SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XIII LEGISLATURA --------------------


3a Commissione permanente
(AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE)


341ª seduta: giovedì 25 gennaio 2001, ore 15



ORDINE DEL GIORNO




IN SEDE DELIBERANTE

Discussione dei disegni di legge:

1. Partecipazione italiana alla XII ricostituzione dell'IDA (International Development Association) e alla VIII ricostituzione del Fondo africano di sviluppo (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) - Relatore alla Commissione BOCO.
(Parere della 5a Commissione)
(4027-B)

2. Partecipazione italiana al quinto aumento di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa - Relatore alla Commissione PORCARI.
(Pareri della 1a, della 5a Commissione e della Giunta per gli affari delle Comunità europee)
(4927)

3.Ulteriore finanziamento per la prima Conferenza degli italiani nel mondo (Approvato dalla Camera dei deputati) - Relatore alla Commissione SERVELLO.
(Pareri della 1a e della 5a Commissione)
(4934)

PROCEDURE INFORMATIVE


Interrogazioni.
INTERROGAZIONI ALL’ORDINE DEL GIORNO

        SALVATO, SCOPELLITI, BRUNO GANERI, D’ALESSANDRO PRISCO, FIORILLO. – Ai Ministri degli affari esteri e per le pari opportunità. – Premesso:

            che nella carriera diplomatica sono solo 6 le donne che ricoprono il grado di dirigente generale, nell’ambito di un organico complessivo che prevede 208 posti di Ministro plenipotenziario;
            che il decreto legislativo del 24 marzo 2000, n. 85, emanato in attuazione della legge n. 266 del 28 luglio 1999 recante disposizioni in materia di riordino della carriera diplomatica, prevede nuove nomine al grado di Ministro plenipotenziario, a seguito di concorsi interni;
            che, rispetto ai 190 candidati, sono 15 i consiglieri di ambasciata di sesso femminile che potrebbero ambire al posto;
            che la presenza della componente femminile nella carriera diplomatica va sostenuta e rafforzata, in considerazione della particolarità e della delicatezza delle funzioni da svolgere,
            si chiede di sapere quali iniziative si intenda intraprendere per sostenere una adeguata presenza femminile a tutti i livelli della carriera diplomatica.


(3-04046)

        VEDOVATO, CADDEO, MONTAGNA, PIATTI, SARACCO. – Al Ministro degli affari esteri. – Premesso che:

            lo scorso 9 ottobre il Consiglio dei ministri (affari generali) ha accolto favorevolmente la proposta della Commissione europea di modifica del regolamento 2820/98 che accorda, a partire dal prossimo anno, la franchigia doganale senza limitazioni quantitative ai prodotti originari dei Paesi meno avanzati (PAM) nell’ambito dello schema di preferenze generalizzate, incaricando il Comitato dei rappresentanti permanenti di «istruire il fascicolo inclusi i suoi aspetti più sensibili»;
            il riso figura tra le 677 linee tariffarie interessate da questo provvedimento e una prima sommaria valutazione dei servizi della commissione ha stimato in circa un milione di tonnellate il possibile aumento delle importazioni per effetto di tale concessione: è evidente come l’avverarsi di tale previsione significherebbe la distruzione della risicoltura italiana con gravissime conseguenze anche per il territorio interessato;
            a questo occorre aggiungere le seguenti considerazioni evidenziate con forza dai risicoltori italiani:
            la potenziale pericolosità derivante dalla sproporzione esistente tra i due mercati in termini di potenziale produttivo: dai dati FAO si può stimare per i PAM una produzione di circa 60 milioni di tonnellate di risone contro i 2,6 dell’Unione europea;
            i notevoli rischi di deviazione conseguenti alla scelta di utilizzare il regolamento SPG (Sistema di preferenze generalizzate) come supporto legislativo per improprie triangolazioni. Le regole del cumulo regionale di origine di questo regolamento consentono infatti ad altri paesi, e non solo ai Paesi meno avanzati, di beneficiare di tale concessione. Tra questi vi sono, ad esempio, la Thailandia, l’India, il Pakistan e le Filippine, grandi produttori ed esportatori di riso. Al contrario i PAM risultano importatori netti per circa 1,5-2 milioni di tonnellate di risone (dati FAO); l’attuale assenza di scambi commerciali (che si vorrebbe correggere con la proposta in oggetto) può quindi essere imputata, per quanto riguarda il riso, non tanto a livello di protezione comunitaria, quanto all’attuale assenza di prodotto da esportare. Risulta altrettanto evidente che a trarre vantaggio da queste agevolazioni non sarebbero i PAM ma i paesi grandi produttori che beneficerebbero del cumulo regionale di origine;
            l’eliminazione dei dazi viene concessa senza richiedere ai paesi beneficiari alcun impegno per quanto riguarda le questioni connesse al rispetto di misure sanitarie e fitosanitarie, alla protezione dei consumatori e alla tutela ambientale e della salute degli operatori;
            l’inserimento del riso nell’elenco di tali prodotti avviene in un momento in cui il settore è in fase di riforma e sta cercando nuove regole che possano ripristinare condizioni di equilibrio di un mercato diventato critico proprio a causa delle continue agevolazioni tariffarie concesse;
            per queste ragioni i risicoltori hanno ribadito l’assoluta necessità di escludere il riso dall’elenco di cui al regolamento COM (2000) 561 e, in subordine, la necessità di sospendere con effetto immediato l’approvazione di tale atto fino a che non verrà fatta chiarezza sulle problematiche sopra esposte,
        si chiede di conoscere quali urgenti provvedimenti il Governo intenda adottare per evitare le gravi conseguenze derivanti alla risicoltura italiana dalla proposta di modificazione del Regolamento CE 2820/98 di abbattimento dei dazi d’importazione.


(3-04164)

        MIGONE. – Al Ministro degli affari esteri. – Per conoscere l’esito dei concorsi per la carriera diplomatica con dati suddivisi nei periodi 1985-1990, 1990-1995 e 1995-2000, indicando la suddivisione percentuale dei promossi per sesso e per università di origine.

(3-04232)

        MANZI, MARCHETTI, MARINO. – Al Ministro degli affari esteri. – Premesso:

            che la Repubblica Austriaca ha approvato una legge per il risarcimento del lavoro coatto svolto durante la guerra sul suo territorio da decine di migliaia di deportati e internati militari e civili, che è simile, nella sua organizzazione a quella adottata dalla Germania. Salvo il fatto che dalle ultime notizie che ci giungono dall’Austria, sembra si voglia applicare un trattamento discriminatorio verso i prigionieri di guerra italiani. Sostenendo che come tali casi sarebbero esclusi dal risarcimento. Non tenendo quindi in nessun conto il fatto che il comando militare tedesco dopo l’8 settembre 1943 ha deportato in Germania circa 700.000 militari italiani come prigionieri di guerra e il governo nazista ne ha poi trasformato gran parte in accordo con il Governo della R.S.I. in lavoratori coatti, costringendoli ad andare a lavorare dove li mandavano le autorità militari dei vari campi di concentramento, sia in imprese austriache che lavoravano per la produzione bellica sia nell’agricoltura.
        Detta interpretazione sarebbe contenuta nella «relazione della commissione costituzionali» del parlamento austriaco a commento della legge nel fondo di risarcimento.
        È chiaro che se questo è l’orientamento del governo austriaco ci troveremo di fronte ad una forzatura dell’articolo 2 capoverso 3 di quella legge che sotto una parvenza di legalità intende invece creare le condizioni per non risarcire il danno provocato a prigionieri militari italiani i quali ingiustamente e con la forza, sono stati costretti sul suolo austriaco a lavorare, ridotti in schiavitù, per il terzo Reich. Siffatta interpretazione non si concilia con la logica giuridica, né si armonizza con le finalità della stessa legge.
        Dispiace osservare che oltre a mezzo secolo dalle tragiche esperienze di quell’immane tragedia che fu provocata dal nazismo, il sistema legislativo dell’Austria che pur si richiama a principi democratici, possa arrivare ad avallare e assecondare le aberranti e disumane decisioni del governo nazista. Gli internati italiani in Austria sono fortemente preoccupati di queste voci e di queste notizie,
        si chiede di sapere se il Governo italiano non intenda intervenire per conoscere le reali intenzioni del governo austriaco e se del caso chiarire bene le reali condizioni degli internati militari italiani in Austria trasformati in lavoratori forzati; il problema è piuttosto urgente tenendo conto del termine stabilito per presentare le domande.


(3-04238