELLI, MARIN, PERGREFFI, NISINI, RIVOLTA, PIROVANO, SAPONARA, CASOLATI, TESEI, FERRERO, BONFRISCO, CANTU', SBRANA, FREGOLENT, FAGGI, PILLON, PEPE, MARTI, Emanuele PELLEGRINI, TOSATO, CANDURA, RIPAMONTI, BAGNAI, AUGUSSORI, CAMPARI, IWOBI, RUFA, ARRIGONI, DE VECCHIS, PIANASSO, VALLARDI, BERGESIO, Pietro PISANI, FUSCO, PAZZAGLINI, Simone BOSSI, VESCOVI - Il Senato,
premesso che:
oggi si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ogni forma di violenza è sempre da condannare. Ancor oggi alcune donne vengono malmenate, ferite, sfigurate e uccise per odio nei loro confronti. Queste forme di violenze contro le donne sono particolarmente sentite e devono essere colpite con la più grande determinazione. Altre forme di violenza contro le donne sono spesso dimenticate, qualche volta volutamente. Anche queste meritano di avere la stessa attenzione e di essere arginate e combattute. Oggi si vorrebbero ricordare particolarmente queste ultime;
in molti Paesi è tuttora diffusa la pratica delle "spose bambine", giovanissime donne, minori di 16 anni, costrette a sposare uomini molto più anziani di loro. Anche tale pratica costituisce violenza sulle donne;
in altri Paesi è ancor oggi in uso praticare mutilazioni genitali sulle bambine: anche questa è violenza sulle donne, sia fisica che psicologica;
nel florido Occidente si diffonde sempre più la pedopornografia, che ha ad oggetto il corpo e l'anima di giovanissime bambine. Anche questa è violenza sulle donne;
alcune donne vengono sfruttate per la loro povertà e costrette ad affittare il loro utero in cambio di denaro: anche questa è violenza contro le donne;
ancor oggi in alcune culture, presenti anche nel nostro Paese, la donna viene tenuta in condizioni di inferiorità rispetto all'uomo, non può scegliere come vestirsi, di chi innamorarsi, chi sposare, quanti figli avere, e non può neppure esercitare le normali attività quotidiane quali ad esempio guidare l'automobile o avere minime relazioni sociali. Anche questa è violenza sulle donne,
impegna il Governo:
1) a sostenere ogni azione di contrasto sul piano interno e internazionale ad ogni forma di violenza sulle donne così come indicata in premessa;
2) a favorire azioni che generino percorsi culturali e sociali di alleanza tra i sessi, uscendo da dinamiche di contrapposizione.
(1-00055)
Interpellanze
CASTIELLO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:
con nota in data 18 ottobre 2018 la dirigenza della futura capogruppo del costituendo gruppo bancario cooperativo ha inviato ai "direttori" delle banche di credito cooperativo un documento tendente ad individuare gli obiettivi che le singole BCC dovrebbero porsi nella predisposizione dei rispettivi piani;
con toni possibilistici si pongono in effetti, con l'espresso richiamo ai presupposti su cui si baserebbe l'autorizzazione della BCE alla costituzione del gruppo, elementi e caratteristiche rigidi cui dovranno ispirarsi le BCC nei loro piani di sviluppo e di gestione nel prossimo triennio. Tale documento dà la riprova, ove ve ne fosse bisogno, che con la costituzione del gruppo, ma soprattutto negli intendimenti e nelle finalità dell'attuale governance e dell'attuale dirigenza di ICCREA banca, che il modello operativo che ha sinora caratterizzato le banche di credito cooperativo viene cancellato per essere sostituito da un diverso modello ispirato ai gruppi bancari italiani ed europei, aventi natura giuridica di società per azioni e con finalità ed obiettivi in alcun modo correlabili a quelli di una società cooperativa mutualistica. Né vale obiettare che ICCREA banca è una società in forma di società per azioni, in quanto gli azionisti di tale società e cioè le BCC adottano il modello cooperativo bancario che il legislatore vuole che venga conservato e non immolato sull'altare della "serenità" degli organi di vigilanza nazionali ed europei;
a giudizio dell'interpellante il fatto che alla base della riforma vi siano la debolezza reddituale di alcune BCC e la presenza di vischiosità negative con il territorio in cui esse operano non giustifica in alcun modo la volontà di rimuovere dal contesto finanziario un modello che ha assicurato ed assicura l'assistenza bancaria e finanziaria di settori ed operatori economici allocati nelle province e nei piccoli comuni, che diversamente sarebbero destinati al totale degrado;
dal documento "Progetto Pianificazione di Gruppo - Contesto e macro direttrici strategiche e commerciali di sviluppo del GBC dell'istanza presentata alla BCE" emerge che: a) alla III pagina, nella valutazione delle caratteristiche patrimoniali ed economiche dell'insieme del gruppo e delle sue banche affiliate, i termini ed i riferimenti di raffronto sono: Unicredit - Intesa Sanpaolo - Banco BPM - MPS - UBI - BPER - CREDEM ed altre istituzioni di operativa similare. La conclusione è questa: si indicano come modelli da perseguire aziende che in nulla appaiono confrontabili con le BCC; b) alla V pagina, "Linee guida di sviluppo per la pianificazione 2019-2021": si è al cuore della descrizione di un modello operativo del futuro delle BCC, tale che ritenere che le stesse siano trasformate in meri punti vendita di prodotti di società del gruppo appare come un mero eufemismo. I numeri sono questi: sostanziale decrescita degli impieghi creditizi a favore dei territori; crescita dei tassi a carico della clientela; riduzione dei costi anche "per riduzione sportelli 20% e risorse 15%" (il richiamo con riguardo a quanto ora riferito è ai principali player, ma la decurtazione richiesta alle Bcc è superiore a quelle dei player); crescita media delle commissioni del 5,5 per cento, ovviamente a carico dei clienti; obiettivo della futura raccolta da allocare per il 70 per cento in "indiretta", ossia in investimenti mobiliari, di norma, prodotti della capogruppo; riduzione del portafoglio di titoli di Stato: significativo obiettivo nell'attuale momento finanziario del Paese; progressivo allineamento al cost-income al mercato: dal 67,4 per cento medio del 2017 al 59,7 per cento del 2021; nuovi investimenti a carico dei conti economici delle singole BCC per un ammontare pari a 390 milioni di euro; c) alla VIII pagina, "Le linee di azione": la loro lettura ed analisi riassumono le riflessioni sinora sviluppate: la trasformazione delle BCC in banche di credito ordinarie in intermediari finanziari di natura speculativa;
a giudizio dell'interpellante, in definitiva, le BCC vengono espropriate del carattere di mutualità ed inserite in un sistema imprenditoriale speculativo in stridente contrasto col modello cooperativo cui l'art. 45 della Costituzione riconosce la "funzione sociale", vincolando il legislatore ordinario ad assicurare alle cooperative conformi al modello stesso una tutela conservativa della loro identità. Con la riforma snaturante voluta dal Governo Renzi, all'amministratore di BCC non si addice più la qualifica di soggetto esercente un munus publicum, come riconosciuto dalla giurisprudenza amministrativa in varie sentenze, sibbene quella di un comune esponente bancario operante nell'indistinto dell'ordinaria attività d'intermediazione finanziaria. Viene, inoltre, soppresso il carattere localistico delle BCC e con tale soppressione il sistema bancario italiano perde la sua "biodiversità". Le BCC non solo vengono omologate agli ordinari intermediari finanziari, riassorbite nell'ambito speculativo e allontanate dal paradigma conformato dall'art. 45 della Costituzione, ma vengono private della loro tradizionale, sperimentata connotazione localistica. Costringendole a investire la futura raccolta per il 70 per cento in investimenti mobiliari prodotti dalla capogruppo, si raggiunge il duplice, pernicioso risultato di sottrarre risorse alle economie locali e risorse finanziarie all'erario. Il che è di estrema negatività in un periodo nel quale, soprattutto nel Mezzogiorno, le economie locali, dopo la grave recessione del 2008-2015, stentano a riprendersi anche in quanto la sospirata, necessaria "perequazione infrastrutturale" è ben lungi dall'essere attuata,
si chiede di conoscere quali iniziative e misure, con l'occorrente tempestività, il Ministro in indirizzo intenda assumere per neutralizzare quelli che l'interpellante ritiene i perniciosi effetti delle irragionevoli e arbitrarie decisioni che stridono gravemente con l'art. 45 della Costituzione snaturando le BCC e privandole della funzione localistica, così sopprimendo la "biodiversità" del sistema bancario italiano.
(2-00015)
Interrogazioni
FERRAZZI, CUCCA, GIACOBBE, GINETTI, Assuntela MESSINA, IORI, BOLDRINI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che:
lo Stato è proprietario di una vasta area sita nel centro di Chioggia (Venezia), in località Sottomarina;
l'area, che si estende su una linea di circa 2 chilometri e comprende circa 180 abitazioni, a partire dai primi anni del '900 è stata interessata dalla costruzione e l'occupazione di fabbricati ad uso residenziale o commerciale;
si tratta, perciò, di fabbricati costruiti durante il periodo in cui non vigeva l'obbligo di licenza edilizia;
la maggioranza di questi fabbricati è stata, dunque, costruita prima dell'entrata in vigore della legge urbanistica del 1967 in virtù di autorizzazioni edilizie e permessi di costruire rilasciati dal Comune, e nel tempo sono stati oggetto di compravendita e successioni attraverso regolari atti redatti da notai registrati presso le apposite conservatorie ed i relativi Comuni;
taluni di questi edifici sono stati oggetto di ampliamenti e sopraelevazioni, valendosi sovente di licenze edilizie e nulla osta delle rispettive Capitanerie di porto;
negli atti di compravendita si è tenuto comunque conto della distinzione tra il fabbricato, di proprietà privata, e l'area, di proprietà demaniale su cui questi edifici sono stati eretti o in cui alcuni sono sconfinati;
tale prassi di compravendita si è sviluppata sino ai primi anni '70, fintanto che in alcune zone le direzioni generali del demanio non hanno contestato ai privati la proprietà dei fabbricati stessi. Da quel momento in poi, laddove l'Agenzia del demanio ha preso questa posizione, è stata vietata anche la compravendita dei fabbricati eretti su area demaniale;
a seguito di ciò, i titolari dei fabbricati, che hanno continuato nel frattempo a versare le imposte e le tasse dovute, si sono trovati in una situazione di grave incertezza;
per superare questa prima condizione d'incertezza, lo Stato è intervenuto con le disposizioni di cui all'articolo 40 della legge n. 47 del 1985, ed ha stabilito che i fabbricati costruiti prima del 1942 non necessitano di autorizzazioni e che gli altri fabbricati eretti prima del 1967 possono formare invece oggetto di compravendita;
dopo l'entrata in vigore della legge n. 212 del 2003, di conversione del decreto-legge n. 185 del 2003, che all'articolo 5-bis consente l'acquisto delle aree demaniali occupate per sconfinamento, purché non appartenenti al demanio marittimo e non sottoposte a vincolo di tutela ai sensi del testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali (decreto legislativo n. 42 del 2004), in alcune zone interessate dalle situazioni descritte, sono seguite svariate vendite per sconfinamento;
nel 2007, a seguito di una richiesta dell'Agenzia del demanio ai Comuni interessati, per ottenere il rinnovo dei rispettivi certificati di destinazione urbanistica scaduti, alcuni Comuni hanno dichiarato le aree demaniali e i fabbricati su di esse eretti, beni culturali e quindi vincolati ai sensi dell'articolo 136 del decreto legislativo n. 42 del 2004, con ciò escludendole dalle facoltà di acquisto previste dalla menzionata legge n. 212 del 2003, anche nei casi in cui richiedenti avessero provveduto a frazionare l'area, accatastare i fabbricati e versare l'indennità di occupazione e il prezzo di acquisto;
considerato che:
la questione è stata anche oggetto, tra l'altro, durante la XVII Legislatura, di due ordini del giorno presentati dal Movimento 5 Stelle: l'ordine del giorno 9/034444- A/180, presentato alla Camera dei deputati in data 19 dicembre 2015 dall'on. Marco Da Villa, accolto dal Governo durante l'iter di approvazione della legge di stabilità per il 2015 e l'ordine del giorno G/580-B/1/2 del senatore Cappelletti, presentato in riferimento alla discussione del disegno di legge n. 580-B recante "Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi" e accolto come raccomandazione durante la discussione tenutasi in data 12 aprile 2017 presso la 2ª Commissione permanente (Giustizia) del Senato;
è evidente che la situazione degli occupanti di tali immobili non può ritenersi riconducibile al fenomeno dell'abusivismo, avendo costoro acquisito il diritto di proprietà degli immobili attraverso procedure e titoli all'epoca ritenuti universalmente legittimi ed avendo regolarmente pagato tutte le imposte e le tasse connesse alla proprietà degli immobili,
si chiede di sapere se e quali provvedimenti i Ministri in indirizzo abbiano adottato, o intendano adottare, per fare chiarezza sulla difficile condizione in cui si sono venuti a trovare gli inquilini degli immobili, i quali, dopo aver acquisito legittimamente il diritto di proprietà sull'immobile attraverso atti successori o titoli di compravendita, ed aver pagato all'erario tutte le imposte e le tasse connesse, escludendo qualsiasi sanatoria relativa a speculazioni ed abusi di periodo più recente, richiedono che venga definito un percorso per raggiungere il pieno riconoscimento della validità del loro diritto di proprietà.
(3-00409)
CORRADO, DE LUCIA, VANIN, NOCERINO, ABATE, TRENTACOSTE, FLORIDIA, PIRRO, LANNUTTI, DONNO, PUGLIA, CASTELLONE, LEONE, LA MURA, GRANATO, MORRA, MARILOTTI, Giuseppe PISANI, NUGNES, CAMPAGNA, RUSSO, L'ABBATE, GALLICCHIO, ROMANO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:
i siti di interesse nazionale (SIN) sono aree contaminate molto estese classificate come pericolose dallo Stato e necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari;
i SIN sono stati definiti dal decreto legislativo n. 22 del 1997 (cosiddetto decreto Ronchi) e dal decreto ministeriale n. 471 del 1999, ripresi poi dal decreto legislativo n. 152 del 2006, art. 252, che stabilisce che essi sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alla quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini sanitari ed ecologici, nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali;
l'art. 36-bis del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, ha apportato delle modiche ai criteri di individuazione dei SIN. Sulla base di tali criteri è stata effettuata una ricognizione dei 57 siti classificati di interesse nazionale e, con il decreto ministeriale 11 gennaio 2013, il numero dei SIN è stato ridotto a 39. La competenza amministrativa sui 18 siti che non soddisfano i nuovi criteri è passata alle rispettive Regioni;
il sito di interesse nazionale "Crotone-Cassano-Cerchiara" è stato istituito nel 2001 con decreto del Ministero dell'ambiente (decreto ministeriale n. 468 del 2001). L'anno successivo ne è stata delineata la perimetrazione con il decreto 26 novembre 2002;
il 29 settembre 2017, presso il Ministero, si è svolta la conferenza dei servizi al fine di esaminare la proposta della Regione Calabria sulla ridefinizione del perimetro del sito di bonifica;
con decreto 9 novembre 2017 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato ridefinito il perimetro;
tra le nuove superfici (urbane ed extraurbane, pubbliche e private) introdotte dal decreto, che l'analisi di rischio sito-specifica effettuata dal Comune di Crotone ha rivelato contaminate da residui industriali, compare anche il piazzale di proprietà Casillo in località Passovecchio, a nord della città pitagorica;
si tratta di un'area soggetta a legge speciale perché presenta gravi compromissioni ambientali, avendovi l'analisi di rischio sito-specifica effettuata dal Comune stimato in 94.500 metri cubi la quantità di conglomerato idraulico catalizzato (CIC) presente sotto lo strato d'asfalto steso nel 1998; CIC qualificato non conforme al decreto ministeriale 5 febbraio 1998 in quanto la contaminazione di tale scoria industriale, soprattutto per l'arsenico, supera abbondantemente le concentrazioni soglia di rischio (CSR) fissate dal decreto legislativo n. 152 del 2006, Parte Quarta, Titolo V, all. 5, Tab 1, Colonna A, per i siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale;
in particolare il materiale prodotto per la realizzazione di sottofondi stradali e piazzali, rilevato in 18 aree di cui 16 ricadenti nella città di Crotone, derivava dalla lavorazione delle scorie "cubilot" (esito della fusione delle ferriti dello stabilimento Pertusola sud) che venivano miscelate con sabbia silicea, loppa d'altoforno e catalizzatori, dando vita al conglomerato idraulico catalizzato, ma tale operazione non è stata condotta seguendo le procedure previste per renderlo inerte;
considerato che:
pur essendone stata accertata la contaminazione, sul piazzale Casillo, definito da una sentenza della Corte di cassazione come una discarica illegale di rifiuti, dal 20 al 28 ottobre 2018 si è svolta l'ennesima edizione della fiera di Crotone, guardata con sospetto da molti cittadini ma autorizzata senza esitazioni dal Comune proprio come in passato, benché l'inserimento di quell'area nel SIN imponga la bonifica o la messa in sicurezza, procedure che devono passare attraverso il Ministero;
altresì è presente un inquinamento da metasilicati contenenti "Tenorm", anch'essi provenienti dagli stabilimenti chimici crotonesi, il cui impiego in opere civili pubbliche e private nella città di Crotone e nella provincia è ormai accertato in quanto ogni volta che si individuano tracce di residui di Tenorm è necessario dimensionare la contaminazione mediante una caratterizzazione (comprensiva di carotaggi e analisi radiometriche), operazione propedeutica al passaggio successivo, cioè alla bonifica o alla messa in sicurezza permanente;
è nota, peraltro, la volontà di dare priorità agli interventi di bonifica nei quattro siti pubblici contaminati da CIC (due scuole e due complessi di alloggi popolari), dove sarà effettuata la rimozione integrale della scoria "cubilot" non conforme grazie all'integrazione dei 6 milioni di euro previsti dall'accordo di programma quadro del 2011 con i fondi a disposizione del commissario straordinario per la bonifica del SIN, mentre un intervento analogo non è previsto, ad oggi, negli altri siti contaminati;
considerato inoltre che, a giudizio degli interroganti:
risulta piuttosto ambiguo, e l'incertezza potrebbe riproporsi anno dopo anno, il confine tra la competenza ministeriale e comunale nel decidere di normare l'utilizzo dei siti contaminati da CIC oggetto della riperimetrazione del SIN "Crotone, Cassano e Cerchiara", per i quali, come nel caso di piazzale Casillo, non si sia ancora proceduto né alla bonifica né alla messa in sicurezza, consentendolo o vietandolo in toto o con limitazioni;
non è accettabile, in ogni caso, che alcuni tra detti siti siano bonificati e altri no, che qualcuno di quelli non bonificati sia interdetto e qualcun altro diventi addirittura teatro di manifestazioni di massa in base alla sola discriminante della proprietà pubblica o privata,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se non intenda disporre un'attenta valutazione tecnica tesa ad accertare quale sia la disciplina cui fare riferimento nel caso di piazzale Casillo e simili, in modo da orientare correttamente l'agire altrimenti discrezionale dell'amministrazione comunale di Crotone, vietando, ove occorra, l'utilizzo delle aree contaminate da CIC non sottoposte a bonifica almeno fino alla loro messa in sicurezza permanente;
se non ritenga opportuno, relativamente alle aree contaminate da CIC e da metasilicati contenenti Tenorm, valutare l'introduzione di una qualche forma di sostegno statale ai privati e agli enti pubblici locali attualmente chiamati ad affrontare in proprio le spese, sovente gravose, per la caratterizzazione preliminare e le successive fasi, nonostante la legislazione comunitaria e nazionale abbiano stabilito il principio secondo cui "chi inquina paga".
(3-00410)
VALENTE - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:
l'area di Bagnoli (Napoli) ha costituito per diversi decenni uno dei poli siderurgici più importanti del Paese. Nel comprensorio hanno operato nello scorso secolo prima l'Ilva, successivamente l'Italsider, e, infine, l'Eternit;
il processo di riqualificazione ambientale del comprensorio di Bagnoli ha preso avvio nel febbraio 1987 quando, in seguito alla chiusura degli impianti Eternit, fu realizzata una prima bonifica limitata alla sola area dell'ex stabilimento. Nel 1994, fu avviata la prima fase di generale dismissione e bonifica complessiva dell'intera area. Il decreto-legge n. 486 del 1996, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 582 del 1996, ha previsto che le attività di risanamento dei siti industriali dell'area fossero eseguite sotto il controllo di un comitato di coordinamento ed alta sorveglianza, supportato da una commissione tecnico-scientifica di esperti;
la bonifica del comprensorio di Bagnoli ha avuto sin da subito molteplici criticità, dettate dalla presenza sul sito di piccole aziende produttive, dai fondali marini colmi di rifiuti inquinati, dalla complessità degli impianti da abbattere, dalla fragilità e dall'instabilità del suolo. La Bagnoli SpA, a fronte delle numerose le problematiche riscontrate sul sito, si è limitata unicamente alla dismissione ed all'abbattimento della maggior parte degli impianti industriali;
a seguito dell'approvazione della legge n. 388 del 2000 (legge finanziaria per il 2001), art. 114, il Comune di Napoli ha acquisito l'area del comprensorio e ha costituito una società di trasformazione urbana a totale capitale pubblico, denominata Bagnolifutura SpA, a cui è stato affidato il compito di proseguire la bonifica dell'area, di edificarla secondo le previsioni urbanistiche e di vendere i restanti lotti ai privati;
la Bagnolifutura SpA, utilizzando finanziamenti europei, ha realizzato sull'area una serie di opere quali la "Porta del parco", il "Parco dello sport" e il "Turtle point". Nel 2014, tuttavia, la società è fallita, con il conseguente abbandono delle opere realizzate e la mancata bonifica del comprensorio di Bagnoli;
le condizioni ambientali particolarmente critiche del comprensorio sono state valutate in sede europea dando luogo ad una procedura di indagine da parte della Commissione europea (caso EU Pilot 5972/13/ENVI - Situazione di degrado ambientale e inquinamento dell'area di Bagnoli-Coroglio);
con il decreto-legge "sblocca Italia" (di cui al decreto-legge n. 133 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 164 del 2014, all'art. 33) sono state introdotte nuove disposizioni finalizzate al risanamento ambientale e alla rigenerazione urbana dell'area compresa nel comprensorio Bagnoli-Coroglio che è stata dichiarata "area di rilevante interesse nazionale". Successivamente, nel 2015 sono stati individuati un commissario straordinario di governo per la bonifica ambientale e rigenerazione urbana dell'area di Bagnoli-Coroglio e un soggetto attuatore, individuato in Invitalia SpA. È stata, inoltre, istituita una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
sin dalla nomina, il commissario e il soggetto attuatore hanno avviato un'intensa attività per adempiere al loro mandato e, in data 22 ottobre 2015, è stata stipulata tra il commissario e Invitalia una convenzione per lo svolgimento dei compiti e delle funzioni assegnate al soggetto attuatore finalizzata a predisporre e attuare il programma di risanamento ambientale e riqualificazione urbana dell'area di rilevante interesse nazionale Bagnoli-Coroglio;
nel febbraio 2018, Invitalia ha pubblicato la gara per l'affidamento dei servizi di progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori e coordinamento della sicurezza degli interventi di bonifica e risanamento ambientale delle aree acquisite, della colmata a mare e degli arenili demaniali nord e sud. Con la conclusione del piano di caratterizzazione delle aree e della conseguente attività di validazione dei risultati è stata già avviata l'attività di analisi di rischio ed è stata prevista la definizione dell'affidamento della progettazione degli interventi di bonifica;
nel corrente anno 2018 sono previsti l'avvio dei lavori per la rimozione dell'amianto dall'area ex Eternit (circa 20 milioni di euro); l'avvio dei lavori di dragaggio dei sedimenti contaminati a mare (circa 50 milioni di euro); l'affidamento dei lavori di messa in sicurezza dei cumuli di materiali stoccati in area Morgan (circa 2,7 milioni di euro); l'avvio della procedura per l'affidamento del concorso di idee per la definizione planovolumetrica dell'area degli impianti industriali e, in particolare, del previsto parco urbano nell'area; la definizione della gestione, con valutazione delle manifestazioni di interesse acquisite, e l'avvio del risanamento delle strutture esistenti (Porta del parco, Parco dello sport e Turtle point), anche la fine di scongiurare la perdita degli ingenti finanziamenti della Comunità europea, già erogati; la definizione della gestione, con valutazione delle manifestazioni di interesse acquisite, e l'avvio della riqualificazione delle archeologie industriali;
per l'anno 2019 sono previsti l'avvio dei lavori di bonifica a terra compresa la rimozione della colmata, la cui previsione di costi supera i 200 milioni di euro, la conclusione dei lavori di rimozione dell'amianto nell'area ex Eternit; saranno in avanzata fase di completamento i lavori di dragaggio dei sedimenti contaminati a mare; saranno avviate le attività di progettazione definitiva ed esecutiva delle infrastrutture interne all'area ex Italsider ed ex Ilva, i cui lavori di esecuzione saranno avviati man mano che si procederà nella bonifica delle aree;
il 3 settembre 2018 è scaduto il mandato del commissario straordinario per la bonifica ambientale e rigenerazione urbana dell'area di Bagnoli-Coroglio e numerosi interventi devono essere ancora gestiti e portati a conclusione dal nuovo commissario nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 ottobre 2018,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di garantire la prosecuzione degli interventi finora previsti in attuazione del programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana dell'area del comprensorio di Bagnoli-Coroglio;
se intenda adoperarsi per assicurare la copertura finanziaria pluriennale di tutti gli interventi necessari alla bonifica del sito, a partire dagli interventi già programmati e ancora da realizzare e per proseguire l'attività finora svolta;
se intenda favorire l'adozione di ulteriori interventi, economicamente sostenibili compatibili a livello ambientale, in grado di garantire nell'area del comprensorio la presenza delle attività di ricerca, il ripristino della balneabilità e la piena fruibilità pubblica dell'area;
se intenda adoperarsi per eliminare le difficoltà di coordinamento in ordine alle decisioni concernenti l'adeguamento delle reti infrastrutturali che superano i confini del comprensorio e che appaiono indispensabili per la realizzazione del programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana dell'area, definendo a tal fine un accordo di programma, o provvedimento analogo, che vada a superare tali difficoltà.
(3-00411)
MALPEZZI, VALENTE, FERRARI, COLLINA, BINI, CIRINNA', PARRINI, PITTELLA, GINETTI, IORI, MARGIOTTA, BELLANOVA, D'ALFONSO, BOLDRINI, ALFIERI, SUDANO, VERDUCCI, ASTORRE, CUCCA, GIACOBBE, ROSSOMANDO, Assuntela MESSINA, BITI, VATTUONE, FERRAZZI, PINOTTI, LAUS, FEDELI, MAGORNO, NANNICINI, STEFANO, PATRIARCA, SBROLLINI, MARINO, ROJC - Al Ministro dell'interno - Premesso che:
in seguito alla manifestazione studentesca organizzata il 16 novembre a Milano e in altre città italiane, il vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha pubblicato sui profili social ufficiali la foto di alcune manifestanti, senza oscurare il volto delle minorenni, commentando così: "Poverette, e ridono pure…";
il post ha scatenato una gogna mediatica e le tre giovani sono state oggetto di quasi 10.000 commenti da parte degli utenti, molti dei quali si sono scagliati contro di loro con violenti insulti sessisti, che il Ministro non ha ritenuto doveroso cancellare, nonostante l'aggressività di quelle parole: si augura alle ragazze di "fare la fine di Desirèe", di "andare a prostituirsi", di "essere stuprate";
il ministro Salvini, tuttavia, non sembra essersi preoccupato delle conseguenze: i volti delle ragazze del collettivo del liceo statale "Erasmo da Rotterdam" di Sesto San Giovanni (Milano) sono ancora ben visibili e in primo piano nella foto scelta per criticare i giovani manifestanti definiti "nazisti rossi";
fermo restando il biasimo per le parole scritte sul cartello dalle manifestanti, si ritiene grave che il Ministro dell'interno contribuisca, con le sue dichiarazioni e i suoi commenti social, all'imbarbarimento del dibattito pubblico e al dilagare della violenza verbale, soprattutto, contro donne minori;
premesso, inoltre, che:
secondo gli ultimi dati Istat, il 31,5 per cento delle 16-70enni (6 milioni e 788.000) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Hanno subito minacce il 12,3 per cento delle donne;
sul sito del Ministero dell'interno, nella sezione "Violenza di genere" è riportata la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne, che è stata adottata da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 48/104 del 20 dicembre 1993. Si legge: "È violenza contro le donne ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l'art 1 della dichiarazione Onu sull'eliminazione della violenza contro le donne";
il 25 novembre ricade la Giornata internazionale per eliminazione violenza contro le donne, proclamata dalle Nazioni Unite. L'Onu promuove iniziative e convegni dedicati alle donne che hanno subito o subiscono ancora una violenza fisica o psicologica;
la prima sezione penale della Corte di cassazione, con la sentenza n. 42727, pubblicata il 23 ottobre 2015, stabilisce, tra l'altro, che "Facebook è una gigantesca piazza immateriale con oltre cento milioni di utenti nel mondo, che comunicano in settanta lingue diverse: la community internet, dunque, ben può rientrare nella nozione di «luogo pubblico» ex articolo 660 codice penale";
la quinta sezione della Cassazione, con la sentenza n. 4873 del 1° febbraio 2017, ha stabilito che la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l'uso di una bacheca "Facebook" integra un'ipotesi di diffamazione aggravata ai sensi dell'art. 595, comma 3, del codice penale, poiché questa modalità di comunicazione di un contenuto informativo suscettibile di arrecare discredito alla reputazione altrui, ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone; attraverso tale piattaforma virtuale, invero, gruppi di soggetti valorizzano il profilo del rapporto interpersonale allargato ad un numero indeterminato di aderenti al fine di una costante socializzazione;
il Ministro dell'interno ha la responsabilità della tutela dell'ordine pubblico, della sicurezza di tutti i cittadini, delle libertà individuali garantite dalla Costituzione, dunque, comportamenti di questa natura non sono in linea con le funzioni che impone il suo ruolo,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo abbia pubblicato lui direttamente la foto delle tre ragazze minorenni;
per quale motivo non abbia in alcun modo operato per cancellare e limitare le minacce e gli insulti nei confronti delle tre minorenni;
se non ritenga opportuno, per quanto tardivo, rimuovere gli insulti e le minacce alle ragazze scritti da terzi sulla sua pagina;
se non ritenga che il suo comportamento abbia messo in pericolo l'incolumità delle tre studentesse.
(3-00412)
LAUS - Al Ministro della salute - Premesso che:
le funzioni dell'infermiere pediatrico sono individuate dal relativo profilo professionale di cui al decreto ministeriale n. 70 del 1997. L'infermiere pediatrico è il professionista sanitario che, in possesso del titolo abilitante e dell'iscrizione all'ordine delle professioni infermieristiche, è responsabile dell'assistenza infermieristica pediatrica;
questo tipo di figura gestisce ed attua interventi di tipo preventivo, curativo, palliativo e riabilitativo nei confronti di neonati e bambini e giovani fino al diciottesimo anno di età, nonché nei confronti della famiglia e della comunità relativamente ad interventi di educazione sanitaria e promozione della salute;
considerato che:
la specificità della figura professionale è data dalle conoscenze e dalle competenze che il professionista acquisisce durante la formazione universitaria triennale di base, che applica in relazione alle diverse patologie sia pediatriche sia dell'età evolutiva;
l'approccio clinico assistenziale per i pazienti pediatrici e per quelli adulti è diverso per fisiopatologia e anatomia, nonché per componenti emotive e relazionali facilmente comprensibili;
sono confermate da numerosi studi scientifici in ambito neonatologico e pediatrico la specificità dei trattamenti, delle terapie, dei dosaggi farmacologici per i pazienti pediatrici, nonché la presa in carico dell'intera famiglia (family care), essendo in presenza di minori;
considerato inoltre che:
la normativa prevede due diverse professioni infermieristiche, ciascuna con una propria formazione di base ben distinta, e oggigiorno sono circa 12.000 gli infermieri pediatrici presenti sul territorio nazionale;
ogni anno i nove corsi di laurea in Infermieristica pediatrica attivati in Italia preparano 180 nuovi infermieri pediatrici, cifra corrispondente all'attuale fabbisogno di copertura delle necessità e del turnover in ambito neonatologico e pediatrico;
rilevato inoltre che:
il "Codice del diritto del minore alla salute e ai servizi sanitari", presentato presso il Ministero della salute il 6 febbraio 2013, rappresenta un notevole passo avanti verso la garanzia dei diritti dei pazienti in campo pediatrico sanitario, poiché si pone come obiettivo quello di fornire uno strumento di tutela dei minorenni che vivono le diverse realtà sanitarie nell'ottica prevista dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1989;
nel capo III "Minori e assistenza sanitaria" del codice, l'art. 6, rubricato "Assistenza globale e continuata", reca al comma 3: "In caso di ricovero in ospedale e dopo la sua dimissione, al fine di garantire la continuità assistenziale, il minore - in particolare se affetto da malattie croniche o disabilità - ha diritto di essere preso in carico da una rete multidisciplinare integrata, tra strutture universitarie o ospedaliere di riferimento e strutture sanitarie e sociali territoriali";
definito, dunque, il diritto alla continuità dei trattamenti, non si ravvisa però un successivo percorso di transizione dalla gestione pediatrica a quella dell'adulto (transitional care) per tutte le patologie complesse, croniche o disabilitanti, secondo le modalità più appropriate a garantire la continuità dell'assistenza sanitaria;
tali percorsi sono stati attivati solo in alcune Regioni;
si stima che, in totale, tali patologie interessino circa il 2 per cento dei pazienti assistiti negli ospedali pediatrici italiani,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda emanare una circolare anche di natura transitoria per autorizzare gli infermieri pediatrici all'assistenza e alle cure esclusivamente dei pazienti maggiorenni già in carico, affetti da patologie insorte in età pediatrica, garantendo così la continuità assistenziale;
se intenda sollecitare le Regioni ad attivare le reti multidisciplinari integrate tra strutture universitarie o ospedaliere di riferimento e strutture sanitarie e sociali territoriali che permetteranno il passaggio dalla fase di assistenza dell'adolescente a quella della maggiore età.
(3-00414)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
GIARRUSSO - Ai Ministri dell'interno, della giustizia e per la pubblica amministrazione - Premesso che:
i sistemi di posta elettronica certificata costituiscono il perno della digitalizzazione di un Paese moderno e rappresentano la base del processo di snellimento della burocrazia e, soprattutto, del rapporto tra cittadino e Istituzioni;
notizie di stampa, tra cui un articolo pubblicato su "il Fatto Quotidiano" on line, riferiscono di un attacco informatico che avrebbe consentito a "ignoti terzi" di acquisire le credenziali di accesso alle caselle di posta elettronica dei Ministeri dell'interno e della giustizia;
come ha recentemente dichiarato il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, "La mafia 2.0 ha sostituito i chimici che lavoravano la droga con i tecnici informatici";
la violazione dei dati personali costituisce un segnale preoccupante della inidoneità della normativa riservata alla tutela della riservatezza individuale e della sicurezza nazionale,
si chiede di sapere:
quali iniziative si intendano adottare per fronteggiare l'evidente espansione della sempre più aggressiva criminalità informatica;
quali risorse siano state finora impiegate e per quale ragione non sia stato possibile prevenire la preoccupante situazione descritta dalla stampa;
quali enti e amministratori, che si avvalevano dei medesimi gestori del servizio utilizzato dai Ministeri dell'interno e della giustizia, abbiano subito analoga sorte e quali azioni siano state attivate per ridurre gli effetti dell'attacco informatico;
se si ritenga opportuno provvedere alla rapida designazione di un Commissario straordinario per la sicurezza informatica nazionale, analogamente a quanto già accade in altri Stati;
se non si ritenga utile prendere in considerazione la possibilità di inasprire le norme penali a tutela dei dati informatici, sia pubblici, che privati.
(3-00413)
ALFIERI, MALPEZZI, PINOTTI, GIACOBBE, MIRABELLI, NANNICINI, RAMPI, VERDUCCI, MAGORNO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che:
martedì 20 novembre 2018, Silvia Costanza Romano, ventitreenne cooperante di Milano, è stata rapita in Kenya. Il sequestro come riportato dalle autorità locali, è avvenuto ad opera di un commando di 8 persone in un mercato di Chakama, città costiera nella contea di Kilifi, a circa 80 chilometri ad ovest di Malindi. Nel corso dell'attacco sono rimaste ferite altre cinque persone, due bambini di 10 e 12 anni, due ragazzi rispettivamente di 16 e 20 anni, nonché una ragazza ventitreenne ricoverata in condizioni critiche;
secondo quanto riportato da Ronald Kazungu Ngala, 19 anni, testimone oculare del rapimento, gli uomini armati di fucili Ak 47 e machete avrebbero fatto irruzione nell'ufficio della onlus "Africa Milele" per cui lavora la ragazza italiana, intimando che fosse loro detto dov'era la donna bianca. Testimonianza che avvalorerebbe la tesi, fornita subito da Lilian Sora, fondatrice e presidente della onlus marchigiana, secondo la quale fosse proprio la cooperante italiana l'obiettivo dell'azione;
secondo quanto riportato da fonti interne della Polizia locale, il rapimento potrebbe essere opera dei terroristi somali "Al-Shabab", gruppo emerso nel 2006 dopo la sconfitta dell'Unione delle corti islamiche da parte del Governo federale di transizione. Gli Al- Shabab, conosciuti come "i Giovani", rappresentano il gruppo islamico più potente e attivo in Somalia, dal 2012 riconosciuti formalmente come cellula locale di al-Qaeda e inseriti nella lista delle organizzazioni terroristiche di numerosi governi e servizi di sicurezza occidentali. L'attuale forza armata del gruppo terroristico conterebbe tra i 7.000 e i 9.000 uomini, con un netto calo rispetto agli oltre 14.000 guerriglieri stimati nel maggio del 2011. Il calo dei miliziani sarebbe determinato, oltre che a dissidi interni, tra la milizia e la guida centrale di al-Qaeda, dall'azione del governo di transizione, che grazie al sostegno della comunità internazionale è riuscito a contrastare efficacemente il gruppo terroristico attualmente guidato da Ahmed Omar Abu Ubeyda, dopo che il suo predecessore, Moktar Ali Zubeyer è rimasto ucciso nel settembre 2014 nel corso di un raid aereo americano;
come riportato il 22 novembre 2018 dal quotidiano "la Repubblica", l'Italia ha assunto negli anni un ruolo particolarmente rilevante nel territorio somalo. Dal 2014, infatti, il nostro Paese ha la guida della missione europea che forma soldati e ufficiali somali, inizialmente singoli uomini, attualmente interi reparti. Infatti, già 6.000 reclute provenienti dalle diverse etnie hanno completato i corsi e avrebbero ricevuto, come riportato dal predetto quotidiano, camionette ed equipaggiamenti. A quanto detto, si aggiunga che nella città di Gibuti i Carabinieri hanno istruito circa 1.500 agenti della Polizia locale. Inoltre, l'Italia avrebbe contribuito attivamente alla ricostruzione degli uffici del Ministero della difesa, dell'ospedale militare di Mogadiscio, nonché fornito adeguata preparazione agli elementi scelti, destinati alle forze speciali e ai servizi di intelligence somali;
accanto a queste azioni il nostro Paese è stato, inoltre, il principale finanziatore delle prime elezione libere tenute in Somalia e ha collaborato a tutti i progetti volti alla riapertura delle università, alla realizzazione di nuove scuole e ambulatori, godendo, come sottolineato da Fabrizio Marcelli, primo ambasciatore a Mogadiscio nel 2014, "di una popolarità che gli altri Pesi ci invidiano e che rende i rapporti molto più agevoli. Spesso poi capita di interloquire addirittura in italiano";
rilevato, inoltre, che:
attualmente sono state già arrestate 14 persone per il rapimento di Silvia Romano, anche se non farebbero parte del commando che ha prelevato la giovane. Tuttavia, potrebbero avere avuto contatti con il gruppo di sequestratori, se non addirittura esserne complici. Secondo quanto emergerebbe dalle indagini locali, con il passare delle ore sembra tramontare l'ipotesi che il sequestro sia opera degli Al Shabaab, gli integralisti islamici somali;
l'ipotesi più seguita dagli investigatori è che si tratterebbe di criminalità comune. Anche se in una regione così povera non è affatto raro che gli ostaggi passino di mano in mano, al miglior offerente, pertanto, non è da escludersi che Silvia, quandanche rapita inizialmente da una banda di criminali comuni, possa essere stata venduta e finita prigioniera degli islamisti somali, che conducono frequenti incursioni in Kenya;
la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione al rapimento. Nel procedimento, coordinato dal pubblico ministero Sergio Colaiocco, si ipotizza il reato di sequestro di persona per finalità di terrorismo e secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, i Carabinieri del Ros sarebbero già in contatto con le autorità keniote,
si chiede di sapere quali siano le notizie di cui dispone il Ministro in indirizzo riguardo al rapimento di Silvia Romano e quali iniziative intenda intraprendere per favorire la liberazione della medesima in tempi rapidi.
(3-00415)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
PAPATHEU - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
l'articolo 21 della Costituzione italiana afferma che "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure". Tale articolo rappresenta nel nostro Paese l'elemento normativo fondante ed imprescindibile sul quale si fonda la professione giornalistica;
secondo quanto evidenziato da "Ossigeno per l'informazione" (osservatorio sull'informazione giornalistica e sulle notizie oscurate), organo di Fnsi ed ordine dei giornalisti per il monitoraggio di minacce e gravi abusi a danno di giornalisti italiani compiuti per oscurare notizie di interesse generale per l'opinione pubblica, promotore di recente del convegno "Giornalisti aggrediti, colpevoli impuniti" presso il Senato, i numeri Unesco rivelano che sono stati 1.010 i giornalisti uccisi nel 2018 nel mondo, dei quali il 93 per cento cronisti locali ed il 7 per cento inviati all'estero o corrispondenti di guerra. In Italia, dal 2006 a oggi, sono 3.722 i giornalisti rimasti vittime di gravi violazioni della libertà di stampa perché minacciati, aggrediti o intimiditi. Dato ancora più inquietante se si conta che 3.122 sono concentrati solo dal 2011 in poi, con un tasso di impunità del 98,3 per cento;
in data 25 settembre 2018, in un post pubblicato sul "Blog delle stelle", si leggeva la seguente affermazione: "A cosa serve l'ordine dei giornalisti se non sanziona la diffusione delle notizie false e i comportamenti antietici di giornalisti mossi solo da interessi di partito e non dal desiderio di informare i cittadini? A niente. Quindi aboliamolo. Il provvedimento è già sul tavolo del governo". Tale affermazione fa seguito ad altre dichiarazioni di esponenti del M5S che, a più riprese, hanno prospettato l'avvio di un iter legislativo volto alla soppressione dell'ordine nazionale dei giornalisti italiani;
a giudizio dell'interrogante preoccupante, biasimevole, e molto grave, appare tale intenzione nei confronti dell'ordine dei giornalisti, in un momento in cui tale categoria sempre più spesso è avversata e costretta a scendere in piazza per denunciare un inquietante "filo rosso" che unisce intimidazioni verbali e insulti, sino ad atti di tentata violenza fisica;
nella notte tra il 12 e 13 novembre, il giornalista del programma di Rai3 "Report", Federico Ruffo, è stato vittima di un tentato attentato incendiario ad Ostia (Roma), dove ignoti hanno cosparso di benzina la sua abitazione a seguito di un'inchiesta giornalistica sul fenomeno del bagarinaggio negli stadi e sulle infiltrazioni di organizzazioni criminali nel mondo sportivo;
nell'esprimere una doverosa vicinanza e solidarietà a questo valido giornalista, e a tutti gli altri cronisti vittime di minacce ed aggressioni, si ritiene indispensabile garantire la loro incolumità e libertà di espressione, mantenendo alta l'attenzione attorno al problema della sicurezza di professionisti che, lottando esposti in prima linea per affermare il diritto di informazione, si trovano costretti ad affrontare un sentimento di crescente insofferenza e odio nei loro confronti. Attorno a questi giornalisti, e alla tutela del diritto di cronaca, è indispensabile che la politica faccia quadrato, senza atteggiamenti astiosi che rischiano di alimentare e aggravare un clima di delegittimazione della categoria;
insultare i giornalisti significa non solo denigrare chi svolge ogni giorno una professione, ma significa attaccare il concetto di libera stampa, e quindi il diritto del cittadino ad essere informato, che è alla base dell'articolo 21 della Costituzione. Senza dimenticare l'ulteriore impegno di molti cronisti a dispetto della precarietà diffusa che affligge la gran parte dei giornalisti, solo un quarto dei quali ha un contratto da dipendente ed il 40 per cento dei quali guadagna meno di 5.000 euro all'anno;
l'Italia, pertanto, ad avviso dell'interrogante necessita di una maggior tutela dell'informazione libera, pluralista, rispettosa della dignità di tutti, dell'autonomia professionale dei giornalisti e del ruolo delle forze politiche, delle istituzioni e dei cittadini, in un quadro inscindibile di reciproco principio di lealtà, dedito a non ledere in nessun caso il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero, garanzia di un diritto fondamentale di espressione che è inalienabile per qualsiasi individuo,
si chiede di sapere se il Governo intenda proseguire nella preannunciata iniziativa di soppressione dell'ordine dei giornalisti, ad avviso dell'interrogante irragionevole, e se, invece, intenda convocare i vertici dell'ordine, Fnsi ed organi rappresentativi nazionali e territoriali di categoria, al fine di avviare la concertazione di misure idonee atte a difendere la libertà di stampa per contrastare con fermezza e respingere con determinazione qualsiasi forma di attacco intimidatorio ad una categoria che chiede il rispetto per il ruolo che la Costituzione demanda a chi lavora per garantire ai cittadini il diritto all'informazione, bene prezioso che garantisce il regime di democrazia liberale.
(4-00905)
BERUTTI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:
l'articolo 21 del decreto legislativo 17 febbraio 2017, n. 42, recante "Disposizioni in materia di armonizzazione della normativa nazionale in materia di inquinamento acustico, a norma dell'articolo 19, comma 2, lettere a), b), c), d), e), f) e h) della legge 30 ottobre 2014, n. 161", ha istituito, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'elenco nominativo dei soggetti abilitati a svolgere la professione di tecnico competente in acustica, sulla base dei dati inseriti dalle Regioni o Province autonome, definendo le modalità di presentazione della domanda di iscrizione;
ai sensi del comma 5, è stata prevista la possibilità per coloro che hanno ottenuto il riconoscimento della qualificazione di tecnico competente in acustica da parte della Regione ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 31 marzo 1998, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo, di presentare alla Regione stessa, nei modi e nelle forme stabilite dal decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, recante "Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa", istanza di inserimento nell'elenco, secondo le modalità procedurali indicate nell'allegato 1, punto 1;
in particolare, si prevede che i cittadini italiani in possesso dei requisiti di legge che intendono svolgere la professione di tecnico competente in acustica presentano apposita domanda alla Regione o Provincia autonoma di residenza, redatta secondo le modalità indicate dell'ente stesso;
all'inserimento dei richiedenti nell'elenco nazionale devono provvedere le Regioni;
ad oggi, in Lombardia, circa 500 tecnici competenti in acustica (TCA) abilitati all'esercizio della professione e iscritti agli elenchi regionali, non possono essere iscritti nell'elenco nazionale, a causa del mancato invio al Ministero, da parte della Regione del modulo predisposto per l'iscrizione all'elenco nazionale;
tale problematica, che sembrerebbe essere estesa anche alle altre regioni italiane, impedisce ai TCA di esercitare la propria attività, non perché manchino dei requisiti, ma per l'inadempimento di una mera formalità burocratica,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della problematica esposta e quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di risolvere le problematiche che stanno riscontrando i tecnici competenti in acustica, e permettere il loro inserimento nell'elenco nazionale nominativo dei soggetti abilitati a svolgere la professione.
(4-00906)
PARRINI, MARCUCCI, MAGORNO, ALFIERI, SUDANO, BINI, SBROLLINI, ROJC, MANCA, CUCCA, STEFANO, MARGIOTTA, PITTELLA, BELLANOVA, GIACOBBE, VALENTE, FEDELI, BOLDRINI, FERRAZZI - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:
il sostegno alla realizzazione e alla rigenerazione di impianti sportivi localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane, nonché alla diffusione, in quelle stesse aree, delle attrezzature sportive ha rappresentato uno dei più importanti obiettivi raggiunti nella XVII Legislatura nell'ambito delle politiche sportive;
per il raggiungimento degli obiettivi è stato istituito il fondo sport e periferie, in favore del quale sono state stanziate somme di importo complessivamente superiore a 500 milioni di euro;
una prima tranche pari a 100 milioni di euro, stanziati con decreto-legge n. 185 del 2015, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2016, è stata impiegata per la realizzazione del primo piano di interventi urgenti realizzato dal Coni (approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2016);
il Governo ha rifinanziato il fondo con una seconda tranche di spesa pari a ulteriori 100 milioni di euro autorizzando la somma di 15 milioni con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze n. 177410 del 16 ottobre 2017 e iscrivendo la restante somma nella previsione triennale di bilancio approvata con legge n. 205 del 2017;
a questa seconda tranche sono stati aggiunti 75 milioni di euro, tratti dal fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese istituito dall'art. 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016, che sarebbero dovuti servire, d'intesa con il Coni, per soddisfare le centinaia di richieste di intervento di piccole dimensioni (e in particolar modo gli interventi di importo inferiore a 300.000 euro): si tratta degli interventi che hanno meno impatto mediatico ma che spesso sono quelli di cui vi è maggiore bisogno perché vanno a vantaggio delle piccole comunità locali, che più hanno sofferto il peso della crisi;
la Corte costituzionale, con sentenza n. 74 del 2018, ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio per il 2017), nella parte in cui non ha previsto un'intesa con gli enti territoriali;
tale declaratoria di illegittimità costituzionale, però, riguardava solamente i settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale, tra i quali non rientra l'attività sportiva agonistica nazionale che è quella che ha sin dall'inizio interessato il fondo sport e periferie;
infine, a dimostrazione del grande impegno profuso nella XVII Legislatura sul tema dell'impiantistica sportiva, con delibera n. 26 del 28 febbraio 2018, il Cipe ha assegnato al fondo stesso (che nel frattempo era stato trasferito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Ufficio per lo sport) un importo pari a 250 milioni di euro;
alle suddette risorse economiche lasciate in eredità al Governo si aggiunge pure la realizzazione degli strumenti applicativi, posto che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 maggio 2018 erano stati fissati i criteri e le modalità di gestione delle risorse del fondo sport e periferie;
in data 22 ottobre 2018 è stato pubblicato l'elenco degli interventi concernente la seconda tranche da 100 milioni di euro e, con grande sorpresa dell'interrogante, tra i 200 interventi finanziati circa la metà sono di importo superiore a 300.000 euro (con molti interventi che superano addirittura un milione di euro),
si chiede di sapere:
per quale motivo non siano stati spesi gli ulteriori 75 milioni di euro del Fondo investimenti che erano stati destinati agli interventi di importo inferiore a 300.000 euro e sui quali, non essendovi questioni di legittimità costituzionale, i Comuni che avevano partecipato all'avviso del Coni avevano legittimamente riposto il loro affidamento;
quali siano stati i criteri di scelta utilizzati dal Coni per l'individuazione degli interventi di realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi concernente la seconda tranche da 100 milioni di euro;
per quale motivo si sia deciso di dedicare così tante risorse agli interventi di importi elevati.
(4-00907)
PAPATHEU - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze - Premesso che:
poste italiane SpA è una società per azioni che si occupa della gestione del servizio postale in Italia, fornendo servizi di posta, bancoposta, telecomunicazione, telematica pubblica, operazioni di riscossione e pagamento, raccolta del risparmio postale, e risulta inoltre operativa nei settori finanziari, assicurativi e nella telefonia mobile. Tale società, quotata nell'indice FTSE MIB della borsa di Milano, viene controllata per il 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti ed è organizzata in 5 divisioni (Corrispondenza, Espresso logistica e pacchi, Bancoposta, Filatelia, Rete territoriale) e 13 direzioni e servizi centrali. Dispone di 6 aree territoriali, 132 filiali, 12.845 uffici postali, 16 centri di meccanizzazione postale, 2.117 uffici di recapito con 40.717 addetti al recapito, 7.249 sportelli automatici, 18 collegamenti aerei quotidiani, 33.000 veicoli;
si segnala che nel 2008 la società lanciò un progetto denominato "Mix", con il quale propose ai dipendenti, non ancora in età pensionabile, di avviare un turnover su base volontaria consistente nella risoluzione del rapporto di lavoro, con annessa rinuncia all'incentivo riservato ai prepensionamenti, al fine di consentire l'assunzione di giovani con una maggiore preparazione necessaria alle mutate esigenze della società mediante subentro di un parente avente le caratteristiche dette, inizialmente assunto con contratto part-time. La Sicilia ebbe il maggior numero di adesioni, un sacrificio dei padri per garantire un futuro ai figli, poiché i contratti si sarebbero successivamente trasformati in full-time. Nel primo anno ciò avvenne effettivamente, ma si interruppero, definitivamente, l'anno successivo. Da 7 anni questi lavoratori attendono la trasformazione del contratto, mentre quelli che si licenziarono si trovano oggi in una situazione analoga ai lavoratori "esodati", poiché non sono riusciti a raggiungere i requisiti per il pensionamento, che avrebbero raggiunto se non avessero lasciato il posto di lavoro. Un sacrifico enorme i cui benefici sono stati molto inferiori alle attese;
il 13 giugno 2018 Poste italiane ha siglato un accordo con le parti sindacali nel quale si prevedono "1580 assunzioni entro la fine del 2018, ed un totale di 6.000 assunzioni entro il 2020 grazie alla stabilizzazione dei rapporti a tempo determinato, conversione part-time-full time ed il coinvolgimento di nuove risorse";
il piano occupazionale al 2022 presentato dalla società a fine febbraio 2018 prevedeva, altresì, la riduzione di circa 3.000 dipendenti in media all'anno su base volontaria riequilibrata da 10.000 assunzioni. Nel primo semestre dell'anno la riduzione è stata di circa 2.700 dipendenti rispetto allo stesso periodo del 2017;
a fronte delle scelte di Poste italiane risulta il permanere di criticità occupazionali in atto ed in prospettiva concernenti alcune aree, tra le quali nel Mezzogiorno la posizione di centinaia di lavoratori ed ex lavoratori siciliani di Poste italiane che hanno deciso, nel giugno 2018, di costituire un comitato di protesta denominato "FullTimeSubito";
l'accordo sottoscritto il 13 giugno, viene ritenuto penalizzante e non risponde alle aspettative di stabilizzazione delle posizioni di lavoratori che, anziché avere un contratto a tempo indeterminato, rischiano, di finire nel limbo degli eterni precari o, peggio ancora, di perdere il proprio impiego a tempo. Si tratta di risorse preziose per la società poiché sono lavoratori formati, esperti, numerosi, in possesso di adeguati titolo di studio perché quasi tutti laureati, che potrebbero vedere il loro contratto trasformato in full-time aumentando l'efficacia e l'efficienza del servizio reso da Poste italiane, aumentandone l'economicità poiché, come detto, sono tutti lavoratori esperti, già formati, pronti ad assumere le nuove incombenze necessarie alla società per garantire i servizi, soprattutto in ambito finanziario. Vengono previste, in questo accordo, 38 conversioni in full-time a fronte di oltre 800 lavoratori che da diversi anni hanno un contratto part-time e non vengono prospettate stabilizzazioni a fronte di centinaia di lavoratori a tempo determinato e quindi precari. Vengono previste pochissime posizioni riservate alla mobilità verso la Sicilia per i tantissimi lavoratori siciliani che da anni si ritrovano a dover lavorare nelle regioni del Centro-Nord Italia;
si evidenziano, pertanto, valutazioni aziendali non condivisibili che rischiano di determinare una disparità di trattamento tra le regioni del Centro-Nord Italia e quelle del Sud, con il reiterarsi di inaccettabili logiche di precariato e di una sperequazione economica e sociale a vantaggio di alcuni territori e a discapito di altri, e nello specifico a danno di 2.000 famiglie siciliane costrette a vivere in condizioni di disagio ed insicurezza;
risulta che la dirigenza di Poste italiane stia valutando l'ipotesi di un intervento correttivo da apportare al piano sottoscritto con i sindacati, ma non si conosce al momento in quale direzione strategica abbia intenzione di muoversi l'azienda e se vi sia la disponibilità effettiva a rivedere scelte che rischiano di dar luogo ad una questione sociale ed occupazionale di rilevante gravità, che merita di essere affrontata, chiarita e risolta nel minore tempo possibile,
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di ottenere una rimodulazione del piano allo scopo di non disperdere le preziose, e costose, competenze già acquisite dai lavoratori part-time, in modo che sia assicurata al meglio l'efficienza e l'efficacia del servizio pubblico universale che deve essere reso dalla società, aumentandone altresì l'economicità;
se non ritengano opportuno convocare al più presto la governance aziendale di Poste italiane SpA, attivando nel più breve tempo possibile un tavolo tecnico con la dirigenza nazionale e regionale, al fine di concertare una rimodulazione migliorativa degli spazi occupazionali riservati alla Sicilia previsti nel citato accordo del 13 giugno 2018.
(4-00908)
IANNONE - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:
è una fotografia a tinte fosche quella diffusa da "Goletta Verde" nell'estate 2018 lungo le coste campane, che continuano a subire la minaccia della mancata depurazione: su 31 punti monitorati ben 20 presentavano cariche batteriche elevate;
nel mirino ci sono sempre canali, foci di fiumi e torrenti che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati;
ci sono anche record assoluti, con situazioni che nonostante esposti di associazioni e controlli delle forze dell'ordine mostrano un inquinamento ormai cronico: è il caso della foce del fiume Irno a Salerno, del Savone a Mondragone, del fiume Sarno tra Castellammare e Torre Annunziata, della foce dei Regi Lagni a Castevolturno, della foce del canale di Licola a Pozzuoli e della foce del torrente Asa a Pontecagnano, giudicati "fortemente inquinati" per il nono anno consecutivo;
la cattiva depurazione è un'emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto tra l'altro che l'Italia è stata anche condannata a pagare alla UE una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi, finché i siti non saranno messi in regola;
questi soldi sarebbero stati spesi più utilmente per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro;
i dati resi disponibili dall'Arpac relativi ai controlli svolti nel 2017 sulle acque in uscita dagli impianti di depurazione, per quanto ancora in numero troppo esiguo, confermano la cronica criticità della situazione: su un totale di 413 controlli eseguiti in Campania il 41 per cento è risultato "non conforme", con punte di non conformità del 66 per cento per gli impianti della provincia di Salerno e a seguire del 50 per cento per quelli della provincia di Avellino, del 40 per cento per quelli della provincia di Benevento, del 31 per cento per quelli della provincia di Caserta e del 29 per cento per quelli della provincia di Napoli;
Legambiente ricorda che le sorti dei servizi idrici e della depurazione sono una prerogativa degli amministratori comunali campani, che sono titolati a decidere riuniti nell'Ente idrico campano (EIC), organismo fondamentale ma che purtroppo a quasi tre anni dall'istituzione non risulta di fatto ancora operativo;
non si tratta semplicisticamente di realizzare impianti di depurazione o reti fognarie ma che serve un'azione organica e coerente per la realizzazione di "sistemi di depurazione" improntati alla razionalità, alla efficacia ed efficienza, partendo dalla rilevazione dello stato di consistenza e funzionalità delle dotazioni esistenti per passare alla pianificazione e realizzazione di quelle necessarie, sulla base di criteri di priorità e delle migliori pratiche disponibili,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda mettere in campo al riguardo.
(4-00909)
CIRIANI - Al Ministro della difesa - Premesso che
la "Federazione grigioverde Trieste Istria Fiume e Dalmazia" è un'associazione, iscritta nel registro delle persone giuridiche della Prefettura di Trieste, che fin dal 1949 riunisce le associazioni combattentistiche, d'arma e patriottiche;
le finalità del sodalizio si ispirano alla difesa dei valori della libertà e dell'unità nazionale e al sentimento di appartenenza tra gli organismi federati e tra i rispettivi aderenti, militari in congedo o pensionati;
l'attività di queste associazioni, in occasione delle più importanti ricorrenze civili e militari della storia patria, è encomiabile e si svolge anche in collaborazione con i comandi militari territoriali e le istituzioni locali;
considerato che:
la federazione ha presentato istanza di iscrizione nell'albo delle associazioni tra militari in congedo e pensionati di cui all'articolo 937 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 sin dal 2010;
da allora non ha mai ottenuto una risposta nonostante abbia nel frattempo approvato un nuovo statuto, ottenuto la personalità giuridica da parte della Prefettura di Trieste, il riconoscimento di Assoarma come federazione aggregata e il parere favorevole espresso dallo stesso consiglio permanente al Ministero della difesa per il suo inserimento nonché dal prefetto di Trieste con foglio del 23 marzo 2016,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dell'istanza presentata dall'associazione e quale sia il suo intendimento circa il suo accoglimento.
(4-00910)
MANGIALAVORI - Al Ministro della difesa - Premesso che:
nel mese di novembre 2011 è stato bandito il concorso per il reclutamento di 400 ispettori del Corpo forestale dello Stato a distanza di parecchi anni dall'ultima selezione per l'identico profilo e nel mese di luglio 2014 è stata pubblicata la graduatoria dalla quale, oltre ai vincitori, sono risultati idonei 507 aspiranti che hanno concluso positivamente tutte le prove, complessivamente durate 3 anni, con una procedura comprendente una prova preselettiva, una prova di efficienza psico-fisico-attitudinale, una prova scritta ed una prova orale;
nel corso degli anni, il Corpo forestale dello Stato ha sempre assunto tutti gli idonei presenti nelle proprie graduatorie, ma la situazione è cambiata a seguito dell'approvazione, nel corso della XVII Legislatura, del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, che ha disposto lo scioglimento del Corpo e il contestuale assorbimento di questo nell'Arma dei Carabinieri e che, all'art. 18, stabilisce che l'Arma succede al Corpo forestale nella totalità dei rapporti giuridici attivi e passivi, ivi comprese funzioni, compiti e attività;
il decreto non contiene alcuna disposizione transitoria riguardo agli scorrimenti delle graduatorie;
il decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, all'articolo 4 ha introdotto disposizioni urgenti in tema di immissione in servizio di idonei e vincitori di concorsi, nonché di limitazioni a proroghe di contratti e all'uso del lavoro flessibile nel pubblico impiego, disponendo, al comma 3, che per le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, gli enti pubblici non economici e gli enti di ricerca, l'autorizzazione all'avvio di nuove procedure concorsuali, ai sensi dell'articolo 35, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, è subordinata alla verifica: a) dell'avvenuta immissione in servizio, nella stessa amministrazione, di tutti i vincitori collocati nelle proprie graduatorie vigenti di concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato per qualsiasi qualifica, salve comprovate non temporanee necessità organizzative adeguatamente motivate; b) dell'assenza, nella stessa amministrazione, di idonei collocati nelle proprie graduatorie vigenti e approvate a partire dal 1° gennaio 2007, relative alle professionalità necessarie anche secondo un criterio di equivalenza;
il decreto-legge precisa, altresì, che in merito alle categorie interessate al reclutamento, ordinario e speciale, l'esclusione del comparto scuola e di quello delle istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale per i quali trova applicazione la disciplina specifica di settore;
la graduatoria dei 400 ispettori è tuttora vigente e lo sarà fino al 31 dicembre 2018. Ci si aspettava quindi uno scorrimento della graduatoria da parte dell'Arma dei Carabinieri che invece ha emanato due bandi (nel mese di novembre 2016 e nel mese di febbraio 2018) per l'arruolamento, rispettivamente di 546 e 536 marescialli del ruolo ispettori dell'Arma (identico profilo del ruolo ispettore del Corpo forestale), e addirittura il più recente prevede la formazione di 22 vincitori nel ruolo tutela ambientale, agroalimentare e forestale;
se l'Arma dei Carabinieri succede al Corpo forestale dello Stato nella totalità dei rapporti giuridici attivi e passivi, assorbendone anche il personale, dotando del grado di maresciallo i vincitori del concorso per 400 ispettori, non si comprende il motivo per il quale l'Arma medesima non debba succedere al disciolto Corpo anche nello scorrimento della suddetta graduatoria, valida ed efficace fino al 31 dicembre 2018, ai sensi della citata legge n. 125 del 2013 (legge D'Alia) che, in vigore dal 2013, è sicuramente posteriore al codice dell'ordinamento militare in vigore dal 2010 (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66);
giova ricordare che uno degli obiettivi del decreto-legge n. 101 del 2013 era quello consentire lo scorrimento del personale già selezionato evitando così di bandire nuovi concorsi in un'ottica di razionalizzazione dei costi dello Stato;
a riprova di ciò sono da considerare i molteplici scorrimenti effettuati in questi ultimi anni dalle altre forze dell'ordine;
è evidente come anche le altre forze armate e le altre amministrazioni dello Stato abbiano ordinamenti specifici di settore che prevedono un termine breve della vigenza delle graduatorie, eppure soggiacciono allo scorrimento delle stesse pur datate di 6-9 anni;
si chiede di sapere, prima di bandire eventuali nuovi concorsi per profili professionali analoghi, quali provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda adottare per porre rimedio all'incresciosa situazione, considerato che la graduatoria è in scadenza il 31 dicembre 2018.
(4-00911)
MALPEZZI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Premesso che:
il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, recante "Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107", ha apportato significative innovazioni alla struttura e all'organizzazione dell'esame di Stato conclusivo dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado. Le disposizioni, contenute nel Capo III (artt. 12-21), sono entrate in vigore dal 1° settembre 2018, come previsto dall'art. 26, comma 1;
tuttavia, il decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante "Proroga di termini previsti da disposizioni legislative", convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2018, n. 108, ha previsto all'art. 6 il differimento al 1° settembre 2019 dell'entrata in vigore dell'art. 13, comma 2, lettere b) e c), del decreto legislativo n. 62 del 2017, riguardanti i seguenti requisiti di accesso all'esame di Stato per i candidati interni: la partecipazione, durante l'ultimo anno di corso, alle prove a carattere nazionale predisposte dall'INVALSI, volte a verificare i livelli di apprendimento in italiano, matematica e inglese; lo svolgimento delle attività di alternanza scuola lavoro, secondo quanto previsto dall'indirizzo di studio nel secondo biennio e nell'ultimo anno di corso;
è evidente come tale scelta abbia determinato alcune criticità, complicando il complesso lavoro che le scuole sono chiamate a fare nel corso di questi mesi. Se è vero, infatti, che le disposizioni rinviate riguardano l'esame che concluderà il percorso di studi della scuola secondaria nel 2019, è altrettanto vero che l'esame è prima di ogni cosa il frutto del percorso scolastico che lo ha preceduto;
considerato che:
con il decreto legislativo n. 62, sono state introdotte profonde innovazioni normative ed, inoltre, sono state previste scadenze diversificate per dare tempo alle scuole di programmare le tappe organizzative dell'esame che è l'ultimo passaggio di un percorso articolato;
una rilevante novità è stata introdotta dai commi 5 e 6 dell'art. 17. Infatti, fermo restando che le scuole elaborano il loro curricolo e progettano gli interventi didattico-educativi sulla base dei traguardi di apprendimento indicati dai decreti dei Presidenti della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87, n. 88 e n. 89, si prevede l'adozione, con decreto del Ministro, dei quadri di riferimento per la redazione e lo svolgimento delle prove scritte e la definizione delle griglie di valutazione, al fine di uniformare i criteri di valutazione delle commissioni d'esame per l'attribuzione dei punteggi;
in data 4 ottobre, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha inviato una circolare alle scuole recante come oggetto "Esame di Stato conclusivo dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado a.s. 2018/2019 - prime indicazioni operative", con cui sono state fornite specifiche indicazioni operative sulle nuove misure;
come già avvenuto nello scorso anno scolastico per il rinnovato esame di Stato conclusivo del primo ciclo, anche per la nuova "maturità" le scuole e gli studenti devono essere accompagnati lungo tutto il percorso, grazie al coinvolgimento e al contributo dell'amministrazione centrale, degli uffici scolastici regionali e delle scuole polo regionali, già individuate;
la circolare stabilisce che, a partire dal mese di novembre 2018, subito dopo la pubblicazione dei quadri di riferimento e delle griglie di valutazione, dovevano essere previsti: incontri territoriali di informazione e formazione rivolti ai dirigenti scolastici e ai loro collaboratori, accompagnati dalla distribuzione di materiale di supporto, anche in forma multimediale; percorsi formativi di supporto e accompagnamento rivolti ai docenti; specifiche attività di formazione per i presidenti di commissione d'esame;
tuttavia, ad oggi, non sono stati pubblicati i quadri di riferimento e le griglie di valutazione e neppure è stato distribuito il materiale di supporto e accompagnamento rivolto a docenti e dirigenti,
si chiede di sapere:
quando verranno pubblicati i quadri di riferimento e le griglie di valutazione;
se il Ministro in indirizzo non ritenga che ulteriori ritardi possano generare confusione e determinare problemi nella gestione del nuovo esame di Stato.
(4-00912)
DE PETRIS - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Premesso che:
con decreto ministeriale 28 agosto 2018, n. 129, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 novembre 2018, è stato approvato il nuovo regolamento recante istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche ai sensi dell'art. 1, comma 143, della legge 13 luglio 2015, n. 107;
all'art. 39, rubricato "Manutenzione degli edifici scolastici", vengono introdotti ulteriori responsabilità per i dirigenti scolastici, finora di competenza degli enti locali, ossia si dà carico alle scuole, ovvero ai dirigenti scolastici di valutare imminenti pericoli, intervenire con risorse proprie dell'istituto, non solo per interventi di manutenzione ordinaria ma perfino per quella straordinaria, non disponendo però le istituzioni scolastiche di strumenti e competenze tecniche, giuridiche e finanziarie per operazioni di tali dimensioni e tipologia;
per altro verso, nello stesso provvedimento, all'art. 51 riguardante i compiti dei revisori dei conti, al comma 2, lettera b), si prevede che i revisori procedano alla verifica della coerenza nell'impiego delle risorse in funzione degli obiettivi individuati nel piano triennale dell'offerta formativa, nel programma annuale e nelle relative variazioni;
quindi, ad un organismo di controllo contabile si conferiscono poteri di sindacato sulle scelte organizzative e didattiche delle scuole, che sono libere, in forza dell'autonomia loro conferita, di allocare come meglio credono le risorse in relazione al piano dell'offerta formativa, che è elaborato e approvato dagli organi collegiali come massima espressione della libertà didattica e di insegnamento;
considerato che ai commi 1 e 2 dell'articolo 55 del decreto ministeriale si esplicita che le disposizioni vigenti continuano ad applicarsi fino al 31 dicembre 2018 e che le disposizioni del nuovo regolamento si applicano a far data dal 1° gennaio 2019,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non intenda considerare la necessità di avviare gli indispensabili corsi di formazione del personale scolastico come atto preliminare e propedeutico all'applicazione del nuovo regolamento, approvato solo ad un mese dalla scadenza dell'esercizio finanziario 2019;
se non ritenga opportuno differire di un anno l'applicazione del regolamento, anche e soprattutto al fine di consentire la modifica delle norme citate a beneficio della funzionalità delle scuole e della salvaguardia dei poteri di autonomia, nonché di consentire la formazione del personale necessariamente ancora non preparato e formato alle nuove procedure.
(4-00913)
SILERI, MORONESE, DESSI', LEONE, FENU, LANNUTTI, ROMAGNOLI, Marco PELLEGRINI, LOMUTI, PIARULLI, CASTELLONE, Giuseppe PISANI, ROMANO, GALLICCHIO, MOLLAME, DI NICOLA, DI PIAZZA, PUGLIA, ANGRISANI, LANZI, PARAGONE, NATURALE, FLORIDIA, GAUDIANO, GUIDOLIN, PESCO, PIRRO, URRARO - Ai Ministri della salute e dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
l'atto aziendale della fondazione policlinico Tor Vergata, approvato con decreto del commissario ad acta 30 gennaio 2018, n. U00029, pubblicato nel BUR Lazio 1° febbraio 2018, n. 10, supplemento n. 1, sulla base del protocollo d'intesa tra la Regione Lazio e l'università degli studi di Roma "Tor Vergata" per il triennio 2016-2018, sottoscritto in data 24 novembre 2017, in ossequio, tra le altre disposizioni richiamate nel preambolo, a quanto previsto dall'art. 3, comma 2, decreto legislativo n. 517 del 1999 e successive modificazioni, recante la disciplina dei rapporti fra Servizio sanitario nazionale ed università a norma dell'articolo 6 della legge n. 419 del 1998, individua l'unità operativa complessa di Cardiologia quale struttura a direzione universitaria;
tale unità, sin dall'anno 2009, è diretta dal professor Francesco Romeo, professore ordinario di Cardiologia presso la facoltà di Medicina e chirurgia dell'università "Tor Vergata";
a seguito della delibera del consiglio di amministrazione della fondazione del 5 febbraio 2018, in data 12 febbraio 2018 veniva pubblicato l'avviso del direttore generale per l'acquisizione di manifestazione d'interesse finalizzata al conferimento dell'incarico di direzione universitaria dell'unità di cardiologia, al quale rispondeva il professor Romeo;
con deliberazione n. 257 del 20 marzo 2018 della fondazione, ad esito della procedura valutativa, veniva pertanto conferito al professor Romeo l'incarico di direzione universitaria dell'unità stessa a decorrere dal 1° aprile 2018 e fino alla cessazione del rapporto di lavoro, prevista per il 31 ottobre 2020;
con la medesima decorrenza, l'atto di nomina individuava la retribuzione annua correlata all'incarico e disponeva la cessazione di ogni precedente diverso trattamento economico e correlato regime orario, ai sensi dell'art. 2, comma 5, del regolamento per l'affidamento e la valutazione degli incarichi dirigenziali a responsabilità universitaria della fondazione del 9 febbraio 2018, in modo che, anche sotto il profilo economico e di durata, il conferimento dell'incarico si configurava come nuovo incarico e non come mera conferma di quello di direzione della medesima unità già ricoperto dal professor Romeo;
all'interno dell'UOC di cardiologia, dall'agosto 2011 è in servizio il dottor Domenico Sergi, nipote del professor Romeo in quanto figlio della sorella, originariamente chiamato a titolo di sostituzione e, dall'ottobre 2014, strutturato presso la medesima unità col titolo di ricercatore a tempo determinato a seguito della procedura bandita con decreto rettorale n. 1050 del 21 marzo 2013, ai sensi dell'art. 24, comma 3, lettera a), della legge n. 240 del 2010, per il reclutamento di un ricercatore con contratto a tempo determinato, settore concorsuale 06/d1, settore scientifico-disciplinare MED/11 (rif. 1123). Da quanto risulta, anche sulla base delle informazioni riportate sul sito internet della fondazione, il dottor Sergi ha sempre prestato servizio presso l'unità di cardiologia diretta dal professor Romeo, dove risulta tuttora strutturato;
considerato che, sempre per quanto risulta agli interroganti:
la chiamata per la copertura del posto da ricercatore a tempo determinato, di cui è risultato vincitore il dottor Sergi, veniva deliberata dal Dipartimento di biomedicina e prevenzione dell'università di "Tor Vergata" con delibera del consiglio di dipartimento del 4 marzo 2013. Lo stesso Dipartimento era individuato, dal successivo decreto rettorale n. 3471 del 29 ottobre 2013, quale titolare del potere di formulare la proposta di chiamata, "sentito il Dipartimento di Medicina dei Sistemi, prevalente per il settore scientifico-disciplinare MED/11, ai sensi dell'art. 24 della legge n. 240/2010";
tale circostanza costituisce un unicum rispetto alla condizione di altri ricercatori a tempo determinato per il settore scientifico-disciplinare MED/11 del policlinico, chiamati dal Dipartimento di medicina dei sistemi, cui afferisce anche il professor Romeo, e strutturati presso l'unità di cardiologia, a differenza del dottor Sergi, il quale, sebbene sia stato strutturato senza ritardo presso la medesima, risulta chiamato da altro dipartimento e diversamente non avrebbe potuto essere, stante l'incompatibilità per ragioni parentali espressamente stabilita dall'art. 18, comma 1, lett. b), ultimo periodo, e c), della legge n. 240 del 2010 e dallo stesso bando di concorso all'art. 2, n. 3. L'art. 18 della legge citata, comma 1, lett. b), ultimo periodo, dispone che "In ogni caso, ai procedimenti per la chiamata, di cui al presente articolo, non possono partecipare coloro che abbiano un grado di parentela o di affinità, fino al quarto grado compreso, con un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata ovvero con il rettore, il direttore generale o un componente del consiglio di amministrazione dell'ateneo" e la successiva lettera c) prosegue estendendo l'"applicazione dei criteri di cui alla lettera b), ultimo periodo, in relazione al conferimento degli assegni di ricerca di cui all'articolo 22 e alla stipulazione dei contratti di cui all'articolo 24 e di contratti a qualsiasi titolo erogati dall'ateneo";
per quanto attiene, poi, al conferimento dell'incarico di direzione universitaria dell'unità operativa complessa di cardiologia, in relazione all'evoluzione dell'ordinamento universitario e alla riorganizzazione delle attività clinico-sanitarie nel quadro del Servizio sanitario nazionale e nel corrispondente contesto regionale, un ruolo significativo è svolto dalle previsioni degli atti di natura organizzativa e regolamentare della fondazione, tra cui assumono particolare rilievo l'atto aziendale e i relativi regolamenti di attuazione, oltre al piano triennale di prevenzione della corruzione e al codice etico, ivi inclusi quelli di ateneo, in ragione dell'appartenenza alla comunità accademica. Il contenuto di tali atti, tuttavia, non può essere ridotto a mera espressione di autorganizzazione aziendale ovvero disciplina di aspetti squisitamente gestionali quando dovrebbe imprimere, come nel caso di specie, anche un disegno organizzativo volto a conseguire obiettivi di rilevanza pubblicistica, quali, in primo luogo il buon andamento e l'imparzialità dell'azione amministrativa. E neppure può ritenersi che, laddove gli atti di "autonomia" non ne facciano espressa menzione, i loro destinatari non siano comunque tenuti al rispetto delle disposizioni di legge vigenti; queste, infatti, si indirizzano anzitutto alla responsabilità degli interessati, affinché assumano le iniziative atte a rimuovere le situazioni di incompatibilità di diritto e di fatto, oltre che all'amministrazione, che deve attuare forme di regolazione e controllo appropriate, caratterizzate da un approccio concreto e atte a prevenire, come nel caso di specie, il rischio di pressioni, sia dirette che indirette, per la concessione di benefici indebiti di qualsiasi natura in favore di allievi di un docente a scapito di altri, ovvero di soggetti che siano legati a lui da vincoli di parentela e afferenti alla struttura didattica, scientifica o assistenziale alla quale appartenga o ad altre strutture dell'ateneo;
i fatti descritti si inseriscono nel quadro della gestione, quasi decennale, dell'unità operativa complessa di cardiologia da parte del professor Romeo; gli stessi, unitamente ad altre criticità, sono stati oggetto di segnalazioni alla direzione generale da parte del personale medico, mai prese in considerazione e, seppur solo parzialmente, dell'interrogazione al Consiglio regionale del Lazio 1297 del 18 aprile 2016,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto descritto;
se non ritengano che il professor Romeo sia in una condizione di incompatibilità, sia di diritto che di fatto, rispetto all'incarico di direzione ricevuto, in virtù della circostanza che il dottor Sergi è strutturato sin dall'ottobre 2014 nell'unità operativa complessa di cardiologia da lui diretta dall'anno 2009 e, con nuovo incarico, dal 1° aprile 2018;
se, nell'ambito delle proprie competenze di vigilanza, ritengano che le previsioni dell'atto aziendale della fondazione policlinico Tor Vergata e degli atti presupposti, connessi e consequenziali, richiamati nelle procedure per il conferimento degli incarichi, offrano le necessarie e sufficienti garanzie, sul piano preventivo e rimediale, tali da consentire di intervenire efficacemente sulle situazioni di incompatibilità, sia di diritto che di fatto, o di conflitto, anche potenziale, di interessi.
(4-00914)
LANNUTTI, BUCCARELLA, PESCO, DI NICOLA, LOMUTI, LANZI, PARAGONE, MININNO, CROATTI, SILERI, Marco PELLEGRINI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:
il collocamento dei Btp Italia, la cui asta si è chiusa il 21 novembre 2018, è stato raccontato dai mass media come il peggior risultato delle 14 edizioni. Il collocamento del bond governativo con cedola minima garantita presso la clientela retail si è chiuso con un controvalore inferiore a un miliardo di euro, per la precisione 863 milioni di euro. I Bot-people voltano le spalle a un titolo che nelle precedenti 13 edizioni aveva permesso al Tesoro di raccogliere oltre 140 miliardi di euro. Le ultime otto emissioni erano oscillate tra 7,1 e 9,3 miliardi con l'eccezione di quella dell'aprile del 2016 che si fermò a 5,2 miliardi. Numeri che molto difficilmente potranno essere anche solo sfiorati con il nuovo collocamento riservato agli investitori istituzionali. La quota retail nelle ultime emissioni era sempre stata superiore al 50 per cento del totale. Se l'emissione del Btp Italia doveva rappresentare una sorta di test per i prossimi collocamenti di Bot e Btp, le indicazioni non sono certo positive. Il consuntivo del collocamento riservato ai risparmiatori retail è decisamente inferiore alle aspettative degli analisti, che indicavano un quantitativo minimo di almeno 4 miliardi. Un livello analogo a quello del maggio scorso, quando il retail sottoscrisse 4 miliardi e 3,7 miliardi gli istituzionali. Rispetto al precedente, la nuova versione del Btp Italia era più attraente. Intanto la cedola garantita era più elevata, 1,45 per cento rispetto allo 0,40 per cento del maggio scorso (tasso cedolare reale definitivo fissato poi allo 0,55 per cento). Poi la durata. Il nuovo Btp Italia torna alla scadenza originaria di quattro anni rispetto agli otto anni delle ultime emissioni. Recentemente, il responsabile della gestione del debito pubblico del Ministero dell'economia e delle finanze, Davide Iacovoni, ha rilevato che sul lungo periodo "abbiamo visto una riduzione importante della presenza diretta del risparmiatore retail sul debito pubblico", scendendo al minimo storico nel 2017 al 4,8-4,9 per cento. Ma con il recente rialzo dei tassi di interesse "i risparmiatori retail hanno ricominciato a rientrare sui titoli del debito pubblico in modo diretto";
il Tesoro faceva molto affidamento sulla scadenza a quattro anni. "È una scadenza assolutamente consona per il tipo di investitore che vogliamo soddisfare - le parole di Iacovoni pochi giorni prima del lancio dell'emissione - quello individuale, al dettaglio";
la freddezza dei risparmiatori italiani ha diverse ragioni. La principale è la fase di fibrillazione e accentuata volatilità che stanno vivendo i mercati con i titoli di Stato sotto pressione. Poi c'è il riferimento al collocamento di maggio che oggi quota 89 centesimi, dopo aver toccato un minimo di 87 centesimi. È l'edizione del Btp Italia che più di tutte soffre la pressione sui bond governativi italiani. Solo due emissioni quotano sopra la parità, quelle con scadenza aprile e ottobre 2020 rispettivamente a 101,25 e 101,75. Certo non è un buon viatico in vista di un 2019, in cui i Bot-people saranno chiamati a fare la loro parte per sottoscrivere i circa 300 miliardi di debito che il Tesoro dovrà immettere sui mercati;
considerato che:
alcuni giornalisti nel propagandare e trasmettere l'ansia da spread ed il primato dei mercati, di banche e finanza tossica sull'economia reale con uomini e donne trattati come merci residuali, si sono sbizzarriti nelle più svariate interpretazioni sul 'trionfo del populismo': "che starebbe generando stress finanziario per produrre recessione e nuove tensioni sul debito. L'origine del problema è questa caotica campagna elettorale che non finisce mai, perché erode la fiducia. È qui che qualcosa deve cambiare prima che sia tardi. Spetta al governo. E spetta anche a noi italiani smettere lasciarci illudere che l'interesse personale di ciascuno si faccia a spese dello Stato. Cioè di tutti" (su "Il Corriere della Sera", da un articolo di F. Fubini del 20 novembre 2018);
alcuni cittadini hanno segnalato l'ostilità di talune banche nell'eseguire gli ordini di acquisto dei Btp Italia, la cui sintesi è in questo messaggio, del quale sono stati messi al corrente gli interroganti: "Volevo informare su una situazione che deve arrivare a Di Maio e Salvini"- scrive P.R.. Lunedì pomeriggio sono andato in banca per sottoscrivere 20.000 mila euro di BTp Italia. Il direttore mi ha detto che dovevo fare il Mifid e mi ha rimandato al giorno dopo. Quindi martedì sono tornato col sistema che non acquisiva la firma elettronica e mi ha rimandato all'indomani. Di nuovo in banca, al termine di tutte le operazioni il sistema non mi permetteva di comprare più di 8.000 mila euro pur avendo io sul conto più del doppio. Chiedendo spiegazione mi hanno detto che avendo io altri Btp non potevo essere esposto al rischio di comprarne altri. Secondo me le banche stanno impedendo ai cittadini di comprare Btp. Io ho detto loro che avrei fatto formale protesta alla loro direzione centrale ed informato il MEF. Sono andato via arrabbiato ma tanto loro se ne sono sbattuti e stanno comprando solo 8000. Ennesima dimostrazione che siamo prigionieri delle banche. Per favore questa cosa non può finire così. Grazie",
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se gli stessi siano riconducibili a comportamenti isolati, oppure ad una strategia occulta nel sistema bancario, per rendere difficile il collocamento dei titoli di Stato ai risparmiatori;
se fatti salvi gli eventuali consigli, già codificati nei questionari Mifid sulla rischiosità degli investimenti, esistano sistemi operativi in grado di respingere, come nel caso di specie, operazioni che eccedano soglie determinate, coartando così la volontà dei risparmiatori ad acquistare titoli del debito pubblico, certamente meno rischiosi di taluni bond bancari o altri strumenti finanziari consigliati in alternativa al pubblico indistinto, che hanno distrutto i sudati risparmi di decine di migliaia di famiglie;
se il Governo non ritenga opportuno, alla luce di quanto esposto in premessa, attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento, anche al fine di prendere in considerazione ogni eventuale sottovalutazione di significativi profili di accertamento, nonché per fugare qualsiasi ombra nei fatti descritti ed ogni dubbio sul rigoroso rispetto delle vigenti normative a tutela dei diritti dei risparmiatori, a cominciare dal sistema bancario.
(4-00915)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
12ª Commissione permanente(Igiene e sanità):
3-00414, del senatore Laus, sulla cura delle patologie dall'età pediatrica e adolescenziale fino alla maggiore età da parte dell'infermiere pediatrico;
13ª Commissione permanente(Territorio, ambiente, beni ambientali):
3-00410, della senatrice Corrado ed altri, sulla bonifica del SIN Crotone-Cassano-Cerchiara.