TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI (13a)

MERCOLEDÌ 15 GENNAIO 1997


60a Seduta

Presidenza del Vice Presidente
CARCARINO

Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno, con delega per il Dipartimento della protezione civile, Barberi.

Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, la professoressa Lucia Civetta, direttore dell'Osservatorio vesuviano, ed i seguenti docenti dell'Università Federico II di Napoli: il professor Franco Ortolani, del dipartimento di pianificazione e scienza del territorio della facoltà di scienze geologiche, il professor Damiano Stanzione, direttore del dipartimento di scienze della Terra, il professor Giuseppe Nardi, titolare della cattedra di geologia stratigrafica del dipartimento di scienze della Terra, accompagnati dal dottor Carlo Vecchione, coordinatore tecnico.

La seduta inizia alle ore 15,15.

PROCEDURE INFORMATIVE
Indagine conoscitiva sulle condizioni geostatiche del sottosuolo napoletano: audizioni di docenti universitari
(R048 000, C13a, 0002°)

Il presidente CARCARINO dà la parola alla professoressa CIVETTA, che ricorda come nelle competenze dell'Osservatorio vesuviano rientri anche la caldera flegrea, alla quale appartiene il sottosuolo napoletano; il livello superficiale di quest'ultimo è composto di strati tufacei, che insistono su livelli pomìcei. Il fatto che il tufo giallo napoletano sia stato usato sin dall'antichità come materiale di costruzione è all'origine delle cave che numerosissime si rinvengono nel sottosuolo, ma il rischio esistente è accresciuto dalla movimentazione di acque di scarico, bianche e nere, le cui tubature sono piuttosto obsolete. Occorre pertanto censire tali cavità, ma anche i relativi sottoservizi, coordinando gli interventi nelle aree a rischio di erosione superficiale.

Il professor ORTOLANI, nell'illustrare alla Commissione una sezione stratigrafica della litosfera partenopea, addebita alla forte pendenza di determinati sottosuoli attraversati da reti idriche o fognarie, la causa della mancata emersione delle acque in caso di rottura delle tubature: si verifica invece un incanalamento dei flussi nei livelli pomìcei, aggravata dalla presenza di uno strato di linguite campana e di ignimbrite che è diffuso soprattutto nei quartieri periferici. Il progetto strategico del Consiglio nazionale delle ricerche tende ad individuare le possibili soluzioni di voragini la cui eziologia è sempre meno ignota: sarebbe opportuno adottare anche una normativa nazionale sui sottoservizi in aree sismiche, prevedendo anche l'autodenuncia delle cavità esistenti nel sottosuolo; inoltre una maggiore informazione alle popolazioni ed alle pubbliche amministrazioni, su questi importanti profili, potrebbe agevolare un più responsabile approccio alla gestione del territorio.

Il professor NARDI elenca l'evoluzione dei livelli di rischio nella città di Napoli a partire dall'antichità greco-romana: a seguito di un periodo di alluvioni, le estrazioni di materiale da costruzione furono compiute in epoca romana al di fuori del centro urbano, a differenza di quanto fecero gli spagnoli nel '600, attingendo direttamente dal sottosuolo del centro il tufo necessario per costruire gli edifici della Napoli barocca. Inoltre, i greci tagliavano il tufo in cave a forma trapezoidale ed i romani rispettavano la geomorfologia esistente, mentre gli spagnoli operavano con volte a parabola che hanno una minore resistenza.
Alla fine del secolo scorso ci si rivolse alla periferia per un programma di espansione edilizia che soffrì di numerose interruzioni per l'apertura di voragini sulle località cavate oltre mille anni prima, ma l'incidenza maggiore dei crolli derivò dalla messa in pressione dell'acquedotto del Serino all'interno dei vecchi sistemi acquedottistici esistenti in città; la conoscenza del sistema delle cavità fu accresciuta dal loro utilizzo come rifugi antiaerei durante la seconda guerra mondiale, ma essa è andata per la più parte dispersa se è vero che attualmente solo un terzo delle cave allora censite è noto.
Da tale excursus storiografico deriva la necessità non solo di tenere nel debito conto l'aspetto idrico, ma anche di operare nel sottosuolo mediante una canalizzazione rispettosa delle caratteristiche geomorfologiche.

Il professor STANZIONE invita a considerare la mole di dati esistenti non solo sotto il profilo ingegneristico ma anche sotto quello della prevenzione: quest'ultima dovrebbe ispirare i lavori delle pubbliche amministrazioni impegnate nel sottosuolo, così come è avvenuto in passato per la galleria unica che canalizza gli impianti fognari, acquedottistici e telefonici sotto via Roma. Rispetto a tale modello di intervento, gli attuali lasciano assai più a desiderare, come dimostrano quelli recentemente compiuti per le linee telefoniche nella collina di Posillipo; in proposito, risponde ad un breve commento del senatore MAGGI.
La manuntenzione delle cavità esistenti potrebbe essere accresciuta anche mediante la loro concessione per utilizzi attuali, il che consentirebbe un maggiore controllo delle possibili infiltrazioni dal flusso idrico sotterraneo.

Il presidente CARCARINO, consapevole dell'esistenza di una cospicua documentazione sul sottosuolo napoletano, chiede se ad avviso degli esperti si possa dedurre da ciò anche la conoscenza puntuale di tale sottosuolo.

Il senatore LAURO chiede se sia possibile che in alcuni casi la riparazione di una conduttura danneggiata possa aggravare i problemi del sottosuolo.

Il senatore FLORINO, premesso che a suo avviso rivestono assoluta centralità da una parte lo stato di sistema fognario e dall'altra gli insediamenti abusivi, fa presente che hanno contribuito notevolmente a far degenerare la situazione le opere compiute per taluni sottoservizi, come ad esempio la costruzione della linea metropolitana e l'adeguamento dei cavi telefonici. Sarebbe pertanto opportuna una mappa completa di tali interventi affinchè possa essere esaminata dai tecnici competenti per una verifica totale.

Il senatore DONISE chiede se sia possibile individuare una scala di priorità degli interventi.

Il senatore MAGGI pone un quesito in merito allo stato della rete idrica e fognaria, ed in particolare sulle perdite di acqua in pressione.

Replica agli intervenuti la professoressa CIVETTA, affermando che è disponibile un cospicuo ed interessante materiale di documentazione dal quale non si può più prescindere per uno studio esaustivo del sottosuolo napoletano; è opportuno pertanto anche un potenziamento dello specifico ufficio del sottosuolo del comune di Napoli affinchè vengano adeguatamente studiati dati e notizie raccolti a seguito di un rilevante lavoro condotto in un lungo arco di tempo e con notevole impiego di risorse.

Prende la parola il professor STANZIONE, il quale fa presente, con particolare riferimento all'intervento del senatore Florino, che a rendere rischiosa la situazione del sottosuolo napoletano concorrono diversi elementi e le cavità, comprese quelle formate o danneggiate dalle perdite di acqua, costituiscono soltanto un aspetto del problema. L'individuazione di priorità è senz'altro possibile, ma non si può tuttavia ignorare il condizionamento rappresentato dalle disponibilità economiche. Affermato poi che le perdite di acqua sono notevoli a causa della generale obsolescenza della rete idrica, esprime l'avviso che sia essenziale una migliore conoscenza delle cavità, le quali secondo lui dovrebbero anzi essere affidate in gestione ed utilizzate in modo da poterle tenere costantemente sotto controllo. Accanto a ciò, sarebbe molto utile che i sottoservizi fossero ovunque «alla luce del sole», cioè pienamente controllabili, come è avvenuto ad esempio nell'esperienza di via Roma.

Il professor NARDI afferma che le gallerie effettuate per costruire la linea metropolitana hanno consentito anche una migliore conoscenza del sottosuolo. A suo avviso, l'insorgenza di rischi non è connessa tanto con la realizzazione di sottoservizi, quanto con i criteri di intervento prescelti, che non sempre tengono conto della specificità di competenze, soprattutto geologiche, che in tali casi sono necessarie.

Il professor ORTOLANI sottolinea la necessità di elaborare i dati già raccolti in merito agli sprofondamenti avvenuti negli ultimi anni, nonchè di intervenire con anticipo sui punti delle condutture che è già noto entreranno in pressione. Si associa infine all'ultima parte dell'intervento del professor Nardi, rilevando la necessità di ricorrere maggiormente all'utilizzo dei tecnici di volta in volta idonei.

Il presidente CARCARINO, nel ringraziare gli intervenuti, dichiara concluse le audizioni previste per la seduta odierna.

La seduta termina alle ore 16,15.