Premesso che:
la rete diplomatica italiana si dispiega in tutto il globo con circa 319 uffici, suddivisi fra ambasciate, rappresentanze permanenti, delegazioni diplomatiche speciali, uffici consolari e istituti italiani di cultura;
l'importanza della rete diplomatica e le possibilità che questa offre per le relazioni diplomatiche sono fondamentali per il nostro Paese, oltre che per ogni cittadino italiano all'estero;
considerato che:
a parere degli interroganti, data l'importanza delle strutture che rappresentano il nostro Paese all'estero, si ritiene che queste ultime debbano necessariamente risultare come strutture impeccabili, dal punto di vista sia amministrativo che economico, nonché sempre efficaci nei servizi che offrono ai nostri connazionali fuori patria;
oltre ad ottemperare ad una serie di esigenze che si manifestano per gli italiani residenti all'estero, tali strutture ricoprono anche l'essenziale ruolo di promuovere la cultura e le relazioni economiche e commerciali del nostro Paese: tali compiti si rivelano di enorme importanza in un ambito come quello dei Paesi in forte via di sviluppo, come ad esempio in India, Giappone o Cina;
considerato inoltre che, per quanto risulta agli interroganti:
l'ambasciata italiana a Pechino spende per il canone di locazione dell'intero compound degli uffici circa 2 milioni di euro annui; per di più risulta che in passato sia giunta una proposta di vendita dell'area da parte del Governo cinese, proposta che sarebbe stata rifiutata dal Ministero degli affari esteri italiano;
durante l'anno 2014 sono stati installati dei cannoni anti inquinamento (fog cannon) per l'abbattimento delle polveri sottili presenti nell'aria. Tale impianto però risulterebbe essere di scarsa utilità sia per la sua posizione sia per l'inquinamento acustico che produce rispetto alle strutture limitrofe;
sembra che l'istituto di cultura presente nell'ambasciata, che dovrebbe rendere servizi ed attività al pubblico, come i corsi di lingua, a causa delle disposizioni amministrative della Repubblica popolare cinese non possa svolgere attività lucrative, e perciò pare che le attività svolte al suo interno siano molto limitate;
appare una vistosa discrepanza a livello di diritti per il personale assunto dall'ambasciata; in particolare tale differenza si manifesterebbe fra i contratti a legge locale rispetto a quelli regolati in base alla legge italiana: ciò sembra ripercuotersi in particolare sull'aspetto dell'assistenza sanitaria e sull'assistenza scolastica per i figli degli impiegati, in quanto nella Repubblica popolare cinese non sono ammessi studenti stranieri all'interno del sistema statale, obbligando di conseguenza a doversi rivolgere ad istituti internazionali, il cui costo risulta essere oneroso (oltre i 10.000 euro annui), considerando altresì l'importante calo del potere di acquisto che negli ultimi 5 anni si attesta attorno al 25 per cento;
l'ambasciata risulta aver avuto a disposizione un fondo di circa 60 milioni di euro gestiti dalla sezione della cooperazione allo sviluppo, sezione che risulta essere stata chiusa nell'anno 2012 delegando la gestione di tale fondo al Ministero delle finanze cinese,
si chiede di sapere:
a quanto ammonti l'onere del canone di locazione per l'ambasciata italiana a Pechino e se si sia concretizzata in passato la possibilità di acquistare l'area, con la previsione di ammortizzare il suo costo nel tempo;
quale spesa sia stata affrontata per l'acquisto e l'istallazione dei fog cannon mirati all'abbattimento delle polveri sottili e quali siano le modalità di utilizzo di questi ultimi;
quali attività vengano svolte, e con quale frequenza, all'interno dell'istituto di cultura dell'ambasciata;
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno revisionare le tipologie di contratto per gli impiegati locali, in particolare per quanto riguarda i contratti a legge locale, altresì intervenendo sull'assistenza sanitaria nonché sull'assistenza scolastica per i figli di questi impiegati, che ad oggi risultano essere insufficienti per garantire il diritto allo studio e ad un'educazione dignitosa come previsto dalla nostra Costituzione;
se risulti l'effettiva disponibilità del fondo richiamato a disposizione della sezione per la cooperazione allo sviluppo al momento della chiusura della stessa, ed eventualmente quale destinazione abbia avuto.