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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 9 (Nuova Serie), giugno 2012

Digital lending: il prestito di documenti elettronici in biblioteca

libroNegli ultimi mesi MinervaWeb si è più volte occupata del libro elettronico (cfr. Contenuti multimediali nel sito del Senato: video degli eventi, Archivio Luce, e-book open source,in MinervaWeb, n.s., n. 8, aprile 2012) e dei nuovi linguaggi che le biblioteche sviluppano per adeguarsi ai mutevoli paradigmi della lettura (Nuovi alfabeti della biblioteca: il convegno delle Stelline, ivi).

Ci si sofferma in questo numero su alcuni progetti di servizi innovativi, volti ad avvicinare sempre più libri e lettori anche in un contesto informatizzato, che si stanno diffondendo sotto una fortunata etichetta: il digital lending, letteralmente il prestito digitale.

L'espressione è evidentemente modellata sul tradizionale servizio di prestito librario che, pur con varie modalità di erogazione, è un momento centrale dell'interazione con gli utenti presso la quasi totalità delle biblioteche d'ogni tipologia; tuttavia, come vedremo, il digital lending non riguarda soltanto il mondo bibliotecario, potendosi applicare anche a contesti diversi e a diversi mediatori.

Ci si limiterà qui ad una presentazione essenziale, indirizzata ad un pubblico di non "addetti i lavori", quindi a partire dal ripensamento di concetti tradizionali trasportati in nuovi contesti comunicativi, rinviando ad un momento successivo un'analisi più dettagliata delle implicazioni dei vari scenari che si vanno configurando.

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1. Premesse ad una definizione del digital lending

2. Modelli di digital lending: le esperienze in Italia

3. Questioni di fondo: il ruolo delle biblioteche nelle politiche di digital lending

4. Questioni di dettaglio: l'impostazione di un servizio di digital lending

5. Percorsi bibliografici

1. Premesse ad una definizione del digital lending

Su che cosa sia un e-book ci si è già interrogati tempo fa (E-Book, in MinervaWeb, n.s., n. 3, giugno 2011); quanto al prestito librario come tradizionale servizio di biblioteca, non sembrerebbe necessario definirlo, a meno che non lo si voglia analizzare alla luce delle recenti evoluzioni del diritto d'autore (e su questo tema si potrà tornare in un successivo approfondimento).

In che senso però si può parlare di prestito per un e-book, per sua natura facilmente riproducibile ed esportabile su supporti diversi senza che la fruizione del testo sia in alcun modo pregiudicata (il che naturalmente non accade con i libri fisici, che non godono dello stesso potere di ubiquità)?

Una risposta sintetica e provvisoria al primo quesito può essere individuata nella possibilità di imporre a monte forme di limitazione alla fruibilità di un documento digitale, nel tempo (ad es. consultabilità per un periodo limitato) e/o nello spazio (ad es. non riproducibilità del file o sua accessibilità solo da alcune postazioni o su autenticazione dell'utente), opzioni essenzialmente dettate da esigenze di protezione dei diritti d'autore e connessi, la cui analisi esula da questa introduzione.

Ma che cosa si presta quando si presta un libro elettronico: il documento in quanto tale, svincolato appunto dal supporto, oppure - come in un certo senso accade, inevitabilmente, per i libri cartacei - anche l'apparato necessario alla sua lettura?

La risposta a questa domanda ci consente di entrare nel vivo della questione, ponendo di fronte al concetto stesso di e-book quale forma documentaria capace di scindere la tradizionale coesistenza di contenitore e contenuto, che ha caratterizzato secoli di editoria.

È proprio su questo punto che si dividono le strade dei possibili modelli di digital lending.

2. Modelli di digital lending: le esperienze in Italia

Un primo modello vede entrare in scena nuovi attori della filiera del libro: piattaforme online, aggregatrici e distributrici di documenti digitali, che ne consentono l'accesso previa sottoscrizione e versamento di una quota. Vi sono risorse di singoli editori, pensate come canale alternativo di diffusione delle proprie pubblicazioni, generalmente per il tramite di una biblioteca che se ne assuma l'onere finanziario mettendole poi a disposizione dell'utenza; vi sono distributori che si pongono come intermediari tra insiemi sempre più consistenti di editori e le istituzioni (biblioteche, accademie o altri enti) che dispongano dei mezzi economici - in genere considerevoli - necessari a farsi carico dell'intermediazione nei confronti dei fruitori finali di grandi quantità di documenti elettronici, di solito organizzati in "pacchetti".

In simili casi, che sostanzialmente amplificano le potenzialità delle ormai tradizionali banche dati bibliografiche grazie ad un numero sempre crescente di documenti in full-text, possiamo parlare di prestito digitale nella misura in cui dei documenti elettronici si consenta il download gratuito a tempo.

Su quest'ultimo aspetto punta in particolare, tra i suoi numerosi obiettivi, un progetto di stampo diverso, che dal 2009 si pone come soluzione sperimentale in ambito italiano per la gestione di contenuti digitali: è Media Library On Line (d'ora in avanti MLOL), un network di biblioteche digitali che si rivolge (soprattutto, ma non esclusivamente) alle biblioteche reali, con un'offerta di e-book, ma anche di quotidiani, periodici, banche dati, enciclopedie, video, file musicali e audiolibri, che le singole istituzioni possano poi mettere a disposizione degli utenti. Una grande piattaforma di distribuzione insomma, che arrivi a livello capillare anche su tablet e smartphone grazie anche alla collaborazione con editori e distributori partner.

Si noti che si parla di rete di "biblioteche digitali" in un senso diverso da quello finora recepito in Italia, non più cioè in riferimento a progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale o ad archivi di documenti in ambito accademico, bensì nell'orizzonte di una gestione integrata, che coinvolga attivamente le biblioteche pubbliche (in molte infatti hanno aderito a MLOL) e che sottragga alle singole istituzioni l'onerosa cura delle questioni legali connesse a licenze e copyright.

Lo scenario attuale, come si vede, propone un vero e proprio grappolo di modalità operative, sulla fortuna delle quali è arduo al momento azzardare previsioni. Si può però ipotizzare che il futuro del digital lending andrà nella direzione fin qui prospettata, cioè di progressiva smaterializzazione e di accesso controllato ma anche capillare, sviluppando e potenziando le caratteristiche intrinseche del documento elettronico.

Un diverso modello interpreta invece il prestito di e-book in forme più vicine - almeno negli aspetti esteriori - a quelle del prestito librario tradizionale, prevedendo la cessione a tempo di uno strumento (device) di lettura (e-reader) sul quale siano caricati un numero variabile di testi in formato elettronico, da uno a diverse centinaia.

A chi potrebbe rivolgersi un servizio strutturato in questo modo? Di fatto, finora è stato manifestato interesse a sperimentare questa forma comunicativa da parte di alcune biblioteche pubbliche, categoria che - pur essendo sempre più attiva nell'orbita di MLOL - può facilmente individuare nel prestito congiunto di libri elettronici e dispositivi di lettura un meccanismo efficace a conseguire le proprie finalità istituzionali di promozione della lettura: è infatti a questo modello che si sono rivolti alcuni progetti italiani di biblioteche comunali, il pionieristico Books eBooks della Biblioteca civica di Cologno Monzese, l'iniziativa della Biblioteca comunale "Renato Fucini" di Empolie l'esperienza della Biblioteca Lazzerini di Prato, che per ultima ha pubblicizzato in un dossier pubblicato da "Biblioteche oggi" (online ne è leggibile un breve abstract) il proprio servizio di prestito di lettori digitali ed e-book.

Da queste prime esperienze, ancora troppo recenti perché se ne possa dare una valutazione complessiva che comunque esula dalle intenzioni di questo contributo segnaletico, si possono trarre alcune riflessioni su singole modalità pratiche di erogazione del servizio.

Un primo punto riguarda la scelta di registrare nel catalogo online della biblioteca, oltre alle singole edizioni disponibili sugli e-reader, i dispositivi stessi. Questa soluzione, funzionale alla duplice esigenza di descrivere le diverse caratteristiche tecniche di ogni tipo di dispositivo per orientare la scelta dell'utente e di rendere facilmente tracciabile e gestibile a livello procedurale il prestito dell'oggetto materiale, è tuttavia singolare da un punto di vista tecnico-catalografico: un po' come se, invece di catalogare un libro in quanto manifestazione di un contenuto intellettuale, si producessero due schede separate per il testo e per il volume che lo contiene; o, ancora, come se in un catalogo di biblioteca confluissero anche le descrizioni delle sedie e dei tavoli che la arredano, in qualità di oggetti che hanno ricevuto un numero d'inventario perché facenti parte del patrimonio dell'ente.

Un simile meccanismo, che peraltro si giustifica pienamente alla luce delle citate motivazioni di ordine essenzialmente pratico che lo hanno dettato, si segnala all'attenzione del lettore non quale bizzarria catalografica, ma perché ben si presta a fotografare un momento storico: il passaggio da un contesto di tipo tradizionale ad una nuova realtà, della quale non sono immediatamente intuibili le specificità o attuabili le potenzialità e che dunque si cerca di adeguare al panorama esistente, in attesa di elaborare nuovi paradigmi, un po' come a suo tempo accadde per la transizione dal manoscritto al libro a stampa (e infatti si parla di "incunaboli digitali").

Allo stato attuale, comunque, l'opzione individuata sembra riscuotere un certo successo presso gli utenti che si sono prestati a dare un riscontro della loro esperienza di digital lending: la catalogazione del device consente infatti la scelta di prendere in prestito un tipo specifico di e-reader piuttosto che un altro e ciò rappresenta per molte persone, incuriosite da questi nuovi strumenti, la possibilità di testarli molto più agevolmente di quanto avverrebbe presso un rivenditore. Ne è testimonianza anche il fatto che molti di loro dichiarino di non aver ultimato la lettura dei contenuti che avevano a disposizione in prestito, dedicandosi prevalentemente, spesso con soddisfazione, a soddisfare una curiosità ben comprensibile nei confronti di una novità così dibattuta.

Ciò, se da un lato risponde bene - come si è accennato sopra - agli obiettivi di promozione della lettura propri della biblioteca pubblica, consentendo sia di attrarre un pubblico di nuovi lettori sia di sollecitare l'attenzione dei lettori "forti" e familiarizzando entrambi rispetto alle nuove tecnologie, dall'altro pone un'ulteriore questione che interroga le biblioteche: in un'epoca di distinzioni tra "contenuti" (i testi) e "contenitori" (i loro supporti), si rischia di dimenticare i primi in favore dei secondi?

3. Questioni di fondo: il ruolo delle biblioteche nelle politiche di digital lending

Se sugli e-reader prestati dalle biblioteche pubbliche sono caricati generalmente un gran numero di testi fruibili nel lasso di tempo previsto per il prestito (testi, peraltro, a cui l'utente può anche aggiungere nel file le proprie annotazioni, nella misura in cui il dispositivo lo consenta e sia previsto che al momento della restituzione gli e-book vengano comunque cancellati e ricaricati dal bibliotecario, per ragioni di sicurezza), tramite le piattaforme online per il digital lending le biblioteche reali generalmente acquisiscono intere biblioteche virtuali.

In questo modo la selezione dei titoli è spesso filtrata dalle politiche di editori ed aggregatori che propongono l'acquisto di interi "pacchetti" di risorse, talvolta con rigidità che rischiano di far prevalere logiche commerciali sui criteri di selezione bibliografica mirata alla propria specifica utenza di riferimento, criteri che da sempre sono uno dei tratti costitutivi dell'istituzione bibliotecaria.

Più in generale, e come già accade in riferimento alla sottoscrizione di abbonamenti a banche dati a pagamento, il bibliotecario si trova inserito come intermediario in una filiera editoriale sempre più complessa, nella quale spesso non riesce ad essere elemento forte nella contrattazione. Ne derivano difficoltà nell'ottimizzazione delle risorse finanziarie, vincoli contrattuali pluriennali con i fornitori delle risorse bibliografiche, indesiderate rigidità nella pur necessaria protezione legale dei contenuti coperti da diritti d'autore e connessi.

Ne deriva un ripensamento complessivo del ruolo della biblioteca e del bibliotecario, in ordine ad una funzione mediatrice che da sempre è propria ad entrambi ma che viene riformulata e ricollocata in un orizzonte non sempre nitido.

Da questo punto di vista, qualche passo in avanti rispetto alle tendenze in atto negli ultimi anni sembra provenire - in parte grazie a opportune prese di posizione della comunità bibliotecaria, che stimolano al confronto gli interlocutori commerciali - da recenti tipologie di accordi che prevedono ad esempio, per le istituzioni che sottoscrivono l'accesso a risorse bibliografiche online, la possibilità di pagare solo per i documenti effettivamente visualizzati dagli utenti di riferimento, o di selezionare in modo relativamente flessibile singoli sottoinsiemi documentari e/o livelli di accesso ai dati (ad es. solo riferimenti bibliografici vs testo completo).

Ad ogni modo, le problematiche poste in quest'ambito fanno auspicare una riflessione più organica ed ampiamente condivisa in merito allo sviluppo delle collezioni digitali di varie tipologie e con varie modalità di fruizione; riflessione non disgiunta da un coordinamento - di cui sempre più si avverte l'esigenza - tra le ormai numerose iniziative di digitalizzazione.

4. Questioni di dettaglio: l'impostazione di un servizio di digital lending

Rinunciando in questa sede a previsioni e valutazioni, tentiamo invece una breve rassegna degli aspetti concreti che - anche sulla base delle esperienze su riportate - appare opportuno prendere in considerazione al momento in cui si progetta, o si fruisce di, un servizio di digital lending in ambito bibliotecario.

In primo luogo, a quale modello si sta facendo riferimento?

Oltre ai due macro-tipi evidenziati, si registrano infatti diverse sfumature nelle modalità di erogazione del servizio, a partire dall'acquisizione stessa dei testi in formato elettronico (acquisto, sottoscrizione, pay-per-view).

Altre considerazioni a monte riguardano la scelta del formato dei file, che vede in lizza soprattutto ePub e PDF: quest'ultimo viene preferito quando si tratta di testi ricchi dal punto di vista dei contenuti grafici, o quando si voglia rendere evidente il metalinguaggio editoriale sfruttando la somiglianza ad un testo a stampa; il PDF è del resto il formato maggiormente diffuso anche per la più ampia consultabilità su hardware di diverso tipo (laddove alcuni dispositivi di lettura come il Kindle di Amazon supportano formati proprietari).

Dal punto di vista dell'impostazione procedurale del servizio poi, una volta operate le decisioni preliminari in merito ai titoli e ai formati da proporre, si pongono una serie di decisioni, che qui rapidamente esemplifichiamo:

- che tipo di circolazione accordare ai documenti elettronici?

- consentirne l'utilizzo simultaneo o uno per volta?

- prevederne opzioni di modifica e/o di download?

- estendere il digital lending anche agli e-newspapers, e nel caso ricorrere a piattaforme specifiche?

- differenziare i livelli di servizio in base a diverse tipologie di utenti (ad es. utenti istituzionali vs pubblico generale, docenti vs studenti universitari)?

- come gestire lunghe hold list?

- quale tipo di formazione prevedere all'uso di queste risorse non intuibili per tutti?

- e quale tipo di accesso dedicare alle persone con disabilità o semplicemente che non hanno confidenza con le nuove tecnologie?

- come pubblicizzare il servizio?

- come garantire il rispetto delle regole, soprattutto nei casi in cui il prestito dell'e-reader lo espone a furti e danneggiamenti?

- come allestire un servizio di prestito interbibliotecario in riferimento ai documenti elettronici?

- come rapportarsi a varie risorse che mettano a disposizione testi elettronici completi, quali le repositories istituzionali e accademiche oltre alle varie biblioteche digitali?

- come garantire la conservazione dei documenti digitali?

In ultimo, ma non certo per ultimo, è ineludibile una posizione chiara nei confronti delle complesse questioni di licenze e gestione dei diritti che dominano il panorama della documentazione elettronica in maniera assai più articolata che nell'ambito dell'editoria tradizionale.

Appare evidente come la maggior parte delle opzioni suggerite non siano effettivamente affidate all'autonoma decisione del manager di biblioteca, ma dipendano a loro volta da una densa rete di fattori che riguardano anche contesti esterni a quello bibliotecario, a partire dal mondo editoriale, e che sono in rapido cambiamento.

Anche per questo motivo, sugli sviluppi dei servizi di digital lending - e sulle risposte che riscuoteranno maggior successo per le domande così rapidamente elencate - ci si potrà soffermare in un prossimo futuro.

Intanto, per fare il punto sulle implicazioni tecniche, legali e strategiche del digital lending, segnaliamo il documento IFLA E-Lending Background Paper, di recente emanato dalla Federazione internazionale delle associazioni e istituzioni bibliotecarie come esito dell'attività di un Working Group espressamente costituito per assistere nella formulazione di politiche bibliotecarie relative a questi aspetti. Il rapporto del WG si conclude individuando nell'attività di "continuing education" dei bibliotecari stessi, prima ancora che degli utenti, un passo indispensabile alla definizione di nuove pratiche che riattivino circuiti virtuosi di comunicazione e scambio anche tra il mondo dell'editoria e quello delle biblioteche, oggi purtroppo sempre più spesso contrapposti.

5. Percorsi bibliografici

Per chiarimenti o brevi approfondimenti su alcuni termini che ricorrono nel presente articolo si rinvia al Glossario sul digital lending in questo stesso numero di MinervaWeb.

Per una bibliografia sul libro elettronico rinviamo a quella allegata all'articolo E-Book: scenario attuale e prospettive future, in MinervaWeb, n.s., n. 3, giugno 2011, che si può integrare con:

Laura Testoni, E-book italiani: quale bibliodiversità? Lo stato dell'arte 2011. In «Bollettino AIB. Rivista italiana di biblioteconomia e scienze dell'informazione», n. 4 2011, p. 347-367. (Per. 2415)

Luca Ferrieri. La biblioteca tascabile: che ci faccio con l'e-book. In «Bollettino AIB. Rivista italiana di biblioteconomia e scienze dell'informazione», n. 4 2010, p. 365-380. (Per. 2415)

Sul digital lending, trattandosi di argomento di grande attualità, sono disponibili numerosi ed eterogenei contributi in rete che, indipendentemente dalla qualità, solo in piccola parte hanno dato luogo a pubblicazioni in fonti autorevoli dal punto di vista professionale.

Tra queste ultime segnaliamo, nella misura in cui sono reperibili presso la Biblioteca del Senato e/o in full-text via internet:

Dossier Biblioteche pubbliche. Con contributi di: Elena Boretti, Il prestito degli e-book nell'esperienza della "Lazzerini" di Prato. Alessandra Bigini, Cosa ne pensano gli utenti.Carlo Rindi, Prestito di e-reader: considerazioni tecniche. In «Biblioteche oggi», aprile 2012, p. 17-25. (Per. 2671)

Fabio Di Giammarco, Controllo della copia e prestito digitale. In «Biblioteche oggi», n. 5 2009, p. 28-30. (Per. 2671)

In particolare, riguardo MediaLibraryOnLine si riportano alcuni contributi di Giulio Blasi:

Gli e-book (e i contenuti digitali in genere) in biblioteca. Una mappa a partire dall'esperienza di MediaLibraryOnLine. In «Digitalia. Rivista del digitale nei beni culturali», dicembre 2011, p. 9-28. (Per. 3235)

Ebook, DRM e biblioteche: una mappa sintetica sulle prospettive del 'digital lending' per libri e altri media in Italia. In «Bibliotime. Rivista elettronica per le biblioteche», novembre 2010.

[con] Paolo Lucini e Gianni Stefanini, MediaLibraryOnLine. Dati e analisi a un anno dal lancio del primo network di biblioteche digitali pubbliche in Italia. In «Biblioteche oggi», marzo 2010, p. 29-33. (Per. 2671)

La biblioteca digitale pubblica. Il blind spot delle iniziative italiane sulle digital library e il progetto MediaLibraryOnLine. In «Biblioteche oggi», marzo 2009, p. 15-33. (Per. 2671)

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