in data 13 dicembre 1996 i lavoratori della ditta Consorzio trasporti pubblici di Taranto, che hanno svolto mansioni di manutenzione e riparazione dei mezzi di trasporto, hanno inoltrato alla sede INAIL di Taranto la domanda per il riconoscimento dei benefici di cui alla legge n. 257 del 1992; tale attività era svolta in un capannone che, a seguito di un’ordinanza della ASL di Taranto, è stato sgomberato perché sono stati riscontrati evidenti e pericolosi elementi di inquinamento da amianto e di materiali da esso derivati; i lavoratori in oggetto, oltre alla fattispecie citata, hanno sempre svolto mansioni che li hanno tenuti costantemente a contatto con polveri varie ma soprattutto con quelle di origine amiantosa, si chiede di sapere per quale ragione ai lavoratori del Consorzio trasporti pubblici di Taranto non siano stati concessi i benefici richiesti anche a fronte di un’esauriente documentazione fornita all’INAIL di Taranto.
che non pochi lavoratori del porto di Trieste dipendenti ed ex dipendenti di cooperative di commessi – sopraccarichi e di Agenzie Marittime negli anni dal 1970 al 1990 prestavano lo loro opera nel porto di Trieste e più precisamente a bordo, sottobordo e nei magazzini di calata; che tali lavoratori erano esposti all’amianto, che in enorme quantità, in forma sia greggia che lavorata, veniva da essi manipolato; che è stato emanato dal Ministro del lavoro l’Atto d’indirizzo prot. n. 444 del 07 marzo 2001 che ha permesso il riconoscimento dei benefici ai lavoratori portuali esposti; che ad esempio ad altri lavoratori della medesima cooperativa in cui i lavoratori menzionati sono o erano inseriti, distanti non più di 30 km. da Trieste (a Monfalcone), sono stati riconosciuti i benefici, chiede di sapere: per quali ragioni l’INAIL di Trieste abbia rifiutato il riconoscimento dell’esposizione; quali provvedimenti si intenda intraprendere per il riconoscimento all’esposizione da lavorazioni da amianto di tutti i lavoratori impegnati nelle lavorazioni a rischio nel porto di Trieste; se non si ritenga contraddittoria la decisione dell’INAIL di Trieste di non riconoscere i benefici di lavoro previsti dall’Atto d’indirizzo prot. n. 444 del 7 marzo 2001 ai lavoratori del porto di Trieste che, come quelli di Monfalcone, erano impegnati in lavorazioni con l’amianto.