Venerdì 1 Agosto 2014 - 297ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 09:45)

L'Assemblea ha ripreso l'esame del ddl costituzionale n. 1429, e connessi, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della Costituzione.

Il Presidente Grasso non ha consentito al capogruppo Petrocelli (M5S) di intervenire nuovamente sulle modalità di votazione dell'emendamento 1.0.22, fortemente discussa nella seduta di ieri.

Nel corso delle votazioni degli emendamenti aggiuntivi all'articolo 1, nelle quali è stata ancora applicata la tecnica del canguro, le opposizioni - Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Misto, SEL - hanno abbandonato l'Aula non ravvisando la sussistenza di condizioni di garanzia per le minoranze. Hanno ricordato la successione di forzature regolamentari avvenute nel corso dell'esame del ddl: il Governo ha imposto il suo ddl come testo base e, al profilarsi di una maggioranza parlamentare favorevole ad una riforma diversa, più razionale, equilibrata e largamente condivisa, alcuni senatori in Commissione affari costituzionali sono stati destituiti; in Aula sono stati contingentati i tempi e le opposizioni hanno esaurito il tempo a disposizione già in sede di esame dell'articolo 1; è stata applicata la tecnica del canguro e sono stati conculcati i diritti dei senatori firmatari di emendamenti. Richiamato all'ordine, il sen. D'Anna (GAL) ha rivendicato il diritto al dissenso, nucleo fondamentale e irrinunciabile delle libertà democratiche.

Respinti i restanti emendamenti aggiuntivi all'articolo 1, si è passati all'esame di due ordini del giorno, sulla riduzione del numero dei deputati a fini di riequilibrio della rappresentanza, che non sono stati approvati. Bocciato anche l'ordine del giorno G1.0.5 del sen. Crimi (M5S), sul quale i relatori e il Governo si erano rimessi al voto dell'Assemblea.

Il Presidente non ha acconsentito alla richiesta del sen. Palma (FI-PdL) di sospendere brevemente la seduta per riannodare il dialogo con le opposizioni.

L'Assemblea è passata quindi all'esame dell'articolo 2, sulla composizione ed elezione del Senato della Repubblica. Il testo prevede che il nuovo Senato sia composto da 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali, scelti dai consigli regionali, e da 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica.

La relatrice, sen. Finocchiaro (PD), e il Governo hanno invitato a ritirare tutti gli emendamenti, diversamente il parere è contrario.

In sede di illustrazione degli emendamenti, i sen. Tocci, Mucchetti e Casson (PD) hanno sottolineato che la scelta di un sistema di elezione diretta del Senato non impedisce il superamento del bicameralismo perfetto, che è assicurato dalla differenziazione delle funzioni delle Camere, fornisce invece maggiori garanzie democratiche.

Il sen. Azzollini (NCD) ha espresso il dubbio che si possa abolire l'elettività di una Camera, che è elemento distintivo della forma di Stato. Si è dichiarato disponibile a convergere su un sistema di elezione diretta dei senatori contestuale a quella dei consiglieri regionali, rilevando che le trattative in corso sulla legge elettorale non possono offrire sufficienti garanzie in ordine alla rappresentanza democratica.

Il sen. Caliendo (FI-PdL), anticipando il voto finale favorevole al ddl, ha trasformato in un ordine del giorno l'emendamento 2.1638 che prevede per il Senato un sistema di elezione misto, in parte diretto in parte di secondo grado.

Il sen. Barani (GAL), che ha presentato emendamenti sull'eliminazione dei senatori a vita e sulla soppressione delle autonomie regionali speciali, ha ritirato gli emendamenti.

Il sen. Chiti (PD), intervenendo sul suo emendamento 2.1360, ha invitato SEL e Lega Nord a tornare in Aula e il Presidente Grasso ad attivarsi perché ciò avvenga. Ha poi ribadito che la proposta di elezione contestuale dei senatori e dei consigli regionali non implica in alcun modo la reintroduzione del Senato nel circuito fiduciario. Ha ribadito, infine, che il testo licenziato dalla Commissione prevede una soluzione pasticciata, lontana dal modello Bundesrat che è composto dai governatori regionali.

Il sen. Quagliarello (NCD), nell'associarsi all'invito del sen. Chiti, ha riconosciuto che non è possibile immaginare una Camera di nominati e una Camera di secondo grado; in questo quadro, il nodo delle preferenze elettorali diventa centrale e la soluzione migliore sarebbe l'elezione diretta dei consiglieri regionali che siedono in Senato. Ha però ricordato i miglioramenti introdotti in Commissione e ha annunciato voto contrario all'emendamento, nella consapevolezza che il testo può essere ancora migliorato.

Nell'annunciare voto contrario il sen. Tonini (PD) ha sottolineato che il modello proposto nel testo licenziato dalla Commissione ha piena legittimità democratica ed è coerente con la scelta di escludere il Senato dal circuito fiduciario.

Il sen. Maran (SC) ha espresso la propria preferenza per il modello tedesco, anziché quello spagnolo proposto dall'emendamento. Ha poi insistito sul carattere processuale della riforma in atto.

Il sen. D'Anna (GAL) ha rilevato che molti contrasti sarebbero stati appianati se si fosse discusso anzitutto, in sede parlamentare, della legge elettorale. Il sen. Compagna (NCD), a titolo personale, ha annunciato l'astensione sull'emendamento.

Il Presidente Grasso ha salutato con favore il ritorno in Aula di SEL, a cui è stato accordato tempo per intervenire sull'articolo 2.

Nell'annunciare voto favorevole all'emendamento Chiti, la sen. De Petris (Misto-SEL) ha ricordato che il suo Gruppo ha avanzato una proposta alternativa di superamento del bicameralismo perfetto, che prevede una Camera politica e una Camera di controllo e garanzia eletta a suffragio universale diretto, su base regionale e con sistema proporzionale.

Il sen. Petrocelli (M5S) e la sen. Bisinella (LN) hanno annunciato voto favorevole all'emendamento. Il sen. Petrocelli (M5S) ha precisato che il Gruppo parteciperà ai lavori se saranno garantiti i diritti dell'opposizione. La sen. Bisinella (LN) ha annunciato che la Lega Nord non parteciperà ai lavori per non legittimare una riforma portata avanti a colpi di maggioranza.

Dopo che l'emendamento 2.1362 è stato respinto, il sen. Tocci (PD) ha avanzato una proposta di sospensione per favorire un salto di qualità nel dibattito. Tutti riconoscono che il testo va migliorato, al Senato o alla Camera: si affidi dunque ai relatori la possibilità di avanzare proposte e si riprenda il dibattito su una base nuova, prevedendo un calendario con sedute per argomenti e una data per la votazione finale. La sollecitazione è stata raccolta dal sen. Casini (PI) che ha invitato il Governo a riunirsi con i relatori. Il relatore Calderoli (LN) ha rilevato che il dibattito è in fase avanzata e il Governo si è mostrato fin qui indisponibile. Il sen. Zanda (PD) ha evidenziato che questa mattina si è svolto un dibattito di merito: ha rinnovato quindi l'appello a ritirare un consistente numero di emendamenti.

Il Ministro per le riforme costituzionali Boschi, in un clima di serenità ritrovata, si è detta disponibile ad affrontare con i relatori alcuni temi importanti.

Alle ore 13,30 il Presidente Grasso ha sospeso la seduta fino alle ore 16.

Alla ripresa dei lavori, il sen. Chiti (PD) ha ritirato l'emendamento 2.1362, sull'elezione diretta e su base regionale del Senato in concomitanza con l'elezione dei consigli regionali, nell'auspicio che la proposta possa essere riconsiderata alla Camera. Il sen. Mucchetti (PD) ha ritirato l'emendamento 2.1361, sull'elezione a suffragio universale del Senato, per invitare maggioranza e Governo a trovare un compromesso alto.

Fatto proprio dalla sen. Taverna (M5S) l'emendamento 2.1361 è stato respinto, come pure l'emendamento 2.1363, del sen. Minzolini (FI-PdL), e diversi emendamenti del sen. Milo (GAL) riguardanti lo stesso argomento.

Alla luce della revoca di voto segreto su alcuni emendamenti, della mancata risposta del Governo sull'elezione diretta del Senato e del rifiuto del Ministro di interloquire con la principale forza di opposizione, M5S ha abbandonato l'Aula.

Intervenendo sull'emendamento 2.1406, che prevede la riduzione a 300 del numero dei deputati, il sen. De Cristofaro (Misto-SEL) ha rilevato che una composizione più snella della Camera consentirebbe un lavoro migliore, come dimostra l'esperienza delle Commissioni di merito del Senato. Ha poi ribadito che un'elezione di secondo grado del Senato è compatibile con un ordinamento democratico, ma rappresenta un problema se si prevede una Camera politica eletta con una legge elettorale ipermaggioritaria. A favore dell'emendamento si è pronunciato, a titolo personale, il sen. Mauro (PI).

Respinto l'emendamento 2.1439 del sen. Milo (GAL), che esclude i sindaci dalla composizione del Senato, a favore del quale è intervenuto il sen. Orellana (Misto). Respinto anche l'emendamento 2.1483, della sen. De Petris (Misto-SEL), che prevede un Senato di 150 senatori elettivi, di cui sono membri di diritto i Presidenti delle Giunte regionali e delle Province autonome. Respinto l'emendamento, presentato a titolo personale dal sen. Di Biagio (PI), e sottoscritto dai sen. Casini (PI) e Zin (Aut-PSI), che prevede l'elezione di sei senatori da parte degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero. Respinto l'emendamento 2.2030, della sen. Ricchiuti (PD) che, alla luce della mutata composizione del Senato e della riduzione cospicua dei suoi membri, prevede la soppressione dei 5 senatori di nomina presidenziale.

Il sen. Candiani (LN) ha trasformato in ordine del giorno l'emendamento 2.2043, in base al quale i senatori che rappresentano minoranze linguistiche sono eletti a suffragio universale e diretto. I relatori e il Governo si sono rimessi all'Aula, che ha respinto l'odg. Respinto l'emendamento 2.2044 del sen. Palma (FI-PdL) che riduce a 25 anni d'età il requisito di eleggibilità dei senatori. Respinto l'emendamento 2.2048, a prima firma della sen. Bisinella (LN-Aut), in base al quale i senatori sono eletti a suffragio universale contestualmente all'elezione dei Consigli regionali e in ciascuna regione il numero di consiglieri è ridotto in misura non inferiore al numero di senatori spettanti. Intervenendo a favore dell'emendamento 2.2088, il sen. Palma (FI-PdL) ha richiamato il tema dell'immunità dei senatori, che non può variare in base al tipo di funzioni svolte.

La sen. Bisinella (LN) ha trasformato l'emendamento 2.2104, sulla rappresentanza delle minoranze linguistiche, in un ordine del giorno che è stato accolto come raccomandazione. Accolto un ordine del giorno del sen. Uras (Misto-SEL) sulle minoranze linguistiche storiche in Sardegna.

Il Senato ha quindi approvato l'articolo 2. Respinti tutti gli emendamenti aggiuntivi dopo l'articolo 2.

Dopo aver approvato il parere favorevole della 1a Commissione sulla sussistenza dei presupposti costituzionali di necessità e urgenza, l'Assemblea è passata all'esame del decreto legge in materia carceraria (ddl n. 1579 di conversione del decreto-legge n. 92 del 2014, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti, nonché di modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione e all'ordinamento penitenziario) già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, sen. Casson (PD), dopo aver illustrato i contenuti del provvedimento, ha richiamato l'attenzione su alcune criticità riguardanti la possibilità di conferire le funzioni di magistrato di sorveglianza al termine del tirocinio, le modalità di esecuzione della pena per infraventicinquenni, i criteri di applicazione delle misure coercitive.

Nella discussione generale sono intervenuti i sen. Arrigoni, Tosato (LN-Aut); Caliendo, Falanga (FI-PdL); Daniela Donno, Cappelletti (M5S); Susta (SC); Lo Giudice (PD).

Il seguito della discussione è rinviato a domani.

(La seduta è terminata alle ore 20:55 )



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