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Il Presidente: Discorsi

Celebrazione del 60° Anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana

Discorso pronunciato in occasione della consegna della Costituzione ai ragazzi che compiono 18 anni

Città di Muggiò (Milano)

Istituto Tecnico Commerciale "Martin Luther King"

Desidero rivolgere, anzitutto, un saluto cordiale al Sindaco di Muggiò che mi ha rivolto l'invito a partecipare.

Un saluto anche a tutte le Autorità civili, militari e religiose.
A tutti gli insegnanti presenti, a tutti i genitori e ai cittadini.
Ma, soprattutto, voglio salutare Voi, care ragazze e cari ragazzi che siete i protagonisti di questa iniziativa.

Ho accettato, davvero volentieri, di partecipare a questa bella occasione perché, nella sua valenza simbolica, esprime bene la profonda relazione che esiste tra i percorsi e i destini di ogni cittadino italiano e quelli della Comunità organizzata, della nostra Repubblica.

L'intera Comunità civile - tutti noi - vive traendo alimento quotidiano dalla Costituzione, quella "autentica Tavola dei valori e dei principi", come l'ha definita, nel recente messaggio per la
Festa del 2 giugno, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Viviamo i giorni del Sessantesimo compleanno della nostra Repubblica.

Rispetto alle grandi democrazie occidentali - come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti o la Francia - la nostra democrazia è molto giovane, anche se, in poco tempo, abbiamo colmato distanze enormi.

Il 2 giugno del 1946 le Italiane e gli Italiani scelsero la Repubblica come forma istituzionale della Nazione.

Per la prima volta votarono anche le donne, tutte le donne, che il Fascismo aveva ingannato, promettendo loro la partecipazione al voto locale, salvo poi abolire le elezioni comunali e introdurre i Podestà invece dei Sindaci.

Nello stesso 2 giugno del 1946 si votò anche per eleggere l'Assemblea Costituente, alla quale parteciparono tutte le Forze politiche presenti nel Paese.

In poco meno di due anni, l'Assemblea Costituente, dopo un complesso e approfondito lavoro, arriverà all'approvazione - con quasi il 90% dei voti favorevoli - della nostra Carta Costituzionale.

Sono 139 articoli divisi nella Prima Parte, che affronta i Diritti e i Doveri dei cittadini, e nella Seconda Parte, che definisce l'Ordinamento della Repubblica.

Ciò che mi preme sottolineare, però, sono i Principi Fondamentali contenuti negli articoli di apertura della Costituzione.

Perché da questi Principi proviene tutto il Testo, e a questi Principi bisogna rifarsi - come ad una sorgente inesauribile - quando si vuole leggere, interpretare o, anche, aggiornare la nostra
Carta.

Proviamo a rileggerne alcuni insieme, cercando di mettere in luce le radici profonde della volontà dei Costituenti.

«L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», dice il primo articolo.

Questo è il principio che delinea la caratterizzazione costituzionale dello Stato italiano, con la conferma della Repubblica - voluta dagli Italiani con il Referendum - e con la sua natura democratica, che precisa i fondamenti di libertà e di uguaglianza, senza i quali non vi può essere vera democrazia.

L'espressione che vede la Repubblica "fondata sul lavoro" apre alla dimensione sociale ed economica della vita comune, ma intendeva, soprattutto, evidenziare - come fu messo in luce nel dibattito tra i Padri Costituenti - che "la Repubblica non si fonda sui privilegi, neanche su quelli della nobiltà ereditaria, e non si fonda neanche sulla fatica altrui", ovvero sulla speculazione o lo sfruttamento.

Come capite, si trattava di una svolta sociale e giuridica profonda, che poneva tutti gli Italiani sullo stesso piano, prescindendo, finalmente, dalle loro condizioni di nascita o di
censo.

Il secondo articolo compendia in modo straordinario il tema dei diritti e dei doveri di ciascun cittadino della Repubblica.

«La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede, l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale»
.

Ciascuno - dice in sostanza la Costituzione - è garantito nei suoi diritti di libertà, ma deve anche adempiere i suoi doveri di responsabilità e di solidarietà con tutta la società.

Diritti e doveri sono, dunque, due dimensioni che si integrano nella coscienza Repubblicana: una si tiene con l'altra, ed ha bisogno di avere, dall'altra, alimento e consapevolezza critica.

Voglio sottolineare questo aspetto a Voi che siete giovani e che, con l'aiuto delle Vostre famiglie e della scuola, Vi state formando la vostra coscienza di cittadini.

Voi avete la fortuna di vivere in una zona particolarmente favorita e dinamica del Paese.
Le opportunità di lavoro e di iniziativa sono maggiori in queste province del Nord, rispetto al Sud.

Ma l'esigenza di unificare il Paese, come volevano i grandi del Risorgimento, resta oggi come una esigenza che può assicurare una ripresa dello sviluppo a vantaggio di tutto il Paese.

Ricordo queste cose per dire, a Voi giovani, le grandi responsabilità che avete, come cittadini del Nord, consapevoli dei Vostri diritti e dei Vostri doveri.

La nostra Repubblica democratica è impegnata in questi anni a rendere più efficiente e partecipato il suo funzionamento.

La democrazia bipolare ha bisogno di consolidarsi, con il rispetto reciproco della maggioranza e dell'opposizione.

Voi giovani avete un grande diritto, ma anche un grande dovere.

Il diritto di chiedere - anche con forza - uno Stato e una democrazia più efficienti, ma anche il dovere di contribuire a rafforzare l'unificazione dell'Italia e tutta la sua crescita, dalla quale grandi effetti positivi possono venire per tutti.

Per tornare ai "Principi fondamentali", vorrei ancora dirvi come, questi, siano sempre di straordinaria attualità e debbano, pertanto, restare immutati.

Rappresentano, infatti, la base morale, prima ancora che politica, della nostra democrazia.

Legano insieme e, al tempo stesso, innovano in modo originale, il meglio delle culture democratiche che avevano contrastato i regimi totalitari e lottato per la liberazione dal
nazifascismo.

Se un rammarico posso esprimere, oggi, dinanzi a voi ragazzi che siete la linfa nuova dell'albero che è il nostro Paese, è lo scarno spazio dato nelle nostre scuole - non certo da oggi, sia chiaro - alla conoscenza ed allo studio della nostra Costituzione, la nostra "Bibbia civile", come ebbe a chiamarla nel discorso del 25 aprile scorso il Presidente Ciampi.

A voi, oggi, mi sento di dire: custodite questo dono come fareste con un oggetto che
appartiene alla vostra famiglia, in cui trovate tracce della vostra storia personale, della vostra identità comune.

Custoditela e leggetela con passione, proprio così. Proprio come avviene con quelle letture che non abbandoniamo mai, che portiamo con noi lungo l'arco di tutta la nostra vita perché, di tanto in tanto, andiamo a ricercare quel brano, quel pensiero, quelle parole che hanno segnato la nostra giovinezza, la nostra maturazione di donne e uomini.

Fatte queste premesse, possiamo definire "intoccabile" la nostra Costituzione ?

Negli anni recenti sono state apportate alcune modifiche, con la procedura di revisione prevista all'articolo 138.

Adeguamenti che riguardano la Seconda Parte - in particolare il Titolo V - con il rafforzamento delle competenze delle Regioni e l'avvio di un primo assetto regional-federalista.

Si è trattato di una modifica positiva, ancorché incompleta, nella definizione di un adeguato equilibrio dei compiti dello Stato nazionale e nella formulazione di un disegno di federalismo
fiscale - capace di valorizzare le risorse di ciascun territorio e, al tempo stesso, di assicurare quella solidarietà indispensabile tra territori più avanzati e aree più deboli - senza la quale verrebbero meno tutti i principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione.

Vorrei, però, ancora una volta sottolineare come si trattò di una esperienza debole, sotto il profilo democratico, perché dopo un comune lavoro in Commissione, il Testo fu approvato solo
dalla Maggioranza, senza l'apporto di consenso dell'Opposizione.

Come sapete, poi, tra un paio di settimane siamo chiamati a dire, come cittadini, la nostra opinione sulla Riforma approvata dalla maggioranza di centrodestra nei mesi appena passati.

Un disegno di riforma che interessa circa 50 articoli, quindi quasi la metà dell'intero Testo costituzionale, con proposte che molti degli stessi Parlamentari che le hanno approvate,
definiscono incomplete e insufficienti. Voglio allora, ancora una volta lanciare un appello alla
ragionevolezza politica.

Non voglio esprimere un giudizio sul contenuto della riforma che sarà sottoposta al Referendum popolare. Voglio però solo sottolineare che proseguire con un metodo unilaterale, con l'approvazione di modifiche solo con il consenso di una parte, significa tradire lo spirito unitario della nostra Costituzione e tutta la nostra storia repubblicana.

Per questa ragione credo, spero e lavorerò a questo fine, che all'indomani del Referendum, quale che sia, comunque, l'esito delle urne, le forze presenti in Parlamento cerchino un'intesa seria e solida per concordare - con la necessaria prudenza e con grande equilibrio - i necessari adeguamenti alla nostra architettura costituzionale.

Diciamo così: sarebbe anche un bel regalo di compleanno alla nostra Repubblica che compie Sessant'anni.

Oggi viviamo ancora forti tensioni e scontri tra le Forze politiche. Ma non vi è paragone alcuno con le tensioni vere di allora, con il duro clima interno e internazionale che caratterizzava la
lotta politica nel primo dopoguerra.

Avverto oggi un po' di drammatizzazione artificiosa, nel voler esasperare il confronto, nel mantenere i toni del confronto su argomenti di mera propaganda strumentale.

Credo che tutti debbano dimostrare più maturità democratica, più consapevolezza del mandato ricevuto dai cittadini, che aspettano risultati concreti e validi dalla politica.

Vi assicuro - per quella che è la mia responsabilità istituzionale in questo momento - che darò tutto il mio impulso e il mio contributo perché nasca, all'indomani del Referendum, un processo di riforma condivisa e possa trovare un compimento nella Legislatura che si è appena aperta.

Si tratta, infatti, di migliorare insieme la nostra governabilità e la stessa legge elettorale, di completare con coraggio ed equilibrio il nostro disegno federalista (con un forte ruolo dei governi locali ed un forte ruolo dello Stato centrale), di adeguare l'assetto del Senato.

Auguro a Voi - che compiendo 18 anni arrivate alla maggiore età - di poter partecipare con interesse e passione civile a questo tempo di riforma, come cittadini consapevoli e responsabili che devono inserirsi nel lavoro e nella società, portando, ciascuno, il proprio contributo al bene comune.

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