Commissione parlamentare di inchiesta sull'esposizione a possibili fattori patogeni, con particolare riferimento all'uso dell'uranio impoverito
Martedì 14 dicembre 2010
13
a
Seduta
Presidenza del Presidente
COSTA
Intervengono il Prof. Massimo Federico, professore ordinario di oncologia medica presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, il Prof. Mauro Minelli, specialista in immunologia clinica e allergologia, il Dott. Alessandro Mancuso, ricercatore presso l'ENEA, il Maggiore Carlo Calcagni, il Capo del Dipartimento di Sanità dell'Esercito italiano, Maggiore Generale Francesco Tontoli e il
Capo Dipartimento Immunoematologia del Policlinico Militare, Colonnello Roberto Rossetti.
La seduta inizia alle ore 12.
SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
Il PRESIDENTE avverte che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta odierna. Dispone altresì, ai sensi dell'art. 13, comma 3 del Regolamento interno, l'attivazione del circuito audiovisivo.
Audizione di consulenti: prof. Massimo Federico, prof. Mauro Minelli, dott. Alessandro Mancuso, maggiore Carlo Calcagni.
Il PRESIDENTE, dopo aver rivolto un cordiale saluto agli intervenuti, dà loro la parola, iniziando dal Prof. Federico.
Il prof. FEDERICO, dopo aver ringraziato il Presidente e la Commissione tutta per la fiducia accordatagli designandolo quale consulente, illustra il contenuto della memoria già trasmessa alla Commissione, contenente una ipotesi di ricerca che prende le mosse dalla esperienza della Commissione Mandelli, dal nome del suo illustre presidente, che concluse i propri lavori nel giugno 2002. Come è noto, tale Commissione esaminò le condizioni sanitarie del personale militare che aveva operato nelle missioni di pace in Bosnia e Kosovo, indagando sulle cause dei trentuno tumori riscontrati nei reduci. Il confronto di tale dato con le evidenze epidemiologiche della popolazione, evidenziò che le patologie erano in numero minore di quelle che ci si sarebbe potuto attendere, fatto salvo il caso del Linfoma di Hodgkin, per il quale furono riscontrati otto casi contro i tre attesi, con un aumento del rischio statisticamente significativo. Peraltro, la Commissione Mandelli sostenne che l'indagine non aveva evidenziato alcun caso di contaminazione da uranio impoverito, al quale, pertanto, non poteva essere imputata la causa dell'insorgere delle malattie. Nelle conclusioni, però, la Commissione Mandelli suggerì di monitorare nel tempo la popolazione interessata, in relazione ai periodi di latenza dei tumori, mediamente più lunghi di quello compreso tra il rientro dei reduci e l'insorgere delle patologie.
Partendo da questi presupposti, occorre anche considerare che l'uranio impoverito emette radiazioni poco penetranti e presenta una rilevanza sanitaria nel caso di esposizione interna, attraverso l'inalazione, l'ingestione e l'incorporazione a causa di ferite. Occorre peraltro - come a suo tempo suggerì la Commissione Mandelli - proseguire l'indagine sui possibili effetti dell'uranio impoverito sull'organismo umano, ma al momento non vi sono prove certe del nesso di causalità tra tale materiale e l'insorgere di tumori. A tale proposito, il prof. Federico ricorda che nei lavori pubblicati dalle riviste biomediche più qualificate, con un elevato
impact factor
, non compare alcun cenno a tale questione, anche perchè, in generale, è estremamente difficile stabilire un nesso di causalità tra l'esposizione ad un agente cancerogeno e lo sviluppo della malattia, tanto più che i tumori sono malattie ad eziologia multifattoriale e le esposizioni non possono essere considerate come cause necessarie e sufficienti bensì quali fattori di rischio.
Dopo aver dato conto della complessità del processo di crescita delle cellule neoplastiche, precisando che ogni investigazione sul ruolo dell'uranio impoverito è resa ancora più difficile dal fatto che nella sequenza di sviluppo dei tumori l'ipotetica presenza di tale materiale nei tessuti si riduce progressivamente fino a scomparire, il prof. Federico illustra una proposta di ricerca che dovrebbe fondarsi sull'esame di una coorte che raccolga il personale militare e civile esposto, rapportato ad una analoga coorte di personale militare e civile non esposto, come gruppo di controllo, nonchè all'insieme della popolazione di riferimento. Si potrebbero a tal fine utilizzare i dati forniti dal Ministero della Difesa o dagli Stati Maggiori delle Armi coinvolte nelle missioni, le schede di dimissione ospedaliera, il registro tumori, il registro linfomi ed i dati in possesso dell'Istat.
I tassi di incidenza grezzi per età, sesso e anno di diagnosi saranno calcolati mediante il rapporto fra il numero dei casi di tumore registrati e gli anni-persona di osservazione della popolazione italiana di riferimento. Sulla base dei tassi di incidenza sarà possibile calcolare i tassi attesi sia nel gruppo degli esposti al fattore di rischio uranio impoverito sia nel gruppo dei non esposti, e dal rapporto dei casi osservati e attesi si otterrà il rischio relativo. Il rapporto tra il rischio relativo della coorte degli esposti e quello dei non esposti consentirà di evidenziare la eventuale presenza di eccesso di rischio.
Occorre peraltro considerare che la copertura del registro dei tumori è maggiore al Nord e minore al Sud, mentre i soggetti a rischio si trovano in maggioranza al Sud. Si tratta di un elemento da tenere presente in sede di valutazione dei risultati del progetto nel suo complesso. Il progetto - conclude il prof. Federico - potrebbe essere svolto dal
team
del Centro Oncologico Modenese, uno dei pochi nel quale convivono attività cliniche e attività riferite al registro dei tumori.
Il PRESIDENTE, nel ringraziare il prof. Federico, al quale saranno trasmessi gli atti dei lavori delle Commissioni di inchiesta della XIV e della XV legislatura, cosi come verranno trasmessi agli altri consulenti, ricorda che il 19 gennaio verrà sentito il coordinatore scientifico del Progetto Signum, prof. Amadori, che forse potrà fornire alcuni dati utili anche a suggerire ulteriori spunti di ricerca relativi al progetto prospettato dal prof. Federico.
Il dott. MANCUSO, dopo aver ringraziato il Presidente e la Commissione tutta per la fiducia accordatagli con la designazione quale consulente, riferisce brevemente della sua esperienza di ricerca nel campo della fisica delle alte energie e del plasma e nel campo delle problematiche di utilizzo di metalli ad alto peso atomico. Riservandosi di definire un quadro più dettagliato delle attività che intende svolgere per la Commissione, osserva che, a suo avviso, sarebbe intanto opportuno acquisire quella che è l'esperienza di ricerca e di discussione sulla problematica dell'uranio impoverito, riguardante altri paesi e disporre delle schede di utilizzo degli armamenti all'uranio impoverito che potrebbero essere in possesso dello Stato Maggiore della Difesa nonchè degli Stati Maggiori di altri eserciti.
Prende quindi la parola il prof. MINELLI, il quale, dopo aver ringraziato la Commissione per la fiducia accordatagli con la designazione quale consulente, osserva preliminarmente che il contributo di un immunologo clinico ai lavori della Commissione si giustifica in relazione all'ipotesi di allontanarsi da una logica di indagine fondata sulla ricerca del nesso di causalità diretta tra elementi patogeni e genesi della patologia - che rende tra l'altro più difficile la definizione di azioni risarcitorie - e di rivolgersi invece a considerare la criticità degli effetti derivanti dall'uso militare dell'uranio impoverito. E' noto infatti che quando un proiettile che usa come perforante tale materiale colpisce il bersaglio, si creano elevate temperature e una parte del bersaglio, bruciando, libera ossido di uranio, altamente tossico e, nella misura del 70 per cento si trasforma in un aerosol con presenza di particelle di metalli pesanti di dimensione anche submicromica.
Tali particelle possono essere trasportate anche a grandi distanze dal luogo dell'esplosione e possono altresì deporsi nell'acqua e nel terreno, facendo così ingresso nella catena alimentare. I metalli, inoltre, agiscono sul sistema immunitario, producendo infiammazioni immunomediate che in soggetti giovani sono suscettibili di produrre effetti a cascata sull'intero organismo. Dopo essersi ampiamente soffermato, a titolo esemplificativo, sugli effetti di alterazione del sistema immunitario che possono essere provocati da un metallo come il nikel, il prof. Minelli, nel delineare possibili ipotesi terapeutiche, si richiama alle considerazioni iniziali da lui svolte per sottolineare che la Commissione opera in un ambito in cui l'elemento suscettibile di produrre un danno alla salute non agisce secondo la logica lineare del nesso causa-effetto, ma presuppone un approccio sistemico, così come avviene nel Centro IMID, da lui diretto, che da anni conduce studi delle complesse immunopatie da metalli. A tale proposito, il prof. Minelli fa presente di avere consegnato alla segreteria della Commissione una lettera a lui indirizzata dall'Assessore alla Sanità della regione Puglia, nel quale si comunica la disponibilità della Regione a concorrere all'attivazione, presso l'IMID, di un centro di valutazione diagnostica per i reduci da missioni internazionali di pace, coinvolgendo le università della Puglia in tale progetto. I risultati di questa attività, oltre a perseguire il fondamentale obiettivo di definire efficaci percorsi diagnostici, potrà fornire alla Commissione utili elementi di riflessione per lo svolgimento dei propri lavori. Già è attualmente in cura presso il Centro IMID il maggiore Calcagni ed è auspicabile che presto altri reduci delle missioni possano aggiungersi a lui.
Il PRESIDENTE dà quindi lettura della lettera dell'Assessore della Sanità della regione Puglia, dott. Tommaso Fiore, esprimendo vivo apprezzamento per l'iniziativa, che la Commissione intende seguire attivamente, anche promuovendo un incontro dell'assessorato e degli altri soggetti promotori con l'Ufficio di presidenza della Commissione. Ricorda quindi che il maggiore Calcagni, oggi presente nella sua qualità di consulente, ha fornito un'ampia documentazione relativa alla sua condizione sanitaria. Da tale documentazione risulta evidente la presenza di metalli pesanti nei tessuti, mentre in sede di riconoscimento della causa di servizio, è stata confermata la contaminazione da uranio impoverito. Il maggiore Calcagni è stato a lungo in cura presso il
Breakspere Hospital Medical Group
, un centro di eccellenza inglese collegato ad una struttura analoga a Dallas. La Commissione è interessata a conoscere il parere del prof. Mandelli sui motivi per cui questi centri sono considerati all'avanguardia e, soprattutto se presentano effettive caratteristiche di superiorità rispetto ai centri che operano in Italia.
Il prof. MINELLI dichiara di non aver avuto contatti con il
Breakspere Hospital
, mentre è ha conoscenza dell'attività svolta presso il centro di Dallas, soprattutto per i casi pazienti che, a causa di squilibri del sistema immunitario, presentano numerose intolleranze. A quel che gli risulta, la degenza presso tale centro in relazione a rischi di infiammazione non risulta avere prodotto effetti terapeutici rilevanti.
Il prof. FEDERICO sottolinea che il suo contributo è circoscritto al rapporto tra l'esposizione all'uranio impoverito e lo sviluppo di patologie tumorali, poichè non dispone di competenze sufficienti a commentare i possibili effetti della presenza di metalli pesanti nell'organismo in termini di malattie infiammatorie. Per quel che lo riguarda, nelle biopsie dei tumori eseguite con metodi scientificamente accreditati non sono mai state rilevate tracce di uranio impoverito e la stessa presenza di metalli pesanti in biopsie sottoposte a procedimenti di conservazione potrebbe essere ricondotta anche all'inquinamento ambientale. Al momento quindi, il nesso causale tra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgere di patologie costituisce solo una ipotesi di ricerca. Questo punto deve essere precisato soprattutto al fine di porre un freno ad aspettative che possono insorgere nei soggetti interessati, ma che non sono sostenute da metodi di prova scientificamente validati.
Ad un rilievo del prof. MINELLI, circa la necessità di valutare il profilo mutageno dell'uranio impoverito, il prof. FEDERICO replica osservando che sovente in medicina viene utilizzato per la terapia di alcuni tumori materiale più radioattivo dell'uranio impoverito, senza che si verifichi, nella generalità dei casi, l'insorgere di secondi tumori.
Il dott. MANCUSO osserva a tale proposito che mentre i prodotti traccianti sono studiati per essere metabolizzati rapidamente, i metalli pesanti e l'uranio impoverito possono permanere a lungo nell'organismo. Si pone peraltro il dilemma se sia il metallo a indurre l'alterazione del metabolismo o se quest'ultima renda particolarmente difficile l'elaborazione biochimica dei metalli pesanti.
Il prof. MINELLI fa presente che nella sua esposizione non si è fatto riferimento al metabolismo, ma all'azione dei metalli pesanti ingeriti o inalati come interferenti ambientali suscettibili di alterare il sistema immunitario e di produrre quindi malattie infiammatorie immunomediate. Le alterazioni metaboliche fanno invece riferimento al danno realizzato sui citocromi dai predetti metalli.
La senatrice GRANAIOLA
(PD)
dopo avere ricordato che il fine dell'inchiesta in corso è la tutela della salute del personale militare e di tutti coloro che sono impegnati nelle missioni di pace, si dichiara sorpresa per lo scarso contatto tra le diverse discipline mediche che è emerso dall'odierna audizione. A suo avviso, infatti, la problematica dell'uranio impoverito dovrebbe essere affrontata con un approccio interdisciplinare che riconduca nell'ambito di un percorso unitario le diverse specializzazioni e le diverse ipotesi di lavoro. Circa l'impossibilità di provare scientificamente un nesso causale tra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgere di patologie, come sostenuto dal prof. Federico, fa presente che ben quattro sentenze hanno condannato in primo grado l'amministrazione della Difesa al risarcimento dei danni derivanti dall'esposizione all'uranio impoverito. Occorrerebbe pertanto comprendere meglio su quali basi scientifiche - poichè di certo i magistrati hanno fatto ricorso a perizie - possano poggiare tali pronunce. Chiede inoltre se sono già state definite le modalità di individuazione della coorte dei soggetti che dovrebbe essere presa in considerazione nel progetto di ricerca illustrato da il prof. Federico. Esprime in conclusione apprezzamento per l'iniziativa della regione Puglia illustrata nella lettera dell'Assessore Fiore.
Il senatore AMATO
(PDL)
dopo aver ringraziato gli intervenuti per le ampie relazioni, dichiara di condividere l'appello della senatrice Granaiola circa l'esigenza di creare maggiori sinergie tra diverse specializzazioni mediche, pur rilevando che su alcune valutazioni la comunità scientifica si è pronunciata in modo alquanto omogeneo. Occorre a suo avviso distinguere tra l'affermazione, formulata in sede medica, circa l'inesistenza di un nesso certo di causalità tra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgere di patologie tumorali e il contenuto delle sentenze, senza creare improprie commistioni che rischiano, tra l'altro, di alimentare l'insorgere di false aspettative e di offrire terreno di manovra a interessi, più o meno leciti, che si muovono attorno alla problematica del riconoscimento della causa di servizio e dei relativi indennizzi.
La senatrice FONTANA
(PD)
dopo aver ringraziato gli intervenuti per le interessanti esposizioni, e dopo aver espresso apprezzamento per l'iniziativa del Centro IMID e della regione Puglia, sottolinea l'importanza del richiamo della senatrice Granaiola ad una maggiore integrazione tra i diversi punti di vista presenti nella comunità scientifica. Infatti, se è vero che allo stato non esiste alcuna certezza circa la sussistenza di un nesso causale tra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgere di patologie tumorali, occorre altresì considerare con attenzione quanto ha affermato il prof. Minelli circa i danni alla salute che si producono non secondo la logica lineare della causalità, ma per l'azione indiretta dell'uranio impoverito. Proprio al fine di non far sorgere aspettative che potrebbero essere rapidamente disilluse, il lavoro della Commissione deve orientarsi in base ad una precisa conoscenza delle ipotesi in campo e degli orientamenti che la ricerca potrebbe assumere. Ciò riguarda anche la questione dei vaccini, tema assai rilevante, sul quale vorrebbe conoscere l'opinione dei consulenti.
Il maggiore CALCAGNI, richiamandosi alle affermazioni del prof. Federico e del senatore Amato, sottolinea che la necessità di non creare aspettative scarsamente fondate è legata anche all'esigenza di scoraggiare sul nascere qualsiasi intento di speculare su sventure private. Le vittime del dovere, che egli sente di rappresentare in questa sede, chiedono assistenza e, in generale, l'applicazione d'ufficio dei benefici previsti dalla legge, affinchè vengano ridotti al massimo i margini di discrezionalità dell'amministrazione e siano così scoraggiati gruppi o persone che puntano a trarre vantaggio dal disagio che si viene a creare.
Il senatore CAFORIO
(IdV)
sottolinea la necessità di attenersi ad una linea di rispetto per le sentenze della Magistratura. Infatti, pur comprendendo le argomentazioni relative alla impossibilità di dimostrare la sussistenza di un nesso di causalità tra esposizione all'uranio impoverito e l'insorgere di patologie, ritiene che si debba partire da dati incontrovertibili, come sono le malattie manifestatesi in non pochi soggetti al ritorno da missioni dall'estero, per procedere poi in successive valutazioni e ipotesi di ricerca.
Su proposta del senatore AMATO
(PdL)
la seduta è quindi sospesa.
La seduta sospesa alle ore 13,20 riprende alle ore 13,30.
Replicando alle osservazioni e ai quesiti rivoltigli, il prof. FEDERICO dichiara di concordare con la senatrice Granaiola sulla necessità di evitare contrapposizioni e favorire il massimo di sinergia tra diverse specializzazioni scientifiche. Fa altresì presente che con la sua relazione egli ha inteso fornire uno strumento per valutare le informazioni che la Commissione potrà acquisire. L'
impact factor
, a cui ha fatto riferimento nella sua relazione, costituisce un utile indice della rilevanza attribuita alle conclusioni delle diverse ricerche. Per quanto riguarda l'identificazione della coorte dei soggetti da sottoporre ad indagine, i criteri di estrazione delle persone a rischio dovrebbero essere definiti in accordo con le Forze Armate, e quindi si tratta di un lavoro ancora da intraprendere. Con riferimento alle osservazioni della senatrice Granaiola sulle sentenze, infine, sottolinea che sarebbe bene verificare la appropriatezza dei periti cui hanno fatto ricorso i giudici.
Condivide completamente le osservazioni del senatore Amato e della senatrice Fontana, mentre dichiara di non avere competenze specifiche in materia di vaccini, che, peraltro ritiene un tema importante e meritevole della massima attenzione.
Si dichiara colpito dalle osservazioni del maggiore Calcagni sui rischi di speculazione a danno delle vittime. In effetti, a suo avviso, a queste figure dovrebbe essere dedicata la massima attenzione, allertando tutti gli organi competenti a vigilare e ad assicurare una informazione piena e completa. A tale proposito, con riferimento alle osservazioni del senatore Caforio, ritiene che, al fine di una maggiore tutela dei pazienti, le persone considerate esposte a fattori patogeni dovrebbero poter accedere ad un unico centro dove si concentrano le migliori esperienze e le maggiori competenze.
Secondo il prof. MINELLI è necessario realizzare un discorso interdisciplinare sui temi oggetto dell'odierna indagine. L'immunologo non si occupa direttamente dell'insorgenza dei linfomi, ma può rilevare in modo documentato che cosa avviene per effetto dell'azione critica dell'uranio impoverito. Fa presente alla senatrice Granaiola, che aveva chiesto chiarimenti in tal senso, che il modello pubblicato su
Nature
immunology
nel 2010 fa riferimento ad un modello animale riferito ad una mosca e verificato in relazione allo stress immunitario determinato dalla presenza nel terreno di cadmio, mercurio ed arsenio.
Il PRESIDENTE, dopo aver ribadito il vivo apprezzamento per l'iniziativa del Centro IMID e dell'Assessore alla Sanità della regione Puglia, ricorda che in una prossima seduta verrà ascoltato il prof. Schittulli, oncologo e Presidente Nazionale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, anche egli consulente della Commissione.
Ringrazia quindi gli intervenuti e dichiara conclusa la loro audizione, invitandoli comunque a trattenersi per l'audizione del maggiore generale Tontoli.
Audizione del Capo Dipartimento di Sanità dell'Esercito italiano, maggiore Generale Francesco Tontoli, accompagnato dal Capo Dipartimento Immunoematologia del Policlinico Militare, colonnello Roberto Rossetti.
Il PRESIDENTE dà il benvenuto al maggiore generale Tontoli e al colonnello Rossetti e dà loro la parola.
Il maggiore generale TONTOLI, dopo aver ringraziato il Presidente e la Commissione tutta per l'invito rivoltogli, ricorda preliminarmente che il Dipartimento di Sanità da lui diretto è alle dipendenze del Comando Logistico, con il compito di dare sostegno e collaborazione, per quanto di competenza, a tale struttura e al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.
Passando quindi ad esaminare gli argomenti di discussione a lui sottoposti con una nota predisposta dall'ufficio di segreteria della Commissione, osserva in primo luogo, con riferimento al quesito relativo all'adozione di misure di protezione per i reparti schierati in Kosovo, che le indicazioni formulate per tale teatro operativo nel novembre 1999 sono state seguite nel corso dell'anno 2000 da direttive emanate dai comandi di vertice, mentre le disposizioni sanitarie riguardanti il protocollo degli accertamenti precedenti e successivi all'impiego risalgono al gennaio 2001.
Si è posto poi il problema degli effetti delle nanoparticelle di metalli pesanti prodotte dall'impatto dei proiettili all'uranio impoverito, considerate come causa prevalente di possibile contaminazione. Tale materia è stata affrontata con l'articolo 2, commi 78 e 79 della legge n. 244 del 2007 - legge finanziaria 2008 - e con il successivo regolamento di attuazione - decreto del Presidente della Repubblica n. 37 del 2009 - che hanno disciplinato i termini e le modalità di riconoscimento di particolari infermità da cause di servizio per il personale impiegato all'estero, fornendo altresì una circostanziata definizione delle nanoparticelle di metalli pesanti.
Poichè le Forze Armate italiane non dispongono e non hanno mai fatto uso di munizionamento all'uranio impoverito, non sono state dettate particolari misure per lo stoccaggio e l'immagazzinamento di tale materiale, nè sono stati dati in dotazione dispositivi di protezione individuale. Poichè i quesiti posti riguardano anche depositi di vestiario e di automezzi dove sono stati stoccati materiali non decontaminati provenienti da zone operative, il generale Tontoli fa presente che i mezzi ed i materiali impiegati nei teatri balcanici sono sottoposti in zona di operazioni e prima del rimpatrio a bonifica da parte dei competenti organi della Sanità militare, anche al fine di evitare l'importazione di infezioni zooiatriche.
Il PRESIDENTE chiede se possano essere stati utilizzati proiettili all'uranio impoverito in dotazione ad eserciti di altri paesi nell'ambito di attività svolte presso poligoni di tiro italiani.
Il generale TONTOLI, dopo aver precisato che il terzo reparto dello Stato Maggiore dell'Esercito può fornire su tale punto informazioni più precise, dichiara di non essere a conoscenza di episodi di tale genere e, riprendendo la sua esposizione, ricorda che dispositivi di protezione individuale idonei a fronteggiare minacce RNBC sono in dotazione a tutti i reparti dell'Esercito. Tali dispositivi equipaggiano anche i militari dell'unità specializzata in difesa RNBC - settimo reggimento "Cremona" di Civitavecchia - che precedono ed accompagnano lo schieramento del contingente in operazioni all'estero. A supporto di tali unità operano organismi tecnici che assicurano approfondimenti specialistici di laboratorio ed esprimono eventuali
teams
per la rilevazione ambientale campale: Centro Interforze Studi ed Applicazioni Militari (CISAM) per radiazioni ionizzanti e non ionizzanti; Centro Tecnico Logistico Interforze NBC (CETLI - NBC) per agenti chimici e fisici e Centro Studi e Ricerche di Sanità e Veterinaria (CSRSV) per agenti biologici. Non risultano invece studi specifici sugli effetti derivanti dal maneggio di munizionamento all'uranio impoverito, per i motivi sopra spiegati, né l'amministrazione è al corrente di studi compiuti su tale materia.
Per quello che riguarda il quesito relativo all'esistenza di un elenco dei partecipanti civili e militari alle missioni in Iraq, Bosnia-Herzegovina e Kosovo che abbiano contratto malattie ovvero siano deceduti per cause riconducibili alla contaminazione da uranio impoverito o da altre sostanze tossiche, il generale Tontoli fa presente che esiste un
database
nominativo, nella disponibilità dello Stato Maggiore dell'Esercito, del personale che ha partecipato a missioni internazionali. Inoltre, nel 2006, è stato costituito presso l'Osservatorio Epidemiologico della Difesa un
database
delle patologie neoplastiche che raccoglie i casi diagnosticati nelle Forze Armate. Nell'Esercito, il I reparto del CSRSV dispone dell'elenco dei casi segnalati da diverse strutture sanitarie a partire dal 1991, che raccoglie oltre ai casi riscontrati nei militari in servizio, altre segnalazioni, derivanti da contenziosi medico-legali riferiti a personale già congedato. Lo stesso CSRSV dispone di un
database
per le schede del personale in servizio che si sottopone volontariamente alla sorveglianza prospettica quinquennale ai sensi della legge n. 28 del 2001. L'Esercito non dispone invece di dati derivanti da osservazioni dirette per quel che riguarda l'andamento delle patologie tumorali tra le popolazioni civili in aree dell'Iraq o dei Balcani, successivamente allo svolgimento delle operazioni militari.
Ulteriori quesiti - prosegue il generale Tontoli - hanno ad oggetto quanto riferito nel 2004 dagli onorevoli Pisa ed Angioni circa ipotetiche indicazioni o suggerimenti ai militari in missione, di non avere figli nei tre anni successivi al rientro in Italia. Su questo tema, si esclude che siano state fornite raccomandazioni o indicazioni di tal genere, né il Dipartimento di Sanità è stato interessato per consulenze specifiche o informazioni statistiche riguardanti malformazioni nei bambini nati da genitori che hanno preso parte a missioni di pace e contratto patologie. Non vi sono altresì segnalazioni di contenziosi medico-legali in materia. Inoltre, nell'ambito dei piani di monitoraggio sanitario del personale militare praticati dall'Esercito, non è contemplato alcun intervento sistematico su tali materie, per l'onerosità e la complessità delle analisi genomiche, ritenute peraltro di scarsa predittività. Dati di interesse potranno scaturire dalle risultanze dello studio pilota condotto dal prof. Foresta, nell'ambito del programma per la ricerca sanitaria interforze, in tema di valutazione delle patologie del tratto riproduttivo maschile nei militari impiegati nei teatri operativi.
Passando al tema della profilassi vaccinale, il generale Tontoli ricorda che essa è attualmente regolata dal decreto ministeriale 31 marzo 2003 “Aggiornamento delle schedule vaccinali e delle altre misure di profilassi per il personale militare” e disciplinata sotto il profilo tecnico dalla Direttiva Tecnica applicativa del predetto Decreto emanata dalla Direzione Generale della Sanità Militare nel 2008. I protocolli esecutivi delle vaccinazioni sono di regola oggetto di valutazione da parte del Consiglio Superiore di Sanità prima dell’implementazione delle medesime, e il Dipartimento di Sanità ha fornito ampia informazione sulla direttiva agli operatori sanitari ed assicura consulenza tecnica a richiesta. Attività di formazione periodica e sistematica sono inoltre svolte dal CSRSV e dalla Scuola di Sanità e Veterinaria.
Il personale militare viene sottoposto alle vaccinazioni in ragione dell’impiego, della mansione svolta e delle caratteristiche di prontezza operativa dei reparti in cui presta servizio. Il militare riceve sin dal momento dell’incorporamento una serie di vaccinazioni di base e successivamente in relazione ai predetti fattori condizionanti effettua moduli vaccinali aggiuntivi. Da tale momento il soggetto viene periodicamente sottoposto a richiami.
I preparati vaccinali sono gli stessi utilizzati in ambito civile nazionale e, pertanto, sono registrati nella farmacopea e regolarmente commercializzati; questi vengono somministrati in accordo con le indicazioni tecniche formulate dalle ditte produttrici. I protocolli esecutivi di cui alla Direttiva applicativa tengono conto di tali indicazioni e delle norme nazionali ed internazionali di “buona pratica vaccinale”.
Le direttive in ambito militare prevedono la possibilità di praticare simultaneamente più vaccini, in pieno accordo con quanto previsto in ambito civile, ovvero quando le evidenze escludano rischi ed effetti collaterali indesiderati. La somministrazione simultanea di più vaccini è sicura e non determina “sovraccarico” o “soppressione” del sistema immunitario. Non risultano casi di errata somministrazione di vaccino che abbiano determinato effetti collaterali indesiderati; in ogni caso è possibile far risalire la responsabilità di tali eventuali errori al medico vaccinatore.
Le norme prevedono che prima di ogni vaccinazione debba essere condotta una approfondita anamnesi vaccinale (documentata su scheda personale) e, successivamente, che ogni vaccinazione debba essere trascritta sulla documentazione personale del soggetto con indicazione della denominazione commerciale del vaccino, la ditta produttrice, la serie e lotto di produzione, la data di somministrazione e l’annotazione di eventuali reazioni avverse. Le annotazioni sono effettuate sulla documentazione personale custodita dall’interessato (Documento individuale cartaceo) e sui registri vaccinali presenti nei Centri Vaccinali (Infermerie di Corpo ed altre Strutture Sanitarie Militari).
Il completamento della prevista anagrafe sanitaria elettronica con caricamento dei dati sia in una banca dati centrale, costantemente aggiornata e consultabile perifericamente in Patria e all’estero, sia a livello individuale, sulla Carta Multiservizi della Difesa, assicurerà un sensibile miglioramento della gestione dei dati vaccinali sia in termini di semplicità gestionale sia in termini di abbattimento del rischio di errore.
Con riferimento ai quesiti posti in relazione al progetto Signum, le cui conclusioni verranno presto presentate dal coordinatore del Comitato scientifico, il Dipartimento di Sanità ritiene che il campione di studio considerato sia significativo in termini di potenza statistica e rappresentativo delle diversificate condizioni operative del personale. La lunga durata del progetto appare giustificata dalla complessità delle operazioni di campionamento, analisi, elaborazione ed interpretazione dei dati.
Il generale Tontoli si sofferma infine sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in ambito militare: la relativa disciplina si allinea sostanzialmente alla vigente normativa civile e, come chiarito dall'articolo 246 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, i compiti di valutazione del rischio e di redazione del relativo documento spettano ai datori di lavoro, le cui funzioni fanno capo ai comandanti di reparto e direttori di enti, nonchè anche a figure dirigenziali ed esecutive. Agli Stati Maggiori di Forza Armata è rimessa l'identificazione degli incarichi a cui sono associate le responsabilità e le funzioni del datore di lavoro. Pertanto, il monitoraggio della valutazione dei rischi non rientra nelle attribuzioni del Dipartimento di Sanità né esso ha compiti specifici per quel che riguarda la nomina del medico competente. Peraltro, tramite l'ufficio centrale competente (Comando Logistico - Dipartimento Tecnico - Ufficio anti-infortunistica, Medicina del lavoro, Tutela ambientale e Infrastrutture) l'Esercito assicura la consulenza tecnico scientifica e tecnico normativa ai comandi e alle direzioni che svolgono funzioni di datori di lavoro.
Nel caso specifico dei poligoni di tiro e dei depositi di munizionamento, sarà possibile acquisire l'informazione sulla nomina del medico competente dalle linee di comando sovraordinate agli stessi.
Il colonnello ROSSETTI dopo aver ricordato di aver preso parte a tre missioni nei Balcani ed a una in Iraq come responsabile di ospedale campale, fa presente di avere studiato dal 1996, come ematologo, i possibili danni derivanti da esposizione all'uranio impoverito. A suo avviso, in questo campo, si continua a fare un processo senza che vi sia un delitto. Non esiste infatti letterature scientifica di rilievo che documenti una presenza di uranio impoverito negli organismi dei reduci da missioni internazionali, salvo il caso di militari statunitensi colpiti da fuoco amico e quindi da schegge di proiettili all'uranio impoverito. Peraltro, questi soggetti, sottoposti ad un continuo monitoraggio, non hanno sviluppato patologie oncoematologiche. E' noto, peraltro, che la vicenda dell'uranio impoverito iniziò quando la Commissione Mandelli rilevò un eccesso di Linfoma di Hodgkin nella popolazione considerata. Più tardi, si apprese che nel 2000 un aumento di tale patologia era stato riscontrato anche nella popolazione civile e che la fascia di età più colpita era quella compresa tra i 20 e i 30 anni, ovvero la più rappresentata nelle Forze Armate. Il linfoma di Hodgkin peraltro è un tumore non radio inducibile ed è stato associato con malattie virali, come la mononucleosi.
Rispondendo ad un quesito rivoltogli dalla senatrice GRANAIOLA
(PD)
il prof. FEDERICO si dichiara d'accordo con le osservazioni del colonnello Rossetti.
Il senatore CAFORIO
(IdV)
osserva che la presenza di metalli pesanti nei tessuti può essere messa in relazione con l'uranio impoverito, anche se questo è assente, e il fatto stesso che vi sia stato il riconoscimento di cause di servizio può suggerire che tale materiale abbia prodotto indirettamente i suoi effetti patogeni.
Il colonnello ROSSETTI fa presente che le nanoparticelle - alle quali crede si riferisse il senatore Caforio - sono ancora allo studio, con riferimento allo sviluppo di patologie oncoematologiche. Ci sono ricerche in corso, soprattutto in relazione all'attentato alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001. Peraltro, a causa della sua densità, l'uranio impoverito viene utilizzato anche come stabilizzatore di aerei: tempo fa, su
Nature
un autore si era chiesto cosa sarebbe accaduto nel caso di caduta di un aereo e di nebulizzazione dei metalli in esso presenti. Poco dopo, tale eventualità si verificò effettivamente alla periferia di Amsterdam e per la popolazione residente si concretizzò il rischio di inalare nanoparticelle. La Commissione di studio istituita per valutare le conseguenze sanitarie non trovò però significative incidenze di patologie.
Peraltro, prosegue il colonnello Rossetti, il dato epidemiologico mostra che non c'è un aumentata incidenza di patologie oncoematologiche nei reduci da missioni all'estero, non solo in Italia ma anche in altri paesi. Inoltre, la radioattività dell'uranio impoverito è estremamente bassa e comunque non tale da apparire poter causare danni alla salute.
Il senatore CAFORIO
(IdV)
precisa di non aver parlato di rischi prodotti dalla radioattività, bensì dei problemi derivanti dalla liberazione di nanoparticelle a seguito dalle elevate temperature causate dall'impatto dei proiettili all'uranio impoverito sui bersagli. Nella precedente seduta il capitano Minervini, consulente balistico, ha mostrato fasi ed effetti dell'uranio impoverito al momento dell'impatto sul bersaglio e in relazione alle alte temperature prodotte. Vi sono dunque dei motivi se si parla dei danni alla salute derivanti dalla inalazione o ingestione di nanoparticelle.
Il dott. MANCUSO fa presente che mentre una parte di fusoliera o di ala che cade non si incendia, nel caso delle munizioni perforanti occorre considerare le elevate temperature che si raggiungono quando esse colpiscono il bersaglio, incendiando il particolato e producendo nanoparticelle.
Il prof. MINELLI ritiene che la discussione non dovrebbe solo concentrarsi sugli aspetti oncoematologici ma occuparsi degli effetti che l'uranio impoverito può provocare per azione indiretta, in particolare per le malattie infiammatorie derivanti dalla ingestione o inalazione di nanoparticelle di metalli pesanti.
La sen. GRANAIOLA
(PD)
ritiene che occorra prestare la massima attenzione alle problematiche relative alla presenza di metalli pesanti nelle acque e nel cibo e al loro effetto sulla salute. E' bene che si cominci a parlare di questi temi così come è bene che si parli della questione dei vaccini, sulla quale il generale Tontoli ha fornito un quadro ottimistico, del quale non vi è ragione di dubitare, come però non vi è motivo di dubitare della ben diversa descrizione dei fatti prospettata da genitori che hanno perso i loro figli in circostanze non ancora del tutto appurate.
Dopo che il colonnello ROSSETTI ha precisato che i temi oggetto dell'odierna audizione sono oggetto della più grande attenzione da parte delle autorità sanitarie militari, che operano nel massimo rispetto delle vittime, il PRESIDENTE osserva che il fine ultimo della Commissione è di contribuire ad assicurare che quando i militari italiani si recano in missione all'estero possano operare in condizioni di massima sicurezza, tali da garantire l'assenza o l'eliminazione di fattori di inquinamento o di contaminazione che possano dare luogo a patologie di ogni tipo.
Nell'esprimere apprezzamento per la competenza e l'efficienza di cui hanno dato e danno prova le autorità sanitarie militari, il Presidente ricorda che nel corso dell'inchiesta svolta durante la XV legislatura, i dati relativi ai reduci che avevano contratto malattie erano stati acquisiti ricorrendo all'opera della polizia giudiziaria. Si apprende oggi che per l'Esercito esiste un'anagrafe aggiornata del personale inviato in missione e del personale che ha contratto patologie. Occorrerebbe tuttavia comprendere in quale condizione si trova il personale congedato, per quel che riguarda l'assistenza o il monitoraggio sanitario. Sottolinea quindi l'opportunità di avviare una riflessione anche sugli effetti del gas radon e chiede se la situazione di insoddisfazione che ha portato all'istituzione di una commissione di inchiesta nelle attuali e nelle passate legislature si riscontri anche in altri paesi.
Il generale TONTOLI fa presente che non è facile seguire la situazione sanitaria del personale congedato, salvo nel caso in cui intervengano richieste di risarcimento o di riconoscimento della causa di servizio. Rispondendo ad un quesito rivoltogli dal maggiore CALCAGNI, il generale Tontoli, anche in qualità di componente della Commissione per la verifica delle cause di servizio, fa presente che attualmente quasi tutte le richieste vengono accolte, nel presupposto che la causa di servizio venga riconosciuta a coloro che hanno prestato servizio nei teatri operativi esteri.
Il maggiore CALCAGNI precisa che al colonnello Cappellaro, comandante del Battaglione San Marco, non è stata riconosciuta la causa di servizio, nel maggio di quest'anno, pur in presenza di evidenti dati clinici.
Il generale TONTOLI si riserva di acquisire informazioni su tale caso.
Il PRESIDENTE ricorda che, malgrado le indicazioni date dalla Commissione di inchiesta istituita nella XV legislatura, sull'esigenza di ispirare la normativa ad un principio di precauzione che riconosca automaticamente i benefici previsti per le vittime del dovere a coloro che, essendosi recati in missione all'estero, hanno contratto determinate patologie, la Direzione Generale della Previdenza Militare, come risulta dall'audizione a suo tempo svolta, non ha ad oggi liquidato alcun indennizzo a soggetti ai quali è stata già riconosciuta la causa di servizio. La ragione di tale situazione, che la Commissione ha appreso con un certo sgomento, è da imputare prevalentemente alla farraginosità della norma regolamentare, attuativa dell'articolo 2, commi 78 e 79 della legge finanziaria del 2008. La Commissione ritiene quindi che tale disciplina debba essere modificata al fine di rendere più spedite le procedure e al tempo stesso ha invitato il Direttore Generale della Previdenza Militare a convocare una conferenza dei servizi interessati, al fine di fissare con un protocollo i tempi necessari per pervenire alla liquidazione degli indennizzi. E' urgente rendere più veloce il procedimento, e su questo aspetto è auspicabile anche il concorso, per quanto di competenza del Dipartimento di Sanità dell'Esercito.
Rispondendo ad un quesito del senatore CAFORIO
(IdV)
, il generale TONTOLI fa presente che i militari colpiti da neoplasie maligne accertate sono in tutto 1125, e su questi 334 hanno preso parte a missioni militari all'estero.
Il colonnello ROSSETTI, rispondendo al Presidente, fa presente che in tutti i paesi coinvolti in missioni all'estero si svolge un continuo monitoraggio di tutti i rischi sanitari del personale militare e, in particolare, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna vi è una forte pressione da parte dei media su questi argomenti. Ricorda altresì che nel 1996 non vi erano particolari dispositivi di protezione individuale, anche perchè tra le notizie sulla utilizzazione di proiettili all'uranio impoverito da parte dell'Esercito statunitense e l'adozione di misure di protezione è trascorso un certo periodo di tempo.
Il senatore CAFORIO
(IdV)
chiede come si svolge l'assistenza sanitaria per il personale congedato per causa di servizio. In particolare, chiede quale è il regime dei rimborsi, anche perchè vi sono casi, come quelli del maggiore Calcagni, in cui malgrado gli obblighi di assistenza gravanti sull'amministrazione, gli interessati sono costretti ad indebitarsi per sostenere le spese necessarie alle cure, a causa si inaccettabili inadempienze burocratiche.
Il generale TONTOLI ricorda che in passato i militari di leva erano integralmente a carico della Sanità militare e con la fine del periodo di leva tornavano a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Nel 2000, un decreto dei Ministri della Salute e della Difesa ha individuato le specifiche categorie che hanno diritto all'assistenza da parte dell'amministrazione di provenienza, includendo tutti coloro che hanno contratto malattie per cause di servizio. L'assistenza ai pazienti affetti da neoplasie ancora in servizio può essere trasferita alla sanità civile su base volontaria e ciò avviene anche in relazione alla limitata distribuzione territoriale delle strutture della Sanità militare. Per quanto riguarda le spese non rimborsabili, la Direzione Generale della Sanità Militare ha dettato regole specifiche, ma tale organo segue tutte le malattie contratte per cause di servizio e, su richiesta dell'interessato, rimborsa o anticipa le spese per le cure autorizzate.
Il maggiore CALCAGNI ricorda a tale proposito che, nonostante le limitazioni di spesa apportate con le leggi finanziarie del 2007 e del 2008, per le vittime del dovere che hanno contratto patologie avendo partecipato a missioni all'estero, il legislatore ha confermato l'obbligo delle rispettive amministrazioni di provvedere alle spese di assistenza. Tuttavia, una circolare della Direzione Generale della Sanità Militare del luglio 2009 ha indicato, tra i documenti necessari per autorizzare i rimborsi, l'impegno della ASL ad accollarsi l'80 per cento della spesa. Ciò ha creato gravi problemi. Personalmente, ad oggi non ha ricevuto alcun rimborso, ma, più in generale, ritiene che un tale vincolo abbia vanificato l'obbligo di assistenza previsto per legge.
Il senatore CAFORIO
(IdV)
rappresenta al generale Tontoli l'esigenza di farsi carico di questo problema per alleviare il disagio di persone che hanno sacrificato la salute per il servizio alla collettività nazionale.
Il generale TONTOLI si riserva di affrontare la questione con il Direttore Generale della Sanità Militare.
l PRESIDENTE, nel ringraziare gli intervenuti, sottolinea l'esigenza di prevedere una semplificazione normativa che acceleri l'erogazione degli indennizzi e segnala la necessità che la Direzione Generale della Previdenza militare, oltre a convocare la richiamata conferenza dei servizi, si doti di un ufficio per le relazioni con il pubblico che sappia affrontare con la dovuta disponibilità le esigenze di persone che versano spesso in gravi condizioni fisiche e psicologiche. Dichiara quindi conclusa l'audizione.
La seduta termina quindi alle ore 15,05