Il Presidente: Articoli

«Basta bipolarismo muscolare e tagliamo i costi del Palazzo»

Intervista al quotidiano «La Repubblica»

23 Maggio 2007

Luigi Contu

Il Parlamento deve dare in tempi brevi un segnale forte ai cittadini perché i sintomi di fastidio e di insofferenza nei confronti della politica hanno raggiunto livelli di guardia che non possono più essere ignorati. Il presidente del Senato Franco Marini affronta in questa intervista il tema del rapporto tra cittadini e partiti, sollevato con preoccupazione dal Capo dello Stato nel messaggio di fine anno e ripreso da Massimo D´Alema nella sua recente intervista al Corriere della Sera. Marini chiede allo schieramento di maggioranza, all´opposizione e allo stesso Governo uno sforzo concorde, un impegno bipartisan, perché cessino gli scontri e le contrapposizioni pregiudiziali, troppo spesso influenzate da convenienze di parte, che fanno apparire la politica sempre più lontana dagli interessi degli elettori.

Presidente Marini, anche al Senato si percepisce questo crescente distacco dei cittadini dalle istituzioni e dai partiti?
«Si, certamente. Anche se nel dibattito che si è sviluppato in questi giorni sui giornali si coglie una qualche tentazione qualunquistica, devo dire che la diffidenza della gente si percepisce chiaramente. Aggiungo che sarebbe un grave errore sottovalutarla. Il politico che intenda svolgere fino in fondo il proprio compito deve sforzarsi di capire gli avvertimenti che giungono dal paese e deve dare a essi risposte concrete se vuole tentare di recuperare il terreno perduto e ripristinare un rapporto di fiducia con la gente».

Cosa pensa si debba fare in concreto per iniziare questa operazione di recupero?
«Dobbiamo lavorare su tre fronti: quello delle riforme istituzionali, terreno che non possiamo abbandonare se vogliamo davvero dare efficienza e trasparenza al lavoro del governo e del Parlamento. Poi si deve agire con forza per trasformare la pubblica amministrazione affinchè garantisca ai cittadini e alle imprese servizi all´altezza di un grande paese e, infine, si deve aggredire il tema del costo della politica»

Affrontiamo subito il tema dei costi della politica che certamente è tra le prime cause della disaffezione degli italiani.
«Credo che si debba partire con un gesto forte, emblematico. È un problema reale, sentito dai nostri cittadini. Dobbiamo farcene carico a tutti i livelli, ciascuno nella propria autonomia».

Il governo ha annunciato che presenterà un disegno di legge con le prime misure per ridurre i costi della politica, ma le decisioni che riguardano le diarie e i privilegi previdenziali spettano alle assemblee legislative.
«Per questo ho detto, e sottolineo, che ciascuno deve muoversi in autonomia. Anche il Parlamento deve fare la sua parte, non c´è dubbio. L´importante è che nessuno di noi svicoli cercando di insegnare all´altro cosa debba fare. Si può partire subito. Per quanto mi riguarda chiederò al presidente Bertinotti di metterci subito al lavoro insieme per dare un segnale da cui tutti capiscano che siamo veramente decisi a voltare pagina, che non vogliamo fare un´ennesima promessa per il futuro».

Cosa ha in mente?
«Non anticipo nulla. Non mi piace la politica degli annunci: in questi casi si lavora in silenzio perché è più facile raggiungere l´obiettivo finale se si resta dietro i riflettori».

Tra i motivi del malcontento dei cittadini c´è senza dubbio anche la lentezza del processo decisionale, i rimpalli tra centro e periferia come testimonia il caso dei rifiuti in Campania.
«È vero, anche questo è un punto decisivo. Per aggredire il problema bisogna insistere sulle riforme. Con la ricerca paziente del dialogo e del consenso, perché i cambiamenti a colpi di maggioranza si sono rivelati inefficaci. La priorità va al superamento del bicameralismo perfetto, che in Europa resiste soltanto da noi. Poi si devono rafforzare i poteri del premier, per rendere più efficace l´azione di governo, di tutti i governi. Queste sarebbero risposte serie, sulle quali tra l´altro mi sembra esserci un vasto consenso. La macchina legislativa risulterebbe più snella se si riuscissero ad adeguare i regolamenti parlamentari alle esigenze del sistema bipolare e se, come sto tentando di fare al Senato, si trovasse una divisione più razionale del lavoro tra aula e commissioni che sono la sede migliore per ottenere un dialogo proficuo tra maggioranza e opposizione sul merito dei provvedimenti».

Lei sta lavorando per semplificare il lavoro dell´aula. Sa bene che molti considerano proprio il Senato un elemento di rallentamento dell´attività legislativa.
«Quando sento qualcuno che ci viene a dire che bisogna correre e accelerare mi sorprendo. In Senato abbiamo il problema di camminare perché è la prima volta dal dopoguerra che questa camera deve lavorare in condizioni di quasi parità tra maggioranza e minoranza. Dovrebbero ricordarselo tutti: aggiungo che dobbiamo dare atto ai gruppi di opposizione di non avere ceduto alla tentazione di praticare uno ostruzionismo a tutto campo con il quale, di fatto, avrebbe potuto legittimamente bloccare i nostri lavori. In questo anno di presidenza mi sono prodigato affinchè si superassero le incomprensioni e le diffidenze: devo dire che questo lavoro, anche per il senso di responsabilità dei capigruppo, ha dato risultati. Insomma camminiamo».

All´inizio della legislatura Prodi ha definito sexy l´esiguità della maggioranza...
«Probabilmente in quel momento aveva occhiali ottimisti e colorati: quella attuale è una maggioranza limitatissima che ha il diritto di governare fino a quando tiene. Finora ha tenuto, ma il governo e i partiti della coalizione che lo sostengono devono ricordarsi che la complessità della coalizione suggerisce prudenza. All´opposizione dico che non giova a nessuno continuare a pensare alla spallata e penso che sia eccessivo, a questo proposito, pensare alle elezioni amministrative come ad una occasione per far cadere Prodi. Non sono abituato ad alzare le mani e non lo faccio neanche ora. Vado avanti con il mio lavoro ma ho il senso della difficoltà della situazione che con il voto ci ha consegnato il cittadino e che noi dobbiamo rispettare. E dico a tutti: non creare momenti di rottura è il modo migliore per aiutare il Senato a lavorare proficuamente».

Come rimedio alle difficoltà in cui oggi deve operare Casini ha ipotizzato lo soglimento del solo Senato. Che ne pensa?
«E´ il Capo dello Stato che decide, questa è una sua prerogativa costituzionale. La mia opinione è che sarebbe un rimedio peggiore del male: il rischio di avere una maggioranza diversa da quella della Camera sarebbe concreto, con il risultato che in breve tempo dovremmo tornare tutti alle urne»

Presidente, lei sembra più preoccupato delle fibrillazioni della maggioranza di centrosinistra che dell´offensiva del centrodestra.
«No, sono preoccupato perché il paese sta attraversando una fase molto delicata, perché c´è il rischio, lo ripeto, che la gente si allontani ancora di più dalla politica. Per questo mi rivolgo ed entrambi gli schieramenti. Questi scontri continui, questa litigiosità tra i partiti danneggia tutto il sistema, le istituzioni, i partiti stessi. Se qualcuno pensasse di trarne un vantaggio di parte sbaglierebbe. Purtroppo in alcune occasioni diamo agli italiani la sensazione di essere ancora fermi alla notte del voto. Non penso certo a limitare la dialettica politica, anche aspra. Ma credo che tutti debbano fare uno sforzo di responsabilità per chiudere finalmente questa fase di bipolarismo muscolare e passare ad un bipolarismo responsabile in cui le forze politiche possono dialogare e trovare intese sui provvedimenti di interesse generale: penso all´economia, alla politica estera, alle riforme come ho già detto. Di fronte a misure che riguardano interessi che con solare evidenza toccano tutto il paese deve prevalere il senso di responsabilità».

La accuseranno di cercare l´inciucio, le larghe intese...
«Lasci stare, non è una bestemmia fare delle cose assieme. Guardi a quanto è accaduto in Francia. In un paese fortemente bipolare il presidente Nicolas Sarkozy ha avuto il coraggio di non farsi bloccare dai veti di partito e ha chiamato a guidare la politica estera del suo paese il socialista Bernard Kourchner. Ecco, sogno un paese "pacificato" istituzionalmente dove maggioranza e opposizione, anche in uno schema bipolare come quello francese, possano lavorare insieme e dialogare nell´interesse del paese».

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