7º Resoconto stenografico
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 3 aprile 2002
Presidenza del presidente PROVERA
I N D I C E Comunicazioni del sottosegretario di Stato per gli affari esteri Baccini sulla situazione in Argentina
Baccini, sottosegretario di Stato per gli affari esteri 3, 11
* Tirelli (LP) 8
* Frau (FI) 8
* Scarabosio (FI) 9
* Andreotti (Aut) 10
N.B. - L’asterisco indica che il testo del discorso è stato rivisto dall’oratore.
Sigle dei Gruppi parlamentari: Alleanza Nazionale: AN; Unione Democristiana e di Centro: UDC: CCD-CDU-DE; Forza Italia: FI; Lega Nord Padania: LNP; Democratici di Sinistra-l’Ulivo: DS-U; Margherita-DL-l’Ulivo: Mar-DL-U; Verdi-l’Ulivo: Verdi-U; Gruppo per le autonomie: Aut; Misto: Misto; Misto-Comunisti italiani: Misto-Com; Misto-Rifondazione Comunista: Misto-RC; Misto-Socialisti Democratici Italiani-SDI: Misto-SDI; Misto-Lega per l’autonomia lombarda: Misto-LAL; Misto-Libertà e giustizia per l’Ulivo: Misto-LGU; Misto-Movimento territorio lombardo: Misto-MTL; Misto-Nuovo PSI: Misto-NPSI; Misto-Partito repubblicano italiano: Misto-PRI; Misto-MSI-Fiamma Tricolore: Misto-MSI-Fiamma.
Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Baccini.
I lavori hanno inizio alle ore 14,05.
PROCEDURE INFORMATIVE Comunicazioni del sottosegretario di Stato per gli affari esteri Baccini sulla situazione in Argentina PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni del Sottosegretario di Stato per gli affari esteri Baccini sulla situazione in Argentina. Comunico che, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo e che la Presidenza del Senato ha già preventivamente fatto conoscere il proprio assenso. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Ringrazio il sottosegretario Baccini per la sua presenza e gli do immediatamente la parola per l’intervento introduttivo. BACCINI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, la situazione argentina è ormai conosciuta da tutti: gli organi di informazione hanno avuto modo di sviluppare i dati relativi alla crisi argentina e, attraverso il sindacato ispettivo e gli interventi nelle Commissioni parlamentari ed in Assemblea, il Governo italiano ha potuto far comprendere l’interesse dell’Italia verso l’Argentina. Io stesso mi sono recato in visita ufficiale in questo Paese durante la presidenza de la Rua e in quell’occasione abbiamo avuto modo di conoscere prima degli altri Paesi la situazione di difficoltà manifestata dallo stesso Presidente. Subito dopo la caduta del presidente de la Rua, ci siamo attivati affinché il Governo italiano potesse essere presente non solo con crediti di aiuto, ma soprattutto in termini politici di sostegno verso gli organismi internazionali come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, al fine di affrontare l’ormai inevitabile crisi argentina. La prima misura decisa dal Governo è stata immediata e significativa, considerati anche i tempi di intervento, e ha riguardato la riapertura in via eccezionale della concessione dei crediti di aiuto, cioè la riapertura della cooperazione per lo sviluppo. Quindi, con decreto dell’allora Ministro degli affari esteri, siamo riusciti a riaprire immediatamente questo canale preferenziale, dandoci la possibilità di mettere in campo delle iniziative di aiuto nella misura di 100 milioni di euro, dei quali 75 a sostegno dell’occupazione attraverso l’aiuto alle piccole e medie imprese argentine e italo-argentine e 25 per l’acquisto di beni e servizi finalizzati a garantire il necessario supporto al sistema sanitario pubblico argentino. La delegazione del Governo presente nel territorio argentino ha potuto rendersi conto che la crisi che si stava aprendo non era soltanto politica, ma anche economica e sociale. L’interesse dell’Italia ad un rapido superamento di tale crisi, rispetto ad altri Paesi che hanno in Argentina interessi non solo politici ma anche economici, è risultato subito evidente considerata la notevole presenza degli italiani di diverse generazioni, ma soprattutto tenuto conto dell’impianto economico dell’industria, della piccola e media impresa italiana, sicuramente rilevante in quel Paese. Quindi, esiste un aspetto imprenditoriale, ma anche un interesse culturale e sociale verso molti italiani che in Argentina vivono in condizioni precarie. Questa crisi ha provocato problemi anche agli anziani presenti in Argentina, i quali addirittura, ancora oggi, non hanno la possibilità di acquistare alcune medicine. Questo è un problema molto grave che il Governo italiano è riuscito in qualche maniera a contenere. Quindi – ripeto – il primo intervento immediato ha riguardato, da un lato, la riapertura della cooperazione, con un investimento immediato di circa 100 milioni di euro e, dall’altro, l’intervento sociosanitario per l’acquisto di prodotti medicinali che l’Argentina non poteva avere a causa della situazione economico-finanziaria e della mancanza di fondi (i creditori non potevano più fornire le strutture ospedaliere). L’intervento dell’Italia ha consentito una disponibilità soprattutto di materie di prima necessità sanitaria. C’era bisogno anche di una politica complessiva di gestione di questo importante fenomeno e devo dare atto alla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo di aver condotto un’azione assai efficace. È stato possibile organizzare una missione dei nostri tecnici della cooperazione e dei nostri diplomatici, che in una sola settimana sono riusciti a concludere l’accordo con il Governo argentino ed a mettere in piedi procedure che di solito impegnano 4, 5 o 6 mesi. Alla Farnesina, il 31 gennaio, io stesso ho presieduto un incontro con le organizzazioni non governative presenti in Argentina per dare ulteriore impulso ai programmi di carattere sociale sussidiati dalla Direzione generale. Abbiamo quindi riallacciato i contatti anche con il mondo delle ONG, che il Governo, almeno per quanto riguarda la mia delega, sta portando avanti. Si è verificato anche un problema logistico-organizzativo perché, mentre da un lato c’era l’esigenza di tenere in piedi la struttura, almeno italo-argentina, della piccola e media impresa, dell’industria italiana presente (il circuito strutturale del Paese era importante per evitare il tracollo totale dell’economia), dall’altro era necessario un rafforzamento degli organici della rete diplomatico-consolare nel Paese. Infatti, abbiamo dovuto gestire le richieste di coloro i quali avevano diritto al passaporto italiano per poter rientrare in Italia. Addirittura giorno e notte alcuni italiani attendevano davanti ai nostri consolati per richiedere la cittadinanza, il passaporto, per attivare le procedure per tornare in Italia. Il rafforzamento degli organici della rete diplomatico-consolare è stato utile per accelerare i tempi e i modi di aiuto ai connazionali in difficoltà. È stata infatti autorizzata l’assunzione di 30 impiegati a contratto oltre a 6 impiegati di ruolo già inviati in missione in Argentina. L’intervento, quindi, è stato immediato. È stato stanziato, inoltre, un aumento di 6,5 milioni di euro per l’assistenza diretta a favore dei connazionali indigenti, portando complessivamente la quota per l’intera rete consolare a circa 13 milioni di euro. Dei circa 10 milioni di euro destinati all’America Latina, 7 milioni sono riservati all’Argentina. Si è provveduto successivamente, proprio per le ragioni illustrate in precedenza, ad un primo invio di 900 chilogrammi di antibiotici per venire incontro alle pressanti richieste di medicinali avanzate dal Governo di Buenos Aires. Questo primo contingente è giunto in Argentina, a titolo simbolico, per dare un segnale politico, a seguito della visita del presidente della Camera onorevole Casini. Stiamo portando avanti anche un coordinamento tecnico-politico per tutte le iniziative del Ministero degli esteri, nate anche a seguito delle missioni dello scorso anno, che coinvolgono pure in un quadro sinergico le regioni le quali, sensibilizzate anche su un impegno di solidarietà, sono intervenute e stanno intervenendo. Da qui, l’esigenza di un coordinamento centrale al fine di identificare obiettivi comuni che rendano utili gli interventi anche delle autorità regionali, che in questo caso – a mio parere – possono essere sinergiche con il Governo centrale. Abbiamo anche attivato una serie di iniziative comuni di concerto con gli altri Ministeri, che già stanno muovendosi in questo senso. L’attuale ministro degli esteri argentino Ruckauf è venuto a Roma lo scorso 31 gennaio e ha incontrato, oltre ai rappresentanti del Governo italiano, anche i Presidenti delle regioni nell’ambito della periodica Conferenza mensile, nella quale è stato discusso un importante documento di collaborazione tra le regioni italiane e il Governo argentino. Bisogna sottolineare che i flussi di immigrazione, in base ai contratti di lavoro, sono in continuo e significativo aumento. È stato chiesto, quindi, nelle more del decreto sui flussi per l’immigrazione in base ai contratti di lavoro, un anticipo per l’autorizzazione all’ingresso in Italia di una quota compresa fra 5.000 e 10.000 argentini. Anche questo è un aspetto di grande apertura da parte dell’Italia verso un Paese fratello. Se l’Argentina venisse lasciata a se stessa, probabilmente i primi segnali negativi li subirebbe proprio l’Italia; quindi l’intervento immediato, in molte occasioni anche preventivo, è stato utile ad evitare effetti peggiori rispetto a quelli che si possono attualmente riscontrare. Per quanto riguarda la sinergia con altri organismi, il Ministero delle attività produttive ha istituito a Roma un tavolo per l’assistenza alle nostre imprese, affiancato a Buenos Aires da un centro di monitoraggio della situazione economica generale e delle esigenze delle nostre imprese, costituito presso l’ICE, d’intesa con la nostra ambasciata. A questo proposito, sono in fase di attuazione misure che vengano incontro agli imprenditori e a tutta la struttura economica italiana presente in Argentina, come la SIMEST che, in particolare, è stata invitata dal CIPE (con delibera del 19 marzo ultimo scorso) a sollecitare le banche, che hanno concesso prestiti alle imprese italiane, a rifinanziare le loro quote di partecipazione in imprese argentine e a riattivare una serie di sinergie importanti. Io stesso sono stato presente alla firma di un accordo tra la SIMEST e la Banca de la nation Argentina proprio per cercare di realizzare un fondo speciale al fine di essere pronti al sostegno di tutte quelle imprese che desiderano continuare ad essere presenti nel territorio argentino, che non vogliono mollare, che intendono evitare licenziamenti e una serie di eventi drammatici che aggraverebbero la situazione politica già molto deteriorata. Il consiglio di amministrazione della SACE ha esaminato la situazione Paese, da ultimo, il 4 febbraio 2002. In tale data ha approvato il declassamento dell’Argentina dalla sesta alla settima categoria di rischio. La SACE si sta attivando affinché le garanzie del sistema Paese possano essere compatibili con gli aiuti in programma in Argentina. È anche allo studio presso il Ministero per gli italiani nel mondo un disegno di legge per la creazione di un fondo di solidarietà per i cittadini italiani, provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione europea. Si tratta di un’altra iniziativa che il ministro Tremaglia sta portando avanti in questo contesto. L’Italia è inoltre entrata a far parte, con il sottosegretario all’economia onorevole Tanzi, del comitato internazionale che dovrà coadiuvare il Governo argentino, un comitato di saggi che può rendersi credibile e in qualche modo spendere parole di sostegno presso il Fondo monetario internazionale. L’onorevole Tanzi, tra l’altro un esperto del Fondo monetario internazionale, sta svolgendo un’opera di sostegno anche delle nostre iniziative in questo comitato, che fra l’altro è stato costituito dietro l’autorevole suggerimento del presidente degli Stati Uniti Bush, d’intesa con il presidente del Banco interamericano de desarollo Iglesias. Si tratta dunque di un’altra iniziativa dove l’Italia è presente in maniera significativa. Vorrei aggiungere a questi dati importanti che in Argentina esiste un problema politico per la sua classe dirigente, in quanto i Governi che si sono succeduti non sono riusciti a garantire un sistema Paese; probabilmente è prevalsa una fase di speculazione complessiva nella gestione economica delle strutture portanti dell’Argentina. Oggi ci siamo trovati ad affrontare anche questo problema, perché la presenza degli italiani e della nostra industria in Argentina è importante. Gli interventi italiani non sono stati soltanto ed esclusivamente di solidarietà, come abbiamo ricordato prima, o di sostegno alle prime necessità degli anziani e delle strutture ospedaliere, ma anche di carattere politico; interventi importanti perché strutturali, di sostegno della piccola e della media impresa, dell’industria e degli interessi italiani. Soprattutto, ulteriori sostegni economici dell’Italia potranno servire a dotare l’Argentina di progetti che oggi non esistono, ad esempio in materia di risanamento ambientale, che sono necessari per il finanziamento presso la Banca mondiale di mutui e interventi economici, che in questo momento non sono possibili in Argentina proprio per l’assenza di studi di fattibilità e di progetti. L’Italia sta intervenendo anche per consentire, sui problemi del lavoro, su quelli strutturali e ambientali, su quelli delle inondazioni, la possibilità di dotare l’Argentina, attraverso gli organismi internazionali idonei, ovviamente in pieno accordo con l’attuale Governo, di studi di fattibilità e di progettazione idonei ed indispensabili per accedere ai finanziamenti. Senza di questi, l’Argentina non potrebbe usufruire di tali ulteriori possibilità. Abbiamo allacciato una relazione molto intensa con il BID, con cui si sta lavorando per realizzare in Argentina in particolare, ma in America latina in generale, per gli interessi che l’Italia ha rispetto a quella zona, un intervento che consenta di collocare l’Italia ai livelli di partner politico privilegiato. Sia le iniziative che stiamo svolgendo a Washington presso il Fondo monetario, attraverso un intervento di sostegno della situazione argentina, sia le iniziativa dell’Italia nei confronti dell’Unione europea per l’apertura di un libero scambio dei prodotti soprattutto agro-alimentari e agricoli argentini, attraverso l’accordo tra l’Unione europea e il Mercado Comùn del Sur, possono far sì che l’Italia possa svolgere un ruolo significativo di ponte per superare quei blocchi di interessi europei che impediscono oggi la possibilità di poter aprire un mercato di libero scambio tra Argentina (in questo caso il Mercosur) e l’Unione europea. Nelle prossime settimane si terrà a Madrid un incontro tra il Mercosur e l’Unione europea nel quale si potranno stabilire le quote di importazione e si potranno valutare ulteriori elementi. All’interno dell’Unione europea, l’Italia sta svolgendo un’opera di sensibilizzazione affinché si possano aprire ulteriormente queste possibilità. Aggiungo a queste considerazioni che la drammaticità della situazione argentina potrebbe determinare un piccolo vantaggio per consentire al Mercosur di negoziare con l’Europa la possibilità di vendere materie prime. Ciò potrebbe essere utilissimo. Qualche settimana fa mi sono recato in Brasile dove ho presieduto un convegno italo-brasiliano sulla trasformazione dei prodotti agroalimentari. L’Italia può essere protagonista nella dotazione di strutture di prim’ordine anche per la trasformazione dei prodotti primari provenienti dai Paesi dell’America latina. Siamo in una categoria d’eccellenza per diffondere il nostro know how la nostra impresa, la nostra industria, al fine di trasformare le materie prime che in America latina e, in Argentina in particolare, sono di qualità. Questo si unisce sia alla possibilità di garantire una qualità dell’alimentazione a livello nazionale sia alla capacità di governare questi processi anche nelle attuali difficoltà e nelle fasi drammatiche: potrebbe essere una delle politiche da svolgere nell’area geografica in questione. Le brevi comunicazioni di oggi sono soltanto il completamento di una informazione periodica che il Governo costantemente ha dato alle Commissioni parlamentari ma anche alle Assemblee parlamentari, aggiungendo l’ulteriore consapevolezza che, in considerazione degli interessi dell’Italia verso l’America latina, soprattutto verso l’Argentina, sarà utile anche la pressione del Parlamento. È necessaria una sinergia tra Governo e Parlamento, al fine di arrivare alle riunioni fra Unione europea e Mercosur con la prevalenza della politica italiana verso quell’area geografica. Gli interessi dell’Europa sulle materie prime, soprattutto sui prodotti agricoli, sono molti articolati, in quanto ci sono interessi nazionali in Europa che tentano di prevalere sugli interessi di una politica più a lungo raggio. Siamo tuttavia convinti che se l’Europa aprirà anche in parte i propri confini al libero scambio, ci saranno più possibilità che l’Argentina e gli altri Paesi dell’America latina, del centro e del sud America, possano tirarsi fuori con le proprie mani, dandogli la possibilità di vendere una parte dei loro prodotti primari come la carne, la soia o altri. L’Europa, grazie alla nostra industria di trasformazione e alla politica da noi condotta, potrebbe trarne successivamente grande utilità. PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Baccini per le sue interessanti comunicazioni sulla situazione in Argentina. TIRELLI (LP). Vorrei conoscere le intenzioni del Governo per quanto riguarda le facilitazioni di mercato nelle esportazioni e nelle importazioni dall’Argentina a livello di Unione europea dei prodotti primari argentini. Alcune imprese commerciali hanno prospettato la difficoltà di accedere direttamente al mercato argentino per l’acquisto della carne, ad esempio, in quanto sia per motivi burocratici sia per altri motivi, ci sono situazioni di monopolio da parte di alcune aziende. Approfittando dell’impostazione del nostro Gruppo che auspica pari opportunità di partecipazione ed alla luce delle considerazioni del Sottosegretario per l’incremento dell’importazione della carne e di altri prodotti argentini, mi chiedo se non sia possibile in questa fase, che potremmo definire di emergenza, modificare quelle normE che nell’ambito degli scambi commerciali, impediscono il libero accesso al mercato argentino. FRAU (FI). Signor Sottosegretario, alla mia domanda non pretendo una risposta immediata perché mi rendo conto che si tratta di valutazioni che il Governo ha certamente espresso in documenti ufficiali ministeriali. Lei oggi ci ha riferito cosa si sta cercando di fare per impedire danni maggiori ma vorrei conoscere, se possibile, la posizione del Governo rispetto alle ragioni della crisi argentina. Come è noto, alcuni economisti di rinomata fama internazionale hanno fatto accuse gravissime relativamente sia ad errori molto gravi commessi dal Fondo monetario internazionale, sia a crediti promessi e non erogati dalla Banca mondiale. L’attuale situazione economica argentina è da addebitarsi a comportamenti dell’ex presidente de la Rua e ai precedenti Governi argentini per la mancata legislazione in termini di controllo della fuga di capitali; la politica monetaria condotta dai vertici argentini è stata disastrosa, in particolare è stata completamente sconvolta dall’ultimo Governo. Non credo che si possa rimediare ad una crisi come quella argentina con i pannicelli caldi di qualche normativa o con l’aiuto italiano. Sappiamo bene che al di là di tutto, stiamo cercando di aiutare le aziende italiane che si sono compromesse in quell’area e, soprattutto, gli investitori italiani che hanno investito su fondi argentini e che adesso sono fortemente scoperte. Amerei conoscere il giudizio del Governo italiano e, in particolare, degli uomini che rappresentano l’Italia nelle istituzioni finanziarie internazionali come il Fondo monetario o la Banca mondiale. Vorrei sapere quali informazioni hanno o non hanno fornito al Governo italiano quando è scoppiata questa vicenda che era, in realtà una bomba ad orologeria. Penso che questo sia un tema importante per evitare in futuro non solo la dispersione degli aiuti che ci appropinquiamo a fornire, ma soprattutto il ripetersi di situazioni che, se hanno ragioni strutturali, non possono essere risolte con interventi che, per carità, sono giudicabili positivamente, ma sono inadeguati alla risoluzione del problema argentino. A mio avviso, gli interventi del Governo italiano testé illustrati sono molto utili ed importanti, però sono fondamentalmente indirizzati al sostegno delle imprese e degli investitori italiani piuttosto che alla soluzione della crisi argentina, la quale non è certamente risolvibile sul piano bilaterale ma con una strategia generale di aiuti a livello internazionale, in particolare delle istituzioni finanziarie come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale. SCARABOSIO (FI). Signor Sottosegretario, la sua esposizione mi trova d’accordo. Vorrei richiamare la sua attenzione soprattutto su un problema che sto seguendo in modo particolare, ossia la vicenda dei 300.000 cittadini italiani che hanno sottoscritto i titoli del debito pubblico argentino. Sono presidente di un comitato che ha sede a Torino, che ha già registrato migliaia e migliaia di adesioni e che continua a ricevere mediamente 200-300 telefonate al giorno. Il problema è veramente grave: il crac argentino è sicuramente il più grande e il più vistoso del panorama internazionale, compromette tutta una serie di situazioni. Gli italiani che hanno aiutato l’Argentina attraverso la sottoscrizione dei titoli del debito pubblico sono molti, appunto 300.000, e hanno investito circa 25.000 miliardi di lire. Io ho presentato già diverse interrogazioni e vorrei sensibilizzare ancora una volta il Sottosegretario, che qui rappresenta il Governo, al fine di tutelare i risparmiatori italiani, perché questi hanno fornito una risposta alle esigenze argentine, hanno dato i loro risparmi. Dobbiamo trovare un modo per riprendere in mano questa grande massa di liquidità fuoriuscita dall’Italia. In che modo? Noi abbiamo intrapreso azioni legali sia sotto il profilo nazionale che internazionale, però le risposte politiche dobbiamo averle dal Governo e siamo qui appunto per sollecitarle. Esistono varie soluzioni che giustamente lei faceva notare, per cui apprezzo la sua risposta. Si possono trovare diversi modi per recuperare questi risparmi: la carne argentina costa 800 lire al chilo (mi pare, non vorrei sbagliare), quando in Italia lo stesso filetto costa 40.000 lire e così anche il latte ha prezzi ben diversi in Italia e in Argentina. Vorrei dal Governo un’assicurazione al fine di tranquillizzare migliaia di persone che hanno perso il sonno e stanno soffrendo perché i loro risparmi possono perdersi da un momento all’altro. ANDREOTTI (Aut). Vorrei accennare solo a tre argomenti, il primo dei quali riguarda il rientro in Italia di concittadini provenienti dall’Argentina. Certamente, dal punto di vista sentimentale, aver stabilito delle quote è molto importante, però io concentrerei al massimo possibile gli aiuti in Argentina per la ripresa economica e per l’assistenza. Nell’Italia centrale, ma ancor più nel Mezzogiorno, la disoccupazione è molto elevata, per cui è bene che si sappia che queste persone, se non hanno altre risorse, non possono contare su prospettive occupazionali particolarmente incoraggianti. Quindi, è necessaria una certa prudenza. In precedenza il collega Frau ha parlato degli interventi del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Sarebbe interessante verificare (anche se questo aspetto non riguarda strettamente la nostra Commissione) il significato che in tale contesto ha assunto, tra il tecnico e il politico, la parità tra dollaro e peso. Infine, mi permetto di dissentire sulla questione dei risparmiatori e chiedo scusa. Non credo che nelle loro intenzioni vi fosse la volontà di sostenere un piano di aiuto per l’Argentina, quanto piuttosto di ricercare un rendimento più alto dei propri risparmi. Chi ha prestato soldi allo Stato in Italia non mai chiesto premi di consolazione; chi percepiva un reddito dai buoni del tesoro, che per decine di migliaia di famiglie rappresentava la permanenza in uno stato di piccolissima borghesia, lo ha visto polverizzato. Certi risparmiatori italiani hanno ritenuto legittimamente di trasferire i loro danari dove potevano essere corrisposti interessi dell’8-9 per cento o forse anche più lati. Se però, per una felice coincidenza, in Argentina si fosse determinata una situazione talmente prospera da portarli dall’8 al 16 per cento, avrebbero dato qualcosa al Tesoro italiano? So che il discorso è molto complicato perché tra di loro non ci sono solamente piccoli risparmiatori, ma anche banche e istituti finanziari, per cui sarei molto cauto. PRESIDENTE. Vorrei riferirmi anch’io alla questione del debito, non tanto a quello dei risparmiatori quanto in generale a quello cui fa fronte l’Argentina. Bisogna capire come si è giunti a quel debito, perché senza una diagnosi delle cause diventa difficile una terapia ed una possibile guarigione. Esso ha delle cause finanziarie, economiche, strutturali alla conduzione politica, che vanno verificate e bonificate. Sentiamo dire da eminenti esponenti della politica argentina che la corruzione è un fattore dominante, che permea lo Stato in maniera capillare. Se si mantiene questa condizione strutturale, qualsiasi aiuto esterno diventa una connivenza con un’associazione a delinquere più o meno generalizzata, né la soluzione potrà essere fornita da finanziamenti concessi a singoli richiedenti direttamente in dollari e versati su banche estere. La scelta di mantenere la dollarizzazione è un altro discorso, che andrà esaminato insieme alle altre concause. Quanto ai risparmiatori italiani in possesso di titoli del debito pubblico argentino, dire «chi ha dato ha dato» mi sembra facile; ci sono 300.000 persone, alcune magari ricchissime, altre di modeste condizioni, che si sono fidate di un meccanismo finanziario che non è la speculazione in borsa, ma la garanzia di un’obbligazione internazionale prestata da uno Stato, non da un singolo, da una ditta, da una multinazionale. È chiaro che quando uno stato si è giocato una volta sul piano internazionale la propria immagine e la propria parola mancando al rimborso di un’obbligazione, non di un’azione di una società quotata in Borsa, si preclude automaticamente nel futuro qualsiasi tipo di intervento privato. Non parlo solo della massaia di Voghera che investe due milioni perché ha bisogno di qualche lira in più sugli interessi, bensì delle grandi banche e dei fondi internazionali. Quindi, o l’aiuto deve passare esclusivamente attraverso l’intervento dei Governi oppure attraverso il mercato, e questo non è costituito soltanto dai Governi. Infine, riscontro una certa somiglianza con la questione riguardante la cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo, che può essere affrontata in maniera sentimentale o in maniera razionale. Cancellare il debito a Paesi i cui governanti si sono arraffati 2 milioni di miliardi e li hanno depositati in banche svizzere è un delitto morale oltre che economico. Se non si bonificano le condizioni di fondo della corruzione e di altri fenomeni che si sono verificati in Argentina, si corre lo stesso rischio come cancellare il debito pubblico della Nigeria, i cui governanti hanno intascato 2 milioni di miliardi e li ha depositati in conti delle banche svizzere. Si tratterebbe dello stesso meccanismo, anche se su piani diversi. BACCINI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Per quanto riguarda la questione delle carni argentine e di quelle dei Paesi facenti parte del Mercosur, c’è la Hilton quota stabilita anche nei confronti dell’importazione di carni verso l’Europa. È stato costituito un comitato di lavoro ad hoc al quale partecipa il dottor Catania del Ministero dell’agricoltura, in raccordo con funzionari del Ministero degli affari esteri e del Ministero delle attività produttive. Abbiamo comunque registrato alcune posizioni contrarie di Paesi come la Francia e il Belgio in relazione, in particolare, al Paraguay. Crediamo che le stesse posizioni verranno mantenute anche verso l’Argentina. L’atteggiamento dell’Italia è invece favorevole. Dato che il nostro Paese è importatore di carni, la nostra agricoltura non subirebbe alcun danno da un aumento delle importazioni; anzi potremmo anche riconvertire altre aziende strutturali proprio in questo settore. Ripeto che la partita si gioca tra Unione europea e Mercosur; in quel contesto la posizione del Governo italiano è favorevole all’aumento delle quote di importazione non solo dall’Argentina ma complessivamente dal Mercosur per le ragioni che abbiamo avuto modo di affrontare prima. Per quanto riguarda invece le valutazioni più generali sulla crisi argentina, come accennato poco fa (le stesse domande sono state veicolo di risposta), sappiamo tutti che questa è una crisi straordinaria. Il senatore Andreotti ricordava la questione della parità tra dollaro e peso, che ha inciso nel tempo sull’economia. A mio parere, vista la situazione, il problema riguarda soprattutto un’ottica politica, per l’assenza di un sistema Paese. Da quel che ho potuto riscontrare (indipendentemente da alcune specificità della classe dirigente argentina, come Cavallo e altri, che probabilmente sono personaggi di indubbio valore e di indubbia capacità), c’è la sensazione che probabilmente l’Argentina è stata oggetto di grandi speculazioni che, nonostante la ricchezza delle materie prime, delle risorse, delle potenzialità, hanno portato alla situazione che tutti conosciamo. Non attribuirei responsabilità particolari agli organismi internazionali, come il Fondo monetario e la Banca mondiale, che per definizione sono istituzioni finanziarie che rispettano determinate regole. Sta alla politica complessiva riuscire a modificare gli strumenti di questi organismi perché, se l’Argentina non riuscirà a presentare un piano credibile, indipendentemente dal nostro forte appoggio presso questi organismi a guardare con occhi più benevoli la situazione, ho dei seri dubbi che il Fondo monetario possa in qualche modo intervenire per sostenere la ripresa economica. Quello dell’Italia in questo contesto è un ruolo politico. Siamo intervenuti nel comitato dei saggi con l’onorevole Tanzi, illustre professore che, non tanto come rappresentante del Governo, ma per il ruolo che ha sempre svolto nel Fondo monetario internazionale, rappresenta una garanzia. L’Italia sta esercitando pressioni politiche. Io stesso mi recherò a Washington nelle prossime settimane proprio per verificare di persona l’atteggiamento del Fondo circa problemi non solo dell’Argentina ma anche di quell’area geografica in generale. Quindi, è in atto un’intensa attività del Governo per intervenire con cognizione di causa. Non ci stiamo facendo prendere da stati d’animo benevoli; siamo consapevoli che un intervento di carattere umanitario è possibile, lo abbiamo fatto, abbiamo parlato con le organizzazioni non governative e stiamo supportando programmi importanti. Ma, dall’altra parte, stiamo intervenendo da un punto di vista più politico presso gli organismi internazionale per aiutare questo processo. Stiamo sollecitando il Governo argentino a presentare un piano credibile e l’intervento dell’Italia sia sulla fase progettuale sia sulla fase dei piani di fattibilità e del sostegno all’impresa è strutturale, per consentire di preparare il terreno affinché in seguito si possa contare sulla ripresa, che noi auspichiamo. Le valutazioni della crisi sono racchiuse in questi tre o quattro elementi che sicuramente non sfuggono all’attenzione di tutti voi. Alcune circostanze le ha esposte il Presidente della Commissione, altre potrebbero essere aggiunte; credo comunque che la soluzione di questi problemi la daranno i cittadini argentini alle prossime elezioni, che speriamo avvengano presto, per eleggere una classe dirigente adeguata ai cambiamenti e agli eventi sperati. Per quanto riguarda i titoli argentini, come diceva il Presidente, è indubbio che non solo il mercato deve scegliere tra i progetti di trasformazione dei vari Paesi e Governi, ma in quel momento offrivano agli investitori dei tassi molto vantaggiosi, con tutti i rischi che il mercato presuppone. Detto questo, tutti gli interventi del Governo italiano sono tesi a tutelare, attraverso interventi strutturali, i soggetti che hanno investito in questi titoli argentini. Al ministro degli esteri argentino Ruckauf quando è venuto in Italia, vari Ministri e il sottoscritto in ogni occasione hanno ricordato l’esigenza di garantire che i capitali italiani vengano in qualche modo tutelati e l’azione dell’Esecutivo, anche in termini di cooperazione strutturale, tende a rendere credibile il sistema Paese argentino, affinché la Banca mondiale, che per finanziare progetti ha bisogno di studi di fattibilità che noi stiamo cercando di promuovere, e il Fondo monetario, che si lega molto ad un progetto strutturale e all’affidabilità del Paese, possano intervenire. Tutto questo complesso di argomentazioni può servire a rendere credibile il sistema, almeno il nostro contributo mira a questo, affinché anche i risparmiatori italiani possano in qualche modo recuperare i capitali che hanno investito. Solo in questo contesto vi è una possibilità e le pressioni del Governo italiano, sia sul Presidente che sul Governo argentino, in ogni occasione, sono tese a tutelare anche tali risparmiatori nella consapevolezza che gli stessi sapessero a cosa andavano incontro. Abbiamo coscienza anche del problema del rientro in Italia dei nostri connazionali. Le iniziative del Governo italiano sono leggermente diverse dal sostegno che ancora deve arrivare da parte degli altri Paesi. Anche la Spagna, altri Paesi europei, gli stessi Stati Uniti con difficoltà hanno annunciato interventi, ma non interverranno finché non ci sarà il programma di risanamento del Paese. Gli stessi Stati Uniti stanno prendendo tempo anche sul Fondo monetario internazionale, perché è opportuno che ci sia un progetto di ristrutturazione del Paese. L’Italia non ha solamente questo problema, ma anche la preoccupazione del ritorno in patria dei molti italiani presenti e della chiusura di aziende italiane. Il Governo sta portando avanti una politica affinché quegli italiani rimangano in Argentina ed abbiano delle nuove opportunità economiche in quel Paese, altrimenti l’Italia avrebbe gli stessi problemi con maggiori oneri. Noi vogliamo che l’investimento culturale da sempre sostenuto dall’Italia in quel Paese continui anche con il sostegno dello stesso Governo. PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Baccini per le comunicazioni che ci ha esposto. Immagino che tutti avremmo voluto porgli altre domande, ma non precludiamo al Sottosegretario la possibilità di un nuovo incontro, anzi sarebbe per noi un piacere. I lavori terminano alle ore 15.