DIFESA (4a)

GIOVEDI' 2 MARZO 2000
213a seduta


Presidenza del Vice Presidente
AGOSTINI


Intervengono il Capo del Corpo sanitario Aeronautico, generale di squadra aerea Tricarico ed il Capo del I Reparto dello Stato Maggiore dell'Aeronautica, generale di brigata Tosi.

La seduta inizia alle ore 15,05.


SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE

Il senatore MANCA solleva perplessità sul resoconto della seduta di ieri, che sembra non esplicitare appieno la deliberazione assunta in ordine alle dichiarazioni rese dal generale Mazzaroli in Kosovo.

Il senatore TABLADINI condivide l'opportunità della convocazione dei responsabili militari e politici.

Il presidente AGOSTINI, anche nella veste di Presidente nella seduta di ieri, conferma la impeccabile veridicità del resoconto che ha fedelmente riprodotto sia lo svolgimento della seduta sia la articolata deliberazione assunta.

Il senatore NIEDDU vede riflesso nel resoconto l'andamento della seduta nella parte relativa all'eventuale convocazione dei vertici militari e politici in ordine al caso sorto dalle dichiarazioni del Gen. Mazzaroli.

Il presidente AGOSTINI, dissipata quindi ogni incertezza, rende noto che martedì prossimo, 7 marzo, al termine della seduta dell'Assemblea, sarà convocato l'Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi, come convenuto nella seduta di ieri.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sulle motivazioni che hanno indotto al suicidio alcuni soldati di leva nelle strutture militari: audizione del Capo del Corpo sanitario Aeronautico e del Capo del I Reparto dello Stato Maggiore Aeronautica.

Il generale TOSI fa presente che solo qualche decina di giorni fa l’Aeronautica ha dovuto ancora confrontarsi con la tristissima realtà del decesso di un aviere di leva avvenuto in una propria installazione e mediante l’utilizzo di un’arma di dotazione individuale. Anche se con doverosa prudenza, pensa di poter affermare che molte evidenze portano a considerare l’accaduto come un probabile suicidio più che un malaugurato e fortuito incidente. E' convinto che poche moderne organizzazioni siano sensibili al valore della vita umana e dell’incolumità del proprio personale come l’Aeronautica Militare.
Pur nell’aridità e freddezza dei termini numerici, considerando che si parla di decessi di giovani in età compresa fra i 18 ed i 24 anni, il raffronto con il campione statistico nazionale porta ad evidenziare una sostanziale coerenza e comparabilità dei dati. Ma anche questa dimensione, di per sé non certo strabiliante, risulta coerente, pur nella sua drammaticità, con i dati statistici relativi allo stesso quinquennio e riferiti agli ufficiali ed ai sottufficiali della Forza armata (per gli ufficiali c’è la ricorrenza di un caso ogni 19.500 uomini; per i Sottufficiali la ricorrenza è di uno ogni 16.300).
La condizione di militare di leva in Aeronautica, quindi, non sembrerebbe essere, almeno sotto l’aspetto della dimensione quantitativa del fenomeno, un elemento scatenante né, tantomeno, un fattore di diversificazione dalla più generale ed omologa situazione nazionale. Poiché è ferma convinzione dei responsabili della Forza armata che basta anche un solo caso di suicidio per vincolare moralmente a compiere il massimo sforzo per cercare di capirne le ragioni e, fin dove possibile, per intervenire per mutarne od eliminarne le cause, è altrettanto vero che è sicuramente importante avere un quadro dell’ambiente in cui determinati fenomeni prendono consistenza per cercare di individuare se esistono o sono possibili, o probabili, connessioni od interrelazioni.
Sotto l’aspetto dell’impiego, e quindi della motivazione o del coinvolgimento nelle attività lavorative, è importante sottolineare che la maggior parte dei militari di leva è costituita da personale aiuto specialista ed una minima aliquota comprende personale destinato ai soli servizi generali di supporto. Prima di essere impiegati come aiuto specialisti, gli avieri di leva vengono formati militarmente ed addestrati tecnicamente in una delle scuole dell'Aeronautica Militare di Viterbo o di Taranto. Successivamente, presso i reparti di impiego, gli aiuto specialisti lavorano al fianco dei sottufficiali e degli ufficiali giungendo a qualificarsi in specializzazioni nei settori antincendi, comunicazioni, meccanici/conducenti, impianti idrotermici, sanità, informatica e vigilanza.
Il servizio militare di questi avieri, quindi, almeno durante le ore lavorative, si svolge costantemente a contatto con personale dei quadri permanenti che espleta una decisa e continua opera di indottrinamento e, contemporaneamente, di controllo.
Anche la sede geografica in cui viene svolto il servizio militare ha, di per sé, una notevole importanza e, soprattutto, rileva la distanza dal luogo di residenza della propria famiglia. Al di là di ovvie considerazioni circa il livello di maggiore o minore gradimento di sedi di servizio che siano distanti dal proprio luogo di residenza, infatti, è interessante notare come, là dove l’Aeronautica Militare riesce a soddisfare il naturale e generalizzato desiderio di prestare il servizio militare in luoghi vicini a casa, si rende anche possibile concedere alla maggioranza degli avieri, fatte salve le prevalenti esigenze di servizio, il cosiddetto “pernotto”, vale a dire la possibilità di trascorre a casa, regolarmente autorizzati, le ore serali e della notte.
In questo modo si riduce di molto il numero del personale di truppa che, al di fuori dei normali orari di servizio, rimane all’interno delle infrastrutture senza essere comandato di servizio o senza avervi esplicita occupazione. In questo modo, oltre ad altre cattive tentazioni, si toglie anche spazio e possibilità di insorgere ai momenti di inedia e di conseguente intristimento.

Interviene quindi il generale TRICARICO, il quale si sofferma sull'analisi storico-sociale ed ambientale della
problematica.
Con il progressivo mutare, nel secondo dopoguerra, degli stili di vita, del clima morale ed intellettuale, dei livelli culturali, sono venuti a delinearsi modelli comportamentali ed aspettative individuali informati alla libertà del singolo, al benessere, all’affermazione economica, alla tutela degli interessi privati, difficilmente armonizzabili con i principi di subordinazione, gerarchia, capacità di adattamento, austerità proprie del mondo militare e soprattutto con l’assioma del reclutamento obbligatorio, vissuto spesso come una vera e propria violenza psico-fisica.
La vita militare, contraddistinta all’epoca spesso da rigidità finalistiche e da “chiusure a riccio” sull’interpretazione del rapporto gerarchico, è stata ritenuta responsabile di frustrazioni di intere generazioni giovanili, di disagi psichici e fisici immotivati o legati alle inefficienze di un’organizzazione attenta unicamente ai bisogni dei “quadri”. A testimoniare tale situazione sono stati soprattutto i giovani connotati da fragili personalità, carenti nel bagaglio motivazionale oltre che impacciati nell’integrazione sociale, per i quali il servizio di leva, severo per gli innegabili disagi ambientali, logistici e umani propri di quell’epoca, ha rappresentato una prova di esame, una cartina di tornasole capace di far emergere condizioni inadeguate di maturazione post-adolescenziale, non evidenti nelle celle protettive dei nuclei familiari, fino a situazioni estreme di atti autolesivi.
Il mondo militare ha focalizzato la sua attenzione sul fenomeno del disagio psichico giovanile, convogliando sempre maggiori risorse al fine di meglio comprendere, prevenire e combattere il problema. E’ importante quindi una valutazione tecnica di questo fenomeno, che è abbastanza frequente nelle fasce adolescenziali, con tassi di prevalenza annuali stimati pari al 12% circa nella classe dei diciottenni, e si può manifestare attraverso fenomenologie differenti, le più eclatanti delle quali sono suicidi e droga.
La carenza, fra le figure di riferimento familiari e istituzionali di modelli adulti validi, indispensabili per un corretto sviluppo della personalità e per il supporto al travaglio verso un ruolo adulto sociale, il dilatarsi del periodo adolescenziale, dovuto a difficoltà e ritardi di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, con protratti "parcheggi" nei nuclei familiari di origine e allontanamento dal mondo delle responsabilità, sicuramente non favoriscono il superamento di questa condizione di disagio, spesso accoppiata a modelli di sopravvivenza quotidiana improntati alla ricerca del piacere e della gratificazione fini a sé stessi, svincolati da comportamenti adattativi
La vita militare è una tappa delicata nello sviluppo tardo-adolescenziale. Infatti, l’ingresso di questi giovani nella collettività militare, ordinata e disciplinata gerarchicamente, può costituire il primum movens per la "slatentizzazione" di vari gradi di disagio psicologico, in concomitanza con il trauma del distacco dal nucleo familiare di origine. Questo momento è spesso vissuto non come formativo sociale, bensì come una vera e propria deportazione, favoleggiata da ancestrali timori di origine parentale, ed una inutile perdita di tempo, all’interno di un’organizzazione massificante, demotivante e frustrante, appiattita su una routine fatta di compiti a bassa operatività e utile solo potenzialmente. Tutto questo può suscitare meccanismi di negazione e fuga dalla realtà verso comportamenti devianti e talvolta autodistruttivi.
Il fenomeno suicidio ha condizionato molte delle tappe di rinnovamento organizzativo e sociale della collettività militare stessa. La sola possibilità che la vita militare potesse creare un rischio addizionale per tale morbosità nei giovani di leva, è sempre stata ritenuta inaccettabile dalla collettività civile, amplificando negativamente la risonanza di questi eventi verificatisi in ambito castrense.
La necessità di prevenzione in questo campo ha indotto alla costituzione di un Osservatorio epidemiologico permanente sul suicidio in ambito militare, finalizzato ad analizzare la complessità del fenomeno in tutti i suoi aspetti, compresi motivazioni e fattori socio-ambientali concomitanti eventualmente affioranti.
L’insieme di questi rilievi non esclude la possibilità che la vita militare possa costituire un fattore di rischio specifico, ma rimarca in ogni caso l’efficacia degli interventi profilattici sinora realizzati dalla Sanità dell'Aeronautica Militare.
Il mondo militare ha gradualmente raccolto il bisogno di prevenzione e recupero nei confronti del disagio psicologico giovanile. In quest’ottica, sono state pertanto attivate iniziative di profilassi a vario livello: a) prevenzione primaria, ossia esclusione dalla realtà militare di tutti i soggetti a rischio specifico, mediante una rapida e precoce rilevazione di soggetti difficilmente compatibili con tale ambiente, già all’atto dell’ arruolamento/selezione e reclutamento. Nel settore dell’arruolamento di leva, in particolare, le datate matrici concrete psicometriche, finalizzate alla sola valutazione delle capacità intellettive, culturali e di ragionamento, fino ad allora in uso, sono state sostituite nel 1987 con i test personalogici associati ai colloqui condotti da psicologi, per la prima volta entrati a far parte dei gruppi selettori nei consigli; b) prevenzione secondaria, ossia un insieme di misure di supporto finalizzate a contrastare tendenze autolesive mediante riduzione dei rischi specifici connessi a peculiari conformazioni psico-personalogiche di singoli militari già arruolati, mediante rilevazione precoce di tali casi, ed anche iniziative di adeguamento della collettività militare.
In recepimento della legge n.685 del 22 dicembre, sono stati attivati, a cura del Ministero della Difesa, interventi informativi in veste di cicli di lezioni di istruzione civica e sanitaria ad uso dei frequentatori di tutti gli Istituti di formazione militare compresi i giovani in servizio di leva. Questi primi interventi informativi, del tutto estemporanei non si sono dimostrati pienamente validi
L’Aeronautica Militare, priva di ospedali e di ufficiali psicologi, sin dal 1991 ha fatto ricorso a professionisti civili, finanziati in parte grazie ai progetti finalizzati sovvenzionati dal Fondo nazionale di Intervento per la lotta alla droga e in parte con contributi autonomi del ministero della Difesa. Ottimale sarebbe in quest’ottica poter garantire una continuità di servizio di tali psicologi, attualmente vincolati alla durata annuale dei rapporti convenzionali con l’amministrazione e pertanto costretti, di fatto, a interrompere tale attività per il rinnovo delle pratiche amministrative formali con pregiudizio per la stessa serenità di rapporto professionale con l’utenza. L’estensione delle possibilità di accesso a questo servizio di sostegno anche ai familiari dei militari potrebbe inoltre contribuire a realizzare una più efficace e profonda opera di prevenzione del disagio, oltre che il controllo dello stress operazionale nel personale, la cui soluzione va spesso ricercata nel coinvolgimento dei nuclei familiari di riferimento.

Il senatore TABLADINI, prendendo spunto da una dichiarazione incidentalmente resa dal generale Tosi nel suo intervento, chiede di sapere quale sarebbe il livello di degrado nelle caserme dell'Aeronautica.

Il generale TOSI minimizza l'importanza della locuzione, da lui forse non del tutto propriamente utilizzata, e nega vi siano forme di degrado all'interno delle caserme dell'Aeronautica.

Il senatore TABLADINI chiede chiarimenti sui dati statistici forniti dal generale Tricarico, che illustra in particolare quelli scaturenti dalle rilevazioni dell'Osservatorio permanente anamnestico (1990-1999).

Il senatore MURINEDDU, apprezzata la relazione del Capo del Corpo sanitario aeronautico, chiede di conoscere le ragioni dell'impossibilità di arginare lo stato di frustrazione emergenti fra alcuni giovani che prestano servizio nell'Aeronautica.

Il generale TRICARICO risponde fornendo elementi di analisi squisitamente tecnici, ma astenendosi da valutazioni di ordine politico che trascendono le sue competenze.

Il senatore MANCA rivoltosi al generale Tricarico, che aveva citato l'indimenticato ministro della difesa Spadolini, chiede di sapere quale siano attualmente il livello di coesione fra i militari dell'Arma azzurra e la capacità delle Forze armate di offrire condizioni di serena convivenza a tutti i livelli, anche per i familiari del personale in servizio.

Il generale TRICARICO garantisce che lo Stato Maggiore è fortemente impegnato nel garantire al massimo livello possibile la qualità di vita dei militari, sia sul luogo di lavoro, sia nei momenti liberi nonchè dei loro familiari.

Il senatore NIEDDU chiede chiarimenti in ordine ai dati numerici forniti, che non sembrano collimare fra loro.

Il generale TOSI si impegna a fornire quanto prima delucidazioni scritte in ordine ai dati apparentemente contraddittori.

Poiché nessun altro domanda di parlare il presidente AGOSTINI dichiara conclusa l'odierna audizione.

La seduta termina alle ore 16, 25.