64a Seduta (pomeridiana)


Presidenza del Presidente
ANGIUS

La seduta inizia alle ore 15,15.

Interviene il ministro delle finanze Visco.

SULLA PUBBICITÀ DEI LAVORI
(R033 004, C06a, 0003°)

Il Presidente ANGIUS fa presente che è pervenuta richiesta, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, di attivazione dell'impianto audiovisivo, in modo da consentire la speciale formula di pubblicità della seduta ivi prevista e avverte che, ove la Commissione convenga nell'utilizzazione di tale forma di pubblicità dei lavori, il Presidente del Senato ha già preannunciato il suo assenso.
Non facendosi osservazioni la forma di pubblicità di cui all'articolo 33, comma 4 del Regolamento, viene adottata per il prosieguo dei lavori.

PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione del Ministro delle finanze Visco sulle modalità e sui tempi di attuazione delle deleghe legislative in materia tributaria
(R046 001, C06a, 0001°)

Il ministro VISCO sottolinea come le richieste di chiarimenti sulle deleghe che rappresentano due dei punti più qualificanti della riforma dell'attuale sistema di prelievo tributario - l'abolizione di numerosi tributi e la loro sostituzione con l'imposta regionale delle attività produttive, e la riforma della tassazione del reddito di impresa con la cosiddetta Dual Income Tax - seppure fondate su un evidente equivoco, suggeriscono l'opportunità di fare, in questa sede, il punto sui lavori delle commissioni incaricate di definire i decreti delegati in materia e sullo stato del dibattito corrente sui diversi aspetti interessati dalla riforma. Ciò allo scopo di fugare timori, di contribuire alla chiarezza e alla trasparenza dell'azione di Governo, di rispondere nel modo più esauriente possibile ai molti interrogativi che un processo riformatore inevitabilmente e legittimamente suscita.
L'equivoco prima richiamato a proposito della formulazione delle richieste - continua l'oratore - si riferisce al fatto che tali richieste appaiono sollecitate da notizie di stampa dalle quali si sarebbe potuto desumere un rinvio, rispetto ai termini previsti dalla legge, delle delega in materia di decentramento fiscale. In realtà, le notizie di stampa non hanno mai ipotizzato una simile eventualità, che del resto non esiste: i termini dell'attuazione delle delega sono fissati in undici mesi a partire dalla data di entrata in vigore della legge n. 662 del 1996, ovvero entro il mese di novembre del corrente anno, e tali termini che saranno puntualmente rispettati. Le notizie di stampa hanno fatto - e seguitano a fare - riferimento ad un altro termine: quello della decorrenza dell'imposta, su cui si è aperto un dibattito proprio perchè nella delega approvata dal Parlamento quel termine non è indicato e spetta al provvedimento delegato stabilirlo.
Chiarito l'equivoco, tuttavia conviene illustrare lo stato dei fatti. La decorrenza dell'imposta ha rilievo non tanto per gli effetti di gettito, che la riforma non si propone di modificare, quanto piuttosto per le modalità attraverso cui si intende attuare il passaggio dalla legislazione vigente a quella prevista dalla delega. Una modalità del passaggio può essere quella di far riferimento all'anno di imposta 1997 (il decreto delegato deve essere emanato entro novembre di questo anno). In questo caso, come peraltro già ampiamente illustrato nella relazione della commissione Gallo, l'anno di passaggio può essere risolto assumendo a titolo di acconto della nuova imposta regionale le somme corrisposte in relazione ai tributi che si andranno ad abolire (contributi sanitari, acconti Ilor, imposta sul patrimonio netto, iciap, ecc.). Una modalità diversa mediante cui effettuare il passaggio è quella di adottare quale anno di decorrenza della nuova imposta il 1998. In tal caso, dal 1o gennaio 1998 non sono più dovute le somme corrispondenti ai tributi aboliti. Si procederà però ad un acconto per l'imposta regionale sulle attività produttive che sarà commisurato alla base imponibile della nuova imposta desumibile dai dati fiscali e di bilancio riferiti all'anno 1997. Nel 1999, poi, si procederà alla dichiarazione definitiva e si verserà il saldo dovuto; in questo caso, la misura dell'acconto dovrà essere tale da garantire il fabbisogno di cassa previsto in base alla legislazione vigente.
Appurato che la scelta tra i due sistemi di passaggio dalla legislazione vigente a quella prevista dalle deleghe è neutrale, dal punto di vista dei conti di cassa della finanza pubblica, si è ritenuto opportuno ascoltare il parere delle diverse associazioni imprenditoriali e professionali per conoscere le loro valutazioni, dato che ovviamente le due modalità di passaggio descritte possono avere effetti diversi sulla gestione e sulla programmazione delle attività imprenditoriali. Da incontri avuti con diverse associazioni - continua il Ministro - si è avuta infatti la sensazione dell'esistenza di divergenti opinioni all'interno del mondo imprenditoriale. Pertanto, nella prima settimana di marzo sono state inviate lettere ai presidenti delle diverse associazioni imprenditoriali sollecitando l'espressione di una chiara preferenza circa l'anno di decorrenza (1997 o 1998) della nuova imposta. Dalle prime risposte ricevute sembra che la preferenza del mondo imprenditoriale, propenda attualmente a favore di una decorrenza della nuova imposta regionale a partire dal 1998, indicazione questa che si pensa di poter accogliere.
Tutto ciò ovviamente nulla ha a che vedere con i termini di attuazione della delega che saranno senz'altro rispettati. Difficoltà particolari, in merito alla stesura della delega medesima da parte della Commissione incaricata, non ve ne sono. Sicuramente non si sono frapposte difficoltà da parte comunitaria. Anzi, è opportuno chiarire che già da tempo sono intercorsi contatti con le autorità competenti della Commissione europea, le quali hanno al riguardo confermato che, sulla base di quanto previsto nella delega, il progetto della nuova imposta regionale è coerente con le direttive europee ed in particolare con la legislazione vigente in materia di IVA.
Peraltro, è necessario ricordare qui il rilievo che questa riforma assume nel momento in cui la sua introduzione coincide con la riforma della Pubblica amministrazione approvata in questi giorni dal Parlamento. In quella e in questa sono contenuti passi significativi per l'avvio di quel processo di federalismo e decentramento che la maggioranza e il Governo hanno posta fra i fondamenti del proprio programma e la cui attuazione rappresenta un impegno preciso davanti al Paese.
Il decentramento fiscale, per consentire una effettiva responsabilizzazione e autonomia delle Regioni, deve fondarsi su un margine di autonomia impositiva significativo: l'introduzione dell'IREP aumenta il grado e la qualità dell'autonomia finanziaria delle Regioni (e degli enti locali).
Infatti anche considerando i contributi per il servizio sanitario nazionale e la tassa sulla salute una entrata propria della Regione, la manovra estenderà comunque l'ampiezza delle entrate proprie in misura pari a circa 4.500 miliardi (differenza tra IREP, al netto della quota a Stato ed enti locali, e contributi sanitari inclusivi della tassa sulla salute); alla fine del biennio transitorio, le Regioni disporranno della facoltà di variare l'aliquota base dell'IREP (settore privato) fino ad un punto percentuale (un punto percentuale dell'IREP equivale a circa 12.000 miliardi).
Peraltro l'IREP aumenta la qualità dell'autonomia finanziaria delle Regioni ed i contributi sanitari costituiscono una imposta sulle retribuzioni lorde la cui aliquota può essere variata dalle Regioni. Tale facoltà non è mai stata esercitata per l'ovvia improponibilità, politica ed economica, di aumentare il costo del lavoro; la nuova imposta regionale, invece, colpisce il valore aggiunto prodotto nel territorio della regione e costituisce perciò una imposta neutrale rispetto all'impiego dei diversi fattori produttivi.
D'altro canto l'addizionale IRPEF a favore delle Regioni si accompagnerà ad una riduzione del gettito IRPEF erariale.
Tornando ai lavori della commissione incaricata -prosegue il Ministro - si può dire che si è ormai proceduto alla individuazione dei soggetti passivi, all'esatta determinazione della base imponibile per i diversi soggetti e si stanno esaminando gli aspetti procedurali inerenti la dichiarazione, l'accertamento e la riscossione nel periodo transitorio. Sono in corso, inoltre, incontri tecnici con le diverse categorie interessate per valutare nel dettaglio tutti gli impatti settoriali.
A questo riguardo, va osservato che gli effetti sul gettito derivanti dalla riforma non sono affatto ignoti, ma assai chiari. Il gettito della nuova imposta sarà tale da compensare il minor gettito derivante dall'abolizione dei contributi sanitari a carico del datore di lavoro, della cosiddetta «tassa sulla salute» e degli altri tributi al netto del recupero indiretto di gettito derivante dall'ampliamento della base imponibile delle imposte personali sul reddito di impresa, ampliamento causato dall'abolizione di tributi e contributi che rappresentano un costo deducibile per le imprese ed il lavoro autonomo. L'aliquota base dell'imposta regionale sulle attività produttive sarà determinata in modo tale da garantire questa parità e sarà compresa nei limiti tassativamente indicati dalla norma di delega (3,5-4,5).
Tale invarianza del gettito complessivo non significa una invarianza del carico fiscale per ciascun singolo contribuente. Vi saranno ovvi effetti redistributivi nel mondo produttivo e all'interno stesso dei singoli settori o delle singole categorie di soggetti. Si deve tener conto che questi effetti redistributivi avvengono anche in virtù del fatto che la riforma elimina distorsioni oggi esistenti. Una impresa sana - che fa profitti ed è adeguatamente capitalizzata - in base alla legislazione vigente è fiscalmente danneggiata relativamente ad una impresa economicamente meno virtuosa. Con la riforma si aboliscono imposte e contributi che disincentivano l'assunzione del rischio di impresa, gravano direttamente sul costo del lavoro, sono assai meno sensibili al ciclo economico di quanto lo sia l'imposta regionale sulle attività produttive. Eliminare le distorsioni implica necessariamente ridistribuire il carico fiscale; questo è quanto è già avvenuto o sta avvenendo in numerosi paesi dell'area OCSE.
Peraltro nella delega è prevista la possibilità di differenziare anche in via transitoria le aliquote rispetto a quella base di equilibrio e ciò proprio al fine di ammorbidire, laddove si ravvisasse una particolare necessità, tali effetti redistributivi. Il senso è quello di evitare che in prima battuta risultino mediamente settori o categorie troppo beneficiati o troppo penalizzati dalla riforma. Ciò ha rilevanza anche per le imprese industriali del Mezzogiorno, che attualmente godono di una fiscalizzazione dei contributi sanitari più elevata. Si deve tuttavia ricordare che tale maggiore fiscalizzazione è destinata ad essere eliminata, in base alla legislazione vigente ed in ottemperanza alle direttive comunitarie, entro l'anno 2000. Pertanto gli effetti dell'introduzione dell'IREP vanno valutati in riferimento alla situazione che si determinerà allora. In sostanza, la riforma dà una risposta in anticipo ad una decisione già assunta e non certo favorevole alle imprese del Mezzogiorno.
In merito agli effetti di questa imposta, particolare rilievo è stato dato sulla stampa a commenti sull'impatto sul costo del lavoro. Tali commenti hanno generato un fuorviante allarmismo presso gli operatori. Poichè si riduce l'aliquota sugli utili del 16,2 per cento e si aboliscono i contributi sanitari che hanno una aliquota media sul complesso dei settori pari a circa il 7 per cento, l'introduzione dell'imposta regionale sulle attività produttive nei limiti di aliquota previsti dalla delega, implica una riduzione dell'onere tributario gravante mediamente su utili lordi e retribuzioni lorde. Infatti, la nuova imposta sostituisce, a parità di gettito e su una base imponibile onnicomprensiva, prelievi che attualmente gravano esclusivamente sui profitti e sui redditi di lavoro. Dal punto di vista macroeconomico, prendendo i dati di contabilità nazionale, si può verificare facilmente che il costo del lavoro per l'economia nel suo complesso, una volta aboliti i contributi sanitari e introdotta la nuova imposta regionale, diminuisce sicuramente.
Altri effetti paventati - prosegue l'oratore - sono quelli relativi alla delocalizzazione delle imprese e alla loro terziarizzazione. Sulle convenienza alla delocalizzazione è abbastanza evidente la pretestuosità di imputare alla nuova imposta regionale effetti che non può avere per l'ovvia evidenza che il nuovo tributo è sostitutivo di tributi e contributi esistenti. Quanto alla terziarizzazione, non si capisce dove sia il problema: infatti, dal punto di vista del gettito, alla minore IREP pagata dall'impresa principale corrisponderà una maggiore IREP pagata dall'impresa contoterzista. In ogni caso, è alquanto improbabile che la nuova imposta regionale possa innescare tendenze generali verso queste soluzioni; infatti l'IREP non si aggiunge ma sostituisce tributi e contributi esistenti, ed inoltre è una imposta neutrale che sostituisce preesistenti prelievi distorsivi.
Riguardo infine alla volontà manifestata dal Governo di approvare in sede di provvedimento collegato alla legge finanziaria la delega in questione, oltre alle altre deleghe, una volta chiarito che si sta lavorando per l'attuazione della delega nei termini previsti, si deve rammentare che una manovra di bilancio è tale anche se, a parità di gettito, con essa si tolgono imposte da una parte e le si mettono da un'altra. Infine, c'è da rammentare che le deleghe, e quella relativa all'imposta regionale sulle attività produttive in particolare sono inserite, come parte integrante della manovra governativa, nel Documento di programmazione economico-finanziaria e nella risoluzione che il Parlamento ha votato impegnando il Governo a realizzare esattamente quell'intervento.
Per quanto attiene alle deleghe in materia di trattamento fiscale delle attività finanziarie e di impresa, con esse si vuole anzitutto pervenire ad una disciplina organica della tassazione dei redditi da capitale e delle attività finanziarie in genere. In particolare, si propone l'accorpamento delle ritenute e imposte sostitutive esistenti in un regime che assicuri il più possibile una parità di trattamento nel quale - è bene precisare - l'aliquota sui titoli di Stato rimarrà comunque al 12,5 per cento. L'intervento disciplinerà in modo organico ed esaustivo la materia delle rendite finanziarie, perseguendo sia l'obiettivo della neutralità dell'imposizione, sia quello teso a rendere prevalente un regime semplice gestito dagli intermediari. Attraverso la ridefinizione ed estensione delle singole fattispecie di redditi, si otterrà un allargamento della base imponibile. Si prevede quindi la tassazione di tutti i redditi da attività finanziaria, con la possibilità di optare per la tassazione attraverso intermediari specializzati, con il vantaggio di usufruire in questo caso dell'anonimato. In particolare, per le gestioni patrimoniali e gli OICVM (organismi di investimento collettivo in valori immobiliari), si propone una forma di tassazione sul risultato annuo. In tal caso, la tassazione delle plusvalenze avviene sul maturato ma con l'applicazione di un sistema di equalizzazione per perequare questo regime con quelli che prevedono la tassazione del realizzato. Nel caso in cui non si eserciti l'opzione per la tassazione attraverso intermediari, sussiste ovviamente l'obbligo di dichiarare i redditi pagando le relative imposte sostitutive.
La tassazione delle imprese verrà ridisegnata per ridurre l'attuale incentivo all'indebitamento rispetto al ricorso al capitale proprio, per favorire la capitalizzazione e la quotazione in Borsa. Verrà, in particolare, introdotto il meccanismo della cosiddetta Dual Income Tax. È strano - prosegue il Ministro - che a proposito di questo argomento autorevoli esponenti del Parlamento parlino di «oscurità di contenuto», essendo la DIT oggetto di lungo studio e di amplissimo dibattito sui giornali, sulle pubblicazioni specializzate e in tutti gli ambienti economici e imprenditoriali sia in Italia che all'estero. Per chiarezza, occorre precisare che si tratta di un regime impositivo il quale, in linea generale, prevede due aliquote: una ridotta pari a quella applicata ai redditi di capitale, e una più elevata cui assoggettare i profitti che eccedono il rendimento finanziario normale applicato al capitale proprio. L'introduzione di questo meccanismo - che non è una nuova tassa ma un criterio da introdurre nell'applicazione dei regimi vigenti - consentirà un sostanzioso incentivo all'impiego di capitale di rischio ed un forte alleggerimento dell'imposizione fiscale sugli utili. E il combinato disposto dell'introduzione di DIT e IREP produrrà una riduzione complessiva dell'onere fiscale sui profitti di oltre venti punti percentuali, e in prospettiva una riduzione della pressione fiscale sul sistema produttivo, ben più significativo, strutturale e permanente di quanto non sarebbe consentito da qualsiasi riedizione di normative volte ad incentivare utili reinvestiti, e tale da equiparare la pressione tributaria sulle imprese italiane ai più favorevoli regimi diffusi in Europa.
È prevista, inoltre, una revisione della tassazione delle operazioni di riorganizzazione societaria attraverso un nuovo regime agevolato per le plusvalenze che emergono dalle operazioni di cessione e conferimento di aziende, di scambio di partecipazione e dalle operazioni di fusione e scissione. Infine, è prevista l'integrazione con le norme sul credito d'imposta e il trattamento dei dividendi, l'abolizione delle maggiorazioni di conguaglio e l'affrancamento oneroso delle relativa riserve.
Il Ministro conclude auspicando di aver chiarito equivoci e fugato timori che le richieste della Commissione avevano manifestato. Quello che sarà difficile rimuovere, naturalmente, qualunque sia l'impegno di chiarezza del Ministro, sarà la resistenza che a qualunque processo riformatore viene opposta sia dagli interessi costituiti che nel processo di riforma vedono il rischio di perdita di privilegi consolidati, sia dai soggetti che nell'assetto da riformare, per quanto ingiusto, sperequato e farraginoso, hanno comunque trovato un punto di equilibrio e temono di perdere talune certezze, sia pure assai poco soddisfacenti. Il processo avviato renderà chiara, in brevissimo tempo, l'inutilità di quelle resistenze e creerà le premesse per ricondurre il fisco italiano su un percorso virtuoso che lo possa adeguare agli altri Paesi europei e alle legittime esigenze di una società civile.

Si apre il dibattito.

Il senatore COSTA sollecita il Governo a coinvolgere quanto più possibile l'opinione pubblica e la platea dei contribuenti nel processo di riforma avviato,soprattutto tenuto conto che il Governo stesso ha ormai deciso, nonostante la netta contrarietà delle forze di opposizione, di introdurre nuove forme di imposte. Sollecita inoltre l'esecutivo ad informare compiutamente il Parlamento anche in relazione agli aspetti tecnici derivanti dall'introduzione di tali nuovi imposte. Conclude, esprimendo un giudizio sostanzialmente positivo sulla introduzione di un doppio regime di tassazione del reddito di impresa, giudicando importante favorire la capitalizzazione delle piccole e medie imprese.

A giudizio del senatore PASQUINI, l'apprezzamento per il complessivo disegno di riforma delineato dal Ministro deve comunque essere accompagnato dall'attenzione circa gli effetti di redistribuzione del carico fiscale che deriveranno dall'introduzione dell'IREP. Appare importante aver sciolto il dubbio circa la data di decorrenza di tale imposta, che aveva suscitato non poche perplessità tra gli operatori, ma permane una qualche incertezza circa le garanzie di invarianza del carico tributario per singoli settori produttivi. Va però considerato, a tale riguardo, l'effetto complessivo derivante sia dall'introduzione dell'IREP sia dal ridisegno degli scaglioni dell'IRPEF. Per quanto riguarda invece le categorie oggi esenti dal pagamento di alcune imposte che saranno poi sostituite dall'IREP (l'ILOR per professionisti, artigiani con meno di tre dipendenti, società cooperative) vanno attentamente considerati gli effetti sul carico contributivo. Così come andranno valutati gli effetti sulle imprese della indeducibilità degli interessi passivi, che potrebbe in qualche modo penalizzare le aziende che operano con un alto livello di indebitamento con il sistema bancario. Tali aspetti problematici, peraltro, non possono far dimenticare gli elementi sicuramente positivi della riforma avviata, soprattutto in termini di semplificazione degli adempimenti e in relazione ad un avvio di federalismo fiscale. La stessa previsione di una aliquota piuttosto bassa deve essere valutata positivamente. Ricorda infine che altri aspetti delle deleghe fiscali - trattamento tributario delle organizzazioni senza scopo di lucro e il regime sanzionatorio - meritano un ulteriore approfondimento.

Il senatore AZZOLLINI chiede innanzitutto chiarimenti circa la correlazione tra la nuova imposta regionale sulle attività produttive e gli indirizzi di armonizzazione fiscale attualmente allo studio in sede comunitaria, giudicando la nuova imposta non in linea con gli orientamenti comunitari in materia di tassazione del reddito di impresa. Per quanto riguarda gli effetti redistributivi derivanti dall'introduzione dell'IREP, esprime forti perplessità circa la invocata invarianza del peso contributivo più volte affermata dal Ministro; al contrario è facile prevedere un aumento della pressione tributaria nei confronti delle imprese. L'oratore prosegue contestando gli effetti positivi per i redditi delle imprese derivanti dalla introduzione di un doppio regime di tassazione di tali redditi: con la Dual Incom Tax, infatti, si penalizzeranno di più le imprese capaci di realizzare maggiori profitti.

Rispondendo al senatore Costa, il ministro VISCO sottolinea l'importanza di approfondire tutte le tematiche sia con gli operatori economici che con i contribuenti, in genere per realizzare il più vasto consenso possibile su una riforma da tutti ritenuta improcrastinabile.
Per quanto riguarda la Dual Incom Tax fa presente che gli interventi di riforma relativi alla tassazione del reddito di impresa e dei redditi da capitale si correlano strettamente tra di loro, con l'obiettivo di favorire la capitalizzazione dell'impresa, in ragione della neutralità del nuovo regime di tassazione rispetto alle scelte di finanziamento. In generale, continua il Ministro, gli interventi in materia di tassazione del reddito d'impresa consentiranno di realizzare l'obiettivo principale che consiste in una sensibile diminuizione dell'aliquota intorno al 37 per cento, come avviene in altri paesi europei. Ai rilievi formulati dal senatore Pasquini, il Ministro risponde che l'invarianza del gettito complessivo non significa invarianza per singoli settori, ma che il reddito disponibile residuo, dopo il pagamento delle imposte, dovrà rimanere sostanzialmente invariato. Naturalmente per alcuni settori, come quello degli artigiani e dei commercianti la rimodulazione delle aliquote IRPEF sterilizzerà gli effetti positivi dell'IREP, mentre per i grandi professionisti tale rimodulazione interverrà in senso contrario. Va chiarito però che ci sarà comunque per le imprese un effetto redistributivo. Anche per quanto riguarda i settori produttivi oggi esenti dall'ILOR la possibilità di differenziare le aliquote consentirà di attenuare gli effetti redistributivi soprattutto nella fase transitoria.
Le caratteristiche di flessibilità della nuova imposta diventeranno più evidenti allorquando sarà possibile, a regime, modulare le aliquote dell'IREP a livello regionale. Per quanto riguarda il regime degli interessi passivi, il Ministro sottolinea come l'imposta regionale sull'attività produttive è una tassa sul reddito prodotto e che le imprese fortemente indebitate potranno in qualche misura risentirne negativamente. Il Governo peraltro ha intenzione di definire una serie di misure agevolative nei confronti delle imprese di nuova costituzione. In relazione ai quesiti posti dal senatore Azzollini, il Ministro ribadisce che l'IREP non contrasta con la normativa comunitaria, citando tra l'altro ad esempio le ipotesi di riforma attualmente allo studio in Germania. Per una riforma che si propone come obiettivi la neutralità, l'onnicomprensività, e la riduzione delle aliquote il problema principale resta la esigenza di graduare gli effetti nel periodo transitorio. Circa la prospettiva di ridurre il carico fiscale sulle imprese, il Ministro anticipa che una quota dell'IREP corrispondente all'attuale gettito della cosiddetta patrimoniale sarà direttamente devoluta allo Stato, in modo da facilitarne la futura soppressione. A suo giudizio, peraltro, un'indicazione di lassismo fiscale sarebbe accolta negativamente in questo momento dai mercati. Per quanto riguarda invece gli effetti negativi del doppio regime di tassazione del reddito di impresa, il Ministro sottolinea che le imprese capaci di produrre alti profitti saranno premiate nella misura in cui parte di questi verranno destinati ad incrementi di capitale.

Il senatore VENTUCCI ricorda preliminarmente il clima di scontro e diffidenza che aveva caratterizzato l'esame parlamentare dei provvedimenti di delega in materia tributaria. Pur in una atmosfera diversa, ribadisce le forti perplessità nei senatori di Forza Italia sugli effetti della riforma fiscale, soprattutto nei confronti delle imprese.
Chiede inoltre al Ministro di dare conto della situazione di inefficienza e di cattiva organizzazione in cui versano importanti comparti del settore doganale. Conclude sollecitando il Ministro a chiarire i criteri seguiti nella nomina dei vertici della SOGEI.

Interviene quindi il senatore PASTORE, a giudizio del quale l'IREP appare ormai già superata rispetto agli orientamenti che stanno prendendo forma nella Commissione bicamerale per le riforme istituzionali in materia di forma di Stato; nel contempo tale nuova imposta contraddice gli indirizzi di armonizzazione formulati in sede comunitaria. L'oratore sottolinea inoltre che la sostituzione di una serie di imposte collegate a servizi resi sul territorio (vedi contributi per il servizio sanitario nazionale), con una imposta di carattere generale, rischia di far perdere il necessario collegamento tra tributi pagati e servizi resi.

Il senatore BONAVITA esprime l'apprezzamento per la decisione del Governo di fissare all'anno 1998 la decorrenza dell'imposta regionale sulle attività produttive. Chiede poi al Ministro chiarimenti sul gettito previsto per il 1997 dall'esercizio della delega in materia di accertamento con adesione. Per quanto riguarda, invece, la questione dell'occupazione chiede al Ministro di anticipare l'orientamento del Governo circa la adozione di strumenti incentivanti e agevolativi.
Rispondendo alle osservazioni del senatore Ventucci, il ministro VISCO fa presente che la polemica dei mesi scorsi ha avuto accenti strumentali che hanno ingenerato un clima di diffidenza che ancora pesa sul confronto in materia di riforma fiscale. Più in generale, la diversità di opinioni tra maggioranza ed opposizione si colloca sulla scelta di avere o meno un sistema a bassa fiscalità, necessariamente correlato alla scelta del livello di spesa pubblica. In questo momento il Paese è impegnato in uno sforzo di risanamento dei conti pubblici che non consente di ridurre le imposte. Purtuttavia, proseguendo sulla strada del risanamento, utilizzando la progressiva riduzione dei tassi di interesse, si potrà porre mano ad una sostanziale progressiva riduzione della pressione fiscale. Per quanto riguarda il settore delle dogane, il Ministro sottolinea che, a fronte delle indubbie difficoltà che attraversa tale comparto, il Governo è impegnato a definire nuovi assetti che ne rafforzino la operatività. Al senatore Pastore ricorda che l'IREP è una imposta a carattere regionale che, in quanto gravante sulle attività produttiva, potrà essere opportunamente correlata con le diverse realtà territoriali. La riforma, inoltre è coerente con l'ampliamento dell'autonomia regionale e con gli indirizzi di decentramento che il Governo ha definito con i recenti provvedimenti del ministro Bassanini. Al senatore Bonavita fa presente che la decorrenza dell'IREP dal 1997, sembrava inzialmente trovare un certo consenso in alcuni settori del mondo produttivo. Per quanto riguarda gli incentivi alle imprese, il Ministro ribadisce gli effetti positivi sul costo del lavoro della nuova imposta, facendo presente che il Governo si appresta ad avviare il confronto in sede comunitaria per l'introduzione di aree territoriali nelle quali prevedere uno speciale regime agevolativo di tassazione.
Per quanto riguarda la delega dell'accertamento con adesione essa sarà esercitata al più presto e potrà avere effetti di gettito positivi nella seconda metà dell'anno.

Il senatore D'ALÌ ribadisce la netta contrarietà dei senatori di Forza Italia al progetto di riforma fiscale e alla introduzione della nuova imposta regionale sulle attività produttive, contestando la scelta del Governo di non introdurre più incisivi criteri di diversificazione del carico impositivo in relazione ai settori produttivi e, soprattutto, alle aree territoriali. In particolare, sottolinea la specificità del settore agricolo, che rischia di essere pesantemente penalizzato dalla nuova imposta. A suo giudizio, inoltre sta prevalendo una metodologia centralistica che danneggerà soprattutto le imprese operanti nel Mezzogiorno. In generale, la sua parte politica ritiene essenziale risanare i conti pubblici tagliando le spese, e liberando quindi risorse private con la riduzione della pressione fiscale.

A giudizio del senatore PEDRIZZI gli allarmismi e le perplessità diffusisi tra gli operatori economici per gli effetti della nuova imposta sulle attività produttive sono stati ampiamente confermati dalle dichiarazioni del Ministro, che tra l'altro ha deciso di sciogliere solo oggi i dubbi circa la data di decorrenza dell'IREP. Circa l'invarianza della pressione fiscale sulle imprese sono state ampiamente tradite tutte le promesse fatte in campagna elettorale e allorquando è stato presentato il programma del Governo Prodi. Non deve nemmeno illudere la positiva valutazione formulata in sede comunitaria, in quanto i contorni esatti della riforma fiscale rimangono ancora assolutamente incerti. Inoltre ribadisce le perplessità avanzate dal senatore Pasquini circa la penalizzazione in sede IREP delle imprese fortemente indebitate, tenuto conto che tale indebitamento è ingenerato in molti casi dal ciclo fortemente recessivo. A suo giudizio infine il Governo Prodi non può attribuirsi il merito della discesa dei tassi di interesse, il cui andamento invece è determinato da ben altri fattori. Conclude sollecitando il Ministro a rispondere alle numerose interrogazioni presentate dalla sua parte politica, nonchè a fornire informazioni circa i criteri seguiti nella nomina dei vertici della SOGEI.

Il Ministro VISCO, a proposito della cosiddetta «tassa per l'Europa», sottolinea che essa si è rivelata necessaria, insieme ad altre misure, per poter rientrare nel parametro del 3 per cento del disavanzo rispetto al PIL; peraltro essa è il segno dell'assunzione di responsabilità del Governo rispetto agli obiettivi prefissati. Ribadisce ancora che è possibile una differenziazione del carico dell'IREP, in relazione ai vari settori e alle varie aree geografiche, poichè è la stessa delega a prevedere tale possibilità. A tal proposito, fa comunque presente che il problema di fondo è quello di condividere la linea di tendenza, verso la quale peraltro si stanno muovendo tutti i maggiori Paesi industrializzati, di allargare il più possibile la base imponibile, puntando all'obiettivo finale di un fisco neutrale e di una tendenziale uniformità nella tassazione.
Per quanto riguarda il problema dei tassi di interesse, egli sottolinea che essi sono strettamente correlati al grado di «affidabilità» dei Governi e delle politiche economiche che questi impostano: eclatante a tal proposito è il caso del Governo Berlusconi che in pochi mesi ha portato ad una notevole lievitazione del differenziale dei tassi di interesse italiani rispetto a quelli tedeschi.
Ribadito il consenso del sistema delle imprese alla data individuata per l'entrata in vigore dell'IREP, sottolinea ancora una volta come esista una positiva presa di posizione formale da parte della Comunità in relazione alla introduzione dell'IREP nel nostro Paese. Con riferimento, infine, all'indebitamento delle imprese, conferma la tendenza a favorire la capitalizzazione propria del sistema industriale, rispetto all'indebitamento.

Il presidente ANGIUS, ringraziando il Ministro Visco per il suo intervento, dichiara chiusa la procedura informativa.

La seduta termina alle ore 17,10.