Premesso che:
si apprende da notizie di stampa ("la Repubblica", del 21 marzo 2016) che il corpo di un orso senza vita è stato trovato il 21 marzo mattina in Val di Non, in Trentino. "Un camionista che transitava sulla strada provinciale che collega Lover e Sporminore lo ha visto, accasciato ai piedi di una recinzione non distante dal ciglio della carreggiata ed ha dato l'allarme alla Forestale. I tecnici e le guardie intervenute sul luogo del ritrovamento, dopo un esame superficiale del corpo, hanno ipotizzato che l'animale possa essere stato vittima di un avvelenamento";
l'esemplare, di grosse dimensioni, con ogni probabilità morto avvelenato nella notte precedente, risulta sconosciuto agli uomini del Corpo forestale dello Stato provinciale, in quanto non era mai stato segnalato come orso confidente, o problematico, o dannoso;
risulta agli interroganti che i residenti della zona avevano avvistato l'orso rinvenuto senza vita nel corso della scorsa estate. Ne consegue che il nuovo orso aveva occupato l'areale dell'orso denominato "M26", avvelenato il 28 marzo 2015 nella stessa zona;
a giudizio degli interroganti e delle associazioni locali è probabile che coloro, che considerano qualsiasi orso fastidioso, abbiano premeditato di eliminare anche quest'ultimo plantigrado con le stesse collaudate modalità, ovvero spargendo esche avvelenate nel periodo in cui l'orso esce dal letargo. È ipotizzabile che il reato sia stato compiuto proprio dalle medesime persone, dato che le indagini compiute dalla Forestale trentina, nel 2015, non hanno portato all'individuazione dei colpevoli della morte dell'esemplare "M26", avvenuta nella medesima zona della bassa Val di Non e nella stessa decade di marzo del 2015;
considerato che, risulta agli interroganti:
la Forestale trentina non avrebbe sinora accertato l'identità di chi ha provocato dolosamente la morte di esemplari ursini, finanche quando, come nel caso della morte dell'esemplare "M11", è riuscita a circoscrivere i sospetti a soli 3 residenti della Val Rendena, senza tuttavia individuare il colpevole; anche nelle province limitrofe sarebbe evidente l'insufficienza dei controlli antibracconaggio, tanto che, specie nel bergamasco, si organizzerebbero incursioni in Trentino per battute di caccia illecite, proprio in virtù della carenza dei controlli;
l'aumento degli atti di bracconaggio sarebbe incentivato anche dalla costante impunità dei colpevoli sia residenti in Trentino, che provenienti dalle zone del bergamasco e del bresciano, nonché dalla facilità tecnica di seguire gli spostamenti degli orsi radiocollarati, anche da parte di malintenzionati;
l'inefficacia delle indagini condotte dalla Forestale trentina è dimostrabile considerando che, poco oltre il decennio successivo all'importazione in Trentino dalla Slovenia di 10 giovani orsi (3 maschi e 7 femmine), nessuno di loro è sopravvissuto, benché la previsione di vita naturale di un orso corrisponda mediamente ai 40 anni;
considerato, inoltre, che:
le femmine d'orso tendono ad esser stanziali e la dispersione riguarda esclusivamente gli esemplari maschi; la popolazione femminile dovrebbe essere almeno doppia rispetto al numero dei maschi al fine di evitare episodi d'aggressione contro i cuccioli; la maturità sessuale è raggiunta a 4 anni e soltanto a 7 anni un'orsa diventa prolifica; le orse femmine generalmente rimangono con la loro madre per allevare il loro primo cucciolo; le orse fertili nei 2 o 3 anni di cure parentali non vanno in estro; la mortalità infantile è alta, specie in caso d'inesperienza materna; la probabilità di sopravvivenza degli orsetti si riduce ulteriormente in mancanza della madre, che può avvenire sia per predazione naturale che per zootraffici illegali;
il "Rapporto orso 2015", pubblicato dal Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento evidenzia un'approssimazione indefinita del numero di orsi censiti, la fallacia delle previsioni demografiche della popolazione ursina in considerazioni delle molteplici variabili e che tutti gli orsi sono fortemente a rischio sia per atti dolosi sia a causa della riduzione dell'areale selvatico essendo le zone antropizzante in costante ampliamento;
gli orsi appartengono alla fauna particolarmente protetta dallo Stato e come tali sono patrimonio indisponibile;
risulta agli interroganti che ad oggi gli orsi morti, accertati, inseriti nel progetto "Life Ursus", progetto di tutela della popolazione di orso bruno del Brenta, sarebbero 19, di cui 10 uccisi dall'uomo e, tra questi, 5 deceduti in operazioni di cattura effettuate dalla Provincia di Trento e dalla Forestale, 17 quelli non rilevati geneticamente, 2 emigrati e 2 ricatturati e costretti a vivere in cattività; ci sono evidenze che mostrerebbero che altri orsi del Trentino rientranti nel progetto "Life Ursus" siano spariti (probabilmente uccisi) con grave danno causato alla biodiversità e al patrimonio indisponibile dello Stato; di tali esemplari, nonostante le reiterate richieste, la provincia di Trento non avrebbe fornito dettagli rilevanti;
l'orsa "KJ2", detta Minnie, è figlia di Joze e di Kirka, orsi della prima generazione tra i reintrodotti. È una madre prolifica, che vive da circa 13 anni, nel medesimo areale, che ora è zona interessata dalla creazione di infrastrutture turistiche; l'orsa KJ2, è considerata autrice di un'aggressione ai danni di Wladimir Molinari, ferito il 10 giugno 2015 mentre correva nel bosco lungo una strada forestale;
considerato altresì che, a giudizio degli interroganti:
come nel caso dell'orsa Daniza, che ferì un cercatore di funghi in Trentino ed è morta durante un tentativo di cattura, non esisterebbero prove evidenti e certificate che il signor Molinari sia stato realmente aggredito nel giugno 2015, in quanto non esisterebbe una perizia medico veterinaria forense sulle presunte lesioni, così come è avvenuto nel caso del presunto aggredito dall'orsa Daniza;
in relazione all'episodio di presunta aggressione del giugno 2015, non è comprensibile come sia possibile stabilire che il protagonista di tale incidente sia proprio l'orsa "KJ2", in quanto sarebbe nota l'esistenza di dichiarazioni non avvalorate da prove effettive; difatti, non è possibile determinare che a compiere questa presunta aggressione sia stata esattamente la suddetta orsa, anche in considerazione del fatto che KJ2 non era dotata di alcun radiocollare e non esistono testimonianze né ulteriori evidenze;
il giorno 15 ottobre 2015 l'orsa "KJ2", accompagnata dai suoi 3 cuccioli, è stata catturata e sottoposta, ad opera della Provincia di Trento, all'applicazione del radiocollare, in prossimità del periodo di letargo;
considerato infine che, a giudizio degli interroganti:
l'ordinanza di cattura e costrizione alla cattività, nel caso dell'orsa denominata Daniza, è stata disposta dal vice presidente della Provincia di Trento, quando il carattere di contingibilità e di urgenza, quindi in tema di pubblica sicurezza, sono materia in capo al questore. Difatti, come si evince dallo statuto della Provincia autonoma di Trento, agli art. 8, 9 e 20, tale competenza non può essere avocata a sé, né dal vice presidente, né dal presidente della Provincia, ma sono competenze che restano in capo allo Stato nella figura del questore;
il Pacobace (Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro-orientali), che viene citato più volte nella premessa della suddetta ordinanza e di altre ordinanze similari, è meramente un atto amministrativo e certamente non sovraordinario di rango e di norma;
in considerazione delle criticità evidenziate e della dubbia legittimità delle ordinanze emesse dalla Provincia autonoma di Trento, andrebbe sospesa l'ordinanza di cattura e costrizione alla cattività dell'orsa KJ2,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga che vada valutata la legittimità delle ordinanze emesse dalla Provincia di Trento in termini di cattura e costrizione in cattività degli orsi e, nel caso siano confermate le criticità evidenziate in premessa, se non consideri che si debba procedere all'immediata sospensione dell'ordinanza in questione;
se sia stata acquisita e verificata la documentazione relativa ai dati raccolti, tramite i radiocollari, sugli spostamenti degli esemplari incriminati e ritenuti responsabili delle aggressioni di cui in premessa, e se la tipologia dei citati radiocollare sia GPS (global positioning system) o semplice VHF (very high frequency);
se sia in possesso delle informazioni relative agli orsi facenti parte del progetto "Life Ursus" trovati morti e mancanti e, in caso affermativo, se non consideri di dover diffondere tali informazioni;
se non consideri anomalo che siano stati considerati problematici e da rimuovere gli orsi che non solo si sono naturalizzati e ben adattati nell'ambiente in cui sono stati deliberatamente reintrodotti dall'uomo e che la maggioranza di tali orsi siano proprio gli esemplari femmina più prolifici.