a giudizio dell’interrogante, l’attuale Governo nel suo primo anno di vita ha adottato più provvedimenti per la protezione dei risparmiatori e degli investitori e per la trasparenza e pulizia del mercato finanziario di quanto abbia fatto il precedente Governo nell’arco dell’intera XIV Legislatura; basti ricordare il decreto legislativo 29 dicembre 2006, n. 303, ampiamente correttivo della legge 262/2005 sulla tutela del risparmio; il decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 116, che attiva il fondo di garanzia, alimentato dai depositi dormienti, in favore delle vittime delle frodi finanziarie e dei «bondisti» argentini; lo schema di decreto legislativo attualmente all’esame delle competenti Commissioni parlamentari della Camera dei deputati (atto n. 117) istitutivo delle procedure di conciliazione e di arbitrato, del sistema di indennizzo e del fondo di garanzia per i risparmiatori e gli investitori; il disegno di legge in materia di credito al consumo, approvato dal Consiglio dei ministri del 6 luglio 2007; l’articolo 27, comma 3, della citata legge 262/2005 conferiva delega al Governo per redigere, entro il 12 ottobre 2007, uno «statuto dei risparmiatori e degli investitori» secondo insufficienti e generici criteri direttivi. A giudizio dell’interrogante, tale delega voluta per motivi demagogici dalla maggioranza della scorsa Legislatura, risulta comunque largamente assorbita e superata dai sopra ricordati nuovi provvedimenti già adottati o in corso di adozione, si chiede di sapere: se il Governo condivida la suddetta valutazione di inadeguatezza e sopravvenuta obsolescenza dei criteri di delega recati dall’articolo 27, comma 3, della legge 262/2005; in caso affermativo, se guardi eventualmente con favore l’approvazione di una nuova e più aggiornata legge di delega per completare la strumentazione normativa a protezione dei risparmiatori e degli investitori.
l’articolo 29 della legge 28 dicembre 2005, n. 262, per la tutela del risparmio, introduce il nuovo articolo 128-bis del Testo unico bancario, che dispone che le banche e gli intermediari finanziari devono aderire a sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie con i risparmiatori in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi, secondo criteri di svolgimento da determinare con delibera del CICR (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio) su proposta della Banca d’Italia; la suddetta delibera del CICR a diciotto mesi di distanza non è ancora intervenuta, sicché i risparmiatori rimangono in attesa di questo importante strumento di protezione, si chiede di conoscere dal Ministro in indirizzo, nella sua qualità di Presidente del CICR: quando sarà posta all’ordine del giorno la delibera in questione; se non ritenga opportuno anticipare frattanto alle competenti Commissioni parlamentari le linee-guida della delibera.
molti proprietari di abitazione hanno manifestato preoccupazione riguardo ai reali vantaggi derivanti dalla «portabilità dei mutui ipotecari» per l’acquisto della propria casa; dopo il decreto Bersani 7/2007, si è avviato il processo di sostituzione dei vecchi mutui con nuovi; tra gli effetti negativi che possono derivare da tale sostituzione rientra anche l’utilizzazione del beneficio fiscale del 19 per cento degli interessi passivi; coloro che accendono un nuovo mutuo a condizioni più vantaggiose potrebbero incappare nella perdita dei benefici fiscali consistenti nelle detrazioni degli interessi pagati sul mutuo; il decreto Bersani stabilisce che i vantaggi rimangono, ma solo nelle ipotesi di «surrogazione per volontà del debitore»; la variazione potrebbe determinare la decadenza del diritto a detrarre gli interessi passivi ove non siano rimaste invariate le parti contraenti; le istruzioni al modello Unico delle persone fisiche non chiariscono le regole nel caso di cambio della banca, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di intervenire urgentemente al fine di offrire un quadro di certezza alla grande platea delle famiglie mutuatarie, già allarmate dall’aumento dei costi dei mutui a tasso variabile, con una circolare esplicativa che ribadisca quanto riportato al punto 1.2.2 della circolare 95/e del 12 maggio 2000, alla luce delle modifiche intervenute recentemente con il decreto Bersani sulle liberalizzazioni del 2007.
il 17 settembre 2007 l’Agenzia delle entrate ha emesso un comunicato stampa, pubblicato sui quotidiani il 18 settembre 2007 per informare i contribuenti interessati al rimborso IVA auto a seguito della sentenza UE che la scadenza del termine prevista del 20 settembre sarà prorogato al 20 ottobre con un «decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in via di perfezionamento»; tale comunicazione è stata data ai contribuenti solo due giorni prima della scadenza e che al 19 settembre il decreto menzionato non è stato ancora pubblicato; i comunicati stampa non hanno valore di legge e, in mancanza della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del provvedimento al quale fanno riferimento, il contribuente, a fronte di una domanda presentata oltre i termini tuttora previsti (20 settembre) , non può far valere l’affermazione contenuta in un comunicato stampa; l’utilizzo improprio dei comunicati stampa da parte dell’amministrazione finanziaria è sempre più frequente e con apposita risoluzione approvata il 1º agosto 2007 all’unanimità dalla 6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro) del Senato a conclusione dell’esame dell’atto 171 «Relazione della Corte dei Conti concernente l’indagine «Rapporti fisco-contribuenti: stato di attuazione dello statuto del contribuente e dell’obiettivo di ottimizzazione del servizio per i contribuenti utenti»» è stato fortemente stigmatizzato tale comportamento; tale prassi amministrativa crea confusione ed ulteriori incertezze al contribuente, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga doveroso intervenire presso l’Agenzia citata affinché tale pratica non sia più messa in atto e affinché proroghe dei termini siano deliberate in tempi congrui con provvedimenti che diano certezza di diritto ai contribuenti.
la manovra finanziaria per l’anno 2006, come quella per l’anno 2007, ha introdotto la possibilità di destinare, in base alla scelta del contribuente, una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, per finalità di sostegno del volontariato, Onlus, associazioni ambientaliste, associazioni di promozione sociale e di altre fondazioni e associazioni riconosciute; è inaccettabile che a distanza di oltre un anno e mezzo, non si sappia ancora quando le organizzazioni beneficiarie riceveranno le somme loro devolute dai cittadini attraverso questa modalità; ad oggi lo Stato non ha ancora assegnato alle Organizzazioni non governative ed alle Associazioni di volontariato i soldi del 2006. «Chi vuole il carbone, sopporti il fumo», recita un vecchio proverbio africano. In Italia però il fumo dura da oltre un anno e mezzo e il carbone ancora non si vede. Associazioni di volontariato, Ong e Istituti di ricerca in attesa del 5 per mille sono ormai oltre la soglia di sopportazione. Ci sono gli elenchi, basta andare sul sito dell’Agenzia delle entrate, di chi dovrà avere i contributi e anche le preferenze avute. I soldi però ancora non arrivano; il 5 per mille riprende il meccanismo dell’8 per mille. Nell’anno dell’esordio l’hanno scelta sei contribuenti su dieci: in 15.854.201 hanno barrato la casella e scritto il codice fiscale dell’associazione preferita, su un totale di 26.391.936 dichiarazioni. C’è di tutto: dal contribuente solitario che ha destinato il suo 5 per mille all’Istituto per gli incontri culturali mitteleuropei, al record delle 700.000 preferenze per la ricerca sui tumori. I contributi più numerosi (9.418.595) sono andati alle Onlus, prima fra tutte l’Unicef (235.311), seguita dalle Acli (228.829), l’associazione cattolica che con i suoi centri di assistenza fiscale compila ogni anno oltre 1.200.000 dichiarazioni. Molti i nomi noti: Emergency, Medici senza frontiere, Il Filo d’Oro, Fondazione per la sclerosi multipla, ma anche Croce Rossa e le Associazioni Ambientaliste; l’Ufficio dell’Agenzia delle entrate di Roma ha dichiarano che «Il nostro lavoro dovrebbe terminare entro luglio, era il primo anno di applicazione, ci sono da controllare circa 16 milioni di 730 e dieci milioni di modello unico, non è semplice». Finiti i riscontri su autocertificazioni di idoneità e dichiarazioni, il nostro compito termina. Spetta alla Ragioneria dello Stato erogare i contributi». Previsione? «Non prima di settembre...», si chiede di conoscere: i motivi di questo gravissimo ritardo e se verrà rispettata la scadenza di settembre, come annunciato dall’Agenzia delle entrate, per erogare finalmente i contributi agli aventi diritto; se si sia pensato di mettere in atto provvedimenti che in futuro evitino di riproporre una situazione paradossale quale quella cui stiamo assistendo purtroppo oggi.