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Il Presidente: Discorsi

Commemorazione di Renato Guttuso

Discorso pronunciato nella Sala Zuccari in occasione del convegno che ha inaugurato la mostra "La passione della forma".

Autorità, Signore e Signori,
a venti anni dalla scomparsa di Renato Guttuso il Senato della Repubblica ha ritenuto opportuno promuovere una occasione di commemorazione e di ricordo del grande artista siciliano che, per due Legislature, fu anche Senatore. Il mio sarà solo, veramente, un brevissimo saluto. Anche perché abbiamo chiamato qui - e li ringrazio per la disponibilità - autorevoli testimoni della vita intellettuale e politica di Renato Guttuso.

Vorrei solo richiamare e sottolineare due aspetti. Una prima riflessione legata all'opera culturale e artistica di Guttuso, e una seconda considerazione riferita invece alla sua partecipazione all'attività del Senato.

Renato Guttuso ha avuto una produzione artistica enorme. Una parte significativa della sua opera è stata dedicata, con continuità, alla rappresentazione di scene della vita sociale e politica. Egli fu, infatti, credo un maestro insuperabile nella sua capacità di rappresentare, in modo intenso ed emozionante, la condizione di persone semplici, di lavoratori, di cittadini protagonisti della vita civile impegnati nella costruzione della vita democratica della Repubblica. Per queste ragioni il Senato, nel ricordare la sua figura intellettuale e il suo impegno civile, ha voluto presentare questo aspetto fondamentale della sua opera artistica.

I quadri che sono esposti qui in Senato - che provengono da importanti Musei e Gallerie del Paese, oltreché da qualche collezionista privato - sono una testimonianza qualificata di questa sua particolare sensibilità e di questa sua attenzione espressiva. La mostra che oggi si inaugura qui a Palazzo Giustiniani sarà aperta al pubblico per alcune settimane.

Il suo percorso di formazione intellettuale e culturale fu particolarmente aperto e mai settario. Negli anni prima della guerra - che Guttuso visse a Milano - la sua opposizione al fascismo si manifestò con chiarezza nella frequentazione di correnti di giovani intellettuali aperti ad una visione europea e non autarchica della cultura, e nella militanza comune - lui uomo di sinistra - con intellettuali cattolici come Carlo Bo e Mario Luzi.

Tutta la sua opera fu ispirata ad un profondo "realismo" espressivo, senza astrazioni ideologiche o elaborazioni sovrastrutturali. La sua maestria nel descrivere e rappresentare le sofferenze, gli slanci e la dignità di uomini e di donne fa - credo, senza dubbi - di Renato Guttuso un artista amato e riconosciuto da tutto il nostro Paese.

Tra il 1976 e il 1983, per due Legislature, Guttuso fu Senatore della Repubblica, prima nel Collegio di Sciacca e poi in quello di Molfetta. La sua presenza in Senato - in particolare nella 7° Commissione permanente "Istruzione pubblica" - fu discreta come quella di altri grandi intellettuali che hanno onorato il Parlamento nel corso della sua storia unitaria. Tuttavia Renato Guttuso non mancò di dire la sua, in particolare sul tema della libertà della cultura e dell'arte. Aveva una visione lucida e concreta della funzione e dell'autonomia dell'arte.

Concludo questo mio intervento con un ringraziamento a coloro che hanno collaborato per consentire lo svolgimento di questa manifestazione. In particolare ringrazio il Vice Presidente Sen. Angius che mi ha sollecitato a prendere questa iniziativa; ringrazio poi l'Associazione culturale "Il Cerbero" che - avendo allestito a Ravenna una importante Mostra su Guttuso - ci ha messo a disposizione le opere che si possono ammirare in queste sale. Esprimo gratitudine poi anche alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena che, con suo contributo straordinario, ha consentito al Senato di poter affrontare gli oneri di questa manifestazione.

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