AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

GIOVEDI' 20 DICEMBRE 2001
28a Seduta

Presidenza del Presidente
PROVERA


Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Margherita Boniver.

La seduta inizia alle ore 14,20.


IN SEDE CONSULTIVA

(700-B) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2002 e bilancio pluriennale per il triennio 2002-2004, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.
- (Tab. 6) Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2002.
(699-B) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2002), approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati
(Rapporto alla 5ª Commissione. Esame congiunto. Rapporto favorevole con osservazioni)

Il senatore FRAU riferisce alla commissione sulle modifiche approvate dalla Camera dei deputati al disegno di legge finanziaria per il 2002, esprimendo soddisfazione per l'introduzione di alcune variazioni in aumento in relazione alle risorse destinate al Ministero degli affari esteri. Registra quindi con favore il mutato atteggiamento del Governo rispetto alla prima lettura dei documenti di bilancio in Senato, in occasione della quale le richieste di adeguamento delle dotazioni di bilancio da più parti avanzate non erano state accolte ed anzi erano state decurtate le dotazioni finanziarie del Ministero.
La prima modificazione che egli pone in evidenza riguarda il comma 5 dell'articolo 9, inserito dalla Camera, che introduce un meccanismo di determinazione convenzionale del reddito imponibile derivante da rapporti di cooperazione dei volontari e dei cooperanti relativi a contratti stipulati dalle organizzazioni non governative riconosciute idonee ai sensi della normativa vigente. In questi casi il reddito imponibile è determinato sulla base di compensi convenzionali fissati annualmente con decreto del Ministero degli affari esteri, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, indipendentemente dalla durata temporale e dalla natura del contratto.
Una seconda modifica concerne l'articolo 19, che stabilisce, per l'anno 2002, il divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato per una serie di amministrazioni pubbliche, prevedendo tuttavia alcune eccezioni. Rispetto al testo licenziato dal Senato, l'altro ramo del Parlamento ha aggiunto alle previste eccezioni anche il reclutamento del personale della carriera diplomatica, che pertanto non è più interessato al divieto di assunzioni.
La Camera dei deputati ha inoltre inserito, all'articolo 52, un comma 37 che riconosce agli istituti di cultura stranieri convenzionati con scuole pubbliche di alta formazione un credito d'imposta per la realizzazione di iniziative di ricerca, formazione e integrazione culturale. Il relatore rimarca altresì come il limite complessivo del credito d'imposta concesso a tali istituti sia assai elevato, ammontando a poco più di 5 milioni di euro (circa 10 miliardi di lire).
Un'ulteriore modifica apportata dall'altro ramo del Parlamento si riferisce al comma 40 dello stesso articolo 52, con il quale si muta destinazione alle disponibilità finanziarie giacenti al1° gennaio 2002 sul Fondo rotativo per la concessione di crediti finanziari agevolati ai Paesi in via di sviluppo. Tali risorse vengono infatti rese utilizzabili per iniziative di pace e umanitarie, assumendo pertanto la natura di dono e non più di crediti d'aiuto rimborsabili. La diversa destinazione di cui sopra è tuttavia sottoposta alla condizione che si tratti di disponibilità finanziarie non impegnate alla data del 1° gennaio 2002, non potendo comunque eccedere la somma di 30 milioni di euro e non potendo andare oltre l'esercizio finanziario 2002. La procedura per la riassegnazione di questi fondi deve essere peraltro attivata su apposita richiesta del Ministero degli affari esteri.
Passando ad illustrare le modifiche introdotte alle Tabelle allegate al disegno di legge finanziaria, il relatore ripercorre il tormentato iter parlamentare che ha visto passare gli stanziamenti del Ministero degli affari esteri per il 2002 in Tabella A (Fondo speciale di parte corrente) dai 144 milioni di euro dell'originario disegno di legge governativo ai 110 milioni previsti nel testo licenziato dal Senato in prima lettura e di nuovo ai 137 milioni contemplati dal testo ora trasmesso dalla Camera dei deputati. Egli dà poi analiticamente conto delle variazioni apportate alle singole voci di spesa previste in Tabella C, concernente gli stanziamenti annui per leggi di spesa permanente, sottolineando come alcune di tali voci siano state soppresse nella Tabella considerata e i relativi fondi siano stati traslati a specifiche unità previsionali di base dello stato di previsione del Ministero. Evidenzia poi la riduzione percentuale che ha riguardato tutti i capitoli di parte corrente la cui voce non sia stata soppressa in Tabella C; riduzione che risulta pari al 2,56 per cento per l'anno 2002, al 3,61 per cento per l'anno 2003 e al 3,80 per cento per l'anno 2004. In particolare, rileva come tale riduzione lineare si riferisca anche agli stanziamenti aggiuntivi per l'aiuto pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo, che dopo la prima lettura in Senato risultavano superiori per 103 milioni di euro rispetto alla relativa voce del bilancio a legislazione vigente per il 2002 e che ora vedono tale incremento ridotto a 91 milioni di euro.
In conclusione, il relatore invita la Commissione a pronunciarsi favorevolmente sul provvedimento in esame, anche in considerazione del fatto che le variazioni introdotte dall'altro ramo del Parlamento corrispondono essenzialmente ad alcuni dei rilievi già avanzati in Senato in sede di prima lettura.

Riferisce quindi alla Commissione sulle modifiche apportate dalla Camera al disegno di legge di bilancio il senatore PELLICINI, evidenziando come l'unica variazione introdotta in seconda lettura per quanto di competenza sia relativa al centro di responsabilità "Italiani all'estero e politiche migratorie". È stata infatti realizzata una redistribuzione compensativa di 5,164 milioni di euro entro le spese correnti del predetto centro di responsabilità, operando un trasferimento dall'unità previsionale di base concernente il "Funzionamento" a quella riguardante la "Promozione e relazioni culturali", voce che raggiunge ora un importo pari a 28,405 milioni di euro.
Dopo aver sottolineato il decremento di entità, superiore ai 29 milioni di euro, che viene previsto in merito alle spese correnti ricomprese nel bilancio del Ministero degli affari esteri, egli auspica che già a partire dalla prossima manovra finanziaria si tenga maggiormente conto delle esigenze di una politica estera che vede costantemente accrescersi il ruolo internazionale dell'Italia. Contemporaneamente, ricorda come l'impegno italiano verso l'estero sia destinato ad aumentare sensibilmente alla luce della nuova legge che disciplina il voto dei cittadini italiani residenti all'estero, oggi stesso varata dal Senato, e della nuova disciplina che prossimamente dovrà essere adottata in materia di immigrazione. Al riguardo, si augura che tale intervento normativo si ispiri al contempo a criteri di rigore, com'è necessario, ma anche di attenzione per le esigenze di coloro che sono coinvolti in un fenomeno doloroso che ha peraltro fatto parte della stessa storia dell'Italia.

Si apre la discussione generale.

Interviene innanzi tutto il senatore PIANETTA, che si dichiara soddisfatto per le modifiche apportate dalla Camera in merito al meccanismo di determinazione convenzionale del reddito dei volontari e dei cooperanti che operano in organizzazioni non governative, al venir meno del blocco delle assunzioni per il personale della carriera diplomatica e soprattutto al segnale di inversione di tendenza che finalmente viene dato con questa manovra finanziaria in materia di cooperazione allo sviluppo, dopo che negli ultimi cinque anni si era assistito a una costante diminuzione delle risorse destinate a tale scopo. Quest'ultima scelta appare peraltro in linea con gli impegni assunti dal Governo italiano in favore dei Paesi in via di sviluppo, con particolare riguardo alla situazione del Medio Oriente.
Quanto alle agevolazioni fiscali riconosciute agli istituti di cultura stranieri, egli si interroga circa l'opportunità di prevedere un meccanismo di reciprocità a vantaggio degli istituti di cultura italiani all'estero.
Ritiene infine che l'utilizzazione in favore di iniziative di pace ed umanitarie di disponibilità finanziarie in origine destinate ai crediti d'aiuto per la cooperazione sia conforme alla grande attenzione che il Paese e tutte le forze politiche stanno prestando in questo momento alle tematiche concernenti i diritti umani, al punto che il Senato - come è noto - ha ritenuto di dover costituire un'apposita Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani.

Il senatore MARTONE giudica positivamente l'aumento dei fondi destinati all'aiuto pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo rispetto al bilancio a legislazione vigente. Chiede tuttavia di conoscere la reale composizione di questi maggiori stanziamenti al fine di verificare se si tratti di effettivo incremento o di una mera partita di giro. Ciò anche alla luce della variazione in diminuzione, pari a quasi 12 milioni di euro, che appare in Tabella 6 del bilancio di previsione relativamente alla voce "Contributi volontari e finalizzati alle organizzazioni internazionali, banche e fondi di sviluppo impegnati nella cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, compresa l'Unione europea".

Interviene quindi il presidente PROVERA, il quale, pur apprezzando i tentativi di realizzare delle economie in un quadro di generale limitatezza delle risorse disponibili, osserva tuttavia che i sempre più rilevanti impegni internazionali che l'Italia sta assumendo - anche con la partecipazione ad operazioni internazionali di rilevante portata - richiede anche adeguati stanziamenti di bilancio. Una politica estera di prestigio non è infatti compatibile con retribuzioni inadeguate per il personale in servizio presso il Ministero degli affari esteri e con la scarsità dei mezzi che affligge le sedi diplomatiche all'estero anche in relazione alla semplice gestione ordinaria.
Per quanto concerne gli stanziamenti per leggi di spesa permanente di cui alla Tabella C, egli ritiene si debbano verificare con maggior rigore le ragioni della stessa esistenza di una serie di enti e di organismi, tenendo effettivamente conto dell'efficacia e dell'utilità dell'attività da essi espletata.
Considera inoltre positivo l'aumento delle risorse finalizzate alla cooperazione allo sviluppo, sebbene ancora non sufficiente, anche in considerazione dell'auspicio espresso dallo stesso Presidente della Repubblica di pervenire a una quota del prodotto interno lordo destinata all'aiuto allo sviluppo pari allo 0,7 per cento. Al di là poi della necessità di incrementare le risorse finalizzate a tale scopo, si pone l'esigenza di ricorrere a una maggiore selettività nella scelta dei progetti, verificandone la redditività e la compatibilità con gli interessi del Paese; solo una volta che sia stato superato il vaglio di tale verifica, si dovrà procedere alla realizzazione dei progetti stessi e quindi alla dotazione di risorse adeguate, affinché non si tratti di mere iniziative velleitarie. E' necessario procedere in questo modo per tutelare la credibilità internazionale dell'Italia e per garantire il giusto rispetto nei confronti dei volontari impegnati nella cooperazione e delle organizzazioni in cui operano.

La senatrice DE ZULUETA ricorda che l'utilizzazione delle risorse del Fondo rotativo per la concessione di crediti finanziari agevolati ai Paesi in via di sviluppo rappresenta una questione già dibattuta durante la scorsa legislatura. Da parte sua afferma l'esigenza che non si generi confusione fra i crediti d'aiuto destinati più propriamente alla cooperazione e gli interventi di tipo umanitario, che possono assumere anche natura emergenziale oppure essere finalizzati specificamente alla lotta alle malattie endemiche e infettive. Ella non ritiene condivisibile distrarre i fondi finalizzati alla riduzione e alla cancellazione del debito per destinarli, ad esempio, ad emergenze determinate da calamità naturali, come in Mozambico, o agli interventi di ricostruzione che si renderanno necessari in Afghanistan. Scelte di tal segno non gioverebbero certo alla credibilità dell'obiettivo del raggiungimento della quota dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo da destinare alla cooperazione allo sviluppo; obiettivo che non costituisce un mero desiderio, ma corrisponde a un preciso impegno assunto in sede internazionale.
Ricorda infine che l'Italia figura agli ultimi posti della graduatoria dei Paesi OCSE per quanto concerne gli aiuti allo sviluppo, precedendo solamente gli Stati Uniti d'America. Non si può dimenticare peraltro che lo sviluppo dei Paesi arretrati rientra nell'interesse degli stessi Paesi più sviluppati, anche al fine di prevenire tensioni interne e internazionali.

Chiusa la discussione generale, interviene in replica il relatore FRAU il quale rileva come, alla stregua dei pur limitati elementi di valutazione disponibili, i documenti di bilancio comportino un effettivo aumento delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo. Osserva poi che il cambiamento di destinazione di risorse finanziarie dalla cooperazione allo sviluppo vera e propria alle iniziative di pace e umanitarie, secondo il disposto del comma 40 dell'articolo 52, è soggetto comunque a una serie di condizioni, fra le quali ricorda nuovamente la limitazione della somma complessiva alla cifra di 30 milioni di euro e il riferimento puntuale al solo esercizio finanziario 2002. Giudica peraltro fondata la preoccupazione espressa dalla senatrice de Zulueta in relazione al rischio che interventi di tipo emergenziale sottraggano fondi alle operazioni di riduzione e cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo. Sottolinea in ogni caso il positivo incremento, previsto in Tabella C, degli stanziamenti aggiuntivi per l'aiuto pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo.

Intervenendo anch'egli in sede di replica, il relatore PELLICINI ribadisce che la politica estera sempre più attiva condotta dall'Italia richiede maggiori risorse. Riguardo poi allo specifico tema della cooperazione allo sviluppo, afferma l'esigenza di correggere il meccanismo attraverso cui gli aiuti vengono distribuiti "a pioggia", essendo preferibile intervenire in maniera mirata nelle aree in cui più direttamente è coinvolto l'interesse nazionale.

Ai senatori intervenuti replica infine il sottosegretario Margherita BONIVER che, dopo aver riepilogato brevemente il travagliato iter parlamentare che ha caratterizzato quest'anno i disegni di legge di bilancio e finanziaria per la parte di competenza del Ministero degli affari esteri, ricorda che la spesa complessiva destinata al medesimo Ministero è scesa, dal 1995 al 2002, dallo 0,58 allo 0,21 del prodotto interno lordo. Questo decremento contrasta con la politica estera sempre più impegnativa condotta dall'Italia, che fra l'altro comporta necessariamente un rilancio dell'impegno diretto a garantire la sicurezza delle persone e dei beni dislocati presso le sedi diplomatiche e consolari.
Nonostante queste osservazioni, ella dichiara che, dinanzi alla generale scarsità delle risorse, non si è potuto fare di più e deve anzi essere considerato un risultato positivo l'aver evitato tagli ancora più pesanti. Modesto appare peraltro anche l'incremento dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, pur associandosi ella alle riflessioni svolte in sede di replica dal relatore Frau circa la natura effettiva e non solo apparente di tale incremento. In proposito, come è stato ricordato, il Presidente della Repubblica ha espresso l'auspicio che si possa raggiungere la quota dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo, ma al momento occorre invece rammentare che l'Italia si attesta su una percentuale che si aggira attorno allo 0,13, risultando ultima fra i Paesi OCSE.
Più in generale, la rappresentante del Governo registra con favore la condivisione di intenti che si è manifestata su alcuni temi di rilevante portata a testimonianza del grado di maturità cui è pervenuta la politica estera italiana, diversamente da quanto sostenuto dal commissario europeo Monti. Al riguardo, ricorda l'ampio schieramento di forze politiche che ha appoggiato la partecipazione italiana alle operazioni di lotta al terrorismo internazionale, nonché l'approvazione di una risoluzione nella giornata di ieri alla Camera sul Medio Oriente e l'odierna presentazione nell'Aula del Senato di un ordine del giorno - poi accolto dal Governo - sulla crisi argentina.

Il sede di dichiarazione di voto, il senatore MARTONE dichiara che si asterrà sui provvedimenti in titolo, riservandosi di sollevare nuovamente le proprie perplessità circa la reale composizione della spesa destinata agli aiuti allo sviluppo in occasione dell'esame da parte dell'Assemblea. Per quanto concerne poi la specifica questione della crisi argentina, poc'anzi ricordata dal Sottosegretario, esprime anch'egli preoccupazione per la sorte degli italiani residenti nel Paese sudamericano, ma ricorda che la grave situazione è stata determinata dalla scelta, rivelatasi improvvida, del Fondo monetario internazionale di porre condizioni insostenibili per la concessione degli indispensabili prestiti di emergenza. Sarebbe pertanto interessante conoscere la posizione che i rappresentanti italiani hanno assunto in seno a quell'organismo.
Diversamente poi da quanto sostenuto dal relatore Pellicini, ritiene che i progetti rientranti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo non debbano essere valutati rigidamente in connessione con gli interessi nazionali, i quali possono variare di volta in volta.

Anche la senatrice BONFIETTI annuncia la propria astensione, valutando negativamente la progressiva riduzione delle dotazioni finanziarie del Ministero ricordata dal rappresentante del Governo. Si sofferma poi sulla norma introdotta dal comma 40 dell'articolo 52, concordando con i rilievi mossi da altri colleghi circa la inopportunità di indirizzare verso obiettivi, pur prioritari, quali le iniziative di pace e umanitarie in sede internazionale, risorse già destinate ad altre finalità non meno importanti come la concessione di crediti d'aiuto per la cooperazione. Considera inoltre un grave errore che la Commissione non abbia ancora posto all'ordine del giorno il disegno di legge n. 38 recante "Politiche e strumenti della cooperazione allo sviluppo", per il quale si sarebbe potuta adottare la procedura abbreviata essendo stato approvato un identico provvedimento di riforma organica della cooperazione da parte del Senato nel corso della XIII legislatura.

Il senatore PIANETTA concorda sul fatto che l'aumento degli stanziamenti destinati all'aiuto pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo ha portata limitata, ma ricorda nel contempo che si tratta pur sempre di un'inversione di tendenza rispetto all'andamento dell'ultimo quinquennio che ha visto passare la quota del bilancio italiano destinata a tale scopo dallo 0,26 allo 0,13 per cento del prodotto interno lordo.
Anch'egli si sofferma poi sulla crisi che ha travolto l'Argentina, in cui risiedono attualmente circa 600 mila cittadini italiani, oltre ai cittadini argentini di origine italiana. Ritiene quindi che l'Aula del Senato, approvando un apposito ordine del giorno, abbia oggi scritto una pagina importante della propria storia, dimostrando una giusta solidarietà per quegli italiani che vivono in una realtà socio-economica tanto difficile.
Dopo che è stata verificata la presenza del numero legale, la Commissione conferisce ai relatori il mandato a redigere un rapporto favorevole per la 5ª Commissione permanente, con osservazioni di tenore corrispondente alle indicazioni desumibili dal dibattito.

La seduta termina alle ore 15,40.

RESOCONTO STENOGRAFICO

BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L’ANNO FINANZIARIO 2002 E BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2002-2004 (n. 700-B) (approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati)

Stato di previsione del Ministero degli affari esteri

per l’anno finanziario 2002

(Tabella 6)

DISPOSIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL BILANCIO ANNUALE E PLURIENNALE DELLO STATO (LEGGE FINANZIARIA 2002) (n. 699-B) (approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati)

IN SEDE CONSULTIVA



I N D I C E

GIOVEDÌ 20 DICEMBRE 2001


(700-B) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2002 e bilancio pluriennale per il triennio 2002-2004, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati

(Tabella 6) Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l’anno finanziario 2002

(699-B) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2002), approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati
(Esame congiunto. Rapporto favorevole con osservazioni alla 5ª Commissione, ai sensi dell’articolo 126, comma 6, del Regolamento)

Presidente:

– Provera (LNP) Pag. 3, 5, 6 e passim

Bonfietti (DS-U) 16

Boniver, sottosegretario di Stato per gli affari esteri 13

de Zulueta (DS-U) 10, 12

Frau (FI), relatore sul disegno di legge finanziaria 3, 5, 11 e passim

Martone (Verdi-U) 8, 15

Pellicini (AN), relatore alla Commissione sulla tabella 6 6, 13

Pianetta (FI) 7, 17


GIOVEDÌ 20 DICEMBRE 2001

Presidenza del presidente PROVERA


I lavori hanno inizio alle ore 14,20.

(700-B) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2002 e bilancio pluriennale per il triennio 2002-2004, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati

(Tabella 6) Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l’anno finanziario 2002

(699-B) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2002), approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati
(Esame congiunto. Rapporto favorevole con osservazioni alla 5ª Commissione, ai sensi dell’articolo 126, comma 6, del Regolamento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, per il rapporto alla 5ª Commissione, l’esame congiunto, per quanto di competenza, dei disegni di legge: “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2002 e bilancio pluriennale per il triennio 2002-2004” – Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l’anno finanziario 2002 (tabella 6) – e “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2002), approvati dal Senato e modificati dalla Camera dei deputati.
Ricordo ai colleghi che in questa sede l’esame in Commissione deve limitarsi alle modifiche apportate dalla Camera dei deputati al testo della tabella 6 del bilancio – Stato di previsione del Ministero degli affari esteri – e alle parti corrispondenti del disegno di legge finanziaria.
Prego ora i senatori Frau e Pellicini di riferire alla Commissione sulle modificazioni introdotte dalla Camera dei deputati alla tabella 6 e alle parti ad essa relative del disegno di legge finanziaria.

FRAU, relatore sul disegno di legge finanziaria. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in via generale non possiamo riscontrare se non aspetti sostanzialmente positivi nella nuova versione dei documenti di bilancio, anche se potremmo lamentare il fatto che, mentre al Senato il Governo ha seguito una linea estremamente rigida costringendoci anche a prendere posizioni un po’ ingrate, alla Camera è stato invece molto più attento alle posizioni dei colleghi deputati.
Riferirò naturalmente solo sulle modifiche apportate dall’altro ramo del Parlamento, a cominciare da quella relativa al comma 5 dell’articolo 9. Il problema che si affronta è quello dell’imposizione fiscale sui redditi dei volontari e dei cooperanti impegnati a favore dei Paesi in via di sviluppo. Come sapete, avevamo ricevuto delle pressioni, assolutamente legittime, per evitare che fossero introdotte imposizioni fiscali piuttosto massicce sulle retribuzioni del personale volontario e cooperante impegnato nei Paesi terzi. In sostanza, tali imposizioni avrebbero gravato sulle organizzazioni non governative a cui questo personale fa capo. Per ragioni di principio generale non è stata eliminata l’imposizione fiscale, però si è stabilito di introdurre un meccanismo di determinazione convenzionale del reddito imponibile derivante da rapporti di cooperazione dei volontari e dei cooperanti. In parole semplici, se il reddito imponibile è stabilito convenzionalmente in 1.000, anche qualora il volontario dovesse percepire 1.500, egli dovrebbe versare un’imposta relativa a 1.000.
L’articolo 19 (“Assunzioni di personale”) stabilisce per l’anno 2002 il divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato per una serie di amministrazioni pubbliche: amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo; agenzie; enti pubblici non economici; università; enti di ricerca; province, comuni, comunità montane e consorzi di enti locali che non abbiano rispettato le disposizioni del patto di stabilità interno per l’anno 2001. Il divieto di assunzione per il 2002 conosce tuttavia talune eccezioni, tra le quali, per quanto concerne la nostra competenza, figura il reclutamento del personale della carriera diplomatica, a seguito dell’approvazione di un emendamento di iniziativa governativa presso la Commissione bilancio della Camera dei deputati.
Il comma 37 dell’articolo 52, inserito dalla Commissione bilancio della Camera, riconosce vantaggi a mio avviso significativi – al fine di promuovere l’attività di formazione internazionale e di diffusione delle diverse culture nazionali – a istituti di cultura stranieri, che operano in Italia, convenzionati con scuole pubbliche di alta formazione. La norma fissa in 5.164.568,99 euro (pari a 10 miliardi di lire) annui il limite complessivo del credito di imposta concesso a tali istituti per la realizzazione di iniziative di ricerca, formazione e integrazione culturale. Naturalmente il Governo dovrà fare un’operazione di cernita delle organizzazioni sulla base dei loro programmi.
Un’ulteriore modifica si riferisce al comma 40 dell’articolo 52, che concerne finanziamenti alle iniziative di pace e umanitarie. L’entità della somma destinata non potrà eccedere i 30 milioni di euro (pari a circa 60 miliardi di lire) e tale iniziativa è limitata all’esercizio finanziario 2002. La destinazione deve essere chiaramente finalizzata ad operazioni di pace e umanitarie, quindi sia ad iniziative particolari di tipo politico o parapolitico, sia ad aiuti effettivi. La somma di 30 milioni di euro viene attinta dal Fondo rotativo per la concessione di crediti finanziari agevolati ai Paesi in via di sviluppo; tali risorse assumono la natura di dono e non più di crediti d’aiuto rimborsabili. Ulteriori condizioni sono che si tratti di disponibilità finanziarie non impegnate alla data del 1º gennaio 2002 e che la procedura per la riassegnazione di questi fondi debba essere attivata su apposita richiesta del Ministero degli affari esteri.
Avviandomi alla conclusione, vorrei ricordare il percorso parlamentare relativo agli stanziamenti del Ministero degli affari esteri per il 2002 in Tabella A (“Fondo speciale di parte corrente”), che ha visto un continuo decremento, toccando il minimo proprio al Senato, quando si è passati dai 144 milioni di euro dell’originario disegno di legge governativo a 110 milioni di euro, risaliti poi ai 137 milioni di euro contemplati dal testo ora trasmesso dalla Camera dei deputati.
Sono state introdotte variazioni alle singole voci di spesa previste in Tabella C, concernente gli stanziamenti annui per leggi di spesa permanente. In particolare, è stata introdotta una riduzione percentuale (definita “tecnica”) del 2,56 per cento per il 2002, che ha riguardato tutti i capitoli di parte corrente la cui voce non sia stata soppressa in Tabella C.
Per il riordinamento dell’Istituto agronomico per l’Oltremare si registra una riduzione di 62.000 euro, pari a circa 120 milioni di lire, più la riduzione del 2,56 per cento di cui ho parlato prima, che riguarda tutti i capitoli di parte corrente. Sto citando i dati relativi all’anno 2002; quelli riferiti agli anni 2003 e 2004 subiscono una riduzione, rispettivamente, pari al 3,61 e al 3,80 per cento. Penso comunque che sia significativo per ora esaminare i dati riguardanti il 2002.
Per quanto concerne l’Istituto italo-latino-americano, abbiamo un passaggio da 1,771 a 1,726 milioni di euro.
I fondi relativi all’Accordo internazionale per l’energia diminuiscono da 981.000 a 956.000 euro.
Quanto alla voce “Partecipazione italiana al Fondo europeo per la gioventù”, vi è la riduzione tecnica di cui abbiamo parlato.
Un dato positivo è quello riguardante, invece, gli stanziamenti aggiuntivi per l’aiuto pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo, che nel bilancio a legislazione vigente risultavano pari a 361,520 milioni di euro, aumentati di 103 milioni di euro dopo la prima lettura in Senato e che ora, proprio per la riduzione lineare cui accennavo poc’anzi, vedono tale incremento ridotto a 91 milioni di euro.

PRESIDENTE. Si tratta di un taglio lineare della spesa corrente. Possiamo definirlo “wishful thinking”: è un auspicio che si fa.

FRAU, relatore sul disegno di legge finanziaria. Per quanto concerne i contributi a enti di carattere internazionalistico, la voce è stata soppressa in Tabella C e i relativi fondi sono stati traslati in una specifica unità previsionale di base: la spesa, per così dire, ha cambiato abitazione ma le risorse rimangono inalterate.
Per quanto riguarda il rifinanziamento della legge di ratifica degli accordi di Osimo tra Italia e Jugoslavia, abbiamo quella riduzione tecnica di cui parlavo prima.
In merito al contributo statale alla Società Dante Alighieri, la relativa voce in Tabella C è stata soppressa e i relativi fondi sono stati trasferiti ad altro capitolo di bilancio. Lo stesso vale per quanto concerne le voci “Contributo all’Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato” e “Partecipazione italiana a organismi internazionali”.
Quanto alla postazione “Contributi ad enti ed altri organismi”, avrei voluto essere più preciso, ma – come dicevo – non vi è stato il tempo per un approfondimento maggiore. Si tratta comunque di una cifra pari a 10,7 milioni di euro.
Infine, per quanto riguarda il finanziamento della PESC, si passa da 5,165 a 5,032 milioni di euro.
Concludo sottolineando che, per quanto riguarda la parte di nostra competenza, nel testo del disegno di legge finanziaria trasmessoci dalla Camera dei deputati sono presenti indubbiamente dei miglioramenti, che corrispondono agli auspici espressi in questa Commissione da parte di tutte le forze politiche. Mi riferisco alle risorse destinate all’aiuto ai Paesi in via di sviluppo e a quegli interventi rispetto ai quali abbiamo ritenuto importante assumere una posizione politica di maggiore attenzione.
Pertanto, anche se tali risultati sono stati ottenuti in altra sede, mi sembra si debba sottolineare l’unità di intenti che ha accomunato Camera e Senato.

PRESIDENTE. Ringrazio il senatore Frau per la sua esposizione. Sono comprensibili le difficoltà cui ha accennato. Personalmente, confesso il mio imbarazzo nel trovarmi, per quanto riguarda il cambio della lira con l’euro, di fronte a calcoli che mi causano qualche difficoltà, non essendo particolarmente abile a fare i conti.

PELLICINI, relatore alla Commissione sulla tabella 6. Signor Presidente, colleghi, per quanto concerne il disegno di legge di bilancio la Camera dei deputati si è limitata ad apportare modifiche di poca rilevanza, concernenti il centro di responsabilità “Italiani all’estero e politiche migratorie”, nel cui ambito è stata operata una redistribuzione compensativa pari a 5,164 milioni di euro entro le spese correnti; in particolare, è stato operato un trasferimento dall’unità previsionale 11.1.1.0 (“Funzionamento”) all’unità previsionale 11.1.2.1 (“Promozione e relazioni culturali”).
Anche in relazione alla legge sul voto degli italiani all’estero, licenziata questa mattina dall’Aula del Senato, è interessante notare che sulla relativa unità previsionale insistono il capitolo 3152 (“Contributi ad enti ed associazioni per l’insegnamento della lingua straniera, della madre lingua e della cultura italiana ai figli dei lavoratori italiani all’estero”) e il capitolo 3153 (“Contributi in denaro, libri e materiale didattico e relative spese ad enti, associazioni e comitati per l’assistenza educativa, scolastica, culturale, ricreativa e sportiva dei lavoratori italiani all’estero e delle loro famiglie”).
Devo rilevare che complessivamente si nota una diminuzione di risorse pari ad oltre 29 milioni di euro. Pertanto, in definitiva, la Camera ha operato una riduzione, sia pure non elevatissima, delle risorse destinate al Ministero degli affari esteri.
Ciò premesso, fotografando quanto avvenuto presso l’altro ramo del Parlamento e alla luce della nuova legge che disciplina il voto dei cittadini italiani residenti all’estero, oggi stesso varata dal Senato, auspico che già a partire dalla prossima manovra finanziaria si tenga maggiormente conto delle esigenze che comporta l’accresciuta presenza internazionale dell’Italia. Vorrei sottolineare che ci siamo “caricati” di ben quattro milioni di votanti italiani all’estero, un carico di affetto e di impegno che comporta certamente un aumento dello sforzo per andare incontro ai nostri concittadini residenti all’estero. Voglio che questa osservazione sia ben marcata e ben chiara.
Devo aggiungere una considerazione che forse non è strettamente pertinente con l’esame dei documenti di bilancio e che tuttavia è in sintonia con la legge approvata stamani. Abbiamo stabilito che siamo un popolo di emigranti; certamente lo siamo stati. Ebbene, ritengo che la Commissione affari esteri ed emigrazione non possa non guardare all’altra faccia del problema, all’immigrazione. Credo che gli interessi degli italiani all’estero e l’immigrazione debbano trovare concreta traduzione nelle prossime manovre finanziarie. Infatti, se vogliamo una legge severa ma giusta sull’immigrazione, dobbiamo anche ricordarci quello che siamo stati noi per lunghissimi anni: un popolo di emigranti.
Quindi, da una parte abbiamo il dovere di aiutare i nostri connazionali all’estero, dall’altra abbiamo il dovere di chiedere l’applicazione di una legge sull’immigrazione giusta, ma anche umana.
In questi termini concludo. Ritengo che tali considerazioni, seppure non propriamente legate all’esame del bilancio e della finanziaria, andassero comunque fatte, in quanto siamo al centro di un fenomeno migratorio di enormi dimensioni; ho creduto quindi fosse giusto richiedere al Governo, al Parlamento e al Paese un impegno forte su questo tema.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

PIANETTA (FI). Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare i due relatori che in pochissimo tempo hanno preparato il loro intervento. Vorrei quindi esprimere dei brevi commenti.
Per quanto riguarda le modifiche illustrate dal collega Frau, apprezzo in particolare l’introduzione del meccanismo di determinazione convenzionale del reddito dei volontari e dei cooperanti che operano in organizzazioni non governative. Mi sembra un fatto positivo, da rimarcare, anche perché tali soggetti svolgono una funzione meritoria e quindi approvo senz’altro l’accoglimento delle loro richieste.
Esprimo soddisfazione anche per il venir meno del blocco delle assunzioni per il personale della carriera diplomatica. Qualche volta siamo sotto organico e quindi ritengo di dover rimarcare una modifica importante che permette ai nostri diplomatici di svolgere le funzioni che loro competono.
Per quanto concerne i vantaggi riconosciuti all’attività di formazione internazionale e di diffusione delle diverse culture nazionali svolta da istituti di cultura stranieri, mi chiedo se non sia opportuno prevedere un meccanismo di reciprocità a vantaggio degli istituti di cultura italiani all’estero. Ritengo che si tratti di una questione di equilibrio e di giustizia reciproca.
Apprezzo molto che, sulla base dell’articolo 52, comma 40, si sia provveduto a un trasferimento di risorse a favore delle iniziative di pace e umanitarie. Questo è un aspetto che caratterizza la nostra epoca e, conseguentemente, la funzione che il nostro Paese può svolgere in sede internazionale. Lo dico anche – permettetemi di sottolineare questo aspetto – in relazione all’attenzione che il Senato ha voluto prestare alle tematiche concernenti i diritti umani anche attraverso la costituzione di un’apposita Commissione straordinaria. La destinazione di 30 milioni di euro a tali iniziative mi sembra un fatto estremamente positivo.
Voglio concludere queste mie brevissime considerazioni esprimendo soddisfazione anche per l’incremento delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo. Negli anni passati una serie di considerazioni aveva portato a ridurre le disponibilità finanziarie per la cooperazione; ritengo che il segnale di inversione di tendenza dato dal Parlamento e dal Governo sia da apprezzare proprio perché non solo l’Italia, ma anche altri Paesi negli ultimi tempi avevano ridotto le risorse destinate alla cooperazione. Ora l’Italia sta mettendo in campo una nuova disponibilità di risorse e credo che ciò sia meritorio per il nostro Paese, anche perché gli impegni sono tanti. Basti pensare a tutto ciò che abbiamo immaginato di realizzare in Medio Oriente, nei territori israelo-palestinesi. Ribadisco pertanto la mia soddisfazione per una inversione di tendenza estremamente positiva, auspicando che tale tendenza sia confermata con ulteriori incrementi anche nelle prossime manovre finanziarie.
In conclusione, ribadisco il mio apprezzamento per le modifiche che sono state introdotte dall’altro ramo del Parlamento e per i documenti di bilancio nel loro insieme.

MARTONE (Verdi-U). Signor Presidente, proprio in merito all’ultimo punto affrontato dal senatore Pianetta vorrei chiedere alcuni chiarimenti.
Certamente guardiamo con soddisfazione all’aumento degli stanziamenti finalizzati all’aiuto ai Paesi in via di sviluppo, però ci sorgono alcuni interrogativi rispetto alla composizione degli stanziamenti stessi. In altre parole, vorremmo sapere se gli oltre 103 milioni di euro aggiuntivi previsti includono i fondi relativi alle cosiddette swap, cioè quelle conversioni di debito per programmi di cooperazione allo sviluppo che sono state già fatte in Ecuador e in Perù e che verranno effettuate anche nelle Filippine. In tal caso, infatti, non ci troveremmo di fronte ad un aumento netto, ma soltanto ad una partita di giro, nel senso che quei fondi rientrano sotto forma di cooperazione allo sviluppo.
Il secondo quesito riguarda gli stanziamenti che serviranno per finanziare il programma di cancellazione del debito dei Paesi poveri (HIPC), di cui non vedo traccia nel bilancio relativo al Ministero degli affari esteri. Mi domando se non figurino nello stato di previsione del Ministero dell’economia.
Il terzo interrogativo è se questi 103 milioni di euro comprendono – e, in caso affermativo, in quale percentuale – le risorse da destinare al Fondo fiduciario per la lotta all’AIDS e le malattie endemiche che è stato deliberato nel G8 a Genova, nonché (per ultimo, ma non quanto ad importanza) se riguardano anche l’aiuto vincolato. In tal caso, infatti, questi fondi non sarebbero destinati esclusivamente a finalità di aiuto nella lotta contro la povertà, ma servirebbero piuttosto come incentivo per l’esportazione di prodotti o tecnologie italiane all’estero e quindi probabilmente dovrebbero essere allocati sotto altra voce di spesa.
Per quanto riguarda il capitolo 2180, relativo a “Contributi volontari e finalizzati alle organizzazioni internazionali, banche e fondi di sviluppo impegnati nella cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, compresa l’Unione europea”, se comprendo bene vi è una variazione in diminuzione pari a 12 milioni di euro. Questa cifra rientra nella partita dei wishful thinkings di cui si parlava prima, oppure si tratta di un taglio effettivo e netto degli investimenti per la cooperazione allo sviluppo? Mi è poco chiaro, in definitiva, quale sia l’aumento netto degli stanziamenti destinati all’APS.

PRESIDENTE. Vorrei svolgere anch’io alcune considerazioni, cominciando con il ribadire un concetto di carattere generale che ritengo molto importante.
Conosciamo tutti la limitatezza delle risorse finanziarie; sono stati fatti tentativi per razionalizzare le spese in alcuni settori al fine di convogliare maggiori stanziamenti su altri capitoli ritenuti più importanti. Questo è certamente lodevole, ma io credo (e ritengo che ciò possa essere condiviso dalle varie forze politiche) che, nel momento in cui l’Italia assume un ruolo più importante a livello internazionale, con una maggiore presenza nelle sedi istituzionali all’estero e la partecipazione ad operazioni anche di peace enforcing o di peace keeping, il nostro Paese, il Governo che lo rappresenta e il Parlamento che condivide questa responsabilità, debbano rendersi conto che tutto ciò non può essere realizzato senza un congruo stanziamento. Infatti, in mancanza di risorse non si possono avere organici adeguati, persone sufficientemente motivate, strumenti per poter condurre una politica estera all’altezza della situazione internazionale in cui è inserito il nostro Paese.
Noi non intendiamo – io credo – seguire politiche da grande potenza, però è giusto che, nel momento in cui si decide di intervenire, sia possibile farlo a testa alta. Quindi tutti (a partire dal Governo) dobbiamo capire che se attribuiamo grande importanza alla politica estera tutto ciò ha un costo, che deve essere affrontato come priorità.
Non è possibile, ad esempio, che funzionari che debbono svolgere ruoli rilevanti e di qualità nell’ambito del Ministero degli affari esteri ricevano retribuzioni inadeguate; così come non è possibile che le ambasciate siano costrette a limitare le spese per il funzionamento di routine, che non abbiano fondi per il rinnovamento delle strutture, per le dotazioni informatiche, qualche volta addirittura per la manutenzione ordinaria.
Credo che dobbiamo sottolineare con forza la necessità di un impegno maggiore da parte del Governo proprio per soddisfare queste esigenze. Se si compie una scelta, bisogna che essa sia sostenuta con ogni mezzo: con organici adeguati e di qualità e con strumenti finanziari soddisfacenti.
Per quanto riguarda le variazioni che sono state apportate relativamente alle dotazioni finanziarie di una serie di enti e di organismi (alcune dotazioni sono state diminuite, altre aumentate, altre ancora sono rimaste invariate), credo che si debba procedere ad una revisione seria verificando la stessa ragione di esistere di certi enti e valutando la loro gestione secondo un rapporto qualità-prezzo, per dirla in termini commerciali. E’ un’operazione che qualsiasi fabbrichetta, qualsiasi piccola o media impresa del nostro Paese compie annualmente. Dobbiamo anche noi capire se, alla luce delle scarse risorse esistenti, questi organismi svolgono al meglio il compito che sono stati chiamati a svolgere.
Considero positivamente l’aumento delle risorse finalizzate alla cooperazione: è molto poco rispetto a quanto tutti avremmo auspicato, ma è comunque un segnale positivo. Il presidente Ciampi ancora oggi ha ribadito l’auspicio che il nostro Paese possa raggiungere quella quota dello 0,7 per cento del PIL che viene considerata la soglia ottimale. Non molti Paesi, purtroppo, lo hanno fatto, ma la tendenza è questa.
Non è però sufficiente aumentare la dotazione finanziaria per la cooperazione: si deve decidere razionalmente cosa fare, distinguere fra un progetto e l’altro, verificare la compatibilità del tipo di intervento scelto con gli interessi nazionali e, una volta stabilito che l’iniziativa è valida e importante, dotarla di risorse finanziarie adeguate al fine da raggiungere. In caso contrario, si attua una politica di grandi ambizioni ma di scarsa presa sulla realtà e si rischia non soltanto la nostra credibilità internazionale, ma anche la fiducia nei nostri confronti da parte di quelle organizzazioni (di volontariato, ma non solo) e di quegli uomini che nella cooperazione credono, sacrificando tempo, denaro e lavoro per fare del bene agli altri.

DE ZULUETA (DS-U). Signor Presidente, anch’io ho qualche interrogativo da porre circa la modifica introdotta con il comma 40 dell’articolo 52 relativamente ai finanziamenti per le iniziative di pace e umanitarie. L’utilizzo delle risorse del Fondo rotativo per la concessione di crediti finanziari agevolati ai Paesi in via di sviluppo, se lei ricorda, Presidente, rappresenta una questione già dibattuta durante la scorsa legislatura. Le risorse di tale Fondo erano difese in modo arcigno dal Tesoro quali fonti non disponibili per la cooperazione, ma soltanto per il rifinanziamento dei crediti. Per due finanziarie successive abbiamo chiesto che vi fosse la possibilità di attingere a tale Fondo fino a che, non ricordo in quale anno, la situazione si è sbloccata e il Governo ha riconosciuto la validità di questa fonte di finanziamento, con il risultato di disporre di una buona liquidità per finanziare potenzialmente le iniziative di riduzione e di cancellazione del debito nel momento in cui è stata approvata la legge in materia.
Ora vedo che questa voce di bilancio ha guadagnato popolarità e vi si attinge un po’ a man bassa. È infatti un netto cambiamento di indirizzo portare questa fonte a finanziare le iniziative di pace e umanitarie, che di solito assumono natura emergenziale. Il mio timore è che si possano distrarre i fondi finalizzati alla riduzione e alla cancellazione del debito per destinarli, ad esempio, ad emergenze determinate da calamità naturali, come in Mozambico, o agli interventi di ricostruzione che si renderanno necessari in Afghanistan. Temo che questa fonte si prosciughi e non vi siano più le risorse inizialmente previste per coprire iniziative di riduzione del debito.
In secondo luogo, il Ministro ha chiarito nella sua relazione al Senato che la fonte dalla quale si intendono attingere risorse per finanziare il famoso fondo per la lotta alle malattie endemiche e infettive (AIDS, malaria, tubercolosi) è proprio questa.
Chiedo al sottosegretario Boniver se il Governo può rispondere a questi miei interrogativi e se c’è stata una corrispondente compressione delle altre spese che dovevano essere coperte da questa voce di bilancio, proprio per consentire la disponibilità di risorse che è stata creata con la modifica dell’articolo 52, comma 40.
Inoltre, chiedo se, a conti fatti, possiamo tuttora parlare di un lieve aumento delle risorse per la cooperazione allo sviluppo, che è cosa ben distinta dalle iniziative di pace e umanitarie. A tale riguardo, ricordo l’auspicio ripetuto dal Ministro qui al Senato e alle Nazioni Unite di raggiungere la fatidica quota dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo da destinare alla cooperazione allo sviluppo. Questo obiettivo non costituisce un mero desiderio, ma corrisponde ad un preciso impegno assunto in sede internazionale. Lei dice che sono pochi i Paesi ad averlo raggiunto, ma è anche vero che sono pochi i Paesi ad esserne così lontani; infatti, l’Italia figura agli ultimi posti della graduatoria dei Paesi OCSE per quanto concerne gli aiuti allo sviluppo, precedendo solamente gli Stati Uniti d’America. Non è questione di politica di potenza: i Paesi che raggiungono questa entità di risorse per la cooperazione non hanno necessariamente l’ambizione di essere potenze mondiali, però hanno una visione del loro rapporto con la parte più povera del mondo giustificabile anche ai fini dell’interesse nazionale, perché è chiaro che un corretto sviluppo è la migliore garanzia per prevenire tensioni interne e internazionali.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

FRAU, relatore sul disegno di legge finanziaria. Signor Presidente, le richieste di chiarimento avanzate dai colleghi – che sono importanti – difficilmente possono trovare una risposta dal relatore, in quanto ineriscono agli interna corporis del bilancio e del Governo stesso. Ad esempio, il senatore Martone chiedeva se i maggiori stanziamenti per l’aiuto pubblico ai Paesi in via di sviluppo siano il frutto di un effettivo incremento o se si tratti piuttosto di una mera partita di giro. In base alla mia conoscenza dei trattati bilaterali, su cui peraltro ho svolto la relazione in questa sede, e in materia di accordi, posso dire che l’aumento dei fondi non dovrebbe derivare da una contrazione di quelli destinati alla riduzione o alla cancellazione del debito, che costituiscono una partita specifica sottoposta a trattato. Tuttavia, dico tutto questo non avendo una conoscenza diretta degli interna corporis; sapete meglio di me che i bilanci e le partite contabili si possono manovrare facilmente, naturalmente nel presupposto che il denaro non ci sia. In questo caso dovrebbe esserci. Dico “dovrebbe” per non assumere nei riguardi dei colleghi che hanno chiesto chiarimenti responsabilità che non sono mie.
Diversa è la risposta che si potrebbe dare relativamente alla domanda concernente i 30 milioni di euro per le iniziative umanitarie e di pace. Dalla lettura del comma 40 dell’articolo 52 risulta che si tratta di una iniziativa limitata al solo esercizio finanziario 2002, non prorogabile ope legis. Questo mi fa pensare che, comunque, non si tratta di una sottrazione permanente ad altre voci di bilancio.

DE ZULUETA (DS-U). Per quest’anno sì, però.

FRAU, relatore sul disegno di legge finanziaria. Sì, certo, ma è comunque un cambiamento nella destinazione delle risorse soggetto a una serie di condizioni. La norma dice: “destina in favore delle iniziative di pace e umanitarie in sede internazionale (ex lege n. 180) le disponibilità finanziarie giacenti sul Fondo rotativo”. Cosa vuol dire “giacenti”? Vuol dire che si tratta di una partita di residui, altrimenti non avremmo le giacenze economiche per poter fare questa operazione. Anche in questo caso, le mie osservazioni si basano sui documenti che ho a disposizione; eventualmente sarà il Governo a fornire ulteriori elementi.
Anch’io sono convinto, come credo tutti noi (il problema è stato posto dalla senatrice de Zulueta), della necessità che le risorse occorrenti per affrontare le malattie endemiche, l’emergenza in Afghanistan o in Messico non siano detratte dal fondo per la cooperazione. Peraltro, questa mattina ho visto girare in Aula un documento in cui si parlava di assimilare l’intervento per l’Argentina alla logica che sovrintende l’aiuto ai Paesi in via di sviluppo.
Naturalmente condivido quanto è stato sottolineato dal presidente Provera: senza soldi le cose non si fanno, e le risorse destinate a tale fine sono reperite per 60 milioni di euro dal Fondo rotativo per la concessione di crediti agevolati e per 103 milioni di euro (poi ridotti parzialmente) nel bilancio dello Stato, rispetto a cui non mi pare di intravedere spostamenti evidenti.
Mi scuso se la mia replica è stata incompleta: me ne rendo perfettamente conto, ma spero che il Sottosegretario possa essere più esaustivo.

PELLICINI, relatore alla Commissione sulla tabella 6. Non ho molto da aggiungere in sede di replica. Devo dire che concordo pienamente con quanto sottolineato dal presidente Provera: la nostra politica estera è diventata sempre più attiva, sia per le missioni militari che l’Italia sta sostenendo all’estero, sia per il ruolo che il nostro Paese va assumendo, sia per quel flusso migratorio attivo e passivo che ci ha visto in posizione centrale, per cui è chiaro che vi è bisogno di maggiori risorse finanziarie.
In merito ai rilievi svolti dalla senatrice de Zulueta circa i fondi per la cooperazione allo sviluppo, ritengo che la collega abbia ragione: non è giusto dare tutto all’ONU, per poi procedere con distribuzioni “a pioggia”. Abbiamo interessi specifici verso i Paesi rivieraschi, i Paesi africani e quelli dell’area dei Balcani. Se si potesse fare del bene a tutti credo che nessuno avrebbe da ridire, perché non penso ci siano forze – per così dire – non sociali. Tuttavia, data la limitatezza dei mezzi a disposizione, dobbiamo compiere delle scelte.
Concludo esprimendo condivisione per le osservazioni del senatore Martone. Siamo tutti d’accordo su un punto: quei pochi soldi che abbiamo dobbiamo cercare di impiegarli al meglio, tentando di soddisfare il maggior numero possibile di esigenze.

BONIVER, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Innanzitutto ringrazio i relatori e gli onorevoli senatori che sono intervenuti in questa sessione di bilancio dove, per la terza volta, viene discussa una materia che per il Ministero degli affari esteri rappresenta letteralmente una questione di vita o di morte. Non vorrei sembrare eccessiva, ma credo che ciascuno possa comprendere come la necessità di comprimere la spesa, che ha rappresentato il leitmotiv di questa manovra finanziaria, ha avuto anche dei picchi molto drammatici, perché sembrava che dal bilancio del Ministero degli affari esteri fossero decurtati addirittura 60 miliardi di lire.
Vale la pena di ricordare che la spesa complessiva per il funzionamento di un Dicastero così importante e con necessità che aumentano di giorno in giorno nel 1995 rappresentava lo 0,58 del PIL, mentre per il 2002 si arriverà a stento allo 0,21 del PIL. Quindi va rimarcato che storicamente sono stati costantemente decurtati fondi che rappresentavano la spesa minima per sostenere una politica estera degna di questo nome.
Quest’anno, poi, si è posta un’ulteriore questione di fondo, vale a dire la necessità di rilanciare l’impegno volto a garantire la sicurezza dei nostri concittadini e delle nostre sedi all’estero e la tutela dei beni posseduti dal nostro Paese. Tutto ciò andrà a gravare sui fondi già scarsi di cui possiamo usufruire oggi.
Comprendiamo le necessità che hanno ispirato il Governo, che ha dovuto far fronte ad un buco di bilancio ereditato dalla precedente Amministrazione (pari, se non erro, a 25.000 miliardi di lire), per cui palesemente non si è potuto fare di più. Esprimo quindi una moderata soddisfazione per ciò che si è ottenuto rispetto alla minaccia di tagli pesanti che è stata ventilata nel corso delle varie letture dei documenti di bilancio svoltesi alla Camera e al Senato.
Questa carenza di risorse di cui soffre il bilancio del Ministero degli affari esteri è una caratteristica che ci trasciniamo dietro da molto tempo e non si può certo – io credo – cantare vittoria per il modesto incremento dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo. Il presidente Provera giustamente ricordava che questa mattina il presidente Ciampi ha espresso con forza l’auspicio che si possa raggiungere la quota dello 0,7 del PIL; al momento, l’Italia si attesta su una percentuale pari allo 0,13 del PIL, risultando ultima fra i Paesi OCSE per questo tipo di attività. E’ un aspetto che indubbiamente dovrà essere rivisto in sede di assestamento del bilancio e la questione dovrà essere posta con il maggior vigore politico possibile, auspicabilmente sia da parte della maggioranza che dell’opposizione.
Ho lanciato questa mattina una mia particolare crociata – ne ho parlato con il ministro Ruggiero – per eliminare dal nostro vocabolario il termine bipartisan, che mi pare orribile, anche se non saprei come sostituirlo. Al di là di questo, per essere schietti, noi contiamo sul ruolo dell’opposizione, che finora è stato estremamente costruttivo: basti pensare che ieri sera alla Camera dei deputati pressoché all’unanimità, con un’unica astensione, è passata un’importantissima risoluzione sul Medio Oriente; per non parlare del consenso, che ha sfiorato il 90 per cento, quando si è trattato di definire la partecipazione italiana alla coalizione contro il terrorismo.
Sono segnali estremamente incoraggianti, che il Governo non soltanto apprezza ma accoglie con grande soddisfazione. In altre parole, in questo momento di emergenza si è creato un clima che dimostra che l’Italia è un Paese estremamente adulto, al contrario di quello che diceva in un’intervista alquanto curiosa il commissario Monti. Non credo che siamo in una fase adolescenziale: al contrario, siamo in una fase estremamente matura, perlomeno per quanto riguarda la condivisione delle responsabilità sull’andamento della nostra politica estera.
Sono stati sventati dei tagli delle risorse che avrebbero ulteriormente ridotto il già scarsissimo bilancio del Ministero. Sono stati evidenziati i problemi che questo bilancio presenta; basti pensare che per il nostro intervento in Macedonia, se non erro, è stato decurtato di 8 miliardi il bilancio degli Esteri e non quello della Difesa. E via elencando. Si tratta di questioni già esaminate, ma sulle quali credo che dovremo tornare più e più volte.
Non basta congratularci con noi stessi per il modesto incremento dell’aiuto ai Paesi in via di sviluppo. Il senatore Frau ha risposto in modo esauriente e non saprei assolutamente cosa aggiungere a quanto ha detto in risposta ai quesiti posti dai senatori Martone e de Zulueta.
Concluderei così, se il Presidente lo consente, sottolineando però ancora una volta quanto sarà complicato arrivare alla soluzione delle questioni che drammaticamente si pongono alla nostra attenzione; credo tuttavia che riusciremo a risolverle dal punto di vista politico più che dal punto di vista del bilancio.
Giustamente è stato fatto presente che questa mattina è stato presentato nell’Aula del Senato un ordine del giorno – poi accolto dal Governo – su quella che è l’ultima crisi in ordine di tempo (anche se era in gestazione), la crisi argentina, che coinvolge non solo una grande nazione amica, ma milioni di cittadini italiani ai quali il nostro Paese dovrà prestare un occhio di riguardo. È stato giustamente citato il cosiddetto “piano Marshall” per la Palestina proposto dall’Italia, che ha avuto un consenso unanime al Consiglio di Laeken. Anche in questo caso le risorse – che non saranno reperite solo nel bilancio del Ministero degli esteri, ma verranno anche da soggetti privati, come ha sottolineato il presidente Berlusconi in diverse occasioni – andranno incrementate. Da ricordare, infine, la prima importante seduta per la ricostruzione dell’Afghanistan, che avrà luogo a Tokyo a fine gennaio, che vedrà ancora una volta l’Italia fare il suo dovere raccogliendo risorse e know how. Tutto ciò implica delle spese che la collettività dovrà sostenere e delle quali dovremo dare conto con la massima trasparenza.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Boniver.
Passiamo alla votazione sulla proposta di conferire ai relatori il mandato a riferire favorevolmente alla 5ª Commissione permanente.

MARTONE (Verdi-U). Signor Presidente, con tutto il rispetto per il lavoro svolto dai relatori su tematiche importanti e per le posizioni del Sottosegretario, annuncio il mio voto di astensione perché al momento non ho alcun elemento idoneo a chiarire i dubbi che abbiamo sollevato riguardo la composizione delle voci di spesa destinate agli aiuti allo sviluppo. Mi riservo di sollevare nuovamente tali perplessità in occasione dell’esame da parte dell’Assemblea.
Per quanto concerne la crisi argentina, nonostante la gravità della questione, purtroppo non è stato possibile svolgere un dibattito perché siamo vincolati dal Regolamento. Tuttavia mi sembra di dover dire qualcosa al riguardo perché è una crisi che stiamo seguendo molto da vicino e che non fa altro che riconfermare l’inadeguatezza di alcuni strumenti delle istituzioni finanziarie internazionali, a cominciare dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale. Ci troviamo di fronte a una grande contraddizione: al Senato è stato presentato oggi un ordine del giorno che esprime preoccupazione per la sorte di milioni di cittadini italiani residenti in quel Paese, dimenticando però che questa sorte è stata aggravata dal rifiuto del Fondo monetario internazionale di concedere un prestito d’urgenza. Ebbene, quale è stata la posizione dei rappresentanti italiani in seno a quell’organismo? Da ultimo, faccio tesoro della presenza del sottosegretario Boniver, che si occupa anche dei diritti umani, per riportare le preoccupazioni di Amnesty International rispetto allo stato d’assedio in cui si trova l’Argentina.
Infine, e concludo, ritengo che i progetti rientranti nell’ambito della cooperazione allo sviluppo non debbano essere valutati rigidamente in relazione agli interessi nazionali specifici, perché questi possono essere valutati di volta in volta a seconda di parametri diversi.

BONFIETTI (DS-U). Signor Presidente, annuncio che ci asterremo in vista di un approfondimento per il dibattito in Aula. Credo infatti che ci sia bisogno di maggiore attenzione sulle poste di bilancio.
Diventa molto pesante accettare che, come il sottosegretario Boniver ricordava, le spese del Ministero degli affari esteri siano passate dallo 0,58 per cento del PIL nel 1995 allo 0,21 per cento nel 2002, e ciò, a fronte delle emergenze e delle nuove attività che tutti noi in Aula, in Commissione e fuori di qui, diciamo di voler sostenere.
Non vi è dubbio che il comma 40 dell’articolo 52 veda una indebita, a mio avviso (e questo lo voglio rilevare con forza), destinazione di risorse (fino a 30 milioni di euro) ad iniziative di pace e umanitarie, risorse che vengono distolte da altre finalità non meno importanti come la concessione di crediti d’aiuto per la cooperazione. Si tratta evidentemente di risorse necessarie e indispensabili, ma non era necessario né indispensabile toglierle dal Fondo rotativo.
Questa disposizione introdotta dalla Camera mi colpisce particolarmente perché per molte sedute in Commissione avrei voluto ricordare – ma non l’ho mai fatto perché sembrava sempre che vi fossero problemi più urgenti – quanto fosse scorretto non riuscire a mettere all’ordine del giorno il disegno di legge n. 38, recante “Politiche e strumenti della cooperazione allo sviluppo”, primo firmatario il senatore Boco, per il quale si sarebbe potuta adottare la procedura abbreviata, essendo stato approvato un identico provvedimento di riforma organica della cooperazione da parte del Senato nel corso della precedente legislatura.
Quindi siamo stati bastonati due volte: da una parte perché non siamo riusciti a mettere all’ordine del giorno di questa Commissione quel disegno di legge, e siamo già a dicembre, mentre potevamo farlo da giugno, proprio perché si tratta di un provvedimento identico ad un altro già approvato da questo ramo del Parlamento, frutto del lavoro comune di tutti i Gruppi parlamentari...

FRAU, relatore sul disegno di legge finanziaria. È stato il Governo a fermarlo.

BONFIETTI (DS-U). Può anche darsi, però credo che, se la nostra Commissione avesse espresso con forza la volontà di esaminare quel disegno di legge, avremmo potuto lavorare quanto meno in questa sede.
Da una parte, quindi, non siamo riusciti a mettere il provvedimento all’ordine del giorno e dall’altra, proprio perché non lo abbiamo fatto, ci vediamo sottrarre i finanziamenti. Infatti, come è stato già sottolineato, essendoci dei residui passivi è stato possibile pensare di togliere a questo fondo addirittura 30 milioni di euro.
Mi sembra un fatto estremamente negativo perché, se gli stanziamenti destinati alle iniziative di pace e umanitarie hanno una priorità assoluta, ciò non vuol dire che le relative risorse debbano essere sottratte ad interventi che hanno una pari priorità, almeno secondo la mia concezione. Queste osservazioni volevo lasciare alla Commissione in sede di dichiarazione di voto, perché non mi pare che sia stata compiuta una scelta oculata.
Credo che i fondi potessero essere trovati altrove: considerando anche il fatto che nella scorsa legislatura non è stato lasciato un deficit di bilancio di 25.000 miliardi di lire, come invece è stato affermato (il buco, infatti, si è incrementato in conseguenza della Tremonti-bis, come molti conti e analisi vanno ormai dimostrando), ritengo che davvero ci si potesse sforzare di individuare altri luoghi per finanziare iniziative di pace e umanitarie.

PIANETTA (FI). Intervengo per dichiarare il mio voto favorevole e per fare una considerazione di carattere generale sulla base delle osservazioni della rappresentante del Governo, che ho particolarmente apprezzato. Indubbiamente, non si deve cantare vittoria per l’incremento delle risorse destinate alla cooperazione. Vorrei però ristabilire un minimo di coerenza e di verità dal punto di vista dei numeri rispetto agli interventi che sono stati svolti da alcuni colleghi.
Negli ultimi cinque anni, purtroppo, c’è stato un decremento dei fondi riservati alla cooperazione: si è passati dallo 0,26 allo 0,13 per cento del PIL. Adesso però abbiamo imboccato una strada di incremento – sia pur lieve – degli stanziamenti e questa è la tendenza in atto. Credo che ciò debba essere apprezzato come manifestazione della volontà del Parlamento e del Governo di essere più attento e di mettere a disposizione maggiori risorse finanziarie per un settore così importante qual è quello della cooperazione allo sviluppo. E’ un dato di fatto che deve essere rimarcato e valutato positivamente. Noi lo apprezziamo in tutta la sua interezza, ben considerando che la realtà nazionale e internazionale è quella che è, ma la tendenza è in tal senso. Quindi, a mio modo di vedere, questo aspetto deve essere considerato con favore.
Così pure ritengo che oggi in Aula abbiamo scritto una pagina importante, non soltanto perché abbiamo approvato in via definitiva la legge sul voto degli italiani all’estero, ma anche perché abbiamo manifestato, con una maggioranza veramente ampia, l’attenzione particolare del nostro Paese nei confronti dell’Argentina, oltre che, più in generale, nei confronti dei nostri connazionali residenti all’estero.
Sappiamo che in Argentina è presente un numero molto ampio di cittadini italiani, quindi con i diritti dei residenti in Italia: si tratta di 600.000 persone, oltre ai cittadini argentini di origine italiana. Io stesso ho potuto verificare la realtà in cui vivono molte di queste persone, che purtroppo devono contare sulla pensione italiana in un contesto, quale quello argentino, che indubbiamente ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto delle pensioni, per non parlare di alcuni aspetti attinenti all’assistenza sanitaria. Personalmente, ho chiesto al Governo di poter relazionare in Commissione in tempi brevissimi circa gli interventi che si ritiene di dover affrontare con grande urgenza.
Ebbene, io credo che questa pagina che abbiamo voluto scrivere, quest’attenzione che è stata manifestata sia da parte della maggioranza che dell’opposizione, rappresenti un fatto estremamente positivo, che dimostra come il Parlamento ed il Governo siano molto attenti nei confronti di una situazione così critica quale quella che l’Argentina sta attraversando e che purtroppo coinvolge un consistente numero di cittadini italiani.

(Il Presidente accerta la presenza del numero legale).
PRESIDENTE. Metto ai voti la proposta di conferire ai senatori Pellicini e Frau il mandato a redigere un rapporto favorevole per la 5ª Commissione permanente, con osservazioni, sulla tabella 6 e sulle parti ad essa relative del disegno di legge finanziaria.
E’ approvata.
L’esame delle modifiche introdotte dalla Camera dei deputati ai documenti di bilancio e al disegno di legge finanziaria per la parte di nostra competenza è così concluso.

I lavori terminano alle ore 15,40.