FINANZE E TESORO (6ª)
MARTEDI' 28 APRILE 1998
141a Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Presidente
ANGIUS


La seduta inizia alle ore 11,45.

IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 3) Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1999-2001
(Parere alla 5a Commissione, ai sensi dell'articolo 125-bis del Regolamento. Seguito dell'esame e rinvio)
(R125 b00, C05a, 0004°)
Si riprende l'esame sospeso nella seduta del 23 aprile scorso.

Proseguendo nella discussione generale, interviene il senatore ALBERTINI, a giudizio del quale il DPEF segna un rilevante cambiamento rispetto ai programmi di politica economica definiti in passato, tenuto conto che è in via di superamento l'enfasi esclusiva sull'obiettivo di risanamento dei conti pubblici e si pongono le basi per una politica espansiva a sostegno dell'occupazione e dello sviluppo. Questa caratterizzazione del programma economico per il prossimo triennio non può non essere positivamente colta dai senatori di Rifondazione Comunista, i quali valutano con particolare favore il ribadito impegno del Governo a introdurre, con un apposito disegno di legge, l'orario settimanale lavorativo di 35 ore, l'assenza di riferimenti a politiche di ulteriore flessibilizzazione del salario, così come all'equiparazione tra scuola pubblica e privata, nonchè ai programmi di privatizzazione dell'ENEL. Pur in questo quadro positivo, la sua parte politica individua tuttavia una certa debolezza degli strumenti posti in campo per sostenere l'occupazione, ferme restando tutte le perplessità già espresse in passato, sulle misure contenute nel cosiddetto "Pacchetto Treu".
Dal punto di vista della politica tributaria, il Documento va valutato alla luce di un giudizio certamente positivo sulla riforma fiscale avviata l'anno scorso con l'obiettivo di rendere più semplice e razionale l'adempimento dell'obbligazione tributaria, razionalizzare il prelievo fiscale, accentuare la lotta all'evasione e all'elusione fiscale. Questi elementi di novità però non determinano ancora un radicale mutamento di rotta che consenta di porre fine allo squilibrato rapporto tra prelievo sui redditi di lavoro autonomo e redditi di lavoro dipendente e che, soprattutto, consenta di sottoporre ad una imposizione sostanzialmente più equa i redditi di capitale e le rendite finanziarie. La sua parte politica condivide, quindi, con il Governo, l'obiettivo di una più serrata lotta all'evasione fiscale, nella consapevolezza tuttavia di dover introdurre nuovi e più efficaci strumenti di politica tributaria. Prima di tutto lo strumento del conflitto di interesse tra i vari soggetti dell'obbligazione tributaria dovrebbe essere adottato come principio generale per far emergere larga parte dell'imponibile oggi non soggetto a tassazione. Sul fronte dell'amministrazione finanziaria andrebbero verificati i risultati dell'azione di riforma avviata, anche se l'introduzione di tipologie organizzative diverse, quali le cosiddette "agenzie" non sembrano rispondere alle reali esigenze di ammodernamento delle strutture burocratiche. Per quanto riguarda invece la imposizione sui diversi tipi di reddito, è ormai acclarato il ritardo dell'Italia nell'armonizzare l'imposizione sulle rendite finanziarie. Una maggiore incidenza del prelievo su questo tipo di reddito non potrebbe non essere accompagnato da una progressiva diminuzione delle aliquote sui redditi da lavoro dipendente. Un ulteriore spazio di manovra finanziaria dovrebbe derivare dall'introduzione di nuove imposte sulle imprese che sfruttano le risorse energetiche, soprattutto per alleggerire il costo del lavoro ed i contributi a carico dei lavoratori.
Per quanto riguarda invece il federalismo fiscale, dopo aver fatto proprie le preoccupazioni già espresse dal Presidente-relatore Angius, sugli effetti dell'Irap ritiene che eventuali strumenti perequativi del gettito fiscale debbano essere strutturati secondo il modello della perequazione verticale (Stato/Regioni). Conclude, ribadendo il giudizio sostanzialmente positivo sul DPEF.

Interviene quindi il senatore PASQUINI, il quale, senza voler polemizzare con le dichiarazioni del senatore Albertini, fa presente che le aliquote più basse sui redditi da capitale, trovano la loro ragione nella volatilità di capitali stessi, i quali vengono allocati laddove si creano condizioni di maggiore convenienza. Più che contrapporre quindi impresa e lavoro, dal punto di vista tributario, appare più opportuno insistere su una complessiva riduzione del costo del lavoro.
Dopo aver apprezzato il carattere di svolta del Documento in titolo, l'oratore si sofferma in particolare sulle previsioni di una riduzione percentuale della pressione fiscale in rapporto alle stime di aumento del PIL. A suo giudizio, l'efficacia della leva fiscale quale strumento di sostegno allo sviluppo e all'occupazione, dipende anche dalla capacità di focalizzare la riduzione del prelievo su obiettivi precisi e delimitati. Ad esempio, vanno valutati positivamente i programmi di introduzione di nuove imposte, cosiddette "ecotasse", ma vanno approfondite soprattutto le prospettive relative all'instaurazione di cosiddette "zone franche o speciali" all'interno delle quali consentire l'adozione di agevolazioni fiscali tali da garantire eventualmente agli imprenditori la convenienza a far emergere fasce di produzione sommersa. Un ulteriore elemento di politica tributaria selettiva potrebbe essere la riduzione dell'aliquota IVA per il settore dell'edilizia, ovvero l'estensione dell'aliquota agevolata, oggi prevista per gli incrementi del patrimonio, dalla dual income tax al rendimento figurativo derivante dal patrimonio complessivo d'impresa. In prospettiva, a suo giudizio, andrà approfondita la possibilità di introdurre un'unica aliquota, ad esempio del 19 per cento, per tutti i redditi da capitale. Sempre in relazione alla materia finanziaria è di tutta evidenza il positivo impatto di una riduzione del regime impositivo sui fondi pensione e sui fondi mobiliari chiusi: si tratta cioè di agevolare fiscalmente, come fino ad adesso non è stato fatto, l'avvio di strumenti essenziali di gestione del risparmio collettivo, in grado, tra l'altro, di stabilizzare i corsi dei titoli azionari. Un ulteriore esempio di selettività della politica fiscale ai fini dello sviluppo potrebbe essere una diversificazione dei limiti di deducibilità degli oneri assicurativi privilegiando quegli strumenti a carattere squisitamente previdenziale.
Per quanto riguarda il Mezzogiorno d'Italia, gli aspetti di dinamicità di quel tessuto economico impongono una politica di sostegno allo sviluppo basata sulla realizzazione di infrastrutture che però abbiano un impatto globale ed orizzontale. Da questo punto di vista, risulta essenziale favorire la ristrutturazione del settore bancario in linea con le esigenze di sostegno allo sviluppo economico. In questo contesto, andrà anche valutato l'apporto di organismi istituzionali quali l'agenzia Sviluppo Italia, in grado di proporre programmi di sviluppo certi e sicuri, coordinando tutti i soggetti interessati. Da ultimo, ritiene che da un'analisi realistica delle esigenze occupazionali presenti nel Nord del Paese e dei percorsi formativi e istruttivi prescelti nel Sud emerga l'esigenza di una inversione di rotta del rapporto scuola-mondo del lavoro, capace di collegare le scelte individuali con le esigenze delle imprese: da questo punto di vista potrebbero essere vincenti gli strumenti di gemellaggio o di travaso da una zona all'altra del Paese di esperienza lavorativa ed imprenditoriale.

A giudizio del senatore ROSSI, la realtà delle cifre contenute nel DPEF è ben diversa da quella trionfalisticamente sbandierata dagli esponenti del Governo Prodi. I positivi risultati raggiunti in termini di riduzione di tassi di interesse, di stabilizzazione del tasso di inflazione e miglioramento dell'indebitamento netto, sono stati raggiunti esclusivamente con un aumento considerevole delle entrate correnti, con un inasprimento della pressione tributaria che non ha eguali in Europa. La spia di questa inadeguatezza strutturale della politica economia del Governo di centro-sinistra sta nell'andamento crescente delle spese correnti, a sottolineare l'incapacità di risanare la finanza pubblica attraverso tagli alle spese e riduzione degli sprechi.
Per quanto riguarda la manovra correttiva per il prossimo anno la componente relativa alle entrate è costruita intorno alla previsione di un introito di 4.000 miliardi derivante da una revisione dei meccanismi di riscossione e da una più serrata lotta all'evasione dei contributi di natura previdenziale.
L'aleatorietà di tale previsione di entrata rende facile ipotizzare un ricorso a nuove imposte o a nuove entrate per mantenere i saldi di finanza pubblica precedentemente definiti. I senatori della Lega Nord per la Padania Indipendente, tra l'altro, leggono le previsioni di maggior gettito derivante da una più serrata lotta all'evasione, come un incitamento all'Amministrazione finanziaria a proseguire nella sua attività persecutoria nei confronti delle piccole e medie imprese. Per quanto riguarda la prevista riduzione percentuale della pressione fiscale, prosegue l'oratore, va tenuto presente che essa è conseguita esclusivamente attraverso l'aumento stimato del PIL: l'illusorietà di tale previsione è dimostrata dalla sostanziale indifferenza del Governo alle esigenze delle imprese operanti nelle regioni più produttive, senza tener conto dei devastanti effetti che potrà produrre l'introduzione della settimana lavorativa di 35 ore. Il fenomeno della delocalizzazione di molte imprese del Nord in paesi stranieri si accentuerà nei prossimi anni, tenuto conto della invarianza della pressione fiscale sul reddito d'impresa.
Pur nella incapacità di ridurre strutturalmente le spese correnti, nel DPEF si accenna a eventuali nuovi tagli ai trasferimenti erariali a favore degli enti locali; se tale eventualità dovesse verificarsi gli enti locali sarebbero costretti a rivedere verso l'alto le aliquote dei tributi ad essi attribuiti, con un ulteriore previsione di aumento della pressione fiscale.
Conclude, ribadendo la valutazione negativa della sua parte politica sul Documento in titolo e preannunciando la presentazione di uno schema di parere alternativo a quello del relatore.

Interviene quindi il senatore PEDRIZZI, secondo il quale la presentazione del DPEF rappresenta un momento di autocelebrazione del Governo Prodi con toni che si addicono più ad un'attività di promozione che all'illustrazione di un documento programmatico.
Si tratta di un atto che deve unicamente rassicurare i partners europei della sostenibilità degli impegni assunti dall'Italia, ma non ha alcun elemento di novità rispetto al passato. I senatori del Gruppo di Alleanza Nazionale giudicano condivisibili gli obiettivi del raggiungimento dei parametri fissati nel Trattato di Maastricht, ma contestano apertamente gli strumenti definiti nel Documento. Per quanto riguarda la partecipazione dell'Italia al sistema della moneta unica, tuttavia, nessuno ha mai valutato con attenzione il reale interesse di tutti i Paesi dell'Unione Europea alla partecipazione dell'Italia a tale sistema, poichè essi hanno sempre temuto che l'eventuale esclusione avrebbe garantito all'economia italiana una rendita di posizione derivante dalla piena libertà nell'utilizzazione del cambio. Alcuni aspetti del Documento possono anche essere singolarmente condivisi, ma è il quadro complessivo della manovra triennale che va respinto.
Come in passato, vengono definiti obiettivi illusori, puntualmente non conseguiti. Ciò che emerge dalle cifre è la sostanziale incapacità del Governo di realizzare un reale risanamento finanziario riducendo la spesa pubblica.
Per quanto riguarda il sostegno dell'occupazione al Sud la realizzazione di una struttura centralistica per la promozione e lo sviluppo, costituisce un progetto tutto anacronistico; solo un raccordo tra l'attività delle società di promozione che operano localmente, con strutture agili e leggere, e l'iniziativa di gemellaggi tra imprese potrà avere positivi effetti.
Dalle cifre contenute nel Documento emerge, inoltre, la crescita costante, nel biennio passato, delle spese correnti, quale sintomo più evidente dell'incapacità dell'Esecutivo di apportare modifiche strutturali alle dinamiche della spesa pubblica. La diminuzione della pressione fiscale, lungi dal costituire l'esito di una generalizzata riduzione del prelievo sulle imprese e sui contribuenti, è frutto del venir meno di entrate straordinarie, mentre la riduzione percentuale rispetto al PIL, deriva unicamente da ipotesi di crescita di questo secondo fattore. Tali aspetti propagandistici sono stati del resto sottolineati anche dalle associazioni di categoria, Confindustria in testa.
Manca, quindi, nel Documento una significa inversione di tendenza della politica tributaria, mentre rimane su livelli elevatissimi il prelievo fiscale, con le conseguenze negative a tutti note sullo sviluppo e sull'occupazione.
Anche la restituzione, almeno in parte, del contributo straordinario per l'Europa, sembra rispondere alla stessa logica propagandistica.
In conclusione ritiene di avere motivato il giudizio ampiamente critico della sua parte politica sul DPEF, preannunciando il voto contrario sul parere da esprimere alla 5^ Commissione permanente.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 13,00.