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Il Presidente: Discorsi

L'Italia del miracolo economico e la politica riformatrice di Fanfani

Intervento al convegno di studi organizzato dalla Fondazione Amintore Fanfani nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

Signor Presidente della Fondazione Fanfani, signore e signori,

Ho accettato con molto piacere l'invito a pronunciare un breve indirizzo di saluto in apertura di questo Convegno, dedicato alla politica riformatrice di Fanfani nell'Italia del miracolo economico. Non si tratta solo di un segno di rispetto per la memoria di un mio così illustre predecessore: la mia presenza vuole testimoniare anche una profonda ammirazione nei confronti di una figura che ha lasciato una traccia così importante nella politica e nella cultura del nostro paese.

Amintore Fanfani è stata una delle figure cruciali del dopoguerra, e non solo all'interno dei nostri confini. La sua è una personalità complessa, poliedrica e affascinante.
C'è il Fanfani studioso di storia economica, che nel 1933, a soli 25 anni, si interroga sul contributo della religione allo sviluppo del capitalismo, dialogando, già con autorevolezza, con pensatori del calibro di Max Weber e di Jacques Maritain.
C'è il Fanfani Costituente, che ragiona sul ruolo dell'economia nella società, sul rapporto tra iniziativa pubblica e iniziativa privata, che difende la centralità del lavoro, secondo un'idea condensata poi in maniera cristallina in quella formulazione dell'art. 1 della nostra Costituzione, «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», che proprio a Fanfani principalmente si deve.
C'è poi il Fanfani Ministro e Capo del Governo, politico a tutto tondo, impegnato non solo nelle vicende di casa nostra, ma proiettato in primo piano sulla scena internazionale, cosa assai rara nell'esperienza italiana, con un percorso che vede nella Presidenza dell'Assemblea generale delle Nazioni unite uno dei momenti più importanti.

Nonostante la vastità del suo impegno è però sempre possibile rintracciare un filo comune nella sua attività. Nella politica estera il suo obiettivo è stato sempre quello di favorire la coesistenza pacifica tra gli Stati, la collaborazione e la solidarietà tra i popoli. Il suo sforzo per il disarmo, per il "disgelo" tra i blocchi contrapposti, per l'avvicinamento tra le due sponde del Mediterraneo, restano ancora oggi tra le pagine migliori della politica estera italiana.

In ambito economico al fondo della sua riflessione e della sua azione pratica c'è sempre stata un'idea forte di cattolicesimo sociale, l'idea che al centro dell'economia, anche in un sistema capitalistico, dovesse esserci sempre la persona umana. Entro questa prospettiva, il contributo di Fanfani alla modernizzazione dell'Italia è stato notevolissimo. Alla sua azione di governo sono legati momenti importanti della trasformazione del nostro paese: dal Piano INA - Casa, primo intervento pubblico nel campo dell'edilizia residenziale alla riforma agraria, dalla nazionalizzazione dell'energia elettrica alla scuola media unificata e obbligatoria; dalla creazione della Cassa per il Mezzogiorno al grande sforzo per le infrastrutture e alle politiche di incentivo per le attività produttive.

Il mondo di oggi è certamente molto cambiato dagli anni in cui l'Italia, superando le distruzioni della guerra, si avviava verso il suo miracolo economico, realizzando un grande sogno collettivo di progresso e di sviluppo. Il sistema economico capitalistico è uscito vincente dal confronto, spesso duro, e senza esclusione di colpi, con il modello socialista. La guerra fredda, che tanto aveva condizionato la politica estera di Fanfani, come di tutti i grandi protagonisti di quegli anni, è finita.

Oggi dobbiamo confrontarci con scenari nuovi: le politiche economiche dei governi si devono inquadrare in una cornice di compatibilità europea; le imprese competono nel campo aperto della globalizzazione; mentre nel panorama internazionale si addensano pericoli fino a poco tempo fa impensabili.

Nonostante questo, il pensiero politico di Fanfani conserva ancora oggi una straordinaria attualità. Perché al fondo, le grandi questioni che gli stavano a cuore sono ancora tutte aperte.

L'idea per cui il libero mercato ha bisogno di una regolazione forte da parte della politica; l'idea che lo sviluppo economico non può prescindere dalla dignità del lavoratore; l'idea che le tensioni internazionali possono sciogliersi solo in un¿ottica multilaterale: ancora oggi il patrimonio politico di Fanfani è una bussola preziosa per tutti quelli che, ciascuno nel proprio ruolo, sono chiamati ad assumersi responsabilità per la cosa pubblica. Perché ancora oggi, tutti noi, dobbiamo rispondere a quella che Giorgio La Pira, altra grande figura del nostro dopoguerra, amico di Fanfani, chiamava l'"attesa della povera gente".

Non voglio togliere altro tempo ai relatori. Prima di concludere desidero solo ricordare l'impegno del Senato per la pubblicazione dei diari di questo grande statista insieme alla Fondazione Fanfani. L'obiettivo è di completare la pubblicazione dei volumi prima dell'avvio delle celebrazioni per il centesimo anniversario della nascita di Fanfani. Non è un obiettivo di poco conto, ma credo che sia alla nostra portata.

Grazie a tutti e buon lavoro.

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