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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 53 (Nuova Serie), ottobre 2019

Presentazione del libro "Vietato studiare, vietato insegnare". Biblioteca della Corte Costituzionale, 19 settembre 2019

Si è svolta il 19 settembre, presso la prestigiosa sede della Biblioteca della Corte Costituzionale, la presentazione del volume Vietato studiare, vietato insegnare. Il Ministero dell'Educazione nazionale e l'attuazione delle norme antiebraiche (1938-1943), a cura di Vincenza Iossa e Manuele Gianfrancesco (Roma, Palombi, 2019): un volume - come ha sottolineato il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti, in un messaggio scritto di saluto - nato 'in casa', nel Ministero emanatore dei provvedimenti che il libro censisce e raccoglie, e su materiali custoditi dalla sua biblioteca. Il volume può essere scaricato liberamente a partire dal seguente link.

Proprio nella Biblioteca del MIUR infatti, recentemente intitolata a Luigi De Gregori, un'esperienza di alternanza scuola-lavoro ha dato il via al progetto di ricognizione nei Bollettini ufficiali del Ministero che lì sono custoditi e che ben documentano la storia della scuola dal 1938 al 1944. Attraverso le norme - ha detto Cinzia Iossa, che della Biblioteca De Gregori è responsabile e del volume curatrice insieme a Manuele Gianfrancesco - si può leggere lo sviluppo della vita del Paese, ben oltre le vicende legate alla pubblica istruzione, la quale è il fondamento stesso di una cittadinanza consapevole. La fragilità della carta degli anni Trenta, la mancanza di una ricognizione e digitalizzazione sistematica, hanno stimolato un piccolo gruppo di lavoro ad allestire un indice cronologico dei circa 700 documenti contenuti nei Bollettini, a riprodurne in anastatico i più interessanti, e ad affidarne la stampa allo storico editore Palombi, che serviva il Ministero proprio in quegli anni.

L'introduzione dei lavori del pomeriggio è stata affidata al Direttore della Biblioteca della Corte Costituzionale, il Consigliere Antonmichele de Tura, che ha notato come il titolo del volume esprima bene l'impenetrabilità del rapporto didattico e dialettico tra studenti e docenti che seguì alle cosiddette leggi razziali, portando alla deflagrazione un processo di crescente emarginazione della comunità ebraica iniziato già negli anni precedenti. Il frequente ricorso allo strumento del Regio decreto legge, provvedimento d'urgenza per eccellenza, fu in quel periodo sintomatico dell'acme raggiunta dalla fase 'trionfante' del fascismo.

Il Presidente Giuliano Amato, Giudice della Corte, ha sottolineato che la legislazione adottata in quegli anni andò oltre la semplice discriminazione e la limitazione di alcuni diritti, giungendo all'eliminazione progressiva di ogni opportunità di vita civile. L'inibire non solo l'accesso ai gradi alti delle amministrazioni, ma le possibilità stesse di studiare o di avere un qualsivoglia impego pubblico, aveva già in sé le premesse di uno sterminio; considerare i principi egualitari affermati dalla Rivoluzione francese quali 'dogmi' di cui potersi liberare - come dissero alcuni giuristi dell'epoca - significava destituirli radicalmente di credito. Fu forse anche per la gravità dell'offesa perpetrata alla dignità umana che, per contrasto, la nozione di dignità emerse con forza inaudita nei testi costituzionalistici successivi a simili episodi; il Preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948, esordisce proprio con «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili», quale «fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo».

Il successivo intervento è stato affidato a Michele Sarfatti, docente di storia contemporanea e studioso della persecuzione antiebraica e della storia degli ebrei in Italia nel XX secolo, che ha scelto alcuni episodi della lunga discriminazione che, in nome di una malintesa italianità, portò non solo all'allontanamento di docenti e studenti di razza ebraica, ma anche a 'emendare' manuali scolastici di matematica o di lingue, vocabolari o carte geografiche. Nomi di personaggi o studiosi ebrei nati dopo il 1850 furono espunti dal testo e dalle note tipografiche, a costo di disconoscere la paternità del pensiero a studiosi del calibro - per citare un solo esempio - di Edmund Husserl. Sarfatti ha anche notato come una delle particolarità del volume in esame, l'essere composto di riproduzioni dei testi che degli originali conservano l'impaginato, il carattere, i refusi, offra al lettore e allo storico ulteriori prospettive di analisi.

Il programma del pomeriggio si è concluso con la testimonianza di Lea Polgar, nata a Fiume nel 1933 da famiglia ebrea e sopravvissuta alla Shoah, che ha narrato la propria storia personale ancora con lo sguardo e le impressioni della bambina che si vide negare, insieme al tenore di vita familiare, prima l'istruzione e poi la prospettiva - fortunatamente riconquistata - di una vita libera. Il racconto ha consentito al pubblico non solo di riflettere ma anche di avvicinarsi per quanto possibile all'esperienza della discriminazione.

La rilevanza dei temi affrontati ha suscitato un interesse che è andato ben oltre l'ascolto delle relazioni previste. Tra le varie domande e testimonianze che si sono levate dai presenti, è spiccato l'intervento di Giovanni Maria Flick, già Ministro di Grazia e giustizia e presidente della Corte Costituzionale, che ha ricordato storie esemplari di rivalsa come la vicenda di Rita Levi Montalcini, vittima di doppia discriminazione in quanto donna ed ebrea, costretta a lasciare gli studi e ad emigrare in Belgio, tornata in Italia in clandestinità, ma che qualche anno dopo ha contribuito al progresso scientifico del mondo intero con le scoperte sui neuroni che le valsero il Nobel per la medicina, e infine è stata nominata senatrice a vita. Flick ha suggerito un parallelismo tra la discriminazione antiebraica e quella più sottile oggi in atto verso i migranti, assimilata talvolta alle politiche per la sicurezza del Paese, e ha concluso invitando a mantenere vivo il ricordo delle ingiustizie perpetrate, perché - come ammonisce la frase di George Santayana incisa sul monumento commemorativo del campo di Dachau - «quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo».

A questo proposito riproponiamo qui il collegamento alla pubblicazione realizzata dal Senato nel 2018 appunto in occasione degli 80 anni dall'approvazione delle leggi razziali. La pubblicazione contiene la ristampa anastatica del volume L'abrogazione delle leggi razziali in Italia (1943-1988). Reintegrazione dei diritti dei cittadini e ritorno ai valori del Risorgimento (con prefazione di Giovanni Spadolini, a cura e con introduzione di Mario Toscano. Roma, Senato della Repubblica, 1988), apparso nel cinquantennale dei provvedimenti, e raccoglie anche i contributi proposti nel giorno della sua presentazione al pubblico (Roma, Palazzo Giustiniani, 8 novembre 1989).

Sempre nell'anniversario 1938-2018 segnaliamo il discorso tenuto il 14 settembre 2018 dal Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e la registrazione del Convegno "Le leggi razziali del 1938 e l'università italiana" svoltosi alla Camera dei deputati il 3 dicembre 2018.

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