Il Presidente: Articoli

«L'unità degli alpini fa bene all'unità d'Italia»

Intervista al quotidiano "Il Gazzettino"

15 Maggio 2006

di Bruno Cera

«L'unità degli alpini fa bene all'unità del Paese». Il tenente della «Tridentina» Franco Marini, ieri ha scelto la 79. adunata delle Penne Nere quale prima uscita ufficiale da presidente del Senato. A Bressanone più di un plotone non aveva comandato, ad Asiago ha ricevuto il saluto del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito gen. Filiberto Checchi e gli onori della 125. Compagnia del 7. Reggimento e della fanfara della «Julia». Ma fin dal primo istante non ha voluto far questione di gradi: forse rammentando le sue difficoltà militari, unico abruzzese del suo scaglione catapultato in Alto Adige, certamente avendo ben presente le asperità politiche che ha dovuto e dovrà scalare, ha espresso l'esigenza che si torni a marciare tutti assieme. Su tutti i sentieri.

Marini è arrivato ad Asiago a mezzogiorno, accompagnato dal ministro della Difesa Antonio Martino, al suo ultimo «picchetto»: un vero passaggio delle consegne. Il Presidente del Senato si è presentato con il cappello in testa e ha subito tenuto a precisare: «Sono prima alpino e poi capo di Palazzo Madama». Lo hanno accolto le massime autorità civili e militari; fra le prime il Prefetto e il Questore di Vicenza e il presidente della Regione Galan.

«Respiro un grosso amore per l'Italia - ha velocemente annotato, prima di salire in tribuna - e una concretezza e una voglia di fare che vanno oltre le divisioni. Sono segnali importanti per la classe politica».

Sul palco, affiancato dal presidente dell'Ana, Perona, è rimasto per due ore, ammirando e salutando le formazioni in sfilata, facendo buon viso alla pioggia.

«Una grande emozione, una giornata straordinaria - ha sottolineato scendendo - è vero che non c'è più la leva obbligatoria ma lo spirito alpino rimarrà sempre. Viviamo in tempi complicati, le nostre vite sono allacciate a quelle di miliardi di altre persone: sapere che possiamo contare su migliaia di volontari della Protezione Civile che operano per la nostra gente e che sanno adoperarsi per tante altre popolazioni è una garanzia. E inoltre ci sono i reparti in armi».

Due alpini sono appena caduti in Afghanistan, si parla del disimpegno dall'Iraq: quali sono le prospettive in questo campo?
«La situazione internazionale è delicata e probabilmente si renderanno necessarie altre missioni di pace. L'Italia coopererà nel rispetto degli accordi intrapresi, sotto la guida dell'Onu. Per quanto riguarda il disimpegno dall'Iraq credo ci siano i modi giusti, e ormai anche una certa identità di vedute fra maggioranza e minoranza, per gestire l'uscita da quel tormentato paese».

In cosa l'ha aiutata essere alpino?
«Ha irrobustito la mia determinazione e il mio senso della solidarietà. Chi vive in condizioni di difficoltà si lega di più al suo vicino, è portato a seguire più l'interesse collettivo che quello individuale. Questo spirito è prezioso per tutto il Paese».
«Ho intravisto alcuni reduci della missione "Nibbio" in Afghanistan - ha indicato il ministro Martino - e ho provato una forte emozione. E' stata l'operazione del nostro Esercito più complicata dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo ci sono stati anche dei caduti, due recentissimi, che porto nel cuore. Di questa adunata, nonostante l'umidità, ricorderò il calore».

Abbandonata la manifestazione, Franco Marini si è fermato con un gruppo di alpini abruzzesi e con un ex commilitone padovano, Gianni Campana, classe '33. Insieme hanno pulito pure i cessi. Ora uno occupa la seconda stanza dello Stato.

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