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Glossario

Teoria del cambiamento. Approccio controfattuale. Effetti. Distorsioni. Analisi costi-benefici. La valutazione di una politica pubblica, oltre a un suo bagaglio teorico, ha un suo linguaggio specifico. Qui una piccola guida - in costante aggiornamento - ai termini e ai concetti fondamentali.

V

Validità interna ed esterna

La validità internafa riferimentoalla validità del campione di individui usati come gruppo di controllo per la stima del controfattuale.

La validità interna rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente perché uno studio sia utile.

La validità esterna fa invece riferimento alla possibilità di generalizzare le conclusioni tratte da una valutazione all'intera popolazione degli individui eleggibili per una politica. Per avere validità esterna il campione deve essere rappresentativo della popolazione (che in generale è ignota).

Valutazione

Al termine valutazione sono attribuiti moltissimi e vari significati, in base ai differenti approcci metodologici della letteratura in materia. In estrema sintesi, la valutazione può essere definita come un giudizio obiettivo (cioè basato su un approccio scientificamente rigoroso) su una politica pubblica (v.) pianificata, in atto o conclusa, volto a rispondere a specifiche domande sul disegno, sull'attuazione o sui risultati della politica in esame. La presenza di un giudizio costituisce, secondo alcuni, il fondamento della distinzione fra l'attività di analisi e quella di valutazione: la prima esprime un approccio di tipo positivo, cioè meramente descrittivo della realtà quale essa è, mentre la seconda è espressione di un approccio normativo, che mira cioè a suggerire come la realtà dovrebbe essere. Il giudizio espresso dalla valutazione ha però una funzione essenzialmente conoscitiva, volta al miglioramento della politica e, più in generale, al migliore impiego delle risorse pubbliche (ad es. secondo l'approccio, tipico del mondo anglosassone, del value for money, volto ad indagare se i risultati di una politica valgono le risorse pubbliche in essa impiegate). La natura conoscitiva del giudizio che risulta dalla valutazione è alla base della differenza fra la funzione valutativa e quella di controllo: nella seconda il giudizio dell'organo che controlla è essenzialmente volto a far valere la responsabilità dell'organo controllato. Le risultanze della valutazione possono però costituire il presupposto conoscitivo di una successiva attività di controllo.

A seconda del momento in cui si sviluppa rispetto alla politica in esame, si può distinguere fra una valutazione ex ante, in itinere ed ex post. La prima ha ad oggetto un intervento in corso di pianificazione, mentre la seconda esamina una politica in corso di attuazione - ma con un intento conoscitivo diverso da quello del mero monitoraggio (v.) - e la terza un'azione conclusa.

A seconda dell'oggetto del giudizio connesso con l'attività valutativa, si può invece distinguere fra valutazione di processo e valutazione d'impatto. La prima esamina i meccanismi di implementazione (v.) di una politica, anche al fine di valutare la corrispondenza delle realizzazioni rispetto agli obiettivi. La valutazione d'impatto si concentra invece sugli effetti della politica, tentando di ricostruire i legami di causa-effetto fra l'intervento e i risultati osservabili. Essa prova cioè a verificare che i cambiamenti eventualmente riscontrati nella realtà siano attribuibili agli effetti della politica in esame, e non ad altre cause. La valutazione degli effetti può fondarsi su un approccio controfattuale (v.), cioè su un confronto fra l'osservazione della realtà quale essa è (attraverso la misurazione di determinate variabili di interesse)ed una stima di come essa sarebbe stata in assenza della politica.

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