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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
Dieci anni di apertura al pubblico della Biblioteca del Senato
n. 16 (Nuova Serie), agosto 2013

Paolo Volponi e il Senatore Segreto

Paolo Volponi1. Il poeta e l'impresa

2. Il poeta, la cultura e la politica

3. Il Senatore Segreto

4. Dentro il testo

5. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

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1. Il poeta e l'impresa

Paolo Volponi nasce nel 1924 ad Urbino: dopo gli studi classici e la laurea in legge pubblica il suo primo volume di poesie, nel 1948, con un'introduzione di Carlo Bo. Lo stesso Bo, insieme a Franco Fortini, introduce Volponi all'imprenditore Adriano Olivetti: sin dal 1950 lavora, per conto di quest'ultimo, per la UNRAA-Casas (Comitato per il Soccorso ai Senzatetto della United Nations Rehabilitation and Relief Administration) prima, occupandosi di una serie di inchieste e ricerche socioeconomiche, e in seguito a Roma per il Cepas (Centro di Educazione per Assistenti Sociali), dove dirige la rivista Centro sociale. A Roma frequenta Pier Paolo Pasolini e l'ambiente culturale da cui nascerà la rivista Officina.

Nel 1956 si trasferisce ad Ivrea, alla Olivetti, ricoprendo vari incarichi, da collaboratore a direttore dei servizi sociali, fino a diventare capo del settore delle relazioni aziendali. Rimane in Olivetti dopo la morte di Adriano, come capo del personale; Ottiero Ottieri racconta come sfiorò addirittura la carica di amministratore delegato:

[...] intendeva diventare amministratore delegato e ci andò vicino. Il suo campo di lavoro privilegiato era, come nel caso di Adriano Olivetti, la politica del personale. In questo consisteva la sua utopia aziendale poiché intendeva fare del rapporto di lavoro il terreno per sostenere una vera e propria lotta per democratizzare le aziende. Per i padroni questo fu il suo «peccato mortale». (Volponi 2002, vol. I, pp. LXX-LXXI)

Si può ascoltare in streaming il servizio, a cura di Massimo Raffaeli, Paolo Volponi alla Olivetti, con interviste d'epoca, trasmesso da Wikiradio di Radio 3 il primo ottobre 2012.

Nel 1972, su chiamata di Umberto Agnelli, svolge per la Fiat delle ricerche sul rapporto città-campagna: divenuto segretario generale della Fondazione Agnelli nel 1975, è costretto a lasciare l'incarico nello stesso anno per aver dichiarato pubblicamente il suo voto in favore del Partito Comunista Italiano, non gradito alla dirigenza Fiat.

Volponi non smette mai di scrivere: in questi anni pubblica diversi volumi di poesia (L'antica moneta, Le porte dell'Appennino e Foglia mortale) e prosa (Memoriale, La macchina mondiale e Corporale) che gli valgono l'assegnazione del Premio Viareggio nel 1960 e del Premio Strega nel 1965.

Nell'azienda il problema di scrivere non m'abbandonava mai. [...] Ho vissuto costantemente con questo sovra-pensiero, con questa specie di colonna cinematografica che si svolgeva al di sopra delle mie azioni. (Gli scrittori a casa loro 1972, p. 12)

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2. Il poeta, la cultura e la politica

A metà degli anni Settanta comincia a collaborare, in maniera discontinua, sia con il Corriere della Sera che con l'Unità ed è consulente della società Finarte a Milano. Nel 1977 partecipa al convegno degli intellettuali al teatro Eliseo di Roma, concluso da Enrico Berlinguer. Alla fine degli anni Settanta è tra i fondatori della rivista Alfabeta.

Dopo una breve esperienza nel Consiglio di amministrazione della RAI, da cui si dimette in polemica con le spartizioni tra partiti, ed il rifiuto, invece, di entrare nel Consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia, accetta di presentarsi alle elezioni per il Consiglio comunale di Urbino.

Nel 1983 viene eletto senatore nel collegio di Urbino come indipendente nelle liste del PCI: è membro della Commissione Industria e successivamente anche della Commissione Affari Esteri.

[...] non ho mai fatto distinzione tra letteratura e politica. Sono stato sempre persuaso che la letteratura sia una forma del fare politica e nel senso più alto e più ricco del termine. (Volponi ovvero la forza dell'utopia 1995, p. 108)

Negli anni dell'impegno politico, come già nel periodo precedente, Volponi continua a scrivere e pubblicare volumi di poesia, come Con testo a fronte (1986) e Nel silenzio campale (1990) e i romanzi Le mosche del capitale (1989) e La strada per Roma (1991): quest'ultimo romanzo riceverà il Premio Strega, facendo di Volponi l'unico scrittore che abbia ottenuto questo premio due volte.

Partecipa a diversi incontri con giovani studenti: tra gli altri, nel febbraio del 1990, dialoga a Siena con il movimento studentesco della "Pantera" (ne rimane traccia nel volume, pubblicato poco prima della morte e curato da Emanuele Zinato, Scritti dal margine, Lecce, Manni 1994). Aderisce e firma diversi appelli degli intellettuali contro la mafia (si veda per tutti il volume: Poeti contro la mafia 1994).

I discorsi portati da Volponi nell'Aula del Senato toccano gli argomenti che sempre hanno acceso la passione civile del poeta: il lavoro, con l'intervento sulla conversione del cosiddetto decreto di S. Valentino, la scuola e i disagi dei giovani (discussioni sull'ordinamento della scuola superiore e sulla legge Craxi-Jervolino in materia di tossicodipendenze), il Mezzogiorno e il piano energetico nazionale, l'intervento nella Guerra del Golfo e la legge sul sistema radiotelevisivo; per finire con la proposta di legge per la sua città, Urbino, presentata alla Camera prima di dimettersi.

Nel 1990 fonda con Luciano Barca, Adalberto Minucci, Diego Novelli e Gaetano Arfé il centro di studi sociali ed economici "Etica ed Economia", mentre nel 1991 si iscrive al PCI per prendere parte all'ultimo congresso a Rimini: sarà tra i primi ad aderire al movimento di Rifondazione comunista, nelle cui liste viene eletto alla Camera nel 1992. Si ritira, per motivi prevalentemente di salute, dall'attività parlamentare nel gennaio del 1993: muore all'ospedale di Ancona nell'estate del 1994.

[...] dalla lezione di Olivetti occorreva capire che la strada giusta avrebbe dovuto essere quella della programmazione politico-economica, attraverso cui la democrazia avrebbe dovuto decidere il suo sviluppo, i modi dello stesso e anche i tempi e i fini. Invece, proprio su questo punto decisivo ha fallito la cultura prima ancora della politica. [...] La mancanza [...] nella cultura italiana è stata ed è ancora e soprattutto quella di non assumersi la propria responsabilità di impegno civile e sociale [...]. La cultura (a partire da quella letteraria) ha sempre aspettato da altri il progetto di un paese nuovo e diverso. Ha aspettato pure gli strumenti per un esercizio di se stessa che non fosse confinato nel proprio ambito. (Volponi 1989b, p. 6)

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3. Il Senatore Segreto

Durante gli anni dell'attività parlamentare progetta un romanzo su Palazzo Madama insieme al collega Edoardo Romano Perna: attraverso uno scambio epistolare tra i due protagonisti si cerca di svelare l'identità del misterioso "Senatore Segreto", che abiterebbe i palazzi del Senato sin dagli anni dell'Unità d'Italia.

Del romanzo vero e proprio sono stati pubblicati però solo il piano dell'opera (che si interrompe alla fine della "parte prima", coincidente cronologicamente con la seconda metà dell'anno 1985) e 5 lettere di Volponi, in un recente volume a cura di Emanuele Zinato che raccoglie anche una scelta dei discorsi parlamentari a cura di Massimo Raffaeli (Volponi 2011).

L'opera, come individuato da Sofia Pellegrin nel saggio introduttivo (Volponi 2011, pp. 41-66), non può non tener conto del corpus del cosiddetto «romanzo parlamentare» (si veda in proposito l'articolo che inaugura questa rubrica, in Minervaweb n. 5, n.s., ottobre 2011): la stessa Pellegrin vi ravvisa un'evidente volontà di richiamarsi a I vecchi e i giovani di Pirandello (Volponi 2011, pp. 45-46).

Nella figura del Senatore Segreto insomma Volponi avrebbe rappresentato l'obbiettivo di quella polemica di lunghissima durata sulla mancata realizzazione di un ideale di convivenza civile progredito e illuminato nel nuovo assetto fortemente accentrato, imborghesito e burocratizzato dell'Italia unita, che non lo abbandonò mai, sia in relazione allo sviluppo industriale, sia durante il proprio impegno parlamentare, e sia nella prospettiva di scrittore. (Volponi 2011, p. 57)

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4. Dentro il testo

(le citazioni sono tratte da Volponi 2011)

Sull'esistenza di un Senatore Segreto:

Mi sono immediatamente ricordato che molti senatori mi hanno detto di aver provato sempre la stessa impressione e che altri mi hanno raccontato che davvero uno c'è, vero, che circola e si nasconde, che non vuol farsi vedere. [...] Che viene fuori solo nei giorni delle grandi maggioranze, dei voti decisivi, quando può mischiarsi tra i folti gruppi di quelli che stanno uniti comunque dalla parte del potere. [...] Può essere che il Senatore Segreto vada a dormire nel palco d'onore, che vada a usare e a strapazzare a suo comodo le poltrone di Pertini e della Iotti e che con orgoglio superiore e di vincitore ci si sdrai e vi sprofondi i tacchi delle proprie scarpe. [...] E se nessuno lo trova, lo identifica e lo smaschera può continuare a rosicchiare la luce e l'ombra del Senato ben oltre il 2000. (pp. 74, 76, 77 e 78).

Sulla sua funzione:

Credo che la presenza del Senatore Segreto sia un elemento storico, istituzionale e politico e che la sua clandestinità non sia metafisica o casuale, ma deliberata e motivata. [...] che invece continuamente ardisce e ordisce vendette (consentimi questo giuoco verbale del tutto parlamentare), assalti e conquiste. Credo che il Senatore Segreto abbia sempre concorso a stabilire le maggioranze di potere e sempre agito e votato per mantenerle in vita e per renderle sempre più consapevoli della loro autorità. (pp. 89-90).

La sua posizione:

Vive dunque nei sottotetti il Senatore sconosciuto? Forse davvero si adagia e medita a livello degli stemmi e delle bandiere, sopra i frontoni istituzionali conditi alle genti sottostanti.
Dai suoi abbaini, solai, travi, tempi, stagioni, e nidi ha certamente apprezzato e fatto voti per le guerre africane, per l'ordine monarchico, per la lira, per la redenzione di Trento e Trieste; anche per Mussolini, il Concordato, il regime fascista, l'impero, l'Asse d'acciaio. Da lassù ha visto l'occupazione e la liberazione e nel caos del referendum istituzionale è sceso sulla strada a parteggiare per la Monarchia, è andato alle porte del Quirinale. [...] Soffrì qualche mese, ma poi fu liberato dalla constatazione filosofico-morale-storico-nazionale che la Repubblica era stata presa in mano e ben controllata e guidata dai sostenitori, anche se non tanto devoti, della Monarchia. (pp. 93-95)

Il Presidente Pertini (il cui ingresso in Senato come Senatore di diritto "apre" il piano dell'opera (p. 133) e Bearzot:

Mentre m'interrogavo fui raggiunto da uno sbuffo di pipa. Mi accecò ma un attimo dopo potei scorgere quella persona in piedi fra un busto e un altro, indietro, tra gli spettatori dei piedistalli e dei ben gonfi petti.

[...]
Mentre parlava sporse un poco la faccia in avanti ed immediatamente riconobbi la persona di Bearzot, il CT della nazionale di calcio.
«Se permette resterò un poco io a farle compagnia. Pertini [...] ha voluto partecipare fino in fondo all'Assemblea in modo da non perdere il voto. [...] Ebbene come va questa nazionale? [...]»
«Anche lei senatore vuol dettarmi una formazione?»
«Tutti, tutti vorrebbero e saprebbero farlo»

[...]
«Ah, parla di calcio con Pertini.»
«Sì, più che di qualsiasi altro. Di calcio, e solo di calcio. Se lei è una persona seria come certamente lo è ed affezionata alla Nazionale, posso confessarle che sono qui proprio perché il Presidente mi suggerisca qualche marchingegno e che continui a parlare con me di tutti i miei dubbi, i miei piani. Pertini mi dà sicurezza; è deciso e rapido come una saetta ... Mi segue nei ragionamenti e me li sbroglia.»
In quel momento si cominciò a sentire il passo breve e battuto di Pertini e poi la sua voce.
«Arrivederla, in bocca al lupo, Signor Bearzot» - lo salutai. (pp. 127-129)

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5. Riferimenti e approfondimenti bibliografici

Paolo Volponi. Percorso bibliografico nelle collezioni del Polo Bibliotecario Parlamentare.

Si suggerisce inoltre la ricerca nelle banche dati consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.

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