AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

MERCOLEDI' 8 MAGGIO 2002
49a Seduta

Presidenza del Presidente
PROVERA


Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Antonione.

La seduta inizia alle ore 15,10.


PROCEDURE INFORMATIVE

Indagine conoscitiva sul Patto di stabilità per l'Europa del sud-est: audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri Antonione.

Il presidente PROVERA ringrazia il Sottosegretario per la disponibilità con la quale ha aderito all'invito rivoltogli, e gli dà la parola.

Il sottosegretario ANTONIONE sottolinea come l’Italia abbia un ruolo determinante come paese esposto più di altri ai flussi che non sono solo immigratori ma di criminalità organizzata, di problemi sociali, di sfida allo sviluppo economico e come paese situato in uno spazio, quello dell’Adriatico e del Mediterraneo, che si presta a forme di grande collaborazione ma che rappresenta altresì ancora un teatro di instabilità e di tensione. La percezione che il Sud-Est europeo rappresenti un’area cruciale per la sicurezza, nel suo significato più ampio, giustifica l’impegno che s'intende assicurare per sostenere le iniziative volte a rafforzare la stabilità politico-istituzionale, ed economica dell’area e a favorire lo sviluppo delle condizioni necessarie per un progressivo e rapido avvicinamento dei Paesi di quella regione alle strutture euro-atlantiche. L'obiettivo, che coincide anche con l’interesse nazionale, è di promuovere, in quest’area così come in altre, dei valori fondamentali sui quali è improntato il vivere civile, adoperandosi anche per il rafforzamento delle istituzioni dei paesi interessati che dovranno essere basate sulla legalità e sulla democrazia e promuovere - sia a livello bilaterale che attraverso la nostra attiva partecipazione nelle strutture europee e nei fori internazionali lo sviluppo economico e sociale dei paesi dell’area. E’ in questo contesto che si inserisce la convinta ed attiva partecipazione dell’Italia al Patto di Stabilità. E’ sempre in tale contesto che l’Italia continua a sostenere il fine ultimo del Patto di Stabilità: l’avvicinamento dei paesi della regione all’Unione Europea.
Il Patto di Stabilità, adottato dal Consiglio Europeo di Colonia nel giugno 1999, si pone come strumento per il coordinamento degli interventi della comunità internazionale volti al graduale avvicinamento dei Paesi dell'area del sud est europeo nelle istituzioni euro-atlantiche. Ad esso partecipano i Paesi della regione, dell’UE, del G8, la Turchia, la Svizzera, la Norvegia, le maggiori IFI e le altre Organizzazioni internazionali interessate.
Però registrasi che l’altro obiettivo originario del Patto, quello di rafforzare l’isolamento del regime di Milosevie e dell’avviare il processo democratico nella Repubblica federale di Iugoslavia, è stato già conseguito e che in tutta la regione si stanno raccogliendo incoraggianti frutti in termini di progresso democratico e di evoluzione verso standard sociali più avanzati.
Lungi dall’essersi costituito come un’organizzazione internazionale in senso tecnico o come organismo di gestione, il Patto si configura come una cornice nell’ambito della quale si sviluppa e viene coordinata la strategia della comunità internazionale verso la regione. In tale contesto emerge con evidenza che l’efficacia stessa del Patto dipende in larghissima misura dalla volontà politica e dall’incisività delle iniziative volontariamente intraprese dai partecipanti, dai governi nazionali alle organizzazioni internazionali e non governative. L’azione della comunità internazionale, nel perseguire gli obiettivi ispiratori del Patto, deve basarsi inoltre sull’ascolto attento delle esigenze dei popoli interessati, sull’impegno dei paesi beneficiari nel perseguire l’affermazione dei valori democratici e della convivenza interetnica, sul contatto costante con quelle società civili; gli sviluppi attesi da quei popoli dovranno coniugare la risposta pertinente alle aspettative che emergono dalla società civile in quei paesi con la diffusione dei principi democratici.
Gli obiettivi del Patto sono certamente ambiziosi come forse eccessive sono state, soprattutto nei primi anni di vita del Patto, le aspettative in esso riposte. E’ un dato oggettivo che vi sia stata una divaricazione tra le aspettative dei paesi dell’area e l’esborso finanziario da parte dei maggiori Paesi e delle grandi Istituzioni finanziarie internazionali.
Si tratta oggi di lavorare con convinzione per valorizzare appieno il contributo che il Patto di Stabilità può e deve assicurare alle prospettive di stabilizzazione della regione del sud-est europeo, e di operare con interventi che valorizzino la complementarietà esistente con il Processo di Stabilizzazione ed Associazione avviato dall’Unione Europea nel Vertice di Zagabria del novembre del 2000. Nella convinzione che la cooperazione tra tutti gli attori dell’area costituisca uno strumento cruciale per la realizzazione degli obiettivi che ispirano la sua azione nel sud est europeo, l’Italia intende avvalersi del Patto per promuovere una effettiva, rafforzata collaborazione regionale. Ricorda in tale contesto altri fori che vedono l’Italia in prima linea, quali l’Iniziativa Centro Europea e l’Iniziativa Adriatico-Ionica, di cui l’Italia assumerà a giugno la presidenza.
Dal punto di vista operativo il Patto di Stabilità comprende un “Tavolo Regionale”, presieduto da un Coordinatore Speciale Europeo, l’ex Vice-Cancelliere austriaco Erhard Busek, oggi in visita a Roma, che ho appena incontrato e che sarà ricevuto questo pomeriggio dal Presidente del Consiglio. il Tavolo regionale rappresenta la vera istanza decisionale del Patto, coordina l’azione dei tre tavoli settoriali, e alle sue sedute partecipano i Coordinatori nazionali del Patto (uno per Paese membro).
Il primo tavolo settoriale è dedicato alla democratizzazione ed è presieduto dal greco Rondos. Tra i risultati più importanti finora conseguiti va citata la creazione di un ufficio Ombudsman nella Repubblica Srpska e in Kossovo.
Il secondo tavolo, sulla Ricostruzione, Sviluppo e Cooperazione Economica, è presieduto dall’italiano Saccomanni. Uno dei più importanti risultati raggiunti in questo settore è stata la firma nel giugno del 2001 da parte di Croazia, Bosnia Erzegovina, Macedonia, Iugoslavia, Albania, Bulgaria e Romania di un Memorandum d'intesa per la liberalizzazione del commercio intraregionale e l’abbassamento delle barriere tariffarie. Importante è anche, dal punto di vista dell'Italia, l’iniziativa dell’Investment Compact (un impegno da parte dei Paesi dell’area a migliorare il proprio contesto per favorire investimenti esteri diretti). E’ in corso un’iniziativa dell’Investment Compact, co-presieduto dall’OCSE e, da poche settimane, dall’Austria, per promuovere la creazione di uno Spazio di Investimenti regionali attraverso la firma da parte dei Paesi della regione di un Memorandum d'intesa sulle politiche regionali volte alla promozione degli investimenti privati. Nello stesso senso opera un Business Advisory Council costituito nel 2000 come organo consultivo indipendente formato da rappresentanti della Regione e dei Paesi donatori.
Il terzo tavolo sulla sicurezza è presieduto dal croato Drobnjak. Uno dei temi più importanti che sono stati affrontati riguarda la reintegrazione del personale militare non più inserito nelle Forze Armate nel mercato del lavoro. A questo riguardo il Patto ha sostenuto i Programmi di reintegrazione della NATO e della Banca Mondiale in Romania e Bulgaria.
Nel settore del controllo delle armi va ricordata la istituzione a Zagabria nell’ottobre 2000 di un Regional Arms Control Verification and Implementation Assistance Centre (RACVIAC) che si è mostrato particolarmente utile nello sviluppare competenze civili nel settore del controllo delle armi e nel quale prestano servizio due ufficiali italiani.
Importante è anche l’iniziativa volta a combattere la corruzione ed il crimine organizzato. A questo proposito va ricordata la istituzione di una Iniziativa Anti Corruzione, anch'essa presieduta da un italiano.
Alcune Conferenze di Donatori sono state convocate al fine di stabilire una strategia complessiva di intervento.
La prima “Regional Funding Conference” si è tenuta a Bruxelles nel 2000 ed ha approvato una serie di interventi prioritari per un totale di 2400 milioni di Euro circa, insieme ad una serie di altri progetti a breve e medio termine. Sul piano finanziario, l'Italia è stato il primo donatore bilaterale con circa 150 milioni di Euro.
La “Conferenza dei Donatori per la Iugoslavia” tenutasi nel giugno 2001 a Bruxelles ha approvato un insieme di interventi a favore della Iugoslavia per un totale di 1.495 milioni di Euro circa. In questo caso l'Italia è stata il secondo fra i donatori bilaterali (dopo gli USA), con circa 115 milioni di Euro.
La “Conferenza Regionale” di Bucarest dell’ottobre 2001 ha in seguito definito la strategia complessiva di intervento del Patto nella regione per i prossimi anni. Terminata la fase relativa agli interventi di emergenza i progetti del cosiddetto quick-start package), il Patto è entrato in una nuova fase caratterizzata da un approccio regionale; questo vuol dire che vengono privilegiate iniziative di ricostruzione che interessino una pluralità di Paesi dell’area.
Si tenta inoltre di promuovere un maggior coinvolgimento dei Paesi beneficiari favorendo una loro partecipazione più attiva ed un loro ruolo propositivo.
Le nuove priorità operative per i tre Tavoli di lavoro includono tra l’altro lo sviluppo delle infrastrufture, institution building e la lotta alla corruzione, lo sviluppo delle infrastrutture amministrative, finanziarie, giurisdizionali in grado di consolidare la democrazia e l’economia di mercato.
Facendo seguito alle Conclusioni del Consiglio Affari Generali del novembre 2001, il nuovo Coordinatore Speciale, con un importante contributo propositivo italiano, ha svolto una importante opera di razionalizzazione delle attività promuovendo l’individuazione di sei obiettivi prioritari (nei settori del commercio e investimenti, delle infrastrutture, dei rifugiati, della cooperazione transfrontaliera, delle armi leggere e del crimine organizzato) da conseguire entro la fine dell’anno. Egli ha altresì ridefinito i metodi di lavoro del Patto, in particolare riducendo il numero delle riunioni dei Tavoli e dei Gruppi di Lavoro e favorendo un maggiore coordinamento tra le loro attività e procedure trasparenti e semplificate.
In relazione poi alla necessità di una "greater regional ownership" (cioè ad un maggior coinvolgimento dei Paesi beneficiari) va ricordata la recente istituzione di un Informal Consultative Committee al quale partecipano anche rappresentanti degli Stati della regione. Esso ha lo scopo di assicurare un rafforzato coordinamento tra gli obbiettivi del Patto e quelli del Processo di Associazione e Stabilizzazione dell’Unione Europea.
Come già indicato, l’Italia annette molta importanza al coordinamento del Patto con le altre iniziative regionali operanti nell’area, a cominciare dall’Iniziativa Centro-Europea e dall’Iniziativa Adriatico-Ionica (IAI). Tale azione di coordinamento è ad avviso del Governo necessaria tanto per evitare dispersione di sforzi e duplicazioni di interventi, quanto per valorizzare al meglio le molteplici forme di cooperazione, pur nel rispetto della specifica vocazione delle singole Iniziative regionali.
Per questa ragione il Governo ha accolto con piacere l’iniziativa di Busek di promuovere una prima riunione, lo scorso 23 aprile a Vienna, tra il Patto di Stabilità e l’Iniziativa Centro Europea (InCE), Iniziativa Adriatico Ionica (IAI), South East Cooperative Initiative (SECI),South East European Cooperation Process (SEECP) e Black Sea Economic Co-operation (BSEC). Un rappresentante italiano ha partecipato a tale riunione in vista del turno annuale di Presidenza dell’Iniziativa Adriatico Ionica (IAI).
Nella riunione di Vienna, cui ne seguiranno altre, i rappresentanti delle predette Iniziative Regionali hanno concordato di promuovere un maggior coordinamento, con lo scopo comune di evitare sovrapposizioni di interventi, all’insegna del perseguimento della maggior possibile efficacia.
Ad avviso dell'Italia, il Segretariato Esecutivo dell’INCE potrebbe giocare un ruolo importante in quest’azione di coordinamento fra le varie iniziative regionali.
I Paesi dell’area continuano a vedere nel Patto uno strumento prezioso nella loro marcia di avvicinamento alle strutture euro-atlantiche, come gli è stato confermato anche dal Coordinatore Speciale del Patto Busek.
La stabilizzazione ed il progresso dei Paesi dell’Europa del sud-est corrisponde non solo all’interesse politico dell’Italia - anzitutto sotto il profilo della sicurezza - ma anche al suo interesse economico. Ciò è vero sia in prospettiva che in considerazione dei ritorni che possono derivare al sistema economico dalle molteplici iniziative che rientrano nell’ambito del Patto. Si pensi in particolare agli aspetti commerciali, ambientali e di investimento.
Tutto ciò richiede un consistente impegno, non solo finanziario, ma anche di costante attenzione da parte di tutte le Amministrazioni centrali o locali interessate, da parte del sistema imprenditoriale, del volontariato, in una parola da parte del sistema Paese. Il Ministero degli Esteri ha il compito di coordinare la partecipazione italiana a tutte le iniziative che si sviluppano nell’ambito del Patto e svolge una funzione costante, non solo di informazione, ma soprattutto di stimolo nei confronti di tutti gli attori potenzialmente interessati.
L’organica partecipazione del sistema Italia alle molteplici attività del Patto andrà opportunamente coordinata alla luce delle linee generali e degli indirizzi strategici per l’applicazione della legge n. 84 del 2001 per la ricostruzione dei Balcani, che l’apposito Comitato di Ministri sarà chiamato ad adottare il mese prossimo.

Si apre la discussione.

Il senatore PIANETTA condivide il richiamo effettuato dal Sottosegretario al carattere prioritario che rivestono i Balcani per l'Italia sotto il profilo strategico, specialmente nella prospettiva di un progressivo inserimento dei Paesi dell'area nelle strutture euro-atlantiche. Soltanto seguendo tale percorso potrà ragionevolmente essere prevenuto il ripetersi delle tragedie che hanno attraversato i Balcani negli scorsi anni. Per ciò che attiene al funzionamento del Patto, ricorda come il coordinatore speciale di questo, Verhad Busek, attualmente in visita in Italia, abbia manifestato qualche elemento di insoddisfazione, in particolare segnalando l'eccessiva frammentazione degli interventi a favore dei Paesi dell'area dei Balcani, che mettono capo ad una pluralità di organismi non sempre ben coordinati.
In conclusione, sottolinea l'importanza del ruolo che può giocare l'Italia, anche in qualità di Stato membro dell'Unione europea, nel promuovere un impegno globale per lo sviluppo economico-sociale dei Balcani, che dovrà essere accompagnato ad un'incisiva azione sul versante dei diritti umani e delle istituzioni democratiche.

Il presidente PROVERA sottolinea preliminarmente come sia ampiamente condiviso tra le forze politiche, al di là delle logiche di schieramento, il carattere prioritario dell'impegno per la stabilizzazione dell'Europa sud-orientale ai fini dell'interesse nazionale. Sotto tale riguardo, del resto, la linea dell'attuale Governo è improntata ad un criterio di continuità rispetto agli indirizzi politici delle precedenti compagini governative.
Non va poi dimenticato che il superamento delle attuali tensioni nel quadrante geografico in considerazione risponde agli stessi interessi economici dei Paesi che vi fanno parte e di quelli dell'Unione europea.
In un contesto nel quale permangono tuttora numerosi conflitti, sia in stato di latenza che conclamati, l'approccio che occorre privilegiare è quello dell'integrazione fra gli interventi di promozione dello sviluppo economico-sociale e quelli sul versante dei diritti umani e del consolidamento delle istituzioni democratiche.
Domanda poi al Sottosegretario quali iniziative si intendano porre in essere per rendere più efficace il complesso apparato che è attualmente preposto alla realizzazione degli interventi a favore dei Paesi dell'Europa sud-orientale, cominciando con il superamento delle ricorrenti sovrapposizioni di competenze.
Un secondo ordine di problemi è quello che attiene al controllo dei flussi migratori. Al riguardo, ricorda come, in occasione di una recente missione in Albania della Commissione esteri del Senato, sia emersa la difficoltà per le autorità di quel Paese di far fronte al traffico di clandestini provenienti dalle frontiere orientali, stante la riluttanza dei Paesi di origine ad accogliere i loro cittadini quando questi vengono intercettati; una tale scarsa collaborazione, in particolare, sarebbe riscontrabile nell'atteggiamento della Grecia.
Passa quindi a considerare la situazione esistente in Iugoslavia, Paese nel quale, superata la tragica fase bellica ed espletati i primi interventi d'emergenza, appare ormai giunto il momento di un primo concreto riconoscimento dei progressi compiuti nello sviluppo delle istituzioni democratiche, quale potrebbe essere rappresentato dall'ammissione nel Consiglio d'Europa, in vista di una completa integrazione della Iugoslavia nella comunità internazionale. L'opportunità di un primo segnale di incoraggiamento appare del resto evidente, se si considera che analogo passo è già stato compiuto a favore di un Paese come la Bosnia-Erzegovina, che pure presenta situazioni quanto meno problematiche sul versante dei diritti umani e delle istituzioni democratiche.
Vi è poi il problema degli affidamenti che sono stati concessi a numerosi Paesi dell'Europa orientale circa la possibilità di un loro ingresso a pieno titolo nell'Unione europea. Al riguardo, è lecito il dubbio che si sia talvolta agito con una certa superficialità, considerata la portata degli impegni finanziari che sarebbero destinati ad essere assunti in relazione ai programmati allargamenti. In considerazione di ciò, sarebbe quanto meno necessario definire un meccanismo di scaglionamento delle nuove adesioni all'Unione europea.
In conclusione, richiama l'attenzione sull'importanza del cosiddetto corridoio energetico quale strumento di promozione dello sviluppo nei Balcani, ma anche come accorgimento per una opportuna diversificazione delle fonti di approvvigionamento dell'Italia.

Il senatore PELLICINI dichiara innanzitutto di concordare con il presidente Provera sull'opportunità di avviare un graduale superamento delle attuali condizioni di isolamento nelle quali si trova la Serbia. L'Italia è chiamata a svolgere un ruolo di primaria importanza per ciò che attiene alla stabilizzazione e allo sviluppo socio-economico nell'area dei Balcani. In vista di ciò, è però essenziale evitare che essa sia chiamata a sopportare, per ragioni di contiguità geografica, il peso esclusivo, o comunque prevalente, degli attuali squilibri, particolarmente sotto il profilo della gestione dei flussi migratori. In altri termini, occorre dissipare la sensazione che il Governo italiano non possa talvolta contare sulla necessaria solidarietà dei Paesi alleati, o addirittura si trovi ad essere messo di fronte al fatto compiuto in rapporto ad iniziative riservate di gruppi di potere, o ambienti ecclesiastici o prestigiose personalità politiche connotate in senso filo-arabo, com'è avvenuto nei giorni scorsi per la vicenda dei guerriglieri palestinesi segregati nella basilica della Natività a Betlemme.
In secondo luogo, è essenziale per l'Italia operare affinché vi sia un ritorno positivo per gli sforzi compiuti nei Balcani, sia in termini economici che sotto il profilo della più efficace tutela dell'ordine pubblico.
In conclusione, sottolinea l'opportunità di mantenere, ai fini della definizione degli indirizzi di politica estera, un saldo ancoraggio agli interessi nazionali, beninteso all'interno di una più complessiva valutazione degli interessi europei.

Il senatore BUDIN rileva preliminarmente come persistano nell'Europa sud-orientale situazioni di marcata instabilità, dalla Bosnia-Erzegovina, alla Macedonia, al Kossovo, che devono essere seguite con particolare attenzione dalla comunità internazionale. A fronte di ciò, si avverte la presenza di un fattore di aggregazione potenziale, rappresentato dall'ambizione di ciascuno dei Paesi dell'area, in una prospettiva più o meno lunga, a divenire membro a pieno titolo dell'Unione europea. In tale contesto, occorre interrogarsi sul contributo che l'Italia, anche come componente dell'Unione europea, può assicurare per promuovere la stabilizzazione e lo sviluppo economico-sociale dell'area. In proposito, non si può peraltro ignorare come l'eredità di un difficile passato nei rapporti dell'Italia con i Balcani rappresenti ancora oggi un ostacolo ad una più attiva presenza italiana nell'area, anche se fortunatamente si tratta di un fattore in via di attenuazione.
Vi sono certamente significativi spazi per un rafforzamento degli scambi con i Paesi dell'area, anche se la prevalenza di iniziative imprenditoriali a livello delle piccole e medie imprese rende spesso difficile ricondurre ad un contesto organico gli interventi. Si tratta quindi almeno di assicurare un maggior spessore politico ai rapporti con i Paesi dell'Europa sud-orientale, ed in tale prospettiva potrà risultare senz'altro utile anche il contributo di conoscenza dell'indagine promossa dalla Commissione esteri.
Domanda poi quale sia lo stato di avanzamento degli impegni assunti nei confronti della Iugoslavia nel quadro del Patto di stabilità, e quale sia la situazione per ciò che attiene ai crediti di alcune aziende italiane di rilevanti dimensioni nei confronti di soggetti iugoslavi. Domanda infine quale sia il contributo dell'Italia nell'ambito del Patto per ciò che attiene al settore della "institution building".

Replica quindi ai senatori intervenuti nel dibattito il sottosegretario ANTONIONE, il quale, dopo aver espresso apprezzamento per il pregevole contributo di riflessione assicurato dagli interventi, si augura di essere in condizione di rispondere a tutti i quesiti postigli, riservandosi comunque di presentare in un secondo tempo, ove occorra, gli opportuni elementi integrativi.
In risposta al quesito rivoltogli circa il grado di efficacia operativa finora evidenziato dal Patto, sottolinea come si sia in presenza di risultati già molto significativi. Infatti, nel breve arco di tempo intercorso dal momento del suo varo, nel 1999, è stato possibile conseguire rilevanti risultati politici, come l'isolamento, e poi la caduta, di Milosevic e quindi l'avvio di un percorso di avvicinamento della Serbia alla comunità internazionale.
Restano ora da affrontare alcuni nodi problematici di carattere organizzativo, specialmente nel senso di un maggior coordinamento fra le varie strutture ed organizzazioni che operano a favore dello sviluppo economico-sociale nell'Europa sud-orientale. In proposito, l'Italia condivide le proposte di razionalizzazione avanzate dal coordinatore speciale del Patto, Busek, dirette a promuovere un'istanza di coordinamento fra tutte le varie iniziative operanti, come l'Iniziativa centro-europea, quella ionico-adriatica e le iniziative per il Mar Nero. Una seconda proposta, del pari condivisibile, è diretta a responsabilizzare nella gestione degli aiuti i Paesi destinatari, una volta superate le condizioni di emergenza. Vi è infine l'esigenza di definire alcune priorità strategiche nella realizzazione degli interventi; in proposito l'Italia ritiene imprescindibile quello relativo alla realizzazione delle infrastrutture di collegamento, in un contesto geografico ove le difficoltà nei trasporti rappresentano spesso un formidabile ostacolo all'integrazione socio-economica, ma anche alla reciproca comprensione. Per quanto riguarda poi le considerazioni prospettate dal Presidente Provera circa la difficoltà che le autorità di alcuni Paesi dell'Europa sud-orientale incontrano nel contrasto dei traffici dei clandestini, fa presente di aver personalmente riscontrato, in occasione della missione da lui svolta a Tirana alcune settimane fa, notevoli passi avanti nel controllo del territorio in Albania, anche in rapporto all'entrata in funzione di accordi di riammissione con i Paesi di provenienza dei flussi migratori che attraversano l'Albania.
Per quanto riguarda i dubbi prospettati circa l'eccessiva superficialità con la quale sarebbero state alimentate aspettative in ordine a futuri ingressi nell'Unione europea di Paesi balcanici, fa presente che al momento il solo Paese dell'Europa sud-orientale candidato a divenire membro dell'Unione è la Slovenia, che peraltro non può a rigore considerarsi appartenente ai Balcani.
Dichiara poi di condividere i rilievi espressi circa l'esigenza di assegnare una dimensione europea agli indirizzi di politica estera dell'Italia, anche in considerazione della accresciuta portata degli impegni da affrontare nel contesto della globalizzazione. Pur in un contesto integrato a livello comunitario, non può non ricordarsi come l'apporto dell'Italia alla stabilità dei Balcani sia stato oggetto di generale apprezzamento, a cominciare dall'intervento nel Kossovo.
Una seconda direttrice d'azione dell'Italia è poi rappresentata dall'impegno per l'adeguamento infrastrutturale, con uno specifico apporto per ciò che attiene ai cosiddetti corridoi 5 e 8.
In conclusione, sottolinea come l'esistenza di una credibile prospettiva di integrazione europea possa contribuire in modo determinante a stemperare i perduranti elementi di conflitto esistenti nell'Europa sud-orientale.

Il PRESIDEMTE ringrazia il Sottosegretario per l'importante apporto conoscitivo assicurato alla Commissione, e dichiara conclusa l'odierna audizione.

Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16,45.