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Comunicati stampa del Senato

ASSOLUZIONE ANDREOTTI: LETTERA DI PERA AL SENATORE A VITA"Continuano le perniciose conseguenze di una stagione lunga e crudele, un'epoca feroce in cui la giustizia era diventata un'arma politica"

Il Presidente del Senato, Marcello Pera, ha inviato oggiuna lettera al senatore a vita Giulio Andreotti in cui gli ha rinnovato ancora i sentimenti della sua «personale soddisfazione per la conclusione del processo in Cassazione che l'ha vista come imputato per cosi lunghi anni». Pera ha poi ricordato le affermazioni con le quali Andreotti ha espresso il suo stato d'animo dopo l'assoluzione quando ha dichiarato di sentirsi "uscito da un incubo" e di "non nutrire rancore".«Questa posizione - scrive Pera -, accompagnata dal contegno e dallacompostezza da lei sempre tenuti, le fa onore, e certamente l'avra aiutata amantenerla la sua fede cristiana, che impone severi comportamenti anche a chi eesposto a crocifissioni morali. Quanto all'incubo, comprendo il suo statod'animo e sono sinceramente lieto che per lei e per la sua famiglia, con cuitanto ha sofferto assieme, sia finito».Ma tutto questo non toglie, sostiene ilPresidente del Senato, che «ci sono altri incubi che ci avevano assalito epurtroppo continuano a spargere le loro perniciose conseguenze su tutti noi.Quello di una stagione lunga e crudele in cui molti cittadini, per assecondareil desiderio di cambiare uomini e programmi politici, non hanno badato aglistrumenti per soddisfarlo. Quello di un'epoca feroce in cui la giustizia eradiventata, per alcuni politici, un'arma politica, con tanto di accuse,delazioni, insinuazioni gratuite o infondate. Quello di certi magistratitalvolta disattenti alla loro specifica funzione o talvolta partecipi attividella volonta di "processare un sistema". Quello dei pentiti ascoltati comeoracoli e usati come prove regine. Quello della "convergenza del molteplice",senza badare a quale molteplice e a che tipo di convergenza. Quello della finedi partiti storici come la Dc, il Psi, i partiti laici, che comunque avevanoassicurato all'Italia la liberta e la democrazia. Quello della voglia,teorizzata e praticata, di scrivere la storia nei tribunali. E tanti altri,disseminati lungo un decennale calvario politico».«Mi piacerebbe poter dire - continua Pera - che anche da questi incubi siamousciti dopo la sentenza che finalmente le ha reso giustizia. Ma non e solo ilmio pessimismo a non consentirmi questo sentimento. E non lo sono neppure alcuneprime reazioni alla sua assoluzione, ora timide ora impacciate ora decisamentefuori luogo. E piuttosto una serie di costumi, abitudini, fatti, eventi in cuisiamo ancora immersi, che mi fa ritenere che ancora dobbiamo lavorare molto percorreggere i nostri tragici errori».Pera poi afferma: «Valgano a nostro monito le parole recenti del Presidentedella Repubblica al Consiglio superiore della magistratura, quando, tra l'altro,ha detto che la formazione dei magistrati non deve trasformarsi in "suggerimentodi indirizzi e orientamenti circa l'interpretazione delle leggi", che"l'autonomia di una istituzione si pratica, non soltanto si predica" e che taleautonomia, per il magistrato, deve valere "anche al di fuori dell'eserciziodelle sue funzioni", che il pubblico ministero deve restare nell'ambito dellagiurisdizione ma distinto da quello della investigazione, che anche il comunespazio giudiziario europeo "deve naturalmente essere in armonia con i dirittidella persona garantiti dalla nostra Costituzione"».Il Presidente del Senato conclude: «Auguriamoci tutti, caro Senatore, che lasua terribile esperienza induca tutti a riflettere sulle conseguenze didecisioni giudiziarie poi dimostratesi sbagliate e che le parole tanto gravi delCapo dello Stato siano, per le forze politiche, la molla per l'inizio di unastagione virtuosa in tema di lotta politica e di rapporti fra politica emagistratura»



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