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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 63 (Nuova Serie), giugno 2021

Per i duecento anni dalla morte di Napoleone Bonaparte

Abstract

Nel bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, che ricorreva lo scorso 5 maggio, "MinervaWeb" propone un percorso a tema nelle raccolte della Biblioteca del Senato, con particolare riferimento alle sue collezioni antiche e alle pubblicazioni ufficiali conservate nel fondo L.A.S. (Legislazione degli antichi Stati preunitari). La vicenda umana e politica di Napoleone viene tratteggiata a partire dai suoi riflessi editoriali: dalle celebrazioni poetiche alle raccolte normative, dalla stampa periodica alla memorialistica, la sua parabola ha prodotto una foltissima bibliografia, di cui offriamo qualche sondaggio, tra rarità editoriali e cataloghi di mostre.

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1. Trasfigurazioni letterarie ed esposizioni retrospettive

2. L'apice della fortuna

3. Dalla Russia all'Elba

4. Dai 'cento giorni' a Sant'Elena

5. I funerali

6. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

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1. Trasfigurazioni letterarie ed esposizioni retrospettive

Ei fu. Il 5 maggio 1821, nella lontana isola di Sant'Elena, era morto Napoleone Bonaparte. La notizia era appena giunta a Milano, diffusa dalla stampa locale, quando Alessandro Manzoni scriveva uno degli incipit più noti della storia della letteratura italiana, tanto denso di significato da comprendere in due soli monosillabi l'intera parabola umana e politica dell'uomo più importante dei suoi tempi e ricordare a tutti la natura effimera della gloria terrena. L'ode manzoniana, posseduta dalla Biblioteca del Senato nella prima edizione curata dall'autore, è una delle tante manifestazioni letterarie, storiche e artistiche che testimoniano la trasformazione della vicenda terrena di Napoleone in epopea, dagli entusiasmi iniziali, sostenuti dalla propaganda napoleonica, alla nascita della 'leggenda nera', fino alla creazione del mito romantico.

Un percorso che le raccolte librarie e documentarie della Biblioteca del Senato ci aiutano a ripercorrere, attraverso le fonti coeve, a partire dal 1796, quando l'Italia fa da palcoscenico alle prime imprese militari di Napoleone come comandante d'armata. L'arrivo delle truppe napoleoniche è accompagnato dall'entusiasmo e dalle speranze, presto disilluse, dei giacobini italiani. Ugo Foscolo, con l'ode A Bonaparte liberatore, dà vita ad un ritratto eroico di Napoleone, che alla testa del suo esercito diffonde fra i popoli oppressi la libertà e gli ideali della Rivoluzione francese. Più di trent'anni dopo Stendhal descriverà così l'entrata di Bonaparte a Milano:

«Le 15 mai 1796, le général Bonaparte fit son entrée dans Milan à la tête de cette jeune armée qui venait de passer le pont de Lodi, et d'apprendre au monde qu'après tant de siècles César et Alexandre avaient un successeur. Les miracles de bravoure et de génie dont l'Italie fut le témoin en quelques mois réveillèrent un peuple endormi» (La Chartreuse de Parme).

In seguito ai successi delle campagne militari napoleoniche, in Italia, da nord a sud, nascono una serie di repubbliche 'sorelle' satelliti della Prima Repubblica francese, nelle quali vengono emanati testi costituzionali moderati, esemplati sul modello della Costituzione francese del 1795. Quei testi rappresentano l'alba della storia costituzionale d'Italia, recentemente ricostruita, attraverso le fonti possedute dal Senato, in una mostra allestita a Palazzo Giustiniani in occasione del settantesimo anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana. La Biblioteca del Senato ne conserva gli esemplari originari, pubblicati in edizioni a stampa e nei giornali giacobini, ed anche un progetto manoscritto, redatto dalla consulta legislativa straordinaria nominata da Bonaparte nella ripristinata Repubblica Cisalpina, dopo la vittoria di Marengo (1800-1802).

Per una bibliografia relativa a l'Italia rivoluzionaria e napoleonica nelle raccolte della Biblioteca del Senato, rimandiamo anche al catalogo della mostra organizzata ormai più di trent'anni fa per il bicentenario della Rivoluzione francese, che ben documenta le diverse opposte anime che convivono nell'esperienza italiana post rivoluzionaria, nonché i frequenti cambi di casacca, dettati da opportunismo e cortigianeria, che caratterizzarono parte della produzione storica e letteraria del tempo. Si pensi ai diversi gradi di entusiasmo con cui l'arrivo dei francesi fu accolto in Toscana: a Firenze dal moderato Pietro Ferroni scelto come oratore ufficiale (Discorso pronunziato dall'oratore del popolo in occasione della festa nazionale della comunità di Firenze), o a Siena da studenti e giacobini (Descrizione della festa patriottica eseguita nella Gran Piazza di Siena per l'inalzamento dell'Albero della Libertà il dì 18 Germile anno 7 Repubblicano). O alla ricca produzione del poligrafo Francesco Becattini, che dopo essersi presentato, nel 1796, come un feroce critico dell'Ancien Régime e della monarchia asburgica (Vita pubblica e privata di Pietro Leopoldo d'Austria granduca di Toscana, poi imperatore Leopoldo II), tornati gli Austriaci, pubblica una Storia del memorabile triennale Governo francese e sedicente Cisalpino nella Lombardia, in cui descrive Napoleone come quel corso

«sbalzato in pochi anni dal grado di semplice tenente di artiglieria a quello di comandante in capite per mezzo degli intrighi e delle amicizie di sua moglie e con l'ardita offerta di condurre l'impresa d'Italia con minori spese di quelle richieste dai Generali Scherer e Kellerman, vi si accinse per mezzo di vie tortuose e di scaltrezze che il volgo battezza per sottili e il galantuomo per infami, e tenendo al suo lato la turpitudine e la mala fede si spinse audacemente entro la tenebrosa sua carriera»

(Milano 1799)

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2. L'apice della fortuna

Se il 1804, anno dell'incoronazione imperiale di Napoleone, porta con sé la disillusione agli occhi di quei contemporanei che lo avevano considerato il difensore dei popoli e degli ideali rivoluzionari, rappresenta anche, tuttavia, per la riflessione dei posteri, il momento più alto dell'esperienza napoleonica. Il 21 marzo di quell'anno, infatti, viene emanato quel Codice civile, voluto da Bonaparte, con il quale si conclude l'esperienza giuridica dell'Ancien Régime e inizia il processo di modernizzazione, sistematizzazione e unificazione legislativa e amministrativa che fu uno dei maggiori meriti dell'operato napoleonico. Il Code Napoléon, che avrebbe fatto da archetipo alla codificazione di Otto e Novecento, ebbe immediatamente delle traduzioni in italiano. A Torino, prima ancora della sua promulgazione, a partire dal 1803, furono tradotte le singole leggi poi riunite nel Codice, e il testo complessivo comparve in italiano già nel 1804, nel tomo XII della Raccolta di Leggi e decreti, proclami, manifesti ec.

Nel 1805 Napoleone diviene re d'Italia. La cerimonia d'incoronazione con la corona ferrea si svolge il 26 maggio nel Duomo di Milano e viene celebrata dal poeta ufficiale del governo italiano, Vincenzo Monti, nella Visione dantesca, nota anche come Il Beneficio. Il 5 giugno 1805, col terzo degli Statuti costituzionali del Regno d'Italia, pubblicati nel Bollettino delle leggi, Napoleone dispone la nomina di una commissione di sei giuristi incaricati di approntare la traduzione del Code in italiano e latino. Il Codice entra in vigore nel Regno d'Italia nel 1806, a séguito della pubblicazione della traduzione italiana ufficiale. Numerose altre edizioni, poi, videro la luce in quegli anni nella penisola, a Lucca e Napoli, per il Principato lucchese e per il Regno delle due Sicilie, ma anche a Padova, Firenze, Siena, Roma e Palermo. Immediati furono anche l'interesse per i commentari e per i lavori preparatori della Commissione francese che era stata incaricata della redazione del Codice, e la pubblicazione di strumenti indispensabili all'applicazione pratica, come gli indici.

Napoleone e l'Impero francese sono al massimo della loro espansione e del loro potere. Bonaparte stesso contribuisce alla creazione del culto della sua personalità, sostenendo la propaganda che esalta il suo genio militare e la sua intelligenza politica. In Italia, fiorisce la letteratura encomiastica, numerosa e variegata per genere, valore letterario e qualità editoriale. Vincenzo Monti, già poeta del governo, viene nominato istoriografo del Regno d'Italia. Vengono stampate, a spese pubbliche, edizioni ufficiali di grande pregio bibliografico, come l'in-folio bodoniano de Il bardo della selva nera,poema epico-lirico dedicato alle imprese militari di Napoleone (posseduto dalla Biblioteca del Senato nel tomo II dell'edizione Resnati delle Opere del Monti). Alle pubblicazioni governative si affiancano iniziative private di singoli letterati in cerca di visibilità e protezione, come Spiridione Castelli che, nel suo Esquisse d'une analyse des droits à l'immortalité de Napoléon le Grand, arriva a definire Bonaparte il supremo capolavoro della natura. Ogni avvenimento si presta ad essere celebrato in versi o in prosa, dai successi militari, come la vittoria nella battaglia di Jena, ad eventi pubblici, come l'incoronazione cantata da Monti, o la visita a Venezia, a momenti 'privati', come genetliaci, onomastici, nozze, o nascite.

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3. Dalla Russia all'Elba

Nel 1812, la disfatta nella campagna di Russia apre la strada alla destituzione dell'imperatore Bonaparte. Nel Principato di Lucca e Piombino, che dal 1805 era governato dalla sorella di Napoleone, Elisa, e dal marito di lei Felice Baciocchi, l'arrivo delle truppe britanniche al comando di William Bentinck è accompagnato dal repentino cambio di prospettiva nella produzione editoriale della principale tipografia locale. Fino ad allora, dai torchi di Francesco Bertini, «tipografo di sua altezza imperiale», erano uscite edizioni ufficiali del Principato e pubblicazioni d'occasione celebrative della famiglia Bonaparte, ma nel 1814 la riconversione è immediata, sebbene inizialmente prudente, come testimoniato dalla mancanza di indicazioni tipografiche nell'edizione della traduzione di De Buonaparte et des Bourbonsdi François-René de Chateaubriand. Il duro pamphlet denunciava il despotismo napoleonico e auspicava il ritorno della dinastia borbonica sul trono di Francia. Edito a Parigi all'indomani della destituzione di Napoleone, fu subito tradotto e stampato anche in Italia, e fece da stimolo immediato al fiorire di una panflettistica minore che Bertini non perse occasione di pubblicare e che uscì dalla sua tipografia anch'essa per qualche tempo in forma anonima (si vedano Bonaparte e i francesi. Pensieri di Eleuterio Peltipolite,ovvero Michele Leoni, e Bonapartiana o sia raccolta d'aneddoti e tratti curiosi inediti e poco noti sull'imperatore Napoleone), e, poi, con indicazioni di stampa, come nel caso della Lettera di un italiano al signore di Chateaubriand, in cui l'autore, ignoto ma da alcuni ritenuto il marchese Trivulzio, definisce Napoleone un «novello Gengiskan».

La 'leggenda d'oro' si sta trasformando, e non solo a Lucca, nella 'leggenda nera'. Dai torchi di Bertini uscirono in quegli anni anche i resoconti, antifrancesi, di alcuni episodi bellici (come la Ritirata dei francesi da Mosca e gran battaglia di Lipsia e le Notizie autentiche risguardanti l'arresto del sommo pontefice Pio VII), e una breve descrizione geografica, fisica e storica dell'isola d'Elba, poiché «è questa l'isola ove, per vicende stranissime, è confinato Quegli per cui poco era l'Europa».

Il 3 maggio 1814, infatti, l'imperatore Bonaparte, destituito e ridotto a sovrano dell'Elba, giunge a Portoferraio a bordo della fregata inglese "Undaunted". Il soggiorno elbano di Napoleone dura poco più di nove mesi, ma questa piccola isola, allora sconosciuta a molti, suscita subito la curiosità di scrittori e lettori. Descrizioni e brevi storie, per lo più anonime, vengono pubblicate in Italia, ma anche in Francia e in Gran Bretagna. Nel solo biennio 1814-1815, l'OPAC SBN ne censisce 14 edizioni, ma non conosce una delle quattro opere possedute dalla Biblioteca del Senato: la Notice sur l'île d'Elbe, stampata a Parigi, chez Tardieu Denesle, nel 1814. Nel catalogo della Biblioteca del Senato, oltre a quest'ultima e all'edizione Bertini già descritta, si recuperano anche un'altra opera anonima pubblicata nel 1814 a Milano Descrizioni storico-statistico-geografiche, ecc. dell'isola d'Elba, e la più corposa Storia dell'Isola d'Elba, dello storico locale Giuseppe Ninci, edizione importante anche perché è la prima uscita da una tipografia di Portoferraio, nel 1815, quando ormai Bonaparte aveva lasciato l'isola diretto a Parigi.

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4. Dai 'cento giorni' a Sant'Elena

Il ritorno dell'imperatore dura solo cento giorni. La sconfitta di Waterloo mette fine per sempre alla vicenda politica di Bonaparte. Nell'ottobre 1815, insieme ad un ridottissimo seguito, Napoleone viene confinato nel mezzo dell'Oceano Atlantico centro-meridionale, sulla sperduta isola vulcanica di Sant'Elena, dove vivrà sino alla morte. Negli anni dell'esilio alcuni dei suoi fedelissimi raccoglieranno i pensieri e i racconti dell'imperatore, animato dalla volontà di rivendicare il suo ruolo nella storia e contrastare la 'leggenda nera', che lo aveva accompagnato, dalla campagna di Russia in poi, anche presso i suoi connazionali.

La più nota tra queste opere memorialistiche, date alle stampe negli anni immediatamente successivi alla morte di Napoleone, è quella del conte di Las Cases, consigliere di Stato e segretario di Bonaparte sull'isola per oltre un anno, quando ne fu allontanato dal governatore britannico Hudson Lowe. Le mémorial de Sainte-Hélène, journal ou se trouve consigné, jour par jour, ce qu'a dit et fait Napoléon durant dix-huit mois, fu un vero successo editoriale, tradotto in tutta Europa e in America, fu stampato anche in edizioni popolari vivacemente illustrate, come quella conservata presso la Biblioteca del Senato, nella quale il diario di Las Cases è pubblicato insieme a Napoléon dans l'exil, opera di Barry Edward O'Meara, medico della marina britannica, che curò Bonaparte a Sant'Elena fino al 1818. Il manoscritto originale del memoriale è stato recentemente ritrovato a Londra tra le carte di Hudson Lowe, che lo sequestrò al momento della cacciata di Las Cases dall'isola, e pubblicato dalla Fondation Napoléon.

Nello stesso 1823 uscirono a Parigi anche gli otto volumi delle Mémoires historiques pour servir à l'histoire de France, sous Napoléon, 'dettate' durante l'esilio ai fedelissimi generali Charles Tristan de Montholon e Gaspard Gourgaud. Il quarto dei cosiddetti 'evangelisti' di Sant'Elena fu il gran maresciallo Bertrand, i cui Cahiers de Sainte-Hélène, sarebbero rimasti inediti, invece, fino alla metà del Novecento.

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5. I funerali

Bertrand e Gourgaud furono tra i protagonisti anche dell'ultimo clamoroso ritorno di Napoleone a Parigi, quasi vent'anni dopo la sua morte. Dal 1830

«avanzavasi ogni anno alla Camera dei deputati fervide inchieste ad oggetto che fossero trasportati in Francia i resti mortali dell'imperatore Napoleone, quando, il 12 maggio 1840, in mezzo alla discussione di un progetto di legge di generale interesse, improvvisamente, in nome del governo, venne addimandata la parola dal ministro dell'interno, signore di Remusat»

il quale annunciò che il re Luigi Filippo, con il consenso del governo britannico, aveva commesso al figlio cadetto Francesco d'Orléans principe di Joinville «di trasferirsi colla sua fregata all'isola di Sant'Elena per raccogliervi i resti mortali dell'imperatore Napoleone, e trasportarli in Francia». Remusat chiedeva al Parlamento i mezzi perché«queste reliquie» fossero «degnamente ricevute».Tra quanti partirono alla volta di Sant'Elena c'erano anche Bertrand, Gourgaud, e l'abate Félix Coquereau, cappellano della fregata Belle-Poule, che redasse una relazione della spedizione e delle varie fasi della Traslazione della spoglia mortale di Napoleone dalla piccola isola britannica nell'Oceano Atlantico all'Hôtel des Invalides, luogo prescelto per la sepoltura parigina dell'imperatore.

Il rito funebre si celebrò il 15 dicembre, a Parigi, nella forma solenne riservata alle personalità di rango imperiale. L'evento ebbe un'enorme risonanza anche in Italia dove fu subito tradotta la relazione dell'abate Coquereau, e furono stampate edizioni popolari illustrate, come il vivace resoconto intitolato Funerali dell'imperatore Napoleone, che già pochi mesi dopo gli avvenimenti era alla seconda edizione italiana sulla quarta francese. Vent'anni dopo, il 2 aprile 1861, conclusi i lavori per il monumento funebre ad opera dell'architetto e disegnatore francese Louis Visconti, le spoglie mortali di Napoleone furono spostate dalla cappella di Saint-Jérôme, al centro della chiesa, proprio sotto la cupola dorata di Saint-Louis des Invalides, che ancora oggi costituisce una delle tappe irrinunciabili per gli appassionati di storia in visita a Parigi.

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6. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

Pubblicistica d'epoca e raccolte di documenti su Napoleone Bonaparte. Percorso bibliografico nelle collezioni del Polo bibliotecario parlamentare.

Si rinvia per approfondimenti ai cataloghi del Polo bibliotecario parlamentare e alla ricerca nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche delle due biblioteche.

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