DIFESA (4a)

MARTEDI' 25 LUGLIO 2000
242a Seduta


Presidenza del Presidente
DI BENEDETTO





Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Minniti.


La seduta inizia alle ore 15,55

PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni

Il sottosegretario di Stato per la difesa MINNITI risponde all'interrogazione n. 3-03599, sottolineando che, come in ogni altra caserma delle Forze armate, anche presso quella del Centro Addestramento Paracadutismo di Pisa vige un dettagliato e puntuale sistema di regole, volto a garantire l'ordinato funzionamento delle attività del reparto, nonché il controllo su ogni singola fase della giornata dei militari ivi impegnati. In tale quadro, la verifica della presenza dei militari al contrappello serale rappresenta un momento fondamentale delle attività giornaliere del personale di servizio. Tale controllo viene effettuato, dal personale di servizio in compagnia (sottufficiale e caporale di giornata), alla presenza dell'ufficiale di servizio, attraverso l'appello nominativo e la verifica dell'identità personale, dando evidenza, in appositi registri, di eventuali assenze ingiustificate. Per quanto attiene specificamente alle modalità di esecuzione di tali controlli presso il Centro, le consegne del personale responsabile prevedono, in caso di mancato rientro di un militare, di chiarire il quadro della situazione, interpellando i commilitoni dell'interessato al fine di trarne elementi di valutazione. In caso di situazioni incerte lo stesso personale è tenuto ad avvertire il comandante di reparto. Inoltre, presso il Centro è in uso la prassi di comunicare telefonicamente ai congiunti, la mattina successiva, l'eventuale mancato rientro del militare. Circa eventuali provvedimenti di carattere disciplinare conferma, come già segnalato in altre occasioni, che l'amministrazione militare si riserva di adottarli una volta disponibili le conclusioni dell'inchiesta della magistratura.
In ordine, poi, a quanto riportato dal quotidiano "La Nazione", il sottosegretario rappresenta che in data 1 giugno 1999, alle ore 1.05, il militare in questione cadeva dal proprio posto-branda (ubicato al secondo piano di un letto a castello), battendo la testa e perdendo conoscenza. Immediatamente soccorso dai commilitoni e dal sergente di giornata ed essendo stato informato contestualmente l'ufficiale di servizio (che su specifica disposizione del comandante pernottava nei locali della compagnia), il militare veniva accompagnato con l'ambulanza, su disposizione dell'ufficiale medico di servizio all'infermeria del reparto, all'ospedale civile Santa Chiara di Pisa, ove veniva ricoverato. In data 15 giugno 1999, il soldato veniva dimesso senza che gli venissero riscontrate particolari conseguenze patologiche. In data 16 giugno 1999, il giovane veniva inviato al Centro militare di Medicina legale di Firenze per il pregresso episodio di perdita di coscienza, da dove veniva dimesso il 17 giugno 1999 e ricoverato nell'infermeria del Corpo. Successivamente il soldato veniva nuovamente inviato al Centro militare di Medicina legale di Firenze e in licenza di convalescenza di 30 giorni.
Sulla vicenda è stata redatta una relazione tecnico-disciplinare in base alla quale, stante anche le concordi dichiarazioni di tutti gli altri militari presenti all'evento, nonché quelle dello stesso soldato, l'episodio venne qualificato come incidente da attribuire a fattori fortuiti e accidentali, con esclusione di qualsiasi responsabilità da parte di alcuno. Il citato soldato in occasione del suo congedo ha inoltre rilasciato una dichiarazione di non aver subito atti di prevaricazione (nonnismo) durante il servizio militare prestato. Tale dichiarazione, insieme alla relazione tecnico-disciplinare, è stata anche consegnata, in data 8 aprile di quest'anno, alla procura di Pisa. In base a quanto illustrato, non esiste alcuna evidenza che possa supportare l'ipotesi che il militare sia stato vittima di un episodio di prevaricazione o di nonnismo la notte tra il 31 maggio e il 1 giugno 1999. Parimenti, non vi è alcun riscontro alle affermazioni che, secondo il quotidiano "La Nazione", sarebbero state rilasciate da un capitano del reparto.

Replica il senatore RUSSO SPENA per dichiararsi insoddisfatto, invitando a non attendere gli esiti dell'indagine della magistratura, verso la quale mostra massima fiducia, bensì ad attivarsi anche in sede amministrativa per accertare le modalità di vita quotidiana nella caserma di Pisa (e non solo in quella).

Il sottosegretario di Stato per la difesa MINNITI risponde all'interrogazione n. 3-03641 evidenziando che più volte il Governo ha riferito in Parlamento sulla questione dell'uranio impoverito. In questa sede ritiene opportuno, in primo luogo, rinnovare le rassicurazioni sui rischi connessi a tale materiale per il contingente italiano in Kosovo. Al riguardo, fin dal suo ingresso nell'area vi è stata la consapevolezza del possibile rischio di inquinamento ambientale. Per questo motivo sono state adottate misure di protezione immediate, tra cui un'adeguata attività informativa, un attento monitoraggio ambientale preliminare all'ingresso dei soldati italiani nelle aree in questione e la disponibilità di reparti specializzati nel monitoraggio e nella bonifica di aree pericolose. In aggiunta, sono stati svolti controlli approfonditi, l'ultimo dei quali risale all'aprile scorso, da parte di esperti in fisica del centro interforze di studi per le applicazioni militari, inviati più volte in quelle zone per verificare con strumenti e tecniche sofisticate i controlli condotti dalle unità presenti nel contingente. L'insieme di tali misure e di tali controlli ha permesso di accertare subito sin dall'inizio, e di confermare anche di recente, che i livelli di inquinamento radioattivo misurati nelle aree in cui vi sono soldati in Kosovo sono al di sotto dei limiti di sicurezza previsti dalle norme italiane per il territorio nazionale e, quindi, senza alcuna configurazione di pericolo. Naturalmente l'attività di controllo continua comunque e continuerà fino a quando i soldati italiani saranno in Kosovo, ma quanto fin qui tratto come risultato esclude situazioni di pericolo o di rischio. Ciò non esclude che possano esservi situazioni molto localizzate di rischio, ma le attività di monitoraggio e di protezione in atto sono tali da garantire che quanto fa il contingente italiano si svolga in condizioni di sicurezza.
Ciò premesso, per quanto attiene agli specifici quesiti posti, conferma che il Governo segue con particolare attenzione il problema dell'uranio impoverito, adoperandosi perché in sede internazionale divenga sempre più condivisa la convinzione dei rischi potenziali connessi all'utilizzo di quel tipo di munizionamento.
Per quanto attiene alla questione se le Forze armate di alcuni paesi Nato abbiano in dotazione munizionamento all'uranio impoverito e se questo sia stato impiegato in Kosovo, è noto come in risposta a un quesito posto in materia dalle Nazioni Unite, il Segretario Generale dell'Alleanza abbia formalmente segnalato l'utilizzo di 31.000 proiettili all'uranio impoverito da parte dell'Alleanza durante la campagna aerea per il Kosovo. Al riguardo, tuttavia, sottolinea che, al momento attuale, né mezzi né munizionamento per i quali si utilizzi uranio impoverito, risultano vietati in alcuna delle convenzioni internazionali esistenti in materia di limitazioni di armamenti o che prevedono l'esclusione di determinate tipologie di armi, pertanto la disponibilità di tali armi è dal punto di vista dello stato utilizzatore, da intendersi come legittimo. In tale contesto, è possibile che unità alleate dislocate sulla basi aeree italiane, presumibilmente, abbiano tra la loro dotazione anche munizionamento all'uranio impoverito, senza che ciò violi alcuna norma internazionale ed i vincoli di alleanza. Per quanto riguarda le Forze armate italiane si conferma che esse non dispongono, né hanno in acquisizione, armamento e munizioni all'uranio impoverito.

Replica il senatore SEMENZATO per dichiararsi soddisfatto.

Il sottosegretario di Stato per la difesa MINNITI risponde all'interrogazione n. 3-03644, concordando che, effettivamente, a suo tempo, il Consiglio di leva di Milano non aveva ravvisato le condizioni per concedere la dispensa dal servizio militare al giovane Massimiliano Mezzopera. Successivamente, in data 12 aprile 1999, il giovane ha chiesto il riconoscimento dello stato di obiettore di coscienza. Tale riconoscimento è stato concesso il 14 luglio 1999. La particolarità del caso ha indotto l'Ufficio nazionale per il Servizio Civile, nella persona del generale Caccavale, a contattare personalmente nei primi mesi dell'anno in corso il giovane, invitandolo a presentare una nuova istanza di dispensa nella veste di obiettore che, però, non è stata inoltrata.
Pertanto il giovane ha iniziato il servizio civile lo scorso 15 giugno presso l'associazione "IDEA" (associazione per la cura e la prevenzione della depressione e dell'ansia), nella sede di Milano. L'attuale posizione del Mezzopera consente tuttavia la possibilità di presentare un'istanza di LISAAC (licenza illimitata senza assegni in attesa di congedo) che, se inoltrata all'Ufficio nazionale per il Servizio Civile, potrebbe trovare accoglimento. Allo scopo di rendere il giovane edotto su questa nuova opportunità, il Mezzopera è stato convocato il 19 luglio scorso presso il Distretto militare di Milano, ove gli sono state fornite le informazioni necessarie.

Replica il senatore SEMENZATO per dichiararsi soddisfatto.

La seduta termina alle ore 16,20.