AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)

MERCOLEDI' 6 OTTOBRE 1999

241a Seduta

Presidenza del presidente
MIGONE

Interviene l'ambasciatore Marcello Spatafora.

La seduta inizia alle ore 14,40.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sull'impegno italiano in Albania: audizione dell'ambasciatore Marcello Spatafora.
(R048 000, C03a, 0005o)

Riprende l'indagine conoscitiva, sospesa nella seduta del 13 aprile scorso.

Il presidente MIGONE dà il benvenuto all'ambasciatore Spatafora, rientrato da qualche giorno alla Farnesina dopo oltre due anni trascorsi nella difficile sede di Tirana. Avverte poi che, con l'odierna audizione, l'indagine conoscitiva entra nella fase conclusiva, dopo il viaggio in Albania dell'8, 9 e 10 settembre, nel corso del quale furono svolte numerose e importanti audizioni.

L'ambasciatore SPATAFORA svolge un intervento introduttivo sugli obiettivi e gli strumenti dell'azione italiana in Albania avviata nel 1997, subito dopo l'Operazione Alba. Al fine di aiutare quel paese amico a ricostruire le sue istituzioni e a riabilitare la sua economia, fu creata a Tirana una delegazione diplomatica speciale, che affiancò l'Ambasciata nei rapporti con le autorità albanesi. Contemporaneamente a Roma fu creato un Commissariato straordinario, cui è preposto il generale Angioni, che ha il compito di coordinare le amministrazioni pubbliche coinvolte negli interventi in Albania e, quindi, costituisce l'interfaccia della delegazione diplomatica speciale.
I rapporti tra tali articolazioni statali erano inizialmente chiarissimi, ma negli ultimi mesi vi sono state sovrapposizioni e confusioni di ruoli, che la Commissione affari esteri del Senato ha avuto modo di constatare direttamente nel corso del suo recente viaggio in Albania. Peraltro anche il Primo ministro albanese sostiene che sarebbe meglio semplificare gli strumenti degli aiuti italiani per poter avere un solo interlocutore; si ha però l'impressione che la pluralità di interlocutori possa essere utile al governo albanese, per poter sfuggire a una rigida condizionalità. In altre parole, il governo di Tirana sembra ritenere che gli aiuti italiani costituiscano una variabile indipendente dalla realtà albanese e siano strettamente correlati a esigenze di politica interna italiana; la diplomazia italiana ha invece sempre tenuto fermo il principio che gli aiuti dell'Italia sono condizionati ai concreti comportamenti delle autorità albanesi.
Questo atteggiamento nei confronti dell'Italia, che è di gran lunga il primo donatore bilaterale e il primo partner commerciale dell'Albania, si è notevolmente accentuato nell'ultimo anno, da quando è in carica il primo ministro Pandeli Majko. Mostrando di concepire i rapporti internazionali come un gioco a somma zero, egli ha ostentato uno scarso riconoscimento del ruolo dell'Italia, mentre ha enfatizzato l'importanza dei rapporti con il Regno Unito e, soprattutto, con gli Stati Uniti d'America. Peraltro il tentativo di ottenere visite ad alto livello ovvero di essere ricevuto dal presidente Clinton non ha finora sortito alcun risultato; ma ciò, lungi dal raffreddare l'entusiasmo verso l'amministrazione di Washington, ha avuto un effetto moltiplicatore delle aperture verso gli Stati Uniti, considerati ormai come il primo partner strategico dell'Albania.
A tal riguardo è emblematica la vicenda di un documento governativo sulla programmazione militare, diramato in bozza a luglio, in cui venivano definiti fondamentali i rapporti con gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania, mentre l'Italia e la Grecia erano menzionate solo per rilevare che attualmente non costituiscono una minaccia per l'Albania. Dopo un passo diplomatico presso il governo di Tirana, quest'ultima affermazione veniva cancellata dal documento e inoltre scompariva qualsiasi menzione dei paesi europei della NATO, restando solo l'indicazione del rapporto con gli Stati Uniti come fulcro della politica di difesa.
Per quanto riguarda poi la massiccia partecipazione italiana ad AFOR 2 – che attualmente è costituita da 1.500 militari italiani e un centinaio tra greci e turchi – ha motivo di ritenere che l'affidamento del comando a un generale italiano non sia stato gradito dal primo ministro Majko. La stampa albanese non attribuisce comunque alcuna importanza a tale missione, che ha il delicato compito di mantenere i collegamenti con le truppe nel Kosovo, e se ne parla al massimo come di una task force che deve mettere a posto le strade.
In conclusione, l'ambasciatore Spatafora sottolinea che l'Italia dovrebbe pretendere dal governo di Tirana maggiore chiarezza e trasparenza nei rapporti bilaterali.

Il senatore SERVELLO, ricordato che criticò la frammentazione delle competenze già nel corso dell'audizione del generale Angioni, chiede all'ambasciatore Spatafora se ha fatto presente al Governo il caos che caratterizza i rapporti con l'Albania e quale sia la posizione della Presidenza del Consiglio. A suo avviso, è essenziale una correzione di rotta, poiché tutti gli sforzi profusi dall'Italia in Albania non hanno finora prodotto i risultati sperati.
Infine chiede all'Ambasciatore se il suo rientro a Roma è dovuto a pressioni o a tensioni con le autorità di Tirana.

L'ambasciatore SPATAFORA precisa che non troverebbe scandaloso se il Governo decidesse di affidare i rapporti con Tirana a canali diversi dall'ambasciata o dalla delegazione diplomatica speciale; quel che va invece evitato è di tenere aperti canali paralleli, perché ciò ingenera confusione. Fa presente altresì che nella popolazione albanese non vi sono sentimenti antitaliani, ma vi è un legittimo senso di dignità nazionale che provocò reazioni fortemente polemiche, quando l'ex primo ministro Nano affermò paradossalmente che un protettorato italiano sarebbe stato benvenuto.
Infine chiarisce di essere stato richiamato alla Farnesina in data 29 luglio, in accoglimento di una sua istanza.

Il senatore PORCARI, dopo aver preso atto che il primo ministro albanese si sta allontanando da Roma per una precisa scelta politica, chiede se è vero che negli ultimi mesi vi sia un rapporto diretto tra il presidente del Consiglio D'Alema e il primo ministro Majko, presso cui sarebbe stato distaccato da Palazzo Chigi il dottor Napoli, nella veste di consigliere.
Chiede altresì se è vero che i progetti precedentemente concordati tra la delegazione diplomatica speciale e le autorità albanesi siano stati modificati sostanzialmente con una trattativa privata, di cui sarebbero all'oscuro sia l'ambasciata d'Italia sia la medesima delegazione. In particolare, domanda se è vero che siano stati drasticamente ridotti da 22 a 5 miliardi i fondi destinati all'agricoltura, cancellando così un progetto che avrebbe avuto grande importanza per lo sviluppo del settore agricolo.
Chiede inoltre se gli aiuti italiani hanno dato finora i risultati attesi.

L'ambasciatore SPATAFORA dichiara che i programmi di aiuto hanno avuto un'indubbia utilità, ma c'è da chiedersi se abbiano potuto innescare uno sviluppo autopropulsivo. Nel biennio 1998-99 l'Italia ha stanziato circa 800 miliardi di lire, prioritariamente destinati a interventi per le infrastrutture di base, per l'emergenza del Kossovo e per l'institution building. Una piccola parte di tale somma potrebbe esser destinata al microcredito, finanziando le piccolissime imprese che non possono avvalersi dei crediti erogati dalla BEI, dalla BERS e da altre istituzioni finanziarie internazionali.
Per quanto riguarda il cambiamento dei progetti inizialmente concordati, ammette che vi è stata recentemente una trattativa diretta tra i collaboratori del commissario straordinario Angioni e le autorità albanesi, da cui sono scaturite intese che l'ambasciata d'Italia ignora. In particolare, è stato fortemente ridimensionato il programma per l'agricoltura, predisposto dall'ex ministro delle risorse agricole professor Lucchini, che avrebbe avuto notevole importanza per un paese che fino al 1991 era autosufficiente per il fabbisogno alimentare e ora deve coprirne il 70 per cento con l'importazione. Tuttavia il rilancio dell'agricoltura non sembra costituire una priorità per il governo Majko.

La senatrice DE ZULUETA ringrazia l'ambasciatore Spatafora per il contributo sostanziale che sta dando ai lavori della Commissione. Si deve constatare purtroppo che, almeno per quel che riguarda l'ordine pubblico, i risultati della cooperazione e degli aiuti sono pressochè nulli; problemi assai gravi esistono anche nel settore doganale, da cui lo Stato albanese ricava metà delle sue entrate.
Domanda dunque cosa si può fare per ridurre le barriere doganali almeno con i paesi limitrofi e, altresì, per aprire l'accesso alla Comunità europea per i prodotti dei Balcani.

L'ambasciatore SPATAFORA osserva che il governo di Tirana è favorevole alla creazione di un'area di libera circolazione delle merci e delle persone nei Balcani, in vista dell'adesione all'Unione europea; in realtà si può però dubitare che sia disposto a ridurre i dazi doganali in tempi brevi. L'Italia comunque si adopera per favorire i rapporti dell'Albania con l'Europa comunitaria, anche per evitare che la sua economia possa essere svantaggiata rispetto a quella di altri paesi balcanici, che hanno già un accordo di associazione.

Il senatore VERTONE GRIMALDI ritiene che per andare alla radice della crisi albanese e dell'insuccesso degli aiuti internazionali occorre anzitutto scoprire le ragioni per cui furono create le finanziarie piramidali, che poi crollarono tragicamente nei primi mesi del 1997. Si deve tener presente poi ciò che ha significato per gli albanesi la politica degli Stati Uniti nei Balcani e l'intervento della NATO: il sostegno all'indipendenza del Kossovo, che gli europei giudicano un errore, non può che alimentare l'entusiasmo dell'opinione pubblica e dei governanti verso gli Stati Uniti.
Chiede pertanto se valga la pena per l'Italia di investire ancora sul rapporto con l'Albania, visti gli scarsi risultati concreti e le incomprensioni politiche. Domanda altresì quale sia il vero ruolo svolto dal dottor Napoli presso il governo albanese.

L'ambasciatore SPATAFORA rileva che durante il conflitto del Kossovo l'opinione pubblica percepì la posizione del Governo italiano – e in particolare del ministro Dini – come contraria agli interessi albanesi. Successivamente le visite del presidente Scalfaro, del Presidente del Consiglio e di numerosi ministri sono valse a chiarire la posizione italiana sulla stabilizzazione dei Balcani, che coincide sostanzialmente con quella dei principali partners europei.
Dal canto suo il primo ministro Majko ha più volte dichiarato che il suo governo non mira a creare la Grande Albania; a Tirana vi è però la generale consapevolezza che, una volta dichiarata l'indipendenza del Kossovo, sarebbe altamente improbabile il permanere di due Stati albanesi separati.
Si sofferma poi brevemente sulla collaborazione tra le forze di polizia, sottolineando che gli accordi in vigore già prevedono una "cooperazione integrata a livello operativo". Ciò non comporta ovviamente che gli uomini della missione interforze debbano svolgere compiti operativi, ma occorre dare un taglio operativo all'addestramento della polizia albanese effettuato dagli esperti italiani.
Risponde poi al quesito sul ruolo del dottor Napoli, precisando che nello scambio di lettere tra il primo ministro Majko e il presidente D'Alema si è concordato l'invio di un consigliere italiano a Tirana per fluidificare i rapporti tra i due governi. Tale iniziativa potrebbe dare ottimi risultati, se il consigliere di cui trattasi saprà fare un gioco di squadra con chi istituzionalmente rappresenta il Governo italiano in Albania.

Il senatore PIANETTA osserva che dall'audizione in corso emerge il completo insuccesso della politica italiana in Albania: non soltanto gli obiettivi indicati due anni orsono non sono stati raggiunti, ma si è rivelata anche l'inadeguatezza degli strumenti che il Governo si è dato per intervenire. Ancor più grave è il risultato conseguito sul piano della politica estera: in Albania vi è infatti un forte risentimento verso l'Italia, che ormai non è più il principale punto di riferimento di Tirana della politica internazionale. Ciò costituisce una vera beffa per il Governo, che negli ultimi anni ha investito in quel paese una parte cospicua delle risorse finanziarie e umane destinate alla politica estera.
A questo punto si impone un ripensamento, scevro da qualsiasi polemica di parte, poiché in Albania sono ormai in gioco la dignità e gli interessi nazionali.

L'ambasciatore SPATAFORA non condivide l'opinione che la politica verso l'Albania costituisca una fallimento, anche se in alcuni settori, come l'ordine pubblico, i risultati sono stati finora scarsi. A suo avviso, è necessario semplificare gli strumenti di intervento e concentrare le risorse in quei progetti che mirano a uno sviluppo economico autopropulsivo.

La senatrice SQUARCIALUPI pone in evidenza gli aspetti culturali del rapporto assai delicato e squilibrato tra i due paesi vicini: il film Lamerica di D'Amelio è stato considerato in Albania un'offesa nazionale. Sarebbe opportuno favorire il dialogo e la conoscenza reciproca mediante un ampio programma di borse di studio, corsi di insegnamento della lingua italiana e iniziative di collaborazione in tutti gli ambiti culturali.
Domanda poi perché l'Italia debba continuare a inviare aiuti sul piano bilaterale, anziché privilegiare il canale comunitario. Sottolinea poi che l'Albania dovrebbe essere aiutata a entrare nel Patto di stabilità dei Balcani, dal momento che non ha certo i requisiti per poter aderire in breve tempo all'Unione europea, e gli aiuti dei donatori internazionali dovrebbero essere indirizzati soprattutto all'agricoltura e al sostegno della microimprenditorialità.

L'ambasciatore SPATAFORA riconosce l'importanza fondamentale della cooperazione culturale, che dovrebbe essere impostata soprattutto su progetti comuni di ricerca delle università e delle istituzioni scientifiche. Peraltro la società albanese esprime una grande domanda di cultura italiana, che potrebbe trovare una risposta anche nelle iniziative di cooperazione decentrata, promosse dalle regioni con il coinvolgimento delle università.
Per quanto riguarda l'approccio multilaterale, pur essendo favorevole in generale al più ampio coinvolgimento delle organizzazioni internazionali, rileva che, nel caso dell'Albania, vi è il rischio che i principali oneri restino a carico dell'Italia, mentre gli onori saranno divisi con tutti.

Il presidente MIGONE chiede se lo scarso riconoscimento del ruolo italiano sia riscontrabile a tutti i livelli istituzionali. Fa poi presente che l'impegno italiano in Albania è iniziato con un approccio multilaterale, poiché l'Italia fu il paese guida di un intervento internazionale. Domanda perciò se sia possibile sollecitare una sorta di mandato europeo e concordare con gli altri donatori rigorosi criteri di condizionalità.

L'ambasciatore SPATAFORA dà atto che il Ministero degli esteri di Tirana e quasi tutte le autorità governative e parlamentari sono ben consapevoli dell'importanza dell'Italia come principale partner del loro paese. Quanto alla condizionalità degli aiuti, è stata ribadita con forza nell'ultima riunione dei donatori, denominati friends of Albania; tuttavia alcuni governi hanno il timore che condizionare gli aiuti internazionali comporti il rischio di destabilizzare il paese. Tale opinione non è affatto accettabile, poiché nel lungo periodo è interesse del governo albanese che siano conseguiti significativi obiettivi sul piano economico e sociale.

Il senatore MAGGIORE esprime enormi perplessità sulla validità della politica italiana in Albania e sottolinea l'esigenza di una drastica correzione. Le conclusioni dell'indagine conoscitiva in corso dovrebbero recare una forte sollecitazione in tal senso.

Il presidente MIGONE formula un sincero ringraziamento all'ambasciatore Spatafora per avere accettato un confronto con il Parlamento basato su rapporti di grande trasparenza. E' intenzione della Commissione di concludere l'indagine conoscitiva con un documento che non sia per nulla reticente nell'analisi, per poi formulare eventualmente proposte concrete con una relazione all'Assemblea.

Il seguito dell'indagine conoscitiva è rinviato ad altra seduta.

PER LA PARTECIPAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO ALLA FIERA INTERNAZIONALE DI TEHERAN
(A003 000, C03a, 0044o)

Il senatore BIASCO comunica che venerdì prossimo si terrà la "giornata dell'Italia" alla fiera internazionale di Teheran, ma il Governo italiano non sarà rappresentato, poiché prima il ministro Fassino e poi il sottosegretario Martelli hanno disdetto la loro prevista partecipazione. Considerata l'importanza dei rapporti economici tra i due paesi, propone di formulare una viva raccomandazione al Governo affinchè riconsideri l'opportunità di una sua qualificata presenza.

Il presidente MIGONE assicura che si farà interprete presso il Governo della questione sollevata dal senatore Biasco.

La seduta termina alle ore 17.