PADUA , CANTINI , CIRINNA' , CUCCA , D'ADDA , FERRARA Elena , LAI , LO GIUDICE , MATTESINI , MINEO , MOSCARDELLI , SCALIA , SOLLO , TURANO , VALDINOSI , BIGNAMI , MASTRANGELI , ROMANO , SERRA - Al Ministro della salute. -
Premesso che l'autismo, come definito dalle linee guida nazionali e internazionali, è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita e si configura come una disabilità permanente che accompagna il soggetto nel suo ciclo vitale; si esprime in modo variabile e si caratterizza per un funzionamento mentale atipico tale da richiedere interventi terapeutici e socio-assistenziali particolarmente dedicati;
rilevato che:
già notizie di cronaca del 16 luglio 2014 hanno riferito di maltrattamenti a bambini autistici presso il centro socio educativo riabilitativo (CSER) "Casa di Alice" di Grottammare (Ascoli Piceno), centro istituito nell'anno 1997, in base alle disposizioni della legge regionale 4 giugno 1996, n. 18, recante "Promozione e coordinamento delle politiche di intervento in favore delle persone handicappate", quale "centro semi residenziale per disabili in rete tra i Comuni dell'Ambito Territoriale Sociale 21 e la locale Area Vasta n. 5"; detta vicenda, che ha portato all'arresto di 5 operatori del centro di assistenza, è stata oggetto di un'inchiesta da parte della Procura di Fermo e dei carabinieri di San Benedetto del Tronto;
un altro episodio di maltrattamenti su persone con disturbi dello spettro autistico (DSA) è stato riportato su organi di stampa il 21 novembre; in particolare il riferimento è ad un articolo apparso sul sito web del "Corriere della Sera" (edizione di Bergamo), a firma della giornalista Elvira Serra; in particolare, l'articolo denunciava abusi compiuti nel 2012 su un "ragazzino autistico legato 14 ore al giorno per cinque mesi" nel Reparto B del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell'ospedale di Alzano Lombardo (Bergamo), una sezione del dipartimento di salute mentale dell'azienda ospedaliera "Bolognini" di Seriate (Bergamo);
nell'articolo si legge che: "contro i metodi di assistenza riservati al ragazzino, lo psichiatra Gavino Maieli, che prestava e presta tuttora servizio in quella struttura, ha presentato una denuncia alla Procura di Bergamo" e che "nel resoconto ufficiale fornito dall'azienda ospedaliera sulle contenzioni documentate durante il 2012, emerge che quell'anno sono stati legati 34 pazienti per un totale di 3.872 ore: di queste, quasi il 57 per cento, cioè 2.192 ore, sono state inferte al ragazzino autistico, con una media di circa quattordici ore al giorno. Nella denuncia si contesta anche il fatto che la madre del sedicenne non sempre veniva informata sul trattamento riservato al figlio. In particolare, il 3 agosto 2012 nella cartella clinica venne data l'indicazione di contenere il ragazzino ai quattro arti durante la notte «in via sperimentale» per fare uno «svezzamento» con il permesso e l'autorizzazione della mamma, che sarebbe dovuta essere allontanata dopo che il paziente si fosse addormentato. Questo sarebbe dovuto servire per interrompere il legame simbiotico tra madre e figlio. Eppure la donna, non soltanto non era stata consultata, ma non aveva autorizzato un simile trattamento"; inoltre, il ragazzo autistico sarebbe stato "costretto e lasciato solo chiuso a chiave dentro la sua stanza" la notte del 6 agosto e spesse volte, dal 27 marzo al 22 agosto di quell'anno, "sottoposto a «contenzione notturna» con una fascia addominale e cavigliere per «prevenire» eventuali atti aggressivi verso di sé o verso gli altri";
sempre in merito a tale vicenda, il 22 novembre 2014, in un articolo di Giuliana Ubbiali, nel sito web del "Corriere della Sera", si legge che l'azienda ospedaliera Bolognini di Seriate ha ritenuto doveroso segnalare che "allo stato degli atti non emerga criticità alcuna nella condotta terapeutica dei sanitari che hanno avuto in cura il paziente";
in un precedente articolo del 15 novembre, apparso ancora sul sito web del "Corriere della Sera" e firmato da Luigi Tortora, avente come oggetto lo stato disumano del trattamento di pazienti autistici e con sindrome di Down nel centro per bambini disabili greco di Lechaina, si legge che "a causa della crisi economica che da tempo affligge la Grecia, il Paese non ha i soldi per aumentare il personale e le sei operatrici (due per ogni piano) che lavorano nel centro sono costrette a chiudere i bambini nelle celle di legno per controllarli ed evitare che si facciano male" e che, secondo l'Ombudsman greco, nel centro vi siano "condizioni di vita degradanti, la privazione di cure e di sostegno, l'uso di farmaci sedativi, bambini legati, l'uso di gabbie-letti in legno per i ragazzini con difficoltà di apprendimento, la sorveglianza elettronica", ovvero "una violazione dei diritti umani";
infine, da un articolo di Laura Milano apparso qualche giorno fa sul sito del "Corriere delle Alpi" si apprende che a Feltre (Belluno), un bambino di 8 anni sarebbe stato allontanato dalla lezione di catechismo in quanto la sua forma di autismo lo rende "iperattivo, non riesce a star seduto a lungo, nonostante i richiami della mamma che gli è vicina e gli fa da compagna di banco";
considerato che:
la linea guida n. 21, "Trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e adolescenti", emanata dall'Istituto superiore di Sanità nell'ottobre 2011, nell'analizzare gli interventi terapeutici utilizzati per la fascia di età bambini-adolescenti, indica fra gli interventi più efficaci quelli basati su un approccio educativo-comportamentale; tuttavia, gran parte delle strutture pubbliche e convenzionate non garantiscono un intervento di questo tipo;
bisogna assicurare che le persone autistiche, di ogni età, trovino adeguate cure all'interno di strutture socio-sanitarie attrezzate, al pari delle loro famiglie che devono essere sollevate da un carico psicologico e fisico spesso molto oneroso;
è assolutamente inaccettabile che all'interno di strutture autorizzate all'accoglienza o in strutture pubbliche per l'assistenza sanitaria si perpetrino episodi di violenza e maltrattamenti nei confronti di soggetti affetti da patologie come quella dell'autismo; infatti, dati i particolari momenti di sofferenza che possono vivere tali persone in determinati momenti della propria vita, è indispensabile che in tali strutture il personale sia adeguatamente formato e pronto a gestire situazioni di emergenza o particolarmente gravi;
non va peraltro sottovalutata la necessità di mantenere alta l'attenzione sui problemi relativi ai disturbi dello spettro autistico sia accelerando l'approvazione di strumenti legislativi in materia sia supportando ogni possibile iniziativa, a livello statale e territoriale, in favore delle persone affette da questa grave patologia;
sarebbe anche auspicabile un maggiore coinvolgimento nell'attività di monitoraggio nei centri di cura di famiglie e rappresentanti degli enti locali, onde evitare il più possibile il reiterarsi di analoghi ed incresciosi episodi di coercizione e inciviltà nei confronti di persone che soffrono;
considerato, inoltre, che:
il disegno di legge n. 344 e abbinati, testo unificato in materia di autismo adottato dalla 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato della Repubblica per i disegni di legge n. 344, 359, 1009, 1073, sta per giungere ad approvazione e nella seduta del 2 dicembre 2014 della suddetta commissione è stata fatta formalmente richiesta alla Presidenza del Senato della sede deliberante;
nonostante il clamore e l'indignazione suscitati sul momento e al netto dell'impegno di diretti interessati o di parte della società civile particolarmente sensibile, si rischia che accadimenti del genere vengano dimenticati troppo celermente o che non si prendano adeguate contromisure,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se essi corrispondano al vero;
se ritenga che il trattamento riservato ai pazienti con disturbo dello spettro autistico nell'ospedale di Alzano Lombardo sia coerente con quanto stabilito dalla linea guida n. 21 dell'Istituto superiore di Sanità;
se risulti che il reparto B del servizio psichiatrico di diagnosi e cura del suddetto ospedale sia adeguatamente fornito, in termini di personale e mezzi a disposizione, per affrontare, nel modo migliore, le eventuali problematiche connesse al trattamento di soggetti con disturbi dello spettro autistico;
se non valuti opportuno predisporre adeguate misure per il monitoraggio dei servizi svolti nella presa in carico e nella cura delle persone con DSA, al fine di prevenire il ripetersi di episodi di violenza;
se non ritenga altresì opportuno promuovere specifiche campagne mediatiche volte a sensibilizzare la pubblica opinione sul trattamento delle persone con disturbi dello spettro autistico.
DE PETRIS , AMATI , CIRINNA' , GRANAIOLA - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
negli ultimi anni il Ministero della salute ha iniziato ad affrontare con maggiore impegno la problematica della tutela degli animali e la lotta al randagismo assumendo un concreto ruolo di coordinamento e controllo, in particolare con l'istituzione nel 2010 di un'apposita task force veterinaria, "l'Unità Operativa per la Tutela degli animali d'affezione, la lotta al randagismo, ai canili lager e ai maltrattamenti sugli animali";
l'Unità operativa ha rappresentato una modalità organizzativa innovativa attraverso la quale il Ministero ha iniziato a interagire direttamente con i cittadini ed è divenuto parte attiva per risolvere i problemi e le criticità segnalati anche inviando proprio personale in ogni angolo del Paese;
questo piccolo nucleo operativo, coordinato dalla dottoressa Rosalba Matassa, ha svolto una funzione di raccordo con le istituzioni e il territorio, andando ad incidere in maniera concreta e attiva sul fenomeno del randagismo e sui maltrattamenti animali. Per svolgere i propri compiti la task force ha operato in stretta sinergia con i Nuclei antisofisticazione e sanità dei Carabinieri e con altri organi di Polizia giudiziaria, con tutte le autorità competenti in materia e con le associazioni per la protezione degli animali, creando una rete virtuosa di sinergia e collaborazione;
intensa è stata l'attività volta a risolvere le situazioni critiche segnalate, talvolta cronicizzate da molti anni. In questi anni ha compiuto numerosi interventi sia di tipo ispettivo che di supporto e indirizzo per le altre istituzioni, ha fatto emergere situazioni di illegalità ed esercitato un'azione di repressione dei reati ma soprattutto ha lavorato per risolvere i problemi al fine di garantire il benessere degli animali e l'applicazione delle leggi a loro tutela;
numerosi sono gli esempi di operazioni che l'unità operativa ha portato a termine: sequestro di canili lager (ad esempio Cicerale, Poggio Sannita, Domicella, Trani, Catania); tutela degli equidi (ad esempio maxi operazione di messa in sicurezza di più di 200 equidi maltrattati e ridotti in fin di vita nei comuni di Colleferro, Valmontone, Segni e Paliano); interventi per contrastare il maltrattamento di animali detenuti nei giardini zoologici (ad esempio Zoo di Poppi), in strutture private o allevamenti abusivi (ad esempio Castiglione delle Stiviere, Montopoli Sabino);
ancora più incisiva e capillare è stata l'attività di coordinamento e di supporto tecnico alle autorità regionali, alle ASL, ai Comuni, alle Prefetture attraverso incontri, tavoli di lavoro, stesura di protocolli d'intesa e piani operativi per la prevenzione del randagismo e per il contrasto degli avvelenamenti. A tal proposito è d'obbligo ricordare che nel nostro Paese la legge n. 281 del 1991 e le altre norme vigenti sono ancora troppo spesso disapplicate e che dietro al fenomeno del randagismo non di rado si celano la zoomafia e il business dei canili;
l'Unità operativa, e la sua coordinatrice in particolare che ha svolto il proprio compito con professionalità e grande sensibilità andando oltre quello che è il semplice dovere istituzionale, è divenuta un punto di riferimento importante per le associazioni, per i cittadini e per le autorità del territorio, che hanno in questi anni trovato disponibilità, collaborazione e risposte concrete;
attraverso questa struttura operativa il Ministero della salute, con proprie risorse e praticamente a costo zero, ha fornito un servizio alla collettività e ha dimostrato che lo Stato non è un'entità astratta e lontana dai cittadini e dal territorio;
la problematica del randagismo purtroppo è ancora lontana dall'essere risolta e i reati contro gli animali sono ancora troppo diffusi, pertanto, più volte, anche a seguito di interrogazioni parlamentari, il Ministero della salute ha manifestato l'intenzione di potenziare l'unità operativa e dare alla stessa una maggiore operatività;
invece dal mese di ottobre 2014, a seguito del cambiamento dei direttori generali del Ministero della salute, l'attività di questa struttura operativa è stata rallentata ed è di questi giorni la notizia che la dottoressa Matassa, nonostante il grande impegno profuso in questi anni, non ha più l'incarico di coordinatrice della task force. Inoltre, invece di potenziare e rendere questo nucleo di medici veterinari più operativo attraverso una maggiore autonomia funzionale, l'unità operativa è stata inglobata all'interno dell'ufficio VI della Direzione generale della sanità animale con ovvie conseguenze di aumento della "burocratizzazione" e perdita definitiva dell'operatività e dell'efficacia degli interventi;
purtroppo si sta assistendo a un ritorno al passato e alla delegittimazione e depotenziamento di ciò che funziona e che è utile alla collettività,
quali siano le motivazioni che hanno determinato tali scelte e se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario e opportuno intervenire immediatamente affinché sia riconosciuto il merito e il servizio reso ai cittadini da parte dell'Unità operativa e da chi in questi anni l'ha diretta con ottimi risultati, peraltro senza oneri aggiuntivi per lo Stato, e sia ripristinata e resa ancora più operativa la task force così come auspicano le associazioni e gli innumerevoli cittadini che chiedono il rispetto delle leggi in materia di tutela degli animali.
la legge 14 agosto 1991, n. 281, recante "Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo", ha introdotto nel nostro ordinamento i principi generali in materia di tutela degli animali di affezione e di prevenzione del randagismo;
a distanza di molti anni dall'entrata in vigore, lo spirito della legge è ancora oggi disatteso in numerose regioni: carente è la costruzione di canili sanitari da parte delle amministrazioni locali e la detenzione dei randagi è diventata un vero e proprio business;
negli ultimi anni, il randagismo fuori controllo è in aumento esponenziale, con aggravamento dei costi per i contribuenti, a causa delle mancate sterilizzazioni degli animali vaganti;
il nostro Paese ha ratificato, con la legge 4 novembre 2010, n. 201, la Convenzione di Strasburgo per la protezione degli animali da compagnia del 13 novembre 1987;
nel 2010, il Ministero della salute ha istituito la task force per la "Tutela degli animali d'affezione, la lotta al randagismo e ai maltrattamenti e ai canili-lager ";
quest'ultima avrebbe dovuto rappresentare una modalità organizzativa innovativa di raccordo con le istituzioni ed il territorio per incidere in maniera concreta e attiva sul fenomeno del randagismo e sui maltrattamenti animali;
i compiti della task force vanno dai sopralluoghi ispettivi al monitoraggio e gestione delle segnalazioni di maltrattamento animale ed altro;
oggi, a distanza di 5 anni dall'istituzione della task force, il randagismo è divenuto una vera e propria emergenza, in particolare nel Sud Italia sono stimati in circa 700.000 i cani randagi presenti sul territorio e 750.000 sono i cani in attesa di adozione costretti a vivere in canili;
negli anni, attorno al randagismo si è creato un vero e proprio giro di affari: nonostante la legge n. 281 del 1991 indichi nelle associazioni di protezione animali i soggetti prioritari cui concedere le convenzioni per la gestione dei canili, in tutta Italia sono sorte strutture esclusivamente private, nelle quali gli animali devono fare numero e rimanere il più a lungo possibile: i gestori dei canili percepiscono, infatti, un contributo che va da 2 a 7 euro al giorno per ogni cane, che, moltiplicato per il numero dei cani detenuti, rappresenta un'ingente cifra;
si tratta, tra l'altro, nella maggior parte dei casi, di strutture fatiscenti, dove i cani vivono ammassati in gabbie anguste e in condizioni igienico-sanitarie pessime;
la legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità per il 2015), ha previsto un taglio per gli interventi in materia di animali di affezione e per la prevenzione del randagismo che si riducono da 325.000 euro per l'anno 2014 a 309.000 euro per il 2015 e 310.000 euro per il 2016;
la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità per il 2016), non prevede alcun incremento dello stanziamento per gli interventi in materia di animali di affezione e per la prevenzione del randagismo;
a parere degli interroganti, le risorse stanziate non sono sufficienti per garantire tutte le misure previste dalla legge n. 281, come, ad esempio, l'attuazione da parte dei Comuni di piani di controllo delle nascite, attraverso la sterilizzazione dei randagi, né per rendere effettivamente utile la task force. Inoltre, il degrado in cui versano i canili italiani e il grado di diffusione raggiunto dal randagismo in questi ultimi anni dimostrano che l'unità operativa non ha raggiunto gli obiettivi per i quali è stata istituita, in particolare dal 2013 in poi, anno fino al quale ha raggiunto importanti risultati. Non a caso, a parere degli interroganti, il sito del Ministero della salute riporta che le ultime relazioni sull'attività svolta dalla task force risalgono al 2012-2013;
il 12 gennaio 2015, il Ministro in indirizzo ha rilasciato questa dichiarazione in un'intervista a "la Repubblica": "Smentisco assolutamente che la Task Force abbia interrotto la propria attività. Questa Unità Operativa ha supplito in una fase di emergenza alle carenze di alcune autorità locali, ma occorre in tempi rapidi uscire dalla fase di emergenza e promuovere le capacità delle autorità locali di affrontare e governare il problema";
dalla data delle dichiarazioni, il fenomeno del randagismo si è, invece, ad avviso degli interroganti, ulteriormente aggravato, con il conseguente aumento di maltrattamenti, avvelenamenti, sofferenza per gli animali e di milioni di cittadini indignati,
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se ritenga necessario che vengano resi pubblici gli obiettivi raggiunti e l'attività svolta dalla task force ;
se la task force, dall'anno 2013 ad oggi, abbia effettivamente esercitato un'azione di monitoraggio delle situazioni di criticità presenti sul territorio nazionale concernenti la gestione del fenomeno del randagismo e il maltrattamento degli animali;
se ritenga opportuno continuare a rendere operativa la struttura e con quali strumenti e obiettivi, o se invece, constatata la sua inadeguatezza, non ritenga necessario attivare altre misure maggiormente idonee a combattere il fenomeno del randagismo e ad assicurare la tutela degli animali, così da determinare, tra l'altro, un conseguente risparmio per i cittadini contribuenti.
l'AIRTUM (l'associazione italiana registri tumori) stima in 3 milioni i pazienti affetti da patologie oncologiche in Italia;
nel 2011 l'Istat ha certificato la morte per cancro di 173.636 persone;
il rapporto AIOM 2016 afferma che le guarigioni degli italiani colpiti dal cancro aumentano: oggi il 68 per cento dei cittadini a cui vengono diagnosticati tumori frequenti sconfigge la malattia;
un recente studio presentato dal Censis sostiene che 11 milioni di italiani rinunciano alle cure per l'entità della compartecipazione alla spesa sanitaria con una crescita di 2 milioni rispetto al 2012;
si registrano numerosi casi di ospedali che esauriscono le risorse a loro disposizione per la cura dei tumori e che, pertanto, rifiutano i nuovi pazienti;
l'attuazione del piano oncologico nazionale 2013-2016 è molto parziale, viste le disparità di trattamento dei pazienti nelle diverse Regioni;
secondo la definizione data dal Governo, gli obiettivi più rilevanti del piano consistono, da una parte, nella possibilità di offrire standard diagnostici e terapeutici sempre piu? elevati a tutti i cittadini italiani, riducendo il gap esistente fra le diverse aree del Paese e, dall'altra, nel contenimento della spesa sanitaria grazie ad una sempre maggiore razionalizzazione delle risorse;
non sono noti gli orientamenti del Governo in merito alla definizione del nuovo piano oncologico nazionale né è noto il processo che sarà seguito per la sua redazione;
la difficoltà maggiore risiede nella mancata definizione di obiettivi effettivamente misurabili attraverso indicatori predefiniti oltre all'assenza di sanzioni per i soggetti che non dovessero raggiungerli,
se il Ministro in indirizzo stia lavorando alla definizione del nuovo piano oncologico nazionale;
quale tipo di processo e quale tempistica si seguirà nella redazione del piano e se esista una commissione composta da esperti di massimo livello dedicati a questa tematica;
se la Conferenza Stato-Regioni sia deputata a ratificare le decisioni prese a livello nazionale con il piano;
quali orientamenti intenda seguire per l'identificazione di obiettivi misurabili attraverso indicatori predefiniti da raggiungere a livello regionale, tali da consentire di calcolare con sufficiente verosimiglianza le spese sostenute per conto di altre Regioni.