DIFESA (4a)

MERCOLEDI' 22 NOVEMBRE 2000

257a Seduta (2a pomeridiana)

Presidenza del Presidente
DI BENEDETTO

Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Minniti.

La seduta inizia alle ore 15,30.

PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni

Il sottosegretario per la difesa MINNITI risponde all'interrogazione n. 3-03540, precisando che la Difesa ha più volte riferito in Parlamento sulla questione dell'impiego dell'uranio impoverito in Kosovo e che, pertanto, ci si limiterà ad integrare quanto rappresentato in quelle occasioni.
Fa presente, innanzitutto, che la compagnia NBC presente nel teatro di operazioni in Kosovo, alle dipendenze della brigata multinazionale a guida italiana, ha provveduto a delimitare con apposita segnaletica "Kfor restricted area" le aree in cui sono stati rinvenuti dardi caricati con uranio impoverito. Queste aree sono soggette a frequenti controlli da parte della compagnia medesima proprio al fine di tutelare l'incolumità del personale militare, dei volontari civili e degli abitanti delle aree medesime. Tutti i reparti impiegati in Kosovo dispongono della dotazione individuale NBC che assicura la protezione da ogni possibile rischio di contaminazione da uranio impoverito. Ai reparti vengono anche tenute lezioni propedeutiche sui rischi della contaminazione già prima dell'inizio delle operazioni e le lezioni stesse vengono poi riprese ed approfondite da personale qualificato della compagnia NBC durante la permanenza sui luoghi. La brigata multinazionale ovest ha anche provveduto a distribuire alla popolazione opuscoli informativi sui pericoli connessi al maneggio del munizionamento in questione. Fa presente, inoltre, che le misurazioni effettuate in zona non hanno evidenziato situazioni di rischio, tali da richiedere lo spostamento del personale che al momento si trova ad operare in quelle zone.
In particolare, come già ricordato il 16 novembre dal sottosegretario all'Ambiente, essa si è recata in teatro kosovaro dove ha effettuato controlli e prelievi ambientali. In particolare, dal 5 al 13 novembre, la task force ha operato nella zona di schieramento del contingente italiano, usufruendo della collaborazione del contingente stesso. I campioni prelevati saranno analizzati dall'Agenzia nazionale per la Protezione ambientale (ANPA) e dal Centro interforze Studi per le applicazioni Militari (CISAM). Il risultato complessivo e dettagliato dall'analisi sarà oggetto di relazione all'UNEP.

Replica il senatore SEMENZATO per dichiararsi soddisfatto.

In merito all'interrogazione n. 3-03643 il sottosegretario MINNITI conferma che il Governo italiano ha ricevuto dalle Autorità NATO, specifiche e dettagliate informazioni sulle aree di rilascio (jettison areas), sulla loro fluttuazione nel tempo e sulla entità e natura degli ordigni rilasciati.
Gli ordigni segnalati sono complessivamente 235, né si ha alcun motivo per ritenere che possano essere stati intenzionalmente omessi dati relativi al rilascio di eventuali altri ordigni. Peraltro, per quanto attiene l'utilizzo di ordigni a caricamento speciale, pur risultandone l'impiego nel corso delle operazioni in Kosovo, fra gli ordigni recuperati nel mare Adriatico non sono stati rinvenuti proiettili all'uranio impoverito.
Sulla base delle predette informative, il Governo ha inviato a tutti gli enti competenti interessati, e in particolare ai comandi militari marittimi ed alle Capitanerie di porto dell'Adriatico, tutte le informazioni di interesse, consentendo la diffusione dei necessari avvisi ai naviganti per le zone di potenziale pericolosità.
Sul piano operativo fin dal maggio 1999 è stata avviata l'attività di ricerca e bonifica in Adriatico con unità della Marina militare italiana, cui si sono affiancate unità della Forza di "contromisure mine" della NATO della regione Nord e della Forza di "contromisure mine" del Mediterraneo. Complessivamente in Adriatico hanno operato per oltre tre mesi almeno quindici unità cacciamine. Ciò ha consentito di raggiungere nelle aree di rilascio un grado di sicurezza che ragionevolmente può giudicarsi elevato, pur nella consapevolezza che in questo tipo di attività non potrà mai esistere la garanzia assoluta, come dimostrano i ritrovamenti che ancora oggi di frequente avvengono, sia in mare che sul territorio nazionale, di ordigni risalenti alla seconda guerra mondiale.
Proprio nella considerazione che non è possibile escludere l'eventualità del ritrovamento di altri ordigni, finiti fuori dalle aree segnalate a causa delle dinamiche di caduta degli ordigni stessi lungo traiettorie condizionate da fattori atmosferici esterni o da fattori ambientali marini, ovvero come conseguenza del trascinamento da parte di reti da pesca, la Difesa ha ritenuto opportuno mantenere in Adriatico alcuni cacciamine per i necessari interventi. Infatti, a seguito del ritrovamento di ulteriori ordigni sia da parte delle citate unità, sia da parte di alcuni motopesca, dall'ottobre 1999, è stata disposta una ulteriore campagna di bonifica con cinque cacciamine della Marina militare.
Questa ulteriore fase di bonifica, conclusasi il 20 maggio scorso, ha sicuramente ricondotto a significativi margini di sicurezza l'esercizio delle attività di pesca nell'area, pur non potendosi escludere con certezza possibili futuri rinvenimenti. Per tali evenienze, uno o due cacciamine sono mantenuti nel bacino dell'Adriatico. Si fa presente, poi che, nel caso di segnalazione da parte della locale Prefettura di rinvenimento di ordigni esplosivi, è previsto che venga immediatamente allertato il nucleo SDAI della Marina militare, che in tempo reale provvederà ad effettuare le operazioni di bonifica.
Per quanto concerne, infine, il codice di comportamento invocato dall'interrogante, il sottosegretario evidenzia che la Marina militare ha organizzato incontri tra le locali associazioni di pesca e specialisti subacquei per fornire agli operatori del settore ogni utile indicazione e chiarimento al fine di prevenire possibili incidenti derivanti dalla movimentazione o dal semplice contatto di ordigni rinvenuti nelle reti. Inoltre le capitanerie di porto hanno diffuso apposite istruzioni che i pescatori sono tenuti ad osservare nel caso di ritrovamento di ordigni esplosivi.
Alla luce di quanto sopra, sembra che lo stato di emergenza che aveva consigliato l'istituzione, presso il Ministero delle politiche agricole e forestali, dell'unità di crisi richiamata dall'interrogante possa considerarsi superato. L'ultima riunione dell'organismo citato risale allo scorso marzo.

Replica il senatore SEMENZATO per dichiararsi soddisfatto.

La seduta termina alle ore 15,45.