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Chiedo asilo. Perché in Italia mancano i nidi (e che cosa si sta facendo per recuperare il ritardo)

Foto Chiedo asilo. Perché in Italia mancano i nidi (e che cosa si sta facendo per recuperare il ritardo)

Più nidi, più scuole materne, più accoglienza per i bambini da 0 a 6 anni: l'Europa ce lo chiede da anni. A cominciare dal 2002, quando il Consiglio europeo di Barcellona ha posto a tutti gli Stati membri l'obiettivo di "fornire, entro il 2010, un'assistenza all'infanzia per almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l'età dell'obbligo scolastico" e "almeno il 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni".

L'Italia ha raggiunto il primo obiettivo abbastanza in fretta - già nel 2015 il 96% dei bambini nella fascia di età quattro/sei frequentava la scuola dell'infanzia - ma sul secondo è ancora in ritardo. Meno di un quarto dei piccoli tra 0 e 2 anni trova posto nei servizi per la prima infanzia. E se in Valle d'Aosta vanno al nido 4 bimbi su 10, in Campania ce la fanno solo 6 su 100.

Eppure, in questi 10 anni sono stati avviati diversi (e costosi) interventi per aumentare l'offerta zerotre: a partire dal 2007 lo Stato ha speso circa 1.150 milioni di euro, e ora la riforma della "buona scuola" mette sul piatto oltre 200 milioni l'anno, a decorrere dal 2017, per attuare un sistema integrato di educazione e istruzione da 0 a 6 anni. Con quali prospettive?

Why there is a lack of nurseries in Italy (and what’s being done to close the gap)

More nurseries, more infant schools, more reception for children between the ages of zero and six… Europe has been asking for all this for years, since at least 2002, when the European Council in Barcelona set all Member States a target "by 2010 of providing childcare to at least 90% of children between three and the compulsory schooling age", along with "at least 33% of children below the age of three."
Italy hit the first of these targets quite quickly: by 2015, 96% of children in the four-to-six age group went to infant school. The nation still has much to do to achieve the second objective. Fewer than a quarter of Italian infants between the ages of zero and two have a place in public facilities for infants. In Valle d'Aosta, four out of ten babies go to nursery. In the Campania region, the number is just 6 out of 100.
And yet there has been no end of costly interventions to increase provision for zero-to-three year-olds: since 2007, the Italian state has spent some €1.15 billion, and now the "Buona Scuola" Reform is adding over €200 million per year, starting from 2017, to roll out an integrated system for educating and teaching zero-to-six year-olds. What's the outlook?

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