DIFESA (4a)

MARTEDI' 3 OTTOBRE 2000

247a Seduta


Presidenza del Presidente
DI BENEDETTO




Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Minniti.

La seduta inizia alle ore 14,30.

IN SEDE REFERENTE

(4672) Norme per l'istituzione del servizio militare professionale, approvato dalla Camera dei deputati

(48) BERTONI ed altri. – Riduzione a dieci mesi del servizio militare di leva.

(1465) UCCHIELLI ed altri. – Norme sul servizio di leva e sulla sua durata.

(2336) MANCA ed altri. – Riordino delle Forze armate della Repubblica su base professionale e volontaria.

(2972) MANFREDI. – Destinazione dei militari di leva a prestare il servizio militare nel Corpo forestale dello Stato.

(3790) FLORINO ed altri. – Disposizioni in materia di termini e di utilizzo, durante il servizio di leva, dei soggetti residenti in Campania o in altre regioni.

(3816) RUSSO SPENA ed altri. – Norme sulla riforma della leva obbligatoria, sull'istituzione del Ministero della protezione civile e del Dipartimento della difesa popolare non violenta.

(3818) MAZZUCA POGGIOLINI. – Modifiche alla legge 31 maggio 1975, n. 191, recante nuove norme per il servizio di leva.

(4199) Athos DE LUCA. – Norme a tutela dei cittadini durante lo svolgimento degli obblighi di leva e istituzione del difensore civico nazionale militare.

(4250) MANFREDI ed altri. - Istituzione della Guardia nazionale.

(4274) MANZI ed altri. – Misure urgenti per la riforma e la riqualificazione del servizio militare di leva obbligatorio.

(4653) BATTAFARANO . – Disposizioni in materia di servizio sostitutivo di leva. (Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge nn. 48, 1465, 2336, 2972, 3790, 3816, 3818, 4199, 4274, 4653 e 4672, congiunzione con l'esame del disegno di legge n. 4250 e rinvio. Esame del disegno di legge n. 4250, congiunzione con il seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge nn. 48, 1465, 2336, 2972, 3790, 3816, 3818, 4199, 4274, 4653 e 4672 e rinvio)

Riprende la discussione generale, sospesa nella seduta del 27 settembre 2000.

Il senatore PERUZZOTTI rileva che il testo-base, ossia il disegno di legge 4672 recante "Norme per l'istituzione del Servizio Militare professionale", è stato approvato dalla Camera e calendarizzato per le prossime settimane nell'Aula del Senato. E' evidente la volontà di andare alla sollecita e definitiva approvazione dell'importante riforma, sulla la quale si è espressa finora solo la contrarietà di Rifondazione Comunista e l'astensione dei Verdi e dei Comunisti.
Manifesta però delusione, perché in altri testi all'esame congiunto, specialmente nel disegno di legge n. 2336 presentato da Forza Italia non mancano degli spunti intelligenti che sarebbe stato opportuno recepire. Fra tutti, ne segnala due: a) la corretta e precisa menzione della consistenza numerica dei ranghi delle Forze armate (ufficiali, sottufficiali e truppa); b) una convincente scheda tecnica che compara il costo del militare di leva a quello del soldato volontario.
La prevedibile approvazione del disegno di legge n. 4672 provocherà non la soppressione, ma solo la sospensione della coscrizione obbligatoria, sia per evitare conflitti con il dettato della Costituzione, che sancisce come dovere del cittadino "la difesa della patria", sia perché una reintroduzione della leva non è esclusa in caso di guerra, gravi crisi internazionali che impongano "un aumento della consistenza numerica delle forze armate" o in presenza di serie insufficienze nei ranghi del personale volontario.
Il testo approvato alla Camera prevede la contrazione degli effettivi da 270 a 190mila in sette anni, cui andrà tuttavia aggiunto il personale dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e del Corpo delle Capitanerie di Porto. La Lega Nord avrebbe auspicato una riduzione più sensibile, a non più di 165mila unità. Non è stato, inoltre, ancora precisato come le tre Forze armate si divideranno questo patrimonio di risorse umane, né si è prefigurato il criterio con il quale verrà operata la ripartizione.
La contrazione degli effettivi, l'immissione dei volontari e l'esaurimento del ricorso alla coscrizione andranno, almeno nelle intenzioni, di pari passo. Nel triennio 2000-2002 si prevede il reclutamento di 30.506 nuovi volontari in servizio ed il transito al ruolo permanente di altri 10.450 volontari. La durata della ferma prefissata sarà di 1 o 5 anni e saranno possibili transiti dall'annuale alla quinquennale. Inoltre, al termine di quest'ultima, i volontari potranno chiedere di rimanere in servizio per ulteriori 4 anni, attraverso due successive rafferme biennali. Per i nuovi professionisti in grigio-verde, si prospettano alcuni sbocchi di carriera interni: un limitato novero di volontari verrà infatti ammesso, al termine della ferma quinquennale, al ruolo del servizio permanente, ma solo funzionalmente "alle esigenze organiche da soddisfare annualmente". I volontari in servizio permanente potranno inoltre giovarsi di più larghe possibilità di accesso al ruolo dei marescialli.
Il complesso delle garanzie occupazionali che sono state previste per incentivare le domande è imponente: oltre alle soluzioni "interne", infatti, verranno introdotte agevolazioni a vantaggio dei datori di lavoro che assumeranno gli ex militari; si stipuleranno convenzioni con Confindustria e Confapi; si creeranno riserve di posti nei Carabinieri, nella Polizia, nella Polizia Penitenziaria, nel Corpo Forestale dello stato, nei Vigili del fuoco e, persino, nelle Polizie municipali. Dovrebbero, inoltre, essere allargate anche le riserve obbligatorie di posti nella Pubblica amministrazione più in generale.
A fronte di tutti questi obblighi che lo Stato sta per assumersi per modernizzare e professionalizzare il proprio strumento militare, garantendo anche il futuro dei suoi soldati, la riforma prevede, però, stanziamenti sicuramente insufficienti ed è questo il punto debole del provvedimento: 73 miliardi per l'anno in corso, 362 per il 2001 e 618 per il 2002. Li reputa pochi, soprattutto in rapporto alle ambizioni.
La Lega Nord inizialmente favorevole al modello misto, pur alla Camera avendo votato a favore del provvedimento, si riserva di presentare alcuni emendamenti.

Il senatore MANFREDI, parlando in dissenso dal suo Gruppo, premesso che gli interventi militari necessari ai giorni nostri abbisognano di risorse umane di alta professionalità, sottolinea come la necessità di far fronte a questa realtà determina l'esigenza di avere una componente dell'Esercito a carattere professionale. Ciò tuttavia non è una motivazione sufficiente per affermare che la leva ha fatto il suo tempo. Con l'approvazione della legge sull'obiezione di coscienza, grazie alla quale il Servizio civile presenta privilegi innegabili rispetto al servizio militare, è stato però inevitabile che il gettito di giovani che accettano di fare il servizio militare si sia drasticamente ridotto e tenda a ridursi ulteriormente.
Il problema interessa ovviamente soprattutto l'Esercito, perché è la Forza armata che opera prevalentemente con l'impiego dell'elemento umano. Non stupisce che la maggioranza sia contro il servizio militare, come non stupisce che lo siano i giovani, specie se non lo hanno ancora svolto (dovrebbe invece far riflettere che esista un 25 per cento dei giovani che è a favore del servizio militare).
Le motivazioni della contrarietà sono frammentarie, viste attraverso ottiche particolari; non tengono cioè in considerazione tutti gli aspetti del problema, limitandosi in sostanza a sentenziare che i meccanismi dell'attuale sistema non funzionano, per concludere che deve essere introdotto un altro sistema diametralmente opposto.
La critica al sistema della coscrizione obbligatoria è variegata e se ne citano i giudizi più ricorrenti: a) l'Esercito di leva sarebbe inadatto ai compiti di un moderno campo di battaglia, dove la sofisticazione regna sovrana; b) nella guerra moderna è determinante la qualificazione professionale e la massa umana conta sempre meno; c) nelle caserme si perderebbe solo tempo perché l'addestramento è insufficiente e scadente; d) la regionalizzazione del servizio militare è incompleta, per cui molti giovani lo svolgono lontano da casa; e) l'addestramento in molti reparti è insufficiente; f) la paga è inadeguata; g) il servizio militare provoca ritardi nell'inserimento nel mondo del lavoro; h) esistono impieghi impropri, non cioè attinenti al mestiere o alle attitudini del giovane; i) il "nonnismo", potente argomento nelle mani di chi vuole abolire la leva, è legato quasi esclusivamente al reclutamento obbligatorio.
L'unica alternativa sarebbe quindi un esercito di mestiere piccolo ma efficiente al posto di un Esercito di leva grande e scadente; quest'ultima affermazione sintetizza l'essenza delle opinioni e dei pareri di coloro che sono favorevoli al volontariato e, a prima vista, appare coerente.
I giudizi negativi sono il risultato di una trentennale sottovalutazione del problema dell'efficienza delle Forze armate da parte della classe politica, di una altrettanto lunga serie di errori nella gestione del personale di leva da parte dell'Amministrazione militare e infine della costante opera demolitrice delle organizzazioni cosiddette pacifiste che hanno sapientemente sfruttato le carenze strutturali delle Forze armate, sotto i profili dell'utilità in se stessa di uno strumento militare, della sua efficienza, del reclutamento e, in particolare, della lotta al "nonnismo", per demonizzare la coscrizione obbligatoria.
Tuttavia, i vantaggi e gli svantaggi della coscrizione obbligatoria meritano una valutazione più approfondita sotto i profili storico, giuridico, culturale, etico e sociale, economico-finanziario e, sicuramente più importante, dell'efficienza operativa. Storicamente la leva è stata sempre privilegiata nelle situazione di grande mobilitazione nazionale, quando cioè il destino della Nazione era in gioco e quando era necessaria la massa e l'adesione popolare per affrontare gli impegni dei conflitti. Nei grandi conflitti gli eserciti di leva hanno sempre dimostrato la loro superiorità nei confronti degli eserciti di mestiere, soprattutto quando si è trattato della difesa del suolo patrio.
Sotto il profilo strategico e tattico si afferma però, anche da parte di autorevoli commentatori, che la guerra in futuro non sarà più condotta con l'impiego di masse di uomini, bensì con truppe scelte ed armamenti sofisticati. La coscrizione obbligatoria avrebbe quindi fatto il suo tempo. La previsione è assolutamente errata, perché la massa sarà ancora l'elemento fondamentale per occupare o difendere il territorio. Le guerre di questi ultimi anni, compresa quella del Golfo, dovrebbero essere meglio studiate ed analizzate sotto questo aspetto. Sotto il profilo giuridico, il dettato costituzionale non lascia molti dubbi d'interpretazione sul sacro dovere della difesa della Patria, anche se un'interpretazione della Corte costituzionale estende al servizio civile l'applicabilità di tale norma. Dal punto di vista culturale, la leva rappresenta uno dei pochi baluardi della coscienza del dovere dei cittadini nei confronti della collettività e può essere educativa, se attuata con i criteri di salvaguardare il legame con il proprio territorio, di gestire il personale con giustizia, impegnandolo utilmente e motivandolo, e infine di ridurre al minimo immotivati disagi.
In tale contesto s'inquadra il problema del "nonnismo" che, anche nelle ultime affermazioni del Ministro della difesa, è considerato connaturato con la coscrizione obbligatoria. Nulla di più falso perché il fenomeno è endemico in ogni collettività, soprattutto di giovani, e la sua virulenza è favorita dalla mancanza di provvedimenti incisivi per combatterlo e per evitare che possa essere strumentalizzato. Eliminata la leva, il fenomeno del nonnismo continuerà ad esistere tra i volontari, ma non interesserà più a nessuno, tanto meno alle organizzazioni antimilitariste e alla stampa.
Sotto il profilo etico, la leva distribuisce l'obbligo della difesa su tutti i cittadini; con il professionismo la collettività delega invece ad un corpo di mestiere una delle funzioni primarie dello Stato, la difesa, che non è paragonabile ad altre funzioni, pur importanti, come per esempio l'ordine pubblico. Ancora sotto il profilo etico, non si può sottacere il sospetto che i favorevoli alle forze armate di mestiere non lo siano per convinzione della bontà intrinseca del sistema, ma soltanto per motivo egoistico, che si tramuterebbe poi in una delega della propria difesa, nel momento più tragico e drammatico di un'emergenza nazionale, ad altri che dovrebbero andare a morire per chi rimane a casa. Se si adottasse il reclutamento esclusivamente volontario, l'attuale situazione economica e sociale del nostro Paese, insieme con la scarsa attrazione della condizione militare a fronte di altre prospettive di occupazione, porterebbero inevitabilmente alla "meridionalizzazione" quasi totale dell'Esercito, come già si sta verificando. Si accentuerebbe lo squilibrio sociale di un Paese che vedrebbe le regioni del Nord completamente estranee rispetto a doveri che dovrebbero essere equamente distribuiti sul territorio. In altri termini, appare perlomeno discutibile che i ragazzi del Sud rischino la pelle per difendere i ragazzi del Nord che nel frattempo sono intenti a badare ai propri interessi.
L'adozione del sistema esclusivamente professionale farà venire meno quel che resta del rapporto diretto tra le Forze armate e il Paese, che rappresenta un valore inestimabile in particolare per le Truppe alpine, reclutate regionalmente e che grazie a tale rapporto danno vita all'Associazione nazionale alpini, che rappresenta una delle forze vive più significative nel servizio alla collettività.
Sotto il profilo economico e finanziario, i reparti professionisti costeranno sicuramente di più, anche per un contingente ridotto, pur tenendo conto che, in effetti, il minor costo della coscrizione obbligatoria sarebbe da ridimensionare nel più vasto contesto dell'economia del Paese, perché si tratta di lavoro non retribuito difficile da calcolare.
Operativamente, infine, si è generalmente convinti che un Esercito di leva sia costituzionalmente, soprattutto oggi, decisamente meno efficiente di un Esercito di mestiere. Il ragionamento è assolutamente errato, perché l'efficienza di una Forza armata è una variabile indipendente dal sistema di reclutamento. Essa dipende invece da alcuni fattori ben individuabili: volontà politica, motivazione, disponibilità di fondi adeguati, capacità e carisma dei quadri, disponibilità di mezzi ed aree addestrative. A titolo d'esempio si citano gli ottimi risultati ottenuti con l'impiego di personale esclusivamente di leva in Mozambico (1993-1994) e in Bosnia (1997).
Date tali premesse, per quanto riguarda l'addestramento squisitamente militare (incarichi di combattimento), una recluta di leva di fanteria può essere addestrata egregiamente in tre mesi e ha inoltre vantaggi innegabili per quanto concerne il suo impiego in incarichi cosiddetti pregiati, proprio perché tra i giovani di leva sono reperibili laureati, diplomati e specializzati d'ogni genere, mentre per contro il livello culturale dei giovani volontari all'atto del loro reclutamento è purtroppo molto limitato. Reparti di leva possono essere efficienti come reparti professionisti, che saranno per contro più estranei alla gente, meno motivati spiritualmente, più legati alla convenienza economica e con personale meno disponibile. Se è vero che l'Esercito ha ragion d'essere se impiegato in situazioni di rischio o di guerra, per tali esigenze occorrono, oltre alla conoscenza della tecnologia, anche convinzione e intelligenza, e i giovani di leva, se ben comandati ed equipaggiati, hanno tanto di tutto ciò.
Preannuncia la presentazione di emendamenti migliorativi del testo. Propone in conclusione di conservare il doppio binario di un servizio permanente a lunga ferma e di un servizio di leva, ridotto nel tempo, regionalizzato ed attuato sulla base del gettito e del bilancio disponibili, riequilibrando comunque le condizioni di servizio fra militari ed obiettori di coscienza e prevedendo l'utilizzo dei ragazzi di leva anche per i corpi specializzati (in particolare presso i Forestali).

Il senatore TABLADINI, premesso di condividere vari aspetti dell'intervento del collega Manfredi, reputa opportuno sottolineare che un esercito su base di leva è a garanzia della democraticità del medesimo. Manifesta il sottile sospetto che in una Forza armata su base volontaria sia più forte il rischio di influenze politiche. Invita quindi i colleghi a tener conto di tali indiscutibili elementi, prima di approvare il provvedimento assunto a testo base, ossia quello licenziato dalla Camera dei deputati.
Si sofferma quindi sui profili monetari: paventa che la copertura finanziaria sia fittizia, giacché i costi saranno inevitabilmente e nettamente superiori.
Rileva comunque con soddisfazione che l'approvazione determinerà una contrazione nel fenomeno, spesso discutibile, dell'obiezione di coscienza; istituto spesso abusato dai giovani e del quale molte organizzazioni non governative (ong) hanno tratto un forte e non sempre condivisibile giovamento.
Si riserva di pronunciarsi nel merito del provvedimento al momento del voto; presenterà, comunque, proposte emendative. Invita in conclusione ad avere grande prudenza prima di accantonare un istituto, quello della leva obbligatoria, che ha storicamente fornito un grande servizio al Paese.

Il senatore GUBERT ricorda le origini dell'esercito di massa; pertanto, la sospensione degli obblighi di leva determinerà la conclusione di un ciclo che si identifica con lo Stato moderno.
Si sofferma quindi sul testo articolato: paventa essere troppo ampia, e forse pericolosa, la formulazione di cui all'articolo 1, comma 4 in forza del quale le Forze armate opereranno "in conformità …. alle determinazioni delle organizzazioni internazionali di cui l'Italia fa parte" .
Nega fondamento al timore di uno scarso tasso di democraticità nelle Forze armate alimentate solo su base volontaria: del resto, l'Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza non si espongono ad alcun sospetto di tal fatta. Chiede poi di comprendere le ragioni che hanno portato all'individuazione del numero globale (190.000) di cui all'articolo 3, che gli appare eccessivo, come pure la durata del regime transitorio. Preannuncia la presentazione di emendamenti.

Il senatore PELLICINI, apprezzata la relazione introduttiva del senatore Loreto, chiede di comprendere le ragioni del mutato avviso della Sinistra, in origine contraria e poi finalmente favorevole all'introduzione del servizio volontario. Ipotizza che il mutamento discenda dall'apprezzamento sulla qualità delle attuali Forze armate, dalla riconosciuta fedeltà del mondo militare alla Costituzione e, da ultimo ma non ultimo, dalla consapevolezza dei danni scaturenti dalla frettolosa approvazione della legge sull'obiezione di coscienza, che mina considerevolmente l'entità dell'afflusso dei giovani al servizio di leva.
Ricorda che da decenni la sua forza politica aveva optato in favore del servizio volontario, precorrendo quindi tutte le altre forze politiche che con grave ritardo si sono convertite a tale opzione.
Infine, con riferimento alle Truppe alpine - abbondantemente e pregevolmente impiegate nei Balcani -, chiede di sapere quale ne sarà il destino futuro. Sottolinea che è necessario tutelarne la memoria storica e l'elevatissima professionalità.

Il senatore AGOSTINI ritiene che si discuta su una innovazione profonda che in larga parte è già stata attuata. Non nasconde qualche elemento di perplessità, ma preannuncia il voto favorevole del suo Gruppo al testo licenziato dalla Camera dei deputati.

Dichiarata chiusa la discussione generale, il PRESIDENTE propone di fissare la data di giovedì 5 ottobre alle ore 12, come termine per la presentazione degli emendamenti.

Conviene la Commissione.

Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16.