Legislatura 14ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 490 del 12/11/2003

Comunicazioni del Governo sull’attentato al contingente militare italiano in Iraq e conseguente discussione

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: "Comunicazioni del Governo sull’attentato al contingente militare italiano in Iraq". (Si leva in piedi e con lui tutta l’Assemblea).

A nome del Senato della Repubblica e mio personale, desidero rinnovare alle Forze armate, in particolare all’Arma dei carabinieri e all’Esercito, così duramente colpiti nell’attacco di stamattina a Nasiriya, il sentimento più profondo della comune partecipazione al dolore delle istituzioni militari, dei congiunti, della Nazione tutta. E ciò vale anche per le vittime civili, di qualunque nazionalità.

Il mantenimento della pace e la lotta al terrorismo sono impegni gravosi che esigono non soltanto il diuturno e costante spirito di sacrificio degli uomini e delle donne presenti sul teatro territoriale, ma anche disponibilità logistiche e di risorse in grado, per quanto possibile, di prevenire e limitare costi e dolori umani.

In questo momento così drammatico, è dovere di tutti gli italiani stringersi con sincera e unanime solidarietà attorno alle Forze armate della Nazione.

È con tale animo che il signor Presidente del Consiglio e il signor Ministro della difesa vorranno accogliere l’espressione di cordoglio del Senato tutto, che trasmetteranno alle Forze armate, unitamente all’augurio più fervido di pronto ristabilimento per i militari feriti. (L’Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Generali applausi).

Ha facoltà di parlare il presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Berlusconi.

BERLUSCONI, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, signori senatori, come ha poco fa ricordato il Presidente, che ringrazio e che ci ha invitati ad esprimere cordoglio alle famiglie delle vittime e ai componenti delle nostre Forze armate, il dolore è in questo momento il sentimento di tutta la Nazione. Un dolore profondo per le vite stroncate dal terrorismo durante una spedizione umanitaria e di libertà, in soccorso al popolo iracheno e in difesa della stabilità e della sicurezza del Medio Oriente.

Ma - dobbiamo dirlo - proviamo anche un sentimento di orgoglio per il coraggio e l’umanità con cui i nostri militari - e in primo luogo l’Arma dei carabinieri - hanno saputo lavorare e lavorano per rendere sopportabile la situazione ai bambini, alle donne, agli anziani, ai deboli che vivono in una regione martoriata per trentaquattro anni da un regime infame e adesso anche dal terrorismo.

La nostra determinazione è la stessa degli italiani in divisa che si sono fatti onore e si fanno onore nella coalizione impegnata a sostenere il cammino dell’Iraq verso la democrazia.

Nessuna intimidazione deve smuoverci dalla volontà di aiutare quel Paese a risorgere e a costruirsi autogoverno, sicurezza e libertà.

Da quando una guerra feroce è stata dichiarata dal fanatismo terrorista all’umanità intera con la strage dell�E1 settembre 2001, questo Governo, forte del voto del Parlamento, ha agito perché l’Italia fosse leale con i suoi storici alleati, sicura di sé e del suo ruolo nel contesto europeo a cui appartiene come Paese fondatore, capace sempre di proporre soluzioni utili ad una coalizione più vasta possibile in favore della democrazia e della libertà.

Abbiamo lavorato per l’unità dell’Occidente contro ogni forma di divisione e di particolarismo, come dimostra anche la sintonia con la recente risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e ci siamo impegnati, senza risparmio di energie e di mezzi, per assicurare sempre che gli obiettivi della nostra missione fossero l’assistenza umanitaria e il mantenimento della pace: due obiettivi per i quali le nostre Forze armate si sono distinte e si distinguono in diversi Paesi del mondo, facendosi onore ormai da molti anni.

Era il nostro dovere, il dovere del nostro Paese, e noi l’abbiamo compiuto.

Era forse inevitabile che la reazione del terrorismo, dopo l’inaudito attacco all’ONU, alla Croce Rossa, alle ambasciate, cercasse di accanirsi anche su quei soldati italiani, amati e rispettati dalla popolazione irachena, che hanno lavorato e lavorano per garantire la rinascita di quel Paese e il varo di un regime di autogoverno rappresentativo di tutte le religioni e di tutte le etnie.

La libertà e l’autogoverno suscitano l’inimicizia assassina dei fanatici. I nostri Carabinieri, i nostri soldati, le famiglie dei caduti e tutti gli italiani sanno bene che l’esemplare comportamento dei nostri soldati si ricollega direttamente alle grandi tradizioni di umanità e di coraggio delle nostre Forze armate.

Se c�Eegrave; un giorno in cui le polemiche dovrebbero tacere, se c�Eegrave; un giorno in cui la totalità dei cittadini deve riconoscersi solidale con chi adempie all’alta missione di difendere i valori della nostra democrazia costituzionale, questo è il giorno, queste sono le ore. (Applausi dai Gruppi FI, UDC, AN e LP e del senatore Carrara).

Mi rivolgo a tutto il Parlamento affinché, a nome di un Paese finalmente unito, venga data oggi una grande prova di maturità democratica e di lealtà verso chi ha perso la vita in difesa dei beni più preziosi dell’umanità: la democrazia, la libertà, la sicurezza e la pace. (Applausi dai Gruppi FI, UDC, AN e LP e del senatore Carrara).

Vi ringrazio. Naturalmente, il ministro della difesa Martino è a vostra disposizione per riferire doverosamente sull’accaduto. (Applausi dai Gruppi FI, UDC, AN, LP e dei senatori Carrara, Mancino, Morando, Baio Dossi e Zavoli).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro della difesa, onorevole Martino.

MARTINO, ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, con l’animo colmo di dolore e di amarezza mi accingo a riferire sulla tragedia che oggi ha colpito il nostro contingente in Iraq.

A nome del Governo, ma credo di poterlo fare anche a nome del Parlamento, molti esponenti del quale me ne hanno reso partecipe nelle convulse ore di questa mattinata, e a nome dell’intero popolo italiano, vogliamo fare sentire la nostra partecipazione ai familiari delle vittime e alle nostre Forze armate tutte.

In questo momento di gravissimo lutto, l’Italia intera vuole rendere onore ed omaggio ai suoi morti nell’esercizio del dovere.

Sentiamo particolarmente vicina anche l’espressione che il Papa ha voluto far giungere al Presidente della Repubblica. Nel messaggio Sua Santità esprime testualmente: "(�E profondo dolore per la notizia del vile attentato dove Carabinieri e Soldati italiani hanno perso la vita nell’adempimento generoso della loro missione di pace" ed esprime "la più ferma condanna per questo nuovo atto di violenza che, aggiungendosi ad altri efferati gesti compiuti in quel tormentato paese, non aiuta la pacificazione e la ripresa", facendo "giungere ai militari e ai civili impegnati nell’arduo compito al servizio di quella popolazione così provata l’espressione della Sua solidarietà".

Ma le espressioni di solidarietà e cordoglio giungono da tutto il mondo. In particolare, ho ricevuto stamani le telefonate personali di tutti i miei colleghi dei Paesi alleati.

Veniamo ora all’esposizione dei fatti così come sono stati ricostruiti sulla base delle informazioni fornite dal Capo di Stato Maggiore della difesa che esercita il comando operativo del Contingente nazionale interforze in Iraq. Mi riservo naturalmente, signor Presidente, di tornare in quest’Aula per riferire più dettagliatamente, quando avremo maggiore contezza degli eventi.

Alle ore 10,45 circa locali, corrispondenti alle ore 8,45 circa in Italia, presso la base "Maestrale" dove ha sede il personale dell’Unità di manovra del Reggimento carabinieri della MSU (Multinational Specialized Unit), un automezzo seguito da un’auto blindata si è avvicinato ad alta velocità all’ingresso della base, facendo fuoco contro i militari della postazione di guardia che hanno risposto al fuoco con le armi in dotazione. L’automezzo proseguiva quindi la corsa e, dopo aver colliso con i dispositivi di protezione, è esploso. L’onda d’urto ha investito in pieno il corpo di guardia e l’edificio retrostante.

Il posizionamento ad opportuna distanza delle difese passive ha impedito all’automezzo di raggiungere il citato edificio, scongiurando danni e perdite ancora più gravi. L’area di interesse, agli effetti dell’esplosione, riguarda spazi ristretti, dell’ordine di una decina di metri dall’ingresso dell’installazione.

Complessivamente nello stabile che ha subìto danni gravissimi erano presenti circa 60 militari, ma non è ancora noto il numero di personale che si trovava all’interno dell’edificio al momento dell’attentato.

Il bilancio, ancora provvisorio, del proditorio attacco terroristico è di gravità estrema. Contiamo al momento le seguenti vittime italiane: 14 militari, di cui 11 Carabinieri e 3 soldati dell’Esercito, ed un civile deceduti. Contiamo anche alcuni feriti gravi e numerosi feriti leggeri. Non abbiamo ancora notizie certe sulle vittime irachene.

Le operazioni di soccorso, immediatamente attivate, per estrarre dall’edificio crollato il personale che risulta disperso sono rese difficoltose dal gran numero di macerie e dagli incendi in atto. Dunque, non è possibile purtroppo escludere la presenza di altre vittime.

Subito dopo l’attacco, l’intera zona è stata cinturata dai Carabinieri della MSU per scongiurare il pericolo di ulteriori possibili attacchi.

Ho dato immediatamente disposizioni perché le risultanze delle prime indagini fossero trasmesse a tutte le autorità e ad ogni organo competente per le conseguenti azioni necessarie ed opportune.

In via di prima approssimazione, sembrerebbe anche possibile ritenere che la matrice di questo attentato possa essere ricondotta ad elementi sunniti della guerriglia irachena, unitamente a componenti estremistiche arabe.

In concreto, però, le evidenze sul territorio e le indicazioni di intelligence autorizzano a ritenere che l’attentato di oggi a Nasiriya sia stato pianificato e realizzato da una cellula di "Feddaiyn Saddam".

Posso dare assicurazione che le disposizioni messe in atto nel teatro iracheno, come negli altri in cui sono impegnate le nostre missioni militari, sono le più efficaci per la tutela e la sicurezza del nostro personale. Al riguardo, sono state messe in atto le disposizioni previste dalla Direttiva operativa nazionale del Comando operativo interforze. In particolare, all’ingresso dell’installazione MSU in Nasiriya erano posti in essere una serie di ostacoli passivi al fine di limitare la velocità dei mezzi in ingresso e convogliarne il movimento ed un presidio armato per la vigilanza dell’installazione.

Ciò non di meno, contro la proditorietà di attacchi suicidi la difesa è sempre estremamente difficile. D'altra parte, mai - come voi sapete - abbiamo sottovalutato il rischio di queste operazioni.

Presso lo Stato maggiore dell'Esercito e il Comando generale dell'Arma dei carabinieri sono stati attivati dei numeri telefonici per fornire informazioni ai familiari dei militari impegnati in Iraq.

La caserma attaccata, base del citato reparto, si trova nel centro abitato di Nasiriya ed era, sotto il passato regime di Saddam Hussein, sede della Camera di commercio cittadina. Il Comando e gran parte del Reggimento MSU sono invece ubicati presso il complesso museale della città.

Il Reggimento MSU, posto alle dirette dipendenze della Brigata interforze italiana, opera fin dallo scorso mese di giugno nell'intera provincia di Dhi Kar, assegnata alla responsabilità nazionale e svolge compiti di raccolta di informazioni, operazioni di intelligence criminale, mantenimento dell'ordine pubblico, monitoraggio dell'assistenza e addestramento della polizia locale.

In particolare, l'Unità di manovra attaccata è il reparto deputato prevalentemente alle attività esterne con riferimento all'opera di ricostituzione della polizia locale e collaborazione con le autorità che sovrintendono alla ricostruzione del Paese.

Ricordo che il contingente nazionale, di circa 2.700 militari, dell'operazione "Antica Babilonia" (nel quadro più generale dell'operazione "Iraqi freedom"), si prefigge di garantire la irrinunciabile cornice di sicurezza all'opera di ricostruzione dell'Iraq. Dal 15 luglio 2003 al contingente è stata affidata l'area di responsabilità di Dhi Kar, con capoluogo a Nasiriya.

L'operazione è stata posta in essere a seguito delle risoluzioni della Camera dei deputati 6-00065 del 15 aprile 2003 e del Senato della Repubblica n. 8 del 15 aprile 2003, di essa ho riferito con le comunicazioni del 14 maggio alle Commissioni congiunte esteri e difesa di Camera e Senato, e la spesa dell'intervento è stata autorizzata con il decreto-legge 10 luglio 2003, n. 165, convertito dalla legge 1 agosto 2003, n. 219.

Fanno parte dell'operazione: per l'Esercito, la Brigata Sassari il cui comando ha sede a circa 15 chilometri dal capoluogo della citata provincia, con unità di supporto per un totale di circa 1.850 militari; per la Marina, l'Unità navale anfibia San Giusto con 500 militari; per l'Aeronautica, circa 200 unità con una componente di elicotteri per la ricerca e il soccorso, presso l'aeroporto di Tallil, a circa 30 chilometri da Nasiriya.

Ricordo, ancora, che l'azione italiana in Iraq è di carattere multidimensionale e coinvolge diversi settori dell'amministrazione, in un contesto integrato e coordinato di mutuo sostegno, sia per assicurare alla popolazione di quella regione gli aiuti necessari, sia per realizzare le opere immediate e urgenti di ripristino della funzionalità delle infrastrutture e di quei servizi che servono a garantire agli iracheni le migliori condizioni di vita possibile.

Oggi la nostra partecipazione alla missione si configura nel solco di quanto richiamato nella risoluzione n. 1511 delle Nazioni Unite, adottata il 16 ottobre scorso, che ha indicato un chiaro percorso politico che mira alla restituzione, al più presto possibile, della piena sovranità, esercizio e responsabilità dei poteri al popolo iracheno.

Ricordo, infatti, che la risoluzione, in considerazione che la sicurezza e la stabilità condizionano il processo di ricostituzione dell'Iraq, ha autorizzato una forza multinazionale, a comando unificato, a prendere tutte le misure necessarie per contribuire al mantenimento della sicurezza e della stabilità.

Il voto all'unanimità, nell'ambito del Consiglio di Sicurezza, nell'approvazione della risoluzione, indica che ormai tutta la Comunità internazionale si riconosce in quel percorso.

Questo è vero, in particolare, anche per l'Unione Europea, nel cui ambito l'Italia, nell'esercizio della sua presidenza semestrale, sta fortemente sostenendo tale indirizzo.

In questo senso, anche da parte degli alleati, giungono utili ipotesi di accelerazione del transito dei poteri al popolo iracheno, in tempi anche più rapidi di quanto inizialmente previsto. Tali ipotesi potranno essere finalizzate da qui alla scadenza del 15 dicembre, individuata dalle Nazioni Unite per la presentazione di piani più dettagliati.

Voglio confermare che l'Italia continuerà ad adoperarsi, con il massimo impegno, per rafforzare il ruolo vitale delle Nazioni Unite in Iraq, includente l'afflusso di aiuti umanitari, la promozione della ricostruzione economica e condizioni di sviluppo sostenibile nel Paese, esercitando ogni possibile sforzo per ristabilire istituzioni nazionali e locali rappresentative del popolo iracheno.

Onorevoli senatrici e onorevoli senatori, il dolore e la rabbia che stiamo provando di fronte al lutto che oggi abbruna la nostra bandiera ci muove alla consapevole determinazione di perseguire con coraggio la nostra missione.

Solo così, e questo è il nostro auspicio, il sacrificio dei nostri uomini non sarà stato vano. Vogliamo continuare a credere nella missione di pace, stabilità e solidarietà per la quale essi sono caduti.

Vorrei concludere richiamando alcune delle parole espresse, oggi, dal Presidente della Repubblica, appena avvertito del proditorio attacco: "Sono militari caduti mentre facevano il loro dovere, per aiutare il popolo iracheno a ritrovare la pace, l'ordine, la sicurezza. I nostri Carabinieri, le nostre Forze Armate sono in Iraq su mandato e per volontà del Parlamento. Tutta l'Italia si stringe attorno a loro e li sostiene in questo momento, in questa dura prova. Parto per gli Stati Uniti con animo profondamente commosso. (�E Ho la coscienza di rappresentare un Paese unito e forte. Continueremo a svolgere, insieme con i nostri alleati e con le Nazioni Unite, il nostro ruolo nella lotta al terrorismo internazionale". (Vivi applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio il signor Ministro e dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.

Onorevoli colleghi, potrà ora prendere la parola un oratore per ciascun Gruppo per non più di cinque minuti. Al Gruppo Misto sono attribuiti complessivamente dieci minuti. Devo pregare i colleghi di rispettare i tempi previsti perché il Governo dovrà riferire alla Camera dei deputati.

È iscritto a parlare il senatore Zavoli. Ne ha facoltà per due minuti e trenta secondi.

*ZAVOLI (Misto). Signor Presidente, pare che un altro Gruppo mi sia venuto in soccorso offrendomi trenta secondi.

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

ZAVOLI (Misto). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, signor vice Presidente del Consiglio, signori del Governo (mi rivolgo ai miei colleghi), lasciate che un novizio dell'Aula senatoriale si prenda questa libertà: adesso non si gridi che l'avevamo detto, che prima o poi sarebbe fatalmente successo, che quei ragazzi non sono stati uccisi dalla guerra, ma da una pace che ripete, a suo modo, gli errori da cui promana, che non sono stati uccisi solo dalla guerriglia irachena, dal fondamentalismo, dal terrorismo, ma anche dalla nostra imprevidenza.

Oggi, distinguere tra le vittime di questa pace, pur essa sconsiderata, vorrebbe dire, tra l'altro, venir meno al rispetto che si deve allo stillicidio di morte che devasta, ogni giorno, il popolo americano, la prima delle vittime, se fosse lecito tenere il conto del loro numero, bandiera per bandiera, ruolo per ruolo.

Daremmo una prova di grande sordità, per non dire di sordidezza umana e politica, di una grave caduta civile ed etica se, al dolore dei familiari delle ultime quattordici vittime, allo strazio per quei bambini, al solenne cordoglio del Parlamento, al severo sgomento di tutta la Nazione e alla solidale ripulsa del consesso internazionale per il terrorismo fanatico e delirante accompagnassimo parole di rivalsa, addirittura di risarcimento, una tentazione moralmente orrenda, non giustificata nemmeno dalle testimonianze quanto meno di avvedutezza che pure vennero anche da questi banchi.

Un grande amico, lo scrittore Giorgio Manganelli, parlò dell’orrore sventurato di ogni morte, ma più di tutte delle morti giovani, quelle che prendono il posto, parrebbe, delle nostre. Bertrand Russell, che aveva a cuore i diritti umani, quelli dei pochi e dei molti, dei ricchi e dei poveri, ma soprattutto dei giovani, disse che "le idee su ciò che è iniquo non camminano sulla scia di sangue dei buoni e dei cattivi, né sui marmi dell’indifferenza, ma lungo i sentieri universali della giustizia e della pietà". Era un laico a parlare, un uomo dei lumi, dubbioso e ragionevole.

Lasciamoci ispirare da quelle lontane virtù. E accettiamo insieme che la politica - quella alta, quella da cui don Milani ci esortava a "uscirne insieme" - si dia il respiro calmo della ragione. La morte dei nostri giovani Carabinieri sia il grido per la pace, oltre che il lamento per la guerra. Uniamoci, oggi, almeno in questo.

"Il sangue dividerà il mondo", disse un apocalittico salmista. Riapriamo i libri, quelli che ogni secolo vengono bruciati, e teniamoci al primo di essi, che dice: "E allora non ci sarà né lamento, né lutto�Equot;. (Applausi dai Gruppi Mar-DL-U, DS-U, FI, AN, UDC, Verdi-U, Misto-Udeur-PE, Misto-SDI e Misto-Com. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Senatore Zavoli, la interrompo qui, perché il tempo a sua disposizione è scaduto.

È iscritto a parlare il senatore Marino. Ne ha facoltà.

MARINO (Misto-Com). Signor Presidente, è con sincero e profondo dolore che, a nome dei Comunisti Italiani, esprimo solidarietà e cordoglio alle famiglie dei caduti, alle Forze armate e all’Arma dei carabinieri. È un giorno di lutto. Il rispetto per i morti ha fatto sì che noi, insieme a tutte le altre forze dell’opposizione, chiedessimo nel più breve tempo un dibattito di politica estera per affrontare le questioni di merito.

Il Presidente del Consiglio ha parlato di lealtà verso gli storici alleati. Credo che la terribile tragedia debba far riflettere. La mia parte politica, sin dal primo momento, ha chiesto di non inviare il contingente�E(Il microfono si spegne automaticamente).

PRESIDENTE. Senatore Marino, mi dispiace, ma capite che i tempi sono contratti e ne avete contezza. Io debbo farli rispettare.

È iscritto a parlare il senatore Malabarba. Ne ha facoltà.

MALABARBA (Misto-RC). Signor Presidente, quella di oggi è una tragedia umana prevedibile, perché le nostre sono truppe di occupazione e quindi bersaglio, ma pur sempre una tragedia che semina lutti in tante famiglie, cui va il nostro più sentito cordoglio.

Rifondazione Comunista si è opposta alla guerra preventiva di Bush e all’invio del contingente italiano in Iraq, del quale chiede il ritiro anche oggi e con più convinzione di ieri. Ma vogliamo affidare ad una discussione specifica in Aula le considerazioni politiche sul fallimento totale dell’impresa americana - che sta alimentando, e non contenendo, il terrorismo - e sul ruolo dell’Italia, la quale, in quanto occupante, mette in pericolo anche le organizzazioni umanitarie non governative che lì operano da tredici anni.

Oggi è il giorno della pietas ed è occasione per tutti noi per riflettere sui valori della pace e del ripudio della guerra, troppo frettolosamente emarginati dalla nascente Costituzione europea. Ma non demordiamo. I Costituenti introdussero il ripudio della guerra in conseguenza del disastro apocalittico del secondo conflitto mondiale, al di là della ragione del contrasto al nazifascismo nel mondo. Mai più guerra. E�Eun imperativo morale. Deve diventare un impegno politico, una strategia affatto diversa dall’attuale. Riflettiamo tutti, Governo e forze di opposizione, se sia proprio mai possibile la guerra giusta e se non vi siano altre armi da usare. È con questo impegno che rinnoviamo la solidarietà e la vicinanza di Rifondazione Comunista alle famiglie delle vittime. (Applausi dai Gruppi Misto-RC, Misto-Com, DS-U e Verdi-U).