Il Presidente: Articoli

Addio a Trentin, sindacalista rigoroso

Articolo pubblicato dal quotidiano "Il Messaggero"

24 Agosto 2007

di Franco Marini

Ero consapevole delle sue condizioni di salute, ma la notizia mi ha colto impreparato. Ed ora il primo sentimento che affiora è quello di un profondo cordoglio. Voglio esprimere subito la mia vicinanza ai familiari, alla Cgil. Tanti ricordi mi si affollano alla mente, perché con Bruno Trentin abbiamo vissuto momenti difficili, importanti, decisivi per la vita di questo Paese, per il movimento sindacale, per i lavoratori. Anni complessi, impegnativi. Ed ora faccio fatica a mettere in ordine i ricordi. Sono commosso. Siamo stati vicini, abbiamo lavorato fianco a fianco pur con posizioni diverse, in tante vertenze, per tutelare diritti, consolidare posizioni, trovare soluzioni. Se devo fare una valutazione sull'onda dell'emozione tre, mi sembrano, le caratteristiche che possono definire Bruno Trentin.

Innanzitutto era un uomo di grande cultura, un intellettuale. Che metteva al servizio del sindacato, in un periodo duro come quello tra il '70 e l'80, la sua grande preparazione, la sua sensibilità. Una ricchezza immensa. Che coniugava con una esperienza europea profonda e una capacità politica in grado di compiere scelte anche non facili. E' stata una figura di riferimento per tutto il movimento sindacale.

Ricordo, in particolar modo, quando si affrontò la discussione sulla federazione unitaria e delle divergenze che sorsero. Ebbene anche in quei momenti, non semplici, la sua personalità s'imponeva, rappresentava valori e posizioni, magari anche in contrasto con quelle di altri sindacati, con le mie. Ma era lì a difenderle con autorevolezza e passione. Dicevo prima che era un intellettuale, ma dell'intellettuale aveva soprattutto la finezza e la concretezza. Mai astratto, lontano dalle cose.

Il secondo tratto per definirlo è il rigore morale. Un tratto forte, fortissimo, distintivo. Era un uomo rigoroso e quel rigore veniva dall'esperienza vissuta nella Resistenza. Una formazione personale nata e cresciuta con la guerra di Liberazione che si legava ad una solidità di fondo.

La terza riflessione su Trentin riguarda la sua grande esperienza internazionale. Del resto era stato esule in Francia, e aveva assorbito molti elementi della cultura europea, del sindacalismo d'Oltralpe. Anche qui si tratta di un tesoro di conoscenze enorme. La sua forza intellettuale, la sua cultura, il rigore morale ne facevano un vero sindacalista. Un uomo che, pur con posizioni diverse dalle mie, aveva un obiettivo preciso, quello di trovare soluzioni, non di cavalcare posizioni estreme. Cosa che del resto non fece mai. Nelle scelte contrattuali e nelle vertenze con il governo, Trentin aveva la consapevolezza di questo ruolo, sentiva la responsabilità. Sapeva che bisognava, nei limiti del possibile, chiudere quelle vertenze, firmare quei contratti, per garantire migliori condizioni per i lavoratori, far avanzare il Paese. E agiva in questa logica, con pragmatismo e determinazione. E' stata una figura importante, direi centrale, del movimento sindacale italiano del Dopoguerra.

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