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Minerva Web
Rivista online della Biblioteca "Giovanni Spadolini"
A cura del Settore orientamento e informazioni bibliografiche
n. 1 (Nuova serie) - febbraio 2011

I padri della Patria: Carlo Cattaneo

catcopCentocinquanta anni fa l'Italia riuscì a dare forma politica alla sua coscienza nazionale.

Il contributo della Biblioteca del Senato alle numerose celebrazioni di questo anniversario si concentrerà su alcune tra le figure maggiori dell'epopea risorgimentale cui dobbiamo la formazione dello Stato unitario. Ci soffermeremo su di una serie di ritratti di figure che unirono, in maniera diversa, istanze teoriche e attività politica.

Passeremo in rassegna i pensieri e le azioni di un gruppo di persone che spese la propria vita nel tentativo di veder realizzato un ideale, che coincideva spesso con l'idea stessa di nazione.

Ci soffermeremo sulla vita e le imprese di questi patrioti, aggiungendo una bibliografia delle opere su di loro uscite negli ultimi anni, insieme ad alcune riproduzioni di documenti, immagini, testi e cimeli.

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1. Profilo biografico.

2. Riferimenti e approfondimenti bibliografici.

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1.Profilo biografico.

Carlo Cattaneo (Milano, 1801 - Castagnola, Lugano, 1869) si dedicò a un'intensa attività scientifica (momento culminante, la fondazione del Politecnico nel 1839) prima di inserirsi progressivamente nel dibattito politico milanese, portando avanti con tenacia un suo preciso programma innovatore e riformista. Tale opera lo pose presto in pericoloso contrasto con le autorità austriache, fino a rischiare l'arresto e la deportazione. Coerentemente con le sue idee, durante le cinque giornate di Milano (18-22 marzo 1848) si pose alla guida del movimento rivoluzionario, dirigendone l'azione militare come capo del Consiglio di Guerra. Di ferme convinzioni repubblicane, nei giorni della rivolta si oppose con forza a qualsiasi ipotesi di compromesso con il nemico o alla preventiva sottomissione della Lombardia al Piemonte sabaudo. Al rientro degli austriaci Cattaneo trovò rifugio in Svizzera, a Castagnola, centro nei presso di Lugano. Rientrato in Italia, dopo il 1859 riprese la pubblicazione del Politecnico. Fedele alle sue idee rifiutò categoricamente ogni forma di compromesso con il regime monarchico tanto che, sebbene ripetutamente eletto deputato (1860, 1861 e 1867), non assunse mai l'incarico per non essere costretto al giuramento di fedeltà ai Savoia.

Influenzato dal pensiero illuminista, discepolo e amico di Gian Domenico Romagnosi, Cattaneo sviluppò una visione intellettuale e politica di chiara impronta laica e liberista. Sul piano politico, oltre l'idea repubblicana, per risolvere la questione italiana, sostenne sempre con forza la tesi federalista. Consapevole delle profonde differenze esistenti all'epoca tra le varie regioni della penisola, per lui questo modello istituzionale avrebbe permesso il raggiungimento dell'unità e indipendenza nazionale, garantendo al contempo uno sviluppo equilibrato, senza produrre dannose tensioni sociali ed economiche. Un programma, il suo, di vasto respiro che ambiva come traguardo ultimo alla creazione di una confederazione di tutti gli stati europei.

Per Cattaneo la spina dorsale della nazione era costituita dai piccoli comuni ben funzionanti. Essi costituivano "la nazione nel più intimo asilo della sua libertà".

Fu, dunque, un sostenitore dell'autogoverno comunale. Ne scrisse in maniera compiuta in Sulla legge comunale e provinciale (1864), mettendo in risalto come la Lombardia, nonostante le molte invasioni straniere, fosse all'epoca la regione italiana con le strutture più efficienti, il maggior numero di strade, scuole, medici condotti. E questo anche e soprattutto perché, essendo composta da un numero elevato di piccoli e piccolissimi comuni, era in grado di esaltare la connessione tra benessere e autogoverno. E l'autogoverno acquisiva spessore e importanza solo se connesso con la presa di coscienza da parte dei cittadini: la migliore organizzazione del potere politico, per Cattaneo, partiva dal basso, a opera dei comuni e successivamente delle regioni, e non dall'alto, a opera dello stato-nazione centralizzato.

Come si sa, all'unità d'Italia, nel 1861, si giunse in maniera completamente diversa da quella auspicata da Cattaneo. La monarchia piemontese ebbe il sopravvento introducendo un governo fortemente centralizzato poco incline a salvaguardare le libertà locali e a incoraggiare l'autogoverno. Nonostante l'Italia venne fondata come stato monarchico e centralizzato, e non secondo principi federalisti e repubblicani, Cattaneo non si dedicò a minarne le basi, bensì a tentare di migliorarla.

Inseguiva il sogno degli "Stati Uniti d'Italia", ispirandosi ai modelli della confederazione elvetica e degli Stati Uniti d'America: in tale struttura, infatti, Cattaneo auspicava il pieno riconoscimento e la valorizzazione di diverse culture, sistemi giuridici, tradizioni e valori.

Morì nella sua residenza a Castagnola, il 6 febbraio 1869.

2. Riferimenti e approfondimenti bibliografici.

Carlo Cattaneo. Percorso bibliografico nelle collezioni della Biblioteca.

Si suggerisce inoltre la ricerca nel Catalogo del Polo bibliotecario parlamentare e nelle banche dati presenti sul sito e consultabili dalle postazioni pubbliche della Biblioteca.

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