ISTRUZIONE (7a)

MARTEDI' 12 DICEMBRE 2000
487a Seduta

Presidenza del Vice Presidente
BISCARDI


Intervengono i sottosegretari di Stato per la pubblica istruzione Barbieri e Manzini.

La seduta inizia alle ore 14,40.

AFFARE ASSEGNATO

Programma quinquennale di progressiva attuazione della legge 10 febbraio 2000, n. 30, concernente il riordino dei cicli di istruzione
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, del Regolamento e rinvio)


Riprende l'esame del documento in titolo, sospeso nella seduta del 6 dicembre 2000.

Il senatore BEVILACQUA chiede preliminarmente che la Commissione non proceda nella seduta odierna alla discussione generale sull'atto in titolo, atteso che alle ore 16 è previsto un incontro informale con lo SNALS volto ad acquisire anche l'orientamento di tale sindacato (dopo gli incontri informali svolti la settimana scorsa) sul programma presentato dal Governo.

Il presidente BISCARDI fa presente che lo SNALS ha chiesto di essere audito solo ieri; per tale motivo l'incontro è stato fissato per oggi pomeriggio. Il calendario dei lavori della Commissione per la settimana in corso era stato invece concordato al termine dell'ultima seduta, mercoledì 6 dicembre scorso. Del resto, alcuni senatori si sono già iscritti a parlare e non vi è motivo – né formale né sostanziale – per rinviarne l'intervento.

Il senatore BEVILACQUA chiede di porre ai voti la sua proposta.

Il relatore DONISE fa osservare che lo scorso 6 dicembre egli ha effettuato numerosi incontri informali con tutte le organizzazioni ed associazioni che ne avevano fatto richiesta fino a quel momento. Solo per motivi di cortesia, ha ritenuto di accogliere anche la richiesta dello SNALS, pervenuta nella giornata di ieri, benchè fosse già programmato l'inizio della discussione generale in Commissione. Non ritiene quindi che ciò possa essere motivo per sospendere ora i lavori della Commissione.

Il senatore ASCIUTTI conviene che la discussione generale possa avere inizio fin dalla seduta odierna, a condizione che essa non si concluda e coloro i quali volessero intervenire dopo aver acquisito anche l'orientamento dello SNALS possano farlo in una successiva seduta.

Il presidente BISCARDI fornisce le più ampie assicurazioni in tal senso.

Sulla base di tali considerazioni, il senatore BEVILACQUA ritira la propria richiesta di porre in votazione la sospensione dei lavori.

Il presidente BISCARDI dichiara quindi aperta la discussione generale.

Il senatore LORENZI sottolinea in via preliminare il grande rilievo della giornata odierna, in cui viene presentato a Roma il rapporto dell'UNICEF sulla condizione dell'infanzia nel mondo. Per quanto concerne poi il provvedimento in esame, numerosi interrogativi sono da formulare, insiti nel passaggio da un vecchio a un nuovo ordinamento. Tra i profili maggiormente problematici, deve rimarcarsi come la legge n. 30 del 2000 non contenga una norma di delegificazione rispondente ai criteri propri dell'articolo 17, comma 2, della legge n. 400 del 1988, sì da potersi persino dubitare se non occorra una ulteriore legge di delegificazione, onde procedere agli interventi regolamentari attuativi della riforma. Ancora, posizioni diverse si registrano circa la definizione dei nuovi curricula, oggetto talora di severe critiche: il nuovo impianto è infatti considerato da taluno alla stregua di un contenitore senza contenuti, laddove l'originaria previsione legislativa individuava un percorso disciplinare e formativo da connotare gradualmente, in virtù dell'autonomia scolastica così come territoriale, ad impronta federale. Quesiti sorgono anche riguardo alla formazione universitaria per i docenti della scuola di base, nè li risolve la mera possibilità di deroga al dettato della legge n. 341 del 1990, consentita dalla legge n. 30: certo la legge n. 341 ha palesato molti limiti e dovrebbe – egli ritiene – essere rivisitata, affinchè la nuova laurea (triennale) sia appieno sufficiente per preparare alla docenza nel percorso di base. Da ultimo: il Governo ha presentato in Parlamento il programma quinquennale di attuazione della riforma dei cicli il 16 novembre scorso, dunque con ritardo rispetto alla scadenza prevista dalla legge. Si potrebbe così giungere a ritenere che, se i termini di legge sono non già perentori bensì ordinatori, allora tutto il procedimento di attuazione possa slittare.
Ricorda indi di avere caldeggiato il riassetto del sistema scolastico, in vista di una più efficace lotta alla dispersione e di una maggiore incentivazione allo studio nonché di una selezione degli studenti. Se questi sono gli obiettivi della riforma intrapresa, particolare attenzione meritano le censure mosse dalla rappresentanza sindacale della CISL scuola, che in fatto richiede il rinvio dell'attuazione della riforma, sulla base di molteplici elementi critici. Tra questi, vi è la dissonanza, ravvisata da quella organizzazione, del programma rispetto ai requisiti prescritti dalla legge di riforma stessa. Vi, è inoltre, una collocazione in qualche misura ambigua della scuola dell'infanzia rispetto al ciclo primario, al punto ch'essa pare configurarsi più come area di parcheggio che come momento di specifica formazione. Altra annotazione critica – ch'egli si sente di condividere pienamente - è che la scuola di base giunge a destrutturare la scuola elementare e la scuola media preesistenti senza salvare – egli osserva – il buono che vi era in ciascuna. Di contro, l'istituzione elementare, pur revisionata, avrebbe potuto sopravvivere, sulla scorta di una complessiva articolazione tra percorso primario e secondario più soddisfacente di quella prefigurata nella riforma in esame, che inoltre, per quanto riguarda la scuola secondaria, si mantiene oscura circa la connotazione del primo biennio.
Le obiezioni della CISL sono, a suo avviso, assai penetranti, ed in misura non lieve condivisibili. Certo è che la riforma dei cicli scolastici, tanto più se riguardata nella complessa trama di riforme che hanno investito il mondo della scuola e della formazione nel corso della presente legislatura, palesa elementi irrisolti, tra i quali spiccano l'articolazione del settennio unitario e i problemi di logistica ed edilizia. Per il primo aspetto, il programma di attuazione sembra porsi il problema di una articolazione di un settennio di base che, se del tutto compatto, sarebbe una mostruosità; e tuttavia esso non tiene conto della istituzione elementare preesistente, che avrebbe dovuto mantenersi, purchè abbreviata (da cinque a tre anni) ed arricchita nella sua capacità di offerta formativa, grazie alla riduzione del numero di alunni per classe di cui egli è convinto fautore, sì da rispondere a esigenze socio-economiche ormai diffuse. Avrebbe inoltre dovuto mantenersi il triennio della scuola media, solo ridefinito nei contenuti e nei percorsi e conducente a un settimo anno di passaggio quale efficace preorientamento, in luogo di un biennio come prospettato dal programma in esame. In tal modo, si sarebbe ottenuto un coerente percorso di base, nelle sue plurime articolazioni, in grado di immettere in un biennio già orientato di ciclo secondario, preliminare al vero e proprio liceo. Riguardo poi all'ulteriore profilo innanzi richiamato, relativo alle strutture edilizie, rileva con apprensione come il programma preveda l'espletamento del percorso di base nello stesso edificio solo nel 53 per cento dei comuni. Si delinea così un enorme dispendio di risorse, ove si volesse consentire lo svolgimento di tutto il percorso di base in una medesima struttura, in tutti i comuni. Il discorso logistico può ben dirsi ineludibile: strettamente si connette con quello sopra ricordato della strutturazione dei cicli di studio, la quale non può andare a sua volta disgiunta da una esigenza di razionalità nell'adeguamento delle strutture.
Auspica indi che nuove, ulteriori sollecitazioni possano giungere dalla imminente audizione di una rappresentanza sindacale qualificata quale lo SNALS. Più in generale, rileva come una logica di meritocrazia non possa non fare il proprio ingresso anche nel mondo della scuola. Nel congratularsi con il relatore per l'impegno sinora profuso, conclusivamente sollecita la Commissione tutta a dare un significativo contributo, che consenta di modificare sia pure all'ultimo momento un impianto di attuazione di riforma dei cicli non sempre condivisibile. Questo, nel convincimento che la scuola italiana possa, con le debite correzioni, costituire un modello per gli altri Paesi europei.

Il senatore RESCAGLIO conviene con il relatore che la riforma attualmente in discussione abbia origini lontane; ricorda infatti la Conferenza nazionale sulla scuola del 1990, indi l'accordo fra Governo e parti sociali del 1993 (in cui per la prima volta le politiche dell'istruzione furono considerate strategiche per il lavoro) e infine i patti per lo sviluppo del 1996 e 1998 (in cui furono consolidate le connessioni fra sistema scolastico, formazione professionale e apprendistato e fu prefigurato l'innalzamento dell'obbligo formativo al diciottesimo anno di età, da accompagnarsi con una organica riforma dei cicli scolastici).
La sperimentazione configurata dal programma in esame rientra del resto nella logica di qualunque riforma.
Egli conviene inoltre con l'accento posto dal relatore su alcune tematiche cruciali: centralità dell'alunno, rapporto fra scuola, genitori ed enti locali, previsione di anni sabbatici per gli insegnanti, valorizzazione della dirigenza scolastica.
Quanto al giudizio sul sistema scolastico attualmente vigente, non possono sottacersi l'assenza di un efficace coordinamento fra i suoi diversi segmenti, il mancato raccordo con l'università, alcune evidenti carenze strutturali, l'inefficienza dei meccanismi di reclutamento e l'inadeguatezza delle condizioni professionali dei docenti.
Questa legislatura ha tuttavia posto in essere un organico complesso di riforme: la piena realizzazione dell'autonomia scolastica, la riforma dell'esame di Stato, l'elevamento dell'obbligo scolastico e di quello formativo, la riforma della formazione tecnica superiore, la parità scolastica ed ora il riordino dei cicli. Tali diversi interventi sottendono tutti, a suo giudizio, l'intento di finalizzare il diritto allo studio al pieno successo scolastico ed ad un positivo rapporto con il territorio in un clima di sussidiarietà. In tale prospettiva, di particolare rilievo appare l'introduzione di un unico sistema nazionale di istruzione, che assicuri equipollenza di trattamento per gli studenti, indipendentemente dall'istituto frequentato.
Nella riorganizzazione dei curricula, egli ritiene poi fondamentale assicurare essenzialità, storicità, progressività, problematicità e gradualità. In particolare per quel che riguarda la scuola dell'infanzia, egli ritiene necessario superare l'attuale dicotomia fra percorso preparatorio o meno al settennio di base. Inoltre, sollecita la definizione della preparazione universitaria dei docenti (da assicurarsi a suo avviso anche attraverso uno specifico tirocinio) rispetto alla quale gli atenei dovranno individuare opportuni adeguamenti degli ordinamenti vigenti.
Dopo essersi soffermato sugli organici di istituto, egli individua infine quattro elementi di riflessione su cui richiama l'attenzione della Commissione a nome del Gruppo Partito Popolare Italiano: anzitutto, la piena realizzazione del sistema integrato fra scuola, formazione professionale e apprendistato, i cui presupposti sono, da un lato, la concertazione fra Governo, regioni, enti locali, imprese e forze sociali e, dall'altro, la devoluzione di adeguati stanziamenti pari ad almeno un quarto delle risorse previste dal master plan; in secondo luogo, l'estensione a tutte le scuole di base delle convenzioni previste dalla legge sulla parità scolastica, con la devoluzione di contributi indicizzati, cui affiancare opportune iniziative per le scuole superiori; in terzo luogo, la configurazione di uno sviluppo di carriera per gli insegnanti che superi l'attuale egualitarismo diffuso e si svincoli definitivamente da parametri unicamente legati all'anzianità di servizio; infine, la devoluzione di significative risorse sia per l'eccellenza che per il disagio, onde consentire alle scuole – nella loro autonomia – di individuare i percorsi formativi migliori tanto per coloro che apprendono con maggiore facilità quanto per coloro che, al contrario, incontrano difficoltà.

Il senatore BRIGNONE si sarebbe atteso un approccio ben diverso da parte della maggioranza rispetto all'indiscussa esigenza di riformare i cicli scolastici. Anziché partire dalla definizione dei contenitori (articolandoli in due astratti segmenti di durata rispettivamente settennale e quinquennale), per elaborare poi il programma attuativo e solo in ultimo procedere alla redazione dei curricula, avrebbe infatti ritenuto più ragionevole fare tesoro delle sperimentazioni assistite poste in essere negli anni '80 e procedere preliminarmente alla definizione degli obiettivi, indi dei curricula e solo infine dei più idonei percorsi scolastici.
L'attuale programma di riforma gli pare poi incoerente rispetto agli orientamenti emersi in sede di discussione del disegno di legge sul federalismo.
Manifesta pertanto il suo disorientamento rispetto alla pervicacia della maggioranza nel procedere in una riforma che non parte da considerazioni condivise da tutti gli schieramenti politici. E' pur vero, riconosce, che la commissione ministeriale incaricata della elaborazione del programma era composta in modo da assicurare un vasto coinvolgimento dei docenti. Si è trattato tuttavia di componenti scelti discrezionalmente dai vertici dell'amministrazione, senza assicurare un'adeguata rappresentanza anche degli schieramenti di opposizione.
Egli si sofferma poi sul nodo più problematico della riforma, connesso alla sua fattibilità. Al riguardo, ritiene che la frantumazione dell' "onda anomala" prevista dal programma possa essere opportuna per evitare gli inevitabili scompensi derivanti dalla confluenza di due leve di studenti in un medesimo anno scolastico. Tuttavia, essa comporta uno stato di provvisorietà dilazionato nel tempo, che non può certo essere compensato dal contestuale pensionamento della classe docente maggiormente legata agli schemi didattici tradizionali.
Egli osserva infine che il segmento meno convincente dell'attuale sistema formativo è rappresentato dalla scuola media, atteso che la scuola elementare consegue invece risultati diffusamente positivi su tutto il territorio nazionale. L'accorpamento della scuola elementare e media in un unico settennio non pare dunque la misura più idonea a rafforzare l'anello debole della catena, tanto più che le positive esperienze delle verticalizzazioni e degli istituti comprensivi sono legate a situazioni territoriali particolari, quali le aree montane o le zone a rischio di devianza. Né l'innalzamento dell'obbligo scolastico può risultare efficace senza un rafforzamento degli anni corrispondenti alla scuola media.
Conclusivamente, dichiara che avrebbe preferito lasciare immodificato l'ordinamento della scuola elementare, potenziare la scuola media sì da conseguire risultati omogenei su tutto il territorio nazionale in termini di contrasto ai fenomeni di devianza e dispersione scolastica, assicurare pari dignità alla formazione professionale e realizzare un effettivo sistema integrato.
Si riserva comunque di manifestare più compiutamente i propri orientamenti attraverso la presentazione di una relazione di minoranza all'Assemblea.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16.