Il Presidente: Articoli

Mediterraneo occasione per il Sud

Articolo pubblicato dal quotidiano "Il Mattino"

6 Luglio 2007

di Franco Marini

Il Mediterraneo sta riacquistando centralità nello scenario internazionale del commercio. I suoi porti tornano a essere un traguardo naturale delle rotte delle navi provenienti dall'Oriente. L'Europa ha ricominciato a guardare al Mediterraneo e alla cooperazione con i Paesi della sponda Sud con nuovo interesse. Il rafforzamento della strategia europea per il Mediterraneo è tra gli elementi qualificanti della proposta politica e di governo di Sarkozy, e ne sono contento.

L'Italia e, soprattutto, le Regioni del Mezzogiorno sono pronte per affrontare sfide così importanti e affascinanti e per cogliere le straordinarie opportunità che ne derivano in termini di crescita economica, sociale e culturale?

La politica estera mediterranea, fondata su rapporti di cooperazione e di collaborazione con i Paesi del Nord Africa, è stata sempre tra le priorità strategiche italiane. Nell'epoca della globalizzazione delle economie e di una politica internazionale più libera da condizionamenti, il nostro Paese, con la sua peculiare e unica posizione geografica, deve assumere un peso maggiore nelle politiche di sviluppo e di valorizzazione dell'intero bacino mediterraneo e poter cogliere fino in fondo le opportunità che si stanno presentando in quest'area. Gli storici, intensissimi rapporti politici, economici e culturali con i vicini della sponda Sud del Mediterraneo pongono il nostro Paese in un ruolo privilegiato per le relazioni tra gli interlocutori europei e i partner africani.

Le regioni dell'Italia meridionale possono avere, in questa prospettiva, un ruolo di eccezionale rilievo e possono diventare un decisivo elemento di competitività per l'intero Paese. A patto di un forte impegno delle istituzioni, delle forze sociali e produttive, delle intelligenze del mondo culturale e scientifico per superare i ritardi e le debolezze che ancora caratterizzano il nostro Sud. A patto di un rinnovato proragonismo dei governi regionali e locali che sappia dare al Mezzogiorno il volto di un'area complessa e articolata, ricca delle proprie diversità territoriali, ma allo stesso tempo capace di unitarietà d'intenti e di azione per il raggiungimento di obiettivi strategici condivisi. Ben vengano, allora, quelle iniziative che già oggi sono espressione di una volontà di collaborazione e di sinergia, come ad esempio il Coordinamento delle Regioni del Mezzogiorno, e quelle politiche che, in un'ottica di proiezione internazionale, considerano il Sud una vera e propria piattaforma logistica integrata sul Mediterraneo.

E' indubbio che nessuna regione meridioriale, da sola, è in grado di affrontare e di ridurre il divario che ancora persiste con il resto del Paese. E, a maggior ragione, non può, da sola, essere in grado di valorizzare appieno vantaggi della propria collocazione geografica. Sono convinto che una strategia coesa delle regioni meridionali per l'internazionalizzazione delle economie locali, adeguatamente accompagnata e sostenuta dalla politica estera nazionale, possa contribuire a rilanciare e a rendere più solido il Mezzogiorno nel Mediterraneo e a dare un colpo d'ala alle sfide che questo mare pone alla vita quotidiana della nostra popolazione e a quella degli altri Paesi che vi si affacciano. Penso, ad esempio, a una possibile gestione comune dei fenomeni migratori e del mercato del lavoro, alla tutela di un ambiente straordinario, al dialogo fra le diverse culture, allo sviluppo sociale, alla capacità di far fronte alla globalizzazione delle economie e di tutelare le nostre specialità mediterranee.

I dati economici dimostrano che la prossimità geografica non è di per sé fattore competitivo per lo sviluppo di rapporti commerciali fra le regioni meridionali e i Paesi dei Nord Africa. Tant'è vero che il valore delle esportazioni delle regioni centro-settentrionali verso quei Paesi continua a essere superiore rispetto a quello delle regioni del Mezzogiorno. E' venuto il momento di ripensare alla strategia di crescita dei territori meridionali, traguardando gli obiettivi di sviluppo anche in relazione alla vicinanza geografica dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo e in rapporto alla domanda proveniente da quei territori.

Sono necessari interventi incisivi, a cominciare dal settore delle infrastrutture, settore in cui, nel Mezzogiorno, continuano a registrarsi forti carenze. Per andare in Africa in aereo, ancora oggi, bisogna passare per Roma o per Milano. Occorre impegnarsi per superare questo paradosso. Il Sud ha bisogno di porti, di aeroporti, di strade, di ferrovie per rendere vicino da un punto di vista economico, sociale e culturale ciò che è vicino sulla carta geografica.

Siamo alla vigilia dell'adozione del nuovo Quadro strategico nazionale per il periodo 2007-2013, approvato dal governo alla fine dello scorso anno e ora all'esame della Commissione europea. Mi auguro, anzi, che la Commissione lo approvi definitivamente entro luglio. Più di cento miliardi di euro, tra fondi europei e fondi nazionali, sono destinati alla regioni del Mezzogiorno per sviluppare la società della conoscenza, per accrescere la qualità della vita, la sicurezza e l'inclusione sociale, per potenziare le filiere produttive, i servizi e la concorrenza, per internazionalizzare e modernizzare il nostro Sud. E' un'opportunità straordinaria per valorizzare le potenzialità del Mezzogiorno e per rafforzare le sue condizioni di competitività nel Mediterraneo e nel resto del mondo. E' un'opportunità che richiede un impegno forte e condiviso di tutti, delle istituzioni locali e regionali, della società civile, del governo nazionale.

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