Lunedì 6 Maggio 2013 - 18ª Seduta pubblica

(La seduta ha inizio alle ore 17:02)

L'Assemblea ha avviato l'esame del Documento di economia e finanza 2013. Presentato dal Governo dimissionario della precedente legislatura, al fine di rispettare le scadenze del semestre europeo, il Documento prevede il pareggio strutturale di bilancio per il periodo 2013-2015 e non contiene impegni per il futuro. Il nuovo Governo, che ha ottenuto la fiducia la scorsa settimana, ha chiesto al Parlamento di approvare il DEF a saldi invariati al fine di garantire all'Italia l'uscita dalla procedura di deficit eccessivo da cui conseguiranno la riduzione della spesa per interessi sul debito pubblico e la possibilità di recuperare margini di manovra per destinare risorse alla crescita. Il Governo Letta si è impegnato inoltre a presentare una nota integrativa, che indichi gli obiettivi strategici enunciati nel programma (riduzione della pressione fiscale, revisione della tassazione sugli immobili, pagamenti della pubblica amministrazione, rinuncia all'aumento dell'Iva, allentamento del patto di stabilità interno, aumento del fondo di garanzia per le imprese, incentivi all'innovazione) e le relative coperture.

La relatrice di maggioranza, senatrice Ghedini (PD), ha illustrato i contenuti del Documento che, inquadrandosi nel nuovo processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione Europea, indica modi e tempi per risanare la finanza pubblica e per conseguire gli obiettivi di crescita definiti nella Strategia Europa 2020. Il quadro macroeconomico e le previsioni per l'anno in corso riflettono l'incertezza dell'economia globale e l'andamento negativo dell'eurozona. Nel 2013 è prevista una contrazione del Pil dell'1,3 per cento: le politiche di risanamento hanno avuto effetti depressivi, con conseguenze particolarmente negative sull'occupazione. Il solo dato positivo riguarda l'export, che non compensa tuttavia il forte calo dei consumi. Il quadro di finanza pubblica evidenzia un dato positivo: l''indebitamento netto della pubblica amministrazione è pari al 3 per cento del Pil e ciò significa che la spesa delle amministrazioni pubbliche è sotto controllo. La spesa per interessi aumenta progressivamente nel periodo di riferimento, rimanendo però entro limiti fisiologici. Dal lato delle entrate si registra un aumento consistente delle entrate finali. Il rapporto tra debito pubblico e Pil è previsto in crescita di oltre tre punti percentuali, anche per effetto della liquidazione dei debiti della pubblica amministrazione. Il Programma di stabilità e il Piano nazionale di riforma - ha sottolineato la relatrice - evidenziano il ritardo del Paese rispetto a obiettivi di crescita e competitività che appaiono irrinunciabili anche ai fini del percorso di riduzione del debito sovrano: di qui la necessità di politiche più orientate allo sviluppo, all'occupazione e alla coesione sociale, che non comportino però la creazione di nuovo debito.

Secondo il relatore di minoranza, senatore Molinari (M5S), i numeri del Documento di economia e finanza attestano il fallimento delle politiche di austerità che non hanno scalfito il grande capitale finanziario, hanno strangolato l'economia reale, alimentando una spirale recessiva, e hanno allargato la forbice sociale, senza peraltro stabilizzare la finanza pubblica. La politica annunciata dal Governo Letta, che antepone il rigore alla crescita, è in continuità con quella del Governo Monti che ha prodotto miseria sociale e ha sacrificato l'istruzione e la ricerca. Servirebbero al contrario politiche anticicliche coraggiose e innovative, che prevedano anzitutto la rinegoziazione del Patto di stabilità e del Fiscal compact e la ridefinizione del ruolo della BCE, che dovrebbe diventare prestatore di ultima istanza e assumere gli obiettivi del sostegno all'occupazione e agli investimenti ecologici. Per uscire da una crisi che non ha precedenti, occorre sostituire l'Europa delle banche, dei burocrati e dei dogmi contabili con un'Europa dei popoli, orientata al benessere equo e sostenibile che riconosca come unico vincolo la dignità delle persone.

Nella discussione, che proseguirà domani mattina, sono intervenuti i senatori: Scibona, Bocchino, Airola, Paola Nugnes, Santangelo, Cristina De Pietro, Orellana, Romani e Nunzia Catalfo (M5S); Maria Paola Merloni e Lanzillotta (SCpI); D'Alì e Scilipoti (PdL); Gianluca Rossi, Pignedoli, Bianco, Maria Grazia Gatti, Filippi e Santini (PD); Uras e Stefano (Misto-SEL); Patrizia Bisinella (LN-Aut).

In apertura di seduta la Presidente di turno Fedeli ha annunciato la scomparsa del senatore a vita Giulio Andreotti, che sarà commemorato in una successiva seduta. Dopo una breve sospensione per mancanza del numero legale, i senatori del Movimento 5 Stelle hanno protestato per la repentina chiusura del procedimento elettronico di votazione che non ha consentito di raggiungere il quorum necessario per procedere a una seconda verifica delle presenze prima della votazione del processo verbale.

(La seduta è terminata alle ore 21:11 )



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