AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)

MERCOLEDI' 10 MARZO 1999

378ª Seduta (notturna)

Presidenza del Presidente

VILLONE



La seduta inizia alle ore 21.


IN SEDE REFERENTE

(3812) Modificazioni al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, di approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per l’elezione della Camera dei deputati.

(288) LA LOGGIA ed altri - Abolizione della quota proporzionale per l’elezione della Camera dei deputati e attribuzione di tutti i seggi con il sistema uninominale a un turno.

(1006) PIERONI ed altri - Modifiche ed integrazioni alle norme per l'elezione della Camera dei deputati.

(1323) MILIO - Abolizione della quota proporzionale per l’elezione della Camera dei deputati e attribuzione di tutti i seggi con il sistema uninominale maggioritario a un turno.

(1935) COSSIGA - Modifiche e integrazioni alle norme per la elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

(2023) BESOSTRI e MURINEDDU - Nuova disciplina dell’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica con la previsione del sistema elettorale a doppio turno.

(3190) FORCIERI ed altri - Riforma del sistema elettorale del Parlamento.

(3325) PASSIGLI - Modifiche al testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati.

(3476) DISEGNO DI LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE - Introduzione del doppio turno nei collegi uninominali.

(3621) MAZZUCA POGGIOLINI - Norme per la modifica dei sistemi elettorali mediante l'introduzione di collegi binominali.

(3628) LA LOGGIA ed altri - Modifiche al testo unico delle leggi recante norme per la elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361.

(3633) PIERONI ed altri - Modifiche ed integrazioni al testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, per l'introduzione del doppio turno di coalizione.

(3634) PIERONI e LUBRANO DI RICCO - Modifiche ed integrazioni al testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, per l'introduzione del doppio turno di coalizione.

(3689) CO' ed altri - Modifiche al testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361.

(3772) PARDINI ed altri - Modifica al sistema elettorale della Camera dei deputati.

(3783) TOMASSINI - Riforma delle norme sulla elezione della Camera dei deputati.

(Seguito dell’esame congiunto e rinvio)

Prosegue l'esame sospeso nella seduta pomeridiana.

Il presidente VILLONE annuncia che sono iscritti a parlare per la seduta in corso, nell'ordine, i senatori Manca, Tarolli, Wilde, De Corato, D'Alì, Rossi, Pontone, Costa, Marri, Mulas, Terracini, Grillo e Tommassini.

Il senatore MANCA, premesso che obiettivo di un nuovo sistema elettorale dovrebbe essere quello di pervenire ad un vero bipolarismo ancora non realizzato nel nostro paese, ritiene inopportuna e inadeguata l’iniziativa governativa. L'iniziativa presenta peraltro diversi elementi di incostituzionalità senza dare agli elettori un reale potere di scelta, essendo sostanzialmente finalizzata a salvaguardare i fragili equilibri dell’attuale maggioranza. Vi è poi il rischio di confondere le idee ai cittadini alla vigilia della consultazione referendaria fissata per il prossimo 18 aprile.
Il Polo per le libertà aveva manifestato un’ampia disponibilità a raggiungere un’intesa in materia, ma questa è oggi resa difficile dalla iniziativa governativa; meglio sarebbe cominciare da capo subito dopo l’esito referendario. Passa quindi a esaminare le linee portanti delle iniziative legislative della propria parte politica, che senza incentivare aggregazioni meramente elettorali tendono a garantire la governabilità eliminando peraltro ogni asimmetria fra i sistemi elettorali dei due rami del Parlamento, asimmetrie invece accentuate dalle iniziative legislative del Governo.

Il senatore TAROLLI, nel condividere i rilievi esposti dal senatore Manca, osserva che l’iniziativa legislativa del Governo persegue l’obiettivo di vanificare il ricorso allo strumento referendario ed è sostanzialmente strumentale a nascondere le difficoltà dell’attuale maggioranza. Nel criticare la procedura che si è deciso di seguire, ritiene che più opportunamente si sarebbe dovuto fissare il termine per la presentazione degli emendamenti ad una data successiva alla consultazione referendaria, così da rendere più trasparente e comprensibile all’opinione pubblica il dibattito sulla riforma elettorale. Dopo essersi soffermato sulle motivazioni che portarono al superamento del sistema proporzionale e sulla evoluzione in senso maggioritario del sistema elettorale seguita al referendum del 1993, rileva come i cambiamenti indotti nel funzionamento delle istituzioni dalle nuove leggi elettorali si siano rivelati inferiori alle attese, nell’incapacità di assicurare gli obiettivi della stabilità dell’esecutivo e della semplificazione del sistema dei partiti. A questi obiettivi non risponde l’iniziativa del Governo che appare piuttosto strumentale alle esigenze della maggioranza. Meglio dunque attendere l’esito del referendum, senza inutili forzature procedurali.

In assenza del senatore Wilde, il PRESIDENTE dà la parola al senatore De Corato.

Il senatore DE CORATO si sofferma analiticamente sul contenuto dell’iniziativa legislativa del Governo che, a suo avviso, presenta diversi profili di illegittimità costituzionale. In particolare appare inammissibile l’ipotesi ivi prevista di inserire un premio di maggioranza in un sistema maggioritario. Più in generale il sistema proposto finisce per privilegiare coalizioni artificiose e frammentate e comprime oltre misura la rappresentanza delle minoranze, garantendo invece una posizione di privilegio al partito di maggioranza relativa. Dopo aver esposto il sistema risultante dalla eventuale approvazione del quesito referendario, rileva come questo realizzi un risultato equilibrato e funzionante. Intenzione della sua parte politica è quella di difendere l’esito del referendum e di ostacolare con tutti i mezzi ogni forma di travisamento del risultato della consultazione popolare. Ricorda, quindi, come dalla cosiddetta legge truffa del 1953 il Governo si sia sempre astenuto dal presentare iniziative legislative in materia elettorale e censura il carattere strumentale dell’iniziativa del Governo contro la quale il Gruppo di Alleanza nazionale proseguirà nella propria attività ostruzionistica.

Il senatore D'ALI', nel condividere i rilievi sull’inopportunità dell’iniziativa legislativa del Governo, ricorda come quest’ultimo sia sostenuto da una maggioranza parlamentare non corrispondente a quella uscita dalle elezioni. La stessa iniziativa in materia elettorale appare marcata dal segno del consociativismo e del trasformismo che connota l’Esecutivo. Quanto al merito, ritiene che l’esito del referendum debba essere il nuovo punto di riferimento per qualsiasi legge elettorale; da ciò la ferma opposizione della sua parte politica ad ogni soluzione prima della consultazione referendaria o che possa comunque travisare l’esito della medesima, al quale al più può essere apportato qualche aggiustamento. Reputa poi discutibile l’ipotesi, inevitabilmente sottesa nell’iniziativa del Governo, di ridisegnare i collegi elettorali, operazione questa che potrebbe a suo avviso recare ingiustificati vantaggi alla attuale maggioranza. Nel complesso ritiene che l’azione del Governo in materia contribuisca ad incrementare il disimpegno e il disinteresse dei cittadini verso la politica, disaffezione cresciuta in modo significativo negli ultimi mesi. Occorre dunque attendere il risultato del referendum e solo successivamente, sulla base dell’indicazione degli elettori nel senso del turno unico e dell’abolizione della quota proporzionale, valutare l’opportunità di un intervento legislativo. Un esito positivo della consultazione referendaria dovrà poi, a suo avviso, far riflettere sulla opportunità di abbreviare la durata della legislatura.

In assenza del senatore Rossi, il PRESIDENTE dà la parola al senatore Pontone.

Il senatore PONTONE afferma che l’opposizione si trova costretta all’ostruzionismo parlamentare dalla inopinata e ingiustificata iniziativa assunta dal Governo in materia elettorale. Lo scopo dichiarato è quello di opporre al referendum popolare una nuova legge elusiva del quesito abrogativo, o almeno una prima deliberazione parlamentare diretta a vanificarne il valore. Si tratta peraltro di una discussione inutile, soprattutto dopo l’annuncio di un emendamento, da parte della maggioranza, inerente al cosiddetto diritto di tribuna: il doppio turno di collegio ne risulterebbe alterato e tutto potrebbe assumere una diversa configurazione. Occorre, invece, una nuova legge elettorale conforme all’esito del referendum, da discutere solo dopo il prossimo 18 aprile. Il referendum, infatti, afferma coerentemente il principio maggioritario e assicura la competizione bipolare e dunque la facoltà di scelta da parte dei cittadini. E’ assai singolare, invero, che un sistema elettorale evidentemente fraudolento sia prefigurato da quelle stesse forze politiche che nel 1953 inveirono contro la più famosa “legge truffa”. Analogo tentativo fraudolento viene compiuto con il progetto costituzionale per la riforma federalista dello Stato, funzionale a carpire un precario consenso della Lega Nord. Una riforma costituzionale non può avere che un carattere organico e va perseguita con coerenza e trasparenza, senza infingimenti e strumentalità politica: la soluzione idonea allo scopo è solo quella dell’Assemblea costituente, sia per la riforma costituzionale sia per la riforma elettorale.

Il senatore COSTA prevede un inesorabile insuccesso per il progetto di legge del Governo e paventa con amarezza un possibile approdo negativo della vicenda democratica italiana. Pur non condividendo i sentimenti di dissenso più estremo ed esasperato, rileva la diffusione di atteggiamenti pregiudizialmente critici verso le istituzioni, alimentati dalla natura eversiva di una legge in frode al referendum popolare. Il quesito abrogativo è stato formulato con attenzione e ponderazione in funzione degli interessi degli italiani, che sapranno apprezzare e valutare le conseguenze della scelta da compiere il 18 aprile. Dopo la turbolenta scomposizione dei partiti tradizionali, la classe politica continua pervicacemente a resistere a ogni innovazione, anche quella promossa e voluta dal corpo elettorale. I fenomeni di cooptazione e trasformismo ormai diffusi in Parlamento devono poter essere valutati e censurati dagli elettori, sufficientemente informati e consapevoli per decidere in proposito. Non si tratta dunque di fare dell’ostruzionismo ma di affermare i valori della democrazia contro il disprezzo verso la volontà dei cittadini. Quello dell'opposizione è dunque un atto di difesa del popolo italiano avverso una parte della classe politica che non merita e non ha la fiducia degli elettori.

Il senatore MARRI premette che il ricorso a ogni mezzo possibile per criticare e contrastare il progetto di riforma elettorale proposto dal Governo è dovuto proprio all’iniziativa dell’Esecutivo, tanto più grave in prossimità di un referendum popolare. Una legge elettorale in frode al referendum, funzionale agli interessi politici del centro-sinistra, è destinata ad alimentare la insoddisfazione dei cittadini verso le istituzioni e a favorire il trasformismo e nuovi atti contraddittori della volontà popolare. E' dunque una legge tale da vanificare il pronunciamento dei cittadini, cosicchè l’accantonamento fino a dopo il 18 aprile sarebbe un atto responsabile e saggio. Ricorda che la Corte costituzionale nell’ammettere il referendum in materia elettorale ha fondato la sua decisione anche sul carattere autoapplicativo della cosiddetta disciplina di risulta, che sarebbe univoca e coerente; a differenza della normativa risultante dal referendum la legge proposta dal Governo non consentirebbe di convocare nuove elezioni in ogni momento, poichè essa postula la ridefinizione dei collegi elettorali. Il recupero dei candidati non eletti nei collegi uninominali che hanno conseguito le migliori cifre individuali permette di abolire senza lacune di sistema la quota proporzionale e non presenta i problemi di legittimità propri del progetto governativo, con particolare riguardo al principio dell’eguaglianza del voto. Quel progetto, inoltre, postula la possibilità di abusi riferiti alla quota di garanzia della rappresentatività e ammette il caso che il premio di maggioranza sia attribuito alla coalizione che non ha raccolto il maggior numero di suffragi. Il sistema in discussione prelude anche a possibili maggioranze diverse nei due rami del Parlamento. Ci si disponga, dunque, a riprendere la discussione solo dopo il referendum, una volta acquisito l’orientamento dei cittadini. Conferma, intanto, la radicale opposizione della sua parte politica al disegno di legge n. 3812.

Il senatore MULAS ritiene che nell’opinione pubblica non risulta avvertita l’utilità di una discussione svolta nelle modalità adottate per i disegni di legge in titolo. D’altra parte, negli interventi svolti anche nella seduta in corso sono emerse indicazioni argomentate e fondate, destinate purtroppo ad essere ignorate dai cittadini. Il disprezzo per la politica, infatti, è sempre crescente ed è alimentato dal mancato rispetto della volontà popolare, perpetrato anche con il disegno di legge del Governo in materia elettorale, già manifestato più volte, nella caduta del Governo Berlusconi, nella formazione del Governo in carica, nei cambiamenti di maggioranza e di Presidenza in alcune regioni. Matura allora nei cittadini l’attesa e l’aspirazione a forme di democrazia diretta che colmino il distacco con le istituzioni e assicurino condizioni di effettiva partecipazione. Altrimenti, è destinato a crescere il fenomeno dell’astensionismo elettorale, incoraggiato da proposte normative come quella in esame, palesemente difforme della volontà popolare. Il suo Gruppo si oppone con vigore al disegno di legge n. 3812 e difende strenuamente l’istituto del referendum popolare, dimostrando che almeno una parte degli eletti dal popolo è assai distante da ogni possibilità di tradimento degli elettori, che invece a volte si verifica in forme organizzate e addirittura con la costituzione di formazioni politiche artificiali e non sottoposte al giudizio degli elettori. Conclude osservando che il disegno di legge n. 3812 non risolve neppure il problema della scelta tra sistema proporzionale e sistema maggioritario perchè non favorisce il bipolarismo, riconosce e tutela la frammentazione politica e ammette la possibilità del trasformismo e dei mutamenti di schieramento politico in difformità dalle indicazioni elettorali.

Il senatore TERRACINI ricorda come obiettivi di una nuova legge elettorale debbano essere quelli di garantire la stabilità dei Governi nonchè un chiaro bipolarismo; obiettivi non perseguiti dall'iniziativa del Governo che sembra essere piuttosto il frutto di un equivoco accordo fra i partiti della coalizione, teso a garantire la posizione della medesima nelle future competizioni elettorali. Più in particolare questa iniziativa presenta, a suo avviso, chiari elementi di incostituzionalità, impedendo all'elettore una reale capacità di scelta. Al riguardo ritiene più opportuno ispirarsi a modelli consolidati in altri paesi europei e segnatamente a quello tedesco. Crede poi che il tema in esame, come più in generale quello delle riforme istituzionali, debba vedere un concorso aperto delle forze di maggioranza e di opposizione, essendo, quello della modernizzazione del sistema istituzionale del paese, un obiettivo necessariamente comune. Passa quindi ad esaminare il sistema derivante dall'eventuale approvazione del quesito referendario, che comporta, come è noto, la eliminazione della quota proporzionale - con l'abolizione del voto di lista e del meccanismo annesso del cosiddetto scorporo - nonchè la generale affermazione di un sistema a turno unico. In questa direzione si muove il disegno di legge n. 3628, presentato dai senatori La Loggia ed altri, sui contenuti del quale si sofferma analiticamente. Dopo aver criticato la decisione della Commissione di adottare come testo base l'iniziativa del Governo - frutto di un mero accordo tra le forze politiche di maggioranza che, per ciò solo, impedisce un aperto dibattito ed ogni significativo intervento emendativo delle opposizioni - conclude rilevando come il sistema prefigurato in tale disegno di legge non possa che portare ad un'ulteriore proliferazione del numero dei partiti, senza porre alcun efficace rimedio al problema della stabilità dell'esecutivo.

Il senatore GRILLO, dopo una generale critica alla formulazione della iniziativa del Governo, che non tiene a suo avviso conto di pressanti esigenze quali quella di introdurre il cosiddetto voto elettronico, rileva come tale iniziativa appaia meramente funzionale alle esigenze dell'attuale coalizione di Governo. Ritiene peraltro che la torsione ipermaggioritaria del sistema proposto si discosta nettamente dalla storia istituzionale del paese ed appare affatto estranea alle culture politiche dei suoi autori: il presidente del Consiglio, il Ministro per le riforme istituzionali e il Ministro dell'interno. Inoltre, la maggior parte dei paesi europei, non utilizzano sistemi maggioritari, ma sistemi essenzialmente proporzionali. Anche in Italia, del resto, il meccanismo proporzionale, oltre a garantire una piena rappresentanza della realtà sociale, ha permesso una sostanziale continuità e stabilità dell'indirizzo politico, pur nel succedersi dei Governi. Nel condividere poi l'esigenza di rilanciare il processo delle riforme istituzionali, lamentandone il temporaneo fallimento, ritiene che queste si possano realizzare solo sulla base di ampie convergenze tra maggioranza e opposizione. Quanto alla consultazione referendaria, ritiene il quesito proposto ingannevole, incapace di risolvere il problema della governabilità meglio realizzabile, a suo avviso, con sistemi proporzionali adeguatamente corretti. Al riguardo ricorda l'iniziativa presentata dall'onorevole Urbani nonchè i contenuti dell'accordo raggiunto, in materia elettorale, tra le varie forze politiche in seno alla Commissione bicamerale: un sistema caratterizzato da un doppio turno di coalizione. In questo senso, del resto, erano state le indicazioni dell'attuale Presidente del Consiglio, sia in sede di Commissione bicamerale che in occasione della esposizione del programma del Governo da lui presiduto. Conclusivamente, nel ribadire la propria contrarietà all'iniziativa legislativa del Governo, segnala la necessità che il Parlamento provveda quanto prima a riformare la legge elettorale.

In assenza del senatore Tomassini, il PRESIDENTE rinvia ad altra seduta il seguito dell'esame congiunto.

La seduta termina alle ore 23.30.