in un momento così difficile di sicurezza nazionale ed internazionale, in cui la professionalità e l’esperienza degli operatori di polizia assume un ruolo fondamentale nella prevenzione e repressione di nuove e vecchie forme di criminalità, si assiste all’interno della Polizia di Stato, ad un «abbandono«, o meglio, ad un passaggio, di preparati funzionari di Polizia, in altre amministrazioni pubbliche dello Stato; i dati ufficiali dimostrano che, attualmente, 632 funzionari della Polizia di Stato sono transitati in altre pubbliche amministrazioni mentre altri 500 sono in attesa di transitare entro il 31 dicembre 2002; a questi, inoltre, vanno ad aggiungersi altri 70 che sono in attesa di pensionamento; questo passaggio, di circa 1.200 unità su un totale di 3.000 funzionari, creerà sicuramente delle difficoltà riorganizzative per numerosi Uffici centrali e periferici nelle varie Questure, una disorganizzazione che, si presuppone, potrà essere colmata, solamente, con personale di pari esperienza professionale e culturale; attualmente, queste difficoltà si stanno riscontrando soprattutto negli Uffici periferici, quali i Commissariati di pubblica sicurezza, la cui gestione, prima di questo transito, veniva esercitata da Commissari Capo o Vice Questori aggiunti, mentre oggi, spesso, tale gestione viene condotta da Ispettori Capo, Ispettori Superiori o Sostituti Commissari di pubblica sicurezza, personale non in possesso di titoli e requisiti formativi richiesti da questo tipo di funzione; in base all’articolo 4 del decreto legislativo n. 334 del 5 ottobre 2000, in materia di riordino dei ruoli del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato, l’accesso alla qualifica iniziale del ruolo dei commissari avviene, espletate ovviamente le prove del concorso pubblico per esame, mediante la frequenza di un corso di formazione iniziale della durata di due anni presso l’Istituto superiore di polizia, finalizzato anche al conseguimento del master universitario di secondo livello, sulla base di programmi e modalità coerenti con le norme concernenti l’autonomia didattica degli atenei, tempi ovviamente molto lunghi se si considera la necessità imminente di ricoprire i ruoli e i posti vacanti, si chiede di sapere se i circa 3.000 operatori di polizia – che attualmente ricoprono ruoli subalterni ma che sono in possesso dei titoli formativi, cioè diploma di laurea in giurisprudenza e in scienze politiche – non possano assolvere, se immessi nella giusta collocazione, le funzioni di funzionari di polizia.