Il Presidente: Articoli

Emergenza nazionale, agire subito e insieme

Articolo del Presidente Franco Marini pubblicato dal quotidiano "Il Messaggero"

14 Aprile 2007

Caro direttore,
ancora morti sul lavoro. Ieri a Genova, ancora. La gelida contabilità fornisce l'ennesimo tragico bollettino di vittime. Cifre da guerra. Spaventose. Da emergenza nazionale. In questo l'Italia non presenta eccezioni territoriali. Non c'è neppure distinzione di età e neanche più di sesso dal momento che con l'aumentare dell'occupazione femminile è cresciuto il numero delle donne vittime di incidenti, infortuni o malattie ''professionali". Nemmeno di cittadinanza. Sono note le zone d'ombra di questa serie tragica di eventi: lavoro nero, precario e minorile. E soprattutto il mancato rispetto delle norme di sicurezza. Dinamiche perverse di un mondo, quello del lavoro, sempre più complesso che deve per questo tornare centrale nell'azione politica e nella coscienza collettiva.

Ci sono diverse iniziative istituzionali in atto. E' al lavoro al Senato una Commissione parlamentare d'inchiesta per indagare il fenomeno delle morti bianche. Partirà in Parlamento, in collaborazione con il Cnel, una indagine sul lavoro che cambia. Strumenti importantissimi per conoscere, comprendere e agire. Parallelamente il riordino della legislazione in materia di salute e di sicurezza sul lavoro, nel rispetto delle disposizioni comunitarie, dell'equilibrio tra Stato e Regioni e dell'uniformità della tutela sull'intero territorio nazionale un percorso voluto dal governo con la realizzazione del Testo Unico colma l'esigenza di rendere l'apparato normativo meno complesso e farraginoso e quindi più efficace ed efficiente. Il varo ieri da parte del governo del Testo Unico rappresenta un fatto, dunque, importantissimo.

E' questo un modo positivo di operare. Uno spirito costruttivo già emerso dai lavori della seconda Conferenza nazionale sulla "Salute e sicurezza sul lavoro" svoltasi a Napoli lo scorso gennaio che aveva anche l'obiettivo, che considero di grande valore, di intensificare la sensibilizzazione nel Paese su questo campo perché ci vuole più attenzione nell'opinione pubblica, direi anche più vigilanza per non cedere all'assuefazione.

Le morti sul lavoro purtroppo sono anche e ancora una realtà europea. Ogni volta che muore un lavoratore viene inferto un duro colpo ai modelli sociali e civili che gli Stati del nostro continente nel tempo sono stati in grado di esprimere.

L'Italia, recita l'articolo uno della nostra Costituzione, è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. E all'articolo quattro aggiunge che la Repubblica «riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto».

Le nostre energie devono essere rivolte a dare attuazione a questo fondamento. E' la coscienza di ognuno di noi, a dover reagire. Una coscienza che deve, però, ritrovarsi nell' obiettivo di porre il lavoro al centro dell'azione comune. E' attraverso il valore attribuito al lavoro che si misura l'avanzamento civile, sociale, economico, etico di un Paese. Mi interrogo se nel nostro Paese non si sia determinata una condizione di minore considerazione della dimensione etica del lavoro, della sua centralità rispetto al naturale e sereno svolgersi della vita delle persone e, al tempo, dell'intera comunità che trae vantaggio non solo economico dall'opera delle mani o dell'ingegno dei suoi membri ma accresce il proprio deposito di umanità, di senso e scopo.

Ecco perché oltre ad iniziative forti, specifiche e coordinate è necessario il coraggio dell'assunzione corale della responsabilità rispetto ad un fenomeno che non deve restare relegato dentro i confini di una industria, di una fabbrica, di un cantiere. E, inevitabilmente, nel dolore privato.

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